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Hollande, zitto e moschea - Il Giornale D`Italia

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Hollande, zitto e moschea - Il Giornale D`Italia
Anno IV - Numero 281 - Sabato 28 novembre 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
Conti
Crisi diplomatica
Ncd e Pd, rimandate
le nozze napoletane
Eurogruppo inflessibile
ma solo con l'Italia
Putin pretende
le scuse turche
a pag. 2
Zappa a pag. 3
Di Giorgi a pag. 6
ECCO COME FANNO DANNI ALLA CREDIBILITA’ DELL’EUROPA NORME COMUNITARIE CERVELLOTICHE UNITE A DELIBERE REGIONALI SCONCLUSIONATE
di Francesco Storace
L
a terra ai contadini, ma decidono i
rom. Ormai strabuzzare gli occhi
non serve più a
nulla; ma il combinato disposto di cervellotiche norme europee e le delibere
sconclusionate della giunta
Zingaretti testimonia che
non c’è limite al ridicolo. E
così oggi ci troviamo a raccontare la storia di un settore, quello agricolo, che
per essere messo in condizioni di competere e creare
lavoro deve decidere a chi
destinare ingenti sostegni
comunitari solo se dicono
di sì i rappresentanti del
popolo gitano.
Ci è capitata per le mani
una delle ultime delibere
della giunta regionale del
Lazio, istitutiva del comitato
di sorveglianza per il piano
di sviluppo rurale. Parliamo
di un organismo che deve
vigilare, monitorare e nel
caso variare le somme, sulla
bellezza di 780 milioni di
euro per l’agricoltura regionale, su circa 17 miliardi
a disposizione di tutte le regioni italiane. Ma nel Lazio,
con un dettaglio in più, un’esclusiva
tutta nostra rispetto al resto del
Paese. Accanto ad autorità regionali, governative e comunitarie, a
rappresentanti di settore e ai più
svariati esperti della materia, il
piano che sarà presentato lunedì
in pompa magna da Zingaretti e
dall’assessore Sonia Ricci alle popolazioni in messianica attesa, vedrà all’interno del comitato di “sor-
CAMPI ROM
per inserirli in un organo
istituzionale dove si dovrebbe dare spazio esclusivamente alle competenze, siamo davvero fuori strada.
Nessuna regione italiana
ha i Rom nel comitato di
sorveglianza. Chi non è riuscita a resistere all’imperativo (fasullo) dell’Europa,
al massimo ha il celebre
Unar (l’ufficio antidiscriminazioni razziali) come la
Lombardia e il Piemonte; o
rappresentanti di associazioni sulla parità di genere
o genericamente antidiscriminazione come Sicilia,
Friuli, Sardegna. Non si ha
traccia di bizzarrie simili
in Liguria o in Campania.
Solo nel Lazio, i Rom.
A Roma, sono arrivate dall’Europa quasi 400 osservazioni sul piano di sviluppo rurale, prima di poterlo
varare. Dato preoccupante,
direi, a conferma di un’euroburocrazia assolutamente
perniciosa. Ma la numero
366 è quella che ha indotto
Zingaretti a inserire i Rom
nella cabina di regia dei
fondi europei per l’agricoltura. Avrebbe dovuto respingerla al mittente, oppure rendere pubblico il
dissenso. Ma non lo ha fatto. Perché se ne potrà vantare con i Rom
ai quali dire “ci sono riuscito”; e
ingannare chi è contrario, con la
storiella dell’Europa.
Ora lo aspettiamo al varco per capire chi designerà il loro “rappresentante”. Il Pd li ha utilizzati per
le primarie, hanno una bella esperienza in materia. Magari vince
un Casamonica.
Quasi 800 milioni per l’agricoltura laziale. A decidere nella cabina
di regia di Zingaretti anche un rappresentante dell’interesse gitano
veglianza” anche un “rappresentante degli interessi dei Rom”. Addormentandomi ho sognato di aver
detto: “Grande Nicola, finalmente
“sorveglia” i Rom”. Poi mi sono
svegliato e mi sono chiesto se ci
fanno o ci sono.
Ad accertare l’attuazione del piano
di sviluppo rurale, a esaminarne i
risultati di programma, a proporre
la modifica delle singole misure
PRESIDE A 5 STELLE ABOLISCE IL NATALE
finanziarie non sono buoni da soli?
E che c’entra il popolo Rom nella
stanza dei bottoni?
La risposta che viene dal palazzo
della giunta regionale è la più immediata: “Ce lo chiede l’Europa”,
al che non sappiamo se ridere o
indignarci direttamente. Se fosse
vero, varrebbe per tutte le regioni
e comunque qualcuno dovrebbe
spiegare perché nemmeno una
sola voce si sia alzata dall’Italia,
Mogherini in testa, per chiedere
conto di questa stupidaggine alle
istituzioni comunitarie in primis.
Perché dal programma di inclusione dei Rom di anni addietro
semmai si ricava l’indicazione che
è meglio se lavorano anziché rubare e su questo applaudiremmo,
con la destinazione di risorse per
zappare. Se invece diventa l’alibi
ALCUNI PARENTI DELLE VITTIME LO CRITICANO: “DOPO CHARLIE HEBDO DOVEVA FARE DI PIÙ”
Hollande, zitto e moschea
di Robert Vignola
l ricordo non si tocca. Ma proprio per
questo la commemorazione non può fermarsi alle bandiere appese alle finestre e
alla retorica dei discorsi da un palco. Perché
l’unico modo di onorare adeguatamente la
memoria delle vite spezzate dagli eccidi del
13 novembre è far sì che episodi del genere
non si ripetano, che la lezione sia stata
quindi imparata, per prime, dalle istituzioni.
A François Hollande lo hanno detto ieri
chiaro e tondo alcuni tra coloro che sono
stati colpiti negli affetti più cari dagli infami
attentati parigini. Che hanno disertato l’appuntamento al Palace des Invalides, dove il
capo di stato francese ha riunito circa
duemila persone (tra i quali anche diversi
feriti e i familiari di molte delle vittime). Lui
ha parlato di “atto di guerra organizzato
lontano ed eseguito con freddezza in nome
di una causa folle e di un Dio tradito”,
citando la guerra al “fanatismo che vuole
sottomettere l’uomo a un ordine umano,
all’oscurantismo”.
Ma c’è chi a quel discorso non ha assistito,
benché invitato, preferendo invece com-
I
NON GLI PIACE
O’ PRESEPE
Fruch a pag. 10
mentare dallo spazio pubblico offerto da un
social network. Emmanuelle Prévost, sorella
di François-Xavier, ucciso al Bataclan, ha
aperto una pagina Facebook per ricordare il
fratello e lanciare il boicottaggio delle celebrazioni ufficiali: “Grazie signor presidente,
signori politici, ma le vostre mani tese, il
vostro omaggio, non li vogliamo e anzi vi
consideriamo come parte responsabile di
ciò che ci è accaduto! È prima che bisognava
agire”, scrive la donna richiamando alla
memoria gli attentati di Charlie Hebdo, ma
“niente è stato fatto. Se dei testi di legge
sono stati votati, alcun decreto di concreta
applicazione è stato ancora pubblicato. Dieci
mesi dopo, gli stessi uomini sono in grado
di ricominciare”. Il suo è un grido d’allarme
sulla sicurezza nazionale, laddove “in Francia
è possibile essere legati con una rete terroristica, viaggiare in Siria e tornare, liberamente”, o ancora vedere persone classificate
dallo Stato come sospette che “circolano liberamente, prendono qualsiasi mezzo di
locomozione (penso all’attentato sul Tgv
dello scorso 21 agosto), affittano delle auto
(le macchine utilizzate il 13 novembre erano
state semplicemente affittate), lavorano al
nostro fianco (faccio allusione a uno degli
impiegati nel trasporto pubblico)”.
E conclude andando alla domanda più scomoda: “in Francia 89 moschee sono classificate come radicali, il che significa che
esse fanno appello all’odio. Perché si sono
dovuti attendere gli avvenimenti tragici del
13 novembre affinché si ponesse la questione
del loro scioglimento?”.
2
Sabato 28 novembre 2015
ATTUALITA’
GLI SCHIERAMENTI IN VISTA DELLE AMMINISTRATIVE DI PRIMAVERA FANNO SALTARE I NERVI ALLA MINORANZA
Pd e Ncd “amanti” a Napoli
Bufera sull’accordo all’ombra del Vesuvio: alla fine i dem smentiscono che il partito di Alfano
parteciperà alle primarie, ma nell’aria resta un’intesa da collaudare in vista delle elezioni politiche
di Robert Vignola
overnano insieme: perché
non dovrebbero fare anche una lista insieme? Pd
e Ncd si annusano: è però
il partito di Alfano a cercare di consumare un amore che
però non pare corrisposto dall’intero… corpo elettorale (e tanto meno
parlamentare) dei democratici. La
corte spietata del Ncd partita alla
riunione di Napoli, con l’esternazione
della ipotesi di partecipare alle primarie di coalizione del centrosinistra
con propri partecipanti, ha trovato
insomma, davanti ai crescenti malumori a sinistra, lo stop degli esponenti più in vista del partito. La minoranza, con Roberto Speranza, ne
aveva approfittato per tornare ad
alzare la voce parlando apertamente
di un disegno per creare il Partito
della nazione, contro il quale aveva
promesso le barricate. Ma anche
Matteo Orfini, presidente del partito
G
e capobastone della
corrente dei cosiddetti Giovani turchi,
aveva preso le distanze da primarie di
coalizione. Il vertice
ha vissuto con imbarazzo queste giornate, vedendo finire sul
proprio tavolo anche
una richiesta di moratoria avanzata a tutta la direzione del
partito da Matteo
Renzi, per rimandare
a dopo le feste ogni
decisione su elezioni
amministrative, primarie, candidati e
quant’altro. Fino alle dichiarazioni
di ieri, che certo non hanno sgombrato il tavolo da possibili equivoci.
“Al momento, non esiste l’ipotesi”.
A ben guardare non è un no netto,
quello della vicesegretaria Debora
Serracchiani. Che ha aggiunto: “Ci
sono degli incontri che si tengono
normalmente, ma da qui a dire che
ci saranno primarie con Ncd ce ne
passa”.
Il Nuovo centro destra, d’altronde,
sventola proprio quelle dichiarazioni
quasi come un’apertura di fatto: “La
scelta repubblicana su cui è nato il
Ncd può ora proseguire solo con
l’orgoglio della lista autonoma dei
liberalpopolari nelle prossime elezioni politiche”, ha rilanciato Maurizio
Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato ed esponente
FARMACI E VELENI
Conflitto d’interesse,
Pecorelli sospeso
Il presidente dell’Aifa risulta in affari
con alcune aziende produttrici
È
bufera nel mondo della
sanità italiana dopo la
decisione di sospendere il presidente del cda dell’Aifa, l’Agenzia italiana del
farmaco, Sergio Pecorelli,
dall’incarico. Decisione presa
per decreto dal direttore generale dell’agenzia, Luca Pani
in quanto Pecorelli, che è anche Rettore dell’Università di
Brescia, membro del cda dell’Istituto superiore di Sanità
e di numerose società medi-
che e scientifiche nazionali e
internazionali, secondo i risultati di un’inchiesta interna
sarebbe portatore di un conflitto di interessi “di livello 3”
per la sua partecipazione in
diverse fondazioni e fondi di
investimento che finanziano
le industrie farmaceutiche per
cifre milionarie. In sostanza,
da presidente dell’Aifa il rettore avrebbe il compito di accettare o meno medicinali che
producono aziende per le
centrista. Per Sacconi “nello stesso
voto amministrativo non potremo che
votare candidati moderati, soli o con
altri, perché l’Italia ha bisogno di un
baricentro valoriale e le aree politiche
maggiori sembrano vivere alla giornata senza più quelle radici che sono
il cuore antico di ogni futuro. Uniamo
quindi tutti i liberalpopolari, ma solo
su principi chiari e forti così da
essere utili alla nazione”.
“Il problema non esiste perché Ncd
non parteciperà alle primarie del
centrosinistra”, ha però insistito sempre dalla sponda dem l’altro numero
due Lorenzo Guerini. Con Valentina
Castaldini, portavoce nazionale del
Nuovo centro destra, che si complimenta per la “chiarezza” fatta. Bene:
ma a Napoli, Ncd e Pd andranno o
no insieme? La liason, insomma,
continua all’ombra del Vesuvio. Anche senza i “preliminari” delle primarie… E se son rose, fioriranno.
Quando? Alle elezioni politiche, naturalmente.
SANITÀ
quali egli stesso lavora. La
palla passa ora al ministro
Beatrice Lorenzin, che potrà
decidere anche di licenziare
il professor Pecorelli il quale,
per conto suo, si difende.
“Sono allibito, esterrefatto da
quanto leggo - si è sfogato
Pecorelli all’Agi - e conto di
chiarire tutto nelle sedi istituzionali. Mercoledì c’è una
nuova riunione del comitato,
e io presenterò la documentazione che chiarirà la mia
posizione”. Non manca il riferimento a possibili azioni
legali. “A ristabilire la verità
dei fatti ci penseranno le sedi
competenti cui ricorrerò”.
Già un mese fa, tuttavia, Pecorelli si era già dovuto dimettere
da presidente di Healty Foundation, quando la notizia emerse nelle cronache.
R.V.
L’allarme dalla Bocconi
“Macchinari obsoleti”
na sanità paurosamente indietro con
i tempi. È il quadro che ne fa il Rapporto Oasi (Osservatorio sulle aziende
e il sistema sanitario italiano) per il 2015
curato dal Cergas dell’Università Bocconi
di Milano. Tre macchinari su quattro in dotazione al sistema sanitario nazionale sono
ormai superati. Si tratta di attrezzature che
hanno esaurito il proprio ciclo economico
(ammortamento concluso) e tecnologico e
che dovrebbero essere sostituite con elementi
più avanzati ma ciò non viene fatto a causa
della mancanza di denaro per gli investimenti.
Secondo gli autori del rapporto, inoltre,
tali macchinari sono anche poco utilizzati
perché sono troppo capillarmente distribuiti
tra i presidi ospedalieri e finiscono per rimanere spenti troppo a lungo. Di qui altre
valutazioni del Rapporto Oasi: dalla man-
U
canza di investimenti, ai 33,7 miliardi di
debiti rilevati negli stati patrimoniali delle
Aziende fino ad arrivare alla difficoltà nel
fare fronte alle esigenze di 18 milioni di
malati cronici.
Per evidenziare la scarsa propensione agli
investimenti nelle attrezzature sanitarie di
ultima generazione gli autori del rapporto
sottolineano che a fronte di una spesa corrente del sistema sanitario pari a 1.800
euro l’anno per ogni cittadino italiano, quella
per investimenti è di soli 60 euro. Questa
situazione si trova all’interno di un quadro
che vede il conto economico chiudersi, per
il terzo anno consecutivo, con un lieve
avanzo, a discapito di uno stato patrimoniale
aggregato delle singole Aziende che denuncia
33,7 miliardi di euro di perdite accumulate
a fine 2013.
LA RICOSTRUZIONE DELLA PROCURA DI PERUGIA, CHE INDAGA PER SEQUESTRO DI PERSONA
Così hanno “rubato” le foto di Shalabayeva e figlia
distanza di anni, e con l’inchiesta che prende corpo,
emergono altri particolari del
caso Shalabayeva. La moglie di un
oligarca kazako ricercato nel suo
Paese, fu spedita, insieme alla figlia,
ad Astana dopo un blitz della polizia
nella villa di Casalpalocco sulla
A
scorta di uno scambio di
informazioni sul quale puntano le indagini. L’asse era
quello tra l’ambasciata kazaka in Italia e i due indagati
eccellenti, il capo dello Sco
Renato Cortese e il questore
di Rimini Maurizio Improta.
L’accusa è sequestro di persona e riguarda anche Luca
Armeni e Francesco Stampacchia, all’epoca rispettivamente dirigente della sezione
criminalità organizzata e
commissario capo della squadra mobile di Roma, Vincenzo Tramma, Laura Scipioni e Stefano Leoni,
tre poliziotti in servizio presso l’ufficio immigrazione e il giudice di
pace Stefania Lavore, la cui presenza
nella lista ha comportato il trasferimento del fascicolo a Perugia.
Secondo i pm umbri Renato Corte-
se, Maurizio Improta e altri due dei
poliziotti indagati per la vicenda
Shalabayeva, avrebbero omesso di
attestare che la donna si identificava
come moglie del dissidente-ricercato kazako Ablyazov pur conoscendone le sue generalità. Per
questo sono accusati, oltre che di
sequestro di persona, anche di omissione di atti d’ufficio e falso. In particolare, secondo l’accusa, Francesco
Stampacchia, all’epoca dei fatti commissario capo della Squadra Mobile
di Roma, avrebbe consegnato a
Maurizio Improta, capo dell’Ufficio
Stranieri della questura della capitale ed oggi questore di Rimini, un
Cd con le fotografie di Alma ed
Alua riprodotte dal passaporto, che
si trovava materialmente presso gli
uffici della Mobile perché sequestrato. Dal canto suo Improta, prima
dell’udienza di convalida del trat-
tenimento presso il Cie, avrebbe
consegnato le foto a Nurlan Khassen,
consigliere dell’ambasciata del Kazakistan. Che sarebbe stato quindi
in virtù di quelle foto in grado di
produrre i falsi lasciapassare, poi
consegnati “ufficialmente” allo stesso Improta e portati a Ciampino
per consentire l’imbarco della Shalabayeva e della figlia sul volo, pagato dall’ambasciata kazaza, che le
ha condotte ad Astana.
La donna e la figlia, ha affermato la
Cassazione in una sentenza del luglio
del 2014, non dovevano essere
espulse dall’Italia e il provvedimento
di rimpatrio era viziato da “manifesta
illegittimità originaria”. Il caso è
uno tra i più spinosi che l’attuale
ministro degli Interni Angelino Alfano si è trovato ad affrontare, attirando su di esso critiche anche dure.
R.V.
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-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
3
Sabato 28 novembre 2015
ATTUALITA’
SULLA LEGGE DI STABILITÀ IL PRESIDENTE DELL’EUROGRUPPO AVVERTE IL GOVERNO, BASTA SCONTI
Dijsselbloem chiude le porte in faccia a Renzi:
“Dall’Italia troppe richieste di flessibilità”
di Marco Zappa
SOTTO OSSERVAZIONE I QUATTRO BIG DEL SETTORE
Credo che l’Italia sia l’unico
paese che sta chiedendo tutte
le possibili forme di flessibilità:
per i rifugiati, gli investimenti,
le riforme. Dovrebbe rappresentare una eccezione, non una regola.
Per ragioni di credibilità”.
Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen
Dijsselbloem, in un’intervista al Sole 24
Ore fa mettere nero su bianco le sue lamentele per l’eccesso di disinvoltura
da parte del governo Renzi nel domandare a Bruxelles maggiore spazio di
manovra sui conti pubblici.
Dal 1° gennaio Djisselbloem, già ministro
delle Finanze olandese, diventerà anche
numero uno dell’Ecofin per sei mesi.
Un pezzo da novanta che monitora da
vicino la situazione del nostro paese,
che continua “a suscitare alcune preoccupazioni. Prima di tutto per l’elevato
debito pubblico. L’attuale governo su
questo fronte è ambizioso, ma allo stesso
tempo continua a chiedere elasticità di
bilancio”. Richieste arrivate fuori tempo
massimo. Con la Commissione Europea
che “nel rinviare il proprio giudizio alla
primavera ha posto un problema procedurale”.
Un ‘cartello’ per il cemento?
Partono le indagini Antitrust
“
n accordo tra quattro
big del cemento per
coordinare gli aumenti dei prezzi di vendita?
E’ questa l’ipotesi attorno
alla quale sta lavorando
l'Antitrust, che ha aperto
un'istruttoria su Buzzi Unicem, Cementir Italia, Industria Cementi Giovanni
Rossi e Holcim Italia. La
delibera con cui l'Autorità
garante della concorrenza
e del mercato ha stabilito
l'apertura dell'istruttoria,
che è accompagnata secondo prassi anche da
ispezioni nelle sedi delle
società interessate, dell'associazione di categoria Aitec e di altre società operanti nello stesso settore
con l'ausilio del Nucleo
speciale Antitrust e del Nu-
U
Altro che accettabile. La previsione a
dir poco ottimistica, fatta registrare nei
giorni scorsi dal dominus del ministero
dell’Economia Pier Carlo Padoan, che
ha dichiarato come i ministri delle Finanze dell’Eurozona valutano la nostra
Legge di Stabilità “di fatto accettabile”,
è stata prontamente smentita da Dijsselbloem.
E il peggio deve ancora venire. Perché
quando il Rottamatore comunicherà di
voler sostituire la già discussa clausola
migranti con una sulla sicurezza (pensata
dopo i fatti di Parigi e grazie alla quale
il premier conta di finanziare in deficit
un miliardo di interventi), la reazione
dell’Ue potrebbe essere davvero durissima.
Tempi davvero cupi per l’esecutivo, con
l’Europa che ha puntato ormai il mirino
sull’Italia e non intende spostarlo di un
centimetro. Troppe le deroghe già concesse. Il tempo degli “sconti” sembra
essere finito. E far quadrare i conti per
il duo Renzi-Padoan è diventata davvero
una impresa impossibile. Nonostante
quella politica degli annunci trionfalistici
che ormai ha stancato pure l’Ue. Restiamo sorvegliati speciali, il presidente
del consiglio è avvertito.
cleo frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, è
stata approvata il 18 novembre scorso, ma è stata
ufficializzata solo in queste
ore. L'indagine prende le
mosse dalla segnalazione
di un’altra impresa del settore, operante nella produzione e vendita di calcestruzzo preconfezionato
in Piemonte, diretta a denunciare un presunto cartello sul prezzo di vendita
del cemento.
Stando alla segnalazione,
infatti, le quattro aziende
nel giugno 2015 avrebbero
comunicato tutte insieme
alla clientela un contemporaneo incremento del
prezzo, che sarebbe scattato il 15 di quel mese, pari
a 9 euro alla tonnellata.
RITENUTO COLPEVOLE DI SPIONAGGIO INFORMATICO, NEL 2008 AVEVA SOTTRATTO DALLA BANCA HSBC I DATI SU 100MILA CONTI SEGRETI
Swissleakes, Falciani condannato a 5 anni
Giudicato in contumacia dal tribunale federale di Bellinzona, non era presente in aula per protesta
SCANDALO SUI CORSI FORMAZIONE
PROFESSIONALE IN SICILIA
Il Pd Genovese torna in libertà
ma non potrà lasciare Messina
uomo più potente della
Sicilia peloritana, Francantonio Genovese, è tornato in libertà dopo 19 mesi
fra arresti domiciliari e restrizione
in carcere per truffa e frode fiscale nell’ambito della nota inchiesta della procura di Messina
sui “corsi d’oro” nella formazione professionale. Per il deputato Pd permane però l’obbligo di dimora. Tradotto, non
potrà allontanarsi dalla città
dello Stretto. Con il tribunale
che ha deciso di applicare questa nuova misura perché ha ritenuto sussistenti le esigenze
cautelari. Non solo. Mister
20mila preferenze dovrà pure
comunicare ogni singolo spostamento per essere sempre
reperibile per eventuali controlli
della polizia. Un’ulteriore prescrizione che il parlamentare
dovrà rispettare per non finire
nuovamente nei guai.
Fari puntati da parte della magistratura nei confronti dell’ex
sindaco di Messina. Con il suo
avvocato che punta a presentare
un’altra istanza per chiedere anche la revoca dell’ulteriore provvedimento che ne impedisce lo
svolgimento delle sue funzioni
di deputato. Tant’è, prima di
accogliere la richiesta la procura
vuole mettere alla prova Geno-
L’
vese, che per ottenere l’ulteriore
beneficio non dovrà trasgredire
alcuna regola.
Spiragli di luce per il parlamentare nazionale figlio e nipote
d’arte: suo padre Luigi fu senatore della Dc per ben sei
volte. Anche se il pezzo da novanta della famiglia è l’indimenticato zio Nino Gullotti, otto
volte ministro.
Truffa e frode fiscale. Questi, i
reati contestati all’ex ras di Messina. Coinvolto insieme alla moglie e ai cognati in una inchiesta
che imbarazza il Partito Democratico. E racconta di erogazioni
pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi tenuti
da numerosi centri di formazione
professionale riconducibili a lui
e alla sua famiglia. Con i soggetti
finiti sotto inchiesta che attraverso gli Enti di formazione e
società appositamente create,
grazie a prezzi gonfiati per l’acquisto di beni e servizi o, addirittura a prestazioni totalmente
simulate, sottraevano a loro
vantaggio i fondi assegnati per
lo svolgimento dei corsi.
Spiragli di redenzione per l’ex
bersaniano salito poi sul carro
di Renzi. Che torna a respirare
il profumo della libertà (vigilata)
dopo 19 mesi di incubi e accuse.
In attesa del processo. M.C.
S
candalo Swissleaks, cinque anni
di carcere per aver rubato e diffuso in tutto il mondo i dati sui
conti segreti di 100.000 clienti della
banca Hsbc di Ginevra. Il tribunale federale di Bellinzona ha condannato
Hervè Falciani per spionaggio ma lo
ha assolto dalle altre imputazioni: acquisizione illecita di documenti e violazione del segreto commerciale. Con
il reato di violazione del segreto bancario decaduto perché prescritto.
All’ex informatico dell’istituto di credito
elvetico, giudicato in contumacia, poteva
andare molto peggio. L’unico fatto che
il processo è riuscito ad accertare è
che Falciani ha trasmesso i dati prelevati
dalla Hsbc a servizi e autorità straniere.
L’ingegnere informatico che nel 2008
ha scoperchiato un vero e proprio vaso
di Pandora, dando vita a uno dei più
grandi scandali finanziari della storia,
non era presente in aula per protesta.
Avrebbe voluto essere giudicato nella
sua patria, la Francia, per poter sottrarsi
a un giusto processo. Tant’è, se la condanna emessa dai magistrati di Bellinzona dovesse diventare definitiva, sarà
costretto a passare alcuni anni in carcere
prima di ottenere i benefici e le misure
alternative alla detenzione del caso.
La pena è risultata essere comunque
inferiore rispetto alle richieste del procuratore federale, Carlo Bulletti, che
aveva sollecitato sei anni di reclusione.
Mentre la difesa ha combattuto fino all’ultimo per una stangata massima di
due anni.
Arrestato nel 2012 a Barcellona, Falciani
s’era opposto con successo all’estradizione dalla Spagna. Nei giorni scorsi
ha preannunciato al suo avvocato che
non si sarebbe presentato al processo
perché “non si fida del sistema giudiziario svizzero su questo caso”. E così
ha fatto.
Esce dall’inchiesta la banca Hsbc, che
è riuscita a far archiviare le indagini
a suo carico della magistratura di Ginevra pagando indennizzi per 36 milioni di euro.
Migliaia, i processi avviati in tutta Europa
ai danni di esportatori di denaro sulla
base delle informazioni contenute nella
cosiddetta “lista Falciani”. Che ha scatenato un autentico terremoto giudiziario
universale.
M.Z.
4
Sabato 28 novembre 2015
ATTUALITA’
IL PAPA DALL’AFRICA HA FATTO UN RICHIAMO ESPLICITO ALL’ATTUALITÀ, PARLANDO ANCHE DI TANGENTI
“La corruzione esiste anche in Vaticano”
Ai giovani l’invito a rifuggire dal fondamentalismo e “dlla distruzione per il fanatismo”
gni qual volta che accettiamo
una tangente, e la mettiamo
nella tasca, distruggiamo il
nostro cuore, la nostra personalità e la nostra Patria. Per
favore, non fatevi prendere il gusto di
questo zucchero che si chiama corruzione! Non solo nella politica, in tutte le
istituzioni, incluso in Vaticano ci sono
casi di corruzione. La corruzione è
dolce come lo zucchero, ci piace, è
facile e poi finiamo male. E così noi finiamo diabetici o il nostro paese finisce
diabetico.
Con questa sfilza di dure accuse contro
la corruzione, Papa Francesco ha ammonito tantissimi giovani (almeno settantamila secondo le fonti ufficiali) presenti nello stadio Karasani di Nairobi,
nuova tappa kenyota del viaggio apostolico di Bergoglio in terra d’Africa.
Ancora una volta il Pontefice ha preferito
parlare a braccio, mettendo da parte il
discorso ufficiale. E sempre a braccio,
direttamente in spagnolo e con un traduttore simultaneo in inglese, ha risposto
anche alle domande di due giovani,
rappresentanti della comunità keniota
Perché accadono le divisioni, le battaglie,
la morte, la guerra, il fanatismo, la distruzione tra i giovani?, ha poi chiesto e
si è chiesto il Papa, dando questa risposta
ai giovani: “Lo spirito del male ci porta
alla distruzione, alla divisione, ci porta
al tribalismo, alla corruzione, alla droga,
CHOC NELLA CHIESA DI SAN SALVADOR
O
Il segretario di Romero, l’arcivescovo
ucciso e poi beatificato, sospeso
per abusi sessuali su una minore
onsignor Jesus Delgado,
77 anni, ex
segretario e biografo
dell’arcivescovo di San
Salvador Oscar Romero, è stato sospeso
‘a divinis’ dalla Chiesa
salvadoregna perché
accusato di abusi sessuali su una minore,
in particolare una
bambina che sarebbe
stata al centro delle attenzioni
morbose del religioso da quando
la piccola aveva 9 anni e fino al
compimento della maggiore età.
Oggi quella bambina di allora è
una donna, ha 42 anni e ha denunciato quei fatti alle autorità
salvadoregne. Per la giustizia,
invece, Delgado non potrà comunque essere processato perché i reati nel Paese centroamericano cadono in prescrizione
dopo vent’anni.
La notizia ha destato molta im-
M
ci porta alla distruzione per il fanatismo.
Non viviamo in cielo, ma sulla terra. E
la terra è piena di difficoltà. La terra è
piena non solo di difficoltà ma anche di
inviti a deviarti verso il male. Ma voi
giovani avete la capacità di scegliere.
Voglio farmi vincere dalle difficoltà o
affrontarle come un'opportunità per vincere io?”, ha sottolineato il pontefice
argentino in un discorso tra i più ‘convincenti’ di quelli finora pronunciati in
Africa.
Bergoglio non si è sottratto ad una domanda di stretta attualità postagli da
uno dei giovani su come aiutare chi si
è fatto reclutare dai fondamentalisti, altra
piaga molto forte in Africa e alla vigilia
della tappa in quella Repubblica Centrafricana che vive da vicino questo
problema: “Dobbiamo capire – ha detto
il Papa - perché un giovane si fa reclutare
o va in cerca di essere reclutato. Si
stacca dalla sua famiglia, dai suoi amici,
dalla sua tribù, dalla sua Patria, dalla
vita, e impara a uccidere. Questa è una
domanda che dovete fare a tutte le autorità: se un giovane o una giovane non
ha lavoro, non può studiare, che può
fare? Delinquere o cadere nella dipendenza di droga, o suicidarsi. In Europa
le statistiche di suicidio non si pubblicano. Oppure si impegna in una attività
che gli mostra un fine ingannatore nella
vita”.
Mons. Romero
pressione non solo a San Salvador, proprio per quel ruolo ricoperto da Delgado, ovvero persona molto vicina a Romero,
l’arcivescovo ucciso nel 1980
da un cecchino degli squadroni
della morte mentre stava celebrando messa, noto per le sue
simpatie ‘di sinistra’ e beatificato
di recente da Papa Francesco.
"Non intendiamo coprire alcun
caso di abuso sui minori", ha
detto Monsignor Rafael Urrutia,
cancelliere dell'arcidiocesi.
OGGI L’INIZIATIVA DEI GIOVANI
AVVISO DI RICERCA DI MERCATO
A.S.L. ROMA/F
Violenza sulle donne,
Cagliari dice basta
VIA TERME DI TRAIANO 39/A 00053 CIVITAVECCHIA (RM)
www.aslrmf.it
Si rende noto che L’Azienda USL Roma ha avviato una ricerca di
mercato per l’individuazione di un immobile da locare da destinare
a STRUTTURA RESIDENZIALE TERAPEUTICO – RIABILITATIVA PER
TRATTAMENTI COMUNITARI ESTENSIVI (FINO A 10 POSTI LETTO)
così come definita dal punto 4.3 del Decreto del Presidente della
Regione Lazio in qualità di Commissario ad Acta 10 novembre
2010, n. 90 e successive modifiche ed integrazioni, nei seguenti
Comuni: Bracciano, Manziana, Anguillara, Cerveteri, Tolfa, Canale
Monterano, e Trevignano.
L’Avviso di ricerca e il Capitolato prestazionale sono pubblicati dal
26/11/2015 al 15/12/2015 sul sito internet aziendale (www.aslrmf.it,
sotto la voce Amministrazione Trasparente – Concorsi e Avvisi
pubblici – Avvisi pubblici) e sugli Albi pretori dei Comuni Bracciano,
Manziana, Anguillara, Cerveteri, Tolfa, Canale Monterano, e Trevignano.
Chiunque fosse interessato è invitato, con le modalità e i tempi di
cui all’Avviso di ricerca, a far acquisire alla scrivente Azienda USL
Roma F, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o tramite Pec
alla seguente indirizzo: [email protected], la migliore offerta
che riterrà opportuna.
Per informazioni tel. 06/96669589 – email: [email protected]
Il Direttore U.O.C. Tecnica Ing. Alessandro Napoli
O
ggi a Cagliari (appuntamento alle
ore 10 in via Garibaldi) il Club Giovani
Sinergie Sardegna e Forza
Italia organizzano una manifestazione dal titolo "io
dico basta violenza sulle
donne" durante la quale
verranno dimostrate le tecniche di difesa personale
e allestito un set fotografico dove chi vorrà potrà
diventare testimonial di
questa campagna di sensibilizzazione. L’iniziativa
nasce in collaborazione
con il maestro Francesco
Pandolfi e il fotografo
Claudio Lorai Meli.
“Nella principale via dello
shopping cagliaritano - dichiara Barbara Congiu, presidente Club Giovani Sinergie Sardegna, avvicineremo la persone per posare e "metterci la faccia"
e dire basta alla violenza
sulle donne e mostrare in
strada le tecniche di difesa
personale. In Italia secondo
i dati ISTAT di giugno 2015,
6 milioni e 788 mila donne
hanno subito nel corso della propria vita una violenza
fisica o sessuale. Il 12% di
queste donne non ha avuto
il coraggio di denunciare
la violenza. Distribuiremo
proprio a tal fine del materiale informativo indicando il numero verde Antiviolenza e stalking 1522.
L’immagine della nostra
campagna di sensibilizzazione é volutamente forte:
un pugno di un uomo che
distrugge una rosa rossa
che generalmente é un fiore che simboleggia l'amore,
perché autore delle violenze é nella stragrande maggioranza dei casi il partner
o ex partner. Nel 2014 sono
state 152 le donne uccise
in Italia; 117 in ambito familiare”.
5
Sabato 28 novembre 2015
STORIA
“SPIRITUALITÀ DELLA NAZIONE CONSAPEVOLE DELLA SUA UNITÀ E CONSAPEVOLMENTE ORGANIZZATA IN STATO ALL’ATTUAZIONE DEI SUOI FINI”
Stato e politica corporativa
Una concezione completamente nuova ed originale, che tocca profili strettamente economici ma anche squisitamente giuridici e filosofici
di Emma Moriconi
ome anticipato nella puntata di ieri,
parliamo oggi delle Corporazioni e
vediamo cosa scrive a tal proposito Balbino
Giuliano nel libro oggetto
della nostra analisi "Elementi di cultura fascista". Tirando
le somme di quanto esposto
ieri, lo Stato fascista sente
la necessità di intervenire
nella vita economica, "non
per diminuire la libertà di
produrre - dice Giuliano ma solo per regolarla in
modo che sia anche più libera e riesca ad una produzione più intensa e sicura". Le Corporazioni sono
lo strumento migliore per
lo Stato fascista "per questa
sua opera di moderazione
e di incitamento dell'attività
economica
nazionale".
Scendiamo nel dettaglio:
"Lo Stato fascista - dice ancora l'autore - si può molto
semplicemente concepire
come la spiritualità della
nazione consapevole della
sua unità e consapevolmente organizzata in Stato all'attuazione dei suoi fini. Perciò non può
escludere la vita dell'economia dalla sua
attività politica, come volevano i teorici del
puro liberalismo, e non può esaurire questa
sua attività essenzialmente spirituale nella
materialità degli interessi economici, come
volevano i socialisti. Non c'è per noi una
produzione inferiore e superiore, materiale
e spirituale. Ogni produzione è sempre
energia dello spirito che si realizza, e richiede sempre uno sforzo d'intelligenza,
maggiore o minore non importa: e come
nelle sue forme che si chiamano inferiori
porta sempre un segno della individuale
libertà dello spirito, così anche nelle sue
forme più alte ha sempre una fondamentale
comunanza di interessi, che implica la ne-
C
cessità di una organizzazione. Così si capisce - aggiunge - che tutti i cittadini, che
comunque, anche indirettamente e, per così
dire, alla periferia, partecipino alla vita
attiva della nazione, siano compresi nel
grande sistema delle corporazioni, e che
lo Stato sia essenzialmente corporativo".
Parliamo di una concezione completamente
nuova ed originale, che tocca profili strettamente economici ma anche squisitamente
giuridici e, direi, anche filosofici. Anzi, forse
soprattutto filosofici. Questi concetti così
espressi da Giuliano trovano una loro prima
espressione nella Carta del Lavoro di Bottai
del 21 aprile 1927, di cui abbiamo ampiamente parlato e della quale riporteremo
qui solo un brevissimo stralcio, giacché il
tema non necessita di ulteriori specificazioni
avendone parlato davvero sin nei dettagli.
"La nazione - recita questo straordinario e
modernissimo documento - è un organismo
avente fini e vita e mezzi di azione superiori
per potenza e durata a quelli degl'individui
divisi e raggruppati che la compongono. È
un0unità morale politica ed economica che
si realizza integralmente nello Stato fascista".
È da questo principio - osserva correttamente Giuliano - che deriva "tutta la nuova
concezione politica ed economica".
Riepiloghiamo quindi brevemente i vari organismi corporativi, a cominciare dalle
Confederazioni dei datori di lavoro, cioè la
Confederazione degli Agricoltori, dei Commercianti, dei Trasporti Marittimi e Aerei,
dei Trasporti Terrestri e della Navigazione Interna, la
Confederazione bancaria.
Per quanto riguarda quelle
invece dei lavoratori, abbiamo i sindacati dei professionisti e artisti, dei Trasporti terrestri e della Navigazione Interna, del Commercio, dell'Agricoltura, dei
Bancari e delle Industrie.
Poi ci sono le Associazioni
dei Dipendenti dello Stato
e degli altri Enti pubblici:
l'Associazione generale del
Pubblico Impiego, quella
dei ferrovieri, dei postelegrafonici, del personale delle ricevitorie postali, degli
agenti rurali, degli addetti
alle aziende industriali dello
Stato, le associazioni della
scuola elementare, media
e universitaria, "insomma dice Giuliano - di tutte le
categorie degli impiegati
statali, fuorché di quei funzionari superiori del Governo , che hanno la responsabilità diretta della
vita nazionale, e trovano la
loro effettiva Corporazione
nella stessa organizzazione
dello Stato, al quale sono
in un certo senso quasi dei
pari". E poi dice ancora, e per completezza
riportiamo: "è inutile per noi aggiungere
l'elenco delle associazioni minori, in cui si
scinde ognuna delle Confederazioni e ognuno dei Sindacati che abbiamo nominato
avanti. Piuttosto è da ricordare il Consiglio
nazionale delle Corporazioni, che può avere
nel futuro uno sviluppo molto più importante
che oggi non appaia". E va sottolineato
come nella concezione fascista, l'inquadramento corporativo non sia fondato sulla
contrapposizione tra lavoratori e datori di
lavoro: "essi - dice ancora Giuliano - sono
termini distinti ma non opposti, e uniti da
un fondamentale comune interesse". Cioè,
naturalmente, la produzione, dunque il bene
nazionale, superiore.
LO STATO COME “SUPREMO MODERATORE NELLA VITA ECONOMICA”
“In classi e categorie l’interesse comune”
Il Ministero delle Corporazioni è “l’organo motore centrale di tutto l’ordinamento
corporativo”, di esso “lo Stato si serve per mantenere l'unità dei produttori”
n questo tipo di organizzazione, lo Stato opera una "oculata
disciplina coordinatrice". Sono
ancora parole di Balbino Giuliano,
che aggiunge: "Anzitutto le gerarchie debbono provvedere alla
composizione di contratti collettivi
e anche a dirimere le controversie
che abbiano a sorgere fra le parti.
Se la controversia fosse addirittura
inconciliabile, viene presentata
alla magistratura del lavoro cioè
ad un tribunale composto da tre
magistrati della Corte d'Appello
e da due cittadini scelti di volta
in volta in uno speciale albo di
esperti delle Associazioni sindacali. Ed in questo modo il Governo
fascista, assumendosi la responsabilità di rendere giustizia fra le
I
categorie di produttori, precisamente in nome del fine comune
della produzione nazionale, può
permettersi di considerare come
reato così lo sciopero dei lavoratori
come la serrata dei datori di lavoro, che feriscano l'interesse collettivo della nazione per un egoistico interesse di categoria". Anche
di questi temi abbiamo già parlato
a lungo e per essi valgono le considerazioni già espresse in passato
e riassumibili in un paio di concetti
che ci sembrano essenziali: il primo è che va sottolineato che il
bene nazionale viene prima di
qualsivoglia interesse di parte, di
certo la Nazione ne beneficia e
non poco. Il secondo è che, come
sempre, occorre contestualizzare
i fatti all'epoca storica e al contesto
sociale e politico in cui essi si verificano. Le Corporazioni, poi, dice
ancora Giuliano, "servono anzitutto
all'elevazione colturale delle varie
classi e categorie di produttori. E
quando parlo di elevazione colturale - evidenzia - voglio intendere che le corporazioni possono
educare col contatto fra loro e
colla realtà, le varie categorie di
produttori a valutare l'opportunità
delle pretese e la possibilità delle
concessioni con lucido senso realistico, che coincide perfettamente
coll'ideale di un più alto interesse
della Nazione". Dunque passiamo
al Consiglio nazionale delle Corporazioni: in esso si riuniscono le
rappresentanze di tutti i fattori
della produzione, "senza più distinzione di né fra classi né fra
categorie né fra uffici". Giuliano
definisce il Ministero delle Corporazioni come "l'organo motore
centrale di tutto l'ordinamento corporativo", è il Ministero "di cui lo
Stato si serve per mantenere l'unità
dei produttori e intervenire di
volta in volta come supremo moderatore nella vita economica".
Ciò che lo Stato fa attraverso il sistema corporativo è "risolvere
contrasti dannosi fra lavoro e capitale, e concorrenze altrettanto
dannose fra diverse forze capitalistiche, cerca di comporre accordi
fra produttori in modo da risparmiare sprechi inutili di energia, e
coordinare l'opera di produzione
alle condizioni e alle esigenze generali della realtà; cerca insomma
di dare all'attività produttrice quella efficacia e quella sicurezza che
è solo possibile quando l'attività
ha la limpida consapevolezza dei
fini a cui tende, e dei mezzi che
ha a sua disposizione. È insomma
il Ministero dove si opera il congiungimento fra politica ed economia".
Sulle Corporazioni e sul sistema
impostato dal Fascismo torneremo
anche nella prossima puntata,
quindi parleremo ancora un po'
delle opere sociali realizzate nel
Ventennio, che chiuderanno questo
speciale dedicato al volume di
Balbino Giuliano.
[email protected]
6
Sabato 28 novembre 2015
ESTERI
GUERRA IN SIRIA
Tensione ancora altissima tra Ankara e Mosca
Le dichiarazioni di Erdogan e le reazioni di Putin. Che probabilmente si vedranno nella capitale francese la prossima settimana
di Cristina Di Giorgi
on si placa lo scontro tra
Russia e Turchia. Dopo
l’abbattimento
del
Sukhoi-24 di Mosca nei
cieli della Siria, i rapporti
tra i due Paesi si fanno infatti di ora
in ora sempre più tesi. Già nelle
scorse ore i dirigenti del Cremlino
avevano annunciato la decisione
di mettere in atto una serie di provvedimenti di carattere economico
nei confronti di Ankara (tra cui sanzioni sulle importazioni, limitazioni
alle comunicazioni e, soprattutto,
la possibile interruzione dei piani
di investimento comuni in programma). Ad esse si è poi aggiunta,
come annunciato dal ministro degli
Esteri Lavrov, la sospensione, dal
primo gennaio 2016, del regime
“visa free”: ripristino dell’obbligo
dei visti dunque.
Mosca ha inoltre deciso di sospendere a tempo indeterminato la partecipazione alle esercitazioni navali
in corso sul Mar Nero, alle quali
prende parte anche la marina militare turca. E c’è di più: stando a
quanto riportato dalle agenzie, sembra che la Duma abbia votato favorevolmente all’eventuale diritto di
Mosca ad una “risposta militare”
nei confronti della Turchia. Risposta
che per ora si è comunque limitata
allo schieramento di sistemi difensivi
antimissilistici S-400 vicino al confine
turco siriano.
La Turchia dal canto suo ha annunciato la sospensione dei voli militari
ad Assad, l’attacco ai gruppi di opposizione al regime siriano con la
scusa di combattere l’Isis, “usare
un incidente in cui la ragione della
Turchia è accettata dal mondo intero
come scusa per tormentare i nostri
cittadini che erano in Russia” e “colpire irresponsabilmente camion
che sono nella regione per ragioni
commerciali o umanitarie significa
giocare col fuoco” (il riferimento
è, molto probabilmente, ai depositi
di carburate distrutti da Mosca).
Il “sultano” di Ankara ha poi ribadito,
parlando in diretta Tv, che l’abbattimento del jet di Mosca non è stato
“intenzionale” ma dovuto “all’applicazione automatica delle regole
di ingaggio” (su questa stessa linea
anche le parole del premier Davutoglu, che aggiunge però che “lavorerà con la Russia e gli altri alleati
per abbassare la tensione: la comunità internazionale non deve dividersi, altrimenti vinceranno l’Isis
e il regime siriano”). Nessuna intenzione di scusarsi per l’incidente
dunque. Ed è per questo che dal
Cremlino, come precisato dal portavoce di Putin Dmitri Peskov, non
c’è stata alcuna risposta alle telefonate di Erdogan, giunte “circa 7-8
ore dopo l’abbattimento”. Ankara
ha comunque proposto un incontro
tra i due leader a Parigi il 30 novembre ai margini della Conferenza
Onu sul clima. Proposta della quale
“il presidente Putin è stato informato”
ha dichiarato il portavoce del Cremlino. Ancora non si sa se i due effettivamente si incontreranno.
N
in Siria nell’ambito della coalizione
internazionale anti-Isis. Secondo il
quotidiano Hurriyet, che cita fonti
anonime della diplomazia di Ankara,
lo stop potrebbe durare fino a quando non verranno riaperti i canali di
comunicazione tra i due Paesi, passo
questo ritenuto necessario per pre-
ATTACCHI E ARRESTI
L’Isis e i diversi fronti
Scontri Iraq, attentati in Bangladesh,
fermi e perquisizioni in Mali e in Tunisia
uovi attacchi, in
queste ore, a firma
dei miliziani del Califfato. Una moschea sciita nel nord del Balgladesh
(a maggioranza sunnita)
è infatti stata assaltata
da un gruppo di uomini
armati, che hanno aperto
il fuoco sui fedeli riuniti
in preghiera uccidendo una persona e ferendone tre. Il commando – riferiscono le agenzie
– era composto da almeno cinque persone. L’azione è stata
già rivendicata dall’Isis (che, in
Bangladesh, ha ultimamente
portato a termine numerosi attentati contro stranieri, intellettuali laici e membri della comunità sciita).
Offensiva in corso anche in Iraq,
dove le truppe del Califfato si
sono scontrate con l’esercito
nei pressi di Ramadi (capoluogo
della regione di Anbar, a ovest
di Bagdad, da tempo sotto il
controllo dello Stato islamico).
Lo riferiscono i media locali, secondo i quali da alcune ore è in
corso una vasta offensiva governativa per riprendere la città.
Per quanto riguarda invece il
Mali, in particolare lo spargimento di sangue del 20 novembre presso l’Hotel Bamako
(nel quale sono rimaste uccise
N
venire possibili ulteriori episodi di
tensione.
Le dichiarazioni di Erdogan però
non contribuiscono certo a calmare
le acque. Se infatti da un lato ha affermato che gli F16 non sarebbero
entrati in azione se avessero saputo
che il jet era russo e che “i rapporti
con la Russia sono molto importanti.
Abbiamo un grande potenziale di
cooperazione e non vogliamo comprometterlo”, dall’altro “avvisa cordialmente la Russia di non scherzare
col fuoco” ed elenca, con parole al
vetriolo, quelle che ritiene siano le
colpe di Mosca: tra esse il sostegno
I RISULTATI DEL VERTICE AL CREMLINO
Si rafforza l’alleanza franco-russa
contro lo Stato Islamico
Diversi i temi affrontati nelle tre ore di colloquio
tra i due leader, che si incontreranno di nuovo a Parigi
19 persone), le forze di sicurezza
del Paese africano hanno fatto
sapere di aver arrestato due
persone. Anche questo episodio,
avvenuto ad una settimana esatta dalle stragi di Parigi, è stato
rivendicato dagli estremisti islamici di un gruppo legato ad al
Qaeda che si ritiene sia poi
confluito nell’Isis.
Ed anche in Tunisia la polizia si
è mossa rapidamente per reagire all’attacco di martedì scorso, quando un attentatore suicida si è fatto esplodere su un
autobus che trasportava agenti
della Guardia presidenziale, uccidendone 13 e ferendone una
ventina. Anche grazie al coprifuoco notturno e allo stato di
emergenza, le forze dell’ordine
– stando a quanto dichiarato
dal ministero dell’Interno di Tunisi - hanno eseguito in pochissimo tempo oltre cinquecento perquisizioni domiciliari.
CdG
ombattere insieme
contro le minacce comuni e rafforzare il
coordinamento tra i partner
per affrontare lo Stato Islamico in Siria, anche mediante la condivisione di
informazioni militari. Sono
questi, in sintesi, i punti che
riassumono le tre ore di intensi colloqui svoltisi a Mosca tra il presidente francese
Hollande e il leader del
Cremlino Vladimir Putin. I
due capi di stato si sono
incontrati in un momento
estremamente particolare,
in cui lo scenario della guerra contro il Califfato, già difficile per la violenza degli
attacchi terroristici portati a termine in
varie parti del mondo, appare complicato
dai problemi dovuti alla scarsa coesione
tra i diversi Stati a vari livelli militarmente
e politicamente impegnati nella stessa.
Nella conferenza stampa successiva al
colloquio, Putin ha osservato che la
volontà di intraprendere azioni congiunte
costituisce “un contributo concreto e
pratico per la formazione di un ampio
C
fronte contro il terrorismo sotto l’egida
delle Nazioni Unite. Prendo atto – ha aggiunto – che il numero di Paesi che condividono questa iniziativa sta crescendo”.
Ed a proposito dei rapporti con gli Stati
Uniti, ha precisato che la Russia “con rispetto” si relaziona con la coalizione
guidata dagli americani” ed è pronta a
collaborare, ma ritiene che “sarebbe
meglio creare un’unica e ampia coali-
zione”. Anche perché “coordinare il ostro lavoro in tali
circostanze sarebbe più facile”, senza contare che renderebbe il tutto più efficiente.
Riguardo inoltre all’abbattimento dell’Su-24 di Mosca
ad opera delle forze turche,
Putin ha concordato con il
suo omologo francese sulla
necessità di fare in modo che
tali incidenti non si ripetano
più. “Chi usa doppi standard
con il terrorismo ed è coinvolto in attività criminali con
lo Stato islamico – ha detto
Putin – sta giocando con il
fuoco”. Quanto poi alla delicata questione avente ad oggetto il leader siriano, alla
considerazione di Hollande secondo
cui “Assad non può avere alcun ruolo
nel futuro della Siria”, Putin ha risposto
che tale decisione “dovrebbe restare
nelle mani del popolo siriano”. I due
capi di Stato hanno infine dichiarato
che il dialogo iniziato a Mosca continuerà
la prossima settimana a Parigi, in un incontro ai margini della Conferenza sul
clima delle Nazioni Unite.
CdG
7
Sabato 28 novembre 2015
ESTERI
L’ARABIA SAUDITA E LA PENA DI MORT E
Riad: in programma decapitazioni di massa
Le organizzazioni per i diritti umani sospettano che si tratti di un modo per eliminare oppositori
di Cristina Di Giorgi
entre ci si prepara a
celebrare, il 30 novembre, la Giornata
internazionale “Città
per la vita, città contro
la pena di morte” organizzata dalla
comunità di Sant’Egidio (sono molte
le iniziative previste, sia in Italia sia
nel resto del mondo), in Vietnam
sono state approvate all’unanimità
modifiche al codice penale che riducono l’elenco dei reati per i quali
è prevista la pena capitale (tra quelli
cancellati corruzione, contraffazione
alimentare,
rapine
ed alcune fattispecie legate alla droga).
L’Arabia Saudita al contrario, già
recentemente agli onori delle cronache per condanne particolari (tra
cui quella, per blasfemia, bestemmia
e apostasia, del poeta di origini palestinesi Ashraf Faydah), sembra
si stia preparando per l’esecuzione
di 52 persone, ritenute colpevoli di
“reati contro lo Stato”. La notizia è
stata diffusa dalla stampa locale,
che non ha però reso noti i nomi di
coloro che verranno decapitati. Il
sito Okaz precisa in proposito soltanto che alcuni di loro sono originari
della provincia orientale di al-Sharqiyya, dove risiede una nutrita comunità sciita.
Quello che si prospetta potrebbe
dunque essere un atto non soltanto
di lotta al terrorismo ma, come sot-
M
tolineato da Amnesty International,
un’esecuzione con motivi politici
ben precisi: ovvero l’eliminazione
di un buon numero di oppositori.
Sembra infatti che tra coloro che
dovrebbero andare al patibolo ci
siano anche semplici manifestanti
appartenenti alla minoranza sciita,
ramo minoritario dell’islam che in
Arabia Saudita rappresenta circa il
5% della popolazione.
Quella tra sciiti e sunniti in Arabia
Saudita è una storia fatta di secoli
di divisioni, sia religiose sia politiche:
la maggioranza araba accusa gli
sciiti di fomentare la rivoluzione
iraniana (l’Iran, da sempre nemico
dell’Arabia Saudita, è il primo Stato
islamico con gli sciiti al potere)
mentre questi ultimi accusano i sunniti di non garantire parità di diritti
alle opposizioni.
Si teme dunque, per questo motivo,
che tra coloro che verranno giustiziati ci siano attivisti della minoranza
sciita, tra cui cinque ragazzi, tre dei
quali condannati per reati – “sedizione, attacchi al personale di sicurezza” e simili - commessi quando
erano minorenni (erano stati arrestati
dopo le manifestazioni del 2011
sulla scia della Primavera araba).
Le loro madri hanno recentemente
diffuso un appello congiunto in cui
si afferma che la possibile esecuzione sarebbe un evento “unico
nella storia della giustizia saudita.
Le autorità – si legge nel documento
– hanno sottoposto i nostri figli a
numerose forme di ingiustizia”,
avendoli arrestati (questa la denuncia) in modo arbitrario ed in seguito,
dopo un processo ingiusto, sottoposti a maltrattamenti e torture.
“Chiediamo che il governo ritiri le
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
sentenze e ordini un uovo processo.
I processi, nel rispetto dei principi
internazionali, devono essere pubblici e monitorati da osservatori
neutrali. Rimarremo in silenzio –
concludono – solo se ci uccideranno
insieme ai nostri figli”.
Sul fronte della pena di morte, tra
l’altro, il regno saudita ultimamente
si è dimostrato molto attivo: nel
2015 sono infatti già state eseguite
151 sentenze capitali (nel 2014 erano state 90). Un fatto questo, fanno
notare alcuni, che stride decisamente con la recente nomina di
Faisal bin Hassan Thad, ambasciatore dell’Arabia Saudita presso le
Nazioni unite, a capo del Consiglio
per i diritti umani dell’Onu.
Sul piano internazionale Riad ha
sempre risposto alle critiche sostenendo che le condanne a morte
sono in linea con la legge coranica.
Per gli attivisti però, come sottolineato, rappresentano invece una
potentissima arma per sedare il
dissenso interno. “E’ chiaro – ha
dichiarato in proposito il vicedirettore di Amnesty International per
Medio Oriente e Nord Africa – che
le autorità saudite stanno usando
la maschera del contrasto al terrorismo per sistemare questioni politiche”. Questioni che, se l’esecuzione di massa verrà effettivamente
eseguita, rischiano di esplodere in
una contestazione di vastissime proporzioni.
8
Sabato 28 novembre 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
PIAZZA NAVONA NON OSPITERÀ NEMMENO IL MERCATINO PER DELLE IRREGOLARITÀ. SE NE OCCUPERÀ LA PROCURA
La sinistra fa scappare pure la Befana
Il minisindaco Alfonsi (Pd) è soddisfatta: “E’ la scelta giusta”. Critiche da Rifondazione e Forza Italia
I
l pasticcio di Piazza Navona accompagnerà
anche il 2016. La Befana e il mercatino al
centro di Roma erano degli eventi desiderati
e attesi da migliaia di bambini, vissuti
anche grazie ai racconti dei nonni e dei
genitori. E per il secondo anno consecutivo resterà
solo un lontano ricordo. Una tradizione interrotta
da quando Pd-Sel, insieme a Lista Civica Marino,
sono tornati al timone del Campidoglio e dei Municipi. In questa occasione, la festa non si svolgerà
a causa delle procedure “irregolari” rilevate anche
dall’Anticorruzione, che ha deciso di inviare la relazione alla Procura capitolina.
Il commissario di Roma, Francesco Paolo Tronca,
aveva infatti indirizzato all’Anac un dossier sulle
assegnazioni dei banchi, un iter in cui sono emerse
scelte “non pienamente in linea con il quadro normativo”.
“Il mercatino non ci sarà”. L’ufficialità è arrivata da
Sabrina Alfonsi, minisindaco del Municipio I ed
esponente Pd, intervenuta a Radio Radio Tv.
“Da lunedì capiremo che cosa vogliamo fare sulla
piazza”, lasciando presagire nulla di buono: “Quest’anno è particolare perché capita col Giubileo
che sta a un ponte di distanza da piazza Navona,
con un allarme sicurezza in città”, insomma “la decisione di come si svolgerà la festa sarà determinata
anche da questo”, ha spiegato ancora.
La polemica è scoppiata sulle assegnazioni, molte
delle quali sarebbero state affidate alla famiglia
Tredicine, leader degli ambulanti romani.
Alfonsi ha tentato così di spiegare anche le questioni
legate al punteggio assegnato.
“Vengono richieste, ad esempio, 10 fatture che dimostrino che l’operatore abbia già ordinato il biologico. Se esse, invece, non vengono consegnate
non si può attribuire il punteggio. Quello è il nodo,
se non mi dai queste cose io ti do punteggio zero,
ma mettendoti punteggio zero “rifà da leone” l’altro
pilastro su cui si reggeva il bando ovvero l’anzianità”,
spostando poi le attenzioni sui Tredicine: “Se io mi
trovo in prima postazione sui dolciumi un Alfiero
Tredicine con 20 punti, ma tutti complessivamente,
capisco immediatamente che non viene assegnato
il criterio della qualità in quanto i punti erano il
massimo dell’anzianità”.
“Allora il disciplinare avrebbe dovuto dire: se c’è
zero, sei escluso”, ha argomentato Alfonsi, mettendo
l’accento sulla mancanza di questa clausola: “Mi
auguro che sia stato un errore tecnico, non metto
in discussione l’onestà di nessuno. Però è il motivo
per cui mi sono convinta che andava annullato”.
Alfiero Tredicine non ci sta e lancia un appello per
salvare la festa della Befana.
“Chi la competenza per farlo, crei velocemente le
condizioni per cui gli operatori - ha spiegato all’agenzia Dire - possano esercitare la loro attività,
perché molti hanno già comprato le merci e ordinato
le nuove strutture. Che cosa ci faranno adesso?”.
Reazioni a catena dal mondo politico, da destra a
sinistra, contro il minisindaco Alfonsi.
“Migliorare la storica festa della Befana per la sinistra
vuol dire eliminarla”, ha sentenziato Davide Bordoni,
coordinatore di Forza Italia. “Ci troviamo così - ha
aggiunto - per il secondo a dover rinunciare ad una
festa popolare che si tramanda da oltre 140 anni”.
“Sono ridicole le sue dichiarazioni, come se il
bando non fosse stata opera del suo municipio”,
ha tuonato Rifondazione Comunista, che ha chiesto:
“Se aveva dubbi sul bando perché non è intervenuta
prima? Il solito teatrino per confondere le acque”,
proseguendo: “Ecco l’ennesima beffa da parte di
un’amministrazione municipale incapace che sarebbe dovuta andarsene con il sindaco Marino”.
MAFIA CAPITALE
Buzzi resta
in carcere
iente da fare. La Cassazione ha convalidato le
misure cautelari inflitte
nei confronti di Salvatore Buzzi,
fondatore della Cooperativa 29
Giugno al centro dell’inchiesta
Mondo di mezzo, e confermato
il carcere anche per Paolo Di
Ninno, commercialista delle
cooperative di Buzzi.
In particolare, la VI Sezione
penale ha pressoché confermato le ordinanze del Tribunale
del Riesame di Roma, emesse
tra il giugno e l’agosto scorso.
Resteranno inoltre agli arresti
domiciliari Alessandra Garrone,
compagna di Buzzi, Giordano
Tredicine, ex consigliere comunale, e Andrea Tassone, ex
presidente del Municipio di
Ostia commissariato successivamente per infiltrazioni mafiose dopo le dimissioni dell’imputato.
N
LA CORTE DEI CONTI CERTIFICA LA PARIFICA DEL LAZIO
Zingaretti si accontenta della prassi
Storace-Aurigemma: “Il successo di cui si va cianciando è solo
di propaganda”. “Ha letto quello di un’altra regione”, è il dubbio dei 5 Stelle
l centrosinistra glorifica a suon
di comunicati stampa le politiche
economiche e i risultati raggiunti,
a suo dire, dall’amministrazione
regionale di Nicola Zingaretti. Invece la Corte dei Conti ha messo
in risalto molte criticità, che variano: dal fondo Svalutazione
crediti nello Stato patrimoniale
all’errata contabilizzazione dei
debiti per anticipazioni di liquidità
nei confronti del Mef, dal mancato
rispetto del Patto di Stabilità al rischio di perdere i finanziamenti
europei…
Il presidente della Regione Lazio
e i suoi consiglieri, invece, sono
stati impegnati a sbandierare ai
quattro venti la parifica arrivata
dalla magistratura contabile tralasciando le annotazioni segnalate.
I
“Ce l’abbiamo fatta”, ha esordito
Zingaretti, che ha aggiunto: “La
notizia della parifica è una conferma di riconoscimento di una
contabilità che, ovviamente è sempre difficile, garantisce la ripresa
- ha concluso - Anche quest’anno
il giro di boa della verifica importante come questa è passato”.
Dalle opposizioni, però, è arrivato
l’eco della veloce protesta.
“Ma Zingaretti e i consiglieri che
stanno sperticandosi in elogi sul
Rendiconto 2014, hanno letto
realmente la relazione della Corte
dei Conti o stanno solo facendo
rumore di fondo per coprire il disastro?”, lo hanno chiesto Francesco Storace, vicepresidente del
Consiglio regionale e segretario
de La Destra, e Antonello Aurigemma, capogruppo di Forza Italia
alla Pisana.
“Dopo che si sarà calmato il baccanale, magari nel fine settimana,
consigliamo loro - è l’invito dei
due consiglieri di opposizione di leggere un po’ di dati: spese
correnti contabilizzate in conto
capitale e viceversa, affidamenti
MONTELIBRETTI, È GIUNTO IL MOMENTO DEL CONFRONTO. L’OPINIONE DE LA DESTRA
Congresso o primarie
è
giunto il momento di dare
una svolta, di cambiare il
metodo. E’ necessario ripartire da zero e mettere tutto in discussione. Da queste premesse è
partita l’assemblea degli iscritti de
La Destra. Oggi la nostra area appare effettivamente ferma e il pericolo è quello di frammentare un
centrodestra già dilaniato da
profonde spaccature interne. Una
base di partenza c’è, adesso bisogna riaprire il dialogo, perché oggi
non è più il tempo di divisioni. Se
ci si concentra solo sulla figura del
candidato sindaco, si rischia di prolungare l’impasse politica e di lasciare immense praterie ai nostri
veri avversari. Occorre iniziare sin
da subito una nuova fase, ma senza
frettolosità o diktat che non aiutano
la politica condivisa. Ora la cosa
più importante è che ci sia responsabilità e generosità reciproca per
giungere ad una sintesi unitaria e
mettere in piedi una grande coalizione, l’individuazione della candidatura dovrà essere il risultato
di un serio confronto di idee. Lanciare un appello alla responsabilità
a tutte le forze politiche che fanno
reale opposizione all’attuale compagine amministrativa e avviare
una fase di confronto. Un congresso,
dunque, nel segno del rinnovamento e della trasparenza, che veda
protagonisti i gruppi politici e tutte
le forze sociali che intendono ragionare su un progetto politico
serio e alternativo alla sinistra. Un
fronte rappresentativo di natura
popolare è possibile, ma serve il
coraggio di fare questo passo rivoluzionario e storico per il centrodestra Montelibrettese. Ripartire
dalla base militante e dalla nostra
gente. Il congresso sarebbe una
grande opportunità per il rilancio
del nostro mondo e ci consentirebbe
di costruire una piattaforma politica
condivisa in risposta all’attuale stallo
amministrativo. Il confronto politico
è l’unica via di uscita, altrimenti
non rimane che affidarsi alla consultazione popolare. La primarie
non sono il massimo è vero e rappresenterebbero l’estrema ratio, ma
potrebbero essere la soluzione per
superare lo stallo.
Giuseppe Gioia
diretti ingiustificati, entrate che
calano, spese che, in proporzione,
aumentano, quasi 4 miliardi di
euro di passivo, sacrificio degli
investimenti a favore della spesa
corrente, mancato rispetto del
Patto di Stabilità, incertezza nei
conti, tassazione ai massimi livelli,
rischio di perdita dei finanziamenti
europei. Questa è la sintesi, stringata ed essenziale di ciò che dice
la Corte dei Conti. Che approvino
la parificazione è prassi: ci mancherebbe solo quello”, hanno ricordato, sottolineando invece:
“Nella sostanza è una bocciatura
netta di tutte le politiche seguite
da Zingaretti. O, meglio, dell’assenza di politiche. Il successo di
cui si va cianciando è solo di propaganda. I nodi arriveranno presto
al pettine”.
Critiche anche dai 5 Stelle, che
hanno bollato l’entusiasmo zingarettiano così: “Ho il dubbio ha affermato Valentina Corrado,
capogruppo dei pentastellati del
Lazio - che Zingaretti sia andato
ad ascoltare quello di un’altra regione”.
9
Sabato 28 novembre 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
VELLETRI: DOVEVA ESSERE UNA SERATA TRA AMICI, SI È TRASFORMATA IN TRAGEDIA
Ucciso per una festicciola
AGENTI TURISTICI CONTRO L’ORDINANZA
ANTI PROCACCIATORI
“Tronca facce lavorà”
Arrestato un fornaio albanese, avrebbe ammesso
le proprie responsabilità. La vittima è un commercialista 32enne
rano passate le 24. Nello studio
di Francesco Maria Pennacchi,
commercialista 32enne di Velletri, era in corso una festicciola
insieme ad amici. Una chiacchierata conviviale sfociata in un omicidio
al termine di una lite verbale con un inquilino del palazzo. Il presunto assassino
sarebbe un fornaio di origine albanese,
P.L., accusato di omicidio volontario, svegliato dal rumore proveniente dall’appartamento del commercialista. L’uomo,
dipendente di uno dei panifici più famosi
della città, è andato su tutte le furie, è
salito in fretta e furia al quarto piano e
ha suonato al campanello. Ad accoglierlo
è stato il commercialista, ma di lì a poco
- secondo una ricostruzione di polizia e
carabinieri - è nata una violenta lite tra i
due con spintoni e insulti.
Ma, in quei minuti concitati, l’albanese sempre dai primi accertamenti - avrebbe
tirato fuori un grosso coltello da cucina
e avrebbe colpito Pennacchi con un
paio di colpi all’addome, salvo poi scappare per le strade della città. Il commercialista è stato trovato agonizzante,
il suo cuore ha smesso di battere presso
l’ospedale cittadino.
Poi l’allarme e le ricerche degli uomini
delle forze dell’ordine con tutte le volanti
e le pattuglie disponibili, mettendo a tappeto gran parte della città. L’albanese è
stato rintracciato non distante dal luogo
dell’accaduto, mentre l’arma del delitto è
stata rinvenuta in un tombino, sempre vicino al palazzo del delitto. Il fornaio 43enne
E
Tronca facce lavorà”. E’
il monito di Franco Magni, gestore di un’agenzia turistica, che ieri si è arrampicato sul Colosseo contro
i provvedimenti anti procacciatori voluti dal commissario
del Campidoglio. Infatti la terza ordinanza di Tronca stabilisce “il divieto di svolgere
in maniera ambulante l’attività
su suolo pubblico di intermediazione e promozione di tour
turistici e vendita di biglietti
per l'accesso ai musei e siti
di interesse storico, artistico
e culturale perché lesivi della
leale concorrenza commerciale”.
Una presa di posizione seguita
dalla reazione rabbiosa degli
agenti turistici.
“Siamo italiani, paghiamo le
tasse e facciamo contratti a
tempo indeterminato ad altri
italiani”, ha spiegato Magni,
secondo cui “con questa ordinanza siamo tutti a spasso
e in 14 giorni andranno fallite
45 agenzie turistiche gestite
da italiani”. Un settore che
conta almeno 2.000 posti di
lavoro nella Capitale d’Italia.
“
non avrebbe opposto resistenza.
Nel corso del un lungo interrogatorio,
condotto alle prime ore del mattino personalmente dal sostituto procuratore
della Repubblica di Velletri Giuseppina
Corinaldesi, l’arrestato avrebbe ammesso le proprie responsabilità ed è
stato trasferito presso la casa circondariale della città.
Gli amici della vittima, di 35 e 26 anni,
sono stati trovati nell’ascensore dalla polizia e dai carabinieri e, grazie all’intervento del personale dei Vigili del fuoco,
sono stati liberati. I due non potevano
credere ai loro occhi: Francesco Maria
era riverso sul pavimento del pianerottolo
in una pozza di sangue, morto poco
dopo in ospedale. Doveva essere semplice una festicciola, una serata tra amici
che ricorderanno per la vita.
Dopo qualche ora, Magni è
sceso dall’Anfiteatro e, accompagnato dai vigili, si è
recato in Campidoglio per un
incontro con il commissario
Tronca, al termine del quale
ha dichiarato: “La situazione
è in stand by. Non abbiamo
ancora ricevuto una risposta
immediata ma - ha spiegato
il gestore di agenzie ‘salta
fila’ - a breve ci convocheranno
di nuovo e ci diranno cosa
pensano delle nostre richieste:
ovvero la sospensione momentanea dell’ordinanza per
dare il tempo alle Istituzioni
di approvare un regolamento
come chiediamo da tempo”.
Le tre ordinanze non colpiscono soltanto i risciò e i centurioni, ma anche le guide
turistiche mentre gli abusivi
continuano ad operare indisturbati.
Ieri è stato anche il secondo
giorno consecutivo di protesta
dei centurioni, sotto il Comune
di Roma per manifestare contro l’ordinanza che di fatto li
ha allontanati dal Colosseo,
con multe di 400 euro a cui
dovranno far fronte.
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10
Sabato 28 novembre 2015
DALL’ITALIA
È BUFERA SULLE SCELTE DEL DIRIGENTE DI UNA SCUOLA MEDIA A ROZZANO
Quello “xenofobo” del presepe
Vietate raffigurazioni della natività e canzoni dallo sfondo religioso: e la festa del Natale diventa “d’inverno”
Contro le elucubrazioni del preside grillino si scagliano tutti, da Fdi al Pd passando per Salvini
ietato anche il Natale.
Gli alunni dell’Istituto
comprensivo Garofani
di Rozzano (Milano) non
festeggeranno la tradizionale festività cristiana che celebra la nascita di Gesù.
Dopo la decisione del Consiglio
di Istituto di non esporre nelle
classi il crocifisso, il dirigente scolastico reggente Marco Parma ,
già candidato sindaco per la lista
civica “Aria pulita” e per il M5S a
Rozzano, ha infatti deciso di annullare il concerto di Natale e istituire una nuova festa, a metà gennaio.
Motivo? Per rispettare le diverse
culture e consentire a tutti i bambini, anche ai non cattolici, di partecipare alle iniziative organizzate
dalla scuola.
Sì ad albero di Natale e Santa
Claus dunque, ma niente presepe
né canzoni natalizie: all’istituto frequentato da circa mille alunni (tra
infanzia, primaria e secondaria)
ci saranno di conseguenza solamente addobbi e i festeggiamenti
saranno laici.
Come riportato dal quotidiano “Il
Giorno”, dopo la proposta di un
gruppo di genitori di inserire fra i
canti previsti per il concerto di
Natale (che di solito si tiene al
Teatro Fellini in collaborazione
con l’associazione 11 Note), alcune
canzoni più propriamente religiose, come “Tu scendi dalle stelle”
e “Adeste fideles”, il dirigente
scolastico oltre a rispedire al mittente la richiesta ha deciso, assieme all’associazione, di spostare il
concerto al 21 gennaio e di ribattezzarlo “Festa di inverno”.
Una scelta, a detta vicepreside
Ornella Godi, avvenuta “per evitare
strumentalizzazioni. Il programma
del saggio quest’anno è basato
sulle filastrocche di Gianni Rodari
e sulle canzoni di Sergio Endrigo”.
E mentre il sindaco di Rozzano,
Barbara Agogliati, ricordando che
il comune “è cresciuto con i valori
della tolleranza e dell’accoglienza”, ha fatto sapere di voler chie-
V
dere alla scuola di reintegrare la
festa, il preside ha assicurato che
non tornerà indietro sulle sue decisioni. “Le polemiche non mi interessano e questa è la classica
palla di neve che si è trasformata
in una valanga. Le beghe degli
adulti non devono ricadere sui
bimbi - ha detto chiaro Parma - a
me interessa che a scuola ogni
momento sia condivisibile per tutti
e che nulla possa creare imbarazzo
o disagio a qualcuno. Prima di
tutto non era un Concerto di Natale
ma un Concerto di inverno e si
svolgerà 21 gennaio, poi non ho
rimosso alcun crocifisso perché
nelle aule non ci sono più da anni”.
La scelta è stata aspramente criticate da un gruppo di genitori che
ha protestato invocando il rispetto
della tradizione. Un’aria di rivolta
che si respira già da tempo a causa,
appunto, della rimozione del crocifisso dalle aule. Un altro capitolo
della battaglia che vede il preside
sulla barricata della laicità.
Non sono mancate neppure le polemiche dei politici. Riccardo De
Corato, vice-presidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale in
Regione, ha annunciato una “Interrogazione in Regione e richiesta di
intervento da parte dell’Ufficio scolastico provinciale e del Prefetto”.
“Provveditore e ministro dell’Istruzione intervengano subito – ha detto Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia – Il
preside dell’Istituto Garofani di
Rozzano è inadatto alla guida
di una scuola. Bisogna confermare
subito l’iniziativa natalizia a Rozzano
e, se sono presenti ragazzi di altre
fedi religiose, vanno rispettate anche le loro ricorrenze. Tolleranza
e dialogo non vogliono dire la rinuncia alle nostre radici”.
La scuola è finita anche nel mirino
del leghista Matteo Salvini che ha
sollevato la questione ai microfoni
di Radiopadania. “Cancellare le
tradizioni è un favore ai terroristi”
ha detto in diretta cercando di rintracciare telefonicamente il preside
Parma, dopo aver mandato in onda
la canzone ‘Tu scendi dalle stelle‘.
A rispondere al segretario della
Lega è stato però solo il direttore
amministrativo della scuola, che
pacatamente ha sostenuto che sulla
vicenda “i giornalisti hanno mescolato un po’ le situazioni”, promettendo a breve “un comunicato
stampa” del preside.“Pensate quelli dell’Isis se ci stanno ascoltando
quanto ci prendono per coglioni”,
ha concluso Salvini, che alla fine
del giro di telefonate in diretta
non è riuscito a parlare con il dirigente.
Un appello al ministro Giannini
arriva da Paolo Grimoldi, deputato
e Segretario della Lega Lombarda
“per chiedere chiarezza e nel caso
anche immediati provvedimenti
verso questo preside, perché non
L’INIZIATIVA
LA SCELTA
A sostenere bue e asinello,
scende in campo Forza Italia
iù presepi per tutti. Nel
giorno in cui esplode il
caso di Rozzano, Forza
Italia scende in campo in favore
del bue e dell’asinello con “Un
presepe in ogni piazza. Un presepe in ogni scuola”, l’iniziativa
messa in campo dal coordinamento nazionale enti locali di FI
e dei Club azzurri, guidato da
Marcello Fiori. Fiori annuncia:
“Nelle nostre città gli amministratori locali di Forza Italia promuoveranno l’installazione, presso la piazza principale o in un
luogo centrale, di un presepe,
simbolo delle nostre radici cristiane e della tradizione natalizia
italiana. I Club Forza Italia si at-
P
tiveranno per regalare a una
scuola del proprio territorio un
presepe, affinché soprattutto i
bambini e i ragazzi possano custodire e apprezzare il senso
vero dello spirito di fratellanza
del Natale. Nel rispetto di tutti,
non dobbiamo avere paura di
coltivare e rivendicare la nostra
storia, i nostri valori e la nostra
tradizione. Con orgoglio”.
Osvaldo Napoli, dirigente nazionale del coordinamento Enti
locali di Forza Italia aggiunge:
“Un movimento politico deve
essere innanzitutto identitario,
rappresentare e diffondere valori
e idee attraverso le quali creare
comunità coese e integrate,
possiamo accettare che in una nostra scuola si vieti il Natale”.
“La decisione del preside dell'Istituto Garofani di Rozzano è inaccettabile” concorda Paola Frassinetti, coordinatrice regionale di
Fratelli d'Italia, per la quale “questi
interventi da parte di presidi e
professori ideologizzati non hanno
alcun senso, se non di offendere
gli alunni e le famiglie cristiane”.
La notizia è commentata negativamente anche dal deputato del
Pd Edoardo Patriarca per il quale
“a Rozzano abbiamo assistito a
un'operazione di laicismo esasperato, un'operazione di desertificazione della nostra cultura”. E meno
male che al preside grillino Parla
non è venuto in mente che Santa
Claus, alla fine, è l’impersonificazione di San Nicola. Altrimenti al
bando sarebbe finito pure Babbo
Natale. O “genitore 2 Natale”? Ne
parliamo l’anno prossimo…
Barbara Fruch
Forza Italia affonda le radici nel
popolarismo europeo e nella
tradizione cristiana e il presepe
rappresenta un momento fondamentale di celebrazione della
nostra identità”.
Per Deborah Pantana, dirigente
nazionale del coordinamento nazionale Enti locali del movimento
azzurro “la condivisione dei valori
cristiani che stanno alla base
della nostra identità culturale si
esprime anche attraverso il presepe, rappresentazione allegorica
della nascita di Cristo, simbolo
di pace e fratellanza e delle nostre
famiglie. Valori che appartengono
a tutti i popoli e culture”.
Agenzia Dire
La Lega “interroga” Maroni,
“Via i burqa dagli ospedali”
na questione di sicurezza.
Per questo la Lega Nord
ha presentato un’interrogazione al Presidente Roberto
Maroni che verrà trattata dall’aula martedì primo dicembre
per vietare il burqa negli ospedali. “Considerati i recenti fatti
di cronaca riteniamo sia imperativo che la legge venga rispettata alla lettera, impedendo
l’accesso agli ospedali, ma più
in generale a tutte le strutture
pubbliche di competenza di Regione Lombardia, a chiunque
indossi indumenti che coprono
interamente il volto o comunque
non rendano immediato il riconoscimento – ha spiegato
U
all’AdnKronos il vice capogruppo della Lega Nord a Palazzo
Pirelli, Fabio Rolfi – Non ci interessa se qualcuno si riterrà
offeso dalla cosa, così come
non ci facciamo influenzare
dalle obiezioni di una sinistra
prona di fronte ai capricci degli
islamici. La sicurezza dei lombardi, e in particolare di chi
frequenta luoghi come gli ospedali, viene prima di qualsiasi
assurdo dettame religioso. La
gravità della situazione è testimoniata dai fatti che hanno
stravolto l’Europa e che tutti
conosciamo; non ha senso
spendere energie in dissertazioni
sulla libertà di religione, che
comunque c'entra poco, se non
nulla, con l'utilizzo di burqa o
niqab. Vogliamo che sia chiaro
il principio, già sancito da leggi
dello Stato, che nei luoghi pubblici nessuno deve poter girare
celando il volto e impedendo il
riconoscimento dei tratti somatici. Per questo motivo – ha
concluso l’esponente del Carroccio - chiederemo, martedì
in Aula, al Presidente Maroni
di attivarsi perché nelle strutture
di competenza regionale si pongano in essere tutte le azioni
atte ad assicurare il rispetto
delle regole per garantire il
massimo livello di sicurezza
possibile”.
11
Sabato 28 novembre 2015
DALL’ITALIA
PARTECIPERÀ ALLE AMMINISTRATIVE A MILANO CON FORZA ITALIA
Sparò al ladro: Sicignano si candida
L’annuncio dato insieme al capogruppo azzurro a palazzo Marino, Pietro Tatarella, e al coordinatore milanese
Fabio Altitonante. Il pensionato di Vaprio d’Adda: “In Italia non c'è sicurezza, serve fare qualcosa al più presto”
i candiderà come consigliere comunale a Milano
per Forza Italia. È Francesco
Sicignano, il pensionato
65enne che il 19 ottobre
scorso ha ucciso il ladro romeno,
introdottosi furtivamente a casa sua.
Una vicenda che ha sollevato grande
attenzione mediatica, anche perché
l’uomo è stato poi accusato di omicidio volontario.
A più di un mese di distanza dall’episodio, Sicignano ha quindi deciso
di schierarsi in politica in occasione
delle elezioni amministrative nel capoluogo lombardo.
L’annuncio è stato dato in una conferenza stampa ieri mattina a Palazzo
Marino dallo stesso Sicignano insieme al coordinatore di Forza Italia
a Milano, Fabio Altitonante, e il capogruppo di Forza Italia in Comune,
Pietro Tatarella.
“Non vogliamo essere il partito del
Far west - ha spiegato Altitonante ma vogliamo la sicurezza per tutti
i cittadini, anche nelle loro case
magari costruite dopo anni di sacrifici. Sicurezza e libertà di vivere
i propri spazi senza che questi vengano violati. Francesco rappresenta
questi valori che Forza Italia sostiene, perché oggi la sicurezza
non è più garantita”.
I rappresentati locali del partito ci
tengono a precisare che “non si
S
parla di liberalizzare le armi o che
tutti devono averle - ha spiegato il
capogruppo a Palazzo Marino,Tatarella - ma la proprietà privata è
un diritto e Forza Italia si schiera a
fianco di quei cittadini che hanno
un'arma e hanno deciso di difendersi e di affrontare un processo
piuttosto che un funerale suo o dei
propri cari”.
Secondo Tatarella, infatti, “sono sempre di più, purtroppo, le persone
che vivono il dramma di Francesco.
Parlando con lui ci siamo resi conto
che i suoi valori sono i nostri”.
La lista di Forza Italia per le elezioni
amministrative “sarà competitiva hanno concluso Tatarella e Altitonante
- iniziamo a costruirla non solo con
IL PROCESSO
Coppia dell’acido: chiesti
vent’anni per la Levato
ent’anni di carcere per
Martina Levato. È la richiesta della Procura di
Milano nel processo sulle aggressioni con l'acido ai danni
di Stefano Savi e Giuliano Carparelli, che vede imputata la
giovane, già condannata a 14
anni di reclusione, insieme all'amante Alex Boettcher, per
l’aggressione a Pietro Barbini.
Il pm di Milano Marcello Musso
ha poi presentato una richiesta
di 14 anni di reclusione per il
presunto complice della donna,
Andrea Magnani.
Pene, quelle chieste dal pubblico
ministero, già scontate di un
terzo, come prevede il rito abbreviato scelto dalla Levato e
da Magnani. Processo separato
invece per Boettcher, che per
questo filone ha scelto invece
il rito ordinario.
La studentessa bocconiana risponde non solo dell’aggressione con l'acido ma anche del
V
tentativo di evirazione subito
da un giovane con cui aveva
avuto un flirt, Antonio Margarito.
In uno dei passaggi della requisitoria il pm meneghino ha
detto: “Martina Levato è una
manipolatrice della verità: arriva
a scagionare Magnani per l'aggressione a Savi pur di tenere
fuori Boettcher”. Secondo Musso, inoltre, sono “false” le lacrime di Martina, che ha pianto
in aula. Secondo l’accusa, la
giovane si è dimostrata “menzognera e mendace fin da subito”.
Intanto i legali di Savi hanno
chiesto a Martina Levato e al
presunto complice Magnani 6,5
milioni di euro di risarcimento
. Sfregiato il 2 novembre 2014
e ora parte civile, Savi ha riportato gravissimi danni al volto.
Il legale di Margarito ha chiesto
invece di condannare la studentessa a versare un risarcimento di 210mila euro.
chi ha già fatto politica ma anche
con chi ha storie da raccontare”. La
scelta di Francesco Sicignano, spiegano, è “un segnale forte”.
Corteggiato sia da Fratelli d'Italia
sia dalla Lega, il pensionato ha spiegato come mai ha scelto il movimento
di Berlusconi, dopo che già qualche
giorno addietro aveva espresso la il
desiderio di voler entrare in politica
in occasione di un dibattito di FdI a
Gorgonzola, in provincia di Milano.
“Qui fra poco comanderanno i delinquenti, non le persone oneste –
ha detto Sicignano – Ritengo che il
presidente Berlusconi sia una persona intelligente. Perché uno come
lui ad 80 anni va ancora in politica?
Non penso per guadagnare soldi,
bensì per amore della
patria. Come ce l'ho
io”. Per tutta la sua vita,
spiega ancora, “ho votato l'Msi - ha detto il
pensionato - ma alle
ultime elezioni ho scelto Forza Italia”.
Quale sarà il programma politico più adatto,
secondo Sicignano, per
combattere la delinquenza? È presto detto:
“Già avevamo i nostri
delinquenti in casa,
adesso vengono pure
da fuori. Bisogna difendersi con armi e rastrellamenti.
Ci deve essere un controllo sul territorio dove chi non dimostra come
lavora, va verificato ed isolato. Tu
vieni in casa mia e non detti le
regole, sono io a farlo. Questa è la
verità. La mia appartenenza politica?
Ho visto che nel periodo di crisi
Berlusconi con le sue aziende ha
avuto un attivo, un utile”.
“L'italia - spiega ancora Sicignano è un'azienda da gestire, noi abbiamo
un grande patrimonio culturale e
non riusciamo a fare niente. Abbiamo
un Paese ricco. Ragazzi, l’Impero
Romano ha conquistato il mondo,
non è che siamo arrivati ieri. Il problema è che abbiamo perso la dignità
di essere italiani. Io sono andato negli
Stati Uniti, quando sento parlare di
‘far west’ sono tutte frottole. In America
i diritti fondamentali ci sono, però tu
a casa mia non ci devi venire. Questa
è la base per crescere. Bisogna crescere con la cultura del rispetto. Se
uno mi salta la recinzione, vuol dire
che non ha rispetto e cresce con
questa mentalità. Altre volte i delinquenti li ho fatti scappare urlando.
Sono loro che ti hanno portato in
questa situazione. L'unico contributo
che posso dare è quello di essere
una persona di parola, leale e sincera.
Più di questo non posso fare...”.
“Lavoriamo sulla proprietà che è
sacrosanto diritto da difendere, questo non vuol dire che tutti devono
avere armi, ma a chi le sa gestire. In
Italia non c'è sicurezza - ha concluso
- serve fare qualcosa al più presto,
faccio un appello anche al ministro
Alfano e gli dico che serve fare un
rastrellamento del Paese da nord a
sud, perché tutti qui entrano senza
controlli”.
Sicignano, si ricorda, è attualmente
indagato per omicidio volontario. La
sua storia è passata ben presto agli
onori delle cronache sollevando il
dibattito nazionale sul tema della legittima difesa e dei suoi limiti. Una
battaglia per cui ora, l’uomo, ha
scelto di scendere in campo direttamente.
Barbara Fruch
ANCONA
Passaporti falsi, arrestati
tre siriani: verranno espulsi
A
vevano passaporti falsi. Per questo
tre siriani sono stati arrestati ad
Ancona. A fermarli sono stati gli
agenti della Polfer che, vedendo i documenti, si sono subito insospettiti e
hanno portato i tre negli uffici della
polizia per fare ulteriori accertamenti.
Verifiche da cui è emerso che, effettivamente, i documenti erano falsi: si tratta
di carte di identità romene, e quindi
comunitarie, che avrebbero autoprodotto.
I siriani, di 30, 29, e 27 anni, erano a
bordo di un treno partito da Lecce e diretto a Milano, da dove intendevano proseguire per il Nord Europa. Hanno detto
di essere sbarcati nel porto di Bari, nascosti in un container, e di aver comprato
i documenti falsi in Turchia, per mille
euro. Motivo? Essendo l’Italia un Paese
della Ue, avrebbero potuto più facilmente
passare le frontiere senza essere sottoposti a controlli approfonditi. La contraffazione, però, non ha ingannato gli
agenti della Polfer.
Finiti in manette i tre sono stati, con rito
direttissimo, condannati a un anno di
reclusione con il patteggiamento. Sono
in corso le procedure per l’espulsione
dal territorio nazionale.
Gli arresti, spiegano gli agenti, sono il
risultato del potenziamento dei controlli
di polizia disposti dopo gli attentati di
Parigi anche in ambito ferroviario. Nelle
ultime due settimane la Polfer di Ancona
ha arrestato complessivamente 4 persone, denunciato il responsabile di un
aggressione ad un capo treno, colto in
flagranza e denunciato un uomo che
poneva ostacoli sui binari, rintracciato
un minore e segnalato alcuni utilizzatori
di sostanze stupefacenti.
Intanto, ad analizzare i rischio di possibili
attentati terroristici per il nostro Paese
legato all’imminente inizio del Giubileo
è Giacomo Stucchi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare di controllo
dei Servizi Segreti), che in un’intervista
al quotidiano online Affaritaliani.it ha
spiegato: “Nessuno ha la certezza che
non accadrà nulla. C’è un livello di minaccia significativa e naturalmente bisogna tenere in considerazione che c’è
un rischio sostanzialmente quasi concreto che possa accadere qualcosa. Il
messaggio da far passare è che da un
lato non si può vivere nel terrore, e
quindi dobbiamo continuare con la
nostra vita normale, dall’altro, però, bisogna stare molto attenti a quello che
accade attorno a noi”.
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Sabato 28 novembre 2015
CULTURA & SPETTACOLI
CON LA GLOBALIZZAZIONE DEL CALCIO MODERNO SI È PERSO IL "LAMPO DI GENIO", CRONACA DI UN SOGNO INFRANTO DAL BUSINESS
Gennaro Malgieri e “Il pallone smarrito”
Puntare sui vivai nazionali per restituire dignità a questo sport che è ormai diventato vittima del consumismo
di Marco Buonasorte
M
oltissimi sono
gli scritti e i
saggi di Gennaro Malgieri,
tutti trattati con l'accuratezza
di chi ama lo scrivere, ma
così tante sono le sue opere
che sarebbe impossibile racchiuderle tutte in un articolo.
Così oggi si parlerà di un
libro che è molto significativo
per comprendere meglio il
mondo in cui ci troviamo: parliamo de "Il pallone smarrito",
un saggio che non è solo
un'analisi del calcio moderno
e della sua storia, ma che partendo da esso - amplia il
suo raggio d'azione e va a
toccare ambiti di rilevanza
sociale e storica.
La questione principale che
l'autore affronta è la globalizzazione di cui è vittima il calcio moderno; oggi come oggi,
sostiene Malgieri, con il business creatosi dietro il calcio,
si è perso qualsiasi schema
e qualsiasi lampo di genio;
l'autore parla anche della "caduta degli angeli" quali Messi,
Ronaldo, Xabi, Higuain e tutti
gli altri campioni che, abituati
a giocare in un certo modo,
non riescono ad esprimere
al meglio le loro potenzialità
in quanto non hanno intorno
una squadra che riesce a
stare al loro passo. Ad esempio Messi non riesce ad esprimersi con la sua Argentina
perché non ha accanto a lui i
suoi due compagni di reparto,
Suarez e Neymar, con i quali
ha un magnifico rapporto anche fuori dal campo.
Secondo l'autore, le Nazionali
con le maggiori possibilità
(Portogallo, Argentina, Spa-
gna, eccetera) non riescono ad esprimersi al
meglio perché i giocatori che le compongono
non hanno "un'intesa extra-lavorativa", se così si
può dire.
All'intero del suo scritto,
l'autore mette in parallelo il calcio con le guerre: un'armata ispanoportoghese conquistò il
territorio olandese di
Salvador e, quattro secoli dopo, l'Olanda di
mister Van Gaal e del
goleador Van Persie
batté a Salvador la Spagna. L'autore definisce
il calcio una "guerra simulata" e vede la vittoria
degli arancioni sui red
devils come una "vendetta storica".
Malgieri racconta poi
dell'avventura italiana ai
mondiali di Brasile 2014,
della compattezza degli
Azzurri contro l'Inghilterra e della disfatta contro la Costa Rica, criticando anche gli errori
banali commessi da Balotelli e la mala-organizzazione di Prandelli,
accusandolo di non aver
preparato bene la partita, di aver convocato
tantissimi giocatori anche se già sapeva quali
sarebbero arrivati a imbarcarsi per Rio de Janeiro e
di aver lasciato in Italia dei
campioni. Pirlo escluso, visto
che partecipò ai mondiali.
All'interno del racconto - strutturato come un taccuino in
cui scrive le sue riflessioni l'autore esprime tutti i propri
timori per la scarsa qualità
della difesa azzurra.
Malgieri sottopone al lettore
anche il problema dell'immigrazione nel calcio, parlando
di come in Europa vengano
moltissimi giocatori da qualsiasi parte del mondo. Quindi,
per logica, si sfruttano al minimo le risorse che si hanno
in casa propria: ed ecco che
la Nazionale italiana non ha
molti giocatori da mettere a
disposizione del proprio CT.
E poi c'è lo scottante tema
del "declino", che vale anche
per il calcio: le nazioni più
"giovani" - come Iran, Costa
Rica, Ghana, Costa d'Avorio,
Ecuador, Honduras e Giappone - propongono un calcio
più snello e "bello" rispetto a
quello italiano, perché i
Paesi suddetti sono gli
stessi che, a livello calcistico, sono meno globalizzati e quindi con
schemi e idee differenti
che riescono a cogliere
di sorpresa.
C'è poi una questione
che l'autore pone: può
essere "rifondata" la nazionale italiana? È possibile, secondo Malgieri,
seguendo quello che è
stato l'esempio della
Germania: investire sui
giovani del proprio Paese. In Germania questi
fanno parte dei vivai
delle squadre della Bundesliga, il campionato
tedesco. Quindi è controproducente spendere
fior di quattrini per giocatori considerati campioni ma che - alla prima esperienza importante in qualche club
europeo di un certo
spessore - si dimostrano
essere dei "bidoni". Puntare dunque sui giovani
dei propri vivai, non per
razzismo naturalmente,
ma per la buona riuscita
della creazione di una
compagine nazionale
decente. Ricreare il calcio non sulla base del
globalismo che ha reso
lo stile di gioco uguale
in tutti i Paesi più sviluppati,
e quindi tutto noiosamente
monotono, differenziando ogni
squadra dall'altra solamente
perché si sono avute maggiori
o minori possibilità economiche. E quindi mettere insieme più giocatori considerati "fuoriclasse". Per inciso, i
veri fuoriclasse sono stati Pelé,
Maradona, Ghiggia.
Malgieri mette in particolare
evidenza anche il modo di
dire brasiliano "futebol para
todos", vale a dire "Calcio per
tutto", una visione molto vasta:
ciò che la squadra rappresentante una Nazione riesce
a mettere in campo è il riflesso
di quel che è, per esempio, il
sistema politico in quel determinato Paese. Come l'Italia,
che nel 2006 è riuscita, anche
in maniera fortuita se vogliamo, a vincere il Mondiale forse
anche perché in quel periodo
la situazione politica non era
poi così male. E invece nei
due mondiali successivi (2010
e 2014) la nostra Nazionale
ha sfoggiato un calcio senza
alcuna idea, a dimostrazione
del fatto che l'Italia è un Paese
che sprofonda sempre di più.
Un punto a favore di questa
tesi è anche un fatto che non
va sottovalutato: che ad aver
vinto, cioè, l'ultimo mondiale
è stata la Germania, che ha
anche un potere politico impressionante. La Grecia ha
sfoggiato la sua forza e la voglia di continuare a lottare e
di non arrendersi mai, che
ormai sappiamo essere un
tratto caratteristico della storia
ellenica. Si è visto anche un
Brasile il quale, sembra assurdo dirlo ma è così, non offre più quelli che sono i tratti
classici della madre patria
del calcio.
E, sebbene molto ci sarebbe
ancora da dire, concludiamo
con le parole dello stesso
Malgieri: "... Se dio non è più
brasiliano - inaccettabile metafora alla quale ci siamo retoricamente appoggiati - allora
è di tutti. Come di tutti è l'aspirazione alla vittoria".
NOTE CONTROCORRENTE A MARGINE DELLA RASSEGNA “DALLO STORNELLO AL RAP”
La canzone romana vive
Ma dove sono gli interpreti?
Franco Califano ricordato da Amedeo Minghi
ote ControCorrente, rubrica attenta
alle cose di musica italiana, non
poteva mancare a questo ghiotto
appuntamento “dallo stornello al rap”.
Prima dello spettacolo avevamo fatto
un’intervista a Elena Bonelli, bravissima
interprete della canzone romana, che
con la sua grande verve ed indiscutibile
personalità ci aveva trasmesso tutto l’amore che ha verso la capitale.
Che cosa dire e raccontare dello spettacolo?
La sala Sinopoli, nella splendida struttura
disegnata da Renzo Piano, era gremita
N
ed il pubblico variegato ed internazionale
era curioso di assistere, proprio a Roma,
ad uno spettacolo che, nelle intenzioni
dell’ideatrice, voleva restituire un po’ di
dignità a una città che in questi ultimi
anni ne ha viste di cotte e di crude.
Roma non solo è una delle città più
belle del mondo, (così viene unanimemente riconosciuta) ma è anche quella
con grandissimi problemi grazie ad una
gestione politica non troppo trasparente
e pulita, così come pulite non risultano,
sempre, alcune zone della città. Una
metropoli ospitale, interclassista e in-
terreligiosa, che però subisce quotidianamente “il sacco” da persone che
Roma non la rispettano.
Ebbene, allora ecco la canzone romana,
che si vuole nata centinaia di anni fa, in
una nuova veste, alla ricerca di un tocco
di modernità.
Diciamo che, secondo chi scrive, l’idea
non è riuscita appieno. Bella l’interpretazione di Elena Bonelli, ma non è di
certo una novità; incredibile per la sua
potenza vocale e carisma, quella di Giorgio Onorato che, a dispetto dei suoi
anni, ha ancora due polmoni degni di
un trentenne.
Emozionante l’omaggio a Franco Califano,
uno dei più grandi poeti della storia
della canzone italiana, non solo romana,
resogli da un Amedeo Minghi emozionato, con una toccante interpretazione
di “Fijo mio”.
Verso la fine della serata, un “embrassons
nous” (usiamo un francesismo in memoria delle recenti disgrazie francesi),
con Cesare Ranucci Rascel, figlio d'arte
del grandissimo piccoletto romano, Renatino ma quello “bono”. Cesare ha
cantato, con coro di appoggio del pubblico, “Arrivederci Roma”, la canzone
romana più cantata nel mondo e che
ogni romano porta nel cuore.
La giuria ha premiato un video maker,
Ludovico Boggianti con un video dal titolo “Roma Odia”, al quale avremmo
preferito “Roma Ama”, forse più consono
alla serata.
Al secondo posto Emilio Stella, con la
“Gattara”, un brano non nuovo, che ci
ricorda un personaggio reale che girava
tra i rioni del centro negli anni 50; si
chiamava Nannina e per lei la vita erano
i suoi gatti randagi che sfamava, da
piazza Argentina a Piazza Navona.
Primo premio a “Mamma Roma addio”
un brano di Cranio Randagio che si
poggia in apertura sull’urlata e sofferta
interpretazione del compianto Remo
Remotti, che ha salutato Roma per l’ultima volta nel giugno di quest’anno.
Non troviamo sul podio, né sulle men-
zioni, un brano che a nostro sentire
avrebbe meritato, se non il primo posto,
(unico e indivisibile purtroppo) almeno
il Premio del Miglior Testo. Parliamo di
“ L’urtima stella” canzone scritta da
Maurizio Festuccia, brano che ha avuto
la pecca di essere cantato su base e,
per questo, forse penalizzata oltre misura
dalla giuria? Una canzone comunque
interpretata con sentimento e partecipazione, come d’obbligo per la canzone
romana “cor core”, dal giovane Stefano
Natali.
Il bilancio è globalmente positivo e un
sasso è stato gettato nello stagno, però
ci auguriamo che la prossima edizione
esalti maggiormente i testi e prediliga
la canzone al videoclip, perché al cuore
si parla con i versi e la musica e gli
occhi possono pure restare socchiusi
affinché, mentre si ascolta una canzone,
passino nella nostra mente le immagini
di una splendida Roma.
SG
[email protected]
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