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Azienda in Jazz: la persona e il gruppo - Formazione
Azienda in jazz: la persona e il gruppo di Erika Leonardi La triade: formazione+esperienza+jazz Facciamo insieme un’analisi di questi tre elementi della triade per poter comprenderne le relazioni. La formazione continua ad essere un impegno necessario, oggi più che in passato, in quanto le conoscenze tecniche sono soggette ad un’obsolescenza molto spinta. Inoltre, in relazione al crescente peso dei servizi nel panorama economico-sociale, i temi toccano in maniera specifica anche gli aspetti organizzativi, la sfera dei comportamenti e l’applicazione di nuove metodologie. Il contesto culturale e lavorativo è fortemente mutato. Ad esempio, sono cambiati i fattori vincenti: oggi è bravo non tanto chi è capace di “trovare” le risposte a ciò che corrisponde realmente al proprio bisogno, ma chi è padrone di strumenti che lo guidano a “selezionare” all’interno di un variegato, ma non sempre affidabile, ventaglio di offerte. Assistiamo oggi ad un proliferare di proposte formative, molto ricche e variegate, che si avvalgono di una fitta e ramificata rete di canali di comunicazione. Spesso per i destinatari l’esito è un bombardamento quasi invasivo. Sull’altro fronte, da parte dei soggetti formatori, per tener testa ad una nutrita concorrenza, diventa imperativo essere accattivanti nella presentazione e fortemente incisivi nell’esecuzione dei corsi. Lo scenario è caratterizzato da due tipologie di atteggiamenti: nel proponente, la necessità di una padronanza di tecniche di seduzione e, nel destinatario, difficoltà a scegliere a causa di eccesso di tipologie e quantità di proposte. Passiamo al secondo elemento. Abbinare alla formazione la dimensione esperienza rappresenta un espediente per promuovere un apprendimento più ricco e profondo. Il termine esperienza evoca l’insorgere di emozioni generate dalle azioni vissute. Da queste hanno origine i ricordi. Varia la dimensione temporale: l’emozione nasce e viene percepita durante la formazione, quando mettono le radici i ricordi, che si protraggono nel tempo. Ha così origine l’esperienza, risultato del binomio azioni ed emozioni. Rimangono così scritti nella nostra mente quegli eventi che ci hanno colpito, a livello razionale ed emotivo, in chiave positiva o negativa: è come dire che quando le cose accadono così come previsto, in modo usuale....non lasciano traccia! Le modalità per far sì che, a seguito della formazione, rimanga il sapore dell’esperienza, sono diverse. Ad esempio, il ricordo nasce quando, in aula, oltre a “sentire” l’esposizione dei temi, si può “agire” in prima persona, mettendo in pratica quanto esposto: 1 www.formazione-esperienziale.it [email protected] risultano coinvolti un numero maggiore di sensi e quindi aumentano le tracce nei nostri neuroni. Si può ricorrere ad altre formule per generare ricordi: accostamenti inusitati, associazioni inconsuete, pratiche tipiche di altri settori, scoperte di proprie capacità fino a quel momento ignorate, ecc.. Da questa carrellata l’accostamento con la musica risulta facilitato. Il Jazz Eccoci al terzo elemento. Primo interrogativo del tutto lecito: perchè la musica? Perchè la musica, questa “cosa” eterea ed impalpabile, è sempre dentro di noi. E’ un nostro patrimonio fin dalla nascita. L’uomo l’ha poi codificata, composta ed arricchita, anche con strumenti da lui stesso creati: Fa parte di noi in quanto esseri viventi: ne abbiamo bisogno così come di mangiare, bere, dormire. Può anche diventare una medicina, con il vantaggio che però....non ha controindicazioni! La musica influenza il nostro umore, sollecita i ricordi, fa compagnia, entra a far parte del nostro quotidiano in modo diretto ed indiretto, genera energie, rilassa, e....tanto altro! Altro interrogativo: perchè tra i tanti generi musicali proprio il jazz? L’accostamento dei temi manageriali alla musica non è una novità: da tempo si propone in aula alle persone di cimentarsi nell’uso di strumenti musicali, con risultati degni di lode. L’accostamento management+jazz che qui propongo vuole avere un taglio diverso: non chiedo alla persona di “agire”, cimentandosi in pratiche nuove, usando strumenti o la voce, ma di osservare i comportamenti dei musicisti e di riflettere. Vediamo insieme perchè proprio il jazz e non un altro genere musicale e quali sono i punti di contatto con il mondo lavorativo. Propongo il jazz per aiutare le persone a comprendere quanto sia importante dedicare attenzione alle relazioni con i propri colleghi: la bravura e la competenza di una persona può esprimersi al massimo quando è arricchita dal contributo degli altri. Una banale osservazione può essere molto convincente per comprendere questa puntualizzazione: nel lavorare quotidiano, quanto prodotto da una persona (relazioni, elaborazioni, report, rapporti, .....) è fortemente influenzato dal modo di lavorare di chi ha agito prima e incide sull’operato dei colleghi che entrano in scena successivamente. E’ importante tener presente che i risultati buoni ed eccellenti sono sempre il frutto di un lavoro di squadra. La difficoltà risiede spesso nel non avere la consapevolezza di questo aspetto del proprio lavoro e si ignora che siano gli altri coinvolti. In passato, nell’era dominata dai prodotti, il fatto che si lavorasse in gruppo era evidente: gli operai erano fisicamente insieme, legati alla catena di montaggio, con un passaggio concreto e tangibile di semilavorati fino a giungere al prodotto finito. Oggi prevale un modo di lavorare che ha caratterizzazioni molto differenti. Tutte le aziende, sia manifatturiere sia di servizi, devono il loro successo anche alla capacità di gestire in modo efficace un altro tipo di trasformazione: non più 2 www.formazione-esperienziale.it [email protected] quella della materia prima, bensì delle informazioni. E’un cambiamento non da poco in quanto mancano diversi riferimenti: l’evidenza tangibile ed osservabile dell’esito delle azioni, la percezione dei cambiamenti che portano ala trasformazione, la visibilità dei passaggi di informazioni,.... A ciò va aggiunto un altro aspetto determinante: non sempre c’è la vicinanza fisica dei soggetti coinvolti. E c’è da tener presente un altro aspetto: l’informatizzazione, che genera vantaggi immensi in termini di velocità e affidabilità del passaggio di dati e di informazioni con riduzione del rischio di errore, fa sì che non sempre si sappia chi sono i destinatari del proprio operato. Può accadere che si mettono i dati nel sistema, senza preoccuparsi di sapere chi se farà uso! Questo aspetto del lavorare in gruppo ci conduce al jazz. Il primo punto da mettere a fuoco riguarda la struttura della performance jazzistica. Si realizza con un’alternanza tra l’arrangiamento e gli assolo che, dal punto di vista organizzativo hanno una forte diversità: l’arrangiamento è prodotto dal gruppo, mentre l’assolo dal singolo. C’è ancora un altro aspetto molto importante da tenere in considerazione: il gruppo esegue quanto stabilito nello spartito, che corrisponde alle regole definite e concordate fra i musicisti, l’assolo invece è improvvisato. L’improvvisazione ha connotazioni molto particolari: non è una esecuzione di quanto prescritto, ma una libera interpretazione del musicista, che vive così un momento di protagonismo, potendosi esprimere in modo molto personale, sempre però all’interno di uno schema. E questo è l’aspetto chiave che dà origine alla metafora “Azienda in Jazz”. Attenzione però, perchè qui è facile che nascano fraintendimenti, in quanto questo termine ha significati diversi, anzi opposti, nel parlare comune ed in ambito artistico. Nel quotidiano diciamo che abbiamo improvvisato quando siamo riusciti a conseguire un certo risultato in un ambito per il quale non eravamo preparati e, compiaciuti, associamo anche una espressione di stupore: come se un angelo custode magnanimo ci avesse voluto sostenere in un’impresa per la quale non eravamo né preparati né pronti!. Di fatto questa forma di improvvisazione ha luogo in azienda a seguito di avvenimenti imprevisti, fuori controllo, e può rappresentare una felice soluzione a situazioni difficili. Rappresenta un evento occasionale, non prevedibile. Ma in questa sede vogliamo dare un’accezione diversa a questo termine, quella che assume in ambito artistico: agire in modo personale ed originale, in modo libero all’interno di uno schema strutturato, reinterpretando il proprio contributo. Devono essere garantiti alcuni presupposti. Improvvisa l’artista che: ♦ ha una profonda conoscenza e padronanza del settore (teatro, musica....) e dello specifico contesto (autore, opera.....); ♦ è padrone delle tecniche (recitazione, uso di strumenti, canto....); ♦ vuole esprimere qualcosa di suo, che sia originale ed anche molto personale, che nasce da un patrimonio molto intimo che può riguardare le emozioni, i pensieri, gli accostamenti, gli approfondimenti. 3 www.formazione-esperienziale.it [email protected] A tutto ciò va aggiunto un altro aspetto che conferisce maggiore vigore all’improvvisazione: è un agire fuori dagli schemi tradizionali, pur rispettando un ambito predefinito. E’ necessaria, quindi, anche una dose di coraggio in quanto non si può avere la certezza di un esito positivo delle varianti introdotte. In sintesi il parallelo con il jazz è focalizzato sulla capacità di agire in gruppo con modalità particolari che permettono alla persona di vedere valorizzate le proprie capacità grazie alle interazioni con gli altri. Questa interpretazione del termine improvvisazione risulta molto calzante anche in ambito lavorativo. L’azienda In azienda si lavora sempre in gruppo: per un risultato temporaneo, si parla di progetti, per risultati standardizzati, di processi. Però cosa accade di fatto? Non sempre le persone sanno quale debba essere il risultato finale, chi sono gli altri compagni di squadra,né hanno chiarezza del proprio contributo, ancor meno delle relazioni fra i diversi soggetti coinvolti. Inoltre il lavorare in gruppo non viene vissuto in modo positivo: può essere inteso come un appesantimento, può mancare la fiducia sul contributo degli altri, si teme di essere sopraffatti, di non poter esprimersi come si vorrebbe, di assolvere anche a compiti non propri. In altri termini, si pensa di essere l’eroe, in quanto l’unico a fare, o la vittima, perchè oppressi dalle angherie altrui. Questo stato di disagio compromette il conseguimento dei risultati o l’uso delle risorse (fra le quali la più penalizzata è il tempo) con conseguente insorgenza di stress e malumore, aspetti che compromettono un buon clima lavorativo ed il risultato di business. Ed è qui che si inserisce la metafora “Azienda in Jazz”. Torniamo al jazz e facciamo una semplice riflessione: quando i musicisti suonano, di fatto stanno lavorando. Eppure non sono corrucciati e sofferenti. Serpeggia tra loro una forte energia che contagia il pubblico che, a sua volta, restituisce una nuova carica. Quale è il segreto che permette questo modo di lavorare felice? Risposta: l’improvvisazione. Chiarito il suo significato in ambito artistico dobbiamo adesso inquadrare il termine nel contesto lavorativo. L’improvvisazione aiuta a mettere a fuoco la differenza tra eseguire l’azione in modo rigidamente aderente alle regole, quasi automatico, e personalizzare l’azione, puntando sempre all’esito atteso, ma con la possibilità di poter intervenire e introdurre variazioni, in relazione al contesto, al proprio modo di sentire, alla consapevolezza del proprio ruolo, agli atteggiamenti dell’interlocutore, alla creatività che il contesto suggerisce. Trasliamo questo approccio ad un semplice esempio. Siamo in un bar e la cameriera viene a prendere le ordinazioni. Può elencare i drink, chiedere al cliente cosa desidera e prendere nota della scelta. Il tutto in modo asettico, automatico, senza variazioni. Altra versione: la cameriera “improvvisa”, ovvero personalizza il suo agire. Accade allora che, in relazione al tipo di cliente, non si limita ad elencare i drink, ma li descrive con tale abilità da renderli visibili e farli quasi pregustare. In pratica, ci riteniamo autorizzati a sostituire il termine 4 www.formazione-esperienziale.it [email protected] “improvvisazione” con “interpretazione personalizzata”, lasciando inalterata la dinamica sopra descritta. Come mettere in atto questa metafora? Per giungere a questo modo di lavorare occorre importare i tre criteri gestionali che stanno alla base del concerto jazz: ♦ gestione organizzativa basata su un delicato equilibrio fra regole e flessibilità; ♦ capacità di vivere il gruppo e di agire da protagonista; ♦ coltivare le proprie competenze tecniche e arricchirle con la padronanza di strumenti finalizzati all’innovazione. Questi tre aspetti gestionali caratterizzano il jazz. Tali e quali possono essere traslati in azienda. Azienda in Jazz L’applicazione dei tre criteri gestionali del jazz in azienda genera esiti molto positivi prioritariamente a due livelli: risultati di business e motivazione delle persone. Analizziamoli singolarmente in chiave operativa. In azienda le regole sono necessarie. Sono rappresentate anche dalle procedure, che in questa ottica vanno intese come l’insieme delle modalità d’azione concordate che guidano un gruppo di persone a conseguire un certo risultato necessario ed utile per il successo dell’azienda. Ma attenzione: c’è il rischio che la regola diventi fine a se stessa e che quindi la sua applicazione sia vissuta male o gestita in modo incongruo. Riuscire ad associare le regole alla flessibilità potrebbe apparire un controsenso e un’impresa inusitata. Invece è necessario far sì che questi due aspetti trovino un loro equilibrio. Pensiamo per esempio ad una procedura che riguarda un servizio. Qui entra in gioco come un attore anche il cliente, alla stessa stregua degli attori interni all’azienda. Da questo punto di vista il servizio può essere interpretato come un’interazione tra due categorie di persone: il soggetto che eroga il servizio e colui che lo riceve. Se curiamo questo aspetto non possiamo imporre regole rigide, in quanto i margini di variabilità sono molto alti. Rimane comunque necessario definirle affinché tutti gli addetti all’organizzazione abbiamo un identico modus operandi ed il cliente trovi lo stesso stile di servizio interfacciandosi con soggetti diversi della stessa struttura o in altre sedi. Ma è altrettanto necessario che queste regole lascino un margine di flessibilità in risposta alla dinamica tra le persone ed alle diverse esigenze che possono insorgere al momento. Come fare affinché la flessibilità rappresenti un fattore positivo e non un rischio di anarchia? E’ necessario che il responsabile sia in grado di: ♦ garantire che l’obiettivo sia garantito e condiviso dal gruppo; ♦ fornire indicazioni operative, ovvero un metodo-base per lavorare. Obiettivo e metodo-base sono le parole chiave che permettono di “improvvisare”. Con questi presupposti le persone possono diventare padrone del proprio lavoro “interpretando” il proprio ruolo. Ciò vale per i piccoli come per i grandi incarichi: dalla registrazione di una telefonata alla formulazione di un’offerta, all’assistenza tecnica.... E quanto di nuovo, originale e innovativo 5 www.formazione-esperienziale.it [email protected] viene introdotto dal singolo, può, con questi presupposti, diventare una fonte di miglioramento della gestione del processo stesso. Il secondo criterio gestionale riguarda le relazioni. E’ necessario coltivare nel personale la capacità di lavorare in gruppo e, nel contempo, anche di far emergere le proprie capacità Non sempre l’esperienza del lavoro di squadra è positiva. Spesso accade che errori o sprovvedutezze compromettano il rispetto delle specifiche dell’output atteso o l’armonia tra le persone. E’ sufficiente, mediante la formazione specifica, dedicare un piccolo spazio all’approfondimento di questo tema per promuovere il successo delle relazioni. In parallelo occorre far sì che ogni persona abbia la consapevolezza del valore del suo agire, anche qui con azioni formative dedicate. L’osservazione dei comportamenti dei musicisti jazz guida verso un diverso modo di vivere il lavorare in gruppo. Il terzo criterio gestionale è focalizzato sulla competenza. Ognuno ha l’obbligo di coltivare le conoscenze tecniche del proprio settore e di tenersi aggiornato. Ma oggi ciò non è più sufficiente. Quanto in questo mondo si palesa come valido e corretto, è già superato nel momento stesso in cui viene proclamato tale. E’ un imperativo innovare, migliorare, arricchire, perfezionare, affinare, alleggerire..... A tal fine è cruciale disporre di un metodo per introdurre l’innovazione. Anche qui interventi formativi dedicati ai metodi e strumenti per il miglioramento e la creatività sono di consistente ausilio. Anche qui il jazz propone insegnamenti: l’improvvisazione porta sempre con sé una dose di innovazione, frutto di una profonda preparazione e consapevolezza del proprio agire. L’applicazione: AZIENDA IN JAZZ La caratteristica del jazz, l’improvvisazione, intesa in ambito lavorativo come “reinterpretazione”, rappresenta la scintilla che porta ad un diverso modo di lavorare, più ricco e vitale. “Azienda in Jazz” è un incontro formativo che coniuga management e jazz con un’incisiva dimensione di spettacolo. Protagonisti e animatori sono il formatore e la jazz band. La musica è preferibilmente dal vivo. I partecipanti, oltre ad ascoltare, sono invitati ad osservare la dinamica tra i musicisti. Il clima d’aula diventa positivo e molto coinvolgente. L’energia dei musicisti contamina i partecipanti. La scaletta si articola in un’alternanza di tre elementi: ♦ brani musicali opportunamente selezionati e modificati in ottica formativa; approfondimenti dei temi di management; ♦ citazioni di frasi di jazzisti. Con questa modalità diventa più semplice far comprendere i temi aziendali, favorendone così l’applicazione. 6 www.formazione-esperienziale.it [email protected] Quelli più ricorrenti sono, per esempio: • • • • • • • citazioni di frasi di jazzisti, processo, lavoro di gruppo, comunicazione, miglioramento, misurazione, cambiamento. In relazione alla finalità, l’intervento può avere un taglio didattico o di puro intrattenimento: cambia il tempo dedicato alle componenti, quali il parlato e la parola e di musica. La conclusione è sempre un breve concerto, anche per dar modo ai musicisti di dare sfogo alla loro voglia di suonare che, durante lo spettacolo/lezione, viene invece imbrigliata in una scaletta dalle finalità formative. Si può condividere questa metafora nei contesti più diversi: avvio di un progetto aziendale, inizio di un percorso di formazione, meeting aziendale, contesto di incentive. In questi esempi cambiano gli obiettivi: informare, coinvolgere, interessare, stimolare lo spirito di gruppo, far confluire culture diverse in realtà soggette a fusione, distrarre, intrattenere... Non sono necessarie infrastrutture particolari. E’ sufficiente garantire uno spazio funzionale per posizionare gli strumenti della band predisponendo comode posizione d’ascolto. Laddove possibile, ovviamente, un’ambientazione da teatro permette una coreografia più ricca, giocando con le luci ed i volumi della musica. I brani di jazz sono di facile gradimento anche per chi dichiara di non amare questo genere. Ovviamente molta cura deve essere dedicata alla scelta dei brani musicali, sia per quelli “sfruttati” a fini formativi, sia per quelli che creano il concerto. Lo spettacolo Azienda in Jazz ha trovato applicazione in diverse tipologie di realtà: nella singola azienda, a livello interaziendale, con pubblico misto, in ambito di lezioni universitarie. A supporto dell’incontro viene predisposta una dispensa ad hoc, personalizzata all’azienda e alle finalità dell’incontro. È possibile anche prevedere la predisposizione di gadget, per avere un ricordo dell’esperienza del jazz. La metafora è descritta e documentata nel libro AZIENZA IN JAZZ, di Erika Leonardi, edito da IlSole24ORE (2003), corredato da CD con brani musicali e un cartoon di Bruno Bozzetto, giunto alla seconda edizione (2007) con la prefazione di Giorgio Gaslini e il contributo di Franco Cerri. 7 www.formazione-esperienziale.it [email protected] Note sull’autore Erika Leonardi, consulente e formatrice, esperta di gestione dei servizi in qualità e di gestione dell’organizzazione aziendale. Ha gestito numerosi progetti di consulenza e di formazione in organizzazioni private ed enti pubblici. Relatrice in convegni internazionali e nazionali, svolge anche attività didattica sulle norme ISO 9000 e sulla gestione della qualità nei servizi, sia a livello universitario che post-universitario. Autrice di numerose pubblicazioni su riviste internazionali ed italiane, e di diversi libri, fra cui: Azienda in jazz – 2 ediz.(2007), Capire la qualità – 2 ediz (2007), Un Mondo di Qualità… che cambia (2006), , Servire Successo (2003), ISO 9000 Sistema Qualità e Certificazione (1998), Servizi di Qualità (1997), Un Mondo di Qualità (1995), editi da IlSole24Ore S.p.A. e Ricostruire e vivere il processo per la qualità in azienda (2006) edito da Sperling & Kupfer. [email protected] 8 www.formazione-esperienziale.it [email protected]