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La TV “autentica” in classe
Il parlato a scuola: dal parlato spontaneo al parlato pianificato in italiano L1 di Luisa Milia – GISCEL Introduzione……………………………………………………………………………………………………2 L’interazione verbale in classe……………………………………………………………………………3 Il parlato euristico ovvero apprendere parlando…………………………………………………..5 Il parlato degli alunni. Dal parlato spontaneo al parlato pianificato………………………..7 Il parlato pianificato o parlato non spontaneo……………………………………………………..9 Fare un resoconto orale di una attività scolastica……………………………………………….11 La trascrizione del parlato: un lavoro di osservazione ravvicinata………………………..13 Il parlato pianificato dei ragazzi in un esempio tratto dal TG Ragazzi Versilia………..14 Quando il parlato interferisce con lo scritto……………………………………………………….14 Tra parlato e scritto: nuove forme di scrittura……………………………………………………16 Valutazione……………………………………………………………………………………………………16 Bibliografia…………………………………………………………………………………………………….17 Sitografia……………………………………………………………………………………………………….18 Proposta di lavoro…………………………………………………………………………………………..18 Agenzia Scuola © 2010 1 Introduzione Il percorso intende proporre spunti per un approfondimento teorico, alcune attività e una conseguente metariflessione a colleghi in formazione, in stretto collegamento con le tematiche presentate nella Scheda Il parlato di Cristina Lavinio. Scopo del percorso è: 1. favorire l’arricchimento delle conoscenze sul parlato, sulle sue caratteristiche e sul suo funzionamento attraverso l’analisi di esempi di parlato; 2. stimolare il confronto tra docenti su possibili percorsi didattici con cui guidare gli alunni verso una gestione consapevole del parlato. Il percorso assume la prospettiva di una didattica esplicita del parlato in italiano L1. Ciò comporta uno spostamento rispetto alla tradizione della nostra scuola, centrata sullo scritto, e un riconoscimento della necessità di integrare lo sviluppo delle abilità del parlato in misura maggiore e più sistematica nella educazione linguistica. Il percorso prende come riferimento la scuola secondaria di primo e secondo grado e propone alcune possibili tappe di un itinerario didattico sul parlato. Ovviamente quelli presentati sono solo degli esempi, non hanno la pretesa di essere esaustivi, e dovranno essere integrati, arricchiti e adattati dai docenti in formazione. Articolazione del Percorso Il Percorso è articolato sia in alcune parti di riflessione teorica, che prevedono una discussione in forum, sia in attività per i docenti, da svolgere in gruppo o individualmente, in presenza o in forum, e che - opportunamente adattate - potranno eventualmente essere utilizzate anche come attività in classe, per poi permettere il confronto dei risultati di nuovo in forum. Agenzia Scuola © 2010 2 L’interazione verbale in classe Da tempo i linguisti, nel sottolineare la dimensione di trasversalità della lingua, affermano che tutti i docenti sono anche docenti di educazione linguistica e che tutto il parlato del docente, le interazioni in classe, e in particolare il parlato relativo ai contenuti disciplinari funge da modello, anche se implicito, per gli alunni. E anche se "la scuola in cui gli alunni parlavano solo quando venivano interrogati" è lontana, dobbiamo riconoscere comunque che il tempo di parlato occupato in classe dall’insegnante e il tempo disponibile per gli studenti risultano ancora non equilibrati. Inoltre, la pratica della conversazione nelle classi tende a decrescere man mano che si va dalle scuole elementari alle scuole secondarie di secondo grado, cioè proprio in quell’arco di tempo in cui gli studenti hanno più bisogno di essere guidati in pratiche di produzione di un parlato pianificato, in situazioni reali o simulate. Il parlato più praticato in classe, almeno da parte degli alunni, è vicino al parlato libero e conversazionale; mentre il parlato pianificato, e soprattutto le fasi di predisposizione del parlato pianificato, rimangono un obiettivo in parte mancato nella nostra scuola, dove né l’interazione dominata dal docente né interazioni differenti ma occasionali possono essere il tramite per una educazione al parlato. Invece, un’impostazione dialogica delle lezioni, con una sollecitazione all’intervento degli alunni e una attenta considerazione e ripresa dei loro interventi da parte degli insegnanti, non solo è capace di motivare gli alunni alla partecipazione ma ha anche l’effetto di abituarli a porre domande o formulare risposte a domande poste dai compagni, a manifestare dubbi o incomprensioni, ad attivare un atteggiamento di ricerca, alla presa di parola anche in situazioni di parlato formale. La pratica del costruire il discorso insieme e dell’ascolto reciproco – alunni/insegnante, insegnante/alunni, alunno/alunno -, con la capacità dell’insegnante di incoraggiare la partecipazione dell’alunno al processo didattico, può contribuire a scardinare atteggiamenti di passività degli alunni, può incidere positivamente sulla loro motivazione, ridare senso alla scuola e alla classe come comunità di apprendimento. L’intervento a specchio La ripresa da parte del docente del parlato degli alunni con forme di parafrasi non solo gratifica l’alunno per l’attenzione che il docente gli presta ma gli offre l’occasione di sentirsi parte del dialogo della classe anche con un intervento incompleto o non del tutto strutturato (cfr. anche il percorso Insegnare e ascoltare in italiano L1). Il riferimento è agli studi di Lucia Lumbelli 1: la studiosa utilizza le relazioni esistenti tra la ricerca linguistica e la ricerca psicoterapeutica e applica al dialogo docente/alunno le raccomandazioni di Rogers per far procedere al meglio la comunicazione analista-paziente nelle sedute di analisi. Per far parlare i suoi pazienti il medico deve saperli ascoltare senza esprimere giudizi e li deve incoraggiare a proseguire limitandosi a “rispecchiare/ripetere” quanto hanno appena detto. Le ripetizioni – riformulazioni del medico funzionano come richieste implicite rispetto al paziente a proseguire nel discorso, a confermare quanto riformulato dal medico che in tono interrogativo chiede ho capito bene hai detto che…. 1 Lucia Lumbelli, Bruno Bechini , Gisella Paoletti, “Rispecchiamento: un caso di parafrasi piuttosto peculiare”, in Lucia Lumbelli e Bice Mortara Garavelli (a cura di), Parafrasi. Dalla ricerca linguistica alla ricerca psicopedagogica, Alessandria, Edizioni dell’Orso,1999. Agenzia Scuola © 2010 3 Anche nell’interazione didattica l’insegnante, abbandonato il commento valutativo, può produrre una parafrasi di quanto detto dall’alunno riformulando in modo ipotetico o interrogativo l’enunciato dell’allievo, che viene quindi stimolato ad andare avanti e ad accogliere i suggerimenti impliciti nella riformulazione dell’insegnante. La forma linguistica con cui avviene la riformulazione interrogativa da parte dell’insegnante è un particolare tipo di parafrasi, il rispecchiamento o intervento a specchio o a riflesso, e implica appunto l’abbandono, in questa attività dialogica, del commento valutativo sia esplicito che implicito. La Lumbelli utilizza gli interventi a specchio in situazioni di lettura (in particolare con allievi svantaggiati) per giungere ad una condivisione di significato e alla comprensione, in presenza di nodi che la rendano difficile ma, come è facilmente intuibile, si tratta di un approccio estensibile ad altri momenti didattici. Come spesso è avvenuto per altri temi della didattica, strategie studiate come forma di intervento nei confronti di lievi forme di svantaggio si rivelano estremamente positive anche quando utilizzate con tutti gli allievi e in ambiti diversi da quello in cui sono nate. Per gli aspetti relativi alla motivazione cfr. Luciano Mariani, La motivazione ad apprendere come competenza da costruire: la voce degli studenti in Atti del seminario di Bologna, Lend Giugno 2008 e ancora il sito Luciano Mariani Tante vie per imparare. Attività 1 - Individuale e in gruppo Si preveda di registrare qualche lezione e di socializzare in forum le osservazioni critiche dell’ascolto del proprio parlato. Riascoltare le proprie lezioni appositamente registrate offre l’occasione per un’analisi critica della qualità del linguaggio usato in classe e dell’interazione attivata: lungo monologo, sollecitazioni agli studenti perché manifestino dubbi o domande, accoglienza delle domande e ascolto attento che produce interventi incoraggianti e rassicuranti. Inoltre il riascolto permette di censire gli aspetti problematici e di ideare e mettere a punto interventi atti a superarli. Agenzia Scuola © 2010 4 Il parlato euristico ovvero apprendere parlando Il parlato euristico viene stimolato dal docente e si realizza nella forma di una discussione collettiva e collaborativa nella classe quando si ragiona in gruppo ad alta voce. È una forma particolare di parlato, un parlare per capire. Si attiva a partire da domande aperte poste dall’insegnante su un problema o su aspetti problematici di una questione, alle quali gli alunni rispondono facendo ipotesi e utilizzando ciò che sanno sul tema. Il parlato euristico è una modalità del pensiero scientifico: parte da ipotesi e procede per tentativi, raccogliendo dati e verificando le ipotesi; si esercita su un problema circoscritto e definito sul quale si interviene, presentando e motivando il proprio punto di vista; implica l’attivazione non solo di operazioni cognitive, ma anche di operazioni linguistiche e relazionali, in quanto ciascuno misura e modifica i propri punti di vista sulla base di quelli espressi dagli altri membri del gruppo; coinvolge tutti gli alunni e per le sue potenzialità dovrebbe essere attivato con frequenza in classe. Infatti avvia gli studenti ad assumere un ruolo attivo in una interazione che prevede l’intreccio continuo e strettissimo tra il parlato e l’ascolto; abitua all’uso della lingua in diverse funzioni – argomentare il proprio punto di vista, dare spiegazioni, porre domande, formulare ipotesi o respingerne; è una forte molla per l’apprendimento del lessico relativo al tema su cui si lavora in quanto ne stimola il riutilizzo immediato; abitua ad un atteggiamento collaborativo con il gruppo per l’esecuzione di un compito o la soluzione di un problema. L’insegnante non fornisce spiegazioni lunghe o esaurienti, ma si limita a porre domande e a riepilogare di tanto in tanto ciò che il contributo degli alunni ha prodotto fino a quel momento, per rilanciarlo alla discussione. Regola il dialogo a più voci, abbandona l’atteggiamento valutativo, rilancia le conclusioni provvisorie cui si giunge via via, in modo da favorire nei partecipanti la riorganizzazione e la modifica delle conoscenze. Le conoscenze si costruiscono gradualmente, tutti si sentono responsabili del cercare risposte possibili alle domande poste dall’insegnante, la motivazione sale, l’ascolto è molto attento perché ciascuno nell’intervenire deve tener conto di quanto è stato già detto e deve saper argomentare il suo punto di vista. Il ruolo del docente non è quello di chi sa ma quello di chi raccoglie e, attraverso un ascolto attento e accogliente, ricava dai contributi, anche parziali, una prima risposta approssimativa che viene rilanciata perché sia riesaminata, verificata, arricchita e precisata ancora con il contributo di tutti. Il parlato euristico non sostituisce la spiegazione del docente che può però innestarsi su quanto il dialogo ha fatto emergere e può collegarsi, con un dosaggio del nuovo rispetto al già noto, sia a ciò che gli alunni hanno mostrato di sapere già sul tema discusso, sia su quanto sono stati in grado di ipotizzare come nuovo. L’apprendimento risulta più stabile perché collegato a una forma di problematicità che viene superata attraverso la condivisione di un percorso. Agenzia Scuola © 2010 5 Si rifletta sulla ricaduta che può avere l’uso del parlato euristico in classe in termini di motivazione e sollecitazione verso un ascolto attivo (cfr. il percorso Insegnare ad ascoltare in italiano L1). Attività 2 - Questionario docente Il questionario intende favorire una riflessione a partire da un rapido censimento delle esperienze dirette dei docenti, per individuarne punti forti e punti deboli e avviare un dibattito in forum. Lo si compili, si raccolgano le risposte in forum e si discutano i risultati . Questionario docente Il docente può rappresentare con i suoi comportamenti un modello di parlato efficace (oltre che di ascolto)? Ti poni come modello esplicito di parlato per le tue discipline? Ti capita di attivare forme di parlato euristico in classe? Quali vantaggi hai potuto rilevare in proposito? Puoi quantificare il tempo che dedichi nelle attività in classe a ciascuna abilità sottoelencata utilizzando il raggruppamento in cui ti riconosci di più?: Abilità orali (parlato e ascolto) Abilità scritte (lettura e scrittura) Abilità di comprensione (ascolto e lettura) Abilità di produzione (parlato e scrittura) Ascolto Parlato Lettura Scrittura Quale orientamento noti nella distribuzione del tempo tra le diverse abilità? Ritieni di dover apportare degli aggiustamenti? Si progetti collettivamente in forum la sperimentazione in classe di brevi segmenti di parlato euristico sui cui risultati confrontarsi a partire da “un diario di bordo dell’insegnante”. Agenzia Scuola © 2010 6 Il parlato degli alunni. Dal parlato spontaneo al parlato pianificato Quando si parla di carattere di frammentarietà del parlato non si intende esprimere un giudizio di valore, come se il parlato fosse inferiore rispetto allo scritto o si considerasse poco elaborato il percorso per la sua produzione. Si tratta invece di sottolineare il diverso carattere del parlato rispetto allo scritto e di affermare che la frammentarietà è "un carattere coerente con la natura semiologica del parlato" (Berruto 1993, p. 41). In un lavoro con gli studenti andrà evitato il rischio che parlato e scritto vengano considerati come due poli nettamente contrapposti, con l’azzeramento di tutto ciò che sta in mezzo. Ci si orienterà invece a far emergere, attraverso una ricognizione degli usi reali, forme intermedie che partecipano sia del carattere del parlato che di quello dello scritto, sottolineando, proprio negli usi concreti, le sovrapposizioni e le contaminazioni e analizzandone di volta in volta l’opportunità e l’efficacia. Si tornerà su questo aspetto nel paragrafo - Quando il parlato interferisce con lo scritto, perché è un aspetto che si rivela fondamentale per la costruzione della capacità di gestione dello scritto da parte degli studenti. Quando il parlato interferisce con lo scritto, perché è un aspetto che si rivela fondamentale per la costruzione della capacità di gestione dello scritto da parte degli studenti. Attività 3 - Il parlato spontaneo in classe La vita della classe presenta numerose occasioni in cui si può osservare il parlato nelle sue funzioni reali; lo si può registrare per tornarci a riflettere. Si ipotizzi di attivare una conversazione tra gli studenti per scopi collegati alla vita della classe, ad esempio con lo scopo di far emergere le loro preferenze e selezionare dei titoli di film per redigere un programma di proiezioni in classe. Si tratta di attivare una conversazione a più voci, simmetrica, in cui tutti i partecipanti sono contemporaneamente interlocutori e destinatari e in cui c’è un naturale integrarsi delle capacità di parlato e ascolto. L’insegnante crea il clima iniziale, pone la domanda e lascia che la conversazione fluisca tra gli studenti, chiedendo chiarimenti, se è il caso, anche con lo scopo di mantenere l’orientamento della discussione sullo scopo. Nella situazione ipotizzata, l’insegnante si dà volutamente un ruolo marginale, più concentrato sull’ascolto e l’osservazione. La conversazione può procedere con modalità più vicine alle regole delle conversazioni simmetriche che non a quelle delle conversazioni asimmetriche. Nelle conversazioni simmetriche le interazioni dei partecipanti si collocano su un piano di parità per ruolo sociale, istituzionale o culturale; tutti i partecipanti hanno uguale diritto a parlare e l’alternanza dei turni di parola non è mai motivata da regole sociali o di prestigio. Un esempio tipico è rappresentato dalle conversazioni in famiglia o fra amici. Nessuno dei partecipanti gode di un ruolo preminente che lo ponga in una posizione di superiorità. Nelle conversazioni asimmetriche, viceversa, almeno uno dei partecipanti ha un ruolo di prestigio diverso dagli altri. Sono conversazioni asimmetriche le interazioni medico-paziente, i dialoghi in contesti istituzionali come quelli presso uffici, i dialoghi nella situazione scolastica. Si registri la conversazione e la si riascolti con gli studenti non solo per stendere il programma delle proiezioni ma con lo scopo di analizzare l’andamento della conversazione. Agenzia Scuola © 2010 7 Si ascolti l’esempio proposto2 Proiezioni in classe allegato. L’analisi della conversazione registrata ci permette di osservare che: si tratta di un testo multidirezionale, costruito grazie al contributo di più parlanti con presa di parola libera; l’insegnante pone la domanda iniziale e interviene successivamente chiedendo chiarimenti; i ragazzi parlano mentre passano in rassegna mentalmente i film che vorrebbero proporre, quindi c’è una pianificazione ridottissima; parlano sovrapponendosi, la presa di parola è libera, non vengono rispettate le regole per i turni di parola, si interrompe chi sta già parlando; non tutti gli interventi si rivolgono a tutti ma qualcuno si rivolge solo al suo vicino; si crea una situazione di confusione, un vocio confuso; i titoli proposti vengono accostati nella forma dell’elenco; le argomentazioni sono poche; gli enunciati dei diversi interlocutori sono frammentari e sono accostati senza alcun connettivo; mentre un gruppo parla della proposta di visionare film di paura, qualcuno si sovrappone proponendo altri titoli, rispondendo quindi alla domanda precedente e operando un ritorno indietro senza segnalarlo. In forum, si predispongano collettivamente gli strumenti per una eventuale attività di riascolto in classe della conversazione registrata e per una valutazione, da parte di alunni e insegnante, della sua adeguatezza. 2 La registrazione è stata effettuata in proprio durante attività reali; si ringraziano la prof.ssa Tina Argiolas della scuola “A. Lamarmora” di Monserrato e i suoi studenti per la gentile collaborazione. Agenzia Scuola © 2010 8 Il parlato pianificato o parlato non spontaneo I testi orali si caratterizzano, come quelli scritti, per la coerenza logico-semantica interna al testo e per la coesione (Cfr. 11 Scheda Il parlato). Il parlare comporta un progetto come anche lo scrivere; ma nel parlare il progetto non è rigido e si può cambiare nel corso dell’esecuzione, sulla base del controllo che il parlante esercita sul suo stesso parlare, dando luogo ad autocorrezioni ed autoriparazioni, sulla base del contesto e, nel parlato conversazionale, sulla base dei continui scambi tra gli interlocutori. Nel parlato (in genere più pianificato) in cui si produca un monologo, non c’è invece scambio di ruoli e c’è una maggior coerenza sul piano tematico. Risultano limitati i caratteri di maggiore spontaneità del parlato conversazionale. Il parlato più pianificato e monologico si caratterizza quindi per una minore frammentarietà sul piano tematico, maggiore coesione lessicale, grammaticale e fonologica rispetto al parlato conversazionale. Spesso si appoggia a forme di scrittura quali scalette e appunti che supportano la memoria. In una didattica esplicita del parlato, insegnare a gestire il parlato monologico in situazioni formali e pubbliche è un obiettivo centrale, che va perseguito progressivamente e con compiti di livelli di complessità crescente. Per pianificare un testo occorre: definire lo scopo e il contesto di enunciazione selezionare i punti da trattare (principali e secondari) stabilire la gerarchia e l’ordine in cui verranno trattati i temi definire il proprio punto di vista Un testo orale pianificato si appoggia in genere ad una scaletta o a degli appunti ordinati che, tramite parole chiave o espressioni chiave per ciascun punto, richiamano alla memoria ciò che si deve dire. Ovviamente, la traccia che accompagna il parlato potrà essere più estesa o più sommaria a seconda del testo da produrre e della precisione richiesta dalla situazione comunicativa. Questo parlato pianificato è più controllato anche nel tono di voce e nel ritmo. Nei quattro segmenti di parlato che seguono si possono rintracciare alcune tappe del lavoro di avvio verso un parlato pianificato di studenti della secondaria di primo grado. Attività 4 Si ascolti il file film da consigliare3 in allegato. Si tratta di un testo orale pianificato, colloquiale, della durata di pochi minuti, la cui produzione si pone in continuità con il primo esempio proposto, Proiezioni in classe. Il testo registrato è una attività reale e ha lo scopo di suggerire la visione del film Twilight (2008) ai compagni di un’altra classe. È stato preparato attraverso un lavoro in piccolo gruppo, che ha reso possibili interventi di autocorrezione di chi parla sulla base delle indicazioni dei compagni. 3 La registrazione è stata effettuata in proprio durante attività reali nella stessa scuola di Monserrato citata. Agenzia Scuola © 2010 9 Dall’ascolto si può rilevare: il rispetto della situazione comunicativa (ad eccezione del momento in cui i compagni, davanti ad una esitazione di chi parla, intervengono in suo aiuto); l’adeguatezza del testo allo scopo; la coesione del testo; la dichiarazione, in apertura, dello scopo della comunicazione; qualche cambio di progetto; qualche ripetizione e autocorrezione che non limitano l’efficacia del testo; un inciso a proposito della protagonista del film (Bella si chiama); ritmo lento con pause lunghe ed esitazioni (c’è la ricerca di ciò che si deve dire e del come, anche se c’è stato un lavoro preventivo di pianificazione); un carico emotivo che va rispettato e accettato come aspetto da elaborare e superare con l’allenamento. Si riascolti il segmento di parlato e, sulla base degli elementi sopraelencati e di altri che si intendano rilevare, si costruisca una tabella riassuntiva per l’analisi degli elementi caratterizzanti. Mentre nel parlato conversazionale si possono utilizzare connettivi deboli o si possono giustapporre gli argomenti senza esplicitare il fatto che sono di nuova introduzione, o si può lasciare molto nell’implicito, nel parlato pianificato occorre segnalare esplicitamente ciò di cui si parla sia che si tratti di una ripresa sia che si tratti di una nuova introduzione, pena l’inefficacia del discorso. Così come vanno segnalati esplicitamente e adeguatamente i diversi tipi di collegamento. Il parlato pianificato, pur mantenendo le caratteristiche del parlato, le presenta in misura minore rispetto al parlato conversazionale proprio perché non è estemporaneo ma è preceduto da un tempo più o meno lungo di ideazione e predisposizione. Nel parlato pianificato la focalizzazione del discorso è chiara, si hanno un minor numero di correzioni o aggiustamenti, dato che il parlante non organizza tutto mentre parla ma le sue scelte lessicali, sintattiche e testuali sono state in gran parte già operate e si può appoggiare ad una scaletta scritta o a degli appunti che guidano la progressione tematica e i collegamenti tra le parti del testo. Per questi aspetti il parlato pianificato non solo può appoggiarsi molto alle scritture di sintesi (cfr. il percorso La scrittura per lo studio di Simonetta Rossi in Didattica della scrittura) ma è più vicino allo scritto che non al parlato estemporaneo. Agenzia Scuola © 2010 10 Fare un resoconto orale di una attività scolastica Le attività di parlato pianificato, come anche quelle di scrittura, possono soffrire del fatto che il destinatario implicito, il professore, sa già di che cosa si sta parlando o scrivendo. Il ricorso alla simulazione ci permette di riproporre in classe una pluralità di esperienze che esercitano competenze spendibili nel quotidiano superando l’autoreferenzialità che caratterizza spesso la scuola (cfr. scheda Didattica della scrittura di Anna Rosa Guerriero). Giova tuttavia anche ricercare e trovare, all’interno stesso della pluralità di situazioni di cui la vita scolastica è ricca, situazioni che consentono di “superare i limiti della simulazione” e in cui la comunicazione può porsi come “reale”, non “falsata” dal fatto che il professore sa già ciò di cui l’alunno parla. Nell’esempio che si propone, tre registrazioni effettuate in una classe 1^ delle secondarie di primo grado, gli alunni fanno, al professore che non conosce il lavoro, un resoconto orale di un lavoro svolto con operatori esterni alla scuola. Attività 5 - In gruppo Si ascoltino i tre file Alessia e Melissa, Davide 1, Davide 2 esposizione4 in allegato. Utilizzando e adattando la tabella predisposta nel corso dell’attività 4 si rintraccino nel file Alessia e Melissa gli elementi di pianificazione rilevabili. Si confrontino le due esposizioni di Davide e se ne individuino le differenze in relazione al livello di pianificazione del testo. Si discuta in forum su quali indicazioni potrebbero essere date a Davide, e come, per un ulteriore miglioramento del suo resoconto. Attività 5A - Questionario studenti Si discuta in forum del problema della permanenza nel parlato degli allievi di tratti del parlato spontaneo, per esempio la frammentarietà, anche in situazioni in cui invece è richiesto un parlato pianificato e formale, con un controllo quindi degli aspetti linguistico-testuali. Le difficoltà a produrre e a gestire un parlato espositivo aumentano in relazione alla complessità dei contenuti disciplinari. Le difficoltà si collocano a livello lessicale, sintattico, testuale; in particolare sugli aspetti legati alla coesione e alla progressione tematica. La progressione tematica e la segnalazione dell’introduzione di nuovi argomenti all’interno del discorso è un nodo rilevante e particolarmente produttivo nel confronto tra il parlato spontaneo e il parlato pianificato e tra il parlato e lo scritto. Si confrontino esperienze in proposito o osservazioni documentate dei comportamenti degli alunni in cui il fenomeno è evidente. Quale percezione hanno gli studenti di questo problema? Si raccolgano dati con il Questionario studenti (che è solo un esempio da adeguare alle diverse situazioni specifiche). 4 Le registrazioni sono state effettuate in proprio durante attività reali. Si ringraziano il prof. Luigi Atzeni della scuola “C. Nivola” di Assemini e la sua classe per la gentile collaborazione. Agenzia Scuola © 2010 11 Questionario studenti Noti delle differenze tra il tuo modo di parlare con i tuoi amici nel tempo libero, in famiglia, a scuola? Come spieghi le differenze, se ne hai notato? C’è qualche situazione in cui accompagni il tuo parlato con la scrittura? Hai individuato delle difficoltà nel parlare (per esempio alle interrogazioni o nel fare una relazione o il resoconto di un lavoro)? E di che tipo? Pensi che il tuo parlato in situazione scolastica possa essere migliorato? Hai qualche idea su che cosa potrebbe esserti utile? Si discutano i dati raccolti in forum. Agenzia Scuola © 2010 12 La trascrizione del parlato: un lavoro di osservazione ravvicinata Per un approfondimento degli studi sull’italiano parlato, comprese le convenzioni della trascrizione, si può tenere presente il LIP – Lessico di frequenza dell’italiano parlato (Corpus LIP) - la raccolta di testi dell'italiano parlato più importante e più utilizzata nella ricerca linguistica. Fu costituito nel 1990-1992 da un gruppo di linguisti diretto da Tullio De Mauro e servì per costruire, in collaborazione con la Fondazione IBM Italia, il primo lessico di frequenza dell'italiano parlato (cfr. De Mauro, Mancini, Vedovelli, Voghera 1993). I suoi 469 testi furono raccolti in quattro città: Milano, Firenze, Roma e Napoli e sono suddivisi in cinque macroclassi e numerose sottoclassi di discorso. Si consulti il LIP all’indirizzo Badip (banca dati dell’italiano parlato), si osservi qualche testo trascritto e le convenzioni di trascrizione utilizzate. Anche in classe può essere opportuno trascrivere brevi segmenti di parlato per “fermare il parlato”, per poterlo discutere e analizzare. Va preventivamente affrontato il tema non semplice delle convenzioni per la trascrizione e della segnalazione con segni grafici di tutti gli elementi anche non linguistici del parlato finora considerati, che tuttavia può essere semplificato in relazione ai diversi ordini di scuola. La trascrizione del parlato: un lavoro di osservazione ravvicinata. Attività 6 - In gruppo 1. Si ascolti la registrazione Intervista a Mauro e amici5 in allegato. Si trascriva un breve segmento dell’intervista ascoltata utilizzando le convenzioni di trascrizione adottate da Berruto. Si confrontino e si discutano in forum le eventuali diverse trascrizioni. 2. Si costruisca cooperativamente, in forum o in presenza, una griglia per l’analisi del segmento trascritto dell’Intervista a Mauro e amici riutilizzando gli elementi passati in rassegna nella scheda madre di C. Lavinio Il parlato, paragrafo 6 "Testi orali e contesto" e paragrafo 10 "In sintesi. Differenze tra parlato e scritto reperibili in tutte le lingue". 3. Si valuti l’adattabilità del lavoro ai diversi ordini di scuola. 5 La registrazione è stata effettuata in proprio. Agenzia Scuola © 2010 13 Il parlato pianificato dei ragazzi in un esempio tratto dal TG Ragazzi Versilia Attività 7 - Discussione in forum Si osservi l’esempio proposto e si discuta l’utilità didattica dell’esperienza o di altre analoghe dei corsisti, dirette o conosciute (cfr. anche Ascoltare per informarsi. Benvenuto “TG Ragazzi”! in Insegnare ad ascoltare in italiano L1). Quando il parlato interferisce con lo scritto È noto che l’interferenza del parlato nello scritto è uno dei problemi relativi alla scrittura dei nostri alunni che tuttavia spesso non viene inquadrato in questi termini e fatica a trovare soluzione. Spesso scritti molto scorretti per la non osservanza delle convenzioni della scrittura diventano comprensibili se ascoltati da una lettura fattane ad alta voce, per esempio quella dell’insegnante, che di proposito può integrarlo con una intonazione adeguata e tale da farlo funzionare bene all’ascolto. È una esperienza che si può proporre anche in classe per sottolineare le differenze tra parlato e scritto e per fare, magari collettivamente, quel lavoro di individuazione di lessico o strutture sintattiche o testuali tipiche del parlato che non risultano adeguate al testo scritto. Ciò può permettere poi di passare al lavoro di adeguamento del testo alle regole della scrittura, curando quindi una maggior precisione sul piano lessicale, minore frammentarietà, coesione, densità informativa, registro adeguato agli scopi e alla situazione per cui il testo viene prodotto. Ovviamente senza dimenticare che lo scopo non è quello di creare barriere ma quello dell’adeguatezza, su cui occorre discutere con gli alunni per negoziarne di volta in volta i confini. Cfr. scheda C. Lavinio Il parlato: “In realtà, è meglio parlare di usi parlati e di usi scritti della lingua con, per di più, ampie possibilità di sovrapposizione e contaminazione tra gli uni e gli altri; è meglio parlare di linee di tendenza e di forme usate preferenzialmente nel parlato o nello scritto, senza pensare a barriere nette tra le due varietà e tra gli usi linguistici correlati.” Si rimanda per questi aspetti anche alla scheda Didattica della scrittura di Anna Rosa Guerriero. Attività 8 - Discussione in forum Si discuta in forum l’incidenza del fenomeno (travasi involontari e inconsapevoli del parlato nello scritto) sulla base della propria esperienza e delle domande sottoelencate. Si rifletta sulle strategie utili per far prendere atto agli studenti del fenomeno e sviluppare in loro una maggiore capacità di sorveglianza del proprio scritto anche dopo aver proposto loro una esplicita riflessione sui tratti tipici del parlato e dello scritto. La discussione può orientarsi a partire dalle domande sotto: Nei testi scritti prodotti dai tuoi alunni sono presenti espressioni tipiche della lingua parlata? È un fenomeno frequente e rilevante quantitativamente o no? Quali aspetti della lingua tocca maggiormente l’incursione del parlato nello scritto: quello lessicale, sintattico o testuale? Come ritieni si debba operare in questi casi? Se hai esperienze soddisfacenti in proposito vuoi sintetizzarle? Agenzia Scuola © 2010 14 Agenzia Scuola © 2010 15 Tra parlato e scritto: nuove forme di scrittura Chat, SMS …., nuove forme di scrittura amate dai giovani e praticate in modo diffuso ormai da giovani e da adulti, introducono massicciamente nello scritto forme tipiche della spontaneità del parlato. Attività 9 - Discussione in forum Si discuta in forum il cpv. 2 del paragrafo 4 " Parlato versus scritto" della scheda madre Il parlato: “Ma parlato e scritto sono due polarità, alle estremità dell’asse della variazione diamesica, tra le quali si inseriscono altre varietà, trasmesse lungo canali e mezzi differenti: le moderne tecnologie, dal telefono alla radio o Tv, fino alla rete e alle chat line, complicano di molto la distinzione appena fatta e introducono una serie di possibilità intermedie e intrecciate. Per esempio, la comunicazione telefonica è orale, chi parla condivide con il destinatario il contesto temporale ma non quello spaziale; la comunicazione via chat è scritta ma la condivisione (nella simultaneità) del contesto temporale esige quella immediatezza nell’uso scritto che fa sì che la scrittura che ne scaturisce, per spontaneità e scarsità di pianificazione e revisione, sia provvista di alcuni caratteri linguistici, che, come vedremo, sono tipici del parlato, ecc.” Si rifletta sull’opportunità di fare oggetto di osservazione e studio in classe proprio le nuove forme di scrittura collegate alle nuove tecnologie e indagarne le caratteristiche. Per esempio gli SMS sono più vicini al parlato o allo scritto? Una raccolta e trascrizione degli SMS che in un giorno qualunque gli alunni hanno nei loro cellulari potrebbe fornire ampi esempi per un’analisi. Valutazione Per gli aspetti relativi alla valutazione si rimanda alla Scheda La valutazione degli aspetti linguistici e in particolare La valutazione degli apprendimenti e delle competenze linguistiche degli alunni in lingua italiana/Italiano come L1 di Vittoria Sofia. Agenzia Scuola © 2010 16 Bibliografia Arpaia, P. (2003). “Scrivere per imparare……a parlare”. In Calò, R. (a cura di) Scrivere per comunicare inventare apprendere. Percorsi curricolari per la scuola dell’obbligo. Franco Angeli, Milano, pp. 216-229. Arpaia, P. (2004). “Conversazione e apprendimento”. In Cecchini M. (a cura di) Fare, conoscere, parlare. Franco Angeli, Milano, pp. 321-331. Bazzanella, C. (2006). Linguistica e pragmatica del linguaggio. Un’introduzione. Editori Laterza, Bari. Berruto, G. (1993), “Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche”. In A. A. Sobrero, (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo. II. La variazione e gli usi. Roma-Bari, Laterza, pp. 37-92. Brasca, L., Zambelli, M. L. 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Proposta di lavoro L’interazione verbale in classe Attività 1 - Individuale e in gruppo Il parlato euristico ovvero apprendere parlando Attività 2 - Questionario docente Il parlato degli alunni. Dal parlato spontaneo al parlato pianificato Attività 3 - Il parlato spontaneo in classe Il parlato pianificato o parlato non spontaneo Attività 4 Fare un resoconto orale di una attività scolastica Attività 5 Attività 5.A - Questionario studenti La trascrizione del parlato: un lavoro di osservazione ravvicinata Attività 6 - In gruppo Il parlato pianificato dei ragazzi in un esempio tratto dal TG Ragazzi Versilia Attività 7 Quando il parlato interferisce con lo scritto Attività 8 Tra parlato e scritto: nuove forme di scrittura Attività 9 Agenzia Scuola © 2010 18