14 04 16 FG poliziotti inquisiti il gip non gli crede
by user
Comments
Transcript
14 04 16 FG poliziotti inquisiti il gip non gli crede
II I FOGGIA CITTÀ Giovedì 14 aprile 2016 INDAGINI ILLEGALI SCARCERATO UN POLIZIOTTO LA VERSIONE DIFENSIVA Ha detto d’aver indicato per sbaglio e non per dolo a colleghi ignari 2 utenze da intercettare di un uomo spiato da amante IL SILENZIO Si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere gli altri due agenti e il vigilante arrestati nel blitz della squadra mobile «Errore in buona fede» il gip non gli crede ma concede domiciliari 4 l Il giudice non crede alla buona fede del poliziotto sul fatto che solo per errore avrebbe fatto intercettare da colleghi ignari un uomo, la cui compagna aveva invece chiesto all’agente di spiare; ma considerato che l’indagato era già sospeso dal servizio per altre vicende prima dell’arresto e tenuto conto dell’atteggiamento «mostrato in sede di interrogatorio che denota una sia pur iniziale presa di coscienza», il giudice ha ritenuto attenuate le esigenze cautelari e dopo quasi due settimane nel carcere di Foggia, ha concesso all’agente gli arresti domiciliari. Va così a casa Angelo Gabriele Savino, 44 anni, di San Giovanni Rotondo, assistente capo già in servizio al commissariato di Manfredonia, uno dei 4 arrestati dalla squadra mobile lo scorso 31 marzo su ordinanze del gip, nell’ambito dell’inchiesta su presunte indagini illegali eseguite da alcuni poliziotti e un vigilante per conto di privati e un’agenzia di investigazioni, che volevano accertarsi della fedeltà coniugale di coniugi e compagne. INDAGINI ILLEGALI - I tre poliziotti e il vigilante sono stati arrestati perché accusati a vario titolo di corruzione, falso e accesso abusivo a sistemi informatici e telematici protetti da misure di sicurezza. In cambio di somme di poche centinaia di euro che oscillavano da 300 a 900 euro, si sarebbero prestati - dice l’accusa contestata dalla difesa - a eseguire intercettazioni abusive; piazzare microspie; pedinare i sospettati di infedeltà; acquisire illecitamente, avendo accesso a banche dati riservate, informazioni sulle persone «spiate». L’istanza di scarcerazione, e in subordine di concessione degli arresti domiciliari all’assistente capo Gabriel Savino, è stata presentata dall’avv. Michele Arena, all’esito dell’interrogatorio del poliziotto che si dice innocente: è stata parzialmente accolta dal gip del tribunale di Foggia Marco Giacomo Ferrucci che aveva firmato le 4 ordinanze di custodia cautelare (2 in carcere, 2 ai domiciliari) in occasione del blitz del 31 marzo di Procura e squadra mobile. La Procura aveva dato parere contrario all’istanza difensiva, chiedeva che Savino restasse in cella. ARRESTATI In occasione del blitz del 31 marzo in due finirono in cella e due ai domiciliari . 300/900 EURO Le somme pagate da privati a poliziotti e vigilante per spiare coniugi e compagni sospettati d’essere infedeli . 15 INDAGATI Complessivamente, una mezza dozzina sono poliziotti . dell’ordinanza di custodia cautelare. Tutti gli indagati arrestati si dicono innocenti. LA PROCURA L’INTERCETTAZIONE ABUSIVA - Savino è coinvolto in 2 delle 6 presunte indagini illegali ricostruite dall’accusa. In un caso - ed è uno degli episodi più gravi ricostruiti, datato febbraio/marzo 2012- su richiesta di una donna interessata a spiare il compagno, Ha espresso parere negativo, chiedendo che restasse in cella SOLO UNO HA RISPOSTO - Savino è l’unico dei 4 arrestati che ha risposto alle domande del gip negli interrogatori di garanzia. Scelta del silenzio invece per Alfredo De Concilio, 39 anni, napoletano, assistente capo in servizio alla Questura di Teramo all’epoca dei fatti contestati, e poi al reparto Mobile di Napoli al momento dell’arresto (rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua a Vetere e difeso dall’avvocato Raffaele Ferrantino, è stato interrogato su rogatoria dal gip campano); Paolo Ciccorelli, 40 anni, foggiano, anche lui assistente capo, in servizio alla Polizia postale del capoluogo dauno (difeso dagli avvocati Mario Aiezza e Michele Vaira); e Alfredo Cavallo , 46 anni, foggiano, guardia giurata, dipendente di un istituto di vigilanza (assistito dall’avvocato Gianluca Ursitti). Ciccorelli e Cavallo, per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari in occasione del blitz mentre per Savino e De Concilio il gip aveva disposto la detenzione in cella, sono stati interrogati nei giorni scorsi in Tribunale a Foggia dal gip firmatario avrebbe fatto intercettare abusivamente le utenze dell’uomo. Lo avrebbe fatto - dice l’accusa - ingannandolo alcuni colleghi, facendo risultare che tra le utenze per cui erano state disposte intercettazioni dalla magistratura in un’indagine ovviamente lecita, c’erano anche quelle dell’uomo «spiato» dalla compagna e del tutto estraneo all’in- chiesta penale. Nel secondo caso contestato, per fatti avvenuti tra il gennaio e il febbraio 2014, Savino e il collega De Concilio avrebbero piazzato una microspia sull’auto di una donna, spiata dal marito e che avrebbe versato 600 euro agli agenti per avere informazioni sulla moglie. IL GIUDICE L’indagato era già sospeso: esigenze cautelari attenuate I NUMERI SONO 15 GLI INDAGATI COMPLESSIVI PER 34 IMPUTAZIONI, I FATTI DAL 2012 AI PRIMI MESI DEL 2014 Coinvolti privati e il titolare di agenzia di investigazioni l Sono 15 gli indagati complessivi dell’inchiesta, condotta dalla squadra mobile e coordinata dalla Procura di Foggia, relativa ad un presunto giro di indagini illegali eseguite da poliziotti per conto di privati in cambio di soldi, sfociata nel blitz del 31 marzo scorso con l’emissione di 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere (2) ed ai domiciliari (2). Al momento sono 4 le persone in carcere e/o ai domiciliari: si tratta di 3 poliziotti e di una guardia giurata. Gli altri 11 indagati sono a piede libero. I 15 indiziati sono una mezza dozzina di poliziotti, una guardia giurata, privati e il titolare di un’agenzia di investigazioni: quest’ultimi si sarebbero rivolti agli agenti per avere informazioni su mogli, mariti, compagni e compagne sospettati di infedeltà. I 15 indiziati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere (reato contestato dal pm a 5 persone, ma il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che non ci siano sufficienti indizi sul punto); la corruzione, sotto forma di somme di poche centinaia di euro che privati e il titolare di un’agenzia di investigazioni avrebbero versato a poliziotti e vigilante pagati per eseguire indagini illegali attraverso intercettazioni abusive, microspie piazzate in auto illegalmente, informazioni riservate ottenute dagli agenti tramite banche dati riservate; il falso; la rivelazione di segreto d’ufficio; l’accesso abusivo a sistemi informatici; e un episodio di peculato per l’uso privato di apparati tecnici della Polizia, utilizzati per un’intercettazione illegale. Sono complessivamente 34 le im- putazioni contestate nelle 160 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale dauno. I fatti oggetto dell’indagine abbracciano un periodo che va dal 2012 (un episodio) ai primi mesi del 2014; gli episono sono avvenuti a Foggia, Manfredonia, San Giovanni Rotondo e Bari. Sei le presunte indagini illecite ricostruite da Procura e squadra mobile, cui aggiungere un paio di accessi abusivi alla banca dati delle forze dell’ordine che avrebbe indebitamente eseguito un poliziotto indagato a piede libero su richiesta di privati. Il gip nel firmare i 4 provvedimenti di cattura aveva rigettato la richiesta della Procura di arrestare un quarto poliziotto per il quale erano stato chiesti gli arresti domiciliari; e di disporre l’obbligo di firma per un sesto indiziato. «E’ STATO UN ERRORE» - In un lungo interrogatorio davanti al gip all’indomani dell’arresto, Savino aveva respinto le accuse. In particolare aveva detto che l’intercettazione abusiva era avvenuta per errore e non certo per dolo. Versione che però non ha convinto il gip, secondo il quale «permane inalterato il quadro indiziario a carico di Savino, non essendo emersi dall’interrogatorio elementi suscettibili di condurre ad una valutazione diversa» da quella ricostruite nell’ordinanza di custodia cautelare. Quanto alla spiegazione fornita da Savino sull’errore nel comunicare le utenze della persona «spiata» dalla compagna, il gip la ritiene «non credibile anche» perché furono due le utenze da intercettare indicate da Savino, «il che esclude la casualità dell’intercettazione abusiva». PERCHÈ I DOMICILIARI - E comunque per il giudice per le indagini preliminari, pur se il quadro indiziario a carico dell’assistente capo è rimasto invariato, si sono comunque attenuate le esigenze cautelari, che possono essere soddisfatte dagli arresti domiciliari. Il gip ha quindi detto «sì» all’istanza dell’avvocato Arena per due circostanze. La prima è rappresentata dal fatto che al momento dell’arresto del 31 marzo scorso, Savino era sospeso da mesi dal servizio in seguito ad un’ordinanza di misura cautelare interdittiva firmata da un altro gip del Tribunale di Foggia nell’autunno 2015, per un’altra indagine in cui il poliziotto è indagato per presunte concussioni, corruzione e false attestazioni di servizio. Inoltre ha rimarcato il gip - «l’atteggiamento mostrato in sede di interrogatorio denota una sia pur iniziale presa di coscienza, il che induce a rivedere il giudizio relativo alle esigenze cautelari connesse al rischio di reiterazione criminosa, per la cui tutela appare idonea e sufficiente la misura gradata degli arresti domiciliari».