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LA GENTE RESTA

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LA GENTE RESTA
LA GENTE RESTA
REGIA DI
MARIA TILLI
LOGLINE
–
QUESTO È IL RACCONTO DI CHI HA DECISO
DI RESTARE NELLA PROPRIA TERRA,
CON RABBIA E RASSEGNAZIONE INSIEME…
THIS IS THE STORY OF A FAMILY WHO
DECIDED TO STAY WITH A MIX OF ANGER
AND RESIGNATION…
Tamburi, il quartiere più inquinato d’Italia. Quello dove sorge l’ILVA di Taranto e dove vivono da sempre Cosimo,
Tonino e Giuseppe, i tre fratelli Resta. Tre vite divise tra il mare e il lavoro in fabbrica, tra la paura per la
salute messa a rischio dall’inquinamento e la voglia di restare lì, dove sono nati.
Tamburi, a district of Taranto, is the most polluted place in Italy due to emissions from the ILVA plant and is
also the lifelong home of Cosimo, Tonino and Giuseppe Resta. Their lives are torn between fishing and factory
work, between fear for their health and enduring ties to their land.
SINOSSI / SYNOPSIS
–
L’ILVA è la più grande industria siderurgica d’Europa. Con le sue alte ciminiere domina il quartiere Tamburi di
Taranto. Lo avvolge con le sue polveri, lo costringe a scegliere tra salute e lavoro, tra i sogni infranti del boom
economico e la speranza di miglioramento.
Chi vive ai Tamburi cerca di mantenere la normalità della famiglia, dell’infanzia, dell’amore, anche se costretto
a fronteggiarsi ogni giorno con una vita piena di contraddizioni. Condizionato da quella fabbrica immensa
che ha portato con sé il pericolo della diossina, ma anche il lavoro che all’inizio degli anni ’60 ha spinto tanti ad
abbandonare le reti da pesca ed entrare in fabbrica.
Anche i fratelli Cosimo, Tonino e Giuseppe Resta nascono pescatori, ma oggi lavorano in fabbrica: Cosimo è
saldatore, Tonino caporeparto, Giuseppe invece fa le pulizie. Eppure non rinunciano al mare, a pescare, a riunirsi
per cena tutti insieme sulle rive del Mar Piccolo, anche lì circondati dagli stabilimenti ILVA.
Questo è il racconto di chi ha deciso di restare nella propria terra, con rabbia e rassegnazione insieme, mentre
tanti la abbandonavano. Di chi ha scelto di continuare la sua vita sulle macerie delle promesse industriali.
Una famiglia, una piccola comunità, divisa tra la trasgressione vitale dei bambini, la mollezza degli adolescenti
e il mondo degli adulti frantumato e sospeso.
ILVA is the largest steelworks in Europe. With its tall smokestacks it dominates the Tamburi district, in Taranto.
It envelops everything with its dust, forcing people to choose between health and employment, between the
shattered dreams of the economic boom and hope for a better future.
In the Tamburi quarter, residents try to maintain the normality of family life, childhood, and romance, though
their lives are rife with contradiction. Families are conflicted by that immense factory that keeps spewing
dioxin, yet also offers jobs.
In the early 1960s, many Tamburi residents abandoned their fishing nets and went to work for ILVA. The Resta
brothers—Cosimo, Tonino and Giuseppe—were also fishermen, but today they work at the plant: Cosimo is a
welder, Tonino a foreman and Giuseppe a janitor. Yet they refuse to give up the sea, and fishing, and meeting
for dinner on the banks of the Mar Piccolo, surrounded by ILVA’s smokestacks.
This is the story a family who decided to stay, with a mix of anger and resignation, while so many others chose
to leave. For whom life goes on, in the ruins of industrial promise. It tells of a family, a small community;
of spirited yet disobedient children, idle teens, and the shattered world of their parents for whom time stands still.
… CHI HA SCELTO DI CONTINUARE
LA SUA VITA SULLE MACERIE
DELLE PROMESSE INDUSTRIALI.
… FOR WHOM LIFE GOES ON,
IN THE RUINS OF INDUSTRIAL
PROMISES.
… GLI ADOLESCENTI SI ABBANDONANO ALLA MOLLEZZA
DI UN’ETÀ IN CUI PER CRESCERE INSIEME
BASTA ANCHE UN MARE INQUINATO…
… TEENAGERS INDULGE IN THE IDLENESS TYPICAL OF THEIR AGE,
WHEN EVEN A POLLUTED SEA CAN BE THE PERFECT BACKDROP
TO LIFE…
IL FILM / THE MOVIE
I fratelli Cosimo, Tonino e Giuseppe Resta vivono da sempre nel quartiere Tamburi di Taranto.
Il più inquinato d’Italia, quello dove dal 1960 sorge la più grande industria siderurgica d’Europa: l’ILVA.
Cosimo, Tonino and Giuseppe Resta are brothers, born and raised in the Tamburi district of Taranto.
This is the most polluted area in Italy, where ILVA, Europe’s largest steelworks, was founded in 1960.
Da piccolo Giuseppe si nascondeva nel bagagliaio della macchina del padre per saltare la scuola e andare con
lui a pescare, in mezzo al mare del golfo di Taranto, in cui sgorgavano fonti di acqua dolce purissima.
Oggi esce ogni giorno all’alba con una barchetta simile a quella del padre per ritirare le poche reti che ancora
butta in acqua. Il mare lo vede sempre meno, a causa dei turni di pulizie industriali all’ILVA.
When Giuseppe was a child, he would hide in the trunk of his father’s car so he could skip school and go fishing
with him in the Gulf of Taranto, then rich with pure, freshwater springs. Now Giuseppe is forty and every day at
dawn he goes out onto the placid sea with a boat similar to his father’s, to raise the few fishing nets he
still owns. He spends less and less time on the water, constrained by his cleaning shifts at the plant.
Cosimo lavora da quando è giovanissimo come saldatore in fabbrica, per lui l’acqua del mare è un nascondiglio
dalla fatica quotidiana. Si immerge ogni sera, al tramonto, per lenire le bruciature dell’acciaieria, un sommozzatore
in cerca di ricci, ma soprattutto di pace.
Quando esce dall’acqua, ormai scesa la sera, qualche volta ad attenderlo sulla riva del Mar Piccolo c’è la
famiglia al completo: moglie, figli, fratelli, cognati e Tonino che arrostisce carne alla brace.
Cosimo has worked at ILVA since his youth, as a welder; for him the sea is an escape from the daily grind.
He dives in the Mar Piccolo every evening at sunset, to soothe his scorched skin, body and mind. He dives for
sea urchins, but mostly for peace. When he comes out of the water, evening has fallen and he sometimes finds
his whole family waiting on shore: wife, children, brothers and in-laws, with Tonino roasting meat on the grill.
Tonino è caporeparto e di quel lavoro, con il quale mantiene tutta la sua numerosa famiglia, teme ogni giorno
gli effetti sulla sua salute, su quella dei suoi figli e del suo quartiere. Quello che lo tranquillizza è la sua
vita lì, nel quartiere dove è nato e dove si riunisce con tutta la famiglia intorno al barbecue, tra la brace e un
secchio pieno di ghiaccio in cui galleggiano birre, tra gli schiamazzi dei bambini curiosi che giocano.
Poco distanti dalla tavola apparecchiata, le vasche di raffreddamento dell’ILVA li osservano silenziose.
La fabbrica sovrasta il quartiere e domina anche le esistenze dei tre fratelli, delle loro mogli, dei loro figli.
Eppure non riesce a scalfire la vitalità di chi sente di avere il diritto di restare nella propria terra, di chi pretende
la felicità seppur sotto una nuvola di polvere rossa.
La Gente Resta è il racconto di una giornata della grande famiglia Resta a Tamburi. Accompagnando
Giuseppe a pescare, aspettando Cosimo all’uscita della fabbrica, inseguendo la rabbia di Tonino contro i Riva,
proprietari dell’ILVA dalla fine degli anni ’80; con i bambini che trasgrediscono alle regole degli adulti e gli
adolescenti che si abbandonano all’indolenza tipica di quella fase della crescita dove anche un mare inquinato
è il setting ideale per consumare le proprie giornate. E le donne, così giovani e già nonne, che passano la
giornata a spazzare via la polvere tossica e le preoccupazioni. Tutti accomunati dalla voglia di una vita normale,
di festeggiare un compleanno in riva al mare, ignorando per un momento le ciminiere che
li aspettano alle loro spalle.
Tonino is a foreman who fears the effects of industrial pollution on his own and his children’s health.
The only thing that eases his mind is life on the shore, with the whole family together for a barbeque and a
bucket of beer on ice, watching his kids at play.
ILVA’s cooling tanks observe them silently from a short distance. The plant stands high above the neighbourhood,
dominating the lives of the Resta brothers and their families. Yet it can’t stifle the exuberance of those who
feel entitled to live in the place they call home.
La Gente Resta recounts a day in the Tamburi district with Cosimo, Tonino, Giuseppe and their families. Fishing
with Giuseppe, waiting for Cosimo at the end of his shift and hearing Tonino rail against the Riva family,
who have owned the factory since the late 1980’s. Meanwhile, children flout their parents’ rules, vivacious
despite the deadly hazards. Teenagers indulge in the idleness typical of their age, when even a polluted
sea can be the perfect backdrop to life. The women, so young yet already grandmothers, spend their time
sweeping away the toxic dust and the worries that come with it. They are all striving for a normal life, for the
chance to celebrate a birthday at the seaside, temporarily ignoring the smokestacks at their back.
ILVA
L’ILVA di Taranto è la più grande acciaieria d’Europa.
La vita media di un’acciaieria è stimata essere di 25 anni circa; l’ILVA è invece attiva dal 1965, da quando
venne inaugurato il centro siderurgico nel quartiere Tamburi, alla periferia della città. Allora l’acciaieria si
chiamava Italsider. L’apertura della fabbrica venne accolta con entusiasmo, nel clima di un boom economico
che già lusingava la popolazione tradizionalmente legata ad attività quali pesca e agricoltura.
Alla fine degli anni ’80, dopo varie vicende economico-finanziarie, l’acciaieria passò al gruppo siderurgico
della famiglia Riva. Dal 1995 l’ILVA è stata poi privatizzata con cessione anche dell’impianto di Taranto al
Gruppo Riva.
Oggi Taranto è una delle città più inquinate d’Europa per i veleni emessi delle industrie del suo territorio e con
un tasso tumorale ben più alto rispetto alla media nazionale.
Nel 2006, secondo dati INES, la percentuale di diossina emessa dall’ILVA di Taranto era il 92% del totale delle
emissioni industriali dichiarate dalle aziende al Ministero dell’Ambiente.
Nel 2012 il gip Patrizia Todisco predispose, nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente Scaduto”, il sequestro
degli impianti dell’area a caldo dell’ILVA, chiedendo la messa a norma dell’impianto. Il Tribunale di Taranto
confermò inoltre gli arresti domiciliari per Emilio e Nicola Riva, con l’accusa di disastro ambientale. I due sono
tornati in libertà un anno dopo.
Per la stessa inchiesta, a giugno del 2015 viene infine arrestato anche Fabio Riva, dopo tre anni di latitanza a
Londra. È accusato, in concorso con altri, di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale,
all’avvelenamento delle sostanze alimentari, all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro e altri reati.
ILVA is the largest steelworks in Europe.
The average lifespan of such a plant is about 25 years. ILVA has been operating since 1965, when it was built
outside Taranto in the district of Tamburi. The factory was greeted with enthusiasm: the Italian economy was
booming, and people were already being lured from their traditional livelihoods of fishing and farming.
In the late 1980s, after a period of financial tribulations, much of the steelmaking industry was taken over by
the Riva family. In 1995 ILVA was privatized and the Taranto plant went to the Riva Group.
Today, Taranto is one of the most polluted cities in Europe because of the toxic emissions of its industrial
plants. It has the highest rate of cancer in Italy. In 2006, according to the national emissions register, the
amount of dioxins produced by ILVA in Taranto accounted for 92% of all industrial emissions declared to the
Ministry of the Environment.
In 2012, in the context of an environmental inquest, judge Patrizia Todisco had part of ILVA’s machinery seized
and ordered the plant to come into compliance. The court also confirmed house arrest for Emilio and Nicola
Riva, charged with environmental disaster. The two were released a year later.
In June 2015, as part of the same inquest, Fabio Riva was arrested after more than three years on the run in
London. He is charged with criminal conspiracy, environmental disaster, poisoning of foodstuffs, fraudulent
omission of warnings in the workplace and other crimes.
I PERSONAGGI
Giuseppe
40 anni, la faccia segnata dalla fabbrica e dal mare, il sorriso strafottente. Fa le pulizie all’ILVA part time.
Proprio dietro questi stabilimenti, c’è la baracca della sua famiglia, i Resta, pescatori da sempre. Lì esce a pesca
ogni giorno, anche se ormai è vietato.
Antonio Detto “Tonino”
Un anno in più del fratello Giuseppe. Da piccoli sembravano gemelli tanto si assomigliavano. È capoturno in
acciaieria, ma riesce ancora trovare il tempo per aiutare i fratelli che vanno a pesca. Nonostante la sua posizione
in fabbrica, ha denunciato lo stato di manutenzione delle gallerie di raffreddamento dell’ILVA. Le gallerie attraversano
il sottosuolo di tutto il quartiere Tamburi e rischiano di far crollare case e scuole.
Cosimo
Il terzo dei fratelli Resta, più grande di Giuseppe e Antonio. La pelle scura, abbrustolita dal fuoco della fabbrica,
dove fa il saldatore. Anche lui conserva il suo legame con il mare: fa il sommozzatore nel Mar Piccolo.
L’acqua del mare non basta però a spegnere il fuoco della fabbrica: il rumore infernale dell’ILVA lo segue ovunque.
L’ACQUA DEL MARE NON BASTA PERÒ
A SPEGNERE IL FUOCO DELLA FABBRICA:
IL RUMORE INFERNALE DELL’ILVA LO SEGUE
OVUNQUE.
BUT THE SEA ALONE CAN’T SHUT OUT THE
FACTORY FROM HIS BODY, FACE AND SOUL.
Iris
Ha 7 anni, è la figlia di Antonio. Ha gli occhi e i capelli nerissimi. Parla già come una piccola adulta, ma conserva
la tenerezza di una bimba: costruisce casette per gli insetti, rimprovera i bambini che non rispettano la natura.
Un’ordinanza del sindaco vieta di giocare all’aperto perché la terra è piena di diossina. Per Iris è un’imposizione
insopportabile. Trasgredisce e scappa con il cuginetto Andrea. Un atto vitale che contrasta con lo scenario
funebre del quartiere.
Kekko
15 anni, è il figlio di Giuseppe. Esile e impacciato coi suoi coetanei e altrettanto inadeguato ai lavori del mare.
Non conosce Taranto senza industrie. Per la sua generazione ci sono sempre state, fanno parte del paesaggio.
Anche al Lido Azzurro, dove le silhouette delle gru azzerano l’orizzonte del mare.
THE CHARACTERS
Giuseppe
40 years old, his face marked by work and sea and an insolent smile. He has a part-time job at ILVA where he
cleans the locker rooms. Just behind the plant is the small house owned by his family, the Restas; all of them
are fishermen. Fishing is prohibited now, but he still goes out every day.
Antonio (“Tonino”)
Antonio is one year older than his brother Giuseppe. When they were kids, they looked so much alike that everyone
thought they were twins. He is a shift supervisor at the steelworks, but still helps his brothers when they
go fishing. Despite concerns about his job at the factory, he’s blown the whistle on the poor condition of ILVA’s
cooling tunnels. The tunnels go through the whole Tamburi district and threaten to bring down buildings,
houses and schools.
Cosimo
The third and oldest Resta brother. A welder at the steelworks, his skin has been darkened by flame.
He, too, remains bound to the sea, moonlighting as a diver in the Mar Piccolo. But the sea alone can’t shut out
the factory from his body, face and soul. The infernal noise of ILVA follows him everywhere.
Iris
7 years old, Antonio’s daughter. Black eyes and hair. Despite her delicate, innocent appearance, she speaks
like an adult. She spends her days building tiny houses for insects and scolding children who disrespect nature.
The mayor of Taranto has prohibited playing outdoors because of the polluted air and dioxin-infested soil.
Iris finds this unbearable, so she disobeys and sneaks out with her cousin Andrea. An act of life that contrasts
with the funereal place they live in.
Kekko
15 years old, Giuseppe’s son. Slight and awkward like everyone else his age, and just as bad at fishing.
He could never imagine Taranto without its industries. For his generation, factories have always been part of
the skyline, even at Lido Azzurro where the silhouettes of the cranes obliterate the horizon.
PARLA GIÀ COME UNA PICCOLA ADULTA,
MA CONSERVA LA TENEREZZA DI UNA BIMBA.
DESPITE HER DELICATE, INNOCENT
APPEARANCE, SHE SPEAKS LIKE AN ADULT.
NOTE DELLA REGISTA / DIRECTOR’S NOTE
–
PER ANNI UNA POLVERE HA CONSUMATO E RESO
A SUA VOLTA POLVERE PERSONE, CASE, TERRE,
ULIVI, FRUTTI.
THE DUST HAD CONSUMED PEOPLE, HOUSES,
LANDS, OLIVE GROVES AND FRUIT TREES
AND TURNED THEM TO DUST THEMSELVES.
Ricordo la prima trasferta a Taranto, di notte dal buio emergevano le gigantesche luci dell’ILVA che ricopre
una superficie superiore a quella della stessa città in cui è innestata, come un tumore. Ma più di questo
mastodontico animale d’acciaio, vivo, era presentissimo il suo respiro: un odore acido, agrodolce che si
appiccicava alla mia gola vergine. Per anni una polvere ha consumato e reso a sua volta polvere persone, case,
terre, ulivi, frutti. Ma sotto tutta questa usura brillava qualcosa negli occhi dei Resta.
Una forma di resistenza antropologica che affonda le radici in un passato per nulla recente, quasi atavico.
A loro la storia ha lasciato il compito di ricominciare con l’unica cosa che ti rimane dopo sessant’anni
di distruzione, come in una post esplosione nucleare: il senso della comunità, una comunità quasi tribale,
inossidata, sana, nonostante il cieco individualismo contemporaneo.
Conservata dalla solitudine dell’essere rimasti in pochi mentre tutti vanno via. La solitudine di chi resta.
I remember my first trip to Taranto: from the darkness of night to the huge, dazzling lights of ILVA rising
above the skyline, a factory covering an area bigger than the city itself, like a cancer. Even more than
the sight of this living steel colossus, what struck me was its smell: a sweet and sour odor that clung to my
unaccustomed throat.
For years, the dust had consumed people, houses, lands, olive groves and fruit trees and turned them to dust
themselves. Nonetheless, you could sense a gleam in the Restas’ eyes. A sort of anthropological resistance,
rooted in an ancestral past.
To the Resta family, history has left the task of starting over with what little remains after sixty years of
destruction, as if in the aftermath of a nuclear explosion. What remains is a sense of community, and that
community is tribal, unstained and healthy despite today’s rampant individualism. It’s preserved by the
solitude of being that tiny handful remaining while everyone else goes away. The solitude of those who stay.
MARIA TILLI_REGIA / DIRECTION
–
Maria Tilli è nata a Lanciano, in provincia di Chieti, nel 1987. Dopo la laurea in Lettere alla Università La Sapienza
di Roma, nel 2011 gira il suo primo cortometraggio, “Senza Aggiunta Di Conservanti”, con il quale viene selezionata
al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, per il corso triennale di Regia. Nel 2013 dirige il mediometraggio
indipendente “The Work”, incentrato sul tema del lavoro in campagna oggi, analizzato attraverso varie generazioni
e secondo la dialettica uomo/donna. Il mediometraggio riceve una menzione speciale all’IMAF di Milano e viene
proiettato alla Casa della Cultura Italiana di New York. Con la produzione della Fondazione Centro Sperimentale di
Cinematografia gira tre cortometraggi: “La Campagna Tace”, “Senza Guscio” e “Tutte le cose sono piene di lei”,
quest’ultimo anche film di diploma del suo corso di regia. Dal 2013 ad oggi lavora come filmmaker per la casa di
produzione Stand By Me, nel programma di MTV “16 anni e incinta”. Nel 2015 insieme ad altri studenti del Centro
Sperimentale firma inoltre la regia del documentario “Al centro del cinema”, presentato fuori concorso alla 72ª
edizione del Festival di Venezia. La filmografia evidenzia una particolare attitudine riguardo a temi come il lavoro o il
rapporto dell’individuo con l’ambiente, che si snodano nel chiasmo vita/morte con uno sguardo fortemente antropologico
ma con l’attenzione rivolta all’emotività dei personaggi raccontati.
Maria Tilli was born in Lanciano, Chieti in 1987. After graduating in Humanities at La Sapienza University in Rome,
in 2011 she shot her first short movie, “Senza Aggiunta di Conservanti” (Without Preservatives), which earned for
Maria the admission to the triennial Directing Course in National Film School, Centro Sperimentale di Cinematografia
of Rome. In 2013 she shot the medium length independent movie “The Work”, focused on the thematic of fields work,
analysed through several generations and the dialectic man vs woman. The film received a special mention at
IMAF (Milan) and it was shown at the House of the Italian Culture in New York City.
Maria eventually shot other three short movies produced by Fondazione Centro
Sperimentale di Cinematografia: “La campagna tace” (The country is silent),
“Senza Guscio” (No Shell) and “Tutte le cose sono piene di lei” (Everything is full of
her); this last project is also her graduation movie at National Film School.
Since 2013, she has been working as a filmmaker for the production company Stand
By Me, shooting for MTV’s programme “Teen Moms”. In 2015 with other students
of National Film School, she also directed the documentary “Al centro del cinema”,
presented out of competition at the 72nd edition of the Venice Film Festival.
Maria’s filmography underlines a clear attitude for themes as work or the relationship
between human beings and the environment. She is passionate about subjects
like life vs death that she analyses with a strong anthropologic look and a special
attention to the emotional side.
LAURA GRIMALDI_SCENEGGIATURA / SCRIPT
–
Laura Grimaldi è nata a Roma nel 1988. Nel 2011 si laurea in Lettere all’Università degli Studi di Roma Tre e nel
dicembre 2014 si diploma in Sceneggiatura presso la Scuola Nazionale di Cinema, Centro Sperimentale di
Cinematografia di Roma. Ha scritto la sceneggiatura di tre cortometraggi prodotti dalla Fondazione Centro Sperimentale
di Cinematografia e dalla CSC Production per la regia di Maria Tilli: “La Campagna tace”, “Senza Guscio” e “Tutte le
cose sono piene di lei”, quest’ultimo anche film di diploma del suo corso di sceneggiatura.
Da sempre appassionata di storie intense da raccontare, scrive anche testi di corti e lunghi per il teatro, tra cui lo
spettacolo “Il Peccato”, adattamento del romanzo di Prilepin, e nel 2014 partecipa come drammaturga al progetto
teatrale “Legàmi” della Città del Teatro di Cascina. Nel 2015 partecipa al progetto “Teatri Diffusi”, con lo spettacolo
“Escape”. Dopo il diploma del Centro Sperimentale inizia a lavorare come autrice televisiva per la società di produzione
televisiva Stand By Me. Attualmente è autrice e consulente per Ray, la piattaforma online di contenuti web di
Rai Fiction. Vincitrice della sezione Donne Italiane del Concorso Letterario Lingua Madre 2015 del Salone del Libro di
Torino, ora è impegnata nello sviluppo di progetti di narrativa, sceneggiatura e scrittura teatrale.
Laura Grimaldi was born in Rome in 1988. In 2011 she graduated in Humanities at Tre University in Rome.
In December 2014 she completed the Diploma in screenwriting at National Film School, Centro Sperimentale di
Cinematografia of Rome. She wrote the script for three short films produced by Centro Sperimentale di Cinematografia
Foundation and CSC Production: “La Campagna tace” (The country is silent), “Senza Guscio” (No Shell) and
“Tutte le cose sono piene di lei” (Everything is full of her) by Maria Tilli. This last title is also her graduation movie
for the screenwriting course in National Film School. Ever since, Laura Grimaldi has a deep passion for researching
fascinating stories to tell. She wrote for theatre many plays including “Il Peccato” (“The Sin”) inspired by the novel
by Prilepin. In 2014 she participated as playwriter in the project “Legàmi” produced
by the City of Theatre in Cascina.
In 2015 she took part in the project “Teatri Diffusi”, with the show “Escape”.
Laura has worked as TV author for TV production Stand By Me. Currently she is author
and consultant for Ray, the online platform of Rai Fiction.
In 2015 Laura won the women section of the literary prize “Lingua Madre” at the
international Salone del Libro of Turin. She is now working on the development of new
projects of narrative, screenwriting and playwriting.
JURI FANTIGROSSI_FOTOGRAFIA / PHOTOGRAPHY
–
Juri Fantigrossi è nato a Latina nel 1987. Dopo aver finito il liceo si è iscritto all’Accademia per le Arti e le Scienze
dell’Immagine a L’Aquila (2006-2009), poi ha frequentato la Pittsburgh Filmmakers Academy a Pittsburgh
in Pennsylvania. Ha frequentato il corso di Fotografia della Scuola Nazionale di Cinema, Centro Sperimentale di
Cinematografia di Roma, triennio 2011-2013. Ha lavorato su vari progetti di fiction e documentari, per i quali è stato
responsabile della fotografia. Alcuni di questi progetti come “Lievito Madre” (cortometraggio di Fulvio Risuleo),
“Mona Blonde” (cortometraggio di Grazia Tricarico) e “Come Fosse per Sempre” (cortometraggio di Maurizio
Forcella) sono stati selezionati in importanti festival cinematografici internazionali.
Nel 2014 è stato inoltre direttore della fotografia e operatore di macchina per il lungometraggio “Ananke”, di
Claudio Romano. Nel 2015 invece direttore della fotografia per il corto “Varicella”, di Fulvio Risuleo, vincitore del
premio Sony CineAlta Discovery Prize for short films della sezione Semaine de la Critique del Festival di Cannes.
Juri Fantigrossi was born in Latina in 1987. After finishing secondary school he entered the Accademia per le
Arti e le Scienze dell’Immagine in L’Aquila (2006–2009), eventually the Pittsburgh Filmmakers Academy in
Pittsburgh, Pennsylvania and the cinematography course at the Centro Sperimentale di Cinematografia in Rome
(2011–2013). He has worked as on various fiction and documentary projects for which he has been responsible
for the cinematography. A number of these projects have taken part in film festivals, including “Lievito Madre”
(short film by Fulvio Risuleo), “Mona Blonde” (short film by Grazia Tricarico), “Come Fosse Per Sempre”
(short film by Maurizio Forcella). In 2014 he was director of photography and cameraman on the feature film
“Ananke”, by Claudio Romano. In 2015 he worked as director of photography on the short movie “Varicella”
by Fulvio Risuleo, winner of the Sony CineAlta Discovery Prize for short films, for the section Semain de la Critique
in Festival di Cannes.
AMBROGIO NIEDDU_MONTAGGIO / EDITING
Ambrogio Nieddu è nato a Sassari nel 1987. Nel 2007 dalla Sardegna si trasferisce a Pisa dove consegue la
laurea in “Cinema e Immagine elettronica” con una tesi sul documentario videoartistico di Andrea Locci.
Nel 2012 viene ammesso alla Scuola Nazionale di Cinema, Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma nel
corso di Montaggio. Durante il triennio di studi lavora come montatore a cortometraggi di finzione, sperimentali
e di repertorio. Dopo uno stage su “Latin Lover” di Cristina Comencini, lavora inoltre come assistente al montaggio
per il film “Perfidia” di Bonifacio Angius e “Come il peso dell’acqua” documentario di Andrea Segre.
–
Ambrogio Nieddu was born in Sassari in 1987. In 2007 he moved from Sardinia to Pisa where he graduated in
“Cinema and Electronic Image” with a thesis about video art documentaries by Andrea Locci. In 2012 he
was admitted to National Film School, Centro Sperimentale di Cinematografia of Rome for the Editing Course.
During his studies he also worked as film editor for short fiction, experimental and footage movies.
After an internship working on the film “Latin Lover”, by Cristina Comencini, Ambrogio worked as editing assistant
on “Perfidia” by Bonifacio Angius and “Come il peso dell’acqua”, a documentary by Andrea Segre.
GIUSEPPE…
ESCE A PESCA OGNI GIORNO, ANCHE SE ORMAI È VIETATO.
GIUSEPPE…
GOES FISHING EVERY DAY, EVEN IF IT IS PROHIBITED.
GIUSEPPE GIUDICE_MONTAGGIO / EDITING
–
GEREMIA VINATTIERI_MUSICA / MUSIC
Giuseppe Giudice è nato a Catania nel 1985. Si laurea in Scienze della Comunicazione e dal 2005 al 2011
lavora come operatore di ripresa e montatore presso il laboratorio audiovisivo della Facoltà di Lettere di Catania
la.m.u.s.a. per il quale partecipa alla realizzazione dei documentari “goor” (2008) e “Con la Sicilia negli occhi”
(2010), di Alessandro De Filippo.
Nel 2011 si specializza nel montaggio audiovisivo e lavora ai documentari “Sbarre” di Daniele Segre (2014)
e “Il ponte di Sarajevo” di Giancarlo Bocchi (2015). Nel 2012 viene ammesso alla Scuola Nazionale di Cinema,
Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma al corso di Montaggio.
Nel 2014 si diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia con il cortometraggio “Tutte le cose sono piene di
lei” per la regia di Maria Tilli.
Giuseppe Giudice was born in Catania, in 1985. He graduated in Communication Sciences and from 2005 until
2011 he worked as cameraman and film editor for la.m.u.s.a., the audiovisual laboratory of the Faculty of Arts in
Catania. He participated in the realization of several documentaries like “goor” (2008) and “Con la Sicilia negli
occhi” (2010) by Alessandro De Filippo.
In 2011 he specialized in audiovisual editing and worked as film editor on the documentary “Sbarre” (2014) by
Daniele Segre and “Il Ponte di Sarajevo” (2015) by Giancarlo Bocchi.
In 2012 he was admitted to the National Film School Centro Sperimentale di Cinematografia in Rome, Editing Course.
In 2014 he completed his Diploma in Editing with the short movie “Tutte le cose sono piene di lei”, by Maria Tilli.
Geremia Vinattieri è nato a Firenze nel 1985. Studente in Arti Visuali all’Accademia di belle Arti di Venezia e in
Composizione Elettronica al Conservatorio di Castelfranco Veneto. Segue poi una specializzazione al Berklee
College of Music in Music production for Films and Games. Batterista/percussionista, sound designer e compositore,
appassionato di storia della musica e del cinema, ha approfondito la sua ricerca in campo musicale nel rapporto
tra il suono e immagini, suono sincronizzato e musica applicata. Dal 2008 collabora con Fabrica, il centro di
ricerca sulla comunicazione di Benetton Group, occupandosi di composizioni per produzioni video, sound design,
sound foley, sound mixing e ricerca. In veste di batterista e percussionista ha partecipato a diversi progetti
discografici di Fabrica come “Careless”, “Oy” di Mohsen Namjoo,” El Viaje” e “Mohs” di Jhon William Castaño
Montoya, “From the Floor Up” e “Sadly by Your Side” di Davide Cairo. Nel 2010 esce con il suo primo progetto
da solista, “Drummaturgo”, prodotto da Fabrica e distribuito da Stradivarius e su iTunes. “Jurassic Groove” è il
suo secondo album solista, sempre prodotto da Fabrica e scaricabile gratuitamente da SoundCloud.
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Geremia Vinattieri was born in Florence in 1985. He studied visual arts at Venice’s Fine Arts Academy and
electronic composition at the Castelfranco Veneto School of Music. He then specialised in music production for
films and games at Berklee College of Music. Drummer/percussionist, sound designer and composer and deeply
interested in music and film history, he furthered his music-related research with a study of the relationship
among sound and images, synchronised sound and applied music. He has worked with Fabrica, Benetton Group’s
communication research centre, since 2008. He deals with compositions for video productions, sound design,
Foley sound, sound mixing and research. In his capacity as a drummer and percussionist he has participated in
several Fabrica recording projects, such as “Careless”, “Oy” by Mohsen Namjoo, “El Viaje” and “Mohs” by Jhon
William Castaño Montoya, and “From the Floor Up” and “Sadly by Your Side” by Davide Cairo. In 2010 he released
his first solo recording, “Drummaturgo”, produced by Fabrica, distributed by Stradivarius and on iTunes.
“Jurassic Groove” is his second solo album. This, too, was produced by Fabrica and is available for free
downloading from SoundCloud.
Fabrica e Rai Cinema presentano La Gente Resta /
Fabrica and Rai Cinema present La Gente Resta
Una produzione Fabrica con Rai Cinema /
A Fabrica production with Rai Cinema
Regia / Direction: Maria Tilli
Sceneggiatura / Screenplay: Laura Grimaldi
Soggetto / Subject: Laura Grimaldi, Maria Tilli,
Lea Dicursi
Da un’idea di / Original idea: Lea Dicursi
Ricerca / Research: Laura Grimaldi
Fotografia e camera / Photography and
cinematography: Juri Fantigrossi
Aiuto regia / First assistant director: Lorenzo
Puntoni
Suono in presa diretta / Live recording: Fabio
Fortunati
Aiuto operatore / First assistant operator: Sandro
Chessa
Operatore subacqueo / Underwater operator:
Juan Sebastian Florez Palacino
Montaggio / Editing: Giuseppe Giudice, Ambrogio
Nieddu
Musiche / Music: Geremia Vinattieri, Francesco
Novara
Fonico di mix / Sound mix: Nadia Paone
Color correction / Color correction: Alessandro
Favaron
Grafica / Graphic: Gabriele Riva
Produzione creativa / Creative production: Lea
Dicursi
COSIMO, TONINO E GIUSEPPE… NON RINUNCIANO AL MARE,
A PESCARE, A RIUNIRSI PER CENA TUTTI INSIEME SULLE
RIVE DEL MAR PICCOLO, ANCHE LÌ CIRCONDATI DAGLI
STABILIMENTI ILVA.
YET THEY REFUSE TO GIVE UP THE SEA, AND FISHING,
AND MEETING FOR DINNER ON THE BANKS OF MAR PICCOLO,
SURROUNDED BY ILVA’S SMOKESTRACKS.
FABRICA VUOLE ISPIRARE UNA PRECISA
CATEGORIA DI CREATIVI,
FATTA DI GIOVANI “CATALIZZATORI SOCIALI”
FABRICA
Fabrica è un centro di ricerca sulla comunicazione. Situato a Treviso, è parte integrante di Benetton Group.
Fabrica è stata fondata nel 1994 da un’idea di Luciano Benetton e offre a un gruppo molto eterogeneo di
ricercatori da tutto il mondo una borsa di studio annuale, alloggio e viaggio di andata e ritorno per l’Italia.
La gamma di discipline include design, grafica, fotografia, interaction, video, musica e giornalismo.
Fabrica ha sede in una villa del XVII secolo restaurata e notevolmente ampliata dall’architetto giapponese
Tadao Ando.
Una volta superata una impegnativa selezione, i giovani borsisti intraprendono un percorso di formazione
e ricerca basato su progetti reali, in cui centrale è la convinzione che la comunicazione deve essere strumento
di cosciente cambiamento sociale in tutte le sue applicazioni.
Fabrica vuole ispirare una precisa categoria di creativi, fatta di giovani “catalizzatori sociali” che, una volta
terminata la loro esperienza nel centro, continueranno autonomamente il proprio impegno.
Oggi più che mai, la ricerca di Fabrica vuol essere un impegno transdisciplinare, in cui la comunicazione
si relaziona con altri settori vitali come l’economia, le scienze sociali e quelle ambientali, e resta vigile sui
cambiamenti e le tendenze del mondo contemporaneo, attraverso un’intensa attività di sperimentazione.
FABRICA AIMS TO INSPIRE A SPECIFIC
CREATIVE CATEGORY
OF YOUNG “SOCIAL CATALYSTS”
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Fabrica is a communication research centre. It is based in Treviso, Italy, and is an integral part of the Benetton
Group. Established in 1994 from a vision of Luciano Benetton, Fabrica offers young people from around the
world a one-year scholarship, accommodation and a round-trip ticket to Italy, enabling a highly diverse group
of researchers. The range of disciplines is equally diverse, including design, visual communication, photography,
interaction, video, music and journalism. Fabrica is based in a campus centred on a 17th-century villa,
restored and significantly augmented by renowned Japanese architect Tadao Ando.
If they pass the rigorous screening process, the young residents start a period of education and research
on real projects based on the conviction that communication, in all its applications, must be a vehicle of
conscious social change.
Fabrica aims to inspire a specific creative category of young “social catalysts” who, at the end of their experience
at the centre, will continue their work independently.
Today more than ever, Fabrica’s research is a cross-disciplinary commitment wherein communication interacts
with other vital sectors like the economy and social and environmental sciences and, through incessant
experimentation, is unfailingly alert to the changes and trends of modern society.
fabrica.it
“QUALCUNO VUOLE IL POSTO DI LAVORO
QUALCUNO LOTTA PER LA SALUTE
QUALCUNO VUOLE SOLO GIOCARE
LA GENTE RESTA.”
“SOMEBODY IS LOOKING FOR A JOB POST,
SOMEBODY IS FIGHTING FOR HEALTH,
SOMEBODY JUST WANTS TO PLAY.”
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