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La meta-strategia di Holmes e “la grande catena
sangiovanni s c a p i t o l o 2 La meta-strategia di Holmes e “la grande catena della vita” G ià nel primissimo libro dedicato alle avventure di Holmes, Uno studio in rosso, Conan Doyle accenna alla “meta-strategia” utilizzata da Holmes per visualizzare lo spazio problema in cui muoversi. Watson, in occasione della sua prima visita a Holmes, racconta: “Poi presi una rivista che era sulla tavola e cercai d’ingannare il tempo, mentre il mio compagno masticava in silenzio il suo pane tostato. Uno degli articoli recava un segno a matita accanto al titolo e, naturalmente, cominciai a scorrerlo con gli occhi. Il titolo, piuttosto ambiguo, era Il libro della vita, e l’autore cercava di dimostrare quanto un uomo dotato di spirito di osservazione poteva imparare mediante un’accurata e sistematica analisi di quanto gli capitava di vedere. Ne trassi l’impressione di un miscuglio di acutezza e di assurdità. Il ragionamento era serrato e intenso, ma le deduzioni mi apparivano stiracchiate ed esagerate. L’autore dell’articolo asseriva di essere in grado d'intuire i pensieri più reconditi di una persona da una fuggevole espressione, dalla contrazione di un muscolo, da un’occhiata. Secondo lui era impossibile fingere in presenza di chi fosse addestrato all’osservazione e all’analisi. Le sue conclusioni erano infallibili quanto gli enunciati di Euclide. Al ‘non addetto ai lavori’, infatti, i suoi risultati sarebbero apparsi talmente sorprendenti, sangiovanni s prima di conoscere attraverso quale procedimento mentale li avesse raggiunti, che lo avrebbero preso per uno stregone. ‘Da una goccia d’acqua’ scriveva l’articolista ‘una mente logica potrebbe dedurre la possibilità di un Atlantico o un Niagara, senza mai averli visti e sentiti. La vita non è che una grande catena di cui possiamo conoscere la natura osservandone un singolo anello. Come ogni altra arte, la Scienza della Deduzione e dell’Analisi si può acquisire unicamente attraverso lunghi e pazienti studi, e la vita non è abbastanza lunga perché un essere mortale possa raggiungere il vertice della perfezione in questa scienza’. [trad. N. Rosati Bizzotto] 1 ” In seguito Watson scoprì che l’articolo portava la firma di Holmes. Il titolo Il libro della vita ci suggerisce che, come tutti i geni, anche Holmes si adoperava nel quadro di una missione ambiziosa e incessante: scoprire qualcosa di più dei principi più profondi espressi dai fenomeni della vita. Per Holmes la ‘vita’ è un sistema interconnesso, una “grande catena, di cui possiamo conoscere la natura osservandone un singolo anello”. Ogni singola parte del sistema contiene le informazioni su tutte le altre — più o meno come succede in un ologramma, dove l’intera immagine è diffusa su ogni suo pezzo. Questa convinzione sembra essere un elemento importate della strategia investigativa di Holmes. La sua tecnica di ‘analisi e deduzione’ si basa sul convincimento che una parte di un sistema sia espressione dell’intero. Come sosteneva: “Il ragionatore ideale, una volta che gli viene mostrato un singolo fatto con tutte le sue implicazioni, ne dedurrebbe non solamente la catena di eventi che ad esso ha condotto ma anche tutti i risultati che ad essi seguono. 2 ” L’affermazione di Holmes che “una fuggevole espressione, [una] contrazione di un muscolo, […] un’occhiata” possono farci penetrare “i pensieri più reconditi” di un uomo ha particolare rilevanza per il nostro studio. Implica infatti che anche compor- 14 6 S t r a t e g i e d e l G e n i o sangiovanni s tamenti apparentemente irrilevanti possono contenere indizi su che cosa e come pensa una persona. Secondo Holmes, la capacità di cogliere questi indizi è un’abilità apprendibile che può essere acquisita con lo studio ma che, agli occhi di chi non la possiede, farebbe apparire la persona che l’ha sviluppata come una sorta di mago o “stregone”. Nel suo articolo, Holmes dà alcuni consigli su come fare ad acquisire questa abilità. “Prima di prendere in esame quegli aspetti morali e mentali della questione che presentano maggiori difficoltà, vediamo di affrontare problemi più elementari. Poniamo che il nostro lettore dotato di logica, incontrando un essere umano come lui, possa, con una sola occhiata, conoscerne la storia e il commercio o la professione che svolge. Può sembrare un esercizio puerile, ma esso stimola la facoltà di osservazione, insegna dove e cosa guardare. Dalle unghie di una persona, dalla manica della sua giacca, dai suoi stivali, dal ginocchio dei pantaloni, dalle callosità sul pollice e l’indice, dalla sua espressione, dai polsini della camicia — da ciascuna di queste cose traspare chiaramente l’attività che quella persona svolge. E che, da tutte insieme, un investigatore competente non possa risalire a un quadro d’insieme, è pressoché inconcepibile. 3 [trad. N. Rosati Bizzotto] ” Descrivendo il suo esercizio di osservazione, Holmes inizia a farci comprendere alcuni elementi chiave della sua strategia. A livello di macro-struttura, la strategia di Holmes prevede la raccolta di un certo numero di elementi minori per formare una Gestalt. Attraverso l’osservazione di una serie di dettagli, per esempio le unghie delle mani, il ginocchio dei pantaloni, le callosità su pollice e indice, l’espressione, i polsini della camicia, eccetera, Holmes è in grado di dedurre che cosa questi indizi indichino “tutti insieme”. Al contrario della maggior parte delle persone, che ignora del tutto i dettagli oppure si perde in essi, Holmes è in grado di prendere le distanze e capire che cosa vogliano dire S h e r l o c k H o l m e s 147 sangiovanni s nella loro totalità. È in grado di dedurre le caratteristiche della foresta osservando i singoli alberi. callosità unghie delle mani polsini della camicia professione ginocchia storia mani espressione Sistema per “unire” gli indizi e formare una conclusione Holmes sosteneva infatti che “da molto tempo il mio assioma è che le piccole cose sono di gran lunga le più importanti” 4, e che il suo metodo era “fondato sull’osservazione delle inezie” 5, concludendo che “nulla è insignificante per una mente superiore” 6. È significativo che Holmes suggerisca l’osservazione degli “esseri uomani come lui” come punto di partenza per sviluppare le abilità necessarie a comprendere la “grande catena” della vita. Benché il genio di Holmes sia di solito collegato alla soluzione di crimini e misteri, è importante ricordare che questo talento deriva da un’abilità acquisita “affrontando problemi più elementari” — osservare le persone. Come lo stesso Holmes spiega a Watson: “L’osservazione è per me una seconda natura. Al nostro primo incontro, lei è apparso sorpreso quando le dissi che proveniva dall’Afghanistan. Senza dubbio qualcuno glielo aveva detto. Assolutamente no. Sapevo che lei veniva dall’Afghanistan. Per forza d’abitudine il filo dei miei pensieri si era dipanato così rapidamente nel mio cervello che ero arrivato alla conclusione senza rendermi conto delle tappe intermedie. Ma queste tappe c’erano state. Il filo del ragionamento è stato questo: ecco un signore che ha il tipo del medico ma l’aria di un militare. Quindi, un medico militare. È appena arrivato — — 14 8 S t r a t e g i e d e l G e n i o sangiovanni s dai Tropici poiché è abbronzato, e quello non è il colore naturale della sua pelle; infatti, i polsi sono chiari. Ha attraversato un periodo di stenti e di malattia, come rivela chiaramente il viso teso e stanco. Ha una ferita al braccio sinistro. Lo tiene in modo rigido e innaturale. In quale zona dei Tropici un medico militare inglese può aver passato tante traversie e riportato una ferita al braccio? Ovviamente in Afghanistan. Questa sequenza di pensieri è durata meno di un secondo. [trad. N. Rosati Bizzotto] 7 ” Questo passo, nel quale Holmes descrive con più dettaglio alcuni micro aspetti della sua strategia, ci fa capire un altro elemento della natura del suo genio: la capacità di rendersi conto delle “tappe intermedie” del suo “filo del ragionamento” e di ricostruirle. L’affermazione di Holmes che “per forza d’abitudine il filo dei miei pensieri si era dipanato così rapidamente nel mio cervello che ero arrivato alla conclusione senza rendermi conto delle tappe intermedie” mette in evidenza uno dei problemi maggiori nell’identificare le strategie dei geni: i processi mentali chiave sono diventati così naturali e sottili che avvengono al di fuori della consapevolezza conscia. In altre parole, più si diventa bravi nel fare qualcosa, meno si è consapevoli di come esattamente la si fa. Nell’espletare un compito, ci concentriamo su quello che stiamo facendo e non sui sottili processi mentali che mettiamo in atto per farlo. Il comportamento più efficace è quindi caratterizzato da una “competenza inconscia”. E questo, se da una parte riduce la quantità di sforzo cosciente necessario per raggiungere un obiettivo, dall’altra rende difficile insegnare agli altri come sviluppare lo stesso grado di competenza. Spesso inoltre si dà poca importanza ai passaggi fondamentali del proprio processo di pensiero, in quanto considerati come “banali” o “ovvii”, senza rendersi conto che sono proprio quelle immagini, parole o sensazioni in apparenza così insignificanti e scontate ciò di cui un’altra persona potrebbe aver bisogno per capire come eseguire una strategia mentale. S h e r l o c k H o l m e s 14 9 sangiovanni s La capacità di Holmes di essere consapevole del proprio processo di pensiero viene definita matacognizione, da non confondersi con l’‘autocoscienza’. A differenza di quest’ultima, infatti, la metacognizione non è il risultato di un ‘io’ apparentemente separato che giudica e interferisce con il processo sotto osservazione. La metacognizione implica semplicemente la consapevolezza dei passaggi del proprio processo di pensiero. Spesso raggiunge il livello conscio solo dopo che il processo di pensiero è stato completato, come ci dimostra Holmes. Il valore della metacognizione consiste nel fatto che, rendendo consapevoli del proprio modo di pensare, permette di convalidare o correggere costantemente le proprie strategie di pensiero interiori. Infatti, Holmes sosteneva che il suo genio non era “altro che buon senso sistemizzato” 8. Per fare una breve analogia informatica, chi utilizza un computer non si accorge o non si preoccupa quasi mai dei programmi che lo fanno funzionare. Ma se si vuole migliorare il rendimento della macchina, “correggerne un baco” operativo o tradurre il programma per un diverso tipo di computer, bisogna essere in grado di visualizzare e rintracciare le serie di istruzioni che costituiscono il programma. Dalla descrizione di Holmes apprendiamo che il suo procedimento comporta effettivamente un “filo di ragionamento”, oltre all’osservazione. Holmes non si limita a osservare qualche dettaglio e a giungere a una conclusione, ma crea inferenze dalle relazioni messe in evidenza attraverso combinazioni di osservazioni. Ossia, non si limita a guardare il colore della pelle di qualcuno e a dedurne che è stato ai tropici. Osserva la relazione tra il colore del viso e il colore dei polsi e ne deduce che quello non è il colore naturale della pelle, arrivando quindi alla conclusione che la persona è stata ai tropici. Di fatto, la conclusione non deriva direttamente dalle osservazioni in quanto tali, ma dall’insieme di inferenze a cui si giunge collegando fra loro determinate osservazioni. Prima si trae una serie di inferenze dalle osservazioni dei dettagli comportamentali e ambientali, poi da queste si trae una conclusione. 15 0 S t r a t e g i e d e l G e n i o sangiovanni s Osservazione Inferenza Tipo del medico Aria militare Medico militare Viso abbronzato Polsi chiari È stato nei tropici Conclusione Afghanistan Viso teso e stanco Periodo di malattia Braccio rigido Sembra ferito Trarre inferenze dalle osservazioni Per Holmes quindi l’“osservazione” è il processo di trarre inferenze dalla percezione di un insieme di dettagli, non il semplice atto di percepire i dettagli. Come disse una volta a Watson, “Lei vede ma non osserva” 9. In Uno studio in rosso Holmes dimostra e descrive nuovamente alcuni micro-aspetti della sua strategia quando deduce correttamente la storia di un cliente che non aveva mai incontrato prima. “Come diamine è arrivato a dedurlo [che era un sergente di Marina a riposo]?” “Anche dal lato opposto della strada distinguevo una grossa ancora blu tatuata sul dorso della mano di quell’uomo. Quello sapeva di mare. Aveva però il portamento di un militare, e i basettoni regolamentari. E qui entrava in ballo la Marina. Era un uomo che si dava una certa importanza, e una certa aria di comando. Lei avrà certamente notato come teneva la testa e come dondolava il bastone. Un uomo, inoltre, posato e rispettabile, di mezz’età, a giudicare dal suo aspetto - tutti elementi che mi hanno indotto a ritenere che fosse stato un sottufficiale. 10 [trad. N. Rosati Bizzotto] ” S h e r l o c k H o l m e s 151 sangiovanni s In questo esempio, ci accorgiamo ancora una volta che Holmes collega insieme prima alcune osservazioni per trarre inferenze e poi le inferenze per arrivare a una conclusione. Questo procedimento è un esempio di ciò che potrebbe essere definito “pensiero convergente” — ossia, le inferenze sono collegate e sintetizzate insieme, muovendo dal generale allo specifico, per formare un risultato univoco. Osservazione Ancora tatuata Inferenza Conclusione Mare Portamento da militare Marina Basettoni regolamentari Sergente della marina Modo di tenere la testa Importanza Dondolare il bastone Aria di comando Mezz’età Posato e rispettabile Trarre una conclusione da osservazioni e inferenze 15 2 S t r a t e g i e d e l G e n i o