Restauro digitale del colore nelle pellicole cinematografiche: il caso
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Restauro digitale del colore nelle pellicole cinematografiche: il caso
Restauro digitale del colore nelle pellicole cinematografiche: il caso de “La ciudad en la playa” CHRISTIAN SLANZI, ALESSANDRO RIZZI DIPARTIMENTO DI TECNOLOGIE DELL'INFORMAZIONE- UNIVERSITÀ DI MILANO Via Bramante, 65 – 26013 Crema, Tel. 0373 898059, Fax: 0373 898.010 [email protected], [email protected] 1. Introduzione Il materiale cinematografico è il risultato di un processo chimico instabile, soggetto a degrado col passare del tempo. Questo degrado è irreversibile e in molti casi il restauro fotochimico di pellicole cromaticamente degradate è rischioso e non sempre possibile. In questi casi, il restauro digitale del colore può rivelarsi un metodo prezioso. In questa pubblicazione, presentiamo il resoconto di un’esperienzauna di restauro digitale del colore in un filmato cromaticamente degradato, mediante una tecnica basata su un approccio percettivo, ispirata da alcuni meccanismi di adattamento del sistema visivo umano (SVU), in particolare i meccanismi di costanza di luminosità (lightness constancy) e di costanza cromatica (color constancy). Il meccanismo di adattamento lightness constancy ci permette di percepire stabilmente la scena anche quando si è sottoposti a cambiamenti dell’intensità della luminosità media, mentre il meccanismo di color constancy ci permette di percepire stabilmente la scena anche quando soggetti a variazioni del colore dell’illuminante. L’idea di base dell’approccio proposto è che il restauro della decolorazione della pellicola e/o della comparsa di eventuali dominanti cromatiche può essere visto come un problema di massimizzazione della dinamica e di rimozione del disturbo cromatico nell’immagine, ne segue l’idea di applicare come correzione meccanismi di color constancy [1][2][3]. E’ stato dunque scelto di utilizzare un algoritmo per l’equalizzazione cromatica non supervisionata, ACE, il cui acronimo sta per Automatic Color Equalization [4][5]. La principale caratteristica di ACE è la correzione locale del colore; ACE è in grado di adattarsi a dominanti cromatiche non conosciute a priori, per risolvere il problema della costanza cromatica e di eseguire una estensione del range dinamico dell’immagine, anche nel caso di filmati in bianco e nero. Inoltre, l’algoritmo ACE è non supervisionato e richiede un minimo coinvolgimento da parte dell’utente. Queste proprietà lo rendono adatto per il restauro cinematografico, un problema nel quale abitualmente non c’è una versione di riferimento per comparare i risultati del filtraggio e criteri sostitutivi possono essere la piacevolezza e la naturalezza dell’immagine finale. 1 In questo articolo si presenta l’esperienza dell’utilizzo dell’algoritmo ACE per il restauro del cortometraggio “La ciudad en la playa” [6] e delle modifiche necessarie per portare a termine il restauro completo della pellicola. 2. Implementazione di ACE per il restauro automatico di una pellicola Una descrizione dettagliata dell’algoritmo ACE può essere trovata in [4][5]. L’applicazione di ACE per il processo di restauro cinematografico non è diretta; diversi aspetti devono essere modificati o introdotti allo scopo di soddisfare i requisiti tecnici del campo del restauro cinematografico. Innanzitutto, abbiamo bisogno di tarare i pochi parametri del modello: la pendenza (slope) della funzione r(·) e la distanza da utilizzare. Ulteriori parametri e funzioni di pre e post processing sono poi state aggiunti. Per la taratura dell’intero set di parametri, l’idea proposta è quella di utilizzare un set di parametri scelto su misura per ogni shot. Per fare questo è necessario suddivedere l’intera pellicola in shots ed estrarre un insieme limitato di fotogrammi, detti fotogrammi di riferimento (reference frames) o fotogrammi chiave (key frames), che rappresentano il contenuto dell’intero shot. L’algoritmo scelto per selezionare i fotogrammi chiave è [9]. In seguito all’estrazione dei fotogrammi chiave, queste immagini sono usate come set per il tuning dei parametri di ACE, valutati visivamente da un esperto di restauro. 3. Restauro del colore Le immagini del filmato sono sbiadite, hanno una saturazione bassa e una dominante cromatica sparsa ovunque nell’immagine. Per recuperare parte del colore originale, non è bastata una semplice applicazione dell’algoritmo ACE, ma sono state necessarie una serie di tecniche aggiuntive. Queste nuove funzionalità permettono di ottenere risultati soddisfacenti anche quando il fotogramma d’ingresso è notevolmente corrotto. L’algoritmo, allo stato attuale, non usa nessun tipo di correlazione interfotogramma per migliorare il suo risultato. Questo aspetto sarà soggetto di futuri sviluppi. Esempi di restauro sono visibili nelle Fig. 1 e 2. Nella Fig. 2 è visibile l’effetto della regolazione del parametro del contrasto. 2 Fig. 1 Rimozione della dominante cromatica. Fig. 2 Regolazione del parametro del contrasto. 3 Le nuove funzionalità introdotte, per il restauro della pellicola, sono: Keep Original Gray (KOG): Questa funzionalità è stata sviluppata per rilassare il meccanismo che regola la luminosità media del risultato. Al posto di centrare i canali cromatici attorno al grigio medio, la funzionalità KOG preserva i valori medi originali (indipendentemente nei canali R, G, B). Questo porta a istogrammi più simili nella forma a quelli della immagine originale, influendo marginalmente sulla proprietà di color constancy di ACE, prevenendo (Fig. 3) dal modificare troppo un’immagine complessivamente scura (low key image) o complessivamente chiara (high key image). Questa funzionalità risulta molto utile per le sequenze di dissolvenza in apertura (fade-in) e di dissolvenza in chiusura (fade-out). Keep Original Dynamic Range (KODR): Alle volte i registi cinematografici o i direttori della fotografia usano soltanto una piccola parte del range dinamico disponibile dalla pellicola per ottenere specifici effetti visivi; in altri casi sono le particolari condizioni di illuminazione della scena o del particolare contenuto informativo colore nella scena (per es. un’alba o un tramonto) a produrre immagini con un istogramma limitato (Fig. 3). In questi casi, l’uso della funzionalità KODR rispetta l’intenzione originale del regista. Questa funzionalità può essere usata anche per gestire la poca informazione sul colore in fotogrammi eccessivamente degradati. Oltre a queste, sono state aggiunte delle altre funzionalità di correzione colore e di elaborazione dell’immagine di tipo classico, per intervenire laddove ACE fallisce o per funzionare da supporto aggiuntivo all’algoritmo ACE allo scopo di ottenere risultati migliori nel caso di situazioni particolari. Queste funzionalità sono: Gamma Modification: La modifica della gamma può essere usata per ottenere un effetto di compressione e dilatazione globale delle zone tonali dell’immagine, e quindi può risultare utile per far emergere alcuni toni persi nei fotogrammi da restaurare (Fig. 4). S Shape Correction: La funzionalità S shape correction permette all’utente di determinare la forma della curva di correzione tonale da applicare, attraverso la regolazione di alcuni punti di controllo lungo la curva. Con un numero limitato di punti è possibile determinare a piacere il profilo della curva di correzione andando ad intervenire in modo personalizzato nei diversi toni del colore, scegliendo ad esempio di valorizzare i toni medio-bassi ed affievolire quelli alti. E’ inoltre possibile applicare una forma diversa della curva in ciascun canale cromatico (Fig. 5). 4 Fig. 3 Regolazione dei parametri delle funzionalità KOG e KODR. Fig. 4 Correzione gamma globale dell’immagine. 5 Fig. 5 Correzione S shape del canale cromatico blu. Saturation Enhancement: Il degrado degli strati cromatici genera un’immagine con dominante, ma anche con debole saturazione. Il restauro deve non soltanto sopprimere la dominante ed equilibrare i colori, ma anche aumentare la saturazione per ottenere dei colori più brillanti. La conversione dell’immagine nello spazio HSV permette di separare i canali dell’immagine in tinta (H), saturazione (S) e intensità (o valore) (V). Poiché la saturazione è rappresentata da un canale a parte, risulta facile aumentarne il valore utilizzando un coefficiente moltiplicativo. Questo metodo, seppur semplice, pone qualche problema quando è applicato alle immagini con dominante. Infatti, in un’immagine con dominante la tinta prevalente è proprio quella della dominante, aumentare la saturazione in questi casi significa accentuare la dominante generale, complicando di molto l’operazione di restauro. Nel corso del restauro de “La ciudad en la playa” è stato inizialmente adottato un metodo che aumenta la saturazione in modo non uniforme sull’immaginee [8]. Dai risultati preliminari ottenuti si è evidenziato però che tale metodo, non garantisce che la tinta originale del pixel sia preservata. E’ stato quindi sviluppato un’algoritmo che, basandosi su un principio più semplice, utilizza lo spazio HSV per effettuare una valorizzazione della saturazione in modo non uniforme preservando la tinta originale (Fig. 7). Per ogni pixel dell'immagine, la tripletta di valori RGB viene convertita in valori nello spazio HSV. Al valore di saturazione S viene applicata la funzione di Saturation Enhancement, il cui grafico è mostrato in Fig. 6 e la cui formula è data da: s ' = kx * s + ks * e − ( s − mean ) 2 sQ − ks * e − mQ sQ dove kx = 1 − ks * e 6 − (1− mean ) 2 SigmaS 2 + ks * e − mean 2 SigmaS 2 e mQ = mean 2 sQ = SigmaS 2 Fig. 6 Grafico della curva di Saturation Enhancement Fig. 7 Aumento della saturazione. 3. Conclusioni In questa pubblicazione, abbiamo presentato un esempio di applicazione di una tecnica per il restauro digitale del colore e del range dinamico in pellicole cromaticamente degradate. Il restauro del colore e del range dinamico è stato realizzato mediante un algoritmo di equalizzazione del colore non supervisionata, basato su un approccio percettivo. Per soddisfare i requisiti del settore del restauro 7 cinematografico digitale sono state aggiunte nuove funzionalità ad hoc. Di queste e delle funzionalità base è discussa la taratura dei parametri. Il risultato finale, verrà presentato al Museo Nazionale di Arte Moderna di Montevideo. Ringraziamenti Gli autori desiderano ringraziare il regista Ferrucio Musitelli e suo figlio Rodolfo per il permesso di usare il loro film, per il supporto e per l’amiciza. Bibliografia 1. A. Rizzi, C. Gatta, C. Slanzi, D. Marini, “Digital techniques for unsupervised color film restoration”, MIDECH05, Multimedia.Information@Design for Cultural Heritage, Milano, 8 Marzo 2005. 2. A. Rizzi, M. Chambah , D. Lenza, B. Besserer, D. Marini, “Tuning of perceptual technique for digital movie color restoration”, Electronic Imaging 2004, S.Josè (California – USA), January 2004. 3. M. Chambah, A. Rizzi, C. Gatta, B. Besserer, D. Marini, “Perceptual approach for unsupervised digital color restoration of cinematographic archives”, Electronic Imaging 2003, 21-24/01/03, S. Clara, California (USA). 4. A. Rizzi, C. Gatta, D. Marini, “A New Algorithm for Unsupervised Global and Local Color Correction”, Pattern Recognition Letters, Vol 24 (11), pp. 16631677, July 2003. 5. A. Rizzi, C. Gatta, D. Marini, “From Retinex to Automatic Color Equalization: issues in developing a new algorithm for unsupervised color equalization”, Journal of Electronic Imaging, Vol 13 (1), pp. 75-84, January 2004. 6. “La ciudad en la Playa”, 1960, regia di Feruccio Musitelli. Cortometraggio per la promozione turistica della città di Montevideo, 12’. 7. G. Ciocca, R. Schettini, Dynamic key-frame extraction for video summarization, Proc. Internet imaging VI, Vol. SPIE 5670 (S. Santini, R. Schettini, T. Gevers eds.), pp. 137-142, 2005. 8. M. Chambah. “Analyse et traitement de données chromatiques d'images numérisées à haute résolution.” Tesi di dottorato, Université de La Rochelle, 2001. 8