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Jessie White Mario - Città metropolitana di Bologna
La Commissione Femminile per le Pari Opportunità U.I.C.I. d i Bo l o g n a in collaborazione con lo sportello C.I.A.O. presenta Per la tradizionale festa della donna e in occasione del 200° anniversario della nascita di Giuseppe Garibaldi: Jessie White Mario Una giornalista inglese al seguito di Garibaldi testimonianza di una passione politica narra Elisa Dorso legge Ilaria Neppi con la partecipazione straordinaria di Carlo Loiodice e Gian Paolo Paio Introduce Lina Di Ridolfo Sabato 17 marzo 2007, ore 15,30 Salone Paolo Bentivoglio Istituto Cavazza – Via Castiglione 71 – Bologna (Manifestazione registrata su cd) Programma di sala: “ Jessie White Mario” BIOGRAFIA Jessie White Mario nacque nel 1832, vicino Portsmouth, da una famiglia di costruttori navali. Manifestò abbastanza presto una notevole indipendenza di giudizio, che la portò a scegliere la sua strada in modo autonomo, incoraggiata in questo dal padre Tom. Fu giornalista, scrittrice, “infermiera dei Mille” , amica di Mazzini e di Garibaldi, moglie del patriota federalista Alberto Mario, seguace del liberalismo di John Stuart Mill e armata di una forte coscienza sociale. Dal 1854 ha vissuto con intensità e in prima persona l’epopea risorgimentale italiana. Dopo l’Unità d’Italia continuò la sua battaglia, denunciando i problemi secolari del nostro paese: la miseria infinita dei fondaci napoletani, le condizioni disumane di lavoro dei solfatari siciliani, l’analfabetismo diffuso, la prostituzione e la necessità di realizzare un’istruzione di massa, rivolta soprattutto alle ragazze. Morì a Firenze nel 1906, a 74 anni. … La gentildonna inglese che ha spiccato il volo da Londra nel 1856, unendo la sua vita con quella di Alberto Mario, fedelissimo dell’apostolo genovese, si è interamente dedicata alla causa italiana, percorrendo Europa e America come pellegrina di italianità. Jessie aveva conosciuto il Generale alla metà degli anni ’50 in Inghilterra; era stata con lui al seguito di Emma Roberts nelle settimane di soggiorno a Niz in Sardegna. Ragazzina vivace né femminile né ubbidiente, Jessie era cresciuta nel culto della libertà. Aveva letto gli scritti di Mazzini prima ancora di conoscere Garibaldi e con Mazzini avrebbe collaborato nell’opera di propaganda all’estero negli anni di attesa e preparazione, gli stessi in cui conosceva e sposava in circostanze romantiche e avventurose, eravamo nel 1857, l’anno del fallimento di Sapri, di Livorno e di Genova, Alberto Mario, repubblicano con le proprie idee né tutto mazziniano né tutto garibaldino. Giugno 1860, è il momento dell’azione. Jessie raggiunge Garibaldi in Sicilia per5 “ organizzare un corpo di ambulanze per l’esercito nazionale”, come scrive un suo compagno di viaggio, un garibaldino di Francia, che la descrive come donna “non attraente con una lunga capigliatura bionda, animata da due irresistibili passioni, una per l’indipendenza italiana, l’altra per il gioco degli scacchi”. Infermiera e vivandiera, la Mario si sarebbe distinta nel corso dell’intera campana meridionale per l’inesauribile resistenza fisica. Ma nel ’61, a ventinove anni, è nota in Italia e fuori non solo perché tenace sostenitrice delle idee repubblicane e unitarie,estende la sua fama come giornalista e scrittrice, dagli articoli di Morning Star, ai servizi per lo Scotsmen,più tardi alle lunghe , minuziose corrispondenze per la Naciòn di Buone Aires. A Roma, a Firenze, a Lendinara, nei prolungati soggiorni Jessie White Mario scriverà per numerosi giornali, corrispondente dall’Italia. Dal 1860 acquisterà e adopererà una macchina da scrivere, il che le consentirà di lavorare nonostante la grave menomazione ( paralisi a tre dita della mano destra) che l’avrebbe colpita nel 1881, all’età di 49 anni. Il 15 marzo 1906 il direttore della Naciòn la ricordava ai lettori con parole accorate e illuminanti: “ Aveva un cuore sensibile a tutte le miserie… era sensibile a ogni movimento proletario contro la miseria e l’oppressione, quantunque contraria alla violenza nelle cause giuste. Era sempre pronta a offrire ai poveri i suoi già magri guadagni. Il suo modo di vivere era quasi ascetico…”. Era quell’ascetismo, al fondo, che le permetteva di conciliare la fede nei principi di Mazzini e l’attrazione costante verso la personalità di Garibaldi. Sarà Jessie a definire Mazzini il “ Cristo del secolo”. E Garibaldi le apparirà come “ Giovanni il battezzatore”. [scritti di Jessie White Mario] ALCUNE DELLE LETTURE COMMENTATE I Caino e Abele Abele custodiva le pecore mentre Caino coltivava la terra. Nel corso del tempo avvenne che Caino scelse fra i frutti della terra un'offerta per il Signore. Anche Abele offrì le migliori primizie del gregge. Il Signore rispettò l'offerta di Abele ma non quella di Caino. E Caino ne fu molto contrariato e fece il cipiglio. Non a torto. Perché il Signore non gradì la sua offerta? Perché preferiva l'agnello arrostito alle verdure, fu l'unica spiegazione che potei trovare. [dal Diario di Jessie White] II Il viaggio in Italia Nell'autunno del 1854 accettai un invito da una signora, che si era promessa in matrimonio a Garibaldi, ad accompagnare lei e la figlia in un viaggio in Italia. Era la realizzazione del sogno della mia vita e non solo feci la conoscenza del grande generale, ma vidi di persona molti nobili patrioti i cui nomi mi erano divenuti familiari fin dal 1848. Avevo letto molte delle opere di Mazzini, e a Parigi avevo conosciuto diversi liberali... [The birth (nascita) of Modern Italy (postumo)] III L’eroe Bello era, e di maschile aspetto, la chioma dorata cadente sugli omeri, la parte inferiore dell'abbronzata faccia coperta di folta e rossiccia barba. Portava cappello alla calabrese, con lunga penna nera di struzzo, e camicia rossa sotto il poncho bianco americano. A vederlo a cavallo, ci parea nato sopra, tanto il destriero e il cavaliere sembravano una cosa sola, ma nel camminare si vedeva subito il marinaio uso a bilanciarsi sul ponte. Era sempre seguito dall'erculeo negro Anghiar, in gran manto nero, armato di lancia con banderuola rossa. Quando si faceva sosta, questo dissellava il cavallo di Garibaldi per trasformare la sella in letto: colla spada e la propria lancia formava una tenda, gettandovi sopra il mantello: e su questo letto improvvisato il generale si riposava. [Vita di G. Garibaldi] IV Mazzini La mia prima visita nella sua minuscola stanza di Cedar Road mi rimarrà sempre presente nel cuore e nella mente. Degli uccelli volavano per l'appartamento; in un vaso sopra il portamantelli c'erano dei gigli di prato e sparsi ovunque libri e carte, e là, in atto di scrivere sulle ginocchia su un piccolissimo frammento di carta finissima, sedeva Mazzini. Egli si alzò di scatto: la stretta della mano e gli occhi luminosi ti affascinavano e ti incoraggiavano, ma ti riempivano anche di una momentanea soggezione. La semplicità del saluto però , la contentezza mostrata nel dare il benvenuto ad un altro volontario della nobile compagnia di lavoratori inglesi e amanti dell'Italia, allontanavano ogni timore; ben presto egli si era messo a conversare mentre io ascoltavo come un discepolo ascolta un maestro ansioso di convincere, ma non desideroso di imporre le proprie convinzioni. [The birth (nascita) of Modem Italy (postumo)] V Lettera a Yeats Brown, console britannico a Genova (1857) Ho risieduto un mese a Genova come corrispondente di giornali inglesi. La notte scorsa, 21 carabinieri sono venuti in casa mia, hanno perquisito le mie carte e mi hanno ingiunto di lasciare Genova. Non mi è stata fornita alcuna spiegazione per questa richiesta al di fuori di vaghi accenni il cui significato mi sarebbe difficile scoprire. Il mio passaporto, rilasciatomi da lord Clarendon, è in regola. Io rifiuto di andarmene. Vorreste avere la gentilezza di informarvi del perché di questo insulto fatto a un suddito britannico? Se sono accusata di un reato contro questo governo libero e costituzionale, accetto di essere arrestata e processata. Se trovata colpevole, sono disposta a scontare la pena. Finché non saranno fornite le prove, rimarrò a Genova o me ne andrò solo se costretta con la forza. Il mio passaporto è nelle mani del pubblico ministero Ansaldo. Sinceramente Jessie Meriton White PS. Sarei venuta direttamente anziché scrivere, ma sono sorvegliata da quattro carabinieri. VI L'infermiera dei Mille Fra i nostri visitatori conosciuti per fama ci sono la signora Mario e Alexandre Dumas. Dumas è stato scelto per dirigere dei lavori archeologici. C'è anche la signora Mario, il cui marito è addetto allo stato maggiore, mentre ella si occupa degli ospedali di Garibaldi. Io rifiuto interamente le sue idee, perché pericolose per la pace e la libertà dell'Italia, ma ammiro i suoi meriti e le sue doti nell'amministrazione degli o-spedali, i sacrifici di tempo e di riposo che ella compie per una così benemerita mansione. La Signora Mario sta compiendo un'opera molto lodevole, malgrado le sue i-dee politiche, e nessuno potrebbe essere più prezioso di lei. [dal corrispondente a Napoli del Daily News] VII Il primo Parlamento italiano Il Parlamento italiano componesi di 443 membri: ciò che su una popolazione di circa ventitré milioni di abitanti dà quasi un deputato per sessantamila anime. La Camera ha validate 438 elezioni. Si è in via di rifare le altre. Su questi 438 deputati vi sono: 2 prìncipi; 3 duchi; 29 conti; 23 marchesi; 26 baroni; 50 commendatori o gran croci; 117 cavalieri, di cui 3 della Legion d'Onore; 135 avvocati; 25 medici; 10 preti; 21 ingegneri; 4 ammiragli; 23 generali; un prelato; 13 magistrati; 52 professori, exprofessori o datisi come tali; 8 commercianti o industriali; 13 colonnelli; 19 exministri; 5 consiglieri di Stato; 4 letterati; un bey dell'Impero ottomano; 2 prodittatori; 2 dittatori; 7 dimissionari; 6 o 7 milionari; 5 morti che non contano più beninteso; 69 impiegati; 5 banchieri; 6 maggiori; 25 nobili senza specifica di titolo; altri senza alcuna indicazione di professione; e Verdi! il maestro Verdi. Non si dirà giammai che il nostro è un Parlamento democratico! Vi è di tutto, eccetto il popolo. VIII Garibaldi in Francia Egli era il più grande ..., il più grande uomo d'Italia in quel momento..., il solo ad essere nel giusto mentre tutti i suoi compatrioti erano nel torto. Dopo Sédan, il re, la corte, e il partito moderato non si erano preoccupati di quello che sarebbe avvenuto nella Francia repubblicana; anche lo spirito di vendetta dei repubblicani italiani era lungi dall'essere saziato; ma lui, il liberatore nato...fu il solo a capire che il popolo francese stava soffrendo ed il solo a intuire la meta che doveva essere raggiunta attraverso fiumi di sangue, attraverso anni di sacrifici espiatori. [I garibaldini in Francia] IX Lettera a Pasquale Villari Ho passato gran parte di ieri nei fondaci. [...] il fondaco detto il Sole [è] forse il peggio che io ho mai visitato. Lo vivono settanta famiglie pigiate per chiusura di altri fondaci. Mentre eravamo là il "corruttore", come chiamano il conduttore, scaricava tutte le immondezze di due piani. V'era da restare asfissiati nel cortile. Il popolo dice "O’ ministro (voi si intende) ha promesso u palazzo pe' poverielli". Nulla scritto, nulla che si possa scrivere farà capire a chi non viene sul luogo gli orrori di questo risanamento. Dalla parrocchia [...], dai fondaci e dalle case sono state espulse mille persone [...]. Questo popolo così mansueto, così inconscio dei diritti dell'uomo, dei doveri dei ricchi verso i poveri soffre ancora pazientemente, soffre la fame e il freddo che qui è incredibile in questi giorni, ma provate a cacciarli dalle loro tane, dai luoghi ove sono nati, dove la tradizione li ha inchiodati e vedrete cosa succederà. Sono sporchi, sono ignoranti, sono affetti da ogni più schifosa malattia, il muovere in mezzo di loro fa ribrezzo. Ma a chi la colpa caro amico? A voi scrivo queste cose e scriverò a Nicotera. Tutto sarà inutile. Volete far di Napoli un'Irlanda e questa e le generazioni che seguiranno pagheranno. Pensateci. Siete ministri. Dite "Voglio che si sciolga la questione dei poveri", "Voglio che si rifà loro delle case che possono abitare e vivere sul luogo di lavoro". Se voi lasciate il ministero senza aver fatto nulla, non potrete più parlare a voce alta perché tutti vi diranno "Ma quando eravate al potere perché nulla avete fatto?». [lettera a Pasquale Villari] X Le miniere di zolfo in Sicilia (1891) Tutte le descrizioni fatte dai filantropi, o dai socialisti sulle miniere di zolfo in Sicilia e sul lavoro infantile in quei luoghi, e che potevano sembrare esagerate..., sono invero molto poco lontane dalla realtà, che neppure la penna di Dante potrebbe descrivere. Né la schiavitù dei negri nei suoi aspetti peggiori, né lo sfruttamento dei bianchi ...possono lontanamente paragonarsi col sistema disumano di torture infantili praticato apertamente e metodicamente nelle miniere di zolfo dell'isola e in particolare nella provincia centrale di Caltanissetta e nell'adiacente provincia di Agrigento vicino al mare. La scorsa settimana l'ho trascorsa in gran parte laggiù nella zona mineraria... Abbiamo visitato due miniere nella scorsa settimana, ogni volta col fermo proposito, una volta giunti in superficie, di non ripetere mai più un'esperienza del genere. Non è il disagio fisico che dà fastidio, ma l'orrore dello spettacolo... I vagoni scendono solo a un terzo o a metà della profondità della miniera; e dal fondo fino al livello dove arrivano i carrelli, i bambini e gli uomini portano il materiale in sacchi, in cesti oppure anche in grossi blocchi sulla schiena: pesi di 10, 20, 50, perfino 80100 chili ogni viaggio. Camminano su per scalini o per sentieri ripidi, stretti, scivolosi, osando raramente riposarsi un istante, rischiarati da una puzzolente lampada a olio sulla testa, una ogni tre, sudando, ansimando e gemendo con un particolare gemito straziante finché non raggiungono il magazzino o deposito dove scaricano il peso; poi tornano indietro con velocità fulminea e si sprofondano ancora; alcuni fra i più piccoli non ancora stremati nei corpi da questa dura fatica riescono perfino a cantare di gioia per il momentaneo sollievo. Questi portatori fanno dieci, undici viaggi al giorno, e se le distanze sono brevi venti o anche trenta... In un distretto minerario a circa due miglia da Caltanissetta, dove ci sono sette importanti miniere, in ognuna delle quali lavorano da 100 a 1.000 minatori, non esiste un solo medico o chirurgo. Gli sventurati che si ammalano o si feriscono nella miniera, sono portati in superficie dai compagni e trasportati a piedi in città per essere curati, o per morire. [in Le miniere di zolfo in Sicilia] OTTO MARZO: LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA 1857 L'8 marzo centinaia di operaie tessili di New York scioperano contro i bassi salari, il lungo orario di lavoro, il lavoro minorile e le inumane condizioni di lavoro. Lo sciopero viene represso con la forza. In un incendio prodottosi all’interno della fabbrica muoiono 146 operaie tessili che erano state chiuse dentro l’edificio. 1859 Le operaie tessili di New York si costituiscono in sindacato per tentare di migliorare le condizioni di lavoro. 1860 Sciopero delle lavoratrici del New England delle industrie calzaturiere. 1889 Il Congresso di Parigi della Seconda Internazionale accoglie il principio del diritto delle donne al lavoro ed alla retribuzione pari a quella degli uomini 1891 Il programma di Erfurt della socialdemocrazia tedesca afferma l'eguaglianza completa tra uomini e donne. 1903 Nasce negli Stati Uniti la Women's Trade Union League, formata soprattutto da sindacaliste, che assieme alla campagna per il diritto al voto aiutano le donne ad organizzarsi per una paga migliore e per il loro benessere economico e politico. Regno Unito: inizia il movimento militante delle 'suffragette' guidato da Emmeline Pankhurst, leader della Women's Social and Political Union. Il movimento si oppone a quello americano, più moderato, delle 'suffragiste', nato nel 1848. Australia: primo paese in cui le donne ottengono la piena parità con gli uomini nel voto politico 1907 Lo sciopero dell'8 marzo viene ricordato in tutti gli Stati Uniti con la richiesta di una giornata lavorativa di 10 ore. 1908 L'8 marzo sfilano a New York le lavoratrici delle sartorie sia per il diritto al voto sia contro il lavoro minorile 1909 28 febbraio. Primo Giornata Nazionale delle Donne in tutti gli Stati Uniti. Le operaie tessili di New York (al Triangle Shirtwaist Company) cominciano un nuovo sciopero scegliendo come data d'inizio proprio l'8 marzo per ricordare la lotta del 1857. Comincia il 22 novembre la cosiddetta "Rivolta delle ventimila" o "Grande Rivolta". Lo sciopero, dopo una violenta repressione della polizia ed una serie di accordi, terminerà il 24 dicembre 1910 con il "Protocollo di Pace" che riconosceva il diritto a regole per l'orario ed il salario". Sino al 1913 la Giornata viene celebrata l'ultima domenica del Mese di Febbraio, in modo da non perdere una giornata lavorativa. 1910 Alla Conferenza delle Donne della Internazionale Socialista (100 donne di 17 paesi) a Copenaghen, Clara Zetkin, leader socialista tedesca e direttrice del giornale socialdemocratico tedesco Gleichheit, propone che l'8 marzo sia osservato, ogni anno, come la Giornata Internazionale delle Donne. Le donne richiedono il diritto universale al voto (e non solo in base al censo, come richiedeva il movimento delle suffragette inglesi. Vengono richieste inoltre le indennità per la maternità anche per le madri non sposate e ci si oppone al lavoro notturno. 1911 19 marzo, in memoria della repressione prussiana del 1848, un milione di donne sfila in Svizzera, Austria, Danimarca e Germania, chiedendo il diritto al voto, la fine della discriminazione sessuale per le cariche pubbliche ed il diritto alla formazione professionale. 25 marzo, un incendio agli ultimi piani della Triangle Shirtwaist Company a New York uccide 146 donne, la maggioranza giovani, ebree ed italiane. Le terribili condizioni di lavoro furono la causa della morte delle lavoratrici. Esse infatti erano chiuse a chiave nelle loro fabbrica. Il fatto portò alla riforma della legislazione del lavoro negli Stati Uniti. Centomila persone partecipano a New York, sulla Broadway, ai funerali delle vittime. 1913 Manifestazione delle donne a San Pietroburgo contro la guerra 1914 8 marzo, manifestazioni delle donne per la pace in tutta Europa 1917 San Pietroburgo, manifestazione delle donne contro la guerra, note come "pane e pace". La protesta sarà alla radice della Rivoluzione di febbraio che condurrà all'abdicazione dello Zar Nicola II. Il governo provvisorio concede alle donne il diritto di voto. 1918 Germania: le donne ottengono la piena parità con gli uomini nel voto politico 1920 Stati Uniti: le donne ottengono, a livello federale, la piena parità con gli uomini nel voto politico. 1922 Con l'aiuto di Clara Zetkin Lenin stabilisce che la Giornata Internazionale delle Donne sia una festività comunista 1928 Regno Unito: tutte le donne inglesi ottengono la piena parità con gli uomini nel voto politico (il diritto alle donne oltre i 30 anni era stato ottenuto nel 1918) 1945 Francia: le donne ottengono la piena parità con gli uomini nel voto politico 1946 Italia: le donne ottengono la piena parità con gli uomini nel voto politico 1975 ONU: anno internazionale delle donne. Viene indetto inoltre il Decennio delle donne (1975-1985). Prima conferenza mondiale sulla condizione della donna a Città del Messico 1977 ONU: Risoluzione 32/142 della Assemblea generale delle Nazioni Unite (16 dicembre) che invita gli Stati membri, nel rispetto delle loro tradizioni storiche e nazionali ad indire una Giornata delle Nazioni Unite dei Diritti delle Donne e della Pace Internazionale "per ricordare il fatto che la sicurezza della pace ed il pieno godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali hanno bisogno della partecipazione attiva, dell'eguaglianza e dello sviluppo delle donne". Molte nazioni scelgono l'8 marzo. L'UNESCO proclama l'8 marzo Giornata Internazionale della Donna 1995 Pechino: Quarta Conferenza Mondiale delle Donne con 189 rappresentanti di vari paesi. 17 MARZO 2007 “Jessie White Mario, una giornalista inglese al seguito di Garibaldi” 17 MARZO 2007 “Jessie White Mario, una giornalista inglese al seguito di Garibaldi”