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Hollande, zitto e moschea - Il Giornale D`Italia
Anno IV - Numero 281 - Sabato 28 novembre 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica Conti Crisi diplomatica Ncd e Pd, rimandate le nozze napoletane Eurogruppo inflessibile ma solo con l'Italia Putin pretende le scuse turche a pag. 2 Zappa a pag. 3 Di Giorgi a pag. 6 ECCO COME FANNO DANNI ALLA CREDIBILITA’ DELL’EUROPA NORME COMUNITARIE CERVELLOTICHE UNITE A DELIBERE REGIONALI SCONCLUSIONATE di Francesco Storace L a terra ai contadini, ma decidono i rom. Ormai strabuzzare gli occhi non serve più a nulla; ma il combinato disposto di cervellotiche norme europee e le delibere sconclusionate della giunta Zingaretti testimonia che non c’è limite al ridicolo. E così oggi ci troviamo a raccontare la storia di un settore, quello agricolo, che per essere messo in condizioni di competere e creare lavoro deve decidere a chi destinare ingenti sostegni comunitari solo se dicono di sì i rappresentanti del popolo gitano. Ci è capitata per le mani una delle ultime delibere della giunta regionale del Lazio, istitutiva del comitato di sorveglianza per il piano di sviluppo rurale. Parliamo di un organismo che deve vigilare, monitorare e nel caso variare le somme, sulla bellezza di 780 milioni di euro per l’agricoltura regionale, su circa 17 miliardi a disposizione di tutte le regioni italiane. Ma nel Lazio, con un dettaglio in più, un’esclusiva tutta nostra rispetto al resto del Paese. Accanto ad autorità regionali, governative e comunitarie, a rappresentanti di settore e ai più svariati esperti della materia, il piano che sarà presentato lunedì in pompa magna da Zingaretti e dall’assessore Sonia Ricci alle popolazioni in messianica attesa, vedrà all’interno del comitato di “sor- CAMPI ROM per inserirli in un organo istituzionale dove si dovrebbe dare spazio esclusivamente alle competenze, siamo davvero fuori strada. Nessuna regione italiana ha i Rom nel comitato di sorveglianza. Chi non è riuscita a resistere all’imperativo (fasullo) dell’Europa, al massimo ha il celebre Unar (l’ufficio antidiscriminazioni razziali) come la Lombardia e il Piemonte; o rappresentanti di associazioni sulla parità di genere o genericamente antidiscriminazione come Sicilia, Friuli, Sardegna. Non si ha traccia di bizzarrie simili in Liguria o in Campania. Solo nel Lazio, i Rom. A Roma, sono arrivate dall’Europa quasi 400 osservazioni sul piano di sviluppo rurale, prima di poterlo varare. Dato preoccupante, direi, a conferma di un’euroburocrazia assolutamente perniciosa. Ma la numero 366 è quella che ha indotto Zingaretti a inserire i Rom nella cabina di regia dei fondi europei per l’agricoltura. Avrebbe dovuto respingerla al mittente, oppure rendere pubblico il dissenso. Ma non lo ha fatto. Perché se ne potrà vantare con i Rom ai quali dire “ci sono riuscito”; e ingannare chi è contrario, con la storiella dell’Europa. Ora lo aspettiamo al varco per capire chi designerà il loro “rappresentante”. Il Pd li ha utilizzati per le primarie, hanno una bella esperienza in materia. Magari vince un Casamonica. Quasi 800 milioni per l’agricoltura laziale. A decidere nella cabina di regia di Zingaretti anche un rappresentante dell’interesse gitano veglianza” anche un “rappresentante degli interessi dei Rom”. Addormentandomi ho sognato di aver detto: “Grande Nicola, finalmente “sorveglia” i Rom”. Poi mi sono svegliato e mi sono chiesto se ci fanno o ci sono. Ad accertare l’attuazione del piano di sviluppo rurale, a esaminarne i risultati di programma, a proporre la modifica delle singole misure PRESIDE A 5 STELLE ABOLISCE IL NATALE finanziarie non sono buoni da soli? E che c’entra il popolo Rom nella stanza dei bottoni? La risposta che viene dal palazzo della giunta regionale è la più immediata: “Ce lo chiede l’Europa”, al che non sappiamo se ridere o indignarci direttamente. Se fosse vero, varrebbe per tutte le regioni e comunque qualcuno dovrebbe spiegare perché nemmeno una sola voce si sia alzata dall’Italia, Mogherini in testa, per chiedere conto di questa stupidaggine alle istituzioni comunitarie in primis. Perché dal programma di inclusione dei Rom di anni addietro semmai si ricava l’indicazione che è meglio se lavorano anziché rubare e su questo applaudiremmo, con la destinazione di risorse per zappare. Se invece diventa l’alibi ALCUNI PARENTI DELLE VITTIME LO CRITICANO: “DOPO CHARLIE HEBDO DOVEVA FARE DI PIÙ” Hollande, zitto e moschea di Robert Vignola l ricordo non si tocca. Ma proprio per questo la commemorazione non può fermarsi alle bandiere appese alle finestre e alla retorica dei discorsi da un palco. Perché l’unico modo di onorare adeguatamente la memoria delle vite spezzate dagli eccidi del 13 novembre è far sì che episodi del genere non si ripetano, che la lezione sia stata quindi imparata, per prime, dalle istituzioni. A François Hollande lo hanno detto ieri chiaro e tondo alcuni tra coloro che sono stati colpiti negli affetti più cari dagli infami attentati parigini. Che hanno disertato l’appuntamento al Palace des Invalides, dove il capo di stato francese ha riunito circa duemila persone (tra i quali anche diversi feriti e i familiari di molte delle vittime). Lui ha parlato di “atto di guerra organizzato lontano ed eseguito con freddezza in nome di una causa folle e di un Dio tradito”, citando la guerra al “fanatismo che vuole sottomettere l’uomo a un ordine umano, all’oscurantismo”. Ma c’è chi a quel discorso non ha assistito, benché invitato, preferendo invece com- I NON GLI PIACE O’ PRESEPE Fruch a pag. 10 mentare dallo spazio pubblico offerto da un social network. Emmanuelle Prévost, sorella di François-Xavier, ucciso al Bataclan, ha aperto una pagina Facebook per ricordare il fratello e lanciare il boicottaggio delle celebrazioni ufficiali: “Grazie signor presidente, signori politici, ma le vostre mani tese, il vostro omaggio, non li vogliamo e anzi vi consideriamo come parte responsabile di ciò che ci è accaduto! È prima che bisognava agire”, scrive la donna richiamando alla memoria gli attentati di Charlie Hebdo, ma “niente è stato fatto. Se dei testi di legge sono stati votati, alcun decreto di concreta applicazione è stato ancora pubblicato. Dieci mesi dopo, gli stessi uomini sono in grado di ricominciare”. Il suo è un grido d’allarme sulla sicurezza nazionale, laddove “in Francia è possibile essere legati con una rete terroristica, viaggiare in Siria e tornare, liberamente”, o ancora vedere persone classificate dallo Stato come sospette che “circolano liberamente, prendono qualsiasi mezzo di locomozione (penso all’attentato sul Tgv dello scorso 21 agosto), affittano delle auto (le macchine utilizzate il 13 novembre erano state semplicemente affittate), lavorano al nostro fianco (faccio allusione a uno degli impiegati nel trasporto pubblico)”. E conclude andando alla domanda più scomoda: “in Francia 89 moschee sono classificate come radicali, il che significa che esse fanno appello all’odio. Perché si sono dovuti attendere gli avvenimenti tragici del 13 novembre affinché si ponesse la questione del loro scioglimento?”. 2 Sabato 28 novembre 2015 ATTUALITA’ GLI SCHIERAMENTI IN VISTA DELLE AMMINISTRATIVE DI PRIMAVERA FANNO SALTARE I NERVI ALLA MINORANZA Pd e Ncd “amanti” a Napoli Bufera sull’accordo all’ombra del Vesuvio: alla fine i dem smentiscono che il partito di Alfano parteciperà alle primarie, ma nell’aria resta un’intesa da collaudare in vista delle elezioni politiche di Robert Vignola overnano insieme: perché non dovrebbero fare anche una lista insieme? Pd e Ncd si annusano: è però il partito di Alfano a cercare di consumare un amore che però non pare corrisposto dall’intero… corpo elettorale (e tanto meno parlamentare) dei democratici. La corte spietata del Ncd partita alla riunione di Napoli, con l’esternazione della ipotesi di partecipare alle primarie di coalizione del centrosinistra con propri partecipanti, ha trovato insomma, davanti ai crescenti malumori a sinistra, lo stop degli esponenti più in vista del partito. La minoranza, con Roberto Speranza, ne aveva approfittato per tornare ad alzare la voce parlando apertamente di un disegno per creare il Partito della nazione, contro il quale aveva promesso le barricate. Ma anche Matteo Orfini, presidente del partito G e capobastone della corrente dei cosiddetti Giovani turchi, aveva preso le distanze da primarie di coalizione. Il vertice ha vissuto con imbarazzo queste giornate, vedendo finire sul proprio tavolo anche una richiesta di moratoria avanzata a tutta la direzione del partito da Matteo Renzi, per rimandare a dopo le feste ogni decisione su elezioni amministrative, primarie, candidati e quant’altro. Fino alle dichiarazioni di ieri, che certo non hanno sgombrato il tavolo da possibili equivoci. “Al momento, non esiste l’ipotesi”. A ben guardare non è un no netto, quello della vicesegretaria Debora Serracchiani. Che ha aggiunto: “Ci sono degli incontri che si tengono normalmente, ma da qui a dire che ci saranno primarie con Ncd ce ne passa”. Il Nuovo centro destra, d’altronde, sventola proprio quelle dichiarazioni quasi come un’apertura di fatto: “La scelta repubblicana su cui è nato il Ncd può ora proseguire solo con l’orgoglio della lista autonoma dei liberalpopolari nelle prossime elezioni politiche”, ha rilanciato Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato ed esponente FARMACI E VELENI Conflitto d’interesse, Pecorelli sospeso Il presidente dell’Aifa risulta in affari con alcune aziende produttrici È bufera nel mondo della sanità italiana dopo la decisione di sospendere il presidente del cda dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, Sergio Pecorelli, dall’incarico. Decisione presa per decreto dal direttore generale dell’agenzia, Luca Pani in quanto Pecorelli, che è anche Rettore dell’Università di Brescia, membro del cda dell’Istituto superiore di Sanità e di numerose società medi- che e scientifiche nazionali e internazionali, secondo i risultati di un’inchiesta interna sarebbe portatore di un conflitto di interessi “di livello 3” per la sua partecipazione in diverse fondazioni e fondi di investimento che finanziano le industrie farmaceutiche per cifre milionarie. In sostanza, da presidente dell’Aifa il rettore avrebbe il compito di accettare o meno medicinali che producono aziende per le centrista. Per Sacconi “nello stesso voto amministrativo non potremo che votare candidati moderati, soli o con altri, perché l’Italia ha bisogno di un baricentro valoriale e le aree politiche maggiori sembrano vivere alla giornata senza più quelle radici che sono il cuore antico di ogni futuro. Uniamo quindi tutti i liberalpopolari, ma solo su principi chiari e forti così da essere utili alla nazione”. “Il problema non esiste perché Ncd non parteciperà alle primarie del centrosinistra”, ha però insistito sempre dalla sponda dem l’altro numero due Lorenzo Guerini. Con Valentina Castaldini, portavoce nazionale del Nuovo centro destra, che si complimenta per la “chiarezza” fatta. Bene: ma a Napoli, Ncd e Pd andranno o no insieme? La liason, insomma, continua all’ombra del Vesuvio. Anche senza i “preliminari” delle primarie… E se son rose, fioriranno. Quando? Alle elezioni politiche, naturalmente. SANITÀ quali egli stesso lavora. La palla passa ora al ministro Beatrice Lorenzin, che potrà decidere anche di licenziare il professor Pecorelli il quale, per conto suo, si difende. “Sono allibito, esterrefatto da quanto leggo - si è sfogato Pecorelli all’Agi - e conto di chiarire tutto nelle sedi istituzionali. Mercoledì c’è una nuova riunione del comitato, e io presenterò la documentazione che chiarirà la mia posizione”. Non manca il riferimento a possibili azioni legali. “A ristabilire la verità dei fatti ci penseranno le sedi competenti cui ricorrerò”. Già un mese fa, tuttavia, Pecorelli si era già dovuto dimettere da presidente di Healty Foundation, quando la notizia emerse nelle cronache. R.V. L’allarme dalla Bocconi “Macchinari obsoleti” na sanità paurosamente indietro con i tempi. È il quadro che ne fa il Rapporto Oasi (Osservatorio sulle aziende e il sistema sanitario italiano) per il 2015 curato dal Cergas dell’Università Bocconi di Milano. Tre macchinari su quattro in dotazione al sistema sanitario nazionale sono ormai superati. Si tratta di attrezzature che hanno esaurito il proprio ciclo economico (ammortamento concluso) e tecnologico e che dovrebbero essere sostituite con elementi più avanzati ma ciò non viene fatto a causa della mancanza di denaro per gli investimenti. Secondo gli autori del rapporto, inoltre, tali macchinari sono anche poco utilizzati perché sono troppo capillarmente distribuiti tra i presidi ospedalieri e finiscono per rimanere spenti troppo a lungo. Di qui altre valutazioni del Rapporto Oasi: dalla man- U canza di investimenti, ai 33,7 miliardi di debiti rilevati negli stati patrimoniali delle Aziende fino ad arrivare alla difficoltà nel fare fronte alle esigenze di 18 milioni di malati cronici. Per evidenziare la scarsa propensione agli investimenti nelle attrezzature sanitarie di ultima generazione gli autori del rapporto sottolineano che a fronte di una spesa corrente del sistema sanitario pari a 1.800 euro l’anno per ogni cittadino italiano, quella per investimenti è di soli 60 euro. Questa situazione si trova all’interno di un quadro che vede il conto economico chiudersi, per il terzo anno consecutivo, con un lieve avanzo, a discapito di uno stato patrimoniale aggregato delle singole Aziende che denuncia 33,7 miliardi di euro di perdite accumulate a fine 2013. LA RICOSTRUZIONE DELLA PROCURA DI PERUGIA, CHE INDAGA PER SEQUESTRO DI PERSONA Così hanno “rubato” le foto di Shalabayeva e figlia distanza di anni, e con l’inchiesta che prende corpo, emergono altri particolari del caso Shalabayeva. La moglie di un oligarca kazako ricercato nel suo Paese, fu spedita, insieme alla figlia, ad Astana dopo un blitz della polizia nella villa di Casalpalocco sulla A scorta di uno scambio di informazioni sul quale puntano le indagini. L’asse era quello tra l’ambasciata kazaka in Italia e i due indagati eccellenti, il capo dello Sco Renato Cortese e il questore di Rimini Maurizio Improta. L’accusa è sequestro di persona e riguarda anche Luca Armeni e Francesco Stampacchia, all’epoca rispettivamente dirigente della sezione criminalità organizzata e commissario capo della squadra mobile di Roma, Vincenzo Tramma, Laura Scipioni e Stefano Leoni, tre poliziotti in servizio presso l’ufficio immigrazione e il giudice di pace Stefania Lavore, la cui presenza nella lista ha comportato il trasferimento del fascicolo a Perugia. Secondo i pm umbri Renato Corte- se, Maurizio Improta e altri due dei poliziotti indagati per la vicenda Shalabayeva, avrebbero omesso di attestare che la donna si identificava come moglie del dissidente-ricercato kazako Ablyazov pur conoscendone le sue generalità. Per questo sono accusati, oltre che di sequestro di persona, anche di omissione di atti d’ufficio e falso. In particolare, secondo l’accusa, Francesco Stampacchia, all’epoca dei fatti commissario capo della Squadra Mobile di Roma, avrebbe consegnato a Maurizio Improta, capo dell’Ufficio Stranieri della questura della capitale ed oggi questore di Rimini, un Cd con le fotografie di Alma ed Alua riprodotte dal passaporto, che si trovava materialmente presso gli uffici della Mobile perché sequestrato. Dal canto suo Improta, prima dell’udienza di convalida del trat- tenimento presso il Cie, avrebbe consegnato le foto a Nurlan Khassen, consigliere dell’ambasciata del Kazakistan. Che sarebbe stato quindi in virtù di quelle foto in grado di produrre i falsi lasciapassare, poi consegnati “ufficialmente” allo stesso Improta e portati a Ciampino per consentire l’imbarco della Shalabayeva e della figlia sul volo, pagato dall’ambasciata kazaza, che le ha condotte ad Astana. La donna e la figlia, ha affermato la Cassazione in una sentenza del luglio del 2014, non dovevano essere espulse dall’Italia e il provvedimento di rimpatrio era viziato da “manifesta illegittimità originaria”. Il caso è uno tra i più spinosi che l’attuale ministro degli Interni Angelino Alfano si è trovato ad affrontare, attirando su di esso critiche anche dure. R.V. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Sabato 28 novembre 2015 ATTUALITA’ SULLA LEGGE DI STABILITÀ IL PRESIDENTE DELL’EUROGRUPPO AVVERTE IL GOVERNO, BASTA SCONTI Dijsselbloem chiude le porte in faccia a Renzi: “Dall’Italia troppe richieste di flessibilità” di Marco Zappa SOTTO OSSERVAZIONE I QUATTRO BIG DEL SETTORE Credo che l’Italia sia l’unico paese che sta chiedendo tutte le possibili forme di flessibilità: per i rifugiati, gli investimenti, le riforme. Dovrebbe rappresentare una eccezione, non una regola. Per ragioni di credibilità”. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, in un’intervista al Sole 24 Ore fa mettere nero su bianco le sue lamentele per l’eccesso di disinvoltura da parte del governo Renzi nel domandare a Bruxelles maggiore spazio di manovra sui conti pubblici. Dal 1° gennaio Djisselbloem, già ministro delle Finanze olandese, diventerà anche numero uno dell’Ecofin per sei mesi. Un pezzo da novanta che monitora da vicino la situazione del nostro paese, che continua “a suscitare alcune preoccupazioni. Prima di tutto per l’elevato debito pubblico. L’attuale governo su questo fronte è ambizioso, ma allo stesso tempo continua a chiedere elasticità di bilancio”. Richieste arrivate fuori tempo massimo. Con la Commissione Europea che “nel rinviare il proprio giudizio alla primavera ha posto un problema procedurale”. Un ‘cartello’ per il cemento? Partono le indagini Antitrust “ n accordo tra quattro big del cemento per coordinare gli aumenti dei prezzi di vendita? E’ questa l’ipotesi attorno alla quale sta lavorando l'Antitrust, che ha aperto un'istruttoria su Buzzi Unicem, Cementir Italia, Industria Cementi Giovanni Rossi e Holcim Italia. La delibera con cui l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha stabilito l'apertura dell'istruttoria, che è accompagnata secondo prassi anche da ispezioni nelle sedi delle società interessate, dell'associazione di categoria Aitec e di altre società operanti nello stesso settore con l'ausilio del Nucleo speciale Antitrust e del Nu- U Altro che accettabile. La previsione a dir poco ottimistica, fatta registrare nei giorni scorsi dal dominus del ministero dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ha dichiarato come i ministri delle Finanze dell’Eurozona valutano la nostra Legge di Stabilità “di fatto accettabile”, è stata prontamente smentita da Dijsselbloem. E il peggio deve ancora venire. Perché quando il Rottamatore comunicherà di voler sostituire la già discussa clausola migranti con una sulla sicurezza (pensata dopo i fatti di Parigi e grazie alla quale il premier conta di finanziare in deficit un miliardo di interventi), la reazione dell’Ue potrebbe essere davvero durissima. Tempi davvero cupi per l’esecutivo, con l’Europa che ha puntato ormai il mirino sull’Italia e non intende spostarlo di un centimetro. Troppe le deroghe già concesse. Il tempo degli “sconti” sembra essere finito. E far quadrare i conti per il duo Renzi-Padoan è diventata davvero una impresa impossibile. Nonostante quella politica degli annunci trionfalistici che ormai ha stancato pure l’Ue. Restiamo sorvegliati speciali, il presidente del consiglio è avvertito. cleo frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, è stata approvata il 18 novembre scorso, ma è stata ufficializzata solo in queste ore. L'indagine prende le mosse dalla segnalazione di un’altra impresa del settore, operante nella produzione e vendita di calcestruzzo preconfezionato in Piemonte, diretta a denunciare un presunto cartello sul prezzo di vendita del cemento. Stando alla segnalazione, infatti, le quattro aziende nel giugno 2015 avrebbero comunicato tutte insieme alla clientela un contemporaneo incremento del prezzo, che sarebbe scattato il 15 di quel mese, pari a 9 euro alla tonnellata. RITENUTO COLPEVOLE DI SPIONAGGIO INFORMATICO, NEL 2008 AVEVA SOTTRATTO DALLA BANCA HSBC I DATI SU 100MILA CONTI SEGRETI Swissleakes, Falciani condannato a 5 anni Giudicato in contumacia dal tribunale federale di Bellinzona, non era presente in aula per protesta SCANDALO SUI CORSI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN SICILIA Il Pd Genovese torna in libertà ma non potrà lasciare Messina uomo più potente della Sicilia peloritana, Francantonio Genovese, è tornato in libertà dopo 19 mesi fra arresti domiciliari e restrizione in carcere per truffa e frode fiscale nell’ambito della nota inchiesta della procura di Messina sui “corsi d’oro” nella formazione professionale. Per il deputato Pd permane però l’obbligo di dimora. Tradotto, non potrà allontanarsi dalla città dello Stretto. Con il tribunale che ha deciso di applicare questa nuova misura perché ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari. Non solo. Mister 20mila preferenze dovrà pure comunicare ogni singolo spostamento per essere sempre reperibile per eventuali controlli della polizia. Un’ulteriore prescrizione che il parlamentare dovrà rispettare per non finire nuovamente nei guai. Fari puntati da parte della magistratura nei confronti dell’ex sindaco di Messina. Con il suo avvocato che punta a presentare un’altra istanza per chiedere anche la revoca dell’ulteriore provvedimento che ne impedisce lo svolgimento delle sue funzioni di deputato. Tant’è, prima di accogliere la richiesta la procura vuole mettere alla prova Geno- L’ vese, che per ottenere l’ulteriore beneficio non dovrà trasgredire alcuna regola. Spiragli di luce per il parlamentare nazionale figlio e nipote d’arte: suo padre Luigi fu senatore della Dc per ben sei volte. Anche se il pezzo da novanta della famiglia è l’indimenticato zio Nino Gullotti, otto volte ministro. Truffa e frode fiscale. Questi, i reati contestati all’ex ras di Messina. Coinvolto insieme alla moglie e ai cognati in una inchiesta che imbarazza il Partito Democratico. E racconta di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi tenuti da numerosi centri di formazione professionale riconducibili a lui e alla sua famiglia. Con i soggetti finiti sotto inchiesta che attraverso gli Enti di formazione e società appositamente create, grazie a prezzi gonfiati per l’acquisto di beni e servizi o, addirittura a prestazioni totalmente simulate, sottraevano a loro vantaggio i fondi assegnati per lo svolgimento dei corsi. Spiragli di redenzione per l’ex bersaniano salito poi sul carro di Renzi. Che torna a respirare il profumo della libertà (vigilata) dopo 19 mesi di incubi e accuse. In attesa del processo. M.C. S candalo Swissleaks, cinque anni di carcere per aver rubato e diffuso in tutto il mondo i dati sui conti segreti di 100.000 clienti della banca Hsbc di Ginevra. Il tribunale federale di Bellinzona ha condannato Hervè Falciani per spionaggio ma lo ha assolto dalle altre imputazioni: acquisizione illecita di documenti e violazione del segreto commerciale. Con il reato di violazione del segreto bancario decaduto perché prescritto. All’ex informatico dell’istituto di credito elvetico, giudicato in contumacia, poteva andare molto peggio. L’unico fatto che il processo è riuscito ad accertare è che Falciani ha trasmesso i dati prelevati dalla Hsbc a servizi e autorità straniere. L’ingegnere informatico che nel 2008 ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora, dando vita a uno dei più grandi scandali finanziari della storia, non era presente in aula per protesta. Avrebbe voluto essere giudicato nella sua patria, la Francia, per poter sottrarsi a un giusto processo. Tant’è, se la condanna emessa dai magistrati di Bellinzona dovesse diventare definitiva, sarà costretto a passare alcuni anni in carcere prima di ottenere i benefici e le misure alternative alla detenzione del caso. La pena è risultata essere comunque inferiore rispetto alle richieste del procuratore federale, Carlo Bulletti, che aveva sollecitato sei anni di reclusione. Mentre la difesa ha combattuto fino all’ultimo per una stangata massima di due anni. Arrestato nel 2012 a Barcellona, Falciani s’era opposto con successo all’estradizione dalla Spagna. Nei giorni scorsi ha preannunciato al suo avvocato che non si sarebbe presentato al processo perché “non si fida del sistema giudiziario svizzero su questo caso”. E così ha fatto. Esce dall’inchiesta la banca Hsbc, che è riuscita a far archiviare le indagini a suo carico della magistratura di Ginevra pagando indennizzi per 36 milioni di euro. Migliaia, i processi avviati in tutta Europa ai danni di esportatori di denaro sulla base delle informazioni contenute nella cosiddetta “lista Falciani”. Che ha scatenato un autentico terremoto giudiziario universale. M.Z. 4 Sabato 28 novembre 2015 ATTUALITA’ IL PAPA DALL’AFRICA HA FATTO UN RICHIAMO ESPLICITO ALL’ATTUALITÀ, PARLANDO ANCHE DI TANGENTI “La corruzione esiste anche in Vaticano” Ai giovani l’invito a rifuggire dal fondamentalismo e “dlla distruzione per il fanatismo” gni qual volta che accettiamo una tangente, e la mettiamo nella tasca, distruggiamo il nostro cuore, la nostra personalità e la nostra Patria. Per favore, non fatevi prendere il gusto di questo zucchero che si chiama corruzione! Non solo nella politica, in tutte le istituzioni, incluso in Vaticano ci sono casi di corruzione. La corruzione è dolce come lo zucchero, ci piace, è facile e poi finiamo male. E così noi finiamo diabetici o il nostro paese finisce diabetico. Con questa sfilza di dure accuse contro la corruzione, Papa Francesco ha ammonito tantissimi giovani (almeno settantamila secondo le fonti ufficiali) presenti nello stadio Karasani di Nairobi, nuova tappa kenyota del viaggio apostolico di Bergoglio in terra d’Africa. Ancora una volta il Pontefice ha preferito parlare a braccio, mettendo da parte il discorso ufficiale. E sempre a braccio, direttamente in spagnolo e con un traduttore simultaneo in inglese, ha risposto anche alle domande di due giovani, rappresentanti della comunità keniota Perché accadono le divisioni, le battaglie, la morte, la guerra, il fanatismo, la distruzione tra i giovani?, ha poi chiesto e si è chiesto il Papa, dando questa risposta ai giovani: “Lo spirito del male ci porta alla distruzione, alla divisione, ci porta al tribalismo, alla corruzione, alla droga, CHOC NELLA CHIESA DI SAN SALVADOR O Il segretario di Romero, l’arcivescovo ucciso e poi beatificato, sospeso per abusi sessuali su una minore onsignor Jesus Delgado, 77 anni, ex segretario e biografo dell’arcivescovo di San Salvador Oscar Romero, è stato sospeso ‘a divinis’ dalla Chiesa salvadoregna perché accusato di abusi sessuali su una minore, in particolare una bambina che sarebbe stata al centro delle attenzioni morbose del religioso da quando la piccola aveva 9 anni e fino al compimento della maggiore età. Oggi quella bambina di allora è una donna, ha 42 anni e ha denunciato quei fatti alle autorità salvadoregne. Per la giustizia, invece, Delgado non potrà comunque essere processato perché i reati nel Paese centroamericano cadono in prescrizione dopo vent’anni. La notizia ha destato molta im- M ci porta alla distruzione per il fanatismo. Non viviamo in cielo, ma sulla terra. E la terra è piena di difficoltà. La terra è piena non solo di difficoltà ma anche di inviti a deviarti verso il male. Ma voi giovani avete la capacità di scegliere. Voglio farmi vincere dalle difficoltà o affrontarle come un'opportunità per vincere io?”, ha sottolineato il pontefice argentino in un discorso tra i più ‘convincenti’ di quelli finora pronunciati in Africa. Bergoglio non si è sottratto ad una domanda di stretta attualità postagli da uno dei giovani su come aiutare chi si è fatto reclutare dai fondamentalisti, altra piaga molto forte in Africa e alla vigilia della tappa in quella Repubblica Centrafricana che vive da vicino questo problema: “Dobbiamo capire – ha detto il Papa - perché un giovane si fa reclutare o va in cerca di essere reclutato. Si stacca dalla sua famiglia, dai suoi amici, dalla sua tribù, dalla sua Patria, dalla vita, e impara a uccidere. Questa è una domanda che dovete fare a tutte le autorità: se un giovane o una giovane non ha lavoro, non può studiare, che può fare? Delinquere o cadere nella dipendenza di droga, o suicidarsi. In Europa le statistiche di suicidio non si pubblicano. Oppure si impegna in una attività che gli mostra un fine ingannatore nella vita”. Mons. Romero pressione non solo a San Salvador, proprio per quel ruolo ricoperto da Delgado, ovvero persona molto vicina a Romero, l’arcivescovo ucciso nel 1980 da un cecchino degli squadroni della morte mentre stava celebrando messa, noto per le sue simpatie ‘di sinistra’ e beatificato di recente da Papa Francesco. "Non intendiamo coprire alcun caso di abuso sui minori", ha detto Monsignor Rafael Urrutia, cancelliere dell'arcidiocesi. OGGI L’INIZIATIVA DEI GIOVANI AVVISO DI RICERCA DI MERCATO A.S.L. ROMA/F Violenza sulle donne, Cagliari dice basta VIA TERME DI TRAIANO 39/A 00053 CIVITAVECCHIA (RM) www.aslrmf.it Si rende noto che L’Azienda USL Roma ha avviato una ricerca di mercato per l’individuazione di un immobile da locare da destinare a STRUTTURA RESIDENZIALE TERAPEUTICO – RIABILITATIVA PER TRATTAMENTI COMUNITARI ESTENSIVI (FINO A 10 POSTI LETTO) così come definita dal punto 4.3 del Decreto del Presidente della Regione Lazio in qualità di Commissario ad Acta 10 novembre 2010, n. 90 e successive modifiche ed integrazioni, nei seguenti Comuni: Bracciano, Manziana, Anguillara, Cerveteri, Tolfa, Canale Monterano, e Trevignano. L’Avviso di ricerca e il Capitolato prestazionale sono pubblicati dal 26/11/2015 al 15/12/2015 sul sito internet aziendale (www.aslrmf.it, sotto la voce Amministrazione Trasparente – Concorsi e Avvisi pubblici – Avvisi pubblici) e sugli Albi pretori dei Comuni Bracciano, Manziana, Anguillara, Cerveteri, Tolfa, Canale Monterano, e Trevignano. Chiunque fosse interessato è invitato, con le modalità e i tempi di cui all’Avviso di ricerca, a far acquisire alla scrivente Azienda USL Roma F, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o tramite Pec alla seguente indirizzo: [email protected], la migliore offerta che riterrà opportuna. Per informazioni tel. 06/96669589 – email: [email protected] Il Direttore U.O.C. Tecnica Ing. Alessandro Napoli O ggi a Cagliari (appuntamento alle ore 10 in via Garibaldi) il Club Giovani Sinergie Sardegna e Forza Italia organizzano una manifestazione dal titolo "io dico basta violenza sulle donne" durante la quale verranno dimostrate le tecniche di difesa personale e allestito un set fotografico dove chi vorrà potrà diventare testimonial di questa campagna di sensibilizzazione. L’iniziativa nasce in collaborazione con il maestro Francesco Pandolfi e il fotografo Claudio Lorai Meli. “Nella principale via dello shopping cagliaritano - dichiara Barbara Congiu, presidente Club Giovani Sinergie Sardegna, avvicineremo la persone per posare e "metterci la faccia" e dire basta alla violenza sulle donne e mostrare in strada le tecniche di difesa personale. In Italia secondo i dati ISTAT di giugno 2015, 6 milioni e 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita una violenza fisica o sessuale. Il 12% di queste donne non ha avuto il coraggio di denunciare la violenza. Distribuiremo proprio a tal fine del materiale informativo indicando il numero verde Antiviolenza e stalking 1522. L’immagine della nostra campagna di sensibilizzazione é volutamente forte: un pugno di un uomo che distrugge una rosa rossa che generalmente é un fiore che simboleggia l'amore, perché autore delle violenze é nella stragrande maggioranza dei casi il partner o ex partner. Nel 2014 sono state 152 le donne uccise in Italia; 117 in ambito familiare”. 5 Sabato 28 novembre 2015 STORIA “SPIRITUALITÀ DELLA NAZIONE CONSAPEVOLE DELLA SUA UNITÀ E CONSAPEVOLMENTE ORGANIZZATA IN STATO ALL’ATTUAZIONE DEI SUOI FINI” Stato e politica corporativa Una concezione completamente nuova ed originale, che tocca profili strettamente economici ma anche squisitamente giuridici e filosofici di Emma Moriconi ome anticipato nella puntata di ieri, parliamo oggi delle Corporazioni e vediamo cosa scrive a tal proposito Balbino Giuliano nel libro oggetto della nostra analisi "Elementi di cultura fascista". Tirando le somme di quanto esposto ieri, lo Stato fascista sente la necessità di intervenire nella vita economica, "non per diminuire la libertà di produrre - dice Giuliano ma solo per regolarla in modo che sia anche più libera e riesca ad una produzione più intensa e sicura". Le Corporazioni sono lo strumento migliore per lo Stato fascista "per questa sua opera di moderazione e di incitamento dell'attività economica nazionale". Scendiamo nel dettaglio: "Lo Stato fascista - dice ancora l'autore - si può molto semplicemente concepire come la spiritualità della nazione consapevole della sua unità e consapevolmente organizzata in Stato all'attuazione dei suoi fini. Perciò non può escludere la vita dell'economia dalla sua attività politica, come volevano i teorici del puro liberalismo, e non può esaurire questa sua attività essenzialmente spirituale nella materialità degli interessi economici, come volevano i socialisti. Non c'è per noi una produzione inferiore e superiore, materiale e spirituale. Ogni produzione è sempre energia dello spirito che si realizza, e richiede sempre uno sforzo d'intelligenza, maggiore o minore non importa: e come nelle sue forme che si chiamano inferiori porta sempre un segno della individuale libertà dello spirito, così anche nelle sue forme più alte ha sempre una fondamentale comunanza di interessi, che implica la ne- C cessità di una organizzazione. Così si capisce - aggiunge - che tutti i cittadini, che comunque, anche indirettamente e, per così dire, alla periferia, partecipino alla vita attiva della nazione, siano compresi nel grande sistema delle corporazioni, e che lo Stato sia essenzialmente corporativo". Parliamo di una concezione completamente nuova ed originale, che tocca profili strettamente economici ma anche squisitamente giuridici e, direi, anche filosofici. Anzi, forse soprattutto filosofici. Questi concetti così espressi da Giuliano trovano una loro prima espressione nella Carta del Lavoro di Bottai del 21 aprile 1927, di cui abbiamo ampiamente parlato e della quale riporteremo qui solo un brevissimo stralcio, giacché il tema non necessita di ulteriori specificazioni avendone parlato davvero sin nei dettagli. "La nazione - recita questo straordinario e modernissimo documento - è un organismo avente fini e vita e mezzi di azione superiori per potenza e durata a quelli degl'individui divisi e raggruppati che la compongono. È un0unità morale politica ed economica che si realizza integralmente nello Stato fascista". È da questo principio - osserva correttamente Giuliano - che deriva "tutta la nuova concezione politica ed economica". Riepiloghiamo quindi brevemente i vari organismi corporativi, a cominciare dalle Confederazioni dei datori di lavoro, cioè la Confederazione degli Agricoltori, dei Commercianti, dei Trasporti Marittimi e Aerei, dei Trasporti Terrestri e della Navigazione Interna, la Confederazione bancaria. Per quanto riguarda quelle invece dei lavoratori, abbiamo i sindacati dei professionisti e artisti, dei Trasporti terrestri e della Navigazione Interna, del Commercio, dell'Agricoltura, dei Bancari e delle Industrie. Poi ci sono le Associazioni dei Dipendenti dello Stato e degli altri Enti pubblici: l'Associazione generale del Pubblico Impiego, quella dei ferrovieri, dei postelegrafonici, del personale delle ricevitorie postali, degli agenti rurali, degli addetti alle aziende industriali dello Stato, le associazioni della scuola elementare, media e universitaria, "insomma dice Giuliano - di tutte le categorie degli impiegati statali, fuorché di quei funzionari superiori del Governo , che hanno la responsabilità diretta della vita nazionale, e trovano la loro effettiva Corporazione nella stessa organizzazione dello Stato, al quale sono in un certo senso quasi dei pari". E poi dice ancora, e per completezza riportiamo: "è inutile per noi aggiungere l'elenco delle associazioni minori, in cui si scinde ognuna delle Confederazioni e ognuno dei Sindacati che abbiamo nominato avanti. Piuttosto è da ricordare il Consiglio nazionale delle Corporazioni, che può avere nel futuro uno sviluppo molto più importante che oggi non appaia". E va sottolineato come nella concezione fascista, l'inquadramento corporativo non sia fondato sulla contrapposizione tra lavoratori e datori di lavoro: "essi - dice ancora Giuliano - sono termini distinti ma non opposti, e uniti da un fondamentale comune interesse". Cioè, naturalmente, la produzione, dunque il bene nazionale, superiore. LO STATO COME “SUPREMO MODERATORE NELLA VITA ECONOMICA” “In classi e categorie l’interesse comune” Il Ministero delle Corporazioni è “l’organo motore centrale di tutto l’ordinamento corporativo”, di esso “lo Stato si serve per mantenere l'unità dei produttori” n questo tipo di organizzazione, lo Stato opera una "oculata disciplina coordinatrice". Sono ancora parole di Balbino Giuliano, che aggiunge: "Anzitutto le gerarchie debbono provvedere alla composizione di contratti collettivi e anche a dirimere le controversie che abbiano a sorgere fra le parti. Se la controversia fosse addirittura inconciliabile, viene presentata alla magistratura del lavoro cioè ad un tribunale composto da tre magistrati della Corte d'Appello e da due cittadini scelti di volta in volta in uno speciale albo di esperti delle Associazioni sindacali. Ed in questo modo il Governo fascista, assumendosi la responsabilità di rendere giustizia fra le I categorie di produttori, precisamente in nome del fine comune della produzione nazionale, può permettersi di considerare come reato così lo sciopero dei lavoratori come la serrata dei datori di lavoro, che feriscano l'interesse collettivo della nazione per un egoistico interesse di categoria". Anche di questi temi abbiamo già parlato a lungo e per essi valgono le considerazioni già espresse in passato e riassumibili in un paio di concetti che ci sembrano essenziali: il primo è che va sottolineato che il bene nazionale viene prima di qualsivoglia interesse di parte, di certo la Nazione ne beneficia e non poco. Il secondo è che, come sempre, occorre contestualizzare i fatti all'epoca storica e al contesto sociale e politico in cui essi si verificano. Le Corporazioni, poi, dice ancora Giuliano, "servono anzitutto all'elevazione colturale delle varie classi e categorie di produttori. E quando parlo di elevazione colturale - evidenzia - voglio intendere che le corporazioni possono educare col contatto fra loro e colla realtà, le varie categorie di produttori a valutare l'opportunità delle pretese e la possibilità delle concessioni con lucido senso realistico, che coincide perfettamente coll'ideale di un più alto interesse della Nazione". Dunque passiamo al Consiglio nazionale delle Corporazioni: in esso si riuniscono le rappresentanze di tutti i fattori della produzione, "senza più distinzione di né fra classi né fra categorie né fra uffici". Giuliano definisce il Ministero delle Corporazioni come "l'organo motore centrale di tutto l'ordinamento corporativo", è il Ministero "di cui lo Stato si serve per mantenere l'unità dei produttori e intervenire di volta in volta come supremo moderatore nella vita economica". Ciò che lo Stato fa attraverso il sistema corporativo è "risolvere contrasti dannosi fra lavoro e capitale, e concorrenze altrettanto dannose fra diverse forze capitalistiche, cerca di comporre accordi fra produttori in modo da risparmiare sprechi inutili di energia, e coordinare l'opera di produzione alle condizioni e alle esigenze generali della realtà; cerca insomma di dare all'attività produttrice quella efficacia e quella sicurezza che è solo possibile quando l'attività ha la limpida consapevolezza dei fini a cui tende, e dei mezzi che ha a sua disposizione. È insomma il Ministero dove si opera il congiungimento fra politica ed economia". Sulle Corporazioni e sul sistema impostato dal Fascismo torneremo anche nella prossima puntata, quindi parleremo ancora un po' delle opere sociali realizzate nel Ventennio, che chiuderanno questo speciale dedicato al volume di Balbino Giuliano. [email protected] 6 Sabato 28 novembre 2015 ESTERI GUERRA IN SIRIA Tensione ancora altissima tra Ankara e Mosca Le dichiarazioni di Erdogan e le reazioni di Putin. Che probabilmente si vedranno nella capitale francese la prossima settimana di Cristina Di Giorgi on si placa lo scontro tra Russia e Turchia. Dopo l’abbattimento del Sukhoi-24 di Mosca nei cieli della Siria, i rapporti tra i due Paesi si fanno infatti di ora in ora sempre più tesi. Già nelle scorse ore i dirigenti del Cremlino avevano annunciato la decisione di mettere in atto una serie di provvedimenti di carattere economico nei confronti di Ankara (tra cui sanzioni sulle importazioni, limitazioni alle comunicazioni e, soprattutto, la possibile interruzione dei piani di investimento comuni in programma). Ad esse si è poi aggiunta, come annunciato dal ministro degli Esteri Lavrov, la sospensione, dal primo gennaio 2016, del regime “visa free”: ripristino dell’obbligo dei visti dunque. Mosca ha inoltre deciso di sospendere a tempo indeterminato la partecipazione alle esercitazioni navali in corso sul Mar Nero, alle quali prende parte anche la marina militare turca. E c’è di più: stando a quanto riportato dalle agenzie, sembra che la Duma abbia votato favorevolmente all’eventuale diritto di Mosca ad una “risposta militare” nei confronti della Turchia. Risposta che per ora si è comunque limitata allo schieramento di sistemi difensivi antimissilistici S-400 vicino al confine turco siriano. La Turchia dal canto suo ha annunciato la sospensione dei voli militari ad Assad, l’attacco ai gruppi di opposizione al regime siriano con la scusa di combattere l’Isis, “usare un incidente in cui la ragione della Turchia è accettata dal mondo intero come scusa per tormentare i nostri cittadini che erano in Russia” e “colpire irresponsabilmente camion che sono nella regione per ragioni commerciali o umanitarie significa giocare col fuoco” (il riferimento è, molto probabilmente, ai depositi di carburate distrutti da Mosca). Il “sultano” di Ankara ha poi ribadito, parlando in diretta Tv, che l’abbattimento del jet di Mosca non è stato “intenzionale” ma dovuto “all’applicazione automatica delle regole di ingaggio” (su questa stessa linea anche le parole del premier Davutoglu, che aggiunge però che “lavorerà con la Russia e gli altri alleati per abbassare la tensione: la comunità internazionale non deve dividersi, altrimenti vinceranno l’Isis e il regime siriano”). Nessuna intenzione di scusarsi per l’incidente dunque. Ed è per questo che dal Cremlino, come precisato dal portavoce di Putin Dmitri Peskov, non c’è stata alcuna risposta alle telefonate di Erdogan, giunte “circa 7-8 ore dopo l’abbattimento”. Ankara ha comunque proposto un incontro tra i due leader a Parigi il 30 novembre ai margini della Conferenza Onu sul clima. Proposta della quale “il presidente Putin è stato informato” ha dichiarato il portavoce del Cremlino. Ancora non si sa se i due effettivamente si incontreranno. N in Siria nell’ambito della coalizione internazionale anti-Isis. Secondo il quotidiano Hurriyet, che cita fonti anonime della diplomazia di Ankara, lo stop potrebbe durare fino a quando non verranno riaperti i canali di comunicazione tra i due Paesi, passo questo ritenuto necessario per pre- ATTACCHI E ARRESTI L’Isis e i diversi fronti Scontri Iraq, attentati in Bangladesh, fermi e perquisizioni in Mali e in Tunisia uovi attacchi, in queste ore, a firma dei miliziani del Califfato. Una moschea sciita nel nord del Balgladesh (a maggioranza sunnita) è infatti stata assaltata da un gruppo di uomini armati, che hanno aperto il fuoco sui fedeli riuniti in preghiera uccidendo una persona e ferendone tre. Il commando – riferiscono le agenzie – era composto da almeno cinque persone. L’azione è stata già rivendicata dall’Isis (che, in Bangladesh, ha ultimamente portato a termine numerosi attentati contro stranieri, intellettuali laici e membri della comunità sciita). Offensiva in corso anche in Iraq, dove le truppe del Califfato si sono scontrate con l’esercito nei pressi di Ramadi (capoluogo della regione di Anbar, a ovest di Bagdad, da tempo sotto il controllo dello Stato islamico). Lo riferiscono i media locali, secondo i quali da alcune ore è in corso una vasta offensiva governativa per riprendere la città. Per quanto riguarda invece il Mali, in particolare lo spargimento di sangue del 20 novembre presso l’Hotel Bamako (nel quale sono rimaste uccise N venire possibili ulteriori episodi di tensione. Le dichiarazioni di Erdogan però non contribuiscono certo a calmare le acque. Se infatti da un lato ha affermato che gli F16 non sarebbero entrati in azione se avessero saputo che il jet era russo e che “i rapporti con la Russia sono molto importanti. Abbiamo un grande potenziale di cooperazione e non vogliamo comprometterlo”, dall’altro “avvisa cordialmente la Russia di non scherzare col fuoco” ed elenca, con parole al vetriolo, quelle che ritiene siano le colpe di Mosca: tra esse il sostegno I RISULTATI DEL VERTICE AL CREMLINO Si rafforza l’alleanza franco-russa contro lo Stato Islamico Diversi i temi affrontati nelle tre ore di colloquio tra i due leader, che si incontreranno di nuovo a Parigi 19 persone), le forze di sicurezza del Paese africano hanno fatto sapere di aver arrestato due persone. Anche questo episodio, avvenuto ad una settimana esatta dalle stragi di Parigi, è stato rivendicato dagli estremisti islamici di un gruppo legato ad al Qaeda che si ritiene sia poi confluito nell’Isis. Ed anche in Tunisia la polizia si è mossa rapidamente per reagire all’attacco di martedì scorso, quando un attentatore suicida si è fatto esplodere su un autobus che trasportava agenti della Guardia presidenziale, uccidendone 13 e ferendone una ventina. Anche grazie al coprifuoco notturno e allo stato di emergenza, le forze dell’ordine – stando a quanto dichiarato dal ministero dell’Interno di Tunisi - hanno eseguito in pochissimo tempo oltre cinquecento perquisizioni domiciliari. CdG ombattere insieme contro le minacce comuni e rafforzare il coordinamento tra i partner per affrontare lo Stato Islamico in Siria, anche mediante la condivisione di informazioni militari. Sono questi, in sintesi, i punti che riassumono le tre ore di intensi colloqui svoltisi a Mosca tra il presidente francese Hollande e il leader del Cremlino Vladimir Putin. I due capi di stato si sono incontrati in un momento estremamente particolare, in cui lo scenario della guerra contro il Califfato, già difficile per la violenza degli attacchi terroristici portati a termine in varie parti del mondo, appare complicato dai problemi dovuti alla scarsa coesione tra i diversi Stati a vari livelli militarmente e politicamente impegnati nella stessa. Nella conferenza stampa successiva al colloquio, Putin ha osservato che la volontà di intraprendere azioni congiunte costituisce “un contributo concreto e pratico per la formazione di un ampio C fronte contro il terrorismo sotto l’egida delle Nazioni Unite. Prendo atto – ha aggiunto – che il numero di Paesi che condividono questa iniziativa sta crescendo”. Ed a proposito dei rapporti con gli Stati Uniti, ha precisato che la Russia “con rispetto” si relaziona con la coalizione guidata dagli americani” ed è pronta a collaborare, ma ritiene che “sarebbe meglio creare un’unica e ampia coali- zione”. Anche perché “coordinare il ostro lavoro in tali circostanze sarebbe più facile”, senza contare che renderebbe il tutto più efficiente. Riguardo inoltre all’abbattimento dell’Su-24 di Mosca ad opera delle forze turche, Putin ha concordato con il suo omologo francese sulla necessità di fare in modo che tali incidenti non si ripetano più. “Chi usa doppi standard con il terrorismo ed è coinvolto in attività criminali con lo Stato islamico – ha detto Putin – sta giocando con il fuoco”. Quanto poi alla delicata questione avente ad oggetto il leader siriano, alla considerazione di Hollande secondo cui “Assad non può avere alcun ruolo nel futuro della Siria”, Putin ha risposto che tale decisione “dovrebbe restare nelle mani del popolo siriano”. I due capi di Stato hanno infine dichiarato che il dialogo iniziato a Mosca continuerà la prossima settimana a Parigi, in un incontro ai margini della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite. CdG 7 Sabato 28 novembre 2015 ESTERI L’ARABIA SAUDITA E LA PENA DI MORT E Riad: in programma decapitazioni di massa Le organizzazioni per i diritti umani sospettano che si tratti di un modo per eliminare oppositori di Cristina Di Giorgi entre ci si prepara a celebrare, il 30 novembre, la Giornata internazionale “Città per la vita, città contro la pena di morte” organizzata dalla comunità di Sant’Egidio (sono molte le iniziative previste, sia in Italia sia nel resto del mondo), in Vietnam sono state approvate all’unanimità modifiche al codice penale che riducono l’elenco dei reati per i quali è prevista la pena capitale (tra quelli cancellati corruzione, contraffazione alimentare, rapine ed alcune fattispecie legate alla droga). L’Arabia Saudita al contrario, già recentemente agli onori delle cronache per condanne particolari (tra cui quella, per blasfemia, bestemmia e apostasia, del poeta di origini palestinesi Ashraf Faydah), sembra si stia preparando per l’esecuzione di 52 persone, ritenute colpevoli di “reati contro lo Stato”. La notizia è stata diffusa dalla stampa locale, che non ha però reso noti i nomi di coloro che verranno decapitati. Il sito Okaz precisa in proposito soltanto che alcuni di loro sono originari della provincia orientale di al-Sharqiyya, dove risiede una nutrita comunità sciita. Quello che si prospetta potrebbe dunque essere un atto non soltanto di lotta al terrorismo ma, come sot- M tolineato da Amnesty International, un’esecuzione con motivi politici ben precisi: ovvero l’eliminazione di un buon numero di oppositori. Sembra infatti che tra coloro che dovrebbero andare al patibolo ci siano anche semplici manifestanti appartenenti alla minoranza sciita, ramo minoritario dell’islam che in Arabia Saudita rappresenta circa il 5% della popolazione. Quella tra sciiti e sunniti in Arabia Saudita è una storia fatta di secoli di divisioni, sia religiose sia politiche: la maggioranza araba accusa gli sciiti di fomentare la rivoluzione iraniana (l’Iran, da sempre nemico dell’Arabia Saudita, è il primo Stato islamico con gli sciiti al potere) mentre questi ultimi accusano i sunniti di non garantire parità di diritti alle opposizioni. Si teme dunque, per questo motivo, che tra coloro che verranno giustiziati ci siano attivisti della minoranza sciita, tra cui cinque ragazzi, tre dei quali condannati per reati – “sedizione, attacchi al personale di sicurezza” e simili - commessi quando erano minorenni (erano stati arrestati dopo le manifestazioni del 2011 sulla scia della Primavera araba). Le loro madri hanno recentemente diffuso un appello congiunto in cui si afferma che la possibile esecuzione sarebbe un evento “unico nella storia della giustizia saudita. Le autorità – si legge nel documento – hanno sottoposto i nostri figli a numerose forme di ingiustizia”, avendoli arrestati (questa la denuncia) in modo arbitrario ed in seguito, dopo un processo ingiusto, sottoposti a maltrattamenti e torture. “Chiediamo che il governo ritiri le Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio sentenze e ordini un uovo processo. I processi, nel rispetto dei principi internazionali, devono essere pubblici e monitorati da osservatori neutrali. Rimarremo in silenzio – concludono – solo se ci uccideranno insieme ai nostri figli”. Sul fronte della pena di morte, tra l’altro, il regno saudita ultimamente si è dimostrato molto attivo: nel 2015 sono infatti già state eseguite 151 sentenze capitali (nel 2014 erano state 90). Un fatto questo, fanno notare alcuni, che stride decisamente con la recente nomina di Faisal bin Hassan Thad, ambasciatore dell’Arabia Saudita presso le Nazioni unite, a capo del Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Sul piano internazionale Riad ha sempre risposto alle critiche sostenendo che le condanne a morte sono in linea con la legge coranica. Per gli attivisti però, come sottolineato, rappresentano invece una potentissima arma per sedare il dissenso interno. “E’ chiaro – ha dichiarato in proposito il vicedirettore di Amnesty International per Medio Oriente e Nord Africa – che le autorità saudite stanno usando la maschera del contrasto al terrorismo per sistemare questioni politiche”. Questioni che, se l’esecuzione di massa verrà effettivamente eseguita, rischiano di esplodere in una contestazione di vastissime proporzioni. 8 Sabato 28 novembre 2015 DA ROMA E DAL LAZIO PIAZZA NAVONA NON OSPITERÀ NEMMENO IL MERCATINO PER DELLE IRREGOLARITÀ. SE NE OCCUPERÀ LA PROCURA La sinistra fa scappare pure la Befana Il minisindaco Alfonsi (Pd) è soddisfatta: “E’ la scelta giusta”. Critiche da Rifondazione e Forza Italia I l pasticcio di Piazza Navona accompagnerà anche il 2016. La Befana e il mercatino al centro di Roma erano degli eventi desiderati e attesi da migliaia di bambini, vissuti anche grazie ai racconti dei nonni e dei genitori. E per il secondo anno consecutivo resterà solo un lontano ricordo. Una tradizione interrotta da quando Pd-Sel, insieme a Lista Civica Marino, sono tornati al timone del Campidoglio e dei Municipi. In questa occasione, la festa non si svolgerà a causa delle procedure “irregolari” rilevate anche dall’Anticorruzione, che ha deciso di inviare la relazione alla Procura capitolina. Il commissario di Roma, Francesco Paolo Tronca, aveva infatti indirizzato all’Anac un dossier sulle assegnazioni dei banchi, un iter in cui sono emerse scelte “non pienamente in linea con il quadro normativo”. “Il mercatino non ci sarà”. L’ufficialità è arrivata da Sabrina Alfonsi, minisindaco del Municipio I ed esponente Pd, intervenuta a Radio Radio Tv. “Da lunedì capiremo che cosa vogliamo fare sulla piazza”, lasciando presagire nulla di buono: “Quest’anno è particolare perché capita col Giubileo che sta a un ponte di distanza da piazza Navona, con un allarme sicurezza in città”, insomma “la decisione di come si svolgerà la festa sarà determinata anche da questo”, ha spiegato ancora. La polemica è scoppiata sulle assegnazioni, molte delle quali sarebbero state affidate alla famiglia Tredicine, leader degli ambulanti romani. Alfonsi ha tentato così di spiegare anche le questioni legate al punteggio assegnato. “Vengono richieste, ad esempio, 10 fatture che dimostrino che l’operatore abbia già ordinato il biologico. Se esse, invece, non vengono consegnate non si può attribuire il punteggio. Quello è il nodo, se non mi dai queste cose io ti do punteggio zero, ma mettendoti punteggio zero “rifà da leone” l’altro pilastro su cui si reggeva il bando ovvero l’anzianità”, spostando poi le attenzioni sui Tredicine: “Se io mi trovo in prima postazione sui dolciumi un Alfiero Tredicine con 20 punti, ma tutti complessivamente, capisco immediatamente che non viene assegnato il criterio della qualità in quanto i punti erano il massimo dell’anzianità”. “Allora il disciplinare avrebbe dovuto dire: se c’è zero, sei escluso”, ha argomentato Alfonsi, mettendo l’accento sulla mancanza di questa clausola: “Mi auguro che sia stato un errore tecnico, non metto in discussione l’onestà di nessuno. Però è il motivo per cui mi sono convinta che andava annullato”. Alfiero Tredicine non ci sta e lancia un appello per salvare la festa della Befana. “Chi la competenza per farlo, crei velocemente le condizioni per cui gli operatori - ha spiegato all’agenzia Dire - possano esercitare la loro attività, perché molti hanno già comprato le merci e ordinato le nuove strutture. Che cosa ci faranno adesso?”. Reazioni a catena dal mondo politico, da destra a sinistra, contro il minisindaco Alfonsi. “Migliorare la storica festa della Befana per la sinistra vuol dire eliminarla”, ha sentenziato Davide Bordoni, coordinatore di Forza Italia. “Ci troviamo così - ha aggiunto - per il secondo a dover rinunciare ad una festa popolare che si tramanda da oltre 140 anni”. “Sono ridicole le sue dichiarazioni, come se il bando non fosse stata opera del suo municipio”, ha tuonato Rifondazione Comunista, che ha chiesto: “Se aveva dubbi sul bando perché non è intervenuta prima? Il solito teatrino per confondere le acque”, proseguendo: “Ecco l’ennesima beffa da parte di un’amministrazione municipale incapace che sarebbe dovuta andarsene con il sindaco Marino”. MAFIA CAPITALE Buzzi resta in carcere iente da fare. La Cassazione ha convalidato le misure cautelari inflitte nei confronti di Salvatore Buzzi, fondatore della Cooperativa 29 Giugno al centro dell’inchiesta Mondo di mezzo, e confermato il carcere anche per Paolo Di Ninno, commercialista delle cooperative di Buzzi. In particolare, la VI Sezione penale ha pressoché confermato le ordinanze del Tribunale del Riesame di Roma, emesse tra il giugno e l’agosto scorso. Resteranno inoltre agli arresti domiciliari Alessandra Garrone, compagna di Buzzi, Giordano Tredicine, ex consigliere comunale, e Andrea Tassone, ex presidente del Municipio di Ostia commissariato successivamente per infiltrazioni mafiose dopo le dimissioni dell’imputato. N LA CORTE DEI CONTI CERTIFICA LA PARIFICA DEL LAZIO Zingaretti si accontenta della prassi Storace-Aurigemma: “Il successo di cui si va cianciando è solo di propaganda”. “Ha letto quello di un’altra regione”, è il dubbio dei 5 Stelle l centrosinistra glorifica a suon di comunicati stampa le politiche economiche e i risultati raggiunti, a suo dire, dall’amministrazione regionale di Nicola Zingaretti. Invece la Corte dei Conti ha messo in risalto molte criticità, che variano: dal fondo Svalutazione crediti nello Stato patrimoniale all’errata contabilizzazione dei debiti per anticipazioni di liquidità nei confronti del Mef, dal mancato rispetto del Patto di Stabilità al rischio di perdere i finanziamenti europei… Il presidente della Regione Lazio e i suoi consiglieri, invece, sono stati impegnati a sbandierare ai quattro venti la parifica arrivata dalla magistratura contabile tralasciando le annotazioni segnalate. I “Ce l’abbiamo fatta”, ha esordito Zingaretti, che ha aggiunto: “La notizia della parifica è una conferma di riconoscimento di una contabilità che, ovviamente è sempre difficile, garantisce la ripresa - ha concluso - Anche quest’anno il giro di boa della verifica importante come questa è passato”. Dalle opposizioni, però, è arrivato l’eco della veloce protesta. “Ma Zingaretti e i consiglieri che stanno sperticandosi in elogi sul Rendiconto 2014, hanno letto realmente la relazione della Corte dei Conti o stanno solo facendo rumore di fondo per coprire il disastro?”, lo hanno chiesto Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale e segretario de La Destra, e Antonello Aurigemma, capogruppo di Forza Italia alla Pisana. “Dopo che si sarà calmato il baccanale, magari nel fine settimana, consigliamo loro - è l’invito dei due consiglieri di opposizione di leggere un po’ di dati: spese correnti contabilizzate in conto capitale e viceversa, affidamenti MONTELIBRETTI, È GIUNTO IL MOMENTO DEL CONFRONTO. L’OPINIONE DE LA DESTRA Congresso o primarie è giunto il momento di dare una svolta, di cambiare il metodo. E’ necessario ripartire da zero e mettere tutto in discussione. Da queste premesse è partita l’assemblea degli iscritti de La Destra. Oggi la nostra area appare effettivamente ferma e il pericolo è quello di frammentare un centrodestra già dilaniato da profonde spaccature interne. Una base di partenza c’è, adesso bisogna riaprire il dialogo, perché oggi non è più il tempo di divisioni. Se ci si concentra solo sulla figura del candidato sindaco, si rischia di prolungare l’impasse politica e di lasciare immense praterie ai nostri veri avversari. Occorre iniziare sin da subito una nuova fase, ma senza frettolosità o diktat che non aiutano la politica condivisa. Ora la cosa più importante è che ci sia responsabilità e generosità reciproca per giungere ad una sintesi unitaria e mettere in piedi una grande coalizione, l’individuazione della candidatura dovrà essere il risultato di un serio confronto di idee. Lanciare un appello alla responsabilità a tutte le forze politiche che fanno reale opposizione all’attuale compagine amministrativa e avviare una fase di confronto. Un congresso, dunque, nel segno del rinnovamento e della trasparenza, che veda protagonisti i gruppi politici e tutte le forze sociali che intendono ragionare su un progetto politico serio e alternativo alla sinistra. Un fronte rappresentativo di natura popolare è possibile, ma serve il coraggio di fare questo passo rivoluzionario e storico per il centrodestra Montelibrettese. Ripartire dalla base militante e dalla nostra gente. Il congresso sarebbe una grande opportunità per il rilancio del nostro mondo e ci consentirebbe di costruire una piattaforma politica condivisa in risposta all’attuale stallo amministrativo. Il confronto politico è l’unica via di uscita, altrimenti non rimane che affidarsi alla consultazione popolare. La primarie non sono il massimo è vero e rappresenterebbero l’estrema ratio, ma potrebbero essere la soluzione per superare lo stallo. Giuseppe Gioia diretti ingiustificati, entrate che calano, spese che, in proporzione, aumentano, quasi 4 miliardi di euro di passivo, sacrificio degli investimenti a favore della spesa corrente, mancato rispetto del Patto di Stabilità, incertezza nei conti, tassazione ai massimi livelli, rischio di perdita dei finanziamenti europei. Questa è la sintesi, stringata ed essenziale di ciò che dice la Corte dei Conti. Che approvino la parificazione è prassi: ci mancherebbe solo quello”, hanno ricordato, sottolineando invece: “Nella sostanza è una bocciatura netta di tutte le politiche seguite da Zingaretti. O, meglio, dell’assenza di politiche. Il successo di cui si va cianciando è solo di propaganda. I nodi arriveranno presto al pettine”. Critiche anche dai 5 Stelle, che hanno bollato l’entusiasmo zingarettiano così: “Ho il dubbio ha affermato Valentina Corrado, capogruppo dei pentastellati del Lazio - che Zingaretti sia andato ad ascoltare quello di un’altra regione”. 9 Sabato 28 novembre 2015 DA ROMA E DAL LAZIO VELLETRI: DOVEVA ESSERE UNA SERATA TRA AMICI, SI È TRASFORMATA IN TRAGEDIA Ucciso per una festicciola AGENTI TURISTICI CONTRO L’ORDINANZA ANTI PROCACCIATORI “Tronca facce lavorà” Arrestato un fornaio albanese, avrebbe ammesso le proprie responsabilità. La vittima è un commercialista 32enne rano passate le 24. Nello studio di Francesco Maria Pennacchi, commercialista 32enne di Velletri, era in corso una festicciola insieme ad amici. Una chiacchierata conviviale sfociata in un omicidio al termine di una lite verbale con un inquilino del palazzo. Il presunto assassino sarebbe un fornaio di origine albanese, P.L., accusato di omicidio volontario, svegliato dal rumore proveniente dall’appartamento del commercialista. L’uomo, dipendente di uno dei panifici più famosi della città, è andato su tutte le furie, è salito in fretta e furia al quarto piano e ha suonato al campanello. Ad accoglierlo è stato il commercialista, ma di lì a poco - secondo una ricostruzione di polizia e carabinieri - è nata una violenta lite tra i due con spintoni e insulti. Ma, in quei minuti concitati, l’albanese sempre dai primi accertamenti - avrebbe tirato fuori un grosso coltello da cucina e avrebbe colpito Pennacchi con un paio di colpi all’addome, salvo poi scappare per le strade della città. Il commercialista è stato trovato agonizzante, il suo cuore ha smesso di battere presso l’ospedale cittadino. Poi l’allarme e le ricerche degli uomini delle forze dell’ordine con tutte le volanti e le pattuglie disponibili, mettendo a tappeto gran parte della città. L’albanese è stato rintracciato non distante dal luogo dell’accaduto, mentre l’arma del delitto è stata rinvenuta in un tombino, sempre vicino al palazzo del delitto. Il fornaio 43enne E Tronca facce lavorà”. E’ il monito di Franco Magni, gestore di un’agenzia turistica, che ieri si è arrampicato sul Colosseo contro i provvedimenti anti procacciatori voluti dal commissario del Campidoglio. Infatti la terza ordinanza di Tronca stabilisce “il divieto di svolgere in maniera ambulante l’attività su suolo pubblico di intermediazione e promozione di tour turistici e vendita di biglietti per l'accesso ai musei e siti di interesse storico, artistico e culturale perché lesivi della leale concorrenza commerciale”. Una presa di posizione seguita dalla reazione rabbiosa degli agenti turistici. “Siamo italiani, paghiamo le tasse e facciamo contratti a tempo indeterminato ad altri italiani”, ha spiegato Magni, secondo cui “con questa ordinanza siamo tutti a spasso e in 14 giorni andranno fallite 45 agenzie turistiche gestite da italiani”. Un settore che conta almeno 2.000 posti di lavoro nella Capitale d’Italia. “ non avrebbe opposto resistenza. Nel corso del un lungo interrogatorio, condotto alle prime ore del mattino personalmente dal sostituto procuratore della Repubblica di Velletri Giuseppina Corinaldesi, l’arrestato avrebbe ammesso le proprie responsabilità ed è stato trasferito presso la casa circondariale della città. Gli amici della vittima, di 35 e 26 anni, sono stati trovati nell’ascensore dalla polizia e dai carabinieri e, grazie all’intervento del personale dei Vigili del fuoco, sono stati liberati. I due non potevano credere ai loro occhi: Francesco Maria era riverso sul pavimento del pianerottolo in una pozza di sangue, morto poco dopo in ospedale. Doveva essere semplice una festicciola, una serata tra amici che ricorderanno per la vita. Dopo qualche ora, Magni è sceso dall’Anfiteatro e, accompagnato dai vigili, si è recato in Campidoglio per un incontro con il commissario Tronca, al termine del quale ha dichiarato: “La situazione è in stand by. Non abbiamo ancora ricevuto una risposta immediata ma - ha spiegato il gestore di agenzie ‘salta fila’ - a breve ci convocheranno di nuovo e ci diranno cosa pensano delle nostre richieste: ovvero la sospensione momentanea dell’ordinanza per dare il tempo alle Istituzioni di approvare un regolamento come chiediamo da tempo”. Le tre ordinanze non colpiscono soltanto i risciò e i centurioni, ma anche le guide turistiche mentre gli abusivi continuano ad operare indisturbati. Ieri è stato anche il secondo giorno consecutivo di protesta dei centurioni, sotto il Comune di Roma per manifestare contro l’ordinanza che di fatto li ha allontanati dal Colosseo, con multe di 400 euro a cui dovranno far fronte. SISTEMA SANITARIO REGIONALE Screening gratuiti Telefona al Numero Verde dal lunedì al venerdì ore 8.00 -17.30 ALLE DONNE TRA I 50-69 ANNI PER LA PREVENZIONE DEL TUMORE DELLA MAMMELLA ALLE DONNE TRA I 25-64 ANNI PER LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLLO DELL’UTERO ALLE DONNE E AGLI UOMINI TRA I 50-74 ANNI PER LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON-RETTO 10 Sabato 28 novembre 2015 DALL’ITALIA È BUFERA SULLE SCELTE DEL DIRIGENTE DI UNA SCUOLA MEDIA A ROZZANO Quello “xenofobo” del presepe Vietate raffigurazioni della natività e canzoni dallo sfondo religioso: e la festa del Natale diventa “d’inverno” Contro le elucubrazioni del preside grillino si scagliano tutti, da Fdi al Pd passando per Salvini ietato anche il Natale. Gli alunni dell’Istituto comprensivo Garofani di Rozzano (Milano) non festeggeranno la tradizionale festività cristiana che celebra la nascita di Gesù. Dopo la decisione del Consiglio di Istituto di non esporre nelle classi il crocifisso, il dirigente scolastico reggente Marco Parma , già candidato sindaco per la lista civica “Aria pulita” e per il M5S a Rozzano, ha infatti deciso di annullare il concerto di Natale e istituire una nuova festa, a metà gennaio. Motivo? Per rispettare le diverse culture e consentire a tutti i bambini, anche ai non cattolici, di partecipare alle iniziative organizzate dalla scuola. Sì ad albero di Natale e Santa Claus dunque, ma niente presepe né canzoni natalizie: all’istituto frequentato da circa mille alunni (tra infanzia, primaria e secondaria) ci saranno di conseguenza solamente addobbi e i festeggiamenti saranno laici. Come riportato dal quotidiano “Il Giorno”, dopo la proposta di un gruppo di genitori di inserire fra i canti previsti per il concerto di Natale (che di solito si tiene al Teatro Fellini in collaborazione con l’associazione 11 Note), alcune canzoni più propriamente religiose, come “Tu scendi dalle stelle” e “Adeste fideles”, il dirigente scolastico oltre a rispedire al mittente la richiesta ha deciso, assieme all’associazione, di spostare il concerto al 21 gennaio e di ribattezzarlo “Festa di inverno”. Una scelta, a detta vicepreside Ornella Godi, avvenuta “per evitare strumentalizzazioni. Il programma del saggio quest’anno è basato sulle filastrocche di Gianni Rodari e sulle canzoni di Sergio Endrigo”. E mentre il sindaco di Rozzano, Barbara Agogliati, ricordando che il comune “è cresciuto con i valori della tolleranza e dell’accoglienza”, ha fatto sapere di voler chie- V dere alla scuola di reintegrare la festa, il preside ha assicurato che non tornerà indietro sulle sue decisioni. “Le polemiche non mi interessano e questa è la classica palla di neve che si è trasformata in una valanga. Le beghe degli adulti non devono ricadere sui bimbi - ha detto chiaro Parma - a me interessa che a scuola ogni momento sia condivisibile per tutti e che nulla possa creare imbarazzo o disagio a qualcuno. Prima di tutto non era un Concerto di Natale ma un Concerto di inverno e si svolgerà 21 gennaio, poi non ho rimosso alcun crocifisso perché nelle aule non ci sono più da anni”. La scelta è stata aspramente criticate da un gruppo di genitori che ha protestato invocando il rispetto della tradizione. Un’aria di rivolta che si respira già da tempo a causa, appunto, della rimozione del crocifisso dalle aule. Un altro capitolo della battaglia che vede il preside sulla barricata della laicità. Non sono mancate neppure le polemiche dei politici. Riccardo De Corato, vice-presidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale in Regione, ha annunciato una “Interrogazione in Regione e richiesta di intervento da parte dell’Ufficio scolastico provinciale e del Prefetto”. “Provveditore e ministro dell’Istruzione intervengano subito – ha detto Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia – Il preside dell’Istituto Garofani di Rozzano è inadatto alla guida di una scuola. Bisogna confermare subito l’iniziativa natalizia a Rozzano e, se sono presenti ragazzi di altre fedi religiose, vanno rispettate anche le loro ricorrenze. Tolleranza e dialogo non vogliono dire la rinuncia alle nostre radici”. La scuola è finita anche nel mirino del leghista Matteo Salvini che ha sollevato la questione ai microfoni di Radiopadania. “Cancellare le tradizioni è un favore ai terroristi” ha detto in diretta cercando di rintracciare telefonicamente il preside Parma, dopo aver mandato in onda la canzone ‘Tu scendi dalle stelle‘. A rispondere al segretario della Lega è stato però solo il direttore amministrativo della scuola, che pacatamente ha sostenuto che sulla vicenda “i giornalisti hanno mescolato un po’ le situazioni”, promettendo a breve “un comunicato stampa” del preside.“Pensate quelli dell’Isis se ci stanno ascoltando quanto ci prendono per coglioni”, ha concluso Salvini, che alla fine del giro di telefonate in diretta non è riuscito a parlare con il dirigente. Un appello al ministro Giannini arriva da Paolo Grimoldi, deputato e Segretario della Lega Lombarda “per chiedere chiarezza e nel caso anche immediati provvedimenti verso questo preside, perché non L’INIZIATIVA LA SCELTA A sostenere bue e asinello, scende in campo Forza Italia iù presepi per tutti. Nel giorno in cui esplode il caso di Rozzano, Forza Italia scende in campo in favore del bue e dell’asinello con “Un presepe in ogni piazza. Un presepe in ogni scuola”, l’iniziativa messa in campo dal coordinamento nazionale enti locali di FI e dei Club azzurri, guidato da Marcello Fiori. Fiori annuncia: “Nelle nostre città gli amministratori locali di Forza Italia promuoveranno l’installazione, presso la piazza principale o in un luogo centrale, di un presepe, simbolo delle nostre radici cristiane e della tradizione natalizia italiana. I Club Forza Italia si at- P tiveranno per regalare a una scuola del proprio territorio un presepe, affinché soprattutto i bambini e i ragazzi possano custodire e apprezzare il senso vero dello spirito di fratellanza del Natale. Nel rispetto di tutti, non dobbiamo avere paura di coltivare e rivendicare la nostra storia, i nostri valori e la nostra tradizione. Con orgoglio”. Osvaldo Napoli, dirigente nazionale del coordinamento Enti locali di Forza Italia aggiunge: “Un movimento politico deve essere innanzitutto identitario, rappresentare e diffondere valori e idee attraverso le quali creare comunità coese e integrate, possiamo accettare che in una nostra scuola si vieti il Natale”. “La decisione del preside dell'Istituto Garofani di Rozzano è inaccettabile” concorda Paola Frassinetti, coordinatrice regionale di Fratelli d'Italia, per la quale “questi interventi da parte di presidi e professori ideologizzati non hanno alcun senso, se non di offendere gli alunni e le famiglie cristiane”. La notizia è commentata negativamente anche dal deputato del Pd Edoardo Patriarca per il quale “a Rozzano abbiamo assistito a un'operazione di laicismo esasperato, un'operazione di desertificazione della nostra cultura”. E meno male che al preside grillino Parla non è venuto in mente che Santa Claus, alla fine, è l’impersonificazione di San Nicola. Altrimenti al bando sarebbe finito pure Babbo Natale. O “genitore 2 Natale”? Ne parliamo l’anno prossimo… Barbara Fruch Forza Italia affonda le radici nel popolarismo europeo e nella tradizione cristiana e il presepe rappresenta un momento fondamentale di celebrazione della nostra identità”. Per Deborah Pantana, dirigente nazionale del coordinamento nazionale Enti locali del movimento azzurro “la condivisione dei valori cristiani che stanno alla base della nostra identità culturale si esprime anche attraverso il presepe, rappresentazione allegorica della nascita di Cristo, simbolo di pace e fratellanza e delle nostre famiglie. Valori che appartengono a tutti i popoli e culture”. Agenzia Dire La Lega “interroga” Maroni, “Via i burqa dagli ospedali” na questione di sicurezza. Per questo la Lega Nord ha presentato un’interrogazione al Presidente Roberto Maroni che verrà trattata dall’aula martedì primo dicembre per vietare il burqa negli ospedali. “Considerati i recenti fatti di cronaca riteniamo sia imperativo che la legge venga rispettata alla lettera, impedendo l’accesso agli ospedali, ma più in generale a tutte le strutture pubbliche di competenza di Regione Lombardia, a chiunque indossi indumenti che coprono interamente il volto o comunque non rendano immediato il riconoscimento – ha spiegato U all’AdnKronos il vice capogruppo della Lega Nord a Palazzo Pirelli, Fabio Rolfi – Non ci interessa se qualcuno si riterrà offeso dalla cosa, così come non ci facciamo influenzare dalle obiezioni di una sinistra prona di fronte ai capricci degli islamici. La sicurezza dei lombardi, e in particolare di chi frequenta luoghi come gli ospedali, viene prima di qualsiasi assurdo dettame religioso. La gravità della situazione è testimoniata dai fatti che hanno stravolto l’Europa e che tutti conosciamo; non ha senso spendere energie in dissertazioni sulla libertà di religione, che comunque c'entra poco, se non nulla, con l'utilizzo di burqa o niqab. Vogliamo che sia chiaro il principio, già sancito da leggi dello Stato, che nei luoghi pubblici nessuno deve poter girare celando il volto e impedendo il riconoscimento dei tratti somatici. Per questo motivo – ha concluso l’esponente del Carroccio - chiederemo, martedì in Aula, al Presidente Maroni di attivarsi perché nelle strutture di competenza regionale si pongano in essere tutte le azioni atte ad assicurare il rispetto delle regole per garantire il massimo livello di sicurezza possibile”. 11 Sabato 28 novembre 2015 DALL’ITALIA PARTECIPERÀ ALLE AMMINISTRATIVE A MILANO CON FORZA ITALIA Sparò al ladro: Sicignano si candida L’annuncio dato insieme al capogruppo azzurro a palazzo Marino, Pietro Tatarella, e al coordinatore milanese Fabio Altitonante. Il pensionato di Vaprio d’Adda: “In Italia non c'è sicurezza, serve fare qualcosa al più presto” i candiderà come consigliere comunale a Milano per Forza Italia. È Francesco Sicignano, il pensionato 65enne che il 19 ottobre scorso ha ucciso il ladro romeno, introdottosi furtivamente a casa sua. Una vicenda che ha sollevato grande attenzione mediatica, anche perché l’uomo è stato poi accusato di omicidio volontario. A più di un mese di distanza dall’episodio, Sicignano ha quindi deciso di schierarsi in politica in occasione delle elezioni amministrative nel capoluogo lombardo. L’annuncio è stato dato in una conferenza stampa ieri mattina a Palazzo Marino dallo stesso Sicignano insieme al coordinatore di Forza Italia a Milano, Fabio Altitonante, e il capogruppo di Forza Italia in Comune, Pietro Tatarella. “Non vogliamo essere il partito del Far west - ha spiegato Altitonante ma vogliamo la sicurezza per tutti i cittadini, anche nelle loro case magari costruite dopo anni di sacrifici. Sicurezza e libertà di vivere i propri spazi senza che questi vengano violati. Francesco rappresenta questi valori che Forza Italia sostiene, perché oggi la sicurezza non è più garantita”. I rappresentati locali del partito ci tengono a precisare che “non si S parla di liberalizzare le armi o che tutti devono averle - ha spiegato il capogruppo a Palazzo Marino,Tatarella - ma la proprietà privata è un diritto e Forza Italia si schiera a fianco di quei cittadini che hanno un'arma e hanno deciso di difendersi e di affrontare un processo piuttosto che un funerale suo o dei propri cari”. Secondo Tatarella, infatti, “sono sempre di più, purtroppo, le persone che vivono il dramma di Francesco. Parlando con lui ci siamo resi conto che i suoi valori sono i nostri”. La lista di Forza Italia per le elezioni amministrative “sarà competitiva hanno concluso Tatarella e Altitonante - iniziamo a costruirla non solo con IL PROCESSO Coppia dell’acido: chiesti vent’anni per la Levato ent’anni di carcere per Martina Levato. È la richiesta della Procura di Milano nel processo sulle aggressioni con l'acido ai danni di Stefano Savi e Giuliano Carparelli, che vede imputata la giovane, già condannata a 14 anni di reclusione, insieme all'amante Alex Boettcher, per l’aggressione a Pietro Barbini. Il pm di Milano Marcello Musso ha poi presentato una richiesta di 14 anni di reclusione per il presunto complice della donna, Andrea Magnani. Pene, quelle chieste dal pubblico ministero, già scontate di un terzo, come prevede il rito abbreviato scelto dalla Levato e da Magnani. Processo separato invece per Boettcher, che per questo filone ha scelto invece il rito ordinario. La studentessa bocconiana risponde non solo dell’aggressione con l'acido ma anche del V tentativo di evirazione subito da un giovane con cui aveva avuto un flirt, Antonio Margarito. In uno dei passaggi della requisitoria il pm meneghino ha detto: “Martina Levato è una manipolatrice della verità: arriva a scagionare Magnani per l'aggressione a Savi pur di tenere fuori Boettcher”. Secondo Musso, inoltre, sono “false” le lacrime di Martina, che ha pianto in aula. Secondo l’accusa, la giovane si è dimostrata “menzognera e mendace fin da subito”. Intanto i legali di Savi hanno chiesto a Martina Levato e al presunto complice Magnani 6,5 milioni di euro di risarcimento . Sfregiato il 2 novembre 2014 e ora parte civile, Savi ha riportato gravissimi danni al volto. Il legale di Margarito ha chiesto invece di condannare la studentessa a versare un risarcimento di 210mila euro. chi ha già fatto politica ma anche con chi ha storie da raccontare”. La scelta di Francesco Sicignano, spiegano, è “un segnale forte”. Corteggiato sia da Fratelli d'Italia sia dalla Lega, il pensionato ha spiegato come mai ha scelto il movimento di Berlusconi, dopo che già qualche giorno addietro aveva espresso la il desiderio di voler entrare in politica in occasione di un dibattito di FdI a Gorgonzola, in provincia di Milano. “Qui fra poco comanderanno i delinquenti, non le persone oneste – ha detto Sicignano – Ritengo che il presidente Berlusconi sia una persona intelligente. Perché uno come lui ad 80 anni va ancora in politica? Non penso per guadagnare soldi, bensì per amore della patria. Come ce l'ho io”. Per tutta la sua vita, spiega ancora, “ho votato l'Msi - ha detto il pensionato - ma alle ultime elezioni ho scelto Forza Italia”. Quale sarà il programma politico più adatto, secondo Sicignano, per combattere la delinquenza? È presto detto: “Già avevamo i nostri delinquenti in casa, adesso vengono pure da fuori. Bisogna difendersi con armi e rastrellamenti. Ci deve essere un controllo sul territorio dove chi non dimostra come lavora, va verificato ed isolato. Tu vieni in casa mia e non detti le regole, sono io a farlo. Questa è la verità. La mia appartenenza politica? Ho visto che nel periodo di crisi Berlusconi con le sue aziende ha avuto un attivo, un utile”. “L'italia - spiega ancora Sicignano è un'azienda da gestire, noi abbiamo un grande patrimonio culturale e non riusciamo a fare niente. Abbiamo un Paese ricco. Ragazzi, l’Impero Romano ha conquistato il mondo, non è che siamo arrivati ieri. Il problema è che abbiamo perso la dignità di essere italiani. Io sono andato negli Stati Uniti, quando sento parlare di ‘far west’ sono tutte frottole. In America i diritti fondamentali ci sono, però tu a casa mia non ci devi venire. Questa è la base per crescere. Bisogna crescere con la cultura del rispetto. Se uno mi salta la recinzione, vuol dire che non ha rispetto e cresce con questa mentalità. Altre volte i delinquenti li ho fatti scappare urlando. Sono loro che ti hanno portato in questa situazione. L'unico contributo che posso dare è quello di essere una persona di parola, leale e sincera. Più di questo non posso fare...”. “Lavoriamo sulla proprietà che è sacrosanto diritto da difendere, questo non vuol dire che tutti devono avere armi, ma a chi le sa gestire. In Italia non c'è sicurezza - ha concluso - serve fare qualcosa al più presto, faccio un appello anche al ministro Alfano e gli dico che serve fare un rastrellamento del Paese da nord a sud, perché tutti qui entrano senza controlli”. Sicignano, si ricorda, è attualmente indagato per omicidio volontario. La sua storia è passata ben presto agli onori delle cronache sollevando il dibattito nazionale sul tema della legittima difesa e dei suoi limiti. Una battaglia per cui ora, l’uomo, ha scelto di scendere in campo direttamente. Barbara Fruch ANCONA Passaporti falsi, arrestati tre siriani: verranno espulsi A vevano passaporti falsi. Per questo tre siriani sono stati arrestati ad Ancona. A fermarli sono stati gli agenti della Polfer che, vedendo i documenti, si sono subito insospettiti e hanno portato i tre negli uffici della polizia per fare ulteriori accertamenti. Verifiche da cui è emerso che, effettivamente, i documenti erano falsi: si tratta di carte di identità romene, e quindi comunitarie, che avrebbero autoprodotto. I siriani, di 30, 29, e 27 anni, erano a bordo di un treno partito da Lecce e diretto a Milano, da dove intendevano proseguire per il Nord Europa. Hanno detto di essere sbarcati nel porto di Bari, nascosti in un container, e di aver comprato i documenti falsi in Turchia, per mille euro. Motivo? Essendo l’Italia un Paese della Ue, avrebbero potuto più facilmente passare le frontiere senza essere sottoposti a controlli approfonditi. La contraffazione, però, non ha ingannato gli agenti della Polfer. Finiti in manette i tre sono stati, con rito direttissimo, condannati a un anno di reclusione con il patteggiamento. Sono in corso le procedure per l’espulsione dal territorio nazionale. Gli arresti, spiegano gli agenti, sono il risultato del potenziamento dei controlli di polizia disposti dopo gli attentati di Parigi anche in ambito ferroviario. Nelle ultime due settimane la Polfer di Ancona ha arrestato complessivamente 4 persone, denunciato il responsabile di un aggressione ad un capo treno, colto in flagranza e denunciato un uomo che poneva ostacoli sui binari, rintracciato un minore e segnalato alcuni utilizzatori di sostanze stupefacenti. Intanto, ad analizzare i rischio di possibili attentati terroristici per il nostro Paese legato all’imminente inizio del Giubileo è Giacomo Stucchi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare di controllo dei Servizi Segreti), che in un’intervista al quotidiano online Affaritaliani.it ha spiegato: “Nessuno ha la certezza che non accadrà nulla. C’è un livello di minaccia significativa e naturalmente bisogna tenere in considerazione che c’è un rischio sostanzialmente quasi concreto che possa accadere qualcosa. Il messaggio da far passare è che da un lato non si può vivere nel terrore, e quindi dobbiamo continuare con la nostra vita normale, dall’altro, però, bisogna stare molto attenti a quello che accade attorno a noi”. 12 Sabato 28 novembre 2015 CULTURA & SPETTACOLI CON LA GLOBALIZZAZIONE DEL CALCIO MODERNO SI È PERSO IL "LAMPO DI GENIO", CRONACA DI UN SOGNO INFRANTO DAL BUSINESS Gennaro Malgieri e “Il pallone smarrito” Puntare sui vivai nazionali per restituire dignità a questo sport che è ormai diventato vittima del consumismo di Marco Buonasorte M oltissimi sono gli scritti e i saggi di Gennaro Malgieri, tutti trattati con l'accuratezza di chi ama lo scrivere, ma così tante sono le sue opere che sarebbe impossibile racchiuderle tutte in un articolo. Così oggi si parlerà di un libro che è molto significativo per comprendere meglio il mondo in cui ci troviamo: parliamo de "Il pallone smarrito", un saggio che non è solo un'analisi del calcio moderno e della sua storia, ma che partendo da esso - amplia il suo raggio d'azione e va a toccare ambiti di rilevanza sociale e storica. La questione principale che l'autore affronta è la globalizzazione di cui è vittima il calcio moderno; oggi come oggi, sostiene Malgieri, con il business creatosi dietro il calcio, si è perso qualsiasi schema e qualsiasi lampo di genio; l'autore parla anche della "caduta degli angeli" quali Messi, Ronaldo, Xabi, Higuain e tutti gli altri campioni che, abituati a giocare in un certo modo, non riescono ad esprimere al meglio le loro potenzialità in quanto non hanno intorno una squadra che riesce a stare al loro passo. Ad esempio Messi non riesce ad esprimersi con la sua Argentina perché non ha accanto a lui i suoi due compagni di reparto, Suarez e Neymar, con i quali ha un magnifico rapporto anche fuori dal campo. Secondo l'autore, le Nazionali con le maggiori possibilità (Portogallo, Argentina, Spa- gna, eccetera) non riescono ad esprimersi al meglio perché i giocatori che le compongono non hanno "un'intesa extra-lavorativa", se così si può dire. All'intero del suo scritto, l'autore mette in parallelo il calcio con le guerre: un'armata ispanoportoghese conquistò il territorio olandese di Salvador e, quattro secoli dopo, l'Olanda di mister Van Gaal e del goleador Van Persie batté a Salvador la Spagna. L'autore definisce il calcio una "guerra simulata" e vede la vittoria degli arancioni sui red devils come una "vendetta storica". Malgieri racconta poi dell'avventura italiana ai mondiali di Brasile 2014, della compattezza degli Azzurri contro l'Inghilterra e della disfatta contro la Costa Rica, criticando anche gli errori banali commessi da Balotelli e la mala-organizzazione di Prandelli, accusandolo di non aver preparato bene la partita, di aver convocato tantissimi giocatori anche se già sapeva quali sarebbero arrivati a imbarcarsi per Rio de Janeiro e di aver lasciato in Italia dei campioni. Pirlo escluso, visto che partecipò ai mondiali. All'interno del racconto - strutturato come un taccuino in cui scrive le sue riflessioni l'autore esprime tutti i propri timori per la scarsa qualità della difesa azzurra. Malgieri sottopone al lettore anche il problema dell'immigrazione nel calcio, parlando di come in Europa vengano moltissimi giocatori da qualsiasi parte del mondo. Quindi, per logica, si sfruttano al minimo le risorse che si hanno in casa propria: ed ecco che la Nazionale italiana non ha molti giocatori da mettere a disposizione del proprio CT. E poi c'è lo scottante tema del "declino", che vale anche per il calcio: le nazioni più "giovani" - come Iran, Costa Rica, Ghana, Costa d'Avorio, Ecuador, Honduras e Giappone - propongono un calcio più snello e "bello" rispetto a quello italiano, perché i Paesi suddetti sono gli stessi che, a livello calcistico, sono meno globalizzati e quindi con schemi e idee differenti che riescono a cogliere di sorpresa. C'è poi una questione che l'autore pone: può essere "rifondata" la nazionale italiana? È possibile, secondo Malgieri, seguendo quello che è stato l'esempio della Germania: investire sui giovani del proprio Paese. In Germania questi fanno parte dei vivai delle squadre della Bundesliga, il campionato tedesco. Quindi è controproducente spendere fior di quattrini per giocatori considerati campioni ma che - alla prima esperienza importante in qualche club europeo di un certo spessore - si dimostrano essere dei "bidoni". Puntare dunque sui giovani dei propri vivai, non per razzismo naturalmente, ma per la buona riuscita della creazione di una compagine nazionale decente. Ricreare il calcio non sulla base del globalismo che ha reso lo stile di gioco uguale in tutti i Paesi più sviluppati, e quindi tutto noiosamente monotono, differenziando ogni squadra dall'altra solamente perché si sono avute maggiori o minori possibilità economiche. E quindi mettere insieme più giocatori considerati "fuoriclasse". Per inciso, i veri fuoriclasse sono stati Pelé, Maradona, Ghiggia. Malgieri mette in particolare evidenza anche il modo di dire brasiliano "futebol para todos", vale a dire "Calcio per tutto", una visione molto vasta: ciò che la squadra rappresentante una Nazione riesce a mettere in campo è il riflesso di quel che è, per esempio, il sistema politico in quel determinato Paese. Come l'Italia, che nel 2006 è riuscita, anche in maniera fortuita se vogliamo, a vincere il Mondiale forse anche perché in quel periodo la situazione politica non era poi così male. E invece nei due mondiali successivi (2010 e 2014) la nostra Nazionale ha sfoggiato un calcio senza alcuna idea, a dimostrazione del fatto che l'Italia è un Paese che sprofonda sempre di più. Un punto a favore di questa tesi è anche un fatto che non va sottovalutato: che ad aver vinto, cioè, l'ultimo mondiale è stata la Germania, che ha anche un potere politico impressionante. La Grecia ha sfoggiato la sua forza e la voglia di continuare a lottare e di non arrendersi mai, che ormai sappiamo essere un tratto caratteristico della storia ellenica. Si è visto anche un Brasile il quale, sembra assurdo dirlo ma è così, non offre più quelli che sono i tratti classici della madre patria del calcio. E, sebbene molto ci sarebbe ancora da dire, concludiamo con le parole dello stesso Malgieri: "... Se dio non è più brasiliano - inaccettabile metafora alla quale ci siamo retoricamente appoggiati - allora è di tutti. Come di tutti è l'aspirazione alla vittoria". NOTE CONTROCORRENTE A MARGINE DELLA RASSEGNA “DALLO STORNELLO AL RAP” La canzone romana vive Ma dove sono gli interpreti? Franco Califano ricordato da Amedeo Minghi ote ControCorrente, rubrica attenta alle cose di musica italiana, non poteva mancare a questo ghiotto appuntamento “dallo stornello al rap”. Prima dello spettacolo avevamo fatto un’intervista a Elena Bonelli, bravissima interprete della canzone romana, che con la sua grande verve ed indiscutibile personalità ci aveva trasmesso tutto l’amore che ha verso la capitale. Che cosa dire e raccontare dello spettacolo? La sala Sinopoli, nella splendida struttura disegnata da Renzo Piano, era gremita N ed il pubblico variegato ed internazionale era curioso di assistere, proprio a Roma, ad uno spettacolo che, nelle intenzioni dell’ideatrice, voleva restituire un po’ di dignità a una città che in questi ultimi anni ne ha viste di cotte e di crude. Roma non solo è una delle città più belle del mondo, (così viene unanimemente riconosciuta) ma è anche quella con grandissimi problemi grazie ad una gestione politica non troppo trasparente e pulita, così come pulite non risultano, sempre, alcune zone della città. Una metropoli ospitale, interclassista e in- terreligiosa, che però subisce quotidianamente “il sacco” da persone che Roma non la rispettano. Ebbene, allora ecco la canzone romana, che si vuole nata centinaia di anni fa, in una nuova veste, alla ricerca di un tocco di modernità. Diciamo che, secondo chi scrive, l’idea non è riuscita appieno. Bella l’interpretazione di Elena Bonelli, ma non è di certo una novità; incredibile per la sua potenza vocale e carisma, quella di Giorgio Onorato che, a dispetto dei suoi anni, ha ancora due polmoni degni di un trentenne. Emozionante l’omaggio a Franco Califano, uno dei più grandi poeti della storia della canzone italiana, non solo romana, resogli da un Amedeo Minghi emozionato, con una toccante interpretazione di “Fijo mio”. Verso la fine della serata, un “embrassons nous” (usiamo un francesismo in memoria delle recenti disgrazie francesi), con Cesare Ranucci Rascel, figlio d'arte del grandissimo piccoletto romano, Renatino ma quello “bono”. Cesare ha cantato, con coro di appoggio del pubblico, “Arrivederci Roma”, la canzone romana più cantata nel mondo e che ogni romano porta nel cuore. La giuria ha premiato un video maker, Ludovico Boggianti con un video dal titolo “Roma Odia”, al quale avremmo preferito “Roma Ama”, forse più consono alla serata. Al secondo posto Emilio Stella, con la “Gattara”, un brano non nuovo, che ci ricorda un personaggio reale che girava tra i rioni del centro negli anni 50; si chiamava Nannina e per lei la vita erano i suoi gatti randagi che sfamava, da piazza Argentina a Piazza Navona. Primo premio a “Mamma Roma addio” un brano di Cranio Randagio che si poggia in apertura sull’urlata e sofferta interpretazione del compianto Remo Remotti, che ha salutato Roma per l’ultima volta nel giugno di quest’anno. Non troviamo sul podio, né sulle men- zioni, un brano che a nostro sentire avrebbe meritato, se non il primo posto, (unico e indivisibile purtroppo) almeno il Premio del Miglior Testo. Parliamo di “ L’urtima stella” canzone scritta da Maurizio Festuccia, brano che ha avuto la pecca di essere cantato su base e, per questo, forse penalizzata oltre misura dalla giuria? Una canzone comunque interpretata con sentimento e partecipazione, come d’obbligo per la canzone romana “cor core”, dal giovane Stefano Natali. Il bilancio è globalmente positivo e un sasso è stato gettato nello stagno, però ci auguriamo che la prossima edizione esalti maggiormente i testi e prediliga la canzone al videoclip, perché al cuore si parla con i versi e la musica e gli occhi possono pure restare socchiusi affinché, mentre si ascolta una canzone, passino nella nostra mente le immagini di una splendida Roma. SG [email protected]