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Shoes Planet Anni di ricerche per combinare al meglio stabilità e ammortizzazione. Ed ecco arrivare, direttamente dalle aziende produttrici, la proposta di scarpe da running leggerissime, o comunque strutturate per riprodurre la corsa a piedi nudi. Dunque tutte le teorie del controllo dell’appoggio sono da buttare nel cestino? Ecco il nostro parere. E undici modelli minimalisti che un runner moderno potrebbe calzare MENO È MEGLIO? Di Bob Parks e RW Italia Illustrazione di Dan Winters N egli Stati Uniti spopolano. Ma non aspettarti di vederle ai piedi della gente che incontri per strada. È molto più facile che facciano bella mostra di sé in alcuni talk show, calzate con disinvoltura, nonostante la foggia originale, da protagonisti del jet set o da campioni dello sport. Stiamo parlando delle italianissime FiveFingers della Vibram, che da noi non hanno avuto gli onori della cronaca come oltreoceano, ma che anche in casa nostra potrebbero avere un futuro come fashion shoes. Scarpe, cioè, per gente un po’ snob, da usare sui palcoscenici alternativi anziché per la pratica del running, quella per cui si ritiene siano state ideate e realizzate. Meno è meglio? DA UTILIZZARE CON CRITERIO Gli 11 modelli di queste pagine sono alcuni di quelli che hanno fatto capolino sul mercato italiano. li abbiamo suddivisi in tre categorie. Nella BAREFOOT abbiamo inserito quelli che riproducono in maniera più fedele l’appoggio del piede nudo: sono da utilizzare per percorrenze brevi o da calzare per camminare o fare attività che contribuiscano a tonificare la muscolatura intrinseca del piede. Nella categoria EASY TRAINING abbiamo invece inserito i modelli un po’ più strutturati e protettivi, coi quali correre con maggior tranquillità: vanno però utilizzati con criterio e con parsimonia, come complementari e non alternativi alle abituali scarpette da allenamento. Nella categoria RACING, infine, abbiamo inserito le scarpe dal peso ultraleggero che per le loro caratteristiche possono proporsi anche come modelli da gara. BAREFOOT VIBRAM FIVEFINGERS BIKILA LS Con la calzata a dita separate e un profilo bassissimo della suola è praticamente una seconda pelle per il piede. Dispone di un sottopiede in poliuretano di 3 millimetri e una suola di 4 millimetri dal design anatomico che distribuisce l’impatto sull’avampiede per un’andatura n t il p più possibile s n na naturale. Nella e versione r L la Bikila B d LS, è dotata di un sistema sisteeema di allaccia a allacciat a at un allacciatura rapido. PESO S M 170 g, W 141 g € 120 2 BROOKS PURE CONNECT È il modello più “naturale” della serie Pure Project di Brooks. L’intersuola è realizzata in un’innovativa mescola di Biomogo e Dna che premia la leggerezza. Il differenziale dello spessore tra tallone e avampiede è di soli 4 millimetri, come in tutta la serie Pure, per privilegiare la sensazione di corsa a piedi nudi. Tra le caratteristiche particolari risalta il disegno dell’avampiede con l’alluce separato a spin per favorire la fase di spinta. PESO PE P ESO SO M 204 4 g, W 184 g € 1100 00 98 OTTOBRE 2011 - RUNNERSWORLD.IT A SARÀ POI VERO che l’obiettivo fosse veramente il running? Per la struttura e la foggia, in effetti - assomigliano a un guanto per piedi, con una minima protezione gommosa a protezione della pianta, una tomaia fasciante e addirittura sezionata a livello delle dita ad avvolgerle una ad una -, le FiveFingers sembrano più funzionali per un’infinità di altre attività, sportive e non, in cui venga richiesto una certa sensibilità negli appoggi, che alla corsa. Anche se proprio il loro successo negli Stati Uniti ha rialimentato presso la community dei runners un vecchio dibattito relativo all’importanza del correre a piedi nudi. Una disputa che si è riaccesa nella primavera del 2009 con la pubblicazione di Born to Run. Il libro, un best seller edito dal New York Times, tratta degli indiani messicani Tarahumara, noti per il fatto di accusare pochissimi infortuni causati dalla corsa sebbene percorrano distanze lunghissime con ai piedi solo dei sandali di gomma sottile. Born to Run ha anche presentato le ragioni di chi sceglie la corsa a piedi nudi, come l’autore, Christopher McDougall, il quale sostiene che il modo migliore per imparare a correre bene sia farlo scalzi, in modo che piedi e gambe sentano le differenze dell’impatto col suolo e adattino di conseguenza lo stile, la postura e quant’altro. I barefoot runners sostengono che con scarpe troppo ammortizzate - praticamente la quasi totalità di quelle sul mercato - questo tipo di esperienza sia impossibile. McDougall, che tra l’altro è un ultramaratoneta e dunque sottopone i suoi piedi a carichi non indifferenti, si è convertito a un paio di minimal shoes, ma solo per proteggere le piante quando corre su terreni sconnessi o sassosi; appena può, torna ai piedi nudi per non “perdere l’abitudine”, ma anche e soprattutto per non “dimenticare” lo stile di corsa che ritiene più ortodosso. Grazie alla spinta data dal libro, negli Stati Uniti gli amanti della corsa a piedi nudi sono passati da qualche decina a quasi mille e si sono riuniti in un’organizzazione, la Barefoot Runners Society, che non si è votata alla più stretta ortodossia ma, come McDougall, ha “aperto” all’uso delle scarpe minimaliste (solo quando necessario, ovviamente). Grande risalto alle teorie del movimento ha contribuito a portare il trentunenne runner californiano Patrick Sweeney, che nel maggio dello scorso anno ha vinto la maratona di Palos Verdes in 2:37’14” con un paio di FiveFingers ai piedi. Sì, va beh, direte voi, i corridori nel mondo sono milioni e non sarà certo l’influen- M LA PAROLA ALLA SCIENZA Al Nike Lab vengono confrontati i dati per valutare la corsa a piedi nudi e con le scarpe COURTESY NIKE/STEVE DIPAOLA 11 MINIMALISTE 11 za di un migliaio di persone a cambiare la storia del running o a convincere le grandi aziende produttrici di scarpe da corsa a cambiare approccio. E sbagliate. Perché invece qualcosa si sta muovendo da tempo e diversi brand si stanno già facendo concorrenza proprio sulle scarpe minimali. ER SPIEGARE L’ARCANO facciamo però qualche passo indietro. Ai primi anni Settanta, per esempio. Quando Bill Bowerman, il leggendario coach dell’Università dell’Oregon ebbe l’intuizione di realizzare delle suole rivoluzionarie per le scarpe da running guardando la moglie che stava realizzando un tradizionale dolce americano: i waffles. In pratica aggiunse dei quadratini gommosi alla suola - che allora era tradizionalmente liscia - rendendo più morbido l’appoggio della scarpa e migliorandone il grip. Fu anche con quella “invenzione” che la Nike, che cominciava ad affermarsi proprio in quegli anni, spiccò il volo superando in poco tempo brand storici che producevano comunque scarpe P NEW BALANCE MINIMUS La tomaia aderente e minimalista consente di utilizzare la scarpa con o senza calze. L’intersuola in Acteva ha un dislivello di soli 4 millimetri tra punta e tacco, cioè un terzo delle tradizionali calzature. NB ha scelto una suola Vibram che offre la corretta trazione su tutti i terreni rendendola adatta anche per il trail. La serie Minimus di NB prevede diversee declinazioni n i più adatte d l strada strad a e ai alla d di versi e i stili tili di corsa. r diversi PESO O M 201g, 20 01g, W 156 g € 99 SAUCONY HATTORI Un’intersuola in Eva di soli 10 millimetri e un peso dichiarato di 125 grammi fanno di questo modello un vero guanto che si muove con il piede semplicemente proteggendo i punti di maggior pressione. La tomaia è realizzata in Ultralite mesh con rinforzi in sottilissimi filamenti sintetici. L’allacciatura è in velcro e u seconda c b r mentre una banda iin velcro a ab abbrac braccia ccia la caviglia c a per personali persona ali abbraccia personalizzare ulteriormente t m la calzata a calzata. PESO S M 125 g,, W 108 g € 110 109 0 molto valide: le Waffle Trainer e le Waffle Racer furono decisamente innovative. La “scossa” di Nike stimolò gli altri brand ad applicarsi di più allo studio biomeccanico. Procedendo, si è andati a ricercare soluzioni sempre più ammortizzanti. Semplificando molto, si può dire che aggiungendo materiale più o meno morbido tra il piede e il suolo per far assorbire meglio l’impatto al momento dell’appoggio, si è alzato sempre più il dislivello antero-posteriore della scarpa, portando alla necessità d’inserire supporti interni o shank di plastica per garantire stabilità e bloccare gli effetti di un’eccessiva pronazione. Si è così arrivati a splendidi modelli (anche dal punto di vista del look), in grado di controllare molto bene la stabilità e il movimento del piede, che però sono giunti a pesare oltre i 350 grammi, arrivando anche a 420-430. Recentemente le nuove tecnologie hanno proposto materiali sempre più leggeri, ma la maggior parte delle scarpe da running, alla ricerca del compromesso ottimale tra ammortizzazione e stabilità, sono rimaste comunque piuttosto strutturate. T U DA QUANTO NON CORRI A piedi nudi, in spiaggia o su un prato? Anni o solo giorni? Nell’uno o nell’altro caso ricorderai certamente che comporta un atterraggio prevalentemente su tutto il piede, non solo sul tallone (come capita invece su strada con le scarpe da corsa). Senza una scarpa ammortizzata che t’induca ad allungare la falcata, fai passi più corti e curi di appoggiare più morbidamente e... «diminuiranno le fratture tibiali da stress, le fasciti plantari e tutte quelle problematiche che interessano spesso gli arti inferiori», sostiene Irene Davis. La Davis, un dottorato in biomeccanica, è stata una fisioterapista piuttosto convenzionale per molti dei suoi 20 anni di lavoro all’Università del Delaware. Era solita consigliare ai runners supporti plantari e scarpe per il controllo dell’appoggio, ma poi ha notato che quelli che poggiavano pesantemente sul tallone (e non erano pochi) s’infortunavano spesso, e ha imputato la cosa all’uso di scarpe troppo ammortizzate. Oggi - estremizzando un po’ - paragona la tradizionale scarpa che EASY TRAINING NIKE FREE RUN+ 2 A distinguerla da ogni altra è la suola in Phylite leggero e robusto, caratterizzata da intagli molto profondi che la rendono flessibile favorendo un’andatura del piede il più possibile naturale e vicina alla corsa a piedi nudi. L’ultimo aggiornamento ha consentito di alleggerire la tomaia con saldature prive di cuciture, mentre un nuovo rivestimento interno ha assicurato maggiore aderenza. L’allacciatura è asimmetrica per avvolgere il piede in modo più confortevole. PESO P PE SO S OM2 204 0 g, g, W 1184 g € 110 RUNNER’S WORLD - OTTOBRE 2011 99 Meno è meglio? BROOKS PURE CADENCE Il design leggero e minimale si sposa con l’esigenza di strutture in questo modello che, pur conservando la filosofia di movimento naturale del piede, inserisce alcuni elementi di protezione. L’intersuola in mescola di Biomogo e Dna è più alta nel tallone (18 millimetri contro i 14 della Connect), ma conserva un differenziale con avampiede di 4 millimetri. Nella parte mediale è presente la NavBand che abbraccia il piede sostenendolo. e o Nella l suola l è previsto un inserto u i rt PDRB PDR R per ssostenere RB i piedi d iperpronatori p o iperpronatori. PESO M 269 6 g W 235 23 35 g € 1120 BROOKS PURE FLOW Una delle principali novità della Pure Flow è la NavBand. Si tratta di una fascia che avvolge il mesopiede tenendolo saldamente in posizione e rendendo inutile l’utilizzo di supporti mediali. Questo rende l’intersuola più leggera, flessibile e reattiva, senza perdere la capacità di supporto supp porto strutt s strutturato di cui necessitano s i runn runners cche ch he cercano o stabilità. billi à € 12 120 BROOKS PURE GRIT È la versione trail della serie Pure. Studiata con l’ultrarunner Scott Jurek, questo modello unisce la sensazione di corsa naturale con la necessità di stabilità e trazione, fondamentale per correre su sentieri e sterrati. L’intersuola è più consistente e alta rispetto alle gemelle da strada ed è dotata di una suola a elevato grip. La tomaia in mesh a maglie larghe presenta inserti e sintetici t dii rinforzo dei punti ssottoposti o am maggiorr ttorsione. PESO PES SO M 252 g W 215 g € 120 2 100 OTTOBRE 2011 - RUNNERSWORLD.IT UN’IDEA ORIGINALE Jeff Pisciotta, uno degli ideatori della Nike Free, che già nel 2004 proponeva un piede più ”libero” COURTESY NIKE/STEVE DIPAOLA PESO M 247 24 47 g W 213 3g controlla il movimento a un calco che copre un piede rotto: il gesso stabilizza l’arto mentre l’osso si salda, ma purtroppo fa perdere tono ed elasticità ai muscoli e ai legamenti. Allo stesso modo, sostiene, la scarpa molto ammortizzata può proteggere troppo il piede impedendogli di rinforzarsi da solo. La Davis ora aiuta i pazienti a passare alla corsa a piedi nudi e si è convertita anche lei, correndo parte dei suoi 25-30 chilometri settimanali senza scarpe. «Stiamo insegnando un atterraggio più soffice - dice -, così da “pestare” meno sul retropiede: chi corre scalzo non atterra sui talloni. E poiché non si può imporre a tutti la scomodità di correre senza scarpe, siamo sempre più favorevoli ai modelli minimali». La Davis non è da sola. Daniel Lieberman, professore di biologia dell’evoluzione umana all’Università di Harvard, lo scorso inverno ha scritto in un articolo su Nature sostenendo che «le scarpe ammortizzate e dal tallone più alto inducono i runners ad atterrare sui talloni; inoltre molti accorgimenti di sostegno e suole strutturate possono indebolire i muscoli del piede, riducendo la forza dell’arco plantare». Dunque va tutto rimosso, cancellando anni e anni di studi e ottimi e consolidati modelli di scarpe da corsa? Non scherziamo! «E invece qualcosa va fatto - sostiene un altro ricercatore, Darren Stefanyshyn, professore di biomeccanica dell’Università di Calgary -, anche se è comprensibile che dopo quarant’anni di scarpe con certe caratteristiche di protezione diventi complicato convincere i runners, e i loro piedi, a tornare a una corsa “piatta”». La soluzione migliore sarebbe sviluppare una scarpa leggera, meno ammortizzata, che consenta comun- que al piede di controllare l’impatto a terra. «Sia la corsa a piedi nudi sia quella tradizionale con le scarpe tecnologiche di oggi hanno i loro svantaggi - aggiunge Stefanyshyn -. Vincere la sfida vuol dire riuscire a ridurre le qualità negative di entrambe». ridotta, da utilizzare in maniera complementare alle scarpe tradizionali, così da consentire ai piedi di abituarsi gradatamente alle nuove sollecitazioni derivanti da una ridotta protezione dell’appoggio. P ER RIPRENDERE IL QUESITO iniziaA SFIDA, NIKE PENSAVA di averla le, ribadito nel titolo di questo servivinta nel 2004 lanciando Free, l’origizio: davvero “meno è meglio?”. Cioè nale scarpa capostipite di tutti i mo- meno scarpa c’è e meglio sarà per il runner? delli minimali. Al momento della sua prima La risposta, a nostro parere, è SÌ, se viene uscita non fu presentata come una running compreso il messaggio, indubbiamente shoe, ma come scarpa che doveva riabitua- credibile, della necessità di tornare a dare re il piede a ritrovare una buona efficienza tono, elasticità e reattività ai piedi (e più tornando a far lavorare la sua muscolatura estesamente alle gambe, sotto il ginocchio intrinseca. Era, insomma, una calzatura ac- ma anche sopra), e NO, se le minimaliste cessoria, da utilizzare in palestra o all’aperto vengono intese come la nuova frontiera per un uso limitato, per tratti brevi di corsa, delle scarpe da allenamento o da gara. Diciamo, per restare nell’ambito della per il riscaldamento e/o il defaticamento. La sua struttura particolare consentiva al piede prudenza e per evitare qualsiasi forma di comportarsi come se fosse nudo, conti- di fraintendimento, che non sono per nuando però a proteggerlo dagli impatti con tutti (è richiesta una minima efficienza un opportuno spessore gommoso e a salva- biomeccanica che manca totalmente a guardare il tendine d’Achille con un ridotto molti runners) e che andrebbero prese ma adeguato dislivello antero-posteriore. in pillole e utilizzate con criterio. Quasi Proprio per queste sue caratteristiche inter- quasi, estremizzando, dovrebbero essere medie, e forse contando sul fatto che ormai usate “sotto controllo medico”. In queste pagine, come detto, abbiamo il suo utente aveva abituato i piedi a un appoggio più “atletico”, pian piano è poi diven- selezionato 11 modelli di aziende coinvoltata una vera e propria scarpa da running, te in maniera minimamente significativa che ha “passato” molte delle sue caratteri- nell’esperienza minimalist shoes. Diversi stiche tecniche ad altri modelli di successo altri brand prestigiosi stanno però facendo del suo stesso brand. Nike ne ha vendute a capolino. È il caso di Asics, che ufficializmilioni, ma, paragonata ad altri modelli, la zerà quanto prima il suo “arrivo”, ma anFree non ha mai convinto appieno i runners che di Mizuno e adidas. Vi aggiorneremo più evoluti. man mano che il “gruppo” s’ingrosserà e La sua comparsa, però, ha fatto riflette- arriveranno altre news. Perché il tema, si re tutti i maggiori produttori di scarpe. Ed sarà capito, è di quelli delicati. è certamente sulla spinta data dalla Free che in diversi hanno investito sulla nuova “filosofia”. Alcuni brand si sono “limitati” a produrre modelli molto leggeri, COME ABITUARSI A anche ampiamente sotto i 200 UNA SCARPA MINIMALISTA grammi, ma con caratteristiche da scarpe da gara. Altri hanno CAMBIA Se sei abituato a una scarpa puntato su strutture e fogge stabile, provane una per ritmi veloci/gara anticonformiste, più simili a prima di passare a una minimalista. pantofole, decisamente poco MIXA Non tradire la tua scarpa preferita funzionali per fare molti chiloper il lungo, ma usa la minimale per metri ma utili per far lavorare, distanze più brevi finché non ti abitui potenziandoli, i piedi di chi le ad averla ai piedi e a “sentirne” gli effetti. calza. Altri ancora propongoFAI ALLUNGHI Rafforza i piedi facendo no una soluzione intermedia: degli allunghi sull’erba senza scarpe Brooks, per esempio, presenta e camminando con delle minimaliste. proprio in questi giorni in Italia L REEBOK REAL FLEX 76 cuscinetti morbidi e indipendenti tra loro per ottenere il massimo della flessibilità nella suola. RealFlex è l’interpretazione di Reebok dell’onda minimalista. L’intersuola, fino al 20% più bassa rispetto alle normali scarpe da running, è composta da 76 sensori posizionati strategicamente per adattarsi in maniera indipendente all’ambiente, fornendo la sensazione di corsa più naturale e reattiva. La tomaia L a è in leggerissimo r o textile texti ccon co n ttecnologia o Smooth m SmoothFIT cche ch he elimina le cuciture. cucitur u PESO PE ESO M 250 g W 230 g € 90 RACING INOV 8 ROAD X LITE 155 Una suola stampata a iniezione, senza inserti né correzioni, per offrire una sensazione di grande propriocettività all’insegna della corsa minimalista che promuove lo stile naturale. La 155 è l’unico modello della serie Road di Inov-8 che non dispone del brevetto Fascia Band, un inserto presente nell’intersuola che funge da leva propulsiva. In questa scarpa l’intera azione di appoggio e di spinta sono affidate alla forza del piede per proporre un’andatura il più possibile naturale. PESO E 155 5 g € 12 129 29 Un passo alla volta il Pure Project, una serie di quattro modelli diversi, non proprio minimali quanto al peso ma con caratteristiche di strutturazione CORRI SANO All’inizio fai pochi SAUCONY PROGRID KINVARA Costruita attorno a una leggera intersuola in Eva+, nel tallone è arricchita dal sistema di ammortizzazione Progrid. Il profilo della scarpa è molto sottile, garantendo una costante trazione. A differenza dei principali modelli minimalist, la Kinvara è dotata di un supporto mediale che migliora la stabilità. La tomaia è composta di tre strati sovrapposti: un sottile strato di mesh con rinforzi o sintetici t e uno stra t strato di pv p s n ester e pvcc trasparente esterno. P SO PE PESO OM2 218 18 g W 190 9 g € 12 1129 chilometri, poi aumenta gradualmente ogni settimana: una transizione graduale dovrebbe portarti a prevenire gli infortuni. RUNNER’S WORL WOR WORLD ORLD LD - OTTOBRE O 2011 20 101