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Con l`obiettivo puntato sulla ricerca del bello

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Con l`obiettivo puntato sulla ricerca del bello
sabato, 9 marzo 2013
l’aforisma
21
La donna uscì dalla costola dell’uomo,
non dai piedi per essere calpestata, non
dalla testa per essere superiore ma dal
lato, per essere uguale, sotto il braccio
per essere protetta, accanto al cuore per
essere amata.
William Shakespeare
Concerto sottotono
Şevki Karayel delude
Il pianista turco Şevki
Karayel si è esibito
nella Sala dei Marmi
del Palazzo del Governo
Con l’obiettivo puntato
sulla ricerca del bello
È il fil rouge che lega i lavori di Daniel Maccagnan Ferri,
Rino Gropuzzo ed Egon Hreljanović, esposti all’Archivio
di Stato, a Fiume, nell’ambito della mostra «3x3»
F
|| Dorotea Pešić Bukovac, Goran Crnković, Renato Cianfarani (alle sue spalle Rino Gropuzzo, Daniel Maccagnan Ferri ed Egon Hreljanović)
iume, Archivio di Stato,
“3x3”, con le opere dei
fotografi Daniel Maccagnan
Ferri, Rino Gropuzzo ed
Egon Hreljanović. Tre artisti
apparentemente diversi tra loro,
ma accumunati da uno scopo
comune: la continua ricerca
del “bello”. “È la terza mostra
organizzata dal Consolato generale
d’Italia che abbiamo l’onore di
accogliere nei nostri ambienti” – ha
esordito Goran Crnković, direttore
dell’Archivio di Stato all’apertura –.
E finora abbiamo sempre registrato
un grande interesse da parte del
pubblico”. E difatti, il pianoterra
della palazzina era gremito di
visitatori.
Ha, dunque, motivo di essere
pienamente soddisfatto il console
generale Renato Cianfarani,
che si è dicharato compiaciuto
della collaborazione che si
è instaurata tra istituzioni.
“Sono molto grato alla Città di
Fiume per l’assegnazione del
programma di scambio culturale
Kamov al fotografo italiano
Daniel Maccagnan Ferri – ha
rilevato Cianfarani –. Questa
mostra fotografica costituisce
un’ulteriore occasione per
riaffermare i legami di amicizia
tra il Consolato generale d’italia a
Fiume e la città”. E la presidente
del Consiglio municipale, Dorotea
Pešic Bukovac, ha detto di
confidare nel futuro prosieguo
della proficua collaborazione.
Parlare per immagini
“Ho fotografato invece di
parlare. Ho fotografato per non
dimenticare. Per non smettere di
guardare”: queste parole di Daniel
Pennac riassumono appieno il leit
motiv della rassegna itinerante
“3x3”, che dopo Fiume sarà
allestita anche a Dignano (Galleria
“El Magazein”, 22-30 marzo) e
Cittanova (Comunità degli Italiani,
11-21 aprile). E i tre fotografi
protagonisti dell’esposizione,
Daniel Maccagnan Ferri, Rino
Gropuzzo ed Egon Hreljanović
fanno dello sguardo, o meglio,
di tre differenti modi di vedere
il loro punto di forza. Ferri offre
una fotografia investigativa,
di reportage; Gropuzzo studia
e si concentra sulla fotografia
paesaggistica; Hreljanović
sceglie di esprimersi attraverso
l’astrattismo. Tutti e tre cercano
e creano la loro visione della
bellezza, che non deve per forza
essere fisica o naturale, ma può
anche essere costruita, idealizzata,
come nel caso di Hreljanović.
Tre tappe
Il percorso espositivo comprende
tre “tappe”. Nella sala centrale
ci sono i lavori di Ferri, del
ciclo “Peonia” (Yopo e Yare),
che rappresentano un viaggio
effettuato dal fotografo in
Venezuela, nella foresta
Amazzonica. Da una parte si
evidenzia l’importanza della
protezione del patrimonio
culturale, la creatività, le
diversità e le tradizioni delle
minoranze in un modo ormai
sempre più standardizzato
e globalizzato. Dall’altra, si
analizza l’origine del genere
umano e la sua essenza
strettamente collegata allo
spirito e alla natura.
Ai lati i fiumani Gropuzzo e
Hreljanović. Il primo propone
scatti cromaticamente vivaci, in
cui particolari del mondo vegetale,
fiori, steli, alberi, vengono legati
dal comune denominatore della
verticalità (e difatti propone la
serie “Verticale”). Il dettaglio,
il piccolo che si innalza verso
l’infinito, viene offerto sottoforma
di fotografia pura e priva di
interventi invasivi. Il linguaggio
di Hreljanović è moderno, veste
i panni dell’astrattismo. La sua
raccolta è intitolata “Vele”.
Giocando con le forme in infinite
combinazioni, prelude a mondi
lontanissimi e fantasiosi.
Da visitare (la mostra rimane
aperta fino al 18 marzo). (mr)
inciso notevolmente sull’esecuzione
di questo capolavoro della musica
pianistica, pieno di slanci romantici e intriso di profonda umanità,
come lo sono tutte le composizioni
di Beethoven. L’interpretazione di
Karayel è pertanto risultata piatta
La Sala dei Marmi dell’ex Palazzo e priva di partecipazione emotiva.
del Governo a Fiume ha ospitato
giovedì sera il concerto del pia- Impressioni «ottomane»
nista turco Şevki Karayel, un La seconda parte del recital è inievento organizzato dall’Associa- ziata con tre movimenti tratti
zione dell’amicizia croato-turca dalla suite “Duyuslar” (impresdi Fiume, dall’Ambasciata della sioni, in turco) di uno dei più
Repubblica di Turchia a Zagabria popolari compositori in Turchia,
e dalla Città di Fiume. Il pianista Ulvi Cemal Erkin, nei quali
si è esibito dinanzi a un nutrito Karayel si è trovato più a suo agio.
pubblico e ha scelto di presen- Il primo movimento, che attinge
tare ciascun brano con una breve chiaramente a Béla Bartók, sointroduzione sull’origine della prattutto per quanto riguarda il
composizione, sulla sua struttura, ritmo incalzante, è stato affrontato
o con qualche divertente aneddoto con impeto, mentre nella seconda,
caratterizzata da un’affascinante
legato all’autore.
Dal punto di vista dell’esecuzione, ci melodia, Karayel è stato più merincresce dire che Karayel abbia la- ditativo. Intensità e una dinamica
sciato a desiderare, deludendo un po’ prevalentemente forte (anche qui
le nostre aspettative. La sua biogra- eccessivamente aspra) nel terzo
fia, piuttosto ragguardevole, faceva movimento.
sperare in un’esibizione più limata, Il brano “Frammenti 1”, scritto da
ma anche più emotiva e partecipe, Turgut Pögün, compositore turco
che purtroppo non si è verificata.
più incline a sonorità contempoKarayel ha esordito con la Sonata ranee, è stato invece presentato in
op. 24 n.2 di Muzio Clementi, com- anteprima a Fiume (l’anteprima
positore italiano, contemporaneo di mondiale si è avuta a Zagabria il
W. A. Mozart, che oggigiorno viene giorno prima). La composizione
inserito raramente nei repertori vuole illustrare una palette di
concertistici. La Sonata in questione emozioni che cambiano in dieci
è interessante per il fatto che – ha minuti ed è caratterizzata da piaspiegato il pianista – fu una delle cevoli linee melodiche intessute in
composizioni che Clementi eseguì una struttura armonica prevalendurante un “duello” pianistico con temente atonale.
Mozart (vinto infine da Clementi)
e il cui motivo principale nel primo Da Liszt a Gershwin
movimento venne in seguito ripreso È seguito quindi il pezzo forte della
dal genio di Salisburgo nell’Ouver- serata, ovvero il brillante “Mefisto
ture del celebre singspiel “Il flauto valzer” n.1 di Franz Liszt, nel quale
Karayel ha dimostrato una buona
magico”.
tecnica, sebbene nuovamente “conInterpretazione troppo vivace di Clementi dita” da imperfezioni. La parte
Karayel ha proposto il breve brano ufficiale del concerto si è conclusa
di Clementi offrendo un’interpre- in stile “jazzy” con tre preludi di
tazione vivace, sebbene le parti George Gershwin.
più intense della composizione ri- Il pubblico ha gradito l’esibizione
sultassero suonate eccessivamente di Şevki Karayel, il quale ha conforte. Nella musica del Classicismo, cesso ancora due bis: divertenti
infatti, il “forte” è più contenuto rivisitazioni nello stile “jazzy” e
e meno intenso di quello che esige da cabaret del rondò “La marcia
un brano romantico. Il risultato turca” di W. A. Mozart (ovvero
è stato un’interpretazione piutto- il terzo movimento della Sonata
sto “grezza”, nella quale non sono in La maggiore n. 11) e del tema
mancate imprecisioni e sbavature. del Capriccio n. 24 di Niccolò
Invece nella celebre Sonata op. Paganini.
53 “Waldstein” di Ludwig van Al concerto hanno presenziato pure
Beethoven, chiamata anche esponenti dell’Ambasciata della
“L’Aurora”, non sarebbe guastato Repubblica di Turchia, dell’Assoun po’ più di chiarezza nell’esecu- ciazione dell’amicizia croato-turca
zione e più precisione tecnica. A di Zagabria e Fiume e della Città
momenti ci è sembrato che il piani- di Fiume.
sta “lottasse” con le note, il che ha
Helena Labus Bačić
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