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italo calvino racconta l` orlando furioso

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italo calvino racconta l` orlando furioso
Appunto tratto da: www.gaudio.org
Autori: Bosoni, Ballarini, Lonati, Pellegata
________________________________________________________________________________________________
ITALO CALVINO RACCONTA L’ ORLANDO FURIOSO
di Italo Calvino, pubblicato da Einaudi nel 1970
,7$/2&$/9,12/$9,7$
&DOYLQR,WDOR(Santiago de Las Vegas, Cuba 1923-Siena 1985), scrittore italiano. Percorse le
esperienze intellettuali del secondo Novecento con lucida libertà intellettuale e con una disponibilità
sperimentale che gli veniva dal quotidiano rapporto con la scrittura. Partecipò alla lotta partigiana e
le dedicò nel 1947 il suo romanzo d'esordio, ,OVHQWLHURGHLQLGLGLUDJQR, in cui la Resistenza è vista
attraverso gli occhi di un bambino. Lavorò a Torino dal 1950 per la casa editrice Einaudi. Negli
anni Cinquanta dispiegò una vasta produzione narrativa con la trilogia dei 1RVWULDQWHQDWL, parabole
filosofico-morali di taglio illuministico (,OYLVFRQWHGLPH]]DWR, 1952; ,OEDURQHUDPSDQWH, 1957; ,O
FDYDOLHUHLQHVLVWHQWH, 1959), e con la raccolta dei 5DFFRQWL (1958). Nel 1956 era uscita la raccolta
delle )LDEHLWDOLDQH, riscrittura del patrimonio favolistico italiano. Partecipò intensamente al
dibattito politico-culturale (fu iscritto al Partito comunista fino al 1956, anno dei fatti d'Ungheria) e
diresse con Elio Vittorini "Il Menabò" (1959-1967). Nel 1963, l'anno della neoavanguardia,
pubblicò /DJLRUQDWDGLXQRVFUXWDWRUH, importante testo di impianto tradizionale, e /DVSHFXOD]LRQH
HGLOL]LD. Del 1963 è anche 0DUFRYDOGR, uno straordinario libro per ragazzi.
Nel 1964 Calvino si trasferì a Parigi, dove stabilì rapporti col gruppo dell'OuLipo (Ouvroir de
Littérature Potentielle, "Laboratorio di letteratura potenziale"), che aveva tra i membri più
importanti Raymond Queneau. Pubblicò nel 1965 /HFRVPLFRPLFKH e nel 1967 7LFRQ]HUR, in cui
emergono nuove curiosità culturali tra la fantascienza (sono situazioni "comiche" a confronto con le
ipotesi scientifiche sull'origine del nostro universo) e l'indagine sulle possibilità combinatorie d ella
narrativa: Calvino costruisce abili e intellettualistici meccanismi narrativi capaci di esemplificare il
carattere combinatorio della scrittura, che peraltro appare un modo per comprendere una realtà
(quella dell'origine dell'evoluzione e del destino dell'universo) difficilmente immaginabile e
afferrabile con gli strumenti linguistici tradizionali. In 7LFRQ]HUR il gioco combinatorio si applica a
una realtà terrena, quella della nostra civiltà, in cui alla comunicazione tra gli esseri viventi si è
sostituita una combinazione di segnali vuoti e insensati. In tutte queste diverse esperienze narrative
e in quelle seguenti, Calvino esibisce una delle scritture più limpide e controllate, ma insieme
semplici e fluenti, della prosa del Novecento.
Sul versante della ricerca di una realtà potenziale o ipotetica si collocano /HFLWWjLQYLVLELOL (1972),
mentre il gioco combinatorio si radicalizza nel romanzo 6HXQDQRWWHG
LQYHUQRXQYLDJJLDWRUH
(1979), in cui il lettore ha un ruolo centrale nella costruzione narrativa, frutto di scelte combinatorie
esterne all'autore. Si tratta di un "romanzo semiotico" o di un "romanzo della teoria del romanzo"
(nella definizione di Cesare Segre), che sembra fare il verso alla narrativa neoavanguardistica degli
anni Sessanta. In 3DORPDU (1983), una serie di episodi marginali di vita comune raccontati dal
personaggio, autobiografico, di un filosofo saggio e malinconico, l'autore sembra indicare,
1
nell'assenza di ordine del mondo contemporaneo, che le possibilità conoscitive sono ri servate a chi
si apparta, si fa marginale ed esercita così una disillusa forma di razionalità. Calvino raccolse poi in
volume i suoi interventi nel dibattito contemporaneo: 8QDSLHWUDVRSUD (1980) e &ROOH]LRQHGL
VDEELD (1984). Sono uscite postume le raccolte di racconti 6RWWRLOVROHJLDJXDUR (1986), /DVWUDGD
GL6DQ*LRYDQQL (1990) e 3ULPDFKHWXGLFDSURQWR (1993). Postume sono anche le /H]LRQL
DPHULFDQH6HLSURSRVWHSHULOSURVVLPRPLOOHQQLR (1988), incompiute, che Calvino avrebbe dovuto
presentare in un ciclo di conferenze alla Harvard University.
/8'29,&2$5,2672/$9,7$
$ULRVWR/XGRYLFR (Reggio Emilia 1474 - Ferrara 1533), poeta italiano, uno dei più importanti
dell'epoca rinascimentale. Figlio di un capitano di guarnigione al servizio degli Estensi e di una
nobile reggiana, nel 1484 si trasferì con la famiglia a Ferrara, dove assunse le prime cariche
amministrative. Gli studi giuridici gli diedero una qualifica ulteriore, preziosa per il suo futuro di
cortigiano. Nella prima metà degli anni Novanta partecipò alla vita di corte di Ercole I d'Este,
quindi cominciò a scrivere poesie in latino. Nel 1497 fu accolto fra i cortigiani stipendiati, mentre
intensificava il lavoro intorno alle 5LPH, poesie, stampate postume nel 1546 (Ariosto non pubblicò,
oltre al suo celebre poema, nessun'altra opera), nelle quali la lezione di Francesco Petrarca veniva
rivisitata in chiave più scopertamente personale e realistica.
Ben presto gli impegni divennero anche militari: nel 1501 fu capitano della rocca di Canossa,
mentre nel 1503 passò al servizio di Ippolito d'Este, ottenendo incarichi amministrativi e
diplomatici. L'opera alla quale intanto stava lavorando con maggiore impegno era il poema
cavalleresco 2UODQGRIXULRVR, la cui prima edizione, composta di quaranta canti, uscì nel 1516.
Sempre meno disposto a sacrificare il lavoro letterario a quello politico e amministrativo, nel 1517
si rifiutò di seguire il cardinale Ippolito in Ungheria, e perciò ruppe ogni rapporto con lui; nel 1518
passò al servizio del duca Alfonso, ma questi non gli risparmiò numerose missioni in varie corti
italiane.
Le sette 6DWLUH, vera e propria autobiografia in versi, furono composte fra il 1517 e il 1525. Opere
indirizzate ad amici e parenti, trattano temi di attualità non di rado in chiave allusiva e in forma di
apologo; vi si parla del lavoro dello scrittore e dell'amore per lo studio, della corruzione del clero,
della vita in famiglia, sempre con versi comunicativi (grazie alla struttura dialogica dell'opera) ed
eleganti, con intonazione leggera e a volte fiabesca.
Nel 1521 comparve la seconda edizione del )XULRVR, una prova dell'assiduità con cui Ariosto
continuò a lavorare al poema, sottoposto a correzioni anche dopo la terza edizione, quella definitiva.
Tra il 1522 e il 1525 ebbe l'oneroso incarico di commissario ducale della Garfagnana, regione
montuosa della Toscana settentrionale resa quanto mai inospitale da animali feroci e da briganti,
come lo stesso Ariosto sottolineò nelle sue lettere, lamentandosene. Mantenendo contatti sia con il
papa sia con l'imperatore, dedicò quindi al lavoro letterario le migliori energie: l'edizione definitiva
dell'2UODQGRIXULRVR uscì nel 1532, preceduta dalla composizione di alcune commedie (la nuova
versione della &DVVDULD è del 1531). In realtà Ariosto intrattenne un rapporto intenso con il teatro,
non solo come autore (scrisse tra l'altro ,6XSSRVLWL nel 1509, ,O1HJURPDQWH nel 1520 e /D/HQD nel
1528) ma anche come organizzatore di spettacoli, regista e persino attore, tutti ruoli funzionali al
compito di colto intrattenitore del raffinato pubblico costituito dalla corte estense.
L'ultima edizione del poema conta 46 canti. La revisione fu soprattutto linguistica: Ariosto si sforzò
di applicare i suggerimenti proposti da Pietro Bembo nelle sue fortunate 3URVHGHOODYROJDUOLQJXD
(1525), in cui si suggeriva un modello letterario di carattere classicistico, ispirato alla lingua degli
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autori toscani delle origini, in particolare a quella di Petrarca e di Boccaccio. Le modifiche al p oema
riguardarono però anche la struttura narrativa: nuovi episodi vennero inseriti in vari punti del testo,
modificandone l'andamento generale.
7(0,: alla varietà dei personaggi corrisponde un’altrettanta pluralità di motivi di cui nessuno può
definirsi preminente. Neppure l’DPRUH, che tuttavia costituisce il tema più frequente del poema.
Prima di tutto perché l’amore del Furioso si manifesta in modi diversi e talvolta addirittura
contrastanti (da quelli puri a quelli passionali, da quelli tragici a quelli comici e realistici), così tutte
queste sfaccettature dello stesso tema sembrano prevalere allo stesso modo; in secondo luogo
·perché accanto all’amore ci sono, nel poema, molti altri VHQWLPHQWL espressi con altrettanta
intensità e sincera adesione da parte del poeta: i temi dell’DPLFL]LD, della IHGHOWj, della GHYR]LRQH,
della JHQWLOH]]D, della FRUWHVLD, dello VSLULWRG¶DYYHQWXUD. E accanto ai temi “virtuosi”, non mancano
quelli opposti: quelli dell’LQIHGHOWj, dell’LQJDQQR, del WUDGLPHQWR, della VXSHUELD, della YLROHQ]D,
della FUXGHOWj Come la vita dei personaggi, anche quella dei sentimenti è , nell’opera ariostesca,
una vita così strettamente correlata che i vari temi dell’opera s’intrecciano tra loro condizionandosi
a vicenda e richiamandosi l’uno con l’altro per affinità o per contrasto.
·Fondamentale nell’Ariosto è anche il tema del PHUDYLJOLRVR, sparso in innumerevoli particolari
dell’Orlando: si concentra negli episodi di più nobile spiritualità ma è anche l’atmosfera stessa in
mezzo alla quale si svolge l’intera vicenda.
“Nel perpetuo incontrarsi e divagar degli eventi del Furioso ci sembra di sentire il ritmo della nostra
fantasia: nella favola di Alcina ci sembra di vedere lo specchio delle sensazioni che li (eventi)
incatenano e li addormentano; in quella di Atlante il mito dei suoi vagabondaggi alterni dalla realtà
al sogno; in quella della Luna il significato ultimo di questa nostra facoltà che toglie alla Terra linee
e peso e disperde in un sorriso indefinito le sue necessità, le sue leggi, la sua apparente sapienza”.
Lanfranco Caretti
Il meraviglioso emerge dall’analisi allegorica di immagini presenti nel poema. L’LSSRJULIR,
fantasioso incrocio di una cavalla con un uccello, è l’emblema dell’intersezione tra il mondo
naturale e quello magico e meraviglioso che regna nell’opera. E ancora il FDVWHOOR del mago Atlante
coniuga nella sua magica parvenza una fantastica illusoria consistenza e una realtà prodigiosa
benché effimera: sembra quasi possibile entrare nell’edificio ad ammirarne i marmi e la porta d’oro.
·A questo tema si aggiunge un altro motivo dominante: l’LURQLD. Ariosto mostra di accettare la
varietà composita ed irrazionale dell’esistenza umana in cui si alternano sapienza e pazzia, dubbi,
angosce e certezze. Astolfo è il simbolo di questa commistione sulla quale si esercita l’ironia
ariostesca. Proprio a lui è affidato il compito di recuperare il senno di Orlando. Risulta evidente
l’ironia sull’effettiva possibilità che esista un luogo dove si trovi ciò che gli uomini smarriscono.
Visitando quel luogo ci si renderebbe conto di come realmente stanno le cose e si scoprirebbe che
molti ritenuti savi sono invece dei mentecatti.
·In diverse occasioni l’Ariosto ha manifestato il proprio VFHWWLFLVPR nei confronti della GRWWULQD
UHOLJLRVD. Egli mostra incredulità di fronte alle ostentazioni di santità degli eremiti, che si diverte
invece a raffigurare come attratti dalle tentazioni terrene: “Comincia l’eremita a confortarla/con
alquante ragion belle e devote; /e pon l’audaci man, mentre che parla,/or per lo seno, or per l’umide
gote:/poi più sicuro va per abbracciarla”.
·Riguardo alle GRQQH l’Ariosto mostra spesso una sorta di SHVVLPLVPR che assume connotazioni
tipiche del moderno maschilismo. Per esempio Astolfo, discendendo negli inferi, s’imbatte soltanto
in “femine ingrate”, quelle donne che non corrisposero ai loro amanti.
3
·Uno degli elementi che mantengono in continuo movimento l’azione è rappresentato dagli RVWDFROL
che si oppongono al realizzarsi dei desideri e delle aspettative. In un contesto basato sulla tensione e
l’equilibrio delle varie spinte narrative, questi elementi che mantengono costante il livello di
dinamismo, devono necessariamente fermarsi alla fine del racconto, tutti insieme. Proprio per
questo, nel momento in cui Bradamante riesce a liberare Ruggiero, questi le sfugge di mano, quasi
di dovere.
&217(672: Ariosto mostra una perfetta adesione allo spirito e alla cultura del suo tempo. È per
questo motivo che egli già intuisce le ragioni storiche e politiche che porteranno al declino dell’età
rinascimentale. Ne coglie i sintomi nelle lotte per il predominio in Italia, di cui le rivalità fra i
signori locali finiranno per rendere protagonisti gli Spagnoli e i Francesi. Egli intravede questo
radicale cambiamento e critica alcuni suoi aspetti. Ad esempio l’archibugio di Cimoso, strumento di
morte da condannare perché va contro agli ideali dell’epoca: l’offesa a distanza rende vile l’uomo
che non vive più il confronto diretto con l’avversario, senza lasciargli la possibilità di difendersi, ma
si nasconde dietro la malizia che è nemica della virtù.
',9,6,21(,17(51$H0(75,&$ l’opera è suddivisa in XXII capitoli, accompagnati da titoli,
che preannunciano il tema trattato. In ognuno di loro si alternano i versi della poesia ariostesca a
brani di parafrasi e commento di Calvino. L’Orlando Furioso è composto in ottave, strofe di otto
endecasillbi, i primi sei a rima alterna e gli ultimi due a rima baciata : metro utilizzato sin dal XIII
secolo nei poemi cavallereschi franco-italiani e nella poesia narrativa, della quale divenne
caratteristico. L’Ariosto dà un contributo decisivo all’ottava rendendola innovativa e particolare.
Egli elimina i toni popolareschi e la inserisce su un’articolazione più agile del verso, mentre ne
conserva il tono essenzialmente descrittivo. La melodia dell’ottava compenetra perfettamente con la
misura del verso, cui sembra aderire in modo spontaneo. Da una parte l’Ariosto tende ad eliminare
le forme del dialetto, o meglio quelle più volgari, tenendo però in considerazione il toscano,
dall’altra dà la caccia agli inutili latinismi, utilizzati per fini puramente decorativi e artificiosi.
7,32/2*,$7(678$/( Calvino mette a nudo i meccanismi e le convenzioni su cui si basa il
racconto di Ariosto, creando così un PHWDURPDQ]R. Troviamo anche caratteristiche del URPDQ]R
G¶LQFKLHVWD; infatti, in questo tipo di racconto narrativo, tutti i personaggi sono mossi dal desiderio
di ricercare o ritrovare qualcuno o qualcosa, primo fra tutti il protagonista Orlando, alla continua e
frenetica ricerca della bella e desiderata da tutti Angelica. La materia dell’Ariosto è anche e
soprattutto un racconto d’DYYHQWXUD. L’autore parte da una pluralità di filoni narrativi e li segue poi
separatamente, finché di tanto in tanto un certo numero di filoni converge in un unico punto, per
dividersi ancora subito dopo.
1$55$725(: si tratta di Italo Calvino che si cimenta nella critica di uno dei suoi più grandi
modelli letterari: Ariosto, col quale condivide la passione per la creatività fantastica. Da questa
sintonia nasce un’opera sull’opera, ma anche un testo autonomo. Calvino mette a disposizione le
sue doti oggettive per evidenziare come anche nel racconto ariostesco queste siano presenti.
Condivide l’ironia di Ariosto affiancandone una propria, quando si concede delle pause da narratore
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di primo grado per introdurre momenti di riflessione da “racconto filosofico”. Se da un lato Calvino
si mantiene aderente all’opera originale, dall’altro apporta delle modifiche in chiave moderna per
facilitarne la comprensione anche ai lettori più giovani. La fedeltà al testo ha come obiettivo quello
di sottolineare la problematicità di un’opera che pare voler ricordare che le domande, nella vita
degli uomini, sono di gran lunga più numerose delle certezze.
)2&$/,==$=,21( si tratta di una focalizzazione esterna. Il narratore, Italo Calvino, è esterno ai
personaggi ed è onnisciente. Egli esplicita la propria presenza esprimendo giudizi personali
riguardo all’opera e ne mette in luce le modalità narrative: © 2FFRUUHRVVHUYDUHFKHVHRUDSHU
FRPRGLWjG¶HVSRVL]LRQHDEELDPRUDFFRQWDWRO¶DUULYRGHOOLEHUDWRUH$VWROIRFRPHLPPHGLDWDPHQWH
VXVVHJXHQWHDOO¶LQWUDSSRODPHQWRGHJOLDOWULSDODGLQLLOSRHPDLQUHDOWjVHJXHXQDOWURULWPRFL
DUULYDOHQWDPHQWHGRSRXQLQWHUYDOORFKHGXUDEHQGLHFLFDQWL ªE lo stesso narratore a mettere in
luce le correlazioni tra Ariosto e i suoi personaggi : © 0DLFKHFLULYHOLQXOODGLVpGLFRVDSHQVDH
FRVDVHQWHHSSXUHO¶DQLPDDULRVWHVFDpULFRQRVFLELOHVRSUDWWXWWRLQOXL$VWROIRHVSORUDWRUHOXQDUH
FKHQRQVLPHUDYLJOLDPDLGLQXOODFKHYLYHFLUFRQGDWRGDOPHUDYLJOLRVRHVLYDOHGLRJJHWWLIDWDWL
OLEULPDJLFLPHWDPRUIRVLHFDYDOOLDODWLFRQODOHJJHUH]]DGLXQDIDUIDOODPDVHPSUHSHU
UDJJLXQJHUHILQLGLSUDWLFDXWLOLWjHGHOWXWWRUD]LRQDOL ª
© /¶2UODQGR)XULRVRqXQ¶LPPHQVDSDUWLWDGLVFDFFKLFKHVLJLRFDVXOODFDUWDJHRJUDILFDGHO
PRQGRXQDSDUWLWD VPLVXUDWDFKHVLGLUDPDLQWDQWHSDUWLWHVLPXOWDQHH/DFDUWDGHOPRQGRqEHQ
SLYDVWDG¶XQDVFDFFKLHUDPDVXGLHVVDOHPRVVHG¶RJQLSHUVRQDJJLRVLVXVVHJXRQRVHFRQGR
UHJROHILVVHFRPHSHULSH]]LGHJOLVFDFFKL ª
63$=,2: i luoghi nel Furioso rappresentano tutti i luoghi conosciuti all’epoca; si spazia
dall’Occidente all’Oriente, dalla Terra alla Luna, dai castelli alle selve … I personaggi, infatti, sono
in continuo viaggio, sempre alla ricerca di qualcuno o di qualcosa. Le vicende si svolgono
principalmente all’aperto che implica un prevalere di paesaggi naturali, che però non sono descritti.
L’attenzione dell’autore non è infatti concentrata tanto sulle sensazioni scaturite dai luoghi, quanto
più dall’intreccio delle vicende. Passo ora all’analisi dei luoghi emblematici e allegorici. Il
ODELULQWR, primo fra tutti, rappresenta l’immagine stessa del racconto: “…un palazzo che è un
vortice di nulla, nel quale si infrangono tutte le immagini del poema” e, ancora, “il palazzo è deserto
di quel che si cerca, e popolato solo di cercatori…ragnatela di sogni e desideri e invidie”. La realtà
è, in fondo, un labirinto: può essere conosciuta secondo una pluralità di percorsi; il nostro mondo
interiore di sentimenti e di emozioni è forse un labirinto ancora più complesso all’interno del quale
è ancora più difficile orientarsi. Un altro luogo molto importante per la letteratura in generale è la
VHOYD, presente in molti autori tra i quali Dante, rappresenta un luogo intricato, ricco di sentieri che
si aggrovigliano e dove la possibilità di far incontrare i personaggi è data dall’intervento della
Fortuna, come nel capitolo primo. La selva rappresenta un microcosmo all’interno del quale varie
realtà si mescolano. Introduco ora un altro luogo : “ Se la pazzia manca sulla Luna perché sembra
tenacemente attaccata alla Terra, non altrettanto si può dire del senno. A noi pare di possederne
sempre nella massima quantità, tanto che non preghiamo mai Dio per riottenere il senno perduto,
ma lì sulla Luna ce n’era una montagna vera e propria e da solo occupava più spazio di tutte le altre
cose messe insieme”. Il viaggio che Astolfo compie sulla /XQD ha principalmente lo scopo pratico
di recuperare il senno di Orlando. Questo viaggio non lo colpisce più di tanto perché il fin e non lo
riguarda personalmente. La Luna di questo racconto conta quanto la Terra, la Luna è il luogo delle
cose che sono andate perdute sulla Terra, ed è per questo motivo che sono così legate tra loro.
5
7(032 il tempo in cui si svolgono le vicende è un concentrato di tutte le epoche e di tutti i
conflitti, in particolar modo di quelle della sfida tra Islam ed Europa cristiana, da Carlo Martello a
Luigi IX il Santo. Le Crociate, che al tempo di Ariosto non fanno più parte dell’attualità, sono scelte
da lui come emblema di ogni contesa e diventano una pura materia narrativa. In quest’opera
coesistono personaggi, oggetti e fatti che nella realtà o non sono mai esistiti, o sono esistiti in
epoche molto distanti fra loro. Questa storia, oltre a non essere realmente accaduta, prende spunto
da un corpo di leggende che si è andato costituendo a partire dalla &KDQVRQGH5RODQG e che ha
tutte le caratteristiche del mito. Nel tempo del mito Carlo Magno, i suoi paladini e l’archibugio
possono coesistere benissimo in un presente che non ha epoca. Dunque le vicende non hanno
nemmeno una durata prestabilita, anzi si viene a creare una durata narrativa che sembra non avere
mai fine e andare contro e oltre la morte stessa, come il perenne fluire della vita.
7(032'(//$6725,$7(032'(/5$&&2172: non coincidono. L’opera è un
susseguirsi di passi in cui il ritmo è accelerato per la presenza di fughe e inseguimenti, tipici di un
romanzo d’avventura, e pause dedicate alla parafrasi e alla riflessione sulle tecniche ado ttate
dall’Ariosto, come si vuole in un metaromanzo.
)$%8/$,175(&&,2: la fabula e l’intreccio non coincidono perché si tratta di una
rielaborazione. Calvino ha estrapolato alcune lasse dall’opera dell’Ariosto e le ha ordinate secondo
criteri tematici, non sempre aderenti ad un ordine cronologico.
3(5621$**,: è Italo Calvino stesso a proporci una possibile classificazione dei personaggi: ©
8QDIRQGDPHQWDOHGLVXJXDJOLDQ]DGLYLGHJOLHURLG¶$ULRVWR&LVRQRTXHOOLFRVWUXLWLGLSDVWDIDWDWD
FKHSLJOLILRFFDQRDGGRVVRLFROSLGLODQFLDHGLVSDGDSLVLWHPSUDQR«HFLVRQRTXHOOLQRQ
PHQRQRELOLHQRQPHQRYDORURVLFKHHVVHQGRFRVWUXLWLGLSDVWDXPDQDULFHYRQRIHULWHFKHVRQR
IHULWHYHUHHQHSRVVRQRPRULUH4XHVWDJHQLDGLHURLXPDQLVLGLPRVWUD SDUWLFRODUPHQWH
YXOQHUDELOHQRQVRORDOO¶RIIHVDGHOOHDUPLPDDQFKHDTXHOODGHOOHVYHQWXUHEUHYLVRQRLPRPHQWLL
IHOLFLWjHGLSDFHFKHWRFFDQRDORURHDOOHORURWUHSLGDQWLLQQDPRUDWH´ Ariosto descrive i suoi
personaggi focalizzando l’attenzione più sulla fluida dinamicità dell’azione che sulla creazione di
complesse psicologie di forte rilievo. Ciò che gli preme non è creare personaggi a tutto tondo, con
caratteri veri e propri, come figure autonome, ma stabilire un’intensa relazione tra ogni person aggio
e gli altri, in modo da essere sempre elementi attivi o passivi, essendo ambivalenti e non
rigidamente fissati in una caratterizzazione. Agisce nei confronti dei personaggi in modo riduttivo,
senza delineare un carattere psicologico individuale, così come non esiste un personaggio che
riassuma lo spirito dell’opera: in ognuno di loro, di volta in volta, per influenza di questo o di
quell’elemento, sono presenti varie sfaccettature, con volubili trapassi che evitano l’immobilismo
dato altrimenti.
I PERSONAGGI CHE COMPAIONO SONO:
2UODQGR: ³&RQWLQXD DG HVVHUH XQ SHUVRQDJJLR DOOR VWHVVR WHPSR FHQWUDOH H GLVWDQWH FRPH HUD
IXRULGHOODPLVXUDXPDQDQHOODYLUWLPPXQHGDOOHSDVVLRQLVHFRQGRLFDQWDULSRSRODULLQQDPRUDWR
FKH UHSULPH RJQL WHQWD]LRQH VHFRQGR LO %RLDUGR TXL HVFH GDOOD PLVXUD XPDQD SHU HQWUDUH QHOOD
EHVWLDOLWj SL FLHFD 2UODQGR GLYHQWD VH QRQ XQ YHUR H SURSULR SHUVRQDJJLR FHUWR XQ¶LPPDJLQH
SRHWLFD YLYHQWH TXDOH QRQ HUD PDL VWDWR QHOOD OXQJD VHULH GL SRHPL FKH OR UDSSUHVHQWDYDQR FRQ
HOPRHG DUPDWXUD´
6
$QJHOLFD: figlia di Calabrone re del Catai. Le sue caratteristiche principali sono la bellezza e
l’evanescenza: sfugge a tutti i suoi corteggiatori. Già nell’Innamorato accende di sé molti cavalieri
cristiani tra cui Orlando e Rinaldo. Le vicende dei due paladini che seguono Angelica fino in
Oriente costituiscono la materia del poema boiardesco. ³$QJHOLFDFKHIXJJHDOJDORSSRSHULO
ERVFRqXQDILJXULQDGLSURILORGLVHJQDWDVXOORVIRQGRILQLWRG¶XQDUD]]R,QWRUQRDOHLYRUWLFDQR
WUHFDYDOLHULFKHVLFKLDPDQR5LQDOGR)HUUD6DFULSDQWHPDFKHSRWUHEEHURDYHUHDQFKHQRPL
GLYHUVLGDWRFKHTXLODORURIXQ]LRQHqVRORTXHOODG¶HVHJXLUHJLUDYROWHHVFKHUPDJOLHFRPHLQXQ
EDOOHWWR'HOUHVWRQHVVXQRGHLWUHFDYDOLHULFKHFRPSDLRQRQHOSULPRFDQWRVDUjQHOVHJXLWRGHO
SRHPDXQSHUVRQDJJLRGLULOLHYRQHSSXUH5LQDOGROHFXLLPSUHVHHLOFXLYDORUHGDUDQQRPDWHULDD
PROWLHSLVRGLGHO)XULRVRPDUHVWDQGRVHPSUHXQDILJXUDDFFHVVRULD(VVLVRQRLQQDQ]LWXWWR
SHUVRQDJJLGHOO¶2UODQGRLQQDPRUDWRFKHVXOODVRJOLDGHOQXRYRSRHPDYHQJRQRTXDVLDFKLHGHUH
LOSHUPHVVRGLULWLUDUVLLQVHFRQGDILODSHUODVFLDUHLOSDVVRDXQDFRVWHOOD]LRQHGLSURWDJRQLVWL
GLVSRVWDLQXQGLYHUVRRUGLQHGLLPSRUWDQ]D´
)HUUD: figlio di Falsirone e nipote di Marsiglio, nell’Innamorato Ferraguto è preso da passione
amorosa per Angelica e ne ferisce a morte il fratello Aralia; promette a quest’ultimo di gettarne in
un fiume insieme con il corpo anche le armi ma chiede di potere almeno trattenere l’elmo per alcuni
giorni; non mantiene la promessa in quanto serba l’elmo oltre il tempo stabilito. Queste vicende
(innamoramento, duello con Argalia, patto e mancata fede) costituiscono l’antefatto boiardesco
dell’episodio del Furioso.
5LQDOGR: figlio di Amone di Chiaramente che era fratello di Milone, padre di Orlando e di Beatrice
di Baviera. Fa parte dei paladini di Carlo Magno; è fratello di Bradamante.
5XJJLHUR: figlio di Ruggiero II di Risa e di Galaciella figlia del re Agolante, convertitosi per amore
al cristianesimo. Discendente da Astianatte, figlio di Ettore. È presentato dal Boiardo e dall’Ariosto
come capostipite degli Estensi. È di fede musulmana nonostante le sue origini, perché, rimasto
orfano, venne allevato dal mago Atlante. Nell’opera si nota che molte mosse di Ruggiero
dipendono, più che dalla propria volontà, dall’azione di forze esterne a lui, dal destino che lo
governa e lo guida. Eppure egli è forse il personaggio intimamente più complesso, con i suoi
continui conflitti interiori. ³'XURGHVWLQRqO¶DYHUHXQGHVWLQR/¶XRPRSUHGHVWLQDWRDYDQ]DHLVXRL
SDVVLQRQSRVVRQRSRUWDUORFKHOj«QHOFDVRFKHJOLDVWULDEELDQRGHFUHWDWRFRPHD5XJJLHURXQ
PDWULPRQLRG¶DPRUHXQDGLVFHQGHQ]DJORULRVDHSXUHDKLPqXQDILQHSUHPDWXUD«6DSSLDPREHQH
FKHWXWWLJOLRVWDFROLVDUDQQRYDQL«PDFLUHVWDLOGXEELRVHFLzFKHYHUDPHQWHFRQWDVLDLOORQWDQR
SXQWRG¶DUULYR«RSSXUHVLDQRLOODELULQWRLQWHUPLQDELOHJOLRVWDFROLJOLHUURULOHSHULSH]LHFKH
GDQQRIRUPDDOO¶HVLVWHQ]D´
%UDGDPDQWH: amazzone, guerriera. È la sorella di Rinaldo, scaltra e simile alle donne moderne:
indipendente e che non ha paura ad usare le proprie qualità in tutti i campi.
%UXQHOOR: ladro al servizio dell’armata dei saraceni. È incaricato di recuperare Ruggiero perché
torni a combattere tra le proprie fila, ma per ottenere questo si scontra con Bradamante, che vuole
salvare Ruggiero perché lo ama. Alla fine tra i due è lei ad avere la meglio, ma Ruggiero le sfugge
un’altra volta.
$WODQWH: il mago Atlante inizialmente sembra fortissimo e invincibile, ma successivamente ci
appare con tutte le sue debolezze: il suo potere è limitato dai poteri dell’anello magico in possesso
di Bradamante, è impotente di fronte alla forza delle braccia della guerriera e, dietro le prime
apparenze, nasconde la fragilità di un vecchio debole e disperato.
$VWROIR: personaggio già presente nell’epopea carolingia e nell’Innamorato del Boiardo. Figlio di
Ottone, re d’Inghilterra, cugino di Orlando e di Rinaldo. L’incontro con l’essere umano trasformato
in pianta, in questo caso un mirto, aveva illustri precedenti nella letteratura: Enea e Polidoro, Dante
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e Pier della Vigna. In questi due casi, però, si trattava di incontri con defunti, Astolfo, invece, è vivo
e la sua trasformazione in pianta è una forma di momentanea prigionia. È stato trasformato dalla
maga Alcina, ma viene poi liberato.
2OLPSLD: contessa d’Olanda, appare per la prima volta nel capitolo IV, dove viene soccorsa dal
paladino Orlando mentre rischiava di finire in pasto a un mostro marino, come cibo sacrificale
sull’isola di Ebuda. Tratta in salvo gli raccontata la sua storia: ³&LPRVR UH GL )ULVLD DYHQGR
2OLPSLDULILXWDWRODPDQRGLVXRILJOLR$UEDQWHKDLQYDVRO¶2ODQGDHO¶KDPHVVDDIHUURHIXRFR«´
Olimpia è entrata in gioco come una bella donna perseguitata da malvagità e sventure e continuerà
ad esserlo per tutto il resto del poema, come accade anche per gli altri personaggi, che seguono
regole ben precise e fisse. Infatti appena salvata da Orlando e, sbarazzatasi del suo nemico, si
ricongiungerà al suo amato, Bireno, che poi l’abbandonerà.
6DFULSDQWH: spasimante di Angelica, re di Circassia, è convinto che, mentre lui era in Oriente in
missione militare, Orlando l’abbia fatta sua. Assieme ad Angelica è un personaggio che calcola
freddamente le proprie mosse.
0DQGULFDUGR H 'RUDOLFH: Mandricardo, re di Tartaria, insegue il sogno di riunire nelle proprie
mani le armi che erano state di Ettore troiano. Doralice è la fidanzata di Rodomonte che è stata poi
rapita da Mandricardo.
&DUOR0DJQR: non è presente in modo attivo nelle vicende. Prevale la caratterizzazione di uomo
politico in quanto l’autore non è interessato al suo aspetto prettamente umano. Calvino adotta un
tono piuttosto ironico e licenzioso nel descrivere i suoi atteggiamenti: ³5H&DUORSUHJDLO6LJQRUH
DQ]LSLFKHSUHJDUORGDTXHOO¶LQFDOOLWRXRPRSROLWLFRFK¶HJOLqFHUFDGLIDUOHYDVXDUJRPHQWLGL
SUHVWLJLR«LPSRVWD]LRQHWHRORJLFDPHQWHGLVFXWLELOHGHOODSUHJKLHUDLPSHULDOH«´
5RGRPRQWH: figlio di Alieno e re di Sargel nell’Algeria. Il nome di questo personaggio significa
JLUDPRQGRRodomonte possiede doti fisiche sovrumane, è un personaggio iperbolico, e iperbolici
sono i suoi gesti, le sue azioni, le sue imprese. Eppure le sue imprese vengono presentate con una
certa ironia di sfondo: ³'DOODFLPDGHOPXURVSLFFDXQVDOWRHFRQWXWWRLOSHVRFKHKDDGGRVVR
G¶DUPLHDUPDWXUDVXSHUDG¶XQEDO]RLWUHQWDSLHGLRJLGLOuFKHVHSDUDQRLOPXURGDOO¶DUJLQH«
DWWHUUDQGR OHJJHUR FRPH VXO WDSSHWR GL XQD SDOHVWUD H ODVFLDQGRVL DOOH VSDOOH ILDPPH H VFRSSL´
0RUJDQD$OFLQDH/RJLVWLOOD: tre sorelle streghe, le prime due cattive, mentre la terza è una maga
buona. Governano un’isola al di là delle colonne d’Ercole.
Compaiono molti altri personaggi in qualità di comparse o con ruoli non primari : Cloridano e
Medoro, Zerbino e Isabella, Marfisa®guerriera saracena, regina dell’India, l’oste, l’Arcangelo
Gabriele, Brandimarte, Agramante e Bireno.
0RUJDQD$OFLQDH/RJLVWLOOD: tre sorelle streghe, le prime due cattive, mentre la terza è una maga
buona. Governano un’isola al di là delle colonne d’Ercole.
67,/( l’autore utilizza numerosi espedienti narrativi e figure retoriche. Fioriscono le similituduni
e le metafore : ©« FRPHWRURVDOYDWLFR«VDOWDGLTXDHGLOjFRVu«O¶RUFD«VHJXHODIXQHHVFLRU
QRQVHSXRWH ª, e ancora © TXDOHWURWDRVFDJOLRQYDJLQHOILXPHF¶KDFRQFDOFLQDLOPRQWDQDU
WXUEDWRWDOVLYHGHDQHOHPDULQHVFKLXPHLOPRVWURRUULELOPHQWHULYHUVFLDWR ª ; una metafora
ricorrente è quella del mondo-carta geografica e del mondo-arcipelago. L’Ariosto utilizza spesso
nomi inglesi italianizzati : Sarisberia®Salisbury, Barclei®Berkeley, Bocchingamia®Buckingham.
Inoltre ricorrono spesso i numeri tre e sette © µOVROHHVFHWUHYROWH ª© QDYLJDSHUWUHJLRUQL ª
© WUHFRQWURWUH ª© ORIDODYDU$VWROIRVHWWHYROWHHVHWWHYROWHVRWWRDFTXDO¶DWWXIID ªTroviamo
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piuttosto spesso tra i versi di Ariosto delle personificazioni : il Silenzio, la Discordia, la Dea Luna,
la Superbia, l’Amore, la Fortuna, Noto, il dio del vento e il Destino.
75$0$: “ 7HPDSULQFLSDOHGHOSRHPDqFRPH2UODQGRGLYHQQHGDLQQDPRUDWRVIRUWXQDWR
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Riprendendo l’azione dove il Boiardo la termina, l’Ariosto, nel suo poema, narra come Angelica,
affidata da Carlo Magno al duca di Baviera, per evitare contese tra Orlando e Rinaldo, è promessa a
quello di loro che si mostrerà più valoroso in battaglia. Approfittando della rotta dei Cristiani,
Angelica fugge. Sono infiniti i casi che si intrecciano poi con la sua fuga, perché la bella pagana,
superba e disdegnosa, usa dei cavalieri che la inseguono solo quando ne ha bisogno; poi svanisce,
impassibile e tranquilla. Ma , infine, anche il suo cuore s’intenerisce e si piega: un giovane ferito,
Medoro, diviene suo sposo. È questa la causa per cui Orlando impazzisce; egli, infatti, per ritrovare
la donna amata, lascia Parigi e i Cristiani, andando incontro a tante avventure; ma,
disgraziatamente, giunge proprio nel luogo che testimonia l’amore di Angelica e Medoro e
apprende da un pastore la triste verità. Ormai per lui non c’è più speranza. Il paladino diviene pazzo
furioso e va errando per la Francia e la Spagna, spargendo dappertutto terrore. Il cugino Astolfo lo
fa poi rinsavire salendo sulla Luna a prendere il senno di lui, che lassù è evaporato, e facendoglielo
annusare. Questo è l’episodio fondamentale del poema. Ma non meno importante è la storia delle
contrastate mosse tra Bradamante cristiana, sorella di Rinaldo, e Ruggiero, pagano, cavaliere forte e
gentile. Il mago Atlante che l’ha nutrito e l’ha allevato teme la sua conversione al cristianesimo,
perciò opera incantesimi per sottrarlo a Bradamante; ma infine, dopo le più strane e avvincenti
vicende, i due innamorati si possono unire in matrimonio. Lo scenario su cui si svolgono queste e
altre mirabili imprese è la guerra tra Saraceni e Cristiani, cioè di Agramante, re d’Africa, e Marsilio,
re di Spagna, con i loro alleati, contro Carlo Magno e i suoi paladini. La guerra termina in un duello
terribile a Lipadusa, dove i Cristiani escono vincitori.
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