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“ Il gioco d`azzardo: entità del fenomeno, caratteristiche e possibili
Giuseppe Iraci Sareri1, Silvia Scartabelli2
“ Il gioco d’azzardo: entità del fenomeno, caratteristiche e possibili
trattamenti”. Sintesi degli interventi
L'interesse per il gioco d'azzardo patologico e per le problematiche ad esso correlate è aumentato
progressivamente negli ultimi anni tanto da arrivare a configurarsi come un’attività di massa,
tuttora in forte espansione, che ha assunto proporzioni economiche e sociali di tutto rilievo. Si
stima che in Italia circa l’80% della popolazione adulta giochi d’azzardo. Quello che per molti si
configura come un’attività ricreativa innocua, una forma di svago socialmente approvata, per
alcune persone può assumere una connotazione compulsiva e distruttiva secondo modelli e processi
di dipendenza che, per molti aspetti, sono simili a quelli più noti dell’alcolismo e delle droghe
pesanti.
Il
convegno
“GIOCO
D’AZZARDO:
ENTITA’
DEL
FENOMENO,
CARATTERISTICHE E POSSIBILI TRATTAMENTI”, svoltosi a Pistoia il 13 maggio 2005,
organizzato dall’AGCI e patrocinato dalla Regione Toscana, dal Comune e dalla Provincia di
Pistoia, ha permesso un proficuo scambio e confronto tra vari esperti nel settore. La riflessione
su questa tematica emergente è di fondamentale importanza per comprenderne il significato assunto
nell’ultimo decennio e la quantità di persone coinvolte. Gli obiettivi della giornata sono stati quelli
di mettere insieme le conoscenze sullo stato attuale del fenomeno e gli interventi rispetto a tale
problematica, in modo da accrescere le competenze degli operatori. Ciò al fine di fronteggiare in
modo più strategico e funzionale gli effetti che il gioco d’azzardo produce su certe fasce di
popolazione, per garantire ai pazienti dipendenti da gioco d’azzardo e alle loro famiglie quello
spazio terapeutico adeguato alla gravità della malattia che li affligge e quella sensibilità sociale,
politica e istituzionale necessaria per orientare i programmi di prevenzione e d’intervento.
La prima sessione dei lavori è stata coordinata dal dott. Arcangelo Alfano - Responsabile “Settore
Socio-Sanitario e Progetti Obiettivi” Dipartimento del Diritto alla Salute e delle Politiche di
Solidarietà della Regione Toscana, il quale sottolinea l’attenzione che la Regione Toscana ha dato
1
2
Direttore Terapeutico A.G.C.I. Pistoia [email protected]
Psicologa tirocinante AGCI
Giuseppe Iraci Sareri
[email protected]
1
in questi anni al fenomeno gioco d’azzardo. Nel 1999 la Regione Toscana ha finanziato i primi
progetti per iniziative volte a sostenere la formazione degli operatori e l’allestimento dei servizi
dislocati sul territorio, soprattutto ambulatoriali. “Abbiamo notato in questi anni che il fenomeno
del gioco d’azzardo è in aumento e come risposta a questa percezione la Regione Toscana ha
finanziato la ricerca effettuata dall’Azienda Asl 3 Sert della Valdinievole assieme all’Agenzia
Regionale di Sanità e all’Università di Firenze e i dati emersi sono stati di particolare interesse. Ciò
che è emerso è che dall’ 1% al 3% di persone con questa problematica presenta una forma di gioco
patologico. Inoltre altre iniziative sono state finanziate con l’intento di affrontare questo fenomeno
in modo più sistematico cosi nel 2004 abbiamo finanziato un altro progetto di interesse generale
con tre soggetti gestori: l’A.G.C.I. di Pistoia, l’Associazione Ortos di Siena che propone un
intervento di tipo residenziale, e l’Azienda ASL 2 di Lucca che da diversi anni ha attivato un
servizio ambulatoriale per il gioco d’azzardo. Questo progetto regionale è in linea con il Piano
Sanitario Regionale 2005-2007, che al punto 5.2.1.4 La prevenzione e cura delle condotte di
abuso e delle dipendenze dispone che la Giunta Regionale, nel triennio di vigilanza PSR,
provvede prioritariamente a sostenere e sviluppare azioni specifiche per alcune aree di attenzione
definendo un’Azione Programmata Regionale per l’individuazione dei percorsi assistenziali
oggetto di concertazione di Area Vasta, tra i quali il gioco d’azzardo patologico”3.
Maurizio Fiasco – Sociologo, esperto della Consulta Nazionale Antiusura – nella sua relazione dal
titolo “Inflazione dell’azzardo conseguenze economiche e sociali delle nuove strategie di mercato”
illustra in modo esaustivo la deleteria incidenza e correlazione tra impoverimento della
popolazione, gioco d'azzardo e ricorso all’usura. La relazione prende avvio dalle dimensioni
economiche e scenario attuale del gioco d’azzardo, strutture del business e la struttura del business
sulla povertà, il gioco pubblico come controllo sociale , la fenomenologia del gestore ed il gioco
on line come nuova frontiera “Klondike” . Le conseguenze di questo intreccio sono pesantissime
sulle fasce più deboli della popolazione con il risultato, tra l'altro, di rendere più frequente il ricorso
agli usurai per avere denaro con le conseguenze drammatiche che questo comporta relativamente
alle connessioni con la criminalità. “Il volume finanziario straordinario si incrementa in modo
esponenziale quando il nostro paese conosce una lunga stagione di recessione economica. Questa
inflazione è avvenuta da quando l'Italia ha conosciuto questa recessione, una contrazione dei
consumi, una perdita di occupazione, una spesa pubblica sfuggita al controllo, una crescita
spaventosa dei tassi di interesse”. I dati ci dicono che esiste una correlazione inversa tra
3
Le parti virgolettate sono fedeli riproduzioni dagli interventi fatti dai relatori ricavati dalla registrazione dell’intero
convegno
Giuseppe Iraci Sareri
2
l’andamento della congiuntura economica e economia dell’azzardo, “.quando l’economia perisce,
l’azzardo fiorisce” afferma lo stesso Fiasco. Il gioco diventa da consumo d’elite a consumo di
massa, il target di questo business è la famiglia a basso reddito, a condizione precaria dal punto di
vista della continuità del flusso finanziario. Alcuni effetti collaterali del gioco d’azzardo si
riscontrano sulle varie forme di criminalità nel territorio circostante a quello dove si gioca, una
riduzione di convenienze o costruzione di opportunità per il settore illegale, un incremento delle
dipendenze da gioco (GAP), sulla spesa pubblica gestionale del territorio e direttamente sulle
amministrazioni (forze di polizia, ad es. “polizia dei giochi”, banche, servizi socioassistenziali…) .
Altre implicazioni sono quelle fiscali poiché il gioco rappresenta un’ entità cospicua per l’erario ,
ricavato da varie categorie sociali e in coerenza con il profilo costituzionale della progressività
dell’imposizione. La sfida degli operatori del settore sarà quella di farsi carico delle vittime del
gioco e di denunciare gli effetti deleteri della diffusione che i giochi stanno producendo, per poi
“accompagnare la persona e il suo nucleo familiare alla ricostruzione di un futuro, di un’autostima
e di una dimensione di socialità”.
Marina Zazo - Psichiatra, Vice-Presidente CEART (Coordinamento Enti Ausiliari Regione
Toscana) - focalizza la sua relazione sugli aspetti psicopatologici del gioco d’azzardo e sulle
condotte ordaliche riscontrabili in a) alcune forme di tossicomania; b) tentativi di suicidio ripetuti;
c) passione per il gioco d’azzardo; d) vomito nella bulimia; e) digiuno nell’anoressia; f) gare di
velocità; g) roulette russa. Nell’ordalia possiamo vedere, almeno in un primo tempo, il tentativo di
accedere a una possibile autonomia, la ricerca di un sentimento di autocreazione.
Morte/resurrezione in un ciclo che ha bisogno di ripetersi quando viene meno l’effetto del tentativo
precedente (stimolo endorfinergico del piacere ---- esaurimento---- ricerca).
Il
bisogno di provare quelle sensazioni che per un processo di tolleranza sono sempre meno efficaci e
portano a tentativi sempre più rischiosi è quello che viene definito Sensation Seeking. C’è poi il
rischio cercato per l’effetto che produce Risk Taking Behaviours. “ La Psicopatologia ricollegata
alle vicissitudini dell’equilibrio delle forniture emotive globali infantili ed a una storia di
disequilibrio delle antiche tensioni legate alla diade fornitura-frustrazione”. La
lettura e l’
interpretazione di un brano tratto da “Il Giocatore” di F. Dostoevskij ha descritto in modo evocativo
e rappresentativo questi concetti. Sono stati illustrati i criteri diagnostici (secondo il DSM IV) che
rendono questo problema una vera e propria patologia e come seconda, la comorbilità tra gambling
e altre forme di dipendenza, in particolare quella da sostanze. Si è giocatori patologici quando il
gioco va oltre la propria volontà, quando produce effetti negativi su affetti ed economia, quando il
Giuseppe Iraci Sareri
3
giocare si trasforma in atto compulsivo e distruttivo, quando non si riesce a farne a meno, e se si
prova si rischia di entrare in una crisi del tutto paragonabile alla crisi d'astinenza da sostanze
(nausea, insonnia, incubi, malessere, calo di concentrazione, sudorazione). Ogni volta che il
giocatore riprende a giocare, gioca somme sempre più alte, allo stesso modo in cui l'eroinomane
deve aumentare la dose per raggiungere la stessa sensazione di euforia.
Maurizio Croce Psicologo-Psicoterapeuta - Responsabile Educazione Sanitaria ASL 14 Verbania e
docente di Psicologia sociale alla SUPSI di Lugano – illustra gli aspetti psicosociali del gioco
partendo da una domanda fondamentale: Perché giochiamo d’azzardo? Il gioco ha innanzitutto una
funzione sociale importantissima. In generale il primo incontro con il gioco avviene insieme ad altri
come momento sociale. Può essere una serata al casinò, un poker tra amici che offre la possibilità
di socializzare e di avere un attimo di distrazione, di evasione dal mondo grigio della quotidianità.
Il gioco aiuta a vivere perché compensa il malessere individuale e sociale. E' provato, per esempio,
che in tempi di crisi aumentano le attività ludiche, “quando si sta bene e si è ottimisti rispetto al
futuro si gioca per divertirsi, non si chiedono al gioco cose particolari. Nei periodi di crisi il gioco
invece comincia a svolgere una funzione di compensazione di qualcosa che non va bene da un'altra
parte della vita della persona. Miguel Benasayag e Gerard Schmit con il loro testo “L’epoca delle
passioni tristi” descrivono molto bene il malessere diffuso, la tristezza che attraversa tutte le fasce
sociali e il senso pervasivo d’impotenza e incertezza che ci porta a chiudersi in noi stessi dove il
futuro viene vissuto come minaccia e si esalta il presente dove tutto va vissuto e consumato ora. E’
in questa logica culturale che il gioco ha una funzione regressiva e compensativa, non si gioca per
divertirsi ma per compensare. Non si investe più sulle capacità, sul gruppo, ma sulla soluzione
magica
propria”.
Se in molte persone tale incontro con il gioco resta limitato e circoscritto, in altre scattano dei
meccanismi che portano a giocare con sempre maggiore frequenza, intensità e coinvolgimento.
“Ecco quindi l’emozione della grossa vincita, il sogno di cambiare la propria vita e migliorarla . In
realtà essa spesso si traduce in grande sciagura”. Il giocatore è
convinto che sia l'abilità,
l'intuizione magica a stabilire la vincita, più perde, più alza le puntate. Arriva ad indebitarsi, a
dilapidare il proprio patrimonio, e poi quello degli altri. I costi sociali sono tanti e molti vengono
pagati sia dal giocatore che dai suoi familiari. L’irretimento da parte della criminalità, la frode, la
falsificazione, il furto, sono elementi di forte rischio per i giocatori. Frequente è lo sviluppo in tali
soggetti di disturbi legati allo stress, comorbilità con altre dipendenze e non mancano i tentativi di
suicidio. Le conseguenze più evidenti, inoltre, sono quelle più strettamente legate alle perdite
Giuseppe Iraci Sareri
4
finanziarie e dei propri beni; le ripercussioni sull'ambiente di lavoro, le separazioni e i divorzi, le
conseguenze sui figli. Croce chiude il suo intervento passando in rassegna alcuni dei meccanismi di
difesa specifici del giocatore, per citarne alcuni: l’illusione del controllo sui propri impulsi, la
rincorsa alla perdita, alcune credenze erronee che fanno sì che il giocatore patologico persegua
rigidamente il suo comportamento maladattivo.
Matteo Iori - Presidente del CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi Giocatori d’Azzardo) ha illustrato le ragioni e le motivazioni che hanno portato alla nascita di un coordinamento
nazionale. Sono stati illustrati gli obiettivi che il coordinamento si è dato e che sono parte
integrante dello statuto stesso, il quale prevede: “la promozione e la costruzione dei gruppi, la
produzione di materiale informativo e divulgativo, la promozione e il supporto di iniziative sul
tema, la promozione di corsi di formazione ed aggiornamento, l’avviare rapporti di collaborazione
tra enti pubblici e privati finalizzati al trattamento e alla prevenzione del benessere dei giocatori
d’azzardo, e infine, l’ideazione e l’elaborazione di progetti riferiti a questa problematica”. Questa
iniziativa ha lo scopo di creare sinergie a livello nazionale per favorire interventi gruppali. Le
nostre conoscenze rispetto alla comprensione ed al trattamento del gioco d’azzardo problematico
sono ancora in una fase iniziale ed esiste un rischio concreto di portare avanti esperienze isolate,
poco capaci di tradurre il proprio operato in qualcosa di condivisibile. Per evitare questo rischio ed
aumentare il nostro sapere è necessario mettere in comune le esperienze e creare contesti entro i
quali sviluppare metodi e sistemi di ricerca . In tal senso la necessità di confronto tra coloro che a
vario titolo si occupano di giocatori d’azzardo problematico è molto sentita per evitare che anche
questo settore sia invaso dalle ideologie piuttosto che dal confronto costruttivo. Gli strumenti ed i
mezzi sono quelli di costruire reti tra coloro che si occupano del gioco d’azzardo problematico in
modo da scambiarsi esperienze ed evitare di fare errori che altri prima hanno fatto. Il CONAGGA è
nato circa un anno fa ed i soci fondatori sono le seguenti organizzazioni: A.M.A. di Trento, Self
Help San Giacomo di Verona, Centro Sociale Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia,
Associazione Genitori Comunità Incontro di Pistoia. Altre realtà hanno già chiesto di aderire e
le domande saranno valutate in seguito. Nel 2005 lo sforzo del coordinamento sarà quello di dare
forma e corpo a queste finalità organizzando iniziative tipo questa di Pistoia per far conoscere
questa nuova realtà nel panorama nazionale
Giuseppe Iraci Sareri
5
Giuseppe Iraci Sareri ha presentato i risultati della
ricerca realizzata dall’AGCI
con la
collaborazione del Prof. R. Luccio e del suo gruppo di Metodologia della Ricerca dott.ssa
Maddalena Menzione e dott.ssa Emilia Salvadori, della Facoltà di Psicologia. “La ricerca prende
avvio sia da una curiosità scientifica sia dalla necessità di rilevare l’entità del fenomeno gioco
d’azzardo nelle sue diverse articolazioni sociale, problematico e patologico rintracciabile nel nostro
territorio, per programmare e progettare azioni appropriate ai bisogni di natura assistenzialeterapeutica per coloro che hanno sviluppato una forma problematica e/o soprattutto patologica e
per avviare azioni di tipo sociale preventivo sulla popolazione”
Una finalità trasversale della ricerca è stata quella di sensibilizzare un elevato numero di persone
sui rischi che il gioco d’azzardo può produrre. In tal senso la ricerca ha perseguito sia finalità
conoscitive che operative assimilabili alla ricerca-intervento progettata negli anni quaranta da Kurt
Lewin il quale sosteneva l’insufficienza della ricerca che produce solo libri . Questo è stato
possibile poiché la somministrazione del questionario è stata effettuata da personale preparato che
nell’intervista telefonica doveva spiegare di cosa si trattava, quale fosse lo scopo della ricerca e
della problematica del gioco d’azzardo. Pertanto si è creata un’ occasione concreta per interagire e
discutere sul gioco d’azzardo con un numero elevato di persone (circa 2000), tra coloro che hanno
aderito alla ricerca alcuni dei quali non sono stati utilizzati nell’elaborazione dei dati perché hanno
prodotto questionari non validi. Un ulteriore numero di persone, circa il 30% del totale, si sono
rifiutati di aderire ma sono comunque stati informati sulle tematiche del gioco d’azzardo, pertanto
complessivamente le persone contattate si stima siano circa 3000.
Per questo scopo è stato costruito un questionario ( T-GAP) di facile somministrazione che
contiene una prima parte di rilevazioni socio-anagrafiche, una parte centrale contenente il South
Oaks Gambling Screen (SOGS)1 di H. R. Lesieur e S. B. Blume (1987)4, ed un ultima parte che è
utile per la rilevazione di informazioni relative agli atteggiamenti, ad interessi legati al gioco
d’azzardo, alle emozioni ricercate nel gioco e alle convinzioni esistenti sul gioco d’azzardo
Il SOGS è forse il più noto tra gli strumenti di rilevazione del gioco patologico a livello mondiale.
Generalmente usato negli studi epidemiologici e clinici, permette di evidenziare velocemente la
probabile presenza di problemi di gioco, consentendo di conoscere nei dettagli le abitudini degli
intervistati.
4
1 La prima traduzione italiana del SOGS da noi utilizzato è opera di Cesare Guerreschi e di
Stefania Gander. Se ne trova una versione nel testo di Guerreschi C. (2000), pp. 137-142.
Giuseppe Iraci Sareri
6
La ricerca ha coinvolto un campione rappresentativo della popolazione generale costituito da
soggetti abitanti nel comprensorio metropolitano di Firenze-Prato-Pistoia, appartenenti a diverse
categorie socio-anagrafiche e reperiti in maniera random che rispecchiano la stratificazione della
popolazione di questo territorio ed altri cinque campioni di gruppi speciali maggiormente esposti
con il gioco d’azzardo. Detti gruppi sono composti da: a) alcolisti in trattamento b) giocatori in
trattamento ( gruppo campione di riferimento) c) soggetti con diagnosi psichiatrica d) persone in
trattamento per dipendenze patologiche (Sert e comunità terapeutica); e) persone che frequentano
punti scommesse;. Si riporta i dati sintetici della prevalenza rilevata rinviando ad una successiva
pubblicazione specifica dell’intera ricerca.
Fig . 2 : Tabella riassuntiva risultati prevalenza (life time) su tutti i campioni
Gruppo
1. Alcolisti in trattamento
100%
campione
%
problematici
%
patologici
Count
76
71
3
2
% witin NGRUP
100%
93.4 %
3.9%
2.6
89
3
5
81
100%
3.4%
5.6%
91%
88
74
6
8
100%
84%
6.8%
9.1
168
131
16
21
100%
78%
9.5%
12.5%
166
95
18
53
100%
57.2%
10.8%
31.9%
1064
1024
20
20
100%
96.2%
1.9 %
1.9 %
1651
1398
68
185
100%
84.7%
4.1 %
11.2 %
2. Giocatori Trattamento
Count
% witin NGRUP
3. Soggetti diagnosi psichiatrica. Count
% witin NGRUP
4.Tossicodipendenti trattamento Count
% witin NGRUP
5. Avventori punti commessa
Count
% witin NGRUP
6. Popolazione generale
Count
% witin NGRUP
Totale
%
sociali
Count
% witin NGRUP
La ricerca quindi ha confermato risultati di altre ricerche e l’indicazione data dal DSM IV circa la
prevalenza del gioco d’azzardo patologico. Come si può notare da questi dati i giocatori patologici
della popolazione generale, che era quella che ci interessava maggiormente ai fini epidemiologici,
sono l’ 1,9 % della popolazione presa in esame. Pur considerando che il SOCS tende a rilevare
falsi positivi possiamo affermare che questo dato ci conferma la percezione di un fenomeno di
vaste dimensioni. Se proiettiamo questo dato sull’intera popolazione con le caratteristiche analoghe
Giuseppe Iraci Sareri
7
a quelle da noi prese in esame, la stima è di circa 19.000 giocatori patologici su una popolazione
stimata di 1.000.000 di persone che sono residenti nell’area presa in esame. Il dato ci da la misura
della gravità e della frequenza del problema.
Claudio Bartolini -Responsabile Zona Distretto della Valdinievole ASL 3- Responsabile Ser.T
della Valdinievole apre una riflessione sulla ricerca confrontando i dati con la sintesi dei risultati di
un’ altra indagine del 2002 realizzata dal Ser. T da lui diretto della Valdinievole, e
dall’Osservatorio di epidemiologia dell’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana. Il campione
rappresentativo dell’intera popolazione è di 516 soggetti di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Il 43%
degli intervistati ha dichiarato di aver giocato almeno una volta nell’ultimo mese ad almeno uno dei
tredici giochi d’azzardo indagati: totocalcio, totogol, totosei, totip, superenalotto, lotto, scommesse
sportive e sui cavalli, ippodromo di Montecatini, gratta–e–vinci, lotteria, tombola, bingo, casinò,
giochi di carte, videopoker. La maggioranza delle persone non gioca affatto, lo 0.8% della
popolazione adulta (di età compresa tra i 30 e i 49 anni) gioca tutti i giorni, il 7% è la percentuale di
chi gioca quattro o più volte alla settimana. Ciascuna persona spende mediamente 27 euro al mese
in scommesse. “ Sebbene l’analisi statistica multivariata non evidenzi un chiaro profilo del
giocatore d’azzardo questo sembra perlopiù maschio, giovane, con modesto grado di
scolarizzazione e forte fumatore” . Il gioco più frequentato è il Superenalotto, provato da 1 adulto
su 5, seguito dal Gioco delle carte, dal Gratta-e-vinci e dal Lotto. Il gioco che occupa la prima
posizione nella classifica della spesa è invece il Lotto, seguito dal Bingo e dal Superenalotto.
Citando le parole di Bartolini “ i giocatori che frequentano il Casinò, le sale Snai e l’ippodromo
sono pochi, ma assidui e più forti scommettitori. Più giovani, ma simili ai precedenti, sono i
giocatori di Videopoker che sono pochi ma assidui, soprattutto maschi, sembrano la versione
moderna del tradizionale giocatore al Casinò, all’ippodromo o nelle sale scommesse”. Bartolini poi
illustra brevemente il progetto in Valdinievole che ha visto la creazione di un centro, “Il gatto e la
volpe” , per la prevenzione ed il trattamento del gioco d'azzardo patologico. “Abbiamo iniziato ad
occuparci del fenomeno nell’ambito di un progetto di prevenzione delle tossicodipendenze nei
luoghi di lavoro. Ci siamo trovati a fare prevenzione in alcune fabbriche in cui i datori ci hanno
detto che dei dipendenti spesso chiedevano forti anticipi di denaro sulla busta paga prima della fine
del mese. All’inizio pensavamo che fosse un problema di tossicodipendenza e che questo denaro
fosse usato per comprare stupefacenti, però c’era qualche elemento che non tornava. Abbiamo poi
scoperto che questi anticipi di soldi servivano per coprire i debiti di gioco. Questo ci ha spinto a
cercare di capire l’entità del fenomeno con una ricerca in Valdinievole sugli atteggiamenti che la
Giuseppe Iraci Sareri
8
nostra comunità ha, a livello locale, nei confronti del gioco, così poi abbiamo deciso di cimentarci
con il trattamento vero e proprio”. Il progetto prevede una valutazione attenta del fenomeno
gambling nella Zona della Valdinievole attraverso un’attività d’informazione, consulenza e
trattamento per sensibilizzare gli operatori del pubblico e del privato sociale nei confronti di tale
nuova forma di dipendenza.
La seconda sessione dell’incontro dedicata alle modalità d’intervento e agli strumenti per il
trattamento del fenomeno gambling è stata coordinata da Riccardo Zerbetto – Psichiatra e
Psicoterapeuta, Presidente Alea Associazione per lo Studio del Gioco d’Azzardo e dei
Comportamenti a rischio.
Umberto Caroni - Coordinatore gruppi per Giocatori d’azzardo dell’Associazione “Centro
Sociale Papa Giovanni XXIII – ha focalizzato la sua relazione sulla delicata questione del denaro
in un gruppo di giocatori in trattamento. Secondo lo stesso Caroni esistono due categorie di
giocatori: giocatori che sono divenuti eccessivi a causa delle trappole cognitive del gioco (il gioco
come malattia) e giocatori divenuti eccessivi perché hanno caricato il gioco di aspettative personali
e sociali che questo “vizio” non può dare (il gioco come sintomo). Il giocatore patologico, quando
decide di rivolgersi ai centri, non è cosciente della propria patologia, riporta il tutto ad un mero
problema di ordine economico, starà quindi agli operatori del centro riuscire nell’ardua impresa di
rovesciare i termini della questione e convincere il paziente a proseguire il trattamento. “Il denaro
sta nelle menti dei giocatori prima e dopo il gioco”. Le motivazioni al gioco possono essere le più
svariate: il desiderio di vincere denaro, di procurarsi una vita sociale più ricca, il bisogno di
aumentare la quantità di denaro investito per mantenere alta l’emozione e l’ebbrezza rispetto al
gioco, l’inseguimento della perdita. Lo stesso denaro è la prima motivazione alla ricaduta.
All’interno dei gruppi in genere esistono due tipologie di giocatori: gli scialacquatori, coloro che
non hanno nessuna capacità gestionale del denaro, e gli avari. L’interrogativo che questa relazione
ci pone è interessante : “che succede a queste persone? Esiste una qualche forma di denaroterapia?
Abbiamo fatto delle indagini ma le risposte sono poche. Non si trova nulla in merito ad una
patologia legata al denaro”. La questione del denaro rimane aperta ed è un aspetto che anche in
terapia non deve essere trascurato ma integrato. “ Nei giocatori d’azzardo è imponente il bisogno di
giocare insito nell’uomo, la complicata relazione quotidiana che noi tutti abbiamo con il denaro, il
bisogno di rassicurazione rispetto ad un futuro incerto e rispetto al quale il denaro ci rassicura”.
Giuseppe Iraci Sareri
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Rolando De Luca - Psicologo Psicoterapeuta, responsabile del centro di terapia di Campoformido
(Ud) di AGITA Associazione di ex giocatori d’azzardo e i loro familiari - La relazione affronta in
modo specifico l’utilizzo della psicoterapia di gruppo per il trattamento del GAP. “La terapia di
gruppo risulta essere il migliore strumento terapeutico per questo tipo di patologia. I gruppi danno
un supporto e sono una sorta di comunità restrittive, gli individui si incontrano insieme e si
aspettano di lavorare sulle loro relazioni all’interno del gruppo. La terapia di gruppo offre
opportunità uniche di sperimentare e lavorare sui problemi dell’intimità e di individuazione del sé”.
Questo tipo di intervento prevede anche il coinvolgimento dei familiari partendo dalla
constatazione che il giocatore coinvolge nelle proprie perdite l'intera famiglia, quindi, gli obiettivi
della terapia non sono rivolti al solo portatore del sintomo ma a tutto il nucleo familiare; questo fa
sì che anch’essi si rendano conto che il problema del gioco d'azzardo non è del solo giocatore, ma
di tutti i componenti della famiglia. Tra i meccanismi di cambiamento che consentono la coesione
del gruppo
De Luca ricorda l’imitazione, perché l’apprendimento iniziale è imitativo grazie
all’osservazione degli altri; l’ identificazione, perché il soggetto cambia assumendo aspetti
dell’altro modificando le proprie percezioni e i propri affetti, e l’ interiorizzazione , il meccanismo
di cambiamento più avanzato e durevole che interessa la struttura psichica del soggetto cosicché “le
sue esperienze, consce ed inconsce, sono spostate su un ruolo di funzionamento più maturo”, il
cambiamento avviene quindi all’interno della persona. Il compito del terapeuta sarà quello di
elaborare tutto questo materiale individuando, con non poche difficoltà, i tempi e modi di
conclusione della terapia per riconsegnare le famiglie alla vita di ogni giorno.
Paola Russo - Psicologa e Psicoterapeuta, progetto GAP dell’AGCI Pistoia - illustra le modalità
d’intervento nel gruppo dell’AGCI di Pistoia. Il gioco per molte persone è un’attività piacevole e
divertente ma per alcune può diventare una malattia o una dipendenza che si manifesta come un
impulso incontrollabile, un “modo che ha l’uomo di gareggiare con il proprio destino, l’illusione di
controllarlo anche solo nell’intervallo di una scommessa”. Il gioco d'azzardo qualora venga
diagnosticato come patologico, rientra nell'area dei Disturbi del Controllo degli Impulsi, come
risulta dal DSM-IV. Il giocatore patologico non percepisce il suo comportamento come una
malattia, lo giustifica come un “vizio” e ritiene, erroneamente, che può smettere in qualsiasi
momento. In Italia tra i modelli d’intervento più vi sono i gruppi di aiuto-aiuto, gruppi in cui
persone, che condividono uno stesso problema, si riuniscono periodicamente, seguendo un
programma, che permette loro di aiutarsi a vicenda. La tipologia del gruppo dell’AGCI “ è libera
da rigide tassonomie, non riteniamo che ci sia un approccio teorico più efficace di altri, la nostra è
Giuseppe Iraci Sareri
10
una realtà ancora da sperimentare, quindi soggetta a riflessioni e variazioni, a confronti e critiche.
Nel nostro lavoro diamo molta importanza agli aspetti della comunicazione, all’individuazione
degli stili comunicativi che il giocatore tende a riprodurre nel gruppo e al coinvolgimento delle
famiglie nel gruppo.” L’intervento è finalizzato a far sì che, attraverso l’individuazione e lo
svelamento del “gioco psichico” messo in atto nelle dinamiche relazionali, familiari e/o di coppia si
possa modificare e depotenziare il comportamento disfunzionale. Lo scopo del gruppo è quello di
favorire il rispecchiamento empatico, la confrontazione e l’interiorizzazione di nuovi modelli
cognitivi e comportamentali più adattivi ed efficaci. E’ sicuramente un mezzo per assicurare
sostegno emotivo, rinforzo e complicità. Lo sforzo individuale diventa sforzo comune, ognuno dà
e, contemporaneamente, riceve aiuto. È un lavorare su di sé, con sé, per sé, e per gli altri.
“Riteniamo che dal confronto e sostegno reciproco nasca e si sviluppi quella fiducia indispensabile
perché ciascuno possa darsi il permesso di esprimere i propri bisogni e le proprie sensazioni in
modo autentico, uscendo dai ruoli perversi perché disfunzionali.” “Acquista così grande importanza
la competenza, l’empatia degli operatori che dovranno mostrarsi comprensivi ma non intrusivi,
dobbiamo permettere al giocatore di affidarsi e sviluppare fiducia in un momento in cui la sua
autostima tende verso il basso”. L’impotenza del giocatore di fronte alla sua compulsione può
essere combattuta forse con la più totale astinenza per non innescare quei comportamenti che lo
potrebbero riportare ai livelli precedenti. Il terapeuta cerca di favorire e sostenere nel gruppo la
consapevolezza circa gli effetti provocati dal suo comportamento, rieducandolo a sentimenti
positivi e/o di empatia. Si tratta quindi di un percorso che, attraverso l’analisi delle motivazioni,
dei pensieri e dei comportamenti, mira a stimolare nel paziente la produzione di nuove idee,
l’ampliamento delle prospettive, l’aumento della consapevolezza di sé e, in ultima analisi, a
promuovere processi di maturazione e crescita personale.
Patrizia Mannari - Psicologa e Psicoterapeuta del Ser.T di Lucca - ha ampiamente illustrato il
trattamento dei giocatori patologici effettuato nel Ser.T in cui opera. La natura complessa di tale
fenomeno richiede un approccio terapeutico del tutto analogo a quello necessario per il trattamento
delle dipendenze da sostanze, “ tutti sono d’accordo nel definire una tipologia di trattamento di tipo
multidimensionale, che comprende un trattamento di tipo farmacologico, psicoterapeutico,
individuale, familiare, di coppia e gruppi di aiuto-aiuto. Momenti essenziali del percorso sono la
valutazione, la presa in carico intensiva a breve termine, la fase di post-cura con monitoraggio della
terapia in corso e la rivalutazione nel tempo dei comportamenti a rischio”. Il Ser.T. di Lucca ha così
provveduto all’attivazione di un ambulatorio per il gioco d’azzardo patologico in cui opera
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un’equipe terapeutica formata da uno psichiatra, uno psicologo, un educatore professionale che
attuano “interventi complementari in un continuum terapeutico allargato che stabilisce connessioni
a vari livelli (individuale, familiare, di coppia e di gruppo). Il processo terapeutico non procede per
passaggi obbligati o tappe precostituite ma con una sorta di bussola giuda con sistema di
riferimento sistemico-relazionale e pedagogico-educativo, offrendo uno spazio di accoglienza della
dimensione emotivo-affettiva che da sola può creare le basi per un’alleanza terapeutica per un
effettivo viaggio verso il cambiamento”. Dopo un’accurata visita psichiatrica per raccogliere le
principali notizie anamnestiche, il primo compito dello specialista deve essere quello di aumentare
il livello di motivazione alla terapia con una serie di colloqui motivazionali perché, nei soggetti
affetti da tale patologia, la motivazione ad intraprendere un trattamento riabilitativo è spesso viziata
da aspettative diverse, rispetto a quelle che essi dovrebbero attendersi. L’obiettivo del colloquio
sarà quello della costruzione della motivazione al cambiamento, gestendo la resistenza che il
soggetto offre. Risolta la questione della motivazione al trattamento inizia la fase di psicoterapia
che, attraverso l’analisi di tali motivazioni, dei pensieri e dei comportamenti, mira a stimolare nel
paziente l’ampliamento delle prospettive, l’aumento della consapevolezza di sé, la promozione di
processi di crescita personale oltre ad una pianificazione di un progetto per il risanamento dei
debiti. Nel trattamento del gioco d’azzardo è, come già citato, molto importante il coinvolgimento
della famiglia; l'analisi e l'obiettivo del cambiamento non sono rivolti al solo portatore del sintomo
ma a tutto il nucleo familiare che deve essere aiutato a conoscere questo particolare tipo di
patologia e coinvolto nella gestione terapeutica del paziente.
Manuela Persi: facilitatotore di un gruppo di auto-mutuo-aiuto (AMA) per giocatori d’azzardo
sostenuto da Self Help di Verona presenta la sua l’esperienza e del gruppo da lei condotto . Un
gruppo AMA è un gruppo composto da persone accomunate dal desiderio di superare lo stesso
disagio psicologico. Tale disagio viene affrontato ed elaborato in prima persona attraverso il
confronto, la condivisione e lo scambio di informazioni, emozioni, esperienze e problemi. Nel
gruppo AMA si ascolta e si è ascoltati, senza pregiudizi, in un clima armonioso in cui si
scoprono e si potenziano le proprie risorse interiori. Tale gruppo si autogestisce seguendo un
sistema condiviso di obiettivi, regole, valori e mira ad incrementare il benessere psicologico di
tutti i membri, “di solito sono costituiti da pari che si uniscono per assicurarsi reciproca
assistenza nel soddisfare bisogni comuni per superare un comune handicap, un problema di vita,
oppure per impegnarsi a produrre desiderati cambiamenti personali e sociali. I promotori hanno
la convinzione che i loro bisogni non siano e non possano essere soddisfatti da/o attraverso le
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normali istituzioni sociali. I gruppi AMA enfatizzano le interazioni sociali faccia a faccia ed il
senso di responsabilità personale dei membri. Uno dei presupposti essenziali è che è la persona
che conta”. Il gruppo di AMA offre sostegno emotivo attraverso la rottura dell’isolamento e la
condivisione reciproca. Permette una crescita personale e offre la possibilità di imparare a
rafforzare le proprie risorse interiori. L’auto aiuto è quindi un mezzo valido per assicurare ai
partecipanti del gruppo sostegno emotivo. Vediamo infatti che all’interno del gruppo ciascuno
sforzo individuale teso alla risoluzione di un proprio problema diventa contemporaneamente
sforzo per risolvere un problema comune. Ciascuno riceve aiuto e contemporaneamente dà aiuto
(principio dell’helper). Riveste particolare importanza la figura del conduttore del gruppo, o
facilitatore, a seconda delle sue funzioni che, se adeguatamente preparato, agendo con modalità
discrete, non interpretative e non invasive, può costituire un ottimo strumento che il gruppo
AMA può utilizzare per raggiungere al meglio i propri obiettivi. Il gruppo di Verona è aperto
anche ai familiari che “ vengono considerati delle risorse, questo perché molto spesso sono i
familiari che contattano l'associazione, poi la partecipazione è responsabilità del giocatore.
Inizialmente il ruolo del familiare è importante perché facilita una delle strategie per affrontare
il problema gioco d'azzardo, la gestione economica, il controllo e il riscontro delle spese che il
giocatore effettivamente fa e quindi anche la gestione economica dei soldi da parte del
familiare”. Il gruppo AMA è un’esperienza altamente coinvolgente che aumenta l’autostima,
attiva la nostra emotività e ci fornisce gli strumenti per utilizzarla al meglio nei rapporti con gli
altri, si tratta di offrire e di offrirsi l’opportunità di esplorare nuove risorse che consentano di
guardare al proprio essere nel mondo in un’ottica di trasformazione, di crescita e di speranza.
Le conclusioni del convegno sono state fatte da Riccardo Zerbetto e Giuseppe Iraci Sareri i quali
hanno dato risalto all’alta qualità dei contenuti emersi nella giornata sia nella prima sessione
dove sono stati affrontati temi di carattere generale sugli aspetti sociologici, psicopatologici,
psico-sociali ed epidemiologici
del gioco d’azzardo, sia nella seconda sessione che ha
focalizzato l’attenzione su alcuni dei modelli d’intervento gruppali più significativi esistenti in
Italia. La buona qualità della giornata è rilevabile anche dall’alta partecipazione al convegno,
infatti sono state circa 150 le persone che vi hanno partecipato provenienti da tutta Italia e
questo dato è particolarmente significativo se si tiene conte che non venivano dati ECM.
Pertanto la giornata si chiude con una valutazione molto positiva, ringraziando tutti partecipanti
e invitandoli al prossimo convegno sul gioco d’azzardo patologico che si terrà a dicembre a
Campoformido (UD). Il sipario cala su questa magica giornata inizialmente essa stessa un
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azzardo, ma in certi momenti bisogna osare per cogliere emozioni e gratificazioni indispensabili
per noi operatori.
Sono in corso i lavori per la pubblicazione della ricerca e delle relazioni presentate al
Convegno in uno specifico volume.
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