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SANITÀ, COSA LORO
Anno II - Numero 257 - Venerdì 1 novembre 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 La strage ignorata Autunno caldo Il grande orecchio Nuovo massacro di cristiani in Siria Roma ancora ostaggio degli scontri “Controllori” pro-gay nelle scuole di Venezia Rossi a pag. 8 Di Giorgi a pag. 10 Castellino a pag. 5 Z I N G A R E T T I E V I TA L A F I N E D E L C O M M I S S A R I A M E N T O R E G A L A N D O S O L D I D E I M A L AT I A L L ' ATA C di Francesco Storace a sanità è roba loro e nessuno si deve azzardare a fiatare. E non hanno alcuna intenzione di uscire dal commissariamento del settore alla regione Lazio. Anzi, per evitare di tornare in ordinaria amministrazione, gettano dalla finestra i quattrini "extragettito" e li danno a Ignazio Marino per i debiti del trasporto pubblico locale romano. Tolgono i soldi dell'Irap alle imprese da Latina a Viterbo, aumentano l'Irpef per lavoratori e pensionati da Frosinone a Rieti a tutta la provincia capitolina per foraggiare i megastipendi della dirigenza chiamata a governare i bus dell'Atac. E tanti sperperi ormai conosciuti in decenni di amministrazione comunale. Solo con questo baratto a scatole cinesi - Zingaretti dà i soldi in più a Marino, i ministri tacciono, il commissariamento della sanità non finisce, i controlli in consiglio regionale diventano impossibili - la sinistra è nelle condizioni di fare come gli pare. O meglio, quella sinistra che nella maggioranza è nel cerchio magico del presidente della Regione. Non si spiega altrimenti quello che è avvenuto alla Pisana nell'ultima seduta di consiglio regionale, che poca eco ha avuto sui quotidiani. In pratica, il centrosinistra ha detto alla giunta Zingaretti: siccome la L al sindaco spogliarellista di Roma (è la triste promessa che ha fatto modello Ferilli se i giallorossi dovessero aggiudicarsi lo scudetto...). Recentemente Zingaretti ha ammesso che il debito sanitario laziale va avanti da decenni ed ha ragione, perché la spesa e' sottostimata dallo Stato. Ma c'è una curiosa innovazione. Anche quando governavo io, infatti, c'era quello ereditato - il governo Amato lo calcolò in oltre 4 miliardi di euro - e ogni volta chiedevamo con l'assessore al bilancio Augello agli altri colleghi di tagliare le spese dei loro assessorati per aiutare la sanità. Adesso, invece, sembra quasi che la sanità stia talmente in salute, da dare soldi agli altri. Una specie di bancomat. In realtà si dilapidano quattrini. Assieme a Fratelli d'Italia, a 5 stelle e al gruppo misto avevamo presentato una proposta di risoluzione per condizionare comunque qualunque tipo di erogazione alla presentazione - almeno! - di un serio piano industriale di risanamento dell'Atac per evitare nuovi sperperi. Figurarsi.... L'hanno bocciata senza farsi troppi scrupoli, non sia mai che l'opposizione regionale dovesse venire in possesso di carte imbarazzanti. Due piccioni con una fava. Più soldi a Marino; meno risorse ad alleggerire il debito sanitario e conseguente impossibilità a porre fine al commissariamento. Pagano i malati. Senza controlli: la sanità è cosa loro. Tanto, Saccomanni e la Lorenzin non se ne accorgono. SANITÀ, COSA LORO Il gettito fiscale dedicato alla salute diventa il bancomat dell’amministrazione Marino regione deve dare soldi al Campidoglio per il trasporto pubblico locale, prendili tranquillamente dalla sanità, settore per il quale è stata inasprita la pressione fiscale regionale. Sono piovuti dalle tasche dei cittadini tra i cento e i centoquaranta milioni in più di gettito e anziché mettere a posto qualche ospedale in attesa delle mitiche Case della Salute oppure alleggerire il debito sanitario esistente, i quattrini li danno L A R G H E I N T E S E , S T R E T T I O R I Z Z O N T I : I D U E G R A N D I PA RT I T I S U L L ' O R L O D I U N A C R I S I D I N E R V I Il Cav vede il bluff di Alfano Pd: tutti a “tessere” le trame Robert Vignola a pag. 2 Igor Traboni a pag. 3 2 Venerdì 1 novembre 2013 Attualità L’ormai imminente dibattito sulla decadenza scuote ancora i Palazzi del centro-destra Consiglio Nazionale, il Cav brucia le tappe Gli “alfaniani” chiedono a Grasso di ignorare la richiesta di voto palese Ma Berlusconi non li sente neppure e punta alla “conta” per sciogliere il Pdl di Robert Vignola otto a chi tocca. A novembre!, altro che concomitanze dell’Immacolata con un appuntamento primario del Pd che comunque, per quanto può contare (e conta parecchio) sta andando in frantumi. I conti si regolano in casa, i panni sporchi si lavano in famiglia ma il fatto è che Berlusconi ha il cestello in una mano, il detersivo nell’altra e la lavatrice con l’oblò aperto ai suoi piedi. C’è da smacchiare qualcuno, nella fattispecie gli eventuali traditori. C’è da metterli davanti al fatto compiuto, prima che la parola decadenza si abbatta come una ghigliottina su questa legislatura e la congeli, insieme alle sue larghe intese, a tempo indeterminato, con la scusa che nel centrodestra occorre ricostruire una leadership. C’è, in una parola, da convocare il Consiglio Nazionale. Il Cav, ultimamente, è così. Passa le sue giornate a ragionare, a incontrare falchi e (talvolta) colombe, a preparare strategie. Che poi piombano – sotto forma di lanci d’agenzia – sui tavoli delle redazioni e diventano una scossa che manda più velocemente giù, nella clessidra, la sabbia che segna il tempo che resta a questo Governo. Il tempo d’altronde gioca contro di lui. Troppo spesso le accelerazioni inferte da Berlusconi al redde ratio- S nem sono state disinnescate con pazienza degna di Penelope da ministri ed eminenze grigie, stavolta però quel blitz per il voto palese sulla sua estromissione dal Senato ha suonato come la campana dell’ultimo giro. Troppe volte, il leader del Pdl, si è dissuaso davanti al coro suadente delle sirene che gli promettevano un occhio di riguardo: dal Colle, dalla Corte Costituzionale, dalla Corte d’Appello, dalla Giunta per le elezioni, dalla giunta per il regolamento. Mi sa che stavolta, Berlusconi, tutte queste attese le ha messe in fila e si è reso conto di quante volte la speranza si sia tramutata nell’amarezza postuma delle illusioni smascherate. Chissà se si è sentito fatto fesso: certo è che la giornata di ieri era iniziata con un messaggio di distensione nei suoi confronti da parte di 22 senatori definiti “alfaniani” dalle agenzie. Un appello al presidente del Senato, Pietro Grasso, per tornare al voto segreto, ignorando l’esito della giunta per il regolamento. Niente da fare: il Cav, consapevole che una mossa del genere farà il solletico a chi non vede l’ora di estrometterlo, i tempi vuol proprio bruciarli. E gli ultimi spifferi da Palazzo Grazioli annunciano che il consiglio nazionale che dovrebbe “spegnere” definitivamente il Pdl e ridar vita a Forza Italia potrebbe avvenire già il 9 novembre, massi- mo il 16, per “stanare” i traditori. Della sua diretta voce, si ha comunque notizia soltanto attraverso le anticipazioni al prossimo libro di Bruno Vespa, “Sale, Zucchero e Caffè”. Al giornalista, Berlusconi ha dichiarato che “la partita è ben lontana dal fischio finale perché la sentenza che mi ha condannato è fondata su delle falsità e sarà ribaltata molto presto. L'atteggiamento della sinistra, e non solo, è ormai sotto gli occhi di chiunque abbia anche soltanto un minimo di onestà intellettuale ma hanno commesso un autogol. Gli italiani hanno capito che vogliono eliminarmi per sempre dalla vita politica perché mi considerano l'ultimo ostacolo alla loro definitiva presa del potere”. LA CRISI DEL MATTONE L’ECONOMIA ITALIANA PERDE I PEZZI BLOCCATE LE CONSEGNE DEI BUONI Immobiliare: ancora in calo le compravendite e i mutui Disoccupazione giovanile, è record storico Napoli: a scuola senza libri 60 mila studenti elementari Secondo l’Istat giù dell’8,3% rispetto al 2012. Flessione spalmata su tutto il Paese Un più 40% che segna un fondo dal quale il mercato del lavoro non riesce a risalire ontinuano ad avere il segno meno i dati pubblicati dall’Istat riguardo il settore immobiliare. Secondo l’istituto nazionale di statistica, infatti, nel primo semestre dell’anno le compravendite e i mutui legati al settore immobiliare hanno subito un calo del 8,3% rispetto allo scorso anno, quando si era registrata una contrazione del 20,6% in relazione al 2011. Complessivamente, le convenzioni registrate per compravendite di immobili sono state 295.785, di cui 275.437 nel settore residenziale (il 93,1% delle convenzioni), 18.146 nel settore economico (il 6,1% delle convenzioni) e ulteriori 2.202 per trasferimenti di unità immobiliari ad uso speciale e per multiproprietà (lo 0,8% delle convenzioni). Analizzando i dati, si evince tuttavia che la dinamica recessiva è in rallentamento C in tutte le ripartizioni geografiche, sia nel primo che nel secondo trimestre. Ciò riguarda convenzioni notarili rogate per la concessione di mutui, e finanziamenti ed obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare, che si attestano a -4,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nel periodo considerato, le convenzioni per concessione di mutui e finanziamenti hanno subito una diminuzione rispettivamente pari a -6,3% nel primo trimestre e a -2,4% nel secondo. Pur con dati meno allarmanti rispetto agli scorsi anni, la flessione continua dunque ad interessare tutte le aree geografiche del Paese. Soltanto nel secondo trimestre e unicamente per il Nord-Est (+2,6%) e il Centro (+0,2%) si registrano timidi segnali di effettiva ripresa. Giorgio Musumeci I giovani italiani sull’orlo di un precipizio: il tasso di disoccupazione della fascia 15-24 anni a settembre segna un nuovo record, salendo al 12,5%, in rialzo di 0,1 punti percentuali su agosto e di 1,6 punti su base annua. Il nuovo allarme è lanciato dall’Istat che rileva il valore più alto dall’inizio sia delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo trimestre 1977. A settembre dunque occupati meno di due giovani su dieci, compresi tra gli under 25, anche gli studenti. Un tasso di disoccupazione giovanile al 40,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,4 punti nel confronto annuo. In dati assoluti a settembre gli occupati sono 22 milioni 349 mila, in diminuzione dello 0,4% rispetto al mese precedente (-80 mila) e del 2,1% su base annua (-490 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,4%, diminuisce di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,2 punti rispetto a dodici mesi prima. Il numero di individui inattivi tra 15 e 64 anni aumenta dello 0,5% rispetto al mese precedente (+71 mila unità) ma rimane sostanzialmente invariato rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività si attesta al 36,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,1 punti su base annua. Quale prospettive per ii giovani italiani dunque: il lavoro non c’è o non si è abbastanza abili da creare le giuste possibilità. Per gli orgogliosi e i tenaci che decidono di restare nel proprio Paese la questione è davvero ardua: tanti sacrifici, pochi sogni, molte rinunce e dosi smisurate di spirito di adattamento. Francesca Ceccarelli scuola senza libri. Non portare zaini pesanti forse rende fisicamente meno faticosa la vita degli studenti, ma di certo non li aiuta nel loro percorso formativo. A maggior ragione se si tratta di alunni delle elementari. E’ però esattamente quel che sta succedendo a Napoli, dove circa 60 mila ragazzi (praticamente tutti quelli che frequentano istituti elementari pubblici e parificati) non hanno ancora ricevuto i sussidiari e gli altri testi su cui studiare. E la campanella di inizio anno è già suonata da un mese e mezzo. La responsabilità del ritardo nella consegna delle cedole comunali per il rimborso delle anticipazioni effettuate dalle famiglie è burocratica e insieme politica. A bloccare l’apparato scolastico napoletano ci sono infatti da un lato i ripetuti rimpasti dirigenziali che hanno rivoluzionato l’intero settore dell’istruzione, dall’altro il ritardo nell’approvazione del bilancio comunale. Tutto questo ha evidentemente fatto slittare la stampa dei buoni per il ritiro dei libri. Che, come assicura l’assessore all’Istruzione Annamaria Palmieri, “verranno A consegnate entro la prima settimana di novembre”. Non è così ottimista il presidente provinciale dell’Associazione librai, secondo cui è assai più probabile che si arrivi alla fine dello stesso mese. Sempre che non succeda come nel 2011, quando le cedole sono state consegnate a giugno, ad anno scolastico quasi terminato. Cristina Di Giorgi Roma, via Giovanni Paisiello n.40 Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgersi al Responsabile Marketing Daniele Belli, tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] 3 Venerdì 1 novembre 2013 Attualità Fuoco incrociato e scambi di accuse tra tesseramenti fasulli e stranieri reclutati alla bisogna C’era una volta il mito delle primarie Pd Epifani a Renzi: ‘Almeno una nostra bandiera poteva metterla…” - Cuperlo: “Pensa solo a Palazzo Chigi” TRE CANDIDATI SI RITIRANO, IL QUARTO NO E il caos di Frosinone potrebbe finire in Procura ra i tanti casi di spaccature e divisioni nel Pd che lacerano l’Italia di sinistra da Nord a Sud, esplode quello di Frosinone. Dopo aver perso sia il Comune capoluogo che la Provincia, il Pd cerca faticosamente di recuperare la china, ma intanto si produce in una performance ben poco eclatante. E i mentòri locali, dall'eurodeputato Francesco De Angelis ai senatori Francesco Scalia e Maria Spilabotte, passando per il consigliere regionale Mauro Buschini, non riescono assolutamente più a controllare la base. Anzi: ci sarebbero anche loro dietro tutto questo ‘agitarsi’, tra iscrizioni al Pd fatte ad esponenti dell’Udc ai casi di centinaia e centinaia di tessere sottoscritte in un solo giorno in paesi dove il partito neppure arriva a metà dei voti corrispondenti. I tre candidati alla segreteria provinciale si sono addirittura sospesi: dalla segretaria uscente (ma già commissariata) Sara Battisti, cuperliana, al civatiano Mario D'Alessandro al renziano Alessandro Martini. Il caos politico della sinistra ciociara è tale che probabilmente non ha paragoni con nessuna delle altre parti d’Italia dove pure il Pd sta conoscendo frizioni e fazioni. Anche al cronista riesce difficile ricostruire una mappa la più corretta possibile: l’eurodeputato e già assessore regionale De Angelis, ad esempio, a livello locale sostiene il renziano Martini, ma poi al nazionale sta con Cuperlo. E il neo senatore e già presidente della Provincia Scalia, sta dividendo voti e tessere tra lo stesso Martini e la Battisti. C'è poi un quarto candidato, Simone Costanzo, ex Dc come Scalia, che invece ha deciso di restare in corsa. Anche lui sostiene Renzi e, nel caso la commissione di garanzia nazionale dovesse comunque confermare il congresso provinciale di Frosinone, si troverebbe a correre da solo, visto che gli altri tre hanno comunque ribadito, in una conferenza stampa tenutasi ieri pomeriggio (accuratamente separata, visto che poi ne ha tenuta una seconda Costanzo ma con altri vertici del partito) la decisione di ritirarsi dalla competizione. I tre parlano senza mezzi termini di "gravissime scorrettezze che hanno denunciato e inficiato la validità" del congresso. E ancora di calunnie, falsità e personali rivalità, fino ad "anomala gestione del tesseramento". Con minaccia finale di 'far vedere' le carte a chi di dovere. Insomma: la guerra del Pd ciociaro rischia di finire direttamente in Procura. Altro che I.T. cambiare l’Italia. T di Igor Traboni cque sempre più agitate (tanto per usare un eufemismo) all'interno del Partito democratico, con le primarie sempre più a rischio, dopo l'annullamento o la richiesta di sospensione di decine e decine di congressi locali, in tutta Italia. Con alcuni casi emblematici che potrebbero finire in Procura, come quello di Frosinone (di cui riferiamo a parte). Tra un accusa e l’altra di tesseramenti fasulli, tessere pagate poco prima di votare e stranieri reclutati alla bisogna (vedi altro articolo in pagina) c’è spazio per una querelle anche più marcatamente politica. A L'ultimo attacco, ma solo in ordine di tempo, è arrivato dal segretario (sempre più a tempo) Guglielmo Epifani, nei confronti dell'aspirante successore, Matteo Renzi, il sindaco fiorentino sempre meno sicuro e baldanzoso rispetto a qualche settimana fa: ''La manifestazione dei renziani alla Leopolda è stata organizzata da una fondazione e non dal Pd. Tuttavia io almeno una bandiera del partito l'avrei messa'' ha detto infatti Guglielmo Epifani intervenendo ad una trasmissione televisiva. ''Naturalmente - ha aggiunto il segretario del Pd con una vena altrettanto ironica e polemica - Renzi e' un candidato alle primarie democratiche e questo lo fa comunque un uomo a pieno titolo del Pd''. E strali nei confronti di Renzi arrivano pure da Gianni Cuperlo, altro candidato alla segreteria dato inizialmente come outsider e che invece sta recuperando alla grande e sarebbe ora addirittura in testa: "Con Renzi abbiamo una differenza profonda. Lui non fa mistero di vivere la candidatura alla segreteria come una passaggio necessario per arrivare a Palazzo Chigi. Io, al contrario, credo che oggi noi dobbiamo decidere solo ed esclusivamente il miglior segretario possibile. Poi, quando sarà necessario, lavoreremo alla leadership per il governo, valutando anche su quali alleanze essa debba essere fondata", ha detto Gianni Cuperlo. E CCO L A MAPPA – ANCORA INCOMPLETA - DELLE DIVISIONI, ANCHE IN PIAZZE STORICHE PER L’EX PCI Un partito spaccato in tutta Italia di Giuseppe Sarra envenuti in casa PD: tesseramenti gonfiati, finti iscritti, congressi fantasma…. Questo il clima che si respira a Largo del Nazareno in vista delle primarie dell’8 dicembre per la segreteria del partito. Centinaia di episodi in tutta Italia sono stati denunciati dagli stessi esponenti – anche autorevoli – del Partito Democratico. Ecco una mappa, già provvisoria rispetto a quanto accadrà oggi… e domani… e dopodomani…. B Torino Numerosi ricorsi sono stati presentati per il voto nei circoli. Il partito ha provveduto a inviare Giovanni Lunardon, in qualità di ispettore. La denuncia è arrivata direttamente dal parlamentare Esposito: “L’atteggiamento di chi dice di evitare polemiche sui congressi, assomiglia a quei sindaci siciliani che di fronte alle prime denunce contro il pizzo dicevano che così si gettava discredito sui loro paesi”. Asti “Toh chi si vede”: la stragrande maggioranza dei nuovi sostenitori del PD – guarda caso – sono extracomunitari. Albanesi nella fattispecie. Centinaia di tessere, infatti, sono state sottoscritte in poche ore. Milano “Tessere in saldo”. In alcune sezioni le sottoscrizioni venivano – ad- dirittura – scontate: 15 euro invece di 30. Uno scontro fra renziani e i simpatizzanti di Cuperlo. Tutto regolare secondo la commissione garanzia. Rovigo Caos anche nel nord est. Nell’occhio del ciclone della direzione nazionale sono finite le sottoscrizioni del trevigiano, triplicate rispetto al 2012. In alcune sezioni gli iscritti sono aumentati del 200%. Tensione alle stelle tra renziani e bersaniani. Necessaria la sospensione del congresso provinciale di Rovigo e altri previsti nel Polesine. Firenze Anche a Grosseto e a Viareggio una raffica di ricorsi per iscrizioni contestate mette a repentaglio il regolare svolgimento dei congressi. Boom di adesioni nel capoluogo (+ 30%). Teramo I conti non tornano: circa 3 mila i simpatizzanti nel 2012. Nove mila, invece, le schede bianche inviate dalla direzione regionale al Nazareno. Roma “E’ finita a schiaffi”: maxi rissa nel circolo di Vigne Nuove. Per Claudio Ricozzi e Riccardo Corbucci, due dirigenti locali, è stato necessario l’intervento del personale 118. Sospeso il congresso nel circolo Cotral (Compagnia Trasporti Laziali) mentre quello di Cinecittà è slittato di alcuni giorni. Frosinone Tensione anche in Ciociaria. E’ saltato il congresso ad Isola Liri. Gli iscritti hanno rifiutato la garante delle votazioni. A Cassino, invece, il consigliere comunale Stefano Villa sarebbe pronto a lasciare la maggioranza. Nei giorni scorsi, le polemiche hanno riguardato anche il tesseramenti di Arpino. Caserta Nel casertano è stata rinviata l’elezione del nuovo segretario provinciale. Napoli Ricorsi hanno interessato i circoli di Portici, Giugliano e Vomero. A Casoria, invece, il congresso è stato cancellato. Avellino Pioggia di denunce dovute al boom degli iscritti, 600 sostenitori nell’ultimo giorno utile. Salerno Due candidati alla segreteria provinciale hanno segnalato diversi episodi di tessere acquistate in blocco e distribuite davanti ai seggi. Lecce Sospeso il congresso anche nel Salento. 16 mila schede bianche sono state inviate da Roma. Quasi 5 mila, invece, gli iscritti dell’anno precedente. Cosenza I Giovani Democratici hanno denunciato i vertici: “Comprate tessere in blocco”. Acireale Numerosi congressi sono stati sospesi e rinviati a data da destinarsi. Catania Polemica sulle tessere “last minute”. Da Roma è stato inviato il deputato Stumpo. 4 Venerdì 1 novembre 2013 Attualità INTERVISTA AD AMBROGIO CRESPI, REGISTA DEL FILM “TORTORA, UNA FERITA ITALIANA”, CLAMOROSAMENTE ESCLUSO DAL FESTIVAL DI ROMA “Scelta politica, Enzo deve essere ricordato per sempre” Il fratello del noto sondaggista Luigi è incredulo: “Non mollo, porterò la pellicola nelle scuole per non dimenticare”- Pdl, Radicali e Pd uniti nella protesta: il documento deve essere proiettato alla Camera di Federico Colosimo mbrogio Crespi ha passato 200 giorni della sua vita da prigioniero. Il suo caso, vergognoso, è stato paragonato a quello più celebre e indimenticabile di Enzo Tortora. Vicenda principe della malagiustizia italiana che, Crespi, ha voluto raccontare in un film dal nome: “Enzo Tortora, una ferita italiana”. Un documentario avvincente, che ospita interviste ai protagonisti del terribile episodio. Da Francesca Scopelliti, compagna di Tortora, a Raffaele Della Valle, avvocato difensore, passando per giornalisti del calibro di Vittorio Feltri e Paolo Gambescia. Ma raccogliendo anche le testimonianze di Mauro Mellini, Marco Pannella, Rita Bernardini, Corrado Carnevale - all’epoca del processo al conduttore televisivo, presidente della prima sezione penale della Cassazione - e Giuseppe Pititto, già sostituto procuratore di Roma. E ancora: Francobaldo Chiocci, Vittorio Pezzuto ed Eugenio Sarno. Una pellicola che impone una verità storica e politica, scomoda. Perché mette le responsabilità di molti sotto gli occhi di tutti. Crespi è riuscito a ricordare il percorso umano, giudiziario e politico di Tortora. Ma il suo film, incredibilmente, non sarà presentato al Festival di Roma 2013, al via il prossimo 8 novembre. Il documento è stato bocciato, escluso dai sette in concorso, non trovando A posto neanche nei 3 fuori concorso. Una vergogna. Questa, la replica dell’ex compagna di Tortora, Francesca Scopelliti: “E’ triste e desolante dover constatare che la sua storia spaventi così tanto la Rai da ‘cacciarlo’ via anche da morto. Ma credo che Enzo stesso non vorrebbe tornare in questa televisione”. E adesso la questione è diventata oggetto di una vera e propria contesa: che coinvolge la storica azienda italiana e la presidente della Camera, Laura Boldrini. Ma non solo: politici. Dal centrodestra ai radicali, e perfino 25 deputati del Pd. Tra questi, anche Sandro Gozi, che ha pure mosso una petizione. Tutti, adesso, hanno risposto con una sfida: “Il film deve essere proiettato alla Camera”. Con il Giornale d’Italia, il regista Ambrogio Crespi non usa mezzi termini per esprimere le sue considerazioni ed il suo stato d’animo. Come spiega l’esclusione del film da parte del Festival di Roma? Me lo immaginavo. E’ una questione politica. Ma la soddisfazione più grande me l’hanno data proprio i politici, che mi stanno accompagnando in questa dura battaglia. Non sono state tollerate le critiche verso la magistratura? Hanno avuto paura che fosse un attacco verso i giudici e non sono stati in grado di capire il contenuto della pellicola. Il mio non è un attacco alle toghe, ma alla malagiustizia. Enzo Tortora deve essere considerato come l’icona della malagiustizia. Per noi non è morto e il suo caso deve essere ricordato per sempre. E pensare che nella pellicola ci sono anche delle interviste a due toghe… Esattamente. La prima, al giudice Pititto, che ha dichiarato che nel caso Tortora non c’è stata malafede, ma un grave errore giudiziario. Bollato come ‘un capitolo nero della giustizia’, in cui i magistrati in questione non hanno saputo leggere le carte. C’ è stata incompetenza. L’ex sostituto procuratore di Roma lo ha anche ammesso: ‘chi sbaglia, deve pagare’. Perché non si può sbattere in carcere e rinviare a giudizio presunti innocenti senza alcuna prova. E Corrado Carnevale è andato nella stessa direzione del collega. Quello che volevo solamente far capire, è che esistono anche magistrati bravi. Ma non condivido chi sbaglia e non lo ammette. Documento bocciato prima che fosse concluso. Perché? Perché il Festival del Cinema ha visto solo il premontato. Non sono voluti andare in fondo alla vicenda, ed è una cosa paradossale. E adesso? Io il documentario voglio tirarlo fuori, trasmetterlo in tutte le scuole. E mostrare la parte buona di tutti noi. Muovere le coscienze, toccare le anime. Tutti devono conoscere la storia di Tortora. Tutti devono sapere … per non dimenticare mai. Questo il senso? Proprio così. Gli errori del passato non devono e non possono essere ricommessi. Come andrà a finire questa storia? Noi la nostra sfida l’abbiamo già vinta. Vedere Pdl, Radicali e Pd uniti, lottare per una giustizia giusta, mi riempie di orgoglio. Qui non si parla di Berlusconi e lo hanno capito tutti. QUELLO SPLENDIDO RAPPORTO TRA IL PRESENTATORE E LO SCRITTORE SCIASCIA, NATO DALL’AMORE PER LA LETTERATURA E ANDATO AVANTI PER 30 ANNI A SUON DI MISSIVE Da Stendhal alle lettere dal carcere: un’amicizia vera Enzo Tortora e, a destra, Leonardo Sciascia Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza, ma si è come si è”. Leonardo Sciascia. “Io sono qui, e lo so anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono. E sono molti, troppi; sarò qui, resterò qui, anche per loro”. Enzo Tortora, 20 febbraio 1987. Quella di Leonardo Sciascia, già “ scrittore, saggista, poeta e insegnate di scuola, è stata – ispirandosi a un suo libro – “una storia semplice”, ma anche complessa. Quella di Enzo Tortora, uno dei più grandi mattatori della tv italiana, tremendamente difficile. Conduttore, per oltre un ventennio, di alcune trasmissioni Rai di maggior successo. Da La Domenica Sportiva a Por- tobello, e vittima di una persecuzione giudiziaria senza precedenti. Due grandi personaggi, Sciascia e Tortora. Tanto diversi quanto simili. Punti di vista contrastanti, probabilmente, ma un amore comune che li ha portati a diventare amici e confidenti: la letteratura. Il nome di un “gigante” romanziere, Stendhal, l’autore de La Certosa di Parma, il crocevia che fece incontrare queste due indimenticabili personalità. Trent’anni di amicizia e di lettere: anche dal carcere. La prima missiva, fra le decine conservate nell’archivio della Fondazione Sciascia a Racalmuto (Agrigento), è del 1958. Il saggista non è ancora uno scrittore famoso, ha pubblicato solo pochi libri. Ma Tortora intravede già, nel giovane autore, una grande promessa: “Egregio Signor Sciascia, spero consentirà, ad un lettore, di esprimere tutta la riconoscenza procuratagli dalla lettura dei suoi ‘Zii di Sicilia’. E’ il libro più intelligente e vero dell’anno. Bravo! Bravo di cuore. Sono Enzo Tortora, presentatore alla televisione, animale (in privato) meno fatuo di quanto sia in trasmissione”. Dopo lo scambio di complimenti, e l’incontro a Caltanissetta, in un “pizzino” datato 26 febbraio 1963, i due passano dal Lei al Tu. Successivamente, almeno per quello che risulta per tabulas, niente più lettere fino al 1979. Dove si ritorna incredibilmente al Lei. Poi, il 17 giugno del 1983, esplode la vergognosa vicenda giudiziaria di Tortora. Il volto di Portobello viene prelevato alle 4 del mattino dai Carabinieri di Roma che lo arrestano per traffico di stupefacenti e associa- zione per delinquere di stampo camorristico. Con il conduttore, finiranno nel tritacarne 855 persone. Prima di trasferirlo in carcere i militari lo ammanettano come il peggiore dei criminali e gli allestiscono una passerella davanti a fotografi ed operatori televisivi. Un evento mediatico, disgustoso. Comincia il caso Tortora, “vittima degli isterismi e dei presappochismi dell’antimafia”. Con Tortora la giustizia italiana fa un saldo indietro di qualche secolo, coprendosi di vergogna. Mostrando uno dei suoi lati più bui. Meno di due mesi dopo, è il 7 agosto, dalle colonne del Corriere della Sera, Sciascia interviene in modo perentorio sulla vicenda: “Il caso Tortora è l’ennesima occasione per ribadire la gravità e l’urgenza del problema. Un mese fa, alla televisione francese, ho dichiarato le mie perplessità e preoccupazioni relativamente alla massiccia operazione contro la camorra promossa dagli uffici giudiziari di Napoli e la mia personale convinzione che Tortora sia innocente. Non mi chiedo: ‘E se Tortora fosse innocente?’: sono certo che lo è. Il fatto di conoscerlo personalmente e di stimarlo uomo intelligente e sensibile (non l’ho mai visto in televisione), può anche essere considerato elemento secondario e magari fuorviante; ma dal giorno del suo arresto io ho voluto fare astrazione dal rapporto di conoscenza e di stima e ho soltanto tenuto conto degli elementi di colpevolezza che i giornali venivano rilevando. Non ne ho trovato uno solo che insinuasse dubbio sulla sua innocenza”. Arriva il mese di settembre: ecco la prima lettera di Tortora – spedita dal carcere di Bergamo dopo l’arresto: “Caro Dottor Sciascia, sono Enzo Tortora. Ancora chiuso in questo tunnel assurdo, demenziale, basato sul niente. Io spero lei abbia ricevuto, da Regina Coeli, il mio commosso telegramma di ringraziamento. Lei ha visto, con occhi profetici, la tremenda realtà che mi imprigiona. Enormità che farebbero ridere un bambino vengono prese per oro colato, diffuse, pubblicizzate: può immaginare con quale strazio, per me, misto a disgusto profondissimo. Il 29, a quanto pare, potrò rivedere un giudice. E pare grossa concessione: dopo più di tre mesi di galera”. Nel settembre del 1985, la sentenza di primo grado. Tortora viene condannato a 10 anni (prima di essere assolto con formula piena in Appello, un anno dopo). Prima dell’emissione del dispositivo, Sciascia torna a far sentire la sua voce e la sua vicinanza. A seguire, i ringraziamenti. E’ una storia fantastica, all’insegna del rispetto e della stima reciproca. Un’amicizia leale, pura. Bella da raccontare e da scrivere. F.Co. 5 Venerdì 1 novembre 2013 Esteri D E C I N E D I C O R P I G E T TAT I I N D U E F O S S E C O M U N I . M A Q U E S T I S C E M P I N O N F A N N O N O T I Z I A In Siria un nuovo massacro di civili cristiani VENGONO A GALLA LE PRIME VERITÀ di Giuliano Castellino onostante gli accordi internazionali e la tregua concordata non cessano i massacri in Siria. In questi giorni sono stati rinvenuti in due distinte fosse comuni i corpi di 45 civili cristiani, inclusi donne e bambini, uccisi dalle milizie islamiste. Secondo il racconto di testimoni oculari, molti dei civili sono stati uccisi dai miliziani delle bande di al-Nusra e Daash mentre cercavano di fuggire o di mettersi in salvo. La città di Sadad risulta oggi distrutta e saccheggiata. Un attacco non casuale, ma un chiaro segnale sia al governo di Assad che al suo alleato cristiano Putin: infatti Sadad è un antico villaggio ortodosso che conta 14 chiese e un monastero, icone storiche e siti archeologici. Una cittadina di 15.000 abitanti in maggioranza cristiani siro-ortodossi, che finora era rimasta fuori dal conflitto, ma da sempre fedele al governo. “Quello avvenuto a Sadad è il più grave e ampio massacro di cristiani avvenuto in Siria da due anni e mezzo” ha dichiarato con sdegno l’arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh. “Circa 2.500 famiglie sono fuggite da Sadad, portando con sé solo i vestiti che avevano indosso, a causa dell’irruzione dei gruppi armati e oggi sono profughi sparsi in più città. Qui manca tutto: elettricità, acqua e telefono. Tutte le case di Sadad sono state derubate e le proprietà saccheggiate. Le chiese sono danneggiate e dissacrate, private di libri antichi e arredi preziosi, imbrattate di scritte contro il cristianesimo. Le scuole, gli edifici governativi, gli edifici comunali sono distrutti, insieme con l'ufficio postale, l'ospedale e la clinica. Ai bambini di Sadad è stato rubato il futuro. Ecco le incredibili torture nella Corea comunista N ante volte abbiamo sentito parlare degli errori e degli orrori del secolo scorso, che hanno provocato milioni di morti. Dai Laogai cinesi ai “bombardamenti umanitari”, dagli aborti allo sterminio del popolo Karen. Ora torna alla ribalta la Corea del Nord. “Sono giudice da 35 anni e di casi tristi che in qualche modo toccano il cuore ne ho visti tanti, ma mai come in questo caso. C’è stata più di una testimonianza che mi ha fatto scoppiare in lacrime”. Queste le parole di Michael Kirby, giudice in pensione a capo della prima indagine mai realizzata delle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani nella “comunistissima” Corea del Nord. Il rapporto si basa sulle testimonianze dirette di chi è riuscito a scappare dalla dittatura rossa. L’Onu ha invitato più volte anche le autorità del regime ad ascoltare le testimonianze e a porre domande ai disertori, ma non hanno accettato. L’uscita del rapporto è prevista per marzo 2014. Lo scenario che emerge è drammatico: torture sistematiche, morti per mancanza di cibo, esecuzioni sommarie, T Molte case non potranno nemmeno essere ricostruite. Quanto accaduto a Sadad – afferma – è il più grande massacro dei cristiani in Siria e il secondo in tutto il Medio Oriente, dopo quello nella Chiesa di Nostra Signora della Salvezza in Iraq nel 2010”. Ha concluso l’arcivescovo: “Abbiamo gridato soccorso al mondo ma nessuno ci ha ascoltati. Dov'è la coscienza cristiana? Dov'è la coscienza umana? Dove sono i miei fratelli? Penso a tutte le persone sofferenti, oggi nel lutto e nel disagio: ho un nodo alla gola e mi piange il cuore per quanto è successo nella mia arcidiocesi. Quale sarà il nostro futuro? Chiediamo a tutti di pregare per noi”. Aggiungiamo noi: dove sono tutti i pacifisti? E tutti gli oppositori di Assad? E quelli che addirittura volevano bombardare la Siria e far cadere il legittimo governo siriano e consegnarlo nelle mani dei ribelli di Al Qaeda? trattamenti disumani nei gulag. Il giudice Kirby , tra i casi più terribili che l’hanno mosso fino alle lacrime, racconta quello di una donna costretta dagli aguzzini comunisti ad annegare il proprio figlio. Inoltre, si parla di bambini imprigionati fin dalla nascita in campi di concentramento e morti di fame, oppure di famiglie torturate solo per aver guardato in tv una soap opera straniera . Kim Song-ju, disertore che ha testimoniato davanti alla corte, ha raccontato del tempo passato in un gulag: “Le guardie nordcoreane ti dicono che una volta entrato in prigione non sei più un uomo, ma un animale”. Non a caso sono circa 1.500 le persone che ogni anno fuggono dalla Corea del Nord. Sarebbe bello che i nostri studenti, i nostri ragazzi, i nostri figli conoscessero anche queste di storie, tra l’altro di loro coetanei, che vivono nel loro stesso tempo, ma in un posto della terra sbagliato. Ma purtroppo quando ad uccidere, massacrare, torturare è una “mano rossa” ancora si fa troppa fatica a condannare. G.Cast. RICORDATI DI TE. PER UNA CORRETTA PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENO, PRENOTA UNA MAMMOGRAFIA. CAMPAGNA DI PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENO. percorsi di screening gratuiti. Chiedi informazioni alla tua ASL, al tuo medico o visita il sito www.regione.lazio.it 6 Venerdì 1 novembre 2013 Storia Dal 25 luglio ’43 al 28 aprile ’45: i giorni di passione della donna che sopravvisse al Duce e al Fascismo La dignità nel dolore di Donna Rachele “Forse noi due non ci rivedremo più … ti chiedo perdono di tutto il male che involontariamente ti ho fatto” di Emma Moriconi la notte del 25 luglio. Quando Benito arriva a casa sono le quattro del mattino: “Racconterò tutto al Re” dice, “non me la sento di continuare senza che il Re sappia quello che accade …”. Rachele esplode: “Un fessone, sei! Un povero fessone!”. Il mattino successivo il Duce chiede alla moglie l’abito nero. Puntoni lo ha avvertito che il Re lo riceverà in borghese. “Ti vogliono vestito in quel modo perché è più facile arrestarti così che in uniforme”. Lui si fida di Vittorio Emanuele: “Anche tu fai i romanzi gialli” dice alla moglie. “Non andare dal Re, Benito!” si accora Rachele. Mentre il Duce ascolta le parole della moglie, un’ambulanza fa il giro di Villa Savoia: è il mezzo destinato a trasferire il prigioniero Mussolini. Sono le 16. Alle 20 un funzionario telefona a Villa Torlonia: “Il Duce è stato arrestato”, si sente dire Rachele dall’altro capo del filo. Dopo qualche giorno arriva una lettera: Badoglio vuole che sia Ra- È Rachele Mussolini al confino di Ischia, con i figli Annamaria e Romano chele a mandare da mangiare per il Duce. “Non ha lavorato abbastanza in tutti questi anni, perché gli diano almeno da mangiare?” risponde, delusa da un Paese ingrato e traditore. “In venti anni di lavoro Mussolini ha rinunciato a titoli e prebende - urla, fuori di sé - ha regalato quanto gli veniva offerto dagli italiani e dagli stranieri. Che ora Badoglio, carico di milioni guadagnati con il Regime, gli neghi un pezzo di pane, supera ogni limite!”. Manda al marito del cibo, insieme a un libro, “Vita di Cristo”. Benito lo legge ogni giorno, a Ponza. Lo lascerà in dono al parroco dell’isola quando se ne andrà per essere trasferito. Nel 1946 Rachele racconterà: “Un giorno, mentre portavo da mangiare alle galline, arrivano dei soldati che non sanno chi sono, mi do- mandano se possono vedere la casa di Mussolini, tanto ormai, dicevano, non c’è più nessuno. Vanno dentro, si fanno molte meraviglie perché credevano di trovarci le magnificenze, uno si ferma davanti a un ritratto di Bruno … mi domanda se sono di casa. ‘sì, abbastanza’ dico. ‘Abbiamo fatto dice lui - le elementari insieme a Milano. Lo conoscevate bene?’. ‘Sono la madre’ dico”. Rachele dovrà aspettare il 12 settembre per apprendere da un ufficiale della Wehrmacht che il marito è libero e sta volando verso Vienna. Il giorno successivo il Duce riabbraccia la sua famiglia: “Cosa hai intenzione di fare?” gli chiede Rachele. “Sono sempre deciso a non abbandonare la mia linea di condotta e a fare tutto quello che sarà ancora possibile per la salvezza del popolo italiano”. Rachele è concreta, come sempre: “Credi che ne valga la pena?”. Benito, come sempre, è appassionato: “So che forse mi costerà la vita, ma terrò fede alla parola data”. Il 18 aprile 1945, mentre sta per spostarsi a Milano, Benito dice a Rachele: “Ci rivedremo presto, prestissimo …”. È l’ultima volta che la signora Mussolini vede suo marito. Il 24 le scrive: “ … eccomi giunto all’ultima fase della mia vita … forse noi due non ci rivedremo più … ti chiedo perdono di tutto il male che involontariamente ti ho fatto”. L’ultima telefonata è delle 23,30 del 25: “Io seguo il mio destino, ma tu devi mettere in salvo i ragazzi … la tua vita poteva essere così serena senza di me …”. “Resto inebetita all’apparecchio racconterà Rachele - sento l’altro microfono posarsi lentamente, come a interrompere il colloquio facendo il meno male possibile … mi sembra impossibile che tutto debba finire così”. 29 aprile: L’Avanti!, edizione straordinaria. “So’ tutti morti” urlano gli strilloni a Roma. A Como, in una cella del carcere femminile, Rachele affronta il dolore con volto immobile. “E voi? Non piangete?” le dice una detenuta, mentre da lontano arrivano scariche di mitra. Non sa con chi sta parlando. Non la riconosce, del resto la figura di Rachele è sempre stata discretamente in ombra. “Non avete lasciato nessuno, voi?” continua la sconosciuta. Rachele non risponde. È la forza d’animo, anche nel dolore, della moglie del Duce, la signora Mussolini. 7 Venerdì 1 novembre 2013 Anniversari IL FERREO PROPOSITO DI VINCERE, DOPO LA DISFATTA DI CAPORETTO, PORTA L’ITALIA AL SUCCESSO. LA VITTORIA, PERÒ, È “MUTILATA” Vittorio Veneto, il Piave e la volontà di riscossa “I resti di uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza” LA LEGGENDA DEL PIAVE di Emma Moriconi opo Caporetto sembrava finita. Il morale a terra e la piega che avevano preso gli eventi bellici non lasciavano presagire nulla di buono. Ma gli Italiani sono un popolo fiero, che nelle difficoltà, storicamente, ritrova se stesso. E così quella che sembrava una catastrofe, nel raggio di pochi mesi diventa una ferrea volontà di riscossa. Il 21 marzo 1918 inizia la grande offensiva tedesca in Occidente: 62 divisioni con oltre seimila cannoni sono al fronte. Il 27 maggio due armate tedesche con quattromila cannoni sfondano le linee francesi e avanzano fino alla Marna. L’Italia, durante queste operazioni, rimane quasi inerte, concentrata a ricostruire il ricostruibile. A giugno le divisioni di fanteria diventano cinquanta, tre sono quelle di cavalleria, mentre due divisioni combattono in Albania, una in Macedonia e due in Francia. Il 15 giugno l’esercito nemico conta quarantanove divisioni di fanteria e sette di cavalleria, diecimila mitragliatrici contro le diciassettemila italiane. Alle tre del mattino di quel giorno l’Austria attacca al Garda, entro il tramonto è sconfitta. Migliore fortuna ha sul Grappa, ma l’Italia già al secondo giorno recupera. L’Austria occupa il Montello, il 23 giugno già viene ricacciata indietro. Contemporaneamente le truppe austriache ripiegano anche sul Piave. Il bilancio di quei pochi giorni di guerra è drammatico, da entrambe le parti: 90.000 uomini fuori combattimento per l’Italia, di cui 15.000 morti, 33.000 feriti e 42.000 prigionieri. 120.000 per l’Austria, di cui 22.000 morti, 73.000 feriti e 25.000 prigionieri. Il 15 luglio, sulla Marna, i tedeschi si spingono per 20 km a sud, il 18 si scatena la controffensiva franco-americana che fa ritirare i tedeschi. L’8 agosto gli inglesi attaccano ad Amiens sfondando la linea tedesca. Il 29 settembre c’è la resa della Bulgaria. Mentre il mondo brucia, il 24 ottobre parte l’offensiva italiana sul Grappa, il 28 due armate passano il Piave, il 29 l’Italia entra a Conegliano, la sera a Vittorio Veneto. Il 30 viene raggiunta Sacile, il 31 Feltre. Le truppe italiane entrano a Rovereto il 1 novembre, nello stesso giorno viene liberata Il Piave mormorava, calmo e placido, al passaggio dei primi fanti, il ventiquattro maggio; l'esercito marciava per raggiunger la frontiera per far contro il nemico una barriera... D Muti passaron quella notte i fanti: tacere bisognava, e andare avanti! S'udiva intanto dalle amate sponde, sommesso e lieve il tripudiar dell'onde. Era un presagio dolce e lusinghiero, il Piave mormorò: «Non passa lo straniero!» La brigata Cremona passa il Piave dopo la battaglia di Vittorio Veneto Belluno, il 2 cade Udine, il 3 i cavalleggeri di Alessandria, gli alpini del IV gruppo e il XXIX reparto d’assalto entrano a Trento. Nel pomeriggio dello stesso giorno il cacciatorpediniere “Audace” attracca a Trieste. Sul castello di San Giusto viene issato il Tricolore. Alle 18 a Villa Giusti viene firmato l’armistizio, che entra in vigore il giorno successivo, il 4 novembre. L’Austria porta a casa un bollettino di guerra catastrofico: 300.000 prigionieri e 5.000 cannoni perduti. La minaccia austro-ungarica è sepolta. Con queste parole Diaz redige il bollettino di guerra n. 1268, quello della vittoria: “La guerra contro l'Austria Ungheria, che sotto l'alta guida di S.M. il Re, Duce Supremo, l'esercito italiano inferiore per numero e per mezzi iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”. La vittoria, però, è “mutilata”: quando l’Austria chiede l’armistizio, le truppe italiane hanno varcato il Piave di qualche centinaio di metri. Lontane da Vienna. Troppo. Al tavolo della Una postazione di mitraglieri sul fronte del Grappa pace che segue, all’Italia gli alleati concederanno solo poche briciole. I giovani eroi che hanno combattuto al fronte tornano a casa senza trionfi, e anzi con la sensazione di essere disprezzati. Mentre negli altri Paesi i soldati sono accolti con orgoglio ed affetto, in Italia essi sono visti con ostilità. I genitori che hanno perso i figli in battaglia, le mogli rimaste vedove, i figli rimasti orfani appuntano sulle divise dei sopravvissuti quasi un’onta, invece di un merito. Quasi personificassero, con la loro persistenza in vita, i loro gravi lutti. E poi i problemi economici che sfoceranno nella grande crisi del 1921, la riconversione di uomini e mezzi da strumenti di guerra a impiegati di pace, una situazione insomma gravemente compromessa e difficile a cui solo Benito Mussolini con il Fascismo riuscirà a porre rimedio. Nel 1918 l’Italia, sebbene vittoriosa, è sempre la “grande proletaria”, che al tavolo delle trattative è trattata come una mascotte. Purtuttavia, e questa è la vera vittoria, la Penisola annienta per sempre lo spettro della dominazione austro-ungarica. Nel primo dopoguerra stanno infatti le radici del Secondo Conflitto Mondiale, che non si può aggettivare se non con il termine “necessario”. Drammaticamente necessario, nel senso che esplode senza che vi sia alcun modo di evitarlo. E, sebbene questa sia un’altra storia, le sue radici vanno ricercate nel vissuto antecedente, per l’Italia come pure per la Germania. I fatti di quei giorni vittoriosi del 1918 restano comunque come alcune delle stelle più luminose nel firmamento della storia d’Italia. Poche cose rendono l’idea dell’eroismo e delle passioni di quell’autunno del 1918 come la canzone “La leggenda del Piave”, di Ermete Giovanni Gaeta, in arte E. A. Mario, che diverrà uno dei maggiori autori del Ventennio fascista. Ma in una notte trista si parlò di un fosco evento, e il Piave udiva l'ira e lo sgomento... Ahi, quanta gente ha vista venir giù, lasciare il tetto, poi che il nemico irruppe a Caporetto! Profughi ovunque! Dai lontani monti Venivan a gremir tutti i suoi ponti! S'udiva allor, dalle violate sponde, sommesso e triste il mormorio de l'onde: come un singhiozzo, in quell'autunno nero, il Piave mormorò: «Ritorna lo straniero!» E ritornò il nemico; per l'orgoglio e per la fame volea sfogare tutte le sue brame... Vedeva il piano aprico, di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora... «No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti, «Mai più il nemico faccia un passo avanti!» Si vide il Piave rigonfiar le sponde, e come i fanti combatteron l'onde... Rosso di sangue del nemico altero, il Piave comandò: «Indietro va', straniero!» Indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento... E la vittoria sciolse le ali al vento! Fu sacro il patto antico: tra le schiere, furon visti Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti... Infranse, alfin, l'italico valore le forche e l'armi dell'Impiccatore! Sicure l'Alpi... Libere le sponde... E tacque il Piave: si placaron l'onde... Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi, la Pace non trovò né oppressi, né stranieri! Il cacciatorpediniere Audace nel porto di Trieste 8 Venerdì 1 novembre 2013 Da Roma e dal Lazio A N C O R A U N A V O LTA R O M A P A G A I L P R E Z Z O P I Ù C A R O P E R G L I E C C E S S I D E I M A N I F E S TA N T I Il centro ostaggio degli scontri Continue provocazioni dei “movimenti per la casa”, alla fine gli agenti reagiscono: i dimostranti in fuga travolgono anche i turisti. Sedici feriti di Bruno Rossi autunno si scalda. E Roma è l’epicentro dell’alta pressione, anzi dell’alta tensione. Altissima. Dopo la “acampada” insieme a No Tav e antagonisti, ieri i movimenti per la casa (spalleggiati dai “rifugiati”) hanno dato vita ad una giornata di “assedio” che ha raggiunto punte di violenza superiori a quelle di dieci giorni prima. L’occasione era fornita dalla conferenza unificata straordinaria convocata con l’obiettivo di definire un decreto sulle politiche abitative. Ragion per cui, il centro di Roma è stato presidiato dagli agenti, che hanno però faticato a fronteggiare una manifestazione a macchia d’olio e le numerose provocazioni delle quali i manifestanti l’hanno punteggiata. I primi tafferugli sono scoppiati davanti piazza Colonna, a pochi metri dalla sede del governo, con il lancio di bulloni, uova, bottiglie all’indirizzo del cordone di sicurezza predisposto dalla forze dell’ordine. L’assedio è poi ricom- L’ parso anche a via del Tritone, nei pressi della sede del Ministero degli Affari Regionali, in via della Stamperia, dove erano riuniti sindaci e governatori di regione per discutere del piano abitativo. A piazza Poli il contatto: i manifestanti fronteggiavano polizia e carabinieri, le loro cariche cadenzano il passare dei minuti. Complice l’atteggiamento estremamente difensivo delle forze dell’ordine un gruppetto di uomini a volto coperto assaltava un blindato, saliva sul tetto e di qui bersagliava gli agenti. Subito dopo la scena si è “arricchita” di un lancio di fumogeni e bombe carta all’indirizzo dei cordoni: la risposta stavolta c’è stata, con un lancio di lacrimogeni che ha avuto l’effetto immediato di “smaterializzare” gli aggressori. Era il fuggi fuggi tra i vicoli della capitale, dove aspiranti “black bloc” facevano sparire i travisamenti, famiglie di immigrati cercavano vie di fuga e i turisti, desiderosi solo di godere della tiepida giornata autunnale e delle bellezze di Roma, venivano travolti dalle persone in fuga. Sul luogo restavano così immagini “pittoresche”, come quelle dei cassonetti rovesciati, alcuni con principi d’incendio. La zona intorno alla Fontana di Trevi è stata ancora a lungo ostaggio dei rivoltosi, in via dei Crociferi c’è stata tensione addirittura tra alcuni manifestanti e i negozianti, costretti ad abbassare le serrande. Chiusa anche la Galleria Colonna, la situazione è pian piano tornata alla calma. Il bilancio finale, con la sensazione che sia solo parziale, parla di sedici feriti, tra cui due donne (una immigrata) e quattro carabinieri. Finisce qui? Mica tanto. Per il 9 e il10 novembre i “movimenti” si sono già prenotati. Avvertite i turisti. INTERROGAZIONE IN REGIONE DI STORACE LA PROPOSTA PRESTO IN CONSIGLIO COMUNALE “Ceccano: pronto soccorso da ripristinare” Bevande nelle edicole, insorgono i negozianti stata presentata dal vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Francesco Storace, una mozione che impegna il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, a prendere in considerazione l'ipotesi di ripristinare il Pronto Soccorso di Ceccano così da ridurre drasticamente il congestionamento dello Spaziani. “L'Ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone ed in particolare il suo Pronto Soccorso - si legge nella mozione - versa in una situazione sempre più critica, con un afflusso di pazienti che aumenta in misura esponenziale di giorno in giorno, di gran lunga superiore alla capacità di accoglienza della struttura. Troppo spesso ormai si assiste a scene di persone bisognose accatastate, parcheggiate lungo i corridoi, in spazi comuni angusti e senza la minima privacy; si rivelano troppo pochi i posti letto a disposizione nel reparto di osservazione breve, adiacente a quello del Pronto Soccorso, dove, di solito, stazionano i pazienti in attesa che si liberi un posto letto nel reparto di competenza. Anche il personale scarseggia e per questa ragione spesso si potrebbe trovare al È limite della lucidità nel rispondere alle richieste dell'utenza, con soli 3 medici sui 4 previsti, e 7 infermieri costretti a dar fondo alla propria abnegazione, sotto pressione per ore e a fare lo slalom tra le barelle. Il 28 ottobre - continua - si è tenuto un summit alla presenza di numerose autorità: dalla tavola rotonda è emersa la volontà di un radicale cambiamento e all'evento ne seguirà presto un altro che verrà esteso ad altri importanti interlocutori come il commissario ad acta per la sanità Zingaretti”. Insomma il processo è avviato per far sì che la scure dei tagli non si abbatta su servizi essenziali. Intanto, però, la richiesta di un segnale immediato e concreto. “Il Consiglio Regionale del Lazio- si legge nella parte finale della mozione presentata da Storace - impegna il Presidente della Regione Lazio a prendere in considerazione l'ipotesi di ripristinare il Pronto Soccorso di Ceccano che risponderebbe ad un'utenza di 70-80 mila persone e contribuirebbe concretamente a ridurre drasticamente il congestionamento dello Spaziani”. Valter Brogino arà perché di giornali se ne vendono sempre meno, sarà la crisi che coinvolge ogni settore, ma l'amministrazione capitolina ha deciso di intervenire in salvataggio delle 'povere' edicole della Capitale. A breve questi esercizi commerciali, oltre a quotidiani e riviste, potranno somministrare anche bevande e prodotti alimentari preconfezionati. Dopo mesi di buio totale, quindi, l'Assemblea comunale si appresta a varare il solito provvedimento che accontenta 'uno' e scontenta molti. Sul piede di guerra sono infatti inevitabilmente (e comprensibilmente) scattati gli esercenti alimentari, soprattutto bar e gelaterie. “Apprendiamo con stupore e rammarico che l'Assemblea Capitolina dopo mesi di stallo, ha deciso di dare la possibilità alle edicole di poter vendere prodotti alimentari preconfezionati. Una scelta alquanto discutibile che avrebbe dovuto almeno passare attraverso un confronto con le associazioni di categoria che attendevano una convocazione come era stato promesso dall'Assessore Marta Leonori durante la nostra 69ma Assemblea''. È quanto afferma, in una nota, il segretario dell'Associazione esercenti bar e gelaterie di Roma e Provincia, Claudio Pica. S Il provvedimento rientra in un quadro più generale che dovrebbe riguardare l'attuazione da parte del Comune di Roma di un emendamento del decreto Cultura della Camera, che prevede la lotta al commercio abusivo intorno alle aree di pregio e anche la ricollocazione dei camion bar. Normative che la Leonori, si sta guardando bene dall'attuare, forse intimorita dalla 'guerra' annunciata dalla famiglia Tredicine. E così per sondare il terreno ecco partorita questa nuova delibera. Continua il Comitato: “apprendiamo dai mezzi di informazione che per sanare il Bilancio Capitolino, arriverà un assurdo incremento sulle aliquote (che andrà a penalizzare i consumi) e questa decisione di poter vendere nelle edicole prodotti alimentari preconfezionati. Potranno vendere anche gelato preconfezionato di note marche? E il magazzino e i controlli igienici? Potranno vendere anche birre e liquori? Questo certo andrebbe ad aggravare il lato meno positivo della cosiddetta 'movida'. Auspichiamo che il Sindaco e l'intera Giunta possano rimediare a questo grave errore dell'Assemblea Capitolina''. Ugo Cataluddi S U L TA V O L O D E L P R I M O C I T TA D I N O L A P R O P O S TA D I D E M O L I R E V I A D E I F O R I I M P E R I A L I Il sindaco Marino emula la furia talebana di Alessio Aschelter l prezzo che la capitale d’Italia ha pagato, da via Rasella a piazza Gondar, all’antifascismo militante è stato pesantissimo. Quella ferocia, che continua a manifestarsi con pestaggi ed aggressioni, non ha per fortuna raggiunto i livelli di un tempo. Eppure c’è chi continua a richiamarsi a quei cosiddetti valori che, solo nella loro parte più residuale ed ininfluente, hanno coinciso con la libertà. Il soggetto politico che ha egemonizzato quell’area politico militare infatti, è stato il Pci la cui ideologia era incompatibile con ogni forma di pluralismo. Gli attuali vertici capitolini, che si richiamano a quella esperienza, hanno rispolverato convinzioni che, giova rammentarlo, si fondano, anziché su un principio propositivo, su un pre- I fisso (anti) apertamente conflittuale. Le ragioni che li inducono a sostenere quelle posizioni, malgrado esse siano venute meno da “appena” settant’anni, si spiegano anche alla luce del fatto che le realizzazioni del regime appartengono al tessuto identitario della città. Una realtà che l’equipe del chirurgo ascesa al Campidoglio intende sovvertire con invasata ostinazione. Si è quindi passati dalla violenza nei confronti delle persone, adulti o adolescenti che fossero, alla demolizione contro le opere. Vittorio Vidotto, docente di storia contemporanea presso la facoltà di “Lettere e Filosofia” de “la Sapienza”, con pregevole coraggio culturale lo scorso agosto, interpellato dal “Corriere della Sera”, ha tuonato contro l’antifascismo urbanistico della giunta Marino. Sindaco che, peraltro, il professore mi- lanese residente in Roma, ha votato. La sua onestà intellettuale tuttavia, non gli ha impedito di ammonire che la pedonalizzazione sarebbe stata l’anticamera dell’attuazione di un utopistico disegno, già immaginato da Antonio Cederna, che avrebbe mirato a trasformare i fori in un parco archeologico. Il rischio, ha preconizzato lo storico, è di cancellare una delle «vere grandi idee urbanistiche dell'epoca, un luogo fortemente connotato e molto legato alla nostra memoria». Uno spazio anche simbolico che l’antifascismo iconoclasta si accinge, dopo oltre otto decenni, a distruggere, emulando la furia talebana scatenatasi, nel marzo 2001, sulle statue dei due Buddha che sorgevano nella valle di Bamyan, in Afghanistan. I timori avanzati da Vidotto, date le ultime pieghe prese dalla vicenda, sono purtroppo fondati. Comune e stato procedono a ritmi serrati. Una terna di esperti si accinge a trovare il modo di rimuovere il vincolo che la Soprintendenza aveva posto nel 2002, grazie ad una preziosa relazione del professor Giorgio Ciucci, per tutelare l’area che si estende tra piazza Venezia e il Colosseo. Al pool di giuristi, il ministro Bray ha deciso di affiancare un gruppo di tecnici nominato per sfigurare uno dei tratti più affascinanti della città eterna, dove aspetti funzionali e motivi solenni caratterizzano, per dirla con Emilio Gentile, il “fascismo di pietra”. Solo la lucidità di alcuni esponenti del mondo accademico e il buon senso popolare, che raccoglie la contrarietà al progetto dei residenti, possono ancora fermare le ruspe mobilitate da un paludoso antifascismo. 9 Venerdì 1 novembre 2013 IL CASO DI BREMBATE DI SOPRA Ora è ufficiale: Guerinoni è il padre del killer di Yara Arriva la conferma della analisi scientifiche Intanto si cerca la madre di quel ‘figlio illegittimo’ nnesima conferma sull’identità dell’assassino di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate Sopra, trovata morta il 21 febbraio 2010 in un campo a Chignolo d’Isola. Le analisi del Dna arrivate in questi giorni hanno confermato che l’omicida sarebbe il figlio illegittimo avuto negli anni Sessanta da Giuseppe Guerinoni, l’uomo originario di Gorno (Bergamo), morto nel 1999 a 61 anni. La conferma scientifica arriva proprio dai prelievi fatti dall’antropologa forense Cristina Cattaneo su un femore del corpo dell’autista bergamasco, riesumato su richiesta degli inquirenti, che sono stati confrontati con le tracce di sangue trovate sui vestiti della ragazzina. L’assassino di Yara si sarebbe infatti ferito con un coltellino con cui avrebbe cercato di tagliare gli slip della piccola: poche gocce, ritrovate dagli inquirenti, che confermano la pista battuta dagli inquirenti. Il cadavere di Guerinoni era stato riesumato dal cimitero di Gorno, su disposizione della procura di Bergamo, il 7 marzo. Già gli esami degli esperti dell’Università di Roma Tor Vergata avevano fornito una prima conferma della pater- E nità, confrontando tracce di saliva di Guerinoni con il campione genetico trovata sugli slip di 13enne. Il reale colpevole dell’omicidio non è però ancora conosciuto dagli inquirenti ed è per questo che è stato ribattezzato come ‘Ignoto 1’, solo grazie al dna che era già stato prelevato da un francobollo su una cartolina e dalla marca da bollo della patente gli inquirenti hanno avuto conferma che evidentemente Guerinoni ha avuto un figlio mai riconosciuto la cui identità non è conosciuta nemmeno dalla “famiglia ufficiale”. La donna che in passato ha avuto una relazione con l’autista di Giorno non è però mai stata rintracciata e non si può escludere che nel frattempo anche lei possa essere morta, ma c’è il dovere di continuare. Per questo gli inquirenti inizieranno a breve il prelievo di campioni genetici dalle circa 700 donne della provincia di Bergamo che tra gli anni Sessanta e il 1998 andavano alle terme di Salice, dove anche Guerinoni era solito recarsi in villeggiatura. Lì potrebbe aver incontrato una donna dalla quale ha avuto un figlio, l’assassino di Yara. Barbara Fruch Dall’Italia IL GIALLO DI PERUGIA – LA NUOVA PERIZIA DEL RIS DELITTO DI GARLASCO Sul coltello il dna di Amanda, manca però quello di Meredith Un risultato che rafforza la tesi della difesa. Secondo i legali è la riprova che l’oggetto “non è l’arma del delitto” n punto in più a favore della difesa. La nuova perizia svolta dai carabinieri del Ris sul coltello da cucina che l’accusa ritiene sia l’arma usata per uccidere Meredith Kercher, se da una parte stabilisce che le tracce rinvenute sono di Amanda Knox , dall’altra non riscontra alcuna presenza del codice genetico della vittima. Si delinea così la battaglia che avverrà nell’aula della corte d’assise di appello di Firenze mercoledì prossimo. “La valutazione complessiva delle risultanze interpretative poste in essere - scrivono dal Ris nelle conclusioni delle 91 pagine stilate e depositate ieri - consente di supportare in maniera estremamente significativa l’ipotesi che materiale genetico di Amanda Knox sia presente nella traccia I”. In quella traccia, prelevata nella parte di lama vicina al manico, i periti hanno rilevato “la presenza di una quantità estremamente esigua di materiale genetico derivante dal contributo di uno o più soggetti femminili che ha portato a ritenere il campione in analisi in condizioni analitiche complesse”. La fase successiva ha consentito di ottenere profili genetici “in gran parte sovrapponibili tra loro e, nel complesso, idonei per confronti”. Per ogni soggetto indicato nell’incarico peritale stilato dalla corte d’assise di appello è stata, quindi, “effettuata la comparazione con gli esiti ottenuti dal campione I”. L’esito della comparazione, si legge nella perizia, “ha permesso di escludere l’ipotesi che materiale U genetico di Meredith Kercher, Rudy Guede e Raffaele Sollecito sia presente nella traccia I”. Non riscontrando la presenza di tracce genetiche di Meredith Kercher, la nuova perizia rafforza così le tesi delle difese. “Questa perizia esclude categoricamente che il coltello sia l’arma del delitto – ha annunciato Giulia Bongiorno, l’avvocato di Sollecito – l’ennesima prova che non c’è alcun collegamento tra Raffaele e l’omicidio di Meredith Kercher, dopo la perizia sul gancetto del reggiseno che aveva escluso anche in quel caso la presenza del Dna di Sollecito”. Di diverso avviso i legali della famiglia Kercher. Per l’avvocato Francesco Maresca la perizia conferma quello che era stato ufficiosamente anticipato e cioè che è stato provato che il coltello è stato usato dalla Knox “e tale elemento, valutato insieme a quelli già presenti, permette di ipotizzare la responsabilità degli imputati”. Carlotta Bravo NEGAZIONISMO Per la Cassazione: “Stasi non convince”, verificare gli alibi ccorre una “rilettura e rivisitazione” di tutti gli indizi a carico di Alberto Stasi. È quanto scrivono i giudici della prima sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della sentenza con la quale, ad aprile, è stata annullata l’assoluzione di Stati per l’omicidio di Chiara Poggi. Per la Corte Suprema il verdetto emesso dalla Corte di Assise di Milano, il 6 dicembre 2011, segue uno “scorretto percorso metodologico”, per questo ha ordinato un nuovo processo d’appello, che dovrà seguire un “corretto e compiuto percorso metodologico, criteri di valutazione della prova indiziaria, svolgendo una nuova verifica delle richieste istruttorie e assumendo eventuali prove ritenute rilevanti per la decisione”. Secondo i giudici non sono stati valutati bene tutti gli indizi e la Corte d’Appello ha usato “un approccio non coerente ai principi della prova indiziaria”, seguendo un percorso metodologico “non corretto nella lettura dei dati probatori acquisiti”. Le toghe precisano inoltre che è avvenuta una “sottovalutazione delle incongruenze del racconto di Stasi”, riferendosi alle omissioni “narrative” del giorno in cui è avvenuto l’omicidio, “alle sue telefonate e al sistema di allarme” e “di ricostruzioni contraddittorie e non lineari”. Insomma il caso di Garlasco si riapre e sul banco degli inputati compare sempre lui: Alberto Stasi. C.B. O RE S ANA - L A S CE LTA Terni: profanata la targa Partecipò alla messa di Priebke di via Vittime delle foibe ora rischia la poltrona da Sindaco Il Movimento Irredentista: “A settant’anni dalla pulizia etnica contro gli italiani, c’è ancora chi infanga la memoria” E nnesimo atto criminale contro la verità storica a Terni. Alcune notti fa una mano sconosciuta e negazionista ha sporcato di vernice bianca la targa toponomastica che la cittadina umbra lo scorso 14 marzo ha dedicato alle Vittime delle foibe. Nel cancellare la parola “vittime”, quasi a voler inneggiare allo sterminio di italiani nelle cavità carsiche, gli autori del gesto si sono dimostrati ancora una volta incapaci non solo e non tanto di conoscere e comprendere, quanto e forse soprattutto di rispettare quella che è - o almeno dovrebbe essere – una tragedia storicamente provata. Che riguarda non solo le vittime e le loro famiglie, ma anche tutto il resto degli italiani. Purtroppo non è sempre così. Sebbene infatti sia attualmente in vigore una legge che promuove e tutela le attività di ricordo e difesa della cultura e storia giuliano – dalmata, le iniziative in tal senso sono quasi sempre organizzate e gestite da volontari. Senza alcun supporto né appoggio di alcun tipo da parte delle istituzioni. “In più – fa notare il Movimento Irredentista Italiano in un comunicato di denuncia dell’episodio – si tende a fare un utilizzo sempre più largo della denominazione ‘vittime’ in luogo di ‘martiri’: un subdolo artificio per pulirsi la coscienza senza dover ammettere la completa verità. Purtroppo, a distanza di 70 anni dall’inizio dei massacri delle foibe e della pulizia etnica contro gli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia, Trieste e Gorizia, ci sono ancora larghe fasce negazioniste ed estremiste, che insultano la memoria dei nostri martiri e imbrattano i monumenti. Noi – concludono – continueremo ad opporci con tutte le nostre forze a questa deriva negazionista, a questi rigurgiti antinazionali che continuano a sputare veleno e falsità contro una delle pagine più tragiche della nostra storia patria”. Cristina Di Giorgi Maggioranza e minoranza contro Mazzorato, che si difende: “La vera guerra da combattere è quella economica” iunta e maggioranza attaccano il sindaco di Resana (Treviso), Loris Mazzorato, per la sua partecipazione alla cerimonia funebre in suffragio di Erik Priebke, officiata dal sacerdote lefebvriano don Floriano Abrahamowicz. “I consiglieri e gli assessori hanno presentato in blocco le dimissioni – ha dichiarato il sindaco leghista all’Adn Kronos - vuol dire che i cittadini hanno scelto una classe politica che invece di combattere per difenderli preferisce far pagare loro delle tasse così alte e insopportabili. Io comunque, non torno indietro, non mi pento, ed anzi lo rifarei oggi stesso, perché non c'è dubbio che noi amministratori siamo obbligati ad eseguire degli ordini che ci vengono imposti dallo Stato, così come in tempo di guerra i generali erano obbligati ad eseguire degli ordini dall’alto”. E, così ieri, per protesta, a Resana è andata in scena la rinuncia all’incarico di assessori e consiglieri, che sancisce la fine anticipata del mandato del primo cittadino, aprendo G Loris Mazzorato la strada al commissariamento da qui alle elezioni amministrative di primavera. Giunge così alla fine una lunga fase di stallo iniziata con la partecipazione di Mazzorato alla cerimonia funebre per il capitano nazista Erich Priebke, subito condannata dalla maggioranza oltre che dalla minoranza. “Non c’è differenza tra ieri e oggi - spiega il sindaco del comune trevigiano - ieri era una guerra combattuta con le armi, oggi combattiamo una guerra econo- mica, ma siamo entrambi ‘carnefici’, e io non voglio più essere un carnefice che fa chiudere aziende, che mette sul lastrico famiglie e imprenditori perché devo fare pagare delle tasse che, non lo dico io, ma la Corte Europea, sono arrivare a livelli insopportabili”. Evidentemente però qualche politico preferisce fare i conti con una ‘storia passata’ invece di cercare di risolvere quelli che sono i problemi attuali del Paese. Miriana Markovic 10 Venerdì 1 novembre 2013 PALERMO - LA BANDA SENZA SCRUPOLI Scoperta organizzazione che sequestrava bimbi Le vittime erano piccoli contesi tra genitori separati In manette anche Larysa Moskalenko, ex olimpionica Dall’Italia VENEZIA: VIA AL PROGETTO “A PROPOSITO DI GENERE”, CHE COINVOLGE SCUOLE MATERNE ED ELEMENTARI Tutor e controllori per i maestri: attenti a come parlate dei gay Scopo dell’iniziativa è “promuovere un’educazione oltre gli stereotipi, acquisendo la capacità di coglierli e di andare oltre” nsegnamento assistito. Sembra un’esagerazione, ed invece è l’ennesima trovata che la lobby omosessuale ha messo in atto per diffondere, anche tra i più piccoli, un modo di pensare che rischia di tradursi in una discriminazione al contrario. I bambini vanno educati ed abituati a pensare (o non pensare) in un certo modo fin da piccoli. Ed è a scuola che ricevono, nella fase più importante della loro crescita, l’imprinting che determina il tipo di persone che diventeranno. La scuola diventa dunque uno importante scenario di integrazione e un luogo principe per sconfiggere la tanto sbandierata omofobia. In prima linea su questo tipo di prospettiva sembrano esserci gli istituti materni ed elementari di Venezia, nei quali gli insegnanti saranno affiancati da controllori chiamati a correggere le espressioni ritenute “discriminatorie”. Tale progetto, organizzato dall’Ufficio scolastico territoriale della città lagunare in collaborazione con la Commissione provinciale delle Pari opportunità, ha lo scopo di “promuovere un’educazione oltre gli stereotipi di genere, acquisendo la capacità di coglierli e saper andare I na vita umana può avere un prezzo: duecento mila euro. È questa infatti la cifra richiesta da una organizzazione criminale internazionale che si “premurava di recuperare” i bambino contesi tra genitori separati. La banda, con sede in Sicilia, operava in diversi Paesi del mondo tra cui Tunisia, Cipro, Egitto, Libano. Un vero lavoro di pianificazione, organizzazione ed esecuzione per sequestri di persona che presupponevano spesso anche l’uso della violenza. A sventare l’attività della cosca i carabinieri di Carini, supportati da quelli del gruppo di Palermo e dei comandi provinciali di Brescia e Trapani che hanno eseguito diverse ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP di Palermo su richiesta dalla Dda(direzione distrettuale anti- U mafia) della città sicula: i reati contestati sono quelli di associazione a delinquere finalizzata al compimento di vari reati tra cui “tratta di persone”, “sequestro di persona” e “sottrazione e trattenimento di minore”. Il reato associativo è aggravato dal fatto che l’organizzazione era impegnata in attività criminali in più di uno Stato. A conclusione delle indagini è emersa una organizzazione che operava sia nei paesi nel Magreb sia nel resto d’Europa, dalla Norvegia fino all’Ucraina. “Un ruolo - secondo gli inquirenti - lo aveva Larissa Moskalenko: olimpionica ucraina, medaglia di bronzo a Seoul 1988 nella vela, viveva dal 1993 a Palermo, città in cui ha avviato varie attività, occupandosi di comunicazione e di noleggio di barche e yacht di lusso”. Francesca Ceccarelli oltre”. Se qualche insegnante vorrà quindi parlare di gay e generi sessuali, potrà farlo soltanto con l’assistenza di un tutor deputato a valutarne le parole onde correggere quelle eventualmente considerate non conformi alla linea di principio antidiscrimintoria. E non è finita qui. Gli organizzatori del progetto hanno infatti previsto, per i docenti, un percorso formativo articolato in sei incontri durante i quali “i maestri proveranno a liberarsi dei pregiudizi legati all’identità sessuale e a garantire una migliore offerta didattica ai loro stu- denti”. Con annessa revisione critica dei testi e del materiale didattico usato, fiabe comprese. Che potrebbero essere “fonti pericolose di degenerazioni nella costruzione di relazioni personali”, come anche l’uso di un vocabolario “influenzato dagli stereotipi di genere tipici della nostra cultura”. Tipo la divisione in maschietti e femminucce. I maestri delle scuole materne ed elementari di Venezia dovranno quindi abituarsi alla presenza, nelle loro aule, di ben due tutor che dovranno sovrintendere alla loro avvenuta “rieducazione” in tema di “identità di genere, ruolo di genere, identità sessuale e orientamento sessuale”. In questo modo, come scrive Gianluca Veneziani su Libero, potranno “formare nuove mentalità e fare un ‘costruttivo’ e ‘critico’ lavaggio del cervello ai loro studenti, spogliandoli degli errati pregiudizi appresi in famiglia”. Il passo successivo potrebbe essere l’obbligo, prima di diventare genitori, di ottenere una sorta di “patente” che certifichi la correttezza nel trattare l’argomento “genere”. Ove per correttezza, ovviamente, si intende la conformità ai dettami del mondo gay. Cristina Di Giorgi VENEZIA LA MODALITÀ DI GESTIONE DI UN ‘MONDO PARALLELO’ Criminalità organizzata: dai massacri Vuoi il posto barca? paga il pizzo alle partite di calcetto per la droga LeAllora accuse mosse contro un funzionario Mentre a Milano la spartizione degli stupefacenti uccide ancora, a Napoli si decide tutto sul campo a vita parallela della criminalità organizzata. Fatta di omicidi e, addirittura, di tornei di calcio per accaparrarsi il mercato della droga. È uno spaccato parallelo a uno stato che sembra chiudere gli occhi davanti ai massacri, alla prevaricazioni di un mondo che, pare non possa essere sconfitto. Così nel 2013 è facile assistere giornalmente ad una spietata guerra tra clan a Quarto Oggiaro, quartiere della periferia nord di Milano. Mercoledì sera, infatti, in un agguato è stato freddato, a due passi da casa, Pasquale Tatone, di 54 anni, il capoclan di una delle famiglie che storicamente controllavano lo spaccio di stupefacenti. Era il fratello di Emanuele, di 52 anni, anche lui ucciso domenica in un campo al confine con Novate Milanese assieme al suo autista Paolo Simone, 54enne. Pasquale Tatone è stato ucciso in via Pascarella, all'altezza del civico 11, mentre era a bordo della sua auto. L’uomo era appena salito in macchina dopo avere assistito a una partita di calcio in un bar del quartiere, a soli 200 metri dalla sua abitazione, quando i bossoli calibro 12 hanno infranto il finestrino e lo hanno colpito all’altezza della cassa toracica (foto Il Giorno). Il killer è poi fuggito a bordo di un motociclo, precedentemente notato da alcuni L testimoni. Il rapido susseguirsi degli agguati sembra quindi l’avvio di una feroce guerra aperta da qualche organizzazione rivale per il controllo dello spaccio. È probabile che qualcuno voglia eliminare dalla piazza la famiglia Tatone, originaria di Casaluce (Caserta), che forse da “troppo tempo” ha il controllo del territorio. “Speriamo di non ricominciare” dice un’edicolante all’incrocio che sta sistemando i giornali e alludendo alla possibile faida che potrebbe scatenarsi. E questo è solo una faccia della medaglia. La criminalità organizzata pare abbia anche altri metodi per spartisti il territorio. A Napoli i boss di Scampia si davano appuntamento per partecipare a un particolare campionato di calcio fra clan, i cui vincitori, al termine delle gare, potevano accaparrarsi l’ambito premio, ovvero partite di droga purissima da immettere nel mercato illegale, ovviamente dopo averla tagliata con altre sostanze, per aumentare il ricavo economico. A rivelarlo ai pm delle Procure antimafia di Roma e Napoli è stato il pentito Armando De Rosa. Secondo quanto raccontato dall’uomo ai magistrati e riportato dal Corriere del Mezzogiorno, il torneo si svolgeva “al campetto di calcio Wimbledon, di fronte alle Case Celesti, in via Limitone d'Arzano” e ogni clan aveva la sua squadra. De Rosa racconta che lui vi ha partecipato per la prima volta nel 2002 e che a giocare c’erano anche dei latitanti che sfuggivano a tutti i controlli delle forze dell’ordine. Il pentito però sostiene che nelle squadre non c’erano solo uomini affiliati ai clan, ma anche “molti ragazzi non malavitosi”. I clan infatti ci tenevano a vincere il premio finale che non era una coppa qualsiasi ma pacchi di droga da rivendere sul mercato al dettaglio e per questo motivo reclutavano, sempre secondo le rivelazioni di De Rosa, anche semiprofessionisti, cioè ragazzi che giocavano nelle serie minori in squadre dell’hinterland di Napoli. Rivelazioni che se confermate farebbero luce sulle modalità operative della malavita. Barbara Fruch dopo varie segnalazioni dei cittadini ncassare somme di denaro in cambio di un "aiuto" nel rilascio di posti barca nel canali di competenza demaniale, alla Giudecca e al Lido di Venezia: queste le accuse fatte a un funzionario del Magistrato alle acque di Venezia, finito sotto l’inchiesta del sostituto procuratore Federico Bressan. Il Magistrato alle acque ha la gestione degli spazi acquei demaniali, dunque di una serie di canali della Giudecca e del Lido di Venezia, nonché di canal Salso, canale Dese, canale Santa Maria (Tessera/Altino) e altri fiumi/canali all'interno della laguna di Venezia. Nei confronti dell’interessato l’ipotesi di reato è di concussione: il dipendente pubblico, le cui generalità non sono trapelate, ha già subìto una perquisizione da parte degli investigatori al fine di ricercare la documentazione utile per le indagini. Nel frattempo l’uomo è stato spostato ad altro incarico in attesa che la magistratura faccia piena luce sulla vicenda. Una vicenda scattata dopo varie segnalazioni davanti agli inquirenti I di numerosi cittadini e titolari di imprese, i quali hanno riferito di aver ricevuto richieste da parte del funzionario del Magistrato alle acque, all’epoca in servizio nel settore Spazi acquei, e di avergli versato consistenti somme di denaro: in alcuni casi più di mille euro a pratica. Ottenere il posto barca per il quale il dipendente pubblico sarebbe stato, stando ai testimoni, una specie di consulente e aiuto nella compilazione della documentazione necessaria per presentare la richiesta . In alcuni casi vi sarebbe stato anche l’intervento di un geometra,figura della quale si stanno ancora verificando le funzioni all’interno del giro. F.Ce. 11 Venerdì 1 novembre 2013 Società IL DOTTOR ARTURO GRAZIANO GRAPPONE INTERVIENE SULLA FESTA DELLE ZUCCHE, CONFERMANDO LE PERPLESSITA’ DA NOI ESPRESSE IERI Halloween, minaccia travestita da festa L’atavico interesse per il mistero è ciò su cui si fa leva per cancellare le tradizioni che ci appartengono. A cominciare dall’infanzia Riceviamo e pubblichiamo un interessante scritto, giunto in redazione dopo la nostra pagina su Halloween di ieri, che pone interrogativi e analizza il fenomeno. La lettera ci giunge dal dottor Arturo Graziano Grappone, nostro lettore che ha recentemente collaborato con il Giornale d’Italia. Ecco quanto scrive il dottore: “Halloween si celebra, soprattutto negli Stati Uniti, il 31 Ottobre. Può sembrare quindi banale che si diffonda in tutto l’Occidente, sfera d’influenza degli USA, anche culturale. Ma esistono due aspetti inquietanti di tale festa sui quali occorre riflettere. Prima di tutto, le origini. Da Roma antica? Forse deriva dalla festa di Pomona, dea dei frutti e dei semi, oppure dai Parentalia, festa dei morti. Dai Celti? Forse deriva la festa di Samuin (scritto in seguito Samhain), cioè di fine estate, che la Chiesa Cattolica avrebbe cristianizzato istituendo in continuità la festa di Onnisanti, ufficializzata da papa Gregorio IV. Onnissanti, però, era già celebrato da vari secoli in date discordanti nei diversi paesi. In realtà lo storico Hutton osserva che non esiste alcuna prova che le tradizioni di Halloween risalgano a prima del Medioevo. Questa festa fu incrementata dal Protestantesimo che, negando il culto dei santi, intendeva, con una festa “laica” cancellare dalla cultura collettiva la festa cattolica di Onnisanti, onde la diffusione di Halloween nei paesi anglofoni e protestanti, Stati Uniti principalmente, nei secoli dell’Età Moderna e Contemporanea. La stessa parola Halloween è attestata per la prima volta nel XVI secolo, e somiglia tanto all’espressione scozzese All-Hallows-Eve (“la notte prima di Onnisanti”), presente dal 1556 e forse derivata dall’Inglese antico ealra hālgena mæssedæg (“giorno della Messa di tutti i santi”). Altro, o scritto di Grappone è estremamente interessante e pone in evidenza, oltre alle origini storiche della discussa “ricorrenza”, un concetto essenziale: “Questa festa fu incrementata dal Protestantesimo che, negando il culto dei santi, intendeva, con una festa ‘laica’ cancellare dalla cultura collettiva la festa cattolica di Onnisanti” dice, ad un certo punto. Ecco, questo è il nodo cruciale intorno al quale Halloween si sviluppa. Il tentativo, celato intelligentemente, di “cancellare dalla cultura collettiva la festa cattolica”. È un tentativo, e in questo la deduzione di Grappone è estremamente condivisibile e va considerato come un importante campanello d’allarme, di “distogliere l’attenzione” dal sacro, come ce ne sono molti, moltissimi altri, con una cadenza quotidiana, pressante, subliminale in moltissimi casi. Il tentativo è quello di sradicare una cultura millenaria, quella cattolica e cristiana, in omaggio al dio denaro e alla globalizzazione. Il problema è economico, ma anche e soprattutto culturale. Agire, intelligentemente, scientemente, profondamente sulle menti delle persone che, attratte dall’occulto, si lasciano avviluppare da una rete micidiale e minacciosa. Fare leva sull’atavico interesse per il mistero, per cancellare, annullare, disintegrare le tradizioni sane e sacre che ci appartengono. A cominciare dall’infanzia. Ecco cos’è Halloween, altro che “dolcetto o scherzetto” … Emma Moriconi L quindi, che ascendenze Celtiche! Ma il punto più importante è il rapporto di Halloween con l’occulto ed il satanismo. Donde viene? La festa celtica di Samhain era tempo di raduni festivi in onore degli spiriti dell’anno nuovo e potevano anche avvenire incontri soprannaturali, ma mancano evidenze di legami con la morte o di oscure cerimonie pagane, come afferma l’Oxford Dictionary of English Folklore. La famosa zucca intagliata con candela all’interno è un sostituto, per motivi pratici di lavorabilità e, negli USA, disponibilità, dell’originale rapa intagliata, sempre con candela all’interno, che simboleggiava l’anima imprigionata nel Purgatorio. Simbolo, quindi, in origine, completamente cattolico. Occultismo e satanismo connessi ad Halloween, invece, non sono attestati prima della metà del XVIII secolo. Una delle prime testimonianze la dobbiamo al poeta scozzese John Mayne nel 1780, ben dopo il 1717, data di nascita della potentissima massoneria moderna, società almeno ambigua rispetto al simbolismo luciferino. E’ un caso che, contemporaneamente alla diffusione di Halloween con il suo simbolismo del male, visto simpaticamente, nelle scuole elementari, le TV dei ragazzi siano impestate tutto l’anno di piccoli vampiri, bambini crudeli, diavoletti e mostriciattoli vari visti come protagonisti simpatici e positivi delle storie?” Arturo Graziano Grappone, psichiatra Dall’inizio del 2014 è prevista una ripresa del mercato immobiliare Compra adesso, se non sei fesso A Pescara proponiamo villette a due passi dall’università e dal nuovo tribunale Una casa in posizione panoramica (doppia vista, mare e monti) non costerà mai più così poco Unità abitative singole senza condominio Riscaldamento autonomo (con caminetto su richiesta) 4 balconi per ogni immobile Garage più posti auto esterni Tetto ventilato in legno Predisposizione al fotovoltaico Tipologia A (Villette di testa) 250 mq su 3 livelli Piano terra: taverna, bagno, garage doppio, magazzino 1° piano: cucina, sala da pranzo, camera, bagno, 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regionale Campania de La Destra) Luciano Marotta (Commissario Provinciale la Destra Napoli), Valter Maccantelli (Dirigente la Destra Torino), Ulderico Granata (Comitato Centrale la Destra Roma), Remo Costantini (Dirigente Sovranità Nazionale Frosinone), Massimo Bugli (Roma), Michele Arnoni (Dirigente Nazionale la Destra Cosenza), Maurizio Miceli (Segretario Associazione “Dino Grammatico” Trapani), Francesca Romana Rastelli (Roma), Manuela Mari (Roma), Corrado Danzi (Segretario Regionale la Destra Basilicata), Marco Di Andrea (Dirigente Nazionale e Capogruppo di AN città di Monterotondo Roma), Alfio Guarnieri (Segretario Provinciale la Destra Rieti), Cesare Bruni (Consigliere Comunale indipendente Latina), Emilio Perroni (Segretario Provinciale la Destra Latina), Stefania Verruso (Segretario Regionale la Destra Umbria), Ernesto Pezzetta (Segretario Regionale la Destra Friuli Venezia Giulia), Ferrante De Benedictis (Dirigente FLI Torino), Alessandro Di Ubaldo (Dirigente FLI Asti), Diego Zavattaro (Coordinatore Regionale FLI Piemonte), Daniela Cirillo (Dirigente Nazionale e Segretario Provinciale la Destra Terni), Monica Nassisi (Dirigente Nazionale la Destra Roma), Antonia Monteleone (Dirigente Nazionale, Segretario Regionale Trentino Alto Adige, Segretario Provinciale Belluno la Destra), Maria Grazia Bottoni (Dirigente Sovranità Nazionale Frosinone), Antonello De Leonardis ( Segretario Provinciale IO SUD Foggia), Vincenzo Aloe (Cosenza), Giuseppe Aloe (Presidente Associazione “Nuova Allenza per la Calabria” Cosenza), Paolo Boz (Segretario Provinciale la Destra Genova), Francesco Proietti Cosimi (Responsabile Provinciale FLI Roma), Berardo Rabbuffo (Consigliere Regionale Abruzzo FLI Teramo), Claudio Taglia (Coordinatore Provinciale FLI Viterbo), Walter Stafoggia (Segretario Regionale la Destra Marche), Giuseppe Murolo (Presidente Associazione “Tradizione e Libertà” Genova), Fausto Felci (Responsabile area Castelli Romani la Destra Roma), Daniele Rivieri (Commissario Regionale la Destra Toscana, segretario provinciale la Destra Lucca), Luvisotti Virgilio (Segretario Provinciale la Destra Pisa), Franco Caserta (Segretario Provinciale la Destra Novara), Mauro Mancini (Comitato Centrale la Destra Roma), Alberto Filippi (Segretario Regionale la Destra Veneto), Andrea Cantadori (Presidente Associazione “Amici dell’Emilia” Roma), Paola Sellaro (Associazione “Amici dell’Emilia” Roma), Alberto Rossi (Consigliere Comunale, Commissario Provinciale FLI Cosenza), Sergio Marchi (Dirigente Nazionale la Destra Roma), Alfredo Iorio (Coordinatore Regionale la Destra Calabria), Giuseppe Savarese (Consigliere Comunale di Diamante -CS-, Associazione “Nuova Alleanza per la Calabria”), Gianluca Porta (Dirigente “Popolo della Vita” Roma), Alessandra Rossi (Dirigente “Popolo della Vita” Roma), Pierluigi Fioretti (Segretario Regionale la Destra Lazio), Biagio Cacciola (Dirigente Nazionale e Commissario Provinciale la Destra Frosinone), Marco Balducci (Vicepresidente movimento “Alleanza Romagna”, Responsabile giovanile “Gioventù Italiana” Rimini), Claudio Dau (Commissario regionale Emilia Romagna la Destra), Emanuele Stazi (Comitato Centrale la Destra e Segretario la Destra Tivoli -RM-), Gianni Musetti (Segretario Nazionale “Gioventù Italiana”), Lino Lavorgna (Presidente Associazione“Europa Nazione”, FLI Campania), Tommaso Mignini (Comitato Centrale la Destra Roma), Santi Formica (Presidente Gruppo Parlamentare “Lista Musumeci” ARS Sicilia), Romolo Reboa (Dirigente Nazionale la Destra Roma), Giorgio Conte (Coordinatore Regionale FLI Veneto), Daniele Baldini (Coordinatore FLI Bologna, Presidente Associazione Nazionale “LF” Libertà e Futuro, Progetto “Unidestra”), Silvia Pispico (Segretario Provinciale FLI Lecce, Coordinatrice “Unidestra” provincia di Lecce), Antonio Rozzi (Coordinatore Provinciale FLI Parma, progetto “Unidestra”), Daniele Gattanella (Responsabile Mun. XIV Fiamma Tricolore Roma), Franco Tittoni (Comitato Centrale Fiamma Tricolore, Commissario Provinciale Fiamma Tricolore Rieti), Paola Fratangeli (Segretario Fiamma Tricolore Frosinone), Nicola Di Donna (Segretario Provinciale la Destra Brindisi), Sofia Di Pietro (Coordinatrice femminile Fiamma Tricolore Viterbo), Lamberto Iacobelli (Dirigente Nazionale Fiamma Tricolore, Coordinatore Regionale Lazio Fiamma Tricolore), Sergio Tozzi (Responsabile Roma est e Roma provincia Fiamma Tricolore), Sergio Arduini (dirigente Fiamma Tricolore, Presidente Associazione Culturale “Fiamma Frusino” Frosinone), Pietro Diodato (Coordinatore Provinciale FLI Napoli, Consigliere Regionale Campania FLI), Euprepio Curto (Consigliere Regionale Puglia FLI), Claudio Senatra (Consigliere comunale La Destra Monte Porzio Catone RM), Pietro Sperati (Consigliere comunale La Destra Colleferro - Roma), Giuliano Castellino (Reggente Federazione romana La Destra), Roberto Jonghi Lavarini (Presidente Comitato Destra per Milano), Fabio Pederzoli (Coordinatore provinciale FLI Reggio Emilia), Armando Ceraudo (Circolo FLI Castrovillari), Giorgio Bocci (Circolo La Destra di Riano - Roma), (Sezione di Asti - FLI), (Sezione di Torino FLI), Giovanni Gentile (Coordinatore Circolo Destra Domani Pescia - PT), Mario Bertoli (Presidente Provinciale La Destra Parma), Placido Fundarò (Segretario provinciale de La Destra - Pordenone), Nicola Di Donna (Direttivo provinciale - Brindisi), (Circolo socio politico culturale “Pinuccio Tatarella” - Brindisi), (Associazione ambientalisti “Pegaso” - Brindisi), Giulio Cesare Bertocchi, Circolo La Destra Terni, Circolo La Destra Stroncone, Circolo La Destra Narni, Circolo La Destra Sangemini, Circolo La Destra Orvieto, Giuseppe Giganti, Peppino Semeraro, Avv. Gherardo Maria De Carlo, Pierfranco Bruni storico intellettuale, Alessandro De Santis, Federazione La Destra di Torino, Gruppo di Carmagnola (TO), Gruppo di Chieri, Lino Larvogna (Presidente circolo Europa Nazione - Napoli), La Destra - Lamezia Terme, Federazione di Catanzaro, Movimento territorio e lavoro - Lamezia Terme, Pino Savarese, Antonio Aversa (Dirigente la Destra Cosenza), Roberto Bilotta (Dirigente Nazionale la Destra), Associazione “Rivolta Ideale” Roma, Federazione la Destra Calabria, Federazione la Destra Provincia di Cosenza, Federazione la Destra Provincia di Catanzaro, Federazione la Destra Provincia di Vibo Valentia, Federazione la Destra Provincia di Crotone, Federazione la Destra Provincia di Reggio Calabria, la Destra Laino Borgo, la Destra Cosenza, la Destra Castrolibero, la Destra di Rende, la Destra Area Urbana Cosenza, Salvatore Varano (Associazione “Ideali e Libertà), Giuseppe Verardi (Dirigente Provinciale di Latina de la Destra, Dirigente Industria e Segretario Territoriale UGL Chimici, presidente “Associazione Vittoria”), Mario Cannizzaro (Dirigente Provinciale UGL Chimici Latina), Umberto Tartaglione (Dirigente di AN Latina), Elisabetta Loredana Voce (Dirigente Nazionale La Destra), Alvaro Magli (AN Latina), Vincenzo Valletta (Delegato comunale alle Attività Lavorative di Latina), Coordinamento la Destra San Cesareo, Paolo Chiarenza (Dirigente Provinciale la Destra Cuneo), Fabio Mottinelli (Dirigente la Destra Ceva), la Destra Borgo San Dalmazzo, la Destra Mondovì, la Destra Alba. Per confermare la partecipazione di associazioni, sezioni, federazioni, comitati, scrivere a [email protected]