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5,00 euro - SurfNews
5,00 euro omaggio 84 - Anno 16 - numero 6 - Bimestrale - Novembre - Dicembre 2010 84 REPORTAGE: Hainan, Nuova Zelanda SURFABILITÀ: Mareggiate Deviate CELLULOIDE: Castles In The Sky Intro DAL CRINALE I cinque numeri già usciti nel 2010 sono disposti a ventaglio sul mio tavolo qui in ufficio e il pdf del sesto sta per lasciare la redazione (e i miei pensieri) con destinazione tipografia. Fuori la neve impesta la strada e mancano solo questi tremila caratteri di intro, storicamente gli ultimi ad uscire dal mio Mac, alla fine dell’anno. Dal caos quieto della mia postazione per un attimo ho una visione d’insieme dell’itinerario percorso in questi dodici mesi, delle onde prese e di quelle perse, e delle prospettive per l’anno nuovo. La surf exploration ha senza dubbio fatto la parte del leone anche quest’anno su SurfNews. Ogni uscita ha proposto una media di tre destinazioni “fresche” cioè ancora non raggiunte dal turismo (surfistico) di massa, mete come Hainan e la Nuova Zelanda (a pag 18 e 46 di questa uscita) o la costa Algerina (con cui abbiamo aperto l’anno nel numero 79), destinate a cambiare le rotte migratorie dei surfisti nell’immediato futuro. Il nostro approccio verso queste mete, ve ne sarete accorti, si discosta dal trend “veni vidi vici” delle riviste market-oriented. Noi pensiamo che, nonostante l’omologazione editoriale dettata dalla (poche) surf-company risparmiate dalla crisi, i surfisti siano principalmente “viaggiatori curiosi”, interessati (se non altro per la propria incolumità) a sapere cosa stia succedendo nelle terre dietro al break di turno. Una curriosità che non riguarda solo “lo spazio” ma anche il tessuto culturale in cui il surf “accade”. È da questa linea cross-over che sono venute le soddisfazioni editoriali più grandi. Articoli come quelli di Antonio Muglia sui surfisti-migranti, le indagini meteoclimatiche di Luca Onorato e i reportage “estremi” del team SurfExplore, in cui anche la redazione ha investito molte energie, nascono proprio da questa voglia di sapere e di informare. I sentieri che vedo oltre questo crinale innevato sono per il momento tre: un magazine cartaceo sempre più reader-oriented (un grazie enorme agli oltre 2000 abbonati paganti e al loro prezioso feed-back), una sezione internet innovativa (con articoli specifici su surfnews.com e applicazione SurfGuide per iPhone/iPad) e, non meno importante, due biglietti aerei per il sottoscritto ed Emiliano, in cerca di nuove storie da raccontarvi. Il mio tempo qui in cima è terminato. I caratteri sono meno di tremila ma spero ci perdoniate. Buon anno nuovo. La redazione DIRETTORE EDITORIALE Nicola Zanella [email protected] DIRETTORE RESPONSABILE Ugo Bentivogli PHOTO EDITOR / DESIGNER Emiliano Mazzoni [email protected] DESIGNER / AMMINISTRAZIONE Angelo Manca [email protected] SurfNews n° 84 Anno 16 numero 6 Novembre - Dicembre 2010 Reg. Trib. di Ravenna n° 1055 del 26/7/95 Iscrizione ROC 5993 Pubb. inferiore 45% REDAZIONE E ADVERTISING Circ. Alla Rotonda dei Goti, 12 48121 Ravenna Tel. 0544 455192 Fax 0544 600091 www.surfnews.com [email protected] FOTOGRAFI John Callahan, Emiliano Cataldi, Antonio Muglia, Enrico Di Cino, Chris Burkard, Arianna Franzina, Nathan Myers COLLABORATORI Olga D’Alì, Emiliano Cataldi, Sam Bleakley, Luca Onorato, Alessio Schiavon, Antonio Muglia, Chris Burkard, Nathan Myers, Roberto Ursillo STAMPA Tipografia Moderna via Pastore, 1 48100 Ravenna 4 2010 SurfNews Contents Copertina Novembre-Dicembre Una mareggiata invernale impatta le secche di Wanning (Hainan, Cina) costringendo i pescatori in porto, le donne a rassettare le reti ed Erwan Simon a spingere sull’acceleratore. Foto di John Callahan/Tropicalpix 08 lettere 12 playlist 14 libri 15 dvd 16 surf’s app 18 hainan 18 36 mareggiate deviate 46 nuova zelanda 36 60 castles in the sky 71 MAREGGIATE DEVIATE di Luca Onorato Immagini di Mazzoni, Muglia, Franzina, Di Cino Fetch incrociati, strettoie e colpi di mare: come sfruttare al meglio le anomalie spazio-climatiche del Mediterraneo. STRADE SENZA FINE di Chris Burkard I reef di Te Wai Pounamu, l’isola più meridionale della Nuova Zelanda, ricevono mareggiate (e correnti gelide) direttamente dall’Antartide. news 76 products 78 boards review CHINA CAT SUNFLOWER di Sam Bleakley/surfEXPLORE Immagini di John Callahan/Tropicalpix In bilico tra esplosione e fioritura, le onde di Wanning (Hainan) alimentano una delle scene surf più “frizzanti” dell’Estremo Oriente. 46 CASTLES IN THE SKY di Nathan Myers India, Africa, Vietnam, Islanda e Perù: il più emozionante surf-movie dell’anno raccontato dai suoi protagonisti. 60 6 2010 SurfNews Lettere IL SURF MONTATO Buongiorno, mi chiamo Luca e sono un nuovo abbonato alla rivista. Ci siamo già sentiti qualche settimana fa quando gentilmente mi avete risposto circa l’avvenuto pagamento relativo al mio abbonamento. Approfitto ancora della disponibilità e gentilezza per porvi una domanda. Premetto che sono un surfista alle prime armi (surfo da tre anni con le mie due tavole Bic, insomma mi alzo in piedi), amante di questo magico sport nonché stile di vita. Purtroppo, però, ho incontrato delle serie difficoltà di comunicazione con altri “colleghi” all’interno di forum specializzati, tutti molto agonistici, montati e affetti della sindrome del “nonnismo”. Insomma non riesco a trovare una località sul lato Tirreno, ed in particolare nella zona basso ligure - alta toscana, dove andare a surfare con gioia e con tutta quella serenità che solo il surf sa regalare. Ne conoscete qualcuna dove possa andare per impratichirmi senza essere vittima di atti intimidatori o altro? E soprattutto dove possa trovare un ambiente sano e non “montato” come quello che purtroppo ho trovato su molti siti italiani? Mi farebbe molto piacere conoscere dove siano comunità serene, sono disposto anche a muovermi sull’Adriatico se necessario. Tutto questo per arrivare alla vera essenza del surf. Grazie per l’attenzione. Luca Ciao Luca e grazie per la bella lettera. Hai toccato un punto dolente del surf nostrano, è inutile nasconderlo. Ci sono molti montati nel mondo del surf in Italia, gente che perché ha imparato due manovre (molto spesso eseguite senza il minimo stile) si sente in diritto di tirare merda a chi è più “indietro” nella scala dell’apprendimento. In un paese con meno 8 2010 SurfNews di 30 anni di storia surfistica alle spalle basta veramente poco per sentirsi fighi. E purtroppo la maggior parte di questi montati si alimenta proprio grazie alle chiacchiere che i vari forum di settore spacciano per “informazione”. Il lato soul del surf italiano non lo trovi di sicuro in rete, ma nei parcheggi dei tanti spot “tranquilli” sparpagliati lungo i nostri ottomila chilometri di costa. Non credere a quello che leggi. Levanto, le secche della Versilia, l’area di Livorno sono zone splendide, con break adatti al tuo livello e gente spontanea con cui fare amicizia. Riguardo la costa est, ti consiglio l’area di Ravenna, e in particolare le secche attorno alla Foce del Lamone (Marina Romea). Se passi da queste parti (noi siamo a Ravenna) fatti sentire che ti faccio da cicerone. Ed. LAOWAI DREAMING Ciao Ragazzi. Ho seguito la vostra ultima avventura in Cina via internet e sono rimasto letteralmente folgorato dalla qualità delle onde di Hainan e dalla accoglienza che le autorità vi hanno riservato! Roba da superstar. Premetto, lavoro da un anno a Pechino, per una ditta di consulenze commerciali e parlo un po’ di mandarino (abbastanza per ordinare da mangiare e prendere un taxi) ma da quando sono in Cina la mia vita surfistica si è ridotta molto. Appena posso fuggo e vado a Bali, i voli da qui costano poco e cambiare contesto mi serve per staccare la spina con questa società che presenta tante opportunità a noi laowai (occidentali) ma anche tanti lati negativi. Lo smog, il traffico e il sentimeto di sradicamento che prende sempre noi italiani quando viviamo all’estero e che qui, con 14C° sotto zero a dicembre e un ritmo di vita nevrotico, si sente particolarmente forte. Quindi vedere un’isola tropicale con onde così, a soli 1000 yuan di aereo da dove lavoro (sono 100 euro) mi ha riacceso le speranze. Vorrei qualche informazione aggiuntiva, visto che spero di passare le vacanze estive 2011 proprio da quelle parti invece di prendere il solito aereo per Bali. Come posso muovermi? Quali sono le aree più indicate? Esistono contatti sul posto che mi possano organizzare spostamenti e alloggi? Paolo. Ciao Paolo. Ho capito bene la tua situazione di “expat” in Cina, con una carriera da inseguire ma una qualità della vita che rischia di deragliare ad ogni nuovo contratto. Hainan è una provincia molto atipica della Cina, una delle poche assieme allo Yunnan e al Guangxi dove la vita ha ancora ritmi sostenibili per noi occidentali. Ed è un’ottima valvola di sfogo per tanti surfisti (e non) che come te sono avviluppati nelle spire (di cemento) del dragone. Purtroppo, però, l’estate non è la stagione migliore per il Mare Cinese Meridionale, visto che il monsone di nordest, il regime meteorologico più affidabile da quelle parti, esaurisce la sua forza verso aprile. Ci sono lo stesso buone possibilità di prendere onde in estate, ma la frequenza delle mareggiate cala drasticamente rispetto ai mesi invernali. La zona migliore in estete è sicuramente l’estremo nord dell’isola. Per raggiungerla serve l’auto e qualcuno che conosca i posti, visto che quella costa è poco popolata e abbastanza selvaggia. Ti consiglio di rivolgerti ai ragazzi di Surfing Hainan e di chiedere a loro consigli (surfinghainan.com) sulle possibilità in estate. Loro affittano anche tavole e si curano di hotel e quant’altro. Buona fortuna. Ed. continua >> Lettere TALKING ABOUT THE REVOLUTION Ciao ragazzi e grazie per la rivista che ci regalate ogni due mesi da ormai 15 anni. Sono un fedele lettore fin dall’epoca “Tazzari”, quando gli scazzi tra federazioni tenevano banco sulle vostre pagine e alimentavano faide che è meglio ora dimenticare. Di quell’epoca, quella pre-internet, non mi manca quasi nulla. Conoscevamo pochissimi spot e senza le affidabili previsioni che abbiamo oggi prendavamo molte meno onde di adesso. Questo per citare solo alcuni lati negativi. Ho detto però che non rimpiango “quasi nulla”: la cosa che mi manca maggiormente, l’unica in verità, è quello spirito di solidarietà, quasi rivoluzionario, che univa tutti noi surfisti nell’epoca pre-internet. Allora, le amicizie erano molto più dirette, non mediate, ed era più facile legare con chi incontravi al mare, si condividevano storie di viaggi, esperienze tecniche e quant’altro, fin da subito. Ora, quando arrivo nel mio homespot, trovo indisponente la quantità di persone che affollano il parcheggio, con i loro modi sguaiati ed esibizionisti, ognuno chiuso nel suo mondo fatto di adesivi e di inutili agonismi. Mi ricordo lo stesso parcheggio negli anni ’90 ed era completamente diverso, era un punto nevralgico per gente come noi, gente che surfava come alternativa al resto della propria vita, una vita fatta di routine noiosa e di rapporti superficiali. In poche parole si surfava per essere diversi non per omologarsi a modelli proposti da riviste, o da siti, inventati solo per far soldi. Voi che avete visto tutti gli stadi di questa evoluzione sapete di cosa sto parlando. Come vi relazionate alla nuova era del surf italiano? Quali sono le aspettative che avete per il futuro? Luca, Fregene. 10 2010 SurfNews Wow Luca, che domande importanti! Condivido quasi totalmente la lettura che dai degli ultimi 15 anni di surf in Italia e, come te, rimpiango quello spirito unitario che legava i praticanti prima del boom demografico, quando sia io che tu eravamo più giovani ed in acqua eravamo tutti amici. Non penso, però, che la qualità dei rapporti sia cambiata per colpa di internet, credo sia cambiata solo la quantità di contatti. Io non frequento social network ma lo stesso il numero di “amici” o presunti tali che ho ora sono molti di più rispetto a quelli che avevo negli anni ’90, quando per parlare con qualcuno ancora dovevi comporre il numero su un telefono di casa. All’interno di questa abbondanza, ovviamente, c’è posto per tante cose, belle e brutte: contatti di lavoro, amicizie superficiali, pettegolezzi pericolosi ma anche rapporti profondi e fruttuose collaborazioni. Serve solo fare un po’ più di selezione rispetto ad allora. Se questo magazine riesce a proporti qualcosa di interessante, poi, è proprio grazie alle innovazioni portate dalla “nuova era” del surf italiano e non posso permettermi di parlarne male. ED TRA MOGLIE E MARITO Ciao ragazzi, questa lettera non parla di aspetti tecnici del surf, né di break oceanici, e neppure di manovre. Queste cose non sono un problema per me. Vi scrivo perché ho alcuni dubbi sulla vita di coppia che vorrei chiedere a voi, che avete una certa età e una vita adulta sicuramente legata al surf. Mia moglie, pur essendo la donna più dolce e comprensiva del pianeta, non surfa, e neppure le interessa parlare di onde. Chiaramente ama viaggiare, ma ad ogni trip (incluso quello di nozze in Polinesia tre anni fa) devo sempre dosare la mia fame di onde e andarle in- contro. Non fraintendete, lo faccio volentieri. Quando le onde sono mediocri sono il primo a candidarmi per tour culturali e giornate di visita ai musei. Ma quando, come quest’estate in Portogallo, le mareggiate si susseguono a ritmo incalzante, faccio fatica a spostarmi dalla spiaggia, divento scontroso e assente, e guardo continuamente le cime degli alberi per capire le condizioni che mi sto perdendo. La situazione sta andando via via peggiorando, contro le speranze di mia moglie che credeva migliorassi con l’età. Sono sicuro che capita lo stesso anche a voi o ai vostri lettori, quindi vorrei sapere se esiste una cura a questa dipendenza. Voi come fate?! Mi rivolgo ad uno psicologo? Cristian Padova Domanda da un milione di euro! Io personalmente non ho problemi di questo tipo: mia moglie surfa e siccome ama le onde piccole ha addirittura abbassato le regole di ingaggio. Se la boa segna oltre 40cm mi costringe ad andare al mare. Capisco però la tua situazione, che ho vissuto anche io in un infelice passato. Il trucco è quello di scendere ad accettabili compromessi, pianificare al meglio le session usando le previsioni internet e costruirsi una vita professionale che lasci spazio ad entrambe le cose, senza che necessariamente entrino in conflitto. Ma non è per niente facile. ED. Inviate le vostre lettere a: SurfNews Magazine Circ. Alla Rotonda dei Goti 12 48121 Ravenna Italy FAX 0544 600091 [email protected] MENU 9 3 di Olga D’Alì 9 playlist ALICE IN CHAINS Black Gives Way To Blue (Emi) Nel corso degli anni le vicissitudini degli Alice In Chains, sopravvissuti alla scomparsa per overdose del cantante Layne Staley, sono state molte: a lungo hanno cercato la voce giusta per scegliere alla fine William DuVall. Così da questo album è naturale aspettarsi qualcosa di sostanzialmente diverso. Anche se gli accenni al grunge di Seattle non mancano, questa volta l’atmosfera riesce ad essere cupa con un’incisività decisamente rock ma con qualche voluto cedimento alle chitarre acustiche e perfino uno struggente Elton John al piano per ricordare l’amico Staley. FEVER RAY Live in Lulea (Rabid Records) Fever Ray è il nome da solista di Karin Dreijer, cantante del duo svedese The Knife, celebre per le sonorità ambient-etno e per curatissimi videoclip alla Biork. Resa celebre nell’ambiente surf dal film Castles in the Sky (Steele ’09), che utilizza una sua traccia nel segmento girato in Islanda, Karin esce ora con questo raffinato live che racconta, in musica, il “suo” nord, fatto di permafrost, di aurore boreali e di paesaggi lunari. Sintetizzatori, tastiere, e una voce capace di incredibili salti tonali sono la ricetta per il suo successo, assieme ad una magia lirico-evocativa degna di un druido celtico. CUFFS Cuffs (Etichetta indipendente) Surf-rock band in arrivo da Cambridge (USA) che raduna componenti provenienti da altri gruppi (Pants Yells, Reports, Big Troubles) per proporre un sound frizzante ma delicato, senza urla e senza strepiti, brani puliti che attingono direttamente dalla tradizione indie-pop ammiccando alla surf music. In realtà questo non è un vero album, ma un demo di pochi brani veloci: un lasso di tempo ed un numero di tracce comunque sufficienti per apprezzare il loro lavoro. Per avere più informazioni non resta che contattare direttamente gli artisti: [email protected]. SLOW ANIMAL Slow Animal (Etichetta indipendente) Riprendono la surf music old-school con tanto di coretti armonici in sottofondo, ma riescono a scremare tutto lo strato “California dream” grazie a influenze e chiari riferimenti punk-rock, gli stessi che hanno influenzato le generazioni di surfisti dagli anni ‘80 a oggi. Il risultato è un mix piuttosto raffinato tra beach-fun, lo-fi, pop-garage ed energico surf-rock. Una serie di sonorità facili da ascoltare, dirette ma per niente stupide. Al momento sono reperibili solo quattro brani messi gratuitamente a disposizione in rete. Per informazioni: slowanimal.bandcamp.com. MISHKA Talk About (J.K. Livin Records) Nato alle Bermuda, da piccolo Mishka ha girato i Caraibi in barca a vela con i genitori e, a giudicare dai testi dei suoi pezzi, deve aver sviluppato un forte attaccamento per uno stile di vita quieto e rilassato in costante contatto con il mare. Oggi non ha cambiato abitudini ed è un musicista rastafarian nonché un discreto surfista. Il suo sound, oltre ovviamente al reggae, si arricchisce di influenze roots, blues, folk e rock. Naturalmente l’alone mistico si sente, ma è comunque stemperato dalla flessibilità culturale legata, forse, anche al suo passato di nomade fricchettone. GRINDERMAN Grinderman 2 (Mute) Pareva fosse un po’ annoiato Nic Cave, sia dai suoi progetti come solista sia dalla collaborazione con i Bad Seeds. Così aveva pensato di cercare nuova linfa creativa fondando i Grinderman. Pochi ci hanno creduto e hanno fatto male, perché adesso con il nuovo album, è evidente che qui Mr. Cave si diverte e si lascia andare, sperimentando con leggera intelligenza. L’idea era solo quella di divertirsi dimenticando l’etichetta di cantautore oscuro che, evidentemente, cominciava a dargli la claustrofobia. Qui invece si respira un blues rinnovato, rumoroso e sfavillante. 12 2010 SurfNews Libri di Olga D’Alì Quinn Haber EXPERIENCE PIPELINE Casagrandew Press Pp 169, $ 14,95 Info: experiencepipeline.com Kelly Slater, Phil Jarratt FOR THE LOVE Chronicle Books Pp 192, $ 23,10 Info: amazon.com Jack Finlay WIND ON THE WATER Harper Collins Pp 200, $ 29,99 Info: amazon.com È strutturato come un classico libro d’avventura, capace di tenere con il fiato sospeso fino alla fine. Perché a fare da sfondo alle storie raccontate c’è uno degli spot più famosi del mondo, fulcro della North Shore di Oahu. Teatro suo malgrado oltre che di onde e di performance spettacolari, anche di tragici incidenti e furenti scazzottate che hanno contribuito ad accrescerne la fama. Non a caso il Pipe Master è in assoluto la gara più attesa di tutto il campionato e vincerla l’obiettivo massimo di ogni professionista. Così l’autore, esperto sufista (tra l’altro è venuto anche a surfare in Sardengna qualche anno fa) ha deciso di partire proprio da quei tubi maestosi per scrivere una storia che si fraziona in mille racconti e situazioni, capaci di portare anche chi quello spot non lo surferà mai nell’occhio del ciclone. Una sorta di viaggio virtuale e verbale dove sembra di stare a stretto contatto con l’acqua anche se siete seduti sul divano. Le onde, insomma le leggerete da vicino in un crescendo mozzafiato. Il finale, anzi i finali, sono tutto tranne che scontati. Un racconto perfetto per chi si sente ossessionato da questo spot e dalla North Shore in genere. E Quinn Haber in un’intervista a chi gli chiedeva un consiglio per surfare Pipeline ha risposto: “Non provateci! Neanche se vi ritenete surfisti esperti”. Ormai con il fresco decimo titolo guadagnato, Slater ha superato qualsiasi traguardo agonistico. In questo suo secondo libro, scritto con l’amico e veterano giornalista di surf Phil Jarratt, Kelly ha cercato però di raccontare anche la sua parte meno conosciuta, per esempio il suo impegno politico, nel sociale e le cause che appoggia attivamente per salvare l’ambiente. Ma anche la curiosità che l’ha spinto a progettare (e sperimentare) tavole decisamente all’avanguardia che, non si è ancora capito, se saranno poi surfabili anche dai comuni mortali. Senza dimenticare la passione per la musica che lo ha portato anche ad esibirsi suo malgrado, costretto da Eddie Vedder, senza fare brutte figure. Con una buona dose di autoironia in For the Love, Slater non sorvola neanche sugli episodi di cui non va particolarmente fiero, come le puntate di Baywatch. Jarratt poi non risparmia aneddoti personali raccolti intervistando alcuni tra gli amici più stretti di Slater come il già citato Vedder, Tom Curren, Shaun Thompson, Jeff Hornbaker. E non manca neanche l’aspetto più gossip con l’intervento di Pamela Anderson. Naturalmente però quasi tutto il libro parla di onde, note e meno note, prese durante i contest ma soprattutto da free surfer, del lavoro fisico, mentale ed emotivo che ha dovuto affrontare in questi anni. Il tutto condito da 200 foto, molte delle quali inedite. Dalle fredde acque di Victoria fino alla soleggiata North Coast: è un viaggio fatto di storie emozionanti quello raccontato dallo scrittore e surfista australiano ultra sessantenne Finlay. Non mancano le descrizioni di tubi perfetti, ma il desiderio qui è soprattutto quello di riuscire a descrivere con sincerità, senza luoghi comuni e frasi fatte, l’attitudine, l’immaginazione, l’apertura mentale che si può sperimentare praticando questo sport in Australia. Così tra memorabili tempeste, illuminanti incontri con animali che sembrano condividere la passione per le onde, similitudini tra il surf e la boxe, si percepisce la visione di Finlay che, a contatto con l’energia dell’oceano si ritrova in un altro stato mentale. Dove i confini perdono senso. Sono pagine per chi ama farsi contagiare dal mood del soul rider, dove l’aspetto fisico e tecnico del surf è solo una parte indispensabile, ma limitata, per arrivare invece a un più vasto viaggio spirituale. La costa australiana è perfetta per queste riflessioni peripatetiche. Ogni baia, ogni spot e soprattutto ogni incontro sono simboli, step conoscitivi sempre più profondi in quel semplice (ma infinito) mandala che è la surf-culture. Il messaggio di Finlay è ovviamente retorico, ma ha una grande presa sul pubblico, soprattutto se viene raccontato bene. Ad aumentare l’effetto evocativo ci sono poi le immagini di Jon Frank. 14 2010 SurfNews Dvd di Roberto Ursillo Cyrus Sutton – Korduroy TV STOKED AND BROKE Durata: circa 90 minuti Distribuito da: korduroy.tv Taylor Steele - Poor Speciman INNERSECTION Durata: oltre 60 minuti Info: innersection.tv Distribuito da: Amazon.com Nell’era dei voli low-cost e dei trip intercontinentali viaggiare restando praticamente a casa è qualcosa di veramente innovativo. È quello che hanno fatto due giovani di San Diego, Ryan Burch e Cyrus Sutton (autore del film Tom’s Creation Plantation). Stoked and Broke documenta una “stay-cation”, come direbbero gli anglofoni, una vacanza statica che spazia in profondità e non in estensione. Sono solo 60 i chilometri percorsi in otto giorni dai protagonisti, una distanza coperta, però, nella maniera più sostenibile possibile: in skateboard, trainando tutto il necessario (dalle tavole da surf al materiale da campeggio) su carretti autocostruiti in bambù. Per restare nel risicatissimo budget Ryan e Cyrus hanno dormito nelle boscaglie, elemosinato spiccioli per strada e scroccato posti-letto a chi incontravano in spiaggia, documentando tutto con una videocamera. Il montaggio narra con semplicità quasi neorealista la California Meridionale, i suoi spot e le tante strade che li collegano. Così tra una session a Blacks e un pomeriggio di long a Cardiff Reef, il film da voce anche a chi vive veramente “on the road”, cioè ai tanti emarginati creati dal sogno americano. Un’avventura a costo zero, o quasi, ma proprio per questo intensa. Se non altro questi giorni di crisi aiutano a riscoprire lo spirito essenziale e un po’ hippy del nostro sport. La creazione di un surf-movie è, di solito, un processo dittatoriale. Il regista recluta gli atleti, stabilisce le location, monta il film e sceglie la colonna sonora. Innersection capovolge quest’ordine gerarchico. La nuova produzione di Taylor Steele, infatti, vuole dare a tutti (registi, pubblico e atleti) la possibilità di esprimersi e di prender parte al primo progetto “open source” nella storia della cinematografia di settore. Innersection utilizza il format del talent-show, avvicinandolo al mondo del wave-riding e della surf exploration. Per dar vita a questo “incrocio” mediatico, la factory di Steele si è appoggiata alla rete, aprendo un canale web dedicato (innersection.tv) in cui tutti possono caricare i propri cortometraggi. I migliori 25 clip sono entrati nella selezione del video e hanno la possibilità di vincere i 100.000 dollari destinati al clip più votato in rete. Il progetto è attivo da oltre un anno e si concluderà il 10 febbraio prossimo, con la proclamazione del vincitore. La ghiotta occasione è stata colta da centinaia di registi e atleti da tutto il mondo, tra cui non sono mancati gli italiani. A fianco del gotha del surfing mondiale, infatti, compaiono nomi quasi sconosciuti. I contributi migliori sono ancora visionabili su innersection.tv. 2010 SurfNews 15 Surf’s App di Nicola Zanella ISURFER – SURFING COACH mysurfworld.com – 0,79 euro Nonostante le recensioni sullo store non siano esaltanti, ho trovato quest’applicazione ben fatta e divertente da sfogliare. Isurfer, infatti, si propone come supporto didattico-tecnico da affiancare ad una pratica costante. Nessuno step è tralasciato da questo vero e proprio vademecum. Dal neofita che entra in acqua per la prima volta al semi-pro, impegnato a migliorare il suo bagaglio di trick aerei, ognuno trova consigli competenti e una serie di supporti (testi e foto) di prim’ordine. Ogni manovra è spiegata e documentata sia nella versione regular che goofy, e non mancano le routine di allenamento svolte in spiaggia o in palestra. SKATEBOARD TRICKTIONARY dcypherdevelopment.com – App gratuita Avete mai provato un senso di disagio nel leggere il nome di un trick che non conoscete? Questa applicazione per iPhone e iPad risolve queste incresciose situazioni e lo fa tramite un’interfaccia accattivante e di immediata consultazione. Ogni manovra, dal classico Bert Slide degli anni ‘70 fino alle varianti più attuali di inward flip e mc twist, viene illustrata e spiegata nei minimi dettagli, usando testi e materiale visivo di ottima fattura. Oltre al lato tecnico, il “tricktionario” propone anche note storiche su chi ha canonicizzato le varie manovre. Un ottimo aiuto per i tanti “fuori settore” che operano nell’editoria boardriding senza aver mai chiuso un ollie, o un floater. THE STORMRIDER GUIDE Lowpressure.co.uk – 3,99 euro La più celebre guida surf approda finalmente nel mondo del digitale. Non tutta la mappazione svolta dai ragazzi di Low Pressure è già disponibile, ma acquistando ora l’applicazione si ha diritto a tutti gli aggiornamenti che copriranno gli oltre 4000 spot recensiti in oltre vent’anni di esplorazione. Al momento sono 15 le aree mappate, per un totale di 850 break: destinazioni famose tra i surfisti come California Meridionale, Maldive, Spagna, Francia, Costa Rica e Marocco. Chi ha già dimestichezza con le icone dello Stormrider impiegherà pochi secondi ad orientarsi. Particolarmente curata la parte relativa alle previsioni meteo, che si appoggia al sito magicseaweed.com. MARINE TIDES PLANNER ’11 tucabo.com – 3,99 euro Una volta si cercavano tra le pagine meteo dei giornali locali o si interpellavano i pescatori nel porticciolo di turno. Ora invece le maree di tutto il mondo sono a portata di touch-screen grazie a questa utilissima applicazione (in italiano) disponibile anche in versione gratuita con (solo) le maree del giorno in corso. Marine Tides Planner offre però anche altre funzioni, utili a surfisti e velisti, come correnti predominanti, ore di alba e tramonto, facile connessione al programma mail ed una comoda pagina di preferiti in cui raccogliere le proprie aree di interesse. La redazione ha testato estensivamente questa app, sia in Italia che all’estero con ottimi risultati. ZINIO MAGAZINE NEWSSTAND AND READER zinio.com – App gratuita La piattaforma Zinio è una vera e propria edicola virtuale, nella quale acquistare periodici di settore come Surfer Magazine (US), Surfing (US), Surfing Life (AU) e Transworld Surf (US), Thrasher (US) appositamente rieditati per la piattaforma iPhone e iPad. Tra le testate mainstream più famose, segnaliamo la versione digitale di National Geographic (solo in inglese), The Economist e Juxtapoz, rivista cult per la street-art contemporanea. Molte di queste hanno già provveduto a compendiare gli articoli scritti con video e slide-show esclusivi. I prezzi vanno dai 2 ai 7-8 euro/copia ma si possono sottoscrivere vantaggiosi abbonamenti annuali che riducono di molto i costi. ILMETEO Ilmeteo.it – App gratuita Ilmeteo.it, il più clickato sito di meteorologia in Italia, non ha bisogno di presentazioni. Grazie a modelli all’avanguardia (WW3 di terza generazione con risoluzione a 15Km per le onde) e una comoda interfaccia, la sua applicazione è entrata di forza nella classifica dell’app store, con centinaia di migliaia di download da tutto il mondo. A beneficiarne sono soprattutto gli sportivi e gli amanti della vita out-door, che possono accedere a previsioni dettagliate per qualsiasi località del pianeta, tenere d’occhio le condizioni del mare (con link alla sezione surf-spot), conoscere lo stato di innevamento delle piste da snowboard e molto altro. 16 2010 SurfNews 986 988 990 2 99 4 99 6 99 8 99 0 100 1002 1004 1006 1008 1010 SurfNews e ilmeteo.it presentano www.ilmeteo.it/surf la scienza al servizio dei cacciatori di onde PREVISIONI DETTAGLIATE PER 80 SPOT ALTEZZA E DIREZIONE ONDE PERIODO DELLA MAREGGIATA VENTI SETTORE PER SETTORE WEB CAM SULLA COSTA DESCRIZIONE DEGLI SPOT OLTRE 400.000 PAGINE SCARICATE AL MESE contatti: [email protected] e [email protected] CHINA CAT SUNFLOWER il Wanning International Surf Festival e l’apertura della Cina al mondo delle onde di Sam Bleakley/surfEXPLORE Immagini di John Callahan/Tropicalpix Traduzione di Nicola Zanella I l girasole, xiang ri kui in Mandarino, è simbolo di longevità e tenacia. Ogni fiore contiene migliaia di semi capaci di generare altri fiori, anche nei climi più aridi: un messaggio di orgoglio e di spontanea gioia di vivere condiviso da tutti in Cina. Per la costa orientale di Hainan il surf è destinato ad essere un po’ come un girasole con la città di Wanning al centro di questo universo sul punto di sbocciare. In estate la costa riposa tranquilla, lambita da un mare liscio e calmo come un gattino di porcellana, ma appena finisce la stagione calda, in ottobre, il monsone di nordest trasforma il gattino in tigre. È allora che il paesaggio marino diventa aggressivo, grazie a insistenti e violente mareggiate. Ma anche Wanning ha i suoi angoli quieti. Grazie a fortunate insenature come Shimei Bay, Nanyan Bay e Riyue Wan, il monsone elargisce un ritmo alternato, fatto di piacevoli melodie. Il vento e il fondale lavorano assieme come gli strumentisti di una band, producendo delicati assoli, improvvisazioni e struggenti “crescendo”. Il surf distrae, per un attimo lungo un weekend, la quotidianità di RiYue Wan 2010 SurfNews 19 Nei giorni in cui il monsone allenta la sua morsa, le spiagge esposte di Wanning si trasformano in un infinito (e deserto) parco giochi. Erwan Simon in un picco a caso 20 2010 SurfNews 2010 SurfNews 21 Madrina dell’evento, ambasciatrice di Save the Waves ma soprattutto una delle migliori surfiste del pianeta: Holly Beck, e la sua camera di giada I l paragone tra onde e musica potrà sembrare azzardato, eppure l’armonia è insita nel surf, fin dal suo nome cinese: chonglang significa “entrare nelle onde”, non conquistarle. Ed è questo che hanno fatto in otto anni i surfisti di Hainan ed Hongkong. Il nostro sport ha spontaneamente attecchito qui, grazie anche al piccolo ristorante della signora Huang (che tutti chiamano Mama) situato a Riyue Wan epicentro della scena locale e contest-site per questa manifestazione. I suoi due figli, Huang Wen e Huang Ning, sono i primi a dare il benvenuto ai tanti occidentali che vengono a godersi le facili sinistre del point ed il gustosissimo cibo servito nella capanna sulla spiaggia. Grazie alla gentilezza degli Huang e ad un buon numero di tavole a disposizione degli ospiti, questo tratto di costa è diventata una delle scene surfistiche più giovani e frizzanti di tutta l’Asia. Con una popolazione di oltre un miliardo di persone ed una lunghissima serie di spot esposti, le potenzialità di crescita per questo sport in Cina sono pressochè infinite 22 2010 SurfNews e non è un caso se molte ditte di settore hanno da tempo acceso i riflettori su Hainan. La scintillante città di Sanya, nel sud dell’isola, è il punto zero della scena grazie a due surfshop, Surfing Hainan (gestito dall’americano Brendan Sheridan) e China Surf (aperto dal cinesissimo Zhang Dahai). La storia di Zhang è toccante. Nato nella gelida Harbin, nell’estremo nord del paese, si è trasferito ad Hainan sette anni fa per lavorare come life-guard e scuba-diver. Ha iniziato a prendere onde grazie ad un turista giapponese che gli ha lasciato una tavola e insegnato i rudimenti. Wanning si trova ad un’ora d’auto da Sanya ed offre un rustico contrasto con il grigiore delle metropoli cinesi. Il monsone di nordest, inoltre, si infila tra le cime di basalto della catena Wuzhishan e soffia da terra in tutte le baie. Sfruttando queste condizioni i locali, da tre anni, organizzano il Surfing Hainan Open, a Riyue Wan. Il governo cinese ha presto compreso le potenzialità dell’iniziativa. È Zhou Ping, direttore della Commissione per lo Sviluppo Turistico, a spiegare agli invitati lo scopo dell’evento durante il primo meeting. «Il Wanning International Surfing Festival nasce per supportare la surf-culture locale e far conoscere ai viaggiatori di tutto il mondo questa splendida isola e le sue onde». Al di là degli ovvi obiettivi economici, Hainan vuole mandare un messaggio al resto del paese: il surf ha un futuro luminoso in tutte le aree costiere. Inoltre la gran parte delle tavole e dell’attrezzatura usata nel resto del mondo viene prodotta proprio qui. Zhou Ping, ansioso di aprire un dibattito, ha deciso di internazionalizzare l’evento invitando atleti, operatori commerciali ed esperti in comunicazione da tutto il mondo tra cui la surfista californiana Holly Beck che ha esteso l’invito a noi di SurfExplore (gruppo formato da John Callahan, Emi Cataldi, Erwan Simon e il sottoscritto) includendo anche l’atleta di Santa Cruz Kim Mayer, Robert Wingnut Weaver (protagonista di Endless Summer 2), il direttore di Save The Waves Dean La Tourrette e Nik Zanella, direttore di SurfNews ed esperto in cultura e lingua cinese. L’obiettivo è vagliare le effettive potenzialità della zona e, ovviamente, partecipare all’evento. Holly diventa immediatamente la star, guadagnandosi il soprannome cinese di “bellezza del surf”. Questo, comunque, non e il mio primo viaggio ad Hainan. Alcuni anni fa ho visitato il nord dell’isola, nei pressi di Long Lou. E sono onorato di tornarci ora come ospite e di vivere ancora una volta sulla mia pelle l’approccio olistico con cui i cinesi si relazionano agli stranieri e alle novità in genere. Noi occidentali di solito vogliamo divorare il presente, consumare le situazioni subito e in fretta, esercitando il controllo in prima persona. I cinesi, invece, amano “nutrire la vita”, assaporarla nel tempo e valutare ogni situazione a 360 gradi, senza necessariamente bruciarla subito. Anche se la rivoluzione culturale negli anni ‘70 ha cambiato i connotati alla società, questa caratteristica è rimasta immutata, come un valore sacro. Lo percepisco in ogni momento per esempio, quando una famiglia ti porge il suo migliore cibo, 2010 SurfNews 23 Il faraonico allestimento per la cerimonia di apertura Il point sinistro di Golf Course è una delle onde più impegnative della zona 24 2010 SurfNews Emiliano Cataldi sulla prima sezione di Riyue Wan Emiliano intervistato durante l’evento 2010 SurfNews 25 Sì, prima di scattare gli abbiamo chiesto il permesso senza chiedere nulla in cambio, semplicemente incuriosita dalla tua sostanziale diversità. E comincio a capire che il loro “nutrire la vita” è una pratica estetica che mi appartiene da sempre soprattutto tra le onde. Il rapporto di un surfista col mare è fatto di piccole inflessioni, cambi di direzione impercettibili, distribuzione minimalista del peso sull’asse della lunghezza. Il cross step, ad esempio, si basa su un’agilità felina, fatta piu di sospensioni e di non detti che di pesanti cambi di bordo. Nulla di quello che facciamo deve stravolgere il naturale svolgimento dell’onda, semplicemente assecondarlo. E più penso a queste affinità piu mi accorgo che la tanto sbandierata diversità tra oriente e occidente è qualcosa di fittizio. Mentre affronto un set anomalo che mi sta per frangere sulla testa, la sopravvivenza è certamente al centro del mio interesse. Ma lo stesso non posso esimermi dal contemplare la poesia che sottende a tanta forza cruda. Gli esempi sono tanti, anche in ambiti diversi, tipicamente occidentali: San Francisco, negli anni ‘60 era il crocevia tra cultura orientale e movimen26 2010 SurfNews Jarrad Howse su una potente destra nel lato esposto di Riyue Wan to del Flower Power. La band che meglio sintetizzava questa sinergia erano i Grateful Dead. Pur emergendo da una tradizione folk acustica tipicamente americana, svilupparono uno stile influenzato dalla cultura multietnica. I Greatful Dead erano cresciuti respirando cultura asiatica, la comunità cinese di San Francisco era attiva da oltre cento anni e la sua presenza andava ben oltre le cucine degli economici ristoranti. Nel loro secondo album, Aoxomoxoa (la cui cover fu illustrata dal celebre fumettista-surfista Rick Griffin), c’è una canzone, China Cat Sunflower. L’approccio olistoco-orientaleggiante di questo pezzo, fatto di melodie intrecciate e di testi psichedelici, divenne il marchio di fabbrica della band. Quel loro fraseggiare attorno ad un punto fisso è molto simile al mio pormi, ora, di fronte alle onde di Hainan. Intanto iniziamo a familiarizzare con le “personalità” del surf. È Brendan, l’ideatore dell’evento a presentarci Mama, i suoi figli, Huang Wen e Huang Ning, la figlia Huang Li e Christophe, un ragazzo francese che lo aiuta nei surf-tour e che è stato praticamente adottato dalla famiglia. La sera, sotto il pergolato, il fumo delle loro Zhonghua si alza in piccole nubi biancastre. Per un uomo, rifiutare una sigaretta può essere imbarazzante in Cina. Fumare è un segno di machismo, un modo per comunicare e conoscersi meglio. E ci sono anche proverbi legati a questo vizio come: “una sigaretta dopo cena ti fa vivere più a lungo di un immortale”. Noi riusciamo a declinare l’offerta senza passare per cafoni. Il piatto forte del ristorantino sono i frutti di mare, che vengono tenuti vivi in grandi catini. Ci sono dentici, granchi, cernie e gamberi serviti con contorni che includono spinaci, cavoli, melanzane, toufu, banane, ananas e quant’altro il mercato locale abbia da offrire. Huang Wen è il surfista della famiglia. Il suo enorme sorriso macchiato di rosso dalle noci di binglang (la versione cinese del betel indonesiano) è la prima cosa che vedi nuotando verso il picco. È un ragazzo timido, con un modo di approcciarsi alle persone indiretto e timoroso. Il suo stile sul long migliora di mese in mese: è un misto di manovre classiche e di suoi personalissi2010 SurfNews 27 Tre sezioni diverse, vento costantemente side-off, 150m di corsa ed un canale di acqua profonda per tornare sul picco. Non è un caso se la sinistra di Riyue Wan è diventata la culla del surf made in China. Emiliano Cataldi in off the lip 28 2010 SurfNews 2010 SurfNews 29 Alcuni volontari del festival in una pausa Niu Baybay, la reginetta del longboard taiwanese e Randy Rassettatrici di reti a Riyue Wan mi esperimenti, come il “binglang boogie”, un passo incorciato che si trastorma in una piroetta poco prima di raggiungere il nose! In un paio di giorni la mareggiata cresce e con essa la lunghezza delle corse al point di Riyue Wan. La partenza è abbastanza ripida ma dopo una sezione verticale l’onda si stende e ti accompagna a suon di cut-back fino ad un verdissimo canale di acqua profonda. I due fratelli e qualche straniero giunto per la gara iniziano ad improvvisare sulle facili melodie della sinistra. Tutti sono presenti a questa prova generale, anche le comparse: la punta più lontana della baia, infatti, richiama visitatori mordi e fuggi da tutta la Cina. Arrivano su enormi bus indossando camicie hawaiiane, ci guardano surfare, visitano il parco tematico della minoranza etnica Li e affittano un cammello per fare foto ricordo. Di fronte al piazzale dei pulman un enigmatico cartello multilingue recita: “i turisti sono Dio e questo è il paradiso, e se sarete soddisfatti allora il paradiso sarà bellissimo”. In mare, per fortuna, c’è posto anche per l’improvvisazione. I set, sul point, hanno un ritmo tutto 30 2010 SurfNews loro. Molti focalizzano perfettamente sulla secca interna, ma i più grossi scivolano larghi aggiungendo imprevedibili toni bassi alla melodia e costringendo tutti a fughe improvvise e riaggiustamenti. Quando le onde raggiungono i due metri, la tigre mostra i suoi artigli più aguzzi. Emiliano e Erwan danno il meglio sulle destre potenti del beach break ma è Holly a prendere l’onda del giorno. Dopo un take-off critico, sparisce in un tubo sinistro che chiude con un tonfo sordo. Riemerge tra gli spruzzi innescando le urla di tutti i presenti. Wingnut, appena sbarcato dall’aereo, spende più tempo sul nose di chiunque altro offrendo una lettura alternativa delle lunghe sinistre. Kim Mayer, invece, zigzaga elegantemente tra le sezioni del point, polverizzando la cresta ad ogni irripidimento. Visitiamo quasi tutte le baie attorno a Wanning, dal point all’interno del campo da golf fino ai facili picchi di fronte a Le Méridien, hotel che ci ospiterà durante l’evento e sulle cui onde ci alleniamo in vista della gara. Gli invitati al Wanning Festival costituiscono un affascinante mix di stili, for- Sam Bleakley, di corsa verso il nose durante il viaggio ricognitivo di settembre mato da ambientalisti, giornalisti, atleti e promotori commerciali. Zhou Ping ci presenta il suo vecchio amico David Greenberg, ospite d’onore alla manifestazione. David, laureato in achitettura urbana in California, si è trasferito a Maui subito dopo la tesi ed è diventato un esperto in edilizia sostenibile. Lavora principalmente con materiali naturali come il bambù e vive stabilmente a Pechino. È lui a raccontarci il link diretto tra Hainan, la minoranza etnica Li, e la cultura polinesiana. Nei primi anni ‘90 le Hawaii e Hainan stipularono un gemellaggio. In particolare Maui venne associata con la città di Sanya e David fu uno dei primi a rendere effettivo lo scambio con frequenti visite. La città di Sanya presto gli commissionò la costruzione di un edificio in bambù, a Nanshan, un simbolo di impegno ambientale che ha sancito l’inizio del business turistico sull’isola. È stato David, durante una visita di Zhou Ping alle Hawaii, a suggerire l’idea di un festival che celebrasse il surf e la cultura locale. Anche se possono sembrare visionari, i suoi eco-progetti rappresentano la nascita del turismo ecologico. Questo, insiste David, «permette ai contadini di essere inclusi nello sviluppo locale. In questo modo potrebbero condividere con i turisti la loro filosofia di vita, il rapporto con il mare e la natura, vivere delle tradizioni senza doversi spostare in città». Riguardo l’espansione del surf, David suggerisce di partire dal basso, valorizzando situazioni come quelle di Mama, costruendo piccole guest house economiche e sostenibili invece di enormi hotel esclusivi. Zhou Ping, dal canto suo, cammina tra due fuochi. Da una parte ascolta i consigli di persone come David e Holly, dall’altra deve soddisfare le aspettative della élite commerciale, interessata più dal ritorno di interesse che alla sostenibilità sul lungo termine. Il governo, di fatto, ha messo in opera lavori faraonici per questo evento. Una strada nuova è stata costruita apposta per congiungere Riyue Wan alla statale. Cavalcavia, edifici e ristoranti sono tappezzati di immagini nostre (scattate da Callahan) stampate 50 metri per 20. Anche le case di Riyue Wan sono coperte da foto panoramiche dell’isola, che 2010 SurfNews 31 Sam Bleakley, un grande soul-arch su una piccola risacca Rober Wingnut Weaver in un passo incrociato degno di un maestro di taiji 32 2010 SurfNews Jarrad Howse demolisce un’onda del beach-break Kim Mayer stilosa e veloce nel beach-break di Riyue Wan 2010 SurfNews 33 Golf Course è una ottima alternativa a Riyue Wan per chi cerca un po’ più di power. Holly Beck in bottom turn ed Erwan in contemplazione mascherano la fatiscenza dei vecchi muri. Di fronte al ristorante di Mama è stata addirittura costruita una statua a grandezza reale di Holly! La velocità alla quale riesce a lavorare la macchina organizzativa è impressionante, un esempio di pensiero e azione perfettamente sincronizzati. Fuochi artificiali, balletti tradizionali e una lunga performance di percussioni: la cerimonia di apertura a Shimei Bay è simile a quella dei giochi olimpici e viene trasmessa in diretta televisiva in tutto il paese. Dopo la presentazione varie migliaia di fan timidi e curiosi si riversano su di noi chiedendo autografi e scattando foto. Al seminario di surf-culture, nel pomeriggio, Dean La Tourette tiene un discorso sull’importanza della “risorsa onde” per una comunità costiera, portando esempi da situazioni simili in Europa e Stati Uniti e sottolineando il bisogno di affiancare una sensibilità ecologica alla diffusione del surf. Anche Holly, che è l’ambasciatrice di Save the Waves, focalizza il suo discorso sulla necessità di preservare la piccola scena autoctona di Riyue Wan. E forse non è un caso se il 34 2010 SurfNews sindaco di Wanning, la sera stessa, indosserà la T-shirt di Save The Waves al banchetto ufficiale. La competizione in spiaggia si accende con l’arrivo dei rider internazionali di O’Neill. La mareggiata intanto non dà segni di calare e una miriade di autobus messi a disposizione dalla regione deposita gli spettatori, gratuitamente, in spiaggia. Lo statalismo socialista al servizio del surf! A metà mattina sono circa quattromila le persone presenti a Riyue Wan. Il feeling, tra di noi, è quello di essere testimoni di un evento al suo stadio embrionale ma allo stesso tempo già incommensurabilmente grande. La folla è completamente rapita dalla performance di Mark Matthews, Rob Bain e Jarrad Howse. Jarrad, che calca da anni la scena del WCT, stupisce tutti con altissimi air a pochi metri da riva. Rob Bain, leggenda del professionismo australiano di fine anni ‘80, surfa ancora in maniera potente, spostando litri di acqua ad ogni cambio di bordo. Per Mark Matthews surfare di solito significa sopravvivere a drop da XXL Awards, infilarsi in un tubo mortale ed uscirne il- leso. Nonostante le onde di Riyue Wan non offrano ciò che lui cerca, Mark dimostra equilibrio e versatilità, sincronizzandosi perfettamente con le elusive sezioni del point. Huang Wen, il locale, è eccitatissimo durante l’evento, contento di vedere tanta gente sulla sua spiaggia e nel ristorante. Il suo amico Brendan al termine dell’evento avrà quasi perso la voce per aver commentato ogni batteria in inglese e mandarino, quasi sicuramente il primo a farlo nella storia del surf competitivo. Mark Matthews vince la divisione Shortboard mentre Rob Bain si aggiudica il primo posto nel Longboard e Wingnut domina la divisione SUP. La gara non prevede il girone femminile ma Holly raggiunge lo stesso la finale in entrambe le categorie, rivelando uno stile da manuale e grinta da vendere. Il tour manager della ASP Australia, Dane Jordan firma un accordo per organizzare il primo evento ufficiale in Cina, nel ‘11, e tra un meeting e l’altro partecipa alla gara vincendo la categoria shortboard amateur! Il premio per miglior surfista locale va a Zhang Dahai mentre Niu Baybay, star del longboard taiwanese, vince il premio di miglior ragazza dell’evento. Camminando scalzo sulla sabbia a fine gara mi torna in mente “Semi di Girasole”, l’opera di Ai Wenwen che ho visto alla Tate Gallery. Sono 100 milioni di semi in ceramica, realizzati a mano da 1.600 artigiani secondo i dettami della tradizione Ming. L’artista chiede ai visitatori di attraversare l’istallazione, di contemplare l’essenza del consumo di massa, dell’industria e del lavoro collettivo, pur celebrando il messaggio positivo insito nel girasole. L’anima della Cina, come anche quella del surf, sicuramente lascia spazio all’improvvisazione e ai suoi paradossi. E io sono profondamente incuriosito da questo vasto universo culturale, dalla poesia Tang alla pittura paesaggistica Sung fino all’arte contemporanea, che si ispira al passato ma tocca temi di importanza globale. E sicuramene surferò ancora le onde di Wanning, esposte tanto alla forza degli elementi quanto alla brama dei surfisti. 2010 SurfNews 35 MAREGGIATE DEVIATE Ad influenzare le onde, in Mediterraneo, non è solo il vento. Un viaggio tra le anomalie spazio-climatiche della costa italiana. Testo e mappe di Luca Onorato Immagini di Emiliano Mazzoni, Antonio Muglia, Enrico Di Cino e Arianna Franzina Dicembre 2010: onde di scirocco generate in Montenegro raggiungono la costa ravennate schiacciata dall’alta pressione. Foto di Emiliano Mazzoni A bbiamo spesso parlato della difficile prevedibilità del moto ondoso in Mediterraneo. I surfisti, come anche i meteorologi, sanno bene che ogni mareggiata che attraversa il nostro bacino è costretta a plasmarsi sulle terre e sulle strettoie naturali che incontra. Il tam-tam di messaggi che si alza dagli spot a ogni mareggiata, con aggiornamenti minuto per minuto sulla misura e la qualità dei frangenti, ce ne dà l’ennesima conferma: la surfabilità delle onde, così come i parametri di vento e precipitazioni, varia notevolmente anche in una scala spazio-temporale ridottissima. In questo articolo tentiamo di capire, assieme al previsore ARPA Luca Onorato, come, perché e soprattutto dove questo accade, tentando di fornire ai lettori le conoscenze di base per sfruttare al meglio le anomalie “ondifere” delle zone più critiche. IL CATINO DEI FETCH INCROCIATI Il Mediterraneo è piccolo: appena 2.5 milioni di chilometri quadrati contro i 104,4 dell’Atlantico. La formazione di basse pressioni, però, è frequentissima. Le statistiche parlano di una ogni 12 ore di media; piccole perturbazioni che, in presenza di masse d’aria fortemente contrastate, possono divenire molto intense. Dal punto di vista surfistico, il Mediterraneo si differenzia dal vicino Atlantico poichè il moto ondoso, prodotto dal vento, ha a disposizione solo qualche centinaia di chilometri per regolarizzarsi e divenire “surfabile”. Mediamente una mareggiata considerata “buona” dai surfisti italiani ha un periodo di qualche decina di metri (circa 6-7 secondi), contro le centinaia di metri che raggiungerebbe in oceano aperto (fino 20+ secondi). Chi surfa, però, sa che anche dalle nostre parti le mareggiate migliori (specialmente le libecciate e le sciroccate) possono raggiungere periodi ragguardevoli. Tutto dipende dal fetch che, in linea teorica, in Mediterraneo, può superare i 1000km. Quello che non tutti sanno è che quei 1000km di mare su cui riponiamo le nostre speranze, spesso non sono sufficienti a fare schizzare la boa ondametrica oltre gli 8 secondi. Infatti, una serie di ostacoli fisici, come isole, istmi e promontori, deviano il vento riducendo di molto il fetch “efficace”. Così le tanto attese barre di libeccio prima di lambire le coste del nordovest devono relazionarsi con le Baleari, la Sardegna e la Corsica, per cui il fetch effettivo, quello che effettivamente sta generando le onde a riva, tende a ridursi di 1/3 e oltre. Ugualmente lo scirocco, prima di raggiungere gli spot tirrenici e adriatici sarà stato influenzato dall’Isola d’Elba, dalla Sicilia, dalla Corsica e, in costa est, dal Montenegro e dal Canale d’Otranto. I venti, inoltre, raramente soffiano dalla stessa direzione su tutto il fetch disponibile. Il libeccio ad esempio è spesso associato ad una circolazione locale di maestrale dal Golfo del Leone, che si dispone dai quadranti sudoccidentali solo al largo della Provenza, riducendo dei 2/3 l’efficacia del fetch. In questi casi il moto ondoso che surfiamo tra Livorno e la Liguria non proviene da un’unica direzione, ma è il risultato di diverse zone di propagazione che possono convergere o sovrapporsi amplificando o smorzando la misura dei fran- 38 2010 SurfNews genti a riva. Tutta questa “variabilità” nasce dal fatto che il Mediterraneo è posto al centro di vari sistemi meteorologici (anticiclone russo, clima atlantico e correnti africane) frequentemente in collisione tra di loro. Le perturbazioni, inoltre, tendono a ruotare in senso antiorario attorno a minimi locali influenzati dall’orografia. Questi eventi hanno dimensioni ridotte (di qualche centinaio di chilometri) ma sono in grado di influenzare schemi meteorologici ben più ampi, compromettendo o amplificando la qualità e la misura delle onde prodotte da grosse mareggiate. Non di rado un tratto di costa può, infatti, risentire dell’effetto sinergico di più fetch. Ma questo non è sempre un bene, visto che il moto ondoso a riva risulterà sporco e a causa del limitato periodo faticherà a focalizzare su point e reef, risultando apprezzabile solo lungo tratti di spiaggie esposte. Allo scadere del libeccio, poi, la rotazione anticipata del flusso da grecale o tramontana comporterà la rapida formazione di un’onda secondaria proveniente dai quadranti settentrionali, che si sovrappone al precedente mare da sudovest creando fastidiose componenti laterali sulla faccia dell’onda. Questa situazione di mareggiate conflittuali, facilita una rapida attenuazione del moto ondoso, anticipando anche di 6-8 ore la bonaccia rispetto le previsioni ufficiali. Filippo Orso e il suo fin-free nose-pick a Varazze. Foto di Enrico Di Cino A sinistra: Alessandro Ponzanelli in hang-five a S. Marinella. Foto di Enrico Di Cino Questa schematizzazione evidenzia i principali fetch nel Mediterraneo e le zone di sovrapposizione del moto ondoso. 2010 SurfNews 39 Federico Pilurzu in rail-grab overturn sulla destra di No Limits (Sardegna). Foto di Arianna Franzina Federico Pilurzu sotto il lip di una pesante libecciata. Foto di Arianna Franzina 40 2010 SurfNews Diego Cadeddu, una battuta di arresto tra gli impulsi occidentali. Foto di Arianna Franzina SINOSSI, MESOSCALA E MICRO SWELL È chiaro che prima di parlare di un “quando” i previsori italiani devono ben aver chiaro il “dove”. La previsione meteomarina richiede una conoscenza capillare del territorio. In zone più aperte, come l’Europa Centrale o i vasti spazi oceanici, al previsore basta analizzare un modello sinottico a larga scala. Le strutture meteorologiche mediterranee, invece, sono caratterizzate da dimensioni spaziali e temporali ridotte. Una classica depressione, da noi, ha un diametro medio tra 400-600km, contro i 1.000-2.000km di quelle atlantiche, e un tempo di vita attorno alle 24-36h, contro i 3-4 giorni delle circolazioni oceaniche. Inoltre da un’analisi effettuata su 18 anni emerge che il 65% delle perturbazioni mediterranee hanno un raggio inferiore a 500km. Noi previsori, quindi, siamo costretti ad usare una scala di per sè limitata (la mesoscala) che analizza cambiamenti in aree di circa 100km di raggio. E di sovente ci spingiamo a considerare variabili locali nell’ordine dei 10km. Parliamo di particolari “salti” o “giri di vento” legati alla presenza di golfi, isole, capi o spartiacque di dimensioni tali da modificare il flusso sinottico, alterando anche sensibilmente il moto ondoso. I casi più eclatanti si verificano a fine inverno, inizio primavera e in autunno, quando le correnti polari o artiche, entrando nel bacino, incontrano aria più calda di matrice africana e innescano intensi sistemi convettivi. Il contrasto termico può determinare circolazioni depressionarie anche molto intense con conseguenti alluvioni, nubifragi e mareggiate. In tale contesto la stabilità della massa d’aria può giocare un ruolo rilevante: una corrente instabile (ad esempio una corrente di bora) avrà facilità a sollevarsi, superando più facilmente una barriera naturale, con una conseguente intensificazione delle precipitazioni, mentre una corrente stabile (un blocco di alta pressione, ad esempio) faticherà a sollevarsi da terra e sarà costretta ad aggirare gli ostavoli scegliendo vie alla base del promontorio (vallate, canali ecc), causando l’intensificazione delle velocità anemometriche ed una possibile modificazione della traiettoria. È il caso della tramontana “chiara” che essendo legata ad una massa d’aria fredda e stabile presente in Pianura Padana, scende a cascata in tutte le vallate liguri e appenniniche non riuscendo a sorpassare i vallichi più alti. Anche il maestrale il più frequente e instabile nel bacino, può raggiungere intensità inaudite a causa di effetti di canalizzazione e di caduta. La stessa cosa avviene a Trieste con la bora dove l’eccezionale intensità del vento può creare un metro d’onda anche solo con poche decine di chilometri di fetch. In questo marasma di venti anomali e di mareggiate “deviate”, fortunatamente è possibile scorgere qualche costante. EFFETTO ELBA L’Isola d’Elba è posizionata al centro di un imbuto naturale formato dalla penisola italiana ad est e dalla Corsica ad ovest. Questa posizione la rende un tipico esempio di lente eolica. In presenza di un forte gradiente ovest-est, (6-8hPa di differenza tra le coste della Toscana e Corsica occidenta- 2010 SurfNews 41 le), si verifica l’intensificazione del flusso convogliato dalle Alpi Corse ad ovest e dagli Appennini Toscani ad est. Questo innesca un vistoso effetto di canalizzazione che interessa l’isola d’Elba e le zone settentrionali del Tirreno. In questi casi le previsioni possono prendere grosse cantonate, sia per l’intensità del vento, che per la misura delle onde negli spot esposti a SE, dalla Toscana meridionale (ad esempio Ansedonia) alla Liguria di levante. I massimi d’intensità, infatti, frequentemente si discostano di 10-15 nodi rispetto alle aspettative per cui una previsione di vento forte (attorno a 20 nodi) si può trasformare in un avviso di burrasca (35 nodi), con colpi di vento assai violenti e rafficati tra 40 e 45 nodi. Lo scirocco, in questi casi, gode di un significativo rinforzo del fetch da sud-sudest, che può produrre un moto ondoso molto più alto del previsto, ma caratterizzato da un elevata pendenza dell’onda (rapporto tra altezza e lunghezza). Questa situazione viene chiamata in gergo marinaro “colpo di mare” in quanto è di breve durata (6-8 ore). La surfabilità di questo tipo di mareggiata, a nord dell’Elba non è delle migliori, in quanto i set si presentano irregolari, composti da molte onde, influenzati nel loro perscorso dal flusso di libeccio che arriva dalla Corsica occidentale. La costa a sud dell’isola, invece, godrà di tutto il fetch utile senza risentire della componente sudoccidentale presente più a nord. Il mare di libeccio, sfilando al largo della Corsica, può convergere sul centro del mar Ligure, incontrando le onde generate dallo scirocco: tale situazione può generare a riva onde molto ripide, come i muri d’acqua di 7-8m che hanno devastato nel dicembre 2006 il porto di Savona. La simulazione evidenzia l’effetto Venturi indotto dai forti venti di scirocco. Notate anche un nucleo di mare agitato da libeccio in risalita al largo della Corsica. Mappe Ecwam elaborate ARPAL CAPO MELE Questo caso di anomalia è invece legato al classico maestrale e si può verificare durante la formazione di un minimo orografico sul Golfo del Leone/Baleari in risalita verso la Corsica/Liguria. Tale struttura è caratterizzata da un fetch potenzialmente molto esteso e da un gradiente SO-NE molto serrato (10hPa di differenza tra le coste nordafricane e la Provenza). Questo percorso è segnato da diverse entità geografiche che causano vistosi effetti locali. La Corsica, con le sue alte montagne, devia le correnti occidentali verso Nord intensificandole e regalando onde dalla costa livornese fino a tutto il Levante ligure. Le Bocche di Bonifacio, invece, incanalano il maestrale sparandolo, grazie all’effetto Venturi, verso il Tirreno e le coste toscane e laziali. 42 2010 SurfNews La mappa del 12 novembre 2010 evidenzia la swell di libeccio in propagazione. Notate i picchi d’onda che interessano la Liguria, la Toscana e, attraverso le Bocche di Bonifacio, le coste laziali. Mappe Ecwam elaborate ARPAL –dati Centro Europeo Eric Rebiere, rail-grab take-off su un impegnativo “slab” sardo. Foto di Antonio Muglia IL MISTRAL AL SUD Le configurazioni da maestrale che interessano il meridione tendono a manifestarsi in seguito a violente irruzioni di aria polare caratterizate da un forte gradiente NO-SE su gran parte del Mediterraneo Occidentale. Queste correnti intense sono ulteriormente rinforzate da effetti di convergenza tra il maestrale e la tramontana che tendono a creare veri e propri corridoi (o vene di vento) caratterizzati da intensità eccezionali. Possiamo osservare un vistoso effetto Venturi nelle Bocche di Bonifacio, simile al caso precedente, che si spinge fino alle coste della bassa Toscana e del Lazio. Questa conformazione barica, inoltre, tende a causare rinforzi del vento sui canali di Sardegna e Sicilia per una convergenza del flusso indotta dalla presenza della Sardegna prima, della Penisola Tunisina e della Sicilia Occidentale poi. È evidente un incremento del moto ondoso sul Golfo di Cagliari e sulle coste della Sicilia occidentale e meridionale che regalano onde regolarizzate dal vento di terra. IL CASO LEVANTE Quest’ultima configurazione è chiaramente d’interesse per i surfisti adriatici, colpiti da “carenza di fetch” anche più dei loro colleghi tirrenici. Infatti, le correnti nordorientali sono generalmente caratterizzate, con l’avvicinarsi del periodo freddo, da un elevato gradiente NE-SO ma da uno spazio marino limitato. Il raffreddamento stagionale dell’Europa Orientale comporta la formazione di un anticiclone freddo molto robusto (oltre 1025hPa) che raccoglie e “sputa” aria 2010 SurfNews 43 44 2010 SurfNews Eric Rebiere in un solido giorno alla Marinedda. Foto di Antonio Muglia A sinistra: Eric Rebiere termina la sua corsa con un reentry. Foto di Antonio Muglia La simulazione evidenza gli effetti della bora in Adriatico e la forte canalizzazione sul Canale d’Otranto. Notate anche un ‘effetto maestrale’ sul Golfo del Leone, legato però a un gradiente più nordorientale. artica sull’Adriatico attraverso i Balcani. L’aria fredda (polare o artica) di origine continentale può penetrare in Mediterraneo attraverso diverse vie: ancora dalla Valle del Rodano (con un maestrale scuro) o come bora o grecale sulle coste adriatiche. In questo caso i venti nordorientali comportano mareggiate via via più intense, procedendo dalla costa romagnola verso sud, poiché l’area di fetch tende a divenire più ampia. È evidente un effetto locale di canalizzazione e rinforzo dei venti e dell’onda, poco a sud del Gargano, che comporta, soprattutto nella stagione più calda, periodi prolungati di vento da NE e moto ondoso sugli spot adriatici pugliesi. Interessante l’effetto locale di eccezionale rinforzo del vento da nord sul Canale d’Otranto: in questo caso estremo abbiamo burrasche violentissime da NNO che tagliano quasi trasversalmente il gradiente barico NE-SO, infilandosi poi direttamente nel Canale. Così il vento reale discosta di oltre 90° rispetto al vento atteso, mostrandoci ancora una volta come in Mediterraneo la geografia giochi un ruolo dominante nel controllare e/o condizionare la meteorologia. 2010 SurfNews 45 Onde vuote e luce cristallina, tutto il fascino della Nuova Zelanda sagomato tra acqua e pietra Strade Senza Fine L’inverno di Te Wai Pounamu, l’isola meridionale della Nuova Zelanda, attraverso la lente di Chris Burkard Le vibrazioni della casa mi svegliano nel mezzo della notte. Fuori è ancora buio ma questo continuo tremore mi impedisce di prendere sonno. Anche i miei compagni sono nella stessa situazione. «Senti i muri tremare?» chiede Peter Devries a Jesse Hines «sì, sembra che la mareggiata sia arrivata!». Le onde sbattono sulla diga foranea del porto, sparando pinnacoli di schiuma dieci metri verso il cielo. Durante la notte le banchine più esposte sono state sventrate dai colpi d’ariete delle onde anomale. Raduniamo l’attrezzatura e partiamo per la punta meridionale dell’isola, sperando di arrivare in spiaggia prima dell’alba. 2010 SurfNews 47 Peter Devries, frontside grab a South Island 48 2010 SurfNews 2010 SurfNews 49 Peter Devries: con l’acqua a 5°C il primo bagno del giorno mette sempre pensieri Perfezione e desolazione lungo la costa meridionale I l giorno prima ho a lungo spiato dai finestrini del volo Air NZ in avvicinamento a Christchurch. L’aereo si è tenuto a bassa quota, dando il fianco alla costa orientale di South Island e regalando un prologo mozzafiato al nostro surf-trip. Dall’alto si vedono chiaramente le due placche tettoniche che convergono, creando una catena montuosa che si alza dall’oceano come un drago inferocito. Tra le sue fauci aperte si vedono vallate costellate di fattorie nella quieta baia di Nelson. Sopra di noi un manto di nuvole bianche fuggono il sopraggiungere del sole. Mike Losness intravede un triangolo di schiuma bianca alla foce di un fiume. Da qui tutte le baie sembrano avere onde perfette ma i tesori della costa meridionale non saranno per nulla facili da conquistare. Il break intravisto da Mike, ad esempio, si rivelerà un bidone. La mareg- giata è ancora troppo piccola e quel triangolo bianco è generato da onde di appena 50cm. Ma le previsioni confortanti e centinaia di chilometri di costa esposta tra Timaru, Dunedin e Invercargill, rendono questa prima cantonata più accettabile. Partiamo per il sud seguendo strade ad una sola corsia. Il segnale della rete cellulare sparisce poco dopo la partenza. D’inverno le strade sono deserte, specialmente quelle in terra battuta che conducono alla costa. Ne seguiamo una fino ad un point sinistro, esposto e selvaggio. All’arrivo troviamo inquietanti muri d’acqua che si infrangono contro scogliere laviche nere, ricoperte di kelp. Un set rompe sul reef esterno e sfila largo, spazzando il point con una striscia di schiuma bianca. Picchi anomali attraversano la baia come cavalli impazziti. «Guarda quella casa!» Losness indica una costruzione a metà 2010 SurfNews 51 Un angolo di luce nel cupo inverno australe 52 2010 SurfNews 2010 SurfNews 53 Movimenti d’acqua di diversa natura senza intrusione antropica Jesse Hines ai piedi della faglia tettonica della penisola. La sua vista rivela le vere dimensioni delle onde: anche quelle piccole sono alte più di lei. La tempesta che stiamo rincorrendo è nata in quella fucina di perturbazioni chiamata Corrente Polare Antartica. I venti da ovest, infatti, alimentano un flusso che sposta 125 milioni di metri cubi d’acqua al secondo, la corrente oceanica più potente del pianeta. E non c’è da stupirsi se queste latitudini hanno soprannomi inquietanti tra i lupi di mare come i “ruggenti 40”, i “furiosi 50” e i “tremendi 60”. In questa catena di montaggio per basse pressioni, il vento e il mare spingono onde mostruose verso nord, destinate a finire la loro corsa su questi fondali rocciosi. L’Antartide è la prima terra che incontreremmo se puntassimo ancora più a sud. Una parte della corrente artica segue le mareggiate verso nord, facendo scendere la temperatura dell’acqua fino a 5C°. Serve un break riparato. Troviamo una spiaggia parzialmente risparmiata dalla furia oceanica. Alla fine della baia una montagna alta 150 metri domina il panorama come una fortezza medievale. Le raffiche da terra trasformano il caos in onde scavate. Nessun essere umano in vista, solo un camper abbandonato. Spacchettiamo calzari, guanti e mute da 5mm. Devries è il primo ad infilarsi in un tubo: il lip forma un arco perfetto attorno alla sua figura prima di esplodere in mille cristalli liquidi. Losness e Hines lo raggiungono in mare, infilandosi in caverne senza uscita ma atterrando coreografiche manovre aeree sullo sfondo di maestose rocce scure. Dopo un paio d’ore Mike esce dall’acqua estasiato, si toglie il cappuccio e commenta: «questo è uno dei beach-break più divertenti del pianeta!». Ma qualcun’altro sta camminando 2010 SurfNews 55 Mike Losness elettrizzato dalla sezione ripida e per nulla appesantito dal neoprene Mike Losness, full-speed power snap su questa stessa spiaggia. I nostri sentieri si incrociano mentre torniamo verso il furgone. Sean, questo è il suo nome, ha una folta barba argentata, porta un cappellaccio scuro e stivali di gomma infangati. Nonostante l’aspetto agreste, Sean non è un farmer ma un fotografo che ha scelto un’esistenza nomade. Tutti i giorni guarda e fotografa i pinguini impegnati nella pesca. Ci invita nella sua casa mobile: una striscia di bandiere da preghiera nepalesi taglia in due l’ambiente. Ai muri ha appeso foto di famiglia, scattate negli anni ’70. «Mia moglie è su al nord anche se preferirebbe rimanere qui» spiega «da quando sono rimasto solo mi trattengo nello stesso posto solo per un mese, poi mi sposto. Ci sono tanti angoli magici da queste parti, la strada non ha mai fine». Lasciamo questo enigmatico personaggio e la sua spiaggia e ci addentriamo nella foresta. La vegetazione è densissima e ci copre con una coltre di umido silenzio. Ci perdiamo in un dedalo di strade buie, un labirinto di tunnel scavati attraverso rami, erba e fogliame. Girato un angolo troviamo il macchinario che fisicamente scolpisce queste gallerie: un enorme escavatore collegato ad una lama di quattro metri. Il macchinario periodicamente pulisce i tunnel esistenti e ne crea di nuovi, ma ad avere l’ultima parola, qui, è sempre la natura, capace di vanificare il lavoro della lama in pochi giorni. Torniamo a vedere la luce del sole in prossimità della costa. Promontori, laghi, spiagge e cascate di colpo mi sembrano incredibilmente colorati. Le onde sono piccole e la marea sta crescendo, così decidiamo di controllare uno spot notato il primo giorno. Una destra rompe all’imboccatura della baietta, spazzata da un gelido vento da 2010 SurfNews 57 Il canadese Peter Devries a suo agio nel freddo neozelandese Questa strada finisce qui 58 2010 SurfNews Un momento di relax o forse una presa di posizione terra. Le onde più grosse sono franose nel take-off ma appena sbattono sulla secca interna crescono in altezza e rompono in sinuosi tubi rotondi. Un arcobaleno circonda questa scena idilliaca e noi ci buttiamo in mare. Hines e Losness letteralmente distruggono le onde, facendo a gara a chi alza gli spruzzi più alti durante le manovre. Devries, invece, si concentra sulla sezione di double-up. In un’onda prende addirittura due tubi, il secondo dei quali gli spezza la tavola in due. Quando un aggressivo leone di mare si unisce a noi sul line-up, latrando a tutta voce, capiamo che è ora di cambiare area. Di notte accendiamo un fuoco per scaldarci e per asciugare tutto il neoprene necessario a surfare tra questo gelo. Di giorno ci perdiamo tra paesaggi incredibili, più densamente popolati da onde perfette che da esseri umani. Ultimo obiettivo del viaggio è quello di surfare un’onda vista in fotografia, un “bluff “corto e violento che però non riusciamo a individuare. D’improvviso una densa nebbia cala su di noi interrompendo le ricerche. Il mare sparisce e noi ci fermiamo in un caffè sulla strada dove incontriamo un surfista. Tra un hamburger di carne locale e un piatto di insalata chiediamo informazioni sugli spot dell’area. Dopo averci squadrato da testa a piedi ci racconta la strana storia di un surfista, abbandonato da un vascello in una baia più a sud. Avrebbe surfato per sei mesi un point da favola senza mai incontrare anima viva, vivendo di pesca in una grotta. Il surfista è chiaramente geloso dei suoi segreti e tenta di sviare la nostra ricerca ma Losness gli mostra la foto dell’onda che stiamo cercando. «Sai dirci dov’è questa?» gli chiede con fare innocente. La foto mostra un picco perfettamente simmetrico, verde e liscio, sul punto di esplodere a pochi metri da riva. Il locale la valuta per qualche secondo, poi guarda Mike di sbieco e gli dice «potrebbe essere ovunque!». 2010 SurfNews 59 Testo e immagini di Nathan Myers 60 2010 SurfNews Sopra: Dave Rastovich durante la magica session Indiana che chiude il film A sinistra: Dan Malloy alle prese col diario di bordo in Islanda T imes Square, New York. Taylor Steele e Dan Malloy sono in ritardo per l’intervista. Entrano nel grattacielo dell’emittente radiofonica ma rimangono pietrificati di fronte ad un globo enorme: un mappamondo rotante grande quanto una casa piazzato al centro della hall. La trasmissione inizia fra tre minuti, poi li aspettano l’allestimento di una galleria fotografica a Soho, e gli ultimi ritocchi al montaggio di Castles in the Sky, che proprio questa sera verrà proiettato in anteprima mondiale. Ma i piani di lavoro fatti in California non sempre funzionano a New York. Faccio due passi indietro e scatto qualche foto a loro due in contemplazione: Taylor traccia mareggiate immaginarie attraverso il Mediterraneo, Dan punta l’indice verso il Circolo Polare Artico. Taylor scuote la testa e indica l’Antartide. Non voglio neanche sentire quello che si stanno dicendo. Libano o Antartide che sia, questi due prendono seriamente le loro visioni esplorative. E so bene che le mie chance di unirmi a loro sono più alte se non conosco il mio destino. Una grossa mano nera si appoggia sulla mia spalla: «no foto qui». È l’addetto alla sicurezza: «No problem» rispondo, poi mi sposto dall’altra parte della hall e continuo a scattare. “No photo here”. Me lo hanno detto mille volte negli ultimi tre anni, a Machu Picchu, fuori dal Taj Mahal e anche in mezzo al Sahara, ma ho imparato a portar rispetto e, se serve, a non ascoltare. Dimenticati quello che hai imparato a scuola, il viaggio è l’unica fonte di conoscenza. Porta rispetto, prova tutto e viaggia leggero: le persone più intelligenti che conosco non sono mai andate all’università. Taylor è uno di questi: ha iniziato a viaggiare poco dopo le superiori e non si è ancora fermato. Seguirlo nelle sue ultime avventure è stato una scuola di vita per me. «Non farti prendere dal panico, c’è sempre una via di fuga, e quando pensi di essere andato abbastanza lontano spingiti ancora un po’ oltre» questo mi ha insegnato la produzione Castles in the Sky, un film che travalica il concetto di surf-movie. Prima di ogni viaggio abbiamo fatto ricerche meticolose. Vietnam, Islanda, Perù, Africa e India, abbiamo segnato sulla mappa tutti i possibili point e contattato i locali, poi all’arrivo i programmi si sono squagliati 2010 SurfNews 61 62 2010 SurfNews Sopra: Dane Reynolds in una versione polare di Rincon In alto a sinistra: Cristobal de Col è il surfista più promettente tra le nuove leve Peruviane In basso a sinistra: Taylor Steele al lavoro in India. Sullo sfondo Dave Rastovich come neve al sole. E non parlatemi di piani alternativi! Nessuno apre nuove vie senza sporcarsi le mani, senza mettersi in discussione in prima persona. Il primo passo, la partenza, è stato il più difficile, i rimanenti tre anni sono stati una lunga ed inesorabile caduta, destinata a terminare proprio oggi qui a New York. La presentatrice dello show radiofonico ci viene incontro. Ha tette finte e pantaloni attillati. «Chi di voi è il famoso surfista?» chiede spudorata. Dan abbassa lo sguardo, Taylor lo indica. «Siamo in ritardo» dice, «non abbiamo tempo per leggere le domande prima di andare in onda». «Forse è meglio così» risponde il regista «almeno sembreranno più interessanti». La bambolina rifatta non capisce, Dan e Taylor hanno ancora gli occhi fissi sul globo. «Sono le quattro del mattino in India», Taylor guarda nella telecamera e commenta in diretta col sangue che gli cola dalla fronte «la macchina è appena andata fuori strada, siamo nella merda». Le strade meno battute sono deserte per qualche buon motivo! Di automobili ne abbiamo distrutte più di una in questo progetto e, per assurdo, si sono rotte mentre tentavamo di raccontare il lato “romantico” del viaggio. Abbiamo perso decine di aerei e pagato somme esorbitanti per i bagagli in eccesso. Lasciate che ve lo dica: il mondo è un posto difficile. Mentre sei “sul campo” e trascini trepiedi e sacche delle tavole da un’aeroporto deserto a una stazione dei bus dismessa, ti senti come all’interno di una roulette russa. Un momento di esitazione, un piccolo errore, può vanificare anche il migliore dei programmi. Il lato più divertente del viaggio è la narrazione: quando sei a casa e mostri le foto ai tuoi amici raccontando storie. Taylor ha imparato a filmare tra le onde di casa, a San Diego e ha iniziato da subito a viaggiare assieme a Rob, Dorian e Kelly. Il suo stile di montaggio nei primi anni ‘90, un abbinamento tra manovre moderne e musica punk-rock, ha dato vita ad un vero e proprio genere. Momentum, The Show, Good Times: ogni film serviva a produrre il successivo. E appena la massa si è buttata a capofitto nel genere, Taylor ha spostato il fulcro della sua attenzione producendo qualcosa di completamente diverso come le se- 2010 SurfNews 63 Rasta esplora il mercato su una bicicletta affittata rie Drive Thru e Sipping Jetstreams. Sipping ha attualizzato il modulo narrativo di Endless Summer, portandolo a contatto con location nuove ed “estreme”, come Hong Kong, Cuba e Italia. Le sue ultime produzioni sono state decisamente cross-over: The Drifter esplora la caleidoscopica cultura indonesiana attraverso gli occhi del suo amico Rob Machado. Film come Stranger than Fiction, e Modern Collective, invece, hanno immortalato le manovre più estreme nel panorama short-board, aprendo la strada al format DIY (do it yourself) di Innersection. «Quando ho iniziato a produrre film di surf» mi confessa «non credevo di resistere così a lungo. Pensavo di farne due, tre al massimo. E trovo incredibile essere ancora qui oggi, a fare la stessa cosa». Castles apre con un prologo di 10 tragici minuti. Taylor che sanguina in India, la macchina che scivola sul ghiaccio in Islanda, apparecchiature distrutte, surfisti persi per gli aeroporti di mezzo mondo: tutte le disavventure del progetto sbattute in faccia allo spettatore come una cruda confessione. 64 2010 SurfNews In tutti i film di Taylor la sezione finale è riservata al surfista con le manovre migliori. Questa volta, però, ad aggiudicarsela è stato chi ha sofferto più di tutti. A tre giorni dal nostro arrivo in India, infatti, entrambi gli atleti convocati erano KO. Kalani Rob era seriamente malato e Mitch Coleburn aveva fatto perdere le sue tracce. È stato Dave Rastovich a salvare il trip, sopportando alcune delle condizioni di viaggio più dure della sua carriera pur di portare a termine la missione. Questo gli ha fruttato la tanto ambita chiusura del film. Rasta esce dal tubo a velocità altissima, pompa pesantemente, tiene una linea alta, quasi innaturale, poi si infila attraverso gli enormi piloni di un molo deserto e semidistrutto. Guardando la scena da casa servono almeno tre o quattro “rewind” per capire quanto folle sia il suo gesto. Dal mio angolo alla base del molo ero convinto sarebbe morto sbattendo contro i piloni! Le variabili da calcolare sono molte: l’onda passa tubando a pochi centimetri dal tetto della struttura, e una corrente corre parallela lungo il lato di entrata, per non parlare del reef che è praticamente scoperto. Nessuno ci aveva mai provato prima. Uno “slab” islandese mai surfato prima Da solo in mare, onde perfette in India, i locali che urlano da sopra: capisco subito che Rasta sta scrivendo la storia. L’onda artica in Islanda, le spiagge del Vientam e anche questo molo solitario in India: tutte le migliori session di Castles sono state filmate in onde splendide mai apparse prima in video. E lo stesso la parte più difficile del progetto non è stata quella relativa al surf. È più facile far entare in mare un surfista durante una tormenta di neve che trascinarlo a vedere templi e musei, per le immancabili session di life-style. Machu Picchu, Taj Mahal, gli slum Sudafricani e i geyser artici: coordinare i pro, farli lasciare la spiaggia e le camere di hotel, ha richiesto una dose enorme di masochismo. Le luci si accendono nel teatro. Il film è finito e Taylor sorride, è sopravvissuto anche a questa avventura, ora manca solo la classica conferenza stampa. Dalle file più arretrate una mano si alza «mi è piaciuto il materiale sul surf» dice una signora con tono saccente «ma sono dubbiosa sul valore culturale del resto. Alla fine siete solo dei bianchi ricchi, che approfittano dei poveri nativi per fare un film». Prima che Taylor inizi a risponderle un surfista indiano si alza e racconta che, proprio grazie all’incontro con Taylor, ha riscoperto il piacere di viaggiare in India. Taylor cerca di mettere a fuoco chi sia a parlare, poi risponde: «penso che il viaggio avvicini le persone. Ogni volta che parto la mia destinazione finale è sempre la stessa: casa mia. Ma ogni volta che torno a casa mi accorgo di essere cambiato grazie alle esperienze che ho vissuto e alle persone che ho incontrato. E forse a cambiare non sono solo io, ma anche loro». La platea esulta e applaude. Il teatro si vuota nella notte newyorkese, lungo la strada una band di mariachi scalda gli strumenti. Di colpo sono le tre di mattina in questo scuro bagno di folla, siamo in un bar. Taylor arriva con un sombrero in testa, due tequila e un margarita in mano. È il cinque di maggio, giorno dell’indipendenza del Messico e tutti stanno festeggiando. Passa i drink a Dion Angius e Dan Malloy. Brindano alla fine del viaggio, come se esistesse veramente una fine. «Ho speso tutto il budget del prossimo film in quel giro di drink!» dice Taylor ridendo «e 2010 SurfNews 65 66 2010 SurfNews Sopra: La magia di Machu Picchu ripaga la lunga camminata In alto a sinistra: Peter Mendia accarezza le rocce di Punta Lobos In basso a sinistra: Taylor sceglie la RED-camera per riprendere questo affollato mercato il prossimo lo paghi tu!». New York ha prezzi inavvicinabili, Dion vive qui da poco e lo sa bene. Sopravvive facendosi pagare da bere dalle modelle. Un artista surfista all’ultima moda ha successo in ambienti di questo tipo. Il viaggio con lui in Vietnam risale a tre anni fa. Da allora Dion ha cambiato città cinque volte, e recitato per Modern Collective e Innersection. Il suo blog, assieme a quello di Dane Reynolds, è tra i più seguiti in rete. «Castles è diverso dagli altri film a cui ho partecipato» racconta «parla di qualcosa più ampio del surf, parla dell’amore per il viaggio e per le onde, e non capisci dove finisca uno e cominci l’altro». Una cameriera vestita da amazzone sexy gli porta uno strawberry daiquiri e Dion scompare con lei nella notte della Grande Mela. Dan Malloy, invece, non è per nulla dandy, anzi, assomiglia più a un cowboy. Ai dandy non piace il freddo mentre Dan non ha problemi a cambiarsi all’aperto sulla banchisa polare innevata. In Islanda l’ho visto nuotare verso quest’onda enorme, gelida e mai surfata prima. Mancava pochissimo al tramonto ed ero sicuro sarebbe sparito per sempre, inghiottito dal- l’oceano scuro. Non stavamo neanche filmando ma Dan è andato semplicemente a vedere lo spot di persona, a surfarlo per pura curiosità. Castles, come avrete capito, racconta una serie di pazzie portate a termine da una banda di maniaci dello shock culturale, a proprio agio anche in una selva di zombie come New York. «Questa città è così carismatica» commenta Taylor, «mi piacerebbe venirci a vivere». Al momento la famiglia Steele abita a Bali ma non resta mai troppo a lungo nello stesso posto vista la professione di Taylor. Intanto a Times Square il mappamondo gigante ha rotto i cardini e rotola lungo le strade schiacciando i nottambuli, fuori dai bar coi loro Martini in mano e la sigaretta accesa. Ci sta per raggiungere, poi, di colpo è l’alba, e io ho perso il mio volo bevendo assieme alla crew, in pieno stile Castles. «Le destinazioni per il prossimo film dovranno essere estreme. Antartide, Libano e, non so, c’è il mare in Afganistan?!» «Afganistan?! Le prossime destinazioni?!» rispondo io. «Si, tenetevi pronti a partire presto» risponde Taylor «ho sempre pensato a Sipping come ad una trilogia». 2010 SurfNews 67 ABBONAMENTI & STORE Compila questa form in ogni parte. Spediscila con la ricevuta del pagamento a SurfNews magazine Circonv. alla Rotonda dei Goti, 12 - 48121 Ravenna. Oppure trasmettilo via fax al numero 0544 600091 o per mail all’indirizzo [email protected] Desidero ricevere il prodotto che ho sottoscritto al seguente indirizzo: COGNOME NOME VIA N CAP CITTà CODICE FISCALE (OBBLIGATORIO) TEL. 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Autorizzo - FIRMA NON Autorizzo - FIRMA NEWS KELLY SLATER VINCE IL 10° TITOLO MONDIALE AL RIP CURL PRO SEARCH PUERTO RICO 6 novembre 2010, Puerto Rico - Kelly Slater, atleta simbolo di Quiksilver, ha segnato la storia del surf conquistando il suo decimo titolo mondiale sulla spiaggia di Porta del Sol a Puerto Rico, andando poi a vincere il Rip Curl Pro Search, mostrando al pubblico la più avvincente e appassionante performance a cui il mondo sportivo abbia mai assistito. Kelly è il primo surfer al mondo ad ottenere l’incredibile risultato di 10 titoli mondiali, un obiettivo raggiunto in 20 incredibili anni di carriera durante i quali ha letteralmente dominato, sbaragliando nuove leve e vecchie glorie del surf. La storica sfida ha visto Kelly gareggiare e vincere nei quarti di finale del Rip Curl Pro Search Puerto Rico contro Adriano De Souza. Slater ha totalizzato abbastanza punti per distaccare Jordy Smith, l’altro pretendente e accaparrarsi così il titolo 2010, culminando uno sforzo durato 20 anni. Nella finale dell’evento, Slater è riuscito ad ottenere un incredibile 18.77 su un massimo di 20, conquistando il suo secondo Perfect 10, e dando un incredibile dimostrazione della sua superiorità anche nelle proibitive condizioni del pomeriggio. “Mi sento sollevato, è stato il titolo piu stressante da ottenere tra quelli che ho vinto” ha detto Slater “e poi, alla mia età la gente mi dice ‘lascia perdere’. I ragazzi più giovani diventano sempre più forti ed è una sfida riuscire a credere in se stessi piuttosto che a quello che dicono gli altri. So quanto J, D, M, T e tutti gli altri siano bravi, è come se fosse una maratona, capisci? Non si tratta di una manovra, un onda o un contest. Questa competizione dura tutto l’ anno, io ho imparato a concentrarmi e alla fine tutto torna, sono molto sollevato.”“Il decimo titolo mondiale di Kelly sarà ricordato come uno dei momenti più importanti nella storia del surf.” ha dichiarato Bob McKnight, CEO di Quiksilver. “Siamo orgogliosi e onorati di essere stati testimoni di un tale evento, e di aver supportato e sostenuto il nostro atleta simbolo durante tutta la sua incredibile carriera professionale. Congratulazioni Kelly!” Kelly ha vinto i suoi 9 precedenti Titoli Mondiali nel 1992, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 2005, 2006 e 2008. La sua carriera include anche 45 vittorie WCT, oltre a due medaglie d’oro agli ESPN X Games. Per altre info: quiksilver.com - aspworldtour.com UN APPELLO DA SURFNEWS AI SUOI DISTRIBUTORI Dal 1 aprile 2010 sono state soppresse le tariffe agevolate per l’editoria. Le riviste devono ora far fronte ad un rincaro nelle spese di spedizione del 700%. Questo, assieme alla crescente richiesta da parte dei nuovi abbonati, ci ha imposto di ridurre le copie cedute gratuitamente. Le copie che possiamo REGALARE, al momento, sono 5 per punto di diffusione. Ai negozi che intendono ricevere 5, 10 o 15 copie aggiuntive chiediamo un piccolo contributo economico. I negozi SUPPORTER sono elencati in un’apposita sezione in ogni uscita del magazine. Il form per diventare SUPPORTER di SurfNews lo trovate nella pagina qui affianco oppure su www.surfnews.com/distributori.aspx DISTRIBUTORI SOSTENITORI di SurfNews BROKEN BONES di Antonio Causi - Via 9 Giugno, 31 - Monfalcone (GO) - tel. 0481 795030 BROTHERS SURF SHOP E SURF SCHOOL - Via Rimembranza 14 Levanto (SP) - tel. 0187 809044 DR.ANK - Via del Nugolaio 34 - Navacchio, Cascina (PI) - tel. 347 1660850 - [email protected] DROP OUT SURFSHOP - Via Cima 12 - Iglesias (CI) - [email protected] EAST WIND di Calzavara Roberto - Piazza Rosa dei Venti 15 - Lignano Sabbiadoro (UD) - tel. 0431 427581 FEROCI SURF SHOP - Largo Saturno, 3 - Marina di San Nicola, Ladispoli (RM) - tel. 06 99270435 NATUREZA SURF SHOP di Fantoni Gabriele - Via Mancini 47 - Deiva Marina (SP) - tel. 0187 815062 PIKE SURF SHOP C/O KURSAAL - Lungomare Lutazio Catullo 42 - Ostia Lido Roma (RM) - tel. 340 0578820 SURF ACTIVITY - Via Diaz 55 - Genova (GE) - tel. 0103742548 - [email protected] SURFING SHOP di Cimatti - Rotonda Cadorna 9 - Milano Marittima (RA) - tel. 0544 995187 SURF CAMP TOURS - [email protected] - tel. 011 5531122 NEWS I 40 ANNI DI HOT BUTTERED Hot Buttered compie 40 anni. Ma la storia di questo marchio travalica l’aspetto commerciale sfociando nella storia e nella leggenda. È Terry Fitzgerald, “the Sultans of Speed”, che nel 1971, nel garage di casa nei sobborghi di Brookvale in Australia, cominciò a creare tavole da surf con il marchio Hot Buttered. All’età di 16 anni Terry comincia a lavorare per Shane Surfboards, che in quegli anni seguiva i migliori professionisti. Il nome di Terry presto acquista notorietà e si fa apprezzare non solo in Australia ma anche e soprattutto sulla North Shore di Oahu, dove è rispettato per il suo coraggio e per le sue manovre progressive. Nella sua evoluzione, Terry non prende la strada seguita dalla maggioranza degli australiani. Ha cose importanti di cui prendersi cura, deve sviluppare le sue tavole da surf al massimo livello, senza margine di errore e senza compromessi. Una volta sistematosi sulla North Shore, Terry riesce ad entrare in contatto con surfisti e shaper del calibro di Gerry Lopez, Reno Abeliera, Dick Brewer, Owl Chapman e Sam Hawk, probabilmente l’unico australiano che è riuscito a far parte di una compagnia così illustre. Nelle stagioni invernali del dicembre 1971-73 ha letteralmente spinto il livello tecnico sulla North Shore confermandosi come uno dei migliori surfers di ogni tempo a Sunset, Rocky Point e Pipe. Ma il suo coinvolgimento va ben oltre le gare. Fitzgerald fu uno dei primi surfisti a esplorare l’Indonesia. Andò a Grajagan nel 1973 con Gerry Lopez e a Sumbawa negli anni ‘80. Il suo stile a Jeffreys Bay, Sud Africa, nel 1977 ha indotto il giornalista Phil Jarratt a dargli il soprannome “sultan of speed”. Terry è un bravissimo artigiano e uno shaper precisissimo, molto risoluto e intransigente. Il design delle sue tavole è rimasto nella storia anche grazie al lavoro di Martin Worthington, e del suo aerografo a spruzzo con cui illustrava delfini che saltavano su tramonti psi- chedelici. Dai primi anni ‘80, in anticipo su tutti, Hot Buttered viene esportato in Inghilterra, Stati Uniti, Giappone e Polinesia. Oggi, nonostante varie vicissitudini famigliari, Terry è ancora un grande appassionato di surf, ma pratica anche il rugby e il golf. Hot Buttered oggi è un brand conosciuto in tutto il mondo, con sedi in Australia, Brasile, Italia, Sud Africa, Stati Uniti e Giappone. In Italia le tavole Hot Buttered sono distribuite dalla Fashion Team 62 Srl, che si avvale del supporto tecnico e della rete distributiva della Sportfun di Stefano Gigli. Fashion Team 62, che ha sede a Roma, è anche licenziataria esclusiva per l’Italia e l’Europa della linea di abbigliamento Hot Buttered. Per info: Fashion Team 62 www.hotbuttered.it [email protected] tel: 06.9291 8624 NEWS D’AMICO E VITALE CAMPIONI ITALIANI I surfer del Team Quiksilver fanno incetta di risultati al PROTEST Banzai Pro 2010, ultima tappa del Campionato Surfing Italia, in onde lisce di oltre un metro. In una giornata di sole e onde di 1 metro e mezzo, Roberto D’Amico ha vinto la gara e conquistato il suo primo titolo nella categoria maggiore. Valentina Vitale, vincitrice nella finale girl, si è confermata Campionessa Italiana. Ottima prestazione anche per gli atleti Alessandro Piu, terzo classificato nella finale men, e per Filippo Orso e Simone Simi, premiati per l’Expression Session. Best Wave per il laziale Alessandro Clinco. Alessandro Piu in finale ha surfato una delle più belle onde del contest, ma purtroppo gli è mancata la 2° onda per accumulare il punteggio necessario e quindi ha visto sfumare la possibilità di vincere il contest, e di conseguenza anche il titolo italiano. FINALE MEN 1° Roberto D’Amico 2° Lorenzo Castagna 3° Alessandro Piu 4° Edoardo Bianchi FINALE GIRL 1° Valentina Vitale 2° Greta Dalle Lucche 3° Giulia Ramoni 4° Alessandra Ballestrieri Best SPY Trick Alessandro Clinco Best Monster Aerial Alessandro Piu (air reverse) Expression Session ex equo Filippo Orso e Simone Simi Classifica TOP 44 del 2010: 1 D’amico Roberto 2 Simi Simone 3 Piu Alessandro 4 Demartini Alessandro 5 Scalas Alessandro 6 Clinco Alessandro 6 Onofri Alessandro Alessandro Piu - foto Chiara Murenu Il podio maschile - foto Chiara Murenu NEWS ADDIO AD ANDY IRONS 2 Novembre ’10. Andy Irons è deceduto oggi tornando a Kauai (Hawaii) da Puerto Rico per complicazioni relative ad una malattia. «Con la morte di Andy il mondo del surf ha subito una perdita incredibile» ha dichiarato la famiglia in un comunicato ufficiale, «Andy era un marito amorevole ed un vero campione.». Irons si era ritirato dalla gara di Puerto Rico e stava pernottando a Dallas, in attesa del volo. La famiglia ringrazia gli amici e i fans per il supporto ma chiede alla comunità di rispettare la sua privacy evitando di disturbarli in un momento di profondo dolore. L’hawaiiano era parte del World Tour dal ’98 ed aveva collezionato 20 vittorie in eventi ASP, quattro trofei Triple Crown e tre titoli mondiali consecutivi con i quali ha dimostrato il suo incredibile stile e la sua estrema versatilità. L’Associazione dei Surfisti Professionisti (ASP) si unisce alla famiglia nel dolore. aspworldtour.com MONSTER ENERGY EARN TOUR STRIPES Londra, 16 novembre 2010. Monster Energy annuncia il lancio di un nuovo episodio di earn Your Stripes, girato tra le onde di Hossegor. Protagonisti sono i surfisti Marc Lacomare e Benjamin Sanchis. I due prendono sotto la propria ala la nuova recluta William Aliotti e lo introducono al fantastico mondo del Monster Army, tra surf, feste e molto altro. Il progetto Earn Your Stripes riunisce praticanti da tutti gli sport. I professionisti di Monster a livello mondiale, alias ‘The Generals’, si confrontano con le nuove reclute per testare le loro capacità atletiche durante il giorno e di sopravvivenza ai party della notte. Ogni partecipante guadagna le “Stripes” cioè i gradi, in base alle performance. Non perderti quindi il primo episodio girato a Ibiza e guarda l’ultimo film “Earn Your Stripes” e il making-of su monsterarmy.com. Rimanete connessi per il lancio della prossima uscita, BMX a Berlino con Harry Main e Pat Guimez Guarda e scarica i video a questi link: Earn Your Stripes Ibiza: http://www.youtube.com/watch?v=s7gWnkJuJKA Earn Your Stripes Hossegor: http://www.youtube.com/watch?v=ScOPlXqc5bE info: monsterarmy.com - [email protected] TEL. +44 (0)207 226 8787 PAULINE ADO E TYLER WRIGHT: LE NUOVE ATLETE RIP CURL 2011 E’ stato un fine stagione a dir poco strepitoso! Quarto titolo mondiale per Stephanie Gilmore, ora alla guida del 2010 Triple Crown alle Hawaii con la vittoria del Cholos Hawaiian Pro. Anche Pauline Ado e Tyler Wright si sono qualificate per il Women World Tour 2011! Per Pauline la tensione è stata altissima fino alla fine della gara, dopo aver perso il primo match contro Stéphanie e Tyler non restava che fare i conti con la classifica! Pauline era in quinta posizione prima di venire alle Hawaii ma nell’ultima gara Coco Ho e Jacqueline Silva l’avevano spodestata facendola scendere in settima posizione. Solo le prime sei in classifica entrano di diritto all’ ASP ma Sally Fitzgibbons e Coco Ho (entrambe davanti a lei in classifica) si sarebbero qualificate attraverso il WT lasciando due posti liberi. Non rimaneva che resistere tra le prime 8 posizioni. C’erano 5 ragazze da sfidare per entrare nel WT 2011: Cannelle Bulard, Sage Erickson, Alana Blanchard, Nicola Atherton and Felicity Palmateer. Per riuscire nell’impresa Cannelle, Sage e Alana avrebbero dovuto ottenere un secondo posto mentre Nicola e Felicity avrebbe dovuto vincere. Tra loro solo Alana è andata in finale finendo con un terzo posto ex equo. Tyler, appena 17enne, si è classificata terza guadagnando la partecipazione al ASP World Tour 2011con Pauline! info: ripcurl.com NEWS quiksilver SCAVI BODYBOARD CHALLENGE Marina di San Nicola - Si è svolta lunedì 27 settembre a Marina di San Nicola la prima tappa del campionto nazionale di bodyboard SURFING ITALIA. Ad organizzare la competizione il METAMORFOSI SURF CLUB e ASSOVELICA LADISPOLI, straordinario il patrocinio del Main Sponsor Quiksilver che per la prima volta in Italia sponsorizza una gara di Bodyboard. Ci si aspettava poco vento e la condizione perfetta per accendere la lunga destra degli Scavi, ma purtroppo il vento sfiorava i 20 nodi. Il forte libeccio ha creato una forte corrente che ha messo a dura prova gli atleti, nessuno di loro tuttavia si è lasciato intimorire e le heat si sono succedute una dopo l’altra senza esclusione di colpi. La presenza di atleti del calibro di Davide Danti e Genesio Ludovisi ha garantito lo spettacolo dando filo da torcere a tutti i concorrenti che si sono difesi benissimo heat dopo heat. Il pubblico ha goduto dello spettacolo rimanendo a bocca aperta quando Davide Danti ha trovato l’unico tubo della gara. Le onde ripide e veloci di Marina di San Nicola hanno regalato agli atleti grandi emozioni e la possibilità di sfoderare il loro repertorio di manovre. La gara si conclude con la vittoria di Genesio Ludovisi che conquista la guiria con un elegante e massicccio invert air in chiusura della heat finale, secondo posto per Davide Danti e terzo per Marco Stilgenbauer, davanti ad una vecchia conoscenza del bodyboard italiano Carlo Comini al quarto posto. Si ringraziano il comune di Ladispoli nella persona dell’assessore allo Sport Pietro Ascani, il Consorzio di Marina di San Nicola, gli sponsor locali: FEROCI SURF SHOP, Allianz LLoyd Adriatica agenzia Ladispoli, La casa del Pane, Feroci Gomme e studio fisioterapico Claudio Falcioni Marina di San Nicol. SurfRescueTeam per aver vigilato sul sicuro svolgimento della gara, Feroci Surf Shop e Feroci Team per l’instancabile lavoro svolto con Metamorfosi surf club, Assovelica Ladispoli nella persona di Marco Gregori per la collaborazione e per averci insegnato come si fa una gara, e tutti gli atleti che con la loro presenza sostengono e promuovono il bodyboard. Alessandro Marcianò per il sostegno logistico e morale ed infine Surfing Italia per rendere possibile lo svolgimento dei campionati italiani di surf. SURFCAMP.IT - Tenerife new Surf Camp Presto online una nuova location alle Canarie, Tenerife. La base della scuola è a Playa de Las Americas sul tratto di costa che regala condizioni epiche con onde perfette sia per i principianti che per gli esperti. Inoltre ci spostiamo in funzione delle condizioni. La surf house è situata in una zona tranquilla tra le famose piantagioni di banane su una collina con vista oceano. Dispone di piscina, WI-FI, cucina attrezzata, due BBQ, ping pong e un giardino ideale per rilassarsi o fare festa! Gli istruttori sono local che conoscono benissimo condizioni e spot, inoltre organizzano molte escursioni, dal trekking al diving, proprio vicino alla surf house dove si possono vedere tartarughe marine, balenottere e delfini! Voli Ryanair su Tenerife Sud diretto Pisa,Bologna,Milano e Palermo Per informazion: Tel. 011 9538013 - [email protected] www.surfcamp.it PRODUCTS QUIKSILVER BILLABONG CYPHER - Nuova tecnicissima produzione di mute invernali, adatte per i climi più rigidi e per chi non accetta compromessi tra flessibilità e calore. La Cypher 5.4.3 rappresenta il culmine della ricerca Quik: disponibile con due sistemi di cerniera (chest o back), con o senza cappuccio, la Cypher utilizza neoprene Fiber-lite e Bio Fleece Termal combinato al rivoluzionario sistema di nastratura ermetica Flexmax. Il risultato è una muta leggera, flessibile ed incredibilmente calda. Perfetta per acqua sotto i 10C°. Distribuita in Italia da Holy Sport - [email protected] www.quiksilver.it BROADPEAK - Giacca termica traspirante, costruita in Eldeven e piume e progettata nei pirenei francesi. Le piume costituiscono il 90% dell’imbottitura e garantiscono peso ridotto e imbattibile isolamento. La stoffa giapponese in tessuto micro rip-stop resiste ai climi più rigidi. Una tasca interna appositamente disegnata facilita l’utilizzo di lettori mp3 e cuffie. Billabong.com OAKLEY MX XS O FRAME® SAND GOGGLE www.Oakley.it MAUI JIM Maui Jim Utilizza la più avanzata tecnologia polarizzata esistente: la soluzione POLARIZED PLUS 2 che assorbe il 99/9% della luce riflessa, massimizzando la quantità di luce che arriva all’occhio, riflettendo tutta la luce diretta ed eliminando le radiazioni dall’alto e quelle riflesse. Le lenti Maui Jim in Policarbonato sono stampate a iniezione e sono otticamente corrette. Sono leggere, confortevoli e resistenti agli urti con un rivestimento antigraffio brevettato CLEARSHELL. KANAHA Montatura in Grilamid Lenti in Policarbonato Prezzo al pubblico: Euro 218,00 mauijm.com Info: mauijim.com VANS Yo Gabba Gabba! Muno Slip-On, Toddlers Chukka Low, Men Info: vans.it PROTEST Guys Jacket FW 2010.11 Calow. La giacca Calow della collezione Protest Outwear 2010.11 è adatta per affrontare anche le giornate più rigide della stagione invernale grazie alla sua calda imbottitura in piume d’oca. Realizzata in GEOTECH 8.000, tessuto dotato di notevole elasticità con una impermeabilità all’acqua di 8.000mm e traspirazione di 8.000grs. Disponibile in tre colorazioni. Fra gli accessori: zip di ventilazione, polsino interno con ghetta per il pollice, predisposizione per MP3 e cuffie, sistema di aggancio ai pantaloni, panno tergimaschera, portachiavi e porta skipass integrati nelle tasche, microfibra nel colletto, maniche preformate ergonomicamente. 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Gran parte degli articoli è realizzata in cotone 100%, soft, fresco e traspirante, mentre una selezione di capi è stata prodotta in tessuto sintetico e lycra, fra cui un modello specificatamente pensato per l’utilizzo sportivo sotto i boardshorts. Per info: moskova.com - [email protected] - 011 9277943 PRODUCTS QUIKSILVER PULLOVER WHITE NOISE pullover dall’ampio girocollo rotondo e fantasia a bande irregolari grigio nero bianco, giallo. Prezzo: 75,00 www.quiksilver.it UNTHO uncle york Camicia 100% flannel cotton, www.untho.net NIKE 6.0 Brazen Men’s Shoe - Nike 6.0 Zoom Oncore 2 Men’s Shoe Nike Italy 051.6115930 - www.nike6.com RIP CURL CARHARTT Roper Pant In stock Prezzo: €139.00 www.slamjam.com H-BOMB 3 Grazie all’esperienza acquisita nel corso degli anni le mute Rip Curl si sono fatte sempre più tecnologiche e all’avanguardia e la H-BOMB 3 ne è l’esempio pù lampante. La sfida del brand Rip Curl è stata quella di produrre una muta con elementi termici azionati da batterie, che mantenesse allo stesso tempo le qualità delle mute Rip Curl: leggerezza e flessibilità. Ricerca, sviluppo e i continui test sostenuti dal team ufficiale Rip Curl e dal pluricampione del mondo Mick Fanning hanno perfezionato la muta H-BOMB 3 in ogni suo dettaglio rendendolo il prodotto più all’avanguardia del momento. Il calore parte dalla schiena ma viene distribuito nel resto del corpo raggiungendo anche le parti più estreme. Quando si surfa in acque fredde, la prima reazione del corpo è di ridurre la circolazione arteriosa nelle aree lontane del cuore, ecco perché le mani e piedi diventano freddi. Per garantire l’efficacia di H-BOMB 3 la muta è stata provata nelle fredde acque del polo nord. ripcurl.com RIP CURL - È ON LINE IL NUOVO SITO RIPCURLPLANET.COM “Impegni globali per la protezione della natura e importanti collaborazioni con: WWF, Surfrider Foundation e Mountain Riders. Oltre 240.000 euro donati per il sostentamento dei progetti.” È online il nuovo portale “www.ripcurlplanet.com”, un archivio chiaro dove trovare le informazioni relative alle attività promosse dal brand australiano per la tutela del nostro pianeta. Rip Curl è una del surf-company più eco-friendly al mondo in termini di innovazioni ambientali. Dal 1969, anno di fondazione, Rip Curl è attivamente impegnata nella tutela del pianeta. “Siamo molto contenti di annunciare il lancio del sito, era da tempo che ci stavamo lavorando” afferma il Global Marketing & Advertising Chairman Neil Ridgway. “Rip Curl ha sempre dato particolare rilievo al tema dell’ecosostenibilità e siamo molto orgogliosi di avere finalmente un mezzo a nostra disposizione per condividere con il nostro pubblico gli impegni in cui crediamo”. “Save Our Surf” e “We Surf, We Care“ sintetizzano l’impegno in difesa dell’ambiente. Rip Curl supporta diversi programmi di protezione marina e controllo di qualità delle acque, collaborando con organizzazioni internazionali quali: WWF e The Surfrider Foundation. “Come surfisti siamo noi i primi a sentire gli effetti dell’inquinamento, vediamo i danni causati alle nostre coste e gli effetti negativi di consumi poco responsabili effettuati senza riguardo per il futuro.” Afferma Mick Fanning - pluricampione mondiale dell’ASP World. “Spero che anche i miei figli posssano surfare e godere del mare come ho fatto io, senza che paghino gli effetti dell’inquinamento e del riscaldamento globale.” Tra le iniziative della “The Rip Curl Planet Foundation” si contano la riduzione dei consumi energetici, il riciclo dei materiali e la riduzione degli scarti di produzione. Queste attività sono indirizzate a tutto quanto ruota intorno a Rip Curl, inclusi gli eventi come i Rip Curl Pro e le giornate dedicate alla pulizia delle spiagge. Ad oggi, la Fondazione ha donato oltre 240.000 euro a diversi gruppi operanti nel settore della tutela ambientale: Surfrider Foundation, Mountain Riders e WWF. Dal 2008, Rip Curl collabora anche con CO2 Australia per limitare le emissioni di gas prodotti nel corso dell’evento Rip Curl Pro, trasformandolo così in un momento a impatto zero. Nel 2010 Rip Curl ha collaborato anche con Waste Wise per riciclare oltre nove tonnellate di rifiuti e donando 50 centesimi per ogni biglietto venduto a favore di Greening Australia, che investe nella tutela della flora locale. Un’altra iniziativa di rilievo è il programma Rip Curl Planet Days. Promosso dai quartieri generali d’Australia, Europa, Brasile, Indonesia e USA, lo staff lascia gli uffici per una giornata e si reca al mare o in montagna per eliminare i rifiuti e piantare alberi. Nella sola Torquay, dove l’attività continua da 10 anni, sono state seminate oltre 50.000 piante. Grazie alla creazione del Rip Curl Planet Foundation, nel 2008 il team Rip Curl, fondato dai migliori surfisti in veste di ambasciatori, ha avuto l’opportunità di occuparsi di vari progetti ottenendo ottimi risultati. “Guardiamo con soddisfazione i traguardi ottenuti in passato, ma c’è ancora molto da fare” spiega Olivier Cantet International CEO. “Siamo fortemente determinati a operare nel rispetto dell’ambiente in tutto quello che facciamo e per farlo al meglio, dobbiamo agire in tutte le direzioni. Ci focalizzeremo nei campi che meglio conosciamo – il surf e la montagna – per essere ecostenibili in ogni step: dal design alla produzione dei prodotti”. Visita il sito: www.ripcurlplanet.com 2010 SurfNews 77 a cura di Angelo Manca TYLER HATZIKYAN Ha iniziato a surfare a sette anni con una shortboard e a 11 anni ha iniziato a shapare per i suoi compagni di scuola, nell’officina del padre che, come suo nonno era un mago nel campo dei motori. Pur essendo un devoto seguace dello stile tradizionale e del single-fin, Tyler ha fin da subito integrato i suoi longboard con sottili influenze post short-board revolution. Piccoli accorgimenti nel volume e nel rail capaci di trasformare un 10ft da un tronco ingestibile in una infallibile arma da noseride. Se guardiamo con attenzione le pellicole degli anni ’50 e ‘60 ci accorgiamo che il noseride, allora, veniva principalmente eseguito alla base dell’onda, andando verso la spiaggia. Ed è proprio in questo campo che Tyler ha focalizzato le sue ricerche. I suoi modelli vogliono spostare la linea del nose-ride più in alto sull’onda, là dove c’è maggiore energia. È per questo motivo che molte sue tavole presentano un nose bassissimo e poco voluminoso, bordi paralleli e imponenti pinne da 10-12pollici. OXBOW FIREWIRE HOT BUTTERED egg dominator Classic Area Pin Lunghezza: 5’8” Shaper: JP Stark Corta e larga, questa nuova tavola che entra a far parte della collezione Oxbow 2011 è sagomata per potenziarne il rendimento nelle piccole onde. Un tail assottigliato e rotondo associato a una carena concava che finisce con una V dinamizza la reattività di questo shape. Disponibile da gennaio. OXBOW www.oxbow.fr La Dominator con un full outline ha una cofigurazione di pinne 5/4/3 che la rende molto versatile. Con questo tipo di shape è consigliato abbassare le misure della tavola di 4/6 pollici. In foto vedete la versione Rapid Fire, disponibile anche in Future shape “Balsa rail” nelle misure da 5’2” fino a 6’10”. FIREWIRE www.slowsurf.it Tel. e fax 0584 989204 cell. 335 7486419 Lunghezza: 6’2”-7’0” Pinne: Single fin Shaper: Terry Fitzgerald Alla fine degli anni ‘70 la mente dei surfisti era proiettata verso la sezione più critica dell’onda, e per questo servivano tavole più corte. Il modello “Area Pin” di Terry nasce da una rielaborazione del suo 6’9” wing-pin, a cui sono stati eliminati i winger. Si tratta di un pin-tail di gran classe, da usare nelle giornate migliori. Il rocker abbastanza piatto disegna lunghe curve sotto la cresta e la combinazione single-fin/pin-tail lo rende affidabile e preciso nel tubo. Si consiglia di spostare il peso sensibilmente in avanti rispetto alla conduzione di una tavoletta moderna per meglio utilizzare l’outline. Fashion Team 62 tel. 06.9291 8624 [email protected] www.hotbuttered.it STEWART FANATIC HOT BUTTERED s-winger shortboard 6’6” Classic Drifta Lunghezza: 6’10” Larghezza: 21” Punta: Poppa: Spessore: 2”3/4 Pinne: 5 Shaper: Bill Stewart Disponibile da 6’10’’ a 7’6’’. Anche se non sembra, questa tavola è agile e veloce, con un propulsore di velocita sotto al tail. Offre una manovrabilità come un fish quad ed è affidabile come un thruster. Una delle migliori tavole sviluppate da Stewart. WATERDREAMS Tel. 0585 858902 Lunghezza: 6’6” Larghezza: 20”3/4 Punta: Poppa: Spessore: 2”5/8 Pinne: M5 Thruster FCS Tecnologia: epoxy biassiale e bambù Roundpintail divertente e facile d usare. Se sei alla ricerca di velocità, controllo e stabilità con facili virate, questo è il tuo modello. Concavo che sfuma in V e doppio concavo a poppa. Tavola resistente anche fuori dall’acqua. Distribuito da White Reef SRL [email protected] Tel. 0547 22756 Lunghezza: 5’10”-6’4” Pinne: Wide base centrale più due asimmetriche Shaper: Terry Fitzgerald Lo scopo del progetto drifta, nel 1980, era quello di accorciare le tavole e ridurre i pesi, riuscendo a coniugare velocità e controllo. È per questo che il drifta ha il nose arrotondato: per colpire il labbro in verticale e mantenere la stessa velocità di una tavola più lunga. Usando come base le vecchie dime del double-wing swallow ma allargando il primo winger, Terry è riuscito a mantenere una grande superficie planante. Grazie allo stretto tail e alle tre pinne la tavola resta sensibile e reattiva anche in condizioni di onde grosse. Fashion Team 62 tel. 06.9291 8624 [email protected] www.hotbuttered.it AEROFISH AEROFISH BILLABONG af2 cm3 epoxy shortboard Lunghezza: 5’6” Larghezza: 19”568 Punta: Poppa: Spessore: 2”38 Shaper: Gregorio Motta Lunghezza: 6’8” - 7’3” Larghezza: Punta: Poppa: Spessore: Shaper: Gregorio Motta Lunghezza: da 5’0” a 6’4” Larghezza: Punta: Poppa: Spessore: Shaper: Rob Vaughan Nuovo modello disegnato per chi vuole una tavola con area e volume senza perdere performance. La AEROFISH AF2 è una tavola thruster basata sull’outline della 4Fins con più area in punta e con il tail leggermente ristretto. AF2 è una tavola performante, veloce, agile e con facile cambio di rail. Raccomandata anche per il pubblico femminile con un livello di surf medio-buono. Per onde da 0,5 a 2 metri. Round tail con full concave accentuato tra le pinne La CM3 è un’evoluzione della Hibrid. Tavola progettata per chi ha un buon livello di surf o per principianti che vogliono passare dal long a una tavola performante senza perdere galleggiabilità e stabilità di una tavola “grande”. Con il bottom concavo che finisce con V in poppa, è performante e dinamico in onde da 0,5 a 2 metri. Fin set: thruster, disponibile da 6’8 a 7’3. Shapato a mano da Rob Vaughan nella sua shaping room di Hossegor, Francia, il modello ShortBoard presenta un outline pieno con rocker piatto e triplo concave. Una tavola high-performance per onde piccole e medie, adatta ai surfisti che vogliono atterrare manovre radicali senza compromettere la stabilità della tavola nelle sezioni lente. Grafiche e misure completamente customizzabili su billabongsurfboards.com distribuite in tutta italia AEROFISH ITALIA [email protected] www.aerofish.com.br www.aerofish.it distribuite in tutta italia AEROFISH ITALIA [email protected] www.aerofish.com.br www.aerofish.it BILLABONG www.billabongsurfboards.com DR.ANK STEWART BING joker model california nose rider pintail lightweight Lunghezza: 7’8” Larghezza: 21” Punta: Poppa: Spessore: 2”5/8 Shaper: Marco Rizzo Questa tavola può essere considerata la versione più aggressiva e moderna del Soft Machine. Lo scoop rocker accentuato e i volumi ridotti su nose e tail permettono curve incisive e buona verticalità. La versione single fin garantisce surfate fluide e morbide; quella 2+1 permette di affrontare agilmente e in sicurezza onde di buone dimensioni, ripide e veloci. Data la sua grande versatilità è anche ideale come unica tavola da viaggio. Dr.ank Surfboards cell.: +39.347.1660850 [email protected] Lunghezza: 9’0” Larghezza: 23” Punta: Poppa: Spessore: 3”1/8 Pinne: 1+2 Shaper: Bill Stewart Prestazioni e noserider, due parole che di solito non vanno insieme nella stessa frase, ma Il California Nose Rider è l’eccezione, una raffinata miscela di ciò che rende un opera stilosa. La sezione del nose è pieno e molto stabile e scende in poppa degradandoproporzional mente,rendendo la tavole stabile e veloce. WATERDREAMS Tel. 0585 858902 Lunghezza: 9’4” Larghezza: 22”3/4 Punta: 18”1/2 Poppa: 15”1/2 Spessore: 3”1/8 Shaper: Matt Calvani Tavola single fin disegnata da Dick Brewer alla fine degli anni 60 con il primo bordo basso in poppa e più morbido e tradizionale più avanti. Il Pintail Lightweight è una tavola tradizionale estremamente funzionale in onde da medie a grandi mantenendo una buona manovrabilità e il nose riding. È resinata in modo leggero (6+6oz sopra, 6oz sotto) per aumentare la manovrabilità dando così veridicità al nome. Verticale Boardrider Shop Tel.+39 055 333254 www.verticale.it dr.ank STEWART JIMMY LEWIS classic nose rider clydesdale 9’1” quad 2011 Lunghezza: 9’4” Larghezza: 23” Punta: Poppa: Spessore: 3” Pinne: Single fin by Fins Unlimited 10” Shaper: Marco Rizzo Una delle ammiraglie della produzione Dr.ank. Nose concave per interminabili “punte”,bordi 50/50 e light V in carena per facilitare le transizioni da bordo a bordo. Eccezionale gliding in parete. Volan cloth reinforced Dr.ank Surfboards cell.: +39.347.1660850 [email protected] Lunghezza: 9’6” Larghezza: 24”1/4 Punta: Poppa: Spessore: 3”3/4 Pinne: 1 resinata Shaper: Bill Stewart I l Clydesdale è disegnato per facilitare i surfuer di taglia grossa. È stabile e performante in quasi tutte le condizioni. È fantastico in remata ed è una macchinapiglia-onde. È dotata del famoso sistema Hydro Hull. STEWART SURFBOARDS www.stewartsurfboards.com Lunghezza: 9’1” Larghezza: 30” Punta: Poppa: Spessore: 4” Tavola molto sensibilie alla pressione dei piedi ed al paddle, ha caratteristiche prettamente surf ed è idonea ad un pubblico già esperto. JLID - Italy distribution Tel. 0586 425613 www.jlid-italydistribution.com [email protected]