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ERA L`ULTIMO UOMO SULLA TERRA. ERA CHIUSO
ERA L'ULTIMO UOMO SULLA TERRA. ERA CHIUSO IN CASA. BUSSARONO. IL 3031 fu l'anno della Grande Distruzione. Il Pianeta era già da 500 anni sull'orlo del collasso. I livelli d'inquinamento di piombo nell'aria e nell'acqua erano così alti che la popolazione mondiale si era già ridotta di due terzi. La medicina aveva fatto molti progressi e molte tipi di cancro potevano essere sconfitti ma il sistema riproduttivo umano sottoposto alle radiazioni atomiche ad un certo punto aveva smesso di funzionare : prima c'erano state nascite di bambini deformi e alla fine sterilità completa. L'ultimo essere umano nacque in una città della Cina Meridionale il 7 gennaio 2938. Grandi risorse furono destinate alla ricerca scientifica ma non fu trovata una cura per la sterilità. Il Governo Centrale si riunì e prese due importanti decisioni: inviare una missione interplanetaria per cercare aiuto su altri pianeti e costruire un Grande Rifugio per gli ultimi sopravvissuti della Specie. La missione spaziale partì da una base dell'Alaska l'8 aprile del 2980. L'anno successivo, in un luogo segreto ed inaccessibile, fu ultimata una struttura, completamente autosufficiente: era alimentata con i più moderni impianti ad energia solare ed eolica, aveva impianti di depurazione di aria ed acqua di ultimissima generazione e comprendeva serre per la produzione di frutta ed ortaggi. Vi furono trasferiti tre uomini e tre donne accuratamente selezionati in base a test genetici ed intellettivi. Erano l'ultima speranza per la sopravvivenza della razza umana. Nel maggio del 3031 tutta la popolazione mondiale a causa di un terribile virus influenzale si estinse. Fu l'anno della Grande Distruzione. Cinque anni dopo all'interno della Grande Struttura era rimasto l'ultimo uomo. L'ultimo uomo sulla Terra. Era un cinese di 98 anni. Era chiuso in casa. Bussarono. Dietro la porta c'era l'ultima sopravvissuta della missione spaziale partita 51 anni prima, una dottoressa ucraina di 99 anni. Stringeva in mano una provetta, sperava di trovare un sopravvissuto in buona salute. Aveva trovato la cura per la sterilità...c'era ancora tempo …. la vita media quando era partita si aggirava sui 180 anni....se lo avesse trovato vivo.... Chun-Li godeva di un'ottima salute.......peccato che fosse completamente sordo! Beatrice Putti aprile 2014 GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI L’ultimo uomo che non aveva fatto ancora in tempo a capire come mai fosse ancora lì, con le sue sembianze e il suo pensiero, visto quello che era successo, si domandava con forza: - Ma come avrà ragionato il primo?! Cosa avrà letto nel futuro della sua genìa?! Avrà avuto delle sensazioni, percezioni, desideri, aspirazioni, visioni?!... O forse no. Forse tutto era andato come doveva andare; ma forse no… chissà…-. Anche nelle Altissime Sfere San Pietro, che comunque, popolarmente, fa in maniera che il suo Inavvicinabile Superiore non venga troppo coinvolto in questioni basse e terrene, un giorno pensò: - Ma che penserà il primo dell’ultimo e l’ultimo del primo??!! – E allora convocò d’urgenza entrambi; una urgenza che non si può negare e va rispettata. Si trovarono sopra una nuvola, intorno c’era l’immenso. Adamo disse all’ultimo, entrando subito nel discorso: - Ma che cosa avete combinato?! …L’ultimo disse un po’ seccato: - Ma come, abbiamo seguito le tue indicazioni.- Ma quali indicazioni? – disse Adamo alzando la voce - io la strada ve l’avevo data: superando i primi difficili momenti, quando la necessità era necessità e giocoforza, dovevate trovare altre strade; era vostro dovere trovare l’accordo, l’armonia, la serenità, l’amore, la gioia di vivere … e invece guarda come vi siete ridotti … e che avete fatto…? – -Stai attento a come parli – disse l’ultimo – sai perché te, con la storia della mela e del peccato e tutte quelle altre dei tuoi figli che avevano sempre ragione perché gli altri avevano sempre torto; e non si sa bene perché …E giù guerre di tutti i tipi, crudeltà, cattiverie, invidia. Ma vergognati, siamo stati fedeli a ciò che ci hai insegnato. Ecco, … sì. – -Ma dai – disse Adamo – avete fatto di tutto per attaccarvi e non vivere con armonia. Avete sbagliato tutto, bestie … bestie … - -Stai zitto tu – disse l’ultimo – che con quella questione degli ultimi che saranno i primi ed i primi che saranno gli ultimi ci hai fatto fare un casino maledetto, tutti ammazzavano tutti e tutti avevano ragione. – La discussione andava male, anzi malissimo e se ne accorse anche San Pietro e anche il Suo Superiore che osservò tensioni e vedeva scintille sulla nuvola. Allora il Superiore disse: - Intervenga la Coscienza! – E la Coscienza intervenne, bussò alla porta della nuvola incandescente. Ma la discussione era troppo forte e nessuno la sentì, né il primo, né l’ultimo. -Basta! – disse il Superiore – e con un fulmine, chiuse la discussione che altrimenti rischiava di andare all’infinito; e l’infinito era questione solo Sua. Fabio Massimo Rossi L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA È IN CASA. BUSSANO. Il sudore è diventato ghiaccio, l’immobilità le sta irrigidendo l’espressione e si sente l’energia aggrumata nello stomaco, pronta a scattare; dietro le altre Fagocitatrici aspettano il segnale: <<la sacerdotessa ha scelto me per questa volta>>; è il primo incarico, non può deludere. Aspettare, aspettare, e decidere il momento per agire è strategicamente importante, perché le Conservatrici sono altrettanto spietate nella battaglia e le regole non prevedono prigioniere. <<Io ho scoperto il “sentiero degli uomini”, è giusto che sia io la vedetta davanti a tutte, anche le più anziane>> ; ed è nel suo segnale, la speranza delle altre di assalire la fortezza e rapire i sopravvissuti: <<custoditi da queste merdose vigliacche, che hanno rinnegato il giuramento per timore di estinzione!>>. Aspettare, aspettare il momento del rito crepuscolare per poi fiutare il percorso che le farà arrivare al nascondiglio delle prede: la piccola casa nascosta dietro le mura della fortezza: <<Le troie non possono sporcarsi con la presenza dei corpi maschili vivi, dentro le loro mura! Stupide baldracche>>. Ecco la processione delle Conservatrici: scalze e vestite del lino bianco, camminare a due, a due, per il sentiero sassoso che porta al lago:<<proprio come avevo spiato>>, pronte al bagno di luce crepuscolare. E’ ora: il momento agognato. Un grido di iena. Passi leggeri e lenti; narici allargate a percepire il minimo odore: di uomo; unghie irrorate di sensibilità; mani affamate; un manipolo di venti donne con pelli sudate, movimenti misurati e controllati dall’odio. L’ultimo uomo sulla terra è in casa. Bussano. Elisabetta Casagli L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA ERA IN CASA. BUSSARONO. Giacomo ebbe un sussulto. “Arrivo, arrivo!” urlò nel consueto falsetto muliebre, riaggiustandosi allo specchio la parrucca bionda. Smorfia di disappunto: avrebbe dovuto farsi la barba. Prese al volo una sciarpa a fiori e si coprì il più possibile il mento, poi corse alla porta. Intravedendo dallo spioncino una ragazza in accappatoio rosa, chiese perplesso chi fosse. “Sono la nuova vicina di casa!” Un po’ titubante, aprì. Meglio non dare nell’occhio. “Come posso aiutarla?” “Mi scusi l’intrusione, signora De Rossi, “ rispose lei, tradendo un lieve imbarazzo “ma l’asciugacapelli non mi funziona. Potrebbe cortesemente prestarmi il suo?” “Certo, s’accomodi pure in salotto nel frattempo o si prenderà una bronchite!” disse Giacomo e filò subito in bagno, chiudendosi dietro la porta. Dopo un paio di minuti, tornò con un piccolo phon da viaggio tra le mani. La vicina, però, non c’era più. “Signorina, signorina!” La trovò nella sua stanza, stesa sul letto. “Signorina, si sente poco bene?” “Stia tranquilla … Mai stata meglio! Mi perdoni, anzi, per l’invadenza, ma, glielo confesso, è da una settimana che la osservo … Ha sempre quell’aria triste, quella malinconia negli occhi che … be’, m’ha proprio colpita! Però, deve essere ancora più bella, quando sorride … Se me lo permette, vorrei aiutarla a farlo!” E, guardandolo fisso negli occhi, gettò via l’accappatoio con un movimento deciso. “Cazzo, perché quando potevo esse’ uomo, ste cose non mi capitavano mai?” pensò, tra l’irritato e il sorpreso, Giacomo. “Signorina, la prego di vestirsi! La sua offerta è molto gentile, ma non posso tradire la memoria di mio marito. Sa, l’amo ancora …” le disse e, sperando di risultare ancora più convincente, scoppiò in lacrime. L’altra, con aria conciliatrice: “La capisco, ma è da tanti anni ormai che gli uomini sono stati soppressi … E’ ora di guardare avanti ! Su, provi a lasciarsi andare …” e gli diede un bacio a fior di labbra. Giacomo, preoccupato, si voltò da un’altra parte. Non aveva più avuto contatti fisici con una donna negli ultimi dieci anni. Troppo pericoloso. Tuttavia, questa ragazza riaccendeva in lui desideri sopiti, che credeva morti per sempre. Eppure, cedere adesso, molto probabilmente, avrebbe avuto un prezzo altissimo da pagare. C’era una taglia stratosferica sulla sua testa. Donne di tutto il mondo erano sulle sue tracce, sperando di entrare nei libri di storia come “benefattrici del genere femminile”. “Magari” si disse “questa è diversa … Chissà … Magari, avrebbe ca…zzo!” La ragazza aveva approfittato della sua distrazione e si era addentrata in carezze troppo audaci, fino a scoprire la verità nascosta sotto la sua gonna. Fu questione di un attimo. Se Giacomo avesse saputo che la morte fosse così indolore, non avrebbe sopportato dieci anni di cerette e manicure. Stefania Gargano L’ ULTIMO UOMO SULLA TERRA È IN CASA. BUSSANO. (S. KING) Vandana sta mangiando una scodella di riso al curry da 8 anni non ha visto più nessun essere umano non sa di essere l’ultimo superstite del pianeta con gli occhi vispi e neri e lo sguardo di bambina, chiede lieve “chi è?” Seduta sulla sua sedia aspetta la risposta, una nota di curiosità le arriccia una guancia mentre ruota lo sguardo per la stanza. S’incanta per un momento sulla foto che custodisce sul comò. La ritrae un po’ più giovane, avvolta nel suo sari preferito, quello viola e verde. Si trovava in Europa alle sue spalle c’è il Ponte Vecchio - per un ciclo di seminari nei licei fiorentini. Raccontava la stessa storia in giro per il mondo tra scuole, ONG, politici e religiosi. Era il suo lavoro e ci aveva preso anche il Nobel per l’ambiente: il pianeta terra vive con le piante, gli animali, le riserve di energia e minerali. L’essere umano, solo tra i viventi, lo deturpa, lo inquina, lo esaurisce, gli manca di rispetto. La riflessione finale, lasciava a bocca aperta i bambini ma anche alcuni capi di stato: il mondo non potrebbe sopravvivere privato di una sola specie animale. Ma senza l’uomo sì. Anzi, rifiorirebbe. Non aveva trent’anni quando si trasferì sulle pendici dell’Annapurna a Tatopani, settecentoquarantadue metri di altitudine, un orto, tre caprette, due galline, un gatto e una fonte. Niente luce, né gas, né acqua calda. Voleva sperimentare ciò in cui credeva e che professava da anni. Poi era accaduto. Lei già viveva in Nepal. L’avevano informata gli ultimi turisti che vedeva salire a caccia degli ottomila metri. Anche un grande scienziato del passato, Albert Einstein, lo aveva previsto come una catastrofe. Fine del ronzio tra i petali. Le celle erano rimaste vuote. Non colava più miele. Le ali si polverizzavano. I corpi agonizzavano a terra senza poter far ritorno all’alveare. Le api si erano estinte. La causa, i pesticidi neonicotinoidi. Erano scomparsi il polline, i fiori, i frutti. Il cibo. Poi era stata la volta degli umani e della gran parte degli animali. Raggiunge la porta e la apre, subito la incanta una luce indescrivibile. Potente e delicata. Avverte un profumo dolce e familiare, mai sentito prima. La figura di un essere celeste, non avrebbe saputo descriverlo altrimenti, emerge davanti ai suoi occhi. - Vandana? - Sì - risponde lei in un soffio. - Sono un messaggero divino. Rimane senza parole. - Tu non sai di essere rimasta l’ultima supersite del genere umano. Lei scuote lentamente la testa. - Tra due notti ci sarà il plenilunio di giugno. Coricati presto quella sera. Lascia la finestra di camera allentata. Bevi molta acqua e digiuna durante il giorno. Farai la stessa cosa al plenilunio di giugno, ogni anno. Finché i tuoi capelli non saranno bianchi e la tua pelle ricoperta di rughe. Il tuo grembo sarà così la casa del nuovo genere umano. Lucia Cosci The last man on Earth sat alone in a room. There was a knock on the door. Se lo aspettava. Negli ultimi tempi i notiziari hanno parlato spesso di lui. Gli Gnosis là fuori aspettano pazienti, non useranno la forza, lo sanno che prima o poi convinceranno l’uomo ad uscire. Lo sanno loro e lo sa anche l’uomo. Del resto non conoscono la violenza. Gli Gnosis sono pacifici e intelligenti. Nella sua vita lo hanno sempre trattato bene, con gentilezza, rispetto e, da quando è rimasto l’ultimo esemplare, addirittura con amore. Gli Gnosis bussano ancora: “Signor Sam si sente bene? Ha bisogno di aiuto? Desidereremmo parlare con lei. Per favore, potrebbe aprire la porta?”. La loro voce è calda, flautata, senza aggressività. Convincente. Sam non risponde, passeggia avanti e indietro per la stanza. Poi si ferma dietro la finestra, scosta leggermente la tenda e guarda fuori. Infine preme il tasto REC del suo comunicatore: So che lo fanno per il mio bene, ma sono stanco delle loro attenzioni. Lo sguardo dei loro grandi occhi ti tocca il cuore. La loro pelle delicata luccica al sole e di notte brillano come stelle. Invece, la mia immagine allo specchio è devastata, la pelle è lucida solo grazie all’olio di mallo, nascondo i miei capelli corvini con la rasatura totale, ma gli occhi piccoli e neri e i muscoli turgidi e guizzanti mi ripugnano. A nulla valgono i tatuaggi che ho disseminato per tutto il corpo e i diciotto piercing sparsi sulla faccia, non potrò mai avvicinarmi alla loro bellezza. Non possono essere nostri figli. Loro amano in maniera razionale e disinteressata tutti, e tutto il pianeta, e anche me. Non hanno bisogno di dei o ideali, di re o condottieri, non hanno lati oscuri. Noi, invece, per amare abbiamo dovuto prima odiare e questo odio ci ha segnato per sempre, ci ha sostenuto nei millenni e ci ha reso forti … e dannati. E adesso io, ultimo dei Sapiens, non posso tradire 200.000 anni di evoluzione. Sam preme il tasto di PAUSA e rivolge ancora uno sguardo sulla folla che passeggia sul marciapiede di fronte. Gli Gnosis incedono eleganti vestiti solo della loro pelle, con i loro bei ventri molli, le loro maestose teste oblunghe e glabre, sorridenti e felici si salutano l’un con l’altro con la consueta carezza sul volto. Sam apre un cassetto della credenza e tira fuori una scatola da scarpe. Dalla scatola estrae un fagotto di stracci macchiati di grasso. Premere di nuovo il tasto REC: Capisco come doveva sentirsi l’ultimo Neanderthal nella sua caverna ad aspettare la lancia di noi Sapiens. Sam preme il tasto di STOP, appoggia il comunicatore sul tavolo e si siede. Gli Gnosis oltre la sua porta si permettono di insistere garbatamente: “Signor Sam? Vorremmo parlare con …” Anche loro sussultano al colpo di revolver. Stephen Vallini, aprile 2014 ERA L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA È IN CASA. BUSSANO. Con le entrate dei diritti del suo primo libro dal quale avevano tratto anche un film, che aveva avuto un enorme successo di pubblico e di critica, Marco Mada aveva comprato la Villa Rondinella. Quell’edificio Liberty e Art Nouveau incastonato nella magica campagna Toscana l’aveva affascinato dalla prima volta che l’aveva visto passando dalla Cassia, poco importava che tutti in zona dicessero che in quella casa “ci si sentiva”, lui aveva scritto un romanzo horror neo gotico e la cosa lo faceva sorridere. Nella sua casa romana l’ansia da prestazione lo devastava, per lui aver avuto tanto successo con il primo lavoro era stato deleterio, voleva scrivere per divertimento con leggerezza, parenti e amici lo obbligavano a guardare alla scrittura come alla sua nuova professione. Aveva preso un anno sabbatico all’università: tutti lo consigliavano di mandare a ramengo l’insegnamento, che lui amava, per lanciarsi in quest’avventura. Aveva fatto scorta di tutto l’indispensabile si era trasferito alla Rondinella per poter, nell’isolamento più completo, dare corpo al suo nuovo romanzo. Era un mese che si era trasferito lì e si era in sostanza chiuso a tutto: in quel mese tutto intorno a lui era cambiato. Una settimana di buio e al mondo era rimasto solo. Come un autistico, quando improvvisamente si era spento il pc, aveva tirato fuori la vecchia “lettera 32” e iniziato a scrivere a macchina, le candele avevano sostituito la corrente, il telefono l’aveva staccato lui perché nessuno lo importunasse, non aveva radio tantomeno televisione. Marco non aveva coscienza di essere rimasto l’ultimo uomo sulla terra e quindi non si stupì più di tanto quando sentì bussare, un mese senza parlare, aveva voglia di confrontarsi con qualcuno: di buon grado andò ad aprire, non c’era nessuno. Si girò e in cucina una bella donna versava del caffè in due tazzine di fine porcellana si avvicinò sorridendo ma fatti due passi la attraversò: aveva visto il fantasma della Rondinella. Ale8 ERA L'ULTIMO UOMO SULLA TERRA. ERA CHIUSO IN UNA STANZA. BUSSARONO. Quel rumore lo distolse dai suoi pensieri. Gli capitava spesso di rimanere assorto per ore. C’era stato un periodo in cui (quanto tempo fa? sembrava lontanissimo eppure oggettivamente non era così) propendeva invece nettamente per l’azione, era un tempo in cui uomini e donne convivevano spartendosi lo spazio su questa Terra. Era un tempo in cui questa composizione della società sembrava naturale, finché … all’inizio non sembrò una temibile malattia, ma soltanto una delle tante epidemie, momentanee o stagionali, come può essere un’influenza. Soltanto che cominciarono ad esserci delle morti, e per lungo tempo ovviamente le autorità tennero nascosta la pericolosità e la possibilità di contagio; poi i mass media vi puntarono l'attenzione e l' informazione deformò e riprodusse ogni avvenimento secondo l'uso mediatico, riducendo nel panico la popolazione senza peraltro che si giungesse ancora all’agghiacciante verità. Eppure era lì, davanti agli occhi di tutti, ma forse tutti si rifiutavano di vederla. E intanto morivano impiegati e medici, potenti e clandestini, avvocati, manager dell'alta finanza e disoccupati, insomma di tutte le categorie sociali, di ogni colore della pelle, ad ogni latitudine, ma fu sempre più evidente che… erano solo maschi. Si cominciò a comprendere che non saremmo arrivati a costruire un antidoto alla malattia, e che avremmo potuto solo giungere a comprendere la causa che consentiva, al momento, ad alcuni maschi di sopravvivere; mentre il cerchio si stringeva inesorabilmente sempre più intorno a lui la ricerca scientifica (postuma e femminile) riuscì ad individuare il motivo della sua incolumità: risiedeva in un minuscolo cromosoma, kkxz, un suo specifico, personalissimo difetto di fabbrica, che forse gli avrebbe dato qualche fastidio in vecchiaia, ma che ora lo rendeva impermeabile alla malattia. E arrivò il giorno in cui divenne l'ultimo uomo sulla Terra. Si ritrovò a percorrere le dune di una spiaggia che spalancava un mare ventoso e infaticabile; ma era illusorio trovare una consolazione alla più grande solitudine proprio in quella natura che ripeteva insensibile il suo moto; e il ricordo dei tanti volti delle donne che aveva conosciuto lo assalivano quasi come le onde sul bagnasciuga. Da quando era iniziata l'epidemia aveva sentito intorno a sé una certa, inspiegabile strana elettricità che spingeva le persone ad incontri più frequenti ed appassionati, e lui stesso a cogliere occasioni sessuali come fino ad allora non gli era mai successo, con donne considerate sempre solo amiche, o conoscenti, ridotte ora alla vedovanza. Da quel giorno al mare si era ritirato sempre più nella sua casa e aveva attraversato fasi in cui sentiva il corpo risplendere di onnipotenza e pensava che la sua invincibilità si sarebbe estesa ad ogni aspetto della vita, o periodi in cui, sciatto e indolente, si chiudeva nella sua stanza. Nel tempo si fece strada dentro di lui un sentimento più mediano e costante, mantenuto in quota da un nuovo senso di responsabilità. Se però ci posava il pensiero, veniva assalito da una vertigine; allora faceva ricorso al senso di puro piacere, vitale e noncurante dell'etica. Era per questo inedito stato d'animo che si era reso disponibile alle innumerevoli richieste che gli venivano fatte: come avrebbe potuto dire di no alla legittima richiesta di piacere delle donne che lo avvicinavano per questo scopo o, ancor di più, alla loro esigenza di procreare? Stava diventando il nuovo eroe primigenio. Stava anche riuscendo a sostenere il fatto di non avere rivali, ma solo perché, in cuor suo, pensava che il tempo gli avrebbe restituito la normalità. Bisognava solo aspettare che alcune giovani donne, con il ventre gonfio come gemme, partorissero dei maschi con il suo gene speciale, e questi crescessero abbastanza da assicurare il proseguimento della specie, e lui avrebbe potuto spogliarsi del dovere verso l'umanità, e riprendere la sua umana possibilità di scegliere secondo i propri sentimenti. Ma ancora non era arrivato quel momento. Si scrollò ed andò ad aprire, probabilmente alla compagna della prossima ora. Lucia Burzi Aprile 2014 ERA L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA. ERA CHIUSO IN CASA. BUSSARONO. La diffusione del gas letale proveniente dalla centrale atomica di Pechino, la più grande al mondo, avvenuta tre mesi prima, che a lui sembravano tre secoli, a causa di un’esplosione per un banale corto circuito provocato da un fulmine e che aveva raso al suolo quasi l’intero continente asiatico, aveva rapidamente contagiato i paesi limitrofi e a macchia d’olio, come un’ombra che oscura il cielo, era dilagata in tutto il mondo portando con sé la morte. Ogni forma di vita veniva spazzata via in poche ore senza possibilità di scampo. Lui era sfuggito a quel disastro, essendo nel momento cruciale in orbita su una sonda spaziale e, ignaro, era rientrato alla base, con cui aveva completamente perso i contatti, non potendo più restare nello spazio per mancanza di cibo. Così aveva deciso di rompere le consegne, del resto non aveva più ricevuto ordini e istruzioni sul da fare ed era gioco-forza assumersi la responsabilità del suo rientro. Si immaginava che fosse successo qualcosa di grave per interrompere così le comunicazioni, ma certo non quello che trovò al ritorno. Approdò alla stazione di Whesthail in Arizona e scese immediatamente a terra senza neanche aspettare la fase della normale decompressione dei polmoni, la pancia lo comandava come un tiranno. Attraversò il piazzale e si diresse verso l’edificio centrale, dove c’erano gli uffici, le sale operative e soprattutto il servizio di ristorazione. Era come una grande caserma intorno alla quale erano sparsi gli alloggi dei vari dipendenti che prestavano servizio alla base spaziale. Nell’arco di mezz’ora Adam venne a conoscenza dell’accaduto da una video-conferenza, l’ultima, che il presidente della base spaziale aveva fatto salutando gli ultimi sopravvissuti, ma tutti condannati a sparire in pochissime ore. La sua mente ne fu sconvolta, urlò e pianse per ore, finché stremato cadde in un sonno quasi letargico. Non seppe dire quanto tempo fosse passato al suo risveglio; come un automa si diresse al suo alloggio, entrò e si chiuse dentro desiderando solo di restare un po’ in pace nel suo piccolo mondo familiare. L’ansia lo riprese con un’ondata di calore alle viscere che lo sprofondò in una specie di obnubilamento doloroso. Si rannicchiò in posizione fetale e così avvolto su sé stesso restò tutta la notte con gli occhi sgranati. I tre mesi che seguirono furono un massacro interiore ed esteriore; era quasi irriconoscibile, con la barba lunga, gli occhi incavati, la pelle grigiastra e le gambe magrissime che strascicava lentamente nei pochi passi che faceva in casa, in cui rimaneva sempre chiuso. La solitudine lo stava massacrando ed era entrato in una depressione profonda che lo stava portando lentamente all’autoannientamento. Non mangiava quasi più niente e anche il sonno era ormai un optional. La sua ora era segnata, questa vita non aveva per lui più alcun senso e doveva solo trovare la forza per farla finita. Non aveva più voglia di fare niente, l’unica cosa che gli dava un momento di pace era rimanere in ammollo nella vasca da bagno finché la pelle non si raggrinziva e il freddo lo costringeva ad uscire. Del resto anche la decisione finale di lasciare questo mondo gli era quasi indifferente, era già presa da tempo ed era solo questione di tempo, poco ormai, sempre meno. La sua vita non gli aveva risparmiato questo calvario di trovarsi da solo in quella grande casa, sapendo di essere rimasto l’ultimo uomo sulla terra, senza speranza di una soluzione o l’illusione di un cambiamento della sua triste sorte. Quella notte sembrava non finire mai, come al solito non riusciva a dormire e contava i minuti che mancavano al sorgere del sole, che era per lui l’unico momento che valeva la pena di vedere ogni giorno e pensava che avrebbe spento il suo interruttore una di queste mattine dopo aver visto l’alba, appena la fitta di dolore fosse ricominciata insieme alla consapevolezza di cosa lo aspettava anche quel giorno. Fu un attimo dopo aver visto il sole, che sentì bussare alla porta. Gli si fermò il fiato. Rimase in ascolto non osando muovere un dito, né aprire bocca. Così rimase in attesa, in silenzio, trattenendo a stento il respiro. Passarono pochi minuti e sentì ancora bussare alla porta. Questa volta passarono solo pochi secondi e quella porta si aprì. “Buongiorno Adam, pronto per il decollo? Hai il tempo di farti una doccia e l’ultima colazione sulla terra prima di volare in orbita. Ieri sera sei crollato dopo che s’era fatto l’amore e ho preferito andare a dormire di là, per non darti noia, lo so che è importante che tu ti riposi prima di partire. Ti ricordi che ti ho detto ieri sera? O il sonno te l’ha già cancellato? – le disse Grace, dandogli un bacio. – Io ti aspetterò questa volta e sempre, per me tu sei l’unico uomo sulla terra! Non lo scordare mai!” “Sei sicura di aver detto l’unico e non l’ultimo?” – rispose Adam tirandosi su dal letto. Serena Petreni Aprile 2014 ERA L'ULTIMO UOMO SULLA TERRA. BUSSARONO Montagne verdi, ruscelli azzurri, laghi limpidi … Che meraviglia. Spiagge bianche incontaminate, palme lussureggianti, mare blu … Che splendore. Cielo blu notte, stelle splendenti, la via lattea – sciame di lucciole ...Che stupore. Sequoie altissime, bosco fitto , fiori gialli, api impollinatrici …Che sogno. EH, SI, LA MIA STANZA E' PROPRIO BELLA, L'HO TAPPEZZATA COI MIE POSTER PREFERITI . Ho tappato tutto, ho chiuso ogni minima possibilità di guardare fuori o di far entrare anche un po' di luce, non voglio essere disturbato dai disastri di questo universo, se non so, non soffro. Non c'è più cibo incontaminato, non c'è più acqua potabile, non c'è più un cane da salutare, non c'è più una donna con cui procreare, va bè, è la fine del mondo, e allora?! Si sapeva che prima o poi sarebbe finita, perché angosciarmi, mi sono tappezzato la stanza con poster che appartenevano al museo antropologico-archeologico, perché io il mondo così, l'ho visto solo in quel museo, addirittura ho visto musei di popoli primitivi, quelli che abitarono per primi il mondo, non mi è sembrato così tragico. Finalmente questa vecchia “ munnezza” di mondo finisce così chi verrà dopo almeno 500 anni, non troverà più la radioattività delle bombe, delle centrali nucleari, tutto si sarà rigenerato e si ricomincerà daccapo con la clave e coi graffiti … Adesso che mi sono fatto l'ultimo piatto di spezzatino alla genovese, mi bevo il mio ultimo caffè, così l'ultimo uomo sulla terra può morire soddisfatto... Speriamo che nessun rompiballe bussi alla porta. “Ah!, me lo sono chiamato” : BUSSANO ! “E chi se ne frega”.... Concetta Mirabella ERA L'ULTIMO UOMO SULLA TERRA. BUSSARONO Si alzò come ogni mattina alle 8. La sua giornata era organizzata nei minimi particolari. Ogni mattina si alzava alla stessa ora, faceva colazione poi usciva a curare l'orto e gli animali, poi il pranzo, un riposino e di nuovo fuori per una corsetta e un po' di ginnastica. Appena calava il sole si ritirava in casa per leggere e scrivere storie inventate. Cena e alla fine a dormire. Non era facile la vita da quando era rimasto solo ma fortunatamente in qualche modo era riuscito a riorganizzarsi un'esistenza equilibrata. La cosa più difficile era stato cancellare tutti i ricordi, facevano troppo male, ormai viveva solo del presente e di un futuro senza grandi sorprese. Disciplina. Era l'arma vincente se riusciva a rispettare il suo programma giornaliero sarebbe stato salvo. E così effettivamente erano passati i giorni, i mesi e gli anni. Curava il suo fisico meticolosamente, la sua casa era sempre in ordine e anche il cibo non scarseggiava grazie a quello che riusciva a coltivare e ai suoi animali. Certo c'era il problema dell'affetto, dello scambio di opinioni e dell'amore che ormai erano un lusso che non si poteva più concedere. Disciplina. Mangiare, dormire, scrivere, correre, fare ginnastica e così tutti i giorni. Ora che i ricordi erano stati finalmente archiviati le cose iniziavano ad andare meglio. E così tutte le mattine alle 8 iniziava per lui una giornata nuova che riusciva a sorprenderlo sempre con qualche imprevisto. Disciplina. La parola chiave per una nuova esistenza. La sua giornata stava volgendo al termine e stava approfittando degli ultimi bagliori per leggere un racconto sulla sua sedia a dondolo nel terrazzo. Si stava bene quella sera, l'aria era calda e il cielo senza neppure una nube. Ad un tratto il silenzio rassicurante fu rotto da un rumore che all'inizio stentò a riconoscere. Toc Che cosa stava succedendo? Qualcuno stava bussando alla porta. Calma! Forse sarà il vento, un animale o un sasso o chissà che cosa. Toc toc Sembra proprio che stiano bussando. Agitazione! Ma chi può essere? Finalmente qualcuno con cui condividere di nuovo emozioni, confidenze, intimità. C'erano voluti anni per vivere senza tutte queste emozioni. Disciplina, calma e perseveranza. Era veramente pronto a rinunciare a tutto quello che aveva costruito? Voleva ricominciare una nuova vita? Chissà chi c'era là fuori, un uomo, una donna un bambino, un anziano o forse più di una persona. Chissà quante storie avrebbero avuto da raccontare su come erano sopravvissuti, quante domande quante nuove emozioni. Tornò a sedersi sulla sua sedia a dondolo, prese il libro e continuò a leggere aspettando che la sera arrivasse. Disciplina Avrebbe cenato come ogni sera eppoi sarebbe andato a dormire e la mattina seguente alle 8 si sarebbe alzato. Trovare un equilibrio era stato troppo faticoso per cedere alla tentazione di un toc alla porta. Giovanna Lachi