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i pittori orientalisti italiani
I PITTORI ORIENTALISTI ITALIANI IN MAROCCO 1. Il “genere orientalista” in Italia L’orientalismo si definì in Italia come genere artistico più tardi rispetto agli altri paesi europei. Si sviluppò inizialmente in Francia verso la fine del Settecento, con le campagne di Napoleone in Egitto, che riportarono notizie, racconti e opere d’arte e d’archeologia di quel paese, facendo esplodere la cosiddetta moda dell’ “egittomania”. Si era ancora nel solco del neoclassicismo e solo ai principi del colonialismo, che in Italia sarà tardivo, a partire dal 1882, con l’annessione della baia di Assab, in Eritrea. I paesi europei cominciarono ad instaurare relazioni commerciali e politiche con pascià e sultani, costretti a cedere territori e zone di influenza, ad aprire i loro regni agli infedeli. I viaggi in Oriente furono quindi sempre più facilitati e venirono pubblicizzati dalla stampa nazionale. Quello che era il Grand Tour settecentesco, si amplia ai paesi islamici, tanto che l’Italia, con Roma, non fu più la sola meta finale dei viaggiatori europei, che si spinsero molto più a sud1. Città come Fez, Algeri, il Cairo, Gerusalemme, Costantinopoli divennero mete sempre più diffuse tra esploratori, artisti e letterati oltre che per i missionari religiosi, primi viaggiatori europei nelle terre dell’Islam. Ci si metteva in viaggio per mesi, al seguito di carovane, ambasciate, spedizioni geografiche o archeologiche per documentare e riportare nel proprio paese d’origine oggetti e notizie degli usi e dei costumi dei popoli d’oltreoceano. Bisogna specificare una caratteristica molto importante, che definisce l’arte orientalista: i pittori che affrontarono questo genere descrissero ambienti, panorami e costumi senza ispirarsi alle forme artistiche delle culture che rappresentarono. Al contrario, i pittori “giapponisti” o la produzione delle cosiddette “cineserie” cercavano di riprodurre lo stile e le maniere espressive di quelle tradizioni, realizzando opere secondo la cultura locale. 1 Eugene Delacroix diceva: “Rome n’est plus dans Rome” per dire che l’Oriente (nel suo caso il Marocco e l’Algeria) sarebbe diventato nuova fonte di ispirazione per le presenti e future generazioni di artisti. 1 L’Orientalismo nacque, come si è detto, in metà dell’Ottocento e la sua fine, l’area di seno al neoclassicismo, prodotto “di moda” influenza delle campagne napoleoniche. Diventò poi soprattutto quella di religione islamica, il una disciplina e un campo di studi che cosiddetto “Oriente prossimo”, cioè Nord riguardavano non solo l’arte, ma anche Africa, Impero Ottomano, Grecia, Turchia, l’antropologia, la storia, la lingua, la geografia Egitto e Terra Santa. dei paesi orientali2. In seguito si sviluppò con I temi rappresentati sono i più vari: il la pittura di storia, il Romanticismo, il paesaggio, la natura morta, il ritratto, la scena Simbolismo, che ne abbracciano forme e di genere. È una categoria, quella orientalista, temi. Spesso fu relegato genericamente nella che racchiude in sé tutti i generi pittorici. sull’orientalismo italiano sarà cosiddetta Art Pompier, per le sue scene galanti, ambientate nei saloni dei palazzi e nel La prima generazione di artisti orientalisti fu chiuso degli harem. In realtà ebbe invece una soprattutto francese, capitanata da Delacroix, diffusione più variata. che partì per l’Algeria e il Marocco nel 1832. Spesso inoltre si parla di pittura orientalista Non fu il primo artista europeo nel Maghreb, riferendosi a un’area geografica molto ampia, ma fu sicuramente il più celebre. Seguirono che tocca il Nord Africa, la Palestina, la Louis Persia, fino ad arrivare a India, Cina e Decamps, Prosper Marilhat e gli inglesi David Giappone. Ma per quanto riguarda questi Roberts e Edward Lear. ultimi paesi, la loro conoscenza, per lo meno Gli orientalisti italiani fecero parte della per quanto riguarda l’ Italia, si svilupperà più seconda generazione (con John Frederich avanti, nei primi del Novecento3. Quindi tra la Lewis, Eugène Fromentin e Leon Gerôme), Boulanger, Alexandre-Gabriel caratterizzata in generale da un maggiore 2 SAID, W., Edward, Orientalismo. L’immagine europea dell’Oriente, Milano, 1999. In questo saggio Said afferma che l’Orientalismo è genericamente il tentativo di avvicinamento dell’Occidente all’Oriente. È una disciplina attraverso la quale l’Oriente diventa tema di studio, di scoperta e di pratica. Nello stesso tempo la parola “Orientalsmo” rappresenta l’insieme di sogni, immagini, vocabolari che gli europei utilizzano per descrivere e rappresentare ciò che sta a est, oltre i confini. 3 In realtà già negli anni Settanta dell’Ottocento alcuni viaggiatori italiani si erano avventurati in Giappone. Nel 1876-78 Fontanesi partiva da Napoli alla volta di Tokyo, per una cattedra alla scuola d’arte, dopo secoli di chiusura del governo Meiji. Nel 1875-91 vi fu realismo documentaristico. L’Italia era una nazione giovane, appena uscita dalle guerre d’indipendenza e pronta a guardarsi intorno, a fare ciò che era necessario per sentirsi alla pari delle altre nazioni europee. chiamato Edoardo Chiossone (1833-98), incisore genovese. 2 Le relazioni della penisola italiana con l’Oriente esistevano già da secoli ed è erroneo Durante la prima metà dell’Ottocento, grazie pensare alle conquiste di Napoleone, gli artisti alla conquista Napoleonica dell’Egitto come solo punto di partenza per la francesi diffusione della pittura orientalista in questo nell’esplorazione dell’Oriente e del Nord paese. Gli italiani avevano per tradizione da Africa, elevando il genere ad un nuovo e più sempre facilitato le relazioni tra l’Europa e il popolare livello. Favorirono la diffusione Medio Oriente, soprattutto attraverso i porti. della moda orientalista in Europa attraverso Dall’ 827 al 1091 circa la Sicilia fu in mano opere letterarie come la Description de degli arabi4. La loro influenza continuò l’Egypte, pubblicato tra il 1809 e il 1829 ancora molto oltre la riconquista da parte dei dall’Istituto d’Egitto fondato da Bonaparte6. Normanni, grazie ai commerci e alla fiorente Nel 1850 fu pubblicata a Parigi l’opera di cultura artistica e tecnica che si era creata in Irving, Life of Mahomet and his Successors, quella regione, apprezzata anche dalla corte che diffuse nel mondo intellettuale una certa cristiana. conoscenza Nel 1479 il pittore veneziano Gentile Bellini musulmana7. (1429-1507) si recò a Costantinopoli, dove Nella penisola italiana il genere orientalista visse per tre anni alla corte del sultano cominciò a vedersi dalla metà dell’Ottocento Mohamed II, per il quale dipinse numerose e fu considerato un genere legato al passaggio opere, tra cui un ritratto esposto alla National dal Neoclassicismo al Romanticismo. In Gallery. Ludovico de Barthema (1470-1517), realtà artisti italiani furono più volte impiegati scrittore e avventuriero bolognese, fu il primo anche durante il Settecento in qualità di diventarono della storia i più della attivi religione europeo non musulmano a visitare la Mecca, nel 1503. Inoltre fino a circa il 1870 l’italiano fu la lingua franca dei porti del Mediterraneo5. 4 AMARI, Michele: Storia dei musulmani in Sicilia, 1854. 5 Realizzò un libro dove racconò i suoi numerosi viaggi, la cui prima edizione fu: Itinerario de Ludouico de Varthema bolognese nello Egypto, nella Surria, nella Arabia deserta & felice, nella Persia, nella India, & nella Ethiopia. La fede, el uiuere, & costumi de tutte le prefate prouincie, stampato in Roma per maestro Stephano Guillireti de Loreno, & maestro Hercule de Nani bolognese ad instantia de maestro Lodouico de Henricis da Corneto vicentino, 1510 6 Description de l’Egypte, pubblicato a partire dal 1809 fino al 1829 da un gruppo di 160 studiosi e scienziati che accompagnarono Napoleone nella campagna d’Egitto tra il 1798 e il 1801. Questa importante pubblicazione consisteva in 24 tomi che servivano a legittimare l’impresa francese e ad apportare fama alle ambizioni imperiali. 7 IRVING, Washington, Lives of Mahomet and his Successors, Parigi, 1850. 3 disegnatori, da esploratori e da spedizioni vendibili sul mercato artistico, ma affrontati francesi o inglesi.8 dagli artisti solo di quando in quando, magari Ma in effetti la vera diffusione della “moda” in occasione di un viaggio. del dopo Molto importante fu anche l’uso della l’Indipendenza, alla fine degli anni Sessanta, fotografia, nonostante la scomodità che quando il paese cominciò ad interessarsi alla comportava un’attrezzatura così delicata e politica estera per il famoso “posto al sole” complicata nelle terre d’oltremare. Grande fortuna ebbe dell’epoca. Lawrence Alma Tadema (1836- poi fine 1912) ad esempio, realizzò un reportage dell’Ottocento e continuò ad essere molto fotografico della Palestina, che usò come diffuso fino agli anni Quaranta del nuovo spunto per le sue opere archeologiche. Queste secolo, mescolandosi con lo stile Liberty e poi foto furono poi mandate all’amico Domenico l’Art Decò, fino a sfociare in vera e propria Morelli, che ne trasse ispirazione per le sue genere negli orientale anni Ottanta si ebbe fino alla 9 da usare durante i viaggi arte coloniale . pitture mistico-simboliste. I pittori che si dedicarono a questo genere non L’Italia produsse un numero straordinario di costituirono mai un gruppo ben definito. pittori orientalisti. Furono più che altro una categoria particolare, Grande interesse per l’orientalismo nacque in con un particolare mercato artistico. Ebbero Italia grazie anche a un artista spagnolo che però tanto successo che si può dire non ci sia aveva viaggiato più volte in oriente e aveva stato artista che non si sia cimentato almeno poi scelto la città di Roma per installarvi il una volta su tali temi. Non mancarono però suo studio: Mariano Fortuny y Marsal (1838- alcuni, come il parmense Alberto Pasini, che 1874)10. Divenuto amico intimo di Attilio si dedicarono esclusivamente a quel genere, Simonetti e poi di Domenico Morelli, fu con il loro pubblico di collezionisti e amatori. considerato un maestro da molti pittori Generalmente furono temi considerati minori, italiani, orientalisti e non, in particolare dagli di grande effetto per il pubblico e facilmente artisti napoletani della Scuola di Posillipo. 8 Nel 1770 il disegnatore Luigi Balugani compì un viaggio mai concluso sul Nilo, al seguito di James Bruce. 9 Il Regno d’Italia possedeva quattro colonie in Africa: la Libia, la Somalia, l’Etiopia e l’Eritrea. Il primo territorio ad essere annesso fu l’Eritrea nel 1882 (la baia di Assab). 10 Questi viaggiò in Marocco tre volte, nel 1860 in occasione della guerra ispano-marocchina, nel 1862 e nel 1871. Ne riportò numerosi studi e bozzetti che gli servirono per creare opere a olio e acquerello di tema orientale vendute a caro prezzo sul mercato internazionale dal signor Goupil. 4 I pittori orientalisti italiani si possono dividere spazio nel quale ambientare una scena antica. in due grandi “sezioni”. Massimo interprete del romanticismo storico Una è quella dell’oriente sognato, romantico, italiano fu Francesco Hayez, che utilizzò che immagini, guardò a quei paesi come terre costumi e rappresentare stoffe preziose e donne rinchiuse negli harem. accaduti o scene del Vecchio e del Nuovo Fu Testamento, influenzata dalla storici per irraggiungibili e lontane di spezie, profumi, particolarmente episodi personaggi rimanendo realmente indifferente alla 11 scenografia teatrale, che per prima adottò precisione filologica . Emblematico è il l’Oriente come luogo per ambientare le sue quadro I profughi di Praga che abbandonano tragedie e commedie. Tra il 1813 e il 1820 la loro patria (1826-31), ispirato a un poema Gioacchino Rossini (1762-1868) rappresentò di Brecht riguardante la cessione della città da le opere Italiana in Algeri a Venezia, Turco in parte degli inglesi al sultano turco Alì Pascià Italia alla Scala di Milano e Maometto II al nel 1818. Il suo Oriente fu come quello San Carlo di Napoli. Nel 1871 andò in scena sognato di Ingres, a cui si ispirò nei nudi l’Aida di Giuseppe Verdi al Cairo, che chiari e levigati delle odalische al bagno. riscosse grandissimo successo al cospetto di La seconda categoria è quella degli artisti Ismail dipinsero viaggiatori, che realmente camminarono sulle scenografie teatrali e costumi di scena ispirati strade delle carovane e riprodussero nei agli ambienti e alla cultura dell’antico Egitto. taccuini La pittura su tela ne fu naturalmente fotografiche le caratteristiche più particolari e influenzata, riprendendo dal teatro i tagli tradizionali degli scenari orientali. Infatti, scenografici solenni, i costumi coloratissimi e nonostante spesso esagerati, i cortei formati da molti diffondendo anche nei paesi più lontani, personaggi. di grazie al sempre maggiore numero di “turisti” Domenico Morelli, La sultana e le schiave di europei che vi si recavano, questo aspetto non ritorno dal bagno, del 1877-83, dove il lungo venne quasi minimamente rappresentato. Si corteo di donne si snoda dalla pedana centrale continuarono a ritrarre personaggi locali nei Pascià. Basti Molti artisti pensare all’opera o colsero la con modernità le si macchine andasse sullo sfondo, come sulla scena di un teatro. 11 Spesso fu pittura di storia, dove l’Oriente diventò uno spazio lontano nel tempo e nello Gli orientalisti italiani: cento anni di esotismo 18301940, p. 4, Marsilio, Venezia, 1998. Altri temi erano quelli religiosi, riguardanti episodi del Vecchio e Nuovo testamento. Spesso erano ritratti personaggi biblici in costumi orientali, Ruth, Tamar, Rebecca, Salomè ec. 5 loro costumi e abitudini tradizionali, Importante intellettuale-viaggiatore della nonostante molti luoghi già nella seconda penisola è Giuseppe Haimann (1828-1883). metà Magistrato e pittore milanese, nel 1871 scrisse dell’Ottocento si stessero “europizzando”. Dei viaggi in Oriente: avvertenze e cautele13, Bisogna infatti ricordare che il rapporto una breve guida realizzata per coloro che, dell’Europa coi paesi esotici tra la seconda artisti e non, avessero voluto recarsi in questi metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento paesi. Vi sono riportati i percorsi più battuti e ha essenzialmente due facce: l’interesse a i paesi più visitati, con consigli su attrezzature cogliere lo spirito di civiltà diverse e quello di necessarie, la sicurezza e l’igiene, oltre a un presentare culture breve dizionario delle parole più comuni in barbariche, che è l’aspetto prevalente e più lingua araba e turca. Quest’opera sarà un “commercializzabile”12. importante esempio per gli orientalisti italiani la suggestione di e fu il primo tentativo di riunire il sapere di quel tempo sul tema dei viaggi in Oriente14. 2. Dal sogno al viaggio: artisti sulle strade d’oriente Di Haimann è anche una importante relazione sulla Cirenaica (attuale Tripolitania), che visitò nel 188115. Il suo modo di viaggiare Da sempre popolo di viaggiatori, furono richiama quello di altri quattro intellettuali e moltissimi nell’Ottocento gli italiani che viaggiatori francesi: Pierre Loti, Gustave realizzarono spedizioni e viaggi in Oriente, Flauberte, Eugene Fromentin ed Eugène soprattutto dopo le guerre di Indipendenza, Delacroix. momento in cui l’interesse per questi pesi Importanti resoconti di viaggi in Oriente sono crebbe notevolmente. quelli dello scrittore e giornalista Edmondo Il numero di italiani presenti nelle regioni nord africane e asiatiche era altissimo, tanto che, negli anni Settanta dell’Ottocento, l’italiano diventò una delle principali lingue della diplomazia nel Nord Africa, soprattutto per quanto riguarda l’area egiziana. 12 Gli orientalisti italiani: cento anni di esotismo 18301940, p. 4, Marsilio, Venezia, 1998. 13 HAIMANN, Giuseppe, Dei viaggi in Oriente: avvertenze e cautele, Firenze, 1871. 14 Molte furono le guide di viaggio scritte da intellettuali europei, per mettere in guardia viaggiatori dai pericoli e dalle asperosità dei viaggi all’estero. Tra le più famose dell’epoca è Inocents abroad (1869), di Mark Twain, dove oltre all’Oriente si ha una descrizione veramente poco dignitosa e scanzonata dell’Italia. Oppure William Cawper Prime che scrive Boat Life in Egypt and Nubia (1857) e Tent Life in the Holy Land (1857). 15 HAIMANN, Giuseppe, Cirenaica (Tripolitania). Disegni presi da schizzi dell’autore, Hoepli, Milano, 1886. 6 De Amicis, che viaggiò a Costantinopoli e in penisola ebbe in questo territorio. Il 7 di Marocco rispettivamente nel 1874 e nel 1875. novembre del 1869 fu inaugurato il Canale di Entrambe le volte fu accompagnato da pittori, Suez. Vi parteciparono i rappresentanti di che si occuperanno di illustrare i suoi diari varie nazioni europee, tutti interessati a pubblicati dalla rivista dell’epoca chiamata prendere il controllo di questo importante L’Illustrazione Italiana. punto strategico. Le mete più frequentate dagli artisti e dagli L’apertura del canale costituì la svolta intellettuali orientalista di moltissimi artisti italiani. In italiani Alessandria furono e questa occasione, vennero edificate molte Costantinopoli. Vennero realizzate spedizioni opere pubbliche, tra cui il Nuovo Teatro del e legato Cairo. Ismail Pascià, kedivé19 dell’Impero all’interesse artistico e scientifico, soprattutto Ottomano in Egitto dal 1867, vi chiamò a nella seconda metà dell’Ottocento. Forte lavorare il napoletano Marco De Gregorio impulso a questi studi fu dato dal Museo (1829-1876) per la realizzazione del sipario. Egizio di Torino, che arrivò ad avere Pochi un’importante collezione16, e a finanziare rappresentata al Cairo l’Aida di Giuseppe molte missioni. Nel 1828 ad esempio fu Verdi. Per lo stesso teatro dipinse e forse organizzata una spedizione franco-toscana in anche cantò il pittore e tenore Achille Befani- Egitto e Nubia, capeggiata da Ippolito Formis (1832-1906). si diffuse 17 Rossellini d’Egitto, un e il sicuramente Cairo collezionismo da Jean-François anni dopo, nel 1871, venne In quegli anni furono presenti nella stessa Champollion18. città anche Stefano Ussi e Cesare Biseo, che L’Egitto fu sicuramente il paese più visitato dipinsero scorci di mercati e di moschee. dagli artisti italiani, per i forti interessi che la 16 Il primo nucleo della collezione risale al 1724, donazione di Vittorio Emanuele II di Savoia. Il Museo viene poi formalmente fondato nel 1824, anno in cui Jean-François Champollion giunge a Torino e ne studia le collezioni producendo il primo catalogo. Lo studioso afferma: “La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”. 17 Rossellini è considerato il padre dell’egittologia italiana. Nel 1823 pubblicò a Pisa l’importante opera Monumenti dell’Egitto e della Nubia, in dodici volumi, con riproduzioni grafiche di architetture civili, militari e religiose. 18 Dopo questo viaggio Champollion pubblicò a Parigi un saggio sulla scrittura geroglifica: Grammatre égyptienne, tra il 1836 e il 1841. Altra meta importantissima fu Costantinopoli, che sembra esercitare un fascino particolare sugli artisti italiani. Secondo alcuni censimenti effettuati nel 1888, furono registrati in questa città da otto a diecimila avvicinarsi 19 italiani. La all’Europa e Turchia voleva favorì quindi Così era chiamato il viceré egiziano. 7 l’afflusso di artisti e architetti, come ad la guerra ispano-marocchina del 1859-60. esempio il friulano Raimondo D’Aronco Infatti il conflitto tra Spagna e Marocco portò (1857-1932), famoso per i suoi progetti nel il Regno di Sardegna prima, e il giovane stato nuovo stile Liberty. italiano poi, a guardare con più attenzione i Nel 1855 passò da Istambul il parmense territori nord africani, come possibili zone di Alberto Pasini. Vi realizzò numerosi schizzi e influenza. Il Marocco è stato generalmente appunti di vedute e scorci di moschee, piazze, considerato un paese lontano dagli interessi fontane, chioschi dominati da sgargianti economico-politici italiani. In realtà il Regno colori delle stoffe dei personaggi e delle d’Italia guardò inizialmente con grande gualdrappe degli animali. interesse questo paese, studiando la possibilità Nel 1874 anche lo scrittore e giornalista di Edmondo De Amicis si recò in questa città sarebbero poi serviti ad una penetrazione accompagnato dal giovane pittore torinese politica ed economica più profonda. Lo Enrico Junck (1849-1878). L’idea era quella confermandole numerose agenzie consolari di realizzare un’opera illustrata, i cui disegni italiane, che soprattutto a partire dal 1880 verranno invece eseguiti dal romano Cesare sono create nelle città costiere marocchine. Biseo20, che nel 1878 si recò apposta in questa Inoltre numerosi trattati legarono il regno di città. Sardegna prima e l’Italia unita poi, al intrecciare rapporti diplomatici che Marocco. Questo tentativo di ingerenza fu poi 3. Orientalisti italiani in Marocco Non furono molti gli artisti italiani che si recarono in Marocco, nonostante la maggiore apertura di questo paese alla quale lo costrinse 20 Junk era infatti morto subito dopo il viaggio a Costantinopoli. Vedi FUSCO, Maria Antonella, L’Oriente “profanato dalla matita cristiana”: Cesare Biseo a Costantinopoli, in “Studi in onore di Michele d’Elia”, R&R Editrice, Matera, 1996. De Amicis e Biseo si conobbero probabilmente in occasione del viaggio in Marocco nel 1875 e dove nacque il primo sodalizio tra scrittore e illustratore, che produsse l’opera Marocco. È qui che si ambienta il famoso olio su tela di Biseo, Le favorite nel parco della Galleria Oddi-Ricci di Piacenza. frustrato dalla competenza con la Spagna e la Francia, che obbligarono l’Italia a dirigere i suoi interessi su altre zone.21 Dopo l’inaugurazione di Suez, l’Italia si rivolse quindi verso i territori dell’Egitto e della Tunisia, lasciando al Maghreb solo alcune sporadiche visite diplomatiche, iniziate a partire dagli anni ’70 dell’Ottocento. 21 El orientalismo desde el Sur, a cura di José A. Gonzalez Alcantud, Anthropos, Sevilla, 2006, pp. 7780 8 Anche gli artisti italiani iniziarono a visitare disegno. Nel 1828 fu assunto come aiutante questo paese solo dopo l’indipedenza e solo a da un certo Nannini, pittore, decoratore e partire dalla visita della prima ambasciata del scenografo che aveva studiato a sua volta con nuovo Stato. Tra questi si possono annoverare Alessandro il fiorentino Stefano Ussi, il romano Cesare apprese a dare alle sue opere l’illusione della Biseo, i milanesi Ferdinando Brambilla e profondità e della distanza, che lo resero Sallustio Fornara; i due pittori parmensi presto famoso nella sua città come pittore di Alberto Pasini e Roberto Guastalla; infine il paesaggio. Il suo talento fu notato dalla salernitano Ulisse Caputo, con il quale ci si principessa Woronzow22, che li permise di addentra ormai in pieno Novecento. Si recò accedere a una clientela dell’alta società oltre il Mediterraneo anche Jhon Singer cittadina. Nel 1838 per affinare la sua tecnica Sargent, pittore americano ma nato a Firenze, pittorica, si recò in Italia, soggiornando ritrattista dell’alta società in contatto con il soprattutto a Roma23 e a Napoli. Vi restò fino gruppo toscano dei Macchiaioli, oltre che al 1840, poi tornò alla corte di Odessa, dove degli impressionisti di scuola americana. ricevette numerose commissioni. Nel 1843 Il Marocco fu un paese più attraversato, che tornò in Italia con la madre rimasta vedova e visitato, dagli artisti italiani a partire dagli aprì uno studio a Milano. ultimi anni dell’Ottocento. Dal Sanquirico 1851 (1777-1849). intraprese Qui numerosi Venne considerato una tappa viaggi, tra cui Egitto, Turchia e poco importante di un tour Marocco. Nel Maghreb viaggiò orientalista che aveva come mete eccezionalmente ancor prima della principali guerra con la Spagna. Dopo aver il Cairo o Costantinopoli. passato per la Francia e la Spagna, attraversando lo stretto di Gibilterra, Una eccezione è costituita del sbarcò a Ceuta, dove risiedeva una pittore guarnigione spagnola, e poi si recò a e scenografo Carlo Bossoli (1815-1884), che si recò in Fig. 1 Carlo Bossoli questo paese molto prima di gran parte degli Tangeri. Le sue pitture descrivono la costa, i villaggi visitati, la popolazione di artisti europei. Nato a Lugano, da genitori italiani, nel 1820 si trasferì a Odessa, in Russia, dove studia 22 Che risiedeva a Odessa e governava la Russia del sud. 23 Qui apprese l’uso della tecnica della tempera e del guazzo, molto praticata in questa città. 9 colore. In una delle sue numerose vedute resa della realtà, che impiegò per qualsiasi orientali ispano- opera. Anche quando si recò in Nord Africa marocchina , con barche in primo piano e non si lasciò coinvolgere dalla luce e dal l’orizzonte nebbioso su cui si delinea il colore locale, ma si mantenne un osservatore profilo Altro freddo e preciso. Fu un pittore di scuola paesaggio marocchino è la tempera Catena romantica e concepì la sua produzione in dell’Antiatlante in Marocco25, raffigurante la senso moderno, realizzando litografie e veri e catena montuosa che attraversa il sud-ovest propri reportage illustrati, i cui più famosi del paese. Del 1861 è l’olio su tela Marocco. sono quelli di guerra26. Carovana nel deserto, facente parte di una A partire dal 1863 si installò in una casa in collezione privata di Lugano. Nel 1881 stile moresco, che progettò, si fece costruire e realizzò nel suo studio di Milano Porto decorò personalmente nei pressi di Torino. La orientale, ora alla Galleria Civica d’Arte palazzina era affrescata da dipinti a tema nord Moderna di Torino. Anche dopo il suo ritorno africano e arredata con oggetti d’arte islamica. in Italia, l’influenza dell’oriente africano restò Oggi di questo edificio, andato distrutto, forte. Continuò a viaggiare e a lavorare tra rimane solo un inventario di beni. raffigurò la Costa 24 delle montagne del Rif. l’Italia, Londra e il Bosforo. Nel 1854 venne dichiarata la Guerra di Crimea, in occasione della quale realizzò un album di illustrazioni, le Vedute di Crimea. Fino al 1861 viaggiò continuamente, documentando con un gran numero di immagini, soprattutto tempere, i luoghi visitati: paesaggi, architetture, costumi, cronache politiche o militari. Erede del Fig. 2 “Catena dell’Atlantide in Marocco”, 1851, vedutismo settecentesco e ordinato produttore tempera su carta, 25x17,5 cm in serie, mise in pratica una tecnica straordinariamente precisa e lenticolare di 26 24 1851 c., tempera su carta, 28x18 cm, Galleria d’Arte Narciso, Torino. 25 1851 c., tempera su carta, 25x17,5 cm, Galleria d’Arte Narciso, Torino. Sono 106 tempere di vedute di guerra realizzate dopo le campagne militari del 1859 e del 1860-1861, reportage di guerra commissionatogli dal principe Eugenio di Savoia Carignano. Conservate presso il Museo del Risorgimento di Torino. 10 Nel 1875 si recò a Fez la prima ambasciata Nel 1861 raggiunse un certo successo e dello Stato Italiano dopo l’Indipendenza, notorietà nel mondo artistico con li quadro di guidata Stefano storia fiorentina, La cacciata del Duca Scovasso. La missione sbarcò a Tangeri e d’Atene. L’opera, considerata tutt’oggi la più attraversò molte regioni del Maghreb fino ad importante arrivare alla città imperiale, dove venne rappresentava ricevuta dal sultano Muley-Hassan I. liberazione della città di Firenze dal tiranno All’ambasciata prendono parte anche lo della famiglia Medici nel XIV secolo. Questa scrittore Edmondo De Amicis in qualità di pittura, di stile fortemente accademico, fu giornalista, e Stefano Ussi e Cesare Biseo interpretata come un riferimento patriottico al come disegnatori. Risorgimento italiano e valse a Ussi una dal diplomatico sardo della uno sua dei produzione, momenti della medaglia. Stefano Ussi (1822-1901) nacque a Firenze, Nel 1868 la Commissione italiana propose di dove frequentò l’Accademia di inviare Ussi in Egitto, insieme ad Belle Arti sotto i maestri Erico altri pittori, per commemorare lo Pollastrini, Giuseppe Bezzuoli e storico evento dell’inaugurazione Pietro Benvenuti, tutti e tre del Canale di Suez. Qui la buona pittori di temi storici. Frequentò reputazione dell’artista si diffuse inoltre il gruppo di intellettuali e rapidamente, quando questi realizza artisti che si riuniva al Caffè per il primo ministro Nubar Pascià Michelangelo, che saranno poi l’opera gli esponenti del gruppo dei Fig. 3 Stefano Ussi Macchiaioli. intitolata La preghiera dell’arabo. La pittura fu vista e apprezzata da Ismail Pascià, che lo Fervente patriota, nel 1848 combatté a invitò personalmente in Egitto una seconda Curtatone e a Montanara, finendo prigioniero volta, nel 1869 e gli commissionò la per molti mesi a Theresienstadt, in Austria. realizzazione di un’opera ben più grande, La Nel 1854 vinse un pensionato a Roma con partenza del Mahamal per la Mecca27. l’opera Boccaccio che spiega la Divina 27 Commedia, e si costruì una buona reputazione artistica. La tela rappresenta una delle cerimonie più importanti del ramadam: il trasporto del tappeto sacro (mahamal) fino alla Mecca, dove andrà a coprire la pietra sacra della Kaaba. Il trasporto avviene grazie ad un corpo speciali di soldati ottomani detti Surre, che sono incaricati di proteggere l’oggetto. 11 Durante la sua esposizione a Vienna nel 1873, feste, e usanze locali, come il barod e l’arrivo l’opera venne molto ammirata dal sultano della confraternita degli Aissaua. dell’impero Ottomano, a cui venne quindi La partenza per Fez avvenne il 3 di maggio, prontamente regalata da Ismail Pascià28. dopo diversi rinvii e ritardi. L’arrivo nella Grazie a questa esperienza in Oriente, Stefano città imperiale fu circa due settimane dopo. Il Ussi fu invitato a prendere parte nel 1875 alla viaggio fu lento e sotto il sole, soprattutto al prima Ambasciata Italiana in ritorno, quando la stagione estiva era ormai L’invito personale provenne Marocco. dal primo alle porte. ministro italiano, il Commendatore Scovasso, Tra i disegni e gli acquerelli conservati agli forse conosciuto da Ussi a Suez. I partecipanti Uffizi vi sono alcune vedute del deserto, della al viaggio si incontrano alla Legazione carovana e delle tende dell’accampamento Italiana di Tangeri il 18 di aprile. Di questa (Interno della mia tenda in Marocco, 1875, città, Ussi realizzò grandi scene con molti Uffizi) personaggi, generalmente viste in lontananza. L’8 di agosto Ussi, assieme a Biseo e De Era infatti un problema ritrarre da vicino i Amicis ripartirono in nave da Tangeri per musulmani, dato che la raffigurazione della Gibilterra. Ussi riportò dal Marocco un gran figura umana va contro le leggi del Corano29. numero di schizzi e studi, in particolare a Si dovette quindi accontentare di ritrarre le lapis e acquerello, che servirono a realizzare i persone da lontano o mentre dormivano quattro grandi quadri ad olio conservati alla (come ad esempio Uomo che dorme nel Galleria di Arte Moderna di Roma30. Questi deserto o Uomo arabo appoggiato ad un saranno tradotti in xilografie dall’incisore muro, 1875, Uffizi). I ritratti che dipinse Odoardo Borrani e pubblicati dall’editore all’acquerello rappresentano probabilmente Treves come illustrazioni nella seconda ebrei, che non erano impediti da alcuna legge edizione del diario di viaggio di Edmondo de religiosa. Realizza scorci della città, come Amicis nel 1879, intitolato Marocco. Veduta della Casba di Tangeri (1875, Uffizi), 28 Oggi si trova infatti nel Palazzo Dolmabahce di Istambul. 29 CARBONELL, Jordi À., “El viatge a Orient i la pintura del segle XIX. Algunes particularitats de la pràctica pictorica en terres musulmanes”, in Els camins, el viatge, els artistes, MNAC, Barcelona, 2007. Vedi anche PANTINI, R., Artisti contemporanei: Stefano Ussi, in “Emporium”, 11.1900, XI, p. 340. 30 -La scorta d’onore del figlio del governatore Ben Ada davanti all’ambasciata -Lab el barode (giuochi con la polvere) davanti al campo dell’ambasciata italiana -La festa per la nascita di Maometto sulla piazza del mercato a Tangeri -L’ambasciata davanti al sultano 1879, olio su tela, GNAM, Roma. 12 Molte opere a soggetto marocchino sono disegni di Biseo. Il taccuino dei suoi schizzi sparse per le collezioni private e il mercato sul Marocco si trova a Milano, nella delle case d’aste. Una buona parte degli collezione privata Ventura. Opere dello stesso acquerelli realizzati in situ, sia in Egitto che in viaggio sono conservate al Museo Municipale Marocco, è conservata nella Galleria d’Arte di Arezzo e alla Galleria di Arte Moderna di Moderna di Firenze e al Gabinetto disegni e Torino. È piuttosto difficile riuscire a stampe degli Uffizi. Un acquerello intitolato distinguere se si tratta di pitture e bozzetti Marocchino, datato 8 novembre 1877, si trova riguardanti il soggiorno in Egitto, molto più nelle collezioni della Galleria Ricci-Oddi di lungo e produttivo, o quello in Marocco. Piacenza. Nel 1876 fu pubblicato da Treves il libro di De Amicis Marocco, con le 4 grandi tavole di Ussi eseguite da Borrani insieme agli altri Fig. 4 “Feste per la nascita di Maometto nella piazza del mercato di Tangeri”, 1879 c., olio su tela, GNAM, Roma. prima formazione artistica dal padre che seguì Compagno Fig. 5 Cesare Biseo di poi a Parigi, per aiutarlo nella decorazione ad viaggio di Ussi è il affresco pittore romano Mathilde (cugina di Napoleone III). Qui Cesare Biseo (1843- incontrò i grandi maestri della pittura europea. 1909). del Tornato a Roma si fece conoscere con la decoratore bresciano realizzazione di un fregio con animali che Giovanni Battista affrescò nel Caffè dei Convertiti. Nel 1868 fu Biseo, ricevette la invitato in Egitto per collaborare ai preparativi Figlio del palazzo della principessa 13 per l’apertura del canale di Suez. Durante Nel 1878 l’artista romano partì nuovamente questo soggiorno, che durò all’incirca due per l’Oriente, questa volta per Istambul. La anni (1868-1870), si occupò di alcune opere missione era quella di realizzare studi e pubbliche. Si recò prima ad Alessandria, dove bozzetti che avrebbero dovuto illustrare gli fu commissionata la decorazione ad Costantinopoli affresco di alcuni edifici pubblici tra cui il pubblicazione dello scrittore sulle terre Palazzo del Governo. Poi nel 1869, sempre su d’oriente, ma scritto un anno prima di incarico del khédivé, si spostò al Cairo per Marocco31. decorare il Teatro Reale (poi dell’Opera), Divenuto inaugurato conosciuto, Biseo si occupò anche della nello stesso anno con la di pittore De Amicis, orientalista seconda piuttosto rappresentazione del “Rigoletto” di Giuseppe realizzazione di cartoni per tappeti e arazzi. Verdi. Oltre alle opere ufficiali, Biseo realizzò Cominciò inoltre a ritrarre molti avvenimenti anche un gran numero di schizzi e studi della di ambito specificamente “coloniale”, come città e dei suoi abitanti. L’incontro Nel 1875 si recò quindi in Marocco invitato Quirinale32, avvenuto nel 1884, e La battaglia dal primo ministro Scovasso. Qui realizzò un di Dogali33. gran numero di studi e disegni che andranno Nei primi anni del Novecento fece parte ad illustrare gran parte delle pagine dell’opera dell’associazione “In Arte Libertas” e del di De Amicis. A causa dei problemi nel movimento “I ritrarre i marocchini, riutilizzò alcuni dei Romana”, gruppi ritratti eseguiti in Egitto come illustrazioni per promozione di una pittura naturalistica. Molte Marocco. Un esempio concreto è la testa di 31 egiziano eseguita ad olio della Galleria di Arte Moderna di Roma, che risulta identica ad una incisione che rappresenta uno schiavo moro nel libro di De Amicis. Lo stesso anno del viaggio nel Magreb, Ettore Roesler Franz`(1845-1907) fondò a Roma la Società degli Acquerellisti, della quale Biseo entra a far parte. dell’ambasciata etiope al XXV della Campagna che erano volti alla Nel 1874 Edmondo De Amicis si reca a Istambul accompagnato dal giovane pittore Enrico Junck, con l’idea di realizzare un’opera illustrata. Purtroppo Junck muore poco dopo il ritorno dal viaggio. Biseo ne prende quindi il posto: con in mano il diario di De Amicis, si reca nei luoghi d lui visitati per ritrovarne le stesse suggestioni e tradurle in schizzi e disegni. Costantinopoli fu pubblicato per la prima volta in dispense nel 1877 e poi nell’edizione illustrata da Biseo nel 1882. 32 L’incontro avvenne nel Palazzo del Quirinale di Roma tra il re etiope Ras Makonnen e il re Umberto nel 1884. L’opera non venne mai terminata, se ne conserva solo un bozzetto ad olio. 33 Quest’ultima fu esposta a Palermo nel 1891-92 e acquistata dal re Umberto assieme alla monumentale tela di Cammarano, che tratta lo stesso tema. 14 delle opere di Biseo sono conservate, oltre Dopo la sua morte, avvenuta nel 1909, la che sul mercato e in collezioni private, alla Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, organizzò a Roma una grande esposizione alla Galleria Ricci Oddi di Arte Moderna di retrospettiva delle sue opere. Piacenza e alla Galleria di Arte Moderna di Palermo. Dai numerosi bozzetti e studi prodotti in Marocco realizzò diverse opere su tela, tra le quali Mercato Arabo (1876) e Palazzo di giustizia a Tangeri (Veduta della Casba), opera che presentò all’Esposizione di Belle Arti di Napoli del 1877 e costituì il suo esordio espositivo. Nel 1880 fu la volta di sei acquerelli di ispirazione nordafricana, presentati alla Mostra Nazionale di Torino. Nel 1883 partecipò all’Esposizione Internazionale di Belle Arti con la grande tela Ricevimento della prima ambasciata Italiana in Marocco (Roma, Palazzo della Consulta). Anche l’olio Nel deserto (1889) sembra riferirsi al Fig. 6 “Veduta della Casba di Tangeri”, 1876 c., olio su tela. soggiorno marocchino, che, esposto nel 1900 alla mostra della Società “In Arte Libertas” a Brambilla (1838-1921). Nato a Milano, Roma, fu acquistato dalla Casa Reale.34 La sua produzione particolarmente naturalismo orientalista apprezzata della luce sia sia per per fu il l’acuta osservazione dei costumi e delle usanze locali, resi con grande interesse per il particolare. 34 Nel 1878 si recò in Marocco Ferdinando Incanti e scoperte: l’Oriente nella pittura dell’Ottocento italiano, a cura di Emanuela Agiuli e Anna Villari, Silvana Editoriale, Milano, 2011. frequentò l’atelier di Francesco Hayez e poi segui i corsi dell’Accademia di Brera di Milano sotto G. Sogni, R. Casnedi e lo stesso Hayez. Con Casnedi collaborò alla realizzazione delle lunette della Galleria Vittorio Emanuele a Milano, l’America e L’Arte (1865) che però furono sostituite da mosaici nel 1910. Fu un pittore legato allo stile romantico, sia nelle decorazioni a fresco 15 sia nei dipinti, generalmente a tema storico- che ebbe modo di riprodurre in numerosi letterario. schizzi e studi di paesaggio, dominati da Nel Magreb si cimentò con i temi orientalisti, tonalità di colore calde e accese. Questa prima realizzando scorci di strade e scene di genere, esperienza lo segnò profondamente e lo portò come Acquaiolo in Marocco e Mercato di ad accettare di unirsi a una missione schiave in Marocco. Quest’ultima opera vinse diplomatica italiana promossa dal re Umberto nel 1879 il premio Principe Umberto. I presso il sultano del Marocco. I numerosi Molte delle sue opere sono conservate nella studi che fece durante questo soggiorno gli Galleria di Arte Moderna di Milano. servirono per realizzare numerose pitture, tra Visitò il Marocco anche un altro milanese, cui Mercato di frutta a Tangeri, Una fontana Sallustio Fornara (1852-1922). in Marocco. Tra questi realizzò l’olio su tela Fornara si fece inizialmente intitolato Porta di Tangeri, conoscere nel modo artistico probabilmente riferendosi a uno italiano di dei portali che si aprono sulla paesaggio, tema con il quale piazza del Soco Grande. Alcune esordì opere furono presentate con per la alle pittura mostre della Promotrice di Torino. Qui, fra il successo di 1874 e il 1878, espose marine di all’Esposizione Capri e soggetti agresti. Realizzò del 1883 a Roma. critica Internazionale inoltre paesaggi lagunari, alpini e dei dintorni di Como. Dal 1879 Fig. 7 Sallustio Fornara diede inizio alla produzione di soggetti orientali, in realtà prima ancora di aver visto l’Oriente. Nel 1881 ha finalmente l’occasione di viaggiare in Egitto in compagnia di altri due pittori, Pompeo Mariani e Umberto dell’Orto. Visitò il Cairo, 16 Fig. 8 “Porta di Tangeri”, anni ottanta del Novecento, olio su tela, Galleria Ricci Oddi di Piacenza. Nato a Firenze ma di nazionalità americana, colore e una pennellata vivace. Diventò John Singer Sargent (1856-1925) si trovò a grande amico di Monet, di cui ammirò e Tangeri nel 1881, più o meno nello stesso sostenne l’opera. periodo Fornara. Nel 1879 visitò la Spagna, dove rimase Appartenente ad una buona famiglia colpito dalle opere di Velasquez, di cui statunitense, frequentò per breve realizza molte copie. In Olanda tempo corsi ammirò Franz Hals, che insieme all’Accademia di Belle Arti di a Velasquez e Monet fu tra gli Firenze. Soggiornò poi per un autori più influenti sulla sua certo periodo anche a Venezia. produzione. Conobbe James Whistler, che Nel gennaio e febbraio del 1880, gli raccomandò di continuare i a 24 anni, partì per un viaggio in suoi studi a Parigi. Nel 1874 Nord entrò alla Ecole des Beaux-Arts. accompagnavano i due artisti nel Nonostante 1873 i fosse fortemente Africa. Lo francesi Ferdinand Bac (1859Fig. 9 John Singer Sargent attratto dal movimento 1952) e Charles-Edmond Daux impressionista, non ne diventò mai uno degli (1855-1937), esponenti. Ritrattista brillante, preferì come compiendo poi brevi viaggi in Algeria e Boldini società Tunisia. Soggiornò a Tangeri, coincidendo dell’epoca, con un virtuosismo sensibile al con un altro pittore orientalista americano, rappresentare la buona recandosi in Marocco e 17 Edwin Weeks (1849-1903). La città e i suoi the interest of at any rate, a first visit. Of course dintorni in the poetic strain that writers launch forth in when particolare piacevolmente sorpreso dal clima they touch upon a certain degree of latitude and mite della regione. longitude -- is to a great extent conventional; but In una lettera del 4 gennaio 1880 all’amico certainly the aspect of the place is striking, the lo affascinarono e rimase Ben Castillo dall’Hotel Central di Tangeri, scrive: “Unchanging friend and dauntless correspondent it is very creditable of you to have written to me after such a long hiatus. But instead of cursing so malignantly why don't you guess that I have been costume grand and the Arabs often magnificent. I regret that many a months spent in Spain in the rain and bad weather that quite spoiled the trip as far as painting and enjoyment goes. When you carry out your plan of a visit of Spain, be sure to go in the spring; one loses too much by going there in December.”35 doing so much jog trotting on atrocious horses and mules that I can't sit down to write, and that the Come si dice nella lettera, affittò una piccola temperature in these tropical regions is such that casa, probabilmente nella medina di Tangeri, one's fingers refuse to hold the pen. This is an exaggeration. dove installò una specie di studio.Visitò le città di Ceuta e Tetuan, realizzando opere ad The other day on a ride from Ceuta to Tetuan we olio di numerosi scorci delle piccole vie essayed a most tremendous storm of hail and rain tortuose. Si interessò in particolare all’effetto that made us shiver and set our half naked Arabs del sole e della luce sui muri bianchi delle shaking in the most alarming way, but now the case e attraverso le porte che si aprivano nei weather is beautiful and the temperature just what vecchi muri di cinta dei giardini. Alla fine di it ought to be, We have rented a little Moorish febbraio tornò a Parigi, portandosi dietro le house (which we don't yet know from any other opere realizzate durante i suoi viaggi in Nord house in town, the little white tortuous streets are so exactly alike) and we expect to enjoy a month or two in it very much. The patio open to the sky affords a studio light, and has a horseshoe arches arabesques, tiles and other traditional Moorish ornaments, The roof is a white terrace, one of the Africa, una serie di oli su tavola e acquerelli che rappresentavano gli studi della luce sui muri bianchi di calce. Alcune saranno esposti al Salon parigino nello stesso anno. Invece l’olio Fumo d’ambra grigia, firmato thousands that form this odd town, sloping down to the sea. All that has been written and painted about these African towns does not exaggerate 35 STEWART, H.F., "Memoirs of Francis Jenkinson," p. 80; quaoted in Charteris; pp. 50-51. 18 “Tangeri” venne presentato al Salon del 1880, mentre l’opera El Jaleo al Salon del 1882. Tornò a visitare Tangeri nel 1895 e nel 1905. Ritrattista brillante e virtuoso, rappresenta molte delle personalità dell’epoca, tra cui Rodin, Monet, Durant, Stevenson, Roosvelt ec. Nel 1890 viaggiò nuovamente in Oriente, visitando l’Egitto, metre nel 1908 fu a Gerusalemme. Nel 1910 si recò a Maiorca e a Corfù. Fino alla fine non cessò mai di viaggiare tra l’Europa, in particolare l’Italia, e gli Stati Uniti, dove mantenne buoni rapporti con gli impressionisti americani Fig. 10 “Fumée d’ambre gris”, 1880, olio su tela, 139,1x90,8 cm, Clark Art Institute, Williamstown, Mass. quali Whistler e Mary Cassatt. Di fatto gran parte Forse il più grande orientalista e viaggiatore delle sue opere sono conservate nei musei italiano fu Alberto Pasini (1826-1899). nord americani. Nacque a Busseto e, rimasto orfano di padre a due anni, si trasferì a Parma con la famiglia. Visse sotto la protezione dello zio pìttore, nello studio del quale apprese i primi rudimenti di pittura. A diciassette anni si iscrisse all’Accademia della stessa città e nel 1848 frequentò un corso disegno, sotto la guida di Toschi e del paesista-scenografo Boccaccio. Scontento del metodo di insegnamento si dedicò poi alla litografia e all’acquaforte. Nel 1851 si recò a Parigi, dove lavorò per Eugenio Ciceri, famoso acquerellista e litografo, che lo mise in contatto con i pittori di Barbizonne e in particolare T. Rousseau. Nel 1853 partecipò 19 al Salon con l’opera La sera e grazie al viaggiò molto: visitò Costantinopoli e la successo ottenuto, entrò l’anno Grecia nel 1868-69, l’Asia seguente nel prestigioso studio di Minore, la Siria e il Libano Théodore Chassériau. Attraverso nel 1873. Questo gli permise quest’ultimo di conoscere davvero a fondo conobbe Prosper Bourée, diplomatico francese in l’Oriente, procinto di partire per una missione quadri in Persia. Nel marzo del 1855 fu documentazione, esente dalla invitato a partecipare al viaggio in facile piacevolezza sognata di qualità di disegnatore personale al molte posto di Chassériau, indebolito da Fig. 11 Alberto Pasini una malattia. La missione durò un dando un opere ai suoi valore di di genere orientalista. Insieme a JeanLéon Gérome e ad Albert anno e percorse l’Egitto, l’Arabia Saudita, lo Aublet viaggiò per ben due volte in Spagna, Yemen del Sud e il Golfo Persico, fino ad di cui ammirò in particolare l’Andalusia. La arrivare a Teheran. Al rientro a Parigi nel prima volta fu nel 1879 e la seconda volta nel 1856 le memorie esotiche del viaggio 1883, soggiornando a Granada. Nel 1870, la diventarono il tema predominante delle tele di guerra franco-prussiana lo spinse a lasciare Pasini, un Parigi e a tornare in Italia. Andò ad abitare in grandissimo successo, grazie anche alla una villa detta la “Rabajà” a Cavoretto, vicino mediazione del famoso mercante d’arte A. Torino, dove risiedette fino alla morte. Al Goupil. Venne considerato il più delicato e 1887 circa potrebbe risalire un possibile luminoso degli orientalisti italiani per il tono viaggio in Marocco, forse a Tangeri, che favolistico, la pennellata pastosa e la vivacità rappresentò in due delle sue opere: Tre arabi delle scene e dei colori. Spesso venne in un cortile (1887) e Veduta della Casba di comparato all’orientalista francese Eugène Tangeri (1887). Fromentin (1820-1876). Ricevette numerosi Nel 1896 comparve per l’ultima volta al Salon premi e riconoscimenti, tra cui anche la di Parigi e nel 1898 presentò alla Nazionale di Legion d’onore. Nonostante questo e la Torino duecento studi inediti dal vero, partecipazione a numerose mostre a Torino, realizzati durante i suoi viaggi. che incontrarono subito Firenze e Parma, la critica italiana ufficiale gli fu quasi sempre ostile. Pittore fertilissimo, 20 Fig. 12 “Veduta della Casba di Tangeri”, olio su tela, 17,70x33,02 cm. Al 1886 risale il primo dei numerosi viaggi in Oriente di Roberto Pasini36, per lui una sorta di maestro ideale. Guastalla Riprodusse le tavole di Stefano (1855-1912). Figlio di Giuseppe Ussi e Cesare Biseo che illustrano Guastalla, maggiore generale dei Marocco Carabinieri Reali, e di Teresa Frati, pubblicato a Milano nel 187937. studiò a Napoli e a Parma, dove Realizzò copie anche dai maestri frequentò l’Accademia di Belle Arti stranieri, tra il 1870 e il 1876 e la Scuola Fortuny. Libera di Nudo tra il 1878 e il 1879. Al 1879 risale la sua prima Ebbe come insegnante di paesaggio esposizione, a cui partecipò con Guido Carmignani, che lo indirizzò per la prima volta verso Fig. 13 Roberto Guastalla la di tra De cui Amicis, Gerôme e l’opera Porto Martorano sul Taro (1877). fotografia e la tematica orientalista, che Fondamentale per la sua formazione fu anche diventò poi la cifra distintiva della sua pittura. lo studio della fotografia, della quale cercò di Di Guastalla si conservano presso i suoi eredi, riprodurre gli esiti analitici anche nelle opere 13 taccuini di schizzi e bozzetti, che pittoriche. rappresentano tutte le fasi del suo sviluppo dell’Ottocento viaggiò per l’Italia visitando Dai primi anni ottanta pittorico oltre a un ventaglio di tutti i temi da lui affrontati. Una buona parte sono soggetti orientali. Inizialmente si esercitò nella copia delle stampe tratte dalle opere di Alberto 36 Dal 1875 realizza numerose copie dalle opere orientaliste di Pasini: Luogo montuoso dell’Armenia, disegno conservato presso la Galleria Nazionale di Parma; vedute tratte dall’album Viaggio in Egitto, in Persia e nell’Armenia, edito a Parma e a Parigi nel 1859 37 Taccuini n. 3 e n. 4 (in quest’ultimo sono le copie da Marocco di De Amicis). 21 Roma, Venezia e Napoli, città dove entrò in Nel 1900 espose a Parma tre opere: In viaggio contatto con la Scuola di Resina. per Fez e due statuette in terracotta dipinta Tra il 1882 e il 1885 prestò servizio militare e raffiguranti un giovane berbero e un cavaliere nel 1886, lasciata quella carriera, compì il suo marocchino. primo viaggio in Egitto e nell’Impero Nel 1906 visitò i paesi Balcanici (Croazia, Ottomano. Montenegro, Dal 1886 al 1906 fece una lunga serie di Ungheria). Nel 1908 si recò in Sicilia, in viaggi in Oriente, Tunisia e in Namibia. tra cui nell’Impero Serbia, Bosnia, Romania, Ottomano e in Egitto. Nel 1890 partì per Dal 1879 fu presente in numerosissime Istambul, recandosi poi a Damasco “per esposizioni. Le sue opere sono caratterizzate eseguire studi artistici”. dalla resa simmetrica delle forme e dai tagli Nel 1898 Guastalla realizzò il più lungo e fotografici e teatrali. Raffigurano soprattutto importante dei suoi viaggi. Si imbarcò sul architetture (mura, porte di città, mercati, finire del mese di aprile ad Alicante e sbarcò a esterni di moschee) che solo in un secondo Tangeri. risale tempo sono popolate di figure. Queste però probabilmente l’olio su cartone Marocco, restano sempre sullo sfondo, in lontananza o botteghe moresche, che reca l’iscrizione comunque “Soko-Tangeri-2 cui rispetto al paesaggio. Guastalla era da molti esistono altre due versioni posteriori. Eseguì considerato un “orientaliste de chambre”. In numerose fotografie, studi e disegni delle realtà fu un artista che, profondamente antiche mura di Fez e Meknes38. Dipinse affascinato dall’Oriente e dai paesi lontani fin piccole tavole ad olio che diventeranno poi dalla giovinezza, opere quali In viaggio per Fez (1900), persona in tali luoghi, non accontentandosi acquistato dell’Istruzione della visione indiretta e stereotipata del sogno pubblica, Porta di un fondàk a Fez (1905), orientalista di molti artisti della sua epoca. Una via di Fez (1905). Sulla sua tomba avrebbe voluto veder scritto Dopo il A dal questo Maggio ministero Marocco periodo 1898”, proseguì il di viaggio non sono mai predominanti decise di viaggiare di questo epitaffio: dirigendosi a Beirut, Damasco, Istambul, “Qui giace il semislamista/ Roberto Guastalla/ arrivando infine al porto del Pireo. pittore alquanto originale/ maniaco per l’Oriente/ che sempre sognò/ le Rive del Bosforo, le Grandi Moschee,/ i Bazaar, gli 38 Taccuino n. 10, eredi Guastalla. 22 Harem e i Carovan-serraglio,/ le steppe 1900 si stabilì a Parigi, dove ebbe modo di Asiatiche e le orde/ Tartare, Circasse e conoscere Turcomanne, le tribù Arabe/ i variopinti dell’Impressionismo, del Simbolismo e del Tappeti della Persia e del Cairo, le armi di Puntinismo in Francia. Nel 1907 presentò Damasco/gli arabeschi, le palme, i cavalli alcune opere al Salon des Indépendants e al arabi, lunghe file/ di cammelli e strani effetti Salon des Artistes Français. Con le sue pitture di luce/ insomma tutto ciò che è di più vago e descrisse la società elegante di fine secolo, pittoresco/ da Teheran alla Mecca e da Fez a ancora Belle Epoque, poco prima che fosse Stambul (...)” spazzata via dalla Prima Guerra Mondiale: da vicino gli sviluppi interni con eleganti figure femminili e scene cittadine dei quartieri dell’alta borghesia. Nel 1914 accompagnò una missione diplomatica francese in Marocco, comandata dal generale Chambrun. Rimase particolarmente colpito da Fez e dalle sue mura, che raffigurò in svariati dipinti. Al ritorno dal viaggio, Caputo riuscì a farsi un discreto nome tra i pittori impressionisti per il Fig. 14 “Marocco, botteghe moresche”, 1898 , olio su cartone, 22x33 cm. Iscrizione: Marocco/Botteghe moresche/Soko-Tangeri-2 Maggio 1898/Tingis colore e la vibrante resa degli oggetti e delle superfici delle sue tele. L’intensità e il calore della luce fu tipica delle sue opere proprio dopo il soggiorno nel Magreb. Nel 1914 Viaggiatore ormai dei primi del Novecento fu espose alcune delle pitture marocchine alla Ulisse Caputo (1872-1948). Biennale Nato a Salerno, studiò pittura all’Accademia acquistati dal vicerè d’Egitto, dal re Vittorio di Napoli sotto Domenico Morelli e Gaetano Emanuele III e dal governo Francese. Espose esposito. Qui fece conoscenza col genere inoltre a Milano (nel 1906 e nel 1910) e a orientalista, influenzato anche dalla frequente Roma (nel 1909 e nel 1911). di Venezia. I dipinti furono presenza nella città partenopea di Jean-Léone Gérôme e Edgar Degas. Nel 1897 esordì a Milano con l’opera Dopo la suonata e nel 23 Fig. 15 “Porta d’accesso al palazzo imperiale”, 1914, olio su tela, 35x30 cm. Tarragona, 2013 Elisa Grilli di Cortona Università degli Studi di Siena 24 musulmanes”, in Els camins, el viatge, els Bibliografia: -Alberto Pasini. Da Parma a Costantinopoli artistes, MNAC, Barcelona, 2007. esposizione, -Carlo Bossoli. 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