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Un`attesa da vivere e testimoniare

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Un`attesa da vivere e testimoniare
II° incontro
VENGA IL TUO REGNO
Un’attesa da vivere e testimoniare
Obiettivo
Obiettivo di questo secondo incontro è quello di prendere coscienza della “presenza del Regno di Dio”
già qui, oggi, in mezzo a noi. “Venga il tuo Regno”: a quale regno ci riferiamo? Cosa attendiamo? Chi?
E soprattutto come attendiamo questo Regno?
La riflessione su una vocazione specifica che farà da sfondo a questo incontro sarà quella ad gentes”, la
vocazione missionaria come segno e presenza che testimonia il regno nell’integralità della scelta e non
solo, come “dispensatori di pane”.
Dinamica iniziale: Ma il Signore provvede?
Meditazione: Mc 4,26-29; 4, 30-32
Adorazione: Un’attesa da vivere e testimoniare
Dinamica del pomeriggio: Venga il tuo Regno, Dio! Sì! Ma dove?
Celebrazione Eucaristica
Mandato finale
Dinamica iniziale
La dinamica che dà inizio alla giornata, oltre ad introdurre quanto sarà approfondito in seguito, vuole
essere un richiamo dell’incontro precedente, in particolare una ripresa del mandato finale.
In questo momento iniziale si riprende in modo provocatorio quanto è stato già affermato: il Signore è un
Padre che provvede, per prendere coscienza e farsi dono reciproco delle esperienze di vita rispetto a questa realtà.
Ci si chiede se davvero ho sperimentato nella mia vita che il Signore provvede ed è dunque degno della mia
fiducia.
•
Inizio a sorpresa con lettura di Lc 12, 22-31
•
Subito dopo la lettura del brano si lancia loro a mo’ di provocazione la domanda:
“…ma il Signore provvede?”
•
In piedi formano piccoli gruppetti e rispondono alla domanda… solo esperienze di vita
convincono!
•
Breve introduzione sull’importanza dei salmi
•
Preghiamo insieme col Sal 121
Meditazione
“Il regno dei cieli è simile a…”: il linguaggio della parabola
Rifletteremo su due parabole brevi ed essenziali che nella loro stringatezza lasciano più dubbi che certezze,
più confusione che sicurezza. E’ caratteristica infatti della parabola dire e non dire, manifestare e insieme
nascondere, aprire spiragli, ma senza definizioni esaustive.
1
Lettura di Mc 4,26-29
La prima è la parabola della pazienza dove si vede che non è l’azione dell’uomo che produce il regno di Dio,
ma la potenza stessa di Dio nascosta nel seme. La storia del seme si articola in tre tempi: la semina: è il
momento dell’azione del contadino; la crescita: riguarda il seme e la terra, non più il contadino; per il quale il
tempo della crescita è tempo che passa (“dorma o vegli, notte o giorno”), per il seme invece è il tempo nel
quale “germoglia e cresce”. Per la terra è il tempo in cui essa opera straordinarie trasformazioni: “lo stelo, la
spiega, il grano nella spiga”; la raccolta: qui ricompare il contadino “che mette mano alla falce”.
La parabola presenta un paradosso ed un contrasto tra due tempi:
quello del contadino: brevissimo, sia per la semina che per la mietitura;
quello della crescita del seme: lungo in cui tutto si svolge nel segreto della terra.
Così è il regno: un’azione di Dio incessante e prodigiosa, ma nascosta e autonoma.
Sguardo sereno del contadino e del missionario
La parabola afferma la priorità assoluta di Dio sul mondo e sull’umanità : dopo la fatica della semina occorre
solo pazientare e aver fiducia. Non è un invito a dormire o a poltrire, ma un rovesciamento del nostro modo
di vedere e di vivere la realtà: c’è sempre qualcosa di meglio che cresce, al di là dell’apparenza, qualcosa che
merita ed esige fiducia e quindi paziente e laboriosa attesa perché opera di Dio. Tu che vuoi crescere in
fretta non ti fai un buon servizio se non impari a pazientare, se non guardi con occhi pieni di fiducia all’opera
di Dio in te stesso. Sei sì un bene prezioso per Dio, ma un’opera tale che ha da seguire i tempi previsti nei
piani di Dio, non nei tuoi. Inoltre hai da contenere l’ansia e la fretta fidandoti al pensiero che Dio ti salva col
suo solo amore. Non devi pensare di dover fare chissachè per meritarti l’amore di Dio. No! L’amore di Dio
accompagna te e il mondo in modo assolutamente gratuito perché amare è il mestiere di Dio, quello che gli
riesce meglio. E’ la sua stessa definizione, la sua più profonda identità.
2. La parabola delle cose umili (leggiamo Mc 4,30-32)
Il regno di Dio nella storia assume forme umili e nascoste: ha l’aspetto della piccolezza. E’ questo uno dei
criteri fondamentali della sua presenza in mezzo agli uomini. E’ presente sì nei fatti concreti della vita, ma si
tratta di una presenza povera, nascosta, silenziosa: come il sale che dà sapore se non è avvertito, come il
lievito che fa fermentare la massa se si dissolve in essa e come la luce che illumina senza essere vista. La
presenza del regno di Dio si vede e non si vede perché non fa chiasso e rumore. Sta in fondo e dietro alle
cose. E’ il divino nella sua immensa semplicità… che sta sulla paglia del presepio e sul legno della croce. E’ il
divino che entra nell’umano senza clamore.
“Venga il tuo regno” esprime un’attesa e un desiderio che soltanto chi accetta di rinnovarsi può capire. Ha
ragione O. Clement di scrivere: “E’ inutile che ti accanisci in superficie: è il cuore che deve capovolgersi. Non
devi nemmeno cercare innanzitutto di amare Dio, ti basti capire che Dio ti ama”. Questa seconda parabola ci
insegna a prendere sul serio le molteplici occasioni della nostra vita anche se piccole, umili e terrestri: il
presente è decisivo, non importa se piccolo. A Madre Teresa qualcuno diceva che il suo prendersi cura degli
ammalati raggiungeva solo una minima parte dei poveri del mondo e che pertanto la povertà andava
affrontata in altro modo. Ma lei non si dava per vinta e proseguiva il suo impegno con la certezza interiore
che le cose grandi sono la somma di tante piccole…
Quando preghiamo nel Padre nostro perché venga il regno di Dio noi chiediamo che la sua signoria di amore,
di giustizia e di pace si estenda
dentro di noi, nel nostro cuore; fuori di noi, nel mondo; oggi e in futuro.
E pregando noi ci impegniamo “a cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia” sicuri che tutto il resto ci
“sarà dato in aggiunta” (Mt 6,33).
2
ADORAZIONE
Un’attesa da vivere e testimoniare
I momento
ADORAZIONE COMUNITARIA
Canto di inizio
Preghiamo insieme:
Gesù, nostro Maestro,
ti riconosciamo presente in questo pane,
ti riconosciamo presente nel nostro cuore,
ti riconosciamo presente nella nostra vita.
Adoriamo questo mistero d’amore.
Il tuo amore, o Signore,
ci attira, ci consola,
ci da gioia.
E ci spinge a comunicarti a tutti,
senza timori, senza confini,
perché ogni sorella e ogni fratello
possano gustare il dono stupendo
dell’incontro con te.
(da “Fatevi miei imitatori” Ed. Paoline 2003)
Dal Vangelo secondo Giovanni (18, 33-37)
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?».
Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?».
Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai
fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori
avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per
questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia
voce».
II momento
ADORAZIONE PERSONALE
Canone
Piste per la riflessione personale
1. «Il regno di Dio è come un uomo…» (Mc 4,26)
Quali pretese coltivi nei confronti di Dio? Chiedi l’immediatezza del visibile (tutto e subito) oppure
cerchi di cogliere il mistero dell’invisibile? Stai vivendo con docilità e pazienza la graduale rivelazione
del progetto di Dio sulla tua vita?
2. «Il regno di Dio… è come un granello di senapa» (Mc 4,30-31)
Condividi e vivi nella logica biblica secondo cui sono i piccoli gesti quotidiani che trasformano il
mondo?
3. «Cercate prima il regno di Dio…» (Mt 6,35)
3
Chi cerchi? Cosa cerchi? Qual è “l’assillo” più costante della tua vita? Tu, rischi per testimoniare
l’amore di Dio?
III momento
ADORAZIONE COMUNITARIA
Canone
In ascolto dei testimoni:
RISPOSTA DI VITA
P. Ezechiele Ramin (1953-1985), missionario comboniano
Da una lettera di p. Ezechiele ucciso da 7 uomini assoldati e armati dai latifondisti del Mato Grosso (Brasile).
Motivazione dell’omicidio: la difesa dei diritti dei poveri (i contadini indios) per aiutarli a sconfiggere la povertà
e l’ingiustizia, senza violenza attraverso la via evangelica dell’amore, della pace, del rispetto per la dignità di
ogni uomo.
“Io seguo la strada del missionario, ma questo non perché io abbia scelto Dio, ma perché Dio mi
cerca e continuamente mi chiede se lo voglio seguire. Me lo chiede quando aiuto la gente che ha dei
problemi, quando mi caccio nei guai per loro, quando difendo l’uomo, quando mi sforzo di non
considerare mai nessuno come irrecuperabile, quando credo a una persona anche quando so che mi
inganna. (…)
Ora in coscienza, se Cristo vuole servirsi anche di me, non posso rifiutarmi: mi riconosco poco
nei suoi confronti. (…)
Io, Lele, credo a Gesù Cristo e Cristo non può ingannare! Credo alla sua giustizia anche se alle volte
non la capisco, mi abbandono tra le sue braccia. Credo inoltre che le proprie convinzioni oggi si
paghino con il dovuto: francamente mi sto accorgendo che la testimonianza cristiana si paga di persona.
La fede in Cristo è difficile mantenerla di fronte a certe situazioni, ma se la conservi, ti dà una tale
carica che ti aiuta ad essere sempre un vero uomo, capace di una dimensione umana. (..)
La gente ha sempre bisogno di chi vuol fare del bene. Oggi ci sono molti esclusi, emarginati, molti
dimenticati. Dimenticati negli ospedali, nelle carceri, emarginati negli ospizi… come si può restare
indifferenti a questo dolore dell’uomo? Non sono un idealista, utopia non è amare anche questa gente,
utopia è non amare! In un tempo come il nostro che ci ha soffocata il Cristo tra i grattacieli, l’asfalto, le
strade, i treni, le macchine occorre trovare il volto del Cristo tra i fratelli più poveri e dimenticati…”
(Lettera raccolta in
“CAMMINARE SENZA CONFINI – Spiritualità missionaria per giovani” Ed. Emi 2002)
Gesto del seme: servono per questo momento un recipiente con dei semi e un altro con della terra, che possono
essere posti ai piedi dell’altare. Ciascuno è invitato a prendere un seme, che rappresenta la sua vita e che chiede –
questa è la “naturale” destinazione del seme e con lui della vita stessa – di essere seminato per dare frutto.
L’invito è quindi quello di mettere il seme nella terra, di sporcarsi le mani per fare posto al seme nella terra. Solo
se ben seminato potrà fare frutto, nella consapevolezza che il seme dovrà morire per lasciar spazio alla vita della
pianta, al germe che da lui nascerà.
Celebrante
Scavando l’arida terra del nostro cuore
con stupore di bambini
abbiamo scoperto, o Dio, un piccolo seme:
il seme prezioso della fede, pegno sicuro del tuo amore di Padre.
Sostienici sempre con la tua grazia,
perché nei momenti difficili della vita,
non ci lasciamo prendere dal dubbio e dalla incredulità,
dallo scoraggiamento e dalla paura,
ma sempre sappiamo dire con fermezza:
4
io credo in te, Signore io credo in te
e in questa fede voglio vivere e morire.
Non accada che il piccolo seme
affidato alle nostre cure
sia divorato da uccelli voraci…
Nell’ultimo grande giorno a te vogliamo riconsegnarlo
diventato ormai albero maestoso,
cresciuto nella terra della pazienza e della incrollabile fedeltà.
Amen
(Anna Maria Canopi)
Benedizione
Canone
Canto finale
DINAMICA DEL POMERIGGIO
Obiettivo
Cosa vuol dire nella vita di ogni giorno invocare la presenza del regno dei cieli? Dove cercare i
semi del Regno? Può bastare chiedere e aspettare?
E’ importante far scoprire ai giovani la loro personale responsabilità nella costruzione del regno
del Padre: è necessario far sperimentare l’urgenza di un’adesione propria, di una
testimonianza coraggiosa, di un modo nuovo di guardare il mondo accanto a noi come il luogo
stesso di Dio.
Strumenti
•
Avere a disposizione molti quotidiani, così che ciascuno possa averne una copia.
Adagiarli a terra e disporsi in cerchio, così che possa essere favorita una buona
comunicazione.
•
Canto: Cronaca Bianca dal cd One - Gen Rosso.
Venga il tuo Regno, Dio!
Sì! Ma dove?
Percorso
Introdursi nella dinamica sollecitando i giovani con precisi interrogativi:
Cos’è il Regno di Dio?
Dove sta? E’ nei cieli?
Per noi è solo un premio?
Al Padre diciamo: «Venga il tuo Regno», ma dove dovrebbe venire?
Dopo aver raccolto prime impressioni, dubbi, altro, chiedere ai giovani di scegliere
personalmente un quotidiano da sfogliare, leggere, sottolineare, strappare.
Il loro sforzo dovrà essere quello di scoprire in che modo il Regno del Padre è presente nelle
notizie. Dare per la lettura del tempo sufficiente e solo dopo accompagnarli nella condivisone
delle loro scoperte.
•
Dalle notizie presenti possiamo dire che il Regno sia veramente presente?
•
In che percentuale le notizie buone superano le altre?
•
Siamo riusciti tutti a trovare buone notizie? Che posto hanno rispetto alle pagine più
importanti e più lette?
•
•
•
•
Spingere la riflessione in profondità!
Ci si potrebbe servire a questo punto del canto: Cronaca Bianca, come una sorta di
sollecitazione e stimolo. Dopo averlo ascoltato si potrebbe invitare a uno scambio “a caldo”:
5
Cosa fare perché i semi positivi del Regno siano presenti nei nostri giornali e nella nostra
piccola porzione di storia?
Possiamo contribuire alla costruzione del Regno? Se sì, perché? Se no, perché?
Il Padre può aver bisogno di noi? Come?
Forse basterebbe un sì? A cosa?
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
In questa celebrazione verranno sottolineati in particolare i seguenti momento:
- La spiegazione dei colori liturgici (questa scelta è stata fatta perché l’incontro si è svolto in
Avvento e quindi c’è stato il cambio del colore liturgico che ha accompagnato tutto il tempo
forte);
- La seconda espressione del Padre Nostro: “venga il tuo regno”;
- il canto della risposta “Tuo è il Regno, tua la potenza e la gloria nei secoli”.
MANDATO FINALE
Venga il tuo Regno. Un’attesa da vivere e testimoniare.
Il tema di oggi si inserisce molto bene nel tempo liturgico di avvento che tutta la Chiesa vive.
L’atteggiamento è quello della fiducia di chi sa che il seme germoglia e cresce, anche quando ancora
non si vede alcun segno, perché il tempo della crescita è lungo e richiede pazienza. Ma è un’attesa
vigile: pronta, attenta a riconoscere il Regno che viene in ciò che è piccolo. Pronta a contribuire alla
diffusione del Regno.
L’atteggiamento:
Attesa vigile e fiduciosa.
La Parola: “…il seme germoglia e cresce”
Mc 4, 27
PREGHIERA FINALE
PERCHÉ VENGA IL REGNO
Signore, Dio di pace, che hai creato gli uomini,
oggetto della tua benevolenza
per essere i familiari della tua gloria,
noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie:
perché ci hai inviato Gesù, tuo Figlio amatissimo;
hai fatto di lui, nel mistero della sua Pasqua,
l’artefice di ogni salvezza, la sorgente della pace,
il legame di ogni fraternità.
Noi ti rendiamo grazie per i desideri, gli sforzi,
le realizzazione che il tuo Spirito di pace
ha suscitato nel nostro tempo,
per sostituire l’odio con l’amore,
la diffidenza con la comprensione,
l’indifferenza con la solidarietà.
Apri ancor più i nostri spiriti e i nostri cuori
alle esigenze concrete dell’amore di tutti i nostri fratelli,
affinché possiamo essere sempre più dei costruttori di pace.
Ricordati, Padre di misericordia,
di tutti quelli che sono nella pena,
soffrono, muoiono nel parto di un mondo fraterno.
Che per gli uomini di ogni razza e di ogni lingua
venga il tuo regno di giustizia, di pace e di amore.
e che la terra sia ripiena della tua gloria! Amen
(Paolo VI, (Da “Pensieri di Pace” Ed. EDB 2003)
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