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La meta-strategia di Holmes e “la grande catena

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La meta-strategia di Holmes e “la grande catena
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La meta-strategia di Holmes e
“la grande catena della vita”
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ià nel primissimo libro dedicato alle avventure
di Holmes, Uno studio in rosso, Conan Doyle accenna alla
“meta-strategia” utilizzata da Holmes per visualizzare lo spazio
problema in cui muoversi. Watson, in occasione della sua prima
visita a Holmes, racconta:
“Poi presi una rivista che era sulla tavola e cercai d’ingannare
il tempo, mentre il mio compagno masticava in silenzio il suo
pane tostato. Uno degli articoli recava un segno a matita accanto al titolo e, naturalmente, cominciai a scorrerlo con gli occhi.
Il titolo, piuttosto ambiguo, era Il libro della vita, e l’autore
cercava di dimostrare quanto un uomo dotato di spirito di
osservazione poteva imparare mediante un’accurata e sistematica analisi di quanto gli capitava di vedere. Ne trassi
l’impressione di un miscuglio di acutezza e di assurdità. Il
ragionamento era serrato e intenso, ma le deduzioni mi apparivano stiracchiate ed esagerate. L’autore dell’articolo asseriva di essere in grado d'intuire i pensieri più reconditi di
una persona da una fuggevole espressione, dalla contrazione
di un muscolo, da un’occhiata. Secondo lui era impossibile
fingere in presenza di chi fosse addestrato all’osservazione e all’analisi. Le sue conclusioni erano infallibili quanto
gli enunciati di Euclide. Al ‘non addetto ai lavori’, infatti, i suoi risultati sarebbero apparsi talmente sorprendenti,
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prima di conoscere attraverso quale procedimento mentale
li avesse raggiunti, che lo avrebbero preso per uno stregone.
‘Da una goccia d’acqua’ scriveva l’articolista ‘una mente logica
potrebbe dedurre la possibilità di un Atlantico o un Niagara,
senza mai averli visti e sentiti. La vita non è che una grande
catena di cui possiamo conoscere la natura osservandone un
singolo anello. Come ogni altra arte, la Scienza della Deduzione e dell’Analisi si può acquisire unicamente attraverso
lunghi e pazienti studi, e la vita non è abbastanza lunga perché un essere mortale possa raggiungere il vertice della perfezione in questa scienza’. [trad. N. Rosati Bizzotto] 1
”
In seguito Watson scoprì che l’articolo portava la firma di Holmes. Il titolo Il libro della vita ci suggerisce che, come tutti i geni,
anche Holmes si adoperava nel quadro di una missione ambiziosa e incessante: scoprire qualcosa di più dei principi più profondi
espressi dai fenomeni della vita. Per Holmes la ‘vita’ è un sistema
interconnesso, una “grande catena, di cui possiamo conoscere la
natura osservandone un singolo anello”. Ogni singola parte del
sistema contiene le informazioni su tutte le altre — più o meno
come succede in un ologramma, dove l’intera immagine è diffusa su ogni suo pezzo. Questa convinzione sembra essere un elemento importate della strategia investigativa di Holmes. La sua
tecnica di ‘analisi e deduzione’ si basa sul convincimento che una
parte di un sistema sia espressione dell’intero. Come sosteneva:
“Il ragionatore ideale, una volta che gli viene mostrato un singolo fatto con tutte le sue implicazioni, ne dedurrebbe non solamente la catena di eventi che ad esso ha condotto ma anche
tutti i risultati che ad essi seguono. 2
”
L’affermazione di Holmes che “una fuggevole espressione,
[una] contrazione di un muscolo, […] un’occhiata” possono farci
penetrare “i pensieri più reconditi” di un uomo ha particolare
rilevanza per il nostro studio. Implica infatti che anche compor-
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che cosa e come pensa una persona. Secondo Holmes, la capacità
di cogliere questi indizi è un’abilità apprendibile che può essere
acquisita con lo studio ma che, agli occhi di chi non la possiede,
farebbe apparire la persona che l’ha sviluppata come una sorta di
mago o “stregone”. Nel suo articolo, Holmes dà alcuni consigli su
come fare ad acquisire questa abilità.
“Prima di prendere in esame quegli aspetti morali e mentali
della questione che presentano maggiori difficoltà, vediamo
di affrontare problemi più elementari. Poniamo che il nostro lettore dotato di logica, incontrando un essere umano
come lui, possa, con una sola occhiata, conoscerne la storia
e il commercio o la professione che svolge. Può sembrare un
esercizio puerile, ma esso stimola la facoltà di osservazione,
insegna dove e cosa guardare. Dalle unghie di una persona,
dalla manica della sua giacca, dai suoi stivali, dal ginocchio
dei pantaloni, dalle callosità sul pollice e l’indice, dalla sua
espressione, dai polsini della camicia — da ciascuna di queste
cose traspare chiaramente l’attività che quella persona svolge. E che, da tutte insieme, un investigatore competente non
possa risalire a un quadro d’insieme, è pressoché inconcepibile. 3 [trad. N. Rosati Bizzotto]
”
Descrivendo il suo esercizio di osservazione, Holmes inizia a
farci comprendere alcuni elementi chiave della sua strategia. A
livello di macro-struttura, la strategia di Holmes prevede la raccolta di un certo numero di elementi minori per formare una Gestalt. Attraverso l’osservazione di una serie di dettagli, per esempio le unghie delle mani, il ginocchio dei pantaloni, le callosità
su pollice e indice, l’espressione, i polsini della camicia, eccetera,
Holmes è in grado di dedurre che cosa questi indizi indichino
“tutti insieme”. Al contrario della maggior parte delle persone,
che ignora del tutto i dettagli oppure si perde in essi, Holmes è
in grado di prendere le distanze e capire che cosa vogliano dire
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nella loro totalità. È in grado di dedurre le caratteristiche della
foresta osservando i singoli alberi.
callosità
unghie delle mani
polsini della camicia
professione
ginocchia





storia

mani
espressione
Sistema per “unire” gli indizi e formare una conclusione
Holmes sosteneva infatti che “da molto tempo il mio assioma
è che le piccole cose sono di gran lunga le più importanti” 4, e che
il suo metodo era “fondato sull’osservazione delle inezie” 5, concludendo che “nulla è insignificante per una mente superiore” 6.
È significativo che Holmes suggerisca l’osservazione degli “esseri uomani come lui” come punto di partenza per sviluppare
le abilità necessarie a comprendere la “grande catena” della vita.
Benché il genio di Holmes sia di solito collegato alla soluzione di
crimini e misteri, è importante ricordare che questo talento deriva da un’abilità acquisita “affrontando problemi più elementari”
— osservare le persone. Come lo stesso Holmes spiega a Watson:
“L’osservazione è per me una seconda natura. Al nostro primo
incontro, lei è apparso sorpreso quando le dissi che proveniva
dall’Afghanistan.
Senza dubbio qualcuno glielo aveva detto.
Assolutamente no. Sapevo che lei veniva dall’Afghanistan.
Per forza d’abitudine il filo dei miei pensieri si era dipanato
così rapidamente nel mio cervello che ero arrivato alla conclusione senza rendermi conto delle tappe intermedie. Ma
queste tappe c’erano state. Il filo del ragionamento è stato
questo: ecco un signore che ha il tipo del medico ma l’aria di
un militare. Quindi, un medico militare. È appena arrivato
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dai Tropici poiché è abbronzato, e quello non è il colore naturale della sua pelle; infatti, i polsi sono chiari. Ha attraversato
un periodo di stenti e di malattia, come rivela chiaramente il viso teso e stanco. Ha una ferita al braccio sinistro. Lo
tiene in modo rigido e innaturale. In quale zona dei Tropici
un medico militare inglese può aver passato tante traversie e
riportato una ferita al braccio? Ovviamente in Afghanistan.
Questa sequenza di pensieri è durata meno di un secondo.
[trad. N. Rosati Bizzotto] 7
”
Questo passo, nel quale Holmes descrive con più dettaglio
alcuni micro aspetti della sua strategia, ci fa capire un altro elemento della natura del suo genio: la capacità di rendersi conto
delle “tappe intermedie” del suo “filo del ragionamento” e di ricostruirle. L’affermazione di Holmes che “per forza d’abitudine
il filo dei miei pensieri si era dipanato così rapidamente nel mio
cervello che ero arrivato alla conclusione senza rendermi conto delle tappe intermedie” mette in evidenza uno dei problemi
maggiori nell’identificare le strategie dei geni: i processi mentali
chiave sono diventati così naturali e sottili che avvengono al di
fuori della consapevolezza conscia.
In altre parole, più si diventa bravi nel fare qualcosa, meno
si è consapevoli di come esattamente la si fa. Nell’espletare un
compito, ci concentriamo su quello che stiamo facendo e non sui
sottili processi mentali che mettiamo in atto per farlo. Il comportamento più efficace è quindi caratterizzato da una “competenza
inconscia”. E questo, se da una parte riduce la quantità di sforzo
cosciente necessario per raggiungere un obiettivo, dall’altra rende difficile insegnare agli altri come sviluppare lo stesso grado
di competenza. Spesso inoltre si dà poca importanza ai passaggi
fondamentali del proprio processo di pensiero, in quanto considerati come “banali” o “ovvii”, senza rendersi conto che sono
proprio quelle immagini, parole o sensazioni in apparenza così
insignificanti e scontate ciò di cui un’altra persona potrebbe aver
bisogno per capire come eseguire una strategia mentale.
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La capacità di Holmes di essere consapevole del proprio processo di pensiero viene definita matacognizione, da non confondersi con l’‘autocoscienza’. A differenza di quest’ultima, infatti, la
metacognizione non è il risultato di un ‘io’ apparentemente separato che giudica e interferisce con il processo sotto osservazione.
La metacognizione implica semplicemente la consapevolezza dei
passaggi del proprio processo di pensiero. Spesso raggiunge il livello conscio solo dopo che il processo di pensiero è stato completato, come ci dimostra Holmes.
Il valore della metacognizione consiste nel fatto che, rendendo
consapevoli del proprio modo di pensare, permette di convalidare o correggere costantemente le proprie strategie di pensiero
interiori. Infatti, Holmes sosteneva che il suo genio non era “altro
che buon senso sistemizzato” 8. Per fare una breve analogia informatica, chi utilizza un computer non si accorge o non si preoccupa quasi mai dei programmi che lo fanno funzionare. Ma se si
vuole migliorare il rendimento della macchina, “correggerne un
baco” operativo o tradurre il programma per un diverso tipo di
computer, bisogna essere in grado di visualizzare e rintracciare le
serie di istruzioni che costituiscono il programma.
Dalla descrizione di Holmes apprendiamo che il suo procedimento comporta effettivamente un “filo di ragionamento”, oltre
all’osservazione. Holmes non si limita a osservare qualche dettaglio e a giungere a una conclusione, ma crea inferenze dalle relazioni messe in evidenza attraverso combinazioni di osservazioni.
Ossia, non si limita a guardare il colore della pelle di qualcuno
e a dedurne che è stato ai tropici. Osserva la relazione tra il colore del viso e il colore dei polsi e ne deduce che quello non è il
colore naturale della pelle, arrivando quindi alla conclusione che
la persona è stata ai tropici. Di fatto, la conclusione non deriva
direttamente dalle osservazioni in quanto tali, ma dall’insieme
di inferenze a cui si giunge collegando fra loro determinate osservazioni. Prima si trae una serie di inferenze dalle osservazioni
dei dettagli comportamentali e ambientali, poi da queste si trae
una conclusione.
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Osservazione
Inferenza
Tipo del medico
Aria militare
Medico militare
Viso abbronzato
Polsi chiari
È stato nei tropici
Conclusione
Afghanistan
Viso teso e stanco Periodo di malattia
Braccio rigido
Sembra ferito
Trarre inferenze dalle osservazioni
Per Holmes quindi l’“osservazione” è il processo di trarre inferenze dalla percezione di un insieme di dettagli, non il semplice
atto di percepire i dettagli. Come disse una volta a Watson, “Lei
vede ma non osserva” 9. In Uno studio in rosso Holmes dimostra
e descrive nuovamente alcuni micro-aspetti della sua strategia
quando deduce correttamente la storia di un cliente che non aveva mai incontrato prima.
“Come diamine è arrivato a dedurlo [che era un sergente di
Marina a riposo]?”
“Anche dal lato opposto della strada distinguevo una grossa
ancora blu tatuata sul dorso della mano di quell’uomo. Quello sapeva di mare. Aveva però il portamento di un militare, e
i basettoni regolamentari. E qui entrava in ballo la Marina.
Era un uomo che si dava una certa importanza, e una certa
aria di comando. Lei avrà certamente notato come teneva la
testa e come dondolava il bastone. Un uomo, inoltre, posato
e rispettabile, di mezz’età, a giudicare dal suo aspetto - tutti
elementi che mi hanno indotto a ritenere che fosse stato un
sottufficiale. 10 [trad. N. Rosati Bizzotto]
”
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In questo esempio, ci accorgiamo ancora una volta che Holmes collega insieme prima alcune osservazioni per trarre inferenze e poi le inferenze per arrivare a una conclusione. Questo
procedimento è un esempio di ciò che potrebbe essere definito
“pensiero convergente” — ossia, le inferenze sono collegate e sintetizzate insieme, muovendo dal generale allo specifico, per formare un risultato univoco.
Osservazione
Ancora tatuata
Inferenza
Conclusione
Mare
Portamento da militare
Marina
Basettoni regolamentari
Sergente della marina
Modo di tenere la testa
Importanza
Dondolare il bastone
Aria di comando
Mezz’età
Posato e rispettabile
Trarre una conclusione da osservazioni e inferenze
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