8.5 Gli stabilimenti di esplosivi e la sicurezza attiva
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8.5 Gli stabilimenti di esplosivi e la sicurezza attiva
GLI STABILIMENTI DI ESPLOSIVI E LA SICUREZZA ATTIVA E PASSIVA I rischi che derivano dalla loro lavorazione e le conseguenti protezioni antincendio Ing. Giampiero Presti - Ing. Domenico Del Signore Le sostanze esplosive Le sostanze esplosive sono materiali solidi, liquidi o gassosi suscettibili di esplodere, vale a dire liberare la loro energia potenziale in un tempo molto breve, per mezzo di una reazione chimica rapida autosostenuta, anche in assenza di aria, grazie alla presenza in tali prodotti di combustibile e di comburente. Durante questa decomposizione, meglio indicata con il nome di esplosione, si produce un volume importante di gas, con valore di temperatura non trascurabile, e picchi di pressione molto elevati, che sono all’origine degli effetti meccanici dannosi, più o meno violenti, su oggetti posti nelle vicinanze. Senza entrare nel fondo della descrizione del fenomeno dell’esplosione, si può dire brevemente, che questo può tradursi in una azione di “deflagrazione” o di “detonazione”. Nella prima azione si ha la propagazione della reazione chimica nella sostanza esplosiva e ciò avviene principalmente per conducibilità termica; nella seconda azione l’esplosione si propaga, nel materiale esplosivo, attraverso la trasmissione meccanica dell’onda esplosiva, o attraverso la trasmissione delle onde di choc. Le sostanze esplosive, però, possono anche bruciare lentamente, quando non sono innescate violentemente e in presenza di ambienti non confinati e di piccole quantità di materiale. Fra i tre tipi di reazione, la detona- che le problematiche relative alla sicurezza attiva e passiva, alle misure di prevenzione incendi, alla gestione della sicurezza connessa con tali attività. Naturalmente la descrizione dei processi in oggetto è forzatamente incompleta e sommaria. Generalità di processo zione ha effetti più devastanti rispetto alla deflagrazione e combustione in quanto si manifesta con maggiore celerità, e può produrre pressioni superiori a 2*10 5 bar. Le sostanze esplosive sono numerose ed alcune di queste sono utilizzate funzionalmente in applicazioni civili e militari. Tali sono i prodotti indicati con nomi di polveri di lancio, grani propellenti, esplosivi di scoppio e composizioni pirotecniche. Queste sostanze sono causa di rischi elevati e la loro lavorazione, trasporto e vendita sono regolamentate da disposizioni di legge quali il “Testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza” ed altre più specifiche tra cui: R.D. 18/6/1931 n. 773, il R.D. 6/5/1940 n. 635 (Regolamento per l’esecuzione del T.U.) ed il D.P.R. 19/3/1956 n. 302 Titolo II “Produzione ed impiego degli esplosivi”. Nei paragrafi che seguono si riporta la descrizione di alcuni processi produttivi realizzati in uno stabilimento esplosivistico, prendendo in conto anANTINCENDIO novembre 1998 In uno stabilimento di materiali esplosivi, le attività sono molteplici e riguardano un insieme di lavorazioni di trasformazione chimica e meccanica delle materie prime e composti per ottenere prodotti vari come esplosivi di scoppio, polveri di lancio, grani propellenti, miscugli di polveri piriti, caricamento proietti o teste di guerra in generale, assiematura munizioni, assiematura razzi, assiematura di motori per missili e per vettori spaziali; inoltre è da rilevare la presenza di impianti destinati alla trasformazione di materiali metallici, in acciaio e leghe leggere per la realizzazione di involucri per proietti, tubi motori per razzi, tubi in materiale composito ed altro. Fabbricazione delle polveri di lancio Le polveri di lancio si distinguono in singola, doppia e tripla base. La prima ha come elemento fondamentale la sola nitrocellulosa; la seconda è composta oltre che dalla nitrocellulosa anche dalla nitroglicerina; la terza infine pos79 GLI STABILIMENTI DI ESPLOSIVI siede anche la nitroguanidina. Il procedimento di fabbricazione di una polvere di lancio è un insieme di operazioni meccaniche di mescolamento degli elementi fondamentali ed aggiuntivi, con aggiunta di adeguati solventi, previsti per ogni composizione, per ottenere quali prodotti finali granetti monoforati e multiforati di richieste dimensioni. È molto importante, in questi processi, rispettare le percentuali dei componenti richiesti, per evitare problemi in lavorabilità e ritiri irregolari sui grani, che avrebbero influenza negativa sul risultato di combustione. Parleremo ora di come viene fabbricata una polvere a singola base. Polvere a singola base Le materie prime di una polvere a singola base sono: a) a miscela di nitrocellulosa, costituita dal 32% di cotone collodio e dal 68% di fulmicotone; la miscela, oltre ad avere un residuo di acqua del 33% che ne consente il trasporto senza rischi eccessivi, ha anche un titolo di azoto del 13,15% ottenuto come combinazione dei titoli di azoto del cotone colloide e del fulmicotone; b) alcool etilico con elevato grado di purezza, bassa concentrazione di impurità organiche e basso valore di acidità; c) etere etilico completamente privo di perossidi d) sostanze stabilizzanti con effetto raffreddante gelatinizzante e di riduzione dell’igroscopicità della polvere (si ricorda il solfato di potassio che ha effetto di ridurre la vampa prodotta dalla polvere durante il tiro). comprende la disidratazione della nitrocellulosa, l’impasto e la macerazione di tutti i componenti, la trasformazione in blocchi della mescola ottenuta, la trafilazione della stessa per l’ottenimento dei granetti, il recupero dei solventi, l’essiccamento e l’imballaggio dei granetti. Disidratazione della nitrocellulosa La disidratazione è la prima fase di fabbricazione della polvere. L’operazione consiste nell’allontanamento dell’acqua dalla miscela di nitrocellulosa sostituendola con alcool etilico. Il procedimento viene eseguito di solito utilizzando presse idrauliche costituite da un cilindro entro il quale scorrono due pistoni, uno superiore ed uno inferiore. Al centro di ogni pistone è ricavato un foro. Introdotta la miscela di nitrocellulosa centrifugata nel cilindro della pressa, i due pistoni vengono messi in movimento facendo in modo di non esercitare elevate pressioni sulla nitrocellulosa. Per mezzo del foro del pistone superiore viene effettuata l’aspirazione dell’acqua tramite pompa, mentre dal foro del pistone inferiore viene immesso l’alcool a pressione nella quantità esatta. La differenza di pressione che si instaura fra il pistone superiore ed inferiore attraverso lo strato di nitrocellulosa, facilita lo spostamento dell’acqua da parte dell’alcool, con la sua completa sostituzione. Il tempo di spremitura della nitrocellulosa viene determinato sperimentalmente per ottenere l’esatto contenuto di alcool richiesto. Impasto, macerazione e compattazione in blocchi della mescola Fasi di fabbricazione Il procedimento di fabbricazione 80 Alla disidratazione seguono l’impasto e la macerazione. Le operazioni ANTINCENDIO novembre 1998 menzionate si prefiggono il mescolamento e l’omogeneizzazione della nitrocellulosa con altri elementi secondari previsti dalla composizione della polvere. Durante l’impasto viene versato etere solforico, nella percentuale richiesta, completando così l’aggiunta dei solventi necessari per la gelatinizzazione della mescola da ottenere. Dal momento che nella mescola, dopo l’impasto, possono esservi dei grumi, questa viene tritata con macchine maceratrici che dispongono di tamburi dentati al posto dei mescolatori. Nel corso della macerazione si formano pezzi irregolari di mescola che devono essere compattati in presse per ottenere blocchi cilindrici. Trafilatura, taglio e primo recupero solventi Queste operazioni hanno lo scopo di trasformare i blocchi di mescola in grani della forma e dimensioni richieste. I blocchi compattati, inseriti in apposite presse, sono inizialmente soggetti ad una prima trafilazione, per completare il procedimento di omogeneizzazione e di gelatinizzazione; successivamente sono inviati ad una ulteriore trafilazione per avere i fili di propellente delle dimensioni finali. I fili ottenuti, di sufficiente lunghezza e con uno o più fori distribuiti sulla loro sezione trasversale, sono raccolti in appositi cestelli rotanti, che non gli permettono di essere assoggettati alle sollecitazioni di torsione. Questi vengono poi inseriti nelle macchine tagliatrici dove una lama rotativa li riduce in granetti. Afase di taglio ultimata, i granetti di propellente, con un sistema pneumatico di tubazione, vengono trasferiti in un contenitore nel quale ha corso il primo recupero dei solventi. Esso è ottenuto facendo attraversare lo strato di polvere da un flusso di aria calda, immessa dall’alto del contenitore. Du- GLI STABILIMENTI DI ESPLOSIVI rante il percorso l’aria trascina via i vapori di solvente. Appena l’aria satura di solventi raggiunge il fondo del contenitore, tramite una griglia, viene convogliata prima su alcuni filtri e successivamente in un’apparecchiatura di condensazione. Qui si realizza così la separazione fra aria e miscuglio di solventi. l’operazione di lavaggio, prima di essere ulteriormente lavorata, viene sottoposta ad essiccamento in aria calda, per la durata di almeno 15 ore, e nel contempo anche ad un primo mescolamento. Al termine, la polvere viene rimossa e depositata in fusti per uno stanziamento intermedio. Caricamento dei proiettili Secondo recupero solventi e bagno della polvere in acqua calda Di seguito al primo recupero dei solventi, viene realizzato, sulla polvere, il secondo recupero dei solventi. Il procedimento è identico al precedente. Dato che in questa fase l’infiammabilità della polvere è aumentata, il controllo visivo ed i parametri fisici del processo (temperatura della polvere, temperatura dell’aria, velocità dell’aria, ecc.) sono eseguiti, rispettivamente, attraverso telecamere e pannelli elettrici ubicati in un locale separato e distanziato dal punto di recupero. I solventi estratti dall’aria vengono inviati nella torre di distillazione. Al termine del secondo recupero i solventi residui della polvere sono dell’ordine del 3-4%. Ultimato il secondo recupero solventi, della durata di 24-48 ore, la polvere, ancora contenuta nei cassoni, viene annegata in acqua per essere trasportata negli altri reparti per il completamento del ciclo produttivo. La prima fase che segue al recupero solventi è il lavaggio, in acqua calda, della polvere dopo essere stata preventivamente setacciata. La polvere viene immersa in vasche e vi rimane per alcuni giorni. Essiccamento finale ad aria calda, mescolamento imballo La polvere bagnata proveniente dal- Per poter sfruttare tutta l’energia disponibile, in modo da avere le massime prestazioni nei proiettili, gli esplosivi devono essere opportunamente lavorati e confezionati in adatte forme. Dal loro processo di fabbricazione, gli esplosivi sono forniti sotto forma di cristalli, granuli oppure scaglie. In questa forma fisica discontinua, presentano una densità gravimetrica piuttosto bassa, circa 0,8 g/cm3 e pertanto bassa efficacia. Occorre portare la loro densità a valori prossimi a quella assoluta, di 1.55-2 g/cm 3, per esaltare le loro proprietà detoniche. A queste densità diviene massima la velocità di decomposizione o di detonazione realizzando il miglior rendimento di trasferimento dell’energia liberata nell’esplosione alle parti metalliche del proietto. Per raggiungere le densità ottimali, si ricorre al procedimento di caricamento degli esplosivi, che può essere eseguito con tecnica di fusione o di compressione, in funzione del tipo di proietto dell’effetto terminale a questo attribuito. Caricamento per fusione Il caricamento dei proietti, con ciclo di fusione, si ottiene compiendo le operazioni di ispezione preliminare con il metal-detector dell’esplosivo, fusione e semolatura dello stesso, preriscaldo e riempimento degli involucri metallici dei proietti, solidificazione e fresatura delANTINCENDIO novembre 1998 l’esplosivo contenuto nel proietto. Il procedimento si esplica secondo due fasi consecutive di cui una preliminare di prefusione e l’altra di completamento della fusione con omogeneizzazione. L’impianto è costituito, quindi, dal prefusore, dal fusore-omogeneizzatore, da condotti di trasferimento dell’esplosivo fuso fra un elemento e l’altro dell’impianto e dagli ugelli di caricamento. Il prefusore è un recipiente di forma cilindrica, chiuso alle estremità superiori da un coperchio sferico e nella parte inferiore da un imbuto. Esso è costruito in acciaio inossidabile e dispone di una parete interna ed una esterna distaccate con intercapedine. Il riscaldamento dalle pareti del prefusore avviene con vapore o acqua surriscaldata, che percorre un tubo a spirale dislocato nell’intercapedine. La parete esterna del prefusore è coibentata con materiale isolante per evitare la dispersione di calore. Il calore scambiato fra parete interna del prefusore e l’esplosivo produce il rammollimento della parte basso-fondente di quest’ultimo ottenendo la fusione. Dal prefusore, l’esplosivo raggiunge il fusore per gravità attraverso un condotto riscaldato con acqua per evitare la solidificazione dell’esplosivo e la conseguente costruzione della tubazione. Il fusore dispone all’interno di un agitatore con variatore di velocità, che provvede alla omogeneizzazione della massa fusa di esplosivo. Nell’operazione di fusione si sviluppano, nei recipienti suddetti, vapori di tritolo che, dopo aver attraversato un abbattitore di particelle in controcorrente d’acqua, vengono scaricati nell’atmosfera. Il più delle volte, il riempimento dei proiettili viene eseguito alla pressione atmosferica. In casi particolari, quando sono richieste prestazioni maggiori per una carica di scoppio di un proiettile, si ricorre al caricamento sotto vuoto. 81 GLI STABILIMENTI DI ESPLOSIVI Semolatura La semolatura è una operazione a cui si ricorre, nel corso della solidificazione dell’esplosivo, per ridurre al minimo il suo ritiro, aumentare il crearsi di numerosi centri di solidificazione, evitare il formarsi di grossi aggregati cristalli nella massa esplosiva del proiettile e per diminuire il tempo di raffreddamento. Questa operazione consiste nel versare all’interno degli involucri un esplosivo non completamente liquido, ma esplosivo semifluido comunque ancora colabile. L’esplosivo semifluido può essere ottenuto sia aggiungendo la massa liquida con una opportuna percentuale di esplosivo solido semolato, avente cristalli molto piccoli, sia agitando durante il raffreddamento il liquido o una parte di esso, per ottenere piccole particelle disperse che costituiscono i centri di solidificazione. Riempimento degli involucri dei proiettili Gli involucri dei proiettili, prima di essere riempiti, sono sottoposti ad ispezione visiva interna delle cavità e successivamente predisposti con degli imbuti di colaggio. Ultimata questa fase, gli involucri sono inviati al preriscaldamento in un forno a circolazione d’aria calda entro il quale raggiungono la temperatura di 80 gradi centigradi. Questa operazione è importante per evitare il formarsi di difetti di superficie che si produrrebbero sicuramente se venissero utilizzati corpi freddi. Questo accorgimento, inoltre, evita l’instaurarsi, nella carica esplosiva, di uno stato di tensioni residue instabili per effetto degli elevati gradienti termici che verrebbero a esistere fra la superficie fredda ed il cuore della massa esplosiva fuso. Si otterrebbe una esaltazione di infragilimento indesiderato nell’esplosivo. 82 Appena usciti dal forno, gli involucri sono prima sottoposti al controllo della temperatura raggiunta e poi vengono portati agli ugelli dell’impianto di fusione per essere riempiti. Solidificazione L’esplosivo, versato negli involucri metallici dei proietti, comincia a solidificare sulle pareti e sul fondo. Per avere cariche esplosive senza difetti, occorre che la solidificazione avvenga per strati paralleli a partire dal fondo della granata. Ciò in quanto l’esplosivo solidificando si ritira formando un cratere nella zona centrale. Per chiudere questo cratere, occorre che nella parte superiore dello strato solido vi sia dell’esplosivo fuso di alimentazione. Il procedimento continua fino alla formazione degli ultimi strati solidi, nella parte alta del proietto, detta ogiva, per i quali l’esplosivo di alimentazione del cratere è quello contenuto nell’imbuto di riempimento. Il processo va pilotato e controllato, se così non fosse, a causa del rapido raffreddamento e solidificazione dell’esplosivo verrebbe a mancare l’esplosivo fuso di alimentazione per gli ultimi strati. Si formerebbe una inevitabile cavità di ritiro centrale nella massa esplosiva, che non è ammessa. Fresatura La fresatura è una operazione fatta per ricavare, nella parte alta nella carica di esplosivo, parte ogivata del proietto, la cavità per l’alloggio del booster della spoletta. Prima di iniziare questa fase, viene effettuata la pulizia della superficie esterna della granata per rimuovere eventuali sgocciolamenti esplosivi, avutisi nel caricamento. L’operazione di fresatura, trattandosi di una lavorazione meccanica degli esplosivi, viene eseguita dietro adeguata proteANTINCENDIO novembre 1998 zione in condizione di sicurezza. Questa è costituita di un’area delimitata da pareti di cemento armato, di adeguato spessore, dentro la quale è posta la macchina di fresatura; essa consiste di una piattaforma su cui è posizionata la pinza di sostegno del proietto e la slitta porta utensile. Gli inserti di taglio dell’utensile sono costituiti di materiale antiscintilla (ottone). Il movimento di avanzamento relativo può essere attribuito indifferentemente o al proietto o all’utensile. La fresatura avviene raffreddando l’utensile con un getto d’acqua. L’introduzione della granata sulla macchina di fresatura avviene da una finestra chiusa da una porta di acciaio comandata automaticamente e coordinata con tempi di inizio e fine dell’operazione di fresatura. Protezioni attive antincendio Gli obiettivi della prevenzione incendi in un impianto di esplosivi sono essenzialmente due: – raffreddare le zone a rischio esposte ad effetto domino – evitare, per quanto possibile, deflagrazione in zone di produzione. Per questi due tipi di prevenzione vengono applicate estesamente i seguenti mezzi di protezione antincendio: – rete idranti ad acqua – impianti fissi a diluvio – impianti fissi di tipo sprinkler – impianti a gas estinguente. La rete idranti sarà alimentata da una riserva idrica (serbatoio a vasca) avente una capacità alla massima portata di progetto per una autonomia di almeno quattro ore. Le pompe saranno del tipo: – n. 1 minimo alimentata da motore elettrico GLI STABILIMENTI DI ESPLOSIVI – – n. 1 minimo alimentata da motore diesel n. 1 pompa di pressurizzazione. Le pompe principali saranno dimensionate con una portata che assicurerà il funzionamento di due idranti con le bocche UNI 70 aperte (portata indicativa 2000 lt/min) più la portata del sistema fisso più gravoso nella zona più a rischio (ad esempio un impianto a diluvio in una zona di produzione). La portata complessiva del sistema di acqua antincendio potrà raggiungere i 4.000-5.000 lt/min (240÷300 mc/h). Gli idranti saranno situati vicino a tutte le aree di rischio (di manipolazione e/o immagazzinamento) in modo che almeno due idranti possano intervenire in ogni edificio. Gli idranti avranno come minimo due bocche UNI 70 e una bocca UNI 45 per gli interventi su ridotti focolai di ignizione. Naturalmente ogni colonna idrante sarà provvista di una cassetta di corredo completa di n. 2 manichette e n. 2 lance a multiplo effetto di tipo idoneo. Gli impianti fissi a diluvio saranno sistemati in tutte le aree di rischio in cui si manovra esplosivo e dove presente o meno l’operatore, sia immediatamente necessario un intervento con acqua frazionata o nebulizzata. I sistemi a diluvio saranno azionati manualmente mediante: – filo – apertura valvole di controllo – pulsanti elettronici automatici. Invece in aree a più alto rischio saranno attivati automaticamente dai seguenti apparati: – impianti di rilevazione di fiamma – impianti di rilevazione di fumo – impianti di rilevazione di temperatura mediante rilevatori elettronici o filo termosensibile. Nel caso degli impianti con manipolazione di esplosivi sarà determinante la velocità di intervento dell’impianto antincendio per cui saranno adottati i seguenti provvedimenti di sicurezza: – installazione degli erogatori ad acqua in modo da coprire tutte le zone in pericolo e tutte le apparecchiature di processo, se necessario, anche all’interno delle stesse – installazione del filo di attivazione manuale o del filo termosensibile vicino a tutti i punti dove l’operatore è esposto o dove può scaturire un focolaio di ignizione. Tali punti di rilevazione saranno quindi situati, ad esempio, vicino a: – taglierine di esplosivo in fili – presse – macchine di confezionamento – macchine di miscelazione, ecc. Infine tutti gli impianti di rilevazione saranno accuratamente manutenzionati e gestiti con ispezioni periodiche in modo che non avvengano falsi allarmi o interventi spuri molto pericolosi in zone di produzione o immagazzinaggio. Sarà quindi necessario provare periodicamente questi impianti non solo “in bianco” ma anche facendo funzionare tutti i componenti del sistema per testarne l’affidabilità nel tempo. Gli impianti sprinkler invece saranno installati solo là dove si può instaurare un pericolo di incendio, non esplosione, ed anche un incendio a limitata propagazione in modo che il fronte di fiamma non superi l’apertura delle testine sprinkler. Anche gli impianti schiuma saranno situati solo là dove sono presenti liquidi infiammabili o idroalcolici ovvero quando lo richiede il processo di produzione (vedi descrizione iniziale). In questo modo un impianto schiuma invierà usualmente o automaticamente la ANTINCENDIO novembre 1998 schiuma all’interno dell’apparecchiatura di processo o del locale a rischio in modo da evitare propagazioni di incendio. Facciamo notare che l’effetto domino non è determinante comunque in un impianto di esplosivi, per i seguenti motivi principali: – ampie distanze di sicurezza fra edifici di produzione, manipolazione o immagazzinamento – bastionatura intorno a tutti i fabbricati a rischio – locali separati da muri tagliafuoco o da barriere fisiche – mezzi di delimitazione o restringimento dell’accesso ad aree di rischio durante i processi di lavoro (semafori di blocco, cartellonistica di sicurezza, sbarre di fermo, ecc.). Gli impianti a CO 2 infine, possono essere usati solo in piccoli locali dove un rischio di incendio deve essere abbattuto immediatamente. Fino ad oggi venivano estesamente impiegati gli impianti ad Halon 1301 ma le recenti leggi (in particolare il D.M. 26/3/1996) hanno limitato notevolmente l’uso di tale estinguente e agevolato l’impiego di gas estinguenti alternativi con ODPvicino o uguale a O. La maggior parte di tali estinguenti hanno il grande vantaggio di essere ecologici e di possedere una potenzialità di spegnimento paragonabile a quella dell’Halon ma hanno il grande difetto di dover essere stoccati in nuovi impianti aventi contenitori e componenti diversi da quelli installati nel caso dell’Halon e quindi la loro installazione richiede spesso investimenti non irrilevanti. Naturalmente i sistemi antincendio per impianti che maneggiano esplosivi saranno completati da una abbondante disponibilità di estintori portatili e carrellati. Tali estintori saranno preferibilmente del tipo a polvere o ad anidride car83 GLI STABILIMENTI DI ESPLOSIVI bonica. Essi saranno di tipo omologati da 6 o da 9 kg di capacità e saranno dislocati in tutti gli edifici di produzione o stoccaggio in ragione di un estintore ogni 50-100 mq a causa dell’entità del rischio. Naturalmente tutti gli addetti ed operai dovranno essere addestrati, come minimo, all’uso degli estintori portatili dato che in caso di piccolo focolaio di ignizione è necessaria la rapidità di intervento anche perché, in questi impianti, un incendio si può facilmente trasformare in qualcosa di molto più grave. Gestione di sistemi di sicurezza attiva Nell’ambito della gestione degli impianti ed apparecchiature antincendio affinché non risentano di un decadimento di efficienza, deleterio per tali impianti nel momento della emergenza, elenchiamo una serie di provvedimenti di manutenzione e verifica periodica che potranno essere facilmente espletati dagli addetti alla squadra antincendio e di sicurezza aziendale e che anzi rappresenteranno uno dei compiti fondamentali affidati a tale gruppo di persone. Tali incarichi potranno essere così riassunti: 1) Mantenere regolarmente gli idranti eseguendo prove a irrorazione soprattutto per verificare il grado di deterioramento della manichetta e verificando la funzionalità dei vitoni di manovra, dei rubinetti, ecc.; 2) Mantenere gli estintori portatili e carrellati in completa ottemperanza alla norma UNI 9994 ogni sei mesi come indicato dalla legge (D.P.R. 597/55). 3) Verificare visivamente la efficienza di tutti gli impianti fissi antincendio 84 eseguendo almeno una volta ogni sei mesi una prova di erogazione non solo tramite la test valve per l’efficienza della valvola di controllo ma anche tramite l’erogazione di acqua dagli ugelli. 4) Mettere in moto le pompe principali antincendio ed in particolar modo quella mossa da motore diesel una volta alla settimana e comunque programmare specialmente su questa pompa e soprattutto il motore una continua manutenzione periodica su tutti i componenti. 5) Verificare l’efficienza delle valvole di sezionamento della rete muovendo i volantini o il servomeccanismo una volta a settimana a rotazione su tutte le valvole. 6) Verificare una volta l’anno l’efficienza di tutti i sistemi di rilevazione con incendi spenti “in loco” e comunque verificare l’affidabilità degli stessi soprattutto di quelli di fiamma mediante l’opportuna strumentazione atta a simulare la presenza di un focolaio da rilevare. Protezioni passive Le protezioni passive nell’ambito di uno stabilimento di esplosivi saranno essenzialmente basate sui seguenti provvedimenti: 1) Distanze di sicurezza Tutte le zone (edifici) a rischio saranno situate ad una distanza variabile fra i 15/30 metri l’uno dall’altro per evitare disastrosi effetti domino. 2) Bastionatura degli edifici a rischio di esplosione. Saranno previste bastionature in terra o in cemento intorno a tutti i fabbricati in cui è effettivo il rischio di esplosione. Tali bastionature aventi di solito alANTINCENDIO novembre 1998 tezza pari alla altezza totale del fabbricato eviteranno che “missili” possano partire dal luogo in cui è avvenuta l’emergenza colpendo altri edifici e le persone intorno alla area di rischio. Talvolta alcuni fabbricati potranno essere anche costruiti in galleria protetta. 3) Porte blindate o tagliafuoco. Tali mezzi, insieme ai muri aventi le stesse caratteristiche, devono limitare il danno solo nei locali dove avvengono lavorazioni pericolose. L’uomo sarà così protetto da un qualunque incidente e in particolare da esplosioni pericolose. Spesso porte blindate o tagliafuoco sono dotate di microswitches e segnalazioni atte ad impedire l’inizio del processo a rischio finché persiste la presenza dell’addetto o la porta non è chiusa. 4) Coperture o pareti costruite in materiali leggeri in modo che possano essere facilmente asportate da un’esplosione rappresentando una parte a limitata resistenza nell’ambito di fabbricati dove è possibile il pericolo di esplosioni. Tali pareti, spesso, confinano con una bastionatura per evitare comunque al massimo l’effetto domino in caso di incidente grave. Naturalmente non forniamo indicazioni in merito alle protezioni passive più consolidate in questo tipo di impianto quali: – impianti elettrici antideflagranti – areazione forzata o naturale in tutte le aree – cartellonistica di sicurezza a norma – vie di esodo disponibile ed abbondanti in ottemperanza alla legge. GLI STABILIMENTI DI ESPLOSIVI Gestione della sicurezza durante il lavoro Manipolazione esplosivi Tutte le operazioni di manipolazione esplosivi saranno eseguite applicando almeno i seguenti criteri di sicurezza: – uso da parte di tutti i lavoratori di indumenti “ad hoc” e in particolare di calzature antistatiche; – realizzazione di pavimenti in cemento atti ad essere impiegati in edifici come quelli in oggetto; – pareti di tutti i locali di lavorazione, e soprattutto dell’ambiente dove vengono effettuate lavorazioni sotto blindatura senza presenza di personale, atte ad evitare la propagazione ai fabbricati o lavorazioni limitrofe; – numerose vie di fuga presenti lungo tutto il perimetro degli edifici. Le vie di esodo non supereranno i 30 metri. Inoltre alcune porte saranno dotate di interblocco in modo che, all’apertura della porta, le lavorazioni a rischio si fermino per evitare il coinvolgimento di lavorazioni in caso di esplosivi; – tutte le macchine ed attrezzature saranno sottoposte a visite periodiche e a relative pulizie e/o manutenzioni; – saranno ampiamente prese le opportune precauzioni contro l’accumularsi di elettricità statica; – tutti gli apparecchi e recipienti saranno sottoposti ad inertizzazione prima di essere portati in riparazione; – all’esterno di ogni reparto saranno affisse le tabelle relative alle procedure di sicurezza in caso di emergenza o infortunio. Uso dei carrelli elevatori Riportiamo alcune classiche procedure d’uso per i carrelli elevatori in un impianto di esplosivi. – I carrelli elevatori, le pale meccaniche e altri mezzi speciali devono essere guidati solo da chi è autorizzato: per essi è necessario un patentino rilasciato dalla Società. – Non si possono trasportare persone oltre quelle consentite. – Tutti i carrelli, azionati da qualsiasi tipo di motore, sono dotati di chiave estraibile per l’arresto del motore, chiave che il guidatore deve portare con sé in caso di allontanamento dal mezzo, per impedire l’uso da parte di non autorizzati. – Tutti i veicoli devono percorrere le strade interne della fabbrica ad una velocità non superiore a 20 km/ora. – La segnaletica indicherà i punti dove occorre fare particolare attenzione; tuttavia i conducenti dei veicoli non devono limitarsi a rispettare solamente le indicazioni dei cartelli, ma devono ricordare sempre di usare la massima cautela. Prima di arrivare in corrispondenza di punti pericolosi, i conducenti devono azionare il segnale acustico, se il veicolo ne è provvisto, altrimenti devono rallentare la marcia in modo da poterlo bloccare istantaneamente in caso di necessità. In particolare, per gli spostamenti di grandi quantitativi di esplosivo, i mezzi di trasporto debbono essere condotti con la massima prudenza. Per gli spostamenti dei piccoli quantitativi nell’interno della fabbrica, seguire il percorso fissato e le particolari istruzioni relative ai vari tipi di esplosivo. – I carri elevatori a forche devono trasportare esplosivo sospeso solo per brevi tragitti. Quando transitano lunANTINCENDIO novembre 1998 – – – – go le strade di comunicazione non devono trasportare esplosivo sulle forche. Durante il trasporto i carichi devono essere sistemati e vincolati in modo da evitare il pericolo di caduta degli stessi. Durante le manovre di presa e sollevamento allontanarsi dalla zona sottostante. Il carico dev’essere tenuto il meno possibile alto rispetto al terreno e non dev’essere alzato durante il moto. È obbligatorio rispettare i segnali di prescrizione. Il limite di velocità è segnalato ai margini delle strade e, comunque, per carichi di esplosivo, non potrà essere mai superiore ai 30 km/ora. – La precedenza spetta di diritto: - alle autoambulanze; - ai mezzi dei vigili del fuoco; - ai convogli con carico di esplosivo segnalati mediante uno dei seguenti sistemi: - luce ad intermittenza; - rettangolo arancione con catarinfrangenti; - bandiera rossa; – i veicoli in sosta forzata non devono creare intralci alla circolazione. Lavori entro tubazioni o recipienti Prima di far eseguire lavori entro tubazioni o recipienti, nei quali possano esservi gas tossici o nocivi, il preposto deve disporre numerosi lavaggi, ventilazione ed altre misure idonee; inoltre deve far bloccare le valvole delle tubazioni che sono in comunicazione con il serbatoio, intercettare le tubazioni con flange cieche ed applicate sui dispositivi di chiusura un avviso con il divieto di manovrarli. Nel caso possa esservi la presenza di gas tossici o nocivi, i lavoratori de85 GLI STABILIMENTI DI ESPLOSIVI vono essere assistiti da altro lavoratore situato sull’esterno e se necessario essere muniti di cintura di sicurezza ed autorespiratore. Il lavoro, comunque, non potrà essere eseguito, se il Capo responsabile non avrà compilato il relativo permesso, dopo aver seguito la procedura prevista. È proibito calzare in fabbrica scarpe con chiodi di ferro: adoperare esclusivamente quelle speciali, che sono provviste di suole antistatiche (quando necessario) e puntale di sicurezza. Grande importanza ha la pulizia personale per l’igiene degli operai; specialmente se sono a contatto con determinati esplosivi. Perciò si raccomanda di lavarsi sempre le mani prima di toccare i cibi e di far uso delle docce quando ciò è obbligatorio. Pulizia dei reparti D’importanza eccezionale è la pulizia dei locali. Pulire pertanto i locali quando è necessario, sia durante che alla fine del lavoro, usando a seconda delle lavorazioni i mezzi che sono stati indicati caso per caso nelle norme particolari. Durante il lavoro bisogna avere cura di tenere sempre ben puliti l’esterno dei recipienti e le parti accessibili delle macchine, ed in modo particolare tutte quelle parti in cui vi sia possibilità di attrito o sfregamento (ingranaggi, pulegge, ecc.) o di alta temperatura (tubi di vapore, recipienti riscaldati, termosifoni, ecc.). Alla fine del lavoro la pulizia si deve effettuare parimenti anche nell’interno degli apparecchi, per eliminare tutte le tracce delle sostanze che vi sono state contenute durante il lavoro. Tutti i rifiuti devono essere minuziosamente raccolti negli appositi recipienti. 86 I recipienti destinati a contenere scarti esplosivi, devono essere opportunamente contrassegnati. Questi saranno vuotati periodicamente ed il contenuto sarà inviato al campo bonifica per la distruzione. Infine evitare in modo assoluto che qualunque corpo o sostanza estranea cada nelle macchine o nei recipienti di lavorazione. Porre attenzione in modo speciale agli stracci unti ed ai lubrificanti: tracce di grasso o di olio, dentro un apparecchio dove vengono lavorati esplosivi, possono provocare l’accensione degli stessi. porte aperte o non chiuse a chiave o con catenacci. Le porte di emergenza, apribili con una semplice spinta, oppure premendo sull’apposita maniglia, debbono essere provate a inizio lavoro. Queste aperture non devono mai essere ostruite. Pertanto, non lasciare mai carrelli, rimorchi, casse e fusti davanti a porte e all’imbocco di passaggi o di gallerie: in caso di necessità il personale deve poter uscire celermente. Dispositivi di protezione individuale Il posto di lavoro Maschere e filtri Nei vari locali di lavorazione possono accedere esclusivamente gli addetti a quella determinata lavorazione e non altri. È proibito cambiarsi l’abito nei locali di lavorazione, portarvi bevande, cibi, ed oggetti estranei. Il personale può consumare i suoi pasti esclusivamente negli appositi refettori e nelle ore stabilite. È da tener presente che nessuno deve modificare le disposizioni ricevute senza esserne previamente autorizzato. È proibito eseguire riparazioni di apparecchi o macchinari durante la lavorazione con esplosivo. In caso di inderogabile necessità, sarà richiesta autorizzazione al Capo Reparto. Infine, se durante la lavorazione il personale notasse qualcosa di anormale, deve immediatamente avvisare i superiori. Vie di esodo sgombre ed accessibili Bisogna sempre avere cura che i locali, durante il lavoro, abbiano tutte le ANTINCENDIO novembre 1998 I mezzi più comuni per la difesa delle vie respiratorie contro i gas nocivi sono: – maschere a filtro; – autoprotettori (o autorespiratori). La maschera a filtro serve a purificare dai gas tossici l’aria inspirata. L’autoprotettore esclude l’operatore dall’ambiente inquinato e lo rifornisce d’aria. La maschera è costituita da: – facciale; – schermo a occhiali; – valvola di espirazione (scarico); – valvola di inspirazione; – tiranti elastici; – filtri antigas. I filtri possono essere: – polivalenti, – monovalenti (o specifici), – universali. ● I filtri polivalenti: sono quelli che servono per la protezione da gas diversi, come indicato sul filtro. ● I filtri monovalenti (o specifici): servono invece per la protezione da una sola categoria di gas. GLI STABILIMENTI DI ESPLOSIVI ● I filtri universali: proteggono da tutti i gas nocivi. Maschere antipolvere Le maschere antipolvere proteggono le vie respiratorie da sostanze in sospensione (polveri, fumi e nebbie), le quali vengono trattenuti da filtri particolari. Il mezzo filtrante è costituito, secondo i casi, da ovatta, feltro, gomma spugnosa ecc., tra i quali va operata la scelta più opportuna in relazione alla natura della sostanza in sospensione. Per le polveri grossolane non velenose (polveri di farina, legno, lana, carbone, ecc.) è sufficiente un filtro di ovatta o di materiale spugnoso. Per le polveri fini (amianto, silice, ecc.) o tossiche (sali di piombo, bario, arsenico, ecc.) si impiegano filtri di materiale cellulosico solitamente disposto a soffietto o ripiegato ad anelli concentrici. Per le particelle ultrafini, quali quelle costituenti gli aerosol (fumi e nebbie), si ricorre a filtri speciali trattati chimicamente dai quali vengono trattenute per azione sia meccanica sia elettrostatica. È essenziale tener presente che i filtri adatti per polveri fini ed ultrafini possono essere usati vantaggiosamente per le polveri grossolane ma non viceversa. I respiratori antipolvere non devono essere usati in presenza di gas o vapori tossici in quanto non offrono alcuna protezione contro di essi. Le cuffie antirumore Le cuffie sono costituite da strutture in materiale plastico, rivestite internamente, chiamate “orecchini”. Ta l i strutture, a forma di conchiglia, mediante cuscinetti soffici in materiale vario, devono aderire perfettamente al padiglione auricolare. Il potere di atte- nuazione è direttamente proporzionale al peso dei materiali ed alla pressione esercitata dall’archetto. Secondo alcuni autori, ai fini dell’attenuazione, il peso ideale della cuffia dovrebbe essere di 250 grammi, con pressione sugli auricolari compresa tra 0,5 e 1 Kg (Cosa, 1990). Ma in tali condizioni la cuffia può essere sopportata solo per brevi periodi di tempo. Pertanto si è reso necessario giungere ad un compromesso sul peso della cuffia (100150 grammi), sacrificando l’ottimale attenuazione del mezzo. Esistono in commercio anche cuffie per ambienti a temperature elevate: nel modello Special della Bilsom i cuscinetti sono imbottiti di glicerina liquida per conservare una temperatura confortevole. Gli inserti auricolari Molto ampia è la gamma degli inserti auricolari presenti in commercio; sono denominati inserti in quanto si introducono nel condotto uditivo esterno. Si distinguono in: a) inserti in “lana piuma” (fibre di silicati finemente intrecciate ed aggregate con sostanze Minerali); con l’uso continuativo di questi inserti le fibre possono accumularsi nel condotto uditivo esterno formando tappi misti a cerume; il problema non si pone se la lana piuma è avvolta da una pellicola di polietilene; b) inserti sagomabili, denominati anche “filtri”, costituiti da schiuma di polimero che, previa compressione tra le dita, viene plasmata a misura del condotto uditivo esterno. Infatti la struttura a celle chiuse di espanso permette ai tappi di espandersi lentamente adattandosi così alla dimensione ed alla forma del canale auricolare. Possono anche essere utilizzati per due o tre turni di lavoro, ANTINCENDIO novembre 1998 ma non per tempi tanto prolungati da comportare problemi igienici. I guanti La capacità di un guanto di proteggere da pericoli di natura meccanica viene indicata dal simbolo Rischi Meccanici seguito da quattro numeri, ognuno dei quali rappresenta la scala di prestazione dei guanti ad un test di prova per uno specifico pericolo. a) resistenza all’abrasione espressa dal numero di cicli richiesti per raschiare completamente il guanto campione; b) resistenza al taglio indicata dal numero di passaggi richiesti per tagliare i guanti campione a velocità costante; c) resistenza allo strappo, indicata dalla forza necessaria per strappare il campione; d) resistenza alla perforazione, espressa con la forza richiesta per perforare il campione con una punta di dimensioni stabilite. Gli indici di prestazione devono essere riportati ed evidenziati al fianco dell’immagine sulla confezione che contiene ogni singolo guanto. Su alcuni guanti è possibile inoltre trovare altre due immagini: “rischi d’impatto” e “elettricità statica”. La prima indica la resistenza al taglio da urto. In pratica un guanto non verrà tagliato da una lama che cade da una altezza di 150 mm. Il secondo indica che il guanto può ridurre il rischio da scariche elettrostatiche e questo fattore è determinante nell’uso negli impianti di esplosivi. La protezione contro il calore e/o il fuoco viene indicata dal simbolo “calore o fuoco” seguito da una serie di 6 numeri che rappresentano rispettivamente il superamento di prove di resisten87 GLI STABILIMENTI DI ESPLOSIVI za all’infiammabilità, al calore da contatto, al calore convettivo, al calore radiante, a piccoli spruzzi di materiale fuso e a grandi quantità di materiale fuso; la prestazione è misurata con indici che vanno da 1 a 4 (da 1 a 3 nel caso del calore convettivo); poiché tutte queste prove sono facoltative si può trovare una “x” al posto di uno di questi numeri: ciò significa che il guanto non è stato provato per ciò che riguarda quel particolare rischio. Tutti i guanti di questa categoria devono corrispondere almeno al livello 1 di prestazione per abrasioni e strappo. Il simbolo “freddo” identifica la protezione dal freddo convettivo e da contatto; il grado di protezione è indicato da tre numeri posti a fianco del simbolo: il primo è relativo alla resistenza al freddo convettivo, il secondo alla resistenza al freddo da contatto, il terzo alla permeabilità dell’acqua (livello 0 = penetrazione d’acqua dopo 30 minuti, livello 1 = nessuna penetrazione d’acqua dopo 30 minuti). 88 ANTINCENDIO novembre 1998