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Seguiamo la stella - Oratorio di Berbenno e Selino

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Seguiamo la stella - Oratorio di Berbenno e Selino
Seguiamo la stella
Insieme
Notiziario delle comunità parrocchiali
di Berbenno, Blello e Selino Alto
NATALE 20131
INDICE
Insieme
Anno II - Numero 5
Dicembre 2013
Direttore responsabile:
Don Luca Gattoni
Direttore di redazione:
Romina Tamerici
Redazione: don Luca Gattoni, Giulia Colombo, Maria Locatelli, Maura Locatelli, Nino Loconte, Luana
Nava, Stefania Pozzi, Federica Salvi, Romina Tamerici.
Altri collaboratori: Diego Mosca,
Gian Maria Salvi
Foto a cura della Redazione
Stampa
Tipolitografia ALGIGRAF
Brusaporto (BG) - Tel. 035.68.43.42
[email protected]
Si ringraziano tutte le persone
che hanno collaborato.
Seguiamo la stella ............................................................. pag. 3
In primo piano
Fraternità, fondamento e via per la pace ............................ pag. 5
Programma natalizio........................................................... pag. 9
La celebrazione delle sante messe feriali ............................ pag. 10
La grande sera ci attende .................................................... pag. 11
Testamento spirituale di don Romeo .................................. pag. 13
In ricordo di don Romeo .................................................... pag. 14
Vita di comunità
Le nostre comunità camminano insieme............................. pag. 15
Gruppi di catechesi ............................................................. pag. 16
La festa dell’Immacolata a Ca’ Previtali............................... pag. 23
Diario della comunità
Incontro degli adolescenti con Davide Cerullo.....................
Vela: rendere consapevole ....................................................
Mercatini e canti di Natale ..................................................
Una casa tra le case.............................................................
La cena della legalità...........................................................
L’arte del pittore Gian Maria Salvi........................................
pag. 24
pag. 25
pag. 27
pag. 28
pag. 30
pag. 31
Lettere dalla missione ....................................................... pag. 32
Recensioni - Parole evase ................................................ pag. 35
Calendario gennaio - febbraio ......................................... pag. 36
Anagrafe ............................................................................. pag. 38
Seguiamo la stella
Racconto finale ................................................................. pag. 38
Pappa Reale - Il cammino della speranza
Insieme
Notiziario delle comunità parrocchiali
di Berbenno, Blello e Selino Alto
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NATALE 20131
Seguiamo la stella
Seguiamo la stella
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre,
si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono
oro, incenso e mirra.
(Mt 2,11)
L
a stella cometa è un’immagine che facilmente associamo
al Natale di Gesù.
Fin da quando eravamo bambini
ci è stato insegnato che non poteva
mancare nel nostro presepio, appoggiata candidamente sulla capanna
che ospita Gesù, Maria e Giuseppe;
oppure rappresentata al centro di uno
di quei fogli colorati che raffigurano
un cielo finto che fa da sfondo a tutto il presepio. Un segno inequivocabile, che sta lì a ricordarci
che, grazie alla guida di quella stella, un bel giorno, dei saggi venuti da Oriente hanno trovato la
strada che li ha condotti alla casa dove abitava la Santa Famiglia.
Abituati alla concretezza delle cose che possediamo, noi stiamo smarrendo il valore dei segni.
Un segno ci indica altro, ci richiama qualcosa di più grande e di più importante. Un vecchio proverbio recita: «Quando il saggio indica il cielo, lo stolto vede solo il dito». È importante imparare a
scrutare i segni con i quali Dio ci chiama e ci guida. Quando si è consapevoli di essere condotti
da Lui, il cuore sperimenta una gioia autentica e profonda, che si accompagna a un vivo desiderio
di incontrarlo e a uno sforzo perseverante per seguirlo docilmente. La stella ci indica che nelle
nostra vita c’è un Dono straordinario che è stato preparato per noi fin dall’origine del mondo, un
Dono che nel Natale siamo chiamati ad accogliere: il Signore Gesù.
Loro, i sapienti, i saggi, sono partiti da lontano, attratti da questo segno misterioso dal cielo.
L’astro luminoso li ha guidati nel loro cammino, essi hanno avuto il coraggio di mettersi in discussione, di intraprendere un viaggio lungo e non facile, di impegnarsi in un percorso di cui ignoravano la meta. La luce di Cristo rischiarava già l’intelligenza e il cuore dei Magi: non esitarono a
lasciare tutto per seguire la stella che avevano visto sorgere in Oriente. I Magi rappresentano bene
la nostra umanità in ansia, in ricerca della felicità smarrita, del senso della vita perduto, della
gioia di vivere nascosta chissà dove... C’è una sete di vita che emerge a ogni incrocio della nostra
esistenza: uomini e donne che sembrano fare fatica ad alzare lo sguardo per poter vedere il Cielo.
Con il suo Natale, Gesù ha portato il Cielo sulla terra. È lui la stella cometa, che indica la strada,
il cammino, la via, la sorgente della felicità. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua
madre (Mt 2,11): niente di straordinario a prima vista. Eppure quel Bambino è diverso dagli altri:
è il Figlio di Dio che si è spogliato della sua gloria ed è venuto sulla terra per morire in Croce. È
sceso tra noi e si è fatto povero per rendere noi uomini grandi come Dio!
3
Seguiamo la stella
I Magi incontrano Gesù a Bêt-lehem, che significa casa del pane. Nell’umile grotta di Betlemme
giace, su un po’ di paglia, il chicco di grano che morendo porterà molto frutto. Per parlare di se
stesso e della sua missione salvifica, Gesù, nel corso della sua vita pubblica, farà spesso ricorso
all’immagine del pane. Dirà: «Io sono il pane della vita», «Io sono il pane disceso dal cielo», «Il pane
che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 35.41.51). Il Bambino, adagiato da Maria
nella mangiatoia, è l’Uomo-Dio che vedremo inchiodato sulla Croce. Lo stesso Redentore è presente nel sacramento dell’Eucaristia. Nella stalla di Betlemme lo adoriamo come un neonato,
nell’Eucaristia si offre come cibo di vita eterna. Andare fino a Betlemme, come i Magi, significa
riconoscerlo nostro Re, nostro Signore e nostro Dio.
Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2,11)... che cosa abbiamo noi da offrire a Gesù per questo Natale? L’oro della nostra vita, cioè la libertà di seguirlo con
amore, di essere fedeli alla sua chiamata; l’incenso della nostra preghiera, per imparare a essere
riconoscenti di tutto ciò che il Signore ci dona; la mirra, cioè l’affetto pieno di gratitudine per Lui,
vero Uomo e vero Dio, che ci ha amati fino a morire per noi sulla croce.
L’augurio per questo Natale è quello di poter trovare il Signore Gesù come luce della nostra esistenza, senso pieno della nostra vita, sorgente della vera felicità. Un augurio che facciamo a tutte
le famiglie delle nostre comunità, in particolare a quelle segnate dalla fatica, dalla malattia, dalla
sofferenza, dalle difficoltà. Il Signore sia Luce e Speranza del nostro cammino.
Buon Natale
don Luca con don Donato,
Madre Giuseppina e Madre Mariangela
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In primo piano
Fraternità, fondamento
e via per la pace
Il messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace
I
n questo mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, desidero rivolgere a
tutti, singoli e popoli, l’augurio di un’esistenza colma di gioia e di speranza. Nel cuore di ogni
uomo e di ogni donna alberga, infatti, il desiderio
di una vita piena, alla quale appartiene un anelito
insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso
la comunione con gli altri, nei quali troviamo non
nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere e abbracciare.
Infatti, la fraternità è una dimensione essenziale
dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva
consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella
e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile
la costruzione di una società giusta, di una pace
solida e duratura. E occorre subito ricordare che la
fraternità si comincia a imparare solitamente in seno alla famiglia, soprattutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in
particolare del padre e della madre. La famiglia è la
sorgente di ogni fraternità e perciò è anche il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per
vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo
amore.
Il numero sempre crescente di interconnessioni
e di comunicazioni che avviluppano il nostro pianeta rende più palpabile la consapevolezza dell’unità
e della condivisione di un comune destino tra le
Nazioni della terra. Nei dinamismi della storia, pur
nella diversità delle etnie, delle società e delle culture, vediamo seminata così la vocazione a formare
una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli
altri. Tale vocazione è però ancor oggi spesso contrastata e smentita nei fatti, in un mondo caratterizzato da quella globalizzazione dell’indifferenza che
ci fa lentamente abituare alla sofferenza dell’altro,
chiudendoci in noi stessi.
In tante parti del mondo, sembra non conoscere sosta la grave lesione dei diritti umani fonda-
mentali, soprattutto del diritto alla vita e di quello
alla libertà di religione. La globalizzazione, come
ha affermato Benedetto XVI, ci rende vicini, ma
non ci rende fratelli. Inoltre, le molte situazioni di
sperequazione, di povertà e di ingiustizia, segnalano
non solo una profonda carenza di fraternità, ma
anche l’assenza di una cultura della solidarietà.
Le nuove ideologie, caratterizzate da diffuso
individualismo, egocentrismo e consumismo
materialistico, indeboliscono i legami sociali,
alimentando quella mentalità dello scarto, che
induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli,
di coloro che vengono considerati inutili. Così la
convivenza umana diventa sempre più simile a un
mero do ut des pragmatico ed egoista.
«Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9)
Per comprendere meglio questa vocazione
dell’uomo alla fraternità, è fondamentale farsi guidare dalla conoscenza del disegno di Dio, quale è
presentato nella Sacra Scrittura.
Secondo il racconto delle origini, tutti gli uomini
derivano da genitori comuni, da Adamo ed Eva,
5
In primo piano
coppia creata da Dio a sua immagine e somiglianza (Gen 1,26), da cui nascono Caino e Abele. La
loro identità profonda e, insieme, la loro vocazione,
è quella di essere fratelli, pur nella diversità della
loro attività e cultura, del loro modo di rapportarsi
con Dio e con il creato. Ma l’uccisione di Abele da
parte di Caino attesta tragicamente il rigetto radicale della vocazione a essere fratelli. La loro vicenda (Gen 4,1-16) evidenzia il difficile compito a cui
tutti gli uomini sono chiamati: vivere uniti, prendendosi cura l’uno dell’altro. Caino, non accettando la predilezione di Dio per Abele, che gli offriva
il meglio del suo gregge, uccide per invidia Abele.
In questo modo rifiuta di riconoscersi fratello, di
relazionarsi positivamente con lui, di vivere davanti
a Dio, assumendo le proprie responsabilità di cura
e di protezione dell’altro. Alla domanda «Dov’è
tuo fratello?», con la quale Dio interpella Caino,
chiedendogli conto del suo operato, egli risponde:
«Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?»
(Gen 4,9). Poi, ci dice la Genesi, Caino si allontanò
dal Signore (Gen 4,16).
Il racconto di Caino e Abele insegna che l’umanità porta inscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo
tradimento. Lo testimonia l’egoismo quotidiano,
che è alla base di tante guerre e tante ingiustizie:
molti uomini e donne muoiono infatti per mano
di fratelli e di sorelle che non sanno riconoscersi
tali, cioè come esseri fatti per la reciprocità, per la
comunione e per il dono.
«E voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8)
Sorge spontanea la domanda: gli uomini e le
donne di questo mondo potranno mai corrispondere pienamente all’anelito di fraternità impresso
in loro da Dio Padre?
Parafrasando le sue parole, potremmo così
sintetizzare la risposta che ci dà il Signore Gesù:
poiché vi è un solo Padre, che è Dio, voi siete tutti fratelli (Mt 23,8-9). La radice della fraternità è
contenuta nella paternità di Dio. Non si tratta di
una paternità generica, indistinta e storicamente
inefficace, bensì dell’amore personale, puntuale e
straordinariamente concreto di Dio per ciascun uomo (Mt 6,25-30).
In particolare, la fraternità umana è rigenerata in e da Gesù Cristo con la sua morte e risurrezione. La croce è il luogo definitivo di fondazione della
fraternità, che gli uomini non sono in grado di
generare da soli. Gesù Cristo, che ha assunto la
natura umana per redimerla, amando il Padre fino
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alla morte e alla morte di croce (Fil 2,8), mediante
la sua risurrezione ci costituisce come umanità
nuova, in piena comunione con la volontà di Dio,
con il suo progetto, che comprende la piena realizzazione della vocazione alla fraternità.
Chi accetta la vita di Cristo e vive in Lui, riconosce Dio come Padre e a Lui dona totalmente se
stesso, amandolo sopra ogni cosa. L’uomo riconciliato vede in Dio il Padre di tutti e, per conseguenza, è sollecitato a vivere una fraternità aperta a tutti. In Cristo, l’altro è accolto e amato come figlio o
figlia di Dio, come fratello o sorella, non come un
estraneo, tantomeno come un antagonista o addirittura un nemico. Nella famiglia di Dio, dove tutti
sono figli di uno stesso Padre e, perché innestati
in Cristo, figli nel Figlio, non vi sono vite di scarto.
Tutti godono di un’eguale e intangibile dignità. Tutti sono amati da Dio, tutti sono stati riscattati dal
sangue di Cristo, morto in croce e risorto per ognuno. È questa la ragione per cui non si può rimanere
indifferenti davanti alla sorte dei fratelli.
La fraternità, fondamento e via per la pace
Ciò premesso, è facile comprendere che la fraternità è fondamento e via per la pace. Le Encicliche
sociali dei miei Predecessori offrono un valido aiuto in tal senso. Sarebbe sufficiente rifarsi alle definizioni di pace della Populorum progressio di Paolo
VI o della Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II.
Dalla prima ricaviamo che lo sviluppo integrale dei
popoli è il nuovo nome della pace. Dalla seconda,
che la pace è opus solidaritatis.
La solidarietà cristiana presuppone che il
prossimo sia amato non solo come «un essere
umano con i suoi diritti e la sua fondamentale
eguaglianza davanti a tutti, ma [come] viva immagine di Dio Padre, riscattata dal sangue di Gesù Cristo e
posta sotto l’azione permanente dello Spirito Santo»,
come un altro fratello. Allora la coscienza della paternità comune di Dio, della fraternità di tutti gli
uomini in Cristo, “figli nel Figlio”, della presenza e
dell’azione vivificante dello Spirito Santo, conferirà –
rammenta Giovanni Paolo II – al nostro sguardo sul
mondo come un nuovo criterio per interpretarlo», per
trasformarlo.
Fraternità, premessa per sconfiggere la povertà
Nella Caritas in veritate il mio Predecessore ricordava al mondo come la mancanza di fraternità tra i popoli e gli uomini sia una causa importante
della povertà. In molte società sperimentiamo una
profonda povertà relazionale dovuta alla carenza di
In primo piano
solide relazioni familiari e comunitarie. Assistiamo
con preoccupazione alla crescita di diversi tipi di
disagio, di emarginazione, di solitudine e di varie
forme di dipendenza patologica. Una simile povertà può essere superata solo attraverso la riscoperta
e la valorizzazione di rapporti fraterni in seno alle
famiglie e alle comunità, attraverso la condivisione
delle gioie e dei dolori, delle difficoltà e dei successi
che accompagnano la vita delle persone.
La riscoperta della fraternità nell’economia
Le gravi crisi finanziarie ed economiche contemporanee hanno spinto molti a ricercare la soddisfazione, la felicità e la sicurezza nel consumo e
nel guadagno oltre ogni logica di una sana economia.
Il succedersi delle crisi economiche deve portare agli opportuni ripensamenti dei modelli di sviluppo economico e a un cambiamento negli stili
di vita. La crisi odierna, pur con il suo grave retaggio per la vita delle persone, può essere anche
un’occasione propizia per recuperare le virtù della
prudenza, della temperanza, della giustizia e della
fortezza. Esse ci possono aiutare a superare i momenti difficili e a riscoprire i vincoli fraterni che ci
legano gli uni agli altri, nella fiducia profonda che
l’uomo ha bisogno ed è capace di qualcosa in più
rispetto alla massimizzazione del proprio interesse
individuale. Soprattutto tali virtù sono necessarie
per costruire e mantenere una società a misura
della dignità umana.
La fraternità spegne la guerra
Nell’anno trascorso, molti nostri fratelli e sorelle
hanno continuato a vivere l’esperienza dilaniante
della guerra, che costituisce una grave e profonda
ferita inferta alla fraternità.
Per questo motivo desidero rivolgere un forte
appello a quanti con le armi seminano violenza e
morte: riscoprite in colui che oggi considerate solo
un nemico da abbattere il vostro fratello e fermate
la vostra mano! Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la
riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia
e la speranza intorno a voi!
Tuttavia, finché ci sarà una così grande quantità
di armamenti in circolazione come quella attuale,
si potranno sempre trovare nuovi pretesti per avviare le ostilità. Per questo faccio mio l’appello dei
miei Predecessori in favore della non proliferazione delle armi e del disarmo da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e chimico.
La corruzione e il crimine organizzato avversano
la fraternità
L’orizzonte della fraternità rimanda alla crescita
in pienezza di ogni uomo e donna. Le giuste ambizioni di una persona, soprattutto se giovane, non
vanno frustrate e offese, non va rubata la speranza
di poterle realizzare.
La fraternità genera pace sociale perché crea un
equilibrio fra libertà e giustizia, fra responsabilità
personale e solidarietà, fra bene dei singoli e bene
comune. Una comunità politica deve, allora, agire
in modo trasparente e responsabile per favorire
tutto ciò. I cittadini devono sentirsi rappresentati
dai poteri pubblici nel rispetto della loro libertà. Un
autentico spirito di fraternità vince l’egoismo individuale che contrasta la possibilità delle persone di
vivere in libertà e in armonia tra di loro. Tale egoismo si sviluppa socialmente sia nelle molte forme
di corruzione, oggi così capillarmente diffuse, sia
nella formazione delle organizzazioni criminali, dai
piccoli gruppi a quelli organizzati su scala globale,
che, logorando in profondità la legalità e la giustizia, colpiscono al cuore la dignità della persona.
Queste organizzazioni offendono gravemente Dio,
nocciono ai fratelli e danneggiano il creato, tanto
più quando hanno connotazioni religiose.
7
In primo piano
Nel contesto ampio della socialità umana, guardando al delitto e alla pena, viene anche da pensare alle condizioni inumane di tante carceri, dove il
detenuto è spesso ridotto in uno stato sub-umano
e viene violato nella sua dignità di uomo, soffocato
anche in ogni volontà ed espressione di riscatto. La
Chiesa fa molto in tutti questi ambiti, il più delle
volte nel silenzio. Esorto e incoraggio a fare sempre di più, nella speranza che tali azioni messe in
campo da tanti uomini e donne coraggiosi possano
essere sempre più sostenute lealmente e onestamente anche dai poteri civili.
La fraternità aiuta a custodire e a coltivare la natura
La famiglia umana ha ricevuto dal Creatore un
dono in comune: la natura. Essa è a nostra disposizione e noi siamo chiamati ad amministrarla
responsabilmente. Invece, siamo spesso guidati
dall’avidità, dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non custodiamo la natura, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura e
da mettere a servizio dei fratelli, comprese le generazioni future. In particolare, il settore agricolo è il
settore produttivo primario con la vitale vocazione
di coltivare e custodire le risorse naturali per nutrire
l’umanità. A tale riguardo, la persistente vergogna
della fame nel mondo mi incita a condividere con
voi la domanda: in che modo usiamo le risorse della
terra? Ci sono milioni di persone che soffrono e
muoiono di fame e ciò costituisce un vero scandalo. È necessario allora trovare i modi affinché
tutti possano beneficiare dei frutti della terra, non
soltanto per evitare che si allarghi il divario tra chi
più ha e chi deve accontentarsi delle briciole, ma
anche e soprattutto per un’esigenza di giustizia e
di equità e di rispetto verso ogni essere umano. In
tal senso, vorrei richiamare a tutti quella necessaria destinazione universale dei beni che è uno dei
principi-cardine della dottrina sociale della Chiesa.
Rispettare tale principio è la condizione essenziale
per consentire un fattivo ed equo accesso a quei
beni essenziali e primari di cui ogni uomo ha
bisogno e diritto.
Conclusione
La fraternità ha bisogno di essere scoperta,
amata, sperimentata, annunciata e testimoniata.
Ma è solo l’amore donato da Dio che ci consente
di accogliere e di vivere pienamente la fraternità.
Quando manca l’apertura a Dio, ogni attività uma-
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na diventa più povera e le persone vengono ridotte
a oggetti da sfruttare. Solo se accettano di muoversi
nell’ampio spazio assicurato da questa apertura a
Colui che ama ogni uomo e ogni donna, la politica
e l’economia riusciranno a strutturarsi sulla base
di un autentico spirito di carità fraterna e potranno
essere strumento efficace di sviluppo umano integrale e di pace.
Noi cristiani crediamo che nella Chiesa siamo
membra gli uni degli altri, tutti reciprocamente necessari, perché a ognuno di noi è stata data una
grazia secondo la misura del dono di Cristo, per
l’utilità comune (Ef 4,7.25; 1 Cor12,7). Cristo è venuto nel mondo per portarci la grazia divina, cioè
la possibilità di partecipare alla sua vita. Ciò comporta tessere una relazionalità fraterna, improntata
alla reciprocità, al perdono, al dono totale di sé,
secondo l’ampiezza e la profondità dell’amore di
Dio, offerto all’umanità da Colui che, crocifisso e
risorto, attira tutti a sé: «Vi do un comandamento
nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13,34). È
questa la buona novella che richiede a ognuno un
passo in più, un esercizio perenne di empatia, di
ascolto della sofferenza e della speranza dell’altro,
anche del più lontano da me, incamminandosi
sulla strada esigente di quell’amore che sa donarsi
e spendersi con gratuità per il bene di ogni fratello
e sorella.
Cristo abbraccia tutto l’uomo e vuole che nessuno si perda. «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo
sia salvato per mezzo di lui» (Gv 3,17). Lo fa senza
opprimere, senza costringere nessuno ad aprirgli
le porte del suo cuore e della sua mente. «Chi fra
voi è il più grande diventi come il più piccolo e chi
governa diventi come quello che serve» dice Gesù
Cristo «io sono in mezzo a voi come uno che serve»
(Lc 22,26-27). Ogni attività deve essere, allora,
contrassegnata da un atteggiamento di servizio
alle persone, specialmente quelle più lontane e
sconosciute. Il servizio è l’anima di quella fraternità
che edifica la pace.
Maria, la Madre di Gesù, ci aiuti a comprendere
e a vivere tutti i giorni la fraternità che sgorga dal
cuore del suo Figlio, per portare pace a ogni uomo
su questa nostra amata terra.
Dal Vaticano, 8 dicembre 2013
+Franciscus
In primo piano
PROGRAMMA NATALIZIO
CELEBRAZIONI PENITENZIALI
Lunedì 16
Martedì 17
Mercoledì 18
Venerdì 20
Lunedì 23
Martedì 24
20.30
15.00
15.00
16.30
20.30
9.00
15.00
20.30
9.00
15.30
Per gli adolescenti del vicariato a Selino Basso
Per i ragazzi delle medie di Berbenno e Blello
Per i ragazzi delle elementari di Berbenno e Blello
Per i ragazzi a Selino alto
Per adulti e giovani a Selino Alto
Per tutti a Berbenno (fino alle 11.00)
Per tutti a Selino Alto (fino alle 16.30)
Per adulti e giovani a Berbenno
Per tutti a Selino Alto (fino alle 11.00)
Per tutti a Berbenno (fino alle 18.00)
SANTE MESSE
24 dicembre 7.30 A Berbenno 8.00 A Selino alto
23.15 Veglia di Natale animata dagli adolescenti a Berbenno
Veglia nella chiesa di Selino Alto e itinerante a Blello
24.00 Messa di mezzanotte nelle tre parrocchie
25 dicembre Natale del Signore - Sante messe secondo l’orario festivo
26 dicembre Santo Stefano - Sante messe: 9.00 Blello 10.00 Selino Alto - 10.30 e 18.00 Berbenno
31 dicembre 16.00 Vespri - Te Deum di ringraziamento - Messa a Blello
17.30 Vespri – Te Deum di ringraziamento per l’anno
trascorso (a Berbenno e Selino alto)
18.00 Santa messa festiva della Santa Madre di Dio
1 gennaio 2014 Maria SS. Madre
di
-
Dio - Sante messe: ore 9.00 Blello
10.00 Selino Alto – 10.30 e 18.00 Berbenno
6 gennaio Solennità dell’Epifania - S. messe secondo orario festivo
Ore 14.30 Adorazione con i Magi in Chiesa Parrocchiale
a Berbenno - Bacio di Gesù Bambino
ALTRE PROPOSTE
24 dicembre 14.30
28 dicembre
21.00
5 gennaio
20.30
Benedizione delle statuine di Gesù Bambino
e tombolata per i ragazzi all’oratorio di Berbenno
Concerto nella chiesa di Selino Alto
Tombolata all’oratorio di Selino Alto
9
In primo piano
La celebrazione delle sante messe feriali
L
a morte inattesa di don Romeo, oltre a lasciare un’assenza spirituale e pastorale che
si fa sentire, ci obbliga a un ripensamento
degli orari della celebrazione feriale delle Messe.
Con gli orari attuali, diventa difficile garantire la
celebrazione di tre messe feriali al giorno nelle nostre parrocchie, sia perché le normative diocesane
non consentono ai sacerdoti la possibilità di celebrare due messe al giorno (serve l’autorizzazione
del Vescovo), sia perché nel caso di assenza o malattia di un sacerdote sarebbe fisicamente impossibile garantire, per esempio, la messa delle 7.30 a
Berbenno e delle 8.00 a Selino Alto.
Dispiace molto dover sospendere la celebrazione della santa Messa. È già capitato di dover scegliere di celebrare solo la Messa festiva delle ore
10.00 a Selino Alto, con tutti i disagi che questa
scelta può provocare.
Dopo averne parlato con il Consiglio Pastorale
parrocchiale, proporremo questo nuovo orario per
la celebrazione delle Messe feriali.
Nuovi orari delle sante Messe feriali (dal 23 dicembre 2013)
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
7.30 8.00
7.30
7.30
8.00
Berbenno
Selino Alto
Berbenno
Berbenno
Selino Alto
16.30 Selino Alto
20.00 Berbenno
16.30 Selino Alto
16.30 Selino Alto
20.00 Berbenno
20.00 Blello
Sabato
17.00 Nelle frazioni di Berbenno
18.00 Selino Alto
Il giovedì diventerà il giorno in cui il mattino viene proposta l’Adorazione eucaristica fino alle 11.00 e nel
pomeriggio le confessioni dalle 17.30 alle 19.00.
Se a causa della celebrazione di un funerale una messa con un’intenzione programma viene sospesa,
si è invitati a prendere contatto con il parroco per decidere insieme la nuova data della celebrazione.
10
In primo piano
La grande sera ci attende
La grande sera ci attende
quando la notte splende,
quando la gloria brillerà
apparirai, Signore!
L
a morte di don Romeo ci ha sorpreso: non
eravamo preparati a questa sua partenza
improvvisa. Fino all’ultimo giorno della
sua vita aveva celebrato la messa, era andato a fare
la sua amata passeggiata sulla strada per Blello, in
una splendida e luminosa giornata di sole. Nella
notte del 26 novembre il Signore lo ha chiamato.
Se la sua morte ha sorpreso noi, mi sento di
affermare che invece non ha sorpreso don Romeo.
Ho avuto l’onore di essere uno tra i primi a entrare
nella sua camera il mattino della morte e di ritrovarmi tra le mani una serie di lettere con le ultime
disposizioni di don Romeo per il suo funerale, il
suo testamento spirituale (pubblicato di seguito),
una lettera per la comunità di Chiuduno e una per
quella di Borgo Santa Caterina. I documenti, scritti
di suo pugno, riportavano date che precedevano di
pochi giorni la Solennità dell’Assunta, celebrata lo
scorso 15 agosto. Con stupore mi sono reso conto
di come don Romeo si stesse da tempo preparando al suo incontro con il Signore.
Ho colto in tutto questo, nelle parole che ci ha
lasciato e nella vita che ha vissuto, una fede veramente grande. Anche se durante la mia esperienza
sacerdotale mi era capito alcune volte di incrociare
don Romeo, solo in questo ultimo anno in cui siamo stati insieme ho avuto modo di apprezzare la
sua grandezza umana e sacerdotale.
Mi sono trovato nell’insoluto ruolo di fare da parroco a un prete con alle spalle una grande esperienza, sia nella nostra Diocesi che fuori di essa; don
Romeo ha avuto incarichi di grande responsabilità,
ma nei pochi mesi vissuti insieme non ha mai fatto
pesare neanche per un attimo la sua esperienza e
mi ha veramente insegnato come si fa il prete da
anziani. Non si è mai sentito in pensione, ma ha
offerto con entusiasmo il suo impegno, la sua collaborazione, i suoi consigli e la sua preziosissima
testimonianza di fede.
Sono rimasto ammirato della sua tenacia, per
cercare di essere prete fino all’ultimo giorno della vita. Sono state rarissime le giornate in cui mi
ha chiesto di poter celebrare la Messa in casa sua,
quando era veramente stanco e provato. E quando
doveva celebrare arrivava sempre qualche minuto
prima, per potersi adeguatamente preparare. Le
sue omelie erano sempre preparate a dovere, ispirate ai testi della Scrittura, interessanti e attente
alla realtà della vita concreta.
Il venerdì mattina, quando è esposta l’Eucaristia nella cappellina della Madonna di Lourdes, lo
si trovava sempre davanti al Signore impegnato
11
In primo piano
Appassionato alla vita delle persone, alla storia,
all’arte, alla cultura, alla musica, alla montagna...
Sono tanti gli aspetti della personalità di don Romeo che meriterebbero di essere ricordati. Per il
momento mi fermo qui: sono sicuro che se fosse
ancora vivo mi rimprovererebbe perché lo sto elogiando troppo.
Credo però sia doveroso che nel futuro lo possiamo ricordare in maniera adeguata. Don Romeo
ha lasciato alcuni scritti sulle sue origini al Càrpen
e i suoi ricordi d’infanzia, sulla storia della Valle
Imagna, le sue parrocchie e i suoi sacerdoti. Mi piacerebbe che tutto questo patrimonio non andasse
perduto: troveremo insieme il modo per procedere
alla pubblicazione di questi documenti, per ricordarlo e ringraziarlo adeguatamente.
Caro don Romeo, ora che sei nella Gloria del
Signore, che hai amato e atteso per tutta la vita,
prega per le nostre comunità e accompagnale nel
loro cammino quotidiano. In particolare custodisci
i bambini, i giovani e gli ammalati.
Grazie di tutto!
nell’adorazione, perchè solo nella preghiera e nel
silenzio si arriva al cuore dell’incontro con il Signore. Anche quando si trattava di mettersi a disposizione per le confessioni, non si tirava mai indietro.
Fino a quando la salute l’ha assistito, ci teneva anche ad andare a Blello, la più piccola delle nostre
parrocchie, per la messa e i gruppi biblici.
Il ricordo dei chierichetti
Caro don Romeo,
Gesù ti ha chiamato, ti ha stretto la mano e
ti ha portato con lui in Paradiso. Non dimenticheremo mai il tuo sorriso, la tua disponibilità
nel celebrare la messa e neppure le tue risate.
Ti vogliamo molto bene, sei sempre stato molto
bravo con noi.
Ora la messa la dirai in Paradisio e diventerai il nostro protettore. In fondo, però, quando
crediamo di essere con il cuore per terra ci ritroviamo a cantare di gioia. Perché è donando che
si riceve, perché è morendo che si risorge.
Ciao, Don Romeo!
I tuoi chierichetti di Berbenno
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don Luca
In primo piano
13
In primo piano
In ricordo di don Romeo
L
a notizia della morte di don Romeo mi
è arrivata inaspettata. Non posso dire di
averlo conosciuto bene o di sapere tanto
di lui. Voglio però dedicargli un saluto e spendere
due parole per ricordare quello che io ho potuto
vedere di lui.
Don Romeo era un prete capace di interessarsi
di ogni cosa, curioso e pieno di entusiasmo per il
sapere. Questa è la cosa di lui che ricorderò sempre con più affetto. La sua non era una curiosità
invasiva o da gossip, ma una curiosità interamente
rivolta alla scoperta e alla conoscenza. Era capace
di perdersi tra le carte di un archivio alla ricerca di
date e spiegazioni per ore, senza mai demordere,
senza mai stancarsi. Ricordo quando stava scrivendo il libro sulla chiesina di Ca’ Previtali e passava
spesso nella frazione, pieno di grande entusiasmo
a cercare informazioni, a raccogliere dati e ricordi. E ogni volta lo si vedeva autenticamente felice,
quella felicità che viene a chi cerca risposte e le
trova. Senza contare la sua gioia quando esponeva
i frutti delle sue ricerche! Era bellissimo ascoltarlo,
perché era talmente interessato a ciò che raccontava che non poteva non interessare a sua volta.
Oltre a questa sua caratteristica, mi piace ricordarlo per la sua dedizione alla Chiesa. Anche quando la vecchiaia e la malattia l’hanno messo un po’
in crisi, non ha mai voluto fermarsi. Se i gradini
diventavano faticosi, trovava un’altra soluzione per
continuare la sua Messa, per portare avanti il cammino che Dio gli aveva tracciato. Aveva una gran
fede, dettaglio che può sembrare scontato per un
prete, ma così non è. La sua fede si vedeva, si percepiva e la trasmetteva, come una sorta di aurea
nei suoi gesti semplici, nella sua quotidianità.
Era bello che in uomo convivessero con tanta
naturalezza un grande interesse per la ricerca e la
storia e una grande fede. Ed era piacevole ascoltare
i suoi racconti storici così come le sue prediche:
entrambi curati e pieni di passione.
Ecco, non posso dire di aver conosciuto bene
don Romeo e lo affermo ora con un po’ di rimpianto, perché sicuramente aveva molto da trasmettere, ma io continuerò a ricordarlo così, con i suoi
gesti e la sua voglia di ricerche e di preghiera.
Per finire questo breve articolo, a lui va un caro
saluto e un ringraziamento a nome mio e di tutta
la redazione anche per gli articoli che ha scritto per
noi, sempre con grande competenza e disponibilità, altra bellissima dimostrazione della sua grande
voglia di comunicare.
Romina Tamerici
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Vita di Comunità
Vita di comunità
Le nostre comunità camminano insieme...
C
ari fratelli e sorelle, ci ritroviamo alla vigilia del santo Natale, dopo aver camminato insieme in questo tempo di Avvento
che ci ha preparati all’incontro con il Signore Gesù.
• Domenica 1 dicembre abbiamo cominciato il
nuovo Anno liturgico e siamo entrati nel Tempo
di Avvento, aiutati dalle proposte di preghiera della nostra Diocesi di Bergamo sul tema «Seguiamo la
stella», partendo dagli spunti e dalle provocazioni
che la Lettera del Vescovo Francesco ha offerto alle nostre parrocchie. Una discreta partecipazione
stanno avendo gli incontri di preghiera per i bambini, i ragazzi e gli adolescenti, sia a Selino alto che
a Berbenno, con qualche fatica in più rispetto al
passato. Credo che non avremo mai smesso di imparare a pregare, partendo soprattutto dalle nostre
famiglie, che devono diventare sempre più il primo
luogo dove si educa alla fede.
• In quella stessa domenica si è svolta anche la
Raccolta straordinaria a favore delle popolazioni
delle Filippine colpite dal maremoto. Sono stati donati 370 euro a Selino Alto, 1.051,50 a Berbenno
e 50 a Blello. Visto il momento difficile che stiamo
vivendo, un contributo significativo e importante.
• Sabato 7 dicembre si sono svolti a Berbenno
i mercatini di Natale. Nel pomeriggio la piazza si
è animata di coloratissime bancarelle, in oratorio è
stato proiettato un film per i bambini e i ragazzi e la
sera c’è stato il Concerto del coro Gli Harmonici, realizzato grazie al contributo dell’Amministrazione
comunale. Veramente una bella giornata di festa,
che ha iniziato a farci sentire l’aria di Natale... Un
ringraziamento particolare va al gruppo Missionario, che ha donato 600 euro alla parrocchia, come
ricavato della propria bancarella.
• Un grazie particolare a chi ha preparato, animato e celebrato la Solennità dell’Immacolata a
Ca’ Previtali. Nonostante il freddo pungente, che
sempre caratterizza questa giornata, un gruppo
numeroso si è radunato per celebrare la Messa e
vivere la Processione in onore di Maria Santissima.
Grazie anche per il contributo di 477 euro per la
parrocchia!
• Una ricchezza particolarmente grande e piena di belle sorprese è quella dei Gruppi biblici di
ascolto: un centro a Blello, undici a Berbenno e
due a Selino alto. Alcune famiglie della nostra comunità aprono le porte della loro casa per accogliere altre famiglie, per ascoltare insieme la Parola del
Signore, per camminare insieme verso il suo Natale. Altre famiglie, bambini, giovani, adulti, anziani
raccolgono questo invito all’incontro e all’ascolto
della Parola, secondo lo stile delle prime comunità cristiane. In un momento in cui è sempre più
in crisi la partecipazione degli adulti ai momenti
formativi, credo che siamo chiamati a valorizzare sempre più queste proposte, dove è possibile
condividere nel concreto la propria vita, le proprie
esperienze, i propri dubbi, le proprie domande...
Ed ora apriamo le porte del nostro cuore al Signore Gesù, perché egli venga! Che il nostro Natale
possa essere vero, vissuto nella preghiera, nella riconoscenza, nella gioia.
don Luca
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Vita di Comunità
I gruppi di catechesi
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Vita di Comunità
I gruppi di catechesi
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Vita di Comunità
I gruppi di catechesi
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Pappa Reale
Il cammino della speranza
L
ampedusa, 3 ottobre 2013.
Il mare, il nostro mare, quello in cui facciamo il bagno d’estate e che tutti considerano uno dei punti forti del nostro paese, è in
fiamme.
No, cari lettori, non sto facendo della poesia,
non è una metafora per dire che sul mare sta tramontando il sole in uno dei suoi spettacoli mozzafiato. Vi sto dicendo che il mare è in fiamme, letteralmente.
Vi potrà sembrare strano immaginare un fuoco ardere in mezzo al mare, ma in questa data è
successo davvero. In uno dei più macabri episodi
che la civiltà umana possa aver mai visto nella sua
storia. Non c’è niente di poetico nel vedere un barcone pieno di persone prendere fuoco e portarsi
via centinaia di vite umane. Stipati sul ponte del
peschereccio, come se fossero animali da macello,
c’erano centinaia di persone destinate a un tragico
destino, a una vita senza lieto fine.
C’è chi da un nome a queste persone: immigrati clandestini. Una denominazione che segna già il
loro futuro in un paese diverso dal loro. Un futuro
che per loro doveva essere pieno di speranza, dopo
giorni, mesi o addirittura anni a subire la fame, la
desolazione e la guerra che nei loro Paesi è presente.
Appena scendono sul suolo italiano, vengono
subito additati malevolmente: da dove venivano
erano contadini, commercianti, negozianti, laureati; qui ora per noi sono solo clandestini. La loro
identità prima di sbarcare in un paese come il nostro viene cancellata: non importa cosa facessero
prima di tentare la sorte, che cosa avevano prima
di sfidare questo arduo cammino; ora qui non hanno niente, per molti di noi vivono a spese nostre.
Sono solo clandestini, ruba lavoro e ammazza
famiglie.
No, non venite a fare la morale a me su quello
che ho scritto, perché è la pura verità, e francamente sentire queste parole mi fa ricredere sempre più su quello che siamo.
Perché la prima cosa che guardiamo quando
succede qualcosa, come una rapina, un omicidio,
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Pappa Reale
una violenza è il colore della pelle. Più è diverso dal
nostro, più riusciamo a inquadrare il colpevole.
Successivamente, in corrispondenza della pelle,
guardiamo la lingua, come si vestono, cosa mangiano, come pregano.
È davvero incredibile la capacità di noi italiani
di trovare ogni scusa futile pur di non addossarci la
colpa e darla a gente che non è come noi.
Poco importa se tante cose le abbiamo in comune a loro: riusciamo sempre a trovare quel piccolo
neo che ci differenzia da queste persone e le rende
inferiori a noi.
Quelli pregano per terra, sono come degli animali:
il loro Dio non è come il nostro.
Perfetto: avete appena reso il loro Dio un essere
inferiore al nostro.
Vi dirò una cosa che potrà sconvolgervi l’esistenza: il Dio che preghiamo noi cristiani, quello
dei musulmani, degli ebrei e delle altre religioni è
lo stesso, non ha nulla di inferiore a seconda della
razza, per il semplice motivo che le razze non esistono.
È una cosa che cercano di insegnarci ai tempi
del catechismo: probabilmente molti di noi non
hanno ancora ben chiaro questo concetto.
In ogni caso, chi siamo noi per poter giudicare
gente che ha delle caratteristiche fisiche, culturali e
comportamentali diverse dalle nostre?
Noi, che di buono in questo momento abbiamo
solo la pizza, la pasta e il paesaggio e nient’altro?
Chi siamo noi per accusare questa gente, che si
è rifugiata da noi per salvarsi la vita e il futuro da
una situazione peggiore dalla nostra?
Come osiamo puntare il dito contro un uomo
nigeriano, siriano, pakistano, brasiliano che è venuto in Italia per lavorare umilmente e che manda
la maggior parte del guadagno alla sua famiglia,
rimasta intrappolata in quella prigione che è la loro
casa?
Se non lo sapete, i cattivi non si giudicano dal
colore della pelle: perché anche noi dalla pelle bianca possiamo essere dei ladri, degli assassini. Ma
questo non riusciamo a vederlo: lo vediamo solo
quando il cattivo in questione è uno degli altri.
Penso a chi, su quel barcone diretto verso la
nostra Lampedusa, ha perso la vita a un passo da
quella nuova.
Rifletto sul perché hanno tentato questo viaggio pur sapendo di rischiare, vendendo tutto quello
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che avevano per potersi pagare un viaggio miserevole, in condizioni precarie, in bilico tra la vita
e la morte, chiusi sotto coperta e sul pontile come
sardine in scatola.
Mi intristisco sapendo che, nel tentativo di migliorare la loro condizione, in quel viaggio della devastazione sono morti uomini, donne e addirittura
bambini con tutta la vita davanti, con la promessa
di un futuro migliore a quello che si aspettavano
nei loro Paesi-prigione.
E alla fine trovo una risposta.
Nonostante tutto quello che hanno passato prima e durante, nonostante i nostri commenti negativi (della serie: Ma sono pazzi a continuare a
venire qui pur sapendo i rischi!) e i pregiudizi che
noi abbiamo ricamato nel corso dei secoli (senza
guardare il fatto che anche noi, cento anni prima,
eravamo nelle stesse condizioni e con lo stesso desiderio nel cuore), loro hanno una cosa in più che
noi abbiamo perso ormai da tempo.
Questa cosa è la speranza: non l’hanno mai barattata per un viaggio rischioso e abominevole, non
l’hanno scambiata per del cibo scadente.
Quella è la sola cosa che in quegli attimi di incertezza a loro è rimasta. A essa sono rimasti aggrappati. A essa dedicano il loro cammino verso
una vita migliore.
E con ciò voglio rivolgere i miei auguri di Natale
non solo alla nostra piccola comunità, ma specialmente a chi ha intrapreso questo cammino.
Natale per noi ormai è tutto balocchi, cenoni e
panettoni.
Loro queste cose non se le possono permettere,
ma hanno saputo cogliere la vera essenza di questa
festa: la ricerca della speranza. Ormai noi l’abbiamo persa, non è vero?
Allora facciamoci come regalo questo nuovo ed
esclusivo accessorio.
Di sicuro è molto più utile di qualsiasi altra cosa
e non andrà mai sprecata.
Auguri di buon Natale di cuore!
E buon cammino della speranza!
Luana Nava
Pappa Reale
Immigrati: tra stereotipi e immedesimazione
Alla televisione e dai giornali spesso ci giungono notizie di barconi di immigrati che tentano di
cambiare la loro vita e invece sovente trovano la
morte. I pareri degli italiani in merito sono vari, ma
spesso, troppo spesso, si sentono discorsi davvero
terribili. Alle soglie del 2014, ci sono ancora così
tanti pregiudizi, così tanta rabbia nei confronti di
chi è diverso, di chi viene da lontano.
***
«Ma vengono qui a rubarci il lavoro, che già non
c’è per noi». Come dici? Caro uomo che magari
sei finito per caso su questa pagina, forse hai la
memoria corta. Sicuramente almeno uno dei tuoi
nonni o bisnonni sarà stato anch’egli un migrante
in cerca di lavoro e fortuna oltre confine. Anche
lui sarà stato guardato come uno straniero, trattato
come un pezzente, accusato di rubare lavoro, di
dare fastidio. Anche a lui avranno detto di tornar-
sene a casa, che non era al suo posto. Anche lui
avrà implorato un po’ di compassione, avrà pianto
la lontananza da casa e sperato di venir accolto un
giorno. E tu oggi cosa fai? Ripeti gli stessi errori
che un passato altri hanno commesso e tratti con
distacco e disprezzo chi lascia il suo mondo per un
pezzo di pane.
«Sono tutti criminali, altro che pezzo di pane». Mi
par quasi di sentirti, mentre ribatti così alle mie
parole. Tutti, eh? Qualcuno, forse, te lo concedo,
ma tutti? Tra quella gente che sfida il mare ci sono
tante persone oneste, tanti uomini che tentano il
tutto per tutto per un futuro, gente che a casa propria magari aveva un buon lavoro ed era considerata rispettabile, ma è dovuta fuggire per sottrarsi
a persecuzioni, carestie e guerre e per fare cosa?
Il lavavetri al semaforo o il venditore ambulante?
Credi davvero quel viaggio che non sia stato uno
strappo al cuore come ogni fuga?
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Pappa Reale
Prima di giudicare, mettiti nei panni di quella
gente, pensa di non avere scelta e di dover partire
e affrontare un viaggio che può anche portarti la
morte e, quando ti lascia in vita, ti condanna a una
vita di stenti… poi immaginati pure di sentirti dire
le frasi che tu dici a loro. Solo un secondo, magari
la prossima volta ci penserai due volte o magari
ignorerai le mie parole, chissà…
«Tutte poco di buono, prostitute, ecco cosa sono».
Come dici, scusa? Ah, no, non è più l’uomo di prima a parlare, bensì una donna. Anche tu ce l’hai
con loro, vero? Ti senti forse minacciata, perché
hai visto tuo marito guardare qualche donnina discinta su un marciapiede? Be’, non tutte le donne
sui barconi vengono per questo. Tante sono donne
sole, disperate, spesso madri e fuggono senza sapere verso dove. Forse, se vivessi in un territorio
dove c’è la guerra e dovessi temere tutti i giorni per
la vita dei tuoi bambini, anche tu saliresti su una
barca a tentare la sorte, no?
«Tutte in giro senza marito, tutte incinta». Già…
be’, forse non lo sai, ma i mariti a volte muoiono,
soprattutto se vanno in guerra. E tante magari il
marito non ce l’hanno proprio… In molti posti, se
resti incinta e non sei sposata è un vero problema,
rischi di venire ripudiata o lapidata. Questi a mio
avviso sono motivi in più per giustificare il loro es-
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ser qui in Italia e non il contrario. Se avessi una
sola possibilità per salvare te e il tuo bambino e
quella possibilità ti portasse in terra straniera, magari capiresti anche tu.
Prima di giudicare, mettiti nei panni di quella
gente, pensa alla paura della guerra, alle difficoltà
di contesti in cui essere donna è una limitazione
non indifferente e a volte è quasi una colpa… poi
immaginati pure di sentirti dire le frasi che tu dici
a loro. Solo un secondo, magari la prossima volta
ci penserai due volte o magari ignorerai le mie parole, chissà…
Insomma, uomo e donna che siete vittime di
stereotipi sugli immigrati, ogni tanto provate a pensare al loro punto di vista, provate a non vederli
tutti come criminali e magari potrete riscoprire un
po’ di umanità. No, non in loro, ma in voi.
Dopotutto è quasi Natale e vi riempirete la bocca di parole perbeniste e frasi fatte, magari un po’
di luce anche dentro al cuore non guasterebbe,
ogni tanto.
Questo è l’augurio che vi faccio per questo Natale, di saper vedere il tutto con occhi nuovi e più
affini al compito che Gesù ci ha assegnato: amare
il prossimo come noi stessi.
Romina Tamerici
Vita di Comunità
La festa dell’Immacolata a Ca’ Previtali
impegnati a fare qualcosa affinché l’ingranaggio
che muove la festa funzioni.
Per migliorare il complesso meccanismo ci sarebbe ancora qualcosa da fare, in realtà, perché chi
si è fermato durante la messa o la processione a
vedere l’amata statua della piccola chiesina si sarà
di certo reso conto che è in pessime condizioni. Già
da qualche tempo gli abitanti si stanno informando
per poter provvedere a un restauro, ma al momento ancora non si sa come procedere per sostenere
la spesa. Ovviamente qualsiasi tipo di donazione è
ben accetto. In futuro si potrebbe anche organizzare una raccolta fondi.
Nel frattempo la statua torna a riposare nella
sua chiesina dopo che la processione di quest’anno
è finita, la ruota dei premi ha smesso di girare e il
cibo del rinfresco è stato trangugiato.
Nella speranza di tutti c’è di vedere la nostra
Madonnina rimessa a nuovo per la festa del prossimo anno.
Romina Tamerici
Spesso si pensa, erroneamente, che la festa
dell’Immacolata Concezione, che si festeggia l’8
dicembre, ricordi il concepimento di Gesù Cristo a
opera dello Spirito Santo nel grembo della vergine
Maria. In realtà, questa celebrazione è dedicata al
dogma cattolico che ricorda che la Vergine Maria è
stata concepita senza peccato originale, che invece affligge tutti gli essere umani fin dalla nascita a
causa della disobbedienza di Adamo ed Eva.
Per ricordare questo dogma, l’8 dicembre Ca’
Previtali si riempie ogni anno di fiocchi bianchi
e azzurri, gente, musica della banda, dolci, vin
brulé…
La Festa dell’Immacolata Concezione diviene
occasione per rianimare un po’ la piccola frazione
e fa da collante tra la gente che ci vive. Tutti sono
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Diario della Comunità
Diario della comunità
Incontro degli adolescenti
con Davide Cerullo
po’ dei nostri oggetti, sostenendo i progetti di recupero di queste persone con problemi economici
per aiutarle a condurre una vita migliore senza cadere in facili tranelli. Oppure, più semplicemente,
nel nostro piccolo, per questo Natale, possiamo
provare a dimenticare per un po’ ciò di cui ci preoccupiamo per la maggior parte della vita: noi stessi e le cose che possediamo; provando a dare più
importanza e ascolto alle persone che sono nella
nostra vita e al prossimo. Provando a salvare noi
stessi tramite le relazioni con gli altri.
Giulia Colombo
T
ra le varie iniziative che ci vengono costantemente proposte, il nostro gruppo di
adolescenti ha potuto incontrare Davide
Cerullo, un ex camorrista, oggi impegnato nella
lotta contro la criminalità organizzata. Durante l’incontro, Davide ha descritto molto abilmente lo scenario in cui la Camorra si muove. Essa approfitta
dell’ignoranza della gente, della disperazione, dei
momenti di crisi. È come un’abile mentitrice che
ti promette denaro e un nome, ma che in realtà
ti macchia solo le mani di disonore e sangue. Per
questo Davide ha sottolineato più volte l’importanza della scuola, dell’istruzione. La cultura è l’unica
arma di riscatto, perché rende liberi. Un ragazzo,
un uomo istruito conosce i rischi di quello che fa,
comprende il male che i suoi atti potrebbero causare agli altri e sa che esistono altri modi per ottenere
ciò che la Camorra finge di dargli.
Donne, bambini, ragazzi spacciatori. Uomini alle armi. Sembra una realtà molto lontana da noi,
invece è proprio qui, in Italia, nelle nostre città, nei
nostri paesi. Alimentata dall’idolatria per il denaro,
dal legame che abbiamo con le cose materiali. Possiamo contribuire anche noi a porre fine a queste
vicende rinunciando a un po’ dei nostri soldi, a un
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Diario della Comunità
Vela: rendere consapevole
Un aiuto concreto per festeggiare il Natale
con i bambini e le famiglie di Scampia
Il quartiere di Scampia a Napoli è tristemente
famoso e rappresenta il simbolo di tutti i luoghi comuni possibili e immaginabili sulla città di Napoli.
È il luogo dove si vivono storie che ti prendono, ti
coinvolgono, ti fanno soffrire e ti appassionano, ti
inquietano e ti interrogano, ti pongono problemi
che, quasi sempre, sfuggono a coloro che non li
vivono direttamente, ma che pesano – e tanto! –
sulle coscienze dei singoli e di tutti, condizionando
e offuscando l’appartenenza, l’identità, il sentirsi
e dirsi napoletano, perché nelle analisi delle cronache sui giornali o in televisione spesso non c’è
posto per i distinguo e il particolare assume dimensione universale. È facile dipingere di Scampia un
ritratto a tinte fosche, triste, avvilente, mortificante
perché, alla fine, molto frettolosamente si generalizza, si giudica, si condanna. E questo serve a
sgravarci la coscienza, a sentirci tranquilli, buoni,
al sicuro... Ma Napoli è ben altro!
Negli incontri avuti in questi mesi con Davide
Cerullo abbiamo avuto la possibilità di accostarci
a questa realtà, di provare a entrarci per capire
qualcosa di più, di non scappare via sognando che
Scampia non esista. Restiamo umani, ci ha ricordato Davide nei suo incontri. E proprio perché siamo
uomini e donne, vogliamo provare a raccogliere la
sfida che lui, insieme alla moglie e ai suoi bambini,
sta giocando in prima persona nella sua Scampia,
quella che l’ha visto bambino, adolescente e poi
giovane difficile.
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Diario della Comunità
Da alcuni mesi Davide e altre persone hanno
aperto e animano il CentroInsieme nel cuore di
Scampia, una struttura che cammina al fianco di
alcuni bambini e ragazzi delle Vele di Scampia,
nell’ambito del progetto Vela: rendere consapevole,
sostenuto dalla fondazione Un raggio di luce Onlus.
Durante il prossimo Natale ci vogliamo impegnare a sostenere questo progetto, dando un
aiuto concreto al centro. Seguendo le indicazioni
di Davide, invitiamo le nostre comunità alla raccolta di materiale didattico che serve per le attività del centro. Per un maggior ordine e varietà del
materiale, chiediamo a ogni bambino e ragazzo,
insieme con la propria famiglia e i propri nonni, di
collaborare alla raccolta insieme ai suoi compagni
di classe, secondo questo schema:
• Scuola d’Infanzia: pastelli normali e a cera;
• I elementare: quaderni e quadernoni a righe
e a quadretti;
• II elementare: colla e forbici;
• III elementare: pennarelli, acquerelli, evidenziatori;
• IV elementare: gomme, tagliacarte, temperini, album da disegno;
• V elementare: matite e penne;
• ragazzi delle medie: alfabeto con le lettere
singole, righelli, squadre, compassi;
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• ragazzi delle superiori: tempere, pennelli e
tele per dipingere.
Oltre a questo breve elenco, va bene qualsiasi
materiale didattico che si usa alle elementari o alle medie e qualsiasi cosa possa servire per attività
di aiuto nei compiti dei ragazzi.
Le offerte che raccoglieremo nelle Messe
dell’Epifania - La festa del dono, lunedì 6 gennaio, serviranno a contribuire all’acquisto di un
calcetto, un tam tam e giochi di società in scatola.
Se dovesse avanzare ancora qualcosa, verrà direttamente devoluto per le attività del Centro.
Tutto il materiale si può portare nelle chiese
parrocchiali il giorno di Natale e il giorno dell’Epifania e agli altri giorni festivi del tempo di Natale
(domenica 29 dicembre; mercoledì 1 gennaio; domenica 5 gennaio).
Con alcuni volontari ci recheremo personalmente a Napoli nel mese di gennaio, per consegnare direttamente a Davide Cerullo e gli altri
volontari quanto avremo raccolto.
Grazie a tutti per la collaborazione!
don Luca
Diario della Comunità
Mercatini e canti di Natale
A Berbenno già si sente lo spirito natalizio
Q
ualche settimana prima del Natale, in
piazza già si percepiva il clima di quel
giorno importante; infatti, il 7 dicembre
sono state allestite delle bancarelle gestite da alcuni abitanti del nostro paese e dintorni. La piazza era piena di articoli realizzati a mano.
Vi erano alcune bancarelle che esponevano oggetti
in legno, intagliati a mano, vasi, addobbi natalizi e
accessori per la casa ricamati a mano oppure creati utilizzando l’arte del decoupage, indumenti, presepi. Altri stand vendevano invece libri, formaggi,
marmellate, frutta e verdura.
Al mercatino hanno partecipato circa 25 venditori, molti dei quali di Berbenno. «L’obiettivo era
animare la piazza con una proposta insolita e dare
risalto alle persone che in paese sono artigiani, collezionisti o creano qualcosa con le loro mani. Non pensavamo fossero così tanti. Abbiamo chi fa marmellate, chi scrive libri, chi taglia e cuce» spiega all’assessore al Turismo e al Tempo libero Sergio Salvi che,
con la collaborazione della Pro loco, ha organizzato
la manifestazione. re chi panini, chi vin brulé, chi caldarroste. La commissione biblioteca ha organizzato per i più piccoli
un laboratorio creativo per realizzare segnaposto e
formine per abbellire l’albero. E ci sarà la possibilità di scrivere la letterina o di fare un disegno per
Santa Lucia. La bancarelle sono rimaste aperte fino
a tarda sera.
In serata, alle ore 21.00, è stato proposto in chiesa, un concerto natalizio del Coro Gli Harmonici di
Bergamo. Il coro, praticamente tutto al femminile,
era disposto in chiesa lungo la gradinata che porta
all’altare e, in alcune canzoni, in semicerchio al di
sotto di essa, subito sotto vi erano i musicisti e di
fronte a loro c’era il direttore canoro.
La moltitudine di persone presente al concerto
è stata pienamente appagata con canzoni e melodie bellissime e armoniose; il maestro ha diretto in
modo magnifico le sue coriste e musiciste, coinvolgendo il pubblico assai numeroso rapito dalla loro
bravura.
Federica Salvi Erano presenti poi i volontari dell’Operazione
Mato Grosso e quelli della Croce Rossa, il gruppo
Alpini e il gruppo Avis e Aido, impegnati a prepara-
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Diario della Comunità
Una casa tra le case
C
arissimi lettori del bollettino interparrocchiale, sembra che sia passato poco
tempo da quando ci siamo trovati qui nel
2012 per farci l’in bocca al lupo all’avvio dei lavori,
invece è già passato un anno! Poco tempo è passato ma tanta, tantissima vita e tantissimi volti hanno
attraversato le nostre giornate! La nostra, la vostra,
comunità familiare al termine di questo anno solare 2013 avrà compiuto quasi un anno e mezzo
e il bilancio che vi possiamo descrivere è davvero
bello.
La vita di comunità è iniziata per noi, giusto una
settimana dopo che avevamo aperto a tutti gli effetti, il 9 ottobre 2012. Proprio in quel giorno ha varcato la porta della nostra casa il primo ragazzo che
abbiamo ospitato, Fekher, un sedicenne magrebino un po’ particolare. Egli ha trascorso con noi
circa un paio di mesi e poi è stato trasferito in una
comunità più adatta alla sua età e alle sue esigenze,
vicino a Bergamo. Nel mese di novembre abbiamo accolto Aldo, che attualmente sta frequentando la terza classe delle scuole medie proprio qui
a Berbenno e, nel mese di dicembre, è arrivata a
vivere con noi Pamela, attualmente impegnata al
secondo anno dell’istituto superiore per diventare
parrucchiera. Dopo non più di un paio di mesi tra
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le nostre mura si è aggiunta una piccola bimba che
però ha iniziato il suo percorso nella pancia di Patrizia. Voi tutti sapete che non è stata una gravidanza molto semplice ma finalmente ora sta giungendo al termine. L’avvento 2013 è di certo stato carico
di attesa e di trepidazione per noi qui della casa. La
nostra bimba si chiama Elisa e quando leggerete il
bollettino probabilmente sarà in arrivo...
Insomma, che dire, un inizio di avventura con il
botto. Siamo davvero felici, perché le giornate qui
sono sempre piene di vita, piene di attività, piene
anche di problemi (non ce li dobbiamo nascondere) ma soprattutto, piene di tutta quella voglia di
essere ogni giorno di più una famiglia vera e propria.
Insieme alla vita interna alla casa, in questo
anno abbiamo potuto iniziare la vita nella comunità più allargata delle nostre parrocchie. Ci avete accolto tutti con gioia a partire dai ragazzi delle
scuole in cui io (Diego) insegno, fino ad arrivare ai
genitori, gli adolescenti delle catechesi del lunedì,
i volontari e il mondo del centro ricreativo estivo,
per non parlare dei giovani che hanno partecipato
ai centri biblici e soprattutto la figura di Don Luca,
immancabile visitatore di Patrizia lungo tutta la sua
degenza. Vi sembrerà un banale elogio, ma la comunità di Berbenno è davvero bella e ricca di risorse! Abbiamo potuto percepire intorno a noi un’attenzione particolare, ci avete accolti non come
dei forestieri ma come se avessimo abitato qui da
sempre! Ciò sarà dovuto al fatto che da sempre le
nostre comunità sono state comunità di emigranti
o forse perché sotto la coltre dura dei montagnini
si nasconde un cuore davvero generoso o forse perché semplicemente questi paesi sono fatti da tanta
gente che sa cosa vuol dire essere buoni. Sì, per
tutti questi motivi ci siamo sentiti parte integrante
della vostra ed ora anche un po’ nostra, storia!
Quali sono le prospettive per il futuro, quali gli
appuntamenti imminenti e quali le aspettative? La
prima di tutte è festeggiare con voi la nascita della
Diario della Comunità
nostra bimba, tanto attesa da noi, ma ormai credo
anche da molti di voi! Sarà una gioia immensa e
già da ora vi invitiamo a partecipare al suo battesimo che con tutta probabilità faremo il 19 aprile
prossimo nella notte della veglia pasquale (come
facevano i primi cristiani). Nei prossimi due mesi
le accoglienze di nuovi ragazzi qui alla casa gialla saranno sospese per poterci dare l’opportunità
di gestire al meglio gli onori ma anche gli oneri
dell’arrivo di Elisa! A partire da febbraio-marzo le
porte della nostra casa saranno riaperte a chi ne
avrà bisogno. Le nostre porte rimarranno invece
aperte a tutti voi sempre, anche nei mesi di gennaio e febbraio. Se abbiamo qualcosa da rimproverarvi è che non troppi di voi sono venuti a citofonare alla nostra porta, abbiamo costruito delle
belle relazioni con alcune coppie di genitori qui tra
voi, sarebbe bello poter costruire con voi qualcosa
di concreto, farvi diventare famiglie amiche della
comunità, coinvolte dal di dentro nella vita della
casa, accogliendo magari anche solo per qualche
week end i nostri ragazzi nelle vostre case o pianificando insieme ai vostri figli alcune gite. Sarebbe
bello poter avviare con alcuni di voi che se la sentono un percorso di accoglienza di alcuni bambini
orfani rumeni che verrebbero a vivere nelle vostre
case per un mesetto nel periodo del CRE e tanto
altro ancora. Non abbiate paura, venite a trovarci,
venite a bervi un caffè o un tè. Venite, perché prima che nostra questa casa è vostra e perché tutti
la possiate sentire nel cuore avete bisogno di vederla! Non vi neghiamo che abbiamo bisogno di
una mano per tantissime altre cose forse più banali
rispetto a quelle appena citate. Qui la casa è grande e noi siamo solo in due. Avremmo bisogno di
un aiuto per pulire il bosco, un aiuto per avviare il
piccolo orto che vorremmo far portare avanti ai ragazzi della casa, un aiuto per completare i disegni
che sono stati avviati da alcuni gruppi di ragazzi
ma che devono ancora essere completati…
Concludiamo quindi ringraziandovi per averci
accolto così bene in questo primo anno e vi rinnoviamo il nostro invito a venirci a trovare; di motivi
ognuno ne può trovare: dare una mano, fare visita
alla nostra piccola e ai ragazzi, venirci semplicemente a salutare. Per questi e per molto di più vi
aspettiamo qui alla casa famiglia…
Buon Natale e buon anno 2014!
Diego e Patrizia
29
Diario della Comunità
La cena della legalità
Per sostenere il progetto della casa famiglia di via Milano
30
Diario della Comunità
L’arte del pittore Gian Maria Salvi
in mostra a Bergamo
Arte&Artigianato prosegue il suo percorso espositivo di mostre personali di artisti, che, a cadenza mensile, hanno trasformato la sede centrale
dell’Associazione Artigiani di Bergamo (in Via Torretta, 12), in una galleria d’arte.
Arte&Artigianato è una iniziativa che ha ottenuto il patrocinio di: Regione Lombardia, Provincia di Bergamo, Comune di Bergamo, Camera di
Commercio, Confartigianato Imprese Lombardia e
Scuola d’Arte Andrea Fantoni. Tale progetto mira
a promuovere l’attività di artisti-artigiani, pittori,
scultori e restauratori della nostra provincia, mettendo a loro disposizione la sala Agazzi allo scopo
di dare la possibilità al grande pubblico di conoscerli e ammirarne i capolavori.
Il nostro concittadino berbennese Gian Maria
Salvi è stato invitato a esporre lì le sue opere dal
tema: Puntocromia dal 7 al 28 gennaio 2014.
Martedì 7 gennaio alle ore 18, vi sarà l’inaugurazione con rinfresco. In tale occasione, alla quale
siete tutti invitati, la professoressa Mariella Sanna
con la sua troupe televisiva di Lombardia TV, Sol
Regina Video Cremona e Lodi Crema TV riprenderanno l’intera inaugurazione presentando il nostro
pittore Gian Maria Salvi. All’incontro di presentazione interverranno anche Angelo Carrara (presidente dell’Associazione Artigiani), Andreina Facchinetti (capo area immagine arte e comunicazione),
Stefano Maroni (direttore Associazione Artigiani) e
Alfredo Perico (segretario).
l’intelligenza nel realizzare nell’opera d’arte quanto
l’estro del momento suggerisce».
E il presidente Carrara Angelo nel depliant di
presentazione di Gian Maria Salvi si esprime così: «In questo contesto dominato da crisi e incertezze
dei mercati sia nazionali che internazionali si vuole
offrire l’opportunità ai nostri artigiani, che operano
nel settore artistico, di avere una vetrina di livello che
possa dar loro visibilità nel contesto culturale cittadino e in quello provinciale».
In mostra saranno esposte trentacinque opere
del pittore vallimagnino: tre dipinte nel 2011, cinque nel 2012e le rimanenti ventisette realizzate
nel 2013 con diverse tecniche. Il tema centrale è
la Puntocromia che Mariella Sanna definisce così:
«La Puntocromia è macchie rotonde di colori diversi,
l’espressione del punto indica qualcosa che avverrà
o sarà fatto in futuro,quel punto diventa il miracolo
della vita; l’inserimento delle fasce verticali ai lati è
la presenza di una ragione che vuole o vorrebbe controllare la variabilità del rappresentato, i flussi emotivi dell’artista bergamasco danno un significato universale alle sue opere e la puntocromia rientra nella
corrente pittorica del Realismo Astratto. I quadri di
Salvi vanno guardati con l’anima aperta cogliendone
il luccichio astrale».
Arriva un momento nella vita in cui si sente
l’esigenza e si coglie la possibilità di fare il punto,
tirando le fila di una ricerca artistica vissuta intensamente per lungo tempo. Questo momento è arrivato per Gian Maria Salvi, uno tra i più sensibili e
riservati pittori bergamaschi, autodidatta, ma che
ha seguito i consigli del maestro pittore Mario Cornali (1915-2011) che diceva: «Abbiamo in comune
un bisogno istintivo di ricercare, tela dopo tela ,una
difficile e ardua fusione fra le dimensioni interiori e
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Lettere dalla Missione
Durante il periodo della mostra, in accordo con
l’artista, con gli studenti della Scuola Andrea Fantoni di Bergamo e con il preside Corrado Spreafico
verranno promossi degli incontri didattici in cui
l’artista bergamasco spiegherà come nascono le
sue opere e da cosa trae ispirazione. Va segnalato
inoltre che la città di Bergamo è candidata quale
Capitale Europea della Cultura nel 2019 e questo è
il fiore all’occhiello per l’arte bergamasca.
La prima mostra personale di Gian Maria Salvi
risale al 1989 a Berbenno. Ce ne sono poi state
molte altre in diverse città e l’artista ha partecipato anche a mostre collettive e a diversi concorsi, ottenendo affermazioni e riconoscimenti. Nel
1996 l’Istituto Filippo Figari di Sassari attraverso la
Commissione Nazionale di Arti, Lettere, Scienze e
Letteratura gli ha assegnato la nomina a Cavaliere
dell’Arte.
Vi aspettiamo dunque all’inaugurazione con rinfresco, martedì 7 gennaio alle ore 18 presso la sede
dell’Associazione Artigiani a Bergamo in Via Torretta 12 per trascorrere insieme momenti d’arte.
Lettere dalla missione
S. Natale 2013
«Beati coloro che aspettano il Signore!»
Carissimi Amici del Gruppo Missionario,
mi è caro inviare ad ognuno di voi i miei più sentiti Auguri per un felice e Santo Natale e Buon
Anno Nuovo.
Vi assicuro carissimi, la mia preghiera, il mio ricordo per voi e le vostre famiglie. Vi sono veramente riconoscente per tutto quanto fate e operate con sacrificio per le missioni per quanti si trovano nel bisogno, nelle difficoltà per vivere e nella sofferenza in situazioni disastrose per continue
guerre. Desidero ringraziarvi per i soldi che m’avete mandato in varie riprese che io ho poi spedito
dove hanno più bisogno. In un primo tempo in Sud Sudan, alle suore dove fanno assistenza a tanti
orfani, poi per i malti di Aids che sono tantissimi, abbandonati per continue guerre tribali in atto.
Poi, un’altra volta li ho spediti in Congo per la formazione e scuola per ragazze giovani che si
preparano per farsi missionarie e desiderano mettersi al servizio nei loro paesi travagliati come infermiere o insegnanti.
I bisogni sono tanti ma con l’aiuto del Signore e di tanti generosi aiuti di gruppi Missionari qualcosa si può fare. Grazie di cuore, il Signore vi ricompensi con la sua grazia e benedizione per le vostre
famiglie e la vostra Comunità Parrocchiale. Grazie anche ai vostri Pastori per il loro sostegno e guida
pastorale che ci aiutano e ravvivano la fede nella comunità.
Benedetto XVI scrive: La fede è compagna di vita, che permette di percepire con sguardo sempre
nuovo le meraviglie che Dio compie per noi. Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, la
fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza di Cristo nel mondo.
Facciamo nostro questo pensiero meraviglioso! Di cuore vi saluto tutti e auguro ogni bene nel
Signore,
Madre Anna Filippi
32
Lettere dalla Missione
Comboni Missionary sisters - South Sudan Province
Verona, 12 novembre 2013
Carissimi Amici/che del Gruppo Missionario,
a nome di tutte le consorelle Comboniane che sono e che lavorano in Sud Sudan vi saluto e vi ringrazio
sentitamente per la generosa offerta di Euro 250 (duecentocinquanta) che avete voluto farmi pervenire
tramite la nostra Suora Giacinta Vannotti. Grazie di cuore anche a nome delle sorelle e fratelli del Sud
Sudan.
Useremo questa somma per aiutare le comunità che lavorano in Sud Sudan. Saprete forse della sfida di
questo paese e di questa chiesa di ricominciare dopo i quasi 50 anni di guerra a sviluppare e crescere come nazione, come popolo e come popolo di Dio. Il lavoro di promozione umana e di fede è tanto urgente.
Il costo della vita è altissimo e abbiamo veramente bisogno di materiali, come il vostro, per continuare il
ministero della evangelizzazione.
Saremo felici di mantenere i contatti con voi e di continuare ad essere insieme nella missione di Dio
in Sud Sudan.
Con affetto riconoscente e augurandovi Buon Avvento e Buon Natale,
Sr. Giovanna Sguazza - Provincial Sud Sudan
*****
Berem, 31 ottobre 2013
Carissimi Amici,
eccomi a voi per il consueto rendez-vous prima di Natale per ringraziarvi di quanto avete fatto per
noi quest’anno (avete pregato, avete partecipato, avete condiviso, avete amato) e per augurarvi di
accogliere ancora con cuore aperto e generoso Gesù che viene a noi nelle vesti umili e povere di un
bambino che ha bisogno di tutto. Ogni giorno siete nella nostra preghiera e domandiamo al Signore
di sostenervi e benedirvi in ogni necessità.
Come vedete vi scrivo da Berem, quella che è stata la mia prima missione in Ciad dal 1994 al
2007. Ho lasciato Koumi per ritornare a Berem il 22 marzo 2013 per poter meglio svolgere il nuovo
servizio che mi è stato affidato.
Quest’anno per le nostre comunità del Ciad e del Camerun è un anno di grandi cambiamenti.
Come sapete in settembre 2012 abbiamo aperto una nuova comunità nella grande periferia di Duala, nel sud del Camerun. Ciò ha però comportato la decisione dolorosa di chiudere una delle nostre
comunità del Ciad, non avendo sorelle sufficienti per tenere aperte cinque comunità. D’accordo con
il Vescovo di Pala stiamo lasciando la missione di Domo a una Congregazione di suore togolesi che
hanno accettato di prendere il nostro posto. Le nostre Sorelle hanno dimostrato una bella capacità di
distacco e grande disponibilità di fede a cambiare comunità e spesso anche apostolato. Tra dicembre
e gennaio 2013 due Sorelle (Lupita e Irma) ritorneranno in Messico, loro paese di origine, chiamate a
continuare là il loro servizio alla Missione. Resteremo dunque presenti e operanti a Berem e a Koumi
in Ciad e a Nuldayna e a Duala in Camerum. Internet può permettervi di rendervi conto dei luoghi
e delle distanze.
Le nostre energie apostoliche attualmente sono concentrate soprattutto nella formazione dei catecumeni ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana e nell’animazione dei giovani e bambini attraverso
attività pastorali, educazione, centri culturali, teatro, movimenti. Quest’anno pochissimi giovani in
Ciad hanno ottenuto il diploma di maturità e lo Stato ha deciso di sopprimere bruscamente tutte le
33
Lettere dalla Missione
scuole medie e superiori che non sono in grado di offrire un insegnamento qualificato perché mancano professori formati. Questo ha comportato l’abbandono della scuola da parte di molti, perché
non tutti possono permettersi di andare a vivere in una città, pagare l’alloggio e nutrirsi lontano dalla
famiglia. A fine ottobre, non essendo ancora stati nominati gli insegnanti per i diversi posti, qui a
Berem la scuola non è ancora cominciata! E i genitori e i ragazzi non se ne lamentano (!) perché sono
ancora alle prese con il racconto che, quest’anno, è migliore grazie a Dio rispetto all’anno scorso.
Il 19 ottobre, vigilia della Giornata missionaria mondiale, abbiamo vissuto un avvenimento storico: Martin Alikeke di Gounou-Gaya è stato ordinato sacerdote missionario Saveriano. È il primo ciadiano a diventare missionario Saveriano! E così il Ciad, paese a maggioranza musulmano, comincia
a dare il suo contributo alla missione universale della Chiesa. Martin è destinato alla missione in Sierra Leone. Lo stesso giorno a Ndjamena un altro giovane Mussey, Charles Ghikjewe, è stato ordinato
diacono per la diocesi di Pala. Rendiamo grazie a Dio.
Dal punto di vista socio-politico, malgrado i confitti anche gravi esistenti nei paesi limitrofi (Centrafica, Nigeria, Sudan), il Ciad sta vivendo un periodo di relativa tranquillità che favorisce un po’ lo
sviluppo del paese (oltre al petrolio produce ora anche cemento), benché i primi e più importanti
beneficiari siano gli abitanti del Nordi, a maggioranza musulmana, appartenenti all’etnia del presidente Idriss Deby. Qui la convivenza con i Musulmani è serena e speriamo continui ad esserlo. Personalmente vivo delle belle relazioni con molti di loro. Ma la setta di Boko-Haram tenta di penetrare
nel paese…
In ogni caso il Vangelo continua la sua corsa e la Luce non si lascia sopraffare dalle tenebre! A
ciascuno il dono e la responsabilità di diffondere attorno a noi l’amore che Gesù è venuto a infondere
nei nostri cuori.
Buon Natale,
Silvia Marsili
e Sorelle Missionarie di Maria in Camerun e in Ciad
SCAMBIO DI AUGURI NATALIZI
Le persone che collaborano e si danno da fare nelle nostre parrocchie sono moltissime. In occasione del prossimo Natale, vorremmo dire personalmente il nostro grazie
a ciascuna di loro.
Visto che si corre il rischio di dimenticare sempre qualcuno, giovedì 26 dicembre,
giorno di Santo Stefano, alle ore 16.00 presso il salone dell’Oratorio di Berbenno invitiamo TUTTI i volontari (catechisti, baristi, personale delle pulizie, sacristi, lettori,
redazione del notiziario, componenti dei consigli parrocchiali, collaboratori vari sia
delle parrocchie che dell’oratorio...) di Blello, Berbenno e Selino Alto per lo scambio di
auguri natalizi.
Sarà l’occasione per incontrarci, salutarci, farci gli auguri e guardarci in faccia, per
riconoscere il tanto bene che il Signore opera attraverso di voi. Vi aspettiamo!
don Luca con don Donato
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Recensioni
Parole evase
E
ssere la voce dei più deboli non è semplice: richiede determinazione, voglia di
denunciare la loro situazione, pelo sullo
stomaco … E il compito diventa ancora più difficile
quando l’impegno che si vuole prendere è quello
di fare da intermediario tra le donne e gli uomini
che vivono nelle carceri italiane e il mondo esterno,
troppo spesso insensibile alle condizioni in cui essi
devono scontare la loro pena.
Davide Cerullo c’è riuscito nel modo più assoluto. Dopo il suo primo libro, Ali bruciate – I bambini
di Scampia (scritto in collaborazione con il sacerdote e scrittore Alessandro Pronzato e che denuncia
il degrado che colpisce Napoli e i suoi quartieri, da
cui Cerullo proviene, ridando anche però speranza), lo scrittore ha ricevuto molte lettere dai carcerati e, con le testimonianze raccolte e i ricordi del
passato, ha creato Parole evase.
Con questa nuova opera dà la possibilità a molti carcerati di gridare al mondo i propri dolori, di
raccontare la propria vita e le esperienze, di fare
i conti, di spiegarsi, di arrendersi o di denunciare
come son costretti a vivere nei penitenziari, istituzioni che troppo spesso non si preoccupano di
rieducare la gente ma solo di umiliarla.
Erri de Luca (importante autore italiano contemporaneo) nella lunga prefazione a Parole evase,
definisce Cerullo il postino di lettere che sarebbero
rimaste in giacenza, non consegnate a noi che le leggiamo e lo ringrazia per aver fatto una cosa semplice e pulita: offre a chi legge un titolo di ingresso al
mattatoio del tempo perduto, e un lasciapassare alle
parole strozzate lì dentro.
Parole evase non è un titolo casuale. Non si riferisce infatti solo al fatto che è una raccolta di lettere
provenienti dai carceri (tra cui anche i messaggi
consegnati ai parenti tra i panni da lavare e quelle
anonime) ma indica anche la forza che queste parole, che non possono essere imprigionate, hanno
il diritto di viaggiare nello spazio e nel tempo per
arrivare fino a noi.
I ricavati del nuovo libro di Cerullo verranno devoluti al progetto Vela: rendere consapevoli che ha lo
scopo di occuparsi dei bambini delle Vele di Scampia, per aiutarli a crearsi nuove possibilità, per renderli consapevoli e per valorizzare tutto ciò che in
quella terra c’è di bello.
Maura Locatelli
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Diario della Comunità
Calendario gennaio 2014
LITURGIA
1
2
3
4
5
Mer
Gio
Ven
Sab
Dom
6
Lun
7
Mar
8
9
10
11
Mer
Gio
Ven
Sab
12
Dom
13
14
Lun
Mar
15
Mer
Santi Basilio e Gregorio
II Domenica dopo Natale
17.00
14.30
Epifania di Nostro Signore
Gesù Cristo
Gita sulla neve
Santa Messa a Ca’ Passero
Laboratori per i ragazzi in oratorio (Berbenno)
Sante messe secondo l’orario festivo
20.30
20.45
20.45
20.30
20.45
17.00
10.30
11.00
14.30
15.00
Gruppo Missionario (Berbenno)
Incontro dei catechisti (Selino Alto)
Incontro genitori II media (Selino Alto)
Consiglio Pastorale Vicariale (Selino basso)
Consiglio dell’oratorio (Berbenno)
Santa Messa Ca’ Previtali
Santa messa con celebrazione dei Battesimi (Berbenno)
Santa Messa a Ceresola in onore di San Mauro
Laboratori per i ragazzi in oratorio (Berbenno)
Vespri e Processione (Ceresola)
Dedicazione Cattedrale
20.45
Santi Narno, Viatore e
Giovanni
20.00
20.00
20.00
17.00
10.30
Incontro genitori IV e V elementare (Berbenno)
Messa in preparazione alla Festa di Sant’Antonio (Berbenno È sospesa la messa delle 7.30)
Incontro vicariale catechisti cresimandi (Selino Basso)
Messa in preparazione alla Festa di Sant’Antonio (Berbenno È sospesa la messa delle 7.30)
Inizio settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
Messa in preparazione alla Festa di Sant’Antonio (Berbenno)
Santa Messa a Ca’ Passero
Santa Messa solenne in onore di Sant’Antonio abate
15.00
Vespri solenni e Processione
20.45
20.45
Consiglio Pastorale Parrocchiale (Selino Alto)
Incontro genitori I media (Berbenno)
20.45
20.30
17.00
10.30
Consiglio Pastorale Parrocchiale (Berbenno)
Incontro vicariale volontari Caritas
Santa Messa a Ceresola
Santa Messa solenne in onore di San Giovanni Bosco
15.00
Spettacolo di San Giovanni Bosco in oratorio (Berbenno)
San Tommaso d’Aquino
20.45
Incontro dei catechisti (Berbenno)
San Giovanni Bosco
20.00
Fiaccolata e Santa Messa (Berbenno)
Battesimo di Gesù
Festa di San Mauro
16
Gio
San Mauro
17
Ven
Sant’Antonio
18
Sab
19
Dom
20
21
22
23
24
25
Lun
Mar
Mer
Gio
Ven
Sab
26
Dom
27
28
29
30
31
Lun
Mar
Mer
Gio
Ven
36
IMPEGNI PARROCCHIALI
Sante messe secondo l’orario festivo
Maria Ss. Madre di Dio
II Domenica T. Ordinario
Festa di Sant’Antonio
Abate
Sant’Agnese
20.30
San Vincenzo
San Francesco di Sales
Conversione di San Paolo
III Domenica T. Ordinario
Festa di San Giovanni
Bosco
Calendario
Calendario febbraio 2014
LITURGIA
1
2
3
4
5
6
7
Sab
Dom
Lun
Mar
Mer
Gio
Ven
8
Sab
San Girolamo Emiliani
9
Dom
V Domenica T. Ordinario
10
11
Lun
Mar
Santa Scolastica
IMPEGNI PARROCCHIALI
17.00
Santa Messa a Ca’ Previtali
XXXV Giornata per la vita
20.45
Incontro genitori III media (Berbenno)
17.00
Ritiro dei cresimandi a Rota Imagna
Ritiro dei cresimandi a Rota Imagna
Santa Messa a Ca’ Passero
Ritiro dei cresimandi a Rota Imagna
Incontro genitori e padrini dei cresimandi a Rota Imagna
Presentazione al Tempio
San Biagio
Sant’Agata
San Paolo Miki e compagni
15.00
Beata Vergine di Lourdes
20.30
12
Mer
20.30
13
14
15
16
17
Gio
Ven Santi Cirillo e Metodio
Sab
Dom VI Domenica T. Ordinario
Lun
18
Mar
19
Mer
20.30
20
21
22
Gio
Ven
Sab
Cattedra di San Pietro
20.30
20.45
17.00
23
Dom
VII Domenica T. Ordinario
24
25
Lun
Mar
26
Mer
27
Gio
28
Ven
Santa Geltrude Comensoli
Giornata Mondiale del malato
Messa con associazioni, volontari e operatori sanitari (Selino
basso)
Incontro vicariale di formazione per i genitori delle Scuole
d’Infanzia (Selino basso)
Pomeriggio in Seminario per V elementare e I media
17.00
10.30
Santa Messa a Ceresola
Messa e incontro prima elementare (Berbenno)
14.30
20.45
Ritiro bambini II elementare (Selino Alto)
Incontro dei catechisti (Selino Alto)
Incontro vicariale di formazione per i genitori delle Scuole
d’Infanzia (Selino basso)
Consiglio Pastorale vicariale (Selino basso)
Incontro con i genitori di II elementare (Selino Alto)
Santa Messa a Ca’ Previtali
Giornata vicariale del Seminario
Carnevalle
15.00
15.00
20.30
14.30
20.45
16.30
20.45
Confessioni per i ragazzi delle medie (Berbenno)
Confessioni per i ragazzi delle elementari (Berbenno)
Incontro vicariale di formazione per i genitori delle Scuole
d’Infanzia (Selino basso)
Ritiro IV elementare (Berbenno)
Incontro con i genitori di III elementare (Berbenno)
Confessioni per i ragazzi delle elementari e medie (Selino Alto)
Consiglio dell’oratorio (Berbenno)
37
Anagrafe
da novembre a dicembre
Defunti
Todeschini
don Romeo
Filippi Andrea
Offredi Felicita
Salvi Brivio
di anni 82
morto il 26 novembre 2013
a Berbenno
di anni 78
morto 26 novembre 2013
a Morez (Francia)
di anni 82
morta il 27 novembre 2013
a Brembate Sopra
di anni 86
morto il 10 dicembre 2013
a Berbenno
Il Natale salvato
Si racconta che ogni anno, in Alaska, il Natale sia celebrato in un modo speciale. Non
si tratta di una semplice ricorrenza, non si tratta di uno di quei giorni in cui ti accorgi che
è festa solo perché le scuole sono chiuse e il papà è a casa dal lavoro. Si tratta di molto
di più.
Sin dall’alba, il paese è sveglio. Tutti gli abitanti si mobilitano per gli ultimi preparativi: chi si chiude in cucina, chi allestisce le tavole, chi corre di fretta sulla slitta per le
strade cantando gli auguri ai passanti, chi raccoglie le ultime iscrizioni. Infatti com’è
tradizione, ogni anno in questa festività, si svolge una competizione…
Era un Natale particolarmente freddo quell’anno e anche Sedna, una bimba di otto
anni, decise di partecipare alla gara. Questa consisteva nel dover percorrere tre chilometri con la slitta dal proprio paese sino a quello successivo, dove avrebbero festeggiato il
vincitore davanti a un bellissimo presepe. Ma che presepe sarebbe stato senza Gesù Bambino? Ogni partecipante, trainato dai suoi sette cani da slitta, aveva il compito di portare
la sua statuetta del Bambino.
Sedna quella volta avrebbe corso contro altri tre concorrenti: Anouk, Inuk e Blusky.
Allo scocco della partenza, si misero in marcia. I cani correvano veloci, sotto le loro zampe la neve affondava e il ghiaccio scorreva veloce. Sedna, che non era espertissima, venne seminata dagli altri ragazzi già al primo chilometro, ma, senza arrendersi, proseguì
38
Racconto finale
mettendocela tutta e creando un produttivo gioco di squadra con i suoi cani. Li incitava,
li riprendeva, li lodava. E questi, quasi magicamente, alle sue parole presero velocità e
recuperarono un gran tratto di strada.
Lungo il tragitto, all’iniziare del secondo chilometro, Sedna e la sua squadra furono
costretti a fermarsi per via di uno strano suono che la inquietava molto. Era una voce, la
lieve voce di Blusky che chiedeva aiuto. Sedna si precipitò da lui che con i cani era finito
in un precipizio. Lo aiutò a reuperare la slitta e a rimettersi in sesto, ma purtroppo la
statua di Gesù Bambino era andata distrutta, ne rimanevano solo le braccia. Malgrado
fosse un po’ abbattuto, Blusky decise comunque di proseguire la strada fino al traguardo.
Anche Sedna si era rimessa in marcia, ancora più veloce e motivata di prima, cantando a squarciagola le canzoncine di Natale che la mamma le aveva insegnato per il grande
giorno. Ma proprio mentre tutto sembrava andare liscio, la slitta frenò bruscamente per
via di un cane, probabilmente appartenente a un’altra squadra, che le venne incontro abbaiando. L’animale sembrava molto preoccupato così Sedna decise di seguirlo. Insieme
raggiunsero un tornante nel quale si era bloccata la slitta di Inuk. Sedna abbandonò la
slitta e aiutò Inuk a liberare la sua. Una volta portata completamente alla luce videro però che anche la statuetta di Inuk si era rotta! Ne rimanevano solo le gambe, ma il ragazzo
decise comunque di proseguire.
Anche il viaggio di Sedna sembrava andare grandiosamente, senza gli altri due concorrenti, che avevano distrutto le statuine, era già seconda in classifica. A soli cinquecento metri dal traguardo, però, qualcosa andò storto. La slitta di Anouk, che stava davanti
a lei, sbandò e finì dritta dritta su un lago ghiacciato. La situazione era davvero pericolosa, ma Sedna, che era molto leggera, avrebbe potuto camminare sul ghiaccio e aiutarlo.
Così, senza timore, abbandonò la sua slitta, raggiunse Anouk e la condusse altrove. Una
volta al sicuro controllarono le statuette. Quella di Anouk si era rotta durante lo sbandamento e ne era rimasta solo la testa. Anche quella di Sedna purtroppo si era rotta poiché
nell’abbandonare la slitta i cani spaventati avevano fatto qualche movimento brusco. Ne
rimaneva il corpo.
Quando tutti e quattro i concorrenti ebbero raggiunto il traguardo, tristi consegnarono i pezzi delle statuette rimasti e si allontanarono pensando di aver rovinato il Natale.
Ma il parroco, che era un uomo saggio e ingegnoso, prese i pezzi e li unì. Le braccia di
Blusky con le gambe di Inuk, la testa di Anouk con il corpo di Sedna. Il Gesù Bambino
così era ancora più bello, fatto di pezzi diversi, fatto di tutti i bambini del mondo. Sedna,
per la sua premura nei confronti degli altri concorrenti, ricevette un dono speciale: una
candela di speranza da accendere nel giorno di Natale.
Giulia Colombo
39
IN Gita
sulla neve
a foppolo
14
VENERDI 3 GENNAIO 20
, ragazzi,
La gita è per bambini
ulti e nonni.
adolescenti, giovani, ad
ldo e al coperto
Saremo in un posto ca
per pranzare insieme.
,00
COSTO ISCRIZIONE: € 15
Pranzo al sacco
enica 29
Iscrizioni entro Dom
o di Berbenno
Dicembre all’oratori
VEGLIONE Di
CAPODANNO
oratorio DI BERBEN
NO
Menù a base di due an
tipasti, due primi
due secondi, patate al
forno, formaggi
Dolce
Brindisi con panettone
e pandoro
Bevande incluse
MENU ADULTI: € 30
MENU BAMBINI (fino a
10 anni):
ISCRIZIONI IN ORATOR
€ 20
IO ENTRO IL 29 DICE
MBRE
NOTIZIE UTILI
Don Luca Gattoni parroco
Casa parrocchiale via Roma, 8 tel. 035 861007
[email protected]
[email protected]
Don Donato Baronchelli Via S. Giovanni Bosco, 9 vicario parrocchiale
cell. 3336793073
Figlie della Carità
Madri Canossiane tel. 035 861087
Scuola d’Infanzia - Selino Alto tel 342.849.73.28
Sito web dell’oratorio
www.oratorioberbenno.altervista.org
ORARIO SANTE MESSE
Giorni festivi
Ore 17.00 Ore 18.00 Ore 7.30 Ore 9.00 Ore 10.00
Ore 10.30 Ore 18.00 Ceresola – Ca’ Previtali – Ca’ Passero
(a rotazione ogni tre settimane)
Selino Alto
Berbenno
Blello
Selino Alto
Berbenno
Berbenno
Giorni feriali a Berbenno
Lunedì, mercoledì e giovedì ore 7.15 Lodi e S. Messa.
Martedì e venerdì ore 19.45 Vespri e Santa Messa.
40
Giorni feriali a Selino Alto
Lunedì, mercoledì e giovedì alle ore 16.30.
Martedì e venerdì ore 8.00
Mercoledì ore 20.00 a Blello (nella casa comunale)
Eventuali cambiamenti di orario o sospensioni per motivi
particolari saranno comunicate per tempo.
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