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SANITÀ, COSA LORO
Anno II - Numero 257 - Venerdì 1 novembre 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
La strage ignorata
Autunno caldo
Il grande orecchio
Nuovo massacro
di cristiani in Siria
Roma ancora
ostaggio degli scontri
“Controllori” pro-gay
nelle scuole di Venezia
Rossi a pag. 8
Di Giorgi a pag. 10
Castellino a pag. 5
Z I N G A R E T T I E V I TA L A F I N E D E L C O M M I S S A R I A M E N T O R E G A L A N D O S O L D I D E I M A L AT I A L L ' ATA C
di Francesco Storace
a sanità è roba
loro e nessuno si
deve azzardare a
fiatare. E non hanno alcuna intenzione di uscire dal commissariamento del settore
alla regione Lazio. Anzi, per
evitare di tornare in ordinaria amministrazione, gettano dalla finestra i quattrini
"extragettito" e li danno a
Ignazio Marino per i debiti
del trasporto pubblico locale romano. Tolgono i soldi
dell'Irap alle imprese da
Latina a Viterbo, aumentano
l'Irpef per lavoratori e pensionati da Frosinone a Rieti
a tutta la provincia capitolina per foraggiare i megastipendi della dirigenza
chiamata a governare i bus
dell'Atac. E tanti sperperi
ormai conosciuti in decenni
di amministrazione comunale.
Solo con questo baratto a
scatole cinesi - Zingaretti
dà i soldi in più a Marino, i
ministri tacciono, il commissariamento della sanità
non finisce, i controlli in
consiglio regionale diventano impossibili - la sinistra
è nelle condizioni di fare
come gli pare. O meglio,
quella sinistra che nella
maggioranza è nel cerchio
magico del presidente della Regione.
Non si spiega altrimenti quello che è avvenuto alla Pisana nell'ultima seduta di
consiglio regionale, che poca eco ha avuto
sui quotidiani. In pratica, il centrosinistra
ha detto alla giunta Zingaretti: siccome la
L
al sindaco spogliarellista di
Roma (è la triste promessa
che ha fatto modello Ferilli
se i giallorossi dovessero aggiudicarsi lo scudetto...).
Recentemente Zingaretti ha
ammesso che il debito sanitario laziale va avanti da decenni ed ha ragione, perché
la spesa e' sottostimata dallo
Stato. Ma c'è una curiosa innovazione. Anche quando governavo io, infatti, c'era quello
ereditato - il governo Amato
lo calcolò in oltre 4 miliardi
di euro - e ogni volta chiedevamo con l'assessore al bilancio Augello agli altri colleghi
di tagliare le spese dei loro
assessorati per aiutare la sanità. Adesso, invece, sembra
quasi che la sanità stia talmente in salute, da dare soldi
agli altri. Una specie di bancomat.
In realtà si dilapidano quattrini. Assieme a Fratelli d'Italia,
a 5 stelle e al gruppo misto
avevamo presentato una proposta di risoluzione per condizionare comunque qualunque tipo di erogazione alla
presentazione - almeno! - di
un serio piano industriale di
risanamento dell'Atac per evitare nuovi sperperi. Figurarsi.... L'hanno bocciata senza
farsi troppi scrupoli, non sia
mai che l'opposizione regionale dovesse venire in possesso di carte imbarazzanti.
Due piccioni con una fava. Più
soldi a Marino; meno risorse
ad alleggerire il debito sanitario e conseguente impossibilità a porre fine al commissariamento. Pagano i malati. Senza controlli: la sanità è cosa loro. Tanto, Saccomanni
e la Lorenzin non se ne accorgono.
SANITÀ, COSA LORO
Il gettito fiscale dedicato alla salute
diventa il bancomat dell’amministrazione Marino
regione deve dare soldi al Campidoglio
per il trasporto pubblico locale, prendili
tranquillamente dalla sanità, settore per il
quale è stata inasprita la pressione fiscale
regionale. Sono piovuti dalle tasche dei
cittadini tra i cento e i centoquaranta milioni
in più di gettito e anziché mettere a posto
qualche ospedale in attesa delle mitiche
Case della Salute oppure alleggerire il debito sanitario esistente, i quattrini li danno
L A R G H E I N T E S E , S T R E T T I O R I Z Z O N T I : I D U E G R A N D I PA RT I T I S U L L ' O R L O D I U N A C R I S I D I N E R V I
Il Cav vede il bluff di Alfano
Pd: tutti a “tessere” le trame
Robert Vignola a pag. 2
Igor Traboni a pag. 3
2
Venerdì 1 novembre 2013
Attualità
L’ormai imminente dibattito sulla decadenza scuote ancora i Palazzi del centro-destra
Consiglio Nazionale, il Cav brucia le tappe
Gli “alfaniani” chiedono a Grasso di ignorare la richiesta di voto palese
Ma Berlusconi non li sente neppure e punta alla “conta” per sciogliere il Pdl
di Robert Vignola
otto a chi tocca. A novembre!, altro che concomitanze dell’Immacolata con
un appuntamento primario
del Pd che comunque, per
quanto può contare (e conta parecchio) sta andando in frantumi. I
conti si regolano in casa, i panni
sporchi si lavano in famiglia ma il
fatto è che Berlusconi ha il cestello
in una mano, il detersivo nell’altra
e la lavatrice con l’oblò aperto ai
suoi piedi. C’è da smacchiare qualcuno, nella fattispecie gli eventuali
traditori. C’è da metterli davanti
al fatto compiuto, prima che la parola decadenza si abbatta come
una ghigliottina su questa legislatura e la congeli, insieme alle sue
larghe intese, a tempo indeterminato, con la scusa che nel centrodestra occorre ricostruire una leadership. C’è, in una parola, da
convocare il Consiglio Nazionale.
Il Cav, ultimamente, è così. Passa
le sue giornate a ragionare, a incontrare falchi e (talvolta) colombe,
a preparare strategie. Che poi
piombano – sotto forma di lanci
d’agenzia – sui tavoli delle redazioni
e diventano una scossa che manda
più velocemente giù, nella clessidra, la sabbia che segna il tempo
che resta a questo Governo. Il tempo d’altronde gioca contro di lui.
Troppo spesso le accelerazioni inferte da Berlusconi al redde ratio-
S
nem sono state disinnescate con
pazienza degna di Penelope da
ministri ed eminenze grigie, stavolta però quel blitz per il voto
palese sulla sua estromissione dal
Senato ha suonato come la campana dell’ultimo giro. Troppe volte,
il leader del Pdl, si è dissuaso davanti al coro suadente delle sirene
che gli promettevano un occhio di
riguardo: dal Colle, dalla Corte
Costituzionale, dalla Corte d’Appello, dalla Giunta per le elezioni,
dalla giunta per il regolamento.
Mi sa che stavolta, Berlusconi, tutte
queste attese le ha messe in fila e
si è reso conto di quante volte la
speranza si sia tramutata nell’amarezza postuma delle illusioni smascherate. Chissà se si è sentito fatto
fesso: certo è che la giornata di
ieri era iniziata con un messaggio
di distensione nei suoi confronti
da parte di 22 senatori definiti “alfaniani” dalle agenzie. Un appello
al presidente del Senato, Pietro
Grasso, per tornare al voto segreto,
ignorando l’esito della giunta per
il regolamento.
Niente da fare: il Cav, consapevole
che una mossa del genere farà il
solletico a chi non vede l’ora di
estrometterlo, i tempi vuol proprio
bruciarli. E gli ultimi spifferi da
Palazzo Grazioli annunciano che il
consiglio nazionale che dovrebbe
“spegnere” definitivamente il Pdl
e ridar vita a Forza Italia potrebbe
avvenire già il 9 novembre, massi-
mo il 16, per “stanare” i traditori.
Della sua diretta voce, si ha comunque notizia soltanto attraverso
le anticipazioni al prossimo libro
di Bruno Vespa, “Sale, Zucchero e
Caffè”. Al giornalista, Berlusconi
ha dichiarato che “la partita è ben
lontana dal fischio finale perché
la sentenza che mi ha condannato
è fondata su delle falsità e sarà ribaltata molto presto. L'atteggiamento della sinistra, e non solo, è
ormai sotto gli occhi di chiunque
abbia anche soltanto un minimo
di onestà intellettuale ma hanno
commesso un autogol. Gli italiani
hanno capito che vogliono eliminarmi per sempre dalla vita politica
perché mi considerano l'ultimo
ostacolo alla loro definitiva presa
del potere”.
LA CRISI DEL MATTONE
L’ECONOMIA ITALIANA PERDE I PEZZI
BLOCCATE LE CONSEGNE DEI BUONI
Immobiliare: ancora in calo
le compravendite e i mutui
Disoccupazione giovanile,
è record storico
Napoli: a scuola senza libri
60 mila studenti elementari
Secondo l’Istat giù dell’8,3% rispetto
al 2012. Flessione spalmata su tutto il Paese
Un più 40% che segna un fondo dal quale
il mercato del lavoro non riesce a risalire
ontinuano ad avere il
segno meno i dati pubblicati dall’Istat riguardo il settore immobiliare.
Secondo l’istituto nazionale
di statistica, infatti, nel primo semestre dell’anno le
compravendite e i mutui legati al settore immobiliare
hanno subito un calo del
8,3% rispetto allo scorso
anno, quando si era registrata una contrazione del
20,6% in relazione al 2011.
Complessivamente, le convenzioni registrate per compravendite di immobili sono
state 295.785, di cui 275.437
nel settore residenziale (il
93,1% delle convenzioni),
18.146 nel settore economico (il 6,1% delle convenzioni) e ulteriori 2.202 per
trasferimenti di unità immobiliari ad uso speciale
e per multiproprietà (lo
0,8% delle convenzioni).
Analizzando i dati, si evince
tuttavia che la dinamica recessiva è in rallentamento
C
in tutte le ripartizioni geografiche, sia nel primo che
nel secondo trimestre. Ciò
riguarda convenzioni notarili rogate per la concessione di mutui, e finanziamenti ed obbligazioni con
costituzione di ipoteca immobiliare, che si attestano
a -4,3% rispetto allo stesso
periodo dell'anno precedente. Nel periodo considerato, le convenzioni per
concessione di mutui e finanziamenti hanno subito
una diminuzione rispettivamente pari a -6,3% nel
primo trimestre e a -2,4%
nel secondo. Pur con dati
meno allarmanti rispetto
agli scorsi anni, la flessione
continua dunque ad interessare tutte le aree geografiche del Paese. Soltanto
nel secondo trimestre e unicamente per il Nord-Est
(+2,6%) e il Centro (+0,2%)
si registrano timidi segnali
di effettiva ripresa.
Giorgio Musumeci
I
giovani italiani sull’orlo
di un precipizio: il tasso
di disoccupazione della
fascia 15-24 anni a settembre segna un nuovo record,
salendo al 12,5%, in rialzo
di 0,1 punti percentuali su
agosto e di 1,6 punti su base
annua. Il nuovo allarme è
lanciato dall’Istat che rileva
il valore più alto dall’inizio
sia delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo trimestre 1977.
A settembre dunque occupati meno di due giovani
su dieci, compresi tra gli
under 25, anche gli studenti.
Un tasso di disoccupazione
giovanile al 40,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,4 punti nel
confronto annuo. In dati assoluti a settembre gli occupati sono 22 milioni 349
mila, in diminuzione dello
0,4% rispetto al mese precedente (-80 mila) e del
2,1% su base annua (-490
mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,4%, diminuisce di 0,2 punti percentuali
in termini congiunturali e
di 1,2 punti rispetto a dodici
mesi prima. Il numero di
individui inattivi tra 15 e 64
anni aumenta dello 0,5%
rispetto al mese precedente
(+71 mila unità) ma rimane
sostanzialmente invariato
rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività si
attesta al 36,4%, in aumento
di 0,2 punti percentuali in
termini congiunturali e di
0,1 punti su base annua.
Quale prospettive per ii giovani italiani dunque: il lavoro
non c’è o non si è abbastanza abili da creare le giuste possibilità. Per gli orgogliosi e i tenaci che decidono di restare nel proprio Paese la questione è
davvero ardua: tanti sacrifici, pochi sogni, molte rinunce e dosi smisurate di
spirito di adattamento.
Francesca Ceccarelli
scuola senza libri. Non
portare zaini pesanti forse
rende fisicamente meno
faticosa la vita degli studenti,
ma di certo non li aiuta nel loro
percorso formativo. A maggior
ragione se si tratta di alunni
delle elementari. E’ però esattamente quel che sta succedendo
a Napoli, dove circa 60 mila ragazzi (praticamente tutti quelli
che frequentano istituti elementari
pubblici e parificati) non hanno
ancora ricevuto i sussidiari e gli
altri testi su cui studiare. E la
campanella di inizio anno è già
suonata da un mese e mezzo.
La responsabilità del ritardo nella
consegna delle cedole comunali
per il rimborso delle anticipazioni
effettuate dalle famiglie è burocratica e insieme politica. A bloccare l’apparato scolastico napoletano ci sono infatti da un
lato i ripetuti rimpasti dirigenziali
che hanno rivoluzionato l’intero
settore dell’istruzione, dall’altro
il ritardo nell’approvazione del
bilancio comunale.
Tutto questo ha evidentemente
fatto slittare la stampa dei buoni
per il ritiro dei libri. Che, come
assicura l’assessore all’Istruzione
Annamaria Palmieri, “verranno
A
consegnate entro la prima settimana di novembre”. Non è
così ottimista il presidente provinciale dell’Associazione librai,
secondo cui è assai più probabile
che si arrivi alla fine dello stesso
mese. Sempre che non succeda
come nel 2011, quando le cedole
sono state consegnate a giugno,
ad anno scolastico quasi terminato.
Cristina Di Giorgi
Roma, via Giovanni Paisiello n.40
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Francesco Storace
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3
Venerdì 1 novembre 2013
Attualità
Fuoco incrociato e scambi di accuse tra tesseramenti fasulli e stranieri reclutati alla bisogna
C’era una volta il mito delle primarie Pd
Epifani a Renzi: ‘Almeno una nostra bandiera poteva metterla…” - Cuperlo: “Pensa solo a Palazzo Chigi”
TRE CANDIDATI SI RITIRANO, IL QUARTO NO
E il caos di Frosinone
potrebbe finire in Procura
ra i tanti casi di spaccature e divisioni nel Pd che lacerano l’Italia di
sinistra da Nord a Sud, esplode quello di Frosinone. Dopo aver
perso sia il Comune capoluogo che la Provincia, il Pd cerca faticosamente di recuperare la china, ma intanto si produce in una performance
ben poco eclatante. E i mentòri locali, dall'eurodeputato Francesco De
Angelis ai senatori Francesco Scalia e Maria Spilabotte, passando per il
consigliere regionale Mauro Buschini, non riescono assolutamente più
a controllare la base. Anzi: ci sarebbero anche loro dietro tutto questo
‘agitarsi’, tra iscrizioni al Pd fatte ad esponenti dell’Udc ai casi di
centinaia e centinaia di tessere sottoscritte in un solo giorno in paesi
dove il partito neppure arriva a metà dei voti corrispondenti.
I tre candidati alla segreteria provinciale si sono addirittura sospesi:
dalla segretaria uscente (ma già commissariata) Sara Battisti, cuperliana,
al civatiano Mario D'Alessandro al renziano Alessandro Martini.
Il caos politico della sinistra ciociara è tale che probabilmente non ha
paragoni con nessuna delle altre parti d’Italia dove pure il Pd sta
conoscendo frizioni e fazioni. Anche al cronista riesce difficile ricostruire
una mappa la più corretta possibile: l’eurodeputato e già assessore
regionale De Angelis, ad esempio, a livello locale sostiene il renziano
Martini, ma poi al nazionale sta con Cuperlo. E il neo senatore e già
presidente della Provincia Scalia, sta dividendo voti e tessere tra lo
stesso Martini e la Battisti.
C'è poi un quarto candidato, Simone Costanzo, ex Dc come Scalia, che
invece ha deciso di restare in corsa. Anche lui sostiene Renzi e, nel caso
la commissione di garanzia nazionale dovesse comunque confermare il
congresso provinciale di Frosinone, si troverebbe a correre da solo,
visto che gli altri tre hanno comunque ribadito, in una conferenza
stampa tenutasi ieri pomeriggio (accuratamente separata, visto che poi
ne ha tenuta una seconda Costanzo ma con altri vertici del partito) la decisione di ritirarsi dalla competizione.
I tre parlano senza mezzi termini di "gravissime scorrettezze che hanno
denunciato e inficiato la validità" del congresso. E ancora di calunnie,
falsità e personali rivalità, fino ad "anomala gestione del tesseramento".
Con minaccia finale di 'far vedere' le carte a chi di dovere. Insomma: la
guerra del Pd ciociaro rischia di finire direttamente in Procura. Altro che
I.T.
cambiare l’Italia.
T
di Igor Traboni
cque sempre più agitate
(tanto per usare un eufemismo) all'interno del Partito
democratico, con le primarie sempre più a rischio,
dopo l'annullamento o la richiesta di
sospensione di decine e decine di
congressi locali, in tutta Italia. Con
alcuni casi emblematici che potrebbero finire in Procura, come quello di
Frosinone (di cui riferiamo a parte).
Tra un accusa e l’altra di tesseramenti
fasulli, tessere pagate poco prima di
votare e stranieri reclutati alla bisogna
(vedi altro articolo in pagina) c’è spazio per una querelle anche più marcatamente politica.
A
L'ultimo attacco, ma solo in ordine di
tempo, è arrivato dal segretario (sempre più a tempo) Guglielmo Epifani,
nei confronti dell'aspirante successore,
Matteo Renzi, il sindaco fiorentino
sempre meno sicuro e baldanzoso rispetto a qualche settimana fa: ''La
manifestazione dei renziani alla Leopolda è stata organizzata da una fondazione e non dal Pd. Tuttavia io almeno una bandiera del partito l'avrei
messa'' ha detto infatti Guglielmo Epifani intervenendo ad una trasmissione
televisiva.
''Naturalmente - ha aggiunto il segretario del Pd con una vena altrettanto
ironica e polemica - Renzi e' un candidato alle primarie democratiche e
questo lo fa comunque un uomo a
pieno titolo del Pd''.
E strali nei confronti di Renzi arrivano
pure da Gianni Cuperlo, altro candidato alla segreteria dato inizialmente
come outsider e che invece sta recuperando alla grande e sarebbe ora
addirittura in testa: "Con Renzi abbiamo una differenza profonda. Lui
non fa mistero di vivere la candidatura
alla segreteria come una passaggio
necessario per arrivare a Palazzo Chigi. Io, al contrario, credo che oggi noi
dobbiamo decidere solo ed esclusivamente il miglior segretario possibile. Poi, quando sarà necessario, lavoreremo alla leadership per il governo, valutando anche su quali alleanze essa debba essere fondata", ha
detto Gianni Cuperlo.
E CCO L A MAPPA – ANCORA INCOMPLETA - DELLE DIVISIONI, ANCHE IN PIAZZE STORICHE PER L’EX PCI
Un partito spaccato in tutta Italia
di Giuseppe Sarra
envenuti in casa PD: tesseramenti gonfiati, finti iscritti, congressi
fantasma…. Questo il clima che si respira a Largo del Nazareno
in vista delle primarie dell’8 dicembre per la segreteria del
partito. Centinaia di episodi in tutta Italia sono stati denunciati dagli
stessi esponenti – anche autorevoli – del Partito Democratico. Ecco
una mappa, già provvisoria rispetto a quanto accadrà oggi… e domani… e dopodomani….
B
Torino
Numerosi ricorsi sono stati presentati per il voto nei circoli. Il partito
ha provveduto a inviare Giovanni Lunardon, in qualità di ispettore.
La denuncia è arrivata direttamente dal parlamentare Esposito: “L’atteggiamento di chi dice di evitare polemiche sui congressi, assomiglia
a quei sindaci siciliani che di fronte alle prime denunce contro il
pizzo dicevano che così si gettava discredito sui loro paesi”.
Asti
“Toh chi si vede”: la stragrande maggioranza dei nuovi sostenitori
del PD – guarda caso – sono extracomunitari. Albanesi nella
fattispecie. Centinaia di tessere, infatti, sono state sottoscritte in
poche ore.
Milano
“Tessere in saldo”. In alcune sezioni le sottoscrizioni venivano – ad-
dirittura – scontate: 15 euro invece di 30. Uno scontro fra renziani e
i simpatizzanti di Cuperlo. Tutto regolare secondo la commissione
garanzia.
Rovigo
Caos anche nel nord est. Nell’occhio del ciclone della direzione
nazionale sono finite le sottoscrizioni del trevigiano, triplicate rispetto
al 2012. In alcune sezioni gli iscritti sono aumentati del 200%.
Tensione alle stelle tra renziani e bersaniani. Necessaria la sospensione
del congresso provinciale di Rovigo e altri previsti nel Polesine.
Firenze
Anche a Grosseto e a Viareggio una raffica di ricorsi per iscrizioni
contestate mette a repentaglio il regolare svolgimento dei congressi.
Boom di adesioni nel capoluogo (+ 30%).
Teramo
I conti non tornano: circa 3 mila i simpatizzanti nel 2012. Nove mila,
invece, le schede bianche inviate dalla direzione regionale al Nazareno.
Roma
“E’ finita a schiaffi”: maxi rissa nel circolo di Vigne Nuove. Per
Claudio Ricozzi e Riccardo Corbucci, due dirigenti locali, è stato necessario l’intervento del personale 118. Sospeso il congresso nel
circolo Cotral (Compagnia Trasporti Laziali) mentre quello di Cinecittà
è slittato di alcuni giorni.
Frosinone
Tensione anche in Ciociaria. E’ saltato il congresso ad Isola Liri. Gli
iscritti hanno rifiutato la garante delle votazioni. A Cassino, invece, il
consigliere comunale Stefano Villa sarebbe pronto a lasciare la maggioranza. Nei giorni scorsi, le polemiche hanno riguardato anche il
tesseramenti di Arpino.
Caserta
Nel casertano è stata rinviata l’elezione del nuovo segretario provinciale.
Napoli
Ricorsi hanno interessato i circoli di Portici, Giugliano e Vomero. A
Casoria, invece, il congresso è stato cancellato.
Avellino
Pioggia di denunce dovute al boom degli iscritti, 600 sostenitori nell’ultimo giorno utile.
Salerno
Due candidati alla segreteria provinciale hanno segnalato diversi
episodi di tessere acquistate in blocco e distribuite davanti ai seggi.
Lecce
Sospeso il congresso anche nel Salento. 16 mila schede bianche
sono state inviate da Roma. Quasi 5 mila, invece, gli iscritti dell’anno
precedente.
Cosenza
I Giovani Democratici hanno denunciato i vertici: “Comprate tessere
in blocco”.
Acireale
Numerosi congressi sono stati sospesi e rinviati a data da destinarsi.
Catania
Polemica sulle tessere “last minute”. Da Roma è stato inviato il
deputato Stumpo.
4
Venerdì 1 novembre 2013
Attualità
INTERVISTA AD AMBROGIO CRESPI, REGISTA DEL FILM “TORTORA, UNA FERITA ITALIANA”, CLAMOROSAMENTE ESCLUSO DAL FESTIVAL DI ROMA
“Scelta politica, Enzo deve essere ricordato per sempre”
Il fratello del noto sondaggista Luigi è incredulo: “Non mollo, porterò la pellicola nelle scuole per
non dimenticare”- Pdl, Radicali e Pd uniti nella protesta: il documento deve essere proiettato alla Camera
di Federico Colosimo
mbrogio Crespi ha passato 200 giorni della sua
vita da prigioniero. Il
suo caso, vergognoso,
è stato paragonato a
quello più celebre e indimenticabile di Enzo Tortora. Vicenda principe della malagiustizia italiana
che, Crespi, ha voluto raccontare
in un film dal nome: “Enzo Tortora,
una ferita italiana”. Un documentario avvincente, che ospita interviste ai protagonisti del terribile
episodio. Da Francesca Scopelliti,
compagna di Tortora, a Raffaele
Della Valle, avvocato difensore, passando per giornalisti del calibro
di Vittorio Feltri e Paolo Gambescia.
Ma raccogliendo anche le testimonianze di Mauro Mellini, Marco
Pannella, Rita Bernardini, Corrado
Carnevale - all’epoca del processo
al conduttore televisivo, presidente
della prima sezione penale della
Cassazione - e Giuseppe Pititto,
già sostituto procuratore di Roma.
E ancora: Francobaldo Chiocci, Vittorio Pezzuto ed Eugenio Sarno.
Una pellicola che impone una verità
storica e politica, scomoda. Perché
mette le responsabilità di molti sotto
gli occhi di tutti. Crespi è riuscito a
ricordare il percorso umano, giudiziario e politico di Tortora. Ma il
suo film, incredibilmente, non sarà
presentato al Festival di Roma 2013,
al via il prossimo 8 novembre. Il
documento è stato bocciato, escluso
dai sette in concorso, non trovando
A
posto neanche nei 3 fuori concorso.
Una vergogna. Questa, la replica
dell’ex compagna di Tortora, Francesca Scopelliti: “E’ triste e desolante
dover constatare che la sua storia
spaventi così tanto la Rai da ‘cacciarlo’ via anche da morto. Ma credo
che Enzo stesso non vorrebbe tornare in questa televisione”.
E adesso la questione è diventata
oggetto di una vera e propria contesa: che coinvolge la storica azienda italiana e la presidente della Camera, Laura Boldrini. Ma non solo:
politici. Dal centrodestra ai radicali,
e perfino 25 deputati del Pd. Tra
questi, anche Sandro Gozi, che ha
pure mosso una petizione. Tutti,
adesso, hanno risposto con una
sfida: “Il film deve essere proiettato
alla Camera”.
Con il Giornale d’Italia, il regista
Ambrogio Crespi non usa mezzi
termini per esprimere le sue considerazioni ed il suo stato d’animo.
Come spiega l’esclusione del film
da parte del Festival di Roma?
Me lo immaginavo. E’ una questione
politica. Ma la soddisfazione più
grande me l’hanno data proprio i
politici, che mi stanno accompagnando in questa dura battaglia.
Non sono state tollerate le critiche
verso la magistratura?
Hanno avuto paura che fosse un attacco verso i giudici e non sono stati
in grado di capire il contenuto della
pellicola. Il mio non è un attacco
alle toghe, ma alla malagiustizia.
Enzo Tortora deve essere considerato
come l’icona della malagiustizia. Per
noi non è morto e il suo caso deve
essere ricordato per sempre.
E pensare che nella pellicola ci
sono anche delle interviste a due
toghe…
Esattamente. La prima, al giudice
Pititto, che ha dichiarato che nel caso
Tortora non c’è stata malafede, ma
un grave errore giudiziario. Bollato
come ‘un capitolo nero della giustizia’, in cui i magistrati in questione
non hanno saputo leggere le carte.
C’ è stata incompetenza. L’ex sostituto
procuratore di Roma lo ha anche
ammesso: ‘chi sbaglia, deve pagare’.
Perché non si può sbattere in carcere
e rinviare a giudizio presunti innocenti senza alcuna prova. E Corrado
Carnevale è andato nella stessa direzione del collega. Quello che volevo solamente far capire, è che esistono anche magistrati bravi. Ma
non condivido chi sbaglia e non lo
ammette.
Documento bocciato prima che
fosse concluso. Perché?
Perché il Festival del Cinema ha
visto solo il premontato. Non sono
voluti andare in fondo alla vicenda,
ed è una cosa paradossale.
E adesso?
Io il documentario voglio tirarlo fuori,
trasmetterlo in tutte le scuole. E mostrare la parte buona di tutti noi.
Muovere le coscienze, toccare le
anime. Tutti devono conoscere la
storia di Tortora.
Tutti devono sapere … per non
dimenticare mai. Questo il senso?
Proprio così. Gli errori del passato
non devono e non possono essere
ricommessi.
Come andrà a finire questa storia?
Noi la nostra sfida l’abbiamo già
vinta. Vedere Pdl, Radicali e Pd uniti,
lottare per una giustizia giusta, mi
riempie di orgoglio. Qui non si parla
di Berlusconi e lo hanno capito tutti.
QUELLO SPLENDIDO RAPPORTO TRA IL PRESENTATORE E LO SCRITTORE SCIASCIA, NATO DALL’AMORE PER LA LETTERATURA E ANDATO AVANTI PER 30 ANNI A SUON DI MISSIVE
Da Stendhal alle lettere dal carcere: un’amicizia vera
Enzo Tortora e, a destra, Leonardo Sciascia
Non ho, lo riconosco, il dono
dell’opportunità e della prudenza, ma si è come si è”.
Leonardo Sciascia.
“Io sono qui, e lo so anche, per
parlare per conto di quelli che
parlare non possono. E sono
molti, troppi; sarò qui, resterò
qui, anche per loro”. Enzo Tortora, 20 febbraio 1987.
Quella di Leonardo Sciascia, già
“
scrittore, saggista, poeta e insegnate di scuola, è stata – ispirandosi a un suo libro – “una
storia semplice”, ma anche complessa. Quella di Enzo Tortora,
uno dei più grandi mattatori
della tv italiana, tremendamente
difficile. Conduttore, per oltre
un ventennio, di alcune trasmissioni Rai di maggior successo.
Da La Domenica Sportiva a Por-
tobello, e vittima di una persecuzione giudiziaria senza precedenti.
Due grandi personaggi, Sciascia
e Tortora. Tanto diversi quanto
simili. Punti di vista contrastanti,
probabilmente, ma un amore
comune che li ha portati a diventare amici e confidenti: la
letteratura. Il nome di un “gigante” romanziere, Stendhal,
l’autore de La Certosa di Parma,
il crocevia che fece incontrare
queste due indimenticabili personalità. Trent’anni di amicizia
e di lettere: anche dal carcere.
La prima missiva, fra le decine
conservate nell’archivio della
Fondazione Sciascia a Racalmuto
(Agrigento), è del 1958. Il saggista non è ancora uno scrittore
famoso, ha pubblicato solo pochi
libri. Ma Tortora intravede già,
nel giovane autore, una grande
promessa: “Egregio Signor Sciascia, spero consentirà, ad un
lettore, di esprimere tutta la riconoscenza procuratagli dalla
lettura dei suoi ‘Zii di Sicilia’. E’
il libro più intelligente e vero
dell’anno. Bravo! Bravo di cuore.
Sono Enzo Tortora, presentatore
alla televisione, animale (in privato) meno fatuo di quanto sia
in trasmissione”. Dopo lo scambio di complimenti, e l’incontro
a Caltanissetta, in un “pizzino”
datato 26 febbraio 1963, i due
passano dal Lei al Tu. Successivamente, almeno per quello
che risulta per tabulas, niente
più lettere fino al 1979. Dove si
ritorna incredibilmente al Lei.
Poi, il 17 giugno del 1983, esplode la vergognosa vicenda giudiziaria di Tortora. Il volto di
Portobello viene prelevato alle
4 del mattino dai Carabinieri di
Roma che lo arrestano per traffico di stupefacenti e associa-
zione per delinquere di stampo
camorristico. Con il conduttore,
finiranno nel tritacarne 855 persone. Prima di trasferirlo in carcere i militari lo ammanettano
come il peggiore dei criminali e
gli allestiscono una passerella
davanti a fotografi ed operatori
televisivi. Un evento mediatico,
disgustoso. Comincia il caso
Tortora, “vittima degli isterismi
e dei presappochismi dell’antimafia”. Con Tortora la giustizia
italiana fa un saldo indietro di
qualche secolo, coprendosi di
vergogna. Mostrando uno dei
suoi lati più bui. Meno di due
mesi dopo, è il 7 agosto, dalle
colonne del Corriere della Sera,
Sciascia interviene in modo perentorio sulla vicenda: “Il caso
Tortora è l’ennesima occasione
per ribadire la gravità e l’urgenza
del problema. Un mese fa, alla
televisione francese, ho dichiarato le mie perplessità e preoccupazioni relativamente alla massiccia operazione contro la camorra promossa dagli uffici giudiziari di Napoli e la mia personale convinzione che Tortora sia
innocente. Non mi chiedo: ‘E se
Tortora fosse innocente?’: sono
certo che lo è. Il fatto di conoscerlo personalmente e di stimarlo uomo intelligente e sensibile (non l’ho mai visto in televisione), può anche essere
considerato elemento secondario
e magari fuorviante; ma dal giorno del suo arresto io ho voluto
fare astrazione dal rapporto di
conoscenza e di stima e ho soltanto tenuto conto degli elementi
di colpevolezza che i giornali
venivano rilevando. Non ne ho
trovato uno solo che insinuasse
dubbio sulla sua innocenza”.
Arriva il mese di settembre: ecco
la prima lettera di Tortora – spedita dal carcere di Bergamo dopo l’arresto: “Caro Dottor Sciascia, sono Enzo Tortora. Ancora
chiuso in questo tunnel assurdo,
demenziale, basato sul niente.
Io spero lei abbia ricevuto, da
Regina Coeli, il mio commosso
telegramma di ringraziamento.
Lei ha visto, con occhi profetici,
la tremenda realtà che mi imprigiona. Enormità che farebbero
ridere un bambino vengono prese per oro colato, diffuse, pubblicizzate: può immaginare con
quale strazio, per me, misto a
disgusto profondissimo. Il 29,
a quanto pare, potrò rivedere
un giudice. E pare grossa concessione: dopo più di tre mesi
di galera”.
Nel settembre del 1985, la sentenza di primo grado. Tortora
viene condannato a 10 anni (prima di essere assolto con formula
piena in Appello, un anno dopo).
Prima dell’emissione del dispositivo, Sciascia torna a far sentire
la sua voce e la sua vicinanza. A
seguire, i ringraziamenti.
E’ una storia fantastica, all’insegna
del rispetto e della stima reciproca.
Un’amicizia leale, pura. Bella da
raccontare e da scrivere.
F.Co.
5
Venerdì 1 novembre 2013
Esteri
D E C I N E D I C O R P I G E T TAT I I N D U E F O S S E C O M U N I . M A Q U E S T I S C E M P I N O N F A N N O N O T I Z I A
In Siria un nuovo massacro di civili cristiani
VENGONO A GALLA LE PRIME VERITÀ
di Giuliano Castellino
onostante gli accordi internazionali e la tregua concordata
non cessano i massacri in
Siria. In questi giorni sono
stati rinvenuti in due distinte
fosse comuni i corpi di 45 civili cristiani,
inclusi donne e bambini, uccisi dalle
milizie islamiste.
Secondo il racconto di testimoni oculari,
molti dei civili sono stati uccisi
dai miliziani delle bande di al-Nusra e
Daash mentre cercavano di fuggire o
di mettersi in salvo. La città di Sadad risulta oggi distrutta e saccheggiata.
Un attacco non casuale, ma un chiaro
segnale sia al governo di Assad che al
suo alleato cristiano Putin: infatti Sadad
è un antico villaggio ortodosso che
conta 14 chiese e un monastero, icone
storiche e siti archeologici. Una cittadina
di 15.000 abitanti in maggioranza cristiani
siro-ortodossi, che finora era rimasta fuori dal conflitto,
ma da sempre fedele al governo.
“Quello avvenuto a Sadad è il più grave e ampio massacro
di cristiani avvenuto in Siria da due anni e mezzo” ha dichiarato con sdegno l’arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh. “Circa 2.500 famiglie sono fuggite da Sadad,
portando con sé solo i vestiti che avevano indosso, a
causa dell’irruzione dei gruppi armati e oggi sono
profughi sparsi in più città. Qui manca tutto: elettricità,
acqua e telefono. Tutte le case di Sadad sono state
derubate e le proprietà saccheggiate. Le chiese sono
danneggiate e dissacrate, private di libri antichi e arredi
preziosi, imbrattate di scritte contro il cristianesimo. Le
scuole, gli edifici governativi, gli edifici comunali sono
distrutti, insieme con l'ufficio postale, l'ospedale e la
clinica. Ai bambini di Sadad è stato rubato il futuro.
Ecco le incredibili torture
nella Corea comunista
N
ante volte abbiamo sentito parlare degli errori e degli orrori
del secolo scorso, che hanno
provocato milioni di morti. Dai Laogai
cinesi ai “bombardamenti umanitari”,
dagli aborti allo sterminio del popolo
Karen.
Ora torna alla ribalta la Corea del
Nord.
“Sono giudice da 35 anni e di casi
tristi che in qualche modo toccano il
cuore ne ho visti tanti, ma mai come
in questo caso. C’è stata più di una
testimonianza che mi ha fatto scoppiare in lacrime”. Queste le parole di
Michael Kirby, giudice in pensione a
capo della prima indagine mai realizzata
delle Nazioni Unite sulle violazioni dei
diritti umani nella “comunistissima”
Corea del Nord.
Il rapporto si basa sulle testimonianze
dirette di chi è riuscito a scappare
dalla dittatura rossa. L’Onu ha invitato
più volte anche le autorità del regime
ad ascoltare le testimonianze e a porre
domande ai disertori, ma non hanno
accettato. L’uscita del rapporto è prevista per marzo 2014.
Lo scenario che emerge è drammatico:
torture sistematiche, morti per mancanza di cibo, esecuzioni sommarie,
T
Molte case non potranno nemmeno essere ricostruite.
Quanto accaduto a Sadad – afferma – è il più grande
massacro dei cristiani in Siria e il secondo in tutto il
Medio Oriente, dopo quello nella Chiesa di Nostra
Signora della Salvezza in Iraq nel 2010”.
Ha concluso l’arcivescovo: “Abbiamo gridato soccorso
al mondo ma nessuno ci ha ascoltati. Dov'è la coscienza
cristiana? Dov'è la coscienza umana? Dove sono i miei
fratelli? Penso a tutte le persone sofferenti, oggi nel lutto
e nel disagio: ho un nodo alla gola e mi piange il cuore
per quanto è successo nella mia arcidiocesi. Quale sarà
il nostro futuro? Chiediamo a tutti di pregare per noi”.
Aggiungiamo noi: dove sono tutti i pacifisti? E tutti gli oppositori di Assad? E quelli che addirittura volevano bombardare la Siria e far cadere il legittimo governo siriano
e consegnarlo nelle mani dei ribelli di Al Qaeda?
trattamenti disumani nei gulag.
Il giudice Kirby , tra i casi più terribili
che l’hanno mosso fino alle lacrime,
racconta quello di una donna costretta
dagli aguzzini comunisti ad annegare
il proprio figlio.
Inoltre, si parla di bambini imprigionati
fin dalla nascita in campi di concentramento e morti di fame, oppure di
famiglie torturate solo per aver guardato in tv una soap opera straniera .
Kim Song-ju, disertore che ha testimoniato davanti alla corte, ha raccontato del tempo passato in un gulag:
“Le guardie nordcoreane ti dicono
che una volta entrato in prigione non
sei più un uomo, ma un animale”.
Non a caso sono circa 1.500 le persone
che ogni anno fuggono dalla Corea
del Nord.
Sarebbe bello che i nostri studenti, i
nostri ragazzi, i nostri figli conoscessero anche queste di storie, tra l’altro
di loro coetanei, che vivono nel loro
stesso tempo, ma in un posto della
terra sbagliato.
Ma purtroppo quando ad uccidere,
massacrare, torturare è una “mano
rossa” ancora si fa troppa fatica a
condannare.
G.Cast.
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Venerdì 1 novembre 2013
Storia
Dal 25 luglio ’43 al 28 aprile ’45: i giorni di passione della donna che sopravvisse al Duce e al Fascismo
La dignità nel dolore di Donna Rachele
“Forse noi due non ci rivedremo più … ti chiedo perdono di tutto il male che involontariamente ti ho fatto”
di Emma Moriconi
la notte del 25
luglio. Quando
Benito arriva a
casa sono le
quattro del mattino: “Racconterò tutto al
Re” dice, “non me la sento
di continuare senza che
il Re sappia quello che
accade …”. Rachele
esplode: “Un fessone, sei!
Un povero fessone!”.
Il mattino successivo il
Duce chiede alla moglie
l’abito nero. Puntoni lo ha
avvertito che il Re lo riceverà in borghese. “Ti vogliono vestito in quel
modo perché è più facile
arrestarti così che in uniforme”. Lui si fida di Vittorio Emanuele: “Anche
tu fai i romanzi gialli” dice
alla moglie. “Non andare dal Re,
Benito!” si accora Rachele. Mentre
il Duce ascolta le parole della moglie, un’ambulanza fa il giro di Villa
Savoia: è il mezzo destinato a trasferire il prigioniero Mussolini.
Sono le 16. Alle 20 un funzionario
telefona a Villa Torlonia: “Il Duce è
stato arrestato”, si sente dire Rachele
dall’altro capo del filo.
Dopo qualche giorno arriva una
lettera: Badoglio vuole che sia Ra-
È
Rachele Mussolini al confino di Ischia, con i figli Annamaria e Romano
chele a mandare da mangiare per
il Duce. “Non ha lavorato abbastanza in tutti questi anni, perché
gli diano almeno da mangiare?”
risponde, delusa da un Paese ingrato e traditore. “In venti anni di
lavoro Mussolini ha rinunciato a
titoli e prebende - urla, fuori di sé
- ha regalato quanto gli veniva offerto dagli italiani e dagli stranieri.
Che ora Badoglio, carico di milioni
guadagnati con il Regime, gli neghi
un pezzo di pane, supera ogni limite!”.
Manda al marito del cibo, insieme
a un libro, “Vita di Cristo”. Benito
lo legge ogni giorno, a Ponza. Lo
lascerà in dono al parroco dell’isola
quando se ne andrà per essere
trasferito.
Nel 1946 Rachele racconterà: “Un
giorno, mentre portavo da mangiare
alle galline, arrivano dei soldati
che non sanno chi sono, mi do-
mandano se possono
vedere la casa di Mussolini, tanto ormai, dicevano, non c’è più nessuno. Vanno dentro, si
fanno molte meraviglie
perché credevano di
trovarci le magnificenze,
uno si ferma davanti a
un ritratto di Bruno …
mi domanda se sono di
casa. ‘sì, abbastanza’
dico. ‘Abbiamo fatto dice lui - le elementari
insieme a Milano. Lo conoscevate bene?’. ‘Sono
la madre’ dico”.
Rachele dovrà aspettare
il 12 settembre per apprendere da un ufficiale
della Wehrmacht che il
marito è libero e sta volando verso Vienna. Il
giorno successivo il
Duce riabbraccia la sua
famiglia: “Cosa hai intenzione di
fare?” gli chiede Rachele. “Sono
sempre deciso a non abbandonare
la mia linea di condotta e a fare tutto
quello che sarà ancora possibile
per la salvezza del popolo italiano”.
Rachele è concreta, come sempre:
“Credi che ne valga la pena?”. Benito, come sempre, è appassionato:
“So che forse mi costerà la vita, ma
terrò fede alla parola data”.
Il 18 aprile 1945, mentre sta per
spostarsi a Milano, Benito dice a
Rachele: “Ci rivedremo presto, prestissimo …”. È l’ultima volta che la
signora Mussolini vede suo marito.
Il 24 le scrive: “ … eccomi giunto
all’ultima fase della mia vita …
forse noi due non ci rivedremo più
… ti chiedo perdono di tutto il male
che involontariamente ti ho fatto”.
L’ultima telefonata è delle 23,30
del 25: “Io seguo il mio destino,
ma tu devi mettere in salvo i ragazzi
… la tua vita poteva essere così
serena senza di me …”.
“Resto inebetita all’apparecchio racconterà Rachele - sento l’altro
microfono posarsi lentamente, come
a interrompere il colloquio facendo
il meno male possibile … mi sembra impossibile che tutto debba finire così”.
29 aprile: L’Avanti!, edizione straordinaria. “So’ tutti morti” urlano gli
strilloni a Roma. A Como, in una
cella del carcere femminile, Rachele
affronta il dolore con volto immobile.
“E voi? Non piangete?” le dice una
detenuta, mentre da lontano arrivano
scariche di mitra. Non sa con chi
sta parlando. Non la riconosce, del
resto la figura di Rachele è sempre
stata discretamente in ombra. “Non
avete lasciato nessuno, voi?” continua
la sconosciuta. Rachele non risponde.
È la forza d’animo, anche nel dolore,
della moglie del Duce, la signora
Mussolini.
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Venerdì 1 novembre 2013
Anniversari
IL FERREO PROPOSITO DI VINCERE, DOPO LA DISFATTA DI CAPORETTO, PORTA L’ITALIA AL SUCCESSO. LA VITTORIA, PERÒ, È “MUTILATA”
Vittorio Veneto, il Piave e la volontà di riscossa
“I resti di uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”
LA LEGGENDA DEL PIAVE
di Emma Moriconi
opo Caporetto sembrava finita. Il morale a terra e la piega che avevano
preso gli eventi bellici non lasciavano
presagire nulla di buono. Ma gli Italiani
sono un popolo fiero, che nelle difficoltà, storicamente, ritrova se stesso. E così quella
che sembrava una catastrofe, nel raggio di
pochi mesi diventa una ferrea volontà di riscossa.
Il 21 marzo 1918 inizia la grande offensiva
tedesca in Occidente: 62 divisioni con oltre
seimila cannoni sono al fronte. Il 27 maggio
due armate tedesche con quattromila cannoni
sfondano le linee francesi e avanzano fino
alla Marna. L’Italia, durante queste operazioni,
rimane quasi inerte, concentrata a ricostruire
il ricostruibile. A giugno le divisioni di fanteria
diventano cinquanta, tre sono quelle di cavalleria, mentre due divisioni combattono in
Albania, una in Macedonia e due in Francia.
Il 15 giugno l’esercito nemico conta quarantanove divisioni di fanteria e sette di cavalleria,
diecimila mitragliatrici contro le diciassettemila
italiane. Alle tre del mattino di quel giorno
l’Austria attacca al Garda, entro il tramonto è
sconfitta. Migliore fortuna ha sul Grappa, ma
l’Italia già al secondo giorno recupera. L’Austria occupa il Montello, il 23 giugno già
viene ricacciata indietro. Contemporaneamente le truppe austriache ripiegano anche
sul Piave. Il bilancio di quei pochi giorni di
guerra è drammatico, da entrambe le parti:
90.000 uomini fuori combattimento per l’Italia,
di cui 15.000 morti, 33.000 feriti e 42.000
prigionieri. 120.000 per l’Austria, di cui 22.000
morti, 73.000 feriti e 25.000 prigionieri.
Il 15 luglio, sulla Marna, i tedeschi si spingono
per 20 km a sud, il 18 si scatena la controffensiva
franco-americana che fa ritirare i tedeschi.
L’8 agosto gli inglesi attaccano ad Amiens
sfondando la linea tedesca. Il 29 settembre
c’è la resa della Bulgaria. Mentre il mondo
brucia, il 24 ottobre parte l’offensiva italiana
sul Grappa, il 28 due armate passano il Piave,
il 29 l’Italia entra a Conegliano, la sera a
Vittorio Veneto. Il 30 viene raggiunta Sacile, il
31 Feltre. Le truppe italiane entrano a Rovereto
il 1 novembre, nello stesso giorno viene liberata
Il Piave mormorava,
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera...
D
Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti!
S'udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero,
il Piave mormorò:
«Non passa lo straniero!»
La brigata Cremona passa il Piave dopo la battaglia di Vittorio Veneto
Belluno, il 2 cade Udine, il 3 i cavalleggeri di
Alessandria, gli alpini del IV gruppo e il XXIX
reparto d’assalto entrano a Trento. Nel pomeriggio dello stesso giorno il cacciatorpediniere
“Audace” attracca a Trieste. Sul castello di
San Giusto viene issato il Tricolore. Alle 18 a
Villa Giusti viene firmato l’armistizio, che entra
in vigore il giorno successivo, il 4 novembre.
L’Austria porta a casa un bollettino di guerra
catastrofico: 300.000 prigionieri e 5.000 cannoni
perduti. La minaccia austro-ungarica è sepolta.
Con queste parole Diaz redige il bollettino di
guerra n. 1268, quello della vittoria: “La guerra
contro l'Austria Ungheria, che sotto l'alta guida
di S.M. il Re, Duce Supremo, l'esercito italiano
inferiore per numero e per mezzi iniziò il 24
maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace
valore condusse ininterrotta ed asprissima
per 41 mesi, è vinta. I resti di quello che fu
uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono
in disordine e senza speranza le valli che
avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.
La vittoria, però, è “mutilata”: quando l’Austria
chiede l’armistizio, le truppe italiane hanno
varcato il Piave di qualche centinaio di metri.
Lontane da Vienna. Troppo. Al tavolo della
Una postazione di mitraglieri sul fronte del Grappa
pace che segue, all’Italia gli alleati concederanno solo poche briciole. I giovani eroi che
hanno combattuto al fronte tornano a casa
senza trionfi, e anzi con la sensazione di
essere disprezzati. Mentre negli altri Paesi i
soldati sono accolti con orgoglio ed affetto, in
Italia essi sono visti con ostilità. I genitori che
hanno perso i figli in battaglia, le mogli rimaste
vedove, i figli rimasti orfani appuntano sulle
divise dei sopravvissuti quasi un’onta, invece
di un merito. Quasi personificassero, con la
loro persistenza in vita, i loro gravi lutti. E poi
i problemi economici che sfoceranno nella
grande crisi del 1921, la riconversione di
uomini e mezzi da strumenti di guerra a impiegati di pace, una situazione insomma gravemente compromessa e difficile a cui solo
Benito Mussolini con il Fascismo riuscirà a
porre rimedio.
Nel 1918 l’Italia, sebbene vittoriosa, è sempre
la “grande proletaria”, che al tavolo delle trattative è trattata come una mascotte. Purtuttavia,
e questa è la vera vittoria, la Penisola annienta
per sempre lo spettro della dominazione austro-ungarica.
Nel primo dopoguerra stanno infatti le radici
del Secondo Conflitto Mondiale, che non si
può aggettivare se non con il termine “necessario”. Drammaticamente necessario, nel
senso che esplode senza che vi sia alcun
modo di evitarlo. E, sebbene questa sia un’altra
storia, le sue radici vanno ricercate nel vissuto
antecedente, per l’Italia come pure per la
Germania.
I fatti di quei giorni vittoriosi del 1918 restano
comunque come alcune delle stelle più luminose nel firmamento della storia d’Italia. Poche
cose rendono l’idea dell’eroismo e delle passioni di quell’autunno del 1918 come la canzone
“La leggenda del Piave”, di Ermete Giovanni
Gaeta, in arte E. A. Mario, che diverrà uno
dei maggiori autori del Ventennio fascista.
Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti!
S'udiva allor, dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorio de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò:
«Ritorna lo straniero!»
E ritornò il nemico;
per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora...
«No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti,
«Mai più il nemico faccia un passo avanti!»
Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combatteron l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
«Indietro va', straniero!»
Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento...
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...
Infranse, alfin, l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi... Libere le sponde...
E tacque il Piave: si placaron l'onde...
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!
Il cacciatorpediniere Audace nel porto di Trieste
8
Venerdì 1 novembre 2013
Da Roma e dal Lazio
A N C O R A U N A V O LTA R O M A P A G A I L P R E Z Z O P I Ù C A R O P E R G L I E C C E S S I D E I M A N I F E S TA N T I
Il centro ostaggio degli scontri
Continue provocazioni dei “movimenti per la casa”, alla fine gli agenti
reagiscono: i dimostranti in fuga travolgono anche i turisti. Sedici feriti
di Bruno Rossi
autunno si scalda. E Roma è
l’epicentro dell’alta pressione,
anzi dell’alta tensione. Altissima.
Dopo la “acampada” insieme a
No Tav e antagonisti, ieri i movimenti per la casa (spalleggiati dai “rifugiati”)
hanno dato vita ad una giornata di “assedio”
che ha raggiunto punte di violenza superiori
a quelle di dieci giorni prima. L’occasione
era fornita dalla conferenza unificata straordinaria convocata con l’obiettivo di definire un
decreto sulle politiche abitative. Ragion per
cui, il centro di Roma è stato presidiato dagli
agenti, che hanno però faticato a fronteggiare
una manifestazione a macchia d’olio e le numerose provocazioni delle quali i manifestanti
l’hanno punteggiata.
I primi tafferugli sono scoppiati davanti piazza
Colonna, a pochi metri dalla sede del governo,
con il lancio di bulloni, uova, bottiglie all’indirizzo del cordone di sicurezza predisposto
dalla forze dell’ordine. L’assedio è poi ricom-
L’
parso anche a via del Tritone, nei pressi della
sede del Ministero degli Affari Regionali, in
via della Stamperia, dove erano riuniti sindaci
e governatori di regione per discutere del
piano abitativo. A piazza Poli il contatto: i manifestanti fronteggiavano polizia e carabinieri,
le loro cariche cadenzano il passare dei minuti.
Complice l’atteggiamento estremamente difensivo delle forze dell’ordine un gruppetto
di uomini a volto coperto assaltava un blindato,
saliva sul tetto e di qui bersagliava gli agenti.
Subito dopo la scena si è “arricchita” di un
lancio di fumogeni e bombe carta all’indirizzo
dei cordoni: la risposta stavolta c’è stata, con
un lancio di lacrimogeni che ha avuto l’effetto
immediato di “smaterializzare” gli aggressori.
Era il fuggi fuggi tra i vicoli della capitale,
dove aspiranti “black bloc” facevano sparire
i travisamenti, famiglie di immigrati cercavano
vie di fuga e i turisti, desiderosi solo di godere
della tiepida giornata autunnale e delle bellezze
di Roma, venivano travolti dalle persone in
fuga. Sul luogo restavano così immagini “pittoresche”, come quelle dei cassonetti rovesciati,
alcuni con principi d’incendio.
La zona intorno alla Fontana di Trevi è stata
ancora a lungo ostaggio dei rivoltosi, in via
dei Crociferi c’è stata tensione addirittura tra
alcuni manifestanti e i negozianti, costretti ad
abbassare le serrande. Chiusa anche la Galleria Colonna, la situazione è pian piano
tornata alla calma.
Il bilancio finale, con la sensazione che sia
solo parziale, parla di sedici feriti, tra cui due
donne (una immigrata) e quattro carabinieri.
Finisce qui? Mica tanto. Per il 9 e il10 novembre
i “movimenti” si sono già prenotati. Avvertite
i turisti.
INTERROGAZIONE IN REGIONE DI STORACE
LA PROPOSTA PRESTO IN CONSIGLIO COMUNALE
“Ceccano: pronto soccorso da ripristinare”
Bevande nelle edicole, insorgono i negozianti
stata presentata dal vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Francesco Storace,
una mozione che impegna il Presidente
della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, a prendere
in considerazione l'ipotesi di ripristinare il Pronto
Soccorso di Ceccano così da ridurre drasticamente
il congestionamento dello Spaziani.
“L'Ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone ed in
particolare il suo Pronto Soccorso - si legge
nella mozione - versa in una situazione sempre
più critica, con un afflusso di pazienti che aumenta
in misura esponenziale di giorno in giorno, di
gran lunga superiore alla capacità di accoglienza
della struttura. Troppo spesso ormai si assiste a
scene di persone bisognose accatastate, parcheggiate lungo i corridoi, in spazi comuni angusti
e senza la minima privacy; si rivelano troppo
pochi i posti letto a disposizione nel reparto di
osservazione breve, adiacente a quello del Pronto
Soccorso, dove, di solito, stazionano i pazienti in
attesa che si liberi un posto letto nel reparto di
competenza. Anche il personale scarseggia e per
questa ragione spesso si potrebbe trovare al
È
limite della lucidità nel rispondere alle richieste
dell'utenza, con soli 3 medici sui 4 previsti, e 7
infermieri costretti a dar fondo alla propria abnegazione, sotto pressione per ore e a fare lo slalom
tra le barelle. Il 28 ottobre - continua - si è
tenuto un summit alla presenza di numerose autorità: dalla tavola rotonda è emersa la volontà di
un radicale cambiamento e all'evento ne seguirà
presto un altro che verrà esteso ad altri importanti
interlocutori come il commissario ad acta per la
sanità Zingaretti”.
Insomma il processo è avviato per far sì che la
scure dei tagli non si abbatta su servizi essenziali.
Intanto, però, la richiesta di un segnale immediato
e concreto. “Il Consiglio Regionale del Lazio- si
legge nella parte finale della mozione presentata
da Storace - impegna il Presidente della Regione
Lazio a prendere in considerazione l'ipotesi di ripristinare il Pronto Soccorso di Ceccano che risponderebbe ad un'utenza di 70-80 mila persone
e contribuirebbe concretamente a ridurre drasticamente il congestionamento dello Spaziani”.
Valter Brogino
arà perché di giornali se ne vendono sempre
meno, sarà la crisi che coinvolge ogni settore,
ma l'amministrazione capitolina ha deciso di
intervenire in salvataggio delle 'povere' edicole della
Capitale. A breve questi esercizi commerciali, oltre a
quotidiani e riviste, potranno somministrare anche
bevande e prodotti alimentari preconfezionati. Dopo
mesi di buio totale, quindi, l'Assemblea comunale si
appresta a varare il solito provvedimento che accontenta 'uno' e scontenta molti. Sul piede di guerra
sono infatti inevitabilmente (e comprensibilmente)
scattati gli esercenti alimentari, soprattutto bar e gelaterie. “Apprendiamo con stupore e rammarico che
l'Assemblea Capitolina dopo mesi di stallo, ha deciso
di dare la possibilità alle edicole di poter vendere
prodotti alimentari preconfezionati. Una scelta alquanto
discutibile che avrebbe dovuto almeno passare attraverso un confronto con le associazioni di categoria
che attendevano una convocazione come era stato
promesso dall'Assessore Marta Leonori durante la
nostra 69ma Assemblea''. È quanto afferma, in una
nota, il segretario dell'Associazione esercenti bar e
gelaterie di Roma e Provincia, Claudio Pica.
S
Il provvedimento rientra in un quadro più generale
che dovrebbe riguardare l'attuazione da parte del
Comune di Roma di un emendamento del decreto
Cultura della Camera, che prevede la lotta al commercio
abusivo intorno alle aree di pregio e anche la ricollocazione dei camion bar. Normative che la Leonori, si
sta guardando bene dall'attuare, forse intimorita
dalla 'guerra' annunciata dalla famiglia Tredicine. E
così per sondare il terreno ecco partorita questa
nuova delibera.
Continua il Comitato: “apprendiamo dai mezzi di informazione che per sanare il Bilancio Capitolino,
arriverà un assurdo incremento sulle aliquote (che
andrà a penalizzare i consumi) e questa decisione di
poter vendere nelle edicole prodotti alimentari preconfezionati. Potranno vendere anche gelato preconfezionato di note marche? E il magazzino e i
controlli igienici? Potranno vendere anche birre e liquori? Questo certo andrebbe ad aggravare il lato
meno positivo della cosiddetta 'movida'. Auspichiamo
che il Sindaco e l'intera Giunta possano rimediare a
questo grave errore dell'Assemblea Capitolina''.
Ugo Cataluddi
S U L TA V O L O D E L P R I M O C I T TA D I N O L A P R O P O S TA D I D E M O L I R E V I A D E I F O R I I M P E R I A L I
Il sindaco Marino emula la furia talebana
di Alessio Aschelter
l prezzo che la capitale d’Italia ha pagato, da via Rasella a piazza Gondar,
all’antifascismo militante è stato pesantissimo. Quella ferocia, che continua
a manifestarsi con pestaggi ed aggressioni, non ha per fortuna raggiunto i
livelli di un tempo. Eppure c’è chi continua a richiamarsi a quei cosiddetti
valori che, solo nella loro parte più residuale ed ininfluente, hanno coinciso
con la libertà. Il soggetto politico che
ha egemonizzato quell’area politico militare infatti, è stato il Pci la cui ideologia
era incompatibile con ogni forma di
pluralismo. Gli attuali vertici capitolini,
che si richiamano a quella esperienza,
hanno rispolverato convinzioni che,
giova rammentarlo, si fondano, anziché
su un principio propositivo, su un pre-
I
fisso (anti) apertamente conflittuale.
Le ragioni che li inducono a sostenere
quelle posizioni, malgrado esse siano
venute meno da “appena” settant’anni,
si spiegano anche alla luce del fatto
che le realizzazioni del regime appartengono al tessuto identitario della città.
Una realtà che l’equipe del chirurgo
ascesa al Campidoglio intende sovvertire
con invasata ostinazione.
Si è quindi passati dalla violenza nei
confronti delle persone, adulti o adolescenti che fossero, alla demolizione
contro le opere. Vittorio Vidotto, docente
di storia contemporanea presso la facoltà
di “Lettere e Filosofia” de “la Sapienza”,
con pregevole coraggio culturale lo
scorso agosto, interpellato dal “Corriere
della Sera”, ha tuonato contro l’antifascismo urbanistico della giunta Marino.
Sindaco che, peraltro, il professore mi-
lanese residente in Roma, ha votato.
La sua onestà intellettuale tuttavia, non
gli ha impedito di ammonire che la pedonalizzazione sarebbe stata l’anticamera
dell’attuazione di un utopistico disegno,
già immaginato da Antonio Cederna,
che avrebbe mirato a trasformare i fori
in un parco archeologico. Il rischio, ha
preconizzato lo storico, è di cancellare
una delle «vere grandi idee urbanistiche
dell'epoca, un luogo fortemente connotato e molto legato alla nostra memoria». Uno spazio anche simbolico
che l’antifascismo iconoclasta si accinge,
dopo oltre otto decenni, a distruggere,
emulando la furia talebana scatenatasi,
nel marzo 2001, sulle statue dei due
Buddha che sorgevano nella valle di
Bamyan, in Afghanistan.
I timori avanzati da Vidotto, date le
ultime pieghe prese dalla vicenda, sono
purtroppo fondati. Comune e stato procedono a ritmi serrati. Una terna di
esperti si accinge a trovare il modo di
rimuovere il vincolo che la Soprintendenza aveva posto nel 2002, grazie ad
una preziosa relazione del professor
Giorgio Ciucci, per tutelare l’area che
si estende tra piazza Venezia e il Colosseo. Al pool di giuristi, il ministro Bray
ha deciso di affiancare un gruppo di
tecnici nominato per sfigurare uno dei
tratti più affascinanti della città eterna,
dove aspetti funzionali e motivi solenni
caratterizzano, per dirla con Emilio Gentile, il “fascismo di pietra”. Solo la
lucidità di alcuni esponenti del mondo
accademico e il buon senso popolare,
che raccoglie la contrarietà al progetto
dei residenti, possono ancora fermare
le ruspe mobilitate da un paludoso antifascismo.
9
Venerdì 1 novembre 2013
IL CASO DI BREMBATE DI SOPRA
Ora è ufficiale: Guerinoni
è il padre del killer di Yara
Arriva la conferma della analisi scientifiche
Intanto si cerca la madre di quel ‘figlio illegittimo’
nnesima conferma sull’identità dell’assassino
di Yara Gambirasio, la
13enne di Brembate Sopra,
trovata morta il 21 febbraio
2010 in un campo a Chignolo
d’Isola. Le analisi del Dna arrivate in questi giorni hanno
confermato che l’omicida sarebbe il figlio illegittimo avuto
negli anni Sessanta da Giuseppe Guerinoni, l’uomo originario di Gorno (Bergamo),
morto nel 1999 a 61 anni. La
conferma scientifica arriva
proprio dai prelievi fatti dall’antropologa forense Cristina
Cattaneo su un femore del
corpo dell’autista bergamasco,
riesumato su richiesta degli
inquirenti, che sono stati confrontati con le tracce di sangue
trovate sui vestiti della ragazzina. L’assassino di Yara si
sarebbe infatti ferito con un
coltellino con cui avrebbe cercato di tagliare gli slip della
piccola: poche gocce, ritrovate
dagli inquirenti, che confermano la pista battuta dagli
inquirenti.
Il cadavere di Guerinoni era
stato riesumato dal cimitero
di Gorno, su disposizione della
procura di Bergamo, il 7 marzo. Già gli esami degli esperti
dell’Università di Roma Tor
Vergata avevano fornito una
prima conferma della pater-
E
nità, confrontando tracce di
saliva di Guerinoni con il campione genetico trovata sugli
slip di 13enne.
Il reale colpevole dell’omicidio
non è però ancora conosciuto
dagli inquirenti ed è per questo che è stato ribattezzato
come ‘Ignoto 1’, solo grazie
al dna che era già stato prelevato da un francobollo su
una cartolina e dalla marca
da bollo della patente gli inquirenti hanno avuto conferma
che evidentemente Guerinoni
ha avuto un figlio mai riconosciuto la cui identità non è
conosciuta nemmeno dalla
“famiglia ufficiale”. La donna
che in passato ha avuto una
relazione con l’autista di Giorno non è però mai stata rintracciata e non si può escludere che nel frattempo anche
lei possa essere morta, ma
c’è il dovere di continuare.
Per questo gli inquirenti inizieranno a breve il prelievo
di campioni genetici dalle circa
700 donne della provincia di
Bergamo che tra gli anni Sessanta e il 1998 andavano alle
terme di Salice, dove anche
Guerinoni era solito recarsi
in villeggiatura. Lì potrebbe
aver incontrato una donna
dalla quale ha avuto un figlio,
l’assassino di Yara.
Barbara Fruch
Dall’Italia
IL GIALLO DI PERUGIA – LA NUOVA PERIZIA DEL RIS
DELITTO DI GARLASCO
Sul coltello il dna di Amanda,
manca però quello di Meredith
Un risultato che rafforza la tesi della difesa. Secondo
i legali è la riprova che l’oggetto “non è l’arma del delitto”
n punto in più a favore della
difesa. La nuova perizia
svolta dai carabinieri del
Ris sul coltello da cucina
che l’accusa ritiene sia l’arma usata
per uccidere Meredith Kercher, se
da una parte stabilisce che le tracce
rinvenute sono di Amanda Knox ,
dall’altra non riscontra alcuna presenza del codice genetico della
vittima. Si delinea così la battaglia
che avverrà nell’aula della corte
d’assise di appello di Firenze mercoledì prossimo. “La valutazione
complessiva delle risultanze interpretative
poste in essere - scrivono dal Ris nelle conclusioni delle 91 pagine stilate e depositate
ieri - consente di supportare in maniera estremamente significativa l’ipotesi che materiale
genetico di Amanda Knox sia presente nella
traccia I”. In quella traccia, prelevata nella
parte di lama vicina al manico, i periti hanno
rilevato “la presenza di una quantità estremamente esigua di materiale genetico derivante dal contributo di uno o più soggetti
femminili che ha portato a ritenere il campione
in analisi in condizioni analitiche complesse”.
La fase successiva ha consentito di ottenere
profili genetici “in gran parte sovrapponibili
tra loro e, nel complesso, idonei per confronti”.
Per ogni soggetto indicato nell’incarico peritale
stilato dalla corte d’assise di appello è stata,
quindi, “effettuata la comparazione con gli
esiti ottenuti dal campione I”. L’esito della
comparazione, si legge nella perizia, “ha
permesso di escludere l’ipotesi che materiale
U
genetico di Meredith Kercher, Rudy Guede
e Raffaele Sollecito sia presente nella traccia
I”.
Non riscontrando la presenza di tracce genetiche di Meredith Kercher, la nuova perizia
rafforza così le tesi delle difese. “Questa
perizia esclude categoricamente che il coltello
sia l’arma del delitto – ha annunciato Giulia
Bongiorno, l’avvocato di Sollecito – l’ennesima
prova che non c’è alcun collegamento tra
Raffaele e l’omicidio di Meredith Kercher,
dopo la perizia sul gancetto del reggiseno
che aveva escluso anche in quel caso la presenza del Dna di Sollecito”. Di diverso avviso
i legali della famiglia Kercher. Per l’avvocato
Francesco Maresca la perizia conferma quello
che era stato ufficiosamente anticipato e cioè
che è stato provato che il coltello è stato
usato dalla Knox “e tale elemento, valutato
insieme a quelli già presenti, permette di
ipotizzare la responsabilità degli imputati”.
Carlotta Bravo
NEGAZIONISMO
Per la Cassazione:
“Stasi non convince”,
verificare gli alibi
ccorre una “rilettura e rivisitazione” di tutti gli indizi
a carico di Alberto Stasi. È
quanto scrivono i giudici della
prima sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della
sentenza con la quale, ad aprile,
è stata annullata l’assoluzione di
Stati per l’omicidio di Chiara
Poggi. Per la Corte Suprema il
verdetto emesso dalla Corte di
Assise di Milano, il 6 dicembre
2011, segue uno “scorretto percorso metodologico”, per questo
ha ordinato un nuovo processo
d’appello, che dovrà seguire un
“corretto e compiuto percorso
metodologico, criteri di valutazione
della prova indiziaria, svolgendo
una nuova verifica delle richieste
istruttorie e assumendo eventuali
prove ritenute rilevanti per la decisione”. Secondo i giudici non
sono stati valutati bene tutti gli
indizi e la Corte d’Appello ha
usato “un approccio non coerente
ai principi della prova indiziaria”,
seguendo un percorso metodologico “non corretto nella lettura
dei dati probatori acquisiti”. Le
toghe precisano inoltre che è
avvenuta una “sottovalutazione
delle incongruenze del racconto
di Stasi”, riferendosi alle omissioni
“narrative” del giorno in cui è avvenuto l’omicidio, “alle sue telefonate e al sistema di allarme” e
“di ricostruzioni contraddittorie
e non lineari”. Insomma il caso
di Garlasco si riapre e sul banco
degli inputati compare sempre
lui: Alberto Stasi.
C.B.
O
RE S ANA - L A S CE LTA
Terni: profanata la targa Partecipò alla messa di Priebke
di via Vittime delle foibe ora rischia la poltrona da Sindaco
Il Movimento Irredentista: “A settant’anni dalla pulizia etnica
contro gli italiani, c’è ancora chi infanga la memoria”
E
nnesimo atto criminale contro la verità storica a Terni. Alcune notti fa
una mano sconosciuta e negazionista
ha sporcato di vernice bianca la targa toponomastica che la cittadina umbra lo
scorso 14 marzo ha dedicato alle Vittime
delle foibe. Nel cancellare la parola “vittime”, quasi a voler inneggiare allo sterminio
di italiani nelle cavità carsiche, gli autori
del gesto si sono dimostrati ancora una
volta incapaci non solo e non tanto di conoscere e comprendere, quanto e forse
soprattutto di rispettare quella che è - o
almeno dovrebbe essere – una tragedia
storicamente provata. Che riguarda non
solo le vittime e le loro famiglie, ma anche
tutto il resto degli italiani.
Purtroppo non è sempre così.
Sebbene infatti sia attualmente in vigore una legge che
promuove e tutela le attività
di ricordo e difesa della cultura e storia giuliano – dalmata, le iniziative in tal senso
sono quasi sempre organizzate e gestite da volontari.
Senza alcun supporto né appoggio di alcun tipo da parte
delle istituzioni.
“In più – fa notare il Movimento Irredentista Italiano in
un comunicato di denuncia
dell’episodio – si tende a fare
un utilizzo sempre più largo
della denominazione ‘vittime’ in luogo di
‘martiri’: un subdolo artificio per pulirsi la
coscienza senza dover ammettere la completa verità. Purtroppo, a distanza di 70
anni dall’inizio dei massacri delle foibe e
della pulizia etnica contro gli italiani di
Istria, Fiume, Dalmazia, Trieste e Gorizia,
ci sono ancora larghe fasce negazioniste
ed estremiste, che insultano la memoria
dei nostri martiri e imbrattano i monumenti.
Noi – concludono – continueremo ad opporci con tutte le nostre forze a questa deriva negazionista, a questi rigurgiti antinazionali che continuano a sputare veleno e
falsità contro una delle pagine più tragiche
della nostra storia patria”.
Cristina Di Giorgi
Maggioranza e minoranza contro Mazzorato, che si difende:
“La vera guerra da combattere è quella economica”
iunta e maggioranza attaccano il sindaco di Resana (Treviso), Loris
Mazzorato, per la sua partecipazione alla cerimonia funebre in suffragio di Erik
Priebke, officiata dal sacerdote
lefebvriano don Floriano Abrahamowicz. “I consiglieri e gli
assessori hanno presentato in
blocco le dimissioni – ha dichiarato il sindaco leghista
all’Adn Kronos - vuol dire che
i cittadini hanno scelto una
classe politica che invece di
combattere per difenderli preferisce far pagare loro delle
tasse così alte e insopportabili.
Io comunque, non torno indietro, non mi pento, ed anzi
lo rifarei oggi stesso, perché
non c'è dubbio che noi amministratori siamo obbligati
ad eseguire degli ordini che
ci vengono imposti dallo Stato,
così come in tempo di guerra
i generali erano obbligati ad
eseguire degli ordini dall’alto”.
E, così ieri, per protesta, a
Resana è andata in scena la
rinuncia all’incarico di assessori e consiglieri, che sancisce
la fine anticipata del mandato
del primo cittadino, aprendo
G
Loris Mazzorato
la strada al commissariamento
da qui alle elezioni amministrative di primavera. Giunge
così alla fine una lunga fase
di stallo iniziata con la partecipazione di Mazzorato alla
cerimonia funebre per il capitano nazista Erich Priebke,
subito condannata dalla maggioranza oltre che dalla minoranza. “Non c’è differenza
tra ieri e oggi - spiega il sindaco del comune trevigiano
- ieri era una guerra combattuta con le armi, oggi combattiamo una guerra econo-
mica, ma siamo entrambi ‘carnefici’, e io non voglio più essere un carnefice che fa chiudere aziende, che mette sul
lastrico famiglie e imprenditori
perché devo fare pagare delle
tasse che, non lo dico io, ma
la Corte Europea, sono arrivare a livelli insopportabili”.
Evidentemente però qualche
politico preferisce fare i conti
con una ‘storia passata’ invece
di cercare di risolvere quelli
che sono i problemi attuali
del Paese.
Miriana Markovic
10
Venerdì 1 novembre 2013
PALERMO - LA BANDA SENZA SCRUPOLI
Scoperta organizzazione
che sequestrava bimbi
Le vittime erano piccoli contesi tra genitori separati
In manette anche Larysa Moskalenko, ex olimpionica
Dall’Italia
VENEZIA: VIA AL PROGETTO “A PROPOSITO DI GENERE”, CHE COINVOLGE SCUOLE MATERNE ED ELEMENTARI
Tutor e controllori per i maestri:
attenti a come parlate dei gay
Scopo dell’iniziativa è “promuovere un’educazione oltre gli stereotipi,
acquisendo la capacità di coglierli e di andare oltre”
nsegnamento assistito.
Sembra un’esagerazione, ed invece è l’ennesima trovata che la lobby omosessuale ha messo in
atto per diffondere, anche tra
i più piccoli, un modo di pensare che rischia di tradursi
in una discriminazione al contrario.
I bambini vanno educati ed
abituati a pensare (o non pensare) in un certo modo fin da
piccoli. Ed è a scuola che ricevono, nella fase più importante della loro crescita, l’imprinting che determina il tipo
di persone che diventeranno.
La scuola diventa dunque uno
importante scenario di integrazione e un luogo principe
per sconfiggere la tanto sbandierata
omofobia. In prima linea su questo tipo
di prospettiva sembrano esserci gli istituti
materni ed elementari di Venezia, nei
quali gli insegnanti saranno affiancati
da controllori chiamati a correggere le
espressioni ritenute “discriminatorie”.
Tale progetto, organizzato dall’Ufficio
scolastico territoriale della città lagunare
in collaborazione con la Commissione
provinciale delle Pari opportunità, ha lo
scopo di “promuovere un’educazione
oltre gli stereotipi di genere, acquisendo
la capacità di coglierli e saper andare
I
na vita umana può avere
un prezzo: duecento mila
euro. È questa infatti la
cifra richiesta da una organizzazione criminale internazionale
che si “premurava di recuperare”
i bambino contesi tra genitori
separati. La banda, con sede in
Sicilia, operava in diversi Paesi
del mondo tra cui Tunisia, Cipro,
Egitto, Libano.
Un vero lavoro di pianificazione,
organizzazione ed esecuzione
per sequestri di persona che
presupponevano spesso anche
l’uso della violenza.
A sventare l’attività della cosca
i carabinieri di Carini, supportati
da quelli del gruppo di Palermo
e dei comandi provinciali di Brescia e Trapani che hanno eseguito diverse ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP
di Palermo su richiesta dalla
Dda(direzione distrettuale anti-
U
mafia) della città sicula: i reati
contestati sono quelli di associazione a delinquere finalizzata
al compimento di vari reati tra
cui “tratta di persone”, “sequestro di persona” e “sottrazione
e trattenimento di minore”. Il
reato associativo è aggravato
dal fatto che l’organizzazione
era impegnata in attività criminali
in più di uno Stato.
A conclusione delle indagini è
emersa una organizzazione che
operava sia nei paesi nel Magreb
sia nel resto d’Europa, dalla Norvegia fino all’Ucraina. “Un ruolo
- secondo gli inquirenti - lo aveva
Larissa Moskalenko: olimpionica
ucraina, medaglia di bronzo a
Seoul 1988 nella vela, viveva dal
1993 a Palermo, città in cui ha
avviato varie attività, occupandosi
di comunicazione e di noleggio
di barche e yacht di lusso”.
Francesca Ceccarelli
oltre”. Se qualche insegnante vorrà quindi parlare di gay e generi sessuali, potrà
farlo soltanto con l’assistenza di un tutor
deputato a valutarne le parole onde
correggere quelle eventualmente considerate non conformi alla linea di principio antidiscrimintoria.
E non è finita qui. Gli organizzatori del
progetto hanno infatti previsto, per i docenti, un percorso formativo articolato
in sei incontri durante i quali “i maestri
proveranno a liberarsi dei pregiudizi legati all’identità sessuale e a garantire
una migliore offerta didattica ai loro stu-
denti”. Con annessa revisione
critica dei testi e del materiale
didattico usato, fiabe comprese.
Che potrebbero essere “fonti
pericolose di degenerazioni
nella costruzione di relazioni
personali”, come anche l’uso
di un vocabolario “influenzato
dagli stereotipi di genere tipici
della nostra cultura”. Tipo la
divisione in maschietti e femminucce.
I maestri delle scuole materne
ed elementari di Venezia dovranno quindi abituarsi alla
presenza, nelle loro aule, di
ben due tutor che dovranno
sovrintendere alla loro avvenuta
“rieducazione” in tema di
“identità di genere, ruolo di
genere, identità sessuale e
orientamento sessuale”. In questo modo,
come scrive Gianluca Veneziani su Libero, potranno “formare nuove mentalità
e fare un ‘costruttivo’ e ‘critico’ lavaggio
del cervello ai loro studenti, spogliandoli
degli errati pregiudizi appresi in famiglia”. Il passo successivo potrebbe essere l’obbligo, prima di diventare genitori, di ottenere una sorta di “patente”
che certifichi la correttezza nel trattare
l’argomento “genere”. Ove per correttezza, ovviamente, si intende la conformità ai dettami del mondo gay.
Cristina Di Giorgi
VENEZIA
LA MODALITÀ DI GESTIONE DI UN ‘MONDO PARALLELO’
Criminalità organizzata: dai massacri Vuoi il posto barca?
paga il pizzo
alle partite di calcetto per la droga LeAllora
accuse mosse contro un funzionario
Mentre a Milano la spartizione degli stupefacenti
uccide ancora, a Napoli si decide tutto sul campo
a vita parallela della criminalità
organizzata. Fatta di omicidi e, addirittura, di tornei di calcio per
accaparrarsi il mercato della droga. È
uno spaccato parallelo a uno stato che
sembra chiudere gli occhi davanti ai
massacri, alla prevaricazioni di un mondo
che, pare non possa essere sconfitto.
Così nel 2013 è facile assistere giornalmente ad una spietata guerra tra clan a
Quarto Oggiaro, quartiere della periferia
nord di Milano. Mercoledì sera, infatti,
in un agguato è stato freddato, a due
passi da casa, Pasquale Tatone, di 54
anni, il capoclan di una delle famiglie
che storicamente controllavano lo spaccio
di stupefacenti. Era il fratello di Emanuele,
di 52 anni, anche lui ucciso domenica
in un campo al confine con Novate Milanese assieme al suo autista Paolo Simone, 54enne. Pasquale Tatone è stato
ucciso in via Pascarella, all'altezza del
civico 11, mentre era a bordo della sua
auto. L’uomo era appena salito in macchina dopo avere assistito a una partita
di calcio in un bar del quartiere, a soli
200 metri dalla sua abitazione, quando
i bossoli calibro 12 hanno infranto il finestrino e lo hanno colpito all’altezza
della cassa toracica (foto Il Giorno). Il
killer è poi fuggito a bordo di un motociclo, precedentemente notato da alcuni
L
testimoni.
Il rapido susseguirsi degli agguati sembra
quindi l’avvio di una feroce guerra aperta
da qualche organizzazione rivale per il
controllo dello spaccio. È probabile che
qualcuno voglia eliminare dalla piazza
la famiglia Tatone, originaria di Casaluce
(Caserta), che forse da “troppo tempo”
ha il controllo del territorio. “Speriamo
di non ricominciare” dice un’edicolante
all’incrocio che sta sistemando i giornali
e alludendo alla possibile faida che potrebbe scatenarsi.
E questo è solo una faccia della medaglia.
La criminalità organizzata pare abbia
anche altri metodi per spartisti il territorio. A Napoli i boss di Scampia si davano appuntamento per partecipare a
un particolare campionato di calcio fra
clan, i cui vincitori, al termine delle gare,
potevano accaparrarsi l’ambito premio,
ovvero partite di droga purissima da
immettere nel mercato illegale, ovviamente dopo averla tagliata con altre sostanze, per aumentare il ricavo economico. A rivelarlo ai pm delle Procure
antimafia di Roma e Napoli è stato il
pentito Armando De Rosa. Secondo
quanto raccontato dall’uomo ai magistrati
e riportato dal Corriere del Mezzogiorno,
il torneo si svolgeva “al campetto di
calcio Wimbledon, di fronte alle Case
Celesti, in via Limitone d'Arzano” e ogni
clan aveva la sua squadra. De Rosa racconta che lui vi ha partecipato per la
prima volta nel 2002 e che a giocare
c’erano anche dei latitanti che sfuggivano
a tutti i controlli delle forze dell’ordine.
Il pentito però sostiene che nelle squadre
non c’erano solo uomini affiliati ai clan,
ma anche “molti ragazzi non malavitosi”.
I clan infatti ci tenevano a vincere il premio finale che non era una coppa qualsiasi ma pacchi di droga da rivendere
sul mercato al dettaglio e per questo
motivo reclutavano, sempre secondo le
rivelazioni di De Rosa, anche semiprofessionisti, cioè ragazzi che giocavano
nelle serie minori in squadre dell’hinterland di Napoli. Rivelazioni che se
confermate farebbero luce sulle modalità
operative della malavita.
Barbara Fruch
dopo varie segnalazioni dei cittadini
ncassare somme di denaro in cambio di un "aiuto" nel rilascio di posti
barca nel canali di competenza demaniale, alla Giudecca e al Lido di Venezia:
queste le accuse fatte a un
funzionario del Magistrato
alle acque di Venezia, finito
sotto l’inchiesta del sostituto
procuratore Federico Bressan. Il Magistrato alle acque
ha la gestione degli spazi acquei
demaniali, dunque di una serie
di canali della Giudecca e del
Lido di Venezia, nonché di canal
Salso, canale Dese, canale Santa
Maria (Tessera/Altino) e altri fiumi/canali all'interno della laguna
di Venezia.
Nei confronti dell’interessato l’ipotesi di reato è di concussione: il
dipendente pubblico, le cui generalità non sono trapelate, ha
già subìto una perquisizione da
parte degli investigatori al fine di
ricercare la documentazione utile
per le indagini. Nel frattempo
l’uomo è stato spostato ad altro
incarico in attesa che la magistratura faccia piena luce sulla
vicenda.
Una vicenda scattata dopo varie
segnalazioni davanti agli inquirenti
I
di numerosi cittadini e titolari di
imprese, i quali hanno riferito di
aver ricevuto richieste da parte
del funzionario del Magistrato
alle acque, all’epoca in servizio
nel settore Spazi acquei, e di
avergli versato consistenti somme
di denaro: in alcuni casi più di
mille euro a pratica.
Ottenere il posto barca per il
quale il dipendente pubblico sarebbe stato, stando ai testimoni,
una specie di consulente e aiuto
nella compilazione della documentazione necessaria per presentare la richiesta .
In alcuni casi vi sarebbe stato
anche l’intervento di un geometra,figura della quale si stanno
ancora verificando le funzioni all’interno del giro.
F.Ce.
11
Venerdì 1 novembre 2013
Società
IL DOTTOR ARTURO GRAZIANO GRAPPONE INTERVIENE SULLA FESTA DELLE ZUCCHE, CONFERMANDO LE PERPLESSITA’ DA NOI ESPRESSE IERI
Halloween, minaccia travestita da festa
L’atavico interesse per il mistero è ciò su cui si fa leva per cancellare le tradizioni che ci appartengono. A cominciare dall’infanzia
Riceviamo e pubblichiamo un interessante scritto,
giunto in redazione dopo la nostra pagina su Halloween di ieri, che pone interrogativi e analizza il fenomeno. La lettera ci giunge dal dottor Arturo Graziano Grappone, nostro lettore che ha recentemente
collaborato con il Giornale d’Italia. Ecco quanto
scrive il dottore:
“Halloween si celebra, soprattutto negli Stati
Uniti, il 31 Ottobre. Può sembrare quindi banale
che si diffonda in tutto l’Occidente, sfera d’influenza degli USA, anche culturale. Ma esistono
due aspetti inquietanti di tale festa sui quali occorre riflettere.
Prima di tutto, le origini. Da Roma antica? Forse
deriva dalla festa di Pomona, dea dei frutti e
dei semi, oppure dai Parentalia, festa dei morti.
Dai Celti? Forse deriva la festa di Samuin (scritto
in seguito Samhain), cioè di fine estate, che la
Chiesa Cattolica avrebbe cristianizzato istituendo
in continuità la festa di Onnisanti, ufficializzata
da papa Gregorio IV. Onnissanti, però, era già
celebrato da vari secoli in date discordanti nei
diversi paesi. In realtà lo storico Hutton osserva
che non esiste alcuna prova che le tradizioni di
Halloween risalgano a prima del Medioevo.
Questa festa fu incrementata dal Protestantesimo
che, negando il culto dei santi, intendeva, con
una festa “laica” cancellare dalla cultura collettiva
la festa cattolica di Onnisanti, onde la diffusione
di Halloween nei paesi anglofoni e protestanti,
Stati Uniti principalmente, nei secoli dell’Età
Moderna e Contemporanea. La stessa parola
Halloween è attestata per la prima volta nel
XVI secolo, e somiglia tanto all’espressione
scozzese All-Hallows-Eve (“la notte prima di
Onnisanti”), presente dal 1556 e forse derivata
dall’Inglese antico ealra hālgena mæssedæg
(“giorno della Messa di tutti i santi”). Altro,
o scritto di Grappone è estremamente interessante e pone in
evidenza, oltre alle origini storiche della discussa “ricorrenza”, un
concetto essenziale: “Questa festa fu
incrementata dal Protestantesimo che,
negando il culto dei santi, intendeva,
con una festa ‘laica’ cancellare dalla
cultura collettiva la festa cattolica di
Onnisanti” dice, ad un certo punto.
Ecco, questo è il nodo cruciale intorno
al quale Halloween si sviluppa. Il tentativo, celato intelligentemente, di “cancellare dalla cultura collettiva la festa
cattolica”. È un tentativo, e in questo
la deduzione di Grappone è estremamente condivisibile e va considerato
come un importante campanello d’allarme, di “distogliere l’attenzione” dal
sacro, come ce ne sono molti, moltissimi altri, con una cadenza quotidiana,
pressante, subliminale in moltissimi
casi. Il tentativo è quello di sradicare
una cultura millenaria, quella cattolica
e cristiana, in omaggio al dio denaro
e alla globalizzazione. Il problema è
economico, ma anche e soprattutto
culturale. Agire, intelligentemente,
scientemente, profondamente sulle
menti delle persone che, attratte dall’occulto, si lasciano avviluppare da
una rete micidiale e minacciosa. Fare
leva sull’atavico interesse per il mistero, per cancellare, annullare, disintegrare le tradizioni sane e sacre che
ci appartengono. A cominciare dall’infanzia. Ecco cos’è Halloween, altro
che “dolcetto o scherzetto” …
Emma Moriconi
L
quindi, che ascendenze Celtiche!
Ma il punto più importante è il rapporto di Halloween con l’occulto ed il satanismo. Donde
viene? La festa celtica di Samhain era tempo di
raduni festivi in onore degli spiriti dell’anno
nuovo e potevano anche avvenire incontri soprannaturali, ma mancano evidenze di legami
con la morte o di oscure cerimonie pagane,
come afferma l’Oxford Dictionary of English
Folklore. La famosa zucca intagliata con candela
all’interno è un sostituto, per motivi pratici di
lavorabilità e, negli USA, disponibilità, dell’originale rapa intagliata, sempre con candela all’interno, che simboleggiava l’anima imprigionata
nel Purgatorio. Simbolo, quindi, in origine, completamente cattolico. Occultismo e satanismo
connessi ad Halloween, invece, non sono attestati
prima della metà del XVIII secolo. Una delle
prime testimonianze la dobbiamo al poeta
scozzese John Mayne nel 1780, ben dopo il
1717, data di nascita della potentissima massoneria moderna, società almeno ambigua rispetto
al simbolismo luciferino. E’ un caso che, contemporaneamente alla diffusione di Halloween
con il suo simbolismo del male, visto simpaticamente, nelle scuole elementari, le TV dei ragazzi siano impestate tutto l’anno di piccoli
vampiri, bambini crudeli, diavoletti e mostriciattoli vari visti come protagonisti simpatici e
positivi delle storie?”
Arturo Graziano Grappone, psichiatra
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12
Venerdì 1 novembre 2013
Destra
SEMPRE DI PIÙ VERSO IL 9 NOVEMBRE
Oltre ai Rappresentanti di Partiti ed Associazioni,
Francesco Storace (La Destra), Roberto Menia (FLI),
Luca Romagnoli (Fiamma Tricolore),
Adriana Poli Bortone (IoSud),
Roberto Buonasorte (Il Giornale d’Italia),
Antonio Buonfiglio (Scongeliamo il simbolo di AN),
Domenico Nania (Nuova Alleanza)
e Oreste Tofani (Sovranità Nazionale),
pubblichiamo l’elenco delle prime adesioni
al Comitato promotore
Livio Proietti (Segretario Nazionale Amministrativo la Destra Roma),
Carlo Aveta (Consigliere regionale Campania de La Destra) Luciano
Marotta (Commissario Provinciale la Destra Napoli), Valter Maccantelli
(Dirigente la Destra Torino), Ulderico Granata (Comitato Centrale la Destra
Roma), Remo Costantini (Dirigente Sovranità Nazionale Frosinone),
Massimo Bugli (Roma), Michele Arnoni (Dirigente Nazionale la Destra
Cosenza), Maurizio Miceli (Segretario Associazione “Dino Grammatico”
Trapani), Francesca Romana Rastelli (Roma), Manuela Mari (Roma),
Corrado Danzi (Segretario Regionale la Destra Basilicata), Marco Di
Andrea (Dirigente Nazionale e Capogruppo di AN città di Monterotondo Roma), Alfio Guarnieri (Segretario Provinciale la Destra Rieti), Cesare
Bruni (Consigliere Comunale indipendente Latina), Emilio Perroni (Segretario
Provinciale la Destra Latina), Stefania Verruso (Segretario Regionale la
Destra Umbria), Ernesto Pezzetta (Segretario Regionale la Destra Friuli
Venezia Giulia), Ferrante De Benedictis (Dirigente FLI Torino), Alessandro
Di Ubaldo (Dirigente FLI Asti), Diego Zavattaro (Coordinatore Regionale
FLI Piemonte), Daniela Cirillo (Dirigente Nazionale e Segretario Provinciale
la Destra Terni), Monica Nassisi (Dirigente Nazionale la Destra Roma),
Antonia Monteleone (Dirigente Nazionale, Segretario Regionale Trentino
Alto Adige, Segretario Provinciale Belluno la Destra), Maria Grazia Bottoni
(Dirigente Sovranità Nazionale Frosinone), Antonello De Leonardis (
Segretario Provinciale IO SUD Foggia), Vincenzo Aloe (Cosenza), Giuseppe
Aloe (Presidente Associazione “Nuova Allenza per la Calabria” Cosenza),
Paolo Boz (Segretario Provinciale la Destra Genova), Francesco Proietti
Cosimi (Responsabile Provinciale FLI Roma), Berardo Rabbuffo (Consigliere
Regionale Abruzzo FLI Teramo), Claudio Taglia (Coordinatore Provinciale
FLI Viterbo), Walter Stafoggia (Segretario Regionale la Destra Marche),
Giuseppe Murolo (Presidente Associazione “Tradizione e Libertà” Genova),
Fausto Felci (Responsabile area Castelli Romani la Destra Roma), Daniele
Rivieri (Commissario Regionale la Destra Toscana, segretario provinciale
la Destra Lucca), Luvisotti Virgilio (Segretario Provinciale la Destra Pisa),
Franco Caserta (Segretario Provinciale la Destra Novara), Mauro Mancini
(Comitato Centrale la Destra Roma), Alberto Filippi (Segretario Regionale
la Destra Veneto), Andrea Cantadori (Presidente Associazione “Amici dell’Emilia” Roma), Paola Sellaro (Associazione “Amici dell’Emilia” Roma),
Alberto Rossi (Consigliere Comunale, Commissario Provinciale FLI
Cosenza), Sergio Marchi (Dirigente Nazionale la Destra Roma), Alfredo
Iorio (Coordinatore Regionale la Destra Calabria), Giuseppe Savarese
(Consigliere Comunale di Diamante -CS-, Associazione “Nuova Alleanza
per la Calabria”), Gianluca Porta (Dirigente “Popolo della Vita” Roma),
Alessandra Rossi (Dirigente “Popolo della Vita” Roma), Pierluigi Fioretti
(Segretario Regionale la Destra Lazio), Biagio Cacciola (Dirigente Nazionale
e Commissario Provinciale la Destra Frosinone), Marco Balducci (Vicepresidente movimento “Alleanza Romagna”, Responsabile giovanile
“Gioventù Italiana” Rimini), Claudio Dau (Commissario regionale Emilia
Romagna la Destra), Emanuele Stazi (Comitato Centrale la Destra e
Segretario la Destra Tivoli -RM-), Gianni Musetti (Segretario Nazionale
“Gioventù Italiana”), Lino Lavorgna (Presidente Associazione“Europa
Nazione”, FLI Campania), Tommaso Mignini (Comitato Centrale la Destra
Roma), Santi Formica (Presidente Gruppo Parlamentare “Lista Musumeci”
ARS Sicilia), Romolo Reboa (Dirigente Nazionale la Destra Roma), Giorgio
Conte (Coordinatore Regionale FLI Veneto), Daniele Baldini (Coordinatore
FLI Bologna, Presidente Associazione Nazionale “LF” Libertà e Futuro,
Progetto “Unidestra”), Silvia Pispico (Segretario Provinciale FLI Lecce,
Coordinatrice “Unidestra” provincia di Lecce), Antonio Rozzi (Coordinatore
Provinciale FLI Parma, progetto “Unidestra”), Daniele Gattanella (Responsabile Mun. XIV Fiamma Tricolore Roma), Franco Tittoni (Comitato
Centrale Fiamma Tricolore, Commissario Provinciale Fiamma Tricolore
Rieti), Paola Fratangeli (Segretario Fiamma Tricolore Frosinone), Nicola
Di Donna (Segretario Provinciale la Destra Brindisi), Sofia Di Pietro (Coordinatrice femminile Fiamma Tricolore Viterbo), Lamberto Iacobelli
(Dirigente Nazionale Fiamma Tricolore, Coordinatore Regionale Lazio
Fiamma Tricolore), Sergio Tozzi (Responsabile Roma est e Roma provincia
Fiamma Tricolore), Sergio Arduini (dirigente Fiamma Tricolore, Presidente
Associazione Culturale “Fiamma Frusino” Frosinone), Pietro Diodato (Coordinatore Provinciale FLI Napoli, Consigliere Regionale Campania FLI),
Euprepio Curto (Consigliere Regionale Puglia FLI), Claudio Senatra (Consigliere comunale La Destra Monte Porzio Catone RM), Pietro Sperati
(Consigliere comunale La Destra Colleferro - Roma), Giuliano Castellino
(Reggente Federazione romana La Destra), Roberto Jonghi Lavarini
(Presidente Comitato Destra per Milano), Fabio Pederzoli (Coordinatore
provinciale FLI Reggio Emilia), Armando Ceraudo (Circolo FLI Castrovillari),
Giorgio Bocci (Circolo La Destra di Riano - Roma), (Sezione di Asti - FLI),
(Sezione di Torino FLI), Giovanni Gentile (Coordinatore Circolo Destra
Domani Pescia - PT), Mario Bertoli (Presidente Provinciale La Destra Parma), Placido Fundarò (Segretario provinciale de La Destra - Pordenone),
Nicola Di Donna (Direttivo provinciale - Brindisi), (Circolo socio politico
culturale “Pinuccio Tatarella” - Brindisi), (Associazione ambientalisti
“Pegaso” - Brindisi), Giulio Cesare Bertocchi, Circolo La Destra Terni,
Circolo La Destra Stroncone, Circolo La Destra Narni, Circolo La Destra
Sangemini, Circolo La Destra Orvieto, Giuseppe Giganti, Peppino Semeraro,
Avv. Gherardo Maria De Carlo, Pierfranco Bruni storico intellettuale,
Alessandro De Santis, Federazione La Destra di Torino, Gruppo di
Carmagnola (TO), Gruppo di Chieri, Lino Larvogna (Presidente circolo
Europa Nazione - Napoli), La Destra - Lamezia Terme, Federazione di
Catanzaro, Movimento territorio e lavoro - Lamezia Terme, Pino Savarese,
Antonio Aversa (Dirigente la Destra Cosenza), Roberto Bilotta (Dirigente
Nazionale la Destra), Associazione “Rivolta Ideale” Roma, Federazione la
Destra Calabria, Federazione la Destra Provincia di Cosenza, Federazione
la Destra Provincia di Catanzaro, Federazione la Destra Provincia di Vibo
Valentia, Federazione la Destra Provincia di Crotone, Federazione la Destra
Provincia di Reggio Calabria, la Destra Laino Borgo, la Destra Cosenza, la
Destra Castrolibero, la Destra di Rende, la Destra Area Urbana Cosenza,
Salvatore Varano (Associazione “Ideali e Libertà), Giuseppe Verardi
(Dirigente Provinciale di Latina de la Destra, Dirigente Industria e Segretario
Territoriale UGL Chimici, presidente “Associazione Vittoria”), Mario Cannizzaro (Dirigente Provinciale UGL Chimici Latina), Umberto Tartaglione
(Dirigente di AN Latina), Elisabetta Loredana Voce (Dirigente Nazionale
La Destra), Alvaro Magli (AN Latina), Vincenzo Valletta (Delegato
comunale alle Attività Lavorative di Latina), Coordinamento la Destra San
Cesareo, Paolo Chiarenza (Dirigente Provinciale la Destra Cuneo), Fabio
Mottinelli (Dirigente la Destra Ceva), la Destra Borgo San Dalmazzo, la
Destra Mondovì, la Destra Alba.
Per confermare la partecipazione di associazioni, sezioni, federazioni, comitati, scrivere a [email protected]
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