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Ricominciamo dall`evangelizzazione
Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616 e_mail: [email protected] www.settimanalelavita.it Abb. annuo e 45,00 (Sostenitore e 65,00) c/cp n. 11044518 Pistoia La Vita è on line clicca su www.settimanalelavita.it LaVita 30 Anno 117 dal 1897 G I O R N A L E C A T T O L I C O 7 SETTEMBRE 2014 T O S C A N O e1,10 1,10 e Ricominciamo dall’evangelizzazione N ell’ultima festività dei santi Pietro e Paolo, la Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato i nuovi Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, dal titolo Incontriamo Gesù. Non si tratta di una sostituzione, caso mai una conferma e un aggiornamento, del Documento di base che, pubblicato nel 1970 ha retto vittoriosamente al tempo e ha ispirato le diverse composizioni dei catechismi in uso nel nostro paese per tutte le età della vita. Un ottimo documento, questo, che ha soltanto bisogno di essere attentamente e continuamente riletto per poterlo fedelmente applicare nel proprio servizio pastorale di ministro ordinato, di insegnante, di catechista, di cristiano. Un buon documento anche quello che è stato pubblicato ora, a cinquanta anni dal concilio Vaticano II e a quarantacinque dal documento di base. La comunità cristiana vivente in Italia ne deve prendere atto per farne propri gli insegnamenti fondamentali contenuti nel testo, forse un po’ troppo analitico e per questo non sempre incisivo e di facile lettura. Ne rileviamo anzitutto l’ottima definizione della nuova evangelizzazione ripresa da un discorso dell’ottobre 2013, rivolto da papa Francesco ai responsabili centrali della nuova evangelizzazione. “La nuova evangelizzazione è un movimento rinnovato verso chi ha smarrito la fede e il senso profondo della vita. Questo dinamismo fa parte della grande missione di Cristo di portare la vita nel mondo, l’amore del Padre all’umanità. Il Figlio di Dio è ‘uscito’ dalla sua condizione divina ed è venuto incontro a noi. La chiesa è all’interno di questo movimento, ogni cristiano è chiamato ad andare incontro agli altri, a dialogare con quelli che non la pensano come noi, con quelli che hanno un’altra fede, o che non hanno fede. Incontrare tutti, perché tutti abbiamo in comune l’essere creati a immagine e somiglianza di Dio. Possiamo andare incontro a tutti, senza paura e senza rinunciare alla nostra appartenenza. Nessuno è escluso dalla speranza della vita, dall’amore di Dio”. La chiesa esiste per evangelizzare, ripete il documento, solo per questo. Una chiesa che non evangelizza non è una chiesa nel senso vero del termine. La parola d’ordine di papa Francesco è quella di “uscire”: uscire dal tempio, da se stessi, dalle proprie fila, dai propri raduni, dalle proprie comunità, dai propri pensieri e dalle proprie preoccupazioni. Un impegno di tutti, senza eccezioni di sorta, anche se ognuno lo deve vivere nella sue forme proprie e particolari. Naturalmente questo presuppone chiarezza di idee, vita esemplare personale e comunitaria, capacità di dialogo e di comunicazione, raccordo con la comunità di appartenenza. Non tutti potranno essere specialisti in questo contatto con i lontani e gli assenti, con coloro che hanno abbandonato, forse per colpa nostra, la chiesa di cui facevano parte nel passato. Dobbiamo spingerci senza false paure fino alle periferie estreme della società, della vita, della fede. L’evangelizzazione, ci dice il papa, è un “movimento”, un andare, un camminare, un mettersi accanto, come fece un giorno il divin pellegrino con i due viandanti sulla strada di Emmaus. Nessuna sosta è concessa, nessuna pausa, Beato Angelico, Il discorso della montagna, Museo San Marco - Firenze nessun rallentamento. Un impegno del singolo e, più ancora, dell’intera comunità, la quale della fede, che intende comunicare agli altri, vive quotidianamente nella gioia e nella speranza. Solo una comunità esemplarmente evangelica potrà richiamare l’attenzione dell’uomo di oggi, che moltiplica la sua insofferenza nei riguardi della chiesa e le obiezioni di una società ormai profondamente laicizzata e secolarizzata. Se l’evangelizzazione ha sempre incontrato grandi difficoltà, queste oggi si sono fatte più consistenti e più convinte. Dobbiamo ridirci continuamente, senza mai stancarci, che non esiste una evangelizzazione a basso prezzo. I nostri fallimenti del passato sono lì, sempre pronti a dimostrarcelo. L’IMPEGNO RESPONSABILE DEL CATECHISTA Da “Incontriamo Gesù”, il documento della Conferenza Episcopale Italiana sull’annuncio e la catechesi, abbiamo estratto le indicazioni che riguardano il ministero dei catechisti Quattro densi capitoli dedicati dal documento a questa urgenza, che ci sollecita e salutarmente ci perseguita ormai da tempo. Un richiamo alla serietà della vita, una sollecitazione per tutti a misurare severamente le proprie responsabilità. Noi siamo la generazione della nuova evangelizzazione. La storia futura, la nostra coscienza, soprattutto colui che ci ha mandato ci chiederanno conto del nostro operato. Tanto il risultato positivo quanto il fallimento sono alle porte. Tutto dipende da noi, dalla nostra volontà. L’indispensabile e preveniente grazia di Dio (su questo non c’è il minimo dubbio) è già da sempre sopra di noi. Giordano Frosini NO A CRISTIANI ANNACQUATI La denuncia di Papa Francesco per la scarsa fede di molti cristiani che sembrano più acqua che vino RICORDO DI MONS. PAGINA 2 SIMONE SCATIZZI A QUATTRO ANNI DALLA MORTE PAGINA 4 L’EUROPA CAMBIA DIRIGENZA Fra le nuove figure di spicco emerge il nostro ministro degli esteri, Federica Mogherini PAGINA 13 VENTI DI GUERRA pagina 7 In Ucraina e in Irak continuano gli scontri con molti morti e feriti, la tregua in Palestina lascia però bene sperare PAGINA 15 2 primo piano n. 30 7 Settembre 2014 CEI: ORIENTAMENTI PER L’ANNUNCIO E LA CATECHESI IN ITALIA Il catechista, un credente autentico Dal Concilio Vaticano II i contributi volti a specificare il ministero ecclesiale del catechista sono stati molteplici: il Direttorio generale per la catechesi afferma che egli «è intrinsecamente un mediatore che facilita la comunicazione tra le persone e il mistero di Dio e dei soggetti tra loro e con la comunità». La nota dell’Ucn, La Formazione dei catechisti per l’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (2006) afferma che è «una persona trasformata dalla fede che, per questo, rende ragione della propria speranza instaurando con coloro che iniziano il cammino un rapporto di maternità/paternità nella fede dentro un’esperienza comune di fraternità». In generale, il catechista è un credente che si colloca dentro il progetto amorevole di Dio e si rende disponibile a seguirlo; come testimone di fede, egli: - vive la risposta alla chiamata dentro una comunità, con la quale è unito in modo vitale, che lo convoca e lo invia ad annunciare l’amore di Dio; - è capace di un’identità relazionale, in grado di realizzare sinergie con gli altri agenti dell’educazione; - svolge il compito specifico di promuovere itinerari organici e progressivi per favorire la maturazione globale della fede in un determinato gruppo di interlocutori; - con una certa competenza pastorale, elabora, verifica e confronta costantemente la sua azione educativa nel gruppo dei catechisti e con i presbiteri della comunità; - armonizza i linguaggi della fede -narrativo, biblico, teologico, simbolico-liturgico, simbolico-esperienziale, estetico, argomentativoper impostare un’azione catechistica che tenga conto del soggetto nella integralità della sua capacità di apprendimento e di comunicazione; - si pone in ascolto degli stimoli e delle provocazioni che provengono dall’ambiente culturale in cui si trova a vivere. Uomo e donna della memoria Il catechista è persona della memoria e della sintesi: dottrina e vita, annuncio e dialogo, accoglienza e testimonianza di fede trovano in lui una vera esperienza di carità: «Chi è il catechista? È colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in se stesso e la sa risvegliare negli altri. (...) La fede contiene proprio la memoria della storia di Dio con noi, la memoria dell’incontro con Dio che si muove per primo, che crea e salva, che ci trasforma; la fede è memoria della sua Parola che scalda il cuore, delle sue azioni di salvezza con cui ci dona vita, ci purifica, ci cura, ci nutre. Il catechista è proprio un cristiano che mette questa memoria al servizio dell’annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà. Parlare e trasmettere tutto quello che Dio ha rivelato, cioè la dottrina nella sua totalità, senza tagliare né aggiungere. (...) Il catechista allora è un cristiano che porta in sé la me- Vita La Il difficile ministero del catechista moria di Dio, si lascia guidare dalla memoria di Dio in tutta la sua vita, e la sa risvegliare nel cuore degli altri». In tal senso il catechista è colui e colei che aiuta la persona a discernere e ad accogliere la propria vocazione come progetto di vita. Maria nella Visitazione Maria, appena ricevuto l’annuncio dall’angelo si mette in cammino verso Elisabetta per comunicare il dono di Dio che porta in grembo. Il dialogo con la cugina avviene nel segno della gioia del riconoscimento che «grandi cose ha fatto il Signore». L’una e l’altra si istruiscono circa il dono che Dio ha operato in loro e -tramite loro- all’umanità.Tale dovrebbe essere il tono che accompagna ogni comunicazione della fede: l’evangelizzatore-catechista, analogamente a Maria, canta il proprio «Magnificat», vedendo realizzarsi giorno per giorno il progetto di Dio in quanti è chiamato ad accompagnare: «Lei ha sentito qualcosa e “se ne andò in fretta”. È bello pensare questo della Madonna, della nostra Madre, che va in fretta, perché ha questo dentro: aiutare. (...) È andata ad aiutare! E la Madonna è sempre così. È la nostra Madre, che sempre viene in fretta quando noi abbiamo bisogno». La ministerialità dei catechisti Testimoni, educatori, accompagnatori Nell’insieme dei termini che concorrono a individuare la fisionomia del catechista nella realtà italiana attuale, sembrano avere un maggiore consenso quelli di accompagnatore e di educatore. C’è tuttavia una pluralità di situazioni e di mansioni per chi è chiamato a svolgere questo servizio nel contesto della nuova evangelizzazione. Da ciò consegue che le sue competenze quale testimone, maestro ed educatore -così come sono state delineate, per esempio, nei documenti dell’Ucn che trattano della sua formazione- vanno ampliate includendo quelle oggi richieste nel contesto inedito della nuova evangelizzazione. La conoscenza della dottrina, un cammino autentico di spiritualità e la fedeltà ecclesiale sono qualità essenziali, eppure da sole non bastano per delineare l’identità dei catechisti: essi necessitano di vera esperienza missionaria per saper incontrare tante situazioni e illuminare con una parola di fede e di piena maturità umana, condizioni che permettono di gestire ogni relazione con equilibrio e saggezza. Sinteticamente si può dire che, nell’ambito di una Chiesa che si fa compagna di viaggio dei contemporanei, il catechista e la catechista evangelizzano narrando la propria esperienza nella fede della comunità ecclesiale. Essi favoriscono l’apertura del cuore alla Parola di Dio, ne stimolano l’apprendimento, ne accompagnano l’interiorizzazione, ne mediano la personalizzazione, sostengono e accompagnano la maturazione della risposta di fede. In tale senso i catechisti sono evangelizzatori, perché chiamati ad annunciare la Parola che li plasma, e sono educatori perché il loro ministero si declina nell’accompagnare l’interiorizzazione della parola annunciata, nella vita dei soggetti. Per questo ha un rilievo nodale la formazione pastorale nella chiesa e in specie a livello di annuncio e catechesi: alla formazione vanno riservate le migliori energie in termini di dedizione, competenze e risorse. Scelti con discernimento I catechisti non si dispongono da soli al servizio del vangelo, ma rispondono liberamente a una vocazione, i cui elementi specifici sono: una consapevole decisione per Gesù Cristo, da consolidare in un cammino di fede permanente; l’appartenenza responsabile alla chiesa, in spirito di comunione e di complementarità con gli altri ministeri; la capacità di favorire la progressiva integrazione tra la fede e la vita dei catechizzandi. Viene così sottolineata la delicatezza della scelta delle persone per questo ruolo. Del resto, anche se ogni «cristiano è, per sua natura, un catechista» (Db, n. 183), l’esercizio del servizio catechistico è una voca- zione cui non ci si può mai sentire del tutto adeguati; si tratta, piuttosto, di un dono che richiede di essere coltivato con responsabilità spirituale e pastorale. Un discernimento in ordine a tale chiamata e al tipo di servizio all’evangelizzazione, è pertanto indispensabile: questo compito, ordinariamente, è affidato ai presbiteri, che insieme alla comunità sono chi amati a «riconoscere e promuovere nei fedeli i doni dello spirito anche in riferimento al servizio della parola». I parroci e i loro collaboratori dovranno suscitare disponibilità a servizio dell’annuncio e della catechesi da parte di coppie di sposi, laici e laiche adulti e giovani, e proponendo loro anzitutto una valida e integrale formazione cristiana di base. Sempre ai responsabili delle comunità parrocchiali e delle aggregazioni ecclesiali va riconosciuto il compito di discernere sulla maturazione dei catechisti già all’opera e sul proseguimento del loro ministero. Quanti fra loro, per età avanzata o per varie situazioni di vita, non possono più svolgere il ministero, possono comunque sostenere con la preghiera e la cordialità umana le attività di evangelizzazione in cui si impegna la comunità. Mandati dal vescovo Il servizio catechistico nasce da una risposta libera ad una chiamata vissuta all’interno della comunità ecclesiale: «il catechista è consacrato e inviato da Cristo» per mezzo della chiesa. Nel dire il suo «sì», il catechista e la catechista aprono la vita a una particolare esperienza di grazia che vivifica e sostiene il loro servizio educativo, radicato nella vocazione all’annunzio universale della salvezza ricevuta nel battesimo; infatti, «in virtù del battesimo ricevuto, ogni membro del popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cf. Mt. 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni». La ministerialità del servizio catechistico, espressa dal mandato che il vescovo conferisce ai catechisti, apre al riconoscimento di una grazia particolare, la quale sostiene il loro servizio, come sottolinea lo stesso rito di benedizione dei catechisti: L’azione pastorale della chiesa ha bisogno della cooperazione di molti, perché le comunità e i singoli fedeli possano giungere alla maturità della fede e l’annunzino costantemente con la celebrazione, con l’impegno formativo e con la testimonianza della vita.Tale cooperazione viene offerta da quanti si dedicano al servizio della catechesi, sia nella prima iniziazione sia nella successiva istruzione e formazione, condividendo con gli altri ciò che essi stessi, illuminati dalla parola di Dio e dal magistero della chiesa, hanno imparato a vivere e a celebrare. Per questi nostri cooperatori benediciamo ora il Signore, implorando su di essi la luce e la forza dello spirito Santo di cui hanno bisogno per il compimento del loro servizio ecclesiale. Il mandato esprime dunque l’appartenenza responsabile del catechista alla propria comunità diocesana, perché manifesta la sua corresponsabilità nella missione di annunciare il vangelo e di educare e accompagnare nella fede. Esso è anche il segno del riconoscimento di questa specifica vocazione e un titolo fecondo per il coordinamento dell’azione educativa in seno alla chiesa. Si invitano pertanto le diocesi a dare rilievo al mandato del vescovo ai catechisti: non sia occasionale, ma per coloro che vengono segnalati dai parroci e scelti dopo un prezioso tirocinio - si prevedano opportuni corsi di formazione e di aggiornamento in vista di un costante e fruttuoso impegno nella catechesi. Si intende così raccomandare con più evidenza alle comunità cristiane l’importanza di scegliere bene le persone adatte a svolgere tale ministero e di qualificarle adeguatamente, sia prima che assumano tale incarico, sia mentre svolgono tale servizio per l’edificazione della comunità ecclesiale. Vita La 7 Settembre 2014 cultura n. 30 IL RACCONTO Un’incantata pena di giovinezza P rima di cominciare, nel prendere carta e penna, il vecchio, (in vena di confidenze) formulò un pensiero di gratitudine, tale e quale l’antica invocazione alle muse:“grazie alla lettera tua, amico Emilio, troverò il modo di raccontare a mia volta di un ragazzo cui il richiamare certi ricordi faceva male, come di cose carissime rimaste gelosamente in una scatola chiusa: su i suoi anni cinquanta, innamorati e desolati, gli anni della sua nutriente incantata pena di giovinezza. Gli “anni cinquanta” appunto, furono alacri per tutti. La gente portava addosso ancora, incisi, nel corpo e nell’abito, (di un rattoppato e liso “dopoguerra”) i tratti della miseria, di dolori domestici, di umiliazioni e sacrifici, del bisogno indefinito. Mancava di tutto nel nuovo che si preparava, ma a nostra depurazione avemmo, dall’opulenza degli “americani”, il micidiale insetticida denominato “Ddt” che annientò anche le domestiche mosche. Il ragazzo aveva preso a lavorare a Prato, ma dal suo andirivieni tra casa e il lanificio avvertiva che altro non ci avrebbe ricavato (oltre la paga sindacale), se non l’apprendimento dell’umanità, dal caleidoscopio della compagine operaia, la tensione, derivata dal cottimo tirato a “spola cambiata al volo”, lo sradicamento e la solitudine del pendolare col treno. Forse questo piatto quotidiano del giovane fu il pretesto alla bizzarria della sorte nel congegnargli un altro dei suoi singolari artifici, meglio sarebbe dire ghiribizzo, o arbitrio: (”ma sant’iddio!, avrebbe poi esclamato a cose compiute) coll’imprevedibile mossa che, ad un tiro di fionda dalla fabbrica dove il ragazzo ogni giorno bazzicava, era stato avviato un laboratorio per la produzione di scatolame di latta (non esistevano a quel tempo le materie plastiche di G. Natta, la cui bonanima non ha alcuna colpa del degrado del mondo) per conto di di Giorgio Cinotti un imprenditore pratese, il quale per procurarsi i tecnici capaci di attuare quella produzione, era andato a cercarli, oltre Pistoia, a Campotizzoro, perché di quei contenitori per colori e altri suoi prodotti chimici aveva una necessità da matti I tecnici ingaggiati erano due fratelli: l’uno M., dipendente della Smi, espertissimo di macchine e della tecnologia dello stampaggio, che avrebbe dato la sua assistenza, l’altro G., un mediocre sul lavoro ma un abile paroliere e navigato trafficone che sapeva come filare a perfezione, sia con donne che con gli uomini, conquistandoli alla sua “causa”. G. con la propria famigliola si sarebbe trasferito a Prato ed avrebbe gestito il macchinario e la produzione del laboratorio. Quest’ultima perso- na (della quale il ragazzo era del tutto ignaro), neanche lontanamente poteva immaginare di andare a prepararsi a Prato, un impatto imprevisto col proprio figlio naturale, nel ragazzo di cui il vecchio racconta. È ciò che avvenne, propiziato dai sussurri amicali (c’è sempre qualcuno che sa tutto e di più), ma in modo occulto e segreto, in strada, studiando il soggetto, prima che la fabbrichetta della latta venisse trasferita in nuova sede a Firenze. Da Firenze, però, (costà un tarlo doveva aver lavorato assai) un giorno d’improvviso venne a Pistoia la moglie di G. per trascinarsi dietro il ragazzo dandogli a credere, ma non era vero:”il tuo babbo ti vuole”; e lui spaesato e frastornato dalla nuova realtà, nella quale d’un colpo si trovò immerso, cercò di orientarsi a tutt’altro mondo del suo ristretto circolo, adattandosi alla sua mutata situazione, ospite “in prova” in quella “famigliola” Guardandosi attorno il ragazzo cominciò a considerare, fra cento altri motivi d’interesse e scoperte (come innamorarsi di Firenze),le diversissime filosofie dell’“essere” fra M. e G., le quali, in separate sfere d’azione, non avrebbero forse conseguito effetti “più di tanto”, ma affiancate e collaboranti, soprattutto lubrificate col fiume di denaro del magnate pratese, facevan faville. Tant’è che l’officina che era stata l’attrezzeria degli stampi di foggiatura della latta(che continuava alla grande),cominciò a sfornare anche macchine operatrici, ideate da M, che poste in vendita andavano a ruba, e venivano esposte con successo ulteriore alla fiera Bimu di Milano, o ad Hannover, dove lo stand intestato a G. esponeva macchine non sue, a suo nome e ragione, con efficace e veritiero. Slogan: “sette operazioni in una”. E la testa bianca di nonno Penky, (Capofficina a vita nella Smi di Campotizzoro), nel frastuono del vasto e cupo padiglione espositivo, vestito a festa, composto nel suo nuovo trenchcoat impeccabilmente distinto, celebrava serioso una sua grande personale apoteosi, senza tanto domandarsi a chi più, tra M. e G. attribuire degli esiti conseguiti il merito. Il ragazzo, col suo lavoricchio a Prato, nella sua assoluta impreparazione anche scolastica, si scoprì nudo allo splendere della virtù di M., venuta ai suoi occhi per la prima volta,quale persona schiva e semplice dedita allo studio e lavoro,aliena di ogni contrasto e lucro, cedevole, sempre in fiuto di innovazione e semplificazione. Ne rimase conquistato e sorpreso nel considerare che M. era in sostanza un autodidatta, senza altro bagaglio d’istruzione se non un modesto corso aziendale; scelse subito la sua realtà: logorata, meritata e sensibile, l’assunse a suo riferimento ideale, l’avrebbe inseguita con volontà e speranza saldate, pronto sì, a prove anonime personali che avrebbe affrontato in una religiosa connessione con la sua povertà originaria. Un giorno, di brutto, G. fece chiaro al ragazzo che di riconoscimento di paternità, o di beni futuri, non si aspettasse altro che niente; il ragazzo incassò senza fiatare, ma dentro di sé trasalì il massimo di disprezzo per la persona: “E te, chi ti ha mai cercato?” Poi, soltanto molto tempo dopo seppe che suo padre, nel contempo, l’aveva combinata grossa: il ragioniere del socio finanziatore s’era accorto dal conteggio delle spese comparate dell’officina, che il numero di macchine ch’erano state effettivamente costruite e vendute era il doppio di quello dichiarato, insomma G. era stato colto con la bocca e le dita sporche del vasetto della marmellata. Ne venne fuori un drastico rime- 3 scolamento delle carte della società dello scatolame di latta, ma l’officina di costruzioni meccaniche sarebbe stata ricostituita con nuova ragione sociale e capitale. Chiese allora il ragazzo al babbo:“aiutami ad entrare nell’alchimia della meccanica, farò di tutto pur di riuscire”. Gli rispose: “vieni in officina, qui a Firenze”. Poi gli assegnò una morsa al banco, con un gran pezzo di ferro da limare, forse pensando: “così ti passa”. L’impegno gravoso che da qualche tempo reiterava, lo vedeva stanco e depresso alla fermata solita del bus sulla via Pistoiese, dove il traffico a quell’ora intensificava ed alcune delle macchine in transito avevan già i fari accesi: dopo il turno al lanificio, un veloce pasto in mensa ferrovieri e il resto del giorno a dar di lima; non era esattamente ciò che avrebbe desiderato. Il bus puntuale alla fermata, con uno sbuffo d’aria compressa aprì le portiere. Salì il ragazzo e s’approssimò al sedile, lasciandosi cadere all’indietro sospinto dall’inerzia che la ripartenza del mezzo gli dava. Si mise a guardare assorto attraverso i vetri anteriori del veicolo e s’accorse d’un tratto del gran rossore d’un vasto e bel tramonto che gli si prospettava all’orizzonte dell’aperta campagna, e che si rifrangeva rosso oro sui metalli del bus cromati, mentre pensava alla povertà degli esiti alle sue fatiche e questi squallidi suoi rientri a casa. La radio frattanto inondò l’interno del bus, al disopra del vibrare del motore, della bella voce del quintetto dei “I Platters” sul motivo “Smoke gets in your Eyes” il cui ritmo si faceva serrato come una marcia di vittoria, via via che un gorgheggiato: “Ooooooohh!” Scandiva il fraseggio: “when your heart’s on fire-you must realize”, diceva la bella voce. Il ragazzo decise che non sarebbe più tornato in quell’officina, intanto il canto terminava sulle parole:“Oooooooh! So, I smile and say:When a lovely flame dies….smoke gets in…”. Ma la sua “lovely flame” restò durevole, tutt’altro che estinta. Trent’anni trascorsero lavorando al tecnigrafo, e un giorno meditando esclamò: “ma sant’iddio…”. Poeti Contemporanei Gaza Nubi di fumo Grida disperate Dolore Lacrime Mani protese Uomini di gesso muti e occhi di vetro. Silenzio di morte Vento di guerra. Sete di giustizia. Sulla terra bruciata non voleranno più le farfalle e un giorno là a Gaza nasceranno rose con steli di lacrime. Nell’ombra un volto è il Signore che piange per l’odio e la violenza. E’ il Signore che piange per un’ inutile guerra. Lalla Calderoni 4 attualità ecclesiale È triste se “si sono consegnati allo spirito del mondo” LA DOMENICA DEL PAPA No a “cristiani annacquati” di Fabio Zavattaro C osa vuol dire essere discepoli di Cristo? È la domanda di fondo delle letture della domenica, a partire dal grido di Geremia “quando parlo, devo gridare, devo urlare: violenza, oppressione - perché la parola di Dio è contro l’ingiustizia, la violenza, l’oppressione”; una parola, per il profeta, che causa in lui “vergogna” e “scherno tutto il giorno”. Ma dalla quale non può allontanarsi. Paolo scrive ai romani: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente”. Abbiamo così già due strade: il “no” a ingiustizia, violenza, oppressione; e l’invito a non conformarsi alla mentalità del mondo. Chi vuole seguire Gesù percorre un cammino che passa attraverso l’esperienza del rifiuto, della contraddizione: “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Rinnegare è dire no all’egoismo che ci fa ragionare con il metro della convenienza e non con quello dell’affidamento totale. È il messaggio che ci viene, ad esempio, dai martiri, ricordava Francesco nel recente viaggio in Corea: spesso sperimentiamo “che la nostra fede viene messa alla prova dal mondo, e in moltissimi modi ci viene chiesto di scendere a compromessi sulla fede, di diluire le esigenze radicali del Vangelo e conformarci allo spirito del tempo”. Proprio in Corea un amico mi confidava di aver detto al Papa: chissà se avrei il coraggio di non calpestare il crocifisso come hanno fatto questi martiri coreani. Essi, dice Francesco a Seoul, “ci provocano a domandarci se vi sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire”. “In effetti, noi cristiani viviamo nel mondo, pienamente inseriti nella realtà sociale e culturale del nostro tempo, ed è giusto così; ma questo comporta il rischio che diventiamo ‘mondani’, il rischio che ‘il sale perda il sapore’, come direbbe Gesù”, afferma all’Angelus il Papa. Il rischio cioè di essere “cristiani annacquati” - cristiani “di pasticceria”, belle torte, disse il 4 ottobre 2013 ad Assisi - un cristiano che ha perso “la carica di novità che gli viene dal Signore e dallo Spirito Santo. Invece dovrebbe essere il contrario: quando nei cristiani rimane viva la forza del Vangelo, essa può trasformare ‘i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti d’interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita’”. Seguire Gesù significa, dunque, avere la capacità di un cambiamento, una conversione di prospettive. In Matteo leggiamo le parole di Gesù sulla sua sofferenza, morte e resurrezione a Gerusalemme e la risposta di Pietro: “Questo non ti accadrà mai”. Ecco il contrasto tra Gesù, che si affida totalmente al Padre, e Pietro - “senza accorgersene fa la parte di satana, il tentatore”, dice Francesco - che risponde secondo la logica degli uomini; per lui è impensabile che Cristo possa fare Vita La n. 30 7 Settembre 2014 una fine così ignobile. La prospettiva del Signore non coniuga verbi quali perdere, rinunciare, ma salvare, trovare, vivere. Papa Francesco, all’Angelus, ripete il suo no a “cristiani annacquati, che sembrano vino allungato, e non si sa se sono cristiani o mondani, come il vino allungato non si sa se è vino o acqua”. È triste, dice “ La celebrazione eucaristica può essere percorsa dall’inizio alla fine, rito dopo rito, e letta nella prospettiva della misericordia”. Lo ha affermato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nella relazione per la 65esima Settimana liturgica nazionale. La chiesa che celebra ha il compito di offrire e di attuare la misericordia nella sua prassi: sia verso l’esterno sia al suo interno. “Suo dovere è, insomma, promuovere una cultura della misericordia già a partire dalla sua prassi concreta”. Tutto comincia con la celebrazione eucaristica, che è epifania della chiesa-misericordia, incarnazione della misericordia di Dio Padre. Prosegue poi nell’azione sociale e caritativa con l’attenzione verso gli ultimi. Risulta importante verificare quella attività particolare della chiesa che è la sua vita liturgica, il momento in cui essa agisce come assemblea convocata e radunata per il culto. Infatti “l’assemblea liturgica, nel suo stile e nel suo modo di essere e di fare, è segno di ciò che la chiesa è e fa”. Monsignor Galantino ha invitato a svolgere una riflessione teologico-liturgica sulla misericordia, prendendo in considerazione l’assemblea liturgica e, in particolare, l’assemblea eucaristica così da verificare quali stili e atteggiamenti di misericordia siano attuati nel suo celebrare. È importante il Papa, trovare cristiani “che non sono più il sale della terra”, che hanno perso il sapore del sale e “si sono consegnati allo spirito del mondo, cioè sono diventati mondani”. Rinnovarsi, dunque, attingendo linfa dal Vangelo; di qui l’invito, che ripete, a “portare sempre il Vangelo con voi: un piccolo Vangelo, in tasca, nella borsa, e leggerne durante il giorno un passo”.Vangelo, eucaristia e preghiera sono doni del Signore per “conformarci non al mondo ma a Cristo”. E seguirlo perdendo la propria vita, per ritrovarla. Perderla, afferma Francesco, nel senso di donarla, “offrirla per amore e nell’amore”, per riceverla “nuovamente purificata, liberata dall’egoismo e dall’ipoteca della morte, pie- na di eternità”. Come hanno fatto i martiri, ieri, ma anche oggi, in molte parti del mondo. La via di Dio non è di potere, ma di debolezza - lo scandalo della croce - una via che sceglie la povertà dell’uomo, il suo fallimento, la sua umiliazione, per trasformarli in luogo di vita, per redimerli attraverso la compassione, il perdono. LA CHIESA E LA SUA PRASSI La misericordia di Dio nel motore della liturgia Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha invitato a svolgere una riflessione teologico-liturgica, prendendo in considerazione l’assemblea eucaristica così da verificare quali stili e atteggiamenti di misericordia siano attuati nel suo celebrare di Marco Doldi precisare che nella celebrazione eucaristica si annuncia e si comunica, principalmente, la misericordia di Dio per gli uomini. Questa precede quella che poi la chiesa annuncia e attua. L’assemblea liturgica si pone in atteggiamento di accoglienza, che non è pura passività. Infatti, essa celebra secondo un atteggiamento di misericordia. Paradossalmente, potrebbe esserci un’assemblea liturgica non cristiana, nel senso che il suo stile celebrativo non corrisponde al Vangelo della misericordia. È dunque fondamentale come si celebra. A titolo di esempio, Galantino ha preso in considerazione alcune sequenze rituali. Nella professione di fede si ricordano le azioni della misericordia di Dio per gli uomini. Il credo contiene non solo ciò che Dio è, ma soprattutto ciò che Dio fa per la salvezza. A questa iniziativa l’assemblea risponde con due gesti liturgici, che sono autentici atti di misericordia: la preghiera dei fedeli e la presentazione dei doni all’altare, l’offerta della preghiera e l’offerta della carità. Nella prima si presentano al Padre le necessità universali, quelle della chiesa e quelle del mondo, quelle di tutti, ma specialmente dei poveri e dei sofferenti. E, poi, la raccolta dei doni, che vengono offerti per la carità. Talvolta, all’offertorio sono portati tanti doni “simbolici”, che richiamano momenti della vita di coloro che partecipano e pochi doni “reali”, che vanno a beneficio dei poveri e dei bisognosi. Eppure, “questa è la finalità della presentazione dei doni: portare le offerte che saranno consacrate ed esprimere la carità nei confronti di chi ha bisogno”. Questo gesto rituale antichissimo nella Messa è segno della misericordia dei cristiani che si fa dono verso i fratelli nella necessità. Anche la preghiera eucaristica è sotto il segno della misericordia. Il celebrante con le parole “rendiamo grazie al Signore, nostro Dio” introduce la narrazione della misericordia di Dio che si attua nella storia della salvezza. E il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia con le parole della consacrazione rende viva e attuale la presenza del Signore Gesù nell’offerta del pane e del vino trasformati nel suo corpo e sangue, donati come nutrimento. E, poi, le grandi intercessioni affinché la misericordia del Padre continui ad essere riversata oggi sulla chiesa e sul mondo, a beneficio dei vivi e dei defunti. Vita La 7 Settembre 2014 Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha delineato l’identikit: non sono “supereroi”, ma gente che “giorno per giorno porta avanti la carretta”. E ancora: parroci di periferia che vogliono vivere fino in fondo quello che leggono nel Vangelo, senza “troppi sotterfugi o giri di parole”. Sacerdoti che “mostrano con i fatti che si può fare i preti diversamente e la gente lo capisce” attualità ecclesiale n. 30 UN MONDO CHE CAMBIA L’Italia è piena di preti che stanno “sulla strada” e danno fastidio di M. Michela Nicolais L a straordinarietà dell’ordinario. Quella di una Chiesa che “interferisce” con la vita degli uomini. Fino al punto da creare fastidio. Da diventare ingombrante non solo per chi percorre con pervicacia i sentieri del malaffare, ma anche per la schiera sempre ben nutrita - dei cosiddetti benpensanti, pronti a puntare il dito nella direzione di chi sceglie la strada come “maestra” di uno stile di compagnia, di empatia, di condivisione delle sorti di chi abita il nostro tempo. Soprattutto di chi vive ai margini e “in periferia”, a qualunque latitudine. Che cosa hanno in comune don Luigi Ciotti e i “curas villeros”, i preti delle periferie di Buenos Aires che il cardinale Bergoglio ha scelto come avamposti della missione? Ce lo spiega un libro di Silvina Premat, “Preti alla fine del mondo”, appena uscito per i tipi della Emi, e del quale monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha dato una lettura sapienziale, individuandone il filo rosso nell’identikit del sacerdote che ne viene fuori. “L’impegno dei preti villeros è straordinario, al di là dei risultati, per la normalità e semplicità con cui si presenta e racconta”, scrive il fondatore di Libera nella prefazione al volume. “Per la morte di padre Carlos, per i suoi assassini materiali, per quelli che furono gli ideologi della sua morte, per i silenzi complici di gran parte della società e per le volte che, come membri della Chiesa, non abbiamo avuto il coraggio di denunciare il suo assassino, Signore abbi pietà”. A parlare così, il 9 ottobre 1999, giorno in cui i resti di padre Carlos Murgica, L a colletta di questa domenica ci fa chiedere a Dio di essere “sensibili alla sorte di ogni fratello secondo il comandamento dell’amore, compendio di tutta la legge”. “No man is an island”, è il titolo di un saggio di Thomas Merton (1955) che cita il poeta inglese John Donne (Devotions Upon Emergent Occasions, 1624): «No man is an island entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the main; if a clod be washed away by the sea, Europe is the less […]; any man’s death diminishes me, because I am involved in mankind. And therefore never send to know for whom the bell tolls; it tolls for thee. [Nessun uomo è un’isola, completa in se stessa; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto: se una zolla viene portata via dal mare, l’Europa ne viene diminuita […]; la morte di ogni uomo diminuisce anche me, perché sono coinvolto nell’umanità, E perciò non mandare mai a chiedere per chi suona la campana [a morto]: essa suona per te». Merton così commenta: «Quello che faccio viene dunque fatto per gli altri, con loro e da loro: quello che essi fanno è fatto in me, da me e per me. Ma ad ognuno di noi rimane la responsabilità della parte che egli ha nella vita dell’intero corpo». Vale, dunque, per ognuno di noi il monito di Dio a Ezechiele (prima lettura, Ez 33,7-9): «Io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia». È davvero grande la nostra responsabilità e non è da poco ciò a cui andiamo incontro se non accettiamo di 5 ucciso l’11 maggio del 1974 davanti alla chiesa dove aveva appena finito di celebrare la messa, vengono trasferiti dal cimitero della Recoleta nella cappella di Villa 31, dove aveva operato, è Jorge Mario Bergoglio, che aveva collocato le “periferie” al centro del suo impegno pastorale poco dopo essere stato eletto arcivescovo e le ha confermate una volta salito al soglio pontificio. Il libro di Silvina Premat comincia con le minacce di morte a padre Pepe Di Paola, a cui il cardinale Bergoglio ha affidato la responsabilità di coordinare il primo nucleo di “curas villeros” e a scriverne nell’introduzione - per una singolare coincidenza che risulta difficile attribuire al caso - è proprio il fondatore di Libera, di recente minacciato di morte dal boss mafioso Totò Riina. Monsignor Galantino definisce queste minacce “preoccupanti”, e non “farneticanti” come vorrebbe qualcuno. E poi spiega come i preti delle periferie non sono “supereroi”, ma gente che “giorno per giorno porta avanti la carretta”: in Argentina, in Brasile, in Africa, in Italia… Sì, anche l’Italia: perché l’Italia è “piena di preti” e di vescovi che, come i “curas villeros”, stanno “sulla strada” ma spesso “danno fastidio”. Di parroci di periferia che vogliono vivere fino in fondo quello che leggono nel Vangelo, senza “troppi sotterfugi o giri di parole”. Preti che danno fastidio, “perché mostrano con i fatti che si può fare i preti diversamente e la gente lo capisce”. Attenzione, però, a non cadere nel pericolo opposto: ingrossare le fila di coloro che “battono le mani” ai preti di periferia mettendoli volutamente in contrasto con “gli altri”. I preti “di strada” non sono “altri” La Parola e le parole XXIII Domenica del Tempo ordinario anno a assumercela: «Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te». Nessuno di noi può, dunque, “chiamarsi fuori”, sentendosi in diritto di dire come Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La sofferenza di tanti nostri fratelli che vediamo martoriati da eventi bellici o da dissesti naturali o sociali -poco importa dove o perché- deve essere anche la nostra sofferenza. Non possiamo permetterci di esserne osservatori indifferenti, come di esperienze che non ci riguardano. Ma, potrei tentare di giustificarmi, cosa ci posso fare io, se non ho mezzi o autorità per intervenire? La fede mi risponde che posso fare tantissimo. Per esempio, in genere siamo portati a sottovalutare la potenza della preghiera di intercessione, che è sempre nelle nostre possibilità e che forse non utilizziamo come prima risposta ad una sofferenza di cui veniamo a conoscenza. La preghiera -insegna Gesù- non è l’ultimo dei rimedi, quando sono esaurite tutte le altre risorse, ma il primo ed il più importante. Quel «la messe è abbondante, ma sono pochi gli operai: pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9,37-38), vale anche per ogni altro caso di necessità. Ognuno, poi, ha poi altre possibilità, a seconda delle sua posizione. Mai dobbiamo commettere l’errore di sottovalutarci e, come conseguena, stare sempre nascosti e zitti qualunque cosa accada. L’apostolo Paolo (seconda lettura, Rm 13,8-10), con il suo lapidario «Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge», ci toglie l’illusione, caso mai ce la fossimo erroneamente fatta, che si possa essere perfetti davanti a Dio seguendo una via alternativa all’amore verso il prossimo, come quella delle osservanze formali o delle malintese pratiche di culto che Gesù rimproverava ai farisei: «“Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. E diceva loro: “Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte.Voi invece dite:‘Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio’, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte”». (Mc 7, 8-13). L’apostolo Paolo ripete quello che Gesù aveva risposto (Mt 22, 34-40) ad un dottore della rispetto a quelli che celebrano l’Eucaristia o amministrano i sacramenti, ai sacerdoti che guidano le processioni o danno la benedizione al loro popolo. È la preghiera la fonte da cui parte tutto, è proprio perché pregano che i preti - tutti i preti - sono quello che sono e fanno quel che fanno. No, allora, a preti malati di burocrazia. Perché la burocrazia, ha spiegato il segretario della Cei, non è solo quella delle carte, ma è anche quella della testa e del cuore. E per capire ciò che alberga nel cuore di Papa Francesco basta osservare lo speciale rapporto che Bergoglio aveva, già da cardinale, con i suoi villeros: solo così arriviamo pienamente a comprendere che espressioni divenute ormai familiari del lessico papale - la Chiesa in uscita, la cultura dello scarto, le periferie esistenziali, i pastori con l’odore delle pecore - non sono slogan. Per Papa Francesco, la Chiesa in uscita “non è solo una Chiesa che esce e va a dare, ma è una Chiesa che esce e va a imparare qualcosa. Se non va a imparare, non è una Chiesa in uscita, ma una nuova forma di colonizzazione”. “In quelle strade e periferie sono andato sempre a imparare, mai a insegnare”, scrive don Ciotti tracciando un bilancio dei 50 anni del Gruppo Abele.“Abbiamo accettato di vivere nelle villas, di conoscerne e amarne gli abitanti come se fossimo nati in mezzo a loro, di attraversare le loro stesse difficoltà condividendone la vita quotidiana”, la lezione di padre Pepe Di Paola, che il 3 aprile 2009 presentò un documento di denuncia contro il traffico di droga nelle villas. I narcos risposero minacciando di morte il sacerdote che, nel febbraio 2011, si trasferì in una parrocchia di campagna a circa 1.200 chilometri da Buenos Aires. Ma alla fine del 2012 padre Pepe è ritornato nelle sue villas. Legge che lo aveva interrogato per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Ecco come Paolo riafferma lo stesso concetto: «“Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai”, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Il “farsi tutt’uno” con i fratelli ha anche, nella assicurazione di Gesù (lettura evangelica, Mt 18, 15-20), due ulteriori vantaggi. Prima di tutto la certezza che il Padre ci concederà le grazie che, uniti assieme, gli chiediamo, il che dovrebbe rafforzarci nella convinzione che davvero è molto ciò che così noi possiamo fare: «In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà». Quando, cioè, vogliamo davvero qualcosa dal Padre, basta che ne facciamo oggetto di richiesta comune, non necessariamente stando nello stesso posto. Secondo vantaggio di questa solidarietà con i fratelli: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro», ovverosia ogni volta che facciamo comunità con i fratelli -il numero non importa, perché basta che uno solo si unisca a noi- possiamo essere sicuri che c’è sempre, automaticamente, un importante fratello in più da contare: Gesù. mons. Umberto Pineschi P adre Raimondo Maccanti nacque il 21 marzo 1876 a Poggio a Caiano, allora frazione del Comune di Carmignano, da Giuseppe ed Elisa Ferrari. Si chiamò Egidio, nome che cambiò in quello di Raimondo alla sua vestizione religiosa di domenicano, che avvenne nel gennaio 1893 in S. Domenico di Fiesole. Prima di arrivare al tanto desiderato sacerdozio, trascorse l’adolescenza a Vignole, nella piana di Pistoia, dove si era trasferito con la famiglia. Ancor giovane, si lanciò in una attività di apostolato instancabile fra Siena e Firenze. Il suo zelo e il suo entusiasmo nella predicazione e nelle opere di carità lo resero molto amato non solo tra i suoi fedeli. Nel maggio 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia, partì come volontario per il fronte francese con l’intento di aiutare i soldati in continuo pericolo di morte e di perdizione. Perché come scrive Giuseppe Ungaretti in una breve poesia che rappresenta il simbolo della condizione dei soldati nella Prima guerra mondiale: «Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie». Il 1° giugno 1915, in viaggio per il fronte, scriveva alla madre: «Viaggio con altri tre ufficiali e ci facciamo tanta compagnia! Io sono sempre più allegro e contento perché so di andare a compiere una grandiosa missione». Quale fosse questa «grandiosa missione» lo descrive padre Raimondo in più luoghi delle sue lettere. Poco prima di raggiungere il fronte scriveva a padre Lorenzo Ceccarelli, allora suo priore in S. Marco a Firenze: «Parto con gioia, con entusiasmo, non per un sentimento di vana gloria, ma nell’unico intento di esser di conforto e di aiuto spirituale ai soldati che verranno affidati alle mie cure. Parto al grido di: viva l’Italia!». E così scriveva ancora in una tra le sue prime lettere dalla trincea: «se io mi trovo qui, è stato, sì, perché io prevedevo che sarei stato chiamato, come sono stati chiamati quelli della mia classe: ma soprattutto è stato per il desiderio di salvare delle anime, per sostenere con la mia parola e col mio esempio i soldati d’Italia […]. Non so quello che il buon Dio abbia disposto di me; ma non mi nascondo le grandi, le immense difficoltà alle quali dovrò andare incontro per adempiere fedelmente il mio ministero. Non mi esporrò certo inutilmente a far l’eroe, ma non tralascerò nulla di quello che si richiede da me. Se ci dovrò rimetter n. 30 7 Settembre 2014 PADRE RAIMONDO MACCANTI di Luigi Corsetti la vita, son pronto anche a questo». E che a questo suo ideale tenesse fede, ce ne assicura l’appello che padre Raimondo ne fa al giudizio di Dio, nella lettera che, con mente serena e con cuore saldo, aveva scritto per la madre, come testamento, fino dal 1916: «Muoio contento, tranquillo, sereno perché so di morire per una gran causa: la grandezza, la gloria, l’indipendenza della mia patria, a cui ho cercato di servire col sostenere più sotto il fuoco nemico, coloro che combattevano. So che molti hanno apprezzato questo mio agire, ma tu, cara mammina, non li ascoltare, ASSOCIAZIONE POZZO DI GIACOBBE 18 giovani raccontano il loro servizio civile Mercoledì 27 agosto al Parco Verde di Olmi è stata vissuta un’emozionante serata nella quale i 18 giovani in Servizio Civile Regionale del “Pozzo di Giacobbe” e della Cooperativa “Gemma”. Presenti anche l’assessore al Welfare Stefano Lomi, il direttore della Caritas diocesana Marcello Suppressa e il referente di Libera Pistoia Alessandra Pastore che con i loro interventi hanno sottolineato l’importanza di “sporcarsi le mani” ,“provare a mettersi in gioco” e basandosi sulle esperienze vissute hanno condiviso che “sicuramente quest’anno resterà dentro i vostri cuori”. Queste le parole riprese negli interventi anche dei presidente delle due realtà quarratine Emiliano Innocenti e Rossano Ciottoli; anche loro figli del servizio civile come obiettori di coscienza.. I giovani si sono raccontati in un video, nel quale le foto dei 6 progetti, nei quali sono inseriti, si sono alternate e nel quale è stato possibile vedere l’unione nata tra di loro. Inoltre hanno preparato un libretto con la descrizione dei progetti, di aneddoti e di ciò che l’esperienza ha lasciato loro ed un calendario. Questo per lasciare la propria testimonianza a chi come loro sceglierà Lettere in redazione Omelie e polemiche Ultimamente mi è capitato di non andare a messa la domenica nella mia parrocchia. Mi accorgo di un’importante carenza qualitativa di preti, le omelie sono molto scarse, in qualche caso veramente imbarazzanti. Poca preparazione poco aggiornamento e il Concilio Vaticano II spesso sconosciuto. Purtroppo ultimamente con la dipartita del vescovo non posso non notare, soprattutto purtroppo dalla stampa, un preoccupante e desolante panorama di polemica. Polemica spesso più di spessore individualistico che somigliano più a bisticci. Non voglio di proposito entrare nel merito delle polemiche; credo infatti che nella curia pistoiese vi siano strumenti di discussione e Vita La Lettere dal fronte della grande guerra 0 6 approfondimento. Affronto invece la questione dei toni davvero eccessivi, quanto inconcludenti per tutta la comunità pistoiese;sconforta francamente l’incapacità di risolvere le questioni senza siparietti personali a beneficio di una vera discussione. Emerge in negativo una modalità che male si addice a figure che invece dovrebbero mostrare una naturale predisposizione al confronto. La chiesa è popolo in cammino. Chi sa criticare la chiesa ha a cuore la chiesa; ma attenti: dentro la chiesa, e soprattutto senza perdere di vista la missione autentica e profetica della chiesa stessa. La nostra diocesi, ripeto, purtroppo non è messa bene come qualità di preti; mi auguro davvero che il nuovo vescovo che verrà abbia capacità e energie per migliorare la situazione. Massimo Alby e vai superba di aver dato un tuo figlio all’Italia. A te deve bastare il sapere che non furono né la vanità, né l’ambizione quelle che mi spinsero ad abbandonare il silenzio e la quiete della mia cella, ma unicamente l’amore alle anime e alla mia patria. Il giorno in cui le coscienze saranno completamente rivelate, allora si vedrà che non fui un disamorato della vita regolare, né della mia mammina. Allora si comprenderà il mio agire e mi sarà resa quella giustizia che era dovuta all’opera mia». Padre Maccanti fu aggregato nel 1917 al 3° reggimento bersaglieri come cappellano militare assimilato al grado di tenente e in un secondo momento al 51° reggimento fanteria della brigata “Alpi”; si distinse più volte in valorose azioni di soccorso ai feriti che condusse di persona incurante dei continui cannoneggiamenti. Questo suo eroico comportamento gli valse la decorazione di medaglia di bronzo nel marzo 1917, e medaglia d’argento e croce al merito nel luglio 1918. Morì, colpito da schegge di granata durante un bombardamento nemico, il 18 settembre 1918, sul fronte della Marna nei pressi di Bligny al ritorno da una delle sue azioni di soccorso. Le Associazioni “questa esperienza che ti cambia davvero la vita”. Il servizio civile infatti serve a far crescere ognuno personalmente; sempre e comunque all’interno di un gruppo di altre persone con il quale confrontarsi. Infatti la particolarità di questa esperienza è proprio quella che ognuno nella sua unicità ha un ruolo che condiviso con gli altri diventa qualcosa di speciale. Non sono mancate le lacrime ma quello che rimane è l’impegno forte che tutti vogliono portare avanti nel mondo del sociale. Alessio Frangioni CITTADINANZAATTIVA Vivi la città! Giovedì 18 Settembre ore 17, Impianti sportivi Mollungo V Edizione Sport in gioco (Bambini e ragazzi dai 5 ai 13 anni).A seguire merenda insieme a: Giovani Rossoneri, Green sport Domenica 21 Settembre ore 17, Arboretum Mollungo Passeggiata nel giardino pubblico tra fiori, alberi e bonsai... un esperto eseguirà trattamenti dimostrativi coinvolti Pro Loco e Golf Club di Quarrata Venerdì 26 Settembre ore 21,15, Ferruccia Circolo Mcl La Tranquillona (g.c.) Riforme istituzionali: verso quale democrazia? Federica Fratoni, presidente Provincia di Pistoia [email protected] MISERICORDIA DI VALDIBRANA Inaugurata la nuova ambulanza Il 23 luglio “Sirene” per le strade a Valdibrana per festeggiare l’arrivo di una nuova ambulanza dopo 12 anni di attività sul territorio. Nel pomeriggio sul piazzale antistante la sede si sono radunati tutti i volontari per salutare il mezzo arrivato grazie al determinate contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, ma anche grazie al sostegno dei nostri soci ed alla preziosa disponibilità ed il tempo “donati” dai volontari in tutti questi anni di servizio. Questo mezzo è in ricordo del nostro confratello Andrea Gorini uno dei cofondatori della nostra piccola realtà. A festeggiare con noi questo grosso traguardo sono arrivate ben 20 Misericordie della provincia di Pistoia ed anche gli amici della Misericordia di Montemurlo. Molte le personalità presenti: Luca Iozzelli per la Fondazione Cassa di Risparmio Pistoia e Pescia, Elena Becheri assessore del Comune di Pistoia, Sergio Fedi, presidente della Misericordia di Pistoia, Il segretario di Pistoia soccorso Alessandro Vannucchi e il direttore della Misericordia di Pistoia Riccardo Fantacci. Oggi lo ricordano due targhe: una posta in piazza San Marco a Firenze al convento dei Domenicani, e l’altra posta alla ex scuola media di Poggio a Caiano. L’amministrazione comunale poggese decise inoltre di onorare la sua memoria dedicandogli, nei primissimi anni settanta, una via del paese. Dopo la Messa il presidente della sezione Giovanni Beragnoli ha ringraziato tutti gli intervenuti ed in particolare coloro che hanno contribuito a realizzare questa nuova ambulanza, inoltre a rivolto un ringraziamento particolare alla famiglia di Andrea Gorini che è stato fra coloro che hanno voluto creare questa piccola realtà. Successivamente è intervenuto il presidente della Misericordia di Pistoia e del coordinamento provinciale Sergio Fedi che ha sottolineato l’importanza di questa pur piccola associazione nel territorio in cui opera rinnovando il ringraziamento ai volontari ed alla Fondazione Caript. È intervenuto anche Luca Iozzelli il quale ha detto che la Fondazione ha rilevato la necessità di questa Misericordia di rinnovare un strumento così importante e indispensabile per continuare la propria “mission” nel modo migliore a salvaguardia delle vite, per questo è stato ritenuto opportuno contribuire alla realizzazione del nuovo mezzo di soccorso. Infine ha preso la parola l’assessore Elena Becheri, la quale ringraziando i volontari delle associazioni intervenute ha evidenziato l’importanza delle Misericordie nel territorio pistoiese ed in particolare nelle zone periferiche e collinari dove l’attività è più impegnativa e pertanto maggiormente apprezzabile. Infine si è proceduto alla benedizione della nuova autoambulanza con il taglio del nastro da parte della moglie di Andrea Gorini e dell’assessore Elena Becheri. M.V “Picasso e la modernità spagnola” di Alessandro Orlando A Firenze nelle sale di Palazzo Strozzi dal 20 settembre al 25 gennaio 2015 sarà visitabile una mostra su uno dei più grandi maestri di pittura del secolo scorso: Pablo Picasso. L’artista che sicuramente è annoverabile tra i più influenti dell’epoca moderna viene ricordato con una nutrita selezione di opere, una novantina, che illustrano l’influenza avuta su altri grandi artisti spagnoli quali, ad esempio: Julio González, Juan Gris, Maria Blanchard, Joan Miró, Salvador Dalí. Da evidenziare che sono esposti fuori dal territorio spagnolo, per la prima volta e in un numero così elevato, anche le incisioni e i disegni preparatori del celeberrimo dipinto Guernica. Inoltre tra le opere esposte, sarà possibile ammirare capolavori celebri come la “Testa di cavallo”, “Il pittore e la modella”, il “Ritratto di Dora Maar” mentre di Mirò, una delle prime opere dell’artista che risale all’epoca della sua formazione , il famoso quadro dal titolo “Siurana-el Camì”. La mostra nata dalla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo Nacional Centro de Arte Reina So- fia di Madrid porta il titolo “Picasso e la modernità spagnola” ed è uno degli eventi più attesi dell’autunno fiorentino. Pistoia Sette N. 30 7 SETTEMBRE 2014 A QUATTRO ANNI DALLA MORTE “ Il cercatore di Dio Chiunque abbia viaggiato molto si è sempre necessariamente trovato di fronte agli orizzonti ultimi e questo può essere accaduto anche a chi non ha viaggiato molto, ma che ha tuttavia una grande capacità di osservazione. Di fronte alla persona, in lontananza, si ergono paesaggi vari, mare, colline, monti che si spingono e si fondono in un immenso semicerchio: comunque un orizzonte oltre il quale lo sguardo non va. E questo può essere preso come esempio e simbolo della vita umana, cioè in definitiva non c’è possibilità di vivere senza toccare il senso ultimo della vita: appunto, l’orizzonte ultimo.” E don Simone questo orizzonte lo aveva intravisto davvero e ne parlava con serenità e tranquillità sicuro che oltre quell’orizzonte avrebbe trovato quel mare di luce dove ogni orizzonte viene azzerato. Un mare che ti avvolge e non ti travolge, un mare calmo e mai impetuoso, un mare che non ti toglie il respiro ma ti fa vivere una vita eterna tra le braccia del Padre, quel Padre che tanto lui ha cercato. Sembra ieri e sono già trascorsi 4 anni da quando don Simone ha raggiunto la casa del Padre. Quattro anni di assenza che ci hanno fatto capire quanto fosse importante la sua presenza per la diocesi e per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di condividere con lui anche solo pochi metri di strada. Tante cose sono accadute e, di molte, sicuramente lui non ne sarebbe stato contento perché lui ha sofferto e amato tanto questa diocesi. Non si è risparmiato mai e sempre ha avuto una parola buona per tutti. Ha amato i suoi preti incondizionatamente e anche se talvolta ha dovuto prendere dolorose decisioni che possono aver turbato o scontentato qualcuno, lo ha sempre fatto con rispetto e con carità cristiana tenedo sempre conto il bene della persona. È sempre stato leale e mai ha portato rancore a nessuno, nonostante la sua pelle fosse segnata da molte cicatrici, cercando sempre, anche in questi casi, di recuperare la relazione. E poi, come si evidenzia nel suo ultimo libro, un ricercatore della bellezza nella sua più alta accezione. La bellezza che ti apre le porte al Mistero e alla contemplazione di Dio. Arrivare a Dio attraverso la bellezza e in sintesi: partire da se stessi sviluppando il senso della bellezza non interiore ma esteriore poiché una volta che hai assunto il criterio della bellezza sei inevitabilmente attratto dalle cose belle e buone. Anche nel sociale, nelle relazioni interpersonali si ricerca il bello. E a questo prosito cito volentieri alcune riflessioni di Giorgio Mazzanti vice presidente della fondazione banche di Pistoia e Vignole estratte dalla sua prentezione al libro”Orizzonti ultimi”. “... Questo sentirsi ogni giorno, parlare di tutto quello che era il mondo oggi, le problematiche dell’uomo, della famiglia, del suo modo pacato di far sentire come muoversi, come affrontare i problemi, come aiutare i più deboli, quel suo modo di porsi familiarmente come un padre di famiglia con tutti, la sua estrema intelligenza, mi faceva sentire a mio agio come se lo avessi conosciuto a fondo da sempre e come se fosse uno di noi. ...Con quanto amore si prendeva cura di tutto, con quale attenzione riusciva ad osservare ogni piccola cosa,insegnando anche a noi, allo stesso tempo, a fare altrettanto, affinché non ci dimenticassimo come tutto il creato sia bellissimo e non banale, e quindi come sia nostra responsabilità rispettarlo e averne cura.” “Cercatore di Dio”. Questa è la definizione più bella che mi viene in mente per identificare don Simone uomo, sacerdote, vescovo e padre di tutti noi. E lo ha davvero cercato in ogni luogo e in ogni modo percorrendo meticolosamente quella via che Gesù ha tracciato per ognuno di noi. È stato ricordato sabato 30 agosto in cattedrale con una messa in suffragio e mi auguro però che non sia solo un appuntamento annuale come tanti altri ma che la sua eredità spirituale ci accompagni e ci indichi la strada, che lui ha gia percorso, per tutti i giorni della nostra vita. Franca e Guido Sardi CHIESA DELLA MADONNA DEL SOCCORSO Riapertura al pubblico dopo i lavori di restauro È stata riaperta al pubblico dopo i recenti lavori di restauro la chiesa della Madonna del Soccorso in via di San Bartolomeo, angolo vicolo Borgo Bambini. La cerimonia di inaugurazione si è svolta il 22 agosto come prologo alle manifestazioni religiose e ludiche, all’annuale Festa di San Bartolomeo. Il monumento, da tempo chiuso al pubblico, è stato riaperto col contributo dato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia, della Confederazione Episcopale Italiana In occasione della festa di San Bartolomeo (Cei) e del Comune di Pistoia. Il restauro della chiesa, voluto dal parroco don Luca Carlesi e curato dall’architetto Francesco Cecchi, si è concentrato principalmente sul consolidamento statico del tetto sorretto da capriate lignee e sulle volte seicentesche, notevolmente degradate. Nell’ambito dei lavori sono state recuperate e valorizzare le componenti d’arredo lapideo della facciata romanica su vicolo Borgo Bambini e del portale d’ingresso laterale, sulla via di san Bartolomeo di epoca seicentesca con frontone curvilineo e stemma della famiglia Cancellieri. L’interno della chiesa è stato recuperato nella sua veste seicentesca con i restaurati portali in pietra serena, l’altar maggiore del 1656 con colonne corinzie e capitelli floreali sormontati da trabeazione e medaglione lapideo centrale. Nella specchiatura centrale dell’altar maggiore l’opera della restauratrice Lidia Gallucci ha permesso di apprezzare nella sua veste originaria l’affresco della Madonna del Soccorso di autore ed epoca ignota, traslata nella chiesa di Santa Liberata nel 1936 che da allora si chiamerà Santa Maria del Soccorso, perché appunto contiene l’affresco della Madonna che allatta il Santo Bambino, proveniente dallo scomparso convento dei Gesuiti, e poi portato in una piccola cappella al Ceppo ed essere infine posto nella chiesa oggi restaurata. Per la chiesa della Madonna del soccorso è in programma un calendario di eventi che verrà reso noto prossimamente. Daniela Raspollini IN VISTA DEL SINODO DEI VESCOVI Famiglie pellegrine a Pompei Appuntamento il 13 settembre per una grande “preghiera corale” S i svolgerà il 13 settembre a Pompei il 7° Pellegrinaggio Nazionale delle famiglie per la famiglia dal tema “Maschio e femmina Dio li creò (Gen 5,1) la famiglia dinanzi alla volontà di Dio”, promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo in collaborazione con l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei e il Forum delle associazioni familiari e con il patrocinio del Pontificio consiglio per la famiglia. La famiglia cristiana oggi attraversa una profonda crisi spirituale. Per combatterla il Rinnovamento nello spirito Santo ripropone la più potente “arma spirituale” di cui il Cristianesimo da sempre dispone: la preghiera e l’unità nella fede. Ed è questo lo spirito che animerà il settimo pellegrinaggio Nazionale delle famiglie per la famiglia. Il pellegrinaggio si svolgerà sotto lo sguardo della Madonna di Pompei: sarà un corale gesto di preghiera nel quale genitori e figli, nonni e nipoti, giovani e anziani testimonieranno la bellezza della vita e la gioia di essere famiglia. Da tutta Italia tante famiglie si metteranno in cammino unite nella preghiera verso Pompei. Sarà così una forte testimonianza di tante persone che non hanno smesso di credere nell’amore. Il Papa in un suo incontri con le famiglie ha ribadito l’importanza della preghiera in famiglia. ”Per pregare in famiglia ci vuole semplicità! E pregare insieme il rosario in famiglia è molto bello, dà forza” ha affermato. Questo è il programma del pellegrinaggio, cui aderisce anche l’Ufficio pastorale della famiglia diocesano: 13 settembre ore 6.30, partenza parcheggio Cellini Pistoia, pranzo al sacco ore 13: arrivo a Scafati ore 14: accoglienza preghiera animata e testimonianze ore 16: inizio pellegrinaggio con recita del Rosario ore 18: arrivo a Pompei atto di affidamento e benedizione delle famiglie ore 19: Messa presieduta da monsignor Vincenzo Paglia ore 20.30: congedo cena e pernottamento in Hotel Per info: tel. 333.3611458 8 comunità ecclesiale CHIESA SS. ANNUNZIATA Parrocchia Spirito Santo Il saluto a padre Filippo S i è svolta alla fine di luglio all’interno del chiostro della SS. Annunziata la cerimonia di Saluto per il parroco padre Filippo Maria Canigiani. Dopo 48 anni di importante e prestigiosi Servizio e i suoi 89 anni anagrafici lascia per ritirarsi in un’altra comunità. E’ stato un pomeriggio pieno di emozioni per il parroco, che ha avuto modo di rivedere molte persone che durante il suo servizio lo avevano conosciuto, e che appena hanno saputo di questo appuntamento non hanno esitato a partecipare provenendo anche da città anche molto lontane. Parroco dal 1966, insegnate di religione all’Istituto tecnico commerciale Filippo Pacini dal 1967 al 1978. Molti suoi ex alunni lo ricordano come persona molto all’avanguardia per i tempi in cui si viveva, dove riusciva a trattare argomenti all’epoca scottanti, attraverso strumenti come cineforum e disco-forum cercando di coinvolgere e dare parola a tutti in una condivisione e comunione che è stata apprezzata in quegli anni anche da studenti in piena contestazione sessantottina. Gli stessi metodi sono stati usati all’interno della propria comunità mettendo in risalto i principi generale del Concilio vaticano II. Ha fatto conoscere lo spirito dei Servi di Maria congregazione a cui lui apparteneva, creando ogni ramo della famiglia Servitana. Amico di due grandi poeti di “amore” contemporanei, Davide Maria Turoldo e Davide Maria Montagna. Le parole per esprimere un ringraziamento sarebbero molte, ma preferiamo comportarsi come padre Filippo, servizio riservatezza e mai apparire, dunque grazie da parte di tutti. Come sicuramente avete appreso dai giornali la chiesa negli ultimi anni ha subito gravi danni strutturali in particolare sul tetto, chiuderla sarebbe un vero e proprio danno, sia per l’importanza storica sia per le anime della comunità. Capiamo che le carenze delle vocazioni sono causa principale per cui il vescovo si troverà a fare delle scelte. Ci auguriamo però che la curia e le istituzioni importanti pistoiesi prendano a cura questa criticità per riconsegnare a Pistoia una delle chiese più antiche, con uno dei chiostri più importanti e storici della città. Per Quanto riguarda la parrocchia, vogliamo informare che grazie all’intervento dell’amministratore diocesano, monsignor Paolo Palazzi ci possiamo rivolgere a Giordano Favillini c/o la parrocchia di San Paolo per certificati di batte- “ La parrocchia dello Spirito Santo organizza un pellegrinaggio in Terrasanta dall’8 al 15 marzo. Data la forte richiesta di partecipare a questo gruppo, sono aperte le preiscrizioni che prevedono un acconto di euro 250.00 che può essere rimborsato fino a 90 giorni prima della data di partenza. Il pellegrinaggio si svolge sotto le insegne del Patriarcato Latino di Gerusalemme. INFO: Travel & Consulting tel. 393 9412874; parrocchia: tel. 0573 28392. Un sabato dedicato alla parola Sabato 6 settembre la parrocchia di Valdibure e gli “Amici di don Ferrero” in collaborazione con la Fraternità di Romena, organizzano “Un sabato dedicato alla parola” a Valdibure sul tema “La fraternità spezzata. Caino e Abele”. Questo il programma: ritrovo alla pieve di Valdibure alle 10 e trasferimento in auto alla riserva naturale del parco dell’Acquerino per camminata biblica da ponte dei Rigoli o rifugio/casa forestale a Monachino, la Pieve. Meditazione con don Luca Buccheri, parrocchia dell’invisibile. Presentazione di padre Paul Devreux parroco di Valdibure e Immacolata. Pranzo al sacco. INFO: Barbara Melani 329 8854411. PARROCCHIA DI SAN SEBASTIANO Festa Madonna della Cintola simi e matrimoni, per i funerali c/o la chiesa della Misericordia. Grazie a don Luca Carlesi e don Roberto Breschi, sarà mantenuto il servizio per la celebrazione della messa della domenica alle 9 c/o il chiostro, e che all’interno è attiva una piccola comunità di preghiera e organizzativa, nell’attesa dell’arrivo del nuovo vescovo che deciderà che cosa fare. Luca Biagini, componente comunità Ss. Annunziata I miracoli eucaristici nel mondo Forse la risposta è che, dopo 20 secoli dalla venuta di Cristo, non ci siamo ancora fatti l’idea della “reale presenza di Gesù”. Siamo tanto immersi nei “sensi” che tutto ciò che ne sfugge lo chiamiamo “ideale” e allora la maggior parte di noi vive l’eucaristia come un “simbolo”. Ci sono tante chiese, tantissimi tabernacoli, ostie consacrate a milioni ma sembra che Gesù sia là e noi qua, due vite parallele che non si incontrano mai. Non si può far finta di niente, Dio è lì, nel tabernacolo. È realmente presente, Gesù non scherza, l’eucaristia è una realtà terribilmente seria. Chiunque ne comprende lo spirito non può non ordinare la sua vita ad essa. Approfondire lo studio sull’eucaristia, tramite la mostra, porta alla sua scoperta, per molti aspetti sensazionale e ci facilita ad instaurare questo rapporto di amicizia che per ognuno di noi può diventare insostituibile, speciale ed unico. I miracoli eucaristici rientrano in questo “studio” ed il Signore li ha suscitati per aiutarci ad avvicinarsi a lui. Com’è possibile, sapendo che Dio è presente realmente nel santissimo sacramento non “vivere” solo che per questo incontro con lui nell’eucaristia e non desiderare che anche gli altri scoprano questo tesoro? La mostra offre, attraverso un’ampia rassegna fotografica, la possibilità di “visitare virtualmente” i luoghi sparsi nel mondo dove si sono Pellegrinaggio in Terrasanta PARROCCHIA DI VALDIBURE PARROCCHIA SANT’ANGIOLO-BOTTEGONE I miracoli eucaristici nel mondo” è il titolo della mostra religiosa itinerante che si terrà presso la parrocchia di Sant’Angelo a Bottegone. L’inaugurazione della mostra è inserita all’interno di una giornata dedicata all’eucaristia, domenica 14 settembre. L’incontro inizia alle 11 con la Messa celebrata da fra Roberto Viglino, dell’ordine dei predicatori domenicani di Bologna e prosegue con un pranzo conviviale. Alle 15 catechesi di fra Roberto Viglino con apertura e presentazione della mostra.Alle 17 l’adorazione eucaristica. La mostra fotografica rimarrà aperta dalle 21 alle 23 per tutta la durata della festa parrocchiale. La mostra, organizzata dal gruppo “Apostoli della pace” di san Michele Arcangelo di Bottegone è scaturita dalla volontà di indurre il visitatore a riflettere sul valore dell’eucaristia, elemento fondante della nostra religione e pertanto poter evidenziare l’esistenza di Dio, la divinità di Gesù e la presenza reale di Gesù nel santissimo sacramento. Il gruppo apostoli della pace nel percorso di fede che sta effettuando si è posto diverse domande fondamentali nella vita di un cristiano. In particolare: perchè per andare a trovare Gesù eucaristia non ci sono folle nelle chiese? Perché dopo la prima Comunione e la Cresima tanti giovani smettono di frequentare la messa? Perché tanti abbandonano la chiesa e si rivolgono altrove? Vita La n. 30 7 Settembre 2014 verificati questi miracoli eucaristici. La mostra permette di vedere con i propri occhi tante reliquie e questo può aiutarci a rafforzare e mettere in discussione la propria corrispondenza all’immenso dono che il Signore ci dona nell’eucaristia. In un mondo dove è reale il rischio di disperdersi e perdere di vista i cardini fondamentali della nostra fede è necessario recuperare il senso del soprannaturale e l’immensa ricchezza che il Signore ci ha lasciato istituendo i sacramenti. Basti pensare alle parole di Gesù “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Questa è una realtà incredibile! Dio nel suo corpo, anima e divinità è presente in tutti i tabernacoli del mondo e basta semplicemente scendere sotto casa, nella chiesa più vicina, per incontrarlo. È con la consapevolezza che l’eucaristia rende costantemente presente in mezzo a noi il Cristo risorto che avviene il vero prodigio: porre l’eucaristia al centro della nostra esistenza. La mostra si articola in pannelli che raccontano la storia del miracolo e del santuario quale monumento di storia e di arte che li contiene. Questo il programma della giornata: ore 11: Celebrazione eucaristica ore 12,30: pranzo comunitario ore 15: presentazione e visita mostra “I miracoli eucaristici ore 17: Adorazione eucaristica Laura Ciani La festa della Madonna della Cintola a San Sebastiano è iniziata il 28 agosto e si concluderà il 7 settembre. Prossimi incontri: sabato 6 settembre ore 18: Messa prefestiva domenica 7 settembre ore 7,30-10-17: Messa; ore 18: processione per le vie del paese con la partecipazione della Filarmonica Vittorio Bellini di Monsummano. Si ricorda che dal lunedì al sabato la Messa sarà celebrata alle 18. Il parroco riceve per le confessioni ogni giorno prima della Messa. PARROCCHIA DI BADIA A PACCIANA XXXIX Festa storica di Badia a Pacciana La XXXIX Festa storica di Badia a Pacciana a Badia a Pacciana è in programma dal 6 al 14 settembre. Prossimi incontri: sabato 6 settembre ore 8: Messa di apertura della festa domenica 7 settembre ore 11: Messa per i portatori di handicap e famiglie. Segue pranzo offerto dal comitato organizzatore. Domenica 14 settembre ore 10,30: Messa solenne PARROCCHIA DI SAN BIAGIO IN CASCHERI Festa parrocchiale della Madonna Domenica 7 settembre ore 9-11-19: Messa; ore 15.30 Festa dei nonni (Pomeriggio con la “3a età” giochi, conversazione, dolci, musica e tanta allegria) 8-9-10-11/9 ore 21 Rosario nei giardim attigui alla chiesa Venerdì 12/9 ore 21 Serata della memoria (messa per tutti i parrocchiani defunti, con particolare menzione per quelli deceduti nell’ultima annata). Sabato 13/9 ore 15.30 Festa del bambini pomeriggio animato con giochi, scenette, canti dal gruppo giovani; ore 21 Canti popolari proposti dal Coro Polifonico San Biagio Domenica 14/9: ore 9-11-19 Messa; ore 12: Benedizione delle automobili ore 12.45 Pranzo comunitario (su prenotazione): ore 21 “Processione aux flambeaux”. Per tutto il periodo della Festa nei locali parrocchiali è aperta la Fiera di beneficenza e sarà allestito un mercatino. Per tutto il mese di settembre sono aperte le iscrizioni ai vari corsi di catechismo parrocchiale, che avranno inizio domenica 5 ottobre. INFO: tel. 0573.34982 - cell 340.5366025 PARROCCHIA DELLA VERGINE Fratelli, sorelle! Buonasera... La parrocchia della Vergine, in collaborazione con l’associazione culturale “I narranti” organizza la seconda rassegna teatrale amatoriale “Fratelli, sorelle! Buonasera...” che avrà luogo dall’autunno 2014 alla primavera 2015 presso i locali parrocchiali “Giovanni Paolo II” con cadenza quindicinale, in serate da stabilirsi, ed è rivolta a compagnie amatoriali. Ricordo di Ligure Leporatti L a signorina Ligure Leporatti ci ha lasciati il giorno 21 agosto dopo avere combattuto contro il male impietoso che l’aveva colpita, sorretta da una fede profonda ed incrollabile, sempre pronta a confrontarsi con la parola di Dio. La sua vita, oltre al lavoro artigianale per qualificate ditte di confezioni, è stata dedicata alla famiglia, ai fratelli Alfiero e Renato, deceduti da tempo, e a don Mario, con il quale ha trascorso gli ultimi anni in maniera onesta e leale nei propri confronti e verso gli altri. È stata come una madre amorevole e dolce esempio di correttezza morale e spirituale. Noi possiamo ricordarLa, ricordare solo che è andata via, oppure accarezzare il suo ricordo e lasciarlo vivere ancora. Vita La 7 Settembre 2014 L’angolo della famiglia Ufficio Pastorale con la famiglia La famiglia, società naturale fondata sul matrimonio L’ comunità ecclesiale n. 30 art. 29 della Costituzione italiana dice testualmente: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. Questo articolo non si presta a dubbi e interpretazioni varie; la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio. Sono parole chiare che non permettono discussioni, almeno fino a quando la Costituzione è così formulata, anche perché nei successivi articoli 30 e 31, qualora ci fossero dei dubbi, si chiarisce il ruolo dei genitori verso i figli. Quindi la famiglia è formata da due genitori, un uomo e una donna e dagli eventuali figli. Tutto questo ci fa essere molto lontani da altre culture in cui si parla di poligamia, di poliandria, di omogenitorialità, di monogenitorialità, di poliginia, di poliginandria, e così via. In questo quadro giunge una notizia positiva dall’Onu riunito a Ginevra per la sua ventiseiesima sessione. Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite ha approvato il 25 giugno con 26 sì, 14 no e 6 astensioni una risoluzione per la “Protezione della famiglia”. Nel documento si riafferma che “la famiglia è l’elemento naturale e fondamentale della società e che essa ha diritto alla protezione della società e dello Stato. Il consiglio dei diritti umani dell’Onu, comprende 47 membri, eletti con voto segreto dall’assemblea generale: 13 dell’Africa, 13 dell’Asia, 8 dell’America latina e Caraibi, 6 dell’Europa orientale, 7 dell’Europa occidentale e altri Stati. È stata una risoluzione dal cammino difficile che è stata presentata da 28 Stati membri dell’assemblea dell’Onu. Infatti per diversi mesi si cercava da varie parti di ‘ammorbidirne’ il testo con l’intenzione di includervi la citazione di tipi di unione diversi da quello della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e tesa alla procreazione dei figli. Tentativi ‘aperturisti’ falliti. La presentazione è stata fatta dal rappresentante dell’Egitto, e sono intervenuti altri stati: la Sierra Leone ha evidenziato: “la famiglia è importante per promuovere un ordine sociale giusto”; la Costa d’Avorio ha sottolineato: “una delle priorità del governo ivoriano è stata quella di ricostruire l’unità delle famiglie”; l’Uruguay ha presentato un emendamento pro-altri tipi di unione respinto su sollecitazione della Russia; la Gran Bretagna è intervenuta per evitare di “imporre un modello unico di famiglia”, sostenuta da Stati Uniti, Germania, Francia, Brasile, Cile, Irlanda, Austria, Argentina; in difesa della risoluzione hanno preso la parola India,Vietnam, Algeria, Arabia Saudita. Poi il voto finale del Consiglio: 26 gli Stati per la risoluzione a favore della famiglia (Africa del Sud, Algeria, Arabia Saudita, Benin, Botswana, Burkina Faso, Cina, Congo, Costa d’Avorio, Emirati arabi uniti, Etiopia, Federazione russa, Gabon, India, Indonesia, Kazakhistan, Kenia, Kuweit, Maldive, Marocco, Namibia, Pakistan, Filippine, Sierra Leone, Venezuela e Vietnam), 14 gli Stati contrari alla risoluzione a favore della famiglia (Germania, Austria, Cile, Estonia, Stati Uniti, Francia, Irlanda, Italia, Giappone, Montenegro, Repubblica di Corea, Repubblica ceca, Romania, Gran Bretagna), 6 gli astenuti (Argentina, Brasile, Costa Rica, Ex-Repubblica jugoslava di Macedonia, Messico, Perù). In sintesi: per il sì si sono pronunciati tutti i Paesi africani e il blocco arabo; gran parte degli Stati asiatici; uno Stato latino-americano, (Venezuela), la Russia, il Kazakhistan. Per il ‘no’ quasi tutti gli Stati europei, gli Stati Uniti; due asiatici (Corea e Giappone), uno Stato latino-americano, il Cile. Astenuti: 5 stati latino-americani e l’europea Macedonia. Interessante, no? Da una parte in sostanza Africa, Paesi arabi, larga parte dell’Asia e Russia. Dall’altra Europa, Stati Uniti, Giappone e Corea. In mezzo l’America latina. La risoluzione è passata nonostante l’avversione del fior fiore del ‘progressismo’ statunitense ed europeo (anche dell’Italia). L’Europa, culla della cultura che ha nella famiglia il fondamento della sua storia passata e presente, è stata messa in minoranza da alcuni stati che nel pensare comune vivono una famiglia “diversa”. Questo lascia molto pensare. Stiamo forse perdendo i fondamenti della nostra storia e cultura? Leggiamo il testo per vedere cosa c’è di tanto scandaloso per il nostro buon senso: “Il Consiglio dei diritti umani, riafferma gli obiettivi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, ispirandosi alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (…). Riafferma che incombe in primo luogo agli Stati di promuovere e proteggere i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali di tutti gli esseri umani, in particolare delle donne, dei bambini e degli anziani, (…) È cosciente che spetta alla famiglia in primo luogo allevare e proteggere i bambini e che essi, per poter raggiungere una completa e armoniosa maturazione della loro personalità, devono crescere in un quadro familiare e in un’atmosfera di felicità, amore e comprensione, (…) Convinto che la famiglia, unità fondamentale della società e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei bambini, deve ricevere la protezione e l’assistenza di cui ha bisogno per poter assumere in pieno il suo ruolo nella comunità, (…) Riafferma che la famiglia è l’elemento naturale e fondamentale della società e che essa ha diritto alla protezione della società e dello Stato”. Questo il testo. Chissà che cosa conteneva di ‘politicamente scorretto’ per non votarlo? A QUATTRO ANNI DALLA MORTE 9 Una memoria di don Patrizio Guidi D opo 4 anni abbiamo voluto fare memoria di don Patrizio fra le rocce e il vento di cui si è nutrito il suo spirito. Siamo saliti sul Pisanino per riascoltare la sua voce in purezza; lo abbiamo fatto sulla vetta, noi soli, con l’ausilio di moderne tecnologie, riproducendo l’audio di una vecchia cassetta con la sua voce registrata. “V domenica del tempo ordinario, anno C”; durata 18 minuti. Sulla vetta del Pisanino, circondati dalla nebbia e dal sinistro rumore della roccia spaccata nelle cave di marmo, abbiamo ascoltato un’omelia. Non vogliamo però raccontare quanto abbiamo provato –le emozioni– né fare poesia, tantomeno retorica, su questo momento. Certo, la scena avrebbe colpito chiunque si fosse trovato a raggiungere la vetta in quelle ore; ma ancor più, siamo sicuri, avrebbero colpito la voce e le parole. Per il loro contenuto, mai banale (non capivi mai dove ti avrebbe condotto quel giorno); per il loro stile, mai ammiccante né accattivante (non si lasciava vincere dalla tentazione dello ‘spettacolo’); per il loro tono, mai clericale (la parola era sempre ripulita dalla patina del sacro). Mentre ascoltavamo, sentivamo quanto fosse autentica quella frase incisa sulla sua lapide: “né una parola mai per mestiere / non un assenso per comoda quiete”. Solo un’omelia: 18 minuti densi di cuore e di mente, spaesanti, nutrienti, capaci di aprire squarci nella patina dell’abitudine e agitare lo stagno del pensiero. Ci siamo ritrovati a pensare che non era l’eccezionalità del luogo a rendere suggestive quelle parole; osiamo credere che non era neppure la nostalgia che, lo confessiamo, ci è stata compagna durante le 3 ore di ascesa al monte, lungo le pareti di roccia, mentre il vento mutava continuamente le condizioni del paesaggio. No, non era il luogo a rendere eccezionali le parole. Semmai il contrario. Era solo un’omelia, eppure… Ogni domenica, in ogni parrocchia del mondo cattolico, qualcuno si assume il compito di far risuona- re la Parola, interpretando la vita alla sua luce e interpellandola con la vita concreta degli uomini. Ma, francamente, quante di queste sono soltanto occasioni sprecate? Quante omelie di puro mestiere? Quante riflessioni che non servono una vera liturgia della comunità? “L’omelia non è stare a leggere come da lontano la Parola, quasi per misurarla meglio così com’è, in distanza asettica. Dov’è quella passione partecipativa che è lo specifico dell’incarnazione; la Parola eterna che si contaminava di tempo; il Dio che gioiva nello sposarsi con la creatura? Dov’è quella commozione divina che leggiamo nelle tante pagine dell’Antico come del Nuovo Testamento? Dov’è la pienezza umana di Gesù, il suo sommesso esistere, il suo scarno parlare con i deboli, i cercatori di speranza, tutti i capaci di meraviglia interiore e i disposti all’ascolto?” Noi, in questa omelia di roccia e vento, che nasceva dalla fatica di interpretare il presente dell’uomo, abbiamo ritrovato intero quell’uomo che abbiamo conosciuto e che ha lasciato nel nostro giardino la gobba più grande. Quelle parole erano tutt’uno con la sua vita; vi sentivamo la fatica come se nascessero da un’arrampicata sulla roccia e ci svelavano pezzi di verità come fa il vento quando spazza via la nebbia, quella nebbia sempre pronta a rioccupare lo spazio appena il soffio si attenua. Ci sembrava di vedere il percorso di quelle parole: partivano da un luogo alto, dal Mistero della Parola, si immergevano nelle profondità della terra e, cariche di una profonda dimensione orizzontale di amore, ne uscivano distillate, capaci di essere sempre nuove perché sempre nuovo è il qui ed ora dell’uomo. In questa omelia ascoltata sulla vetta del Pisanino abbiamo ritrovato i segni dell’uomo che 4 anni fa ci ha lasciato: la solidità, la fermezza della volontà, la parresia, il rigore in ogni aspetto della vita, l’affidabilità; l’immaginazione e la profondità che vince ogni routine, l’apertura al cambiamento e la capacità di interpretarlo, la vera libertà. La roccia e il vento. Ma salgo sui monti e devo ignorare il conformismo di chi ti ricerca severa coscienza di libertà fuori dal tempo della sua vita e crede che assenza d’incontro col corpo di quotidiana fatica con gli altri ci possa bastare Corno alle scale (1975) Cristina Gori, Luca Gaggioli, Maurizio Bretalli, Paolo Cecchi, Tiziana Biagini 10 comunità e territorio n. 30 7 Settembre 2014 CRISI «Sfratto? No, grazie!» Si conclude positivamente il progetto della Fondazione Caript gestito in collaborazione con la Caritas e rivolto alla prevenzione del disagio abitativo S richieste sono pervenute da giovani di nazionalità albanese, mentre nel secondo semestre (gennaio – luglio 2014) si è registrato un significativo incremento delle domande da parte di famiglie italiane. Inoltre, nel secondo semestre, il numero delle domande è quasi raddoppiato rispetto al periodo precedente – passando da 47 ad 81 – mentre l’età media dei richiedenti si è attestata intorno ai 40 anni, con un aumento tuttavia degli over 50. Grazie al monitoraggio degli operatori della Caritas, si è potuto constatare che, sebbene l’intervento non sia stato in tutti i casi risolutivo, la concessione del contributo ha aiutato alcuni soggetti a superare un momento di temporanea difficoltà dovuto alla mancanza di occupazione, evitando così la perdita della casa. Tutti inoltre hanno evidenziato l’importanza del contributo ricevuto, anche rispetto ad altre forme di sostegno e assistenza sociale: quella dell’affitto è infatti una spesa fissa e inderogabile, sulla quale non si può incidere attraverso un adeguamento del proprio stile di vita. Vista la positiva accoglienza ed i risultati ottenuti, la Fondazione Caript sta valutando, unitamente alla Caritas Diocesana di Pistoia, di dare seguito all’iniziativa nel prossimo anno. CASa Alloggi di edilizia residenziale pubblica F Ultimi giorni per accedere alle graduatorie del Comune ino a sabato 13 settembre sarà possibile presentare la domanda per accedere alla graduatoria per l’assegnazione in locazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica che si renderanno disponibili per l’anno 2014. Lo rende noto il Comune di Pistoia, spiegando che la graduatoria attualmente vigente, pubblicata nel maggio 2013, cesserà di essere in vigore dal momento dell’approvazione della nuova. Per questo, coloro che sono interessati ad essere ammessi alla graduatoria del 2014 dovranno presentare nuovamente la domanda. Dalla graduatoria definitiva verranno individuati due elenchi speciali RIENTRO A SCUOLA Guerra delle cattedre U di Patrizio Ceccarelli i è chiuso il primo anno dell’iniziativa “Sfratto? No, grazie!”, il progetto della Fondazione Caript dedicato alla prevenzione del disagio abitativo e rivolto in particolar modo alle procedure di sfratto, che negli ultimi anni hanno sempre maggiormente interessato il territorio provinciale pistoiese, registrando un incremento dovuto in parte alla crisi economica in atto e alle conseguenti ricadute negative sull’occupazione e sul reddito. Il problema occupazionale, determinato dalla mancanza o dalla perdita di lavoro, è infatti la causa principale dell’impossibilità a provvedere all’affitto della casa: all’origine dell’iniziativa ‘Sfratto? No, grazie!’, la volontà di prevenire un disagio sociale in crescita, generato dalla complessa e preoccupante crisi del mercato del lavoro. Il progetto, gestito in collaborazione con la Caritas Diocesana di Pistoia, è stato lanciato nel luglio 2013 dalla Fondazione Caript con uno stanziamento complessivo di 100.000 euro distribuiti nell’arco di 12 mesi, durante i quali sono state presentate 128 domande, 71 delle quali accolte. Secondo quanto rilevato, nel primo semestre dell’iniziativa (luglio 2013 – gennaio 2014) la maggior parte delle Vita La riservati a particolari categorie di destinatari: le giovani coppie e gli ultrasessantacinquenni. Il bando che indica requisiti, documentazione necessaria e modalità di formazione e pubblicazione della graduatoria è disponibile, insieme al modello della domanda, sul sito internet del Comune (www.comune.pistoia.it) oppure può essere ritirato all’ufficio relazioni con il pubblico Pistoia Informa in Piazza del Duomo1 (telefono 800 012146) dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, il sabato dalle 9 alle 13; al Servizio sviluppo economico e politiche sociali in piazza San Lorenzo 3 (telefono 0573 371400) il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12.30, il martedì e giovedì dalle 15.30 alle 17.30; al centro interculturale in via dei Macelli 11 (telefono 0573 371368-69) il lunedì e venerdì dalle 9 alle 13, il martedì e giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.30; alla Spes Scrl (portineria) in via del Villone 4 (telefono 0573 504201) dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e il giovedì dalle 14.30 alle 17. Una volta compilata in ogni sua parte, firmata e corredata da tutta la documentazione necessaria, la domanda dovrà essere presentata completa di marca da bollo da 16 euro al protocollo del Comune oppure inviata a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno o tramite posta elettronica certificata. n grosso pasticcio. Cosi si potrebbe definire la rivoluzione scolastica riguardante l’assegnazione delle cattedre. Le prossime immissioni in ruolo e le chiamate per gli incarichi annuali degli insegnanti di ogni ordine e grado della nostra provincia quest’anno saranno più complicate del solito col il rischio di lasciare tutti scontenti dai lavoratori precari della scuola alle famiglie degli studenti oramai abituate a vedere il corpo docente cambiare di anno in anno. Nella nostra provincia infatti su un fabbisogno di 350 cattedre dovrebbero essere effettuate ben 248 immissioni in ruolo. I 102 posti che resteranno scoperti dovrebbero essere assegnati con incarichi annuali ai docenti precari. Tali incarichi rappresentano per i docenti in attesa di stabilizzazione la migliore delle prospettive possibili in quanto i contratti vanno generalmente da settembre a giugno dell’anno successivo mentre nei mesi estivi di luglio ed agosto percepiscono l’assegno di disoccupazione in attesa di “rientrare” a settembre. Da quest’anno però le cose dovrebbero cambiare; un decreto ministeriale ha stabilito infatti che l’assegnazione del 50% dei posti disponibili ai docenti dell’ultimo concorso possa funzionare anche in maniera reattiva mentre finora le immissioni in ruolo venivano effettuate chiamando per metà i vincitori di concorso degli anni passati e per l’altra metà pescando in una graduatoria ad esaurimento. Con questa “rivoluzione” la scuola dell’infanzia dei 22 posti disponibili , 19 andranno ai docenti del concorsone mentre solo 3 agli insegnanti delle graduatorie ad esaurimento. Nelle scuole primarie dei 33 posti ben 24 saranno assegnati ai con corsisti e ai restanti 9 a quelli in graduatoria; dei 38 posti delle medie il rapporto sarà di 30 contro 8 mentre dei 52 posti per le superiori 31 saranno di quelli del concorso e 21 ripescati dalla graduatoria. Anche per i posti sul sostegno verrà adottato lo stesso criterio. Per quanto riguarda i fuori provincia sono molti i docenti che hanno fatto richiesta di inserimento nelle graduatorie ad esaurimento che per lo più si tratta di docenti che provengono dal sud e fra loro ci sono insegnanti precari che sono arretrati in graduatoria di 20 o addirittura di 30 posizioni . Edoardo Baroncelli SANITA’ Nuove modalità per il ticket Ad ottobre arriva anche la ricetta elettronica V anno a regime le nuove modalità di pagamento del ticket. Dal primo settembre, infatti, sono stati aboliti i bollettini postali e bancari, sostituiti dal sistema “Sportello Amico” di Poste Italiane che – puntualizza L’Asl - garantisce la tracciabilità del pagamento sia per il cittadino che per l’azienda sanitaria eliminando così verifiche e riscontri successivi: bastano un documento di riconoscimento e il codice fiscale o la carta sanitaria elettronica. Sarà il sistema di Poste, collegato all’Asl, a reperire tutti i dati necessari, compreso l’importo. In alternativa, è possibile pagare il ticket presso le macchinette (punti rossi, incrementati e abilitati al pagamento anche con bancomat e carte di credito), sempre con la carta sanitaria o ricorrendo al codice a barre stampato sul foglio di prenotazione, o presso le tabaccherie. L’Asl ricorda che il pagamento va effettuato prima della prestazione che non potrà essere effettuata in caso di mancata esibizione della ricevuta. Grazie alle novità introdotte, il ticket può essere pagato anche da casa collegandosi e registrandosi a Postesalute (https://postesalute.poste.it/login.shtml), o anche attraverso il sito della Asl www.usl3.toscana.it andando alla sezione “servizi al cittadino, pagamento del ticket”: è sufficiente registrarsi, entrare nell’area ticket e procedere al pagamento on line (con carta di credito, carta Postepay, addebito su conto Banco Posta e con Banco Posta). Una volta effettuato il pagamento il cittadino riceverà regolare ricevuta valida ai fini fiscali. Il direttore amministrativo Luca Cei precisa che i cambiamenti previsti ed attesi in questo delicato settore saranno numerosi ma garantiranno ai cittadini sistemi automatici e diffusi su tutto il territorio con la possibilità di rilevare, in tempo reale, la tracciabilità dei pagamenti.“La compartecipazione alla spesa sanitaria da parte del cittadino –evidenzia Cei - è un dovere che permette però a tutti, indigenti compresi, di usufruire del diritto di accesso alle cure sanitarie e pertanto assicura ad ognuno di noi un sistema sanitario pubblico fondato sui principi della solidarietà e dell’equità. Chiediamo pazienza ai cittadini nel caso vi fosse in fase di avvio qualche problema e impegno e responsabilità a tutti, pazienti e operatori, per la verifica del previo pagamento”. L’Asl segnala, inoltre, che dal 1 ottobre con il passaggio alla ricetta elettronica non sarà poi più possibile auto-certificare la propria fascia economica di reddito, né in farmacia, né presso gli ambulatori specialistici. Sulla ricetta, infatti, sarà già presente il codice della fascia economica certificata, risultante dalla banca dati dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps. In previsione di questo importante cambiamento l’Asl ricorda di attivare, per chi non lo avesse ancora fatto, la Carta sanitaria elettronica: basta recarsi ad uno degli sportelli del territorio dell’azienda. Vita La comunità e territorio n. 30 CUTIGLIANO 7 Settembre 2014 Festa per 60 anni “Villaggio Cimone”, nel nome di La Pira Una mostra allestita nei locali del centro studi “Beatrice la Pastora” ne ripercorre le tappe più significative P ian degli Ontani e l’intera comunità di Cutigliano si preparano a festeggiare i primi 60 anni del “Villaggio Cimone”, la struttura dell’Opera per la gioventù intitolata a Giorgio La Pira e costruita, in pochi mesi, nella primavera/estate di sessanta anni fa: da allora ha ospitato decine di migliaia di giovani, da tutta Italia, per attività di formazione. Da qualche giorno, nei locali del Centro Studi intitolato a “Beatrice la Pastora”, in Pian degli Ontani, è visitabile una mostra con pannelli che riepilogano i 60 anni: resterà aperta fino a domenica 14 settembre quando sarà ricordato Giuseppe Arpioni, ideatore e fondatore del “Villaggio”, stretto collaboratore di Giorgio La Pira e considerato una fra le figure più rappresentative del laicato cattolico toscano del Novecento. Su iniziativa dell’Amministrazione Comunale, ad Arpioni (“educatore”) verrà intitolato un tratto di strada che porta alle strutture del Villaggio. Su Pino Arpioni e sui campi-scuola, in particolare su quello marino (“La Vela”) a Castiglion della Pescaia, ha da poco scritto un libro (“Sessant’anni di campi scuola”) il giornalista fiorentino Claudio Turrini. Volume che racconta anche le motivazioni per cui, nel clima dell’immediato dopoguerra, e assai provato dalla violenza dei totalitarismi,Arpioni decise di dedicare la sua vita all’educazione dei giovani. Già nel 1946, presidente della Gioventù di Azione Cattolica,Arpioni iniziò a organizzare campi estivi sui monti di Pistoia. Venne poi eletto consigliere comunale a Firenze e il sindaco La Pira gli affidò i “cantieri di lavoro”. Dopo i campi nel1953 a Dogana Nuova di Abetone alle pendici del Cimone (da cui il nome del Villaggio) e ai quali parteciparono dirigenti centrali dell’Azione Cattolica (fra cui Emmanuele Milano, futuro direttore generale di RaiUno, e lo scrittore Umberto Eco), il progetto del Villaggio montano si concretizzò a Pian degli Ontani. E ai primi di luglio 1954 le cinque casette prefabbricate ciascuna intitolata a un monte circostante (Selletta, Campolino, Libro Aperto, Doganaccia, Gomito) iniziarono a ospitare i primi giovani. GEMELLAGGI Venti anni d’amicizia nel segno della musica d’organo Celebrato il ventesimo anniversario del patto tra Comune di Pistoia e di Shirakawa e il trentesimo anniversario della Shirakawa Italian Organ Music Accademy È stata una doppia ricorrenza quella che nei giorni scorsi è stata festeggiata a Shirakawa e a cui ha preso parte l’assessore alla cultura del Comune di Pistoia Elena Becheri. Ricorre quest’anno, infatti, il ventesimo anniversario del patto di gemellaggio tra il Comune di Pistoia e quello di Shirakawa, firmato il 30 ottobre 1994, e il trentesimo anniversario della Shirakawa Italian Organ Music Accademy, fondata nel 1984. Il rapporto di scambio che unisce le due cittadine si basa infatti su una comune passione per la musica d’organo, che nel tempo si è allargato ad altri ambiti. È del marzo scorso la visita di una delegazione di sei ragazzi e alcuni rappresentati della cittadina giapponese a Pistoia, ospitati da altrettante famiglie pistoiesi, permettendo un arricchimento culturale reciproco. Particolarmente denso di impegni il programma dell’assessore Elena Becheri, che sabato 30 agosto ha fatto tappa prima nella città di Nagoya, per poi spostarsi a Minokamo, dove ha ricevuto il benvenuto dai colleghi della cittadina giapponese. A Shirakawa, invece, domenica 31 agosto, l’assessore ha visitato il laboratorio in cui vengono realizzati gli organi, dopodiché, in municipio, si è svolta la cerimonia che si è aperta con un concerto commemorativo, seguito da un incontro improntato sull’esperienza vissuta dalla giovane delegazione giapponese a Pistoia nel marzo scorso e sull’importanza dell’amicizia che lega le due città. AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI AGLIANA Publiacqua: al via i rimborsi L’ amministrazione comunale aglianese sta divulgando le modalità per ottenere il rimborso da parte di Publiacqua della quota di tariffa riferita al servizio di depurazione per coloro che ne hanno diritto. La domanda di rimborso deve essere presentata entro il 30 settembre. Può essere inviata a Publiacqua in modo cartaceo o mediante internet, oppure consegnata agli uffici al pubblico dell’azienda. Nella home page del sito dell’azienda (www.publiacqua.it) è disponibile un’apposita sezione dove, una volta inserito il codice utente, che si trova in alto a destra di ogni bolletta Publiacqua, si può avere immediata evidenza del diritto o meno a vedersi restituita la quota depurazione e della somma a cui eventualmente si ha diritto. Per le utenze attive è possibile anche compilare direttamente on line la richiesta di restituzione E’ possibile vedere se si ha diritto o meno alla restituzione e richiederla anche a partire dal sito web del Comune di Agliana che ha collegato e reso raggiungibile la sezione del sito di Publiacqua inerente ai rimborsi. A seguito di alcune segnalazioni da parte di cittadini e di amministrazioni comunali, Publiacqua sta terminando in questi giorni di revisionare le proprie banche dati con un’ulteriore quota di utenze che hanno diritto al rimborso. L’operazione terminerà verso la metà di agosto e i titolari di tali utenze verranno informati del loro diritto alla restituzione con una lettera allegata alla prossima bolletta. Per tutto il mese di settembre l’Ufficio relazioni con il pubblico dello stesso Comune di Agliana sarà a disposizione dei cittadini per assisterli nella verifica online e nella successiva compilazione (online o cartacea) dei moduli per il rimborso. M. B. Da allora ne sono passati migliaia e fra questi anche nomi poi destinati a farsi largo anche nella politica. Nel secondo turno di quel luglio di 60 anni fa - nel gruppo “Aspiranti Emilia Romagna”, in sella a una bicicletta giunse al villaggio, direttamente da Reggio Emilia, il quindicenne Romano Prodi. Ma l’ex presidente del Consiglio e della Commissione UE non è l’unico, fra i politici nazionali odierni, ad essere transitato da Pian degli 11 Ontani. Per quasi tutte le estati degli anni Ottanta fu presente al Villaggio anche il futuro presidente del Consiglio Enrico Letta, prima con i campi del Movimento studenti di Azione Cattolica e poi del Gruppo universitari di Pisa. I pannelli della mostra raccontano le varie fasi nella vita del Villaggio.Viene ricordato anche Pino Arpioni, cui nel novembre 2000 il Consiglio Comunale di Cutigliano conferì la cittadinanza onoraria. Cultura Torna Serravalle Noir L’ottava edizione della rassegna rende omaggio a Simenon e al suo commissario Maigret. L’appuntamento è per questo sabato I l commissario Maigret è uno dei protagonisti dell’ottava edizione di “Serravalle Noir”, la rassegna dedicata alla lettura poliziesca e al fumetto curata dal Club Amici del Giallo di Pistoia, in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Serravalle Pistoiese, che il 6 settembre rende omaggio a George Simenon, nel venticinquesimo anniversario dalla sua scomparsa. Dopo Dylan Dog, Eva Kant, Tex nella locandina del Noir 2014, Maigret emerge in primo piano all’interno del loggiato della Chiesa di San Michele: nei manifesti della rassegna, infatti, cambia il protagonista ma l’ambientazione è sempre rigorosamente nel borgo di Serravalle. “Con il Noir il borgo di Serravalle chiuderà un’estate ricca di manifestazioni che hanno richiamato tantissime persone -spiega l’assessore alla cultura e vicesindaco, Simona Querci-. Tutti gli eventi sono sempre a ingresso libero perché la cultura deve favorire l’aggregazione e la socializzazione tra la gente”. L’apertura della manifestazione è alle 16.45, nell’Oratorio della Vergine Assunta: il giornalista Maurizio Testa, esperto conoscitore del commissario francese, e Giuseppe Prevìti, presidente del Club del Giallo di Pistoia, condurranno i colloqui dal titolo “Maigret a Serravalle: un caso da non perdere”. Alle 17.45 Luca Boschi, curatore di molte collane Disney, sarà il protagonista del Giallo Comics “Topolino e Paperino”. Alle 18.30, la presentazione del libro “Ogni giorno ha il suo male” (ed. Giunti). Sarà presente l’autore,Antonio Fusco, criminologo e capo della Squadra Mobile di Pistoia. “Dal pomeriggio a sera, l’Ufficio Turistico del Comune di Serravalle Pistoiese sarà aperto, a disposizione per informazioni e gite turistiche per il borgo –annuncia l’assessore Querci–. Inoltre, prima dell’apertura ufficiale del Noir 2014 e dopo la chiusura della prima parte, sarà anche possibile visitare la Torre del Barbarossa: alle 16 e alle 19.30”. Alle 21.30 la cerimonia di premiazione entrerà nel vivo con l’assegnazione dei cinque riconoscimenti: il “Serravalle Noir 2014” andrà al giallista Maurizio De Giovanni, il “Premio Roberto Santini” al colonnello dell’arma e giornalista, direttore della rivista Carabinieri, Roberto Riccardi, il “Premio Furio Innocenti” allo scrittore Simone Togneri, il “Premio Lucia Prioreschi” alla sceneggiatrice Francesca Bertuzzi. Infine, il “Premio speciale Fantasy, Horror and Mystery” sarà assegnato allo scrittore Eraldo Baldini. A tutti i premiati il noto caricaturista pistoiese Bac (Franco Bacci) donerà un disegno che li ritrae. Alle 22.30 il dibattito sul tema:“Orrori familiari, quando gli assassini sono in casa” chiuderà questa edizione 2014. PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633 - [email protected] - [email protected] SEDE PISTOIA Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected] PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected] MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected] MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected] SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected] LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected] PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected] S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected] CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected] BOTTEGONE Via Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected] 12 I V comunità e territorio CENTRO STUDI “G. DONATI” Ricordo di Pierino Gelmini l saluto del Centro studi “G. Donati” a Pierino Gelmini, eroe della lotta alla droga. Protagonista coraggioso e controverso. Ha aperto 164 comunità in tutto il mondo e ospitato circa trecentomila giovani. Il Centro studi “G. Donati” lo ricorda con commozione nei suoi nume- La ita n. 30 7 Settembre 2014 COMUNE DI PITEGLIO rosi incontri con i giovani pistoiesi. Nel 1992 gli fu conferito, in occasione della Giornata internazionale della pace, il Premio della solidarietà in ricordo di Giorgio La Pira. Nel 1995 il Centro Studi “G. Donati” gli fece dono di un cavallo da lavoro per la sua comunità sull’Aspromonte. Shirakawa (Giappone) I XXX anniversario degli inizi dei corsi di organo italiano l 31 agosto 2014 e stato celebrato a Shirakawa, con grande solennita, il trentesimo anniversario degli inizi dei corsi di organo italiano, che, iniziati nel 1985, si sono svolti ogni anni con costante partecipazione di organisti proveniente da ogni parte del Giappone. La celebrazione e iniziata la mattina con una messa solenne, abbellita dal canto gregoriano e dal suono dell`organo. La celebrazione e continuata nel pomeriggio nel Chomin Kaikan. Il sindaco di Shirakawa ha fatto gli onori di casa. Oltre a lui, hanno parlato l’assessore alla cultura del comune di Pistoia, Elena Becheri, ed i docenti, Umberto Pineschi e Masakata Kanazawa, che hanno rievoca- to le vicende di questi trenta anni. Uno dei membri del parlamento giapponese (ve ne erano ben quattro presenti) ha fatto prsente che l’Accademia d’Organo di Shirakawa e ammirata in tutto il Giappone come un esempio speciale di Iniziative di fine estate tempo di bilanci per le frazioni del Comune di Piteglio. La stagione è stata brutta per grandi precipitazioni piovose ma nonostante questo le varie Pro Loco hanno trovato spazio per le loro iniziative. La più bella senza alcun dubbio è stata la sfilata storica di Prataccio, mentre a Prunatta ha trovato larghi consensi la festa della birra che si è svolta al campo sportivo della Torraccia e a Piteglio le varie manifestazioni di Ferragosto. A Prunetta sono in preparazione due importanti iniziative: la Parrocchia festeggia la sua patrona, la Madonna delle Grazie, il 13 e 14 settembre, manifestazione già in atto negli anni 1000 dai cavalieri templari. È anche allo studio la seconda manifestazione che si terrà il giorno 28 settembre alle ore 16:00 presso i locali della Pro Loco per illustrare il bilancio di attività della stessa. Nell’ambito della riunione saranno richieste anche eventuali nuove candidature per entrare a far parte di questo efficiente consiglio. Non dimentichiamo le brillanti iniziative del paese di Calamecca con la rievocazione storica del condottiero fiorentino Francesco Ferrucci, le sue gesta e lo sfortunato viaggio attraverso i Monti delle Lari e concluso, in modo tragico, a Gavinana dove trovò un’atroce morte ad opera del condottiero napoletano Fabrizio Maramaldo. Giorgio Ducceschi relazioni culturali fra i popoli, in questo caso in nome della musica ed in particolare della musica d’organo. spor t pistoiese SCHERMA Agliana, il tuo colore è l’azzurro L e notizie che giungono da Agliana schiudono le porte del cuore alla speranza. Dopo il nuoto portato ormai a livelli internazionali dalla Nuotatori Pistoiesi (con Niccolò Bonacchi agli Europei Assoluti e Giulia Gabbrielleschi a quelli juniores di fondo), ecco le nuove convocazioni in azzurro di Lorenzo Francella e Matilde Biagiotti (nella foto col maestro Agostino Sanacore), punti di forza del Club Scherma Agliana. I due schermidori sono stati convocati al collegiale azzurrini di Norcia, sino a tutto questo fine settimana. Si tratta della prima tappa della preparazione degli atleti della Nazionale under 20 di fioretto maschile e femminile, il che significa che ormai i nostri portacolori sono entrati nel giro che conta. Dopo un’annata da incorniciare - rammentiamo il titolo europeo a squadre e la finale individuale continentale di Matilde, i bronzi mondiali conquistati da Biagiotti e Francella, il terzo posto colto da entrambi agli Italiani under 20, le tre finali di Coppa del Mondo, due di Francella e una di Biagiotti, e molto altro ancora (il titolo tricolore di Giulio Lombardi tra gli under 12 e la vittoria della classifica a punti nella stessa categoria di Tommaso Martini, l’argento di Francesco Valori e le finali di Oliver Genovesi e Tommaso Lombardi tra gli under 14 e di Edoardo Pisaneschi fra gli under 12, tre squadre, under 12, Assoluti femminili B1, Assoluti maschili B2, campioni italiane di categoria e una, l’under 14, seconda), la sfida del maestro Sanacore riparte dall’Umbria, dove i suoi atleti più “esperti” hanno avuto l’onore di vestire ancora una volta la tuta dell’Italia. Accanto a Sanacore ci saranno Mabel Biagiotti e il preparatore atletico Emanuele Manente, un terzetto che in sole due stagioni ha fatto del Club Scherma Agliana una delle società più forti in Italia nella specialità del fioretto. La sala di scherma di Via Magni ad Agliana ha riaperto i battenti, tutti i giorni dalle ore 17 in poi, per accogliere vecchi e nuovi tesserati. Ricordiamo che per ulteriori informazioni ed eventuali iscrizioni è possibile scrivere a [email protected]. Gianluca Barni Calcio - Basket Tempi Supplementari È di Enzo Cabella iniziato il campionato di Lega Pro e la Pistoiese è subito scivolata sulla classica buccia di banana. L’ambizioso e forte Ascoli, infatti, ha espugnato lo stadio Melani grazie ad un calcio di rigore concesso dall’arbitro a seguito di una maldestra uscita del portiere Pazzagli sul centravanti Perez. E’ stata una sconfitta col sapore di beffa, poiché la squadra arancione aveva giocato un’ottima partita, mantenendo a lungo l’iniziativa del gioco, andando spesso alla conclusione a rete e fallendo (e per questo deve battersi il petto) un paio di gol in maniera clamorosa. La maggiore iniziativa di gioco è risultata purtroppo vana per la debolezza degli attaccanti. Falzerano, Romeo, Tripoli, che formano il trio d’attacco della Pistoiese, non sono mai riusciti a tradurre in pratica (leggi gol) il gioco brillante e sostanzioso dei compagni. La scarsa attitudine a segnare della squadra era già emersa nelle amichevoli e in coppa Italia, ed è per questo motivo che la società ha provveduto a rinforzare il reparto prelevando, l’ultimo giorno di mercato, dal Bari l’attaccante ivoriano Kolibaly, che aveva fatto preziose esperienze nella squadra inglese del Tottenham e nel Grosseto. Ha vent’anni, avremmo preferito un attaccante esperto e con un curriculum di tutto rispetto. L’arrivo dell’ivoriano non fa altro che confermare la ‘linea verde’ varata dal presidente Ferrari e portata avanti dal direttore sportivo Ricci. Sono soltanto tre (Di Bari, Tripoli e Romeo) i giocatori sopra i 25 anni e ben dodici quelli che non hanno superato i 22. Si tratta, però, di giovani di grande prospettiva, prelevati dai vivai di club di serie A, come Roma, Napoli, Sampdoria, Palermo, Parma, Empoli,Verona, che avranno modo di far valere le loro qualità tecniche per affrontare e superare le tante insidie di un campionato difficile come quello di Lega Pro. L’esordio non è stato dunque felice per gli arancioni, che tuttavia hanno dimostrato di avere le potenzialità per disputare un campionato positivo. Il quale, essendo quello del ritorno nei professionisti dopo ben cinque anni passati nei dilettanti, non può che avere l’obiettivo della salvezza. Se il campionato di calcio è già cominciato, quello di basket ha mosso i primi passi con la preparazione in palestra e in montagna. Il Pistoia Basket si presenterà al secondo campionato di A con una squadra totalmente nuova rispetto a quella della scorsa stagione. I cinque americani che per tutto il campionato hanno infiammato i cuori dei tifosi e trascinato la squadra ai playoff hanno preso altre destinazioni, così hanno fatto gli italiani Galanda (ha smesso di giocare, diventando dirigente della società), Meini, Cortese e i giovani rincalzi Bozzetto ed Evotti. Avremo modo di parlare del nuovo gruppo affidato ancora a Paolo Moretti. Vita La 7 Settembre 2014 n. 30 OLTRE LE CARICHE dall’Italia 13 L’Europa prova a darsi fiducia I l Consiglio europeo del 30 agosto, convocato per definire alcune cariche interne alla struttura dell’Unione e per affrontare le principali urgenze di politica estera, consegna punti fermi, dubbi legittimi che occorrerà dirimere e alcuni dossier ancora aperti. I risultati acquisiti In sede Ue si è finalmente sbloccato l’impasse sulla scelta del prossimo presidente del Consiglio europeo e dell’Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza comune. Le cariche sono state rispettivamente affidate all’attuale premier polacco Donald Tusk, uomo di grande esperienza politica, tra gli eredi di Solidarnosc, e all’italiana Federica Mogherini, giovane ministro degli esteri. Il bilanciamento delle richieste tra gli Stati membri e tra i partiti europei sembra raggiunto; ulteriori “appetiti” potranno essere soddisfatti con la distribuzione di altre poltrone, da quella di presidente dell’Eurogruppo a quelle dei commissari europei. In questo senso la capacità di mediazione del presidente incaricato della Commissione, Jean-Claude Juncker, è una garanzia. Un’altra certezza che emerge dal summit di sabato scorso è la persistente preoccupazione tedesca e dei Paesi del nord Europa circa la salute dei conti pubblici di diversi Stati, soprattutto del sud e dell’est. Il pressing della cancelliera tedesca Angela Merkel sul presidente della Bce Mario Draghi e su Juncker, va esattamente in quella direzione. In realtà anche i “nordici” dell’Ue hanno inteso la necessità di sostenere concretamente la crescita, con investimenti pubblici e magari qualche ammorbidimento N el ricco Nordest capita che, per 20 posti di friggitori di hamburger, si presentino in 1.200, per portare a casa sui 600 euro al mese. L’apertura di una filiale Ikea porta solitamente con sé 200 posti di lavoro e 20mila domande di assunzione, provenienti da ogni dove. Anche qui le retribuzioni non sono certo stellari… Tutto questo per discutere di cosa sia il lavoro nel 2014. Le statistiche dicono che l’Europa –e l’Italia in particolare– sia impantanata in una disoccupazione di massa: almeno un cittadino su dieci è a spasso, percentuale che si aggrava se si considerano i giovani. Mentre negli Usa e in quell’America europea che è la Germania, il tasso di disoccupazione è giusto la metà di quello medio europeo. Tutto bene lì, dunque? Attenzione alle statistiche, già Trilussa aveva smascherato col suo mezzo pollo a testa come sia veramente la situazione: milioni di posti di lavoro in Germania e soprattutto negli Usa sono tali statisticamente, ma è difficile definirli tali quando corrispondono a retribuzioni medie di 500 euro e di altrettanti dollari. E non lo diciamo noi, ma quella Sono quelli previsti nel piano di investimenti annunciato dal presidente incaricato della Commissione, Jean-Claude Juncker. Per lui, dopo le nomine di Donald Tusk e Federica Mogherini, la prova della costruzione della squadra che andrà al vaglio dell’assemblea di Strasburgo: il Parlamento europeo ha il potere di promuovere o bocciare i singoli aspiranti commissari o l’intero collegio di Gianni Borsa del rigore; ma la stabilità di Eurolandia dipende, fra l’altro, dalla salute dei bilanci statali e nessuno, da Berlino in su, intende mettere a rischio la moneta unica. Una terza certezza che resta dopo il vertice dei 28 capi di Stato e di governo è il timore dell’allargamento del conflitto ucraino. Le minacce di Putin a Kiev e il sostegno militare della Russia ai ribelli dell’est sono elementi acclarati. Dall’Ue si minacciano, con scarsa convinzione, ritorsioni che peraltro peserebbero sulla già debole economia continentale (forniture energetiche, import/ export di prodotti agricoli, contratti di società europee con la Russia). Mosca potrebbe approfittare delle incertezze europee e internazionali per mettere definitivamente le mani sull’Ucraina o su parte del suo territorio. Punti di domanda Tra i dubbi rimasti sul tavolo c’è anzitutto la formazione della “squadra Juncker”. Perché il collegio dei commissari dovrà essere costituito sulla base delle competenze dei singoli candidati indicati dai governi degli Stati membri, rispettando al contempo una distribuzione delle deleghe che soddisfi ancora una volta le ambizioni degli Stati, il peso specifico tra le famiglie politiche (popolari, socialdemocratici, liberaldemocratici, conservatori…), la “parità di genere”. Si tratta di ostacoli non insormontabili, ma da non sottovalutare. Anche perché il Parlamento europeo - altra incognita - ha il potere di promuovere o bocciare i singoli aspiranti commissari o l’intero collegio: e Juncker non può permettersi uno scivolone a Strasburgo. Lo stesso Parlamento ha sollecitato Juncker a imboccare la strada della crescita e della flessibilità, e il presidente in pectore della Commissione ha tirato fuori dal cilindro un piano di investimenti da 300 miliardi: ora dovrà passare dalle enunciazioni ai fatti. Economia, ECONOMIA Manca la buona occupazione Se in Italia i laureati chiedono di friggere gli hamburger di Nicola Salvagnin Janet Yellen che guida la Federal Reserve, che insomma ha in mano le sorti del dollaro e degli Stati Uniti. Yellen infatti si è detta preoccupata dalla qualità dei nuovi posti di lavoro nati negli Usa in questi ultimi anni: “marginali”, a basso reddito, che ci sono oggi ma altrettanto rapidamente possono sparire domani. Questa non è buona occupazione, ma il trasferimento di condizioni “cinesi” in Occidente, perché è evidente che nessuno in Occidente può mantenersi con 500 euro o dollari al mese. Purtroppo in Italia manca questo tipo di lavori, e diciamo “purtroppo” in base a due considerazioni: meglio poco che niente, anzitutto; poi in realtà queste sotto-occupazioni esistono e sono assai fiorenti (infatti le statistiche sul lavoro in Italia sono false come quelle sui redditi): sono però tutte in “nero”. Il lavoretto in giardino, la mano di tinta sui muri, la raccolta di frutta, il facchinaggio, il cameriere stagionale e il lavapiatti serale, la colf e la badante, certi lavori nell’informatica… Si dirà: sono soldi anche quelli, è reddito che entra in tasca, in casa. Però non ci sono contributi pensionistici (e domani?), né imposte a favore della collettività. Una perdita secca per se stessi e per lo Stato, cosa che non accade in Germania od oltreoceano. Rimane il fatto che in tutto l’Occidente, America compresa, sta venendo meno la buona occupazione, quella che consente ad una persona di garantirsi un’esistenza dignitosa. L’allarme è stato lanciato pure in Francia dal primo ministro Manuel Valls, laddove negli ultimi anni è stato soprattutto lo Stato a mantenere – sotto varie forme – la situazione occupazione sotto i livelli d’emergenza. Ma non ci sono più soldi pubblici, qui come a Parigi: il vero problema dei nostri governi è pertanto quello di favorire nuove occasioni di lavoro. Nel frattempo andranno rivisti i percorsi di studio (il governo Renzi lo sta facendo in questi giorni, speriamo con intelligenza): perché constatare che a fare la fila per un posto di friggitori di polpette ci siano centinaia di laureati, qualche dubbio sul valore di certe lauree e sulla loro astrazione rispetto al mondo del lavoro viene spontaneo e immediato. frontiere esterne Sul fronte dei dossier aperti, delle emergenze che bussano alla porta di Bruxelles, il quadro è piuttosto complicato. Una lettura delle “Conclusioni” del Consiglio europeo segnala che al primo posto permane la crisi economica. I 28 hanno stabilito di rivedersi a inizio ottobre a Roma per un summit straordinario. Nel documento si legge: “Nonostante miglioramenti di rilievo delle condizioni dei mercati finanziari e gli sforzi strutturali compiuti dagli Stati, la situazione economica e occupazionale in Europa desta notevoli preoccupazioni. Nelle ultime settimane i dati economici hanno confermato che la ripresa, in particolare nella zona euro, è debole, l’inflazione straordinariamente bassa e la disoccupazione inaccettabilmente elevata”. Quindi il primo punto dell’agenda è l’economia. Ci sono poi le “minacce esterne” e gli innumerevoli conflitti attorno all’Ue: l’Ucraina, la Terra Santa, Iraq e Siria, senza trascurare la diffusione dell’ebola. Questione di fiducia Non mancano altri problemi interni: il Regno Unito appare sempre più distante da Bruxelles; la strada dei Balcani verso la democrazia europea non è lineare (la Bosnia Erzegovina prepara le elezioni in un clima interno di divisione e di povertà, il Kosovo è una pentola in ebollizione, la Serbia è un’incognita); la Scozia va alle urne per decidere se staccarsi da Londra e, quindi, dall’Unione; i separatisti catalani non rinunciano alle loro posizioni oltranziste. L’Unione oggi ha bisogno di misurare soprattutto la volontà condivisa di costruire una “casa comune” utile per tutti, che si fondi soprattutto sulla reciproca fiducia fra i governi, tra questi e i cittadini, tra gli Stati membri e l’Ue. La fiducia - in politica come in economia - è un elemento impalpabile, non misurabile, eppure essenziale. Senza non si va da alcuna parte, mentre con la fiducia nel motore si possono superare ostacoli che a prima vista appaiono invalicabili. 14 dall’italia SESSO & MATRIMONIO Vita La n. 30 7 Settembre 2014 Contro la deflazione “creare domanda’’ Erica Jong si pente? Ma mi faccia il piacere... I L’autrice di “Paura di volare”, a 72 anni suonati, riconosce di aver detto “cose terribili” sul matrimonio, “ma ero giovane e cinica”. Non sarà solo un altro modo per far parlare ancora di sé facendo la contro-contro-rivoluzionaria? Il dubbio è lecito leggendo diverse altre interviste rilasciate dalla scrittrice a riviste “liberal” statunitensi: i toni sono molto diversi. E poi annuncia il lancio di “Paura di morire” di Emanuela Vinai E così si è pentita. Ci sono voluti 25 anni di matrimonio con lo stesso adorante uomo ma alla fine Erica Jong ha riabilitato la vita coniugale (“il matrimonio è prezioso”) e, alla tenera età di 72 anni, guardando al passato dichiara con serena flemma: “Ho detto tante cose terribili, ma ero giovane e cinica”. Bene signora Jong, l’importante è rendersene conto. E ce ne rallegriamo, giacché solo gli stolti non cambiano mai idea. Ora, però, sarebbe simpatico da L’ ultimo consiglio dei ministri ha tralasciato l’argomento, ma sembra proprio che ci aspetti “la” riforma della scuola. Ci vuole un po’ di ironia per affrontare un argomento serio, perché, a ben vedere, questa riforma della scuola, più che una serie di provvedimenti, è un tormentone di quelli permanenti. Infatti, cambiano gli anni, cambiano le situazioni sociali ed economiche, cambiano i ministri ma lei, “la” riforma della scuola, è sempre lì: spunta ogni volta come l’annuncio di una svolta epocale, la sistemazione di un sistema -quello scolastico, appunto- che sembrerebbe il freno di tutto il Paese. In questo, ogni governo che si è succeduto negli ultimi anni mostra di prendere sul serio la questione istruzione: scuola da riformare. Dalla fine del novecento (quasi quindici anni fa), dopo il ministro Berlinguer, che annunciava e stava per realizzare la grande riforma, con addirittura la revisione dei cicli scolastici, non è passato un solo inquilino da piazzale Trastevere che, con toni più o meno aulici, non abbia annunciato grandi cambiamenti o Riforme con la maiuscola. Sì, forse qualcuno - si parte sua (e non solo) riconoscere che c’è un tempo per fare i soldi scandalizzando e c’è un tempo per fare altri soldi pentendosi. In fondo la generazione che lei ha così convintamente e attivamente contribuito a liberare dalle pastoie e dalla stanchezza del sesso matrimoniale monogamico con il suo romanzo più celebre “Paura di volare” è invecchiata e ha bisogno di confidare in nuove certezze. Il libro ha venduto la bellezza di 30 milioni di copie nel mondo, viene ancora oggi ristampa- to ed è considerato uno dei grandi classici della letteratura femminista impegnata. Allora perché ripudiare la propria creatura? Non sarà che è solo un altro modo per far parlare ancora di sé facendo la contro-controrivoluzionaria? Il dubbio è lecito leggendo diverse altre interviste rilasciate dalla Jong a riviste “liberal” statunitensi: i toni sono molto diversi. Pur riconoscendo che “la promiscuità non dimostra che sei sessualmente liberato”, il suo atteggiamento sul matrimonio resta critico: “Noi tutti abbiamo enormi fantasie sul matrimonio, ma non sei veramente destinata a sposarti finché non hai più di 50 anni, perché quando sei giovane, sei nervoso e vuoi assaggiare tutto, quindi è molto difficile essere sposati”. L’età incalza, dirà qualche malevolo, con tutto ciò che ne consegue. Al “New York Observer”, infatti, l’arzilla signora ha dichiarato serena che “come si invecchia, diventa più facile. Prima di tutto, hai fatto pace con un sacco di cose, hai sperimentato un sacco di cose, e si è in grado di apprezzare la stabilità. In realtà, i migliori matrimoni sono terzo e quarto matrimonio, quando tutti sono troppo stanchi”. In questo contesto, anche gli stralci di intervista al “Corriere della Sera” assumono un corretto significato “paraventista”. La stessa autrice che 40 anni fa ha inventato l’espressione “zipless fuck”, entrata nel gergo comune per descrivere il sesso senza impegno, senza obblighi di legami affettivi, oggi si abbandona convinta e commossa a pensieri decisamente più rassicuranti: “Ora penso che la cosa più preziosa sia avere qualcuno che ti guarda le spalle”. Non a caso la prossima fatica della scrittrice si intitolerà “Paura di morire”, che racconta la storia di una donna sposata che va in cerca di altri uomini per sentirsi più giovane e alla fine, cogliendo l’inutilità della cosa, capisce che ama suo marito. “Non è facile per una donna invecchiare, non sentirsi più attraente come una volta…” ha confidato la Jong alla giornalista che la intervistava. Già, non è facile. Il tanto decantato “poliamore” oggi tanto di moda tra gli intellettuali e sdoganato con disarmante disinvoltura dai quotidiani, non pare quindi rivelarsi la soluzione più indicata. E allora è arrivato il momento di rivalutare altre opzioni? Oppure, gap generazionale al contrario: siamo ormai così immersi nella sessualità parlata, esibita, finto liberata che come ebbe a dire la stessa Erica Jong solo poco tempo fa “siccome le figlie vogliono essere diverse dalle loro madri, se le madri hanno scoperto il sesso libero, loro vogliono riscoprire la monogamia”? Per chiudere, un segno dei tempi. Un mio caro amico mi ha raccontato di aver tentato di vendere alla bancarella dell’usato il libro della Jong. Senza successo. Il titolare del mercatino ha cortesemente declinato la proposta con la seguente, icastica, motivazione: “Per carità, di questa ne abbiamo anche troppi e non si vendono”. Leggerezza per leggerezza, come diceva Coco Chanel: pentitevi sensatamente. SCUOLA Pochi investimenti, tanti poveri Un po’ di coerenza e, soprattutto, soldi di Alberto Campoleoni ricorderà - voleva limitarsi ai colpi di “cacciavite”, ma in sostanza tutti hanno ritenuto che la scuola dovesse “cambiare”. E il risultato: oggi la riforma è di nuovo all’ordine del giorno e il consiglio dei ministri prossimo probabilmente accennerà ai provvedimenti del governo. Scuola “semper reformanda”, verrebbe da dire, facendo il verso a un noto adagio. Però la storia ci consiglia un po’ di ironia, appunto. E tanta prudenza. Di cosa ha bisogno la scuola di oggi? La domanda potrebbe far paura, ma semplificando molto, e prima di entrare in terreni troppo tecnici, verrebbe da rispondere: un po’ di coerenza e, soprattutto, soldi. I soldi per aggiustare gli istituti pericolanti - e proseguire nello sforzo di adeguamento dell’edilizia scolastica avviato recentemente -, i soldi per adeguare gli stipendi degli insegnanti e far percepire anche così che il loro lavoro è prezioso e apprezzato e non solo un ammortizzatore sociale, come vorrebbe certa vulgata, lavoro che deve poter attrarre giovani e passioni, non chi non sa dove andare. I soldi, perché sono anche un metro che misura l’importanza delle cose: investire sulla scuola vuol dire far capire a tutti - alle famiglie, al mondo del lavoro, al Paese in generale - che non si esce dalla crisi senza il capitale umano, senza la formazione, senza scommettere sui giovani che sono il futuro. Serve, naturalmente, sistemare la questione organici. È indispensabile la valutazione del sistema, è assolutamente decisivo dare consistenza all’autonomia scolastica che vuol dire anche maggiore attenzione ai bisogni dei territori nel momento stesso in cui si vuole (e si deve) guardare all’Europa. Serve, anche, ridare fiato al sistema paritario, eliminando le discriminazioni tuttora esistenti verso scuole non statali (e le famiglie che vi mandano i figli) che fanno un vero servizio al Paese. E poi la corresponsabilità dei soggetti scolastici, con le famiglie in prima fila, la lotta alla dispersione scolastica, la revisione di alcuni programmi obsoleti. Ci sono, insomma, tante cose da fare. Speriamo anche questa volta nella riforma e soprattutto nel buon senso, Sembrava udirne un’eco in una frase del premier, alla fine dell’ultimo Consiglio dei ministri: “La riforma della scuola non si articola nella stabilizzazione dei precari, è l’assunzione di un patto con le famiglie per definire i contenuti educativi necessari”. Vedremo. l dato che nei giorni scorsi ci ha immersi nella deflazione, ha pure tolto il velo che avvolgeva la verità sullo stato di salute dell’economia del nostro Paese. Non stiamo vivendo un seppur lungo periodo di recessione, alla quale seguirà un’inevitabile ripresa, un rimbalzo; siamo dentro una spirale negativa dalla quale è difficile uscire. E non è la teoria economica a dichiararlo, ma la realtà di quanto è successo al Giappone, Paese assai simile al nostro per vari aspetti. Qui hanno combattuto per più di vent’anni senza alcun successo contro la deflazione; ne stanno uscendo ora grazie ad una coraggiosa, pericolosa mossa che a noi è proibita perché abbiamo perso la sovranità sulla nostra moneta: la Banca centrale nipponica ha regalato soldi ai suoi concittadini, stampando moneta a più non posso e sperando così di riattivare investimenti e consumi. E non si conoscono tanti altri rimedi a una malattia così grave e difficile da curare. Abbiamo sperimentato la politica dei piccoli aggiustamenti (Letta), dichiarata fallita dopo un anno; stiamo sperimentando quella delle riforme strutturali (Renzi), o almeno ci stiamo provando nella consapevolezza che questo è un Paese anchilosato, ogni piccolo cambiamento sembra quasi impossibile; e nella speranza che l’olio delle riforme tolga la ruggine attorno a un’economia che comunque sa essere dinamica e capace. Ma il vero problema è non perdere di vista il vero problema. Perché i dati statistici sono sempre delle medie, ma analizzandoli si scopre che si sta approfondendo sempre di più la spaccatura tra un nord in linea con le migliori economie europee, seppur anch’esso in difficoltà; e un sud che si pone agli ultimi posti nel tasso di sviluppo economico dell’intero continente. Tanto per dire, la disoccupazione media nel nord sta poco sopra l’8%; a Mezzogiorno sale al 20. I consumi tengono da Roma in su; crollano in direzione opposta. Attenzione, perché divari di tal genere sono veri tumori dentro il corpo sociale di un Paese. Non solo non vediamo attenzione verso questo fenomeno, ma nemmeno rimedi per arginare fenomeni quali ad esempio la silente emigrazione che spinge le migliori teste e braccia di Sicilia, Puglia, Calabria, Sardegna a cercare fortuna altrove, lasciando dietro le spalle società sempre più vecchie, povere, assistite. Quante aziende del nord investono nel mezzogiorno piuttosto che in Slovacchia o Romania? Quante multinazionali impiantano le loro filiali italiane sotto Roma? Quante sono le banche made in sud? Può un Paese riemergere se una buona metà lo trascina in fondo? Forse in questa direzione -dare chance al sud- va ad esempio la decisione governativa di puntare sull’alta velocità ferroviaria tra Napoli e Bari, di primo acchito incomprensibile. Lo Stato deve saper anche “creare domanda”, come fece con l’Autostrada del Sole cinquant’anni fa quando ancora le auto erano poche pure a Milano. Deve farlo in modo intelligente, sapendo sfruttare i pochi denari a disposizione, creando le condizioni minime per fertilizzare il terreno delle economie locali. Magari evitando di sperperare in opere assurde come l’alta velocità in terra siciliana. L’Isola delle incompiute ha bisogno di tutto, meno che di altri cantieri fini a se stessi. A pensarci bene, tutto il Mezzogiorno non ne ha più bisogno. Vita La n. 30 LA CRISI SCONFINA 7 Settembre 2014 dall’estero “Perdere l’influenza sull’Ucraina è inaccettabiler per Putin” Parla Aldo Ferrari, direttore della ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale dell’Ispi di Milano: “Si arrivi ad una trattativa tra Russia, Ucraina, Unione europea e Stati Uniti per trovare una soluzione globale”. In questi mesi “la questione ucraina è stata gestita molto male da Ue e Usa” di M. Chiara Biagioni L’ avanzata delle truppe russe in Ucraina, più volte denunciata da fonti locali, è adesso confermata dalle immagini diffuse dalla Nato e le diplomazie sono in fermento.A Bruxelles si terrà un summit straordinario degli ambasciatori permanenti dei Paesi membri della Nato. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha annullato la visita in Turchia mentre l’Onu ha convocato una riunione urgente del consiglio di sicurezza. La Russia continua a negare un suo coinvolgimento diretto e militare in Ucraina: “Fa parte del gioco che sta facendo”, prova a spiegare Aldo Ferrari, dell’Università Ca’ N on solo nelle banlieue francesi e nei sobborghi inglesi. Il reclutamento delle forze jihadiste avviene anche nel nostro Paese. Sono almeno 50 -secondo fonti ufficiali del Ministero dell’interno- i giovani italiani convertiti, indottrinati e reclutati per combattere in Siria ed Iraq ed immolarsi, sempre a costo della loro vita, al grande e perverso sogno del califfato islamico. “Il reclutamento e la partenza effettiva di persone che dall’Italia vanno a combattere nei teatri di guerra del Medio Oriente è un fenomeno ridotto”, risponde il professor Paolo Branca, docente di lingua araba all’Università cattolica di Milano e tra i maggiori esperti di Islam. Che però aggiunge subito: “La cosa preoccupante è il brodo di coltura in cui questi casi estremi possono attecchire. È innegabile che nei gruppi organizzati islamici si risentano molto le tensioni dei paesi di origine”. La situazione geopolitica di queste regioni negli ultimi anni è peggiorata, prima con le primavere arabe e il loro fallimento, ed ora con Gaza, l’Iraq e la Siria. “Sono situazioni -ammette l’espertoche esasperano gli animi: in fondo questi ragazzi di origine Foscari di Venezia e direttore della ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale dell’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano. “Si tratta -aggiunge- di un gioco pericoloso ed estremamente rischioso. È chiaro che il governo russo non può ammettere la sconfitta militare. Non può perdere la faccia”. A costo di negare verità ormai accertate? “Certo. E tutto questo prevede un uso sistematico delle disinformazione. Fermo restando però che quando parliamo di disinformazione, dobbiamo anche dire che questa pratica non è esclusiva della sola parte russa. Possiamo fare mille altri esempi di disinformazione anche in Occidente: andammo tutti in Iraq perché c’erano le armi di distruzione di massa e poi una volta lì scoprimmo che non c’erano. La propaganda è una parte considerevole dell’iniziativa politica e la Russia ne fa sta facendo un uso spudorato con omissioni pesanti e falsificazioni”. Le mamme dei soldati russi stanno manifestando per chiedere al governo le ragioni della morte dei loro figli. Comincia a sgretolarsi il consenso interno? “No, direi proprio di no. Questa associazione delle madri dei soldati russi esiste da molti anni, in particolare dal tempo della guerra di Cecenia. Rappresentano una forma di opposizione che non ha mai avuto una grandissima ricaduta. È chiaro che di fronte alle lacrime delle madri neanche Putin può far finta di niente. Ma questo non cambierà la sua politica e il corso degli eventi. Allo stato attuale la popolarità di Putin è altissima”. Quanto è importante per la Russia la Regione del Donbass? A cosa mira Putin? “È una domanda che ci stiamo ponendo tutti. Bisogna partire dal fatto che la Russia ha annesso la Crimea e la sua annessione è un dato ormai irreversibile. La Crimea è però isolata dal territorio russo, per cui creare un corridoio di collegamento terrestre tra la Russia meridionale e la Crimea è ovviamente un obiettivo importante. Non dichiarabile ma importante. È però un tipo di ragionamento ottocentesco. La Russia si sta comportando come gli Stati dell’Ottocento, combattendo per acquisizioni territoriali e contraddicendo lo spirito della politica contemporanea. Oltre a queste acquisizioni territoriali è prevalente l’aspetto psicologico, vale a dire: per Putin perdere l’influenza sull’Ucraina è un trauma inaccettabile. Ciò che sta avvenendo trova la sua origine profonda nel fatto che Kiev sta uscendo, probabilmente per sempre, dall’orbita russa. Questo trauma va quindi ricompensato con alcuni passi, magari limitati, come l’annessione della Crimea e la conquista delle regioni orientali. Acquisizioni che consentono, almeno in parte, di salvare la faccia”. E a questo punto, come agiranno Europa e Stati Uniti? “Un conflitto aperto con la Russia non è possibile. È una potenza nucleare e le potenze nucleari non sono attaccabili. Bisogna però tenere presente una cosa: se l’Europa e gli Stati Uniti non avessero sostenuto JIHADISTI ITALIANI “Nelle moschee circola il radicalismo” Il professor Paolo Branca è tra i maggiori esperti di Islam: “La cosa preoccupante è il brodo di coltura in cui questi casi estremi possono attecchire. Una situazione trascurata per decenni da parte sia delle istituzioni italiane sia dei musulmani organizzati” di Maria Chiara Biagioni siriana e palestinese, immigrati di seconda generazione, da anni vivono un continuo accumulare di lutti e ferite”. Adhan Bilal Bosnic è uno dei volti più noti sui siti Internet integralisti. È ritenuto come uno dei principali reclutatori dell’Isis ed uno dei maggiori leader wahabiti integralisti. Famoso è il suo video in cui inneggia alla distruzione degli Stati Uniti. Francia e Inghilterra insegnano che il web, in questi casi, aumenta la capacità persuasiva della radicalizzazione. E in effetti anche il professore Branca afferma che il reclutamento e la decisione di partire sono sempre “decisioni individuali frutto di percorsi difficilmente riconducibili a qualcosa di organizzato e sistematico”. Ma, aggiunge subito: “certamente nelle moschee circolano materiali con filmati e scritti che appoggiano questo tipo di radicalismo”. “Temo -dice Branca- che siamo soltanto ai primi passi dopo una situazione trascurata per decenni da parte sia delle istituzioni italiane sia dei musulmani organizzati”. Una noncuranza che nelle moschee si sposa anche “con una certa complicità verso questi fratelli che vengono accolti e ascoltati magari come testimoni di situazioni al limite”. Il riferimento è proprio a personaggi come Adhan Bilal Bosnic che sulle pagine di Repubblica candidamente ammette di essere stato in Italia in più occasioni e di aver predicato a Bergamo, Cremona e Roma. Secondo Branca, la strada da percorrere è proprio quella delle moschee, proponendo percorsi formativi per imam e azioni di prevenzione sul territorio, a partire dalle “carceri dove in Italia non si fa quasi nulla”. “Gli imam che noi abbiamo -sottolinea Branca-, spesso non hanno mai studiato scienze religiose islamiche e non hanno le competenze per fare il lavoro delicato che fanno. Si possono per esempio avviare a livello universitario master formativi per dare ai musulmani strumenti critici anche per valutare la propria stessa storia. Sharia e califfato sono fenomeni storici che vanno studiati e conosciuti altrimenti si arriva a dire cose assolutamente strampalate”. L’Italia però è assolutamente in ritardo. “Stiamo subendo un fenomeno -dice il professore-. Non lo stiamo gestendo e fatalmente ne subiamo tutti eccessivamente il nuovo governo ucraino, armando e finanziando la guerra all’Est, non saremmo arrivati a questo punto. C’è stato un eccesso di sostegno all’Ucraina laddove si sarebbe dovuto spingere il Paese ad una soluzione negoziata del conflitto, lavorando ad esempio su quella forma di federalizzazione che a molti, me compreso, pare la chiave migliore di soluzione della situazione. E invece il sostegno intransigente dichiarato sin dall’inizio a Kiev ha fatto sì che l’Ucraina abbia intrapreso una politica di scontro anche militare con i separatisti. La mia opinione è che in questi mesi tutta la questione ucraina sia stata gestita molto male anche dall’Europa e dagli Stati Uniti commettendo errori colossali di cui oggi ne paghiamo le conseguenze. Fermo restando le responsabilità di Mosca. Non sto assolvendo il Cremlino per quella che è una vera e propria aggressione”. Come uscire dall’impasse? “La mia speranza è che l’aggravamento della situazione e lo scontro che sembra stia arrivando, facciano ragionare le parti e facciano arrivare ad una trattativa tra Russia, Ucraina, Unione europea e Stati Uniti per trovare una soluzione globale. Tutti seduti ad uno stesso tavolo, avendo però ben chiaro che tutti devono concedere qualcosa”. i contraccolpi nelle parti negative, perché quando non si gestiscono le situazioni, è la realtà che si impone purtroppo sempre nella forma peggiore e più estrema”. È lo stesso Branca a chiedere di non cedere alle generalizzazioni. E parole di garanzia sulle attività che si svolgono nelle moschee e nei centri culturali islamici presenti in Italia, le pronuncia il presidente dell’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii), Izzedine Elzir. “Da diversi anni, soprattutto dopo la tragedia dall’11 settembre -fa sapere Elzir che è anche Imam di Firenze-, noi abbiamo adottato la strategia secondo la quale è meglio prevenire che curare”. Varie sono le iniziative avviate in questo senso: dalla giornata della moschea aperta a tutti ai corsi di aggiornamento per imam promossi dall’Ucoii due o tre volte l’anno dove si parla “di estremismo, di violenza nell’Islam e anche di linguaggio”. “Perché purtroppo -dice Elzir- la persona umana può cadere nel pensiero estremista, nella criminalità organizzata. Di questo si tratta: andare ad uccidere innocenti solo pensando che l’altro perché diverso deve essere ucciso, è un atto criminale e va contro i precetti del Corano”. 15 Dal mondo Costituzione tunisina A tre anni dalla rivoluzione dei “Gelsomini” l’assemblea nazionale costituente tunisina ha approvato in questa estate la nuova costituzione. La carta fondamentale dello stato introduce la parità dei diritti per ambo i sessi, l’uguaglianza fra uomo e donna nei diritti e nei doveri e la garanzia della parità di opportunità per il gentil sesso anche nei consigli elettivi. Inoltre il testo sancisce l’islam quale religione di stato, ma esclude la legge Islamica sharia come base dell’ordinamento giuridico tunisino. Ban Ki Moon, segretario generale delle Nazioni Unite, ha parlato di momento storico straordinario per la Tunisia, considerando il passo compiuto dal governo africano verso la democrazia come modello di condotta “per gli altri popoli che aspirano alle riforme” Rame nel mondo È noto che il rame sia elemento naturale del quale il mondo della produzione sempre più ha necessità. Il paese, leader nella produzione di rame è il Cile con 5 7 milioni di tonnellate ripondenti al 20% del Pil e al 60% delle esportazioni: l’economia del paese andino cresce al ritmo del 6% annuo. Le altre nazioni produttrici di rame, dati riferiti al 2013 e diffusi dal Us Geological Survey, sono la Cina (1,65 milioni di tonnellate), il Perù 1,3 milioni di tonnellate), Stati Uniti 1,22 milioni di tonnellate), Australia (0,99 milioni di tonnellate), Russia (0,93 milioni di tonnellate), Repubblica democratica del Congo (0,9 milioni di tonnellate), Zambia (0,83 milioni di tonnellate), Canada (0,63), Messico (0,48 milioni di tonnellate). L’estrazione di rame è aumentata quasi ovunque. Centrale nucleare natante La società pubblica russa “Rosenergoatom” attiverà entro il 2018 la prima centrale nucleare natante, la prima al mondo, della potenza di 70 megawatt. Sarà installata nella prossimità della città portuale di Pevek nella penisola di Tchukotka, nel nord russo, e sostituirà la centrale nucleare di terraferma di Bilibino che verrà chiusa. L’“Azienda baltica di costruzioni navali” consegnerà entro il 2016 il blocco energetico, pronto per il trasporto con mezzi navigabili. Si tratta di centrali nucleari termoelettriche, mobili e di bassa potenza, trasportabili sui fiumi per essere utilizzate in Russia e all’estero possono fornire energia termoelettrica, così come possono servire per desalinizzare l’acqua marna. Sono centrali natanti a cui sono interessati anche i cinesi, per fornire energia alle proprie isole. 16 musica e spettacolo n. 30 Robin Williams, O dietro la maschera g n i a t t o re , s i sa, indossa una maschera, una protezione che, davanti al volto, copra le insicurezze, i dolori, le angosce che, uscito dal camerino, assalgono lui come ciascuno di noi. Marylin era così, Brando era così, John Belushi era così. Di quest’ultimo Williams era amico, l’aveva incontrato poche ore prima che si iniettasse una dose letale di speedball nelle vene. E proprio come Belushi, anche Williams, trovato impiccato nella sua casa in California l’11 agosto scorso, era uno stand-up straordinario, un comico da palcoscenico irresistibile. Si dice che da ragazzino collezionasse soldatini, circa un migliaio, e avesse dato a tutti una voce differente. Infatti una delle caratteristiche più fuori dal comune che quest’attore possedeva era la voce, che sapeva modulare, in falsetto, ora nei registri striduli ora in quelli più cavernosi, in tutte le sfumature possibili immaginabili. Purtroppo, nel doppiaggio (del sempre bravo Carlo Valli), una simile unicità un po’ si perde ma è assolutamente impossibile riprodurre le acrobazie dell’ugola di Williams. Che al cinema comparvero, quasi come un ciclone, in “Good morning Vietnam”, dove fa N egli ultimi giorni tre video diffusi sul piccolo schermo e sul web hanno inevitabilmente colpito la nostra attenzione: il filmato relativo all’esecuzione del giornalista James Foley da parte dei terroristi dell’Isis, le immagini di quattro presunte spie egiziane, condannate e decapitate pubblicamente, i fotogrammi della bambina di 9 anni che in Arizona uccide per errore il suo istruttore mentre questi le insegna a sparare in un poligono di tiro con una mitraglietta. Nell’epoca delle immagini e della rete mediatica sempre più accessibile, non sorprende che simili filmati possano circolare con grande immediatezza: il web è aperto e chiunque può postare qualunque contenuto, in un sistema che poi lo veicola facendolo immediatamente rimbalzare a livello globale. Ciò che sorprende, invece, è da un lato la mancanza di pudore da parte della televisione nel rilanciare questi contenuti nei notiziari e nei programmi di maggiore ascolto, dall’altro la tendenza all’assuefazione di noi spettatori ormai troppo abituati anche a immagini di questo genere. Mentre l’informazione su carta stampata mantiene nella parola la sua capacità La morte per suicidio a 63 anni di Francesco Sgarano un disc-jockey irriverente che mantiene alto il morale delle truppe durante la guerra. Fu nomination all’Oscar, prima lo si era visto nel “Braccio di ferro” di Altman e, soprattutto, nel tenero “Il mondo secondo Garp”, dove fa un ragazzino un po’ stravagante, figlio di una femminista. Negli anni ‘90 rafforza la sua notorietà, dopo il successo mondiale de “L’attimo fuggente”, con interpretazioni quasi da cartoon, come nel Peter Pan di “Hook-La leggenda di Capitan Uncino” o ne “La leggenda del Re pescatore” di un Terry Gilliam in palla, in cui penso di aver visto una delle scene più scioccanti che ricordi: la faccia di Williams ricoperta del sangue della moglie, sedutagli di fronte, la cui testa è stata trapassata da una pallottola. Un avvenimento, nel film, tanto grave da portare il personaggio di Williams, ex docente di storia, a diventare un clochard che va alla ricerca del Santo Graal. Divertente -ma sempre con un velo di malinconia, solo adesso tremendamente comprensibile, alla luce dei fatti- nel babbo Vita La 7 SETTEMBRE 2014 travestito da colf per amore dei figli in “Mrs. Doubtfire”, o in “Patch Adams”, dove addirittura è un medico che, per lenire le sofferenze dei pazienti con la risata, indossa il naso posticcio del clown (era stato dottore, pacato e comprensivo, anche in “Risvegli”, dal libro del vero psichiatra Oliver Sacks, accanto a De Niro); più sofferta la prova, che gli ha dato l’unico Oscar (come non protagonista), del professore del genio complicato e ribelle di Will Hunting, un film che vide la luce solo per l’interessamento dello stesso Williams, che credette nello script firmato dalla giovanissima coppia Matt Damon-Ben Affleck, poi destinati a brillare ciascuno per conto proprio. Negli ultimi anni le belle interpretazioni si erano diradate ma in “Insomnia”, accanto ad Al Pacino, detective insonne, è efficace nel ruolo di uno scrittore assassino, in “One Hour Photo” dà una prova convincente delle sue doti drammatiche, nei panni di un fotografo paranoico, timido ed estremamente solo, che cerca una vita propria, che non ha, nelle vite dei clienti di cui sviluppa i negativi. Finisce, ovvio, per impazzire. Ma Robin Williams resterà sempre nel mio cuore per la prova clou della sua carriera, l’anticonformista professor Keating de “L’attimo fuggente”, che non sale “in” cattedra bensì “sulla” cattedra: in una scuola preparatoria del Vermont, negli Stati Uniti degli anni ‘50, insegna ai suoi studenti ad essere sempre se stessi, a non accettare compromessi e, soprattutto, ad amare la poesia. Non nego che, nella mia professione d’insegnante di lettere, devo molto alla sua magistrale interpretazione e a questo film. Sostieni LaVita Abbonamento 2014 Sostenitore 2014 Amico 2014 euro 45,00 euro 65,00 euro 110,00 c/c postale 1 1 0 4 4 5 1 8 TELEVISIONE È pornografia della morte I vecchi abbonati possono effettuare il bollettino postale preintestato, e chi non l’avesse ricevuto può richiederlo al numero 0573.308372 (c/c n. 11044518) intestato a Settimanale Cattolico Toscano La Vita Via Puccini, 38 Pistoia. Gli abbonamenti si possono rinnovare anche presso Graficamente in via Puccini 46 Pistoia in orario di ufficio. I video con le esecuzioni capitali o con la bambina che uccide l’istruttore... di Marco Deriu di trasmissione degli eventi del mondo e spiegazione dei contenuti, la televisione ha da tempo ridotto progressivamente la cura della parola, utilizzandola sempre più spesso come puro accompagnamento o blando sottofondo dei dirompenti significati veicolati dalle immagini. Le quali, dal canto loro, sono spesso molto crude e -sia inteso senza alcun cinismo- altrettanto spettacolari, se con questo aggettivo si intende la loro capacità di sedurre e condurre a sé) il nostro sguardo in maniera diretta e irresistibile. Il confine fra curiosità documentale e voyeurismo si fa in questi casi molto sottile, ma a prescindere dalle motivazioni per cui tutti quanti siamo comunque attratti dalle immagini forti, resta aperto il discorso sull’opportunità della loro messa in onda. Per sapere che una bambina ha ucciso un uomo il filmato non serve, come pure è superfluo per documentare le esecuzioni sommarie in qualche parte del mondo o qualunque altro fatto di sangue. Invece, la disinvoltura con cui simili immagini vengono diffuse dalla tv e recepite dal pubblico fa riflettere. Fino a qualche anno fa, il piccolo schermo conservava nella messa in onda delle immagini il rispetto di due tabù intangibili: i rapporti sessuali esibiti e la morte in presa diretta. Oggi il web ha scardinato ampiamente il primo e intaccato profondamente il secondo, finendo per sdoganarli entrambi, pur con diversi gradi di morbosità annessa. Né vale come attenuante l’interruzione dei filmati un momento prima dell’uccisione vera e propria o l’annuncio che si tratta di video non adatti a occhi sensibili. L’immagine che ci mostra di un condannato a morte pochi istanti prima della sua esecuzione ha la stessa portata di inguardabile orrore di quella che lo mostra morente o cadavere. E così il pericolo che diventiamo guardoni della tragedia e che ci lasciamo conquistare dalla pornografia della morte è dietro l’angolo, sempre più tangibi- le. E non vale come scusante nemmeno quella per cui crediamo soltanto a quello che i nostri occhi vedono. Il nodo problematico, semmai, riguarda ancora una volta la necessità di subire uno shock emotivo sempre più forte per risvegliare le nostre coscienze di fronte alla sofferenza altrui. E questo non è certo un buon segno. L’altro filone pernicioso che la diffusione di immagini come queste alimenta è quello della confusione fra la realtà e lo spettacolo. Se fino a qualche lustro fa, una fotografia e ancora più uno spezzone video avevano una funzione documentale e “probatoria”, oggi invece la loro portata agisce sul piano del sensazionalismo molto più che su quello della veridicità. Al punto che molti commenti sono stati dedicati alla “fattura professionale” del video con le immagini di Foley o di altri diffusi in passato dai terroristi. Ma la realtà non è un film e noi non siamo spettatori paganti, semmai attori protagonisti. LaVita Settimanale cattolico toscano Direttore responsabile: Giordano Frosini STAMPA: Tipografia GF Press Masotti IMPIANTI: Palmieri e Bruschi Pistoia FOTOCOMPOSIZIONE: Graficamente Pistoia tel. 0573.308372 e-mail: [email protected] - [email protected] Registrazione Tribunale di Pistoia N. 8 del 15 Novembre 1949 e-mail: [email protected] sito internet: www.settimanalelavita.it CHIUSO IN TIPOGRAFIA: 3 SETTEMBRE 2014