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Jill Jonnes, Storia della Tour Eiffel, Roma: Donzelli

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Jill Jonnes, Storia della Tour Eiffel, Roma: Donzelli
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Marchi, Michele: Rezension über: Jill Jonnes, Storia della Tour
Eiffel, Roma: Donzelli, 2011, in: Il Mestiere di Storico, 2012, 1, S.
209, http://recensio.net/r/161a3523415839874dcd0df5a1603385
First published: Il Mestiere di Storico, 2012, 1
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209
Jill Jonnes, Storia della Tour Eiffel, Roma, Donzelli, 348 pp., € 26,00 (ed. or. New
York, 2009)
Jill Jonnes non è un’accademica, ma una storica di professione dotata di un raro
talento per la scrittura. Dopo essersi dedicata alla storia delle città americane, con attenzione al loro sviluppo urbanistico (noto il volume sulla costruzione della Penn Station di
New York) e aver trattato di sviluppo tecnologico otto-novecentesco (nel volume su T.
Edison e G. Westinghouse), questa volta è sbarcata in Europa per descrivere la Parigi di
fine ’800, nella fase di costruzione del suo monumento più celebre, la Tour Eiffel.
Difficile catalogare il volume, dal momento che storia del giornalismo, della tecnologia, dei costumi e della politica si sovrappongono, in un continuo avvicendarsi di
punti di vista, così da renderlo scorrevole come un romanzo. La Tour e il suo ideatore
Gustave Eiffel sono i protagonisti di una ricostruzione che va dal 1886 a fine 1889
(anche se l’epilogo giunge al 1893, con Eiffel coinvolto nello scandalo del canale di
Panama). Contemporaneamente la storia della complicata costruzione della Tour è il
pretesto per popolare la Parigi della giovane Terza Repubblica di una miriade di
personaggi più o meno noti, da Edison a Gauguin passando per Buffalo Bill e G.
Bennett. La torre deve essere il monumento celebrativo dell’Esposizione universale che,
dal 6 maggio 1889, ha come primo obiettivo quello di celebrare il trionfo della Francia
repubblicana, le cui radici affondano nel sollevamento rivoluzionario del 1789. Jonnes
descrive ogni momento della costruzione del gigante di ferro e acciaio adagiato sul
Champ de Mars e contemporaneamente fotografa la Parigi dei caffé, dei giornali, delle
dispute artistiche e dei tanti stranieri che la popolano. Tra questi un ruolo di prim’ordine
hanno gli americani, i «fratelli maggiori» della Francia repubblicana e rivoluzionaria.
Coloro che in occasione dell’Esposizione universale del centenario rivoluzionario
scelgono di appoggiare la giovane Repubblica, isolata in Europa dalle case regnanti che
non vi partecipano in veste ufficiale. In questa Parigi ricca di stimoli artistici e culturali,
americani e francesi cercano di vincere i rispettivi pregiudizi e ad esempio i parigini si
scoprono grandi appassionati della ricostruzione del violento e selvaggio Ovest che
Buffalo Bill e A. Oakley offrono nel loro show Wild West.
Nel fornire con mano sicura e sapiente mille curiosità al lettore, l’a. non perde di
vista il valore prettamente politico della costruzione della Tour. Gustave Eiffel è
l’emblema dell’uomo borghese che, grazie allo studio e al lavoro, è stato in grado di
ascendere a livello sociale. Il monumento che egli offre alla «sua» Repubblica deve
simboleggiare il trionfo del principio repubblicano. Non a caso il 1° aprile 1889, giorno
dell’inaugurazione, è anche una data chiave per la giovane Repubblica: il tentativo
boulangista è stato respinto e il generale è costretto ad abbandonare il paese. Di fronte
al vessillo tricolore che sventola a oltre trecento metri da terra, l’ingegnere capo di
Eiffel può con orgoglio dichiarare: «Abbiamo cercato di erigere un monumento che
celebrasse la data solenne del 1789, ecco il motivo delle colossali dimensioni della
torre» (p. 98).
Michele Marchi
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