Hilary Hahn Natalie Zhu - Società del Quartetto di Milano
by user
Comments
Transcript
Hilary Hahn Natalie Zhu - Società del Quartetto di Milano
Hilary Hahn violino Natalie Zhu pianoforte Agevolazioni al Piccolo Teatro riservate ai Soci Il Piccolo Teatro offre ai Soci della Società del Quartetto agevolazioni per l’acquisto degli abbonamenti alla Stagione 2004/2005. Per ulteriori informazioni si prega di rivolgersi direttamente al Piccolo Teatro tel. 02.72.333.225 dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle 13. S TA G I O N E 2 0 0 4 • 2 0 0 5 Società del Quartetto di Milano, via Durini 24 - 20122 Milano tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281 www.quartettomilano.it – e-mail: [email protected] Biglietti ridotti per i Soci Ai Soci vengono riservati alcuni biglietti acquistabili a prezzo ridotto con un contingente limitato e variabile secondo la disponibilità residua dopo la vendita degli abbonamenti. Per i concerti più richiesti, i biglietti ridotti saranno destinati in prelazione ai Soci Protettori. I relativi dettagli verranno pubblicati sul sito www.quartettomilano.it I biglietti potranno essere acquistati direttamente in sede (da lunedì a venerdi, ore 13.30 - 17.30) e durante l’intervallo del concerto precedente. Visite guidate alla Fondazione Mazzotta Siamo lieti di informare i Soci della Società del Quartetto che prosegue la nostra collaborazione con la Fondazione Mazzotta. Mercoledì 3 novembre alle ore 18 è fissato il primo appuntamento per una visita guidata gratuita alla mostra “Visione del Fantastico e del Meraviglioso prima dei Surrealisti - Collezione Antonio Mazzotta” presso la sede della Fondazione. Fino a esaurimento dei posti disponibili (25 persone), i Soci potranno prenotarsi per telefono (02.795393) e via e-mail ([email protected]) presso la segreteria della Società. Sala Verdi del Conservatorio Martedì 26 ottobre 2004, ore 20.30 3 Hilary Hahn Consiglieri di turno Signora Luciana Pestalozza Dott. Enzo Beacco Avv. Gian Battista Origoni della Croce violino Natalie Zhu pianoforte Sponsor istituzionali Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 – Vienna 1791) Sonata in fa maggiore K 376 Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 – Lipsia, 1750) Sonata n. 3 in do maggiore BWV 1005 per violino solo Con il patrocinio e il sostegno di Con il sostegno di Intervallo FONDAZIONE CARIPLO Wolfgang Amadeus Mozart Sonata in mi minore K 304 Gabriel Fauré (Pamiers 1845 - Parigi 1924) Sonata n. 1 in la maggiore op. 13 Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di: • spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici; • limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...); • non lasciare la sala prima del congedo dell’artista. Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite. Wolfgang Amadeus Mozart Sonata in fa maggiore K 376 Allegro Andante Rondò: Allegretto grazioso Nel catalogo delle composizioni di Mozart, il genere della sonata per violino e pianoforte compare numerose volte, più di quaranta se si includono alcuni lavori di dubbia autenticità o rimasti allo stato di frammento incompiuto. Anche la distribuzione nel tempo è molto regolare, dal primo periodo creativo (1762, età di sei anni) fino alla maturità (1788, tre anni prima della morte). Tutto ciò ovviamente si accorda con lo spirito e le esigenze del tempo, dato che la sonata per violino e pianoforte fu uno dei generi musicali favoriti dai compositori del Settecento, sia pure con obiettivi differenti e seguendo principi formali variabili. Per tutti il punto di partenza fu la sonata barocca, per violino, o altro strumento melodico, sostenuto dal primo e rudimentale sistema di accompagnamento: il basso continuo. Poi Johann Sebastian Bach sviluppò il ruolo del clavicembalo, che da semplice riempitivo armonico si trasformò in necessario complemento dello strumento melodico in un sontuoso discorso a due. E questo modello resse per buona parte del Settecento, nelle varianti "galanti" adottate dai figli di Bach e relativi seguaci. A un certo punto i ruoli solistici si invertirono. Il cembalo e il suo perfezionato successore fortepiano finirono col prevalere. Lo strumento melodico (violino compreso) scivolò in un ruolo sempre più subordinato, talvolta perfino ad libitum. È il caso di molte sonate di Johann Christian Bach, il figlio minore di Bach, al quale fece riferimento anche il giovane Mozart quando per la prima volta si avvicinò al genere. Più tardi il linguaggio di Mozart conobbe la sua evoluzione, colse il senso degli esperimenti di Haydn nella formulazione di un nuovo principio costruttivo (la "forma sonata") e giunse a un modello di sonata per violino e pianoforte che rappresentò il vertice di tutta un'epoca artistica, segnò il passaggio dal Classicismo musicale del Settecento al nascente Romanticismo dell'Ottocento. Dopo le ultime sonate di Mozart, l'esperienza di Beethoven venne naturale (anche se le sue prime sonate presentano ancora la dicitura per "pianoforte con accompagnamento di violino"). Nel programma di stasera ascolteremo due esempi rappresentativi di due distinte stagioni violinistiche mozartiane, la prima maturità salisburghese, i primi mesi viennesi. Cominciamo con la prima di una serie di quattro sonate scritte appunto a Vienna, subito dopo la clamorosa rottura col suo precedente datore di lavoro, il principe Colloredo, arcivescovo di Salisburgo. Alla ovvia ricerca di entrate per sostenere se stesso e la sua nascente famiglia, Mozart pensò bene di mettere sul mercato una serie di nuove sonate per violino e pianoforte, genere allora piuttosto alla moda. Quattro furono composte ex-novo (K 376, 378, 379, 380), altre due furono recuperate da manoscritti precedenti: la K 296 scritta a Mannheim nel marzo del 1778, sulla via per Parigi; la K 378 databile gennaio-marzo 1779, dunque appartenente al tempo del triste rientro a Salisburgo, appunto dopo l’infelice esperienza parigina. Sono tutti lavori molto attenti a non turbare i gusti del tempo, dunque galanti nello stile e relativamente facili nella tecnica. Come negli altri lavori della serie, anche nella Sonata K 376 che apre il nostro programma, è il pianoforte a condurre ma l’equilibrio con il violino è decente, perché fatto di dialoghi compunti, anche se ancora mancano i dialettici contrasti beethoveniani. La disposizione dei movimenti è cristallizzata dalla regola che prevede un tempo lento inserito fra due tempi veloci, il primo costruito in seriosa forma sonata, il secondo come rondò brillante. Le Sonate furono comprate nel 1782 dall’editore Artaria e pubblicate con discreto successo in novembre. Non ci fu però seguito immediato, perché l’interesse di Mozart si spostò sul genere del concerto per pianoforte e orchestra, che si dimostrò ben più lucroso e che per un paio d’anni gli risolse tutti i problemi economici. Johann Sebastian Bach Sonata in do maggiore n. 3 BWV 1005 per violino solo Adagio Fuga, alla breve Largo Allegro assai Uno dei punti forti della corrente stagione (e del ciclo dedicato alla musica di Bach) sarà l’esecuzione integrale delle sei Sonate e Partite per violino solo che in maggio ci presenterà Christian Tetzlaff. Riservando a quell’occasione una più estesa introduzione al capolavoro violinistico bachiano, per la prelibata anteprima che ci propone stasera la giovane rivelazione Hilary Hahn ci si limiterà a ricordare che la spettacolare sestina fu realizzata fra 1718 e 1723, quando Bach era maestro di cappella alla corte di Coethen, impegnato come non mai nell’esplorazione della musica strumentale. È il tempo cui, dopo aver concluso la giovanile monomania organistica e prima di doversi immergere nella vocalità sacra dei prossimi anni lipsiensi, Bach realizza il florilegio di concerti per vari solisti e orchestra, mette a punto il suo repertorio clavicembalistico, letteralmente inventa un genere in cui violoncello e violino riescono ad essere autosufficienti, nel senso che incorporano non solo i supporti accompagnanti ma anche i dialoghi e i contrasti con altri strumenti che allora sembravano indispensabili per costruire un qualsiasi discorso musicale. Nella sestina violinistica, Bach impone alla sua fantasia (e alla tecnica dell’esecutore) il cimento con le libere successioni di danze delle tre Partite e con le rigorose sequenze le movimenti delle tre Sonate. Le Sonate mantengono infatti la struttura fissa dei quattro tempi Adagio-Allegro-Adagio-Allegro codificata a fine Seicento dall’italiano Arcangelo Corelli. A differenza dei primi movimenti delle altre sonate, l’"Adagio" della terza mantiene costante (con due brevi eccezioni) una figurazione ritmica puntata, ostinata, in progressione armonica e senza dispersioni ornamentali. L'espansione si svolge anche nelle voci, che passano dall'unica iniziale alle finali quattro, dense e accordali, piene di movimenti e controcanti interni. La successiva fuga è la più estesa fra quelle che sempre troviamo come secondo tempo nelle tre Sonate e si basa su un tema assai lungo, ripreso dal corale "Komm heiliger Geist, Herre Gott". Il tema resta unico, non intervengono altre idee se non un’inversione che rende ancor più stretto il dialogo interno. La varietà viene garantita dalla scrittura e dalla originalità degli ampi divertimenti che spaziano le sezioni a più densa polifonia. Il "Largo" è semplice e leggero, ha carattere idillico, femminile. Il finale "Allegro assai", bipartito, scorre velocissimo, soprattutto nella seconda parte che è un fluire incessante di sedicesimi. Non ci sono accordi o doppie note che fermano un pulsare sempre animato dalle differenti legature. Questo ultimo movimento è uno dei primi esempi di perpetuum mobile, un genere destinato ad avere fortuna costante nella letteratura violinistica, con Paganini campione e maestro. Wolfgang Amadeus Mozart Sonata in mi minore K 304 Allegro Tempo di minuetto L’altra sonata mozartiana in programma stasera appartiene alla fase immediatamente precedente gli anni viennesi. Come la già citata K 296 porta la data 1778, fu scritta durante l'infelice soggiorno parigino, a completamento di una serie (che include anche le K 301, 302, 303, 305) iniziata a Mannheim l'anno precedente sotto lo stimolo diretto della scuola strumentale locale, una delle più rinomate d'Europa. Di queste sonate, che già sono un ponte verso il futuro, quella in mi minore è una delle più intense. Ha solo due movimenti e in entrambi troviamo serena cantabilità e squisita invenzione melodica. Il primo è il più ampio, soprattutto grazie alle lunghe sezioni di esposizione e di ripresa. Il materiale tematico sembra inesauribile, è condotto dal pianoforte e il violino prontamente si accoda. La parte di sviluppo è invece piuttosto concisa, con un curioso accenno di contrappunto. Il "Tempo di minuetto" che serve da secondo e ultimo movimento è un tema con variazioni, sempre guidato dal pianoforte e ripreso con qualche lieve modifica dal violino. Gabriel Fauré Sonata n. 1 in la maggiore op. 13 Allegro molto Andante Scherzo: allegro vivo Allegro quasi presto «In questa sonata si trova tutto quello che può sedurre, la novità delle forme, la ricerca delle modulazioni, delle sonorità originali, l’impiego dei ritmi meno consueti; il tutto esaltato da un fascino che avvolge l’opera intera e fa accettare come del tutto naturali, anche alla folla degli ascoltatori comuni, le arditezze musicali più impreviste... Il signor Fauré si è davvero collocato di botto fra i grandi maestri». Scriveva così sul Journal de la Musique del 7 aprile 1877 nientemeno che Camille Saint-Saëns, che non solo era attivo critico musicale, ma pianista con tecnica lisztiana e prolifico compositore. Di sicuro, nella recensione, traspare il legittimo orgoglio del professore di Conservatorio che nel successo di un suo giovane allievo trova i frutti del proprio insegnamento. Gabriel Fauré, che allora aveva poco più di trent’anni, si era appunto formato con Saint-Saëns alla scuola Niedermeyer, imparando a padroneggiare il pianoforte e a conoscere i grandi maestri tedeschi, da Beethoven a Schumann, da Liszt a Wagner. Che la lezione sia stata appresa bene si sente in ogni battuta della Sonata. Fin dal travolgente inizio, col pianoforte che letteralmente avvolge nelle trine di arpeggi sull’intera cordiera l’appassionata ma lineare melodia del violino. Per non dire del finale, con il vaporoso attacco che sembra venire da lontano, si gonfia voluttuoso sugli arpeggi del pianoforte e trova un suo acme nell’ampia frase del violino, e poi si distende ancora, placandosi, in un delizioso jeux perlé del pianoforte. Ma quasi in ogni battuta dell’intera Sonata ci sono preziose soluzioni armoniche, così che le appassionate melodie del violino ricevono dall’accompagnamento un colore tutto particolare che spesso le preserva dalla banalità. Sempre il complicato gioco armonico rinnova le soluzioni formali, non aggiornatissime. I modelli restano infatti quelli della sonata classica, con i quattro movimenti in successione canonica e consueta organizzazione interna. L’ insistito impiego del violino nella regione acuta e la scioltezza della parte pianistica (con i suoi “staccati”, lo Scherzo sembra un gioco di prestigio) consentono infine interessanti soluzioni timbriche. Ovunque sono profusi senza risparmio lirismo, sospiro, passione, singhiozzo, ansia, gioia e naturalmente quel tanto di classe e di nobiltà che in ogni circostanza serve per non cadere - esagerando - nel cattivo gusto. È salotto, certamente; ma aristocratico, dove circolano gusto e cultura. Tutte cose che il mondano Saint-Saëns dimostrò di apprezzare bene, non solo come maestro e critico, ma anche come autore. Poco dopo infatti scrisse una sonata per violino e pianoforte che assume proprio il lavoro di Fauré come modello, e ne fece uno dei suoi capolavori. E merita ricordare che anche la celeberrima Sonata in la maggiore di César Franck nasce dalla medesima fonte, però ben dieci anni dopo (1887). E abbiamo così citato i tre grandi capolavori della letteratura francese per violino e pianoforte di fine romanticismo, che bene rappresentano il piccolo grande mondo dell’aristocrazia parigina di fine secolo, quello che troviamo descritto con morbosa dovizia nelle pagine di Proust. La Sonata di Vinteuil che, con la sua petite phrase, come si sa, serve da immaginaria colonna sonora al primo libro della Récherche, in fondo non è che la sintesi ideale di queste tre sonate. Il successo della prima esecuzione (27 gennaio 1877 nella Salle Pleyel di Parigi, dalla violinista Marie Tayau con l’autore al pianoforte) ripagò Fauré per le tante frustrazioni sofferte. La Sonata era stata infatti composta nell’estate del 1875 in un periodo felice. Fauré si era fidanzato con la cantante Marianne Viardot e il di lei fratello Paul, violinista di fama, gli stava dando eccellenti consigli tecnici. Nel giro di pochi mesi tutto cambiò. Venne una crisi esistenziale, il fidanzamento si ruppe, i rapporti col fratello si raffreddarono, nessun editore francese si mostrò interessato alla pubblicazione della Sonata. Finì che il povero musicista fu costretto ad accettare le condizioni capestro (nessun diritto d’autore) imposte nel novembre del 1876 dall’editore tedesco Breitkopf & Härtel. Ma neppure il successo fece superare il trauma. La seconda sonata per violino e pianoforte di Fauré venne ben quarant’anni dopo la prima. Enzo Beacco Hilary Hahn violino Hilary Hahn è nata a Lexington negli Stati Uniti nel 1979. Si è poi trasferita a Baltimora dove ha cominciato a suonare il violino un mese prima del suo quarto compleanno. Dai cinque ai dieci anni ha studiato con Klara Berkovich di Odessa, docente per 25 anni alla “Scuola per giovani particolarmente dotati per la Musica di Leningrado”. Ha poi proseguito gli studi al Curtis Institute di Philadelphia con il leggendario Jascha Brodsky, ultimo allievo di Eugène Ysaye. Completato il ciclo di studi a soli sedici anni, Hilary Hahn ha seguito corsi di perfezionamento con Jaime Laredo e per la musica da camera con Felix Galimir e Gary Graffman oltre a lezioni di letteratura e lingue, diplomandosi in musica nel maggio 1999. Nel 1991, un anno dopo l’ammissione al Curtis Institute, Hilary Hahn ha debuttato con l’Orchestra Sinfonica di Baltimora. Il suo debutto a Philadelphia nel 1993 è stato seguito da concerti con Cleveland Orchestra, New York Philharmonic e Pittsburgh Symphony Orchestra. Nel 1995 ha debuttato con l’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese diretta da Lorin Maazel nel Concerto di Beethoven, avvenimento trasmesso in molti paesi europei. Sempre nel 1995 ha ricevuto l’“Avery Fischer Career Grant”. Nel 1996 si è presentata come solista a Carnegie Hall con la Philadelphia Orchestra. A soli 25 anni è fra gli artisti più brillanti e ricercati del panorama musicale odierno, ospite delle maggiori sale da concerto in Europa, Asia e negli Stati Uniti. Nella stagione 2003-04 ha debuttato in recital al Kennedy Center di Washington, alla nuova Disney Hall di Los Angeles e al Kimmel Center di Philadelphia. È stata in tournée in Nuova Zelanda e protagonista di una lunga serie di recital negli Stati Uniti e in Europa. Si è inoltre esibita in concerto con le orchestre di Cincinnati, Indianapolis, Montreal, Toronto e Hong Kong, e in Europa con la London Symphony Orchestra, l’Orchestra Penderecki, Deutsches Symphonie Orchester di Berlino, le Orchestre della Radio di Amburgo e di Colonia, l’Orchestre Philharmonique du Luxembourg, l’Orchestra Sinfonica di Barcellona e con il Musikkollegium di Winterthur. Attiva anche in ambito cameristico, dal 1992 è ospite regolare dello Skaneateles Festival. Dal 1995 al 2000 ha collaborato con il Marlboro Music Festival e dal 1996 al 1998 ha fatto parte dei programmi di perfezionamento della Società di Musica da Camera del Lincoln Center a New York. La sua prima incisione - le Sonate e Partite per violino solo di J.S. Bach - ha meritato il “Disco d’Oro dell’Anno” dalla rivista francese Diapason, il “Miglior Disco del Mese” dalla rivista “Stereo Review” ed è rimasto per molte settimane nella classifica classica dei bestseller della rivista Billboard. La seconda registrazione dedicata ai Concerti per violino di Beethoven e di Bernstein è stata votata dalla rivista Gramophone “CD del Mese” e ha meritato il “Diapason d’Or” e il premio “Echo Klassik”. La rivista tedesca FonoForum e 24Hours in Australia le hanno dedicato la copertina. Ha inoltre registrato i Concerti di Barber e Meyer (Deutsches Challplattenpreis, Cannes Classical Award), di Brahms e Stravinskij (Grammy Award, Grammophone Editor’s Choice Award, Choc della rivista francese “Le Monde de la Musique”). È stata ospite della nostra Società nel 1999. Poiché il prossimo concerto del 28 ottobre sarà inserito in un apposito programma di sala dedicato alle Settimane Bach, annunciamo sin d’ora anche il concerto del 9 novembre. Prossimo concerto: giovedì 28 ottobre 2004, ore 20.30 Basilica di San Simpliciano Amsterdam Baroque Orchestra & Choir Ton Koopman direttore Natalie Zhu pianoforte Beethoven fu in primo luogo un compositore e quindi l’equilibrio fra le parti strumentali fu sempre obiettivo primario in ogni suo lavoro. Però, e fino a quando fu costretto a smettere a causa della sordità, fu anche un attivissimo concertista, pertanto attento a dare al pianoforte il necessario rilievo rispetto allo strumento melodico che gli stava accanto. Per questo sia le Sonate per violino che quelle per violoncello hanno una parte davvero impegnativa per entrambi gli strumenti, nessuno dei quali risulta subordinato ovvero prevalente. Per questo è necessario che gli interpreti siano sempre molto affiatati, oltre che di eccelso livello. E cosa c’è di meglio della coppia formata dal grandissimo padre (il pianista) e dal degno figliolo (il violoncellista) che ascolteremo in questo magnifico concerto monografico? Programma (Discografia minima) L. van Beethoven Sonata n. 1 in la maggiore op. 5 n. 1 Dodici variazioni su un tema di Händel WoO 45 Sonata n. 3 in la maggiore op. 69 Sonata n. 5 in re maggiore op. 102 n. 2 ^ Nata in Cina nel 1975, Natalie Zhu ha iniziato a studiare pianoforte a sei anni e ha debuttato a Pechino a soli nove anni. Dopo il trasferimento con la famiglia negli Stati Uniti ha studiato al Curtis Institute di Philadelphia con Gary Graffman dove si è diplomata nel 1997. Si è perfezionata con Claude Frank alla Yale University, dove ha meritato anche il premio “Elisabeth Parisot” quale miglior allieva dell’istituto. Nel 1994 ha debuttato in Europa al Festival de Sully in Francia. Nello stesso anno è stata premiata al China International Piano Competition di Pechino. Come solista e in recital è stata ospite delle maggiori istituzioni musicali del Nord America (Pacific Symphony Orchestra, Concerto Soloists di Philadelphia, Bergen Philharmonic e Colorado Philharmonic National Repertory Orchestra), in Europa e in Cina. Ha suonato in Olanda, Germania, Francia. Dal 1999 collabora con Hilary Hahn. Nell’estate 1997 e 1998 ha partecipato con il Marlboro Music Festival. È stata inoltre ospite del festival di Tanglewood e dell’Amelia Island Festival. Nel 2003 ha ricevuto l’Avery Fischer Career Grant e il Premio Andrew Wolf Memorial per la musica da camera. Natalie Zhu fa parte dell’Astral Artistic Services, un’organizzazione che si occupa della promozione di giovani talenti negli Stati Uniti. È stata ospite della nostra Società nel 1999. Prossimo concerto: martedì 9 novembre 2004, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Adrian Brendel violoncello Alfred Brendel pianoforte Richter, Rostropovic Philips 442 565-2