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LA VITA SI RACCONTA - Adulti di Azione Cattolica

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LA VITA SI RACCONTA - Adulti di Azione Cattolica
LA VITA SI RACCONTA
Primo momento della mattinata: in gruppo il coordinatore spiega brevemente il lavoro da svolgere personalmente, cosa si farà dopo e dà i tempi.
Ogni partecipante si allontana, cercando il luogo adatto, e lavora sul “diario
di viaggio” utilizzando la traccia seguente.
Taccuino del vicepresidente (o membro dell’equipe) adulti della
diocesi di …
il giorno in cui è iniziato il viaggio … data … luogo … persone
significative … emozioni … pensieri …
i luoghi che sto attraversando in questo viaggio … dove si incontra
la presidenza e/o l’equipe … dove incontro i responsabili parrocchiali … dove incontro i gruppi adulti …
il mezzo che utilizzo nel viaggio … come mi sposto per la diocesi …
quanti chilometri sto percorrendo …
chi sta viaggiando con me … compagni di viaggio associativi …
compagni di viaggio della mia famiglia … altri compagni di viaggio:
come stiamo insieme? …
una pagina della mia agenda: impegni e orari diversi che si incastrano e si integrano …
un giorno speciale (associativo, familiare, lavorativo) di questo viaggio … perché è accaduto che … e con me c’era … come mi sono
sentito …
una foto del viaggio … immortalo un momento da ricordare … grazie a … grazie perché …
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nella mia valigia tenendo conto di tutta la mia vita in ogni sua
dimensione… sto mettendo … esperienze … persone … profumi …
sapori … che mi stanno cambiando … facendo crescere …
Scelgo cosa raccontare agli altri nel gruppo: quel che sono riuscito a
mettere a fuoco diventa il piccolo racconto da offrire nel successivo
momento di gruppo.
Possono esserci due tipi di restituzioni. La prima è un racconto di ringraziamento. Riassumo in poche parole il vissuto e i miei motivi per rendere grazie della mia esperienza di vicepresidente.
La seconda è un racconto di attesa. Riassumo sempre il vissuto che mi
sta interpellando, evidenzio la difficoltà che sto attraversando, chiedo il
dono della perseveranza e la preghiera degli altri.
I racconti, per poter essere offerti, devono essere essenziali e brevi. È
utile provare a scriverli nel taccuino. Rimarranno a loro volta come passaggi da ritrovare. Poche righe, non di più.
Secondo momento della mattinata: ci si ritrova in gruppo. Il coordinatore
invita ciascuno a raccontarsi agli altri leggendo o narrando il racconto che
ha scritto nel suo diario di viaggio. Raccomanda a tutti di non interrompere
o commentare ciò che ognuno racconterà: si ascolta, semplicemente. Si
ascolta non con l’intenzione di dare risposta alle difficoltà o alle fatiche: il
coordinatore aiuti tutti ad evitare elenchi di fatiche o lamentazioni. Non è
un gruppo di auto-mutuo-aiuto. Si ascolta nella fiducia che il Signore ci
parla anche attraverso i fratelli nella comunità.
Terzo momento della mattinata: dopo le narrazioni personali, segue un
secondo giro in cui ciascuno richiama il racconto di un’altra persona che lo
ha colpito perché lo trova arricchente per la propria vita. Può essere una
difficoltà condivisa, può essere una prospettiva illuminante per un vissuto
simile, può essere una preghiera a cui associarsi con particolare intensità.
Grazie ai racconti condivisi con gli altri ciascuno è invitato dal coordinatore
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Pensando ai gruppi e agli animatori della mia diocesi quali sono i punti
di forza e quali i punti di debolezza di questa esperienza?
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Appunti
a trovare una sintesi della propria esperienza di vicepresidente e a interrogarsi su quanto la vita associativa lo aiuti a fare unità nelle molteplici sfaccettature della sua esistenza, unificando se stesso non solo nell’esperienza
ecclesiale, ma anche familiare, affettiva, lavorativa, sociale.
Pensando ai gruppi e agli animatori della mia diocesi quali sono i punti
di forza e quali i punti di debolezza di questa esperienza?
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LA VITA CAMBIA
3.
La nostra vita parla alla Parola. Esprimiamo così quello spazio che
c’è e ci deve essere tra la Parola accolta e l’azione, tra “La Parola illumina” e “La Vita cambia”. È il luogo del “rimanere”, della riconoscenza a Dio e ai fratelli per i doni ricevuti, il luogo del “custodire” la
Parola perché prenda posto dentro di noi e diventi carne della nostra
carne e sangue del nostro sangue. Gli incontri di gruppo si possono
anche organizzare in modo che il passo “La vita cambia” costituisca un
incontro a sé, così che ci stiano dei giorni dal secondo al terzo passo.
Ma anche se i tre passi sono fatti nello stesso incontro di gruppo, una
preghiera conclusiva a “La Parola illumina” diventerà il segno di questo spazio interiore tra la Parola e l’azione.
CONCRETAMENTE: la Parola può aver fatto sorgere qualche motivo di
preghiera (per qualche persona o situazione, per ringraziare o chiedere perdono). È questo il momento in cui l’animatore invita a portare questi motivi
nella preghiera finale che il gruppo fa, seguendo gli spunti offerti.
LA PAROLA ILLUMINA
Pensando ai gruppi e agli animatori della mia diocesi quali sono i punti
di forza e quali i punti di debolezza di questa esperienza?
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UN METODO
In gruppo, leggiamo il brano proposto. Successivamente, qualcuno offre un
breve commento costruito nel modo seguente.
1.
La Parola parla ALLA nostra vita. È la tappa nella quale la grande storia, raccontata dalla Scrittura, dà orizzonte di senso alle nostre piccola storie, raccontate nella tappa precedente. L’annuncio della Parola, attesa dal
racconto, ci illumina e ci arricchisce, poiché è un messaggio di Dio per
ciascuno di noi. Un messaggio che ha un suo contenuto e una sua oggettività. Il cuore di tutto l’annuncio evangelico ci è descritto dalle parole di
papa Francesco: «Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti e
adesso vive al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per
liberarti» (Evangelii Gaudium 164). Questo messaggio arricchisce i nostri
racconti di vita di un significato che non avevamo colto. E poiché la
Parola fa ciò che dice, essa ci ricrea e ci trasforma mentre l’ascoltiamo.
CONCRETAMENTE il commento al brano biblico offre innanzitutto alcuni
elementi per un’interpretazione corretta della Scrittura ascoltata.
2.
La Parola parla DELLA nostra vita. L’annuncio della Parola ci illumina e ci scalda il cuore, in modo particolare, quando scopriamo, con gioioso stupore, che essa parla proprio di noi (Sl 39,8: “Sul rotolo del libro di
me è scritto”). In ogni passo biblico si intrecciano sempre almeno tre storie: la storia di Gesù, la storia dei destinatari di quel tempo, la nostra storia. La Parola, allora, è come l’alfabeto con cui possiamo leggere la trama
della nostra esistenza. In questo momento non siamo più noi a interpretare la Scrittura, ma è la Scrittura che interpreta la nostra vita. Per fare questa esperienza nei nostri gruppi sono utili queste attenzioni:
a. Il commento al brano biblico, dopo la lettura comunitaria del
testo, deve essere breve, attento a non dire tutto, un primo
annuncio più che una catechesi. Si dicono solo quelle cose che
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aiutano le persone a sentire quella parola vera per la propria vita. Il
commento è un dito puntato, una sottolineatura rossa, un evidenziatore. Così le persone non devono essere attratte dal bel commento, ma dalla Parola che quel commento serve. E, quindi, restare centrate sulla Parola. Alla fine è bene lasciarsi interrogare
dalle parole che papa Francesco ci suggerisce. «Alla presenza di
Dio, in una lettura calma del testo, è bene domandare, per esempio: Signore, che cosa dice a me questo testo? Che cosa vuoi cambiare della mia vita con questo messaggio? Che cosa mi piace,
che cosa mi stimola in questa Parola? Che cosa mi attrae? Perché
mi attrae?» (Evangelii Gaudium 153).
b. Se la Parola incontra la vita, ciascuno di noi arriva a una maggiore consapevolezza di sé e del contesto sociale e storico in cui
è inserito. Allora, nella misura in cui scopriamo che le nostre
esistenze sono abitate da Dio, siamo abilitati a prendere la parola sulla nostra vita. È il momento, nel gruppo, di raccontare la
vita illuminata dalla Parola. Sono “racconti eucaristici”: in
essi traspare il rendimento di grazie per la luce ricevuta.
Raccontiamo i “germogli di risurrezione” che abbiamo scorto
nella realtà. Ricordiamoci che la Parola “dà la parola, non le
parole”: una comunicazione cha parla di vita non è mai noiosa,
non usa troppe parole, va subito all’essenziale, al centro di ciò
che si vuole comunicare.
CONCRETAMENTE il commento al brano biblico, dopo aver guardato al
testo, deve guardare alla vita concreta. Si può chiamare anche attualizzazione. Ma in realtà è la Parola che parla della vita e la illumina. Non siamo noi
che “tiriamo” la Parola nell’attualità. Dopo il commento lasciamo alcuni
minuti di silenzio, poi facciamo un giro di interventi: tutti parlano anche solo
con poche parole, tutti ascoltano senza discutere e senza attaccarsi alla comunicazione precedente, ciascuno parla pescando da se stesso. L’animatore aiuta
i timidi a parlare e invita i prolissi alla sintesi. Solo dopo il giro degli interventi, può essere opportuno dare spazio alla discussione su alcuni punti che
meritano chiarimento o approfondimento.
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