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ERA L`ULTIMO UOMO SULLA TERRA. ERA CHIUSO

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ERA L`ULTIMO UOMO SULLA TERRA. ERA CHIUSO
ERA L'ULTIMO UOMO SULLA TERRA. ERA CHIUSO IN CASA.
BUSSARONO.
IL 3031 fu l'anno della Grande Distruzione.
Il Pianeta era già da 500 anni sull'orlo del collasso. I livelli
d'inquinamento di piombo nell'aria e nell'acqua erano così alti che la
popolazione mondiale si era già ridotta di due terzi.
La medicina aveva fatto molti progressi e molte tipi di cancro potevano
essere sconfitti ma il sistema riproduttivo umano sottoposto alle
radiazioni atomiche ad un certo punto aveva smesso di funzionare : prima
c'erano state nascite di bambini deformi e alla fine sterilità completa.
L'ultimo essere umano nacque in una città della Cina Meridionale il 7
gennaio 2938.
Grandi risorse furono destinate alla ricerca scientifica ma non fu trovata
una cura per la sterilità.
Il Governo Centrale si riunì e prese due importanti decisioni: inviare una
missione interplanetaria per cercare aiuto su altri pianeti e costruire un
Grande Rifugio per gli ultimi sopravvissuti della Specie.
La missione spaziale partì da una base dell'Alaska l'8 aprile del 2980.
L'anno successivo, in un luogo segreto ed inaccessibile, fu ultimata una
struttura, completamente autosufficiente: era alimentata con i più
moderni impianti ad energia solare ed eolica, aveva impianti di
depurazione di aria ed acqua di ultimissima generazione e comprendeva
serre per la produzione di frutta ed ortaggi.
Vi furono trasferiti tre uomini e tre donne accuratamente selezionati in
base a test genetici ed intellettivi.
Erano l'ultima speranza per la sopravvivenza della razza umana.
Nel maggio del 3031 tutta la popolazione mondiale a causa di un terribile
virus influenzale si estinse.
Fu l'anno della Grande Distruzione.
Cinque anni dopo all'interno della Grande Struttura era rimasto l'ultimo
uomo.
L'ultimo uomo sulla Terra.
Era un cinese di 98 anni. Era chiuso in casa.
Bussarono.
Dietro la porta c'era l'ultima sopravvissuta della missione spaziale partita
51 anni prima, una dottoressa ucraina di 99 anni.
Stringeva in mano una provetta, sperava di trovare un sopravvissuto in
buona salute. Aveva trovato la cura per la sterilità...c'era ancora tempo ….
la vita media quando era partita si aggirava sui 180 anni....se lo avesse
trovato vivo....
Chun-Li godeva di un'ottima salute.......peccato che fosse completamente
sordo!
Beatrice Putti aprile 2014
GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI
L’ultimo uomo che non aveva fatto ancora in tempo a capire come mai
fosse ancora lì, con le sue sembianze e il suo pensiero, visto quello che era
successo, si domandava con forza: - Ma come avrà ragionato il primo?!
Cosa avrà letto nel futuro della sua genìa?! Avrà avuto delle sensazioni,
percezioni, desideri, aspirazioni, visioni?!... O forse no. Forse tutto era
andato come doveva andare; ma forse no… chissà…-.
Anche nelle Altissime Sfere San Pietro, che comunque, popolarmente, fa
in maniera che il suo Inavvicinabile Superiore non venga troppo coinvolto
in questioni basse e terrene, un giorno pensò: - Ma che penserà il primo
dell’ultimo e l’ultimo del primo??!! – E allora convocò d’urgenza entrambi;
una urgenza che non si può negare e va rispettata.
Si trovarono sopra una nuvola, intorno c’era l’immenso. Adamo disse
all’ultimo, entrando subito nel discorso:
- Ma che cosa avete combinato?! …L’ultimo disse un po’ seccato:
- Ma come, abbiamo seguito le tue indicazioni.- Ma quali indicazioni? – disse Adamo alzando la voce - io la strada ve
l’avevo data: superando i primi difficili momenti, quando la necessità era
necessità e giocoforza, dovevate trovare altre strade; era vostro dovere
trovare l’accordo, l’armonia, la serenità, l’amore, la gioia di vivere … e
invece guarda come vi siete ridotti … e che avete fatto…? –
-Stai attento a come parli – disse l’ultimo – sai perché te, con la storia
della mela e del peccato e tutte quelle altre dei tuoi figli che avevano
sempre ragione perché gli altri avevano sempre torto; e non si sa bene
perché …E giù guerre di tutti i tipi, crudeltà, cattiverie, invidia. Ma
vergognati, siamo stati fedeli a ciò che ci hai insegnato. Ecco, … sì. –
-Ma dai – disse Adamo – avete fatto di tutto per attaccarvi e non vivere
con armonia. Avete sbagliato tutto, bestie … bestie … -
-Stai zitto tu – disse l’ultimo – che con quella questione degli ultimi che
saranno i primi ed i primi che saranno gli ultimi ci hai fatto fare un casino
maledetto, tutti ammazzavano tutti e tutti avevano ragione. –
La discussione andava male, anzi malissimo e se ne accorse anche San
Pietro e anche il Suo Superiore che osservò tensioni e vedeva scintille
sulla nuvola. Allora il Superiore disse:
- Intervenga la Coscienza! – E la Coscienza intervenne, bussò alla porta
della nuvola incandescente. Ma la discussione era troppo forte e nessuno
la sentì, né il primo, né l’ultimo.
-Basta! – disse il Superiore – e con un fulmine, chiuse la discussione che
altrimenti rischiava di andare all’infinito; e l’infinito era questione solo
Sua.
Fabio Massimo Rossi
L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA È IN CASA. BUSSANO.
Il sudore è diventato ghiaccio, l’immobilità le sta irrigidendo l’espressione
e si sente l’energia aggrumata nello stomaco, pronta a scattare; dietro le
altre Fagocitatrici aspettano il segnale: <<la sacerdotessa ha scelto me per
questa volta>>; è il primo incarico, non può deludere.
Aspettare, aspettare, e decidere il momento per agire è strategicamente
importante, perché le Conservatrici sono altrettanto spietate nella
battaglia e le regole non prevedono prigioniere.
<<Io ho scoperto il “sentiero degli uomini”, è giusto che sia io la vedetta
davanti a tutte, anche le più anziane>> ; ed è nel suo segnale, la speranza
delle altre di assalire la fortezza e rapire i sopravvissuti: <<custoditi da
queste merdose vigliacche, che hanno rinnegato il giuramento per timore
di estinzione!>>. Aspettare, aspettare il momento del rito crepuscolare per
poi fiutare il percorso che le farà arrivare al nascondiglio delle prede: la
piccola casa nascosta dietro le mura della fortezza: <<Le troie non possono
sporcarsi con la presenza dei corpi maschili vivi, dentro le loro mura!
Stupide baldracche>>.
Ecco la processione delle Conservatrici: scalze e vestite del lino bianco,
camminare a due, a due, per il sentiero sassoso che porta al
lago:<<proprio come avevo spiato>>, pronte al bagno di luce crepuscolare.
E’ ora: il momento agognato.
Un grido di iena.
Passi leggeri e lenti; narici allargate a percepire il minimo odore: di uomo;
unghie irrorate di sensibilità; mani affamate; un manipolo di venti donne
con pelli sudate, movimenti misurati e controllati dall’odio.
L’ultimo uomo sulla terra è in casa. Bussano.
Elisabetta Casagli
L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA ERA IN CASA. BUSSARONO.
Giacomo ebbe un sussulto. “Arrivo, arrivo!” urlò nel consueto falsetto
muliebre, riaggiustandosi allo specchio la parrucca bionda. Smorfia di
disappunto: avrebbe dovuto farsi la barba. Prese al volo una sciarpa a fiori
e si coprì il più possibile il mento, poi corse alla porta. Intravedendo dallo
spioncino una ragazza in accappatoio rosa, chiese perplesso chi fosse.
“Sono la nuova vicina di casa!” Un po’ titubante, aprì. Meglio non dare
nell’occhio. “Come posso aiutarla?” “Mi scusi l’intrusione, signora De
Rossi, “ rispose lei, tradendo un lieve imbarazzo “ma l’asciugacapelli non
mi funziona. Potrebbe cortesemente prestarmi il suo?” “Certo, s’accomodi
pure in salotto nel frattempo o si prenderà una bronchite!” disse Giacomo
e filò subito in bagno, chiudendosi dietro la porta. Dopo un paio di minuti,
tornò con un piccolo phon da viaggio tra le mani. La vicina, però, non c’era
più. “Signorina, signorina!” La trovò nella sua stanza, stesa sul letto.
“Signorina, si sente poco bene?” “Stia tranquilla … Mai stata meglio! Mi
perdoni, anzi, per l’invadenza, ma, glielo confesso, è da una settimana che
la osservo … Ha sempre quell’aria triste, quella malinconia negli occhi che
… be’, m’ha proprio colpita! Però, deve essere ancora più bella, quando
sorride … Se me lo permette, vorrei aiutarla a farlo!” E, guardandolo fisso
negli occhi, gettò via l’accappatoio con un movimento deciso. “Cazzo,
perché quando potevo esse’ uomo, ste cose non mi capitavano mai?” pensò,
tra l’irritato e il sorpreso, Giacomo. “Signorina, la prego di vestirsi! La sua
offerta è molto gentile, ma non posso tradire la memoria di mio marito.
Sa, l’amo ancora …” le disse e, sperando di risultare ancora più
convincente, scoppiò in lacrime. L’altra, con aria conciliatrice: “La capisco,
ma è da tanti anni ormai che gli uomini sono stati soppressi … E’ ora di
guardare avanti ! Su, provi a lasciarsi andare …” e gli diede un bacio a
fior di labbra. Giacomo, preoccupato, si voltò da un’altra parte. Non aveva
più avuto contatti fisici con una donna negli ultimi dieci anni. Troppo
pericoloso. Tuttavia, questa ragazza riaccendeva in lui desideri sopiti, che
credeva morti per sempre. Eppure, cedere adesso, molto probabilmente,
avrebbe avuto un prezzo altissimo da pagare. C’era una taglia
stratosferica sulla sua testa. Donne di tutto il mondo erano sulle sue
tracce, sperando di entrare nei libri di storia come “benefattrici del genere
femminile”. “Magari” si disse “questa è diversa … Chissà … Magari,
avrebbe ca…zzo!” La ragazza aveva approfittato della sua distrazione e si
era addentrata in carezze troppo audaci, fino a scoprire la verità nascosta
sotto la sua gonna. Fu questione di un attimo. Se Giacomo avesse saputo
che la morte fosse così indolore, non avrebbe sopportato dieci anni di
cerette e manicure.
Stefania Gargano
L’ ULTIMO UOMO SULLA TERRA È IN CASA. BUSSANO. (S. KING)
Vandana sta mangiando una scodella di riso al curry da 8 anni non ha
visto più nessun essere umano non sa di essere l’ultimo superstite del
pianeta con gli occhi vispi e neri e lo sguardo di bambina, chiede lieve “chi
è?”
Seduta sulla sua sedia aspetta la risposta, una nota di curiosità le arriccia
una guancia mentre ruota lo sguardo per la stanza. S’incanta per un
momento sulla foto che custodisce sul comò. La ritrae un po’ più giovane,
avvolta nel suo sari preferito, quello viola e verde. Si trovava in Europa alle sue spalle c’è il Ponte Vecchio - per un ciclo di seminari nei licei
fiorentini. Raccontava la stessa storia in giro per il mondo tra scuole,
ONG, politici e religiosi. Era il suo lavoro e ci aveva preso anche il Nobel
per l’ambiente: il pianeta terra vive con le piante, gli animali, le riserve di
energia e minerali. L’essere umano, solo tra i viventi, lo deturpa, lo
inquina, lo esaurisce, gli manca di rispetto. La riflessione finale, lasciava
a bocca aperta i bambini ma anche alcuni capi di stato: il mondo non
potrebbe sopravvivere privato di una sola specie animale. Ma senza
l’uomo sì. Anzi, rifiorirebbe.
Non aveva trent’anni quando si trasferì sulle pendici dell’Annapurna a
Tatopani, settecentoquarantadue metri di altitudine, un orto, tre caprette,
due galline, un gatto e una fonte. Niente luce, né gas, né acqua calda.
Voleva sperimentare ciò in cui credeva e che professava da anni.
Poi era accaduto. Lei già viveva in Nepal. L’avevano informata gli ultimi
turisti che vedeva salire a caccia degli ottomila metri.
Anche un grande scienziato del passato, Albert Einstein, lo aveva previsto
come una catastrofe.
Fine del ronzio tra i petali. Le celle erano rimaste vuote. Non colava più
miele. Le ali si polverizzavano. I corpi agonizzavano a terra senza poter
far ritorno all’alveare. Le api si erano estinte. La causa, i pesticidi
neonicotinoidi.
Erano scomparsi il polline, i fiori, i frutti. Il cibo. Poi era stata la volta
degli umani e della gran parte degli animali.
Raggiunge la porta e la apre, subito la incanta una luce indescrivibile.
Potente e delicata. Avverte un profumo dolce e familiare, mai sentito
prima. La figura di un essere celeste, non avrebbe saputo descriverlo
altrimenti, emerge davanti ai suoi occhi.
- Vandana?
- Sì - risponde lei in un soffio.
- Sono un messaggero divino.
Rimane senza parole.
- Tu non sai di essere rimasta l’ultima supersite del genere umano.
Lei scuote lentamente la testa.
- Tra due notti ci sarà il plenilunio di giugno. Coricati presto quella sera.
Lascia la finestra di camera allentata. Bevi molta acqua e digiuna
durante il giorno. Farai la stessa cosa al plenilunio di giugno, ogni anno.
Finché i tuoi capelli non saranno bianchi e la tua pelle ricoperta di rughe.
Il tuo grembo sarà così la casa del nuovo genere umano.
Lucia Cosci
The last man on Earth sat alone in a room. There was a knock on the
door.
Se lo aspettava. Negli ultimi tempi i notiziari hanno parlato spesso di
lui.
Gli Gnosis là fuori aspettano pazienti, non useranno la forza, lo sanno
che prima o poi convinceranno l’uomo ad uscire. Lo sanno loro e lo sa
anche l’uomo.
Del resto non conoscono la violenza. Gli Gnosis sono pacifici e
intelligenti. Nella sua vita lo hanno sempre trattato bene, con gentilezza,
rispetto e, da quando è rimasto l’ultimo esemplare, addirittura con amore.
Gli Gnosis bussano ancora: “Signor Sam si sente bene? Ha bisogno di
aiuto? Desidereremmo parlare con lei. Per favore, potrebbe aprire la
porta?”.
La loro voce è calda, flautata, senza aggressività. Convincente.
Sam non risponde, passeggia avanti e indietro per la stanza. Poi si
ferma dietro la finestra, scosta leggermente la tenda e guarda fuori. Infine
preme il tasto REC del suo comunicatore:
So che lo fanno per il mio bene, ma sono stanco delle loro attenzioni.
Lo sguardo dei loro grandi occhi ti tocca il cuore. La loro pelle delicata
luccica al sole e di notte brillano come stelle.
Invece, la mia immagine allo specchio è devastata, la pelle è lucida solo
grazie all’olio di mallo, nascondo i miei capelli corvini con la rasatura
totale, ma gli occhi piccoli e neri e i muscoli turgidi e guizzanti mi
ripugnano. A nulla valgono i tatuaggi che ho disseminato per tutto il corpo
e i diciotto piercing sparsi sulla faccia, non potrò mai avvicinarmi alla loro
bellezza.
Non possono essere nostri figli. Loro amano in maniera razionale e
disinteressata tutti, e tutto il pianeta, e anche me. Non hanno bisogno di
dei o ideali, di re o condottieri, non hanno lati oscuri.
Noi, invece, per amare abbiamo dovuto prima odiare e questo odio ci ha
segnato per sempre, ci ha sostenuto nei millenni e ci ha reso forti … e
dannati.
E adesso io, ultimo dei Sapiens, non posso tradire 200.000 anni di
evoluzione.
Sam preme il tasto di PAUSA e rivolge ancora uno sguardo sulla folla
che passeggia sul marciapiede di fronte. Gli Gnosis incedono eleganti
vestiti solo della loro pelle, con i loro bei ventri molli, le loro maestose
teste oblunghe e glabre, sorridenti e felici si salutano l’un con l’altro con la
consueta carezza sul volto.
Sam apre un cassetto della credenza e tira fuori una scatola da scarpe.
Dalla scatola estrae un fagotto di stracci macchiati di grasso.
Premere di nuovo il tasto REC:
Capisco come doveva sentirsi l’ultimo Neanderthal nella sua caverna ad
aspettare la lancia di noi Sapiens.
Sam preme il tasto di STOP, appoggia il comunicatore sul tavolo e si
siede.
Gli Gnosis oltre la sua porta si permettono di insistere garbatamente:
“Signor Sam? Vorremmo parlare con …”
Anche loro sussultano al colpo di revolver.
Stephen Vallini, aprile 2014
ERA L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA È IN CASA. BUSSANO.
Con le entrate dei diritti del suo primo libro dal quale avevano tratto
anche un film, che aveva avuto un enorme successo di pubblico e di critica,
Marco Mada aveva comprato la Villa Rondinella. Quell’edificio Liberty e
Art Nouveau incastonato nella magica campagna Toscana l’aveva
affascinato dalla prima volta che l’aveva visto passando dalla Cassia, poco
importava che tutti in zona dicessero che in quella casa “ci si sentiva”, lui
aveva scritto un romanzo horror neo gotico e la cosa lo faceva sorridere.
Nella sua casa romana l’ansia da prestazione lo devastava, per lui aver
avuto tanto successo con il primo lavoro era stato deleterio, voleva
scrivere per divertimento con leggerezza, parenti e amici lo obbligavano a
guardare alla scrittura come alla sua nuova professione. Aveva preso un
anno sabbatico all’università: tutti lo consigliavano di mandare a ramengo
l’insegnamento, che lui amava, per lanciarsi in quest’avventura. Aveva
fatto scorta di tutto l’indispensabile si era trasferito alla Rondinella per
poter, nell’isolamento più completo, dare corpo al suo nuovo romanzo.
Era un mese che si era trasferito lì e si era in sostanza chiuso a tutto: in
quel mese tutto intorno a lui era cambiato. Una settimana di buio e al
mondo era rimasto solo.
Come un autistico, quando improvvisamente si era spento il pc, aveva
tirato fuori la vecchia “lettera 32” e iniziato a scrivere a macchina, le
candele avevano sostituito la corrente, il telefono l’aveva staccato lui
perché nessuno lo importunasse, non aveva radio tantomeno televisione.
Marco non aveva coscienza di essere rimasto l’ultimo uomo sulla terra e
quindi non si stupì più di tanto quando sentì bussare, un mese senza
parlare, aveva voglia di confrontarsi con qualcuno: di buon grado andò ad
aprire, non c’era nessuno. Si girò e in cucina una bella donna versava del
caffè in due tazzine di fine porcellana si avvicinò sorridendo ma fatti due
passi la attraversò: aveva visto il fantasma della Rondinella.
Ale8
ERA L'ULTIMO UOMO SULLA TERRA. ERA CHIUSO IN UNA
STANZA. BUSSARONO.
Quel rumore lo distolse dai suoi pensieri. Gli capitava spesso di rimanere
assorto per ore. C’era stato un periodo in cui (quanto tempo fa? sembrava
lontanissimo eppure oggettivamente non era così) propendeva invece
nettamente per l’azione, era un tempo in cui uomini e donne convivevano
spartendosi lo spazio su questa Terra. Era un tempo in cui questa
composizione della società sembrava naturale, finché … all’inizio non
sembrò una temibile malattia, ma soltanto una delle tante epidemie,
momentanee o stagionali, come può essere un’influenza. Soltanto che
cominciarono ad esserci delle morti, e per lungo tempo ovviamente le
autorità tennero nascosta la pericolosità e la possibilità di contagio; poi i
mass media vi puntarono l'attenzione e l' informazione deformò e
riprodusse ogni avvenimento secondo l'uso mediatico, riducendo nel
panico la popolazione senza peraltro che si giungesse ancora
all’agghiacciante verità. Eppure era lì, davanti agli occhi di tutti, ma forse
tutti si rifiutavano di vederla. E intanto morivano impiegati e medici,
potenti e clandestini, avvocati, manager dell'alta finanza e disoccupati,
insomma di tutte le categorie sociali, di ogni colore della pelle, ad ogni
latitudine, ma fu sempre più evidente che… erano solo maschi.
Si cominciò a comprendere che non saremmo arrivati a costruire un
antidoto alla malattia, e che avremmo potuto solo giungere a comprendere
la causa che consentiva, al momento, ad alcuni maschi di sopravvivere;
mentre il cerchio si stringeva inesorabilmente sempre più intorno a lui la
ricerca scientifica (postuma e femminile) riuscì ad individuare il motivo
della sua incolumità: risiedeva in un minuscolo cromosoma, kkxz, un suo
specifico, personalissimo difetto di fabbrica, che forse gli avrebbe dato
qualche fastidio in vecchiaia, ma che ora lo rendeva impermeabile alla
malattia.
E arrivò il giorno in cui divenne l'ultimo uomo sulla Terra. Si ritrovò a
percorrere le dune di una spiaggia che spalancava un mare ventoso e
infaticabile; ma era illusorio trovare una consolazione alla più grande
solitudine proprio in quella natura che ripeteva insensibile il suo moto; e
il ricordo dei tanti volti delle donne che aveva conosciuto lo assalivano
quasi come le onde sul bagnasciuga. Da quando era iniziata l'epidemia
aveva sentito intorno a sé una certa, inspiegabile strana elettricità che
spingeva le persone ad incontri più frequenti ed appassionati, e lui stesso
a cogliere occasioni sessuali come fino ad allora non gli era mai successo,
con donne considerate sempre solo amiche, o conoscenti, ridotte ora alla
vedovanza.
Da quel giorno al mare si era ritirato sempre più nella sua casa e aveva
attraversato fasi in cui sentiva il corpo risplendere di onnipotenza e
pensava che la sua invincibilità si sarebbe estesa ad ogni aspetto della
vita, o periodi in cui, sciatto e indolente, si chiudeva nella sua stanza. Nel
tempo si fece strada dentro di lui un sentimento più mediano e costante,
mantenuto in quota da un nuovo senso di responsabilità. Se però ci posava
il pensiero, veniva assalito da una vertigine; allora faceva ricorso al senso
di puro piacere, vitale e noncurante dell'etica. Era per questo inedito stato
d'animo che si era reso disponibile alle innumerevoli richieste che gli
venivano fatte: come avrebbe potuto dire di no alla legittima richiesta di
piacere delle donne che lo avvicinavano per questo scopo o, ancor di più,
alla loro esigenza di procreare?
Stava diventando il nuovo eroe primigenio. Stava anche riuscendo a
sostenere il fatto di non avere rivali, ma solo perché, in cuor suo, pensava
che il tempo gli avrebbe restituito la normalità. Bisognava solo aspettare
che alcune giovani donne, con il ventre gonfio come gemme, partorissero
dei maschi con il suo gene speciale, e questi crescessero abbastanza da
assicurare il proseguimento della specie, e lui avrebbe potuto spogliarsi
del dovere verso l'umanità, e riprendere la sua umana possibilità di
scegliere secondo i propri sentimenti.
Ma ancora non era arrivato quel momento. Si scrollò ed andò ad aprire,
probabilmente alla compagna della prossima ora.
Lucia Burzi Aprile 2014
ERA L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA. ERA CHIUSO IN CASA.
BUSSARONO.
La diffusione del gas letale proveniente dalla centrale atomica di Pechino,
la più grande al mondo, avvenuta tre mesi prima, che a lui sembravano
tre secoli, a causa di un’esplosione per un banale corto circuito provocato
da un fulmine e che aveva raso al suolo quasi l’intero continente asiatico,
aveva rapidamente contagiato i paesi limitrofi e a macchia d’olio, come
un’ombra che oscura il cielo, era dilagata in tutto il mondo portando con sé
la morte. Ogni forma di vita veniva spazzata via in poche ore senza
possibilità di scampo.
Lui era sfuggito a quel disastro, essendo nel momento cruciale in orbita su
una sonda spaziale e, ignaro, era rientrato alla base, con cui aveva
completamente perso i contatti, non potendo più restare nello spazio per
mancanza di cibo. Così aveva deciso di rompere le consegne, del resto non
aveva più ricevuto ordini e istruzioni sul da fare ed era gioco-forza
assumersi la responsabilità del suo rientro. Si immaginava che fosse
successo qualcosa di grave per interrompere così le comunicazioni, ma
certo non quello che trovò al ritorno.
Approdò alla stazione di Whesthail in Arizona e scese immediatamente a
terra senza neanche aspettare la fase della normale decompressione dei
polmoni, la pancia lo comandava come un tiranno. Attraversò il piazzale e
si diresse verso l’edificio centrale, dove c’erano gli uffici, le sale operative e
soprattutto il servizio di ristorazione. Era come una grande caserma
intorno alla quale erano sparsi gli alloggi dei vari dipendenti che
prestavano servizio alla base spaziale.
Nell’arco di mezz’ora Adam venne a conoscenza dell’accaduto da una
video-conferenza, l’ultima, che il presidente della base spaziale aveva fatto
salutando gli ultimi sopravvissuti, ma tutti condannati a sparire in
pochissime ore.
La sua mente ne fu sconvolta, urlò e pianse per ore, finché stremato cadde
in un sonno quasi letargico. Non seppe dire quanto tempo fosse passato al
suo risveglio; come un automa si diresse al suo alloggio, entrò e si chiuse
dentro desiderando solo di restare un po’ in pace nel suo piccolo mondo
familiare. L’ansia lo riprese con un’ondata di calore alle viscere che lo
sprofondò in una specie di obnubilamento doloroso. Si rannicchiò in
posizione fetale e così avvolto su sé stesso restò tutta la notte con gli occhi
sgranati.
I tre mesi che seguirono furono un massacro interiore ed esteriore; era
quasi irriconoscibile, con la barba lunga, gli occhi incavati, la pelle
grigiastra e le gambe magrissime che strascicava lentamente nei pochi
passi che faceva in casa, in cui rimaneva sempre chiuso. La solitudine lo
stava massacrando ed era entrato in una depressione profonda che lo
stava portando lentamente all’autoannientamento. Non mangiava quasi
più niente e anche il sonno era ormai un optional. La sua ora era segnata,
questa vita non aveva per lui più alcun senso e doveva solo trovare la
forza per farla finita. Non aveva più voglia di fare niente, l’unica cosa che
gli dava un momento di pace era rimanere in ammollo nella vasca da
bagno finché la pelle non si raggrinziva e il freddo lo costringeva ad
uscire.
Del resto anche la decisione finale di lasciare questo mondo gli era quasi
indifferente, era già presa da tempo ed era solo questione di tempo, poco
ormai, sempre meno.
La sua vita non gli aveva risparmiato questo calvario di trovarsi da solo in
quella grande casa, sapendo di essere rimasto l’ultimo uomo sulla terra,
senza speranza di una soluzione o l’illusione di un cambiamento della sua
triste sorte.
Quella notte sembrava non finire mai, come al solito non riusciva a
dormire e contava i minuti che mancavano al sorgere del sole, che era per
lui l’unico momento che valeva la pena di vedere ogni giorno e pensava
che avrebbe spento il suo interruttore una di queste mattine dopo aver
visto l’alba, appena la fitta di dolore fosse ricominciata insieme alla
consapevolezza di cosa lo aspettava anche quel giorno.
Fu un attimo dopo aver visto il sole, che sentì bussare alla porta.
Gli si fermò il fiato. Rimase in ascolto non osando muovere un dito, né
aprire bocca. Così rimase in attesa, in silenzio, trattenendo a stento il
respiro.
Passarono pochi minuti e sentì ancora bussare alla porta.
Questa volta passarono solo pochi secondi e quella porta si aprì.
“Buongiorno Adam, pronto per il decollo? Hai il tempo di farti una doccia e
l’ultima colazione sulla terra prima di volare in orbita. Ieri sera sei
crollato dopo che s’era fatto l’amore e ho preferito andare a dormire di là,
per non darti noia, lo so che è importante che tu ti riposi prima di partire.
Ti ricordi che ti ho detto ieri sera? O il sonno te l’ha già cancellato? – le
disse Grace, dandogli un bacio. – Io ti aspetterò questa volta e sempre, per
me tu sei l’unico uomo sulla terra! Non lo scordare mai!”
“Sei sicura di aver detto l’unico e non l’ultimo?” – rispose Adam tirandosi
su dal letto.
Serena Petreni Aprile 2014
ERA L'ULTIMO UOMO SULLA TERRA. BUSSARONO
Montagne verdi, ruscelli azzurri, laghi limpidi … Che meraviglia.
Spiagge bianche incontaminate, palme lussureggianti, mare blu … Che
splendore.
Cielo blu notte, stelle splendenti, la via lattea – sciame di lucciole ...Che
stupore.
Sequoie altissime, bosco fitto , fiori gialli, api impollinatrici …Che sogno.
EH, SI, LA MIA STANZA E' PROPRIO BELLA, L'HO TAPPEZZATA COI
MIE POSTER PREFERITI .
Ho tappato tutto, ho chiuso ogni minima possibilità di guardare fuori o di
far entrare anche un po' di luce, non voglio essere disturbato dai disastri
di questo universo, se non so, non soffro.
Non c'è più cibo incontaminato, non c'è più acqua potabile, non c'è più un
cane da salutare, non c'è più una donna con cui procreare, va bè, è la fine
del mondo, e allora?!
Si sapeva che prima o poi sarebbe finita, perché angosciarmi, mi sono
tappezzato la stanza con poster che appartenevano al museo
antropologico-archeologico, perché io il mondo così, l'ho visto solo in quel
museo, addirittura ho visto musei di popoli primitivi, quelli che abitarono
per primi il mondo, non mi è sembrato così tragico.
Finalmente questa vecchia “ munnezza” di mondo finisce così chi verrà
dopo almeno 500 anni, non troverà più la radioattività delle bombe, delle
centrali nucleari, tutto si sarà rigenerato e si ricomincerà daccapo con la
clave e coi graffiti …
Adesso che mi sono fatto l'ultimo piatto di spezzatino alla genovese, mi
bevo il mio ultimo caffè,
così l'ultimo uomo sulla terra può morire soddisfatto...
Speriamo che nessun rompiballe bussi alla porta.
“Ah!, me lo sono chiamato” : BUSSANO !
“E chi se ne frega”....
Concetta Mirabella
ERA L'ULTIMO UOMO SULLA TERRA. BUSSARONO
Si alzò come ogni mattina alle 8.
La sua giornata era organizzata nei minimi particolari.
Ogni mattina si alzava alla stessa ora, faceva colazione poi usciva a
curare l'orto e gli animali, poi il pranzo, un riposino e di nuovo fuori per
una corsetta e un po' di ginnastica.
Appena calava il sole si ritirava in casa per leggere e scrivere storie
inventate.
Cena e alla fine a dormire.
Non era facile la vita da quando era rimasto solo ma fortunatamente in
qualche modo era riuscito a riorganizzarsi un'esistenza equilibrata.
La cosa più difficile era stato cancellare tutti i ricordi, facevano troppo
male, ormai viveva solo del presente e di un futuro senza grandi sorprese.
Disciplina.
Era l'arma vincente se riusciva a rispettare il suo programma giornaliero
sarebbe stato salvo.
E così effettivamente erano passati i giorni, i mesi e gli anni.
Curava il suo fisico meticolosamente, la sua casa era sempre in ordine e
anche il cibo non scarseggiava grazie a quello che riusciva a coltivare e ai
suoi animali.
Certo c'era il problema dell'affetto, dello scambio di opinioni e dell'amore
che ormai erano un lusso che non si poteva più concedere.
Disciplina.
Mangiare, dormire, scrivere, correre, fare ginnastica e così tutti i giorni.
Ora che i ricordi erano stati finalmente archiviati le cose iniziavano ad
andare meglio.
E così tutte le mattine alle 8 iniziava per lui una giornata nuova che
riusciva a sorprenderlo sempre con qualche imprevisto.
Disciplina.
La parola chiave per una nuova esistenza.
La sua giornata stava volgendo al termine e stava approfittando degli
ultimi bagliori per leggere un racconto sulla sua sedia a dondolo nel
terrazzo.
Si stava bene quella sera, l'aria era calda e il cielo senza neppure una
nube.
Ad un tratto il silenzio rassicurante fu rotto da un rumore che all'inizio
stentò a riconoscere.
Toc
Che cosa stava succedendo?
Qualcuno stava bussando alla porta.
Calma!
Forse sarà il vento, un animale o un sasso o chissà che cosa.
Toc toc
Sembra proprio che stiano bussando.
Agitazione!
Ma chi può essere?
Finalmente qualcuno con cui condividere di nuovo emozioni, confidenze,
intimità.
C'erano voluti anni per vivere senza tutte queste emozioni.
Disciplina, calma e perseveranza.
Era veramente pronto a rinunciare a tutto quello che aveva costruito?
Voleva ricominciare una nuova vita?
Chissà chi c'era là fuori, un uomo, una donna un bambino, un anziano o
forse più di una persona.
Chissà quante storie avrebbero avuto da raccontare su come erano
sopravvissuti, quante domande quante nuove emozioni.
Tornò a sedersi sulla sua sedia a dondolo, prese il libro e continuò a
leggere aspettando che la sera arrivasse.
Disciplina
Avrebbe cenato come ogni sera eppoi sarebbe andato a dormire e la
mattina seguente alle 8 si sarebbe alzato.
Trovare un equilibrio era stato troppo faticoso per cedere alla tentazione
di un toc alla porta.
Giovanna Lachi
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