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Bruno Zauli “Il più colto uomo di Sport mai nato in Italia”

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Bruno Zauli “Il più colto uomo di Sport mai nato in Italia”
© www.sportolimpico.it / Storie e Storia
Bruno Zauli
“Il più colto uomo di Sport mai nato in Italia”
di Gianfranco Colasante
1.
Il 25 ottobre 1936 – con un tranquillo incontro di fine stagione tra le nazionali italiana e austriaca di atletica – veniva inaugurato, a Caracalla, l’elegante stadio delle Terme,
un’altra delle opere che intendeva accreditare Roma quale sede dei Giochi Olimpici del
1940. Una pista in tennisolite da 400 metri a sei corsie (la prima in Italia ad avere simile
sviluppo), grandi pedane per salti e lanci nelle lunette, armonicamente inserito nello scenario di ruderi del III secolo. Secondo gli anglosassoni, il più bell’impianto d’atletica al
mondo. Tra gli ispiratori del progetto figurava il giovane Bruno Zauli che l’aveva sostenuto con forza con scritti e presso il governatore Giuseppe Bottai, il quale nulla aveva trovato
da obiettare sulla scelta ardita del luogo, al centro delle Terme di Diocleziano.
Per rimarcare ulteriormente la vocazione olimpica del nuovo stadio, Zauli aveva insistito perché venissero mantenuti gli antichi pini che crescevano, spontanei, sul prato.
Nessuno avrebbe, così, potuto utilizzare quel campo per il calcio. Ma il passare del tempo
lascia rughe profonde e sbiadisce i ricordi: tanto che oggi il Campidoglio ha ritenuto di dover dedicare le Terme alla memoria di … Nando Martellini, il telecronista del triplice
“Campioni del mondo!” del 1982. Un inno al calcio, certo, e a un uomo che ne fu un misurato e signorile cantore, ma anche uno sberleffo alle verità storiche dello sport, tanto spesso invocate a sproposito.
Ben altro riconoscimento avrebbe, di contro, meritato Bruno Zauli la cui ombra copre almeno un trentennio di sport italiano – quello della rinascita postbellica – e alla cui
opera si devono, ridotta in soldoni:
– la riorganizzazione dello sport italiano nel dopoguerra;
– la ricostruzione e l’ampliamento ex-novo della rete impiantistica;
– l’introduzione dello sport nella Scuola;
– la doppia celebrazione olimpica di Cortina ’56 e Roma ’60.
Non parrebbe poco. Una vita intensa se non lunga, la sua, spesa sulle doppie sponde dell’atletica e del CONI, improntata a far lievitare quel radicato culto per uno sport percepito quale sintesi ultima tra impegno fisico e valore morale. Concetti sostenuti da una
profonda sapienza tecnica e sorretti da una solida ossatura umanistica e medica.
Nell’ottobre 1951, a un anno esatto del varo dello “Sport nella Scuola” – realizzata
assieme al ministro Guido Gonella – Zauli così scriveva sulle colonne di ITALIA SPORTIVA, il
periodico da lui stesso fondato a sostegno di quell’iniziativa:
“I programmi sono appena all’inizio. Ma un passo serio e positivo è stato
fatto, una conquista solida è stata ancorata alle fortune della Scuola italiana, che dal
suo seno ha espresso un valore fisico per la educazione dei giovani.
Questo valore, che è importante, importantissimo, non va abbandonato a se
stesso, ma va saggiamente impiegato nel processo formativo delle nuove
generazioni. Solo allora raggiungerà quel significato umanistico che desideriamo
attribuirgli. Dobbiamo coltivarlo, dobbiamo innestare sulla pianta dell’educazione
intellettuale il florido gettito dell’edu-cazione fisica, dobbiamo premiare il giovane
che vincitore della gara atletica ha saputo al-tresì emergere negli studi, dobbiamo
spronare tutti i suoi compagni all’emulazione del vincitore.
L’idea non deve essere sciupata con del campionissimo fuori posto, con
dell’esalta-zione sul piano nazionale di giovani che, a 18 anni, sono e restano dei
giovani, cioè pro-messe per un domani migliore. Ma va attuata esclusivamente sul
piano del progresso edu-cativo, morale.
Mi auguro che queste idee trovino nella Scuola e nelle famiglie un solco
profondo, perché in esse armonizzano il bene del singolo, della società, della patria.
Di questa nostra Italia che oscillando inquieta tra costruzioni e ricostruzioni, tra
splendori e macerie, sente nell’intima fibra della sua gente un fermento d’avvenire,
una nobile tensione, un orgoglio missionario per i più alti traguardi del vivere
civile”.
Una visione datata, si darà; parole di sessant’anni addietro, certamente. Ma che, in
tema di giovani e di educazione sportiva, fanno un contrasto stridente con le pulsioni di
quella che – come fa l’attuale presidente della Camera – si indica quale “generazione Balotelli”.
2.
Zauli era in possesso di una personalità decisa, che – pur se lo faceva prudente nelle
scelte –, lo rendeva fortemente determinato nel loro perseguimento. Più legato ai risultati
che alle parole, trascorreva la giornata fino a notte alla scrivania del Foro Italico, avvolto in
una perenne nuvola di fumo (unica nota di frivolezza in un uomo fin troppo concreto: un
inseparabile bocchino d’avorio).
La svolta decisiva della sua esistenza si era consumata nell’estate del 1944, in una
Roma appena liberata, quando era stato chiamato a reggere la segretaria tecnica della
FIDAL. Da lì, in un paio d’anni di difficile e intenso lavoro, era riuscito a riannodare le fila
della federazione, ancora spezzata dalla linea gotica, portandola ad un congresso che – nel
marzo del 1946 – ne sancì la definitiva riunificazione. Acclamandolo, ovviamente, alla presidenza: carica retta fino al marzo 1957, quando preferì lasciarla per meglio dedicare le
proprie energie all’organizzazione dei Giochi di Roma (assegnati alla Capitale, su suo progetto, due anni prima).
Alla scrivania del Foro Italico – alla quale seppe sedere con autorevolezza e generale apprezzamento, sia in Italia e all’estero – Zauli restò quindici anni, fino alla morte. Da
quella tolda di comando riuscì a ridisegnare completamente il cosiddetto modello sportivo italiano, pur senza rinunciare a valersi delle esperienze del passato (nel passaggio dalla dittatura alla repubblica, solo nello sport non si registrarono epurazioni clamorose).
In quegli anni, l’alter ego di Zauli fu Giulio Onesti, un giovane avvocato piemontese
che una certa componente socialista dell’esecutivo – pur con qualche incertezza o ripensamento – aveva designato quale liquidatore dei beni del CONI, Ente dello Stato fascista, e
poi accettato come presidente democraticamente eletto. La sintonia tra il presidente della
FIDAL e il presidente del nuovo Comitato Olimpico fu produttiva, anche se mai sostenuta
da grande amore. I due “diarchi” si rispettavano, ma senza per questo perseguire all’unisono gli stessi scopi ed indirizzi. Un attento testimonio del tempo, Emilio De Martino, aveva inaugurato una rubrica settimanale su LO SPORT ILLUSTRATO – titolo: “All’ombra delle
Conifere” – nella quale seguiva da presso, e con una certa ironia, le azioni (e, non di rado, i
contrasti) dei due Dioscuri.
Fosse opportunismo personale, o interesse comune, a guidarne i passi, il legame tra
i nuovi Castore e Polluce dello sport nazionale si cementò, dapprima, con una revisione
(parziale) in senso democratico della legge istitutiva del CONI (emanata nel 1942), e, in seguito, con la gestione in proprio dei concorsi Totocalcio, dai quali lo sport nazionale seppe
trarre grande sostegno economico e indubbia autonomia amministrativa.
Il rientro di Zauli al CONI – dove già negli anni Trenta aveva iniziato a collaborare
con l’Ufficio Stampa, retto all’epoca dal poeta Ranieri Nicolai, per diventare nel 1939 responsabile del Servizio Stampa e Propaganda – era avvenuto il 27 luglio 1946, chiamatovi
da Onesti ad occupare la segreteria tecnica dell’ente (la parte amministrativa restava affidata a Ferruccio Colucci, in seguito storico presidente della federazione motociclismo). Il
primo risultato tangibile di quella collaborazione fu il rientro nel consesso delle nazioni
sportive con l’ammissione degli Azzurri (soli rappresentanti tra i paesi sconfitti nella guerra appena conclusa) agli Europei di atletica tenuti di lì a pochi giorni ad Oslo. Due anni
dopo, a Wembley, in occasione dei primi Giochi del dopoguerra, la squadra olimpica italiana sfilava guidata da Onesti e dal capo-delegazione Zauli.
3.
Nato nel 1902 ad Ancona, in seno ad una famiglia di origine romagnola, Bruno Zauli aveva concluso a ventiquattro anni gli studi di medicina, specializzandosi in odontoiatria (sarà tra i fondatori della federazione dei medici sportivi, della quale resse la segreteria nel biennio 1941-42, prima di partire per il fronte croato). Durante il periodo universitario aveva praticato un po’ di sport con la marcia, ma dedicando un maggior impegno al
giornalismo: dopo gli esordi nel 1921 all’ITALIA SPORTIVA, aveva continuato a scrivere –
sempre a Napoli – su IL MEZZOGIORNO e IL MEZZOGIORNO SPORTIVO, spronato da Felice
Scandone.
La strada del giornalismo sportivo –, percorsa in seguito con continuità sulle colonne de IL LITTORIALE, seguendo gli spostamenti della testata tra Bologna e Roma (quando il
quotidiano divenne l’organo ufficiale del CONI) –, nei suoi interessi rimase prioritaria, almeno fino allo scoppio della guerra. Non per nulla era stato uno dei due soli giornalisti
italiani (l’altro era Emilio Colombo) a partecipare al congresso della Stampa Sportiva internazionale tenutosi a Berlino durante i Giochi del 1936, così come – quattro anni prima –
era stato, da inviato, ai Giochi di Los Angeles. Proprio dal suo soggiorno in California, a
contatto con la realtà sportive dei college e delle università, aveva tratto la convinzione
della validità e della forza trainante dello sport scolastico, il cui manifesto pubblicherà per
la prima volta nel 1944.
Caso volle, invece, che proprio da Napoli dovesse prendere le mosse la carriera di
dirigente sportivo. Quando si mise in luce nell’organizzazione dei campionati nazionali di
atletica leggera che per la prima volta (siamo nel 1926) si tenevano in una città del meridione. Dalla vecchia pista dell’Arenaccia prese così l’abbrivio la scalata ai maggiori incarichi della FIDAL, fino alla presidenza raggiunta vent’anni dopo, e poi del CONI.
Più che giornalista, Zauli è stato scrittore prolifico e, soprattutto, innovativo. Ha lasciato molti testi e saggi dedicati all’educazione fisica e all’organizzazione sportiva, senza
rinunciare ad avventurarsi negli aspetti tecnici e negli studi sulla preparazione e l’allenamento. Un settore che gli stava particolarmente a cuore, grazie anche all’amicizia e agli insegnamenti del professor Edgardo Sorrentino [1875-1964], suo concittadino e maestro,
come lui medico, che negli anni Venti – rubando spazio al parco della propria villa – aveva
fatto allestire un impianto di atletica per poter sperimentare tecniche di preparazione
ancora sconosciute in Italia. Restano testimoni di quel tempo i volumetti sull’allenamento
prodotti dalla FIDAL su iniziativa del marchese Luigi Ridolfi e stimolo tecnico del
californiano Boyd Comstock, allenatore della nazionale, e di un giovane Giorgio Oberweger.
In precedenza, sul piano più segnatamente tecnico, nel febbraio 1934 Zauli aveva
promosso il primo corso per la formazione di allenatori tenuto in Italia, avendo a fianco
come dimostratori alcuni dei più celebrati allenatori finlandesi, allora in prima fila nel
movimento atletico europeo. A proposito di prime volte, in quegli anni di intensa attività
organizzativa, si deve sempre a Zauli la stesura del primo organico ANNUARIO sull’atletica
leggera italiana, stampato a Bologna nel marzo del 1932 (che riprendeva il tentativo di
Lamberto Heinz, più ridotto, apparso nel 1923). Sempre a Zauli, in tema di documentazione atletica, va attribuita – sin dal 1927 – la stesura dei “primi 10”, le classifiche
annuali per specialità completate dal supporto analitico di grafici e diagrammi.
Quella della sperimentazione e della “prima volta” (fu lui, tra l’altro, a lanciare, sin
dal 1940, l’idea dei Giochi del Mediterraneo) è una costante nel percorso professionale del
medico-scrittore che volle farsi illuminato dirigente sportivo. In uno con la duttilità e continuità che ha, di contro, avuto l’attività pubblicistica, specie sul filone-madre dell’atletica,
con i settimanali interventi su ATLETICA, il periodico federale del quale divenne direttore a
partire dal dicembre 1936.
Ma la vera vocazione di Bruno Zauli, quasi una ossessione intellettuale, resta l’aver
voluto portare in Italia i Giochi Olimpici, come abbiamo visto in un precedente scritto. A
quel sogno, per anni spezzato e deluso, Zauli dedicò ogni energia, convinto che la celebra-
zione dei Giochi avrebbe aperto allo sport italiano quella “via dell’oro” che permettesse, finalmente, di coniugare, nel modo più acconcio e naturale, agonismo e cultura.
Le successive vicende avrebbero chiarito che si sbagliava. Ma la morte, che lo colse
alle 11,25 del 7 dicembre 1963 a Grosseto, mentre si recava ad inaugurare un nuovo
campo-scuola per l’atletica leggera (un altro suo progetto partito nel 1951 per affiancare e
diffondere la pratica scolastica) gli impedì di verificarlo. Alla notizia della sua scomparsa,
ATLETICA lo salutò con queste parole:
“Noi della FIDAL dobbiamo tanto a Zauli, dobbiamo quasi tutto al suo
esempio, al suo insegnamento, al suo modo di capire e progressivamente impostare
i problemi, alla sua equilibrata e rispettosa conduzione, al suo modo di subordinare
sempre agli interessi generali quelli particolari dell’uno o dell’altro settore della vita
federale, alla sua difesa fer-ma e costante dei valori ideali che presiedono e
intridono la pratica atletica sanamente, modernamente e realisticamente intesa”
Sulla medesima linea Gianni Brera – che più volte lo aveva definito “il più colto uomo di sport che sia mai nato in Italia” – che volle dedicargli con queste parole il suo ATLETICA LEGGERA, CULTO DELL’UOMO: “A Bruno Zauli, indimenticabile amico, difensore inesausto dell’atletica italiana”.
Bruno Zauli e il suo tempo
1902 (18 dicembre) Nasce ad Ancona.
1926 Si laurea in medicina. Diventa starter nazionale. Figura tra i fondatori del Napoli
Calcio.
1927 Inizia la stesura delle classifiche dei “primi 10”. Scrive un trattato sull’allenamento
dei giavellottisti.
1929 Comincia la collaborazione con IL LITTORIALE. Figura tra i fondatori della
Federazione Medici Sportivi.
1931 Diventa Giudice effettivo della FIDAL.
1932 Pubblica L’ATLETISMO ITALIANO NEL 1931. In ottobre è nominato reggente del C.R.
laziale della FIDAL. Diventa membro del Consiglio Direttivo della FIDAL per il
quadriennio 1933-36.
1934 Impianta e dirige l’Ufficio Stampa dei Mondiali di calcio. Organizza a Roma il
primo Corso nazionale per Allenatori. Inizia la collaborazione con il CONI.
1935 Reggente del Comitato Ufficiale Gare (in seguito rinominato GGG).
1936 Partecipa al Congresso dell’AIPS tenuto a Berlino. Confermato membro del C.D.
della FIDAL per il quadriennio 1937-40. Assume la direzione di ATLETICA.
1937 Diventa presidente del GGG.
1937 (Ottobre) Volontario in Spagna, riceve una medaglia di bronzo al V.M.
1938 Viene nominato direttore del Servizio Stampa e Propaganda del CONI.
1940 E’ confermato per la terza volta Consigliere della FIDAL per il quadriennio 1941-44.
1941 Nominato segretario della FIMS, federazione retrocessa a “Servizio” del CONI.
1942 Richiamato in Croazia come ufficiale medico. L’8 settembre 1943 lo coglie in Italia
durante una licenza.
1944 Assume la segretaria della FIDAL, a quel tempo affidata alla reggenza di Gaetano
Simoni.
1946 (17 marzo) Viene acclamato presidente della nuova FIDAL democratica. Sarà
confermato nella carica nel 1949 e 1953.
1947 Dopo un periodo di “funzione”, durato alcuni mesi, viene nominato segretario
generale del CONI, carica confermata nel 1948.
1950 (19 agosto) Sigla l’accordo tra Ministero P.I. e CONI per lo “Sport nella Scuola”.
Entra nel Council della IAAF (vi resterà fino alla morte).
1951 Vara il periodico ITALIA SPORTIVA per fornire un sostegno allo sviluppo dello
sport scolastico.
1952 (30 ottobre) Confermato segretario del CONI, come avverrà nel 1957 (16 febbraio) e
nel 1960 (28 novembre).
1955 Dopo l’assegnazione dei Giochi della XVI Olimpiade a Roma (15 giugno), inaugura
a Formia la Scuola di Atletica Leggera (23 novembre).
1956 Membro del C.O. dei Giochi Invernali di Cortina.
1957 Acclamato presidente onorario della FIDAL.
1958 Nominato Commissario Straordinario della FIGC. Eletto Sindaco di Formia.
1960 Vice-presidente del Comitato Esecutivo dei Giochi di Roma.
1962 Primo presidente del Comitato Europeo della IAAF.
1963 (6 aprile) La IAAF approva il progetto della Coppa Europa da lui proposta. Muore
il 7 dicembre, a Grosseto, colpito da infarto cardio-posteriore. L’11 dicembre la G.E.
del CONI dedica a suo nome la Scuola di Formia.
Gli scritti
Impossibile una stesura analitica della produzione pubblicistica di Bruno Zauli (articoli,
trattati, studi tecnici e organizzativi). Escludendo l’attività pubblicistica espletata sulle
pagine de IL LITTORIALE e di ATLETICA, tra le sue opere si possono ricordare:
Appunti di storia dell’Educazione Fisica in Italia (1951)
Civiltà Sportiva [con D. Ortensi e A. Liuti] (1958)
Contributo materiale e spirituale dell’Educazione Fisica al Risorgimento italiano
(1961)
Essenza del diritto sportivo (1963)
Olimpiadi 1960 [con V. Correnti] (postumo, 1964)
(ottobre 2010)
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