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i pittori orientalisti italiani
I PITTORI ORIENTALISTI ITALIANI IN MAROCCO
1. Il “genere orientalista” in Italia
L’orientalismo si definì in Italia come genere
artistico più tardi rispetto agli altri paesi
europei.
Si sviluppò inizialmente in Francia verso la
fine del Settecento, con le campagne di
Napoleone in Egitto, che riportarono notizie,
racconti e opere d’arte e d’archeologia di quel
paese, facendo esplodere la cosiddetta moda
dell’ “egittomania”. Si era ancora nel solco
del
neoclassicismo e solo ai principi del
colonialismo, che in Italia sarà tardivo, a
partire dal 1882, con l’annessione della baia
di Assab, in Eritrea.
I paesi europei cominciarono ad instaurare
relazioni commerciali e politiche con pascià e
sultani, costretti a cedere territori e zone di
influenza, ad aprire i loro regni agli infedeli.
I viaggi in Oriente furono quindi sempre più
facilitati e venirono pubblicizzati dalla stampa
nazionale. Quello che era il Grand Tour
settecentesco, si amplia ai paesi islamici,
tanto che l’Italia, con Roma, non fu più la sola
meta finale dei viaggiatori europei, che si
spinsero molto più a sud1. Città come Fez,
Algeri, il Cairo, Gerusalemme, Costantinopoli
divennero mete sempre più diffuse tra
esploratori, artisti e letterati oltre che per i
missionari religiosi, primi viaggiatori europei
nelle terre dell’Islam. Ci si metteva in viaggio
per mesi, al seguito di carovane, ambasciate,
spedizioni geografiche o archeologiche per
documentare e riportare nel proprio paese
d’origine oggetti e notizie degli usi e dei
costumi dei popoli d’oltreoceano.
Bisogna specificare una caratteristica molto
importante, che definisce l’arte orientalista: i
pittori
che
affrontarono
questo
genere
descrissero ambienti, panorami e costumi
senza ispirarsi alle forme artistiche delle
culture che rappresentarono. Al contrario, i
pittori “giapponisti” o la produzione delle
cosiddette “cineserie” cercavano di riprodurre
lo stile e le maniere espressive di quelle
tradizioni, realizzando opere secondo la
cultura locale.
1
Eugene Delacroix diceva: “Rome n’est plus dans
Rome” per dire che l’Oriente (nel suo caso il Marocco
e l’Algeria) sarebbe diventato nuova fonte di
ispirazione per le presenti e future generazioni di
artisti.
1
L’Orientalismo nacque, come si è detto, in
metà dell’Ottocento e la sua fine, l’area di
seno al neoclassicismo, prodotto “di moda”
influenza
delle campagne napoleoniche. Diventò poi
soprattutto quella di religione islamica, il
una disciplina e un campo di studi che
cosiddetto “Oriente prossimo”, cioè Nord
riguardavano non solo l’arte, ma anche
Africa, Impero Ottomano, Grecia, Turchia,
l’antropologia, la storia, la lingua, la geografia
Egitto e Terra Santa.
dei paesi orientali2. In seguito si sviluppò con
I temi rappresentati sono i più vari: il
la pittura di storia, il Romanticismo, il
paesaggio, la natura morta, il ritratto, la scena
Simbolismo, che ne abbracciano forme e
di genere. È una categoria, quella orientalista,
temi. Spesso fu relegato genericamente nella
che racchiude in sé tutti i generi pittorici.
sull’orientalismo
italiano
sarà
cosiddetta Art Pompier, per le sue scene
galanti, ambientate nei saloni dei palazzi e nel
La prima generazione di artisti orientalisti fu
chiuso degli harem. In realtà ebbe invece una
soprattutto francese, capitanata da Delacroix,
diffusione più variata.
che partì per l’Algeria e il Marocco nel 1832.
Spesso inoltre si parla di pittura orientalista
Non fu il primo artista europeo nel Maghreb,
riferendosi a un’area geografica molto ampia,
ma fu sicuramente il più celebre. Seguirono
che tocca il Nord Africa, la Palestina, la
Louis
Persia, fino ad arrivare a India, Cina e
Decamps, Prosper Marilhat e gli inglesi David
Giappone. Ma per quanto riguarda questi
Roberts e Edward Lear.
ultimi paesi, la loro conoscenza, per lo meno
Gli orientalisti italiani fecero parte della
per quanto riguarda l’ Italia, si svilupperà più
seconda generazione (con John Frederich
avanti, nei primi del Novecento3. Quindi tra la
Lewis, Eugène Fromentin e Leon Gerôme),
Boulanger,
Alexandre-Gabriel
caratterizzata in generale da un maggiore
2
SAID, W., Edward, Orientalismo. L’immagine
europea dell’Oriente, Milano, 1999. In questo saggio
Said afferma che l’Orientalismo è genericamente il
tentativo di avvicinamento dell’Occidente all’Oriente.
È una disciplina attraverso la quale l’Oriente diventa
tema di studio, di scoperta e di pratica. Nello stesso
tempo la parola “Orientalsmo” rappresenta l’insieme di
sogni, immagini, vocabolari che gli europei utilizzano
per descrivere e rappresentare ciò che sta a est, oltre i
confini.
3
In realtà già negli anni Settanta dell’Ottocento alcuni
viaggiatori italiani si erano avventurati in Giappone.
Nel 1876-78 Fontanesi partiva da Napoli alla volta di
Tokyo, per una cattedra alla scuola d’arte, dopo secoli
di chiusura del governo Meiji. Nel 1875-91 vi fu
realismo documentaristico. L’Italia era una
nazione giovane, appena uscita dalle guerre
d’indipendenza e pronta a guardarsi intorno, a
fare ciò che era necessario per sentirsi alla
pari delle altre nazioni europee.
chiamato Edoardo Chiossone (1833-98), incisore
genovese.
2
Le relazioni della penisola italiana con
l’Oriente esistevano già da secoli ed è erroneo
Durante la prima metà dell’Ottocento, grazie
pensare
alle conquiste di Napoleone, gli artisti
alla
conquista
Napoleonica
dell’Egitto come solo punto di partenza per la
francesi
diffusione della pittura orientalista in questo
nell’esplorazione dell’Oriente e del Nord
paese. Gli italiani avevano per tradizione da
Africa, elevando il genere ad un nuovo e più
sempre facilitato le relazioni tra l’Europa e il
popolare livello. Favorirono la diffusione
Medio Oriente, soprattutto attraverso i porti.
della moda orientalista in Europa attraverso
Dall’ 827 al 1091 circa la Sicilia fu in mano
opere letterarie come la Description de
degli arabi4. La loro influenza continuò
l’Egypte, pubblicato tra il 1809 e il 1829
ancora molto oltre la riconquista da parte dei
dall’Istituto d’Egitto fondato da Bonaparte6.
Normanni, grazie ai commerci e alla fiorente
Nel 1850 fu pubblicata a Parigi l’opera di
cultura artistica e tecnica che si era creata in
Irving, Life of Mahomet and his Successors,
quella regione, apprezzata anche dalla corte
che diffuse nel mondo intellettuale una certa
cristiana.
conoscenza
Nel 1479 il pittore veneziano Gentile Bellini
musulmana7.
(1429-1507) si recò a Costantinopoli, dove
Nella penisola italiana il genere orientalista
visse per tre anni alla corte del sultano
cominciò a vedersi dalla metà dell’Ottocento
Mohamed II, per il quale dipinse numerose
e fu considerato un genere legato al passaggio
opere, tra cui un ritratto esposto alla National
dal Neoclassicismo al Romanticismo. In
Gallery. Ludovico de Barthema (1470-1517),
realtà artisti italiani furono più volte impiegati
scrittore e avventuriero bolognese, fu il primo
anche durante il Settecento in qualità di
diventarono
della
storia
i
più
della
attivi
religione
europeo non musulmano a visitare la Mecca,
nel 1503. Inoltre fino a circa il 1870 l’italiano
fu la lingua franca dei porti del Mediterraneo5.
4
AMARI, Michele: Storia dei musulmani in Sicilia,
1854.
5
Realizzò un libro dove racconò i suoi numerosi
viaggi, la cui prima edizione fu: Itinerario de Ludouico
de Varthema bolognese nello Egypto, nella Surria,
nella Arabia deserta & felice, nella Persia, nella India,
& nella Ethiopia. La fede, el uiuere, & costumi de tutte
le prefate prouincie, stampato in Roma per maestro
Stephano Guillireti de Loreno, & maestro Hercule de
Nani bolognese ad instantia de maestro Lodouico de
Henricis da Corneto vicentino, 1510
6
Description de l’Egypte, pubblicato a partire dal 1809
fino al 1829 da un gruppo di 160 studiosi e scienziati
che accompagnarono Napoleone nella campagna
d’Egitto tra il 1798 e il 1801. Questa importante
pubblicazione consisteva in 24 tomi che servivano a
legittimare l’impresa francese e ad apportare fama alle
ambizioni imperiali.
7
IRVING, Washington, Lives of Mahomet and his
Successors, Parigi, 1850.
3
disegnatori, da esploratori e da spedizioni
vendibili sul mercato artistico, ma affrontati
francesi o inglesi.8
dagli artisti solo di quando in quando, magari
Ma in effetti la vera diffusione della “moda”
in occasione di un viaggio.
del
dopo
Molto importante fu anche l’uso della
l’Indipendenza, alla fine degli anni Sessanta,
fotografia, nonostante la scomodità che
quando il paese cominciò ad interessarsi alla
comportava un’attrezzatura così delicata e
politica estera per il famoso “posto al sole”
complicata
nelle terre d’oltremare. Grande fortuna ebbe
dell’epoca. Lawrence Alma Tadema (1836-
poi
fine
1912) ad esempio, realizzò un reportage
dell’Ottocento e continuò ad essere molto
fotografico della Palestina, che usò come
diffuso fino agli anni Quaranta del nuovo
spunto per le sue opere archeologiche. Queste
secolo, mescolandosi con lo stile Liberty e poi
foto furono poi mandate all’amico Domenico
l’Art Decò, fino a sfociare in vera e propria
Morelli, che ne trasse ispirazione per le sue
genere
negli
orientale
anni
Ottanta
si
ebbe
fino
alla
9
da
usare
durante
i
viaggi
arte coloniale .
pitture mistico-simboliste.
I pittori che si dedicarono a questo genere non
L’Italia produsse un numero straordinario di
costituirono mai un gruppo ben definito.
pittori orientalisti.
Furono più che altro una categoria particolare,
Grande interesse per l’orientalismo nacque in
con un particolare mercato artistico. Ebbero
Italia grazie anche a un artista spagnolo che
però tanto successo che si può dire non ci sia
aveva viaggiato più volte in oriente e aveva
stato artista che non si sia cimentato almeno
poi scelto la città di Roma per installarvi il
una volta su tali temi. Non mancarono però
suo studio: Mariano Fortuny y Marsal (1838-
alcuni, come il parmense Alberto Pasini, che
1874)10. Divenuto amico intimo di Attilio
si dedicarono esclusivamente a quel genere,
Simonetti e poi di Domenico Morelli, fu
con il loro pubblico di collezionisti e amatori.
considerato un maestro da molti pittori
Generalmente furono temi considerati minori,
italiani, orientalisti e non, in particolare dagli
di grande effetto per il pubblico e facilmente
artisti napoletani della Scuola di Posillipo.
8
Nel 1770 il disegnatore Luigi Balugani compì un
viaggio mai concluso sul Nilo, al seguito di James
Bruce.
9
Il Regno d’Italia possedeva quattro colonie in Africa:
la Libia, la Somalia, l’Etiopia e l’Eritrea. Il primo
territorio ad essere annesso fu l’Eritrea nel 1882 (la
baia di Assab).
10
Questi viaggiò in Marocco tre volte, nel 1860 in
occasione della guerra ispano-marocchina, nel 1862 e
nel 1871. Ne riportò numerosi studi e bozzetti che gli
servirono per creare opere a olio e acquerello di tema
orientale vendute a caro prezzo sul mercato
internazionale dal signor Goupil.
4
I pittori orientalisti italiani si possono dividere
spazio nel quale ambientare una scena antica.
in due grandi “sezioni”.
Massimo interprete del romanticismo storico
Una è quella dell’oriente sognato, romantico,
italiano fu Francesco Hayez, che utilizzò
che
immagini,
guardò
a
quei
paesi
come
terre
costumi
e
rappresentare
stoffe preziose e donne rinchiuse negli harem.
accaduti o scene del Vecchio e del Nuovo
Fu
Testamento,
influenzata
dalla
storici
per
irraggiungibili e lontane di spezie, profumi,
particolarmente
episodi
personaggi
rimanendo
realmente
indifferente
alla
11
scenografia teatrale, che per prima adottò
precisione filologica . Emblematico è il
l’Oriente come luogo per ambientare le sue
quadro I profughi di Praga che abbandonano
tragedie e commedie. Tra il 1813 e il 1820
la loro patria (1826-31), ispirato a un poema
Gioacchino Rossini (1762-1868) rappresentò
di Brecht riguardante la cessione della città da
le opere Italiana in Algeri a Venezia, Turco in
parte degli inglesi al sultano turco Alì Pascià
Italia alla Scala di Milano e Maometto II al
nel 1818. Il suo Oriente fu come quello
San Carlo di Napoli. Nel 1871 andò in scena
sognato di Ingres, a cui si ispirò nei nudi
l’Aida di Giuseppe Verdi al Cairo, che
chiari e levigati delle odalische al bagno.
riscosse grandissimo successo al cospetto di
La seconda categoria è quella degli artisti
Ismail
dipinsero
viaggiatori, che realmente camminarono sulle
scenografie teatrali e costumi di scena ispirati
strade delle carovane e riprodussero nei
agli ambienti e alla cultura dell’antico Egitto.
taccuini
La pittura su tela ne fu naturalmente
fotografiche le caratteristiche più particolari e
influenzata, riprendendo dal teatro i tagli
tradizionali degli scenari orientali. Infatti,
scenografici solenni, i costumi coloratissimi e
nonostante
spesso esagerati, i cortei formati da molti
diffondendo anche nei paesi più lontani,
personaggi.
di
grazie al sempre maggiore numero di “turisti”
Domenico Morelli, La sultana e le schiave di
europei che vi si recavano, questo aspetto non
ritorno dal bagno, del 1877-83, dove il lungo
venne quasi minimamente rappresentato. Si
corteo di donne si snoda dalla pedana centrale
continuarono a ritrarre personaggi locali nei
Pascià.
Basti
Molti
artisti
pensare
all’opera
o
colsero
la
con
modernità
le
si
macchine
andasse
sullo sfondo, come sulla scena di un teatro.
11
Spesso fu pittura di storia, dove l’Oriente
diventò uno spazio lontano nel tempo e nello
Gli orientalisti italiani: cento anni di esotismo 18301940, p. 4, Marsilio, Venezia, 1998. Altri temi erano
quelli religiosi, riguardanti episodi del Vecchio e
Nuovo testamento. Spesso erano ritratti personaggi
biblici in costumi orientali, Ruth, Tamar, Rebecca,
Salomè ec.
5
loro
costumi
e
abitudini
tradizionali,
Importante
intellettuale-viaggiatore
della
nonostante molti luoghi già nella seconda
penisola è Giuseppe Haimann (1828-1883).
metà
Magistrato e pittore milanese, nel 1871 scrisse
dell’Ottocento
si
stessero
“europizzando”.
Dei viaggi in Oriente: avvertenze e cautele13,
Bisogna infatti ricordare che il rapporto
una breve guida realizzata per coloro che,
dell’Europa coi paesi esotici tra la seconda
artisti e non, avessero voluto recarsi in questi
metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento
paesi. Vi sono riportati i percorsi più battuti e
ha essenzialmente due facce: l’interesse a
i paesi più visitati, con consigli su attrezzature
cogliere lo spirito di civiltà diverse e quello di
necessarie, la sicurezza e l’igiene, oltre a un
presentare
culture
breve dizionario delle parole più comuni in
barbariche, che è l’aspetto prevalente e più
lingua araba e turca. Quest’opera sarà un
“commercializzabile”12.
importante esempio per gli orientalisti italiani
la
suggestione
di
e fu il primo tentativo di riunire il sapere di
quel tempo sul tema dei viaggi in Oriente14.
2. Dal sogno al viaggio: artisti sulle
strade d’oriente
Di Haimann è anche una importante relazione
sulla Cirenaica (attuale Tripolitania), che
visitò nel 188115. Il suo modo di viaggiare
Da sempre popolo di viaggiatori, furono
richiama quello di altri quattro intellettuali e
moltissimi nell’Ottocento gli italiani che
viaggiatori francesi: Pierre Loti, Gustave
realizzarono spedizioni e viaggi in Oriente,
Flauberte, Eugene Fromentin ed Eugène
soprattutto dopo le guerre di Indipendenza,
Delacroix.
momento in cui l’interesse per questi pesi
Importanti resoconti di viaggi in Oriente sono
crebbe notevolmente.
quelli dello scrittore e giornalista Edmondo
Il numero di italiani presenti nelle regioni
nord africane e asiatiche era altissimo, tanto
che, negli
anni
Settanta dell’Ottocento,
l’italiano diventò una delle principali lingue
della diplomazia nel Nord Africa, soprattutto
per quanto riguarda l’area egiziana.
12
Gli orientalisti italiani: cento anni di esotismo 18301940, p. 4, Marsilio, Venezia, 1998.
13
HAIMANN, Giuseppe, Dei viaggi in Oriente:
avvertenze e cautele, Firenze, 1871.
14
Molte furono le guide di viaggio scritte da
intellettuali europei, per mettere in guardia viaggiatori
dai pericoli e dalle asperosità dei viaggi all’estero. Tra
le più famose dell’epoca è Inocents abroad (1869), di
Mark Twain, dove oltre all’Oriente si ha una
descrizione veramente poco dignitosa e scanzonata
dell’Italia. Oppure William Cawper Prime che scrive
Boat Life in Egypt and Nubia (1857) e Tent Life in the
Holy Land (1857).
15
HAIMANN, Giuseppe, Cirenaica (Tripolitania).
Disegni presi da schizzi dell’autore, Hoepli, Milano,
1886.
6
De Amicis, che viaggiò a Costantinopoli e in
penisola ebbe in questo territorio. Il 7 di
Marocco rispettivamente nel 1874 e nel 1875.
novembre del 1869 fu inaugurato il Canale di
Entrambe le volte fu accompagnato da pittori,
Suez. Vi parteciparono i rappresentanti di
che si occuperanno di illustrare i suoi diari
varie nazioni europee, tutti interessati a
pubblicati dalla rivista dell’epoca chiamata
prendere il controllo di questo importante
L’Illustrazione Italiana.
punto strategico.
Le mete più frequentate dagli artisti e dagli
L’apertura del canale costituì la svolta
intellettuali
orientalista di moltissimi artisti italiani. In
italiani
Alessandria
furono
e
questa occasione, vennero edificate molte
Costantinopoli. Vennero realizzate spedizioni
opere pubbliche, tra cui il Nuovo Teatro del
e
legato
Cairo. Ismail Pascià, kedivé19 dell’Impero
all’interesse artistico e scientifico, soprattutto
Ottomano in Egitto dal 1867, vi chiamò a
nella seconda metà dell’Ottocento. Forte
lavorare il napoletano Marco De Gregorio
impulso a questi studi fu dato dal Museo
(1829-1876) per la realizzazione del sipario.
Egizio di Torino, che arrivò ad avere
Pochi
un’importante collezione16, e a finanziare
rappresentata al Cairo l’Aida di Giuseppe
molte missioni. Nel 1828 ad esempio fu
Verdi. Per lo stesso teatro dipinse e forse
organizzata una spedizione franco-toscana in
anche cantò il pittore e tenore Achille Befani-
Egitto e Nubia, capeggiata da Ippolito
Formis (1832-1906).
si
diffuse
17
Rossellini
d’Egitto,
un
e
il
sicuramente
Cairo
collezionismo
da
Jean-François
anni
dopo,
nel
1871,
venne
In quegli anni furono presenti nella stessa
Champollion18.
città anche Stefano Ussi e Cesare Biseo, che
L’Egitto fu sicuramente il paese più visitato
dipinsero scorci di mercati e di moschee.
dagli artisti italiani, per i forti interessi che la
16
Il primo nucleo della collezione risale al 1724,
donazione di Vittorio Emanuele II di Savoia. Il Museo
viene poi formalmente fondato nel 1824, anno in cui
Jean-François Champollion giunge a Torino e ne studia
le collezioni producendo il primo catalogo. Lo studioso
afferma: “La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”.
17
Rossellini è considerato il padre dell’egittologia
italiana. Nel 1823 pubblicò a Pisa l’importante opera
Monumenti dell’Egitto e della Nubia, in dodici volumi,
con riproduzioni grafiche di architetture civili, militari
e religiose.
18
Dopo questo viaggio Champollion pubblicò a Parigi
un saggio sulla scrittura geroglifica: Grammatre
égyptienne, tra il 1836 e il 1841.
Altra meta importantissima fu Costantinopoli,
che sembra esercitare un fascino particolare
sugli artisti italiani.
Secondo alcuni censimenti effettuati nel 1888,
furono registrati in questa città da otto a
diecimila
avvicinarsi
19
italiani.
La
all’Europa
e
Turchia
voleva
favorì
quindi
Così era chiamato il viceré egiziano.
7
l’afflusso di artisti e architetti, come ad
la guerra ispano-marocchina del 1859-60.
esempio il friulano Raimondo D’Aronco
Infatti il conflitto tra Spagna e Marocco portò
(1857-1932), famoso per i suoi progetti nel
il Regno di Sardegna prima, e il giovane stato
nuovo stile Liberty.
italiano poi, a guardare con più attenzione i
Nel 1855 passò da Istambul il parmense
territori nord africani, come possibili zone di
Alberto Pasini. Vi realizzò numerosi schizzi e
influenza. Il Marocco è stato generalmente
appunti di vedute e scorci di moschee, piazze,
considerato un paese lontano dagli interessi
fontane, chioschi dominati da sgargianti
economico-politici italiani. In realtà il Regno
colori delle stoffe dei personaggi e delle
d’Italia guardò inizialmente con grande
gualdrappe degli animali.
interesse questo paese, studiando la possibilità
Nel 1874 anche lo scrittore e giornalista
di
Edmondo De Amicis si recò in questa città
sarebbero poi serviti ad una penetrazione
accompagnato dal giovane pittore torinese
politica ed economica più profonda. Lo
Enrico Junck (1849-1878). L’idea era quella
confermandole numerose agenzie consolari
di realizzare un’opera illustrata, i cui disegni
italiane, che soprattutto a partire dal 1880
verranno invece eseguiti dal romano Cesare
sono create nelle città costiere marocchine.
Biseo20, che nel 1878 si recò apposta in questa
Inoltre numerosi trattati legarono il regno di
città.
Sardegna prima e l’Italia unita poi, al
intrecciare
rapporti
diplomatici
che
Marocco. Questo tentativo di ingerenza fu poi
3. Orientalisti italiani in Marocco
Non furono molti gli artisti italiani che si
recarono in Marocco, nonostante la maggiore
apertura di questo paese alla quale lo costrinse
20
Junk era infatti morto subito dopo il viaggio a
Costantinopoli. Vedi FUSCO, Maria Antonella,
L’Oriente “profanato dalla matita cristiana”: Cesare
Biseo a Costantinopoli, in “Studi in onore di Michele
d’Elia”, R&R Editrice, Matera, 1996.
De Amicis e Biseo si conobbero probabilmente in
occasione del viaggio in Marocco nel 1875 e dove
nacque il primo sodalizio tra scrittore e illustratore, che
produsse l’opera Marocco. È qui che si ambienta il
famoso olio su tela di Biseo, Le favorite nel parco della
Galleria Oddi-Ricci di Piacenza.
frustrato dalla competenza con la Spagna e la
Francia, che obbligarono l’Italia a dirigere i
suoi interessi su altre zone.21
Dopo l’inaugurazione di Suez, l’Italia si
rivolse quindi verso i territori dell’Egitto e
della Tunisia, lasciando al Maghreb solo
alcune sporadiche visite diplomatiche, iniziate
a partire dagli anni ’70 dell’Ottocento.
21
El orientalismo desde el Sur, a cura di José A.
Gonzalez Alcantud, Anthropos, Sevilla, 2006, pp. 7780
8
Anche gli artisti italiani iniziarono a visitare
disegno. Nel 1828 fu assunto come aiutante
questo paese solo dopo l’indipedenza e solo a
da un certo Nannini, pittore, decoratore e
partire dalla visita della prima ambasciata del
scenografo che aveva studiato a sua volta con
nuovo Stato. Tra questi si possono annoverare
Alessandro
il fiorentino Stefano Ussi, il romano Cesare
apprese a dare alle sue opere l’illusione della
Biseo, i milanesi Ferdinando Brambilla e
profondità e della distanza, che lo resero
Sallustio Fornara; i due pittori parmensi
presto famoso nella sua città come pittore di
Alberto Pasini e Roberto Guastalla; infine il
paesaggio. Il suo talento fu notato dalla
salernitano Ulisse Caputo, con il quale ci si
principessa Woronzow22, che li permise di
addentra ormai in pieno Novecento. Si recò
accedere a una clientela dell’alta società
oltre il Mediterraneo anche Jhon Singer
cittadina. Nel 1838 per affinare la sua tecnica
Sargent, pittore americano ma nato a Firenze,
pittorica, si recò in Italia, soggiornando
ritrattista dell’alta società in contatto con il
soprattutto a Roma23 e a Napoli. Vi restò fino
gruppo toscano dei Macchiaioli, oltre che
al 1840, poi tornò alla corte di Odessa, dove
degli impressionisti di scuola americana.
ricevette numerose commissioni. Nel 1843
Il Marocco fu un paese più attraversato, che
tornò in Italia con la madre rimasta vedova e
visitato, dagli artisti italiani a partire dagli
aprì uno studio a Milano.
ultimi
anni
dell’Ottocento.
Dal
Sanquirico
1851
(1777-1849).
intraprese
Qui
numerosi
Venne considerato una tappa
viaggi, tra cui Egitto, Turchia e
poco importante di un tour
Marocco. Nel Maghreb viaggiò
orientalista che aveva come mete
eccezionalmente ancor prima della
principali
guerra con la Spagna. Dopo aver
il
Cairo
o
Costantinopoli.
passato per la Francia e la Spagna,
attraversando lo stretto di Gibilterra,
Una eccezione è costituita del
sbarcò a Ceuta, dove risiedeva una
pittore
guarnigione spagnola, e poi si recò a
e
scenografo
Carlo
Bossoli (1815-1884), che si recò in
Fig. 1 Carlo Bossoli
questo paese molto prima di gran parte degli
Tangeri. Le sue pitture descrivono la
costa, i villaggi visitati, la popolazione di
artisti europei.
Nato a Lugano, da genitori italiani, nel 1820
si trasferì a Odessa, in Russia, dove studia
22
Che risiedeva a Odessa e governava la Russia del
sud.
23
Qui apprese l’uso della tecnica della tempera e del
guazzo, molto praticata in questa città.
9
colore. In una delle sue numerose vedute
resa della realtà, che impiegò per qualsiasi
orientali
ispano-
opera. Anche quando si recò in Nord Africa
marocchina , con barche in primo piano e
non si lasciò coinvolgere dalla luce e dal
l’orizzonte nebbioso su cui si delinea il
colore locale, ma si mantenne un osservatore
profilo
Altro
freddo e preciso. Fu un pittore di scuola
paesaggio marocchino è la tempera Catena
romantica e concepì la sua produzione in
dell’Antiatlante in Marocco25, raffigurante la
senso moderno, realizzando litografie e veri e
catena montuosa che attraversa il sud-ovest
propri reportage illustrati, i cui più famosi
del paese. Del 1861 è l’olio su tela Marocco.
sono quelli di guerra26.
Carovana nel deserto, facente parte di una
A partire dal 1863 si installò in una casa in
collezione privata di Lugano. Nel 1881
stile moresco, che progettò, si fece costruire e
realizzò nel suo studio di Milano Porto
decorò personalmente nei pressi di Torino. La
orientale, ora alla Galleria Civica d’Arte
palazzina era affrescata da dipinti a tema nord
Moderna di Torino. Anche dopo il suo ritorno
africano e arredata con oggetti d’arte islamica.
in Italia, l’influenza dell’oriente africano restò
Oggi di questo edificio, andato distrutto,
forte. Continuò a viaggiare e a lavorare tra
rimane solo un inventario di beni.
raffigurò
la
Costa
24
delle
montagne
del
Rif.
l’Italia, Londra e il Bosforo. Nel 1854 venne
dichiarata la Guerra di Crimea, in occasione
della quale realizzò un album di illustrazioni,
le Vedute di Crimea.
Fino
al
1861
viaggiò
continuamente,
documentando con un gran numero di
immagini, soprattutto tempere, i luoghi
visitati:
paesaggi,
architetture,
costumi,
cronache politiche o militari. Erede del
Fig. 2 “Catena dell’Atlantide in Marocco”, 1851,
vedutismo settecentesco e ordinato produttore
tempera su carta, 25x17,5 cm
in
serie, mise
in
pratica
una tecnica
straordinariamente precisa e lenticolare di
26
24
1851 c., tempera su carta, 28x18 cm, Galleria d’Arte
Narciso, Torino.
25
1851 c., tempera su carta, 25x17,5 cm, Galleria
d’Arte Narciso, Torino.
Sono 106 tempere di vedute di guerra realizzate dopo
le campagne militari del 1859 e del 1860-1861,
reportage di guerra commissionatogli dal principe
Eugenio di Savoia Carignano. Conservate presso il
Museo del Risorgimento di Torino.
10
Nel 1875 si recò a Fez la prima ambasciata
Nel 1861 raggiunse un certo successo e
dello Stato Italiano dopo l’Indipendenza,
notorietà nel mondo artistico con li quadro di
guidata
Stefano
storia fiorentina, La cacciata del Duca
Scovasso. La missione sbarcò a Tangeri e
d’Atene. L’opera, considerata tutt’oggi la più
attraversò molte regioni del Maghreb fino ad
importante
arrivare alla città imperiale, dove venne
rappresentava
ricevuta dal sultano Muley-Hassan I.
liberazione della città di Firenze dal tiranno
All’ambasciata prendono parte anche lo
della famiglia Medici nel XIV secolo. Questa
scrittore Edmondo De Amicis in qualità di
pittura, di stile fortemente accademico, fu
giornalista, e Stefano Ussi e Cesare Biseo
interpretata come un riferimento patriottico al
come disegnatori.
Risorgimento italiano e valse a Ussi una
dal
diplomatico
sardo
della
uno
sua
dei
produzione,
momenti
della
medaglia.
Stefano Ussi (1822-1901) nacque a Firenze,
Nel 1868 la Commissione italiana propose di
dove frequentò l’Accademia di
inviare Ussi in Egitto, insieme ad
Belle Arti sotto i maestri Erico
altri pittori, per commemorare lo
Pollastrini, Giuseppe Bezzuoli e
storico evento dell’inaugurazione
Pietro Benvenuti, tutti e tre
del Canale di Suez. Qui la buona
pittori di temi storici. Frequentò
reputazione dell’artista si diffuse
inoltre il gruppo di intellettuali e
rapidamente, quando questi realizza
artisti che si riuniva al Caffè
per il primo ministro Nubar Pascià
Michelangelo, che saranno poi
l’opera
gli esponenti del gruppo dei
Fig. 3 Stefano Ussi
Macchiaioli.
intitolata
La
preghiera
dell’arabo. La pittura fu vista e
apprezzata da Ismail Pascià, che lo
Fervente patriota, nel 1848 combatté a
invitò personalmente in Egitto una seconda
Curtatone e a Montanara, finendo prigioniero
volta, nel 1869 e gli commissionò la
per molti mesi a Theresienstadt, in Austria.
realizzazione di un’opera ben più grande, La
Nel 1854 vinse un pensionato a Roma con
partenza del Mahamal per la Mecca27.
l’opera Boccaccio che spiega la Divina
27
Commedia, e si costruì una buona reputazione
artistica.
La tela rappresenta una delle cerimonie più
importanti del ramadam: il trasporto del tappeto sacro
(mahamal) fino alla Mecca, dove andrà a coprire la
pietra sacra della Kaaba. Il trasporto avviene grazie ad
un corpo speciali di soldati ottomani detti Surre, che
sono incaricati di proteggere l’oggetto.
11
Durante la sua esposizione a Vienna nel 1873,
feste, e usanze locali, come il barod e l’arrivo
l’opera venne molto ammirata dal sultano
della confraternita degli Aissaua.
dell’impero Ottomano, a cui venne quindi
La partenza per Fez avvenne il 3 di maggio,
prontamente regalata da Ismail Pascià28.
dopo diversi rinvii e ritardi. L’arrivo nella
Grazie a questa esperienza in Oriente, Stefano
città imperiale fu circa due settimane dopo. Il
Ussi fu invitato a prendere parte nel 1875 alla
viaggio fu lento e sotto il sole, soprattutto al
prima Ambasciata Italiana in
ritorno, quando la stagione estiva era ormai
L’invito
personale
provenne
Marocco.
dal
primo
alle porte.
ministro italiano, il Commendatore Scovasso,
Tra i disegni e gli acquerelli conservati agli
forse conosciuto da Ussi a Suez. I partecipanti
Uffizi vi sono alcune vedute del deserto, della
al viaggio si incontrano alla Legazione
carovana e delle tende dell’accampamento
Italiana di Tangeri il 18 di aprile. Di questa
(Interno della mia tenda in Marocco, 1875,
città, Ussi realizzò grandi scene con molti
Uffizi)
personaggi, generalmente viste in lontananza.
L’8 di agosto Ussi, assieme a Biseo e De
Era infatti un problema ritrarre da vicino i
Amicis ripartirono in nave da Tangeri per
musulmani, dato che la raffigurazione della
Gibilterra. Ussi riportò dal Marocco un gran
figura umana va contro le leggi del Corano29.
numero di schizzi e studi, in particolare a
Si dovette quindi accontentare di ritrarre le
lapis e acquerello, che servirono a realizzare i
persone da lontano o mentre dormivano
quattro grandi quadri ad olio conservati alla
(come ad esempio Uomo che dorme nel
Galleria di Arte Moderna di Roma30. Questi
deserto o Uomo arabo appoggiato ad un
saranno tradotti in xilografie dall’incisore
muro, 1875, Uffizi). I ritratti che dipinse
Odoardo Borrani e pubblicati dall’editore
all’acquerello rappresentano probabilmente
Treves come illustrazioni nella seconda
ebrei, che non erano impediti da alcuna legge
edizione del diario di viaggio di Edmondo de
religiosa. Realizza scorci della città, come
Amicis nel 1879, intitolato Marocco.
Veduta della Casba di Tangeri (1875, Uffizi),
28
Oggi si trova infatti nel Palazzo Dolmabahce di
Istambul.
29
CARBONELL, Jordi À., “El viatge a Orient i la
pintura del segle XIX. Algunes particularitats de la
pràctica pictorica en terres musulmanes”, in Els
camins, el viatge, els artistes, MNAC, Barcelona,
2007. Vedi anche PANTINI, R., Artisti contemporanei:
Stefano Ussi, in “Emporium”, 11.1900, XI, p. 340.
30
-La scorta d’onore del figlio del governatore Ben
Ada davanti all’ambasciata
-Lab el barode (giuochi con la polvere) davanti al
campo dell’ambasciata italiana
-La festa per la nascita di Maometto sulla piazza del
mercato a Tangeri
-L’ambasciata davanti al sultano
1879, olio su tela, GNAM, Roma.
12
Molte opere a soggetto marocchino sono
disegni di Biseo. Il taccuino dei suoi schizzi
sparse per le collezioni private e il mercato
sul Marocco si trova a Milano, nella
delle case d’aste. Una buona parte degli
collezione privata Ventura. Opere dello stesso
acquerelli realizzati in situ, sia in Egitto che in
viaggio sono conservate al Museo Municipale
Marocco, è conservata nella Galleria d’Arte
di Arezzo e alla Galleria di Arte Moderna di
Moderna di Firenze e al Gabinetto disegni e
Torino. È piuttosto difficile riuscire a
stampe degli Uffizi. Un acquerello intitolato
distinguere se si tratta di pitture e bozzetti
Marocchino, datato 8 novembre 1877, si trova
riguardanti il soggiorno in Egitto, molto più
nelle collezioni della Galleria Ricci-Oddi di
lungo e produttivo, o quello in Marocco.
Piacenza.
Nel 1876 fu pubblicato da Treves il libro di
De Amicis Marocco, con le 4 grandi tavole di
Ussi eseguite da Borrani insieme agli altri
Fig. 4 “Feste per la nascita di Maometto nella piazza del mercato di Tangeri”, 1879 c., olio su tela, GNAM, Roma.
prima formazione artistica dal padre che seguì
Compagno
Fig. 5 Cesare Biseo
di
poi a Parigi, per aiutarlo nella decorazione ad
viaggio di Ussi è il
affresco
pittore
romano
Mathilde (cugina di Napoleone III). Qui
Cesare Biseo (1843-
incontrò i grandi maestri della pittura europea.
1909).
del
Tornato a Roma si fece conoscere con la
decoratore bresciano
realizzazione di un fregio con animali che
Giovanni
Battista
affrescò nel Caffè dei Convertiti. Nel 1868 fu
Biseo, ricevette la
invitato in Egitto per collaborare ai preparativi
Figlio
del
palazzo
della
principessa
13
per l’apertura del canale di Suez. Durante
Nel 1878 l’artista romano partì nuovamente
questo soggiorno, che durò all’incirca due
per l’Oriente, questa volta per Istambul. La
anni (1868-1870), si occupò di alcune opere
missione era quella di realizzare studi e
pubbliche. Si recò prima ad Alessandria, dove
bozzetti che avrebbero dovuto illustrare
gli fu commissionata la decorazione ad
Costantinopoli
affresco di alcuni edifici pubblici tra cui il
pubblicazione dello scrittore sulle terre
Palazzo del Governo. Poi nel 1869, sempre su
d’oriente, ma scritto un anno prima di
incarico del khédivé, si spostò al Cairo per
Marocco31.
decorare il Teatro Reale (poi dell’Opera),
Divenuto
inaugurato
conosciuto, Biseo si occupò anche della
nello
stesso
anno
con
la
di
pittore
De
Amicis,
orientalista
seconda
piuttosto
rappresentazione del “Rigoletto” di Giuseppe
realizzazione di cartoni per tappeti e arazzi.
Verdi. Oltre alle opere ufficiali, Biseo realizzò
Cominciò inoltre a ritrarre molti avvenimenti
anche un gran numero di schizzi e studi della
di ambito specificamente “coloniale”, come
città e dei suoi abitanti.
L’incontro
Nel 1875 si recò quindi in Marocco invitato
Quirinale32, avvenuto nel 1884, e La battaglia
dal primo ministro Scovasso. Qui realizzò un
di Dogali33.
gran numero di studi e disegni che andranno
Nei primi anni del Novecento fece parte
ad illustrare gran parte delle pagine dell’opera
dell’associazione “In Arte Libertas” e del
di De Amicis. A causa dei problemi nel
movimento
“I
ritrarre i marocchini, riutilizzò alcuni dei
Romana”,
gruppi
ritratti eseguiti in Egitto come illustrazioni per
promozione di una pittura naturalistica. Molte
Marocco. Un esempio concreto è la testa di
31
egiziano eseguita ad olio della Galleria di
Arte Moderna di Roma, che risulta identica ad
una incisione che rappresenta uno schiavo
moro nel libro di De Amicis.
Lo stesso anno del viaggio nel Magreb, Ettore
Roesler Franz`(1845-1907) fondò a Roma la
Società degli Acquerellisti, della quale Biseo
entra a far parte.
dell’ambasciata
etiope
al
XXV
della
Campagna
che
erano
volti
alla
Nel 1874 Edmondo De Amicis si reca a Istambul
accompagnato dal giovane pittore Enrico Junck, con
l’idea di realizzare un’opera illustrata. Purtroppo Junck
muore poco dopo il ritorno dal viaggio. Biseo ne
prende quindi il posto: con in mano il diario di De
Amicis, si reca nei luoghi d lui visitati per ritrovarne le
stesse suggestioni e tradurle in schizzi e disegni.
Costantinopoli fu pubblicato per la prima volta in
dispense nel 1877 e poi nell’edizione illustrata da
Biseo nel 1882.
32
L’incontro avvenne nel Palazzo del Quirinale di
Roma tra il re etiope Ras Makonnen e il re Umberto nel
1884. L’opera non venne mai terminata, se ne conserva
solo un bozzetto ad olio.
33
Quest’ultima fu esposta a Palermo nel 1891-92 e
acquistata dal re Umberto assieme alla monumentale
tela di Cammarano, che tratta lo stesso tema.
14
delle opere di Biseo sono conservate, oltre
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1909, la
che sul mercato e in collezioni private, alla
Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti
Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma,
organizzò a Roma una grande esposizione
alla Galleria Ricci Oddi di Arte Moderna di
retrospettiva delle sue opere.
Piacenza e alla Galleria di Arte Moderna di
Palermo. Dai numerosi bozzetti e studi
prodotti in Marocco realizzò diverse opere su
tela, tra le quali Mercato Arabo (1876) e
Palazzo di giustizia a Tangeri (Veduta della
Casba), opera che presentò all’Esposizione di
Belle Arti di Napoli del 1877 e costituì il suo
esordio espositivo.
Nel 1880 fu la volta di sei acquerelli di
ispirazione
nordafricana,
presentati
alla
Mostra Nazionale di Torino. Nel 1883
partecipò all’Esposizione Internazionale di
Belle Arti con la grande tela Ricevimento
della prima ambasciata Italiana in Marocco
(Roma, Palazzo della Consulta). Anche l’olio
Nel
deserto
(1889)
sembra riferirsi
al
Fig. 6 “Veduta della Casba di Tangeri”, 1876 c., olio
su tela.
soggiorno marocchino, che, esposto nel 1900
alla mostra della Società “In Arte Libertas” a
Brambilla (1838-1921). Nato a Milano,
Roma, fu acquistato dalla Casa Reale.34
La
sua
produzione
particolarmente
naturalismo
orientalista
apprezzata
della
luce
sia
sia
per
per
fu
il
l’acuta
osservazione dei costumi e delle usanze
locali, resi con grande interesse per il
particolare.
34
Nel 1878 si recò in Marocco Ferdinando
Incanti e scoperte: l’Oriente nella pittura
dell’Ottocento italiano, a cura di Emanuela Agiuli e
Anna Villari, Silvana Editoriale, Milano, 2011.
frequentò l’atelier di Francesco Hayez e poi
segui i corsi dell’Accademia di Brera di
Milano sotto G. Sogni, R. Casnedi e lo stesso
Hayez.
Con
Casnedi
collaborò
alla
realizzazione delle lunette della Galleria
Vittorio Emanuele a Milano, l’America e
L’Arte (1865) che però furono sostituite da
mosaici nel 1910. Fu un pittore legato allo
stile romantico, sia nelle decorazioni a fresco
15
sia nei dipinti, generalmente a tema storico-
che ebbe modo di riprodurre in numerosi
letterario.
schizzi e studi di paesaggio, dominati da
Nel Magreb si cimentò con i temi orientalisti,
tonalità di colore calde e accese. Questa prima
realizzando scorci di strade e scene di genere,
esperienza lo segnò profondamente e lo portò
come Acquaiolo in Marocco e Mercato di
ad accettare di unirsi a una missione
schiave in Marocco. Quest’ultima opera vinse
diplomatica italiana promossa dal re Umberto
nel 1879 il premio Principe Umberto.
I presso il sultano del Marocco. I numerosi
Molte delle sue opere sono conservate nella
studi che fece durante questo soggiorno gli
Galleria di Arte Moderna di Milano.
servirono per realizzare numerose pitture, tra
Visitò il Marocco anche un altro milanese,
cui Mercato di frutta a Tangeri, Una fontana
Sallustio Fornara (1852-1922).
in Marocco. Tra questi realizzò l’olio su tela
Fornara
si
fece
inizialmente
intitolato
Porta
di
Tangeri,
conoscere nel modo artistico
probabilmente riferendosi a uno
italiano
di
dei portali che si aprono sulla
paesaggio, tema con il quale
piazza del Soco Grande. Alcune
esordì
opere furono presentate con
per
la
alle
pittura
mostre
della
Promotrice di Torino. Qui, fra il
successo
di
1874 e il 1878, espose marine di
all’Esposizione
Capri e soggetti agresti. Realizzò
del 1883 a Roma.
critica
Internazionale
inoltre paesaggi lagunari, alpini e
dei dintorni di Como. Dal 1879
Fig. 7 Sallustio Fornara
diede inizio alla produzione di
soggetti orientali, in realtà prima ancora di
aver visto l’Oriente. Nel 1881 ha finalmente
l’occasione
di
viaggiare
in
Egitto
in
compagnia di altri due pittori, Pompeo
Mariani e Umberto dell’Orto. Visitò il Cairo,
16
Fig. 8 “Porta di Tangeri”, anni ottanta del Novecento, olio su tela, Galleria Ricci Oddi di Piacenza.
Nato a Firenze ma di nazionalità americana,
colore e una pennellata vivace. Diventò
John Singer Sargent (1856-1925) si trovò a
grande amico di Monet, di cui ammirò e
Tangeri nel 1881, più o meno nello stesso
sostenne l’opera.
periodo Fornara.
Nel 1879 visitò la Spagna, dove rimase
Appartenente
ad
una
buona
famiglia
colpito dalle opere di Velasquez, di cui
statunitense, frequentò per breve
realizza molte copie. In Olanda
tempo
corsi
ammirò Franz Hals, che insieme
all’Accademia di Belle Arti di
a Velasquez e Monet fu tra gli
Firenze. Soggiornò poi per un
autori più influenti sulla sua
certo periodo anche a Venezia.
produzione.
Conobbe James Whistler, che
Nel gennaio e febbraio del 1880,
gli raccomandò di continuare i
a 24 anni, partì per un viaggio in
suoi studi a Parigi. Nel 1874
Nord
entrò alla Ecole des Beaux-Arts.
accompagnavano i due artisti
nel
Nonostante
1873
i
fosse
fortemente
Africa.
Lo
francesi Ferdinand Bac (1859Fig. 9 John Singer Sargent
attratto
dal
movimento
1952) e Charles-Edmond Daux
impressionista, non ne diventò mai uno degli
(1855-1937),
esponenti. Ritrattista brillante, preferì come
compiendo poi brevi viaggi in Algeria e
Boldini
società
Tunisia. Soggiornò a Tangeri, coincidendo
dell’epoca, con un virtuosismo sensibile al
con un altro pittore orientalista americano,
rappresentare
la
buona
recandosi
in
Marocco
e
17
Edwin Weeks (1849-1903). La città e i suoi
the interest of at any rate, a first visit. Of course
dintorni
in
the poetic strain that writers launch forth in when
particolare piacevolmente sorpreso dal clima
they touch upon a certain degree of latitude and
mite della regione.
longitude -- is to a great extent conventional; but
In una lettera del 4 gennaio 1880 all’amico
certainly the aspect of the place is striking, the
lo
affascinarono
e
rimase
Ben Castillo dall’Hotel Central di Tangeri,
scrive:
“Unchanging friend and dauntless correspondent
it is very creditable of you to have written to me
after such a long hiatus. But instead of cursing so
malignantly why don't you guess that I have been
costume grand and the Arabs often magnificent.
I regret that many a months spent in Spain in the
rain and bad weather that quite spoiled the trip as
far as painting and enjoyment goes. When you
carry out your plan of a visit of Spain, be sure to
go in the spring; one loses too much by going
there in December.”35
doing so much jog trotting on atrocious horses and
mules that I can't sit down to write, and that the
Come si dice nella lettera, affittò una piccola
temperature in these tropical regions is such that
casa, probabilmente nella medina di Tangeri,
one's fingers refuse to hold the pen. This is an
exaggeration.
dove installò una specie di studio.Visitò le
città di Ceuta e Tetuan, realizzando opere ad
The other day on a ride from Ceuta to Tetuan we
olio di numerosi scorci delle piccole vie
essayed a most tremendous storm of hail and rain
tortuose. Si interessò in particolare all’effetto
that made us shiver and set our half naked Arabs
del sole e della luce sui muri bianchi delle
shaking in the most alarming way, but now the
case e attraverso le porte che si aprivano nei
weather is beautiful and the temperature just what
vecchi muri di cinta dei giardini. Alla fine di
it ought to be, We have rented a little Moorish
febbraio tornò a Parigi, portandosi dietro le
house (which we don't yet know from any other
opere realizzate durante i suoi viaggi in Nord
house in town, the little white tortuous streets are
so exactly alike) and we expect to enjoy a month
or two in it very much. The patio open to the sky
affords a studio light, and has a horseshoe arches
arabesques, tiles and other traditional Moorish
ornaments, The roof is a white terrace, one of the
Africa, una serie di oli su tavola e acquerelli
che rappresentavano gli studi della luce sui
muri bianchi di calce. Alcune saranno esposti
al Salon parigino nello stesso anno. Invece
l’olio
Fumo
d’ambra
grigia,
firmato
thousands that form this odd town, sloping down
to the sea. All that has been written and painted
about these African towns does not exaggerate
35
STEWART, H.F., "Memoirs of Francis Jenkinson,"
p. 80; quaoted in Charteris; pp. 50-51.
18
“Tangeri” venne presentato al Salon del 1880,
mentre l’opera El Jaleo al Salon del 1882.
Tornò a visitare Tangeri nel 1895 e nel 1905.
Ritrattista brillante e virtuoso, rappresenta
molte delle personalità dell’epoca, tra cui
Rodin, Monet, Durant, Stevenson, Roosvelt
ec.
Nel 1890 viaggiò nuovamente in Oriente,
visitando l’Egitto, metre nel 1908 fu a
Gerusalemme. Nel 1910 si recò a Maiorca e a
Corfù. Fino alla fine non cessò mai di
viaggiare tra l’Europa, in particolare l’Italia, e
gli Stati Uniti, dove mantenne buoni rapporti
con
gli
impressionisti
americani
Fig. 10 “Fumée d’ambre gris”, 1880, olio su tela,
139,1x90,8 cm, Clark Art Institute, Williamstown,
Mass.
quali
Whistler e Mary Cassatt. Di fatto gran parte
Forse il più grande orientalista e viaggiatore
delle sue opere sono conservate nei musei
italiano fu Alberto Pasini (1826-1899).
nord americani.
Nacque a Busseto e, rimasto orfano di padre a
due anni, si trasferì a Parma con la famiglia.
Visse sotto la protezione dello zio pìttore,
nello studio del quale apprese i primi
rudimenti di pittura. A diciassette anni si
iscrisse all’Accademia della stessa città e nel
1848 frequentò un corso disegno, sotto la
guida di Toschi e del paesista-scenografo
Boccaccio.
Scontento
del
metodo
di
insegnamento si dedicò poi alla litografia e
all’acquaforte. Nel 1851 si recò a Parigi, dove
lavorò
per
Eugenio
Ciceri,
famoso
acquerellista e litografo, che lo mise in
contatto con i pittori di Barbizonne e in
particolare T. Rousseau. Nel 1853 partecipò
19
al Salon con l’opera La sera e grazie al
viaggiò molto: visitò Costantinopoli e la
successo ottenuto, entrò l’anno
Grecia nel 1868-69, l’Asia
seguente nel prestigioso studio di
Minore, la Siria e il Libano
Théodore Chassériau. Attraverso
nel 1873. Questo gli permise
quest’ultimo
di conoscere davvero a fondo
conobbe
Prosper
Bourée, diplomatico francese in
l’Oriente,
procinto di partire per una missione
quadri
in Persia. Nel marzo del 1855 fu
documentazione, esente dalla
invitato a partecipare al viaggio in
facile piacevolezza sognata di
qualità di disegnatore personale al
molte
posto di Chassériau, indebolito da
Fig. 11 Alberto Pasini
una malattia. La missione durò un
dando
un
opere
ai
suoi
valore
di
di
genere
orientalista. Insieme a JeanLéon Gérome e ad Albert
anno e percorse l’Egitto, l’Arabia Saudita, lo
Aublet viaggiò per ben due volte in Spagna,
Yemen del Sud e il Golfo Persico, fino ad
di cui ammirò in particolare l’Andalusia. La
arrivare a Teheran. Al rientro a Parigi nel
prima volta fu nel 1879 e la seconda volta nel
1856 le memorie esotiche del viaggio
1883, soggiornando a Granada. Nel 1870, la
diventarono il tema predominante delle tele di
guerra franco-prussiana lo spinse a lasciare
Pasini,
un
Parigi e a tornare in Italia. Andò ad abitare in
grandissimo successo, grazie anche alla
una villa detta la “Rabajà” a Cavoretto, vicino
mediazione del famoso mercante d’arte A.
Torino, dove risiedette fino alla morte. Al
Goupil. Venne considerato il più delicato e
1887 circa potrebbe risalire un possibile
luminoso degli orientalisti italiani per il tono
viaggio in Marocco, forse a Tangeri, che
favolistico, la pennellata pastosa e la vivacità
rappresentò in due delle sue opere: Tre arabi
delle scene e dei colori. Spesso venne
in un cortile (1887) e Veduta della Casba di
comparato all’orientalista francese Eugène
Tangeri (1887).
Fromentin (1820-1876). Ricevette numerosi
Nel 1896 comparve per l’ultima volta al Salon
premi e riconoscimenti, tra cui anche la
di Parigi e nel 1898 presentò alla Nazionale di
Legion d’onore. Nonostante questo e la
Torino duecento studi inediti dal vero,
partecipazione a numerose mostre a Torino,
realizzati durante i suoi viaggi.
che
incontrarono
subito
Firenze e Parma, la critica italiana ufficiale gli
fu quasi sempre ostile. Pittore fertilissimo,
20
Fig. 12 “Veduta della Casba di Tangeri”, olio su tela, 17,70x33,02 cm.
Al 1886 risale il primo dei numerosi viaggi in
Oriente
di
Roberto
Pasini36, per lui una sorta di maestro ideale.
Guastalla
Riprodusse le tavole di Stefano
(1855-1912). Figlio di Giuseppe
Ussi e Cesare Biseo che illustrano
Guastalla, maggiore generale dei
Marocco
Carabinieri Reali, e di Teresa Frati,
pubblicato a Milano nel 187937.
studiò a Napoli e a Parma, dove
Realizzò copie anche dai maestri
frequentò l’Accademia di Belle Arti
stranieri,
tra il 1870 e il 1876 e la Scuola
Fortuny.
Libera di Nudo tra il 1878 e il 1879.
Al 1879 risale la sua prima
Ebbe come insegnante di paesaggio
esposizione, a cui partecipò con
Guido Carmignani, che lo indirizzò
per
la
prima
volta
verso
Fig. 13 Roberto Guastalla
la
di
tra
De
cui
Amicis,
Gerôme
e
l’opera Porto Martorano sul
Taro (1877).
fotografia e la tematica orientalista, che
Fondamentale per la sua formazione fu anche
diventò poi la cifra distintiva della sua pittura.
lo studio della fotografia, della quale cercò di
Di Guastalla si conservano presso i suoi eredi,
riprodurre gli esiti analitici anche nelle opere
13 taccuini di schizzi e bozzetti, che
pittoriche.
rappresentano tutte le fasi del suo sviluppo
dell’Ottocento viaggiò per l’Italia visitando
Dai
primi
anni
ottanta
pittorico oltre a un ventaglio di tutti i temi da
lui affrontati. Una buona parte sono soggetti
orientali. Inizialmente si esercitò nella copia
delle stampe tratte dalle opere di Alberto
36
Dal 1875 realizza numerose copie dalle opere
orientaliste di Pasini: Luogo montuoso dell’Armenia,
disegno conservato presso la Galleria Nazionale di
Parma; vedute tratte dall’album Viaggio in Egitto, in
Persia e nell’Armenia, edito a Parma e a Parigi nel
1859
37
Taccuini n. 3 e n. 4 (in quest’ultimo sono le copie da
Marocco di De Amicis).
21
Roma, Venezia e Napoli, città dove entrò in
Nel 1900 espose a Parma tre opere: In viaggio
contatto con la Scuola di Resina.
per Fez e due statuette in terracotta dipinta
Tra il 1882 e il 1885 prestò servizio militare e
raffiguranti un giovane berbero e un cavaliere
nel 1886, lasciata quella carriera, compì il suo
marocchino.
primo viaggio in Egitto e nell’Impero
Nel 1906 visitò i paesi Balcanici (Croazia,
Ottomano.
Montenegro,
Dal 1886 al 1906 fece una lunga serie di
Ungheria). Nel 1908 si recò in Sicilia, in
viaggi in Oriente,
Tunisia e in Namibia.
tra cui nell’Impero
Serbia,
Bosnia,
Romania,
Ottomano e in Egitto. Nel 1890 partì per
Dal 1879 fu presente in numerosissime
Istambul, recandosi poi a Damasco “per
esposizioni. Le sue opere sono caratterizzate
eseguire studi artistici”.
dalla resa simmetrica delle forme e dai tagli
Nel 1898 Guastalla realizzò il più lungo e
fotografici e teatrali. Raffigurano soprattutto
importante dei suoi viaggi. Si imbarcò sul
architetture (mura, porte di città, mercati,
finire del mese di aprile ad Alicante e sbarcò a
esterni di moschee) che solo in un secondo
Tangeri.
risale
tempo sono popolate di figure. Queste però
probabilmente l’olio su cartone Marocco,
restano sempre sullo sfondo, in lontananza o
botteghe moresche, che reca l’iscrizione
comunque
“Soko-Tangeri-2
cui
rispetto al paesaggio. Guastalla era da molti
esistono altre due versioni posteriori. Eseguì
considerato un “orientaliste de chambre”. In
numerose fotografie, studi e disegni delle
realtà fu un artista che, profondamente
antiche mura di Fez e Meknes38. Dipinse
affascinato dall’Oriente e dai paesi lontani fin
piccole tavole ad olio che diventeranno poi
dalla giovinezza,
opere quali In viaggio per Fez (1900),
persona in tali luoghi, non accontentandosi
acquistato
dell’Istruzione
della visione indiretta e stereotipata del sogno
pubblica, Porta di un fondàk a Fez (1905),
orientalista di molti artisti della sua epoca.
Una via di Fez (1905).
Sulla sua tomba avrebbe voluto veder scritto
Dopo
il
A
dal
questo
Maggio
ministero
Marocco
periodo
1898”,
proseguì
il
di
viaggio
non
sono
mai
predominanti
decise di viaggiare di
questo epitaffio:
dirigendosi a Beirut, Damasco, Istambul,
“Qui giace il semislamista/ Roberto Guastalla/
arrivando infine al porto del Pireo.
pittore
alquanto
originale/
maniaco
per
l’Oriente/ che sempre sognò/ le Rive del
Bosforo, le Grandi Moschee,/ i Bazaar, gli
38
Taccuino n. 10, eredi Guastalla.
22
Harem e i Carovan-serraglio,/ le steppe
1900 si stabilì a Parigi, dove ebbe modo di
Asiatiche e le orde/ Tartare, Circasse e
conoscere
Turcomanne, le tribù Arabe/ i variopinti
dell’Impressionismo, del Simbolismo e del
Tappeti della Persia e del Cairo, le armi di
Puntinismo in Francia. Nel 1907 presentò
Damasco/gli arabeschi, le palme, i cavalli
alcune opere al Salon des Indépendants e al
arabi, lunghe file/ di cammelli e strani effetti
Salon des Artistes Français. Con le sue pitture
di luce/ insomma tutto ciò che è di più vago e
descrisse la società elegante di fine secolo,
pittoresco/ da Teheran alla Mecca e da Fez a
ancora Belle Epoque, poco prima che fosse
Stambul (...)”
spazzata via dalla Prima Guerra Mondiale:
da
vicino
gli
sviluppi
interni con eleganti figure femminili e scene
cittadine dei quartieri dell’alta borghesia.
Nel
1914
accompagnò
una
missione
diplomatica francese in Marocco, comandata
dal
generale
Chambrun.
Rimase
particolarmente colpito da Fez e dalle sue
mura, che raffigurò in svariati dipinti. Al
ritorno dal viaggio, Caputo riuscì a farsi un
discreto nome tra i pittori impressionisti per il
Fig. 14 “Marocco, botteghe moresche”, 1898 , olio su
cartone, 22x33 cm. Iscrizione: Marocco/Botteghe
moresche/Soko-Tangeri-2 Maggio 1898/Tingis
colore e la vibrante resa degli oggetti e delle
superfici delle sue tele. L’intensità e il calore
della luce fu tipica delle sue opere proprio
dopo il soggiorno nel Magreb. Nel 1914
Viaggiatore ormai dei primi del Novecento fu
espose alcune delle pitture marocchine alla
Ulisse Caputo (1872-1948).
Biennale
Nato a Salerno, studiò pittura all’Accademia
acquistati dal vicerè d’Egitto, dal re Vittorio
di Napoli sotto Domenico Morelli e Gaetano
Emanuele III e dal governo Francese. Espose
esposito. Qui fece conoscenza col genere
inoltre a Milano (nel 1906 e nel 1910) e a
orientalista, influenzato anche dalla frequente
Roma (nel 1909 e nel 1911).
di
Venezia.
I
dipinti
furono
presenza nella città partenopea di Jean-Léone
Gérôme e Edgar Degas. Nel 1897 esordì a
Milano con l’opera Dopo la suonata e nel
23
Fig. 15 “Porta d’accesso al palazzo imperiale”, 1914,
olio su tela, 35x30 cm.
Tarragona, 2013
Elisa Grilli di Cortona
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