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Cereali e derivati
MODULO 3 2 ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE Obiettivi specifici UNITÀ 3.1 Cereali e derivati onoscere la struttura e la C composizione chimica della cariosside. Illustrare abbinamenti equilibrati dei cereali con altri alimenti. Illustrare la filiera e le modalità di trasformazione dei cereali. escrivere le frodi più D comuni nei prodotti cerealicoli. onoscere gli aspetti più C importanti della panificazione e della pastificazione. lencare le tappe più E importanti della produzione del riso. ettere in relazione M fermentazione e lievitazione. mp3 Interrogazioni simulate Trascrizioni in fondo al libro storia cereali dal latino Ceres, dea della terra e dell’agricoltura. Culture e tradizioni I cereali sono stati i primi prodotti agricoli che l’uomo ha imparato a sfruttare: nel Neolitico (circa 10.000 anni fa), nel Vicino e Medio Oriente si coltivavano frumento, segale e orzo. I loro semi essiccati venivano frantumati, impastati con acqua e cotti su pietre sul fuoco. Più tardi, con l’uso del vasellame in terracotta e la possibilità di bollire gli alimenti sul fuoco, aumentò la possibilità di diversificare le pietanze a base di cereali. Da allora i cereali, insieme ai legumi, rappresentano l’alimento basilare di quasi tutte le popolazioni. onoscere gli aspetti C nutrizionali di cereali e derivati. onoscere le caratteristiche C generali dei cereali minori. Indicare i cereali adatti alla dieta del celiaco. Aspetti generali I cereali rappresentano i vegetali più coltivati al mondo. Si tratta di un gruppo di piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Graminaceae, che hanno un ciclo biologico (vita) abbastanza breve, ovvero crescono in fretta, e perciò sono molto produttivi. In base alla diffusione della loro coltivazione si distinguono: cereali maggiori: frumento, riso, mais; cereali minori: con questo termine sono indicati i cereali che rivestono una minore importanza nell’alimentazione umana. Questi sono avena, orzo, segale, miglio e sorgo. Vengono inclusi in questa categoria gli pseudocereali, ossia quelle piante che, pur non appartenendo alla famiglia delle Graminaceae, hanno dei semi con caratteristiche merceologiche e nutrizionali simili a quelle dei cereali veri e propri. Sono pseudocereali, il grano saraceno, l’amaranto e la quinoa. I cereali rappresentano un’ottima fonte energetica e una discreta risorsa di proteine, vitamine, sali minerali; hanno inoltre la caratteristica di poter essere trasformati in un’ampia gamma di prodotti, così da poter soddisfare le abitudini e le tradizioni alimentari più diverse. on line 130 Cereali e derivati UNITà 2.1 3.1 La cariosside Il frutto dei cereali è la cariosside, un frutto secco indeiscente a seme unico. Le forme e le dimensioni della cariosside variano secondo la specie, ma si possono distinguere, dall’esterno verso l’interno, le seguenti parti: il pericarpo, costituente l’involucro esterno. È ricco di fibra (cellulosa e lignina) e contiene anche discrete quantità di sali minerali e vitamine. Noto comunemente come crusca, di solito è eliminato con la macinazione; lo strato aleuronico, ossia lo strato sottostante, contenente proteine ad alto valore biologico, lipidi, sali minerali e vitamine del gruppo B; cariosside dal greco kàryon “noce” e ópsis “aspetto”. indeiscente frutto che non si apre alla maturità per lasciare uscire i semi. molitura dal latino mola “macina”, grossa pietra lavorata e opportunamente sagomata, di forma cilindrica o circolare che serve a ridurre in farina i cereali. l’endosperma, noto anche come mandorla farinosa o albume. È la parte interna della cariosside, che rappresenta circa l’80% del peso totale. È formato principalmente da amido e costituisce la materia fondamentale per la produzione degli sfarinati; il germe o l’embrione, localizzato alla base della cariosside, che rappresenta la parte da cui si forma una nuova pianta quando si verificano le condizioni per la germinazione. È ricco di proteine, lipidi e vitamine liposolubili (in particolare vitamina E). Con la raffinazione viene allontanato per facilitare la conservazione degli sfarinati. barbetta pericarpo (involucro del seme) strato aleuronico La composizione chimica delle cariossidi è influenzaendosperma ta da numerosi fattori quali la specie botanica, il terre(o mandorla no, l’andamento stagionale, le condizioni di raccolta farinosa) e di conservazione, ecc. I cereali sono caratterizzati da un’elevata quantità di amido (60-80%) e sono perciò alimenti a prevalente funzione energetica. Presentano anche un discreto germe o tenore di proteine, ma a basso valore biologico per la embrione scarsità di lisina che, di fatto, rappresenta l’amminoacido limitante. Il contenuto di lipidi, fibra, vitamine e sali minerali si perde in gran parte nelle diverse lavorazioni a cui vengono sottoposti i cereali prima di arrivare al consumo diretto. Infatti, attraverso la molitura le cariossidi vengono private sia delle parti più esterne, poco digeribili, che dell’embrione, ricco di grassi facilmente alterabili. Per questo, i prodotti della macinazione, gli sfarinati, sono costituiti quasi esclusivamente dall’endosperma. Anche i cereali consumati in chicchi, come il riso, subiscono lavorazioni di raffinazione che riducono il loro valore nutritivo. crusca Struttura della cariosside. on line 131 MODULO 3 ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE ve tendenze uo Il frumento Il frumento o grano è il cereale più coltivato e consumato in Italia. Appartiene al genere botanico Triticum, di cui si conoscono diverse specie: le più importanti sono il Triticum vulgare o aestivum (grano tenero) e il Triticum durum (grano duro). ie r d i fi l a Culture e tradizioni Kamut® è il marchio registrato dalla società americana Kamut International che designa un tipo di frumento, il Triticum turgidum, coltivato e venduto in regime di monopolio dall’azienda statunitense. È anche noto come grano Khorasan, dalla regione iranica dove venne descritto per la prima volta. Si tratta di un frumento rustico, con caratteristiche simili al frumento duro. Il grano tenero è diffuso principalmente in aree fresche-temperate e con buona piovosità; in Italia è coltivato nelle zone settentrionali e centrali. Presenta una cariosside tondeggiante e di aspetto farinoso al taglio, dalla quale si ottengono le farine utilizzate per produrre pane e dolci. Da alcune varietà di grano tenero (dette impropriamente grano semiduro), originarie della regione canadese di Manitoba, si ottengono le “farine di forza”, cosiddette perché contengono un’elevata percentuale di proteine (fino al 18%), che conferiscono notevole elasticità ed estensibilità agli impasti, così come un potere di assorbimento d’acqua molto rilevante. Il grano duro si coltiva prevalentemente nelle zone del Mediterraneo a clima caldo-arido; in Italia la produzione è localizzata al Centro-Sud, in particolare in Puglia e in Sicilia. Il grano duro presenta cariossidi allungate di colore ambrato e di aspetto vitreo e con spigoli netti alla frattura. Il grano duro ha una quantità di proteine lievemente superiore al grano tenero e questa caratteristica rende particolarmente adatti i suoi sfarinati alla pastificazione. n Il farro, considerato un cereale minore, è la denominazione generica attribuita indifferentemente a tre specie diverse del genere Triticum, comunemente note come farro piccolo, farro medio e farro grande, in riferimento alle dimensioni della pianta a completo sviluppo: il farro piccolo (Triticum monococcum) è il farro di più antica e ar nt me ali ra origine e coltivazione ed è il meno produttivo dei tre farri; ltu cu Post-it di il farro medio (Triticum dicoccum), o semplicemente farro, è La “forza” delle farine è quantificata con il il più importante e diffuso farro coltivato in Italia, tanto da parametro “W”, il quale è un indice globale essere considerato il farro per antonomasia; delle qualità tecnologiche della farina (estenil farro grande (Triticum spelta) o granfarro o spelta, è il farro sibilità, tenacità, elasticità). di origine più recente (due millenni più tardi di farro piccolo e medio). È coltivato soprattutto nei Paesi centroeuropei. W Utilizzo 90/130 biscotti 130/200 grissini, cracker 170/240 pane comune, ciabatte, maggiolini, pancarré, pizze, focacce, fette biscottate 300/400 pane speciale, pasticceria lievitata, pandoro, panettone La coltura del farro è realizzata prevalentemente in aree marginali, in terreni poco adatti alle moderne varietà di frumento, e con tecniche agronomiche facenti scarso o nessun uso di mezzi chimici di sintesi; il farro perciò può essere considerato un prodotto di “agricoltura biologica”. on line 132 Cereali e derivati UNITà 3.1 Composizione chimica e valore nutritivo del frumento La composizione chimica della cariosside del frumento è la seguente: acqua, presente in quantità variabile dall’8 al 18% secondo la specie, il clima (secco o umido) e la temperatura al momento della mietitura; glucidi, che rappresentano il 60-70% del peso totale della cariosside e sono per massima quantità rappresentati dall’amido. Altri glucidi presenti, pur in piccola percentuale, sono cellulosa, glucosio e maltosio; proteine. Si trovano in quantità tra il 10 e il 18% e si distinguono in albumine, globuline, gliadine e glutenine. Albumine e globuline sono proteine a elevato valore biologico, ma dato che si trovano nello strato aleuronico e nel germe, vengono allontanate durante la macinazione. Gliadine e glutenine sono povere di alcuni amminoacidi essenziali, specialmente di lisina, e sono per la maggior parte contenute nell’endosperma. Gliadine e glutenine a contatto con l’acqua formano legami intermolecolari originando il glutine, il quale conferisce all’impasto del pane le proprietà che determinano l’attitudine alla panificazione; cariosside. Si trovano quasi esclusivamente nel germe. Gli acidi grassi sono prevalentemente di tipo insaturo (oleico, linoleico e linolenico); sali minerali, che rappresentano l’1,5-2% del totale. Si localizzano soprattutto nella parte corticale della cariosside. Sono presenti: fosforo, magnesio, potassio, calcio, ferro, zolfo, rame, selenio e zinco; vitamine. Discrete sono le quantità di vita- mine del gruppo B specialmente nello strato aleuronico, mentre la vitamina E è abbondante nel germe. Sono assenti la D e la C. Gliadine Glutenine storia lipidi, che costituiscono il 2% circa della Glutine (Gliadine + Glutenine) Nel frumento, come in tutti i cereali in genere, sono presenti dei fattori antinutrizionali, tra cui: fitati, che riducono l’assorbimento del calcio e del ferro; tannini, che si legano alle proteine formando complessi non digeribili. fitati l’acido fitico e i suoi sali (detti fitati) si legano con alcuni minerali (soprattutto calcio, ferro, magnesio e zinco) formando composti che l’organismo umano non riesce ad assorbire ed elimina quindi con le feci. L’acido fitico si trova soprattutto nell’embrione e nelle parti più esterne della cariosside, perciò la quantità reperibile negli sfarinati dipende molto dal loro grado di raffinazione. tannini composti organici complessi presenti in numerose specie vegetali. Per la loro capacità di indurre la coagulazione di molti composti vengono utilizzati per accelerare la chiarificazione del vino e della birra. I tannini trovano impiego anche come mordenti per tingere i tessuti e per colorare la carta; vengono inoltre usati in medicina per le loro proprietà antisettiche e astringenti. Culture e tradizioni Il T. monococcum è la più antica varietà di grano coltivato dall’uomo e affonda le sue radici nel Medio Oriente a ben circa 10.000 anni fa. Alla fine dell’età del bronzo il monococco venne soppiantato da frumenti teneri e duri più produttivi fino quasi a scomparire del tutto. Da alcuni anni il monococco sta tornando a essere coltivato in alcune zone della pianura Padana; sul piano nutrizionale si differenzia dalle altre varietà di Triticum per la sua eccezionale ricchezza in proteine, vitamine e carotenoidi, oltre che per l’elevato contenuto in zinco e ferro. Inoltre ha un bassissimo contenuto di glutine. on line 133 MODULO 3 ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE storia La molitura del frumento Sono definiti sfarinati i prodotti ottenuti dalla macinazione delle cariossidi, liberati da ogni sostanza estranea e da ogni impurità. Nel caso del frumento vengono distinti i prodotti ottenuti dalla molitura del grano tenero da quelli ricavati dal grano duro. Dal grano tenero si ottengono le farine, impiegate soprattutto per la panificazione e la produzione di prodotti da forno. Dal grano duro si ricavano le semole e i semolati, usati principalmente nell’industria pastaria, e anche alcuni alimenti tipici della cucina mediterranea. Culture e tradizioni Il bulgur è un prodotto tipico del Medio Oriente ottenuto dal grano duro sottoposto a un particolare processo di lavorazione. Il frumento, dopo essere germogliato, è tenuto in ammollo per alcuni giorni oppure cotto al vapore, poi viene essiccato e infine tritato grossolanamente. In base alle dimensioni dei granuli ottenuti il bulgur viene utilizzato per la preparazione di minestre (pezzatura grossolana) o piatti freddi e insalate (con quella più fine). L’attuale tecnologia di produzione degli sfarinati consta fondamentalmente delle seguenti tappe: ricezione; prepulitura e insilamento; pulitura e condizionamento; macinazione e abburattamento; conservazione degli sfarinati. Il cus cus è un prodotto di origine araba, diffuso in tutto il nord Africa, a base di semola di grano duro e lavorato con acqua e olio. Si consuma generalmente con verdure, salse, carni o pesce in umido. Classificazione degli sfarinati di grano Tipo e denominazione Umidità max. Ceneri min. (%) (%) 14,50 - Farina di grano tenero tipo 00 Farina di grano tenero tipo 0 14,50 - 14,50 - Farina di grano tenero tipo 1 Farina di grano tenero tipo 2 14,50 - Farina integrale di grano tenero 14,50 1,30 tenero Ceneri max.Proteine min. (%) (%) (azoto 5,70) 0,55 9,00 0,65 11,00 0,80 12,00 0,95 12,00 1,70 12,00 DPR 187/2001 Classificazione degli sfarinati di grano duro Denominazione del prodotto Umidità max. Ceneri min. Ceneri max.Proteine min. (%) (%) (%) (%) Semola* 14,50 - 0,90 10,50 Semolato 14,50 0,90 1,35 11,50 Semola integrale di grano duro 14,50 1,40 1,80 11,50 Farina di grano duro 14,50 1,36 1,70 11,50 * Prova di setacciatura: passaggio allo staccio con maglie di 0,180 mm; massimo 25% DPR 187/2001 on line 134 Cereali e derivati UNITà 3.1 Ricezione, prepulitura e insilamento Il grano giunto al molino è sottoposto a una pulitura preliminare per eliminare i corpi estranei grossolani (pietre, residui ferrosi, ecc.). Il grano viene poi immagazzinato in silos per svariati mesi o addirittura per anni, fino al momento della macinazione. La conservazione dei cereali è soggetta a due tipi di pericoli: le infestazioni da parte di insetti e roditori, con implicazioni sul piano igienico, e l’eccesso di umidità, che favorisce la crescita dei microrganismi, in particolare di muffe (Aspergillus, Penicillium, ecc.) responsabili della formazione di micotossine. Pulitura e condizionamento La pulitura vera e propria è effettuata immediatamente prima della macinazione delle cariossidi e serve a rimuovere le impurità più piccole, come pulviscolo, semi estranei, uova di insetti, ecc. Nei mulini moderni viene eseguita a secco, utilizzando macchinari specializzati quali separatori ad aspirazione, spazzolatrici di granaglie, ecc. Il condizionamento del grano consiste nella sua umidificazione, per migliorare sia la macinazione, sia l’attitudine all’impastamento. Macinazione e conservazione La macinazione serve a separare la mandorla farinosa dalla crusca e dal germe, e a ridurre i chicchi in frammenti di piccole dimensioni. Essa viene effettuata in laminatoi a cilindri e comprende le seguenti fasi: micotossine sostanze tossiche naturalmente prodotte dal metabolismo di alcune specie di muffe, generalmente saprofite, appartenenti ai generi Aspergillus, Penicillium e Fusarium. Le più importanti micotossine sono le aflatossine, le ocratossine, lo zearalenone e le fumonisine. Le micotossine rappresentano un pericolo per la salute, poiché possono avere attività cancerogena e mutagena. laminatoi a cilindri macchine formate da coppie di cilindri controrotanti attraverso cui passano le cariossidi dei cereali per essere frantumate e schiacciate durante la rotazione. tasso di abburattamento quantità di farina (in kg) che si ricava dalla macinazione di 100 kg di grano. Maggiore è questo indice, maggiore è la quantità di farina ottenuta e minore il livello di finezza. rottura, in cui l’endosperma viene distaccato dalla parte corticale; rimacina, che serve a ridurre gradualmente gli sfarinati a granuli di dimensioni sempre più ridotte; svestimento, ossia l’asportazione della crusca eventualmente ancora aderente allo sfarinato; abburattamento, ovvero una serie di passaggi attraverso diversi tipi di raffinatori (setacci o buratti) per effettuare la separazione delle farine (o delle semole) dalla crusca. È in base al tasso di abburattamento che vengono classificate le farine. In pratica, la macinazione consiste in una serie di rotture progressive dei chicchi, intercalate da setacciature attraverso le quali si eliminano gradualmente i residui degli strati più esterni della cariosside: crusca, cruschello e tritello. Più numerose sono le setacciature, più fini saranno gli sfarinati, quindi la resa di macinazione sarà progressivamente inferiore. Le farine vanno conservate in ambienti asciutti e ben aerati con adeguati livelli di igiene. Post-it di cultura alimentare Frodi più comuni negli sfarinati di frumento – aumento dell’umidità dello sfarinato oltre i limiti legali (acqua aggiunta per aumentare il peso del prodotto); – utilizzo di imbiancanti come bromati, perossidi; – aggiunta di sfarinati vecchi o di altri cereali di minor valore economico oppure di fecole. on line 135 MODULO 3 ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE Il pane Dal punto di vista legale (L. 580/1967), il termine pane indica il prodotto ottenuto dalla cottura di una pasta, convenientemente lievitata, preparata con sfarinati di grano, acqua e lievito, con o senza l’aggiunta di sale comune. Oltre al pane comune è consentita la produzione di pani speciali con l’aggiunta di sostanze grasse (olio d’oliva, strutto, burro), o di ingredienti vari (latte, mosto d’uva, sesamo, uvetta, ecc.). Ingredienti I principali ingredienti sono: gli sfarinati: le farine più idonee alla panificazio- dolci generano impasti molli e appiccicosi; ne sono quelle di grano tenero, ma si può produrre anche pane di grano duro, di segale o di altri cereali, soli o più frequentemente miscelati con farina di grano. Le farine di grano tenero forniscono pane 00, 0, 1, 2 e integrale secondo il loro grado di abburattamento; il sale comune (cloruro di sodio): oltre a confe- l’acqua: oltre a essere potabile, deve presenta- i lieviti (Saccharomyces cerevisiae) sono gli agenti re una temperatura compresa tra i 21 e i 25 °C per non ostacolare l’attività dei lieviti. I sali di calcio e di magnesio, nelle quantità normalmente presenti nelle acque, migliorano le caratteristiche del glutine e dell’impasto. Infatti, mentre possono venire usate acque con durezza superiore ai valori limite, le acque troppo rire sapidità al pane, svolge diverse funzioni: è un blando antisettico, rende più croccante la crosta, ma soprattutto migliora la qualità del glutine. In alcune regioni, come la Toscana, è consuetudine non usare il sale. responsabili della fermentazione alcolica che determina la lievitazione dell’impasto. I saccaromiceti trasformano il glucosio, derivato dall’idrolisi dell’amido, in etanolo e anidride carbonica. Nel corso della loro attività producono, in piccole quantità, anche altri composti che contribuiscono alla formazione dell’aroma del pane. Valore nutritivo del pane Culture e tradizioni Il Pane di Altamura DOP è ottenuto con semola rimacinata di grano duro. Viene prodotto nel territorio murgiano relativo ai comuni di Altamura, Gravina di Puglia, Poggiorsini, Spinazzola e Minervo Murge. Il pane è un alimento energetico poiché contiene un’elevata quantità di amido; a parità di peso, però, fornisce meno calorie dei prodotti sostitutivi del pane (grissini, fette biscottate, cracker), in quanto contiene maggiori quantità d’acqua. L’apporto proteico è relativamente elevato ma non fornisce alcuni degli amminoacidi essenziali, che possono comunque essere facilmente integrati con alimenti proteici come formaggi, insaccati, ecc. Il contenuto in grassi è molto ridotto, a meno che non se ne aggiungano di proposito durante la lavorazione. Il pane integrale fornisce discrete quantità di sali minerali, vitamine e fibra, mentre nei pani preparati con le farine più raffinate questi nutrienti diminuiscono. Il rapporto Ca/P si discosta molto dal valore ritenuto ideale per l’assorbimento di questi sali, perciò il pane normalmente è considerato come un alimento rachitogeno. on line 136 Cereali e derivati UNITà 3.1 La panificazione Il processo di panificazione comprende principalmente le seguenti fasi: impastamento. Gli ingredienti vengono mescolati a mano o meccanicamente fino a ottenere una miscela omogenea. In questa fase di lavorazione le gliadine e le glutenine si idratano e formano il glutine; lievitazione. L’impasto viene lasciato a riposo in un luogo umido e a una temperatura adatta alla fermentazione (in genere tra 25-30 °C). L’aumento di volume dell’impasto è conseguenza della notevole produzione di anidride carbonica che, espandendosi, rimane intrappolata nelle maglie di glutine; Post-it di cultura alimentare Il pane fresco deve mostrare le seguenti caratteristiche: − crosta dorata e croccante; − mollica morbida e non collosa; − alla rottura delle mani (o al taglio) deve risultare croccante con crosta che si sbriciola leggermente, ma resta ben aderente alla mollica; − il gusto e l’aroma non devono presentare anomalie tipo sapore eccessivo di lievito di birra, odore di rancido, di farina cruda, di muffa o altro. foggiatura. L’impasto lievitato viene tagliato nelle forme e pezzature desiderate dal panificatore; le forme vengono incise, per consentire la regolare fuoriuscita dei gas durante la cottura, e fatte lievitare nuovamente per breve tempo prima della cottura; cottura. Le forme vengono sistemate in forni elettrici o tradizionali a una temperatura di 200-270 °C per un tempo che varia secondo la pezzatura (da 1 ora circa per le grosse pezzature a 15 minuti per i pani piccoli). Finita la cottura, il pane viene tolto dal forno e lasciato raffreddare per qualche tempo a temperatura ambiente. Sintesi delle trasformazioni chimiche che avvengono durante la lievitazione 2 n (C6H10o5) + H2o → n C12H22o11 amido acqua maltosio l’amido si idrolizza in maltosio a opera dell’enzima amilasi (o diastasi) presente nella farina C12H22o11 + H2o → 2 C6H12o6 maltosio acqua glucosio l’enzima maltasi del lievito idrolizza il maltosio formando glucosio C6H12o6 → 2 Co2 + 2 CH3CH2oH glucosio anidride carbonica alcol etilico l’enzima zimasi del lievito trasforma il glucosio in alcol etilico (o etanolo) e anidride carbonica Sintesi dei fenomeni che avvengono durante la cottura TemperaTUre eVenTi CHe Si VeriFiCano dUranTe la CoTTUra 30 °C l’impasto si rigonfia con sviluppo di anidride carbonica fino a Si intensifica la fermentazione 45÷50 °C con ulteriore sviluppo di gas e aumento del volume dell’impasto 50 °C i saccaromiceti sono distrutti 60 °C inizia la denaturazione proteica 70 °C inizia la coagulazione del glutine; l’alcol e le altre sostanze aromatiche evaporano 100 °C l’acqua evapora con formazione della crosta 120 °C la crosta solidifica 140÷150 °C Gli zuccheri caramellizzano 150÷200 °C Si forma il colore bruno e sostanze aromatiche, in parte per la reazione di maillard oltre 200 °C l’impasto carbonizza on line 137 MODULO 3 ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE I prodotti sostitutivi del pane I grissini, le fette biscottate e i cracker sono prodotti da forno che, in misura crescente negli ultimi decenni, vengono consumati come sostitutivi del pane. Il motivo del successo di questi prodotti deriva soprattutto dalla loro maggiore conservabilità rispetto al pane e dalla praticità del loro confezionamento in unità di consumo. La tecnologia di lavorazione è analoga a quella panaria. Per risultare friabili e croccanti subiscono però una cottura spinta, che trasforma quasi completamente l’amido in destrine; ciò rende questi prodotti estremamente digeribili. Rispetto al pane comune i prodotti sostitutivi del pane contengono una minore quantità d’acqua e quindi un potere calorico superiore. Il potere nutritivo ed energetico varia comunque in funzione degli ingredienti utilizzati: nei grissini all’olio, ad esempio, la quantità di grassi, e in definitiva anche il loro valore nutritivo, è maggiore rispetto a quelli comuni. Grissini È denominato grissino il pane a forma di bastoncino ottenuto dalla cottura di una pasta lievitata preparata con farina di grano tenero, acqua e lievito, con o senza sale. È consentita la produzione di grissini speciali con gli stessi ingredienti impiegati per la preparazione del pane speciale. La panificazione tradizionale produce i grissini stirati, ottenuti tendendo la pasta con un unico gesto fino a raggiungere una lunghezza pari all’estensione delle braccia del fornaio, e i grissini rubatà, ottenuti con l’arrotolamento a mano delle liste di pasta sulla spianatoia. storia denominazione di vendita Culture e tradizioni La parola grissino deriva dal piemontese ghersa (pane tradizionale del 1600). La sua origine è fatta risalire al 1668 alla corte dei Savoia. La tradizione vuole che il medico curante del re Vittorio Amedeo II di Savoia chiese al fornaio torinese Antonio Brunero, fornitore ufficiale della casa reale, di modificare il pane per produrne una variante più sottile, leggera e digeribile, e nacque così la piccola ghersa o ghersin. elenco degli ingredienti etichetta nutrizionale modalità di conservazione termine minimo di conservazione quantità netta sede di produzione Etichetta dei grissini. on line 138 Cereali e derivati UNITà 3.1 Fette biscottate Le fette biscottate possono essere considerate un tipo di pane che, grazie cracker dall’inglese to crack “spaccarsi, fendersi”. alla doppia tostatura, diventa friabile e dorato in modo omogeneo. Oggi in commercio ne esistono di vari tipi, sia dolci che salate. Le fette biscottate, consumate al mattino spalmate con burro Post-it di cultura alimentare e marmellata o miele e una tazza di latte, costituiscono una classica prima colazione italiana. Le fette biscottate sono prodotti sostitutivi del pane che, se conservati correttamente, si mantengono croccanti e gustosi a lungo. Cracker I cracker presentano generalmente una forma quadrata e sottile, sono molto friabili e, di norma, abbastanza conditi. Nella forma commerciale più diffusa si presentano accoppiati divisi da una saldatura. La lavorazione dei cracker prevede due impasti separati, intervallati da lievitazione: nel primo si miscelano farina, acqua e lievito naturale, nel secondo si aggiungono farina e altri ingredienti come grassi e sale. Dopo la seconda lievitazione l’impasto subisce un processo di laminazione, per essere ridotto in sottili sfoglie, seguito dallo stampaggio, per acquisire la forma caratteristica. Segue poi la cottura in forno. miSCelazione e impaSTamenTo lieViTo Farina aCQUa alTri inGredienTi (GraSSi, lieViTo CHimiCo, eCC.) prima lieViTazione miSCelazione e impaSTamenTo SeConda lieViTazione laminazione STampaGGio Post-it di cultura alimentare Il pane a cassetta o pan carrè si ottiene da impasti teneri lievitati a lungo e cotti in appositi stampi. Contiene una discreta quantità di umidità che ne conserva a lungo la freschezza. È utilizzato prevalentemente per tartine e toast. CoTTUra raFFreddamenTo Schema di produzione dei cracker. CraCKer on line 139 MODULO 3 ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE La pasta alimentare Post-it di cultura Secondo il DPR 187/2001, per pasta di semola di grano duro e pasta di semolato di grano duro si intendono i prodotti ottenuti dalla trafilazione, laminazione e conseguente essiccazione di impasti preparati rispettivamente ed esclusivamente con semola o semolati di grano duro alimentare e acqua. La pasta secca non deve avere odore di stantio o di muffa, tracce di tarme o ragnatele, né sapore acido, piccante o sgradevole. Non deve presentarsi fratturata o avariata. Deve essere immune, in modo assoluto, da insetti. Deve avere aspetto uniforme, resistenza alla cottura e alla pressione delle dita, con frattura vitrea. La pasta non deve spaccarsi alla cottura né disfarsi o diventare collosa o intorbidire l’acqua. Post-it di cultura alimentare La capacità di “tenere la cottura” della pasta non è solo una questione di tempi, ma dipende anche dalla quantità di glutine contenuta nella pasta: più il tenore di glutine è alto, più si evita la collosità e la pasta riesce a tenere la cottura. Per semola si intende il prodotto granulare ottenuto dalla macinazione e dal conseguente abburattamento del grano duro; il semolato è il prodotto ottenuto dalla macinazione e dal conseguente abburattamento del grano duro dopo l’estrazione della semola. Il semolato è impiegato per la produzione di pasta di qualità inferiore. È consentita la lavorazione di paste speciali prodotte con semola di grano duro e ingredienti vari, ad esempio spinaci, estratto di pomodoro, ecc., ma tali paste devono essere commercializzate specificando gli ingredienti aggiunti. Per le paste all’uovo è prevista l’aggiunta di almeno 4 uova intere di gallina per ogni chilogrammo di semola. Per le paste fresche è consentito l’impiego di farine di grano tenero. Il termine “fresche” non è relativo alla data di produzione, ma è inteso in contrapposizione al termine “secche”: infatti, la produzione di tali paste non prevede la fase di essiccazione. La legge consente inoltre la produzione di paste dietetiche: al glutine, aglutinate (cioè prive di glutine), integrali, ecc. Valore nutritivo della pasta La pasta secca ha un elevato valore energetico, determinato dalla presenza di amido, e contiene discrete quantità di proteine ma a basso valore biologico. La lisina, amminoacido limitante nei cereali, è resa ancora meno disponibile nella pasta per la reazione di Maillard che avviene nella fase di essiccazione. Il tenore proteico è maggiore nelle paste all’uovo e in quelle ripiene. Le vitamine del gruppo B e i sali minerali, presenti in quantità rilevante, si perdono in parte durante la cottura. Peraltro, la pasta si presta bene a essere abbinata con condimenti vari (formaggi, carne, pesce, ecc.) che aumentano l’apporto proteico della pietanza. In particolare la tradizionale combinazione gastronomica di pasta e legumi (molto ricchi in lisina) è nutrizionalmente bilanciata e consente di ottenere un apporto proteico del tutto simile a quello di un piatto di carne o di altri alimenti tipicamente plastici. on line 140 Cereali e derivati UNITà 3.1 La pastificazione La tecnologia di produzione della pasta secca comprende diverse fasi: miscelazione. La semola (o il semolato) viene impastata con una quantità di acqua che varia in funzione del tipo di semola e del formato della pasta da produrre. L’acqua per l’impasto deve essere potabile, preferibilmente poco dura e lievemente calda. In questa fase si ha l’idratazione dell’amido e delle proteine della semola e inizia a formarsi il glutine; Teflon® nome commerciale (di proprietà DuPont) del politetrafluoroetilene (PTFE), materia plastica chimicamente inerte, antiaderente, impermeabile all’acqua e ai grassi, altamente resistente al calore e alla corrosione. gramolatura. Consiste nel rimescolamento dell’impasto in modo da renderlo perfettamente omogeneo, consistente e plastico. Con la gramolatura si ha il comPost-it di cultura alimentare pletamento della formazione del glutine; principali illeciti nella pasta trafilatura. L’impasto viene forzato a passare − etichettatura irregolare di paste attraverso uno stampo (trafila) per conferire di semola per omissione di alla pasta la forma voluta. I tipi di pasta sono indicazioni obbligatorie; numerosi, con una gran varietà di forme lega− vendita di pasta di semola di te alle tradizioni regionali e all’inventiva dei grano duro contenente coloranti per imitare le paste speciali o le produttori. Le trafile di bronzo (tradizionali) paste all’uovo; conferiscono alla pasta una superficie ruvida, − uso di semole di qualità scadenmolto adatta a trattenere i sughi; le trafile rivete o avariate. ® stite di Teflon , invece, danno alla pasta un aspetto lucido e brillante; essiccazione. Questa è la fase più delicata dell’intero processo e deve avvenire il più rapidamente possibile per evitare irrancidimenti o ammuffimenti. La pasta, all’uscita delle trafile, presenta un tasso di umidità del 30% circa, che deve essere abbassato almeno fino al 12,5%, come previsto dalla legge. L’essiccazione si realizza in tre aCQUa Semola stadi: pre-essiccazione o incartamento, una perdita d’acqua doSaGGi miSCelazione che riguarda principalmente gli strati superficiali della pasta; Semola idraTaTa rinvenimento, una fase di riposo nella quale l’umidità della pasta si distribuisce uniformemente; GramolaTUra essiccazione definitiva, che ha come scopo sottrarre gradualmente alla pasta l’umidità residua fino a porTraFilaTUra tarla al limite massimo legalmente consentito; paSTa FreSCa eSSiCCazione confezionamento. La pasta viene mantenuta per qualche tempo in ambienti con umidità e temperatura controllate. Infine è confezionata in contenitori di cartone o di cellofan. aCQUa ConFezionamenTo Schema di produzione della pasta secca. paSTa SeCCa on line 141 MODULO 3 ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE Il riso risone chiamato anche “riso vestito” o “riso grezzo”, è il riso ottenuto dopo la trebbiatura, operazione che segue la raccolta e che serve a fare uscire il chicco di riso dal suo involucro vegetale. Il risone non è adatto all’alimentazione umana per l’elevato contenuto di silicio. morbo celiaco anche detto celiachia o sprue, è una malattia provocata dall’intolleranza al glutine. Il glutine, negli individui predisposti, scatena reazioni che danneggiano la mucosa intestinale causando diarrea ed eruzioni cutanee. La terapia del morbo celiaco consiste nell’evitare per tutta la vita i prodotti contenenti glutine. beri-beri malattia causata da carenza di vitamina B1 e caratterizzata da dimagrimento, debolezza, disturbi sensoriali o motori e insufficienza cardiaca. Originario dell’Asia, il riso viene oggi coltivato in tutti i continenti. In Europa la sua produzione è limitata in pratica al territorio italiano e spagnolo. Il riso è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Graminaceae e il suo nome scientifico è Oriza sativa. Le varietà di riso esistenti sono numerose, ma quelle coltivate in Italia appartengono tutte alla sottospecie Oriza sativa japonica, tipica delle zone con clima temperato. Dal punto di vista legale (L. 325/1958 e successive modifiche), il riso è il prodotto ottenuto dalla lavorazione del risone con completa asportazione della lolla e successive operazioni di raffinazione. Valore nutritivo del riso Il riso, come tutti i cereali, presenta un elevato contenuto di amido (7578%), mentre la sua quota proteica è bassa (6-7%) e carente di lisina. La farina di riso difetta di glutine, quindi non è adatta alla panificazione, mentre è ideale come alimento per la prima infanzia o per i soggetti affetti da morbo celiaco. I lipidi, presenti in piccola quantità nel riso integrale (3%), diminuiscono ulteriormente con la raffinazione. Perdite notevoli di sali minerali e di vitamine si verificano parimenti con la raffinazione, perché tali nutrienti sono localizzati maggiormente negli strati periferici della cariosside. Particolarmente grave è la perdita di vitamina B1: infatti, se la dieta è basata essenzialmente sul riso brillato, si manifesta il beri-beri, mentre ciò non accade se il riso è integrale. Il riso è un alimento energetico e facilmente digeribile; integrato con condimenti e salse costituisce un alimento ideale per tutte le età. Principali varietà italiane di riso Tipo Varietà Forma Uso preferenziale Balilla, Castello, Elio, Selenio, Rio Chicchi piccoli e tondi, opachiMinestre in brodo, timballi, Comune o perlati dolci o Originario SemifinoLido, Rosa Marchetti, Titanio, Alfa, Chicchi tondi di media Minestre in brodo, minestre Argo, Cripto, Italico, Lomellino, lunghezza o lunghi, asciutte, timballi, sartù, Maratelli, Monticelli, Padano, perlati supplì, contorni Piemonte, Romeo, Rubino, Vialone nano Fino Bonnet Bell, Europa, Chicchi affusolati e Insalate, minestre in brodo Pierina Marchetti, Ribe, Ringo, semiaffusolati, struttura e asciutte, contorni, piatti S. Andrea, Smeraldo, Veneria, vitrea unici Zenit, Nero, Ariete, Molo, Giara, Riva SuperfinoArborio, Redi, Volano, Baldo, Roma, Chicchi grossi e lunghi,Antipasti, insalate, risotti, Carnaroli, Corallo, Gritna, Onda, struttura vitrea timballi, sartù, contorni, Silla, Strella, Belgioioso piatti unici on line 142 Cereali e derivati UNITà 3.1 Lavorazione del riso Dopo la trebbiatura il risone viene subito trasportato alle riserie, appositi stabilimenti dove avviene la raffinazione. Il risone è essiccato per togliere l’umidità in eccesso, che potrebbe favorire alterazioni e sviluppo di muffe durante la conservazione; poi è immagazzinato in attesa di subire le varie fasi di lavorazione, che consistono in: pulitura. Serve a eliminare particelle di terra, frammenti metallici e sostanze estranee eventualmente presenti; glumelle piccole brattee (foglie trasformate) interne alle glume. Le glume sono brattee (ovvero foglie modificate) che si trovano alla base delle infiorescenze (spighette) tipiche delle Graminaceae. Post-it di cultura alimentare sbramatura. Consiste nell’allontanamento delle glume e delle glumelle che ricoprono la cariosside. Il prodotto ottenuto è detto riso integrale o semigreggio e il prodotto di scarto lolla; principali illeciti nel riso – vendita di varietà di qualità inferiore rispetto a quella indicata; – vendita di risi mal selezionati con aggiunta di chicchi rotti e elementi estranei, mal conservati o vecchi. sbiancatura. Consiste nell’asportazione del germe e dei vari strati superficiali che ricoprono il semigreggio, lasciando la mandorla farinosa. Il processo avviene in vari passaggi attraverso molini abrasivi, chiamati sbiancatrici. Il prodotto di scarto è detto pula; la spazzolatura. Con questa operazione si allontanano, mediante macchine spazzolatrici, i residui farinosi delle lavorazioni precedenti; brillatura e/o oleatura. Questi trattamenti hanno lo scopo di rendere i chicchi più brillanti e lucenti. La brillatura viene eseguita con talco e glucosio, mentre la oleatura con oli inodori e insapori che ricoprono il riso di un velo sottilissimo. I prodotti ottenuti sono detti rispettivamente riso brillato e riso camolino; confezionamento. Il riso viene sottoposto a un’ultima cernita per allontanare i chicchi di dimensioni non adatte, e infine confezionato, generalmente sottovuoto. Culture e tradizioni Il riso nano Vialone Veronese IGP è ottenuto da semi rigorosamente selezionati della specie Oriza sativa japonica, varietà Vialone Nano. Questo riso è coltivato su terreni della pianura veronese irrigati con acqua di risorgiva. Il chicco deve essere di grossezza media, forma tonda, semilungo, con dente pronunciato, testa tozza e sezione tondeggiante. Deve essere di colore bianco, privo di striscia e presentare una “perla” centrale estesa. È una delle varietà di riso più apprezzate per preparare il risotto. riSone pUliTUra Con i chicchi scartati si ottengono diversi prodotti, denominati in base alle dimensioni dei granuli semolino (consistenza granulosa), farina di riso (consistenza fine) e crema di riso (consistenza finissima). Questi prodotti trovano impiego soprattutto come alimenti dietelolla tici destinati alla prima infanzia. SBramaTUra riSo inTeGrale Schema della lavorazione del riso. pUla SBianCaTUra BrillaTUra oleaTUra riSo BrillaTo riSo Camolino on line 143 MODULO 3 ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE Il mais malto prodotto ottenuto dalla germinazione dei cereali. Il procedimento comprende tre stadi: la macerazione in acqua, la germinazione in ambiente umido, l’essiccazione dei grani germinati. Si conoscono numerose varietà di mais (Zea mays), che si differenziano sia per il ciclo di coltivazione che per le dimensioni e colorazioni delle cariossidi (bianca, gialla, bruna). L’importanza del mais nell’alimentazione umana è inferiore a quella del frumento e del riso. Il mais è oggi utilizzato soprattutto in zootecnia come mangime per gli animali da allevamento, sia in forma di cariossidi spezzate, sia di farine o piante intere trinciate. Il mais occupa anche un posto rilevante nell’industria alimentare per i numerosi prodotti trasformati che se ne ricavano: amidi modificati, sciroppo di glucosio, additivi, alcol etilico per usi industriali, ecc. Il mais e i suoi derivati vengono utilizzati nell’alimentazione umana principalmente come: storia pannocchie fresche; quando sono poco mature, possono essere consu- Culture e tradizioni ve tendenze uo Il mais, originario dell’America centrale, è stato introdotto in Europa alla fine del XV secolo da Cristoforo Colombo. In Italia prese il nome di granoturco, per indicare una vaga provenienza esotica e non una precisa localizzazione geografica d’origine. ie r d i fi l a Culture e tradizioni La pasta di mais è il frutto di innovative lavorazioni tecnologiche centrate sul trattamento di pregelatinizzazione dell’amido contenuto nella farina di mais. La pregelatinizzazione è una tecnica fisica (che quindi non prevede aggiunta di additivi) che modifica le proprietà dell’amido, basata sulla cottura-estrusione (ovvero un breve trattamento ad alte temperature e pressioni) e il successivo essiccamento del prodotto risultante. mate bollite, al vapore o arrosto; sfarinati di mais, prodotti ottenuti dalla macinazione delle cariossidi, denominati, in base alle dimensioni dei granuli, bramata (a grana grossa), fioretto (di grana intermedia) e farina o fumetto di mais (di grana finissima). I primi due vengono di solito impiegati per la tradizionale polenta, mentre la farina è adatta alla produzione di dolci e biscotti; pop-corn, che si preparano con i chicchi derivanti dal mais “da scop- pio” che, per effetto del calore, si gonfiano e poi scoppiano; corn-flakes o fiocchi di mais, che si preparano impastando, spianando e tostando la farina di mais con acqua, malto, zucchero e sale. Consumati con il latte rappresentano un’ottima prima colazione; snack di mais salato, ricavati da un impasto di farina di mais con altri ingredienti, friabili e croccanti; sweet-corn o mais dolce. Le varietà dolci di mais possono essere con- sumate direttamente quando le pannocchie sono ancora immature. Il mais si può anche conservare in scatola in apposito liquido di governo o surgelare; amido di mais (maizena), che è l’amido estratto da una varietà di mais tenero e bianco. È utilizzato per addensare le salse e le creme e per preparare dolci da forno; olio di mais, che viene estratto dal germe della cariosside. È impiegato direttamente come olio o nella produzione di margarine. n on line 144 Cereali e derivati UNITà 3.1 Valore nutritivo del mais Il mais è ricco di amido (70-75%) e contiene proteine (9-10%) carenti di lisina e povere di triptofano (amminoacido essenziale precursore della vitamina PP). È carente di gliadine, pertanto le farine di granoturco non sono adatte alla panificazione, ma possono invece essere utilizzate nelle diete dei celiaci. I lipidi (3-4%) sono presenti per la maggior parte nel germe, dal quale vengono estratti per la produzione di oli, e sono ricchi di acidi grassi polinsaturi. Il contenuto di sali minerali e di vitamine è simile a quello del frumento, tranne che per la vitamina PP (Pellagra Preventing), che nel mais è legata a un’antivitamina che la rende non assimilabile dall’organismo. Il valore nutritivo del mais è dunque correlato fondamentalmente al suo apporto energetico. Lo si può integrare, dal punto di vista proteico e vitaminico, con alimenti tipici della cucina italiana: sono buone combinazioni, ad esempio, polenta e baccalà, polenta e formaggi, polenta e spezzatino, ecc. Culture e tradizioni Il mais sponcio PAT è un’antica varietà di granoturco coltivato prevalentemente nella Val Belluna, a ridosso del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, in particolare nei comuni di Cesiomaggiore, Feltre e Santa Giustina. La farina che si ottiene, grazie anche alla tradizionale macinatura a pietra, è ottima per preparare la classica polenta di montagna, gialla, densa, soda, forte e profumata e con le caratteristiche pagliuzze marroni. Composizione chimica media e valore energetico del mais (per 100 g di parte edibile) Mais Farina di mais Acqua (g) 12,5 12,5 Proteine (g) 9,2 8,7 Lipidi (g) 3,8 2,7 Amido (g) 66 72,1 Energia (kcal) 353 362 Energia (kJ) 1475 1515 storia Va anche evidenziato il fatto che il mais contiene la zeaxantina e la luteina, due carotenoidi che conferiscono il colore giallo alla cariosside, e che nell’organismo fungono da antiossidanti con azione protettiva a livello della retina. Culture e tradizioni La carenza nel mais di vitamina PP a provocò nell’Ottocento gravi epidemie di pellagra tra le popolazioni contadine del Polesine, che si nutrivano prevalentemente di polenta. La pellagra, che si caratterizza per manifestazioni a carico dell’apparato digerente (diarrea), della cute (dermatite) e del sistema nervoso (demenza), oggi, in Italia, è scomparsa per le migliorate condizioni economiche che consentono un’alimentazione più variata. on line 145 MODULO 3 ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE I cereali minori storia triticale cereale ottenuto dall’incrocio fra il frumento e la segale, in cui sono state combinate la produttività e le qualità del frumento con le caratteristiche agronomiche della segale, che può essere coltivata anche nei terreni più poveri. Culture e tradizioni In passato, il consumo di segale è stato causa di gravi intossicazioni, dovute alla contaminazione delle colture da parte di un fungo parassita, la Claviceps purpurea. Questo fungo produce numerosi alcaloidi responsabili di una malattia nota come ergotismo, la quale si manifesta con vomito, convulsioni e gangrena (morte dei tessuti di un organo come conseguenza del mancato apporto di sangue). Appartengono ai cereali minori l’orzo, la segale, l’avena, il miglio, il sorgo, il farro e il triticale. Vengono inoltre inclusi in questo gruppo i cosiddetti pseudocereali, quali il grano saraceno, la quinoa e l’amaranto. Orzo L’orzo (Hordeum vulgare) è un cereale proveniente dall’Asia occidentale e dall’Africa settentrionale, ma la sua straordinaria capacità di adattamento ha permesso di coltivarlo anche in zone fredde e terreni poveri sin da epoche molto remote. L’orzo è utilizzato prevalentemente per la produzione del malto, ingrediente essenziale per la lavorazione della birra e del whisky. Il malto viene impiegato anche nella panificazione, come succedaneo del caffè previa tostatura, nella preparazione di alimenti dietetici e per l’infanzia, e come alimento per il bestiame. Segale La segale (Secale cereale) è un cereale molto rustico, che cresce bene in terreni difficili e in zone dal clima freddo, condizioni non adatte alla coltivazione del frumento; è coltivata soprattutto nei Paesi dell’Europa settentrionale. Per la sua struttura e composizione è il cereale che più si avvicina al frumento. Con la sua farina (sola o mescolata con farina di frumento) si prepara un pane di colore piuttosto scuro e leggermente acido, che si conserva bene per diversi giorni. Il pane di segale è consumato soprattutto in Germania. Avena L’avena o biada (Avena sativa) è un cereale tipico dell’emisfero settentrionale. Coltivata sin dall’antichità, oggi è impiegata specialmente come foraggio per gli animali. Nell’alimentazione umana viene utilizzata per la preparazione di fiocchi e del famoso porridge, piatto anglosassone a base di farina d’avena abbrustolita e latte, consumato come prima colazione. Miglio Il miglio (Panicum miliaceum) è una pianta originaria dell’India, giunta in tempi remoti in Europa. Qui, nel Medioevo e fino all’introduzione del mais, era coltivato per l’alimentazione umana; oggi è usato prevalentemente come becchime per i volatili. Riveste ancora un ruolo importante nell’alimentazione umana in Africa e in Asia. L’assenza di glutine lo rende adatto anche alla preparazione di alimenti per celiaci. on line 146 Cereali e derivati UNITà 3.1 Sorgo Il sorgo (Sorghum vulgare) è un cereale della famiglia delle Graminaceae, originario dell’Africa; attualmente è coltivato in tutti i Paesi a clima caldo. Alcune specie di sorgo sono adatte per la produzione di pane, polente, dolci e biscotti, altre specie vengono utilizzate per la fabbricazione di bevande alcoliche e per la produzione di zucchero. Il sorgo è privo di glutine. Culture e tradizioni Grano saraceno Il grano saraceno (Fagopyrum esculentum) appartiene alla famiglia delle Polygonaceae, proviene dall’Asia ed è coltivato soprattutto in Giappone e nell’Europa centrale. Il grano saraceno è privo di glutine ma non può essere consumato liberamente dai celiaci, dato che la gran parte dei prodotti commerciali che lo contengono sono spesso contaminati dal glutine proveniente dalla lavorazione di altri cereali. Con i semi di questa pianta si ottiene una farina, di colore grigio nocciola e dal sapore leggermente acre, impiegata nelle preparazioni della polenta “nera” (polenta taragna) o “grigia” (se mischiata con quella di mais) e dei pizzoccheri. I Pizzoccheri PAT sono grosse tagliatelle di farina di grano saraceno. Si preparano generalmente cotti con patate, verze e altre verdure e conditi con burro fuso e formaggio. I Pizzoccheri sono tipici della Valtellina (Lombardia). Quinoa ve tendenze uo La quinoa (Chenopodium quinoa) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae, originaria del Cile e del Perù. La pianta, che raggiunge mediamente 1 m di altezza, presenta foglie triangolari lanceolate, con un lungo picciolo; le foglie più tenere possono essere consumate come gli spinaci. I suoi semi sono piccoli e rotondi, simili al miglio, e sono ricchi di carboidrati, proteine e sali minerali. Sono privi di glutine e perciò adatti alla dieta dei celiaci. La quinoa è un alimento molto versatile: può essere utilizzata in chicchi nella preparazione di zuppe e minestre, oppure sotto forma di sfarinati nella preparazione di pane, biscotti e torte. L’amaranto è una pianta erbacea annuale del genere Amaranthus della famiglia delle Amarantaceae, originaria del Centro America. L’amaranto produce enormi quantità di piccoli semi che possono essere consumati tostati, oppure dai quali, una volta macinati, è possibile ottenere una farina utilizzabile per preparare pane e dolci. L’amaranto è privo di glutine ed è utilizzato per alimenti dietetici per celiaci. n Amaranto ie r d i fi l a Culture e tradizioni I semi di amaranto bolliti tendono ad aggregarsi formando una specie di gelatina, che può risultare sgradita; per evitare ciò si può cucinare l’amaranto insieme a cereali (orzo o riso) nella misura del 15-20%. Il sapore dei semi di amaranto è dolciastro e ricorda un po’ la nocciola. on line 147