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Gli USA lasciano la base de La Maddalena

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Gli USA lasciano la base de La Maddalena
SPORT
EMIGRAZIONE
Mensile della Regione Sardegna per gli emigrati
Il Cagliari
di Sonetti
ritorna
alla vittoria
ANNO XXXVII / DICEMBRE 2005 • N. 12
I sardi
nel Borinage
pag. 13
Spedizione in abbonamento postale - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96
Filiale di Cagliari (tassa riscossa - taxe perçue)
Poste italiane tariffa pagata DCO/D.E./3139/02 del 25.03.2002
◗ POLITICA REGIONALE
pag. 30
◗ SERVITÙ MILITARI
Corteo a Roma
per la vertenza
sulle entrate fiscali
Gli USA lasciano
la base de La Maddalena
Manifestazione unitaria con i presidenti della Regione e
del Consiglio Regionale
Clamoroso annuncio del Pentagono - I sommergibili a propulsione nucleare
lasceranno la Sardegna entro il 2006 - Soddisfazione del presidente Soru: "gli
americani saranno i benvenuti come turisti" - Piano per lo sviluppo turistico dell'isola
pagine 6-7
pagina 5
◗ SPECIALE EMIGRAZIONE
Una vetrina
per la Sardegna
in Germania
A Berlino riflessioni
su nuova e vecchia emigrazione
pagine 15 -16-17 - 18
2
Lettere al Giornale
• DICEMBRE 2005
Una bella famiglia sarda
in Francia
Caro Messaggero,
da tanti anni ricevo il tuo prezioso giornale che leggo e rileggo. Il 18 novembre compirò 86
anni. Sono emigrato in Francia
nel 1948. Con mia moglie abbiamo avuto una famiglia numerosa
di dieci figli. Una bella famiglia
irata su con tanti sacrifici. Dei
miei figli uno è medico, cinque
sono infermieri professionali con
diploma di Stato, una insegnante
(laureata in letteratura italiana),
un altro è nella Polizia Nazionale, uno direttore di lavori pubblici e una segretaria di direzione.
Siamo fieri della nostra famiglia.
Quasi tutti gli anni veniamo in
Sardegna per le ferie e per conservare le radici della nostra bella e amata Sardegna. Miei figli
mi chiedono se puoi fare il favore di informarci sulle origini del
nostro cognome, Tedde. Ti sarò
grato se invierai il giornale anche
a mio figlio Patrik.
Pietro Tedde
4 Rue General Etienne Rivet
Saint Etienne – Francia
Caro Tedde,
complimenti per la sua bella
famiglia. E auguri, anche se in
ritardo, per il suo compleanno.
Abbiamo attivato l’abbonamento
per suo figlio Patrik. Per quanto
riguarda l’origine del cognome
dovrà pazientare. Abbiamo trasmesso la richiesta al collega che
cura la apposita rubrica.
Aiuto al lettore
che cerca un amico
Caro Messaggero sardo,
innanzitutto vi ringrazio per il
vostro servizio. Siete di grande
aiuto per tutti gli emigrati all’Estero. Vi scrivo per aiutare il
sig. Antonio Anibaldi che vi aveva scritto per cercare un amico
trasferitosi a Londra, che si chiama Luciano Lai, che ha aperto un
ristorante (il Mirto). Io conosco
il ristorante ma non so se il proprietario sia il sig. Lai. Comunque se può essere utile all’amico
Antonio vi comunico l’indirizzo
del ristorante è: 839 Fulham
Road SW6 5HQ London - Tel.
02077363217. Ancora grazie per
il vostro aiuto, vi mando i miei
più sinceri saluti.
Francesco Sanna
7 Pakington House Stockwell Garden
- London
Caro Sanna,
grazie per la collaborazione e
per gli apprezzamenti.
La “scoperta”
del giornale
Caro Messaggero Sardo,
per pura combinazione mi è capitato tra le mani il vostro mensile. Nel leggerlo ho rivissuto il
periodo della mia gioventù con
luoghi a me tanto cari. Il sapore
della terra di Sardegna non si dimentica mai, anche se sono passati ben 45 anni è rimasto in me
qualcosa che ha di fiabesco.
Nella pagina “Speciale Emigrazione” dedicata a Omero Marras,
ho riconosciuto la persona che per
un periodo ha lavorato come compagno di mio padre nella miniera
di Carbonia. Quella Carbonia che
mi ha visto nascere, crescere, che
però, in età molto giovane ho dovuto lasciare per cercare lavoro in
Continente.
Ormai anziano non rimangono
che cari ricordi e perché questi
Ricerca di un partigiano sardo in Francia
Caro Messaggero,
sono laureanda in Lettere presso l’Università di Sassari e sto preparando una tesi su alcuni partigiani sardi. La persona che cerco è mio concittadino di nome Leonardo Boninu nato ad Illorai il 15/05/
1892. Era residente in Francia e precisamente a Maison-sous-l’Estaque frazione di Prioux (Marsiglia).
Sua moglie si chiamava Maria Antonia Cappai e i suoi figli Giuseppe e Mario, e una figlia femmina di
cui non conosco il nome. Aveva, inoltre, un fratello di nome Vittorio.
Nel 1943 circa venne internato per attività antifascista nel campo di concentramento di Buchenwald,
dove conobbe la principessa Mafalda di Savoia.
Se qualcuno avesse informazioni su di lui, sulla sua famiglia o sui suoi discendenti mi può contattare tramite e-mail ([email protected]) o per lettera (Antonietta Lai, via Eleonora,10 - 07010 Illorai
- SS).
Fatemi sapere se è possibile pubblicare questo annuncio nel Vostro giornale oppure se esistono delle regole a cui attenersi.
Vi ringrazio anticipatamente e ringrazio chiunque mi darà una mano nella mia ricerca.
Antonietta Lai
via Eleonora,10 - 07010 Illorai (SS)
Cara Lai,
eccoti accontentata e buona fortuna per la tua ricerca. Facci sapere se va a buon fine.
non passino mai, sarei grato ricevere il Vs mensile affinché quello che è stato resti scolpito nel
mio cuore e nella mia mente.
Un cordiale ringraziamento.
Giuseppe Lanci
Via Togliatti, 5 - 58022 Follonica
Caro Lanci,
abbiamo attivato il suo abbonamento e presto potrà ricevere
il giornale e rinverdire i suoi ricordi della Sardegna.
Le case degli emigrati
e il caro acqua
Caro Messaggero,
sono appena rientrato dalle vacanze trascorse in Sardegna. Nella posta ho trovato il Messaggero
e nello sfogliarlo sono stato attratto dall’articolo relativo alle nuove
tariffe sui consumi dell’acqua.
Le tariffe in esso riportate (salvo errori di stampa) appaiono veramente punitive (e 1,10 a m3
contro e 0,30 per i residenti) nei
confronti dei non residenti, in
buona parte emigrati che ritornano nella propria Terra per un breve periodo nell’anno.
Inoltre appare incongruente a
fronte della riduzione del 30% che
invece viene praticata nell’imposta
sui RSU ai non residenti e di quanto praticato dall’Enel nelle sue bollette (aumento della quota fissa +
componente euro Kw).
Ho fatto un confronto fra le tariffe riportate sul Messaggero e
quelle applicate dall’Azienda del
Comune in cui vivo (La Spezia)
ed ho immediatamente rilevato
che l’unico aumento previsto per
i non residenti è quello della quota fissa, differenziata a sua volta
per fasce territoriali, pur essendo
presi in considerazione gli stessi
criteri della legge Galli e l’ATO.
Detto ciò mi viene da fare una
considerazione: chi affitta le case
(in nero!!) ai vacanzieri, e quindi
non vivendoci direttamente, paga
l’acqua a tariffa residenti?.
A mio parere, per evitare che
gli emigrati vengano equiparati
ai possessori di seconde case
(veri non residenti), i primi potrebbero presentare all’Autorità
d’Ambito o all’Ente un’autocertificazione di nascita che comprovi
lo status di emigrato e, quindi, siano sottoposti, al massimo, all’aumento della quota fissa.
Senza di ciò credo che verrebbe
data una “picconata” alla già traballante continuità territoriale!
Auspico che il Messaggero e la
FASI si facciano promotori di
questa o di analoga iniziativa per
evitare agli emigrati questa ulteriore ingiustizia.
Con molti cordiali saluti.
Marco Locci
via Luigi Aragone, 49/a - La Spezia
Caro Locci,
ci scusiamo per il ritardo con
cui pubblichiamo la sua lettera,
ma l’argomento da lei sollevato è
di piena attualità. Per tranquillizzarla possiamo dirle che quel
provvedimento annunciato sul
numero di Agosto del Messaggero non è diventato esecutivo perché bloccato dai nuovi responsabili della Autorità d’Ambito in
quanto la decisione non era stata adottata rispettando le procedure. Bene farebbero la FASI e le
altre Federazioni a sollevare la
questione delle case degli emigrati che non possono essere
considerate (a meno che ne abbiano i requisiti) alle stregua
delle ville e delle residenze estive dei Vip.
Figlio di emigrato
nato all’Estero
Caro Messaggero,
sono figlio di padre sardo emigrato in Svizzera (dove sono
nato). Ho 38 anni vivo e lavoro
nel Nord Est d’Italia ma sento il
richiamo delle mie origini tanto
da aver acquistato una seconda
casa in un piccolo paese della
meravigliosa isola. Sarei contento di ricevere la vostra pubblicazione e di conoscere le eventuali
possibilità di godere degli
sconti nei trasporti (traghetti) vista la mia condizione di figlio di
sardo emigrato.
Roberto Rassu
via San Giovanni 22 - Veggiano (PD)
Caro Rassu,
abbiamo già spiegato molte
volte che grazie a un accordo tra
la FASI e le più importanti compagnie di navigazione è possibile anche per i figli degli emigrati
che non sono nati in Sardegna ottenere gli stessi benefici dei residenti nell’Isola (la tariffa ridotta
del 30%). Per sapere come fare
le consigliamo di rivolgersi al
circolo sardo più vicino. Nella
sua zona c’è il circolo “Eleonora d’Arborea” di Padova che è
molto attivo. Ma in Veneto ci
sono anche altri circoli a cui può
rivolgersi.
In memoria di un piccolo
grande uomo
Carissimo Messaggero,
grato a un servizio ed a un lavoro che umilmente portate da
sempre nelle nostre case e che ci
permette, pur essendo lontani, di
sentirci parte di quel progetto
non utopistico ma certamente
molto complesso che è la famosa
continuità territoriale che dovrebbe tessere e non distruggere
l’unità dei Sardi e della Sardegna, chiedo umilmente che venga
pubblicata questa lettera postmortem scritta da me in memoria
di un piccolo grande uomo, mio
zio Francesco Zizi, orunese trapiantato a Viterbo, simbolo di
un’epoca e di una generazione di
migranti del nostro paese.
Con la speranza che la mia richiesta venga accolta, vi rimando
a un successivo appuntamento.
Sempre in gamba e sempre indipendenti come fino ad adesso.
Serra Giampietro
via Carlo Cattaneo 50
Viterbo
Caro Serra,
eccola accontentata.
Parenti in Ecuador
Caro Messaggero,
sono un sardo che vive a Roma
da tanti anni. Purtroppo anni fa
ho perso un fratello che viveva in
Ecuador. Essendo sposato con
una ecuadoregna i suoi figli vivono in Ecuador.
Avrei bisogno di un contatto
con una associazione di Sardi in
Ecuador, o paesi limitrofi per poter inviare ogni tanto e con tranquillità di arrivo prodotti tipici
sardi o altro. Ora vorrei inviare
anche una bandiera sarda con i
Quattro mori, che mio nipote
vorrebbe esporre nel ristorante
che ha ad Esmeralda.
Vi sarei grato di una vostra cortese risposta. Cordiali saluti.
Franco Polo
Roma
[email protected]
[email protected]
Caro Polo,
non abbiamo capito bene la
sua richiesta. Non esistono, che
ci risulti, associazioni di Sardi in
Ecuador. Ttra i nostri abbonati
c’è un Polo Antonio che abita a
Esmeralda. Riteniamo che possa
essere suo parente. Pubblichiamo la sua lettera perché se ci fosse qualcuno interessato possa
prendere contatti con lei.
Aumento tariffe
Caro Messaggero,
è da tanto tempo che ricevo il
Messaggero Sardo e leggendo il
numero di agosto ho appreso che
da settembre aumenteranno le tariffe dell’acqua. I miei genitori
sono deceduti tanti anni fa mi
hanno lasciato una piccola vecchia casetta dove trascorriamo le
ferie. Mi sento discriminata perché io risiedo all’Estero e non ho
la residenza in Sardegna allora
per quelli non residenti l’acqua
viene a costare di più. Inoltre io
vado per due mesi e pago per tutto. Così anche per la nave i sardi
sposati con donne straniere hannio lo sconto io ho essendo donna e nata in Sardegna, sposata
con un uomo straniero non ho
agevolazioni; questa secondo me
è pura discriminazione.
Che differenza c'è tra residente
e non residente?
Vorrei che per favore mi diate
una risposta e non buttiate questa
lettera.
Angela von Esch Uccheddu
Vlaardingen Olanda
Cara Uccheddu,
per quanto riguarda l’annunciato aumento delle tariffe dell’acqua possiamo tranquillizzarla: la decisione è stata sospesa.
Per quanto riguarda gli altri
quesiti che lei pone ribadiamo
quello che abbiamo già detto ad
altri lettori. Ovunque in Italia
(ma riteniamo anche all’estero)
si pagano tariffe differenziate tra
la prima casa e la casa delle vacanze. La sua abitazione, non risiedendo lei in Sardegna, è considerata seconda casa e assoggettata a quel tipo di tariffe. Riteniamo che gli amministratori
comunali dovrebbero saper distinguere tra la casa di un emigrato che rientra per le vacanze
e la villetta o la villa del turista.
Infine per quanto riguarda le tariffe per la traversata in nave le
consigliamo di rivolgersi al circolo sardo più vicino perché tra
le Federazioni dei circoli sardi e
le principali compagnie di navigazione è stato raggiunto un accordo per applicare agli emigrati
e ai loro familiari le stesse tariffe praticate per i residenti.
Un bagaglio pieno
di ma...!
Caro Messaggero,
abbiamo passato delle piacevoli vacanze, come ogni agosto, in
Sardegna. Parenti, amici, feste,
pranzi, sole... e valigie pronte per
il rientro. Il 29 agosto alle ore 21,
la nave Janas, della compagnia
Tirrenia, è pronta per salpare,
ma... sembra che vi siano problemi, a quanto pare non indifferenti, per cui nella notte, scendiamo
nuovamente tutti a terra. Invano
aspettiamo, l’arrivo delle due
unità, promesse a breve termine
ma... Si riparte, dopo svariate
ore, con la Bithia, che era giunta
da Genova alle 6. Non vi elenchiamo i disagi, ma... ve li lasciamo immaginare. Ma... è mai possibile che quasi ogni traversata,
si trasformi in angoscia? E per
noi non è la prima volta.
Ringraziamo per lo spettacolo:
un bel tramonto ed una stupenda
alba, visti a Porto Torres, ma
questa non è opera della Tirrenia!
Cordiali saluti
Maria Tiziano Cotza
Frazione Mazod 11020 Nus - Valle
D’Aosta
Cara Maria,
abbiamo pubblicato il suo sfogo e la sua denuncia.
Disguidi postali
Caro Messaggero Sardo,
da molti anni sono un tuo appassionato lettore, però risulta
che il mensile del mese di settembre non l’ho ricevuto; il mio indirizzo è sempre lo stesso; non ho
cambiato casa; non mi spiego
come questo è accaduto. Grazie
ad un amico e socio del Circolo
“Sardegna” di Villa Bosch che
me lo prestò, così mi sono informato delle notizie della nostra
amata piccola Patria: Spero che
Lettere al Giornale
nel futuro non succeda più; può
darsi che il postino si è sbagliato
e lo porti altrove. Ti desidero,
buona fortuna e ti ringrazio per le
notizie che ci mandi attraverso il
Messaggero Sardo”. Ti saluto caramente.
Giovanni Piras
Calle Agustin de La Vega 764
Villa Bosch 1682 - Argentina
Caro Piras,
abbiamo controllato il nostro
indirizzario e il suo abbonamento è in regola. Il disguido potrebbe essere responsabilità di Poste
Italiane o delle Poste Argentine.
Speriamo non si ripeta. Ci tenga
informati.
L'origine di Mogorella
Caro Messaggero sardo,
il mio nome è Secci Pier Angelo, sono residente a Genova da
quarant’anni e mensilmente ricevo il tuo giornale e lo leggo con
enorme piacere perché mi tiene
informato di tutto quello che succede in Sardegna.
Quest’anno come tutti gli anni
faccio le ferie in Sardegna e precisamente a Mogorella (OR)
dove mio padre ha una casetta. Ti
scrivo perché avrei bisogno di
due favori: 1) mi piacerebbe conoscere le origini del mio paese e
perché ha un nome al femminile
che sembra un diminutivo; 2)
come secondo favore vorrei che
inviaste il vostro illustrissimo
giornale a mio cugino che vive in
Sardegna ad Assemini.
Vi ringrazio anticipatamente e
vi mando i più sinceri saluti.
Secci Pier Angelo
Via Valverde 16/5
16014 Campomorone - Genova
Caro Secci,
per quanto riguarda Mogorella nei prossimi mesi dedicheremo
un servizio al suo paese. Abbiamo attivato l’abbonamento a suo
cugino.
Nostalgia da Abbasanta
Caro Messaggero,
mi chiamo Marco e ho 16 anni.
Ho vissuto per circa quattordici
anni in Sardegna, precisamente
ad Abbasanta (OR) dove mi sono
trovato veramente bene. Ora,
sempre per motivi di lavoro, vivo
nel Veneto dove (mi dispiace dirlo) non mi piace per niente.
Sono 3 mesi che ricevo a casa il
vostro giornale, che mi fa sentire
più vicino alla mia amata Sardegna. Io per questo vi ringrazio
infinitamente.
Dico sempre a tutti che quando
avrò i miei 18 anni tornerò in Sardegna, ma tutti mi dicono che là
non c’è lavoro, e che mi troverò
male. Spero che le cose fran due
anni saranno cambiate e che io
possa avere una vita normale
dove piace a me.
La Sardegna è e rimarrà sempre
nel mio cuore... mi manca da
morire! Grazie ancora per avermi
inviato il vostro meraviglioso
giornale.
Chi volesse inviarmi delle lettere (mi riferisco ai lettori) ne sarei molto contento, così posso
confidarmi con qualcuno che mi
capisce veramente.
Marco Ventura
Via Gramsci, 16a
45045 Castelmassa - (RO)
Caro Marco,
pubblichiamo la tua lettera
sperando che molti lettori ti scrivano. Ti incoraggiamo a superare questo momento di crisi e in
attesa del tuo rientro in Sardegna ti auguriamo che possa trovarti bene e fare amicizia anche
nel Veneto.
Abbonato in erba
Caro Messaggero Sardo,
sono un quattordicenne residente in Piemonte ma di origini
sarde, più precisamente la mia
famiglia nacque a Busachi. Anagraficamente piemontese non ho
mai amato questa terra, ma grazie
soprattutto a mio padre, che non
ho mai avuto molto vicino causa
separazioni dei miei genitori, ho
cominciato a conoscere la mia
vera terra: la Sardegna. Cominciando dalle canzoni a fisarmonica di mio papà che mi facevano
addormentare da piccolo e passando per il nostro pecorino e le
salsicce sarde che immancabil-
DICEMBRE 2005 •
mente sono presenti nel mio frigo, e che mi procuro esclusivamente al circolo sardo “Su Nuraghe” di Alessandria, mi sono
sempre più attaccato alle mie origini che sono per me da tempo
motivo di orgoglio e fierezza.
Gioco a calcio da 7 anni e prima di ogni partita ascolto musica
sarda per caricarmi, nella quale
prediligo i Janas, i Tazenda, e la
meravigliosa Maria Carta. Scendo in campo ogni domenica con
un cappellino, sempre presente
nella mia porta, raffigurante i
quattro mori e la scritta Sardegna
e mi ritengo ormai a pieno titolo
un vero sardo.
Anche se sono così lontano
dalla nostra terra approfitto di
tutto ciò che mi può avvicinare
ad essa ed ai miei avi: cibo, canali satellitari soprattutto Videolina
e il suo programma “Sardegna
Canta”, musica, e ora mi farebbe
piacere ricevere il Vostro giornale, del quale ho ricevuto una copia da un genitore di una mia cara
amica, anch’essi sardi. Spero di
poter essere accontentato e porgo
distinti saluti.
Gallisai Andrea
Corso Divisione 227
15011 Aqui Terme (AL)
Caro Andrea,
ti abbiamo inserito tra i nostri
abbonati perché tu possa alimentare il tuo amore per la Sardegna
conoscendone meglio tutti gli
aspetti storici, culturali, ma an-
3
che quelli economici e sociali
che sono all’origine del fenomeno migratorio.
Il giornale per vincere
la solitudine
Caro Messaggero,
sono Foricu Paba, le mie poesie in lingua sarda sono pubblicate nel Messaggero Sardo dal
1979. Alcuni giorni orsono per
puro caso ho conosciuto un nostro conterraneo, di anni 70 circa,
di nome Mario Z. di Isili Nuoro,
ma abita da tanti anni nell’entroterra Ligure, in un casolare in degrado, non possiede televisione,
né radio, né una famiglia da sostenerlo, la sua vita la trascorre
nella solitudine. Apprezza molto
la lettura e desidera enormemente di ricevere Il Messaggero Sardo, essendo privo di conoscenza
di quanto succede nel Mondo e
nella nostra Sardegna, che mai
può dimenticare e ammirare. Vi
ringrazio anticipatamente per
quanto farete.
Foricu Paba
Via Natale Gallino
Genova Pontedecimo
Caro Paba,
grazie per la segnalazione. Abbiamo attivato l’abbonamento al
nostro corregionale (del quale,
per motivi di privacy, abbiamo
omesso il cognome) sperando
che la lettura del Messaggero lo
aiuti a sentirsi meno solo.
Le origini dei cognomi
Per poter rispondere alle domande degli emigrati sull’origine dei loro cognomi, tra le altre fonti, attingiamo anche dal prezioso volume del prof. Massimo Pittau “I Cognomi della Sardegna - significato e origine di 5.000 cognomi”
(Carlo Delfino Editore, Sassari 1990). Per chi fosse interessato questo è l’indirizzo della casa editrice: Carlo Delfino editore, Via Caniga 29/b, 07100 Sassari - Tel. 079262621.
MAMELI
Caro Messaggero Sardo,
Vi sarei grata conoscere l’origine del mio cognome (che io asserisco essere di origine sarda).
Ringraziandovi anticipatamente,
colgo l’occasione per salutare
tutti gli emigrati sardi nel mondo.
Dilva Mameli
Via Martiri della Liberta’ 9
Castelnovo di Sotto (RE)
***
Caro Messaggero,
approfitto per chiedervi il significato del mio cognome indicato come “il piu’ illustre tra i
cognomi sardi grazie a Goffredo
Mameli”.
Andrea Mameli
via Goldoni 38
09131 Cagliari
Cari Mameli,
il vostro cognome, riuniamo in
una sola risposta i Vostri quesiti,
è oggi sicuramente il più illustre
cognome sardo (il nostro Inno
nazionale è notoriamente opera
di Goffredo Mameli).
La storia dei Mameli è ancora
tutta da scoprire. Sembra corrispondere al gentilizio latino Mamelius . Testi sardi del XII secolo riportano questo cognome
presente nel Campidano di Oristano e Tramatza. Poi, intorno al
1800, si ebbe il passaggio in Liguria con Giorgio (cagliaritano)
che sposò una nobile ligure da
cui nacque il famoso Goffredo.
PINNA
Caro Messaggero,
dopo circa 20 anni che ti ricevo
e ti leggo, mi sono deciso a scrivere per ringraziare tutti voi per
quello che fate per gli emigrati, e
per sapere le origini del mio cognome.
Pinna Giampaolo
Haupstr. 26
78187 Geisingen (Baden)
Germania
Caro Pinna,
abbiamo provveduto ad aggiornare il suo indirizzo.
Per quanto riguarda il suo cognome, è uno dei più antichi e
diffusi cognomi sardi.
Citato in numerosi testi sin
dall’XI secolo specie nel Sassarese, più avanti nel tempo nell’oristanese e nel nuorese. Un
casato con questo nome appartenne alla nobilta’ isolana. Si registra anche in Spagna. Origina
da penna, piuma.
SAILIS
Caro Messaggero,
vorrei conoscere l’origine del
mio cognome.
Sailis Giorgio
Waitzstrasse 25
D-22607 Hamburg
Caro Sailis,
L’origine del suo cognome è da
collegare all’idioma sardo s’aili
, il serraglio per capretti.
UDA
Caro Messaggero,
apprezzerei, contagiata nella curiosità da mio marito, conoscere
l’origine ed il significato del cognome del mio consorte Addari.
Uda Mariarita
Via Goffredo Ciaralli 75 sc.C/int.6
00156 Roma
Cara Uda,
il cognome Addari deriverebbe
come variante da Caddari e/o
Gaddari e significa anch’esso
cavaliere.
BRISCAS
Caro Messaggero,
sono uno dei fondatori della
associazione culturale Sociale
Sarda di Sydney in Australia.
Mio padre, nativo di Orotelli,
credo ci abbia tramandato un cognome unico in Sardegna, Briscas. Vorrei sapere se ciò è vero
e quale è l’origine.
Briscas Michelino,
Caterina e Roberto
4 Sheoak Place, Bossley Park 2176
Sydney, N.S.W. Australia
Caro Briscas,
Briscas deriva dal catalano e
tradotto recita come birba, canaglia o anche briscola, il gioco di
carte. Non possiamo però confermare la unicità in Sardegna
del suo cognome.
LOBINA - CUBONI - SULIS
Caro Messaggero,
vorrei conoscere il significato
dei cognomi Lobina, Cuboni e
Sulis.
Lobina Angelo
Via Cagliari 1
08030 Sadali (NU)
Caro Lobina,
Per cio che riguarda i cognomi
Cuboni, origine campidanese, significa grosso tino da mosto; Lobina deriva dal vocabolo spagnolo lobina, traduzione di spi-
gola o branzino; Sulis, invece,
non è univoca la derivazione: o
abitante di Desulo oppure deriverebbe dal latino subula che
corrisponde al sostantivo succhiello.
rebbe una parte della macina rustica appunto il muggiolu o tramoggia.
PIU
Caro Messaggero,
Approfitto per avere notizie
sulle origini del mio cognome.
Mulas Felice
Caro Messaggero,
vorrei conoscere l’origine del
mio cognome.
Piu Antonio
Quartiere Biancona
20170 Levie Corsica (Francia)
Caro Piu,
l’origine del suo cognome è
dalla lingua latina “Pius” e cioè
pio.
Un casato di tale cognome appartenne alla nobilta’ isolana.
MUGGIOLU
Caro Messaggero,
grazie per tutto quello che
fate per noi emigrati, rendendoci un tantino meno lontana la
nostra terra con le notizie che ci
fate leggere nelle pagine del
giornale.
Colgo l’occasione per avere
notizie circa il mio cognome che,
a quanto so, potrebbe essere originario di Ploaghe.
Giovanni Muggiolu - Bayo
ch. de Biondes 44
1020 Renens VD (Svizzera)
Caro Muggiolu,
la ringraziamo per gli apprezzamenti riguardo il nostro lavoro.
È molto probabile che lei abbia
ragione per quanto riguarda il
suo cognome.
Infatti Muggiolu deriva da sostantivo logudorese che indiche-
MULAS
7 Place de la Liberte’
45300 Dadonville (France)
Caro Mulas,
Il suo cognome. Mulas o Mula
ha origine dal sostantivo latino
mula.
Da notare che si hanno tracce
del cognome Mulas anche in territorio spagnolo.
USAI
Caro Messaggero,
Avrei piacere avere notizie circa l’origine del mio cognome, ed
inoltre se non chiedo troppo anche quello di mia moglie Casu.
Usai Andrea
Hoch Str. 46
51688 Wipperfurth (Germania)
Caro Usai,
il suo è un cognome che si ritrova in numerosi scritti sardi
dell’XII e XII secolo; presente
nel 1100 nella zona di Solarussa
e casato Usai tra Sassari ed Iglesias, apparteneva alla nobiltà
isolana.
Compare anche tra quelli delle famiglie che tra il 1250 ed il
1500 erano autorizzate a svolgere traffici nel territorio della Repubblica di Genova. Certamente
più antico Casu, corrispondente
a formaggio, verosimilmente di
origine nuragica.
4
• DICEMBRE 2005
Editoriale
Successo a Roma della manifestazione
a sostegno della vertenza
sul recupero delle entrate fiscali
L
a vignetta di Franco Putzolu che
pubblichiamo qui a lato riassume meglio di
qualsiasi scritto lo stato d’animo dei sardi di
fronte a una questione di vitale importanza come la
“vertenza” con lo Stato sulle entrate fiscali.
La straordinaria mobilitazione di popolo che ha
portato a Roma oltre cinquemila sardi (tra i quali
molti emigrati) a manifestare davanti al Governo
per il riconoscimento di un diritto disatteso e
violato, rappresenta un avvenimento unico. Al
fianco del presidente della Regione, che ha
formalmente aperto il contenzioso con lo Stato,
c’era tutta l’Isola con le sue istituzioni (dal
Consiglio regionale alle Amministrazioni
provinciali ai Comuni), le sue forze economiche e
produttive, i sindacati, ma anche tanta gente
comune. E’ stata una manifestazione civile e
pacifica per richiamare l’attenzione dell’opinione
pubblica nazionale su una questione vitale per il
futuro dell’Isola. Nonostante la pioggia e il freddo
il corteo con i vessilli dei Quattro Mori, ha
conquistato l’attenzione e la solidarietà dei romani.
Il Governo – ricevendo una delegazione – si è
impegnato a cominciare ad accogliere le richieste
della Sardegna già dalla legge finanziaria all’esame
del Parlamento. Ma nonostante questo impegno
nella stragrande maggioranza dei sardi permane
quella punta di scetticismo ben rappresentata da
Putzolu.Troppe promesse non mantenute, troppi
impegni non rispettati hanno finito per fiaccare la
fiducia di molti.
Questa sorta di rassegnazione è una delle cause
principali della condizione di sottosviluppo e di
subalternità della Sardegna. La “vertenza” sulle
entrate fiscali è emblematica di questo
atteggiamento. Esiste un patto solenne, previsto
dallo Statuto Speciale, che è legge costituzionale,
in base al quale lo Stato si impegna a restituire alla
Regione Sardegna una percentuale di 7/10 delle
entrare fiscali raccolte nell’Isola. Ebbene negli
ultimi dieci anni la quota trasferita è stata di poco
superiore ai 4/10. Che in euro vogliono dire minori
entrate per 4-500 milioni in meno ogni anno. Ma
ancora più scandaloso è il dato relativo all’IVA. In
questo caso la quota si deve contrattare ogni anno.
Ma lo Stato (governi di centrosinistra e di
centrodestra si sono comportati sostanzialmente
allo steso modo, e così pure giunte di centrodestra e
di centrosinistra) nonostante il gettito fosse sempre
in crescita, ha fatto pagare le sue difficoltà alla
Sardegna. Con la motivazione che non c’erano
risorse ogni volta gli amministratori regionali erano
costretti ad accettare la quota dell’anno precedente.
E così di anno in anno si è determinato un divario
crescente tra quello che sarebbe dovuto arrivare
nelle casse della Regione e la somma che invece
veniva versata. In questo caso si calcola che i
mancati introiti ammontino a 500 milioni di euro
annui. Queste mancate entrate hanno indotto le
amministrazioni che si sono succedute ad
indebitarsi per poter far fronte alle spese correnti e
adottare misure di sostegno all’economia e al
lavoro. Il Presidente Soruha più volte spiegato che
la situazione delle casse regionali era drammatica e
che occorreva riparare le falle prima di poter
rimettere la barca in mare. Con una politica di
rigore si è così riusciti a ridurre l’indebitamento.
È stato proprio esaminando la situazione disperata
della finanza regionale che ci si è accorti che il
deficit dipendeva in gran parte dalle mancate
entrate dello Stato. Se la Sardegna riavesse indietro
gli arretrati potrebbe cancellare l’enorme debito
che la schiaccia. Il presidente Soru e l’assessore al
Bilancio Pigliaru hanno studiato il problema e dati
alla mano hanno chiesto al Governo di rimediare
alla grave ingiustizia compiuta a danno dei sardi.
La questione sarda ha assunto anche rilevanza
nazionale. La Sardegna – e Soru lo ha ripetuto in
tutte le occasioni – non chiede niente di più di
quanto già previsto dallo Statuto Speciale. La
fondatezza della rivendicazione stava e sta proprio
nel fatto che non si chiede niente di più di quanto è
dovuto.
Purtroppo non sempre i sardi e la loro classe
dirigente hanno saputo avere questa capacità di
difendere con fermezza e determinazione i propri
diritti. Quando è stato smantellato il sistema
industriale, che in precedenza era stato fatto calare
dall’alto sull’Isola, a Porto Torres, Ottana,
Assemini e nelle altre zone industriali sono stati
cancellati decine di migliaia di posti di lavoro
senza che un’adeguata mobilitazione riuscisse a far
ottenere all’Isola un intervento compensativo.
Mentre nel ricco Nord la chiusura di una fabbrica
veniva compensato con nuovi investimenti. E così
mentre le ciminiere venivano spente molti sardi
hanno dovuto prendere la via dell’emigrazione,
come aveva o fatto negli anni 60 i loro padri.
La rassegnazione si è manifestata in tanti altri
campi. Anche nell’accettare lo smantellamento
della rete ferroviaria (ci sono meno chilometri di
strada ferrata oggi di quanti ce ne fossero cento
anni fa, e i treni hanno una velocità di percorrenza
inferiore a quella di fine 800). Nessuno se ne
ricorda più ma una ventina di anni fa le Ferrovie
avevano deciso di usare la Sardegna come terreno
di sperimentazione di un sistema di locomozione da
vendere poi ai Paesi del Terzo Mondo. Anche in
quel caso fu la orgogliosa e forte presa di posizione
del Presidente della Regione a far saltare il
progetto. Quel presidente si chiamava Mario Melis.
Con la sua fermezza ottenne l’impegno del
Governo a far modernizzare la linea ferroviaria
sarda. Presentandosi agli elettori Renato Soru ha
detto di volersi ispirare a Mario Melis. Le prese di
posizione sulle entrate fiscali e sulle servitù
militari vanno in questa direzione. I risultati
cominciano a vedersi. Il Governo, nonostante le
resistenze del ministro Tremonti, si è impegnato a
definire un piano per restituire il “maltolto” alle
casse della Regione. Ma notizia dell’ ultima ora,
ancora più clamorosa, è l’annuncio dato dal
Ministero della Difesa degli Staiti Uniti dello
smantellamento della base appoggio per
sommergibili a propulsione nucleare di santi
Stefano. Entro un anno - ha comunicato Donald
Rumsfeld al ministro Martino - gli americani
andranno via dalla Maddalena. Anche quello delle
servitù militari era uno dei cavalli di battaglia di
Mario Melis.
Non c’è che dire, il 2005 non poteva finire meglio.
Con la speranza che il 2006 sia ricco di nuovi
significavi successi per tutti i sardi e che la
Regione riesca a mobilitare risorse e intelligenze
per avviare quel processo di sviluppo che la
Sardegna attende da troppo tempo, auguriamo a
tutti i lettori del Messaggero Sardo un Buon Natale
e un Felice Anno Nuovo
IL MESSAGGERO SARDO viene inviato gratuitamente dalla Regione Sardegna
a tutti gli emigrati, in Italia e all'Estero e alle loro famiglie in Sardegna.
Richiedetelo a questo indirizzo: MESSAGGERO SARDO
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IL MESSAGGERO SARDO. Mensile della Regione Sardegna per gli emigrati e le loro famiglie
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Comitato di Direzione Gianni Massa (responsabile), Marco Aresu, Gianni De Candia, Ezio Pirastu, Luigi Coppola
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SOMMARIO
EDITORIALE
4
Successo a Roma della
manifestazione a sostegno
della vertenza sul recupero
delle entrate fiscali
PRIMO PIANO
Clamoroso annuncio:
gli americani lasciano la base
di Santo Stefano
5 di Andrea Frailis
Soru a La Maddalena presenta
un piano di sviluppo
Il Consiglio regionale non trova
l'unità nella vertenza
sulle entrate
16
In un convegno a Berlino
esperienze e riflessioni
su nuova e vecchia emigrazioe
18
Kentus dies un progetto
per presentare le mille facce
della cultura della Sardegna
19
Al Circolo “Domo Nostra”
convegno sui giovani delle
servitù militari
CULTURA
20
32
In migliaia a Roma per far
sentire forte la rivendicazione
dei sardi
MUSEI
ATTUALITA'
Salta la sperimentazione
del digitale terrestre
per le trasmissioni TV
8 di Fabrizio Serra
Anche nelle piazze dell'isola
successo dell'iniziativa
“pane e olio di frantoio”
21
22
di Giuseppe Foti
23
12
13
I sardi nel Borinage dal ricordo
delle miniere all'integrazione
dei figli
15
Presentata a Cagliari
una vetrina della Sardegna
sul mercato tedesco
di Roberto Puddu
Le controverse imprese
di donna Lucia Tedde Delitala
“banditesca e patriotta”
di Franco Fresi
La consegna del premio
“Maria Carta” avvenimento
internazionale
Giovanni Spano uno studioso
dai molti interessi
di Giovanni Mameli
PARLANDO IN POESIA
24
Ivo e le stelle
a cura di Salvatore Tola
SPORT
30
Il Cagliari di Sonetti riassapora
il gusto della vittoria
di Andrea Frigo
Cellino cede una quota
della società rossoblu
a tre nuovi soci
31
La matricola nuorese grande
sorpresa del calcio dilettantistico
di Andrea Porcu
Immutate le ambizioni
delle squadre sarde
di tennistavolo
di Gianni De Candia
Festeggiato a Zurigo
il 35º anniversario del circolo
“Efisio Racis”
di Giampiero Leccis
di Giacomo Serreli
SPECIALE EMIGRAZIONE
Dal convegno “Nos Elionora”
proposte e progetti sul
ruolo delle donne
L'Iglesiente e il Cixerri
PARLIAMO DELLA SARDEGNA
LAVORO
La pensione di anzianità
traguardo quasi irragiungibile
per lavoratori pubblici e privati
di Adriano Vargiu
PAESI DI SARDEGNA
Graziano Milia eletto presidente
del Consiglio delle
Autonomie locali
Accordo Regione-Anci per
un'anagrafe degli
edifici scolastici
14
Ricordo di Antonio Manca Serra
baritono cagliaritano
a cinquant'anni dalla scomparsa
La Sardegna prima Regione
a chiedere il referendum
contro la devolution
7
in ginocchio, riesplode
9 Aziende
“la guerra” del prezzo del latte
di Gherardo Gherardini
10
Artisti sardi emigrati
La Commissione boccia il sardo
nel film di Columbu
6 di Michele Mascia
11
di Gianni De Candia
di Sergio Casano
RUBRICHE
25
26
SARDEGNA NOTIZIE
EMIGRAZIONE
Primo Piano
D ICEMBRE 2005 •
5
SERVITÙ MILITARI
Clamoroso annuncio:
gli americani lasciano
la base di Santo Stefano
Lo ha comunicato il responsabile del Pentagono al ministro della Difesa Martino
I sommergibili a propulsione nucleare lasceranno l'isola entro il 2006
La soddisfazione del presidente della Regione che aveva sollevato con forza
la richiesta di allontanamento della base Usa
O
ra che la bandiera a stelle
e strisce sta per essere ammainata, le preoccupazioni per il futuro sembrano prendere il sopravvento sull’entusiasmo
del presente. Dopo trentatré anni
gli Stati Uniti hanno deciso che la
base appoggio per sottomarini
nucleari, messa su in pochi mesi
nel 1972 nell’isola di Santo Stefano nell’arcipelago de La Maddalena, in virtù di un accordo segreto tra il nostro governo e quello di Washington, non è più necessaria alle esigenze della difesa e può essere dismessa.
Dietro questa decisione, quasi
certamente, si nascondono il vertiginoso aumento dei costi della
guerra che gli Stati Uniti sostengono in Iraq e la crescente opposizione interna a questo conflitto,
ma soprattutto la convinzione
che una base come quella sarda è
ben difficilmente difendibile da
un eventuale attacco terroristico.
Era nata in piena “guerra fredda”,
quando la posizione strategica
dell’isola sarda ne faceva un elemento importante nello scacchiere strategico di contrapposizione
con l’Unione Sovietica; ora, inserita come è in un contesto ambientale e turistico di grande pregio e di grande frequentazione, la
base di Santo Stefano rappresenterebbe una struttura a grande rischio per le persone.
L’annuncio, del tutto inatteso,
è giunto a fine Novembre quando
il ministro della Difesa italiano,
Martino, ha incontrato l’omologo
americano Rumsfeld; doveva
trattarsi dell’ennesimo vertice
per esaminare l’uscita graduale
dall’impegno iracheno, ma il ministro italiano si è improvvisamente trovato di fronte all’annuncio che la base de La Maddalena non serviva più alle esigenze del Pentagono. A Martino non
è sembrato vero poter annunciare
il disimpegno dall’isola sarda, e
cioè quell’evento per il quale per
decenni amministratori, politici,
ambientalisti, intellettuali e gente comune si sono battuti, chiedendo l’allontanamento della
base perché pericolosa per la salute dei cittadini (i sottomarini a
propulsione nucleare rilascerebbero tracce radioattive nell’acqua, e un incidente simile sarebbe stato sfiorato nell’Ottobre del
2003 quando il sottomarino Hartford è andato a urtare gli scogli)
e nel contempo ottemperare a una
precisa richiesta di colui che è,
allo stesso tempo, il potente alleato e il padrone di casa a La Maddalena. Sì, perché, la base di Santo Stefano non è e non è mai stata funzionale all’alleanza atlantica e quindi alle esigenze difensive anche italiane, ma solo una
di Andrea Frailis
base americana “fuori dalle
mura” un po’ come la famigerata
Guantanamo a Cuba.
L’annuncio di Martino ha, ovviamente, suscitato molti entusiasmi in Sardegna; a cominciare
dal Governatore, Renato Soru,
che ha commentato a caldo con
un “finalmente” la decisione della Difesa americana, e che secondo fonti mai confermate avrebbe
avuto un ruolo fondamentale nella vicenda, raggiungendo gli alti
comandi dell’amministrazione
americana grazie a Edward Luttwak, esperto di strategia e di
cose militari, molto vicino alla
Casa Bianca e visto in estate a
Cagliari proprio in compagnia di
Soru. Le perplessità delle prime
ore (sui tempi della dismissione
soprattutto) sono state fugate dal
successivo e tempestivo incontro
fra Martino e Soru a Roma:
smantellamento da completare
nel giro di 6 mesi, un anno e comunque entro il 2006, e assicurazioni sulla sorte dell’economia
maddalenina dopo il disimpegno
americano.
E questo è il vero punto dolente della vicenda. La base americana di Santo Stefano ospita, a
tutt’oggi, poco più di 3mila militari che, con le loro famiglie,
hanno occupato affittandole
(senza mai discutere l’alto canone di locazione, si dice) circa il
40% delle case de La Maddalena;
a questo si devono aggiungere le
180 persone che lavorano direttamente alle dipendenze della Marina di Washington e un indotto
fatto di piccole ditte che hanno
lavorato grazie all’esistenza della base a stelle e strisce.
Ovvio che l’annuncio della
chiusura abbia messo in allarme
tutte queste persone; meno comprensibile l’atteggiamento di chi,
avendo responsabilità istituzionali, ha chiamato in causa il variegato mondo ambientalista accusandolo di aver causato un disastro economico. A queste persone basterebbe ricordare come
nei territori sottoposti a servitù
militari, in Sardegna come in altre regioni, non nascono altre attività economiche proprio perché
esistono quelle installazioni con
le stellette, e che l’allontanamento delle caserme è la premessa indispensabile per la creazione di
nuove intraprese con relativi posti di lavoro.
In realtà La Maddalena ha vissuto, per oltre 30 anni, in una
economia “drogata” dalla presenza della base americana, e ora
non sarà facile riconvertire il tutto. Tutto ruota attorno al futuro
Soru a La Maddalena
presenta un piano
di sviluppo turistico
N
on l’hanno fatto né Mario Melis, né Franco
Rais, né Ferderico Palomba, presidenti
“storici” di giunte regionali di sinistra. A
recarsi alla Maddalena con l’intero esecutivo, ci ha
pensato Renato Soru, dopo aver affermato pubblicamente: «Gli americani li vogliamo, ma soltanto
come turisti». Il Pentagono, preoccupato per l’eccesso di spese e per un’immagine degli States che
si va deteriorando nel mondo, ha raccolto, checché
se ne dica, il suo invito (mentre il ministro Martino continuava a ripetere che gli Yankees non sarebbero andati via), e ha annunciato che nave appoggio e sommergibili nucleari lasceranno Santo
Stefano.
All’esultanza dei più ha fatto riscontro la protesta per la perdita dei posti di lavoro creati, in 33
anni, dall’insediamento a stelle e strisce, che in
cambio ha offerto l’altissimo rischio di inquinamento nucleare come conseguenza di un possibile
incidente. Le occupazioni, si sapeva fin dall’inizio, non potevano che essere aleatorie e riguardano circa 180 lavoratori, tra i quali, numerosissimi,
quelli arrivati al seguito della base, addetti alle pulizie e ex dipendenti, oggi pensionati, del nostro
ministero della Difesa. In un’economia che langue, il cantiere militare che chiude, le scuole per
allievi sottufficiali che vengono smantellate, la
scelta erronea di puntare tutto sulle Forze armate
e non sul turismo, il quadro si presenta desolante.
Per questo, in molti, hanno contestato Soru, ritenendolo ingiustificato responsabile del futuro,
possibile disastro.
Il governatore, però, è andato diritto per la sua
strada, trasformando i fischi in applausi. Ha buttato sul piatto delle rivendicazioni un pacchetto che
potrebbe portare una valanga di euro a condizione
che l’isola punti le sue carte, che sono di grandissimo valore, sull’industria “pulita” del passeggero.
La Maddalena ha un bene il cui valore è superiore, forse, a quello del Colosseo: è l’Arsenale militare, una vasta area situata in una zona d’incomparabile bellezza naturale, a due passi da Caprera. Un
tempo vantava un migliaio di dipendenti, oggi ne
ospita appena un centinaio, assieme a relitti di scafi
arrugginiti e inutilizzabili. Imprenditori di grosso
spessore, quali l’Aga Khan, Tom Barrack e una
grande impresa italo-francese, vorrebbero, una
volta definitivamente dimesso, trasformarlo in officina e rifugio per quei maxi yacht che oggi fanno
l’invernaggio a Maiorca: garantirebbe, previa riqualificazione degli addetti, posti di lavoro non
effimeri e un indotto che potrebbe risollevare in
maniera definitiva l’asfittica economia dell’isola.
Per questo Soru l’ha messo al primo posto dell’intesa istituzionale tra Regione, Provincia e Comune
sottoscritta nel suo viaggio maddalenino: «L’area
dell’arsenale, che ha perso le sue originarie funzioni, è parte integrante – è detto nel primo dei dieci
articoli dell’accordo – del sistema urbano e come
tale deve essere utilizzato».
«Una trentina di anni fa – ha detto il governatore
alla folla di cittadini che gremiva l’aula consigliare del municipio - quando tutti i sardi chiamavano
la vostra isola “la piccola Parigi”, Palau era solo un
punto d’approdo e Olbia un paesotto. Poi tutta la
Gallura ha puntato sul turismo e si è trasformata in
positivo, La Maddalena ha scelto gli armamenti ed
è rimasta ferma». Ora, con l’addio degli statunitensi – se poi ci sarà veramente – non è tardi per ricominciare. (G.Z.)
dell’Arsenale della Marina Militare, una struttura secolare ora da
riconvertire a usi turistici in un
compendio di 23 ettari, nel quale
lavorano ora 160 persone, e che
potrebbe diventare un più vasto
complesso insieme alle strutture
di Santo Stefano che, come ha
chiesto Soru e come ha successivamente confermato il ministro
Martino, dopo la dismissione
passeranno nella disponibilità
della Regione e, quindi, della comunità maddalenina.
Certo è che l’annuncio di Rumsfeld e Martino ha scompaginato
i piani di molti; chi si riteneva
coperto dalla rassicurante presenza della base americana si ritrova, oggi, a dover inventare
quasi da zero una riconversione
economica, e chi aveva puntato
tutto su una “lunga e snervante”
guerra di posizione contro l’esistenza di una installazione militare deve, oggi, inventarsi un
nuovo nemico da combattere e,
magari, spostare il proprio raggio
d’azione dal versante politico e
ambientale, a uno più squisitamente economico e occupazionale.
Una preoccupazione della quale si è fatto interprete il sindaco
di La Maddalena, Angelo Comiti, che ha ora una bella “gatta da
pelare”, ma anche una straordinaria occasione di sviluppo, e che
lancia subito una richiesta a Soru
“nel piano paesaggistico regionale che presto presenterete in
Giunta, tenete conto della situazione che si è venuta a creare a
La Maddalena, perché dovremo
dotarci delle strutture turistiche
adeguate”. Più fiduciosa nel futuro la presidente della neonata
Provincia di Gallura, Pietrina
Murrighile “sappiamo cosa fare e
dove andare, e i maddalenini non
saranno soli”.
In realtà per La Maddalena il
futuro turistico sembra già cominciato; la riconversione dell’ex Arsenale fa gola a diversi
gruppi imprenditoriali, fra i quali l’Aga Khan fondatore della
Costa Smeralda, ma anche a una
cordata di imprenditori francomonegasca che opera nel settore
della nautica.
Una situazione, come è facile
intuire, in piena evoluzione. Rimane da capire perché, non più
tardi di qualche mese fa, l’amministrazione militare americana
chiese autorizzazioni e denari per
triplicare gli edifici della base de
La Maddalena. Ora, in un soffio,
tutto ciò non serve più e la barriera difensiva di “zio Tom” si può
attuare da altre parti, in altre regioni, forse in altri paesi. La gente ha bisogno di spiegazioni molto più chiare di quelle che, finora, sono state fornite finora.
6•D
ICEMBRE
Primo Piano
2005
U
na settimana di acrobazie
politico-diplomatiche non
è bastata per centrare
l’obiettivo. Dopo incontri, confronti, scontri, allontanamenti e
tentati riavvicinamenti, l’unità in
Consiglio regionale sulla vertenza fiscale non è stata raggiunta:
nessun ordine del giorno che raccogliesse il consenso di tutti, solo
una mozione della minoranza di
centrodestra che ha avuto come
unico risultato quello di spaccare
l’aula.
Niente di grave, si sono affrettati
a garantire subito i consiglieri
dell’opposizione e il primo firmatario del documento bocciato,
Mario Floris dell’Uds: restano
inalterati l’appoggio, il sostegno
alla protesta nei confronti dello
Stato per riportare a casa circa
quattro miliardi di euro arretrati
delle quote, riconosciute dalla
Statuto di Autonomia, delle imposte pagate dai sardi (Iva e Irpef) oltre alle risorse per il futuro stimate in 900 milioni all’anno. Per non compromettere la solidità del fronte della protesta,
quello che il primo dicembre ha
portato politici, sindacalisti, imprenditori, amministratori e gente comune a manifestare a Roma,
davanti Palazzo Chigi, sede del
Governo italiano.
E dire che il tentativo in extremis di convincere Floris a ritirare la mozione perché “altrimenti
i sardi non ci capirebbero” era
stato fatto dallo stesso presidente della Regione Renato Soru
che, per non aumentare la tensione al momento del voto, ha preferito astenersi. “Le chiedo di ritirare quella mozione, perché qualunque sia il motivo della vostra
scelta di mantenerla è sbagliato –
aveva detto Soru – Se dovessimo
dividerci nessuno capirebbe il
perché. Vi prego di riflettere ancora”.
Appello caduto nel vuoto di
fronte a un irremovibile Floris
che, con compostezza britannica
ma senza cedere di un millimetro, gli aveva risposto di essere
“rammaricato” ma di non poter
ritirare “un documento che certo
non è di corto respiro ma di prospettiva”, assicurando però la
collaborazione “non fittizia, ma
reale da parte della minoranza”.
E così, i sogni di unità si sono infranti su quel 41 a 25 con cui il
Il Consiglio regionale
non trova l'unità
nella vertenza sulle entrate
Caduto nel vuoto l'appello di Soru: "se dovessimo dividerci nessuno
capirebbe il perché" – Falliti tutti i tentativi di trovare una linea comune
sullo scontro con il Governo per il recupero delle entrate fiscali
La mozione della minoranza bocciata dall'aula – Garantito il sostegno
alla protesta nei confronti dello Stato per riportare a casa circa quattro
miliardi di euro arretrati delle quote, riconosciute dallo Statuto Speciale,
delle imposte pagate dai sardi
di Michele Mascia
Consiglio regionale ha bocciato
la mozione. Oltre a Soru si era
astenuto, “per non essere strumentalizzato”, Giuseppe Atzeri.
L’esponente del Partito sardo
d’Azione aveva attaccato “la politica miope di chi non riesce ad
andare oltre gli steccati”, sottolineando che sulla vertenza fiscale
non sarà fatto alcuno sconto, anche se ad andare a governare
l’Italia nel 2006 dovesse essere
l’Ulivo.
L’oggetto del contendere, e
motivo per cui alla fine non si è
riusciti a trovare un accordo, era
dato da alcuni passaggi specifici
inseriti nel testo della mozione.
Come quello che sostanzialmente introduceva la questione delle
servitù militari.
Si chiedeva alla Giunta di attivarsi affinché, in attesa della riduzione della presenza delle basi
e delle relative esercitazioni, da
Roma arrivassero proporzionate
compensazioni economiche per
la Sardegna.
La maggioranza di centrosinistra aveva invece predisposto un
ordine del giorno identico a quello della minoranza senza però
quelle tre righe di riferimento
alle servitù militari. Una scelta
dettata dalla volontà di non intralciare il percorso di Soru nella
direzione di una più radicale
smobilitazione delle basi. Per il
centrodestra la vertenza sulle entrate fiscali doveva inserirsi in
una rivendicazione di più ampio
respiro.
Sfumata l’intesa, tutte le forze
politiche, pur mantenendo le differenziazioni, hanno ritenuto utile archiviare il caso e riportare il
sereno in un Consiglio dove durante il dibattito i momenti di
tensione non erano certo mancati. Come quando Floris aveva accusato l’assessorato alla Programmazione di non avere una
struttura adeguata per accompagnare la rivendicazione con i
conteggi esatti. Immediata era
stata la replica dell’assessore
Francesco Pigliaru: l’efficienza
degli uffici era stata confermata
dalla Ragioneria generale dello
Stato che aveva riconosciuto la
validità degli atti presentati dalla
Regione.
In Aula poi non erano mancati
i momenti di provocazione: Floris aveva tirato fuori una mozione datata 11 dicembre 2002,
identica alla sua ma firmata da
tutti i consiglieri dell’allora minoranza di centrosinistra, da Eliseo Secci della Margherita (attuale presidente della commissione Bilancio) al compagno di
POLITICA
ECONOMIA
La Sardegna prima Regione
a chiedere il referendum
contro la "devolution"
L
partito Paolo Fadda, dai diessini
Giacomo Spissu (oggi presidente
del Consiglio regionale) e Siro
Marrocu al socialista Peppino
Balia. Caustico il capogruppo
della Quercia Marrocu: “Pensavo
che una volta raggiunto lo scoop
e ottenuta la visibilità che cercava, alla fine prevalesse il buon
senso. Mi chiedo che senso abbia
questa mozione”.
Aveva provato a spiegarlo il
capogruppo di Forza Italia, Giorgio La Spisa, invitando però tutti
a “guardare oltre.
Questa mozione ha avuto il
merito di aver posto la necessità
di una soluzione di lungo respiro
sul tema delle entrate, che possa
ridisegnare in futuro una forma
speciale di federalismo per l’Isola”. E se il capogruppo di Fortza
Paris Silvestro Ladu aveva sottolineato la necessità di “rivendicare norme più vincolanti nei confronti dello Stato”, Maria Grazia
Caligaris dello Sdi-Su aveva fatto notare come anche in questa
battaglia, nella quale gli appelli
si sono sprecati, si sia registrato
il solito disinteresse per le donne,
“quelle non coinvolte direttamente nelle istituzioni per le quali non c’è stata neppure una sommessa voce di chiamata”, nonostante siano in prima fila a rivendicare risorse perché sono le pri-
me a soffrire per la crisi economica dell’isola. Secondo il capogruppo di An Mario Diana all’origine dei problemi c’è uno
Statuto che, rispetto alla Sicilia,
riduce la specialità sarda creando
gravi conseguenze: “Ma questa
maggioranza inconcludente non
parla dello Statuto consentendo
al presidente Soru di prendere da
solo l’iniziativa”.
Peppino Balia del gruppo Federalista autonomista aveva spiegato che la battaglia non va condotta solo contro il governo di
centrodestra “ma deve essere
orientata verso qualsiasi tipo di
governo nazionale per perseguire
quello che è un diritto dei sardi”.
Per il capogruppo dei Riformatori Pierpaolo Vargiu la vertenza
sulle entrate è una buona occasione per riaprire la questione
dell’Assemblea costituente, perché in questa battaglia (l’ammodernamento dello Statuto speciale) bisogna coinvolgere tutta la
comunità isolana.
Il pieno sostegno nel portare
avanti la vertenza con lo Stato e
la presa di distanza dalle posizioni della minoranza erano stati
espressi dal capogruppo della
Margherita Antonio Biancu e da
quello di Rifondazione Comunista Antonello Licheri. Sulla stessa scia Progetto Sardegna, compatto con il capogruppo Chicco
Porcu nel sostenere la battaglia
del presidente della Regione
Soru, “sacrosanta per tutelare i
diritti negati e per anni calpestati
del popolo sardo”.
Più volte aveva richiamato all’unità il presidente della Commissione Bilancio, Eliseo Secci.
Sottolineando l’importanza di tenere il fronte compatto e precisando che la competenza nel fare
i conteggi e nel quantificare con
esattezza le somme che il governo nazionale deve alla Sardegna
spetta solo ed esclusivamente
alla Giunta. Che deve spingere su
Roma, sostenuta il più possibile,
per far arrivare immediatamente
almeno i 900 milioni stimati dovuti per il 2005.
Senza quei soldi, aveva più
volte ribadito Renato Soru, diventa un’impresa ardua garantire
gli investimenti per il lavoro e lo
sviluppo ed evitare tagli nei trasferimenti di risorse ai comuni e
alle province.
a Sardegna è la prima Regione italiana ad avere attivato le procedure per la richiesta di indizione del referendum confermativo sulla devolution. Il Consiglio regionale ha infatti approvato dopo ampio dibattito, a maggioranza assoluta, una
mozione in cui si delibera di richiedere l’indizione del referendum. Hanno votato “si” 55 consiglieri, “no” 2, mentre tre si sono
astenuti. La devolution, che mette in discussione la solidarietà
nazionale rischia di avere conseguenze gravi conseguenze per la
Sardegna e per le altre Regioni
del Sud Italia soprattutto in materia di sanità e di pubblica istruzione.
A portare la proposta in Aula,
la mozione urgente, erano stati i
partiti centristi dell’opposizione:
Riformatori Sardi, Fortza Paris,
con l’appoggio “a titolo personale” del capogruppo dell’Udc
Giorgio Oppi e del vice, Roberto
Capelli. Ma la proposta, primo
firmatario Pierpaolo Vargiu, capogruppo dei Riformatori ha incontrato il favore anche della
maggioranza.
Il Presidente del Consiglio
Giacomo Spissu, a conclusione
del dibattito fortemente critico
nei confronti dell’iniziativa del
Governo, ha annunciato che sono
state trasmesse a tutte le Regioni
italiane le deliberazioni assunte
(l’Assemblea sarda ha approvato
anche un ordine del giorno per la
nomina dei due delegati alla pro-
cedura di indizione della consultazione popolare) per chiedere la
loro adesione. Quando cinque
Regioni avranno deliberato con
lo stesso dispositivo si potrà depositare la richiesta in Corte di
Cassazione.
Il referendum – ha detto Spissu
– è possibile in quanto il testo
della legge sulla devolution è stato approvato solo a maggioranza
e non con i due terzi di voti. Altre Regioni, come Calabria, Basilicata e Lombardia per diverse
ragioni, si stanno muovendo in
questa direzione. La nostra decisione si intreccia con l’approvazione della Consulta per riscrivere lo Statuto di autonomia, attesa
nelle prossime settimane in prima commissione.
Approvato il programma
di recupero delle aree
minerarie dismesse
L
a Giunta regionale ha approvato in via definitiva il programma
dei lavori presentato dalla società Igea per il risanamento delle
aree dismesse del Sulcis-Iglesiente-Guspinese.
Gli interventi consentiranno la stabilizzazione di 486 lavoratori socialmente utili e riguarderanno le opere di bonifica, risanamento ambientale, valorizzazione archeologica e museale nelle aree ex minerarie.
In particolare, le aree interessate dalle azioni di recupero saranno
Campo Pisano, Monteponi, Monte Agruxiau e San Giovanni, afferenti
al Rio San Giorgio e quelle del compendio minerario di Masua.
Secondo quanto previsto dalla Finanziaria regionale del 2004, alla
società Igea sono stati assegnati 12.394.965,57 euro, equivalenti al
50% delle spese da sostenere per l’attività da svolgere, come stabilito
dal decreto del Ministero dell’Ambiente del 2001. “Il programma di
interventi, concordato con l’apposito Servizio di bonifica dei siti inquinati dell’assessorato, dovrà vedere come prioritarie – ha detto l’assessore dell’Ambiente Tonino Dessi’ - le azioni di caratterizzazione
e messa in sicurezza d’emergenza”.
La Giunta ha poi dato mandato all’assessorato dell’Industria di reperire, in qualità di azionista unico della Società Igea Spa, quota parte corrispondente al rimanente 50% dell’intervento complessivo proposto, pari a ulteriori 12.394.965,57 euro.
Primo Piano
DICEMBRE 2005 •
7
ENTRATE FISCALI
In migliaia a Roma
per far sentire forte
la rivendicazione dei sardi
Corteo di protesta con il presidente della Regione, Renato Soru e del Consiglio
Regionale, Giacomo Spissu - Hanno sfilato esponenti della maggioranza e
dell’opposizione, le organizzazioni sindacali, imprenditoriali, di categoria Il sostegno dei sardi residenti nella capitale – La solidarietà dai romani I crediti della Sardegna ammontano ad oltre 4 miliardi di euro
di Luigi Coppola
L
a manifestazione unitaria a
Roma, il primo dicembre,
con il presidente della Regione, Renato Soru, del Consiglio
Regionale, Giacomo Spissu, esponenti della maggioranza e dell’opposizione, le organizzazioni sindacali, imprenditoriali, di categoria e migliaia di sardi, circa seimila, ha non solo riscosso il sostegno
di molti sardi residenti nella capitale, ma ha portato ad un primo
concreto risultato: l’apertura di un
tavolo tecnico, con i ministri Tremonti e La Loggia e il Ragioniere
generale dello Stato, per definire,
accertati i crediti della Sardegna,
che ammontano ad oltre 4 miliardi
di euro, i tempi dei rimborsi alla
Regione.
La richiesta della Regione Sardegna, in merito alle quote di Irpef
ed Iva non versate dallo Stato a
partire dal 1991, è risultata così
chiara, inoppugnabile, da riscuotere anche il sostegno delle altre
Regioni, che, in documento della
Conferenza delle Regioni e delle
Province Autonome, hanno ribadito la giustezza delle posizioni sarde. Ma anche il sostegno di semplici cittadini, non sardi, che a Roma
si sono aggregati al corteo che ha
attraversato la città, da Piazza dell’Esedra a Piazza Venezia, da dove
poi una delegazione si è portata a
Palazzo Chigi per essere ricevuta
dal sottosegretario Letta.
Una manifestazione, quella di
Roma, che ha messo insieme giovani e anziani di tutta l’Isola, giunti nella capitale con le navi, da
Olbia e Cagliari, e in aereo. Una
rappresentanza quanto mai efficace della Sardegna di oggi, dello
spirito che anima la Sardegna, grazie all’impegno delle organizzazioni sindacali, degli imprenditori, delle diverse categorie economiche e sociali, delle forze politiche, tutte, che pure divise su molti
temi, si sono trovate concordi nel
rivendicare i diritti della Sardegna
e nel tutelare lo Statuto. A parte i
risultati ottenuti con la manifestazione, risultati sui quali i sindacati sono apparsi meno ottimisti e
soddisfatti degli esponenti della
Regione, ciò che più ha colpito è
stata l’unità tangibile delle diverse componenti del popolo sardo, e
delle diverse generazioni che si
trovano a combattere, quotidianamente, con gli irrisolti problemi
del lavoro, dello sviluppo.
Ora Regione, Sindacati, Organizzazioni imprenditoriali e di categoria, forze politiche, attendono
che il governo già nella finanziaria
in approvazione stanzi una prima
cospicua somma, come rata del
rimborso dovuto. C’è da dire che
mentre il presidente Soru ha sottolineato il significato politico del-
La solidarietà
degli emigrati
La FASI con i suoi 67 circoli condivide e sostiene con
forza la vertenza che la Giunta
Regionale e il suo Presidente,
insieme al Consiglio e a tutte
le forze politiche e sociali, ha
aperto col governo centrale
per una più giusta ripartizione
delle entrate fiscali e per il recupero delle risorse pregresse
dovute dallo Stato e da esso
trattenute indebitamente.
Da quelle risorse – è detto in
un documento del Presidente
della Fasi Tonino Mulas – dipende una parte delle politiche di sviluppo della Sardegna e la possibilità di far regredire decisamente la disoccupazione, che alimenta una
nuova emigrazione.
Non vogliamo che altre migliaia di giovani partano dalla
nostra isola perché costretti,
depauperando in tal modo le
energie lavorative e intellettuali. È interesse di tutto il popolo sardo, compresi i 350
mila sardi e le loro famiglie
che vivono nel continente sostenere questa battaglia di legalità e riaffermazione dell’autonomia.
l’apertura di un tavolo tecnico che
di fatto costituisce, da parte del
Governo, il riconoscimento della
legittimità delle richieste della
Sardegna, le organizzazioni sindacali, a conclusione della giornata
romana, sono apparse più caute.
Giampaolo Diana, segretario
della Cgil, ha detto:”Gianni Letta,
sottosegretario alla presidenza del
Consigliodei ministri, non ci ha
dato risposte convincenti. Rispet-
to all’8 novembre, quando noi abbiamo marciato su Roma, è stato
fatto un passo indietro. Quella volta il governo aveva messo nero su
bianco l’impegno a dare alla Sardegna un congruo acconto, che
poi si è rivelato un atto dovuto, e a
definire la vertenza entro quattro
mesi. Oggi non c’è stato nulla di
scritto: non credo si possa parlare
di successo della nostra missione”.
Sollecitato ad esprimere un giudizio sulla manifestazione , sul corteo di sardi che ha attraversato
Roma, Diana ha detto: “Al corteo
do senz’altro dieci e lode. Al resto
un tre, al massimo”.
Giudizio meno severo quello
espresso da Mario Medde, segretario della Cisl, un po’ deluso dall’incontro, definito interlocutorio
“ dal quale però potrebbero scaturire risultati importanti. Con Letta
ci siamo soffermati sul principio e
sul diritto della Sardegna a vedere
riconosciuto ciò che le spetta”.
Anche Medde ha voluto sottolineare il significato dell’imponente
manifestazione per le vie di Roma
che dimostra “ quanto la vertenza
sulle entrate fiscali sia condivisa
dai lavoratori e dai sardi più in
generale. Da questo si deve partire
anche in previsione di futuri confronti con il governo”.
“ Si è mosso il popolo sardo, si è
mossa la nostra gente – ha detto
Gino Mereu, segretario della Uil Non si è trattato di qualcosa di focloristico, ma di un corteo civile e
compatto. Non eravamo e non siamo un’armata Brancaleone, rappresentiamo una forza della quale
non si può non tenere conto. La
nostra mobilitazione costituisce
un atto di fiducia nei confronti
della Giunta regionale e un pungolo nei confronti del Governo nazionale”.
Per capire la portata della vertenza tra Regione e Stato, il presidente Soru ha ricordato: “In questi ul-
timi anni la Regione Sardegna si è
indebitata in modo assurdo essendo mancato il rimborso del gettito
fiscale da parte dello Stato. Solo
nel 2004 il debito è stato pari a
quasi un miliardo e 200 milioni di
euro che significa – ha spiegato il
presidente – indebitare ogni sardo
300 volte più di quanto sia indebitato ogni lombardo”.
“Nell’ultimo anno – ha aggiunto
Soru – abbiamo fatto una politica
di rigore estrema, che consiglio
anche al nostro governo, ma solo
perché non ci vengono trasferiti i
soldi che ci appartengono e abbiamo dovuto rivolgerci alle banche
che hanno affossato la nostra Regione. Questa è una protesta per la
sopravvivenza della Sardegna e
per la sopravvivenza dell’istituto
stesso dell’autonomia regionale,
che è una conquista del popolo
sardo”.
Per Linetta Serri, presidente regionale dell’Anci, l’associazione
dei comuni, le centinaia di fasce
tricolori presenti alla manifestazione, portate da altrettanti sindaci, è un segno che la vertenza è tra
una Regione e lo Stato e non tra
una giunta regionale e lo Stato.
Come detto, a conclusione della
manifestazione, una delegazione
guidata dal presidente Soru è stata
ricevuta a Palazzo Chigi, dal sottosegretario Letta. Oltre al tavolo
tecnico il governo si è impegnato
a trovare una prima soluzione parziale nel maxiemendamento alla
legge finanziaria, da approvare
entro l’anno.
In occasione della manifestazione unitaria di Roma, le organizzazioni sindacali, quelle imprenditoriali, quelle di categoria, avevano puntualizzato, in un documento i punti della vertenza, che va
anche oltre gli aspetti finanziari.
“Una delle questioni fondamentali per il presente e il futuro della
Sardegna – si dice nel documento
– è l’autonomia finanziaria della
Regione e la politica delle entrate,
aspetto ricorrente nelle richieste e
nelle proposte del sindacato confederale sardo e delle rappresentanze imprenditoriali e di categoria. La necessità di assicurare una
corretta copertura alle politiche
del lavoro, agli investimenti per lo
sviluppo, ai livelli di tutela, assistenza e integrazione socio sanitaria assistenziale, il futuro della
politica di coesione europea, impongono scelte tempestive sul versante dell’attuazione dell’art. 8
dello Statuto sardo, per assicurare
un equilibrato rapporto tra entrate
e uscite attraverso un costante monitoraggio della crescita dei gettiti tributari compartecipati–.
Dopo avere richiamato l’esigenza di interventi che siano in grado
di far superare alla Sardegna gli
squilibri endemici del sistema produttivo, il documento unitario si
sofferma sullo stato della crisi.
“Senza voler entrare nel dettaglio dei numeri indicatori che attestano lo stato di salute della nostra
economia – si afferma – non si può
non richiamare il forte squilibrio
ancora presente nel mercato del lavoro sardo, che, a fronte di un tasso di attività pari al 59 per cento
vede attestarsi il tasso di disoccupazione annuale al 13,9 per cento
(con un divario di circa 6 punti
percentuali con la media nazionale), con punte molto elevate nella
componente femminile e nel tasso
giovanile. Il malessere sociale è
aggravato dall’aumento dei fenomeni delle vecchie e nuove povertà, che coinvolgono il 17 per cento della popolazione sarda”.
Il documento si occupa anche
delle diseconomie strutturali che
frenano i processi di sviluppo del
sistema delle imprese sarde, e dei
rapporti tra Sardegna, le politiche
europee e i rapporti euro – mediterranei, insieme con il rafforzamento
degli enti locali che rappresenta
nell’Isola un aspetto prioritario e
fondamentale delle politiche di
sviluppo e di promozione del lavoro.
“Questi obiettivi la Sardegna
non può raggiungerli da sola, con
le proprie forze: è necessario perseguire con decisione il confronto
Stato – Regione, chiedere, come
noi stiamo facendo, tutte le risorse
finanziarie dovute, in attesa di rivedere anche i livelli di compartecipazione, la nuova riscrittura dello Statuto e la completa e totale attuazione dell’Intesa Stato – Regione”.
L’iniziativa della manifestazione a Roma, dopo la manifestazione dei sindacati, sempre nella capitale, l’8 novembre, dopo l’assemblea unitaria indetta dai sindacati
e dalle organizzazioni imprenditoriali e di categoria, ha “ solide basi
e precedenti di grande rilevanza
istituzionale, atti non semplicemente formali da segnalare nel riproporre una rivendicazione della
regione in merito ai trasferimenti,
dallo Stato, delle compartecipazioni erariali”. Si fa riferimento all’Intesa Istituzionale di Programma, sottoscritta il 2 aprile del 1999
tra Regione e Governo nazionale,
all’impegno, assunto con Cgil,
Cisl e Uil e con le rappresentanze
economiche e istituzionali sarde
dal sottosegretario Letta, a nome
del Governo, il 25 giugno del
2003, che prevedeva un tavolo
di monitoraggio e di verifica della stessa Intesa Istituzionale,
proprio per avviarne la completa
attuazione.
8•D
D
ICEMBRE
Attualità
2005
ifficilmente scatterà il 31
gennaio prossimo il cosiddetto “switch – off”, che
segna in Sardegna il definitivo
passaggio dalla Tv analogica a
quella digitale terrestre. La sperimentazione, avviata contemporaneamente in Valle d’Aosta,
avrebbe dovuto interessare inizialmente la popolazione residente nelle quattro principali
province dell’Isola, coinvolgendo il 70% delle famiglie sarde,
poco più di un milione di abitanti. Per il 31 luglio del 2006 è invece prevista la copertura dell’intero territorio regionale. Queste date non potranno essere rispettate per un dura polemica
sorta la Regione, il Governo ed
l’Associazione dei produttori che
intendono attuare il digitale terrestre. Punti controversi la mancata informazione ai cittadini, il
tipo di decoder individuato e necessario per potere usufruire del
nuovo sistema, il non coinvolgimento del Consiglio regionale e
delle Associazioni dei Consumatori. Viene inoltre contestato il
sistema di digitale adottato.
Quando entrerà in funzione la
nuova tecnica, mentre resterà la
piattaforma satellitare, per vedere la TV tradizionale ci si dovrà
necessariamente dotare di un decoder per ciascun televisore posseduto. Gli impianti, che attualmente trasmettono in analogico
saranno tutti convertiti e il segnale sarà visualizzato sul televisore
solo in tecnica digitale terrestre.
Per agevolare la transizione il
Governo ha previsto specificamente per la Sardegna e la Valle
d’Aosta un contributo statale di
90 euro per l’acquisto del decoder, che secondo l’accordo con la
Regione avrebbe dovuto essere
interattivo, a condizione di risiedere nell’Isola e di essere in regola con il pagamento del canone
RAI. Bisognerà inoltre fornire al
rivenditore un documento di
identità, il codice fiscale e l’autocertificazione di come non si è
fruito del contributo in precedenza.
Secondo il Ministero delle Comunicazioni in Sardegna sono
stati venduti nei mesi scorsi con
il contributo oltre 125 mila decoder mentre è in fase di avvio la
campagna per informare l’opinione pubblica sulle modalità di
attuazione dell’innovazione.
Entro il dicembre 2006, il passaggio al digitale terrestre interesserà in Italia oltre 20 milioni
di abitazioni e 50 milioni di apparecchi televisivi al pari della
Germania e del Regno Unito. Il
Parlamento europeo ha fissato tra
il 2008 ed il 2010 il periodo per
consentire l’uso della nuova tecnica di diffusione televisiva, che
moltiplica per quattro ciascun
canale di trasmissione.
In Sardegna si avrà sicuramente un rinvio sulle date di entrata
in funzione del nuovo sistema e
si stanno studiando ipotesi di una
graduale convivenza dell’analogico e del digitale terrestre. Il
Presidente della Regione, Renato
Soru ha infatti denunciato l’intesa firmata con l’allora Ministro
delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri chiedendo che nell’isola non venga spento il tradizionale segnale analogico. La richiesta, motivata dall’offerta di
decoder obsoleti non in grado di
consentire il dialogo tra il cittadino e la pubblica amministrazione, non è stata ancora formalizzata, ma potrebbe essere accolta
anche per le difficoltà della RAI,
servizio pubblico che non può
partecipare attivamente alla sperimentazione per mancanza dei
ECONOMIA
Salta la sperimentazione
del digitale terrestre
per le trasmissioni tv
Sarebbe dovuta cominciare il 31 gennaio 2006 - La Sardegna regione pilota
Contrasti con il Governo per una serie di inadempienze
di Fabrizio Serra
fondi richiesti per gli investimenti. È stato, intanto, ridotto nella
finanziaria lo stanziamento del
Governo per il contributo all’acquisto dei decoder mentre i lavori di cablatura per la larga banda
indispensabile alla interattività,
sono in ritardo. È cambiata, infine, l’attenzione degli utenti che
si sono resi conto – anche a proprie spese – che non ci sarebbero
stati i vantaggi promessi e che i
decoder messi in vendita sono
tecnologicamente arretrati mentre aumentano le polemiche e le
richieste di chiarimenti sul sistema e sul tipo di decoder privi delle caratteristiche previste dell’intesa firmata dalla Regione.
Il Presidente Soru, parlando
con i dirigenti del sindacato dei
giornalisti, ha denunciato in par-
ticolare tre cose: il mancato rispetto degli impegni presi sei
mesi fa; l’operazione in corso è
del tutto diversa e priva di interesse per la Sardegna; i decoder
che si stanno vendendo con il
contributo pubblico “saranno superati fra sei mesi”. Ha quindi
sottolineato che “non si può negare ai Sardi il diritto di continuare a vedere la televisione nel
modo in cui la vedono, a cominciare dai programmi del servizio
pubblico. Non metteremo una
lira in un’operazione che si sta
rivelando del tutto diversa da
quella negoziata”. È nostra intenzione – ha aggiunto – di portare
nelle case dei Sardi “una tv come
terminale di rete, collegata all’ADSL per l’accesso veloce a
Internet, a un computer e ad
un’antenna: libera, aperta e democratica”.
Le dichiarazioni di Soru hanno
animato un dibattito a lunga gittata ed alimentato le polemiche
avviate, subito dopo la firma dell’intesa
Governo-RegioneDGTVi, dall’Adiconsum, Associazione dei consumatori che ha
lamentato il mancato coinvolgimento dei rappresentanti degli
utenti, dal Sindacato dei giornalisti che ha chiesto notizie e garanzie sui contenuti dei programmi
informativi dei nuovi canali e
dalla consigliere regionale socialista Maria Grazia Caligaris, segretaria della Commissione “Informazione e Diritti Civili” che
ha denunciato il mancato coinvolgimento, anche informativo,
sulla di firma dell’intesa ed ha
ECONOMIA
Anche nelle piazze dell'Isola
successo dell'iniziativa
"Pane e olio in frantoio"
La manifestazione “Pane e olio
in frantoio”, che s’è svolta in
112 città’ italiane, ha animato
anche le piazze di alcuni centri
della Sardegna. A Ilbono, Nuoro, si è festeggiato con degustazioni aperte al pubblico gli oli
moliti dai frantoi della zona e il
pane e le focacce locali, il pane
di tipo bianco, il coccoi, il culurgiones, l’angulli e il cibudda. È
stato possibile inoltre visitare il
frantoio Demuru Paolo e le antiche cantine.
A Santadi, invece, l’assaggio
del pane e dell’olio si è affiancato alla mostra mercato di prodotti enogastronomici e artigianali, allestita nel centro del paese. È stato possibile degustare
le numerose varietà locali del
pane prodotto nel territorio sardo: il civraxiu, pani cun “olia”
(oliva), cun gerda (ciccioli),
cun “tamatiga” (pomodoro) e
infine pani cun arricottu (ricotta), tutti in abbinamento all’olio extravergine locale. Durante la giornata sono state organizzate anche visite ai frantoi
ed escursioni tra gli oliveti secolari oltre a mostre e convegni
sull’eccellente binomio alimentare del pane e dell’olio.
Anche gli artigiani di Santadi
hanno partecipato attivamente
alla festa in onore dell’olio novello, esibendosi nella molitura
secondo tecniche tradizionali
del grano e nella panificazione,
dimostrazione che si è conclusa
con l’assaggio del pane prodotto
“in diretta”.
Altri appuntamenti gustosi
hanno avuto luogo a Serrenti,
sempre in provincia di Cagliari,
dove, oltre alle degustazioni e
alle visite guidate ai frantoi, sono
state organizzate due iniziative a
scopo divulgativo: una serata di
animazione per far conoscere
meglio “l’oro verde” e una conferenza sulla cultura dell’olio nella
storia del Medio Campidano.
Anche a Seneghe, in provincia
di Oristano, non sono mancati
stand di prodotti agroalimentari e
banchi d’assaggio a base di pane
duro e olio extravergine locale,
ma l’attrazione della giornata è
stata la sfilata
in costume accompagnata dalla
musica tradizionale sarda.
Iniziative enogastronomiche
e culturali anche nel Sassarese:
ad Alghero una degustazione di
olio in abbinamento con le svariate tipologie di pane sardo nei
locali del Cavall Mari’ nel lungomare Dante, e un convegno
sulle peculiarità dell’extravergine, mentre nel Capoluogo è
stata inaugurata per l’occasione
la prima mostra dell’Artigianato artistico del Nord. Ma i veri
protagonisti di “Pane e olio in
frantoio” a Sassari sono stati
l’extravergine di cultivar bosana fruttato, medio e forte, e il
pane tipico - di Osilo, carasau,
guttiau, spianata, e di Ozieri
degustati dagli amanti della gastronomia tradizionale.
Tanti dunque gli appuntamenti della kermesse che ha
unito tutta l’Italia dell’extravergine.
Questa giornata ha sottolineato Enrico Lupi, presidente dell’Associazione nazionale città
dell’olio è stata un’occasione
unica per conoscere da vicino
il variegato mondo dell’olio e
di un alimento figlio della tradizione, il pane artigianale, e
ha rappresentato un’eccezionale vetrina nazionale per i
due prodotti”, “Pane e olio in
frantoio” è stata organizzata,
con il patrocinio del Ministero
delle Politiche Agricole e Forestali.
chiesto l’audizione del Presidente e dell’Assessore agli Affari
generali Massimo Dadea per far
luce su un’iniziativa che presenta molti lati oscuri e che ha suscitato perplessità e dubbi tra i cittadini.
Un’interrogazione è stata presentate in Consiglio per chiedere
lo slittamento della data di spegnimento dell’analogico dal Capogruppo dei Riformatori PierPaolo Vargiu. L’ex Presidente
della Regione Mario Floris e
Oscar Cerchi rispettivamente
leader e consigliere dell’UDS,
hanno chiesto, in un’interpellanza, di sapere “chi sta davanti, chi
sta dietro e chi c’è in questo ‘affaire’ che ha messo le mani nelle
tasche e nei portafogli dei Sardi.
Le famiglie isolane, anche quelle più povere, stanno pagando a
caro prezzo la sperimentazione
che ci è stata imposta.
Il sindacato Cisl e l’Adiconsum se la sono presa anche con
l’atteggiamento del Governo,
quando “con tono affabile assicura che per Sardegna e Valle
d’Aosta il passaggio alla nuova
tecnologia si tratta di un privilegio e non di un’imposizione
piombata dall’alto”. È un fatto
inaudito – ha sottolineato Mario
Medde, Segretario regionale Cisl
– che un Governo imponga una
tecnologia i cui costi ricadono in
massima parte sui cittadini. Viviamo in una delle regioni più
povere, e come se non bastasse
gli ultimi tagli agli enti locali
previsti nella legge finanziaria
non faranno altro che aggravare
la situazione. Siamo sicuri che
questo nuovo sistema sia una
priorità imprescindibile? Da parte nostra la risposta è un secco
no”.
A Medde ha fatto eco il segretario dell’Adiconsum Sardegna
Giorgio Vargiu, che nel mettere
in risalto i costi sostenuti dallo
Stato, si è posto un’altra domanda: “è necessario – si è chiesto –
che il Governo spenda miliardi di
euro per un’operazione del genere? Siamo sempre più convinti
che i contributi statali facciano
comodo solo ai produttori ed alle
televisioni in quanto è chiaro che
una buona parte va a rimpinguare la casse di produttori, venditori e distributori”. Quale la soluzione? Secondo Adiconsum
“inaugurare innanzitutto un tavolo di concertazione con tutti i
soggetti interessati”, e la “coabitazione tra il vecchio sistema
analogico ed il nuovo digitale
terrestre, e preferiremmo che i
150 milioni di euro stanziati per
l’acquisto di queste apparecchiature siano destinati al fondo di
sostegno alle persone non autosufficienti”.
Mentre infuriano le polemiche
ed in attesa di conoscere gli ulteriori sviluppi della sperimentazione, il Sottosegretario alle Telecomunicazioni Paolo Romani
ha precisato a Videolina che “se
a fine gennaio dovesse risultare
che molti sardi fossero senza decoder, nessuno spegnerà l’analogico per far posto al digitale terrestre”. La Regione, intanto, utilizzerà i fondi che erano destinati alla sperimentazione per ampliare la cablatura per dotare della banda larga le zone dell’isola
per consentire l’uso dell’ADSL e
l’utilizzo di decoder “intelligenti” in grado di assicurare agli
utenti l’interattività con la pubblica amministrazione ed altri
servizi di utilità. In definitiva la
situazione e’ in evoluzione e saranno proprio i Sardi a decidere
la data del passaggio dal sistema
analogico al digitale.
Primo Piano
D ICEMBRE 2005 •
9
Aziende in ginocchio
riesplode la "guerra"
del prezzo del latte
Il Consiglio regionale unito a sostegno delle aziende agro-pastorali in crisi
Un ordine del giorno approvato praticamente all'unanimità ha concluso il
dibattito sulla difficile situazione del comparto agro-pastorale isolano
Ricordata l'importanza che il settore riveste nella vita economica e
sociale della Sardegna - L'aggravamento della situazione provocato dal
succedersi di numerose calamità naturali ed epidemie del bestiame e
dal ritardo con cui vengono liquidati gli aiuti e gli indennizzi previsti
dalla normativa nazionale e regionale
di Gherardo Gherardini
U
n ordine del giorno approvato praticamente all’unanimità (68 voti a favore e
soltanto due contrari) ha caratterizzato la conclusione del dibattito sulla difficile situazione del
comparto agro-pastorale isolano,
un dibattito vivace ed intenso al
quale il Consiglio regionale ha
dedicato due sedute alla fine del
mese di novembre.
Il documento approvato dall’Assemblea di via Roma, dopo
aver ricordato l’importanza che il
settore riveste nella vita economica e sociale della Sardegna, ribadisce che la situazione delle
imprese agricole, già compromessa da una pesante crisi, negli
ultimi tempi ha registrato un aggravamento. Tra i diversi fatti
che hanno provocato questa crisi,
si legge nell’ordine del giorno, il
succedersi di numerose calamità
naturali ed epidemie del bestiame, aggravate dal ritardo con cui
vengono liquidati gli aiuti e gli
indennizzi previsti dalla normativa nazionale e regionale.
Una situazione che ha causato
il pesante indebitamento delle
imprese agricole verso il sistema
bancario, tanto che molte aziende
sono state oggetto di procedure
esecutive e, in alcuni casi, sono
state vendute a prezzi irrisori rispetto al loro reale valore di mercato. In particolare, il comparto
ovino attraversa una crisi gravissima, resa ancora più difficile dal
fatto che le trattative per il prezzo del latte non hanno ancora
permesso un accordo tra gli allevatori e le imprese di trasformazione e commercializzazione.
Con queste premesse, l’ordine
del giorno impegna la Giunta regionale ad attivare, anche presso
il Governo nazionale, tutte le iniziativa necessarie per arrivare, in
tempi brevi, al pagamento delle
indennità e degli aiuti comunitari, nazionali e regionali dovuti
per le calamità naturali, epizootiche o a seguito delle vaccinazioni contro la “lingua blu”.
L’Esecutivo, inoltre, deve
adottare le iniziative necessarie
perché venga raggiunto al più
presto un accordo sul prezzo del
latte ovino, per garantire la giusta
remunerazione del lavoro degli
allevatori e degli operatori dell’intera filiera.
Due, infine, gli impegni di
natura politico-programmatica:
mettere a punto gli interventi necessari per favorire la riconversione e il rilancio dell’intero
comparto; elaborare e proporre
al Consiglio regionale un organico progetto di rilancio complessivo del settore agricolo, per renderlo finalmente competitivo con
le altre realtà agricole nazionali
ed estere, in modo da assicurare
agli agricoltori e agli operatori
del comparto agro-alimentare
redditi equi e adeguati livelli di
vita.
Il dibattito è scaturito dalla
presentazione di diverse interpellanze e ben tre mozioni, promosse da rappresentanti dell’intero
schieramento politico consiliare.
Due le interpellanze sull’emergenza determinata dalla recrudescenza della peste suina africana:
quella della Margherita, illustrata da Giuseppe Cuccu (“una situazione gravissima, con almeno
150 focolai e oltre 12 mila capi
abbattuti”) e quella del PSd’Az,
illustrata da Giuseppe Atzeri, che
si è lamentato della scarsa sensibilità dell’assessore della sanità.
Per la mozione presentata da
numerosi consiglieri dell’opposizione, che sollecitava interventi
urgenti e una strategia globale
per il rilancio del comparto agropastorale, ha preso la parola Fedele Sanciu (FI). “Questa giunta,
questa maggioranza – ha detto –
sono incapaci di affrontare la realtà e di proporre programmi per
ridare speranza ad un settore che
è ormai alla disperazione”. Luciano Uras (Rif. Com.) ha poi illustrato la mozione presentata da
alcuni esponenti del centrosinistra, soffermandosi sullo stato
economico-finanziario
delle
aziende agricole sarde che sono
ancora in attesa del pagamento
degli indennizzi relativi ai danni
subiti dalle colture e dagli allevamenti. “Una situazione sempre
più grave – ha sottolineato – che
impone scelte e decisioni che non
si possono più rinviare”.
Una mozione e un’interpellanza sul prezzo del latte ovino, del
gruppo di Fortza Paris, sono state illustrate da Silvestro Ladu:
“Abbiamo presentato questi documenti – ha detto – perché siamo preoccupati per la situazione
drammatica del comparto. E’necessario capire, prima di tutto,
quali sono le strategie che la
Giunta vuole mettere in campo”.
E’ quindi intervenuta l’assessore della sanità, Nerina Dirindin, che ha illustrato le iniziative
promosse dalla Giunta per affrontare le emergenze derivanti
dalla peste suina e dalla “lingua
blu”, assicurando che sono state
messe in campo “attenzione ed
impegno per prevenire ed arginare le epidemie e per sollecitare
Governo ed Unione europea sul
fronte dei rimborsi”.
Dopo la risposta dell’assessore
hanno replicato Franco Ignazio
Cuccu (Udc), che ha auspicato
che l’attenzione sui problemi del
comparto si mantenga sempre altissima, e Giuseppe Atzeri (Misto –Psd’az), che si è dichiarato
totalmente insoddisfatto perché
“manca una politica regionale attiva e c’è solo una politica di retroguardia”.
Il primo ad intervenire nel dibattito generale sulle mozioni è
stato Pierpaolo Vargiu (Riformatori), secondo il quale in agricol-
MEDICINA
Ricerca su casi
di "sindrome di Crisponi"
L’associazione “Sindrome di Crisponi” – costituita allo scopo
di sostenere la ricerca nel campo delle malattie rare, dato che la
sindrome (scoperta nel 1996 da un medico cagliaritano) colpisce
al 90% in famiglie sarde – sta cercando casi nell’Isola e in famiglie residenti nel resto d’Italia o all’estero per completare la raccolta di DNA da destinare alla ricerca condotta dal gruppo cagliaritano del CNR.
I contatti con l’associazione possono avvenire per posta scrivendo a: Associazione Sindrome di Crisponi, Via G. D’Annunzio, 1 - 09170 Oristano o via Internet: tutte le informazioni sulla malattia sono contenute nel sito: www.sindromedicrisponi.it.
tura si nota una assenza totale di
strategia per risolvere la situazione una volta per tutte. “Se la strategia non viene individuata – ha
concluso – vuol dire che la Giunta non funziona”.
Secondo Alberto Sanna (Ds) la
maggioranza sta affrontando seriamente i problemi del comparto agropastorale: “La Giunta – ha
detto - ha già approvato due disegni di legge e il processo organico di riforma è in corso. Visto
che la cooperazione non è in grado di avere uno sbocco autonomo
e di aggregarsi per produrre
un’unica strategia, la Giunta regionale sta lavorando proprio in
questa direzione: incentivare la
cooperazione”.
Per Nicola Rassu (FI) il settore
agropastorale è “un malato terminale con un piede nella fossa”.
“Se crolla questo settore, la cui
rilevanza strategica nell’economia regionale è a tutti nota, per
“effetto domino” le ripercussioni
saranno a catena”. Maria Grazia
Caligaris (Sdi - SU) ha posto
l’accento sulle cause della crisi
del settore: anni di disattenzione
e manifesta incapacità delle istituzioni, atteggiamento ottuso e
intransigente degli industriali,
insufficienza del ruolo delle cooperative, scarsa tutela dei prodotti, indebitamenti “letali”, altissimi costi dell’acqua ad uso irriguo, mancanza di strategie di
marketing e commercializzazione. “Occorrono – ha sottolineato
– interventi immediati e risolutivi”.
La mancanza di una politica
“autorevole e decisa” è stata denunciata da Fedele Sanciu (FI) e
da Attilio Dedoni (Riformatori),
che hanno anche auspicato “una
riforma seria per affrancare i pastori dalle clausole capestro degli
industriali”.
Strumentali, secondo Elio Corda (Progetto Sardegna), i contenuti delle mozioni, che tendono a
spostare sull’attuale maggioranza la responsabilità della crisi del
settore. “Evidentemente – ha detto – l’assenza di una politica
agricola della legislatura passata
pesa sul presente e non può essere superata a pie’ pari”.
Per Giuseppe Cuccu (Margherita) la debolezza del sistema può
essere superata soltanto con un
“patto di filiera”, mentre secondo
Roberto Capelli (UDC) la crisi è
aggravata dalla mancanza di
scelte politiche (“Avete sostituito un assessore per dichiarata as-
senza di qualunque programmazione e non avete approvato una
sola legge di settore”).
Un piano regionale che metta
insieme “l’impegno straordinario” di tutte le forze politiche è
stato auspicato da Pinuccio Fadda (Prc), al quale ha fatto seguito
Sergio Pisano (Riformatori), secondo il quale occorre una seria
programmazione, rapida e responsabile, per evitare che a pagare, siano sempre i pastori.
Giorgio La Spisa (FI) ha sottolineato la necessità di attuare interventi di natura strutturale e di
puntare sulla qualità e sull’organizzazione. “Basta con le facili
promesse. Si devono trovare – ha
sostenuto - soluzioni che consentano di dare a tutta la filiera produttiva la possibilità di competere nel mercato alla pari degli altri”.
Nella replica, l’assessore dell’agricoltura Francesco Foddis
ha risposto punto per punto alle
critiche mosse dai consiglieri
dell’opposizione. “Non è vero –
ha affermato – che la Giunta è
inerte. Stiamo lavorando per rendere conveniente ai produttori di
latte il mercato isolano e per non
far perdere al nostro sistema economico il valore aggiunto dato
dalla trasformazione e commercializzazione”. Foddis ha citato
come esempio la Commissione
paritetica, di recente istituita,
dove “tutti gli autori della filiera
sono chiamati ad affrontare, in
modo collegiale, i nodi del settore”. Sul prezzo del latte, l’assessore ha detto che la Regione si è
impegnata non ad erogare un’integrazione, ma a sostenere finanziariamente il comparto, e che
questo impegno è stato assolto.
Quanto alla vertenza in atto, si è
detto fiducioso che, quanto prima, si trovi un accordo.
A conclusione della discussione è stato presentato un ordine
del giorno sottoscritto da maggioranza ed opposizione, sul quale si sono favorevolmente espressi, con dichiarazioni di voto, diversi consiglieri, molti dei quali
hanno voluto sottolineare che
l’approvazione di un documento
unitario non rappresenta un punto di arrivo, ma di partenza verso
la predisposizione di un piano
organico, che delinei le strategie
a medio e lungo termine per il
settore agro-pastorale, ritenuto
giustamente fondamentale per
l’economia isolana.
10 • D
ICEMBRE
Lavoro
2005
O
ramai per tutti i lavoratori
sia pubblici che privati la
pensione di anzianità diventa un traguardo pressoché irraggiungibile. Dal 2008, infatti,
l’età minima aumenta di tre anni
e dalle quattro cosiddette finestre
si passerà a due. Queste le principali novità che scatteranno dal
2008 e riportate nella legge delega 243/2004 che non richiede decreti attuativi. Su questa normativa recentemente l’Inps ha emanato una circolare inviata a tutti
gli uffici periferici in modo che
tutte le richieste degli assicurati
possano essere correttamente definite.
Attuale sistema retributivo
Fino al 31 dicembre 2007 ai lavoratori dipendenti la pensione può
essere liquidata o con 35 anni di
contribuzione e un’età minima di
57 anni, ridotta di un anno fino a
tutto il 31 dicembre di quest’anno, per gli operai e i cosiddetti
precoci, o con almeno 38 anni di
contributi a prescindere dall’età.
Sempre fino al 31 dicembre
2007, fatta salva una possibile
proroga governativa, chi opta per
il mantenimento in servizio pur
avendo maturato i requisiti pensionistici può avere diritto ad un
aumento esentasse del 32,70%
della retribuzione.
Cosa succede dal 2008 La normativa cambia radicalmente.
L’età minima per la pensione di
anzianità da abbinare con almeno
35 anni di versamenti, passa dagli attuali 57 a 60 anni, che salgono ulteriormente di un anno dal
2010 al 2013. Dal 2014, inoltre, è
previsto un ulteriore aumento di
un anno se con la riforma non si
raggiungeranno i risparmi sperati. In pratica la nuova normativa
scatta inderogabilmente dal 1°
gennaio del 2008 mentre quanti
maturano gli attuali requisiti entro il 31 dicembre del 2007 potranno comunque andare in pensione nel corso del 2008 avvalendosi della vecchia normativa.
PREVIDENZA
La pensione di anzianità
traguardo quasi irraggiungibile
per lavoratori pubblici e privati
In una circolare l'INPS spiega come saranno le nuove
pensioni dal 2008 - L'età minima aumenta di tre anni
e dalle quattro “finestre” si passerà a due
di Giuseppe Foti
Vecchie nuove “finestre” con la Riforma
Lavoratori dipendenti fino al 2007
Requisiti maturatiDecorrenza della pensione
Entro il 31 marzo 1 luglio *
Entro il 30 giugno
1 ottobre *
Entro il 30 settembre
1 gennaio dell’anno successivo
Entro il 31 dicembre
1 aprile dell’anno successivo
Dal 2008 in poi
Requisiti maturatiDecorrenza della pensione
Entro il 30 giugno
1 gennaio dell’anno successivo **
Entro il 31 dicembre
1 luglio dell’anno successivo ***
Lavoratori dipendenti fino al 2007
Requisiti maturatiDecorrenza della pensione
Entro il 31 marzo 1 ottobre *
Entro il 30 giugno
1 gennaio dell’anno successivo
Entro il 30 settembre
1 aprile dell’anno successivo
Entro il 31 dicembre
1 luglio dell’anno successivo
Dal 2008 in poi
Requisiti maturatiDecorrenza della pensione
Entro il 30 giugno
1 luglio dell’anno successivo
Entro il 31 dicembre
1 gennaio del secondo anno successivo
*
**
riservate a quanti hanno almeno 57 anni di età;
riguarda coloro che hanno almeno 57 anni di età
al 30 settembre dell’anno precedente;
*** con qualsiasi età
I lavoratori autonomi
Così come per i lavoratori dipendenti anche per artigiani, commercianti e coltivatori diretti, a
decorrere dal 1° gennaio 2008,
l’età pensionabile aumenterà,
passando dagli attuali 58 anni a
61 per slittare ulteriormente a 62
dal 2010. Invariato invece il requisito dei 35 anni di contribuzione richiesta. Un escamotage
sia per i lavoratori autonomi che
per i lavoratori dipendenti è previsto da una norma della nuova
legge che permette comunque il
pensionamento a qualsiasi anno
di età a condizione che si possano far valere almeno 40 anni di
contribuzione.
Danneggiate le donne
Dal 1° gennaio del 2008 in pratica le donne non avranno più diritto alla pensione di anzianità in
quanto l’età minima dei 60 anni
sarà parificata a quella della vecchiaia. Esiste ancora una alternativa: la possibilità di lasciare il
lavoro a 57 anni se dipendenti o a
58 se autonomi con una pensione
calcolata con il metodo contributivo. La differenza fra i due sistemi di calcolo della pensione
però è decisamente scoraggiante:
la pensione calcolata col sistema
contributivo è mediamente più
bassa del 20-25% di quella col
sistema retributivo.
Diminuiscono le finestre
Dal 1° gennaio 2008 le finestre
passeranno da quattro a due. In
pratica si potrà andare in pensione solo con gli scaglioni di gennaio e giugno.
Anche in questo caso i più danneggiati saranno i lavoratori autonomi che dal raggiungimento dei
requisiti dovranno attendere dai
13 ai 18 mesi.
Chi sfugge alle nuove norme
Apparentemente la vecchia normativa continuerà ad essere applicata anche dopo il 2007. Attenzione, però, potranno rientrare fra i beneficiari solo quanti
sono stati autorizzati ai versamenti volontari entro il 1° marzo
del 2004, gli appartenenti alle
forze armate ed alle forze dell’ordine, i lavoratori in mobilità e
quanti rientrano negli esuberi nel
settore bancario entro il limite
delle 10 mila unità.
Il nuovo sistema
contributivo
nella Riforma Maroni
Rientrano nel sistema contributi-
vo quanti hanno iniziato a lavorare dopo il 1995. Anche se sono
passati pochi anni dalla sua applicazione, il governo Berlusconi
ha drasticamente modificato l’attuale normativa.
Fino al 2007 non c’è distinzione
tra anzianità e vecchiaia in quanto
gli uomini e le donne possono andare in pensione dal compimento
del cinquantasettesimo anno di età
con almeno 5 anni di contributi
sempre che l’importo della pensione così calcolato sia pari almeno
all’assegno sociale maggiorato del
20% (450 euro nel 2005).
Le modifiche dal 2008
La riforma già attuata e che sarà
operante dal 1° gennaio 2008 ha
drasticamente cambiato i requisiti richiesti. Da questa data infatti
i limiti di età saranno innalzati a
65 anni per gli uomini e a 60 anni
per le donne equiparandoli così a
quelli previsti per la pensione di
vecchiaia dei lavoratori dipendenti e autonomi che sono agganciati al sistema retributivo.
Il pensionamento
prima dell’età richiesta
Sempre a decorrere dal 2008 la riforma prevede una alternativa all’uscita dal lavoro. La pensione di
vecchiaia, infatti, potrà essere richiesta da chi ha maturato almeno
35 anni di contribuzione e a 60
anni di età per il biennio 2008/
2009 e a 61 anni di età dal 2010 al
2013 e a 62 anni dal 2014. Questi
requisiti ovviamente, sono riferiti
ai soli uomini; infatti, come nel sistema retributivo le donne potranno andare in pensione di vecchiaia al 60° anno di età e quindi ad
una età decisamente più favorevole rispetto all’anzianità. Altro
escamotage per evitare l’ostacolo
dell’età pensionabile è dato dalla
possibilità del pensionamento di
vecchiaia a qualsiasi età una volta però raggiunto il tetto di 40 anni
di contribuzione. Anche in questo
caso attenti ai trabocchetti: Nel
raggiungimento dell’anzianità infatti, non sono compresi né il riscatto del periodo di laurea né i
versamenti volontari.
Le regole speciali
per le pensioni
delle donne nella Riforma
La riforma delle pensioni che entrerà in vigore dal gennaio del
2008 disegna un quadro particolare per le donne per le quali scatteranno regole decisamente diverse e peggiorative da quelle
valide per gli uomini. La riforma
Dini del 1995, introducendo la
pensione integrativa, aveva annullato le differenze di sesso nel
senso che i requisiti per avere la
pensione di vecchiaia erano
uguali per tutti, uomini e donne.
Con la riforma Berlusconi, come
già accennato in questa stessa rubrica, le differenze esistenti nell’ambito della pensione di vecchiaia retributiva (per intenderci
quella attuale) si presentano anche in quella contributiva. In una
situazione che rischia di creare
dubbi ed equivoci, si inserisce
anche un altro fattore che complica ancor più la situazione: con
il sistema contribuivo la pensione di anzianità per le donne in
pratica scompare. Queste sinteticamente le nuove norme per le
pensioni al femminile:
La pensione d’anzianità retributiva. Per la donna dal 2008 non
esisterà più questa forma di calcolo della pensione in quanto il requisito dell’età sia per gli uomini
che per le donne sale a 60 anni e
addirittura aumenterà ancora di 1
e 2 anni tra il 2010 e il 2013.
È chiaro perciò che essendo la
pensione di vecchiaia per la donna fissata al 60° anno di età,
l’equivalente prestazione di anzianità non ha più nessuna ragione di essere.
Pensione d’anzianità contributiva. Fino al 31 dicembre 2007 la
donna potrà andare in pensione
col sistema retributivo con 5 anni
di contributi e 57 anni di età. Dal
2008 invece il requisito dell’età
viene elevato a 60 anni. Sarà possibile in precisi casi anticipare il
pensionamento ma la situazione
peggiorerà in quanto si dovrà tener conto dell’apertura delle finestre che dal 2008 diventeranno
2 anziché 4.
Gli argomenti
che ancora la Riforma
dovrà definire
La circolare dell’INPS sulle nuove pensioni dal 2008 non chiarisce ne poteva farlo alcuni importanti argomenti che ancora non
sono stati definiti ed approvati dal
Governo. Questi i principali punti ancora in sospeso. Cumulo pensioni. Dovrebbe essere migliorato
il regime di cumulo tra pensioni e
redditi di lavoro soprattutto per i
pensionati di anzianità. Potrebbe
essere al riguardo riproposto il ticket sperimentato con successo
nel 2003 e ancora in vigore per chi
riprenda a lavorare.
Supplementi di pensione. Attualmente il supplemento può essere concesso dopo 5 anni dalla
liquidazione della pensione.
L’orientamento è quello di diminuire il termine a due.
Super bonus ai dipendenti pubblici. Oggi il super incentivo è
ammesso solo a favore dei pensionati di anzianità del settore
privato. Esiste un accordo per
l’estensione al pubblico impiego
presumibilmente nei primi mesi
del 2006. si è in attesa di un accordo tra Governo e Sindacati.
Lavori usuranti. Si è ancora in
attesa di conoscere le condizioni
speciali per le categorie che svolgono attività usuranti per l’accesso al pensionamento.
Riforma degli enti di previdenza. È un vecchio discorso. Il Governo ha 12 mesi di tempo per
riordinare, accorpare e se necessario eliminare alcuni enti previdenziali col chiaro scopo di ridurre i costi di gestione.
L’angolo della posta
Caro Messaggero, mi chiamo Piras Giovanni Maria ed abito in
Olanda. Percepisco dall’Inps una piccola pensione che mi viene per
l’appunto pagata in Olanda. Ho a carico mia moglie e mi hanno detto che dovrei avere diritto agli assegni familiari. Non so però come
procedere per la richiesta.
Gli assegni familiari sulle pensioni vengono corrisposti dall’Inps
a condizione che l’intero nucleo familiare (nel suo caso formato da
Lei e da sua moglie) non superi determinati limiti di reddito. Non
conoscendo questo ultimo dato non posso quindi farle sapere esattamente se lei rientra o meno fra quanti ne hanno diritto. Si rivolga comunque o a un ente di patronato italiano che opera in Olanda o allo stesso Consolato italiano che sicuramente sapranno risolvere il suo quesito. Per quanto riguarda la procedura da seguire,
questa è veramente semplice: compili il modulo di richiesta per assegni familiari sulla pensione (il modulo potrà fornirglielo lo stesso ente di patronato) alleghi uno stato di famiglia e comunichi i
redditi percepiti. La sede Inps che tratta le domande degli emigrati sardi in Olanda è quella di Cagliari, che, una volta ricevuta la
richiesta le comunicherà l’esito.
Attualità
DICEMBRE 2005 •
11
POLITICA
Graziano Milia
eletto presidente del Consiglio
delle Autonomie Locali
Il Presidente della Provincia di Cagliari scelto a larga
maggioranza dai rappresentanti
G
raziano Milia è il primo presidente del
Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna. Il presidente della Provincia di Cagliari è stato
eletto con 32 voti a favore,
dai 39 componenti sui 44,
tra presidenti di provincia e
sindaci, eletti lo scorso settembre in rappresentanza
delle istituzioni locali.
La candidatura del presidente della Provincia di Cagliari è stata proposta, in
Aula, dal sindaco di Villasimius, Salvatore Sanna, il
quale ha anche “auspicato “
una elezione unitaria, come
“unitaria” era stata la votazione con la quale il Consiglio regionale aveva approvato l’istituzione del Consiglio delle autonomie locali,
un “vero punto di raccordo”
tra la Regione, le province, i
Comuni isolani, “una pratica
attuazione del federalismo
interno” sollecitato da quasi
tutte le forze politiche sarde.
L’invito di Salvatore Sanna è
stato, immediatamente, “accolto” dal sindaco di Cagliari, Emilio Floris, il quale ha
condiviso l’indicazione di
Milia e si è augurato che il
nuovo organismo svolga, con incisività, il ruolo di raccordo, di
coordinamento tra le esigenze degli enti locali e la Regione, avvicinando i cittadini alle istituzioni
e rendendoli partecipi delle scelte
e delle decisioni politiche.
Insieme – ha detto Graziano
Milia subito dopo la votazione –
dobbiamo raggiungere l’obiettivo comune di garantire un futuro
migliore alla nostra terra e al nostro popolo. Siamo chiamati ad
una sfida importante e non ci sottrarremo ai nostri compiti e al nostro dovere. Il nostro lavoro sarà
impostato sulla moderazione dei
rapporti tra Regione ed enti locali, alla ricerca del dialogo e della
comprensione delle reciproche
ragioni.
Alla cerimonia d’insediamento
in Consiglio regionale hanno partecipato anche il presidente della Giunta Renato
Soru e il presidente del
Consiglio regionale Giacomo Spissu, cui spettava per
statuto di convocare la prima seduta. È una fase importante di avvio e piena
operatività di un organismo
fortemente voluto dal Consiglio regionale – ha sottolineato il massimo rappresentante dell’Assemblea –
e l’insediamento giunge
proprio in un momento di
fermento istituzionale dove
le rappresentanze delle istituzioni locali si devono
sentire protagoniste della
nuova fase costitutiva dell’autonomia sarda. Sono sicuro che questo Consiglio
delle Autonomie Locali,
pur inoltrandosi in un terreno nuovo - ha aggiunto il
presidente Spissu – sarà all’altezza del compito assegnato in virtù del lavoro
quotidiano fatto dai tanti
amministratori locali.
Un richiamo all’unità di
governo è stato lanciato anche dal Presidente della Regione.
Dobbiamo passare – ha
detto – da una visione gerarchica
di governo ad una a rete per sfruttare a pieno e non disperdere nessuna risorsa.
Il governo sarà di tutti, e di tutti assieme oppure non sarà all’altezza dei tempi, delle richieste
dei cittadini, delle necessità di
pieno sfruttamento delle opportunità che la nostra regione ci
chiede di cogliere”.
SCUOLA
Accordo Regione-Anci
per un'anagrafe
degli edifici scolastici
U
n protocollo d’intesa per
condividere risorse tecniche, conoscitive e umane
che servono alle rilevazioni sugli
edifici scolastici della Sardegna è
stato sottoscritto dall’assessorato
regionale della Pubblica Istruzione e dall’Anci. L’iniziativa, siglata dall’assessore Elisabetta Pilia e
dal presidente dell’Anci Linetta
Serri, rientra nel progetto per la
realizzazione dell’anagrafe regionale dell’edilizia scolastica.
L’accordo prevede che l’assessorato predisponga un piano generale per 21 corsi di formazione
per i tecnici comunali, che dovranno fare la rilevazione nelle
scuole dell’isola. I corsi verranno
organizzati in località distribuite
nell’intero territorio regionale e
la composizione dei gruppi terrà
conto del numero degli edifici
scolastici presenti negli ambiti
territoriali di provenienza. L’assessorato della Pubblica Istruzione ripartirà 195 mila euro tra i
Comuni, in proporzione al numero di scuole e alle relative classi
dell’infanzia, primarie e medie
inferiori presenti nelle diverse
zone. L’Anci dovrà informare
per iscritto i Comuni sugli obiettivi del progetto e garantire con
interventi diretti la partecipazione dei tecnici comunali ai corsi di
formazione. Dovrà assicurarsi
che, entro due mesi dalla fine
delle attività formative, i Comuni con i loro tecnici abbiano concluso le rilevazioni sugli edifici
scolastici di competenza e trasmettano i dati raccolti per via
telematica al server regionale
dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, installato negli uffici dell’assessorato Pubblica Istruzione.
L’Anci fornirà anche supporto
tecnico e logistico ai formatori
dell’assessorato regionale Pubblica Istruzione e svolgerà attività di tutoraggio per i partecipanti
ai corsi. Sarà inoltre di sua competenza la rilevazione delle presenze e la stesura di report sull’attività svolta.
INTERNET
la Sardegna nel Web
a cura di Andrea Mameli
Una nuova rubrica dedicata alle informazioni sull'Isola
reperibili in Internet
Nuvole sarde crescono
Nuvole sarde
crescono
I disegnatori e gli sceneggiatori sardi di fumetti si distinguono
da anni per la loro
qualità. Ultimamente
il loro numero è in aumento, dato che al naturale talento si aggiunge negli ultimi
anni la scuola di creatività condotta dal
Centro Internazionale del Fumetto nato nei locali dell’Ex-Mà per
volontà dell’assessorato alla cultura del Comune di Cagliari. Il
centro eroga dal 1993, primo in Sardegna, corsi di narrazione per
immagini. I corsi, diretti da Bepi Vigna e con la partecipazione dei
maggiori professionisti sardi del fumetto (Mario Atzori, Gigi Camedda, Stefania Costa, Otto Gabos, Marco Meloni e Ilio Leoni)
forma i giovani autori che si affermano in campo nazionale. Ultimo successo: il primo posto al Fullcomics di Pavia per Fabrizio
Pani, venticiquenne di Iglesias.
http://web.tiscali.it/centrodelfumetto
A Flavio Soriga
il premio Deledda
In perenne oscillazione tra Uta e Londra, fra la terra natale e la città immensa. Appena ventenne, Flavio Soriga, è riuscito a conquistare importanti riconoscimenti: il Premio Calvino 2000, con il romanzo “Diavoli di Nuraiò”, e il Premio Letterario Nazionale Grazia Deledda (Narrativa Giovani) con “Neropioggia”. Il sito del
giovane scrittore sardo, che ha studiato Scienze Politiche a Cagliari, giornalismo e tecniche audiovisive a Roma e Madrid, raccoglie le informazioni sui libri, gli interventi di critici letterari e
le lettere dei lettori.
www.nuraio.it
Sardi tra i mulini
La Comunità sarda residente in Olanda può ora servirsi di un sito
Internet per la ricerca e per la condivisione di informazioni utili.
Sono sei le città olandesi con circoli attivi che fanno parte della
federazione, il cui presidente, Mario Agus, ha fortemente voluto
la presenza nel Web. Nel sito sono presenti dati sulle leggi e la
modulistica per richiedere rimborsi o finanziamenti, informazioni turistiche sulla Sardegna, ristoranti e prodotti sardi disponibili
in Olanda, un forum per discussioni telematiche su qualsiasi argomento.
www.fcsardiinolanda.nl
Nuraghi in Bulgaria
Dal 2001, con lo scopo di aiutare gli emigrati sardi presenti in Bulgaria e nell’Est europeo e di far conoscere la cultura e le tradizioni sarde, a Sofia è attiva l’Associazione Sociale e Culturale “Sardica”, presieduta da Gianfranco Vacca. Tra le attività promosse
dell’associazione vi è la raccolta di studi inerenti il possibile legame storico fra la Sardegna e la Bulgaria. Notevole la somiglianza tra le maschere carnevalesche dei mamuthones e quelle dei
kukeri bulgari, come le affinità riscontrate tra strutture megalitiche sarde e ruderi locali. Il sito pubblica anche un dizionario Sardo-Bulgaro, realizzato dall’associazione con l’aiuto di docenti
universitari bulgari e sardi e di Massimo Rassu, giovane ingegnere sardo.
www.dummys.it
12 • D
ICEMBRE
Speciale Emigrazione
2005
L
a Federazione delle Associazioni Sarde in Italia
(F.A.S.I.), il Coordinamento
Donne con il Circolo di Padova
hanno organizzato il Convegno
internazionale su Eleonora d’Arborea nell’università di Padova e
nello stesso giorno il convegno su
“Donne Sarde nel Mondo sui
temi: Identità, Cultura e Solidarietà - L’Autorità femminile nell’emigrazione”. Questo il documento approvato al termine del
convegno.
L’incontro che ha visto la partecipazione delle rappresentanti
femminile delle Federazioni Sarde nel Mondo, dall’Australia, al
Canada, all’Argentina e all’Europa tutta con larga partecipazione
dei circoli italiani, si è svolto nel
pomeriggio presso la Sala Conferenze del Chiostro della Magnolia
nella Basilica di Sant’Antonio e la
domenica per tutta la mattinata.
Hanno partecipato anche rappresentanti delle Istituzioni del
Comune di Padova, della Regione
Veneto e della Regione Sardegna,
le Commissioni delle pari opportunità, istituti di ricerca, associazioni e organizzazioni culturali
femminili, il Messaggero di S.
Antonio e altri.
Lo scopo principale del Convegno è stato quello di far incontrare un numero significativo di donne emigrate sarde nel mondo per
parlare del loro fondamentale ruolo nell’emigrazione dalle origini
del fenomeno ad oggi, per ripercorrerne l’evoluzione, per parlare
del valore dell’identità, affrontare
la complessa questione del rapporto tra le culture d’origine e
quelle dei paesi d’accoglienza, e mettere a confronto e dibattere le
esperienze di lavoro, di associazionismo, con proposte e progetti, sia all’interno dei circoli e
federazioni delle delegate convenute, sia in altri contesti istituzionali.
Ispirato alla figura di Eleonora
d’Arborea, legislatrice sovrana
oltre che condottiera che con i valori tutelati dalla Carta de Logu ha
proiettato una luce di grande modernità sul suo giudicato, si è
aperto il convegno internazionale
delle donne sarde emigrate nel
mondo.
Sui temi del convegno la relazione introduttiva della coordinatrice nazionale Donne Fasi e gli
interventi e testimonianze sviluppate dalle donne protagoniste rappresentanti delle Federazioni d’oltreoceano e dell’Europa hanno prodotto riflessioni e proposte
sull’emigrazione in generale e su
quella femminile in particolare,
sulla loro presenza nel mondo dell’associazionismo e negli organi
di rappresentanza.
Temi emersi dall’incontro
Identità: Su questo tema l’incontro è stato serrato, approfondito e
lungamente discusso.
È stata messa in evidenza l’importanza e la diversità di vissuti
che stanno alla base della definizione del termine stesso di Identità, con accezioni diverse e differenziate in rapporto all’uso politico e legislativo dell’identità etnica.
È stata precisata e condivisa la
necessità di:
– RECONIUGARE la difesa
dell’identità come valore e collocarlo nel multiculturalismo, nell’intercultura: identità e integra-
IL DOCUMENTO APPROVATO DAL COORDINAMENTO DELLE DONNE DELLA FASI
Dal convegno “Nos Elionora”
proposte e progetti
sul ruolo delle donne
mento e miglioramento del nostro
associazionismo dove l’ottica
femminile è praticamente indispensabile.
Partecipazione e collaborazione
ai grandi temi della Sardegna da
quelli dell’ambiente a quelli della
cultura di pace riferiti in particolare alla liberazione delle servitù
militari dalla nostra terra, a quelli
per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale, ai temi di sviluppo economico in particolare
sull’occupazione. Partecipazione e fenomeno positivo nel percorso di integrazione
delle donne di altri continenti
Le donne nell’attuale
situazione dei circoli
zione, quale rispetto delle leggi,
scambio, confronto dialettico;
– STORICIZZARE l’identità di
memoria: partendo dalle identità
tradizionali e moderne individuali e collettive delle donne sarde
nella cultura del lavoro nel rapporto tra esperienza e identità, nel
rapporto tra produzione di identità e politiche del riconoscimento;
– COSTRUIRE E VALORIZZARE le nostre nuove identità individuali comprendenti sicuramente le radici culturali nella moderna contemporaneità congiuntamente alla produzione di
un’identità di progetto;
– CONDIVIDERE un obiettivo di cambiamento positivo dell’identità e della cultura delle
donne nel mondo migratorio e
nell’isola;
– COMBATTERE stereotipi e
pregiudizi e difendere il nostro
modello di emigrazione e i nostri
valori per esimerci da facili generalizzazioni.
Cultura
Le donne emigrate sono esperte di
multiculturalismo non solo per gli
intrecci e le parentele familiari realizzate in tanti paesi e per il contatto continuo con lingue, culture,
usanze e modelli di vita diversi,
ma anche per la mediazione che
hanno dovuto svolgere quotidianamente in famiglia e nelle associazioni fra caratteri e generazioni, fra figli e ambiente esterno, fra
differenti mentalità.
Esigenze emerse
giovani di seconda
generazione
dalle
Contatto con la cultura attuale in
Sardegna: cinema-arte-musica etc.
Possibilità di interscambi culturali : gemellaggi-stagesFiducia, autonomia e responsabilità, quindi ruoli nelle politiche
gestionali dei direttivi circoli.
Esigenze emerse dalle giovani
emigrate:
Possibilità di contatti e informazioni sul mondo del lavoro, sui
servizi. Preoccupazione sull’evoluzione del mondo del lavoro, sulle incertezze etc.
L’impegno delle Donne emigrate è anche quello di diffondere e
produrre cultura e tradizione al
femminile, quindi di ripercorrere e
riscoprire il ruolo della donna nel
corso degli anni e della storia, nella letteratura, nell’arte, nella poesia, nella musica e nella politica.
Tra gli obiettivi figura anche
quello di conoscere meglio il fenomeno dell’emigrazione attraverso la storia delle donne che lo
hanno vissuto, partendo dall’esperienza delle diverse tappe
storiche delle diverse realtà motivazioni o spinte.
Creare strumenti di confronto
tra le donne emigrate e confrontarsi con quelle rimaste in Sardegna attraverso
Istituzioni regionali, Associazioni etc.
Su queste esperienze le donne
continuerebbero così a favorire e
promuovere attività progettate da
comitati, commissioni di lavoro,
promuovendo la circolazione e lo
scambio di programmi tra la Sardegna e tutto il mondo dove le
donne sarde vivono, lavorano,
creando quindi un network organizzato.
Solidarietà
La solidarietà è stata sempre alla
base degli obiettivi dei circoli ed è
caratteristica dell’operare delle
donne.
L’emigrazione è stata ed è ancora un fenomeno di grosse dimensioni e deve essere inserito
nello studio della nostra storia.
Le donne della prima generazione in certi Paesi hanno dovuto
affrontare le sfide dell’integrazione in società culturalmente e socialmente diverse, sono state capaci di superare momenti difficili
e molti drammi e sono state protagoniste di un processo di umanizzazione
Oggi la nostra solidarietà diventa:
Piena adesione e disponibilità a
garantire la continuità nel cambia-
www.ilmessaggerosardo.com
Nell’attuale contesto culturale di
orientamento e promozione, i circoli sono una risorsa e la donna
ha ancora oggi una forza come
portatrice dei valori e trasmettitrice di cultura identitaria e portavoce di istanze di mutamento.
Il ruolo della donna è infatti
fondamentale per favorire l’inserimento dei giovani e garantire
così continuità alle nostre organizzazioni, portando avanti anche
una battaglia culturale, perché ci
sia il passaggio di questa eredità.
In questo contesto generale
l’emigrazione femminile è indice
di chi sta più avanti, di chi non
vuole impoverirsi, di chi vuole
cambiare la propria storia.
È quindi il momento per le donne di impegnarsi ad assumere ruoli istituzionali nei consigli direttivi e nelle presidenze dei circoli e
delle federazioni. Dalle attuali dirigenze devono essere favorite le
candidature femminili, destinate
risorse ad attività e progetti delle
donne e dei giovani ,ad esempio
riprendendo i corsi di formazione
per la gestione dei circoli .
Le donne si sentono parte
attiva del processo
di rinnovamento
della Sardegna
Le nostre associazioni hanno capito l’importanza di difendere tutto il nostro patrimonio culturale e
di esperienze e competenze che ci
rendono autorevoli nel chiedere di
essere partecipi quale risorsa capace di dare un significativo contributo.
Da qui la necessità di alimentare questo patrimonio perché non
sia stereotipato o imbalsamato e la
Regione Sardegna deve capire e
“sfruttare meglio” la forza che
deriva da questi “terminali sardi,
dagli avamposti di Sardegna nel
mondo in grado di diffondere cultura-progettualità creatività-tradizione ed economia.
La prima esigenza è quella di
riesaminare la legislazione che ci
riguarda la legge 7/91 e inserirci
in eventuali gruppi di lavoro o
comitati delle Commissioni al-
l’Emigrazione perché si deve lavorare su questo per cambiare in
qualche modo le nostre sorti. Partecipare e dare il nostro
concreto contributo al nuovo Statuto regionale come emigrate
come donne emigrate.
Essere presenti in altre commissioni di lavoro istituzionali
,nella commissione regionale delle Pari Opportunità e stringere
rapporti più collaborativi con tutte le commissioni delle Pari Opportunità.
Avere rappresentanza nella
Consulta dell’emigrazione
Attuare con gli enti regionali
competenti Politiche di riconoscimento:
Entrare a far parte di un Centro
di documentazione regionale non
soltanto in termini anagrafici, ma
in termini di esperienze socio
professionali in modo che vengano valorizzate le competenze, il
capitale culturale, le capacità di
scelta e di strategia
Attivare uno scambio di capacità e conoscenze attraverso siti o
reti network per un possibile recupero di un patrimonio cognitivo e professionale e la sua trasformazione in patrimonio economico da diffondere e utilizzare
Partecipare ai progetti e concorrere ai POR della Formazione dell’Assessorato al Lavoro.
Auspichiamo che il Museo dell’emigrazione di Asuni sia solo
l’inizio di un impegno da parte
delle Istituzioni e che sia di esempio per tante altre iniziative che
potranno essere attuate in Sardegna per rendere giustizia all’emigrazione soprattutto dall’ Istituzione più importante che è la nostra Regione Autonoma.
Progetti
Nel 2006 ricorre il 70.mo anniversario della morte di Grazia
Deledda e l’80.mo del premio nobel.
La proposta è quella di celebrare questo valore e monumento
della cultura al femminile, con la
presentazione di libri, o proiezione di film (quello con la Duse per
es.) con incontri e relatori studiosi della scrittrice.
Dopo Elionora, Grazia Deledda
e la valorizziamo di altre donne
sarde, le tante figure femminile
nella letteratura, nell’arte, nella musica,e in tutti i settori culturali.
Altro importante progetto riguarda: Donne e Imprenditoria in
Sardegna e in emigrazione - Situazione attuale e prospettive.
I processi in atto nella partecipazione delle donne alle Imprese
in Sardegna.
Prospettive di Sviluppo della
presenza femminile in questo settore.
Sviluppo della partecipazione
femminile attraverso il sistema
partenariale previsto dai principi
della Unione Europea.
Un Convegno ed eventuali giornate Workshop tra gli operatori
economici con finalità di incremento del Know how di competenze imprenditoriali.
Presentazione dell’universo imprenditoriale femminile in Sardegna attraverso dati a disposizione.
Testimonianze di imprenditrici
sarde nell’isola e fuori dall’isola,
prospettive di sviluppo alla luce
delle normative Regionale/Nazionali ed Europee e delle esperienze
in atto.
... finalmente in rete
Speciale Emigrazione
M
ons è la capitale del Borinage, la provincia della
Regione Vallona nella
quale a cominciare dalla fine degli
anni Quaranta sono emigrati migliaia di Italiani e di Sardi. In questa zona c’erano decine e decine di
miniere di carbone come testimoniano ancora oggi le piccole colline
che caratterizzano il paesaggio e
che altro non sono se non cumuli di
materiale di scarto degli scavi in
galleria. In quelle gallerie sono venuti a lavorare, a soffrire e spesso a
morire, tantissimi sardi. Le condizioni di miseria in cui si trovava la
Sardegna nell’immediato Dopoguerra erano tali da costringere una
moltitudine di giovani, uomini e
donne che non volevano rassegnarsi a una esistenza di stenti, a prendere la via dell’emigrazione, in cerca
di una vita migliore.
Il primo accordo tra Italia e Belgio per scambiare braccia con carbone, è del 1946. L’Italia, per ottenere l’energia indispensabile a riavviare il suo precario sistema industriale, concesse al Belgio 50.000
uomini destinati a lavorare nelle
miniere di carbone. Dopo quell’accordo ne fu firmato uno ancor più
importante e di Italiani e di Sardi in
Belgio ne arrivarono decine e decine di migliaia. Accolti con diffidenza e anche con disprezzo, furono
sistemati in baracche che prima
erano state utilizzate come campi
di concentramento dai tedeschi.
Superando difficoltà indicibili,
con la forza delle loro braccia e con
la dignità del loro comportamento
quei sardi e quegli italiani hanno
permesso al Belgio di svilupparsi e
all’Italia di realizzare il “miracolo
economico” degli anni Sessanta.
La Comunità sarda nel Borinage
in certi periodi ha assunto dimensioni rilevanti. Migliaia di sardi,
molti dei quali espulsi dal mondo
produttivo dopo la chiusura delle
miniere del Sulcis-Iglesiente, hanno trovato in questo angolo del
Belgio in cui si parla la lingua francese, una nuova opportunità di lavoro e di vita. E qui sono nati i primi circoli di emigrati sardi. Antonio Marredda fu uno dei fondatori
dell’Associazione sardi del Borinage, di Hornu. Oggi ha passato la
mano a Carlo Murgia, ma nonostante gli acciacchi continua a frequentare il circolo. Delle vecchia
guardia molti sono rientrati e altri
non ci sono più. Tra i fondatori del
circolo c’era anche il padre di Giovanna Corda, uno degli esperti
chiamati dal Consiglio regionale a
far parte della Consulta dell’Emigrazione. Giovanna Corda è anche
vicesindaco di Hornu e prima dei
non eletti al Parlamento europeo.
Ricorda che il suo impegno sociale, prima che politico, è cominciato proprio nel circolo sardo dove è
stata presidente dei giovani. Ben si
capisce la soddisfazione che deve
aver provato il giorno in cui ha potuto mostrare alla madre le chiavi
del Municipio.
Mons e la miriade di piccoli e
grandi paesi che la circondano non
sono più avvolte in nubi di fumo e
di smog. Le miniere sono tutte
chiuse da più di 20 anni. Ora vengono riaperte solo per le visite dei
turisti. Le case in cui vivono gli
emigrati sardi sono modeste ma
dignitose.
Nel Borinage sono rimasti molti
dei sardi, in gran parte di seconda
e terza generazione. Il “pioniere”
dei Sardi arrivati in questa zona è
Costantino Manchia, un arzillo ottantenne che partì da Chiaramonti
nel 1948 con un contratto per lavorare in miniera. “Avevo 23 anni –
ricorda – e dal paese partimmo in
otto. Prima a Sassari, poi da Porto
Torres a Milano. Dei miei compagni di avventura non è rimasto nes-
BELGIO
I sardi nel Borinage
dal ricordo delle miniere
all'integrazione dei figli
II superstiti della prima ondata migratoria alla fine degli anni ‘40 ricordano le
sofferenze patite ma anche la miseria da cui fuggivano - La comunità di
Chiaramonti - La Sardegna ricorre nei sogni ma ormai non c'è più la voglia o la
possibilità di ritornare - La lingua sarda a difesa dell'identità
dell'inviato Gianni De Candia
suno”. Fu destinato a
una miniera di Flenu
(un luogo che prese il
nome dalla qualità di
carbone che si estraeva dalle sue viscere). La strada dell’emigrazione in famiglia l’aveva presa,
prima di lui, un fratello che era partito
in Francia nel 1947.
“Ho lavorato per cinque anni in miniera –
racconta – e ho contratto una malattia renale per cui ho dovuto subire un intervento chirurgico e
l’asportazione di un rene”. Dopo la
malattia è stato mandato a scuola di
riqualificazione per lavorare in una
fabbrica di frigoriferi e poi in una di
componenti per auto. Nonostante
non abbia legami affettivi ha deciso
di restare in Belgio. In Sardegna
rientra per trovare una sorella che
abita ad Alghero, ma in paese ci va
solo di passaggio: “non conosco più
nessuno”.
Il “nonnino” della comunità sarda è Giuseppe Piras, anch’egli di
Chiaramonti, che di anni ne ha 91.
È arrivato in Belgio nel 1962 con la
moglie Maria Carboni. Nonostante
i 43 anni trascorsi in Belgio parla un
sardo perfetto. “Io con i Sardi –
scandisce in limba – parlo il sardo.
L’italiano lo uso con chi non sa il
sardo. Se uno è sardo deve parlare
in sardo”. Determinata e grintosa
Maria Carboni è un concentrato di
sardità. Ricorda che a chiamarli in
Belgio era stato un nipote. “In Sardegna c’era fame – ricorda senza
vergogna – non c’era lavoro. Io andavo in campagna a raccogliere legna e facevo qualche altro lavoretto. Oggi dall’Italia ci arrivano cento euro di pensione!”. Quando arrivarono in Belgio non ci furono problemi per trovare lavoro. “Ma i primi tempi – ricorda Giuseppe Piras –
furono molto duri. Trovai occupazione in edilizia. In miniera mi rifiutai d’andare”.
I coniugi Piras in Belgio ci arrivarono con tutta la famiglia, composta
da quattro figli tutti nati in Italia.
“Da poco – ricorda Maria Carboni –
è venuta ad intervistarci una giornalista belga e ci ha chiesto se preferivamo restare qui o rientrare in Sardegna. Abbiamo risposto che preferiamo vivere qui, dove si sono stabiliti i nostri figli, e rientrare in Sardegna in vacanza. Ma il nostro cuore è rimasto in Sardegna.
In Belgio possono contare su
un’assistenza sanitaria di prim’ordine. Che nel caso della loro
famiglia si è dimostrata importantissima. Una delle figlie, Maria,
sposata con Giovanni Ministru, è
morta per un’infezione renale dopo
aver subito un trapianto. Un’altra
figlia, che ha presentato la stessa
patologia, ha invece superato senza
rigetto il trapianto. Giovanni Ministru, che dal matrimonio con Maria
Piras ha avuto una figlia, si è risposato con Rosangela Caddeo di Borore, dalla quale ha avuto tre figli e
ora grazie a uno di loro la prima figlia, anch’essa affetta da problemi
renali, potrà avere un rene nuovo.
Ministru è rimasto legatissimo
alla famiglia della prima moglie e
non passa giorno senza andare a trovare i vecchi suoceri. Originario di
Suni ha fatto il pastore, poi a 19 anni
è partito per la Svizzera dove ha lavorato per due anni a Schaffahausen. Dopo il servizio militare è rientrato in paese ma nel 1969 ha venduto le pecore per emigrare in Belgio. Ora che è in pensione continua
a fare il pastore. “Ho una decine di
pecore – dice con orgoglio – che producono ottimo latte con cui
faccio il pecorino alla
vecchia maniera. Ho
molti clienti che apprezzano il mio prodotto”.
La caratteristica
che accomuna i Sardi
del Borinage (ma non
solo loro) e la perfetta
conservazione della
lingua. Tra loro parlano preferibilmente in
sardo, nelle più diverse parlate, senza paura di con capirsi. Solo nei più giovani sulla cadenza sarda prevale
l’accento francese.
Non è il caso di Maria Todde, 88
anni ben portati, originaria di Desulo ma ormai stabilita a Cuesmes
(Mons), dove vive da sola in una
casa linda e accogliente. È circondata da figli e nipoti. Una delle figlie, Silvana Spanu, è anche vicepresidente del circolo di Flenu.
Maria Todde era arrivata con il
marito, originario di Lula, nel
1952. “Erano tempi tristi – ricorda
– per trovare lavoro con mio marito ci eravamo trasferiti a Monteponi. Poi con la guerra fu richiamato
e mandato in Sicilia. E io rientrai
dai miei a Desulo”. L’impatto con
il Belgio fu terribile. “Ci accolsero
con diffidenza – ricorda – avevamo problemi di lingua e eravamo
emarginati. Poi, piano piano, grazie ai bambini che andavano a
scuola anche noi abbiamo imparato qualche parola. Sono stati i nostri figli a insegnarci a parlare il
francese. Anche i Belgi hanno visto che noi eravamo brava gente e
ci hanno accolti”. Maria Todde ha
quattro figli, l’ultima nata in Belgio.
Ricorda i tempi grami in Sardegna. “Ad Iglesias avevo una zia
che gestiva una trattoria in cui si
servivano solo fave con aglio. Non
c’era niente da mangiare”.
Anche Maria Todde mette l’accento sull’assistenza sanitaria.
“Qui è migliore che in Italia”. Da
DICEMBRE 2005 •
13
una decina d’anni ormai non rientra in Sardegna. “Ma la Sardegna è
nel cuore, la sogno tutte le notti e
non la dimentico mai. Non ho mai
sognato il Belgio”, confida con lo
sguardo lucido mentre la nipote
Maytie l’abbraccia. Lei che ha deciso di rientrare nella terra dei suoi
avi e di stabilirsi a Tonara dove ha
trovato l’amore.
Giuseppe Lai, di Ottana, è arrivato in Belgio solo nel 1963 dopo
essere emigrato prima in Germania, per lavorare in una fonderia,
poi in Francia. Sposato con Angela Truddaiu, di Chiaramonti, ha
tentato di rientrare in Sardegna ma
dopo una esperienza di pochi mesi
nel 1981 ha rifatto le valige ed è
ripartito per il Belgio. “A Ottana –
ricorda – mi ero anche costruito la
casa con i risparmi di anni di lavoro. Mi avevano promesso un lavoro ma poi mi hanno detto che per
me non c’era posto”.
La comunità sarda del Borinage
ruota attorno a due circoli, quello
di Hornu, e quello di Flenu. In entrambi è forte la presenza di abitanti di Chiaramonti. L’ultima arrivata dal paese dell’Anglona è Maria Nastasi. In Belgio da bambina
ha vissuto gli anni della tragedia di
Marcinelle, restandone choccata.
Era rientrata a Chiaramonti ma da
alcuni mesi è tornata definitivamente a Mons. “Ero venuta in Belgio – ricorda – avevo dieci anni.
Dopo trent’anni vissuta a Chiaramonti sono tornata. Avevo scritto
una lettera al Messaggero sul malessere provato per la tragedia di
Marcinelle. Ora sono più serena”.
Al circolo di Mons l’hanno accolta con grande calore.
Tra i più attivi collaboratori del
circolo “Su Nuraghe” di Flenu c’è
Giancarlo Secchiero, figlio di un
emigrato veneto in Sardegna. Suo
padre, infatti, era nativo di Rovigo.
Dovette seguire il nonno “spedito”
in Sardegna perché antifascista.
Andò a lavorare nelle miniere dell’Iglesiente. “Mia madre che era fidanzata – ricorda Giancarlo –
quando vide mio padre, alto e con
gli occhi azzurri si innamorò subito”. Originaria di Gonnesa, quando
le miniere sarde entrarono in crisi,
seguì il marito in Belgio. “la nostra
famiglia è segnata dalla emigrazione – sottolinea Secchiero – uno dei
miei fratelli si trova in Inghilterra”.
I circoli di Hornu e Flenu hanno
una caratteristica in comune: entrambi hanno un presidente originario di Chiaramonti. E se a Hornu
c’è Carlo Murgia a Flenu la guida
del circolo da molti anni è nelle
salde mani di Ottavio Soddu. Suo
zio Manchia, è stato tra i pionieri
dell’emigrazione sarda in Belgio
nel 1948. Sua sorella Vittoria è arrivata a Flenu nel 1955. E nonostante i 50 anni trascorsi in Belgio
è rimasta legata agli usi e alle tradizioni della sua terra, più ancora
di chi ci vive. Rimasta vedova da
pochi mesi Vittoria Soddu, osserva
un lutto stretto ci accoglie nella sua
casa e ci fa incontrare con altri
emigrati sardi ma non vuol farsi ritrarre né vuole fare interviste.
“Sono in lutto – spiega con squisita gentilezza – non sta bene farsi
fotografare”.
Ottavino Soddu in Belgio c’è arrivato solo nel 1971. Prima faceva
parte del circolo dei sardi del Borinage, poi è stato tra i fondatori del
circolo di Flenu (“nato – ammette
– per ragioni di contrapposizioni
politiche che in quegli anni erano
molto forti”).
Col tempo ha prevalso l’impegno solidale per tutti i Sardi emigrati e ora i due circoli sono legati
da rapporti di amicizia tanto da
avere organizzato insieme il Congresso della Federazione dei circoli sardi in Belgio.
14
• DICEMBRE 2005
S peciale Emigrazione
SVIZZERA
Il lungo e travagliato
cammino
dell'emigrazione sarda in
Svizzera - La relazione del
presidente Mario Usai,
che ha ricostruito la storia
del circolo - Ricordata la
figura dell'on.le Paolo
Dettori - Gli interventi del
presidente della
Federazione Domenico
Scala e del presidente del
Comites LucianoAlban
Q
uando il 5 luglio 1970 gli
emigrati sardi a Zurigo costituirono ufficialmente il
circolo intestato ad “Efisio Racis”
fu un evento molto importante, perché di fatto si univano due gruppi associativi già esistenti – l’Associazione Emigrati Sardi, presieduta da Mario Schintu di Tula e L’Unione Sociale Sportiva Sardegna, presieduta da
Piero Achena, – che operavano in autonomia fin dalla metà degli anni ‘60.
Erano anni duri, di lotte e di rivendicazioni, c’erano ancora da contrastare residui di odiose spinte xenofobe, soprattutto nel Cantone di lingua
tedesca. Bisognava conquistarsi la
stima e il rispetto delle popolazioni
di accoglienza. Il rinsaldarsi di legami fraterni e di solidarietà tra la Comunità sarda di lavoratori emigrati
fu un segnale positivo per tutto il
movimento associativo dell’emigrazione sarda e per i circoli che si stavano costituendo in tutto il territorio
della Svizzera.
In quell’occasione, infatti, tutti i
circoli sardi elvetici approvarono
una sorta di ‘Carta rivendicativà nei
confronti della Regione in cui erano
indicate le richieste fondamentali
più sentite dagli emigrati.
A ricordare quei giorni e quegli
eventi è toccato all’attuale presidente del Circolo, Mario Usai, nel corso della manifestazione che si è
svolta all’Hotel Krone di Zurigo.
Nella sua lunga relazione Mario
Usai ha ripercorso le tappe di questo
impegno sociale e dell’evolversi e
della crescita dei Sardi emigrati.
“Il flusso più importante dell’emigrazione sarda in Svizzera –
ha ricordato – risale agli anni ‘6070. Gli anni ’60 caratterizzano il
momento di crescita economica e
sociale che sfocia nel cosiddetto
“boom economico”. Milioni di nostri connazionali senza lavoro lasciano l’Italia, alcune centinaia di
migliaia sono sardi.
Il ricordo
di Paolo Dettori
La ricorrenza ufficiale del nostro Circolo – ha detto Usai – decorre dal 5
luglio 1970, giorno in cui si è costituita di fatto, L’Unione Emigrati Sardi
“ Efisio Racis” di Zurigo.
Mentre la prima convenzione tra
il Fondo Sociale della Regione Sarda e Associazione dei Sardi “Efisio
Racis” di Zurigo, è stata firmata per
il Circolo, da Mario Schintu e da
Paolo Persico e controfirmata dall’Assessore al Lavoro e Pubblica
Istruzione Prof. Paolo Dettori in
data 6 aprile 1972.
In questa occasione ritengo anche
doveroso ricordare l’importante figura di Paolo Dettori, che ha ricoperto, prima della sua prematura
scomparsa, tanti altri importanti incarichi istituzionali. Paolo Dettori –
ha detto Usai – è stato il primo
uomo politico sardo, che ha avviato
il dialogo e il confronto tra l’istituzione regionale e i Sardi emigrati
nel Mondo. Era un uomo di grande
cultura, era un vero amico degli
emigrati, era senza dubbio, tra i più
importanti intellettuali cattolici sar-
Festeggiato a Zurigo
il 35º anniversario
del circolo “Efisio Racis”
Il messaggio dell'assessore
Maddalena Salerno
Nonostante l’assenza – ha
detto l'assessore del Lavoro
Maddalena Salerno – ho il piacere di manifestare personalmente, anche a nome di tutti i
Sardi, i più vivi apprezzamenti
per l’attività sinora svolta e per
la condivisione dei valori che
ci uniscono.
I 35 anni di attività dell’Associazione rappresentano altrettanti anni di presenza di
emigrati sardi nella città di Zurigo e in Svizzera. Per moltissimi di Voi e per le Vostre famiglie sono stati sicuramente anche anni molto difficili di lavoro e di sacrifici e, mi auspico,
di speranze realizzate.
Sono consapevole che l’associazionismo sardo nei luoghi dell’emigrazione ha rappresentato, per quanti sono
stati costretti ad emigrare, un
lembo di terra di Sardegna e il
luogo della solidarietà, dell’incontro e della comunicazione tra i Sardi, ma è anche
vero che questa originaria vocazione si è arricchita di nuovi apporti e contributi ideali.
Molti sono – prosegue il
messaggio – gli impegni che
ancora ci attendono.
Innanzi tutto grandi riforme
politiche e istituzionali e tra
queste non di secondaria importanza è la stessa riforma
delle Legge sull’Emigrazione
che si rende assolutamente necessaria se non si vuole disperdere il grande patrimonio e la
grande e irrinunciabile risorsa
generosamente offerta dagli
emigrati e che ormai costituisce un elemento essenziale della nostra stessa identità.
Da parte mia rinnovo l’impegno a prestare grande attenzione ai contributi di proposte
che mi giungeranno dai concittadini sardi emigrati, insieme ai quali deve essere intrapresa I’azione di riforma legislativa sull’Emigrazione e, per
la soluzione delle problematiche di interesse specifico dei
Circoli e degli organismi rappresentativi dell’Emigrazone.
di con una forte spinta popolare autonomista.
diritto di essere elettore ed eleggibile; l’inserimento nelle liste comunali degli aventi diritto al lavoro di tutti gli emigrati che ne facessero richiesta, e la concessione di una adeguata indennità di disoccupazione
da valere per tutto il periodo che
l’emigrato fosse rimasto senza lavoro dopo un rientro definitivo;
l’assistenza scolastica gratuita sino
all’età prevista dalle leggi in vigore
sia in Sardegna che all’estero, per i
figli dell’emigrato.
Rivendicavano, infine, un “Bollettino informativo”, e tanti altri
diritti ancora.
“Tante di queste rivendicazioni –
ha detto Mario Usai –hanno incontrato nel tempo il successo sperato;
mentre altre e nuove rivendicazioni
attendono risposte adeguate.
La storia del Circolo
La storia del nostro Circolo – ha
detto Usai – ci porta a ricordare quel
lontano 1969. Dopo tre anni di vita
autonoma (1966-1968) i due gruppi
associativi sardi che operavano a Zurigo – l’Associazione Emigrati Sardi di Mario Schintu di Tula, e l’Unione Sociale Sportiva Sardegna, di Piero Achena, hanno deciso di fondarsi
in un solo organismo.
In quell’occasione – ha ricordato
Usai – tutti i Circoli sardi in Svizzera avevano approvato le proposte
per una “Carta rivendicativa” in qui
erano tracciate le richieste fondamentali più sentite dagli emigrati.
La ‘Carta
rivendicatività’
Si chiedeva: uno sconto del 50% sul
prezzo del biglietto per la traversata marittima da e per la Sardegna; il
l’Assessore
Maddalena Salerno
Il ricordo dei presidenti
Gli artefici di tutto ciò – ha proseguito Usai – sono stati tanti, persone di una forte carica sociale e uma-
na. Il nostro pensiero oggi va anche
a loro, tanti per citarli tutti. Mi limiterò a ricordare Mario Schintu primo presidente del Circolo Sardo di
Zurigo, gli altri presidenti: Salvatore Zedda di Sanluri, Antonio Sanna
di Orune, Mario Succu di Orani,
Giuseppe Persico di Macomer, Giovanni Pinna di Dorgali, Paolo Persico di Macomer, Cristina Persico,
nata in Svizzera, Domenico Scala di
Alghero.
Chi era Efisio Racis
Mario Usai ha dato anche una risposta all’interrogativo che molti (soprattutto i giovani) si pongono sul
personaggio cui è intestato il più
importante circolo della Svizzera:
chi era Efisio Racis?
“Efisio Racis – ha detto – era un
figlio della Sardegna, era un ragazzo
sardo di appena 20 anni, che subito
dopo l’armistizio della seconda
Guerra mondiale, assieme a altri sette soldati sardi, avevano deciso di ritornare con un aereo militare alla
loro terra di Sardegna.
Quando l’aereo partito dalla Toscana ha iniziato ad avvistare le
coste della nostra Isola il Tenente
pilota della aeronautica Gino Sotgia (socio fondatore del nostro
Circolo) decise di sorvolare la
piana di Chilivani. La malasorte
volle che la contraerea tedesca
(che stava ripiegando con le sue
forze di occupazione) avvistasse
l’aereo e aprisse il fuoco, colpendo a morte il giovane Efisio Racis
ancora prima che l’aereo toccasse
in un atterraggio d’emergenza il
suolo. Ginetto Sotgia in ricordo
del giovane Efisio Racis, propose
di dare al nostro Circolo il suo
nome che ancora oggi noi tutti ricordiamo.
Efisio Racis era il più giovane
di quel gruppo di Sardi, era il più
emozionato di ritornare a casa, era
quello che invocava la madre più
di tutti gli altri Questo è quanto ricorda e quanto non potrà mai dimenticare, uno dei sopravvissuti
di quell’avventura, il Maresciallo
capo dell’Aeronautica, oggi ottantaseienne in pensione, Michele
Loria.
Il giovane Racis morì sulle sue
ginocchia, perché seduti uno vicino all’altro. Il caso vuole – ha concluso Usai – che il Maresciallo
Capo Michele Loria, sia il fratello
maggiore della madre di Domenico Scala”.
Il Circolo di Zurigo è tra quelli
che hanno prestato più uomini alla
politica dell’Emigrazione.
Al riguardo vanno ricordati:
Ginetto Sotgia e Mario Schintu,
già presidenti della Federazione
negli anni 1975-1977, Paolo Persico gia componente della Presidenza della Federazione, Antonio
Cadau, a lungo e tutt’ora Tesoriere della Federazione, Giovanni
Pinna e Francesco Salis, Proboviro e Revisore sempre della Federazione.
Per ultimo desidero citare Domenico Scala, uno dei pilastri dell’emigrazione sarda non solo in
Svizzera ma nel mondo intero,
presidente della Federazione dei
Circoli sardi in Svizzera, Vice
Presidente della Consulta Regionale per l'Emigrazione Sarda nel
Mondo, un sardo, un amico umile
ma tenace, che nei suoi 30 anni di
operosità fa onore alla sua comunità e alla Sardegna tutta. È un
esempio, è il nostro orgoglio.
Dopo la relazione del presidente Usai è intervenuto Domenico
Scala, il quale ha parlato della sua
lunga militanza, fin da giovanissimo, a fianco ai pionieri del Circolo di Zurigo e dell’esperienza maturata a fianco di minatori, artigiani, pastori e braccianti che credevano ciecamente nei valori della
solidarietà, della uguaglianza e
della libertà e che nutrivano sempre un amore morboso per la loro
terra, la Sardegna, le difficoltà nei
ricongiungimenti familiari, le restrizioni sui permessi di dimora e
tante altre difficoltà oggi fortunatamente superate grazie all’impegno di allora, alle lotte per conquistare sempre più diritti sacrosanti.
Scala ha quindi consegnato una
targa ricordo per il 35° anniversario al Presidente del Circolo.
E’ seguito l’intervento del presidente del Comites di Zurigo dottor Luciano Alban, il quale ha
portato il saluto del Console Generale d’Italia a Zurigo, Giovanni
Maria Veltroni ed ha fornito dati e
risposte tecniche su alcuni quesiti
d’attualità, e in particolare sulle
prossime elezioni del 2006 (“in
Svizzera si respira già un clima da
campagna elettorale”).
Nell’ambito della manifestazione è stato presentato il libro “Il sogno all’orizzonte” del giovane autore e socio del circolo Denis Garau.
Speciale Emigrazione
G
li emigrati sardi nel mondo sono una preziosa risorsa per l’isola, una carta
importante da giocare per lo sviluppo economico, per la più diffusa conoscenza della nostra cultura e per una puntuale presenza
dei prodotti sardi sui mercati internazionali. Perché questo prezioso potenziale possa avere sviluppi concreti e positivi, occorre
mettere a disposizione strumenti
operativi, dare vita ad iniziative
in grado di trasformare queste
opportunità in azioni efficaci e
concrete.
Ebbene, è proprio in questo
ambito, per raggiungere queste
finalità, che l’Assessorato regionale del Lavoro ha deciso di costituire una rete di “Vetrine per la
Sardegna”, per promuovere, appunto, “la cultura dell’isola e diffondere all’estero le risorse del
territorio sardo, attraverso le proprie comunità di emigrati nel
mondo”. Ma anche questo strumento va verificato, innanzitutto con gli emigrati, e messo a
punto con il concorso di persone
e strutture che conoscano i mercati verso i quali rivolgere l’attenzione, e di organismi di sperimentata e specifica competenza.
Da qui l’incontro col programma
“Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami
stabili con gli italiani all’estero
per lo sviluppo del territorio”
predisposto dalla Direzione generale degli italiani all’estero del
Ministero degli Affari esteri.
Questo programma è finalizzato
proprio alla realizzazione di
obiettivi regionali attraverso due
progetti del Centro internazionale di formazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro
di Torino. Il “PPTIE” (programma di partenariato territoriale
con gli italiani all’estero) e il
”ITENETs” (international training and employment network).
Questo secondo progetto vede
nell’ ”Osservatorio del lavoro e
dell’impresa dei sardi nel mondo” il suo braccio operativo a livello regionale.
Proprio il progetto “PPTIE”
contribuisce alla realizzazione
dell’iniziativa “Una vetrina per
la Sardegna” con la realizzazione a Cagliari di un ciclo di Seminari tematico-geografici sui mercati esteri dei paesi di principale
emigrazione sarda. Il primo di
questi seminari, dedicato al mercato inglese, si è svolto nello
scorso mese di settembre (v. Messaggero di ottobre), mentre il 24
novembre si è svolto quello dedicato al mercato tedesco.
L’incontro si è aperto con l’intervento di Mario Cadinu, capo
di Gabinetto dell’Assessore del
Lavoro, che ha portato i saluti
dell’assessore, Maddalena Salerno, e osservato innanzitutto che
la questione della valorizzazione dei Circoli degli emigrati
come canali attraverso i quali favorire la presenza dei prodotti
sardi sui mercati esteri ha già trovato spazio nel Programma triennale per l’emigrazione, recentemente approvato. In esso infatti
vengono privilegiate quelle attività dei Circoli che garantiscano
un ritorno positivo non soltanto
per gli emigrati ma anche per
l’isola. È questa, ha concluso,
un’importante scommessa da
vincere assolutamente, anche se
molto ancora rimane da fare su
questa strada.
È quindi intervenuto Mario
Ghiani, direttore dell’“Osservatorio del lavoro del dell’impresa dei sardi nel mondo”, che
ha sottolineato come con i seminari sui mercati inglese e tedesco
abbia ormai preso il via un percorso virtuale di collaborazione
tra il Ministero degli Esteri, l’Osservatorio e gli emigrati per agevolare al tempo stesso l’imprenditoria sarda, gli investimenti
Presentata a Cagliari
una vetrina della Sardegna
sul mercato tedesco
Un seminario per illustrare il progetto messo a punto tra
l'Assessorato del Lavoro e il Ministero degli Esteri - Le iniziative
per promuovere i prodotti sardi in Germania
nell’isola e la localizzazione di
imprese sarde all’estero. Anche
la istituzione degli “Sportelli informativi” ha questa finalità. Realizzando punti d’incontro tra il
mondo sardo e i paesi esteri, fornendo servizi anche attraverso
una banca dati, mettendo a disposizione degli imprenditori
degli altri paesi informazioni e
notizie sul sistema Sardegna, e
aiutando gli imprenditori isolani
a conoscere meglio e affrontare i
mercati esteri. Sarà creato un
Centro a Roma e sportelli all’estero che si appoggeranno alle
nostre rappresentanze consolari .
Sui contenuti dei progetti “PPTIE” e “ITENETs”, ha quindi riferito Luca Azioni, del Centro di
formazione dell’Organizzazione
internazionale del lavoro di Torino. Il progetto “una Vetrina per
la Sardegna”, si colloca all’interno di questa strategia proponendosi di stimolare e indirizzare
l’attività dei Circoli dei sardi all’estero verso un ruolo di primo
piano. Nella promozione della
cultura e dell’economia sarda,
nella diffusione del made in Sardinia (cultura, prodotti, risorse
ambientali, ecc.), nel sollecitare
e supportare la creazione di partnership con aziende estere.
Sulla presenza degli emigrati
sardi in Germania e, in particolare, a Berlino si è soffermato Domenico Canu, vicepresidente
della Federazione dei Circoli. In
Germania, ha detto vivono circa
70 mila sardi, e sono in attività
16 Circoli. L’ultimo nato, quello
di Berlino, ha sei anni di vita.
L’attività di questi circoli, ha
ancora detto Canu, in questi ultimi anni ha avuto una significativa evoluzione. Nati con scopi essenzialmente associativi e ricreativi, oggi svolgono un ruolo
importante per la divulgazione e
la promozione della Sardegna. Il
Circolo di Berlino intesse importanti rapporti con le istituzioni tedesche, in un ambito, la Circoscrizione di Berlino, appunto,
nella quale risiedono 400 mila
abitanti, tremila dei quali sono
sardi. Collocato nel centro cittadino, il Circolo dispone di una
sede funzionale alle sue attività:
nei suoi locali espositivi ha ospitato negli ultimi tempi, ad esem-
pio, una versione “esportazione”
di ”Cortes apertas”, una conferenza sulla lingua sarda una rassegna congiunta di pittori sardi e
tedeschi.
Canu ha quindi citato la manifestazione recentemente promossa con la collaborazione della
Regione e della Provincia di Cagliari, che ha consentito l’incontro con 120 giornalisti tedeschi e
quindi una sorta di indagine per
capire quanto la Sardegna sia conosciuta in Germania, e su ciò che
dell’isola interessa i tedeschi: non
soltanto il mare e la gastronomia
ma anche cultura e tradizioni, non
soltanto sole e spiagge ma anche
turismo alternativo.
È quindi intervenuto Gerhard
Strunz, rappresentante della “Italienische Weindepot”, un’azienda
di import-export di prodotti agroalimentari, che ha tracciato le caratteristiche principali dell’attuale
mercato tedesco. Peraltro i prodotti sardi godono di un’immagine
positiva presso i tedeschi: quasi
un marchio registrato, basato sulla
genuinità e il gusto particolare che
viene loro direttamente dall’isolamento e dalla storia dell’isola. Ma
non ci si può fare illusioni: soltanto il due per cento del mercato tedesco è disponibile e le stesse
aziende tedesche che portano direttamente sul mercato i loro prodotti devono fare miracoli per sopravvivere.
Occorre perciò, ha aggiunto
Strunz, muoversi secondo un’attenta strategia
Sul tema della espansione delle
imprese sarde in Germania è inter-
venuto l’avvocato internazionalista Roberto Pera, che ha osservato
come non basti decidere di vendere i propri prodotti in Germania per
poterlo fare in tutta tranquillità.
Occorre affrontare problemi giuridici e fiscali tenendo presente che
non è possibile “fare da soli”.
È quindi intervenuta Loredana
Casula, imprenditrice sarda in
Germania, è titolare della “Sardinien Point”, e presidente del Circolo dei sardi di Monaco di Baviera. Casula ha ricostruito la sua vicenda di figlia di emigrati sardi a
Torino, che, spinta dal suo amore
per la Sardegna, intraprende la carriera di imprenditrice fondando
una società per promuoverne in
modo organizzato gli aspetti migliori: la cultura, la gastronomia, il
turismo. La Germania, ha aggiunto, nonostante la crisi del momento, occupa uno dei primi posti nel
mondo per quanto riguarda il
commercio internazionale, e per
gli investitori rappresenta sempre,
grazie anche alla sua rete di efficienti infrastrutture, una sede privilegiata. Sono ben note, ha aggiunto, le potenzialità della Sardegna su quel mercato, soprattutto nei
settori turistico e alimentare, ma occorre una struttura capace di promuovere l’isola, anche utilizzando
razionalmente le attività in quel
paese dei Circoli degli emigrati sardi. Il maggior numero di turisti tedeschi in Sardegna provengono
dalle città sede di Circolo.
Le “Vetrine” che saranno realizzate , ha aggiunto Casula, avranno
senz’altro successo, ma è indispensabile che anche i produttori
DICEMBRE 2005 •
15
sardi collaborino, dedicando ad
esse il tempo necessario, realizzando materiale pubblicitario in
tedesco, e soprattutto muovendosi
con prontezza e celerità. Occorre
anche creare in Sardegna una società che provveda alla raccolta e
alla spedizione delle campionature. Infine, ha concluso Casula, è
necessario che la Regionepredisponga un elenco dei commercialisti che si occupano di commercio
con l’estero, che operino congiuntamente in Sardegna e in Germania.
È quindi intervenuto Maurizio
Libbi, che ha illustrato i contenuti
del progetto “Versus”, una rete di
interventi anche nelle scuole per
informare in Germania i giovani e
le famiglie sulla Sardegna, sulle
opportunità turistiche e sui suoi
prodotti. Questa attività si affiancherà alle “Vetrine” valorizzando
le comunità di emigrati sardi in
Germania.
Ha preso quindi la parola
l’esperta in marketing e comunicazione Claudia Wunsch, che ha sottolineato l’importanza del mercato tedesco per l’Italia, e specificatamente per la Sardegna. Il 30 per
cento dei turisti che vengono in
Italia provengono dalla Germania,
a Berlino sono aperti 150 ristoranti italiani, la Germania è il paese in
cui l’Italia esporta di più.
I media tedeschi, ha aggiunto
Wunsch, hanno prezzi altissimi
per la pubblicità perciò appare
complessivamente più economico
e produttivo ricorrere a Internet e
curare al massimo le pubbliche relazioni. Molti tedeschi infatti fanno al spesa su Internet, occorre tenerne conto, creando un sito ma
anche assicurando una logistica
efficace e adottando forme di pagamento gradite.
Sul tema “Come avere successo
sul mercato turistico tedesco” si
quindi intrattenuto Roberto Maggioni, esperto in marketing turistico, illustrando innanzitutto le caratteristiche fondamentali di questo mercato. I tedeschi, ha detto
Maggioni, viaggiano molto, le
loro mete preferite, a parte le località turistiche interne, sono la Spagna e quindi l’Italia. Oggi il turista
tedesco programma più viaggi all’anno, di durata breve e utilizzando prevalentemente le linee aeree
low-cost. Ama la natura, le città
d’arte, le crociere, ama l’Italia ma
da questa attendono sempre nuove seduzioni.
Ma per conoscere a fondo il mercato turistico tedesco, fatto al tempo stesso di stabilità e certezze ma
che evolve continuamente e presenta sempre nuove opportunità,
(gli anziani, le nuove famiglie, i
single, le vacanze-salute ecc.), occorrono figure professionali di alta
specializzazione, che abbiano un
apreparazione universitaria e abbiano frequentato stages specialistici.
Dopo uno scambio di domande
e informazioni sul mercato tedesco e sulle possibilità di sviluppo
degli scambi con l’isola, tra i relatori e i partecipanti al seminario
(soprattutto giovani), l’incontro si
è concluso con un altro intervento
di Mario Cadinu, capo di Gabinetto dell’Assessore del Lavoro. Cadinu ha ribadito come già nel Piano triennale per l’emigrazione la
spesa prevista è indirizzata a fare
in modo che le associazioni degli
emigrati possano svolgere un
ruolo di promozione dell’isola e
dei suoi prodotti. È nei progetti,
ha aggiunto, creare una struttura
stabile polivalente che divenga
un punto di riferimento per ogni
intrapresa in questo settore, sportelli informativi in sedi di prestigio, in modo di agevolare gli imprenditori nel momento cruciale
dell’avvio: poi ciascuno dovrà
muoversi con le sue gambe. Molto del successo di queste iniziative dipenderà dall’attività delle
associazioni di sardi all’estero.
16
S peciale Emigrazione
• DICEMBRE 2005
GERMANIA
In un convegno a Berlino
esperienze e riflessioni
su nuova e vecchia emigrazione
Il dibattito tra quattro rappresentanti della Consulta regionale
dell'emigrazione organizzato per festeggiare il quinto anno di
attività del Centro Culturale sardo - L'esperienza di Maria Gioacobbe,
scrittrice sarda di livello internazionale che da quasi 50 anni vive in
Danimarca - Enzo Favata e i Tenoes di Bitti al Festival del jazz - Tante
facce della Sardegna all'estero
Servizi e foto dell'inviato Gianni De Candia
P
er festeggiare il quinto anno
di attività il Centro Cultura
le sardo di Berlino ha allestito un ricco programma di stimolanti appuntamenti che hanno
presentato alla Comunità sarda e
al pubblico della capitale tedesca
gli aspetti più significativi di
quella che è stata definita la nuova “primavera” della cultura sarda nel campo del cinema, della
letteratura e della musica. A conferma dello spessore del programma il depliant dell’Istituto
italiano di cultura, che presenta il
panorama delle iniziative proposte dalle varie associazioni italiane a Berlino, dedica all’Associazione sarda un risalto e uno spazio di gran lunga il più ampio di
quello di altre istituzioni più radicate e di certificato prestigio.
A novembre il Centro culturale sardo ha proposto un convegno
dal tema “L’altra metà del cielo –
Esperienze e riflessioni dei Sardi
residenti all’Estero”. Negli stessi giorni la Sardegna è stata ospite del festival del jazz di Berlino
con Enzo Favata e i Tenores di
Bitti. Una ribalta di assoluto livello internazionale per proporre
a un pubblico esigente e competente due delle più alte espressioni della musica sarda di oggi e di
sempre. Un ruolo non secondario
nell’invito dei musicisti sardi lo
ha avuto il Centro culturale sardo. In occasione del convegno è
stata inaugurata, in collaborazione con l’Istituto Etnografico sardo di Nuoro, la mostra fotografica “Lollove” realizzata dal fotografo Donatello Tore. È la prima
volta che questa mostra di immagini realizzate oltre dieci anni fa
per documentare un “paese” che
scompare, viene proposta fuori
dalla Sardegna. Il catalogo della
mostra contiene una presentazione di Maria Giacobbe, la grande
scrittrice sarda che dal 1958 vive
in Danimarca.
A dare questa impronta al circolo di Berlino è stato Domenico
Canu, architetto di Nuoro che a
Berlino vive e lavora da molti anni.
Canu che è attualmente uno dei
rappresentanti della Germania nella Consulta, è stato tra i fondatori
dell’Associazione ed è sempre impegnato a promuovere e sostenere
iniziative che facciano conoscere
la Sardegna e i suoi prodotti.
Il convegno si è svolto nel salone del Centro sociale di Zillestrasse, poco lontano dal castello
di Charlottenburg. I lavori sono
stati aperti dal presidente del circolo, Alberto Musa, un giovane
biologo, originario di Iglesias,
che da una decina d’anni lavora
in un centro di ricerca tedesco,
che ha ringraziato l’assessorato
Gabriele Cappai, Paola Atzeni, Alberto Musa, Maria Giacobbe, Gianluca Espa
del Lavoro per aver inserito il
progetto culturale dell’associazione tra quelli da finanziare, e
l’Ambasciata d’Italia per aver
sostenuto l’iniziativa.
Musa ha posto l’accento sull’esigenza che si studi il fenomeno dell’emigrazione sarda. Mancano dati sulle dimensioni che ha
assunto. Non si conoscono né la
consistenza né la composizione
delle varie comunità sarde.
L’emigrazione – ha soggiunto – è
lo specchio di una realtà che costringe le persone ad andar via”.
Quanto è vasto questo fenomeno?
Dove sono i Sardi e chi si sposta
oggi? Si è chiesto Musa, che ha
auspicato che venga realizzata
una ricerca in cui siano coinvolti
oltre ai circoli sardi anche i Comuni dell’Isola e le istituzioni statali che si occupano del problema.
L’impegno
della Federazione
Il saluto della Federazione dei
circoli sardi in Germania, è stato
portato dalla vicepresidente
Maddalena Fadda Vitolo, presidente del circolo di Heilbronn,
che si è complimentata con i dirigenti del circolo di Berlino per la
ricchezza della programmazione
di mostre, convegni, tavole rotonde, tutte iniziative – ha aggiunto – che sono sempre più all’attenzione della Federazione.
Prendendo lo spunto dal titolo
del convegno Maddalena Fadda
ha ricordato il trauma provato da
bambina quando andava a “Su
Runaghe” e piangeva per i suoi
familiari emigrati e si chiedeva
dove fosse “l’altra metà del cielo”. “Oggi quel sentimento di dolore – ha detto – è stato superato e
ne parlo senza rimpianti. Guardiamo in avanti. Possiamo dire per
esperienza che l’emigrazione può
essere un’opportunità di crescita
e di arricchimento culturale”.
I nostri figli – ha ricordato
Maddalena Fadda – frequentano
classi multietniche. Affrontano
una realtà completamente diversa da quella che abbiamo conosciuto noi. La nostra generazione
era ed è più chiusa mentre i giovani sono aperti, spontanei e preparati. Ai nostri figli – ha detto –
abbiamo trasmesso usi e costumi
tradizionali ma hanno assimilato
anche fiducia nel futuro in questa
terra che è diventata anche la nostra terra e oggi questi ragazzi
non sono più solo sardi o italiani
ma sono cittadini d’Europa.
La vicepresidente della Federazione ha sottolineato il ruolo
avuto dai circolo sardi che hanno
offerto anche se solo indirettamente il senso di appartenenza.
Ieri erano luoghi della malinconia e della nostalgia oggi, grazie
all’impegno di tantissimi volontari, un impegno che in alcuni
casi dura da 40 anni,sono un punto di riferimento per la comunità
sarda e un potenziale “che dovremo sfruttare meglio per dare ancora a noi stessi la serenità e ,a
sicurezza di dire: sono di origine
sarda, vivo in Germania sotto un
cielo senza confini”.
Prima degli interventi dei relatori c’ è stato un simpatico intermezzo musicale: l’esibizione del
“Rosenchor”, un coro di donne,
tutte tedesche, che cantano antiche canzoni popolari italiane. Per
l’occasione hanno eseguito anche l’Ave Maria in sardo.
Le relazioni sono state affidate
a tre componenti della Consulta,
il prof. Gabriele Cappai, docente
di sociologia nell’università di
Bayreuth, in Germania, la prof.
Paola Atzeni, antropologa docente nell’Università di Cagliari, e
Gianluca Espa, architetto e presidente del circolo sardo di Londra.
La relazione conclusiva è stata
affidata a Maria Giacobbe, nuorese, scrittrice di fama e di spessore internazionale che a dispetto della scelta di vita che l’ha
portata lontano , porta la Sardegna nel cuore.
Emigrazione
e sociologia
Stefania Mulas
Andrea Piredda
Cappai – che ha scritto un libro in
cui ha raccolto i risultati di uno
studio dell’emigrazione sarda al-
l’Estero – ha impostato la sua relazione da un punto di vista sociologico e ha esaminato quattro
scenari: partire, adattarsi, sguardi da lontano e ritornare. Per
quanto riguarda il primo punto ha
osservato che il problema ha due
aspetti quello dell’espulsione e
quello dell’attrazione, precisando che gli studiosi formulano teorie ma “le decisioni vengono
prese da persone in carne e ossa”.
Tra i motivi per cui si parte il
principale è la ricerca di un lavoro, ma le motivazioni possono
essere molte altre. Oggi si emigra
anche per cercare una migliore
qualità di vita, o una più adeguata sicurezza sociale, o per istruzione o formazione, ma anche per
curiosità o – come ha suggerito
qualcuno dal pubblico – anche
per amore. “Non sto dicendo – ha
precisato Cappai – che i paesi
della Sardegna si stanno spopolando perché gli abitanti partono
per curiosità”.
Per quanto riguarda il secondo
aspetto il sociologo ha prospettato tre scenari: l’adattamento al
lavoro (che è una necessità),
l’adattamento sociale (un sogno
che spesso non si realizza),
l’adattamento culturale (spesso
impossibile perché le società
ospitanti non sono preparate alle
differenze). “Uno per potersi integrare – ha sottolineato Cappai –
deve essere integrato. Se si fa
parte di un gruppo organizzato il
processo è più facile perché si riduce il pericolo di emarginazione
e anche di segregazione. I circoli
sardi – ha proseguito – hanno
svolto e continuano a svolgere
una funzione importante. Un luogo in cui ci si scambiano informazioni”.
Sul terzo punto Cappai ha evidenziato che emigrare non significa recidere le radici ma anzi
rafforzarle. “Il sardo emigrato –
ha riferito il sociologo – vuole
sapere di più della Sardegna di
quanto facciano i Sardi residenti.
Non c’è casa di emigrato in cui
non ci sia il nuraghe, mentre è più
difficile trovare questo simbolo
dell’Isola in una casa in Sardegna”.
Cappai ha anche riferito dell’ambiguità dei sentimenti e dell’amore-odio che l’emigrati prova per la terra che ha lasciato.
L’emigrato nei paesi dell’Europa
centro-settentrionale – ha riferito – è molto critico con la Sardegna perché fa continuamente paragoni e ritiene che la società
d’origine avrebbe da imparare
dalla sua esperienza.
Infine il mito del ritorno per
chiudere una parentesi aperta 3040 anni prima e anche per il ri-
S peciale Emigrazione
chiamo della terra (è insostenibile l’idea di finire sotto terra in un
paese straniero).
Le scritture dell’identità
La relazione di Paola Atzeni è
stata incentrata sul tema delle
scritture dell’identità. La complessità del fenomeno dell’emigrazione sarda è tale che per indagare e studiare questi processi
occorrerebbero fondi enormi.
Cosa si può fare? si è chiesta
l’antropologa. Raccogliere autobiografie, favorire ricerche di
immagini, di scritture. Fare mostre. Perché senza memoria non
si può fare progetto credibile.
Paola Atzeni ha quindi suggerito di partire dalle linee strategiche indicate nel DPEF, approvato dal Consiglio regionale per definire una serie di progetti ai quali la Consulta potrebbe dare una
priorità. Primo fra tutti la realizzazione di un Centro di Documentazione sui Sardi nel Mondo,
sostegno all’istruzione e alla valorizzazione delle risorse umane
con l’obiettivo di favorire un più
forte sistema delle conoscenze.
La professoressa Atzeni ha poi
illustrato, con l’aiuto di diapositive, alcuni studi fatti nel Sulcis
sulla solidarietà nel lavoro e sull’organizzazione sociale.
Al termine della sua articolata
e stimolante relazione ha donato
a Maria Giacobbe alcuni documenti recuperati nel corso di ricerche negli archivi dell’OVRA
sui controlli cui era sottoposto il
padre l’ing. Dino Giacobbe, uno
dei fondatori del Partito Sardo
d’Azione, antifascista, e perseguitato politico. Tra gli altri un
documento con i compensi che
venivano dati ai confidenti e uno
con i nomi degli “informatori”.
In un breve intervento Enzo
Favata, che la sera prima si era
esibito con il suo complesso e
con i Tenores di Bitti nel Delphi
Filmpalast, nell’ambito del “Jazzfest Berlin 2005”, ha sollevato
il problema dello spopolamento
dei paesi dell’interno e ha parlato delle “architetture morte” di
centri importanti come Cuglieri e
Santulussurgiu.
L’esperienza inglese
Gianluca Espa, architetto, presidente del circolo dei Sardi di
Londra, ha parlato della nuova
emigrazione, meno conosciuta e
studiata di quella “storica”. Il nostro – ha detto – è l’unico circolo
della Grana Bretagna riconosciuto dalla Regione. Anche se nel
Regno Unito ci sono tra gli otto e
i diecimila sardi – ha soggiunto –
noi abbiamo fatto la scelta di costituire un solo circolo, evitando
la frantumazione delle risorse
umane e finanziarie. In Inghilterra ci sono molti giovani che hanno lasciato la Sardegna per scelta, tanti sono professionisti, sempre più quelli che arrivano hanno
una laurea. Da un anno e mezzo –
ha proseguito Espa – mi chiamano con sempre maggior frequenza per chiedermi aiuto a trovare
uno sbocco occupativo. È un dato
preoccupante per la Sardegna che
continua a impoverirsi di risorse
umane qualificate.
Espa ha poi rilevato che l’immagine dei Sardi all’Estero sta
cambiando e ha sostenuto che occorre individuare un ruolo nuovo
per i circoli. Ha anche apprezzato
l’iniziativa di concentrare le iniziative nei “progetti regionali” ma
ha spiegato che per svolgere certe
azioni non basta più il volontariato, per cui è necessario modificare la legislazione in materia.
Espa ha poi parlato dell’esperienza fatta con i Centri servizi del
progetto di partenariato che ha
coinvolto oltre a Londra, Berlino,
Toronto, Parigi, Bruxelles e Rio
de Janeiro. Quei Centri – ha detto
– hanno lavorato per due anni in
maniera professionale, organizzato manifestazioni e creato banche
dati. Hanno dato risultati importanti favorendo la stipula di importanti contratti per i produttori
sardi. Quei Centri, che hanno cessato di esistere lo scorso dicembre
– ha concluso Espa – sono una risorsa della Sardegna. Un’esperienza che non va dispersa.
Maria Giacobbe
“Non rappresento nessun circolo
– ha esordito Maria Giacobbe –
ho un’esperienza di 45 anni di
quella che non vorrei chiamare
‘emigrazione’. Ognuno di noi è
un caso diverso”.
La scrittrice ha ricordato che i
Sardi sono un popolo con una sua
storia e una sua personalità, che
va arricchita con quella degli altri popoli con cui si viene a contatto e ha invitato a sfatare i luoghi comuni. “Sono allergica alla
parola identità” ha detto e ha raccontato quello che è avvenuto in
Danimarca
dove
esisteva
un’omogeneità culturale. C’era
sviluppo e ha aperto le porte all’emigrazione. Poi è esplosa la
crisi petrolifera e anche nella florida Danimarca hanno cominciato a chiudere le fabbriche e a nascere i problemi. Ha spiegato che
spesso nel definire la nostra identità tendiamo a distinguerci dall’altro, che consideriamo diverso. Inizia così il processo di divisione che passo dopo passo porta
all’individuazione nell’altro di
un “nemico”. L’identità – ha soggiunto – non deve diventare una
camicia di forza, una barriera”.
Domenico Canu e Vincenzo Sanna
Ha ricordato che i Danesi,
dopo la sconfitta subita dai Prussiani e la perdita delle terre all’esterno, hanno puntato tutte le
loro energie per riconquistare all’interno quello che avevano perso all’esterno. Vararono un progetto di scolarizzazione, fondarono un movimento cooperativistico e un avanzato sistema sociale fondato sulla solidarietà che
garantiva a tutti alloggi e sussidi.
“Quel sistema – ha detto – è oggi
minacciato. Ma io spero che non
venga intaccato”.
Ha poi parlato di integrazione e
assimilazione. Spiegando che lei
si è integrata in Danimarca e che
gli scrittori danesi la considerano
una di loro (molte sue opere sono
state scritte in danese e poi alcune, tra cui Radici, tradotte in italiano). Ma non sono assimilata ai
Danesi – ha soggiunto – perché
non avrò mai le esperienze infantili che hanno avuto mia suocera
o mia cognata.
Ha poi definito “sterile” il rimpianto per il paesello che non esiste più. Gli emigrati non sono
emarginati, sono degli esploratori. Vedono le cose da una prospettiva diversa da chi non si è
mai mosso. “Abbiamo arricchito
la nostra cultura, siamo un tesoro
che la Regione dovrebbe utilizzare. Usateci ! Ascoltateci! Una
cosa che non dobbiamo disperdere ha proseguito Maria Giacobbe
– sono i nostri figli e i nostri nipoti trasmettendo loro la nostra
tradizione di cultura. La Regione
– ha concluso – deve considerare
sardi i discendenti fino alla terza
generazione.
I motivi di una scelta
“Sentivamo l’esigenza di affrontare questo tema”, ha detto Domenico Canu, concludendo il
convegno con un breve interven-
to. “Spero possa essere un
punto di partenza per approfondire il tema in Sardegna”. Canu ha ricordato la sua esperienza personale che dopo un periodo in emigrazione è rientrato in Sardegna con la
moglie francese Marie
(ma lei ci tiene a dire bretone) conosciuta a Berlino. A Nuoro è nata la loro
figlia Lucie. Ma dopo
qualche tempo per mancanza di adeguati sbocchi
professionali ha dovuto
riprendere la via dell’emigrazione. Dal suo
osservatorio vede che
nell’Isola c’è sempre un
eccesso di individualismo. “Il malessere che ha
provocato l’ondata migratoria – ha osservato
Canu – non è cessato con
l’emigrazione. Anzi persiste. È quasi un paradosso che una regione così
piccola possa essere una terra di
emigrazione”.
I Sardi di Berlino
Nel corso della conferenza ci
sono stati numerosi interventi del
pubblico con osservazioni e testimonianze. Tra gli altri Sandro Di
Todaro, un sardo doc, che da diversi anni è il cameraman della
RAI e lavora nei servizi non solo
che riguardano la Germania ma
anche l’Europa centrorientale. Di
Todaro è anche autore di qualche
cortometraggio. Ha un progetto
anche per un documentario-film
sulla storia della miniera di Ingurtosu. Da parte tedesca ha trovato qualche finanziamento, ma
ci vorrebbe anche una partecipazione della Sardegna. Andrea Piredda, originario di Nulvi, uno
dei soci della “vecchia guardia”
ha difeso il ruolo dei circoli come
punto di incontro e di confronto
della comunità sarda. Andrea Piredda che ora è pensionato, conosce bene le vie dell’emigrazione
per aver lavorato in varie paesi
prima di arrivare in Germania. Il
fratello Pietro, il proprietario del
ristorante “il Porto” uno dei più
noti di Berlino, frequentato da
personalità dello sport, dello
spettacolo e della politica. Pietro
Piredda, non ha dimenticato le
sofferenze patite fin da bambino.
“Ho cominciato a lavorare quando avevo otto anni. Lavoravo dal
fornaio otto ore a notte e mi pagavano con un chilo e mezzo di
pane”. Quando ha compiuto 16
anni è emigrato a Como. È entrato nel mondo della ristorazione e
con impegno e sacrificio ha sfondato. Ricorda i tempi in cui Berlino era divisa dal muro. Con
americani e soprattutto inglesi –
dice – si facevano affari d’oro. Il
suo ristorante, rinomato per il pesce (freschissimo), è frequentato
da una clientela raffinata. Anche
ora che è affermato Pietro Piredda
non dimentica il passato e lo sfruttamento subito da bambino ancora gli brucia e l’offende.
Il convegno è stata l’occasione
per uno scambio di opinioni e di
esperienze tra i tanti sardi presenti in sala. Da Francesco Pinna,
pittore e titolare di una galleria
d’arte in Bersarin Platz, che è stato il primo presidente del circolo,
a Michele Falchetti, psicologo e
psicoanalista di Nuoro, laureato a
Padova e venuto a Berlino per un
corso di specializzazione. A Berlino c’è rimasto e ora ha un suo
studio in cui cura pazienti italiani e tedeschi. Pino Monni, un
giovane veterinario di Orgosolo
che dopo svariate esperienze in
DICEMBRE 2005 •
17
Irlanda, e in altre parti d’Europa
(è stato anche volontario in Kosovo) nel febbraio 2004 è arrivato in Germania e si è riscritto all’ordine dei veterinari di Berlino.
La sua specializzazione sono i
cavalli. Ma si sta per laureare in
materie economiche. Anche Vincenzo Sanna, di Cagliari, di lauree ne ha due, una in medicina e
una in farmacia. Ma fa il manager
di una delle più importanti case
farmaceutiche italiane con competenza per l’Europa Centro
orientale e per l’Asia. Quella di
Vincenzo Sanna è un’esperienza
particolare. Dopo aver fatto gli
studi in un college di San Diego
in California, è rientrato in Sardegna per poi partire per Parigi,
“emigrato” per amore di una modella. E a Parigi anche Vincenzo
Sanna ha fatto il modello mentre
studiava Medicina alla Sorbona.
Conseguita la laurea invece di intraprendere la professione medica ha trovato lavoro alle Gallerie
Lafayette. C’è rimasto nove anni
facendo una brillante carriera da
manager. Richiamato a Cagliari
dalla famiglia si è laureato in farmacia ma – ricorda – il giorno
dopo la laurea sono partito per
Milano per un colloquio di lavoro con la ditta Menarini. Così è
cominciata la nuova attività e la
vita da emigrato. Prima in Veneto e poi in Germania. Nel frattempo si è sposato con una ragazza di Cagliari. Parla sei lingue e
gira il mondo. Anche le sue bambine parlano già alcune lingue.
“In casa parliamo in italiano e per
questo le bambine parlano con la
cadenza cagliaritana”.
Molte e sempre partecipi le
donne. Maria Teresa Camoglio,
giovane regista che da undici
anni vive a Berlino, lamenta la
scarsa utilizzazione che la Sardegna fa delle sue risorse umane
nel mondo e delle professionalità. La famiglia della madre (è nipote di Vittorio Vargiu) è emigrata in Argentina.
Tiziana Grecu, di Siniscola, a
Berlino c’è arrivata per studiare
la lingua. Si è sposata con un tedesco, un manager specializzato
nella elaborazione di politiche
dello sviluppo e dell’ambiente.
Ha mantenuto un forte legame
con la Sardegna e le sue tradizioni più autentiche trasmettendo
anche alle due figlie l’amore per
l’Isola.
Per ragioni di studio è arrivata
a Berlino anche Stefania Mulas,
di Gairo Cardedu. Frequentava
l’università a Cagliari e in Germania c’è venuta chiamata da
uno zio per perfezionarsi in tedesco. insieme al suo compagno,
Pasquale Sinaguglia, gestisce
“Essenza”, uno dei ristoranti più
moderni e chic di Postdamer Platz. Pasquale è un cuoco di grande
talento, faceva parte con i sardi
Mario Vacca e Pietro Piredda
della delegazione di 12 cuochi
italiani all’Estero invitati dal ministero degli Italiani nel Mondo
per una manifestazione a Roma.
Anche se la laurea in lingue non
è indispensabile per la sua attività Stefania ha promesso ai genitori che completerà gli studi: le
mancano solo uno o due esami e
la tesi.
Il convegno al circolo sardo si
è concluso con una cena improvvisata e magistralmente preparata da Lino Depalmas, originario
di Lodè che ha proposto alcuni
piatti innovativi che hanno incontrato l’approvazione dei presenti. Preziosa è stata la collaborazione di Erika Moschner, figlia
di una sarda, una dei giovani del
direttivo del circolo (è la responsabile della tesoreria).
18
S
S peciale Emigrazione
• DICEMBRE 2005
i chiama “Kentus dies” il
progetto regionale coordinato dal Circolo Sardo di
Berlino e finanziato dall’Assessorato Regionale del Lavoro che
punta alla promozione della Sardegna nella città attraverso una
presenza “diluita” in diverse
giornate e non concentrata in pochi giorni durante il corso dell’anno; e alla presentazione delle
variegate forme culturali sarde: il
cinema, la musica, la fotografia,
l’eno-gastronomia, l’arte digitale, il teatro e la letteratura. Del
progetto faceva parte anche la
conferenza sull’emigrazione dei
Sardi in Europa.
Le “Kentus dies” hanno preso
l’avvio sabato 29 gennaio con una
conferenza sul romanzo “Il giorno
del giudizio” di Salvatore Satta
(relatori Lino Depalmas e Alessandra Porcu). Sabato 30 aprile si
è tenuta la conferenza-proiezione
sull’archeologia sarda (relatore
Lino Depalmas). Nella stessa
giornata é stata presentata una
mostra sull’artigianato sardo.
Tra Febbraio e Luglio c’è stata
la Rassegna del cinema, nella
sede del Circolo Sardo con la proiezione dei 24 film della collana
edita dall’Unione Sarda, preceduti da cortometraggi di autori sardi.
Martedì, 19 luglio all’interno
della rassegna Arte digitale, Paolo Carta - web producer che ha
ricevuto diversi riconoscimenti
in concorsi nazionali - ha tenuto
una conferenza nel corso della
quale ha presentato i propri lavori in rete, illustrandone le potenzialità anche per una promozione
della Sardegna in rete.
Venerdì 16 settembre c’è stata
la recita “Sos Sinnos” dell’attore
Giovanni Carroni e la proiezione
del documentario “Gennargentu:
una montagna per tre poeti”. Il
giorno successivo la manifestazione è stata replicata nel circolo
sardo di Wolfsburg
Giovedì 3 novembre c’è stato il
concerto di Enzo Favata, e nel
contempo, l’esibizione del coro di
Bitti al Festival jazz di Berlino.
Sabato 5 novembre c’è stata la
Conferenza sull’emigrazione (relatori Maria Giacobbe, Paola Atzeni Gabriele Cappai e Gianluca
Espa) e l’inaugurazione della
mostra “Lollove” del fotografo
Donato Tore.
Venerdì 11 novembre, nella
sede del circolo sardo, in collaborazione con l’Università di
Potsdam, c’è stata una manifestazione per la promozione del Pecorino Sardo (relatrice Alessandra Porcu), dal titolo “Pecorino
dalla a alla z: tutto quello che
avreste sempre dovuto sapere”.
Una serata interamente dedicata
alla produzione del formaggio in
Sardegna Ci sono state le relazioni del biologo Michael Dahlhaus
e della linguista Sandra SánchezMünninghoff. C’ è stata la presentazione di “Berlina”, la prima pecora sarda allevata a “distanza” fuori
dall’Italia, a cura di Roberto Spano
dell’associazione
Jara
Birdi
(www.jarabirdi.it). Al termine della manifestazione, moderatrice
Alessandra Porcu, traduzione di
Cécile Engelen, c’è stata un’esperienza diretta con la degustazione del pecorino.
Martedì 22 novembre, (in collaborazione con l’Istituto italiano
di cultura di Amburgo) il coro
polifonico di Aritzo ha tenuto un
concerto nel ristorante Essenza
di Potsdamerplatz.
Dal 26 ottobre al 30 novembre
al Hackesche Höfe Filmtheater,
c’è stata la Rassegna del Cinema
Sardo curata da Pietro Mele (in
collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura).
GERMANIA
Kentus dies un progetto
per presentare le mille facce
della cultura della Sardegna
Il circolo di Berlino ha allestito in ricco programma di stimolanti appuntamenti
che hanno presentato alla comunità sarda e al pubblico della capitale tedesca
gli aspetti più significativi di quella che è stata definita la nuova “primavera”
della cultura sarda nel campo del cinema, della letteratura e della musica
Sono stati presentati “Arcipelaghi” di Giovanni Columbu,
“La destinazione” di Piero Sanna, “Ballo a tre passi” di Salvatore Mereu, “Piccola pesca” di Enrico Pitzanti e “Sonos e memoria” di Gianfranco Cabiddu.
Venerdi 21 novembre c’è stato
il Gala di promozione del Vino. In
collaborazione con l’agenzia di
marketing e comunicazione Claudia Wünsch, con il coordinamento del sommelier Jurgen Hammer.
Si è partiti dalla domanda: il vino
é nato in Sardegna? Le recenti
ipotesi sono state illustrate alla
stampa specializzata.
“Dall’impostazione del programma – sottolinea Domenico
Canu, coordinatore con Alberto
Enzo Favata e Dinato Tore
Mostra fotografica
“Lollove” di Donato Tore
Le immagini del “paese che non c'era” frutto di una ricerca
per l'Istituto Etnografico esposte per la prima volta fuori dall'isola
L
a serata al circolo di Berlino si è conclusa con
l’avvincente racconto di
Donato Tore su come è nata la
ricerca fotografica su Lollove
che ha dato origine alla mostra.
Tore ha ricordato di aver conosciuto Lollove, un paese isolato, quasi il simbolo dei paesi
dell’interno che stanno morendo, e di esserne rimasto affascinato. Da allora – ha detto – ho
meditato di fare un lavoro fotografico su Lollove e sui suoi
abitanti, ma per molti anni, assorbito da altri impegni e da altre esperienze (importante
quella con la casa editrice Ilisso), quel progetto è stato messo da parte. Fino a quando dieci anni più tardi l’Istituto Etnografico ha reperito i fondi per
realizzare la ricerca che Donato Tore aveva proposto. Così è
cominciato un lavoro paziente.
Lollove, pur essendo una frazione di Nuoro dista dal capoluogo 15 chilometri. La gente
che vi abita – ha osservato Tore
– è rimasta perché non aveva la
possibilità di andar via. Qualcuno ha scelto di continuare a
vivere e morire in quel luogo.
Il fotografo, che è nato a Tonara ma vive a Nuoro, ha deciso di fare un “ritratto condiviso” agli abitanti di Lollove. Si
è intrattenuto a lungo con ciascuno di loro. Ha spiegato il
progetto e ha conquistato la
loro fiducia. In quasi due anni
di lavoro ha prodotto un materiale di inestimabile valore antropologico. Un lavoro che è
rimasto chiuso negli archivi dell’Istituto Etnografico per una decina
d’anni. Poi nel
2005 a Gavoi, in
occasione del festival letterario c’è
stato l’incontro tra
Donato Tore e Maria Giacobbe. In
quell’occasione
Paolo Piquereddu,
presidente
dell’Istituto Etnografico vedendo la
scrittrice nuorese
si è ricordato del
materiale prodotto
da Tore: “ecco – ha
esclamato – chi può scrivere la
presentazione del catalogo per
una mostra su Lollove, Maria
Giacobbe”. La scrittrice ha
preso tempo prima di accettare
la proposta ma poi è rimasta affascinata dalle immagini e ha
accettato. Ha ritrovato nella
memoria di bambina ricordi
lontani di Lollove “il paese che
non c’era”. “Lollove – ha scritto – non lo si vedeva da nessuna parte, né di giorno né di notte. Su nessuna costa o cresta di
collina o di montagna c’era una
macchiolina o una lucetta che
certificasse l’esistenza di Lollove, e nessuna delle strade che
uscivano da Nuoro portava a un
paese che avesse quel nome”.
Lo stato di abbandono e di
isolamento di questo borgo era
stato denunciato con un articolo pubblicato su “La Nuova
Sardegna” da Sebastiano Satta,
già nel 1896. E la situazione
non è migliorata con il passare
degli anni.
Donato Tore a Lollove ci era
capitato proprio per documentare con immagini il servizio
che stava predisponendo un
giornalista alla fine degli anni
’80. La mostra è stata allestita
nel Museo Deleddiani/ Casa
natale di Grazia Deledda a
Nuoro.
La passione con cui Donato
Tore ha raccontato gli incontri
con gli abitanti di Lollove ha
affascinato e conquistato il
pubblico che lo ha sottoposto a
un vero interrogatorio.
Quella di Berlino è la prima
uscita della mostra dalla Sardegna. Ora è in progetto di farla
girare. La prima tappa potrebbe essere Londra.
Musa del progetto Kentus Dies –
si possono dedurre i propositi e gli
obbiettivi che ci siamo posti: raggiungere un pubblico il più vasto
possibile attraverso il coinvolgimento di vari settori di interesse;
riflettere sul ruolo dei Sardi all’Estero attraverso le varie esperienze in vari campi e in diversi
Paesi (conferenza emigrazione);
mantenere viva nella comunità sarda la nostra cultura tradizionale
(teatro di Carroni, il coro di Aritzo); attivare e stimolare anche all’estero un dibattito su temi attuali
della Sardegna (proiezione del
film “Piccola pesca” con successivo dibattito sul problema delle basi
militari); il tema della pastorizia,
dei suoi prodotti e della sua evoluzione; promuovere i nostri prodotti naturali con colture millenarie
talvolta ignorate o sottovalutate (il
vino quale elemento di una sana
alimentazione)”.
“Il concetto fondamentale di
Kentus Dies – ha osservato il presidente del Circolo Sardo di Berlino Alberto Musa - è quello non
solo di estendere temporalmente la
promozione della cultura e dell’economia (i cosiddetti prodotti
specifici sono soltanto una parte;
inoltre dovremo iniziare a smetterla di parlare e scrivere usando slogan, parole fatte e luoghi comuni!).
Kentus Dies vuole anche mostrare
una Sardegna che si sforza di aggiornarsi, moderna e consapevole.
Essere presente nella scena culturale di Berlino, la capitale tedesca
e una delle città importanti per la
cultura in Europa. Essere presenti,
mostrare presenza. Questo è il senso delle attività del Centro Culturale Sardo di Berlino. Grazie alle
molteplici attività abbiamo l’opportunità di comunicare alle persone di questa nostra presenza, della
nostra iniziativa, della nostra apertura al mondo, della nostra ospitalità. Così facendo comunichiamo
allo stesso tempo anche che non
siamo un ghetto, che non siamo
chiusi, che non abbiamo complessi d’inferiorità, che non abbiamo
timore di confrontarci con il mondo, con le altre culture. Siamo consapevoli che chi è insicuro o rifiuta le proprie radici, teme il confronto e la conoscenza delle altre:
noi no. Siamo in un mondo che
bombarda le persone da flussi di
informazione e messaggi pubblicitari. Noi dobbiamo adattarci, moltiplicando le opportunità, la costanza, mostrando presenza. Se
non ci mostriamo, se non ci facciamo ascoltare, non saremo visti,
non saremo ascoltati, bensì ignorati, e i nostri interlocutori andranno
in vacanza in Turchia”.
Nel circolo si svolgono anche
attività didattiche. C’è un Corso di
tedesco per italiani, a cura di Cécile Engelen. Grundstufe I (principianti), Grundstufe II (livello elementare), Mittelstufe (livello intermedio). Si propongono per ogni livello un ciclo di 10 lezioni della
durata di 90 minuti per due volte la
settimana. Da 5 partecipanti in su il
costo a persona è di 90 Euro. Per
informazioni dettagliate sui programmi ed iscrizioni tel./fax 03034356635, [email protected]. E un
Corso di formazione all’uso del
computer e di internet in italiano.
Le iscrizioni per il corso di alfabetizzazione all’uso del computer
sono cominciate a novembre. Il
corso include teoria e pratica per
20 ore ed è finalizzato al pronto
utilizzo del computer per la professione e la vita quotidiana. Le lezioni si tengono in lingua italiana per
un massimo di 10 partecipanti a
corso, divisi a seconda dei livelli di
conoscenza della materia. Calendario e orari saranno decisi in base
alle esigenze dei partecipanti.
Speciale Emigrazione
S
ono i numeri a parlare. Cifre
che dicono molto più di
qualunque parola: in Sardegna ben 38mila ettari sono sotto
il controllo militare. Di più: sulla costa orientale dell’isola esiste
un immenso tratto di mare che,
periodicamente, viene interdetto
alla navigazione e alla pesca
quando nel poligono interforze
del Salto di Quirra vengono programmati i lanci di missili. Sono
numeri che dimostrano che la
Sardegna, da sola, contribuisce
alla cosiddetta “difesa nazionale” più di tutto il resto del paese.
E in cambio ha soltanto briciole.
Lo squilibrio tra quanto l’isola
offre e quanto ottiene in avvicendamento non è un dato politico e
quindi interpretabile, ma è una
cruda realtà. Il problema acquista
una dimensione drammatica se
poi si valutano i rischi per la salute pubblica. Non calcolabile e
risarcibile. Alla Maddalena, per
esempio, circolano sommergibili
alimentati da reattori nucleari e
con armamento nucleare e il caso
dell’Hartford del 2004 (un episodio rimasto top secret che ha provocato l’allontanamento del comandante della base e di quello
dell’unità navale) ha dimostrato
che l’incidente è possibile. E poi
non sono stati ancora dissipati i
dubbi sull’utilizzo di munizioni
all’uranio impoverito nel poligono del Salto di Quirra e a Teulada. Due aree ad altissima incidenza di tumori.
Queste tematiche stanno tanto
a cuore sta al mondo dell’emigrazione sarda e non solo, da aver
indotto l’associazione “Domo
Nostra” presieduta dal vulcanico
Mario Piu, ad organizzare a Cesano Boscone un convegno di
ampia portata, con il patrocinio
del Comune ospitante, della
FASI e della Regione Sardegna.
Al dibattito nel Teatro Piana
hanno partecipato in qualità di
relatori, Salvatore Sanna, esperto
di servitù militari in Sardegna;
Marco Mostallino, giornalista de
“Il Giornale di Sardegna”; Vincenzo Migaleddu, medico radiologo. Gli interventi sono stati coordinati, dopo il saluto di Mario
Piu e del vice sindaco di Cesano
Boscone, Lilia Di Giuseppe, da
Giancarlo Maniga, e (dopo la lettura di un messaggio di Piero
Mannironi, giornalista de “La
Nuova Sardegna”, impossibilitato ad aderire per gravi motivi familiari) sono state del presidente
della FASI, Tonino Mulas.
È toccato a Salvatore Sanna
disegnare una certosina mappa
delle basi militari presenti sull’isola.
Poligono Interforze del Salto
di Quirra: con i 13mila ettari è il
più grande d’Europa. Nacque nel
1956 per la sperimentazione degli armamenti. Se ne interessarono subito le altre forze armate per
i loro giochi di guerra. Così nel
1959 il Salto di Quirra diventò un
ente interforze.
Il Poligono nel 1963 diventò
operativo, cominciando le sperimentazioni. Alla fine degli anni
60, la Difesa “aprì” la struttura ad
altri paesi. Arrivarono gli americani, gli inglesi, i tedeschi, i francesi e persino i giapponesi. Ma
nel poligono vennero ospitate
anche nazioni non propriamente
amiche come Libia e Iraq. Per
utilizzare la struttura, bastava
pagare. Qui sono stati testati e
sperimentati ordigni micidiali,
come ad esempio le bombe al laser. La zona è compresa tra Capo
San Lorenzo e il rilievo di Serra
Longa. In questa area ci sono
quattro zone di lancio a mare, 40
chilometri di costa fino a Capo
CESANO BOSCONE
Al circolo "Domo Nostra"
convegno sui gravami
delle servitù militari
La mappa delle aree sotto controllo militare - Al dibattito nel Teatro Piana
hanno partecipato Salvatore Sanna, esperto di servitù militari in Sardegna, il
giornalista Marco Mostallino, e il medico radiologo Vincenzo Migaleddu
Bellavista, teatro di continue
sperimentazioni ed esercitazioni.
Il poligono quindi, condiziona
pesantemente anche un immenso
tratto di mare.
Poligono Militare di Capo Teulada: l’idea di questo poligono
nell’area mediterranea per addestrare truppe e organizzare esercitazioni terrestri, venne alla
Nato nel 1956. Fu costruito il primo nucleo della base a Capo Teulada, otto mila ettari chiusi con il
filo spinato. I proprietari della
zona prima si opposero ma poi
cedettero di fronte alle cifre immense offerte. L’area venne liberata dai civili con una procedura
militare urgente. Nel 1959 venne
costituito il Centro Addestramento Unità Corazzate. Il perimetro del poligono è di 50 chilometri e comprende, nel fronte a
mare, le spiagge di Porto Scudo,
Porto Zafferano e le dune di sabbia di Porto Pino. Nell’area si addestrano tutti i reparti di fanteria
corazzata dell’ Esercito italiano e
periodicamente, le forze armate
di tutti i paesi che aderiscono al-
FRANCIA
Lutto a Douai per la scomparsa
dell’ex presidente del circolo
Il circolo “Sardaigne” è
tutta la Comunità sarda di
Douai in Francia – ci segnala il presiedente Giovanni
Caria – sono in lutto per la
scomparsa di Armando Usai,
cofondatore e primo presidente dell’associazione culturale delle famiglie sarde di
Douai, da cui è nato l’attuale circolo. Armando Usai era
nato il 30 giugno 1929 a Villasalto. Era padre di 5 figli.
Aveva occupato diversi posti di lavoro in Francia ed in
Italia. Dopo aver fatto il manovale in un’impresa edile dal 1948
al 1950 aveva fatto il minatore nella miniera di antimonio di Villasalto.
Nel 1950 emigrò in Francia per lavorare nella miniera di carbone Gayant di Waziers, nelle vicinanze di Douai. Rientrato in
Italia nel 1952, per il servizio militare, era poi tornato a Villasalto alla fine del 1954 come minatore. Dopo un’esperienza come
cameriere in un ristorante di Domodossola, nel 1956 riprese definitivamente la via della Francia dove lavorò per 30 anni nelle
miniere di carbone di Waziers e Roost-Warendin.
Dal 1986 al 1994, ha fatto la guida conferenziere al Centro Storico delle Miniere di Lewarde (vicino a Douai).
Armando Usai – ricorda Caria – si è impegnato molto nelle attività sociali e culturali della zona di Douai. E’ stato presidente
del circolo A.MI.C.I. (Associazione dei Minatori Cattolici Italiani) di Sin-le-Noble, e Vice-Presidente della Direzione Generale
dei Circoli A.MI.C.I. in Francia. Dal 1981 al 1986, Armando è
stato presidente del circolo sardo di Douai.
l’Alleanza Atlantica. A Capo
Teulada, il poligono è ciclicamente teatro di guerre simulate
dalle forze Nato. Nel 1990 una simulazione vide impegnati più di
10 mila uomini.
Capo Frasca: viene gestito dall’Aeronautica Militare. E’ esteso
per quasi duemila ettari e comprende un tratto di costa di 17
chilometri. Viene utilizzato soprattutto come poligono per i
cacciabombardieri della Nato.
Qui sparano regolarmente i jet
che decollano dall’aeroporto di
Decimomannu.
La Maddalena: fu in seguito ad
un accordo segreto tra Roma e
Washington che nel 1972 gli
americani costruirono una base
per assistere i sommergibili d’attacco. Nel molo di Santo Stefano
è ormeggiata una nave-appoggio,
un vero e proprio arsenale galleggiante dove si trovano infatti i
micidiali missili da crociera
“Slcm Cruise” a testata nucleare.
Essendo la nave a tutti gli effetti
territorio degli Stati Uniti
d’America, ogni controllo non è
possibile neanche da parte delle
autorità militari italiane. Da
qualche tempo sono cominciati i
lavori di ampliamento del punto
d’approdo a Santo Stefano che,
nonostante le smentite della US
Navy, porteranno a una nuova
classificazione della base. Nell’arcipelago vivono attualmente
2500 americani, 1300 dei quali
militari.
Tavolara: sull’isola esiste una
base sulla quale si è parlato sempre molto poco. Si tratta di un
centro di telecomunicazioni subacquee di supporto ai sommergibili americani che incrociano
nel Mediterraneo. Sofisticatissime attrezzature, collegate a un
sistema satellitare, fanno di Tavolara anche un importantissimo
centro di intercettazioni.
Decimomannu: è soprattutto
una base per addestrare i piloti
degli aerei da combattimento. Da
qui partono i jet per i tiri a Capo
Frasca e per le sperimentazioni
nel poligono interforze del Salto
di Quirra. Ultimamente ha perso
un po’ della sua importanza. E’
comunque fissa la presenza dell’aviazione militare italiana e tedesca.
Cagliari: due giganteschi depositi di carburante nel cuore della
città. Uno, nel promontorio della
Sella del Diavolo, è gestito dalla
Marina ed è fruibile da tutte le
marine della Nato. L’altro, invece, si trova a Monte Urpinu ed è
sotto il controllo dell’Aeronautica. Il porto di Cagliari è classificato militarmente anche come
“porto nucleare”. Potrebbero
cioè attraccare navi a propulsione atomica.
DICEMBRE 2005 •
19
Poglina: ufficialmente la base
nel promontorio a sud di Alghero
è dai primi anni 90 un semplice
centro di addestramento dei guastatori. Ma un documento riservato finito in mano alla stampa,
ha smentito la non classificazione di quella che è stata per anni
una base strategicamente importantissima per i servizi segreti
occidentali. Qui, infatti, venivano addestrati i gladiatori e gli
agenti dei paesi Nato. Poglina è
quindi ancora una base utilizzata
dai servizi di intelligence militare.
Pungente come suo solito, l’intervento di Marco Mostallino,
giornalista d’assalto e anche autore del libro “L’Italia radioattiva – l’atomo, le armi, le scorie e
il potere” edito dalla Cooperativa
Universitaria Editrice Cagliaritano, che ha provocato ad arte con
delazioni briose i presenti. Materie celate e non, obiettivi sul nuovo modo di fare la guerra, legata
oltrechè alle classiche motivazioni politiche ed economiche,
allo smaltimento delle scorie nucleari, all’utilizzo del famigerato
uranio impoverito, mestamente
famoso nelle sue prestazioni belligeranti nel Baltico prima e in
Iraq poi. La situazione in Italia,
costretta a mantenere le basi militari altrui sobbarcandosi gli
oneri maestosi che ne comportano e la storia del nucleare nella
penisola, accantonato nel 1987
con la chiusura delle ultime centrali come quelle di Saluggia,
Trino Vercellese, paesi del Vercellese e Caorso in provincia di
Piacenza.
Scenari inquietanti quelli disegnati dai relatori, avallati prontamente dal dottor Migaleddu, che
mettono in serio risalto l’incidenza di gravi malattie nelle zone interessate da basi militari o da
centrali nucleari dismesse. Quanta sostanza? Quanta esposizione?
E gli episodi che nel recente passato hanno coinvolto per esempio
le acque cristallino dell’arcipelago della Maddalena, fanno riferimento ad una contaminazione di
fatto naturale o ad un atropico inquinamento? Quesiti, dissidi,
querelles che hanno e continuano
a mettere in luce un sistema di disinformazione che tende a offuscare verità scomode che collocano il cittadino in una condizione di precarietà abnorme. Manca
la volontà di porre dei controlli
seri ed efficaci, tanto da dissipare una volta per tutte superficialità ed imprecisioni latenti.
Tonino Mulas, ha spostato l’indice delle dissertazioni sulle tematiche tipicamente isolane, comunque collegate anche al dibattito del pomeriggio di Cesano
Boscone. Ed è il ruolo di autonomia tanto e troppo spesso sopraffatto della Sardegna, da non poter
dare voce e corpo alle proprie
identità ed idee.
La figura di Renato Soru, attuale Presidente della Regione,
rappresenta bene l’impatto di
sconforto e d’impotenza innanzi
ai poteri forti e pleonastici dello
Stato. Lottare per riottenere le
proprie terre, tanto inquinate
quanto compromesse che creano
comunque un pericolo per la salute della gente, è un sacrosanto
diritto. Soru sta interpretando abbondantemente le esigenze civiche, cercando e spesso ottenendo
anche una vasta mobilitazione
popolare.
Dopotutto così in Sardegna ma
anche come altrove, si tratta di
ottenere risposte e verità per salvaguardare il futuro delle generazioni che verranno.
Valentina Telò
Massimiliano Perlato
20
Cultura
• DICEMBRE 2005
D
eterminante e significativo e anche l’apporto e
ruolo –d’infaticata attività
artistica spesso abbinata al normale impegno lavorativo – svolto dagli innumerevoli artisti sardi emigrati che hanno operato ed
operano tuttora fuori dall’Isola;
figure che su disterru ha arricchito di contatti, di nuove esperienze creative e che considerano la
Sardegna come luogo d’ideale ritorno in cui attingere, dal profondo dei sentimenti, valori e
tracce-memorie identitarie.
Le segnalazioni, che brevemente si propongono, sono tratte
dalle numerose pubblicazioni curate dal critico e già direttore di
un periodico d’arte e letteratura
Gavino Colòmo Era, nativo di Illorai vive a Firenze fin dal 1964,
e dalla conoscenza diretta di artisti sardi attivi in Lombardia.
Il nuorese Graziano Capra, da
circa un quarantennio in Australia a Sydney, ha sempre lavorato
nel settore edilizio, come artigiano specializzato, coltivando
l’istintiva passione per la pittura
e scultura. Ora, raggiunta l’età
della pensione, si dedica intensamente a una produzione artistica
più ampia e a tutto campo che
spazia dall’intaglio agli affreschi, dai murales alle sculture in
cemento; e, ancora lavorazioni in
ceramica o maschere de “su carrasegare de Mamujada”. Tutta
l’opera del Capra ha un’esclusiva
fonte ispiratrice: la Sardegna nella tradizione artigianale.
Custodisce una mira e un sogno: realizzare a Sydney un museo etnografico della cultura popolare sarda.
Altro corregionale operante
sempre in Australia è il dorgalese Francesco Loi, apprezzato ceramista, che nel segno di una
continuità locale-familiare crea e
Artisti sardi emigrati
Da Nivola a Sironi e Sassu, da Biasi a Ciusa e Dessy, da Figari a Floris hanno
rappresentato con talento l'immagine della Sardegna
decora oggetti artistici con una
tecnica e genuinità naif. Conosciuto a un vasto pubblico, per le
frequenti mostre e l’attenzione
della stampa locale, vive e lavora a Brunswick di Melbourne
dove svolge anche una stimolante attività didattica in alcuni college australiani. Emigrato in
Oceania dal 1969, dopo aver frequentato l’Istituto Professionale
per l’Industria e Artigianato.
A Spa, in Belgio, svolge attivita di pittore, incisore e disegnatore Fortunato Agus. Con originalissimo stile, difficile da inserire
in una determinata corrente,
s’ispira a soggetti sardi e alla sua
Ussana; piccolo centro agricolo
del Campidano di Cagliari (territorio riccamente coltivato a vigneti e agrumeti) dove è vissuto
fino al 1970. Nel curriculum artistico di Agus numerose mostre
personali e collettive in prestigiose sedi come Cagliari, Roma,
Firenze, Liegi, Bruxelles, Namur
e naturalmente nella città termale di Spa.
Sempre in Belgio, a Quaregnon, vive e opera l’artista Remo
Pintus. Originario dell’Iglesiente
con diploma alla Scuola per minatori di Carbonia. Giovane ventenne – era il 1958 – segue il padre già emigrato e da autodidatta
si dedica al bassorilievo, la pittura e scultura; significativi i lavori in ceramica. Di pari passo, e
con successo, s’impone nell’atti-
vità lavorativa: avvia un’azienda
che conta venti dipendenti. Frequenti le mostre a Parigi e Bruxelles con sue opere presenti in
enti pubblici e al Museo delle
Belle Arti di Mons. Recentemente ha convertito un’ex struttura
mineraria in galleria d’arte e centro culturale a disposizione degli
artisti europei.
Altra storia artistica e di emigrazione belga è quella del pittore Mario Piras, nato a Villacidro,
e con studi all’Accademia di Belle Arti di Charleroi.
Creativamente attivo è assai
noto in tutto il Belgio per le qualificate partecipazioni a collettive; diversi e prestigiosi i riconoscimenti ricevuti in Italia e in
Germania Federale. La critica
ufficiale evidenzia i suoi paesaggi “con prospettive profonde” e
“i colori luminosi, dolci, tranquilli” dai quali “traspare la sua
nostalgia per il tempo passato”.
La Francia, terra di grandi fermenti artistici e culla dell’arte
moderna, è invece il luogo
d’emigrazione, dal 1961, di Albino Martis da Sarrock. Duri anni
di lavoro iniziale in fonderia fino
al passaggio naturale all’attività
edile con la costituzione di
un’impresa.
Pervenuto all’età della pensione realizza il sogno di una vita:
dedicarsi alla scultura. Martis,
che scolpisce su marmo, pietra e
legno, ha rappresentato con ar-
CINEMA
moniose opere personalità di
grande attualità come Madre Teresa da Calcutta e Giovanni Paolo II; un pregevole busto scultoreo di Grazia Deledda è custodito al circolo culturale sardo “Città di Nora” di Sedan. Martis vive
a Deville ed espone con risultati
favorevoli di critica e pubblico in
varie località francesi.
Sempre nel Benelux, nella città olandese di Groningen, vive e
lavora il sassarese Antonio Giuseppe Sassu che, con fervore e
calore naif, rappresenta pittoricamente il suo reale e genuino legame con la Sardegna; i suoi dipinti sono largamente conosciuti e
considerati nell’Isola e in Olanda. Sassu, dipendente delle ferrovie olandesi dopo un’iniziale
esperienza nell’industria tessile,
oltre alla pittura coltiva la scrittura: è sensibile poeta in olandese, italiano e in limba.
A Groningen, nota sede universitaria, vive una vivace comunità
sarda e vi è attivo il sodalizio
“Gennargentu”.
Tra gli artisti sardi in Italia segnaliamo Maria Aurora Pintore,
domiciliata a Basiglio (MI) nel
quartiere di Milano Tre, e nata ad
Asmara da padre originario di
Bonorva.
Dopo un’infanzia in Eritrea, ha
vissuto la giovinezza in Campania e dal 1963, a seguito del marito ingegnere di una multinazionale, una trentennale permanenza
in Arabia Saudita.
Autodidatta, opera principalmente all’interno della pittorica
surrealista.
Nel segno d’immagini fantastiche-contraddittorie, che spaziano in un mondo tra sogno e
realtà, rappresenta e riesce ad
esprimere verità, valori e contenuti profondamente umani ed
universali. Caratteristica, e sostenuta da tonalità equilibrate,
l’armonia delle forme-figure, il
dinamismo e l’energia pulsante
di istintiva originalità fanno delle sue opere dei rari e singolari
“capolavori”.
Numerosi i riconoscimenti e
primi premi conseguiti essenzialmente, a partire dal 1969, nel
mondo arabo (Arabia Saudita:
Dhahran Art e Ras Tanura Art) e
in Italia.
Mostre personali a Dhahran
Theater (Arabia Saudita), Parma,
Ferrara, Milano e Basiglio. E ancora collettive in Arabia Saudita,
in Italia (Parma, Milano, Sanremo, Caserta, ecc.), in Spagna
(Marbella e Cadiz) e Francia (Parigi e Chantilly); manifestazioni
sempre supportate dal sostegno
di critica, pubblico e stampa specializzata. Abbiamo indicato
solo alcuni artisti simbolo dell’emigrazione sarda, ma tanti altri meritano l’attenzione e la conoscenza di significative storie
personali ed artistiche.
Avanziamo la proposta che la
Regione Sardegna si faccia promotrice di una mostra collettiva,
che veda riuniti e protagonisti i
nostri artisti emigrati nei cinque
Continenti; d’altronde è questo il
desiderio anche di Roberto Cocco, figlio di genitori sardi in Perù
ad Arequipa, che sogna di esporre le sue opere da scultore nell’amata madre Sardegna.
Cristoforo Puddu
CINEMA
In tv il cortometraggio
La Commissione boccia
il sardo nel film di Columbu “Il canto delle cicale”
di Peter Marcias
D
opo “La Passione di
Cristo”, rappresentazione, con dialoghi in
aramaico, delle ultime dodici
ore di vita terrena di Gesù, il
regista e attore australiano
Mel Gibson – seguendo un
interessante percorso antropologico – ha avviato la lavorazione di “Apocalypto”:
storia di un indio e della sua
famiglia, tra mito e avventura, nel contesto della fiorente civiltà Maya.
Particolarità della pellicola
in cantiere è l’uso dell’antica
e discriminata lingua Maya,
ormai in via di estinzione,
per cui il regista auspica “che
il film contribuisca a risollevarne
le sorti” e risvegliare l’orgoglio
linguistico e identitario tra gli indigeni della popolazione precolombiana dell’America Centrale,
attualmente presenti in Guatemala e Messico.
Anche al novello cinema di autori sardi bisogna riconoscere il
meritorio impegno verso gli specifici tratti culturali dell’Isola
identificati in “sa limba”.
E appunto l’ultimo lavoro di
Giovanni Columbu, titolato “Su
Re”, è il frutto di una lettura sinottica dei Vangeli proposti con
una sensibilità tutta sarda e in
sardo come il precedente film
“Arcipelaghi” del 2001, tratto da
un romanzo di Maria Giacobbe.
Ma la vera sorpresa sull’opera
cinematografica “Su Re” viene
dalla motivazione-stroncatura
pronunciata dalla Commissione
per la Cinematografia del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che pur riconoscendo “interessante l’idea ispiratrice” sottolinea l’inadeguatezza dei dialoghi “perché l’uso del dialetto sardo appare piuttosto pretestuoso”.
Un appiglio poco elegante per
non concedere un minimo di sostegno economico alla pellicola
non “italiana”!
Insomma la lingua dei Sardi ridimensionata e indegna a rappresentare un’identità religiosa e
spirituale che da duemila
anni plasma il nostro vivere,
malgrado il continuo legiferare a favore delle minoranze
linguistiche e il sostegno
“verbale” per le attività multiculturali di tanti politici illuminati.
Pensiamo che dall’uso, anche cinematografico, della
lingua sarda possa germogliare una riqualificazione
complessiva dei valori culturali, civili e politici della
Sardegna; dunque trainante
per promuovere la conoscenza della società sarda con le
sue problematiche.
Sosteniamo e proponiamo
quanto scritto, in occasione di un
“Premio Ozieri”, dal presidente
della giuria prof. Nicola Tanda:
“Non può esserci democrazia
senza rispetto della lingua, delle
lingue, del linguaggio, che è costituito dalle lingue e che permette all’uomo di rappresentarsi la
coscienza, di avere coscienza di
sé, di essere coscienza. Ma per
giungere alle coscienze, non si
passa per una lingua sola. Si passa per molte lingue, per tutte le
lingue del mondo, per tutte le lingue che si impiegano nel pianeta”. E allora aramaico, lingua
Maya e limba sarda con tutte le
lingue del pianeta.
C. P.
I
l film cortometraggio “Il
canto delle cicale” del giovane regista Peter Marcias è
stato trasmesso dalla emittente
LA7 il 19 settembre nel programma “La 25a ora - Il cinema espanso”, trasmissione ideata e diretta
da Steve Della Casa.
Tra gli interpreti Luciano
Della Scheggia e Maria Alessandra Mattana.
Il cortometraggio racconta di
Carlo un cinquantenne che
dopo un grave incidente sul lavoro, subirà due importanti
sentenze da parte del suo medico e del suo avvocato.
Il film breve, girato tra il
Campidano ad Uras e Quartu
S.Elena, delle durata di
quindici minuti circa è
stato presentato a più di
sessanta festival cinematografici internazionali tra cui Los Angeles,
Madrid e Roma ed ha
ottenuto il Premio Marzocco Fedic 2004 a San
Giovanni Valdarno ed è
stato finalista al festival
Nazionale CortoSicuro
patrocinato dalla Rai e
AMNIL.
Il dvd de “Il canto delle cicale” è disponibile presso
l’Agenzia Regionale del Lavoro che ha distribuito in parte il
film nella collana Cinema&lavoro in collaborazione
con la Cineteca Sarda-Società
Umanitaria.
Il regista Peter Marcias,
che ha 28 anni è originario di
Oristano ma ora vive a
Roma, sta lavorando al progetto di lungometraggio “Ma
la Spagna non era cattolica?”
una docu-fiction musical girato tra Madrid, Cagliari,
Roma che tratta il tema delle
ultime riforme di Zapatero in
Spagna.
Musei
DICEMBRE 2005 •
21
VISITA AI MUSEI DELLA SARDEGNA
La Regione di Sud Ovest - 5
L'Iglesiente
e il Cixerri
I tanti tesori del capoluogo del più importante bacino minerario
della Sardegna - L'antica Argentiera diventata Villa di Chiesa nel XIII
secolo con i Pisani
di Gianfranco Leccis
I
l Cixerri comprende il territorio da Gonnesa a Fluminimaggiore, tra cui Iglesias, e la pianura che separa i gruppi montuosi della regione e si congiunge al
Campidano.
Iglesias, al nono posto in Sardegna come numero di abitanti, è
il capoluogo della regione mineraria, abitata fin dall’antichità: il
piccolo borgo di Argentiera divenne la città di Villa di Chiesa
nel sec. XIII con i Pisani. Con la
nascita della Nuova Provincia
spartirà con Carbonia il ruolo di
capoluogo. Dell’antica città fortificata restano pochi tratti delle
mura, delle torri e qualche rudere del castello, ma attualmente
sono in corso lavori per il ripristino dell’antica struttura. In città
sono sorti diversi gruppi di appassionati del periodo medioevale che organizzano varie manifestazioni, tra cui un grande corteo
del 13 agosto con la partecipazione di numerosi costumi e di rappresentanze di altre città italiane
con gruppi medievalisti.
Nella via Canelles al numero
28 si trova un Museo Etnografico, privato: vi sono conservati
reperti relativi alle attività pastorale, tessile con un antico telaio,
della cucina rurale, della lavorazione del pane, della produzione
del vino, delle attività artigianali. Sono esposti anche un carro a
buoi di oltre 200 anni fà, parti
dell’abito iglesiente , strumenti
musicali, vecchi giochi.
via Canelles, 28 tel. 0781/
41662
328/8634113
328/
4363129 aperto mercoledì e sabato 10-12, altri giorni su richiesta; è gradita un’offerta - Internet www.arziadas.com
Come si può facilmente immaginare tenendo conto del nome,
ad Iglesias vi sono molte belle
chiese dove sono conservate pregevoli opere d’arte sacra tra cui
nella chiesa della Purissima spicca una tavoletta raffigurante
“l’Annunciazione” del Maestro
di Sanluri sec. XVI, poi vi sono
nella Cattedrale di Santa Chiara,
in parte del sec. XII, un bell’altare in legno di ginepro dorato stile barocco, del 1656, dedicato a
Sant’Antioco, patrono delle diocesi, ed una statua estofado de
oro di San Benedetto abate, di
bottega napoletana della prima
metà del sec. XVII mentre nel
campanile si trova una campana
fusa da Andrea Pisano nel 1337.
Nella Chiesa di San Francesco,
costruita dai Francescani nel
‘300 con successivi interventi nei
secoli seguenti da vedere il bellissimo Retablo della Vergine,
dipinto da Antioco Mainas attorno alla metà del ‘500.
Non lontano sorge il Santuario
di Nostra Signora delle Grazie,
del sec. XIII, costruito nelle forme di transizione tra il romanico
ed il gotico, rimaneggiato nel
‘700. Nel vicino Convento sta
per sorgere il Museo Congolese,
con reperti provenienti dal Congo o Zaire, dove operano i Frati
cappuccini dei conventi della
Sardegna.
Tel.0781/22504 orario 8,3012/16-19 ingresso a pagamento
Nell’Archivio Storico comunale nei locali del settecentesco
carcere mandamentale: vi sono
conservati reperti archeologici,
documenti archivistici, libri sulla Sardegna, sul Comune e sull’attività mineraria, e il “Breve di
Villa di Chiesa di Sigerro”. È un
volume di 146 fogli in pergamena di pelle di montone, scritto a
mano in volgare pisano in stile
gotico, vi sono raccolte le leggi
istitutive, quelle sull’organizzazione amministrativa, le norme
penali e civili e sull’attività mineraria.
Archivio Storico comunale, via
delle Carceri, 28 - tel. 078124850/258004 orario 9-13/1618,30 chiuso sabato pomeriggio
e domenica
Nel vicino Istituto Tecnico Minerario si trova la notevole raccolta del Museo Mineralogico e
del Fossile, purtroppo non sempre aperto ma visitabile su richiesta al Preside. Contiene oltre
8.000 esemplari di minerali e antichi strumenti di lavoro. Nell’ambito dello stesso Istituto, iniziò dal 1916, per l’istruzione degli allievi, la realizzazione di la-
boratori, officine, ecc. e, dal
1934, anche di gallerie sotterranee. Questo ha costituito il Museo dell’Arte Mineraria, esempio
di una struttura mineraria, importante testimonianza scientifica,
umana e culturale.
Museo
Mineralogico,
via
Roma 45, tel. 0781/22304 22502 - 2240 - 32419 orario 8-14
festività chiuso - Museo dell’Arte Mineraria, gestito dall’Associazione dei Periti Industriali
Minerari e Minerari Geotecnici
via Roma 45, tel. 0781/350037
0781/41422 347/8333257 333/
4479980 orario visite: sabato e
domenica 18-20; estate tutti i
giorni 17-22
Nel centro storico vi sono altre
chiese meritevoli di visita: San
Domenico, con portale del sec.
XVI; la chiesa di San Michele o
del Colle; la chiesa di San Giuseppe, fuori dal centro vi sono
altre chiese di un certo rilievo: la
chiesa di Santa Maria di Valverde, la Chiesa di Nostra Signora
del Buon Cammino, rifatta nel
1968 nello stesso stile della precedente del 1777. In periferia esiste anche la chiesetta di San Salvatore, di epoca tardo bizantina,
probabilmente del sec. X, purtroppo a lungo abbandonata ed in
rovina, di cui è in programma il
ricupero e la sistemazione dell’area.
Iglesias offre l’opportunità di
essere raggiunta, per chi viene da
Cagliari, col treno (le corse sono
frequenti, durata viaggio 1 ora
circa) ed eliminare il problema
del parcheggio.
Ad Iglesias opera il Centro
Escursioni Etnos della Geotur
s.a.s. v. Carrara 3 tel/fax 0781/
43137 (348/9158660) e.mail
[email protected]
Internet
www.etnostour.it che propone
visite guidate della città ed
escursioni a piedi, in mountain
bike, in fuoristrada, alla scoperta dell’Iglesiente tra natura e
miniere. Il Centro opera anche
nel Sulcis, nel Fluminese e in altre zone, con visite ai siti archeologici, alle miniere, alle discariche minerali, agli impianti industriali ed ai villaggi abbandonati.
In primavera si tiene la manifestazione “Monumenti aperti” con
visite guidate e accompagnate
gratuitamente
Per informazioni Comune Iglesias e Consorzio Camù Centri
d’arte e Musei, via Santa Croce
18, 09124 Cagliari, tel/fax 070/
655625
Internet
www.camuweb.it
www.monumentiaperti.com
Nel territorio di Domusnovas,
vi erano diverse miniere, coltivate fin dal periodo nuragico e
poi dai romani e nel medioevo
ma non più in tempi successivi.
Erano rimaste delle discariche
ricche di scorie di piombo che,
per la loro vastità e ricchezza,
indussero parecchie persone a
tentare di sfruttarle. Tra i primi
fu il celebre scrittore francese
Honorè de Balzac che nel 1838
tentò il ricupero ma non conclu-
CULTURA
Turismo archeologico
stand della Sardegna
alla Borsa di Paestum
L
a Regione ha partecipato
a Paestum all’ottava Bor
sa Mediterranea del Turismo Archeologico.
La presenza alla manifestazione è avvenuta, per il quarto
anno consecutivo, in uno spazio espositivo di 500 mq di superficie denominato “Museo a
cielo Aperto”.
Hanno presentato la ricchezza
e la varietà del turismo archeologico - oltre all’assessorato
regionale del Turismo, Artigianato e Commercio e alle Soprintendenze per i Beni Archeologici di Sassari e Nuoro e
di Cagliari e Oristano - le Province di Cagliari, Nuoro, Oristano e dell’Ogliastra, una ventina di Comuni e numerosi Enti
pubblici e privati.
Sono state organizzate una
serie di iniziative intese a favorire l’incontro tra domanda
e offerta turistica, in particolare l’approfondimento delle tematiche legate alla conservazione, valorizzazione, gestione e fruizione del patrimonio
culturale, con la partecipazione di rappresentanti delle organizzazioni governative e
delle istituzioni, di soprinten-
denti, di archeologi, di direttori di musei, di docenti universitari e di giornalisti; la proiezione di documentari a tema
archeologico; la presentazione
di progetti, iniziative culturali, editoriali e multimediali;
l’orientamento alla formazione da parte delle Università e
la presentazione di figure professionali e competenze emergenti mediante la testimonianza di personalità del mondo
dell’archeologia e dei beni
culturali; laboratori di archeologia sperimentale; workshop
con i buyers esteri.
se nulla. In paese, nel Montegranatico è in programma un
Museo ma merita una visita, in
un ben conservato furriadroxiu,
l’Esposizione Etnografica Sotgiu, raccolta privata che documenta le tradizioni agro-pastorali del paese
tel. 0781/70356 visite su richiesta - ingresso a pagamento
Un itinerario di un certo interesse si può fare con la visita
del Parco Scarzella, di un vecchio mulino ad acqua, del nuraghe “S’Omu de s’orcu”, del tipo
polilobato (con più torri), e della grotta di San Giovanni. La
grotta è uno dei fenomeni carsici più vistosi dell’Iglesiente: è
lunga m 750 e, per il momento è
percorribile in auto su strada
asfaltata ma in futuro sarà solo
pedonale. Vi scorre un fiume
nelle cui acque vive l’euprotto
sardo, una specie anfibia esclusiva dell’Isola. Nelle gallerie
laterali abbondano i pipistrelli e
vicino agli ingressi nidificano
molti volatili. È stata abitata fin
dall’epoca preistorica, vi sono
tracce di mura ciclopiche e di
abitati e sono stati trovati numerosi reperti, in parte conservati nella Biblioteca Comunale.
A Villamassargia vi sono due
pregevoli chiese: la parrocchiale di Nostra Signora della Neve
costruita in tre periodi tra l’inizio del XIII sec. e la fine del
XVI sec. Del 1307, come risulta da un’iscrizione nella parte
alta del prospetto, è la Chiesa
della Madonna del Pilar (in passato San Ranieri). Si può notare come persistano in quest’edificio ormai gotico, schemi e
modelli romanici. All’interno si
trova la statua estofado de oro
di San Ranieri a cavallo, di bottega sarda della fine del sec.
XVI, di fattura ingenua e popolaresca ma complessivamente
decorosa. Nella biblioteca comunale è stato realizzata una
mostra ricordo delle tradizioni
locali. Notevole
Nelle vicinanze, notevole il
parco “S’Ortu Mannu” dove si
trovano, su una superficie di 12
ettari, oltre 700 bellissimi olivi
secolari, impiantanti nel 1300,
tra cui uno chiamato Sa Rejna
con una circonferenza di 14 metri. Una originale caratteristica
era che pur essendo l’orto di
proprietà privata i popolani erano proprietari degli alberi e del
raccolto.
Su una vicina altura si trovano i resti del castello pisano di
“Gioiosa Guardia”. Nelle vicinanze c’è la miniera di Orbai,
dove è in programma la realizzazione di un centro turistico
che fa parte del Parco Geominerario.
22 • D
ICEMBRE
Paesi di Sardegna
2005
NULVI
Le controverse imprese
di donna Lucia Tedde Delitala
"banditesca" e patriota
Nata nel 1705 nel paese dell'Anglona da una delle famiglie più importanti della
nobiltà sarda, può essere definita una "guerriera"
di Franco Fresi
“
N
ulvi di preti fertile viva
io, / Nulvi di preti inesauribile fonte...”: così
cantava qualche decennio fa Nicolino Addis, poeta-sacerdote
nulvese. Ed è vero: è difficile trovare in altri paesi della Sardegna
un così gran numero di vocazioni realizzate nel sacerdozio come
a Nulvi.
Ma il più l’importante centro
dell’Anglona dopo Castelsardo,
non limita a questa pur importante ricchezza umana le sue risorse:
è anche il paese della produzione
cerealicola, dell’economia ancora fiorente ( anche se non più
come un tempo ) basata soprattutto su prodotti lattiero-caseari
di pregiata qualità, dei dignitosi
palazzotti del centro storico, delle raffinate architetture religiose,
come quelle della parrocchiale
settecentesca a tre navate della
Vergine Assunta, ricca di statue
(tra queste, una “Madonna nel
suo letto di morte”), e di altri
pezzi di valore: una fonte battesimale del XIV secolo, in pietra e
legno e un altare in legno intarsiato con un dipinto (una Madonna delle anime del Purgatorio) di
squisita fattura. Anche altre chiese minori sono ricche di vere
opere d’arte: il “Crocifisso” nell’oratorio di Santa Croce e il quadro di Santa Caterina in quella
del Rosario, dalla preziosa facciata del 1630. Nell’oratorio di
San Filippo si conservano i tre
grandi candelieri che vengono
T
ra i nuclei abitati che hanno
dato più abbondante alimento all’emigrazione c’è
anche Ardauli, paese collocato
proprio al centro del Barigadu: la
regione che, come noto, occupa il
versante sinistro della vallata del
Tirso, proprio all’altezza del lago
Omodeo, è tagliata a nord dalla
strada che passa per Sorradile e
Nughedu Santa Vittoria; a sud da
quella che passa per Busachi; a
una distanza intermedia tra le due
sale quella che raggiunge Neoneli, ed è proprio lungo questa che
si trova Ardauli. Si dice che il
nome derivi appunto dalla posizione dominante sulla vallata,
che consentiva agli abitanti di
fare la guardia (in sardo “ardia”)
per avvistare i nemici che arrivavano dal mare e dalla piana oristanese.
Gli ardaulesi avevano eretto
anche due chiese campestri che
da questo punto di vista possono
apparire come avamposti. La prima la si incontra poco dopo aver
attraversato il ponte di Tadasuni:
quasi nascosta dagli alberi ai bordi della strada, è intitolata a Quirico, santo orientale che è stato
fatto conoscere ai sardi in epoca
bizantina; un culto molto antico,
quindi, e talmente radicato che
portati in processione il 14 di
agosto: a forma di tabernacolo,
non cilindrici come quelli Sassari, dell’altezza di poco meno di
10 metri, offrono allo sguardo
una sensazione di maestosa imponenza.
Il nome di Nulvi (Nugulbi, paese dei nuraghi?) appare in molti
documenti del Medioevo. Benché sorga, adagiato alla base dell’altipiano calcareo del Monte
San Lorenzo, in un territorio che
conta più di settanta nuraghi,
cosa che sembrerebbe garantirgli
un’origine antichissima, se ne
data la fondazione, anche se indicativamente, al periodo tardomedioevale, come colonia di
Chiaramonti. Si sa però che proprio nel Medioevo faceva parte
del giudicato del Logudoro (curatoria dell’Anglona); e che fu un
feudo dei Doria, passato poi agli
Aragonesi.
A quel tempo il paese era considerato il più popoloso della Encontrada de Anglona (Capo di
Sassari e del Logudoro).
Alla fine del Settecento vantava il Monte granitico più importante della Sardegna settentrionale. Un paese, quindi, Nulvi,
dalle tante risorse, dalle tante attività orientate in diverse direzioni; dalla gente volitiva e solerte,
che nel 1832 il cagliaritano padre
Vittorio Angius annotava per il
grande Dizionario del Casalis,
come «persone di spirito e d’ingegno, e di una particolare ido-
ARDAULI
neità alle cose cui si applicano;
cortesi, buoni amici, e nemici da
temere [...]. Nel rimanente sono
nel generale laboriosissimi e
buoni economi [...]. Nel tempo
che i popoli sardi delle province
settentrionali si agitavano contro
i baroni, i nulvesi rimasero tranquilli. D.Gio.Maria Angioi, deliberato di assalire la capitale, invano cercò conciliarseli. Essi
non risposero alla chiamata,
mentre al comando del legittimo
governo mossero pronti per travagliare al ristabilimento dell’ordine».
Non si può non pensare, a questo punto, a una delle più illustri
figlie di Nulvi, che in quanto a
restarsene tranquilla in ossequio
“al comando del legittimo governo” non si può dire che la definizione le si adatti: donna Lucia
Tedde Delitala.
Nata a Nulvi il 29 maggio del
1705 da una delle famiglie più
importanti della nobiltà sarda,
per alcuni bellissima nell’aspetto, per altri dai tratti mascolini,
può essere definita come “guerriera”, come “banditessa”, o
come “patriota” sempre in lotta,
con un suo esercito di fedelissimi
tra i quali primeggiava il bandito
Giovanni Fais con moglie al seguito e un buon numero di scherani, contro i Savoia per i quali
lei, convinta filo-spagnola, nutriva un odio sviscerato.
Lo storico Carlino Sole la definisce “Una nobildonna, che da
autentica virago “con tanto di
mustacchi come un granatiere”,
si era messa a capo di una numerosa e agguerrita banda di fuorilegge e batteva la campagna seminando il terrore tra i nemici
della sua fazione”.
Ancora la voce dello storico:
“Il Fais, con la sua banda – scrive Manlio Brigaglia – finì per
unirsi ai Delitala, formando un
vero e proprio esercito di campagna che teneva tutto il Nord, ai
confini tra il Sassarese e la Gallura, sotto il proprio controllo: una
banda di cui era l’anima una curiosa figura di amazzone, donna
Lucia Tedde Delitala, che, dice il
Costa, “ montava in arcione, e
armata di fucile e stocco, con ardimento virile, usciva in campagna per affrontare i nemici”.
Non si sa come e quando donna Lucia morì: c’è chi nel 1774 la
dà ancora viva. Chi fuggita in
Corsica. Lo stesso padre Angius
la fa morire, tradita dalla cameriera, strangolata nel suo letto.
Nel suo feudo di Chiaramonti,
bruciata viva assieme a un amante, aggiunge la tradizione.
Non sa niente di certo neppure
Don Posadinu, parroco di Nulvi,
che con la sua gentilezza d’altri
tempi ti può anche accompagnare alla parrocchiale per mostrarti
nel registro dei battezzati il certificato di battesimo di Donna Lucia e, alla parete, i ritratti di don
Andrea Pes di Villamarina e della moglie Marietta Delitala (cu-
Il borgo a guardia
della vallata del Tirso
Collocato proprio al centro del Barigadu, la regione che occupa il versante sinistro del
corso del fiume, proprio all’altezza del lago Omodeo.
di Salvatore Tola
gli abitanti vengono qui a fare
festa tre volte l’anno: il Lunedì di
Pasqua, il 15 luglio e infine dal
16 al 24 agosto, quando tutti coloro che possono partecipano alla
novena: alcuni si sistemano nelle
casette adiacenti alla chiesa, altri
vanno avanti e indietro dal paese,
seguendo il nastro d’asfalto o “su
caminu ’etzu”, un sentiero che
taglia attraverso la campagna.
L’altra chiesa è dedicata a Sant’Antonio e si trova tra San Quirico e il villaggio, anch’essa a
breve distanza dalla strada. Costruita nel Seicento e affiancata
in origine da un eremo dei cappuccini, fu poi abbandonata e
andò in rovina, tanto che ne restavano solo pochi muri e le ro-
buste arcate in pietra erette per
sorreggere le campate. Nel 1946
un volonteroso ardaulese, come
ha raccontato Augusto Garau in
una monografia sui beni culturali locali, tentò il restauro, ma dovette desistere; è intervenuta poi
la mano pubblica che ha ridato
all’edificio l’aspetto originario.
All’ingresso nel paese ci accoglie un’altra chiesa, dedicata a
Cosimo e Damiano e affacciata
su una piazza aperta sulla campagna. Da qui, inoltrandosi nel centro storico – lungo le strade lastricate sulle quali si affacciano
abitazioni sobrie ed eleganti nelle loro strutture in pietra a vista –
, si raggiunge la parrocchiale della Vergine del Buon Cammino,
che domina un piccolo sagrato
con una facciata ampia ed elaborata, alla quale si aggiunge un robusto campanile quadrato. Al
centro campeggiano il grande
portale, ornato di bassorilievi, e
un rosone, mentre sui lati si aggiungono ali di muro che sorreggono due leoni.
Tutt’intorno si stende il paese,
che in alcune parti appare molto
ben tenuto, con le vie riportate
agli antichi acciottolate e le facciate delle case ripulite e restaurate.
La popolazione è di indole cordiale e molto accogliente, lo diceva anche Francesco Cherchi
Serra, che come poeta si firmava
Saveri Ruvu (1866-1940): «Ami-
gina di Lucia), che con corpose
elargizioni, eressero nel 1780 la
parrocchia dell’Assunta a Collegiata. Poi, facendo scivolare la
mano sui corrimani di marmo
della breve gradinata che porta
all’altare, può farti notare un segno dell’antico potere di Nulvi:
gli stemmi, compresi nella stessa
insegna, delle nobili casate dei
Delitala e dei Pes Villamarina:
due leoni rampanti che artigliano
il fusto di un albero e i quattro
piedi, due scalzi e due calzati, ai
lati di uno scudo con tre strisce
incise in senso obliquo.
Oggi Nulvi, (m 478, ab. 3007),
tagliata in due dalla vecchia strada che da Tempio va a Sassari
(statale 127), non sfugge con tutto il territorio alla penuria dei
tempi. Ma è pur sempre il paese
delle cooperative (importante
quella detta di San Pasquale, con
200 soci), dei nuovi agriturismi
dalla ricca e varia alimentazione
agro-costiera, della nascente
Zona Industriale potenziatasi
nell’ultimo quinquennio, delle
nuove attività terziarie, delle future speranze affidate in gran
parte al coraggio e all’iniziativa
dei giovani, in numero rilevante
nel paese. Un centro da voler
bene, da visitare. Che ricorda con
affetto chi, nel passato, ha dovuto
abbandonare la sua casa per cercare lavoro e successo in terre lontane: con la speranza di vederli,
un giorno o l’altro, tornare ad una
patria più accogliente e sicura.
ga de s’amigu, a s’istranzia / lis
aperis sa domo, in ue s’inserrat /
ricca provvista de cada genia».
Certo, scarseggia sempre più
quella «bella joventude», che
egli trovava «biva in ispassiu,
bona pro sa terra, / bona in domare bestiamene rude»; e il paese,
con la crisi delle attività tradizionali, è come tanti altri alla ricerca di una nuova vocazione che
possa ridare fiato all’economia e
favorire una nuova crescita della
popolazione.
Qualche lontana prospettiva
potrebbe venire dal turismo, ma
tutta la regione ne è ancora troppo scarsamente toccata; nel frattempo l’amministrazione locale
sta investendo nella ricerca e nella cultura. Con l’apporto di alcuni intellettuali emigrati, tra i quali spicca il docente e scrittore
Giuseppe Deiana (che da Milano
ha sempre l’attenzione rivolta al
paese), si è giunti così all’organizzazione di alcuni convegni e
alla pubblicazione di numerosi
libri: sulla storia, l’economia, la
letteratura, i beni archeologici,
culturali e ambientali. Perché
solo dopo aver fatto i conti con i
problemi e le risorse si potrà capire quali sono le possibilità di
un nuovo sviluppo.
Parliamo della Sardegna
DICEMBRE 2005 •
23
La consegna del premio
"Maria Carta"
avvenimento internazionale
Il riconoscimento a una delle più grandi voci della poesia contemporanea italiana,
la milanese Alda Merini - La figura e l'opera della grande cantante scomparsa negli
interventi di Elena Ledda, della cantante greca Savina Yannatou e di Clara Murtas
che ha ricordato la singolare collaborazione che entrambe hanno avuto con il
compositore Ennio Morricone
di Giacomo Serreli
U
na luminosa giornata di
sole ha accompagnato lo
scorso primo ottobre a Siligo la cerimonia di consegna del
Premio Maria Carta giunto alla
terza edizione.
Tutta la comunità di Siligo ha
voluto mobilitarsi accogliendo
l’appello del giovane sindaco
Giuseppina Ledda.
Le strade del paese, con il contributo della Pro Loco e altre associazioni e privati, sono state
animate da gazebo e stand con
mostre ed esposizione di prodotti tipici dell’agroalimentare, oggetti d’artigianato artistico e di
antiquariato. Ma anche con una
mostra estemporanea pittura.
La giornata si è aperta con la S.
Messa celebrata nella parrocchia
di santa Vittoria; officiata da padre Salvatore Morittu e arricchita dai canti del tenore Remunnu e
Locu di Bitti.
Al termine della cerimonia
grande animazione e festa per
strada con la coinvolgente esibizione dei Nati Strani, una giovane formazione costituitasi a Sassari. Appuntamento poi in Municipio dove il sindaco e il presidente della Fondazione Maria
Carta, Leonardo Marras, hanno
F
inora in Sardegna manca
una storia organica degli intellettuali isolani dai tempi
più remoti ai giorni nostri. Impresa non facile considerata la
grande mole di lavoro e di ricerche necessarie per portare a termine un’opera del genere. Comunque esistono profili di uomini di cultura che in un certo senso consentono di colmare in parte questa lacuna.
Ovviamente i libri che rientrano
in questo filone si occupano degli
intellettuali di maggiore statura.
Ai quali a più riprese sono stati
dedicati convegni, giornate di
studio o commemorazioni, in
occasione di particolari anniversari.
Ad esempio su Grazia Deledda,
Antonio Gramsci, Emilio Lussu,
Salvatore Satta, Giuseppe Dessi
e altri si è detto e scritto molto.
È ricca la bibliografia anche su
uno dei maggiori studiosi sardi di
tutti i tempi, cioè Giovanni Spano. Le cui opere ancora oggi vengono ristampate con tirature tutt’altro che limitate (opere che riguardano la linguistica sarda,
l’archeologia, le tradizioni popolari, la storia dell’arte, la letteratura). Su questi argomenti il canonico Spano – nato a Ploaghe
nel 1803 – ha scritto libri che
sono pietre miliari per chi si è
specializzato in uno o più settori
della cultura isolana. Nè va dimenticato che a lui si deve anche
accolto i protagonisti di questa
giornata; gli artisti, e non solo,
designati dal comitato scientifico
della fondazione per l’assegnazione del premio che hanno raccontato la loro esperienza, il loro
rapporto con la Sardegna e la
musica dell’isola.
Ne hanno parlato Elena Ledda
per sottolineare anche il carattere rivoluzionario dell’opera di
Maria Carta nel suo rivisitare il
patrimonio etnico isolano; la
cantante greca Savina Yannatou,
ha raccontato della sua iniziale
scoperta dei canti eseguiti da
Maria Carta e del suo umile ma
intenso tentativo di riproporli all’interno del suo repertorio che
ingloba una mole impressionante
di motivi provenienti da tutto il
Mediterraneo; Clara Murtas ha
evidenziato come si senta vicina
a Maria Carta anche per la singolare collaborazione che entrambe hanno avuto con il grande maestro Ennio Morricone;
Bernard Lortat Jacob, l’etnomusicologo
francese appositamente giunto nell’isola dall’Albania dove sta effettuando studi
e ricerche, ha evidenziato come
nell’isola si senta davvero di
casa e come proprio in Sardegna
abbia trovato stimolanti e irripetibili forti originali caratterizzazioni della nostra musica popolare.
Sono intervenuti anche Andrea
Pisu, giovane suonatore di launeddas di Villaputzu per augurarsi che il premio che ha ricevuto a Siligo possa essere di stimolo per i tanti giovani che amano
accostarsi alla tradizione dell’isola. E hanno parlato anche
Daniele Cossellu del gruppo Remunnu ‘e Locu di Bitti, per rievocare lo straordinario legame
artistico che li ha visti spesso accanto a Maria Carta, Marcello
Deriu, per spiegare con un pizzico di emozione anche il percorso
e le finalità del gruppo da lui creato quello dei Nati Strani.
David Mancini, figlio di Maria
Carta che ha di recente anche
prodotto un interessante CD che
raccoglie diversi brani inediti e
dal vivo della madre.
La sera sul palco di piazza Segni sono stati i balli dei gruppi
folk Maria Carta e Santa Maria di
Bubalis, a introdurre la cerimonia di consegna dei premi di questa terza edizione caratterizzata
da alcune novità.
Particolarmente attesa la prova
della cantante greca Savina Yan-
natou che ha eseguito a cappella
alcune ninne nanne greche e sefardite e si è poi proposta in un
applaudito duo con Elena Ledda
durante il quale hanno eseguito
anche l’Ave Maria.
Efficacissima la stessa versione dell’Ave Maria proposta da
Clara Murtas nell’arrangiamento
curato da Ennio Morricone.
Ancora voci sul palco con Su
Cuncordu e su Rosariu di Santulussurgiu.
E quindi le travolgenti launeddas del giovane Andrea Pisu.
Oltre al suo respiro internazionale, sottolineato dalle presenze
di Savina Yannatou e Bernard
Lortat Jacob, c’è ora anche un
riconoscimento al mondo dell’emigrazione, nel ricordo di
Maria Carta straordinaria ambasciatrice della Sardegna nel
Mondo.
Da quest’anno inoltre il Premio
Maria Carta vuole evidenziare
anche l’attività dei circoli dei
Sardi impegnati nel Mondo a divulgare, promuovere e preservare la nostra cultura, la nostra tradizione.
Un riconoscimento verrà pertanto assegnato alla Federazione
Associazioni Sarde in Italia
Giovanni Spano
uno studioso
dai molti interessi
Un libro curato da Paolo Pulina e Salvatore Tola sulla figura di uno dei maggiori
studiosi sardi di tutti i tempi - I suoi campi di ricerca dall'archeologia alla linguistica
sarda, dalle tradizioni popolari alla storia dell'arte e alla letteratura isolana
di Giovanni Mameli
una accuratissima Guida di Cagliari e dintorni alla quale hanno
attinto tutti i cultori di storia
cittadina.Infine ha dato un contributo anche allo studio della
vita ecclesiastica in Sardegna.
Recentemente è arrivato nelle
librerie un denso volume su di lui
dal titolo Il tesoro del canonico
(Carlo Delfino Editore, pagine
340, euro 24) a cura di Paolo Pulina e Salvatore Tola.
I saggi contenuti in questo libro sono preceduti da una introduzione di Francesco Cossiga,
che tra le altre cose osserva: “A
Giovanni Spano, è bene ripeterlo,
si deve riconoscere soprattutto il
merito di avere rivelato, a trecen-
tosessanta gradi, in pieno romanticismo, le origini e le ragioni
culturali della nazione sarda. E di
averle affermate con un approccio che è stato storico, o meglio,
linguistico, antropologico e storico.”
Sulla modernità del canonico
Spano insiste Manlio Brigaglia
nell’ampia prefazione al libro,
dove ricollega i meriti di studioso di questo scrittore al suo atteggiamento “scientifico”, a un gusto per la ricerca che fanno di lui
un pioniere in diverse discipline.
Il sottotitolo della raccolta di
saggi, Vita, opere e virtù di Giovanni Spano (1803-1878), lascia
intendere al lettore che uno spa-
zio non indifferente è riservato
alle vicende biografiche. Queste
sono rintracciabili nel munumentale, carteggio che ci ha lasciato,
conservato presso la Biblioteca
Universitaria di Cagliari. I destinatari delle sue lettere erano uomini di cultura di spicco.
I contributi alla conoscenza
della vita e delle opere di Giovanni Spano raccolti in questo
volume sono scritti da Giulio
Angioni, Piero Ausonio Bianco,
Luciano Carta, Giovanni Lilliu,
Giovanni Lupinu, Grazia Mannironi Lubrano, Paolo Pillonca,
Michelangelo Pira, Antonio Romagnino, Maria Grazia Scano,
Angelo Stella e Giuseppina Ule-
(FASI) e lo ha ritirato Gavino
Maieli presidente del circolo intitolato a Maria Carta di Bergamo.
Per ricordare la poliedrica attività di Maria Carta, cantante, attrice di cinema e teatro e anche
poetessa, è stata introdotta una
sezione dedicata alla poesia.
Il riconoscimento è andata a
una delle più grandi voci della
poesia contemporanea italiana, la
milanese Alda Merini che, impossibilitata a raggiungere Siligo, ha però voluto inviare un
messaggio, letto sul palco da
dove poi Clara Murtas ha recitato i versi di una delle sue composizioni.
E il palco del premio Maria
Carta ha offerto spazi anche a coraggiosi e produttivi inserimenti
della musica della nostra tradizione in alcuni contesti problematici.
Si sono così esibiti anche i
componenti il progetto “Up and
down” nato a Sassari e rivolto in
particolare a ragazzi affetti da
sindrome di down.
E quindi il coro dei ragazzi della comunità per il recupero di tossicodipendenti di S’Aspru diretto
da Peppino Lintas.
ri. All’interno del libro c’è anche
una ricca documentazione fotografica a colori e in bianco e nero
che rende vivi i personaggi e i
luoghi di cui si parla.
Tra i saggi de Il tesoro del canonico è particolarmente stimolante quello di Michelangelo Pira
dal titolo Giovanni Spano: un antropologo della Sardegna, dove
individua il modello di intellettuale al quale si richiama lo Spano. Al riguardo scrive: “Il modello di studioso per lo Spano era
Alberto Ferrero della Marmora,
capace di studiare una regione
come la Sardegna sotto il profilo
archeologico, statistica, geografico, geologico, etnografico.
L’aspirazione implicita di entrambi era la storia totale, nella
quale primeggeranno più tardi e
primeggiano oggi più che mai gli
storici, i geografi, gli antropologi di lingua francese, della lingua
cioé del Ferrero della Marmora.”
Il sogno di cimentarsi in una
“storia totale” fu realizzato da
Giovanni Spano senza concedere
nulla alla superficialità e al dilettantismo. Stupisce ancora oggi la
precisione e il rigore delle sue ricerche, i cui risultati vanno inquadrati nelle conoscenze tipiche
dell’Ottocento europeo.
Il canonico di Ploaghe è a pieno titolo un intellettuale di spessore nazionale, come dimostra
l’eco della sua opera al di là del
Tirreno.
24
• DICEMBRE 2005
P arlando in P oesia
I
l 21 ottobre scorso si è spento a Samassi, all’età di 91 anni, Giovanni Cuccu,
un gentile signore di campagna, sempre vestito di velluto, dallo sguardo mite
e vivace: ancora vitale e vigoroso, è stato
stroncato dal dolore per la perdita della
moglie Vitalia, avvenuta cinque giorni
prima.
Una storia come tante, si potrebbe dire,
ma la biografia di Cuccu non era certo
quella di un uomo comune, era quella di un
combattente per la libertà istintivo, deciso,
coraggioso. Aveva iniziato, ancora molto
giovane, a ribellarsi contro le prepotenze
dei gerarchetti del fascismo locale e, chiamato poi nell’esercito, aveva continuato
contro certe assurde imposizioni e ingiustizie della vita militare.
Assegnato ai raparti che occupavano la
Jugoslavia, aveva avuto contatti con i partigiani locali comandati da Tito e, resosi
conto che combattevano per la causa per la
quale si era sempre battuto, aveva lasciato
il suo reparto per schierarsi con loro; aveva assunto il nome di battaglia di Ivo e si
era distinto in una lunga serie di imprese,
in varie parti del territorio, sino ad ottenere il grado di maggiore e la considerazione di eroe nazionale.
Era venuto poi il dopoguerra, difficile
per lui come per tanti altri e, tornato al paese, aveva ripreso il mestiere di pastore e
contadino, preoccupato di assicurare il
necessario alla famiglia che aveva creato.
Ma poi, dopo tanti anni, aveva avvertito il
bisogno di raccontare le sue imprese in un
libro: sia per farle conoscere in Sardegna,
sia per evitare che in Jugoslavia venissero
attribuite ad altri.
E così, aiutato da un’ottima memoria, ne
aveva dato tra il 1973 e il 2000 tre edizioni, via via più perfette e complete. La seconda si intitola Ivo e le stelle, la terza Le
stelle ci guidano: come spiega nelle pagine interne, trovava consolazione alle difficoltà della vita contemplando il firmamento. Si era dato infatti, attraverso tante dure
esperienze, una sua personale filosofia,
che non era altro che rispetto per alcuni
grandi valori: la libertà, la democrazia e la
pace in primo luogo, quindi la famiglia, la
comunità; e, molto forte, il rispetto della
vita in ogni sua forma, sino ad evitare di
calpestare l’erba.
Il nostro saluto e la nostra gratitudine a
Ivo il combattente si esprimono attraverso
una scelta di poesie intitolate a questi suoi
ideali.
LUCCIOLE E FOLLETTI
Era tardi, quasi l’una,
quando terminò la festa
in quella notte senza luna
molto buia e pesta.
Un piccolo folletto
stava andando al paradiso:
«Fai presto – gli fu detto –
e digli con un sorriso
che in queste notti noi si deve
rintanarci in ogni caso,
poiché fa un buio così greve
da confonder bocca e naso».
Il Supremo, immantinente,
visti i sani sentimenti,
disse: «Accontentiamo prontamente
tutti gli esseri viventi».
Tosto subito afferrò
una manciata di stelline
che sopra i prati posò,
dicendo: «Ecco a voi le luccioline;
queste possono durare
quanto dura l’Universo».
Delegò il folletto a vigilare
affinché il dono non fosse perso.
Solo l’uomo ch’è ignorante,
e che ha perso tanti affetti,
ne distrugge tanti e tante
di lucciole e folletti.
Costantino Mele
a cura di Salvatore Tola
LA GIOIA
La Gioia non è
accostare alle labbra dell’anima
un calice d’inebrianti parole,
il grido di un’onda di musiche
che s’infrange
sui bianchi arenili del silenzio
e salva la disorientata speranza
che vaga tra i rovi del quotidiano.
Né la Gioia
è la farfalla che danza
sopra cespugli fioriti di rose
e glicini pensili
sugli archi di un mattino di sole,
un affresco ingannevole
di cari ricordi
dipinti sulla parete della sera
incatenata a una rupe di solitudine…
La Gioia è la coscienza di “essere”
sulla faccia della medaglia della Vita
che ha nel suo rovescio il “non essere”,
è la coscienza di esistere,
esistere in questo momento,
soltanto esistere, null’altro di più.
Luigi Cabras
Ivo e le stelle
CONTRA SA GHERRA
No cherzo cun s’Istadu ’enner a pattu
e fagher nde cherzo manc’atzinnu:
si a binngh’annos s’omine est pitzinnu
prit’a sos vinti ch’est soldadu fattu?
S’Istadu nostru semper ch’est in gherra,
su soldadu mannat a macellu,
custu fiore profumadu e bellu
cun su sambene sou tinghet sa terra.
A su babb’e a sa mama torran oe
a su post’e su fiz’una rughitta
cun sa dedica: «È morto da eroe».
A custos chi sa dedica an iscritta
nat su babbu: «Lis fettat bonu proe»;
e che a Deus los ponzan in rughitta.
Salvatore Corbinzolu
MACCHIE NERE
Macchie nere si dilatavano
come olio consunto, il sangue
irrorava la terra.
Viscidi polipi
allungavano tentacoli
per fagocitare i corpi
fatti di ombre.
E i calabroni
a ronzare minacciosi
oscurando le nubi,
mentre il mare
gemeva dalle scogliere.
Il verde ha ripreso a crescere
anche sotto la polvere,
ma la verità
riemerge crudele
sulle memorie
che vorrei tanto
sepolte.
Elio Veccia
MA NIUNU INTENDET SU LAMENTU!
Oh! Deus de su chelu Soberanu,
ammagade sas miseras minettas,
torrade sas aeras pius nettas,
sos mares, sos rios, sos trainos;
sanade sas funtanas, sos terrinos
pro campare ancora senza dannu;
faghide su regalu pius mannu
a tota s’affrigida umanidade,
mancada ‘e rispettu e dignidade
in sos intentos sos valores suos.
Non lassedas pius in cust’istadu
su mundu rodulende senza frenos,
pro s’omine chi frundit sos velenos
in mannas cantidades, senza dolu,
ponzende su criadu in oriolu
pro nos grusare sas dies serenas,
e totucantas sas cosas terrenas
sun ruende in brazos de su entu.
Ma niunu intendet su lamentu
de sa terra resente a s’agonia!
Foricu Paba
LIBERTÀ
Non si deve né comprare né vendere,
la si deve offrire oppure avere.
La libertà non è fare la guerra,
sopprimere i sentimenti altrui,
colonizzare o bruciare la terra…
La libertà è tenersi per mano,
darsi un bacio fuggevole, innocente,
in attesa di seminar quel grano,
di saziare d’amore tanta gente.
La libertà germogli nei cervelli,
che d’ora innanzi non ci sia ritegno.
Per l’oppressore non ci sia un regno.
Giuseppe Delogu
AMANTI DE S’AMICITZIA
Ca seu amanti de s’amicitzia
cun rima e versu mi dilettu,
cumponendi su sonettu
e mantengu cara s’amicitzia
Po cantu sa menti è clara
mi dilettu frequenti,
cun manu, rima, versu e menti
s’amicitzia mantengu cara.
E allontanu sa pigrizia
coltivendu sa favella,
appretzu sa bona amicitzia
e dda tengu che amorosa bella.
Giuseppe Tuveri
SA GHERRA CHI CHERIMUS
Sas armas diventen fiores,
bombas e onzi frammentu
las ispirent in altu su firmamentu,
diventent istellas de colores,
finant sas gherras ca sun patimentu.
Sos odios si trasforment in amore,
finant sos odios, luttos e gherras,
solu paghe regnet in sa terra.
SU MERCENARIU
Gai est su crudele mercenariu,
disumanu, crudele e prepotente.
Andat a sa gherra volontariu
a serviziu de su menzus offerente,
senza perunu sensu umanitariu,
ca pro su ’inari occhit sa pobera zente.
Bestiale, crudele e disumanu,
privu de ogni sentimentu cristianu.
Sos potentes si fattan sa gherra
a colpos de musas o poesia,
cantet donzi puzone in alligria,
musicantes cun cantos in sa terra.
Onzi monte, collina e onzi serra
siet prena de piantas in fiore ebbia
e si nde podimus bider pius bellas,
sas bombas diventen caramellas.
Giovanni Urgu
Trattare s’argumentu mi dispiaghet,
ca no toccat a mie de giudicare,
ma senza gherra si podet campare,
ma non si podet biver senza paghe.
Pro misericordia, Cristos, faghe
sa grazia ch ‘enzo a ti dimandare:
faghe chi sos fomentadores de gherra
sian cancellados dae sa faccia de sa Terra.
Giovanni Palmas
SA RUNDINE MURINEDDA
M’allegras sa ’ezzesa ogni manzanu,
ben’arrivada rundine Murinedda,
cun su pettus biancu che nie
acròbata mi pares tota die;
però non ti nd’abizas, mischinedda,
chi bortuladu nd’an su nidu a tie;
già mi saludas bolende rundinedda,
chi bortuladu nd’an su nidu tou,
tocat chi lu fraighes dae nou.
Ben’arrivada tue e su ’eranu,
mancu t’importat si t’esseren bocchidu
c’as troppu amore a sos ch’as in su nidu.
Mario Loddo
UNA NUI GENEROSA
Una nui generosa
accasazat su celu,
tremendi s’arrimara
abellu abellu
in su silentziu de su monti
iscurtendi is sentimentus de su mundu,
follas de mattas,
ammanciàras de soli
cantendi dda funti a su bentu.
È sa nui portadora
de paxi e amori;
un’amori chi si perdit
in cunzaus e camineras,
isfustas de sanguini e de lacrimas,
de animas chi perdiu hanti sa vida
colpius de odiu o po vengantzia
de genti senz”e cuscientzia;
atrus impresonaus in gruttas
e boscus che bestias de macellu
invochendi piedari a malfattoris
in circa de sa facili ricchesa.
Giovanni Mocci
SONETTE PO SU PIANETA TERRA
Cantu sustenes tue, cara Terra,
prus de ser miliardos de pessones,
tra fanatismos e ribelliones,
ti gheren ispaccare perra perra.
Feras e bestiamene cun masones
t’invadin dogni valle e dogni serra,
cun rettiles, insettos e puzones
po sa supravviventzia totu in gherra.
In passadu, presente e in futuru
su mare puru mantenes in palas,
sos pisches chi viven in s’iscuru.
Su nutrimentu a totus arregalas,
rottas cun motu precisu e seguru,
suspesa in altu senza giugher alas.
Totu su chi nos servit nos ser dande
e ti semus sempre prus maltrattande.
Salvatore Demurtas
S ardegna Notizie
SCUOLA
nico con le Regioni. Noi naturalmente continueremo a difendere
le nostre posizioni e il futuro del
sistema d’istruzione italiano. Ci
sono due questioni fondamentali
che ci preoccupano molto e per le
quali abbiamo chiesto da subito
con forza la modifica del decreto.
Vogliamo che ci sia l’intesa con
le Regioni e non, com’è avvenuto finora, che il Governo si limiti
all’acquisizione del nostro parere. Deve poi essere fatta chiarezza sul trasferimento di competenze per la formazione professionale e soprattutto sulla disponibilità di risorse finanziarie per attuarlo.
Secondo l’assessore regionale,
il decreto non difende l’unitarie-
tà del sistema ma crea una frattura, individuando due percorsi distinti per l’istruzione e la formazione, senza garantirne la pari dignità. Gli istituti tecnici rischiano di scomparire quando invece
c’è forte richiesta di figure specializzate da parte del mondo del
lavoro. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le famiglie degli studenti sono disorientate, spaventate da questa incertezza: alla
fine iscrivono i figli nei licei perché sembrano dare più garanzie
per il futuro, mentre nei tecnici
crollano le iscrizioni. Non bisogna dimenticare poi le difficoltà
degli insegnanti. Lavorano con
impegno in condizioni di emergenza e continua incertezza.
MEDICINA
Raccolta di fondi per la ricerca
per sconfiggere
la “Atassia di Friedreich”
Le ultime ricerche genetiche
hanno aperto nuove prospettive
per la cura della “Atassia di Friedreich” (AF), una rara malattia
ereditaria recessiva caratterizzata da una progressiva degenerazione delle funzioni neurologiche, finora ritenuta incurabile.
Per finanziare la ricerca scientifica l’ associazione ‘Rudi’ che raccoglie i familiari dei malati, pochi in Italia e in Europa (si parla
di 2-3 casi su 100mila nascite),
ha lanciato una campagna per la
raccolta di fondi via sms.
L’ Af compare generalmente in
età scolare, e si manifesta con
una progressiva disabilità neurologica, che va dalla mancanza di
coordinazione dei movimenti
alla perdita della vista, dell’ udito e della parola, spesso accompagnata da cardiopatie ipertrofiche e da un rischio elevato di diabete mellito, oltre ad anomalie
scheletriche quali la cifoscoliosi
e il piede cavo. Recenti studi
hanno messo in luce il ruolo chiave di una proteina, la fratassina,
su cui stanno lavorando vari
laboratori in diverse parti del
mondo. A quasi dieci anni dalla
scoperta della mutazione genetica che causa l’AF, secondo gli
scienziati la ricerca sta entrando
in una fase nuova.
Da qui la decisione della
fondazione ‘Rudi’ che, dopo aver
promosso una campagna di sensibilizzazione, si è fatta promotrice di una petizione per la creazione di un fondo denominato
‘Go far’, il cui ammontare ed utilizzo sarà costantemente aggiornato via internet.
L’iniziativa GoFAR prevede
25
AMBIENTE
Dopo il blocco
della Riforma Moratti
subito le modifiche
Il decreto di riforma del secondo ciclo della scuola è pericoloso
e inadeguato a rispondere alle
esigenze dei giovani, della società e del mercato del lavoro, ed è
un bene che sia stato bloccato
dopo il parere negativo della
Conferenza delle Regioni. L’assessore alla Pubblica istruzione
Elisabetta Pilia esprime soddisfazione per il rinvio all’anno
scolastico 2007-2008 dell’entrata in vigore della riforma Moratti, risultato che la Sardegna aveva auspicato mesi fa.
È positivo – ha sottolineato
l’assessore – che da parte del
Governo sia stata poi manifestata la volontà di riaprire il confronto politico istituzionale e tec-
DICEMBRE 2005 •
anche la possibilità di effettuare
donazioni tramite: bonifico bancario intestato a Comitato RUDI
ONLUS - Go Far Unicredit Banca
Via D’Ovidio, 5 10129 TORINO Conto corrente n. 0000 4028 7283
ABI 02008 CAB 01160;
dall’estero: IBAN T/27/A/
02008/01160/000040287283
SWIFT UNCRITB1AG0 - versamento sul c\c postale numero
63539662 intestato a Comitato
RUDI ONLUS per Go FAR
carta di credito collegandosi al
sito www.fa-petition.org
La ricerca sull’ Atassia di Friedriech sia in fase avanzata in
molti centri di eccellenza e che la
“messa in rete” delle informazioni possa portare a scoperte decisive, utili anche per la cura di altre malattie neurodegenerative,
quali il Parkinson.
Per ulteriori informazioni si può
vedere il sito: http://www.fa-petition.org/petition_ita.html
TRASPORTI
All'aeroporto di Cagliari
un ufficio per i passeggeri
La società di gestione dell’aeroporto di Cagliari (SOGAER) assieme
all’Unione nazionale Consumatori, viene incontro ad un esigenza sentita dai passeggeri in transito nello scalo. Reclami su disservizi vari,
ritardi nei voli, overbooking ma anche scortesia degli operatori, trovano ospitalità in punti d’ascolto sistemati all’interno dell’aerostazione.
Nella sala arrivi, in quella partenze e nell’area degli imbarchi, sono disponibili i moduli da compilare e imbucare per affidare la risoluzione
del proprio problema all’associazione dei consumatori.
L’iniziativa, prima del genere in uno scalo italiano, non apre una procedura di conciliazione, ma cerca una risoluzione consensuale delle
controversie con la società di gestione dell’aeroporto di Cagliari-Elmas. I formulari verranno ritirati direttamente dai responsabili dell’Unione Nazionale Consumatori. Segnalazioni, commenti e suggerimenti – hanno precisato Romano Satolli e Luciano Ticca presidenti dell’UNC e della SOGAER - saranno girati a chi gestisce lo scalo per ricercare, in un tavolo comune, le risposte piu’ appropriate per eliminare il problema. Il nuovo servizio si affianca ad un’analoga iniziativa avviata sei mesi fa dalla Società di gestione.
Da giugno sono state raccolte 38 lamentele sulla gestione dell’aerostazione, tra cui la limitata disponibilità di posti a sedere per i passeggeri in attesa, la mancanza di una farmacia, le scarse condizioni igienico sanitarie delle toilettes, la qualità e l’assortimento del bar.
A Luras l'olivastro
più longevo
Lo straordinario e vario manto
vegetale della Sardegna – composto principalmente da macchia mediterranea, sottobosco di
lentisco, mirto, corbezzolo, ginepro, cisto e foreste di leccio,
rovere, sughero con limitate
zone di tasso e agrifoglio – ha
visto ora riconosciuto un suo albero, e precisamente un oleastro, come il più longevo censito in Italia.
Il titolo di “più vecchio”, tra
gli alberi di grande interesse
ambientale e culturale, è stato
assegnato all’oleastro di San
Baltolu di Luras (SS) che, secondo i dati forniti dal Corpo
Forestale dello Stato impegnato
dal 1982 nello studio-ricerca
degli esemplari eccezionali
presenti su tutto il territorio nazionale, avrebbe impiegato oltre 2 millenni per conquistare
l’attuale circonferenza del tronco di 11 metri e 80 ed un’altezza di 15 metri.
Luras è situato in un pregiato
territorio di vigneti, sughereti e
di importanti tracce nuragiche.
Centro dell’enclave gallurese, in cui
caratteristicamente si parla
diffusamente
il logudorese,
ha dato i natali, nel 1884, a
Filippo Addis;
narratore “efficace e ricco
di immaginazione” apprezzato dalla critica per le sue raccolte di novelle e conosciuto dal
grande pubblico per i titoli “Il divorzio” e “Giagu Iscriccia”.
Assai noto nell’Isola è anche il
monumentale antico oleastro
adiacente alla Chiesa di Santa
Maria Navarrese (XI sec.) di
Baunei, meta d’intenso turismo
estivo.
Nella Penisola sono state individuate 150 piante di estremo valore storico-monumentale e catalogati gli esemplari di particolare interesse (le schede riguardano
22.000 alberi) che un’apposita
legge, nel segno della crescente
cultura ambientale, tutelerà come
dei veri e propri tesori monumentali.
Al “vecchio” oleastro sardo
fanno corona con il titolo di “più
alti”, oltre 50 metri, un liriodendro di un parco comasco e una
sequoia del Biellese; mentre il
castagno nel Comune di Sant’Alfio (Catania), oltre venti metri di
circonferenza del tronco, si propone come l’albero “più grande”
d’Italia.
CULTURA
L'Inno sardo
nel repertorio
del coro danese
In occasione del Festival Etnochorus, che si è tenuto al Teatro
Alfieri, di Cagliari, è arrivato in
Sardegna il coro maschile “Studenter Sangforening”, conosciuto come il coro della Casa Reale
di Danimarca. Questo coro, che
per l’occasione ha portato nell’isola 30 cantanti al seguito del
direttore Jørgen Fuglebæk, é il
più antico coro maschile d’Europa , essendo stato fondato nel
lontano 1839 a Copenaghen. Si
era già esibito in Italia in due occasioni, in Piemonte nel 1997,
riscuotendo grande successo.
Uno dei cantanti di questo rinomato coro, Loris Manca, è sardo
con un passato al Conservatorio
di Cagliari. Loris Manca infatti è
nato e cresciuto a Cagliari, e si è
trasferito a Copenaghen 18 anni
fa. Nel frattempo si è laureato,
sposato e diventato padre di due
bellissimi bambini.
Il suo tempo libero lo dedica al
coro Studenter Sangforening. Per
la tournèe in Sardegna ha preparato una piccola sorpresa per il
pubblico sardo, l’esecuzione del
Cunservet Deu su Re, appositamente riarrangiato dal direttore
per coro maschile.
Loris Manca è orgoglioso di
essere riuscito a convincere il direttore (ma non é stato difficile)
a inserire l’inno sardo nel programma per grande concerto ad
inizio dicembre. Sarà perciò
l’Inno sardo ad aprire il concerto
del coro Reale danese!
“Questo per me è un motivo
d’orgoglio non indifferente – ci
ha scritto Loris Manca – del quale volevo far partecipi tutti i miei
conterranei che vivono sparsi nel
Mondo.
Insomma, un angolino della
Sardegna anche a corte della
Casa Reale di Danimarca”.
Lo “Studenter Sangforening”
ha cantato il 21 ottobre a Sorradile, e il giorno seguente, in occasione dell’Etnochorus, al teatro Alfieri. Il pubblico ha particolarmente apprezzato il canto a 4
voci maschili. Il Coro ha eseguito brani quasi esclusivamente
composti da autori danesi.
Durante la loro permanenza
nell’Isola il coro danese ha visitato alcuni posti caratteristici,
come Barumini e le grotte di Is
Zuddas a Santadi.
26
Emigrazione
• DICEMBRE 2005
NICHELINO
La
collezione
di
bambole
Al circolo Gennargentu
di
Rosanna
Pibiri
convegno su trapianti
e cultura della solidarietà esposta a Domusnovas
Per fare il punto sullo stato della
ricerca per sconfiggere la talassemia
il circolo “Gennargentu” di Nichelino, nell’entroterra torinese, ha organizzato la seconda edizione del convegno sui trapianti
La manifestazione – come si ha
segnalato il presidente del circolo,
Salvatore Fois, ha richiamato un folto pubblico molto attento ai contenuti altamente scientifici. Al convegno
hanno partecipato la dott.ssa Francesca Argiolu, responsabile centro
T.M.O. pediatrico dell’ospedale Microcitemico di Cagliari, che ha svolto una relazione sul tema “Il trapianto di midollo osseo pediatrico”, e il
dott. Alessandro Busca, dirigente
medico del reparto di Ematologia
dell’ospedale “San Giovanni Battista” di Torino, che ha parlato del trapianto di midollo osseo nell’adulto.
I due luminari hanno dato una dettagliata informazione per quanto riguarda il quadro degli interventi nella procedura e nella ricerca dei donatori del midollo osseo, e nella successiva cura dei trapiantati, mettendo in evidenza che i risultati ottenuti
sono, tutto sommato, altamente positivi sia nel settore pediatrico che in
quello dell’adulto.
Il pubblico ha dimostrato interesse e attenzione, restando incollato
alle sedie per ben quattro ore a sentire le informazioni e le procedure per
essere ammessi alla donazione.
Molta commozione ha suscitato
l’intervento di Nadia Tirante, volontaria dell’ADMO del Piemonte, trapiantata, che ha fatto una descrizione del suo percorso clinico per arrivare fino al trapianto nella struttura
dove opera il dott. Busca, e ha lasciato senza fiato le centinaia di persone
che hanno assistito al 2° convegno.
L’importanza del “donare” è stata
messa in risalto da Maretto Giuseppe,
che ha raccontato di sentirsi gratificato dell’atto della donazione che è il gesto maggiore di altruismo che può compiere una persona.
Altre relazioni sono state fatte dal
dott. Borsotti, direttore sanitario della A.s.l. 8, dal medico Angelino Riggio, di Nichelino, che ha parlato del
ruolo del medico di famiglia per una
corretta informazione del paziente,
dalla dott.ssa Anna Mirone, già responsabile del programma trapianti
della Regione Piemonte, che ha parlato di donazioni e trapianti: situazione attuale e prospettive, dal dott.
Stefano Ferrini, presidente dell’Aido/Avis di Nichelino.
I saluti istituzionali sono venuti da
Giuseppe Catizone sindaco di Nichelino, e dall’assessore alla Solida-
rietà della Provincia di Torino
dott.ssa Artesio.
Il presidente della Fasi, Tonino
Mulas, ha portato il saluto della Federazione e ha rimarcato i momenti di
solidarietà che contraddistinguono
sempre il lavoro e l’interesse degli
emigrati sardi in Italia e nel Mondo,
verso questi importanti problemi.
Il pubblico ha partecipato con numerose domande poste ai sanitari,
che hanno risposto in modo esaustivo e chiaro, dissipando ancora quei
dubbi presenti in molti dei presenti e
Un docente
cagliaritano
su “Forbes”
Vedere un sardo citato da Forbes, il prestigioso magazine americano di alta finanza, non è un
fatto usuale. È accaduto di recente per Lucio Cadeddu, quantantenne docente alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari, che è stato segnalato come artefice di un successo economico
planetario. Cadeddu nel suo sito,
nella rivista on line www.tnt-audio.com, aveva segnalato tempo
fa agli appassionati di Hi-Fi un
amplificatore portatile, il T-Amp,
capace di generare 15 watt per canale pur costando solo 29 euro.
È diventato un prodotto ricercato, di culto, e grazie alla segnalazione di Cadeddu la ditta che lo
vende, l’americana Sonic Impact,
è passata - come ha raccontato lo
stesso Cadeddu - da poche centinaia a oltre quattromila vendite al
mese.
che tengono lontane troppe persone
dalla problematica delle donazioni.
La mattinata si è poi conclusa con
la degustazione di prodotti sardi appositamente arrivati dalla Sardegna,
che sono stati molto apprezzati.
“Se dobbiamo trarre un bilancio –
ha scritto Salvatore Fois – non può
che essere di segno positivo, grazie
all’impegno e al lavoro di tutto il
Consiglio direttivo e di molti soci
che hanno voluto prestare la loro
opera per la buona riuscita del convegno”.
“Mi
chiamo
Rosanna Pibiri,
sono nata a Domusnovas 62 anni
fa e nel 1973 per
motivi di lavoro,
con mio marito ci
trasferimmo a Taranto dove risiedo.
Qui
riprendo
una vecchia passione, quella della
pittura, ed espongo i miei quadri in
varie città”, così
ha scritto al Messaggero sardo una
emigrata che fra
i tanti suoi interessi artistici si
è dedicata anche
all’antiquariato.
“Durante questa attività ho
scoperto – confessa – l a b a m bola antica, l’amore per questo
oggetto giocattolo tanto agognato da bambina è stato ed è
tuttora indescrivibile”.
La sua bella passione l’ha
portata a collezionare bambole
e la sua prima vera mostra si è
svolta al Centro culturale del
Comune di Taranto in giugno.
La seconda nel suo paese, Domusnovas, dal 15 luglio al 3
agosto.
Il risultato di entrambe è stato grande, con tanti visitatori
entusiasti.
Dopo aver ricordato le tappe
storiche della presenza della
bambola nel Mediterraneo, ad
esempio durante l’Impero Romano viene costruita in avorio,
mentre in Francia nel Settecento diventa parte integrante delle famiglie nobili; si arriva poi
all’Ottocento quando esplode
nel resto d’Europa la bambola
industriale. Ma la sua “storia”
termina alla fine degli anni
Cinquanta con l’avvento della
plastica.
BIELLA
Mostra fotografica
“trasformare
le pietre in oro”
Sabato 29 ottobre nei saloni
della biblioteca del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” di
Biella è stata inaugurata la mostra
“Trasformare le pietre in oro”. La
rassegna è stata realizzata in collaborazione con il Comune di
Graglia, con il patrocinio della
Regione Autonoma della Sardegna, della Provincia e della Città
di Biella.
Le immagini documentano la
costruzione di opere architettoniche in Sardegna nei primi decenni del XX secolo.
Nel portare il saluto, il sindaco
di Graglia Marco Astrua ha sot-
tolineato gli intensi legami tra
Piemonte e Sardegna.
Le fotografie esposte provengono dagli “archivi sardi della
Valle
dell’Elvo”, e lo
stesso titolo della mostra è mutuato
da un passo tratto dal romanzo
“Il Giorno del Giudizio” di Salvatore Satta, là dove parla di quei
Biellesi originari di Graglia che,
recatisi in Sardegna, con il loro
lavoro sono riusciti a trasformare le pietre in oro.
La mostra è visitabile fino al 31
dicembre 2005 nei giorni di martedì, venerdì e sabato dalle 21
alle 23, con ingresso libero.
“Personalmente, ricordo la
mia mamma - ha
scritto Rosanna
Pibiri - quando,
con otto figli, ci
insegnava a realizzare le bambole di pezza.
Con i capelli ricavati dalla paglia di granturco, dalle varie
espressioni date
dall’ago e dal
filo, nasceva dalle sue e dalle nostre mani la magia di una bambola semplice.
Guardando
le
mie bambole ogni visitatore non puo’ fare a
meno di tornare bambino, di
specchiarsi con nostalgica malinconia in un contesto che abbiamo perduto”.
Oggi la collezione Pibiri
comprende circa 130 pezzi dal
fine Ottocento agli anni Cinquanta.
Ma la maggior parte sono costruite interamente da lei, da
materiali in cartapesta e altri
somiglianti alla porcellana.
Rosanna Pibiri esegue anche
restauri sulle bambole, diventando l’artigiana delle bambole d’epoca: rispettando rigorosamente il periodo, con stoffe,
pizzi, merletti, pelletteria,
bijotterie e parrucche.
BELGIO
Etzi confermato
presidente
della Federazione
Efisio Etzi è stato rieletto
presidente della Federazione
dei circoli sardi in Belgio, dal
Consiglio direttivo riunito il 30
ottobre a Flenu (Mons) .
Efisio Etzi, sarà affiancato
da Carlo Murgia, riconfermato
a alla carica di vice presidente
vicario, da Ottavio Soddu, eletto segretario, e da Domenico
Usai, eletto tesoriere. Responsabile dei giovani è stato eletto
Raimondo Zedde. Il Consiglio
direttivo è composto dai consiglieri Tonino Zedde, Anna Maria Sechi, Cosimo Tangianu,
Gavino Mura, Maite Bossens,
Giuseppe Moi, Tonino Selis,
Cinzia Moi, Antonio Fogu,
Luca Truddaiu, Silvana Serra,
Giovanna Meloni, Stefania
Spiga, Maria Antonietta Cannea e Marco Musio.
Giovanna Anedda è stata
eletta presidente del Collegio
dei revisori dei conti. Sarà affiancata da Luigi Nieddu e Vittorio Mele.
I Probiviri non hanno potuto
eleggere il presidente per l’assenza di uno dei consiglieri
eletti dall’assemblea.
Emigrazione
PAVIA
DICEMBRE 2005 •
27
CANADA
Sebastiano Satta
Comunità sarda in lutto
ricordato in un convegno
per la scomparsa
al circolo “Logudoro”
di Antonio Uda
A Pavia, nel pomeriggio di
sabato 5 novembre, per iniziativa del circolo culturale sardo
“Logudoro”, presieduto da Gesuino Piga, nella sede sociale,
il critico letterario Giovanni
Mameli (collaboratore anche
del “Messaggero Sardo”) ha
tenuto una conferenza su “Sebastiano Satta nel quadro della
cultura sarda”.
Il nuorese Sebastiano Satta
(1867-1914) è uno dei vati della Sardegna (Mameli lo ha definito “il massimo poeta sardo in
assoluto”).
Dopo la laurea esercitò la
professione di avvocato penalista, dimostrando competenza
in campo giuridico e una formidabile eloquenza. Non nascose mai la sua sensibilità sociale che lo portò a schierarsi
con i deboli e con i diseredati.
Le raccolte più importanti dei
suoi versi sono i “Canti barbaricini”, del 1910, e i “Canti del
Salto e della Tanca”, pubblicati
postumi nel 1924.
Nella conferenza pavese Mameli ha ricordato che la raccolta completa dei “Canti”, uscita
nella prestigiosa collana “Lo
specchio” di Mondadori con
una lunga prefazione di Mario
Ciusa Romagna, è arrivata alla
quinta edizione.
Nonostante questo e nonostante il fatto che a Sebastiano
Satta tutte le maggiori enciclopedie dedichino un’ampia scheda e che a lui siano intitolate
strade, piazze, scuole, biblioteche, i suoi versi non sono presenti nelle antologie e la sua figura non compare nelle storie
letterarie: la ragione può essere
che egli risulta isolato rispetto
ai movimenti letterari.
Mameli ha fatto riferimento
al convegno di studi di Nuoro
del 1985 (in cui aveva presentato una relazione su “L’immaginario collettivo del popolo sardo nella poesia di Sebastiano
Satta”): i numerosi studiosi partecipanti, sia pure offrendo diverse valutazioni sul poeta
Satta, hanno visto in questo capostipite della poesia sociale
sarda una sorta di nevrosi, una
forte contraddizione tra spinte
in avanti (fiducia nel progresso)
e rimpianto del passato (con
mantenimento e valorizzazione
delle tradizioni).
Satta, rimasto sempre legato
alla sua terra natale, la Barbagia, famigerata ma allo stesso
tempo mitica patria di un certo
tipo di banditi, fu profondo conoscitore dell’anima del popolo
barbaricino (lo scrittore Marcello Fois, anche lui nuorese, ha
fatto rivivere l’avvocato Sebastiano Satta come detective
“seriale” in alcuni suoi romanzi, a partire da “Sempre caro”,
del 1998). I temi della sua poesia, facilmente enucleabili,
sono: la natura, gli animali, la
vita dei pastori, i banditi, le
donne, gli affetti familiari, l’interesse alle lotte per il progresso sociale (rivolta contro l’eccidio dei minatori a Buggerru nel
1904) e in generale per le problematiche sociali.
Mameli ha citato le frequentazioni nuoresi di Satta: Antonio Ballero, Francesco Ciusa e
anche Grazia Deledda. Numerosi critici si sono occupati delle poesie di Sebastiano Satta
(che lo scrittore Salvatore Satta, anche lui nuorese, recitava a
memoria). Con accenti favorevoli si sono espressi Goffredo
Bellonci, Paolo Orano, Carlo
Calcaterra, Ettore Janni, Pietro
Pancrazi; con riserve invece
Attilio Momigliano e Giuseppe
Petronio.
La conferenza pavese è stata
quindi l’occasione giusta per
sottolineare il fatto che anche
Filippo Tommaso Marinetti (di
padre nativo di Voghera e lui
stesso abituato a frequentare
Pavia e l’Oltrepò pavese) si è
occupato di Sebastiano Satta,
precisamente in uno scritto del
1937 reperibile nel volume
“Celebrazioni Sarde, 2-27 ottobre 1937, XV” a cura della Confederazione Fascista dei Professionisti e degli Artisti e Sezione
di Cagliari dell’Istituto di Cultura Fascista, Urbino, Regio
Istituto d’arte per la decorazione e l’illustrazione del libro,
1938, pp. 389-397.
Diamo qui di seguito uno
stralcio delle argomentazioni di
Marinetti (che nelle righe conclusive non manca di inneggiare a Mussolini e al fascismo: il
fondatore del futurismo sembra
dimenticare che Sebastiano Satta si era distinto per i suoi
orientamenti socialisti!). Per
comprensibili ragioni giornalistiche nella prosa di Marinetti è
stata introdotta una regolare
punteggiatura, inesistente nell’originale per scelta stilistica
dell’autore: “Un grande Poeta
può diventare il ritratto canoro
del suo Paese.
La Sardegna possiede nell’opera di Sebastiano Satta il
suo ritratto canoro. Infatti quest’Isola gloriosa mi appare caratterizzata da una fierezza selvaggia, un fuoco d’amore chiuso, una diffidenza aspra ed armata, un individualismo poten-
te, un patriottismo ardente amico delle armi moderne e delle
velocità e una oscillazione continua dalla nostalgia pessimista
all’eroismo spavaldo e fattivo.
Se rianalizzo nel ricordo i miei
amici della Brigata Sassari li
trovo tutti caratterizzabili egualmente.
Egualmente ma col prestigio
della grande poesia in più sono
caratterizzabili i versi di Sebastiano Satta.
Nei “Canti barbaricini” s’allargano le solitudini sarde che
avvolgono di soave malinconia
e furibondi urli di vento la vita
rurale primitiva. (...) Dai ‘Canti barbaricini’ ai ‘Canti del Salto e della Tanca’ Sebastiano
Satta, certo scosso dall’avvento
del Futurismo col verso libero e
le parole in libertà, dà un magnifico balzo in avanti fuori
dalle strettoie d’un verismo, del
voto all’antica pietra tombale
delle tradizioni, delle morali
grette, della lugubre calunnia di
villaggio e della pettegola cattiveria che fiorisce nelle solitudini.(...) L’avvento dell’automobilismo è salutato con gioia dal
villaggio, dallo stazzo, dalla
tanca, dalla bardana e dal Poeta
che cantano con bella indipendenza di ritmi le ruote vittoriose e le inebrianti velocità
seppelliscono nobilmente la
vecchia Sardegna con questi
versi solenni: ‘Udite, morituri
archimandriti,/Patriarchi custodi/ Dell’antico costume, e voi,
banditi, /Belli feroci prodi :/ La
patria che nudrì l’anima amara/
Di crucci, è moribonda./ Or voi
con l’elce fatele una bara/Grande grave profonda,/ E, morta,
ve la chiudete, nei manti/ Neri
del secolare/Suo silenzio ravvolta, e senza pianti,/Sprofondatela in mare’. (...) L’ampiezza dell’immagine esalta il lettore che, sentendo la gioia con cui
la parola sardo si fa assorbire
dalla parola italiano, si trasfigura anch’esso nella lettura e
nutre il suo cuore col succo patriottico e poetico della Sardegna e del suo grande Poeta Sebastiano Satta”.
Paolo Pulina
LA SPEZIA
Daniele Murgia presidente
del circolo Grazia Deledda
Daniele Murgia è stato eletto
presidente del circolo “Grazia
Deledda” di La Spezia. Il Consiglio direttivo scaturito dalle
elezioni che si sono svolte il 30
ottobre scorso è inoltre composto da Antonina Meloni (vicepresidente), Mario Argiolas
(segretario), Ferdinando Fiori
(amministratore), e dai consiglieri Giovanni Vacca, Giuseppe Baule, Caterina Scanu, Antonio Floris e Roberta Porceddu.
Il nuovo direttivo si è subito
impegnato per organizzare le
manifestazioni per le festività
natalizie e per predisporre il
programma dei festeggiamenti
del 20° anniversario della fondazione del circolo che cadrà
nel 2006.
È stata costituita una commissione che sarò guidata da
Caterina Scanu che dovrà coordinare tutti i contributi che verranno dai soci.
La comunità sarda in Canada è
n lutto per la scomparsa di Antonio Uda, combattivo presidente
del circolo di Vancouver. Originario di Borore Antonio Uda era
un “cittadino del mondo” ma
manteneva ben saldo il legame
con la Sardegna, come testimonia la sua attività letteraria. Il
Messaggero sardo lo ricorda
come un lettore attento e critico,
impegnato a difendere e ad aiutare i più deboli, e si unisce al
dolore della famiglia e dell’intera comunità sarda in Canada.
Per onorare la figura di Antonio
Uda pubblichiamo un ricordo di
Anna M. Zampieri Pan e uno di
Carlo Lai della Filef.
In ricordo di Antonio Uda
Era malato da tempo, l’avevo visto deperire nel fisico minuto,
fattosi sempre più essenziale.
Mai tuttavia erano venuti meno,
nel volto scavato dalla sofferenza, lo sguardo indagatore, da critico intelligente, e il sorriso gentile, da persona disponibile e generosa. Antonio Uda si è spento
nella tarda sera del 29 ottobre. Ha
concluso la sua esistenza terrena
a Vancouver, città dove aveva
“buttato l’ancora” dopo lungo
peregrinare in giro per il mondo.
Nato a Borore in provincia di
Nuoro nel 1933, lasciò negli anni
Sessanta la Sardegna per operare come perito agronomo a Regina, nello Saskatchewan. Alle dipendenze del ministero italiano
degli Esteri lavorò successivamente a Vancouver, Sydney,
Manila, Ottawa, Roma, Tokio,
concludendo la sua carriera ad
Edmonton, in Alberta, come
Cancelliere capo presso quel
vice-consolato d’Italia.
A Vancouver Uda aveva incontrato Angeles Mercado, qui è
nata la loro figlia Enza, a sua volta sposata al sudamericano Ricardo Gomez: la piccola Sofia era
arrivata a rallegrare la piccola famiglia dall’anima globale. Cittadino del mondo per vocazione,
canadese per scelta di vita, Antonio Uda era rimasto profondamente sardo nell’animo. Il contatto con altre culture ed altri stili di vita gli sono serviti per misurare l’autenticità della sua identità d’origine, per approfondirne
contenuti e valori. Esemplare in
questo senso la sua scelta di dedicarsi - tra le tante forme poetiche
conosciute - alla più antica e genuina poesia sarda, i “mutos”.
Una sua raccolta di versi in limba, “Mutos de Foressidu”, era
stata pubblicata nel 1996 da una
casa editrice di Sassari. Nella significativa presentazione, la
scrittrice Dolores Turchi affermava tra l’altro: “I versi di Antonio Uda ci ripropongono questa
forma poetica con l’animo sensibile di chi vive lontano dalla propria terra e la rivisita con la memoria, rievocandone i ricordi più
belli... Perciò dalla sua arpa si
sprigiona un canto d’amore, il
canto che solitamente compone
colui che è lontano... Questi versi sono un omaggio che Antonio
Uda fa alla sua isola...”
Da qualche anno presidente
del Circolo Sardegna (Association of Sardinians in Western
Canada) al quale ha dedicato
energie ed idee, “Antoni” mancherà sicuramente non solo ai
conterranei ma a quanti avevano
imparato ad apprezzarne la profonda umanità, da fiero ed autentico sardo gelosamente celata
dietro la modestia e la semplicità dei modi. Continuerà a vivere
nei cuori dei suoi cari, ai quali
esprimiamo sentite condoglianze. Lo ricorderemo come un
uomo buono.
Anna M. Zampieri Pan
Dalla parte dei più deboli
“Al di la della “speciale” figura
che era Antonio Uda, e di quanto
significasse per la nostra comunità in tutta la provincia/stato della
British Columbia – ha scritto Carlo Lai, rappresentante della Filef
nella Consulta – tutta la Sardegna
ha perso un grande uomo di cultura e di profonda umanità.
Antonio Uda ha trascorso gran
parte della sua vita operando nel
sociale, tra la comunità sarda in
Canada e, come responsabile contabile, in diversi Consolati italiani, prima, ed in alcune importanti
Ambasciate (tra le altre, Filippine Australia e Giappone). E’ autore di diversi libri di poesie, rigorosamente in sardo, con sua originale traduzione in italiano. Uomo “scomodo” (non ha
mai nascosto la sua appartenenza
agli ideali più forti della sinistra
sociale per i quali si è sempre battuto) in quell’ambiente diplomatico dove, spesso, l’opportunismo è
regola, ha sempre ricevuto – ricorda Lai – attestati di stima e rispetto umano e professionale.
Chi, come me, ha potuto testimoniare della sua amicizia, può avere solo il rammarico di non averne goduto per più tempo.
L’amicizia di Antonio – prosegue Lai - non ha garantito l’ impunità da critiche quando, la sua
visione di assoluto non compromesso per ogni fatto della vita, lo
ha messo in “rotta di collisione”
con il tuo fare. Una sua critica, superato l’iniziale sgomento, rafforzava la stima e l’affetto verso un
amico che mai dimenticherò e dimenticheranno i suoi tantissimi
amici in tutti i continenti.
Ciao carissimo Antonio”.
28 • D
ICEMBRE
Emigrazione
2005
GATTINARA
FRANCIA
Convegno sulla talassemia
e raccolta di fondi
al circolo "Cuncordu"
Ha ottenuto un buon successo
il primo convegno scientifico organizzato dal circolo sardo “Cuncordu” di Gattinara (Vercelli),
sulla prevenzione e cura della talassemia.
Medici, ospiti di altre associazioni sarde e gattinaresi hanno
ascoltato con interesse la relazione del prof. Andrea Barra, docente universitario di Sassari e consigliere nazionale della Fondazione italiana “Leonardo Giambrone”.
Barra ha compiuto una profonda analisi del rapporto che intercorre tra le donazioni di sangue e
la necessità di trasfusioni dei
portatori di talassemia, una patologia che richiede parecchie sacche di sangue, per ripristinare il
sangue alterato dalla malattia
ereditaria, meglio conosciuta con
il nome di anemia mediterranea.
Il circolo “Cuncordu” sta promuovendo una serie di attività
per raccogliere fondi da destinare alla ricerca. Da tempo il circolo sardo Cuncordu promuove iniziative sportive ed enogastronomiche, come la “Festa dello
Sport”, che si protrae per 30 giorni nel corso dei quali si tengono
tornei delle varie discipline sportive, o la Sagra della Seadas, che
in un pomeriggio ha visto servire
300 dolci ricoperti di miele. Il ricavato di queste e altre manifestazioni è stato devoluto alla
“Fondazione Giambrone”, con
un assegno consegnato proprio in
occasione del convegno scientifico.
Martedì 8 novembre, per la prima volta, il circolo “Cuncordu” –
ci segnala Giuseppe Orrù – ha
preso parte ad un’antichissima
tradizione tutta gattinarese. Ogni
anno, il secondo martedì di novembre, infatti si tiene la fiera di
San Martino, un enorme mercato
all’aperto al quale quest’anno
hanno partecipato 470 espositori
provenienti da tutta Italia, e oltre
10mila visitatori.
L’usanza vuole che i gruppi e
le compagnie si ritrovino nelle
“tabine” (i tipici locali gattinaresi a cui fa riferimento una compagnia di amici) per cenare insieme
e fare festa fino a notte fonda.
Così è stato anche per il “Cuncordu”, che dopo gli acquisti in fiera, ha visto alcuni soci riunirsi
per degustare piatti della tradizione sarda e piemontese.
Nella foto prof. Andrea Barra con il
presidente del circolo Maurizio Sechi.
La cena di San Martino
SVIZZERA
Incontro culturale a Basilea
al circolo "Eleonora d'Arborea"
Due giorni di appuntamento
culturale-gastronomici organizzata venerdi 28 e sabato 29 ottobre dal circolo “Eleonora
d`Arborea” di Basilea. L’iniziativa ha richiamato numerosi soci e
simpatizzanti, sia nella sede centrale del circolo, sia nel salone
del teatro della parrocchia di San
Giuseppe.
Sono stati presentati da Benito
Mura i prodotti gastronomici tradizionali che sempre riscuotono
largo consenso per la loro genuinità. La presentazione è stata arricchita da un’ampia rassegna di
riproduzioni di ceramiche nuragiche, presentate da Tonio Congiu. Dal periodo neolitico fino a
quello punico, realizzate a mano
da una bottega artigianale di Senorbì. Il pranzo in comune è stato rallegrato con musica e balli
della nostra tradizione dal gruppo “Terra Mia” di Uri, Sassari.
La proposta culturale vera a
propria è stata una esposizione di
Vitale Scanu sulla evoluzione
umana della Sardegna, a partire
ancora dal paleolitico fino alle
prime notizie del Cristianesimo
nella nostra Isola, descritti in un
suo libro intitolato “ Tharsis”.
I Sardi presenti a Basilea già
dai primi anni ‘70 si sono prima
riuniti in un generico “gruppo
sardo” che dal 1978 ha ricevuto
il riconoscimento dalla Regione
Sardegna “Circolo Sardo Eleonora d`Arborea”.
Il prossimo anno il circolo rinnoverà il direttivo che attualmente é composto dalla presidente
Elena Garbaz-Boi e dal suo gruppo di collaboratori: Gino Garbaz,
Carlo Garbaz, Pietro Ferreli, An-
tonino Sogus, Cosimo Secci, Judite Pereira-Marongiu, Francesco Maxia, Angela Sogus e Antonio Piga.
Queste persone – ha scritto
Elena Garbaz-Boi – sono ammirevoli per la laboriosità e altruismo. Di fronte all’ assottigliarsi
delle presenze sarde a Basilea,
anche a causa dei tanti rientri in
Sardegna, c’è la tentazione di lasciare.
Gli sforzi e il generoso volontariato non sempre danno un risultato soddisfacente. In più –
prosegue Elena Garbaz -Boi –
c’è il male segreto di tanti nostri
circoli all’Estero: il mancato ricambio generazionale.
Si impone una nuova formula
di Circolo che sappia calamitare
l’interesse dei giovani sulla Sardegna.
Presentato a Strasburgo
“All’ombra dei nuraghi”
È stato presentato con grande
successo a Strasburgo, una delle
capitali dell’Europa, dove è ormai consolidata la presenza di
una comunità sarda, il volume
“All’ombra dei nuraghi”, scritto
da Beate Kobestein Pes.
Il circolo “Sardi in Europa” –
ricorda in una nota il presidente
Angelo Maria Piu – da molti anni
organizza manifestazioni su temi
che riguardano la Sardegna con il
patrocinio della M.C.L., del patronato S.i.a.s. e del Centro sociale “Paolo VI” di Strasburgo.
Fin dal 1976 onora la Sardegna
con interventi a sostegno della
comunità sarda del Basso Reno e
della Mosella.
Il presidente del circolo sardo
ricopre diverse cariche, tra cui
quella di presidente del Comitato
di coordinamento delle associazioni italiane riunite dell’ Est
della Francia, che a sede a Farebersviller, dove risiedono molti
ex minatori sardi. Nel suo discorso di apertura e di benvenuto alle
autorità intervenute alla presentazione del libro di Beate Kobestein Pes, il presidente del circolo ha manifestato rammarico nei
confronti dei responsabili della
Regione sarda che non riservano
adeguata attenzione nei confronti dei sardi di Strasburgo. “Noi
siamo i Sardi che vogliono una
‘Federazione europea operativa’
– ha detto Piu – che viva la realtà
europea dei giorni nostri”.
Piu ha sottolineato che per
l’occasione il libro “All’Ombra
dei nuraghi” è stato tradotto in
italiano e ciò ha facilitato la vendita tra i connazionali. Piu ha poi
ringraziato Pio Pes, marito dell’autrice del libro, che ha proiettato le diapositive che sono state
illustrate dalla scrittrice, e che
hanno permesso al pubblico di
conoscere l’antica archeologia
della Sardegna.
La giornata sarda è stata coronata dalla degustazione di prodotti tipici confezionati dalle signore sarde di Strasburgo. Fuori
programma – ha segnalato Piu abbiamo accolto la scrittrice sarda Maria Francesca Marcello, accompagnata da mons. Antonio
Desogus, impegnata in un giro
per la presentazione del suo libro
“Storie comuni” nei circoli sardi
di Friburgo e Basilea.
ARGENTINA
Una messa a Buenos Aires
in memoria di Asuncion Mura
Il 9 ottobre nella Basilica de
Nuestra Señora de Buenos Aires,
per iniziativa di “Sardegna nel
cuore” e i Sardi di Moreno, è stata
celebrata una S. Messa in memoria
a Asuncion
Mura, socia
del Circolo
Asociación
Italiana Sardegna di Moreno,
una
donna
di
grandi valori
morali, che
si era battuta
con coraggio
e decisione
per il “suo”
circolo.
La messa é stata celebrata da Padre Carlos Gomez, ex parroco della
Basilica e attualmente Superiore
provinciale dei Mercedari di Argentina.
Hanno partecipato alla celebrazione Daniel, figlio di Asuncion con la
moglie, Maria Ines Mura (figlia del
maestro dell’atletica Francesco
Mura e nipote di Asunción) con il
marito Roberto. La scrittrice Livia
Felce, (presidente dei Sardi di Moreno), la dottoressa Idalina Manchinu e le sorelle, Antonia e Maria,
Nelli Cau, Eduardo Aguirre e Teresa Fantasia, la giornalista Tiziana Treppo collaboratrice della trasmissione sarda.
Nata in Argentina, figlia di emigrati sardi, Asunción parlava il sardo, amava la Sardegna e il programma radiofonico che le faceva
sognare di poter conoscere un gior-
no la terra dei suoi avi. Al termine
della cerimonia con Padre Carlos
Gomez sono state ricordate le feste
patronali fatte dal 1994 ai 1997,
l’intronizzazione dell’immagine
della Madonna di Bonaria nel palazzo di governo della città di Buenos Aires.
Ha ricordato anche la visita ai
quartieri principali della città portando in pellegrinaggio l’immagine storica della Madonna di Bonaria, le processioni con la scorta d’onore dei Sardi
di Moreno vestiti in costume, il 1º sabato di ogni mese, per raccontare ai
“porteños” la storia della Madonna
Sarda che ha dato il nome alla capitale dell’Argentina.
Emigrazione
Per ricordare la figura di Emilio Lussu in occasione del 30°
anniversario della morte il cirolo
“Amis” di Cinisello Balsamo ha
organizzato un convegno che si è
tenuto nella splendida cornice
affrescata della “Sala dei Paesaggi” di Villa Ghirlanda.
L’avvenimento ha richiamato
un folto pubblico, per la maggioranza di emigrati sardi giunti da
ogni parte della Lombardia, per
commemorare il leader sardista
scomparso nel 1975. Dopo i saluti di di Carla Cividini Rocca, presidente del Circolo AMIS, e la
lettura di un messaggio del Presidente della Regione Sardegna,
Renato Soru, il convegno è entrato nel vivo.
Tanti gli aspetti della figura di
Emilio Lussu, esaminati. Ogni
relatore ha raccontato esperienze
personali e vicissitudini che in un
certo qual modo lo hanno legato
alla personalità di Lussu. Il dibattito è stato coordinato da Claudio
Cugusi, presidente del Centro
Studi Emilio Lussu di Cagliari.
Antonio Quartu, sindaco di Armungia, paese di nascita di Lussu, ha sottolineato che quest’anno l’unico convegno per richiamare alla memoria il pensatore
sardista si sia tenuto nel paese da
lui amministrato.
Giuseppe Marci, docente di Filologia italiana all’Università di
Cagliari, ha sviscerato gli aspetti
del Lussu scrittore. Le sue opere,
“Un anno sull’altipiano”, “Marcia su Roma e dintorni” e “Il cinghiale del diavolo”, hanno dato
al personaggio Lussu, una statura di primo piano nello scenario
europeo. Lussu che non si è mai
riconosciuto nell’appartenere
alla “Repubblica delle Lettere”,
ha tuttavia conseguito riscontri
rilevanti soprattutto in Europa.
Apprezzabile la critica nei confronti del Lussu pensiero: quello
che avvicina la meditazione all’emigrato in generale, ossia nel
voler disegnare anche con la
CINISELLO BALSAMO
Il circolo “Sebastiano Satta” di
Verona – ci segnala Giovanna
Cossu – ha svolto un ruolo di
supporto importante nella manifestazione “Giochi in strada”
proponendo alcuni momenti culturali e ludici della Sardegna. Il
festival Internazionale dei giochi
in strada “Toca tì”, che ha trasformato il bellissimo e monumentale centro storico di Verona
in un grande spazio pienamente
fruibile per le attività ludiche che
coinvolgevano piccoli e grandi
nella riscoperta dei giochi antichi
riproposti da gruppi italiani e
stranieri, si è svolto dal 23 al 25
settembre.
Durante i tre giorni di spensieratezza e di gare – ha scritto Giovanna Cossu – è stato applaudito
il gruppo di ballo e di canto “Maria Munserrara” di Tratalias che
ha fatto riecheggiare tra vicoli e
piazze medievali quei canti un
po’ tristi e un po’ severi che
esprimono quanto di più genuino,
profondo ed autentico si sprigiona dall’animo sardo. L’organetto
diatonico ha accompagnato le
danze eseguite con rara maestria
dal gruppo di ballo che ha soprattutto il merito di essere composto
da giovani.
La rassegna di giochi ha avuto
il suo momento più significativo
– prosegue Cossu – con il convegno “Ars et Ludus” tenutosi nella biblioteca Capitolare di Verona ed avente come moderatore il
professore Giovanni Bò, già Magnifico Rettore dell’Università di
Sassari e socio onorario dell’Associazione Sardi “Sebastiano
VERONA
DICEMBRE 2005 •
Emilio Lussu ricordato
con un convegno in occasione
del 30° anniversario della morte
fantasia, una Sardegna che non
esiste, visitandola e colorandola
come i propri desideri vorrebbero.
Luciano Fasano, docente di
Scienze Politiche all’Università
di Milano, ha tracciato una linea,
nel suo studio d’approfondimento
da non sardo, per una figura che
tanto rappresenta l’isola e non
solo. Le componenti sostanziali
dell’esistenza lussiana, passata attraverso i concetti dell’autonomia, del federalismo, dell’idea di
Stato, delle lotte per la Resistenza, del percorso storico del Movimento operaio, sino ad arrivare in
conclusione all’idea di Stato federale e di concetto delle Regione,
in primis la Sardegna.
È toccato poi al Presidente del-
la Provincia di Cagliari, Graziano Milia, enunciare aneddoti della sua gioventù con simpatica
ironia, di quando Lussu si ritrovava in casa sua, in compagnia
del padre, per riunioni politiche.
E’ emersa una figura di Lussu
che incuteva timore e rispetto.
Un Lussu dal carattere forte, con
senso del comando nel sangue,
che si presentava spesso accompagnato da quella splendida figura – ha raccontato Milia – che era
Joyce Salvatori, la sua compagna: bellissima, maestosa, dal
carattere volitivo e determinato.
La coppia aveva i tratti del mito
vivente. Milia ha sottolineato
come sia mancato Lussu alla Sardegna. La sua uscita di scena dal
mondo politico isolano, ha segnato la fine del Partito Sardo
d’Azione, e da allora le idee tanto profuse e approfondite del
Lussu pensiero, non hanno mai
avvicinato lo spessore del personaggio tanto amato e stimato,
creandone davvero una sorta di
leggenda.
Luigi Cogodi, consigliere della
Regione Sardegna, ha posto una
domanda a se stesso e agli altri
relatori: che patrimonio umano,
culturale e politico ha lasciato ai
Sardi, Emilio Lussu? È vivissima
la sua memoria, ha detto Cogodi.
Un grande uomo, un grande politico, un grande intellettuale,
spesso citato in una sorta di mania nell’estrapolazione dei suoi
Con il circolo Sebastiano Satta
la Sardegna protagonista
al festival "Giochi in strada"
Satta” di Verona e come relatori
mons. Alberto Piazzi, canonico
bibliotecario, mons. Carlo Mazza, direttore dell’Ufficio Nazionale Tempo Libero Turismo e
Sport della CEI, la professoressa
Alessandra Rizzi dell’Università
Ca’ Foscari di Venezia e del Centro Ludico della Fondazione Benetton ed il saggista e storico del
gioco Marco Fittà.
Nei vari interventi è stato tratteggiato un excursus storico del
gioco e delle varie forme in cui
esso si è esplicato nel tempo, ma
sopratutto si è parlato dei significati molteplici che da esso promanano, sotto il profilo religioso,
didattico, etico, consolatorio.
In questa occasione, la tradizionale ospitalità sarda ha avuto
modo di manifestarsi con un rinfresco allestito nel chiostro del
Duomo. L’Associazione “Sebastiano Satta” ha fatto conoscere i
prodotti alimentari della Sardegna con l’assaggio di vari antipasti, di malloreddus annaffiati da
ottimi vini e infine, degli irrinun-
ciabili dolcetti sardi. Grande attenzione ed interesse ha suscitato un gruppo di lottatori di proveniente da Ollolai, formato da giovani ed adulti che ha dato dimostrazione di“Istrumpa” nel cortile del Tribunale. Questa forma di
lotta nata probabilmente come un
gioco poi sviluppatosi in sport
popolare è quasi sicuramente
d’origine nuragica, lo testimoniano alcuni bronzetti votivi trovati in siti archeologici ad Uta e
a Padria. Il termine secondo alcuni studiosi vuol dire buttare a terra rumorosamente. Appartenente
al mondo agro pastorale veniva
praticata in tutta la Sardegna con
forme e regole abbastanza simili:
“a manu a inthu”, “inthu po inthu”, “inthu partiu”, tutti termini
che significavano “gherrare”
(lottare).
Persino Arnold Schwarzenegger, che alterna l’attività cinematografica con quella di governatore della California, è rimasto
affascinato – secondo quando riporta L’Unione Sarda - dall’anti-
ca lotta dei pastori sardi,
s’istrumpa, un misto di forza,
agilità e furbizia senza pari. A
proporgliene la visione è stato il
suo amico e maestro Franco Columbu, famoso Mister Olympia
(nella sua palestra si allenano tutti i più noti attori di Holliwood),
ma soprattutto, da buon ollalaese, appassionato gherradore.
Qualche mese fa Columbu ha accompagnato il presidente della
federazione de S’Istrumpa Piero
Frau nello studio da Governatore
di Schwarzenegger. All’attore
sono stati donati una maglietta,
una medaglia d’argento e un gagliardetto. Regali molto graditi,
tanto che Schwarzenegger non ha
resistito alla tentazione di provare qualche mossa di istrumpa con
Franco Columbu di fronte agli
esterrefatti ospiti. I gherradores
di Ollolai, lo scorso anno hanno
conquistato il titolo di campioni
d’Europa in una finale tirata allo
spasimo con i coriacei spagnoli
di Leon.
Nell’ambito di queste manife-
29
pensieri, delle sue esperienze.
Ogni politico anche attuale, sembra rivalersi del Lussu pensiero,
ereditandone idee e determinazione. Ma è così? Una figura
quella di Lussu talmente sfruttata e abusata, con caparbietà e accaloramento ha sottolineato Cogodi, che oggi abbiamo il dovere
di difendere, perché il testamento morale politico che ci ha lasciato, non può essere assolutamente accostato al mondo politico dei nostri giorni, talmente lontano per ideologie e temperamento dal quadro storico vissuto da
Lussu.
Antonello Cabras, parlamentare, responsabile degli Enti Locali, ha tracciato un quadro del periodo relativo al passato trascorso da Emilio Lussu. Gli episodi
della prima Guerra Mondiale, la
fondazione del partito, la lotta
intensa al Fascismo. L’agguato ai
danni di Lussu nel 1926, costato
al sardista il confino e il lungo
peregrinare per l’Europa. Il tutto
per cercare di estrapolare il senso delle ideologie dell’epoca,
sorte in base alle sperimentazioni tortuose di vita navigata. Il
percorso politico che lo ha portato ad una maturazione socialista,
tanto da dover giungere a delle
rotture in Sardegna, con i suoi
allievi che non lo riconoscevano
più come figura di riferimento.
Quello è stato il passo – ha detto
Cabras – che ha fatto maturare il
Lussu politico non più a livello
regionale, ma bensì a livello nazionale.
Il convegno si è chiuso con saluti di Maria Antonietta Deroma,
responsabile del Settore Cultura
della Fasi, Roberto Anselmino,
Assessore alla Cultura del Comune di Cinisello Balsamo, che ha
patrocinato l’evento insieme alla
FASI e alla Regione Sardegna, e
di Daniela Gasparini, ex sindaco
della cittadina dell’hinterland
milanese e attuale Assessore alla
Provincia di Milano.
M. P.
stazioni si è inserita la visita pastorale di mons. Pietro Meloni,
Vescovo di Nuoro, su invito della Diocesi di Verona e dell’Associazione dei Sardi “Sebastiano
Satta”. Visita particolarmente significativa come testimonianza
di attenzione della Chiesa Sarda
alla numerosa comunità isolana
largamente inserita nel tessuto
sociale ed economico di Verona e
della Provincia.
Punto di riferimento dei Sardi è
l’Associazione “Sebastiano Satta” che promuove, sotto la guida
del dinamico presidente Maurizio Solinas, una serie di attività
che valorizzano l’immagine dell’
Isola e stabiliscono importanti
contatti tra la Sardegna ed il Veronese. Non un circolo della nostalgia, ma una vetrina dell’Isola,
un ambasciata della sardità.
Le giornate di Monsignor Meloni – segnala don Giovannino
Puggioni - sono state intensissime: con simpatia e naturalezza
egli ha condiviso i giochi rivelando un inalterabile spirito giovanile, ha offerto un contributo di alta
riflessione culturale sul valore
del gioco, sia nel ricevimento offerto dal Comune sia al convegno
“Ars et Ludus”.
Domenica 25 settembre la S.
Messa nell’antica chiesa dei Santi Apostoli, con l’accompagnamento del coro “Maria Munserra” di Tratalias ha coronato le
giornate veronesi di mons. Meloni. La parola del Vescovo ha offerto alcune chiavi di lettura circa il valore ed il significato della
emigrazione.
30 • D
ICEMBRE
Sport
2005
CALCIO
Il Cagliari di Sonetti
riassapora il gusto
della vittoria
Il nuovo tecnico ha ridato fiducia alla squadra - I rossoblù trascinati da un
ritrovato Suazo hanno battuto la Sampdoria e son tornati al successo in
campionato dopo 22 turni
di Andrea Frigo
C
om’è il dolce sapore di una
vittoria? Quasi non se lo
ricordavano più i rossoblù,
da tanto tempo era passato. Agognata, sospirata, più volte sfiorata, finalmente dopo otto mesi e
mezzo è arrivata la vittoria anche
per il Cagliari, l’unica squadra
del torneo che non aveva ancora
brindato ai primi tre punti.
C’è voluto il quarto allenatore
stagionale, quel Nedo Sonetti già
protagonista di una miracolosa
salvezza in B nel 2002, per ottenere la tanto attesa scossa. Il Cagliari ha brindato al primo hurrà
dell’anno battendo in casa la
Sampdoria, avversario di tutto rispetto, interrompendo così un digiuno che durava da ben 22 turni
di campionato (12 in questo e 10
nello scorso): i rossoblu, infatti,
non vincevano dal 13 marzo
scorso, quando rifilarono un secco 3-0 all’ultima Roma di Delneri.
E come se non bastasse, “Capitan Nedo”, dopo aver sbloccato
la squadra portandola alla prima
vittoria, ha infranto subito un altro tabù, quello relativo alle gare
in trasferta: dopo sei sconfitte
consecutive, è arrivato finalmente il primo punto esterno, conquistato sul difficile campo del Palermo, grazie ad un’emozionante
rimonta, un 2-2 da brividi firmato nella ripresa da Conti e Bega
(quest’ultimo al suo primo gol in
serie A).
Che il buon Nedo abbia già risolto tutti i mali del Cagliari in
così poco tempo? Troppo presto
per dirlo e guai ad essere già convinti che d’ora in poi tutto sarà
più facile, perché il campionato è
lungo e pieno di ostacoli e salvarsi sarà difficilissimo. Più volte è
stato ripetuto che la speranza del
Cagliari quest’anno era legata al
fatto che la classifica è corta e
che il torneo a 20 squadra è lunghissimo. Quindi c’è tempo per
tutti per recuperare e rimettersi in
corsa, anche per chi, come il Cagliari, ha atteso ben 13 giornate
prima di brindare al primo successo. Ma adesso non bisogna
credere che Sonetti abbia la bacchetta magica ma continuare a
lottare con il coltello fra i denti
domenica dopo domenica. Anche
perché il mese di dicembre sarà
decisivo, con ben tre trasferte su
quattro incontri.
Dopo Palermo, infatti, il Cagliari sarà impegnato a Torino,
sul campo della Juve ammazzacampionato (13 vittorie su 14
partite, sconfitta solo dal Milan a
San Siro). Quindi due spareggi
salvezza consecutivi: al San-
t’Elia contro l’Ascoli (domenica
18 dicembre) e a Parma, tre giorni dopo, nel turno infrasettimanale che precederà la lunga sosta
natalizia (la serie A tornerà in
campo domenica 8 gennaio).
Chiudere il 2005 in bellezza,
dunque, sarà determinante, perché poi, dalla ripresa del campionato, il Cagliari dovrà affrontare
il rush finale, sino a maggio (la
stagione si chiuderà prima per
preparare i Mondiali di Germania) tutto d’un fiato, giocando, a
volte, anche tre partite in otto
giorni. Sonetti questo lo sa e sta
tenendo tutti sulla corda. Ha det-
CALCIO
Cellino cede una quota
della società rossoblù
a tre nuovi soci
Sfuma la cessione dell'intero pacchetto azionario del sodalizio sardo
La tanto attesa cessione non
c’è stata, ma il Cagliari adesso
ha tre nuovi soci. Quel passaggio di consegne più volte annunciato, preludio alla partenza del
presidente Massimo Cellino per
gli Stati Uniti è stato più volte
rimandato, fino alla decisione
finale di non vendere più ma di
far entrare nel Consiglio di Amministrazione quei tre imprenditori che avevano formato una
cordata per rilevare le quote del
Cagliari. Cellino ha venduto, ma
solo il 25% del pacchetto azionario della sua Spa, restando
dunque presidente e proprietario
di maggioranza del club.
A Sergio Porcedda (imprenditore cagliaritano nel settore immobiliare), Angelo Cerina (medico cagliaritano, ex arbitro, direttore del Centro fitness del
Forte Village) e Lorenzo Giannuzzi (manager alberghiero calabrese, direttore generale del
Forte Village) non è riuscito il
“colpo” di acquistare il Cagliari,
battendo la concorrenza – si
dice – di un’altra cordata di imprenditori lombardi e dell’editore sardo Sergio Zuncheddu, pro-
prietario del gruppo Unione Sarda-Videolina, perché alla fine,
quando tutto sembrava deciso,
Cellino ha preferito restare al
comando della sua creatura, che
detiene da ben 13 anni (è il presidente più longevo nella storia
del Cagliari) cedendo solo il
25% della proprietà per una cifra pari a cinque milioni di euro,
appunto un quarto di quanto
Porcedda, Cerina e Giannuzzi
avevano offerto per comprare la
società (20 milioni di euro).
Come cambierà l’assetto societario è ancora presto per dirlo, anche se è chiaro che l’ingresso di tre nuovi soci sosteni-
tori porterà Cellino ad essere
meno accentratore rispetto al
passato, cosa che – per la verità
– non dispiacerebbe al vulcanico presidente che potrebbe così
dedicare più tempo alla famiglia
trasferitasi, l’estate scorsa, a
Miami in Florida.
Cerina, un passato di arbitro
in serie C e poi presidente del
settore arbitrale regionale, dovrebbe assumere l’incarico di
direttore generale, un ruolo alla
Moggi – per intenderci – rimasto scoperto nel Cagliari dai
tempi di Sandro Mazzola, mentre Porcedda potrebbe essere il
nuovo amministratore delegato.
Di sicuro c’è che con le risorse
introdotte nelle casse rossoblu
dai tre nuovi soci, a gennaio la
squadra verrà rinforzata. Arriveranno un centravanti (si rifà il
nome del triestino Godeas, già
inseguito ai tempi di Tesser) e
un centrocampista. Possibile anche l’ingaggio di un difensore
esperto e di un portiere, nel caso
in cui il panamense Jaime Penedo, che si sta allenando ad Assemini da novembre, non venisse
ritenuto adatto alla categoria.
to e ripetuto che nessuno deve
sentirsi sicuro del posto da titolare, che tutti sono i discussione.
Per questo, durante la settimana,
mischia spesso le carte, eslcudendo qualche titolare illustre
(leggasi Esposito) dalle partitelle, per stimolarlo a fare sempre
meglio.
C’è da dire subito, ad onor del
vero, che rispetto ai suoi predecessori, il tecnico di Piombino
già può contare su due nuove certezze, in attesa di possibili rinforzi nel mercato di gennaio: il portiere Campagnolo, che ha oscurato l’incerto Carini, protagonista
di un avvio di stagione negativo,
e il difensore uruguaiano Bizera,
che ha esordito proprio insieme
con Sonetti in quel di Reggio Calabria.
È lui il primo, vero rinforzo:
centrale difensivo sicuro e attento in marcatura, il giocatore che il
Cagliari cercava per affiancarlo a
Canini o Bega. E lui, il 25 enne
Joe Emerson Bizera, ha dimostrato di essere in grado di inserirsi subito nella realtà italiana,
dopo aver passato tre mesi ad allenarsi con i compagni in attesa
del transfer, dopo che il suo vecchio club di appartenenza, il Penarol di Montevideo, ne aveva
bloccato il passaggio al Cagliari.
Se la difesa migliora, il centrocampo ha dimostrato di poter
contare anche su un volto nuovo,
Conticchio, ottimo contro la
Sampdoria (mentre è sparito Ferrarese, quasi mai neanche in panchina) e su Budel, valida alternativa al poco disciplinato Conti. In
attacco, sempre in attesa che si
sblocchi Ciccio Esposito, lontano dal gol dalla prima giornata,
Sonetti ha rilanciato Langella
(protagonista anche lui nella prima vittoria stagionale) e dato fiducia a Suazo nel ruolo di punta
centrale. E lui, l’honduregno, appena diventato papà del piccolo
Eduardo, ha ripagato il mister siglando la doppietta che è valsa il
successo sulla Sampdoria di Novellino.
Ha deluso, invece, ancora una
volta, Esposito, che dopo aver
perso la nazionale sembra smarrito, privo di fiducia. Anche a
Palermo il numero 7 rossoblu ha
disputato una prova da dimenticare e nella ripresa è stato sostituito da Cossu.
Il fantasista cagliaritano, con la
sua verve, ha contribuito alla rimonta del Cagliari e nel finale ha
battuto alla perfezione il calcio di
punizione, dalla sinistra, che ha
permesso a Bega di calciare al
volo in rete la palla del 2-2.
S port
N
on solo Cagliari e Torres,
ma tanto calcio dilettanti
stico isolano in grande
evidenza. A cominciare dalla serie D dove la regina” tra le sarde”
è la Nuorese.
Matricola del torneo, la formazione barbaricina occupa i primi
posti della classifica e punta alla
promozione in serie C-2.
Una sorpresa, ma non troppo,
quella dell’undici verdazzurro,
dato che a parte l’entusiasmo dell’ambiente, che da anni attendeva
di vedere la squadra a certi livelli, ha alle spalle una società abbastanza ambiziosa.
Il vulcanico presidente Roberto Governi, dopo dodici giornate
di campionato (mentre scriviamo) ha deciso però di dare un taglio con il passato di gloria più
recente, licenziando il tecnico
Virgilio Perra.
L’uomo che ha condotto la
Nuorese al successo nel torneo di
eccellenza regionale, traghettandola nella serie superiore, con risultati molto positivi, si è ritrovato fuori dal gioco dopo due sconfitte consecutive.
Alla base, si dice, nella Nuoro
sportiva, c’erano forti contrasti
tra l’allenatore di Elmas e l’ex
presidente del Torino.
Ma si sa nel calcio, quando le
cose vanno male, giusto o sbagliato che sia, a farne le spese è
sempre l’allenatore.
La Nuorese ha cambiato la guida tecnica, Mario Petrone, ma
non le prospettive di chiudere in
testa il campionato. La strada è
ancora lunga e i barbaricini devono vedersela con squadre agguerrite, tra le quali il Tritium, il
Palazzolo, Fanfulla e una grande
decaduta, il Como, che stanno li
gomito a gomito nelle alte sfere
della graduatoria.
Solo il campo ovviamente dirà
quanto la Nuorese, con il cambio
tecnico, ci avrà guadagnato in
termini di risultati e soprattutto
di spogliatoio.
Meno bella decisamente la situazione di un’altra squadra isolana, che partiva con i favori del
N
onostante i tagli della Regione, le ambizioni delle
squadre sarde che militano
nel campionato di A 1 di tennistavolo non sono cambiate. Soprattutto nella Marcozzi, la società che da oltre trent’anni (è
stata fondata da un gruppo di
appassionati nel lontano 1972) si
alterna nei tornei nazionali,
l’unica che è riuscita a regalare
alla Sardegna quattro storici scudetti. La squadra cagliaritana,
che ha appena iniziato la nuova
avventura nella massima serie,
ha cambiato per metà la rosa ma
non gli obiettivi. Per questa nuova stagione ha allestito una squadra ambiziosa senza trascurare
il settore giovanile, il più promettente nel panorama isolano,
come confermano i prestigiosi risultati registrati negli anni scorsi da Stefano Curcio, Mauro
Locci e Mattia Contu. In panchina si è affidata al nigeriano Michael Oyebode, che assume la
duplice veste di allenatore giocatore. Il trentatreenne pongista di
Ibadan, città non lontano da Lagos, è un veterano dei campionati nazionali e da dieci anni difende i calori delle squadre sarde: ha infatti militato per diverse stagioni prima nel Cus Cagliari poi nel Guspini.
Con Michael Oyebode, è approdato alla Marcozzi anche
Stefano Tomasi, n. 11 d’Italia,
fresco di uno scudetto conquistato con il Pieve Emanuele, che in
DICEMBRE 2005 •
CALCIO
La matricola Nuorese
grande sorpresa
del calcio dilettantistico
La squadra barbaricina ai vertici della serie D – Esonerato
dopo due sconfitte l’allenatore che l’aveva portata al successo –
Le altre formazioni dei tornei minori
di Andrea Porcu
pronostico: l’Alghero. Occupa
una posizione di centro classifica, lontana dalla vetta, ma neanche troppo distante dalle zone più
calde. Una squadra costruita per
vincere, che invece patisce molte difficoltà.
Eppure più di qualcuno tra i
tecnici ha rimarcato come l’undici algherese sia più forte della
passata stagione. Misteri, talvolta, impossibili da valutare.
Resta il fatto che i dirigenti del
sodalizio catalano, siano abbastanza imbronciati per il cammi-
no finora percorso dalla squadra.
I giocatori, sembra, dalle voci
che arrivano dalla città, non sarebbero troppo concentrati sull’impegno da mettere in campo.
La società delusa minaccia più
controlli “notturni”e sanzioni.
Come dire un’altra veste del calcio. Chi investe in una squadra
per ottenere risultati e ambire a
qualcosa di importante, si ritrova
a fare da” guardiano” dei giocatori che non rendono come ci si
attendeva. Chissà quali sviluppi
avrà la situazione nei prossimi
mesi. Anche a Villacidro, si registra un cambio di guardia in panchina. lira aria pesantina dalle
parti del monte Linas.
Via il tecnico sindacalista
Giorgio Asuni, dentro Giancarlo
Sibilia, vecchia conoscenza dell’ambiente villacidrese. Come
dire niente più orari sindacali, ma
impegno costante e produttivo
per uscire dalle sabbie mobili.
Altre realtà calcistiche isolane
in cerca di gloria si trovano nel
campionato regionale di Eccellenza. Tra tutte spicca il Tempio
che marcia a ritmo serrato e fa il
vuoto alle sue spalle.
I galletti vogliono ritornare su-
bito in serie D. la squadra di Mister Gianni Addis sta vivendo un
bel momento e le prospettive di
raggiungere il traguardo della
promozione sono sufficientemente praticabili.
Partita senza particolari pressioni societarie e ambientali
come nella passata stagione, il
Tempio fa della tranquillità la
sua grande forza.
Forse è questa la chiave della
annata sportiva in corso.
Da Nativi, passando per Coletti, Borrotzu e Stocchino, l’organico dei galluresi oltre che di tecnica è formato anche dallo spirito di gruppo, dalla voglia di stare
uniti, di giocare con la mente
sgombra da assilli di qualsiasi
tipo. Su queste basi il futuro non
può che essere ottimistico.
Dietro i tempiesi, ci sono altre
squadre che lottano con determinazione per gli stessi obiettivi.
La sorpresa maggiore è rappresentata dal Tortolì.
Gli ogliastrini guidati da Senigagliesi non erano considerati
alla vigilia tra i protagonisti del
torneo, ma nei fatti hanno finora
smentito tutti.
A Tortoli si respira aria da
TENNISTAVOLO
Immutate le ambizioni
delle squadre sarde
La Marcozzi punta alla conquista dello scudetto
di Sergio Casano
primavera ha eliminato nella
semifinale scudetto proprio la
formazione cagliaritana. Confermati i due protagonisti della passata stagione: il cinese Guo Yu e
Mattia Crotti: “ Sono felice di
essere tornato dopo alcuni anni
a Cagliari - dice Michael Oyebode - , una città splendida dove
mi sono ambientato dal primo
giorno e dove soprattutto il tennistavolo è stato sempre ai massimi livelli.
La Marcozzi ha perso dei giocatori importanti, come Grigori
Vlassov e Francesco Lucesoli,
ma sono convinto che ci toglieremo qualche soddisfazione in
questa nuova stagione. Il campionato è diviso in tre tronconi,
noi ci troviamo in quello di mezzo, insieme con cinque squadre
che si contendono due posti per
i play off scudetto. Le nostre
ambizioni, insomma, non sono
cambiate: puntiamo anche quest’anno a classificarci nei primi
quattro posti della classifica, gli
unici utili ai play off scudetto”.
Tra le squadre che potranno inserirsi nella lotta per i play off ci
potrebbe essere anche il Guspini,
che si ripresenta ai nastri di partenza del torneo di A 1 con diverse novità rispetto allo scorso
anno. Ha ingaggiato l’ex allenatore bosniaco della Marcozzi
Zoran Milicevic, che nella squadra mineraria ritrova suo figlio
Srdan e il nuovo acquisto Francesco Lucesoli ( al decimo posto
delle classifiche italiane), i quali
affiancano il riconfermato Luca
Ricci e il Wua Nan, proveniente
dal Torino. 24 anni, numero 3
degli stranieri in Italia, il nuovo
pongista dagli occhi a mandorla
prende il posto di Shang Yu,
che non è mai riuscito ad ambientarsi nella formazione mine-
raria. Una compagine robusta, il
Guspini, che potrebbe rivelarsi
la vera sorpresa del campionato.
Il test più importante per conoscere le potenzialità della squadra potrebbe essere il primo derby della stagione contro la Marcozzi, in programma alla seconda giornata a Cagliari nel Palatennistavolo di Mulinu Becciu.
In campo femminile, tutta
nuova la squadra del Muravera,
da cinque anni nei play off scudetto e da tre in finale con il Castelgoffredo, considerata da tutti gli addetti ai lavori come la Juventus del pongismo internazionale. Dopo aver sfiorato il titolo
tricolore, la compagine guidata
dal presidente fac-totum Luciano Saiu ha dovuto fare i conti
con il bilancio e si è vista sfuggire tutte le giocatrici protagoniste
delle passate stagioni. Wang Yu
è andata a San Donato Milanese,
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“grande evento” calcistico, per
una promozione che sarebbe storica. Ma lo stesso tecnico Senigagliesi, getta acqua sul fuoco del
facile entusiasmo.
Il campionato di eccellenza è
ancora lungo e duro e occorre
giocare sempre con cuore e anima. E poi ci sono gli avversari.
Tra questi il Budoni di Degortes. Altra realtà interessante del
bacino orientale dell’isola. Con
umiltà e sacrificio, la squadra ha
costruito tassello dopo tassello,
un piccolo castello di successi e
armonia, andando, finora, oltre le
aspettative iniziali. E’ questo il
calcio che vorremmo sempre vedere. Senza grilli e fronzoli, ma
tenacia e piedi in terra.
E che dire del Tavolara, in quel
di Olbia.
La formazione di Giuseppe
Leggieri, è tra quelle in corsa per
la vittoria finale.
Organico abbastanza competitivo, dai Rassu a Ferreli e Casu,
ambiente sereno e un tecnico che
sa il fatto suo in chiave tattica.
Non ci sarebbe da stupirsi se il
Tavolara riuscisse nella volata
finale del torneo, a precedere tutti e staccare il biglietto per la serie D
E’ un campionato bello da vedersi e abbastanza equilibrato.
Per ora il Tempio è la degna regina, ma tutte le altre squadre non
sono affatto comprimarie.
Chi doveva fare stracci vecchi
delle avversarie era il Castelsardo, la cui società ha investito parecchio per vincere il campionato. Invece la formazione dapprima guidata da Luigi Alvardi e poi
dal subentrante Mario Silvetti, ha
deluso le attese ed in questo momento si trova lontano dal vertice della classifica.
E’ sufficiente una dichiarazione del Presidente Antonello Lorenzoni ad inquadrare la situazione.” Ad un terzo dall’inizio del
campionato si era prefissata una
verifica che non ha dato i risultati sperati”. Si spera in Silvetti per
invertire la tendenza e riprendere
a correre.
Liu ha scelto altri lidi europei,
Maria Rita Pilloni è rimasta in
Sardegna ma ha preferito il
Quartu. Così, la società del Sarrabus ha allestito una rosa nuova
di zecca, composta soprattutto da
giocatrici sarde, come Luana
Moltalbano, Claudia Caredda,
Francesca Matta e Maria Assunta Locci, alle quali si è aggiunta
una giovanissima cinese: Wang
Dan Dan. I play off diventano
pertanto solo un bel ricordo e il
massimo obiettivo per il Muravera è soltanto la salvezza. Lo
stesso dello Zeus Quartu, che ha
ingaggiato Maria Rita Pilloni, n.
10 d’Italia, la 18enne cinese
Guo Si Jey, alla quale farà da
chioccia la sua connazionale Wei
Jian, l’unica superstite della formazione della passata stagione.
Ma se il Muravera e lo Zeus
Quartu, salvo sorprese, partono
con l’intento di raggiungere in
anticipo la salvezza, non è riuscito a decollare l’Iglesias che, dopo
la trionfale promozione in A 1,
ha dovuto rinunciare al campionato per motivi economici.
Il nuovo campionato è partito
quest’anno con diverse novità:
tutte le partite, sia nel torneo
maschile che in quello femminile, per esigenze televisive, si
giocano il venerdì alle 20. Inoltre, non ci sarà più il pareggio
perché, nel caso che i singolari si
concludano in parità, ci sarà solo
un doppio unico a sancire la vittoria.
32
U
Cultura
• DICEMBRE 2005
na morte improvvisa, repentina, unu corpu, fa piroettare la fantasia, fa
esplodere fantasiosi fuochi d’artificio. Se poi arriva nel fiore
degli anni, si fa fatica a comprenderla. Era morto lontano
dalla sua città, scritturato per il
Festival of Italian Opera al
Gaiety Theatre di Dublino. All’improvviso, la falce della nera
mietitrice. Chi diceva infarto e
chi avvelenato per gelosia da
qualche cantante che non sapeva neppure aprire bocca. Chi ictus, chi peritonite, chi mal di
stomaco e chi addirittura indigestione.
Ognuno aveva la sua verità: –
Lo so io, te lo dico io. Du sciu
deu, ti du nau deu. L’uomo crede a tutto quello che dicono gli
altri.
La Nuova Sardegna riportò in
prima pagina la notizia della
morte, non una riga sui quotidiani cagliaritani L’Unione
Sarda e Il Quotidiano Sardo.
Emilio “Ninni” Carta, giovane
giornalista dell’ANSA la comunicò al padre. Morti de fillu ndi
sciusciat su coru, Morte di figlio distrugge il cuore. Non è
possibile raccontare il dolore
per la morte d’una propria creatura. Ci sono dolori che non
passano mai. Così fu per il padre, che per sopravvivere al
vuoto creato dalla perdita del
figlio ne raccolse i costumi. Il
suo primo costume di scena se
l’era fatto confezionare dalle
sorelle Fontana, non per civetteria o esibizionismo, ma perché era un perfezionista.
Raccolse gli spartiti – tutti rilegati in marocchino, con scritte e fregi d’oro – i manifesti e le
locandine, le fotografie, i giornali che parlavano delle sue recite, la sua scatola del trucco e
persino la cenere d’una sigaretta fumata per caso, poiché non
era un fumatore. Costruì il suo
«nido di memorie» – per dirla
con Ruggiero Leoncavallo –
dove però il dolore gli impediva
di entrare.
Il padre cercò anche e soprattutto di dare una risposta ai
molti interrogativi estemporanei. E la diede. Tormentato da
un raffreddore, il giovane baritono temeva per la voce, aveva
paura di non farcela a cantare.
Si fece visitare da un medico, il
quale per tranquillizzarlo gli
prescrisse un’iniezione di penicillina, allora largamente usata,
toccasana per tutte le malattie.
Non sapeva di essere allergico
alla penicillina. E proprio l’antibiotico gli sarebbe stato fatale: shock anafilattico.
Diverse le conclusioni della
fidanzata del cantante. Per lei,
nella morte del suo Tonino
c’erano delle falle, a cominciare dall’autopsia, che diceva
poco e nulla. Non se ne capacitava. Cercò di saperne tanto da
poter mettere fine alle troppe
improvvisate deduzioni. Cos’era stato veramente a farlo
morire? Cominciò a scavare,
frugare, a spaccare il capello in
quattro. Seppe così da alcuni
artisti della stagione lirica che
si era trattato di un infarto fulminante. Arrivato in albergo,
Tonino depose le valigie nella
stanza. Senza neppure aprirle,
si diede una veloce rinfrescata,
Ricordo di Antonio Manca Serra
baritono cagliaritano
a cinquant'anni dalla scomparsa
Morì a trentatrè anni, il 25 aprile del 1956, in una stanza d'albergo
di Dublino dove si trovava in tournèe scritturato per il Festival of
Italian Opera al Gaiety Theatre - Le molte ipotesi sulle cause
del decesso - Tormentato da un raffreddore temeva per la voce,
si fece visitare da un medico che gli prescrisse un'iniezione
di penicillina, farmaco al quale non sapeva di essere allergico
di Adriano Vargiu
quindi di corsa in teatro per le
prove. E in teatro morì, durante
le prove.
Per evitare la chiusura del teatro, con la conseguente sospensione o ritardo della stagione lirica, fu deciso di trasportarlo in albergo, seduto su
d’una sedia, in modo da farlo
sembrare vivo. Una messinscena senz’altro cinica per evitare
perdite di denaro, mettendo
così un altro chiodo alla croce.
Lo spettacolo non poteva essere interrotto.
Una simulazione simile a
quella di Voltaire: appena morto, facendolo sembrare vivo, fu
portato da religiosi disposti a
seppellirlo in terra consacrata,
fu vestito, imparruccato, incipriato e messo a sedere in carrozza, sorretto da un valletto.
Al passaggio della carrozza,
tutti lo acclamavano.
Due cantanti di quella triste
stagione lirica, il tenore Antonio Galiè e il baritono Paolo
Silveri – in dichiarazioni rilasciate negli anni Sessanta (Galiè) e negli anni Ottanta (Silveri) – hanno sempre parlato di
morte improvvisa, avvenuta
nell’albergo dove alloggiava
quasi tutta la compagnia italiana.
E i giornali di Dublino? Scrissero quasi niente della morte
del baritono, senza azzardare
ipotesi sulla causa. Il quotidiano The Irish Times del 26 apri-
le riportò la notizia della morte
in prima pagina:
«Italian singer
dies in Dublin»,
Cantante italiano muore a Dublino. Il settimanale
cattolicoThe Standard
del 4 maggio, riportò la cerimonia funebre, celebrata
nella
chiesa di San
Francesco
in
Merchants’
Quay: «Tribute
to
baritone»,
Tributo al baritono.
Antonio Manca aprì gli occhi
a Cagliari, il 16
gennaio 1923,
nel quartiere di
Villanova, s ’ a p pendiziu ’e Biddanoa. Il padre lo registrò all’anagrafe con i nomi di Antonio Giuseppe Ricardo (con una
c). Stessi nomi e grafia anche al
fonte battesimale. In famiglia e
per gli amici fu Tonino.
Crebbe in s’appendiziu degli
orti e dei forni delle panettiere
pettegole e maliziose, panetteras crastulas e trancheras. Nel
quartiere degli inforna Cristi, is
inforra Cristus: finita la legna,
una panettiera, per poter continuare la cottura del pane,
avrebbe gettato nel forno un
crocifisso. Ahi, la leggenda!
Quando la madre morì, aveva
poco più di dieci anni. Il ricordo di lei, del suo sorriso che si
stemperava in un arcobaleno,
l’amore e l’affetto, la stima e la
riconoscenza l’accompagnarono per tutta la sua breve esistenza. Al cognome paterno aggiunse quello materno, formando il
nome d’arte di Antonio Manca
Serra.
S’iscrisse al Conservatorio
Statale di Musica «Pierluigi da
Palestrina», che aveva sede nell’ex Palazzo Civico, al n. 1 (n°
6 nell’attuale numerazione civica e non si capisce il perché)
della piazza Palazzo, nel quartiere di Castello. Con grande
dispiacere del padre, perché
l’avrebbe voluto avvocato. Poi
però lo sostenne, seguendolo
nei sentieri delle emozioni, degli applausi, della celebrità.
«Voce di tenore», sentenziò
all’esame di ammissione, Renato Fasano, direttore del Conservatorio. Di diverso avviso gli
altri insegnanti della commissione. Frequentò le scuole di
canto di Laura Pasini e Maria
Capuana: due grandissime cantanti e straordinarie insegnanti,
che riuscirono a togliergli fuori
quello che neanche lui sapeva
di avere.
Conseguì il diploma nel 1945,
con il massimo dei voti. Prodromo di promesse, si perfezionò a
Roma, frequentando i corsi di
specializzazione di canto lirico
dell’Accademia di Santa Cecilia, tenuti dai direttori d’orchestra Giuseppe Morelli e Ugo
Catania.
Debuttò nel 1947, al Teatro
Mancinelli di Orvieto, nell’opera Il Trovatore, di Giuseppe Verdi. Subito notato dal critico del Messaggero di Roma:
«Il baritono Antonio Manca
Serra ha saputo in maniera
grande conquistare il favore di
un pubblico che per tradizione e
per maturità lirica passa giustamente per esigente e severo.
Francamente il Manca si è trovato a suoi agio a fianco dei
colleghi, volevamo dire che non
è stato posto affatto in ombra e
ha potuto rivelare quelle che
sono oggi le sue alte doti di cantante, quelle che potranno essere le sue possibilità avvenire.
Ci ha dato infatti un Conte di
Luna degno di figurare nei
maggiori teatri, col canto impetuoso e sicuro, generosamente
offerto dalla sua evidente capacità, la quale, perfezionata dalla professione, renderà il Manca un artista che farà certo parlare di sé».
Forte di un laboratorio di canto serissimo, capace di proporre parti che spaziavano dal Settecento al Novecento, si avviò
in un itinerario di successi, lungo la strada del nomadismo artistico, di teatro in teatro.
Nel suo desiderio di girare, ha
cantato dappertutto, anche nei
teatri dell’estrema periferia.
Quei teatri che per i cantanti costituivano una formidabile palestra, dove s’imparava il mestiere, si affinavano le tecniche,
si sentiva e si ascoltava il respiro degli spettatori.
Per niente vanesio. Rassicurato, premiato, gratificato dal
pubblico.
Una carriera affrontata con
concretezza e portata avanti in
maniera splendida. Una carriera
breve, ma da protagonista.
Quando morì era solo agli inizi,
chissà quanto avrebbe ancora
potuto dare.
In neppure dieci anni ha mostrato una voce bellissima,
chiara, incisiva, ricchezza di
letture raffinate, di dettagli
espressivi ed emozioni. Ha mostrato gusto, musicalità, intensità d’interpretazione, talento.
Ha dimostrato, nel suo «giovanile ardore», di essere un baritono nato, un perfezionista instancabile, maniacale.
È passato cantando un repertorio da gran voce. Compreso il
Fidelio di Beethoven, che non è
teatro e che per cantarlo bisogna essere musicalissimi.
Nella sua voce che si estendeva per due ottave e nel suo canto c’era se stesso.
Era qualcosa di nuovo nel panorama della lirica. Non imitava nessuno, semmai gareggiava
con i mostri sacri di quegli
anni, ed erano tanti, italiani e
stranieri. Fatta la tara agli stereotipi tanto cari al melodramma,
si potrebbe anche dire che di
certo non aveva bisogno di
aspirare all’eredità di altri baritoni.
Ha cantato con tutti i grandi
di allora: Beniamino Gigli, Giacomo Lauri Volpi, Gino Penno,
Renzo Pigni, Gianni Poggi, Ferruccio Tagliavini, Francesco
Albanese, Mario Del Monaco,
Mario Filippeschi, Emilio Marinescu, Vasco Campagnano,
Ramon Vinay, Franco Corelli,
Gino Sarri, Carlo Bergonzi,
Gianni Raimondi, Giacinto
Prandelli, Umberto Borsò,
Achille Braschi, Maria Caniglia, Magda Olivero, Ebe Stignani, Maria Callas, Renata Tebaldi, Maria Pedrini, Rosetta
Noli, Adriana Guerrini, Alda
Noni, Cesy Broggini, Iolanda
Gardino, Rina Gigli, Fiorella
Carmen Forti, Grazia Calaresu,
Anna Di Stasio, Fernanda Cadoni, Franca Sacchi, Stella Roman, Gabriella Tucci, Miriam
Pirazzini, Virginia Zeani, Antonietta Stella, Palmira Vitali
Marini…
Ha inciso diverse opere, riproposte in questi ultimi anni –
ad eccezione dell’Aida verdiana (dischi Capitol) – in CD:
Otello di Verdi (Paperback opera, 2000), Il Trovatore di Verdi
(Paperback opera, 2002), Fidelio di Beethoven (Osteria,
Olanda, 2002), Andrea Chénier
di Giordano (Paperback opera,
2004), Famous Italian Baritones Of The Past (Lebendige
Vergangenheit, Austria, 2004),
Samson et Dalila (Bongiovanni, 2005, peccato che il nome
del baritono non figuri nella copertina, assieme a quelli di Vinay e Stignani).
Qualche mese prima della sua
tragica fine, una casa discografica di New York lo contattò
per l’incisione di diverse opere.
In partenza per Dublino, ricevette il telegramma per cantare
al Teatro alla Scala di Milano.
Telegramma che il padre fece
incorniciare, appendendolo nel
suo doloroso «nido di memorie».
Riposa a Cagliari, nel cimitero di Bonaria. Sulla sua tomba
non mancano mai fiori freschi.
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