Un gabinetto di topografia tra ottocento e novecento
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Un gabinetto di topografia tra ottocento e novecento
Istituto Tecnico Statale per Geometri “Girolamo Genga“ Pesaro EMILIO BORCHI e RENZO MACII Un gabinetto di topografia tra ottocento e novecento Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 1 Indice Presentazione del Dirigenta Scolastico.......................................................................... Pag. 2 Cenni storici sulla nascita dell’Istituto Tecnico e del Gabinetto di Topografia............. Pag. 4 Catalogo degli strumenti ................................................................................................ Pag. 7 Introduzione ................................................................................................................... Pag. 8 Il restauro degli antichi strumenti di topografia dell’Istituto “G. Genga” ...................... Pag. 10 La nascita degli strumenti topografici .......................................................................... Pag. 12 Le date fondamentali dello sviluppo della topografia .................................................... Pag. 25 Squadri, grafometri ed ottanti ...................................................................................... Pag. 33 I livelli e i clisimetri ..................................................................................................... Pag. 42 I cleps, i teodoliti ed i tacheometri ................................................................................. Pag. 56 La tavoletta pretoriana ..................................................................................................... Pag. 67 Gli strumenti matematici ................................................................................................. Pag. 71 Bibliografia generale ........................................................................................................ . Pag. 75 Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 2 Presentazione L’I.T.G. “Genga”, dagli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia, costituisce una delle realtà scolastiche più importanti del territorio provinciale. La sua storia e il suo sviluppo si identificano in maniera significativa con la storia e lo sviluppo sociale e urbanistico della città di Pesaro e del territorio provinciale. Consapevole della sua tradizione e della sua funzione culturale, l’I.T.G. “Genga” ha sempre difeso e riproposto, anche nel contesto recente dell’autonomia scolastica, la sua immagine di istituzione formativa rigorosa e attenta alla richieste del territorio e alle sue dinamiche socioeconomiche. I suoi laboratori si sono progressivamente arricchiti di dotazioni didattiche tecnologicamente all’avanguardia e sempre aggiornate. Ma restano disponibili ovviamente, e soprattutto nel laboratorio di topografia, strumenti e dotazioni didattiche del passato, più o meno recente, che testimoniano in maniera evidente e molto efficace il progressivo affinarsi del “mestiere” di geometra attraverso l’uso, anche didattico,di strumenti di lavoro sempre più aggiornati e complessi. E’ stata questa constatazione, assieme alla volontà di recuperare e testimoniare l’identità dell’istituto in un momento in cui la scuola superiore in Italia si sta avviando ad un periodo di progressiva e profonda ristrutturazione e ripensamento delle sue finalità, a convincere il Consiglio di Istituto dell’opportunità e dell’importanza del recupero e del restauro di alcuni strumenti topografici e della loro esposizione in un piccolo “museo” che potesse, in maniera immediata e con l’efficacia del messaggio museale, dare a chiunque entrasse nell’istituto l’idea della peculiarità e della tipicità del percorso formativo di cui, storicamente, l’istituto è stato ed è la sede. Tra i tanti, alcuni dei quali risalenti ad un periodo storico di alcuni secoli anteriore all’istituzione del “Genga”, sono stati individuati diciannove strumenti topografici particolarmente significativi da un punto di vista storico e per la loro specificità funzionale, che sono stati affidati, per il necessario restauro, all’Osservatorio Ximeniano di Firenze, che ha portato a termine il lavoro con risultati eccellenti grazie alla competenza dell’equipe dei Professori Borchi e Macìì. Il progetto iniziale nel frattempo si è precisato, e ampliato, con la costruzione di un piccolo spazio museale permanente, polifunzionale e flessibile, costruito nell’ atrio dell’istituto, nel rigoroso rispetto dell’architettura degli spazi esistenti, nel quale esporre non solo gli antichi strumenti del laboratorio di topografia dopo il loro restauro, ma anche tutti gli altri oggetti, come ad esempio quelli dei laboratori di costruzioni, di tecnologia delle costruzioni e di tecnologia rurale, ritenuti significativi per testimoniare l’immagine e la storia dell’istituto, non esclusi gli elaborati grafici migliori degli alunni. Il progetto di recupero e restauro degli strumenti topografici e della costruzione dello spazio museale è stato realizzato a costi contenuti per l’istituzione scolastica grazie ad alcune Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 3 sponsorizzazioni e ai contributi finanziari del Collegio provinciale dei Geometri, dell’Assessorato all’Istruzione della Provincia di Pesaro-Urbino e, soprattutto, della Fondazione della Cassa di Risparmio di Pesaro. La Provincia inoltre, in qualità di proprietaria dell’edificio scolastico, tramite il suo Ufficio Tecnico, ha fornito un prezioso e costante supporto a livello tecnico-esecuticvo. Infine, parte delle risorse utilizzate per il restauro degli strumenti topografici sono state reperite grazie alla collaborazione dell’Istituto con la Facoltà di Scienze Ambientali dell’Università di Urbino nella progettazione e svolgimento di un corso F.S.E.. A tutti quanti hanno dato il loro contributo va, ovviamente, il più sincero ringraziamento da parte dell’Istituto che ho l’onore di dirigere. Un ringraziamento anche a tutto il personale dell’istituto che ha contribuito, in varie forme ma sempre a titolo gratuito, alla realizzazione del progetto e in particolare all’Ing. Bocconcelli , docente di topografia dell’istituto, non solo per aver gratuitamente progettato la struttura museale e averne seguito materialmente e tecnicamente la realizzazione, ma anche per la passione e la professionalità con cui ha organizzato e coordinato tutto il lavoro di restauro . Prof. Gianfranco Mariani Dirigente dell’I.T.G. “Genga” Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 4 Cenni storici sulla nascita dell’Istituto Tecnico di Pesaro e del gabinetto di Topografia La storia dell’Istituto Tecnico inizia nel 1860, immediatamente dopo la conquista delle Marche da parte dell’esercito di Vittorio Emanuele II. L’11 settembre 1860 il generale Cialdini entra a Pesaro e pochi giorni dopo, esattamente il 16 settembre, giunge in città il Commissario Straordinario del Re Lorenzo Valerio con il compito di occuparsi del riordino amministrativo della Provincia. Il 6 novembre 1860 il Commissario emette il decreto n. 355 che istituisce varie scuole nelle Marche fra cui tre Istituti Tecnici: uno in Ancona, uno a Fabriano “ed il terzo a Pesaro in compenso del Liceo che le manca”. Con un secondo Decreto, il n. 815 dell’11 gennaio 1861 viene successivamente assegnato al Comune di Pesaro il fabbricato del Convento delle Suore di Santa Maddalena da utilizzare come sede scolastica. Nasce così l’Istituto Tecnico completo per il quale però il governo concesse soltanto la sezione di costruzioni e meccanica che formava tecnici “abilitati alla direzione delle costruzioni civili o delle officine meccaniche, e preferiti nei concorsi pel conferimento dei posti di Verificatore dei pesi e misure, del marchio di oreficeria, di conduttore di macchine a vapore.”1 Si deve al comm. Luigi Guidi, già artefice della creazione dell’Osservatorio Valerio, l’accordo con l’Accademia Agraria per l’unione della Scuola di Agricoltura dell’Accademia alla regia sezione di meccanica e costruzioni grazie alla quale, per attenersi ai programmi ministeriali, viene istituito l’insegnamento di agronomia e agrimensura dando virtualmente origine a quello che solo molto più tardi diventerà l’indirizzo Geometri. Sarà però soltanto nell’anno scolastico 1864-65 che l’Istituto Tecnico di Pesaro aprirà ufficialmente i battenti con i suoi primi dieci studenti iscritti e sotto la direzione del Preside incaricato Comm. Luigi Guidi. La sezione di agronomia e Agrimensura rimane scuola libera alle dipendenze dell’Accademia Agraria fino al 1874 quando, con Regio Decreto, passa a far parte del Regio Istituto Tecnico divenendo finalmente una scuola pubblica. Nel 1877, per decreto reale, la sezione di Agronomia e Agrimensura viene divisa nei due indirizzi ma poco tempo dopo, non avendo l’Istituto “un terreno vasto e proprio, da 1 R. ISTITUTO TECNICO BRAMANTE - “Monografie storiche e scientifiche” – Premiato Stab. Tipo-Lit Federici - Pesaro - 1893 Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 5 impiantarvi una regolare azienda” la sezione di Agraria cessa di esistere. Successivamente anche la sezione di meccanica e costruzioni viene soppressa in tutti gli Istituti Tecnici del Regno, e sostituita con la sezione fisico-matematica. Nel 1882, su sollecitazione del Ministero dell’Istruzione, il Consiglio dei professori e la Giunta di Vigilanza decidono di intitolare la scuola a Donato Bramante preferendolo a Guidubaldo Del Monte, insigne matematico del XVI secolo che era stato indicato come ulteriore opzione. Nel 1885 il Ministero, dietro le richieste dell’istituzione scolastica, appoggiata anche dalle autorità governative e amministrative locali, concede all’Istituto la sezione commercio e ragioneria con la quale la fisionomia dell’ordinamento scolastico si completerà rimanendo poi stabile per numerosi anni. Pertanto alla fine del 1800 all’Istituto Tecnico “Bramante” sono attivi tre sezioni: agrimensura, commercio e ragioneria, fisico - matematica. Da questa breve sintesi storica si può dedurre che dopo quel primo anno scolastico, 1864-65, la scuola iniziò anche a dotarsi di strumentazione tecnica e scientifica. L’insegnamento della Topografia iniziava però dal 3° anno del corso di agrimensura, e sarà quindi soltanto nell’anno scolastico 1866-67 che nascerà il gabinetto di Topografia. Nonostante le travagliate vicende storiche e i vari trasferimenti della sede scolastica la scuola conserva ancora il primo inventario del gabinetto dove, in elegante calligrafia, si trova annotato che il 4 giugno 1866 furono acquistati: 2 grafometri, uno squadro graduato con cannocchiale, uno squadro agrimensorio e uno squadro a riflessione, 2 bussole a cannocchiale, due tavolette pretoriane, una diottra a cannocchiale, un declinatore magnetico, un livello su piano, un clisimetro, un pantografo, un regolo calcolatore, vari tipi di mire, una catena, una stadia e alcune scale ticoniche per la ragguardevole spesa complessiva di £ 1.058,50. Curiosamente per una seconda lista di strumenti fu registrata la data di acquisto del 25 dicembre 1866. Un bel regalo di Natale! Il docente di Topografia che diede inizio all’insegnamento della disciplina, e quindi il primo responsabile del gabinetto, fu l’Ing. Romolo Mengaroni, di cui si legge la firma in calce ad ogni pagina dell’inventario. Il prof. Mengaroni viene anche ricordato per una importante esercitazione eseguita con i suoi studenti per l’aggiornamento della mappa topografica di Pesaro dove fu inserito anche il tracciato delle antiche mura romane. L’ultima firma del prof. Mengaroni sull’inventario compare alla data del 2 dicembre 1913 in occasione di un aggiornamento con il quale, probabilmente, passava le consegne al prof. Marino Giovagnoli che gli subentrava alla conduzione del gabinetto di topografia dopo ben 49 anni di insegnamento! Da questo momento in poi gli aggiornamenti dell’inventario sono stati sempre meno accurati fino alla registrazione fatta a matita e priva persino della data di acquisto. L’inventario è risultato comunque molto importante per la datazione di alcuni strumenti, anche se purtroppo non è mai stato registrato il numero di matricola che avrebbe permesso una identificazione e una datazione certa di alcuni degli strumenti restaurati. Nella storia più recente dell’Istituto e del gabinetto di topografia la data fondamentale è il primo ottobre 1976 quando la sezione geometri, derivata dalla vecchia sezione agrimensura, si separa dalla sezione ragionieri e il nuovo Istituto Tecnico viene intitolato a “Girolamo Genga”, insigne pittore e architetto del 1500. Nell’occasione viene redatto un verbale di consegna di tutto il materiale tecnico-scientifico ma degli strumenti del primo inventario sembra non esserci più traccia. Fortunatamente, grazie a qualche insegnante particolarmente attento e sensibile, un discreto numero di strumenti storici è stato conservato e oggi abbiamo quindi la possibilità di esporli restaurati per testimoniare la storia del nostro Istituto. Il gabinetto comunque è stato continuamente aggiornato con l’acquisto di strumenti, attrezzature e testi che hanno ulteriormente arricchito l’Istituto di apparecchiature all’avanguardia. Ne sono testimonianza gli oltre 100 strumenti conservati nel gabinetto di Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 6 topografia che rappresentano più di un secolo di evoluzione tecnologica fino alla strumentazione più attuale fra cui, numerose stazioni totali, un livello laser, ricevitori GPS, e vari software per la topografia e la fotogrammetria. Bisogna ammettere però che le strumentazioni elettroniche moderne, pur essendo sempre più precise e potenti, hanno perso quello straordinario fascino delle apparecchiature ottico-meccaniche delle epoche passate capaci di esprimere, con la loro esplicita complessità, tutto l’ingegno e la creatività dei loro ideatori fino a renderle vere e proprie opere d’arte. Prima di chiudere questa breve introduzione storica vorrei ricordare, fra i tanti docenti che hanno diretto il gabinetto di topografia, il mio predecessore, il prof. Alberto Cricelli. Mio maestro e amico sincero, professionista esemplare, amato da tutti i suoi studenti, apprezzato e stimato da tutti i colleghi. Mi sembrava doveroso rivolgere un pensiero ad Alberto che ha lasciato nella nostra scuola e in tutti noi, che abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo, il segno indelebile di una grande intelligenza mai ostentata, accompagnata da una gentilezza e una disponibilità fuori dal comune. Alberto Cricelli fu il primo ad avere l’idea di iniziare il lavoro di catalogazione degli strumenti pensando alla loro esposizione all’interno della scuola ma purtroppo non fece in tempo a realizzarla perché la malattia lo rapì prematuramente. Oggi il gabinetto di topografia è a lui intitolato. Prof. Stefano Bocconcelli Docente di Topografia Emilio Borchi e Renzo Macii Catalogo degli strumenti pag. 7 Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 8 INTRODUZIONE La collezione degli strumenti antichi del gabinetto di Topografia dell’Istituto Tecnico per Geometri “G.Genga” contiene circa 100 pezzi che sono da datarsi tranne poche eccezioni tra l’ultima parte dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento. L’Istituto “G.Genga”, essendo stato istituito il 6 novembre 1860, vanta quasi 150 anni di attività, durante i quali ha sempre aggiornato i propri laboratori, in particolare quello di Topografia, con strumenti ed attrezzature di avanguardia, seguendo un’antica tradizione secondo la quale proprio nel territorio di Pesaro-Urbino si svilupparono tra il 1400 ed il 1700 metodi e strumenti di misura nel settore topografico – agrimensorio per la produzione delle cartografie catastali della regione. Tra gli strumenti topografici sono presenti alcuni pezzi di notevole interesse che risalgono ad epoche anteriori alla nascita dell’Istituto. Tra questi due piccoli compassi di proporzione, uno di Canivet di metà Settecento, l’altro di costruttore ignoto di fine Settecento, un ottante di Egerton Smith di fine Settecento ed un livello di Brunner di metà Ottocento. Sono da segnalare inoltre alcuni livelli, cleps e tacheometri che provengono dalla primitiva produzione della Filotecnica Salmoiraghi che, come è noto, fu fondata nel 1865, quindi pochissimi anni dopo l’Istituto “G.Genga”. Per molti anni la ditta milanese fu il punto di riferimento, nel settore della didattica, del Gabinetto di Topografia dell’Istituto e non deve quindi sorprendere che la maggior parte della strumentazione porta la firma della Salmoiraghi. Un progetto, partito dalla Provincia di Pesaro e Urbino, ed allargato a tutto il territorio delle Marche, riguarda la storia della strumentazione per la misura del territorio, legata anche alla produzione cartografica. Alla base dell’attività nel settore stanno necessariamente le Università e gli Istituti Tecnici per Geometri, presenti nella regione Marche. All’iniziativa hanno aderito inizialmente l’Istituto Geografico Militare e l’Osservatorio Ximeniano di Firenze, oltre ovviamente all’Università di Urbino e all’Istituto “G.Genga” di Pesaro. Un primo passo ha riguardato il restauro degli strumenti più significativi del Gabinetto di Topografia dell’ Istituto “G.Genga”. Si tratta di un insieme di apparecchi, rivolti all’insegnamento della topografia, ai quali il restauro conservativo ed il parziale recupero funzionale hanno restituito sia la giusta valorizzazione di raccolta storico-scientifica, sia la corretta collocazione nel clima culturale ed educativo dell’epoca. Il restauro conservativo è stato eseguito nell’Osservatorio Ximeniano di Firenze: qui abbiamo potuto utilizzare i testi e le molteplici informazioni conservati nel laboratorio di restauro dell’Istituzione. Siamo grati al Presidente della Fondazione Osservatorio Ximeniano per averci concesso questa opportunità. Parimenti si ringrazia l’Istituto Geografico Militate per averci permesso di accedere alla ricchissima collezione del Museo degli Strumenti Antichi per eventuali confronti con gli strumenti ivi conservati. Nel compilare il presente catalogo ci siamo attenuti ai seguenti criteri: a) la schedatura è stata presentata in forma semplice ma rigorosa secondo metodi di approccio sviluppati in questi anni dagli autori presso l’Università di Firenze, l’Osservatorio Ximeniano, l’Istituto Geografico Militare. La denominazione dello Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 9 strumento è quella con la quale esso viene indicato nei trattati di Topografia dei primi anni del Novecento; b) la datazione degli strumenti è sempre difficile perché essi, una volta progettati, sono stati venduti per molti anni con dettagli costruttivi inalterati. Nelle date proposte ci può essere un’oscillazione temporale di qualche anno, talvolta di qualche decennio; c) quando è stato possibile abbiamo fornito alcune notizie sui costruttori; d) gli strumenti sono descritti indicandone le caratteristiche principali e le finalità didattiche. Le dimensioni degli apparecchi sono riportate in centimetri; e) nella bibliografia generale sono elencati i principali trattati che riportano informazioni sugli strumenti; f) è stata tenuta presente la finalità didattica del catalogo presentando una breve storia della nascita degli strumenti topografici ed una cronologia dei principali apparecchi. Di alcuni di essi è stata mostrata anche l’evoluzione tecnologica più significativa. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 10 IL RESTAURO DEGLI ANTICHI STRUMENTI DI TOPOGRAFIA DELL’ISTITUTO “G. GENGA” A partire dal mese di gennaio del 2006 sino al 15 ottobre è stato eseguito il restauro di 15 strumenti topografici di diversa complessità e grandezza. Tra i più grandi hanno richiesto interventi complessi e abbastanza lunghi un Tacheometro Salmoiraghi , un livello Salleron, la tavoletta Pretoriana Viotti del Tecnomasio e un teodolite concentrico ripetitore; quest’ultimo soprattutto ha creato non poche difficoltà a causa del pessimo stato di conservazione, dovuto in parte agli agenti atmosferici, particolarmente "attivi" nelle zone prossime al mare e al sudore delle mani dovuto ad un uso degli strumenti stessi prolungato nel tempo. Le parti meccaniche di tutti gli strumenti presentavano segni di manomissioni piuttosto grossolane. Numerose parti, tra queste molte viti "calanti" delle basi degli strumenti, taluni coperchiobbiettivi e persino il tubo di un cannocchiale, che erano piegate a causa di urti con altri corpi o a causa di cadute, sono state raddrizzate e ripristinate nella loro funzione. In particolare per il piccolo teodolite di tipo "inglese" sono stati ricostruiti i due supporti della livella in lega di alluminio, completamente corrosi dagli agenti atmosferici e sono stati incollati i supporti del cannocchiale dello stesso metallo. Tutti gli strumenti sono stati completamente smontati e, successivamente sono stati eseguiti interventi di riparazione delle singole parti che successivamente sono state ripulite e lucidate con tecniche e prodotti idonei. Le scale graduate dei cerchi azimutali e zenitali, per la maggior parte eseguite con strisce di argento riportate su ottone, sono state ripulite con prodotti chimici idonei, adoperando panni molto morbidi per non deteriorare le incisioni presenti. Analoghi interventi sono stati fatti per le scale graduate in avorio, adoperando però prodotti chimici specifici. La filettatura delle viti micrometriche, che, nella maggior parte degli strumenti erano completamente ossidate e non potevano più "avvitarsi" nelle loro sedi, sono state ripulite con procedimenti chimici e non con abrasioni meccaniche per non deteriorare la delicata filettatura. Le parti in ottone e/o rame sono state ripulite e lucidate. Ove era possibile macchie di ossidazione (di colore nero o verde scuro ecc...) sono state tolte per mezzo di agenti chimici fatti agire "localmente". Quelle seriamente deteriorate, la cui verniciatura originale non era recuperabile, sono state riverniciate o con vernice trasparente alla nitrocellulosa oppure, ove richiesto, con vernice il più possibile simile sia come colore che composizione a quella originale. Alcune parti sono state trattate chimicamente in modo analogo al trattamento originale dello strumento e con la stessa colorazione. Le parti in ferro rugginose sono state spazzolate e quindi protette con vernice trasparente. Talune parti, tra queste numerose viti, sono state brunite. Alcune parti in metallo (viti, e minuteria varia) sono state ricostruite nel laboratorio dell'Osservatorio Ximeniano. Citiamo tra queste un completo meccanismo di messa a fuoco di un cannocchiale di puntamento costituito da manopola "godronata", un piccolo ingranaggio e la scatolina che contiene questo meccanismo. Sono state ricostruite anche talune "livelle a bolla". In queste è stato sostituito il tubo di vetro ovvero la "fiala" con un altro tubo di idoneo diametro e spessore, al quale sono stati applicati tappi "a tenuta", uno dei quali con un'apertura, provvista di chiusura ermetica, per l'ingresso del liquido nel suo interno. le fiale sono state riempite con "petrolio bianco". Abbiamo adoperato questo liquido in quanto, in caso i rottura della fiala stessa, non Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 11 corroderebbe la verniciatura dello strumento. E' stata anche riempita con lo stesso liquido una livella sferica realizzata con una vaschetta di vetro di forma circolare; il tappo inferiore di questa è stato incollato alla vaschetta stessa con collante idoneo, non solubile nel petrolio. Le parti ottiche, che presentavano numerosi segni di ossidazioni e incrostazioni, sono state ripulite con prodotti chimici idonei e asciugate o con panni molto morbidi o con carta di riso. Talune parti ottiche purtroppo sono mancanti (oculari, crocifili dei micrometri ecc...). Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 12 LA NASCITA DEGLI STRUMENTI GEODETICI E TOPOGRAFICI La Topografia è la scienza che insegna a rappresentare minutamente sulla carta una piccola regione di territorio, cioè a formarne il disegno o carta topografica; e poiché sarebbe impossibile rappresentare sulla carta in vera grandezza la detta estensione, il disegno topografico è una figura simile a quella del terreno in un dato rapporto o scala. La topografia è scienza antichissima che è andata assumendo nel corso dei secoli caratteri sempre più rigorosi; anche i suoi strumenti sono stati perfezionati, a partire dai manufatti delle antiche civiltà, fino ad assumere l’attuale perfezione e sensibilità delle misure. Molti di questi strumenti erano di derivazione greca e romana ed anche più antica, egizia o fenicia. Di taluni di essi per lungo tempo se ne è persa la traccia e sono stati riscoperti in tempi successivi. Altri strumenti come il filo a piombo, le aste ed i regoli, i nastri misuratori, le rotelle e le bindelle, i compassi ed i rapportatori, gli archipendoli e le livelle a bolla d’aria sono sempre stati di uso comune tra i carpentieri e gli artigiani e, in forma più perfezionata, tra gli architetti, i geometri ed i topografi. Nella breve storia che faremo delle origini della topografia includeremo a volte anche gli strumenti astronomici e geodetici, poiché l’origine è comune. Ci limiteremo comunque alla nascita degli strumenti, senza descriverli in dettaglio e senza studiare la loro evoluzione tecnologica ed i loro perfezionamenti, che hanno richiesto talvolta moltissimi anni, talvolta dei secoli. In ogni caso ci fermeremo sempre agli strumenti di fine Ottocento e dei primissimi anni del Novecento, quali sono quelli dell’Istituto Girolamo Genga illustrati in questo catalogo. In un prospetto cronologico riportato nel paragrafo seguente riporteremo schematicamente le date fondamentali degli sviluppi della Geodesia e della Topografia. Nell’Almagesto di Claudio Tolomeo (II secolo d.C.) sono descritti alcuni strumenti, tra cui il cerchio equatoriale, il regolo parallattico, il cerchio diviso o graduato che si ritrovano come strumenti topografici del XV e XVI secolo2, talvolta con nomi che derivano dalla cultura araba3. Mentre nel periodo del medioevo sono rarissime le testimonianze scritte sugli strumenti scientifici e sulla loro rappresentazione, queste cominciano a comparire nel XV e XVI secolo con i trattati degli astronomi e dei cultori di geometria pratica e con le traduzioni dell’opera degli scienziati arabi. Le misure dirette di lunghezza Le prime misure dirette della storia umana riguardano senza dubbio le lunghezze e i campioni di lunghezza si costruirono su basi antropomorfe confrontandoli con le dimensioni di parti del corpo umano. Nacquero cosi il braccio (l’antico cubitus dei romani), il passo, il piede la stadia dei greci, la tesa. Le unità si resero il più possibile uguali utilizzando regoli rigidi, aste e canne. Gi ingegneri e gli architetti greci e romani ebbero sempre ben presenti le difficoltà di 2 In considerazione del ruolo centrale dell’astronomia nella scienza antica, i metodi geometrici e gli strumenti ideati e adoperati dai suoi cultori furono mutuati anche da altre discipline in particolare dalla topografia. 3 E’ il caso del vocabolo alidada che designa il regolo diritto con opportune mire e l’indice per la misura degli angoli. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 13 eseguire corrette misure di lunghezza; le funi dovevano essere sempre in tensione e dovevano essere conservate avvolte su rulli, le catene erano meno affidabili. In seguito e fino alla fine dell’Ottocento, la misura diretta delle distanze fu fatta con canne e pertiche, generalmente di abete con sezione circolare o poligonale. Esse erano munite di ghiere d’ottone e di ferro, erano lunghe di solito 3 m, divise in cm e numerate ad ogni dm 4. Gli scritti di Erone e di Vitruvio riportano l’esistenza di diversi problemi. Lo strumento più famoso dell’antichità, nato per risolvere questi problemi, è l’odometro di cui non si conosce né quando né da chi fu inventato. Sia Erone che Vitruvio ne danno una descrizione in forme diverse e appunto dei due odometri, quello di Erone e quello di Vitruvio, ci sono giunte descrizioni dai tempi antichi. L’odometro di Erone collegava ad ogni giro della ruota un contatore con ingranaggi, rotelle ed indici di modo che si aveva alla fine del percorso il numero totale dei giri. Il contagiri era racchiuso in una scatola che conteneva quattro ruote dentate, ciascuna ad angolo retto rispetto alle altre, mediante le quali veniva messa in movimento la lancetta che registrava il numero dei giri. L’odometro di Vitruvio, descritto nel libro III del De Architectura era composto da tre timpani di cui uno collegato rigidamente alla ruota, un altro mobile ma collegato ad una cassetta fissa al telaio della ruota, un terzo timpano infine era provvisto di fori, chiusi dal di sotto, in ognuno dei quali veniva inserito un piccolo sasso rotondo. Durante la rotazione e dopo un certo numero di giri la chiusura del foro si apriva ed il sasso cadeva nella cassetta. Dal numero dei sassi raccolti nella cassetta si risaliva facilmente alla lunghezza del percorso fatto. L’odometro sparì per lungo tempo e rifece la sua comparsa con Leonardo da Vinci nella seconda metà del XV secolo in una forma che ricorda lo strumento di Vitruvio. Nel XVI secolo gli odometri, insieme ai contatori, venivano usati per scopi cartografici, specialmente nell’Europa centrale. I primi rilevamenti vennero infatti eseguiti misurando le distanze con gli odometri e le direzioni con la bussola magnetica. Il più famoso costruttore degli ultimi anni del Cinquecento fu Christofer Schlisser (1561 – 1626) nato ad Augsburg e vissuto a Praga. Nel secolo successivo celebri costruttori di odometri furono gli inglesi George Adams (1750-1795) e Jesse Ramsden (1735 – 1800), ma in seguito, anche con il progredire della tecnologia, l‘uso di tali strumenti si fece molto saltuario. Accanto agli odometri si devono nominare i podometri, o contatori di passi (Schrittzähler), che sono associati ad una sequenza di passi eseguiti da una persona. Questa tecnica dava misurazioni molto approssimate della distanza tra due località. Gli strumenti per le misure angolari Le prime misure indirette dell’antichità furono fatte attraverso l’ombra dello gnomone o con metodi più semplici. Lo gnomone è forse lo strumento più antico per valutare le distanze angolari. Nella sua utilizzazione più semplice si trattava di un palo conficcato verticalmente al centro di una o più circonferenze concentriche tracciate per terra. Se ne attribuisce l’invenzione ad Anassimandro che sembra osservasse con esso il ritorno del sole e i solstizi e tentasse di misurare (secondo quanto afferna Plinio) l’obliquità dell’eclittica all’equatore. Si 4 Quando si voleva una grande precisione, si cercava di fare la misura sul terreno pianeggiante, ricorrendo a cavalletti muniti di opportuni meccanismi per disporre le pertiche orizzontali e lasciando tra due aste successive un intervallo da misurare ad esempio con un cuneo di Reichenbach,imitando in definitiva le procedure geodetiche della misura delle basi. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 14 misurava la lunghezza del tratto d’ombra del palo prodotta dal sole e, valutandone il rapporto con la lunghezza del palo, si ricavava l’angolo che il raggio solare passante per la sommità del paletto, faceva col piano dell’orizzonte. In epoca romana è Marco Vitruvio Pollione, il celebre architetto dell’epoca di Cesare e di Augusto (I secolo a. C.) che riporta nel i libro del trattato De Architectura il metodo di orientamento con lo gnomone, metodo che veniva usato per tracciare la meridiana, l’equinoziale e la rosa dei venti. Nel libro XI Vitruvio espone anche il metodo dell’analemma, un sistema utilizzato per disegnare sulla meridiana i punti sui quali passa l’ombra dello gnomone in particolari giorni dell’anno, i solstizi, gli equinozi ed i giorni in cui il sole entra nei vari segni zodiacali5. Per tornare alla topografia è evidente che una misura angolare è legata all’individuazione di una direzione iniziale dalla quale far partire la misura dell’angolo assegnato. Il più antico strumento per rilevare,fissare o tracciare direzioni è la diottra a traguardi. Il primo cenno della diottra si ha in un’opera di Erone di Alessandrria, circa 120 anni a. C. Diottra a traguardi La diottra, o alidada, consiste in una riga di legno o metallo all’estremità della quale sono applicati due diaframmi o alette , o pinnule, sempre di metallo, il piano delle quali è perpendicolare al piano di appoggio della riga stessa.. In uno di questi diaframmi, detto pinnula oculare, è praticato un piccolo foro al quale si applica l’occhio; nell’altro, detto pinnula obbiettiva, è invece posizionato un largo foro quadrato, nel quale sono tesi due sottili fili metallici o crini in croce. Il centro del foro oculare e l’incrocio dei fili individuano la linea di mira o di traguardo. In seguito vennero realizzate le alette a cerniera, di uso interscambiabile, ognuna composta di una larga fessura con un filo teso nel mezzo e, nel prolungamento, di una stretta fessura praticata nella zona chiusa. La determinazione della direzione passò presto dal traguardo di mira alla squadra cioè due aste collegate tra loro ad angolo retto. Dalla squadra al bastone di Giacobbe il passo è breve. Il bastone di Giacobbe, noto anche con il nome di arboreto o croce geometrica oppure baculum fu molto conosciuto fin dai tempi antichi. Sembra che fosse diffuso tra gli Egizi, gli Ebrei e gli Arabi. Nel medioevo venne conosciuto in Europa per merito del matematico ebreo Levi Ben Gerson (1288-1344). Esso veniva usato per diversi tipi di misure anche se in ultima analisi fu introdotto dagli astronomi per determinare la distanza angolare che divide due astri, e per misurare l’altezza del sole sull’orizzonte. Per quest’ultimo motivo trovò ampia utilizzazione sulle navi, dove veniva chiamato balestriglia. Il bastone di Giacobbe veniva usato dagli eserciti per determinare le distanze dei luoghi inaccessibili, le altezze delle mura delle fortificazioni e dei castelli, e dagli artiglieri delle navi per valutare quando le navi nemiche sarebbero arrivate a tiro dei propri cannoni. I risultati delle misure con il baculo erano affetti senza dubbio da grossi errori, data la semplicità dello strumento e la sua 5 Di derivazione diretta dallo gnomone sono tutti quelli strumenti astronomici, l’emisfero, il plinto, l’armilla solstiziale e la meridiana, che consentivano di ricavare o leggere l’ora solare. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 15 utilizzazione che avveniva di solito in condizioni molto disagiate. Tuttavia il suo uso continuò fin oltre la metà del XVI secolo. La figura seguente, presa dall’opera di Pietro Apiano6 Instrument Buch del 1533 mostra alcune utilizzazioni del bastone di Giacobbe. Alcune utilizzazioni del bastone di Giacobbe (da Instrument Buch di P. Apiano, 1553) Nella prima parte della Cosmographia di Apiano 7, al paragrafo intitolato Idem aliter per baculum quem Astronomi cum dicimus, ex motu Luna vero, et stellarum non errantium situ deprehendere viene descritto l’uso del bastone di Giacobbe in astronomia. Il baculo era formato da due regoli di legno posti in croce, di cui quello più lungo, detto freccia, era graduato e scorreva entro un foro di sezione quadrata praticato al centro di quello più corto, chiamato martello. La freccia portava ad una sua estremità una pinnula; anche il martello aveva due pinnule uguali alle estremità. Il baculo può essere considerato, in un certo senso, come l’evoluzione dell’asta dello gnomone. Il quadrato geometrico Il quadrato geometrico, il quarto di cerchio e la squadra mobile8, potevano essere utilizzati in qualunque assetto spaziale anche se le configurazioni normali per le misure angolari erano quelle su un piano orizzontale o su un piano ad esso perpendicolare. Il quadrato geometrico ed il quadrante sono collegati a due insigni personaggi del XV secolo, George Purbach (Peurbach in Oesterreich 1423 – Wien 1461) e Johannes Müller, detto Regiomontano (Unfind bei Koenigsberg 1436 – Roma 1461). George Purbach, che prese il nome da una regione tra l’Austria e la Baviera, fu discepolo di Johannes von Gmunden, professore di astronomia all’Università di Vienna e da lui fu iniziato a questa disciplina. Dopo aver viaggiato in diverse parti di Europa, e dopo aver rifiutato le proposte di insegnamento a Bologna e a Padova, ritornò a Vienna dove prese il posto di insegnante dell’antico maestro. Purbach, che fu un attento calcolatore dei moti celesti, è noto nella geometria pratica per aver diffuso, in astronomia ed in topografia, il quadrato geometrico. 6 Peter Bienewitz, detto Apian (Leissig 1495-Ingolstadt 1552), matematico e astronomo. Cosmographia Pietri Apiani, per Gemmam Frisium apud Lovanienses medium et mathematicum insignem, iam demum ab omnib vindicata mendis, ac nonnullis aucta & annotationibus marginalibus illustrata. Additis eiusdem argumenti libelli ipsius Gemmae Frisij. Coloniae Agrippinae, 1564. 8 La squadra mobile, descritta da Ottavio Fabbri alla fine del Cinquecento, è una variante del quadrato geometrico e del quarto di cerchio. Nelle sue linee essenziali non è molto diversa dal grafometro, strumento che nasce nello stesso periodo. 7 Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 16 Quadrato geometrico Il quadrato geometrico sembra che compaia nella strumentaria già al tempo dei greci e dei romani, ed era chiamato nel medioevo instrumentum gnomonicum o instrumentum mediclinorum. L’astronomo Regiomontano, oltre a pubblicare numerosi libri sui torquetum e sulle sfere armillari fece costruire numerosi strumenti nella sua bottega di Norimberga, che poi utilizzava nell’osservatorio astronomico della città9. Regiomontano, che fu allievo di Purbach e con lui condivise la sorte infelice di una morte prematura, fece un viaggio in Italia dove imparò il greco e tradusse il testo originale dell’Almagesto di Tolomeo ed il commento di Teone. Tradusse anche le opere di Erone ed Archimede. Il quadrato geometrico ebbe grande diffusione nel XV e XVI secolo, anche per la descrizione fattane de diversi autori. Lo strumento nella sue versione più diffusa è costituito da quattro regoli di legno disposti secondi i lati di un quadrato. In uno dei vertici, dove l’osservatore pone l’occhio, è incernierata l’alidada o asse di osservazione, o linea di mira, dotata di traguardi. L’alidada ruota complessivamente di un angolo di 90° movendosi sopra due lati del quadrato,convenientemente graduati.. La lunghezza del lato del quadrato geometrico è variabile a seconda dell’uso che si vuole fare dello strumento, mentre i due lati graduati sono sempre suddivisi, sul bordo esterno mediante raggi passanti, secondo la linea di mira, per il centro di rotazione dell’alidada10. Lo strumento si presentò ben presto in diverse versioni. Una di esse aveva all’interno del quadrato un arco di cerchio graduato con divisioni da 0 a 90°. Versione di quadrato geometrico provvisto di arco di cerchio graduato 9 Regiomontano fu un eccellente meccanico che, insieme al discepolo Bernard Walther, fece delle modifiche ingegnose all’orologio di Norimberga, una delle meraviglie dei suoi tempi. 10 Le suddivisioni sono da 0 a 1200 con divisioni di 20 in 20, oppure da 0 a 60 o da 0 a 100. L’unità di misura è arbitraria, mentre la comparsa nelle prime scale di multipli di 60 è dovuta alla circostanza che i primi matematici che si dedicarono alla compilazione delle tavole dei valori naturali delle funzioni circolari, si basavano sul raggio della circonferenza espresso da multipli del numero 6. le prime tavole delle tangenti comparvero nel 1490 per opera di Regiomontano, ma solo nel 1533 apparve in Europa il primo trattato di trigonometria De triangulis omnia modis libri quinque di Johanes Schöner (Nürnberg 1477 – 1547). Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 17 Bastò sopprimere i due lati del quadrato che portavano le scale, per ottenere il quarto di cerchio, strumento che si è dimostrato utilissimo in astronomia ed in topografia11. In definitiva esso era un goniometro utile per misurare gli angoli anche sul piano verticale. Il polimetrum ed il theodolitus Il primo strumento capace di misurare gli angoli orizzontali e verticali sembra essere stato il polimetrum, costruito dal topografo e cartografo Martin Waldssmüller, originario della Renania. Lo strumento era provvisto di bussola, nella forma descritta da Gregor Reisch nella sua Margarita Philosophica del 1508 e la diottra era realizzata con un lungo tubo provvisto di fessure alle due estremità, che veniva posizionato sia orizzontalmente che verticalmente. L’immagine del polimetrum, presa dal volume Historische Vermessungsinstrumente di Helmut Minow, è tratta dalla Margarita Philosophica, nella cui appendice lo stesso Waldssmüller l’aveva descritta. Sul piano orizzontale (planimetra) è riportato il cerchio intero, diviso in quattro quadranti ed al centro di esso il quadrato con scale divise da 0 a 12. Il filo a piombo assicurava la perpendicolarità del piano verticale (altimetra) dove si trovava la scala del semicerchio diviso. Verso la fine del XVI secolo compare per la prima volta il nome Theodolitus. Ad usarlo è l’inglese Leonard Digges (morto nel 1571). Digges, originario del Kent, studiò ad Oxford senza raggiungere un grado accademico. Fu tuttavia un abile matematico, interessato alle applicazioni di questa scienza alla topografia, all’ingegneria militare ed all’architettura. Nel 1556 pubblicò un’opera sull’arte della misura intitolata Tectonicum, nel 1572 fu pubblicato postumo il libro An Arithmetical Militare Treatise named Stratioticos scritto insieme al figlio Thomas. Egli scrisse ancora un altro libro che Thomas (morto nel 1595) fece pubblicare nel 1571 e nel 1591 con il titolo A Geometrical Practical Treatise named Pantometria. Lo strumento di Digges è mostrato in figura. Theodolitus. di L. Digges. 11 Naturalmente era possibile anche un’altra procedura: il quadrato era iscritto entro un quadrante e la diagonale del quadrato diventava il raggio del cerchio. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 18 Esso è costituito nella sua prima parte da un quadrato geometrico all’interno del quale è stato tracciato un cerchio intero. Due lati del quadrato portano le divisioni in 1200 parti uguali, come avveniva per lo strumento di Purbach, mentre il cerchio è diviso in 360°. Il quadrato geometrico, che deve essere posto su un piano orizzontale, è corredato da due alidade,una delle quali è situata nel vertice del quadrato, mentre la seconda viene posizionata al centro del cerchio per determinare la traccia del piano verticale, che contiene la linea di mira, sul piano orizzontale. Il piano verticale è costituito da un mezzo cerchio graduato che ruota attorno ad un supporto (che serve anche da alidada) che mantiene il semicerchio verticale intorno ad un asse orizzontale passante per il suo centro e contemporaneamente ruota attorno al suo sostegno alidada. La linea di mira è individuata dalle due pinnule disposte secondo il diametro del semicerchio. Il mezzo cerchio verticale non è altro che la fusione di due quadrati geometrici. Nella immagine seguente è mostrata una delle prime forme in cui compare in Italia il teodolite. Con il nome di visorio questo strumento possiede tutte la caratteristici del teodolite di Digges. Il "visorio" L’evoluzione del teodolite, da queste forme iniziali, fu molto lenta ma continua. Dal primo esemplare di Ramsden, realizzato alla fine del Settecento, passando ai modelli di Reichenbach, di Secretan, di Salmoiraghi e dell’Officina Galileo nell’Ottocento, il teodolite ha scandito le tappe della storia della geodesia e della topografia lungo gli ultimi secoli. Alla fine dell’Ottocento la struttura del teodolite era quella mostrata nelle sue linee generali dalla figura seguente: Struttura del teodolite alla fine dell’800 Le sue parti essenziali erano: - il basamento B costituito da tre robuste braccia metalliche inclinate tra di loro di un angolo Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 19 di 120°, aventi alle estremità tre viti di livello; - il cerchio orizzontale D graduato detto lembo; - un altro cerchio concentrico al lembo, non graduato A, detto alidada, che agli estremi di un diametro portava due noni; - le braccia K, K che sostengono l’asse orizzontale che porta il cannocchiale astronomico C ed il circolo verticale V; - la livella L. Storicamente si distinguono ancora i teodoliti ripetitori (all’inizio dell’Ottocento) e reiteratori (in seguito), e quelli con o senza cannocchiale di spia.. La tavoletta pretoriana La tavoletta pretoriana, nata alla fine del Cinquecento,è uno degli strumenti più famosi della topografia. Essa è stata proposta verso il 1576 da Johannes Richer (1537-1616) di Norimberga, detto Praetorius. Le prime testimonianze sull’uso di questo strumento in Italia risalgono però al 1623. Scrive Giuseppe Alberti12: “ Lo strumento da molti è stimato moderno, ma non è così, essendo poco più di 180 anni, che è stato ritrovato, mentre il Padre Antonio Lecchi Gesuita,nei suoi Elementi di Geometria Teorica, e Pratica stampati in Milano nel 1753.,dice essere la tavoletta Pretoriana così chiamata dal suo celebre Autore Giovanni Pretorio che l’inventò l’anno 1576. Questo strumento ha avuto il suo uso anche ne’ tempi addietro, benché non ridotto alla brevità e facilità d’oggidì, ed in particolare del Celebre Gio: Giacomo Marinoni; e che sia vero, viene quello strumento proposto da Pietro Erigonio, che scrisse in Parigi del 1634. ne’ suoi Corsi Matematici …”.13 I dispositivi essenziali di un simile strumento sono costituiti da: - un meccanismo che consente di rendere orizzontale il piano grafico ed un altro che consente di orientarlo secondo una direzione prefissata; - un apparato che rende possibile il disegno, sul piano di lavoro, dei particolari della rappresentazione del terreno. Gli accessori sono: il declinatore magnetico, indicato semplicemente come bussola, e la squadra a pendolo che con l’uso di livelle e fili a piombo permette di individuare il piano orizzontale e la linea verticale passante per ogni punto. Negli strumenti dell’inizio dell’Ottocento la disposizione dell’orientamento e dell’orizzontabilità venne facilitata con l’introduzione del giunto o ginocchio di Cugnet. La figura seguente riporta la tavoletta pretoriana con i suoi accessori tratta dall’opera Geometria pratica nova del 1619 di Daniel Schwenter, allievo e successore di Praetorius. 12 Istruzioni pratiche per l’ingegnero civile o sia perito agrimensore o sia perito d’acque di Giuseppe Antonio Alberti bolognese, Venezia, 1761. 13 Strumenti di questo genere erano già in uso da diversi decenni: verso la metà del quattrocento si avevano a disposizione degli agrimensori oggetti anche più rudimentali ma completi per riprendere mappe e piante. Con l’introduzione della tavoletta pretoriana, presentata nei libri dell’epoca con un gran numero di accessori e con istruzioni d’uso ben definite, la scienza topografica sembra essere arrivata ad una fase di assestamento. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 20 Tavoletta pretoriana di Daniel Schwenter (1619) Nell’Ottocento la forma della tavoletta è la seguente. Si notano la tavola rettangolare o specchio, la piattaforma che s’incastra sotto la tavola e il sostegno formato da tre gambe. Sullo specchio è distesa la carta e si trova il declinatore magnetico, la livella a bolla d’aria e la diottra o alidada a cannocchiale (riportata in figura) con il micrometro, l’eclimetro, le scale ed i vernieri . Piattaforma per la tavoletta pretoriana Gli strumenti matematici Con la locuzione “strumenti scientifici antichi” si prendono in considerazione tre ampie classi di strumenti dei secoli passati: gli “strumenti matematici”, cioè quelli che, come i sestanti, i regoli, i teodoliti, avevano scale e divisioni sui lembi circolari e sulle linee rette e permettevano di misurare angoli e distanze e di eseguire rapidi calcoli; gli “strumenti ottici” per esempio i telescopi, i microscopi e le lenti da ingrandimento, cioè quelli che impiegavano lenti, prismi, specchi per rivelare ciò che non era visibile ad occhio nudo; infine gli “strumenti filosofici”, la classe più ampia, comprendente bussole magnetiche, macchine meccaniche, idrauliche, elettriche, ottiche e termiche. Gli strumenti filosofici entreranno poi nei cataloghi ottocenteschi degli strumenti di fisica. Anche altri strumenti matematici saranno poi indicati come strumenti astronomici e topografici . Gli strumenti per disegno e calcolo, come compassi, regoli calcolatori, pantografi, righe parallele, sono considerati appartenenti alla classe degli strumenti matematici. Alla fine del XVI secolo compare il radio latino. Esso ebbe diffusione specialmente in Italia e rappresentò una specie di regolo calcolatore abbastanza sofisticato. La sua descrizione dettagliata si trova nel Trattato del radio latino di Egnazio Danti. Fu chiamato latino sia dal nome del suo inventore, sia per distinguerlo da uno strumento utilizzato dagli antichi greci, come avverte nella prefazione al suo trattato il padre Egnazio Danti: Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 21 "...Per la molta pratica che di diversi istrumenti matematici ho lungo tempo hauta, posso sicuramente affermare di non havere mai adoperato nessuno, né più comodo né migliore di questo radio latino, già inventato dall’illustriss. et eccellentiss. sig. Latino Orsini, il quale per havere in se racchiuso l’antico radio de’ Greci et conseguentemente la balestriglia de’ marinai spagnoli ( che da esso dipende) et la Gran Regola di Tolomeo, viene ad essere fecondissimo di tutte le operazioni astronomiche et geometriche che con simili strumenti si possono conseguire…..e fa le medesime operazioni in molte maniere...". Il radio latino è costituito da un quadrilatero articolato in cui due vertici opposti sono collegati da un’asta centrale o diagonale, un primo vertice essendo fisso sulla diagonale mentre l’altro è scorrevole lungo di essa. Le due aste che concorrono nel punto fisso della diagonale sono le braccia, le altre due, di lunghezza maggiore, sono le gambe. Partendo dalla posizione in cui i lati sono allineati lungo la diagonale (e quindi il quadrilatero degenera in un segmento), le estremità mobili dei lati più corti descrivono entrambe una circonferenza. Su tali circonferenze si muovono anche le estremità degli altri due lati incernierati ai primi. Per ogni posizione del vertice del quadrilatero mobile lungo la diagonale è possibile ricavare, note le lunghezze dei lati, i valori degli angoli che essi fanno con la diagonale. Nella tavola riportata di sotto sono riportati alcuni compassi di proporzione di Jost Bürgi (1552-1632), matematico ed astronomo di Kassel. Nell’illustrazione successiva è riportata una tavola di strumenti d’arpentage del costruttore francese Nicolas Bion (1652-1733) tratta dal Traité de la Construction et des principaux Usages des Instrumens de Mathématique pubblicato nel 1752. Compassi di proporzione di Jost Bürgi Strumenti d’arpentage (dal Traité de la Construction et des principaux Usages des Instrumens de Mathématique di N Bion), Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 22 L’invenzione del Cannocchiale Con l’invenzione del cannocchiale, avvenuta agli inizi del Seicento, iniziò un’epoca nuova per gli strumenti topografici. Il cannocchiale fu applicato, ove possibile, a tutti gli strumenti topografici e la loro evoluzione strumentale seguì, insieme al progresso della meccanica di precisione, il progresso dell’ottica applicata, relativa alla costruzione del vetro ottico e delle lenti acromatiche. Il cannocchiale utilizzato in topografia è di solito quello astronomico. Esso è composto essenzialmente di due sistemi di lenti convergenti: il primo O orientato verso l’oggetto, chiamato obbiettivo, il secondo o , attraverso il quale si guarda, chiamato oculare. Schema ottico di cannocchiale astronomico Nella figura sono riportati l’obbiettivo e l’oculare di un cannocchiale astronomico. L’obbiettivo mostra di un oggetto allungato AB un’immagine rovesciata ab posta tra il fuoco anteriore dell’oculare e l’oculare stesso. Quest’ultimo, attraverso il quale si guarda, amplifica l’immagine a’b’ proporzionalmente alla potenza dello strumento. Per maggior precisione, il cannocchiale porta un reticolo nel punto dove si forma l’immagine. Nel cannocchiale si distinguono essenzialmente tre tubi, il porta-obbiettivo,il porta- reticolo ed il porta-oculare, che si fanno scorrere l’uno nell’altro, o a mano per sfregamento dolce, o con vite di richiamo munita di cremagliera. Si distinguono inoltre due tipi di oculari: l’oculare positivo o di Ramsden e l’oculare negativo di Huyghens-Campani Le due figure seguenti mostrano rispettivamente l’oculare di Ramsden e quello di Huygens. Schema ottico di oculare di Ramsden Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 23 Schema ottico di oculare di Huygens L’oculare di Ramsden si compone di due lenti uguali piano-convesse separate tra loro di una distanza pari a 2/3 della loro distanza focale. Si chiama positivo perché forma un’immagine reale ab un poco prima del fuoco anteriore F1 . Forma allora una immagine virtuale a1b1 ingrandita e rovesciata dell’oggetto. L’oculare di Huygens è costituito da due lenti piano-convesse con la convessità rivolta verso la luce e disposte in modo che l’immagine dell’oggetto cada tra di esse. La lente L2 , posta davanti ad ab, impedisce a questa immagine di formarsi (da cui il nome di oculare negativo) e forma un’immagine a1b1 più piccola , di cui la lente L1 presenta a sua volta un’immagine virtuale ingrandita a2b2. Cannocchiale anallattico E’ noto che la stadimetria permetteva di misurare indirettamente la distanza tra due punti assegnati su un piano orizzontale. Questo metodo aveva tuttavia alcuni svantaggi che influenzavano significativamente gli errori di misura. Per attenuare le cause di errore furono escogitati alcuni metodi, il più importante dei quali consiste nell’introduzione del cannocchiale anallattico, inventato dal Porro. Fin dai primi lavori, giovanissimo, Ignazio Porro rivelò le sue conoscenze di ottica geometrica e il suo impegno nelle scienze esatte. Adibito, come ufficiale del Genio piemontese, nei lavori di triangolazione geodetica e di rilevamento topografico effettuati tra il 1821 ed il 1823 dagli astronomi di Milano e di Torino, il Porro risolse parzialmente il problema del cannocchiale distanziometrico ad angolo parallattico costante di cui si erano occupati molti insigni cultori di ottica topografica14.Un contributo importante fu dato nel 1809 dal costruttore bavarese Georg von Reichenbach (1772-1826). Il suo cannocchiale distanziometrico era dotato di un obbiettivo acromatico di modeste dimensioni con reticolo a due punte, rettificabile e provvisto di oculare positivo. Utilizzando i principi dell’ottica geometrica secondo cui i raggi paralleli all’asse convergono nel fuoco opposto e viceversa, Reichenbach osservò che i raggi provenienti dalla stadia, dopo essere passati nel fuoco anteriore della lente obbiettiva (che si definisce punto anallattico, cioè invariabile) attraversano tale lente e proseguono paralleli 14 Il lavoro di Porro coronava una lunga attività di ricerca, iniziata nel XVII secolo, quando si pensò di utilizzare il cannocchiale per la misura indiretta delle distanze. Tra gli scienziati che si interessarono di questo problema ricordiamo il francese Jean Picard (1620-1683), l’olandese Christiaan Huygens (1629-1695) e l’italiano Geminiano Montanari (1632-1687). Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 24 all’asse ottico.La distanza della stadia dal punto anallattico è uguale alla lunghezza della parte di stadia vista nel reticolo, moltiplicata per il coefficiente diastimometrico, cioè il rapporto tra la distanza focale dell’obiettivo e la distanza dei fili del reticolo. Nel 1823 Porro propose il cannocchiale stereogonico nel quale il vertice dell’angolo parallattico era fatto coincidere con il centro ottico dell’obbiettivo; diversi anni dopo, nel 1850, egli pensò di costruire un cannocchiale centralmente anallattico, che cioè avesse il fuoco anteriore nel centro ottico dello strumento Poiché il centro ottico dello strumento non coincide con il centro ottico dell’obbiettivo, si introduce una terza lente tra obbiettivo e reticolo. Questo è il principio dell’anallattismo. Finché il cannocchiale, con cui si misurano le distanze, è un semplice cannocchiale astronomico, è impossibile che il fuoco anteriore della lente obbiettiva cada nel punto che si vuole scegliere come origine. Se invece si costruisce un cannocchiale astronomico con Schema ottico di cannocchiale anallattico obbiettivo composto di due lenti, sarà possibile fare in modo che il fuoco anteriore di esso vada a coincidere con l’origine delle distanze. Cannocchiale anallattico per strumenti topografici Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 25 15 LE DATE FONDAMENTALI DELLO SVILUPPO DELLA TOPOGRAFIA XXX –X secolo a. C. - Fiorisce in Egitto e in Babilonia la prassi agrimensoria - con le prime fondamentali operazioni topografiche - legata a riti religiosi. L’ origine di tale prassi è stata attribuita agli egiziani costretti dalle periodiche inondazioni del Nilo a operazioni di ripristino di termini distrutti. A tali problemi si aggiunsero più tardi problemi idraulici. La geometria pratica cinese e quella indiana sembrano decisamente posteriori e risentono probabilmente di influenze babilonesi e giudaiche. VII -III secolo a.C. - Influenze egiziane e dell’ Asia Minore esercitatesi, secondo la tradizione, soprattutto ai tempi di Talete e di Ipparco portarono in Grecia allo sviluppo della geometria pratica, da cui sembra abbia tratto origine il complesso dei procedimenti agrimensorii che prese il nome di geodesia L’ accezione e il significato preciso della parola Geodesia sembra siano dovuti ad Aristotele. Le fonti sulla attrezzatura strumentale di questi antichi agrimensori greci, come pure degli etruschi e babilonesi sono scarse e incerte. Essi disponevano certo di longimetri, di squadre, di rudimentali livelli ad acqua e a pendolo: tracciavano angoli retti o per via empirica o anche con corde utilizzando il teorema di Pitagora . VI secolo a.C. - II convincimento intorno alla sfericità delIa superficie terrestre sembra si sia formato per la prima volta nell’ambito della cultura greca fra il VI e il V secolo. Se ne attribuisce a Pitagora l’origine. Lo asserisce nel De Coelo Aristotele che parla di matematici che tentano di misurare la grandezza della circonferenza della terra e dicono che è di 400.000 stadii. Egli fa, se mai, riferimento a misure che ci sono ignote forse eseguite appunto da matematici della scuola pitagorica; Archita, per esempio, è detto da Orazio misuratore del cielo e della terra. III secolo a.C. - fine dell’ Impero Romano. - In Italia una tradizione che sembra autonoma e risale comunque agli etruschi (secondo Frontino) e agli altri popoli coevi, porta ad una sistematica divisione dei terreni con linee tra loro perpendicolari una delle quali, almeno in origine, diretta verso settentrione e determinata suI terreno con osservazioni di ombre solari. Sono il cardo ed il decumanus dei Romani. Presso i Romani le funzioni agrimensorie inerenti inizialmente al tracciamento di tali linee nei tempi più antichi furono riservate agli Aruspici e vennero esercitate nella tarda repubblica da liberi agrimensori e nell’ Impero da un corpo di specialisti designati come gromatici dallo strumento groma da essi utilizzato. La groma è una sorte di squadro i cui piani di mira sono costituiti con fili a piombo pendenti dai vertici di una croce: di essa si è trovato un esemplare a Pompei. La tecnica romana del rilievo era notevolmente progredita e riusciva a risolvere con complessi di regole in parte empiriche un certo numero di problemi di topografia catastale, rilievo, terminazioni, determinazioni di aree, passaggio di fiumi (varatio fluminis), riduzione delle linee inclinate alI’orizzonte (cultellatio). Si giunse a costituire in Roma un vero e proprio catasto ai fini fiscali e civili Le opere dei Gromatici costituiscono uno dei più importanti documenti delIa letteratura tecnica dell’antichità: l’opera De limitibus attribuita a Sesto Julio (o Junio) Frontino rimonta al I secolo a. C. 15 Ripresa in parte da : P.Dore, Le date fondamentali degli sviluppi della geodesia e della topografia, Bollettino di Geodesia e Scienze Affini, anno XVI, n° 1, gennaio-febbraio-marzo, Firenze, 1957. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 26 150 a.C. – 250 d. C. - Entro questi incerti limiti di tempo Erone d’ Alessandria compila il suo trattato περι διοπτρασ, opera di singolarissima importanza ai fini di darsi conto della tecnica dell’ epoca alessandrina. La diottra è una sorta di strumento universale munito di cerchio graduato (usato da Erone per scopi astronomici) che funge da squadro a traguardi fissi. Ed è atto anche a livellazione. Erone introduce la stadia, la catena, un odometro. Tra i metodi di rilievo assegnati è da notarsi il procedimento della livellazione dal mezzo. I secolo a.C. - Vitruvio nel suo De architettura dà come strumenti di livellazione, la dioptra, la libella aquaria e il corobate; si occupa del procedimento per tracciare la linea meridiana, dà un odometro per il carro ed uno per l’imbarcazione marina. Costruisce il suo horologium anaphoricum , il più antico strumento che nella sua parte essenziale può considerarsi come un astrolabio (che egli, tuttavia, fa risalire ad Eudoxio o ad Apollonio). VII-X secolo - La scienza araba che, quanto a procedimenti di rilievo, ha soprattutto lasciato segno nell’ambito dello studio delle dimensioni della terra, ha dato largo impulso alla costruzione di strumenti. Va in particolare ricordato l’astrolabio dagli arabi perfezionato nella realizzazione tecnica. L’uso dell’astrolabio è già legato all’uso della funzione trigonometrica seno. Accanto agli, astrolabii devono considerarsi gli strumenti ad aste del tipo del Triquetum e quelli misuratori di angoli in genere, che in varia forma servirono fin dalla antichità a misure astronomiche e geodetiche. Agli arabi si deve anche la prima applicazione delle funzioni trigonometriche ai problemi di geometria pratica. I greci, che pur la utilizzarono in astronomia, non applicarono la trigonometria a tali problemi. Nell’ occidente un uso sistematico della trigonometria a questi scopi si inizia intorno al 1600. X secolo - Il monaco Gerberto, poi Papa Silvestro II (Francia) scrive il primo libro dell’occidente che, nel medio evo, si sia occupato di geometria pratica. Egli studiò in Spagna e certo risentì di influenze arabe: nella sua geometria si parla per la prima volta del quadrato geometrico come strumento per se stante. XIII secolo - Leonardo Fibonacci (Italia) primo restauratore della matematica in occidente scrive (1220-21) il suo trattato Practica Geometriae in cui sono contenute e giustificate molte regole di geometria pratica. XIV secolo - Levi Ben Gerson (1288-1334) descrive per la prima volta nelle sue caratteristiche atte ad uso geodetico il bastone di Giacobbe (baculum Jacobis), strumento derivato da strumenti astronomici in uso presso i greci e presso gli arabi e che avrà successivamente larga diffusione in varie forme. Egli introduce anche le divisioni trasversali di una scala graduata che sono l’origine prima del nonio. XV secolo - Georges Peurbach (o Purbach) riprende criticamente la teoria e l’uso del quadrato di Gerberto e da tavole di seni per dedurre dalle letture le misure degli angoli. XVI secolo - Per opera di autori italiani viene descritto e illustrato nella sua prassi lo squadro, che per quanto ignoto a Luca Pacioli nella sua summa sembra sia stato usato in Italia gia suI finire, almeno, del XV secolo. Tartaglia nel General trattato di numeri e misure (1556) ne dà le regole di verifica. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 27 1542 - P. Nunez (Nonius), (Portogallo) dà un procedimento di lettura degli angoli segnando 46 quadranti concentrici di cui il primo diviso in 90 parti e gli altri successivamente in 89, 88, 45 parti; la posizione dell’ indice viene riferita all’ origine, a mezzo di una tabella. Non è questo ancora ciò che comunemente si chiama nonio, o in maniera storicamente più corretta verniero II principio del nonio per determinare segmenti di retta o archi di cerchio, si trova esposto per la prima volta nell’ opera Astrolabium (Roma, 1593) di Cristoforo Clavio. Esso fu poi concretato nella forma attuale da Pierre Vernier (1631). 1555 - Niccolo Tartaglia descrive uno strumento, detto Bussolo, che è in sostanza un grafometro con bussola a cerchio intero, archetipo degli strumenti topografici a bussola poi largamente usati e nel ‘600 noti come cerchi olandesi dallo strumento costruito nel 1612 dall’ olandese J. Dou. Fine del secolo XVI - Si costruiscono in Inghilterra e nel continente, in maniera del tutto indipendente, i primi tipi di teodolite. L. Digges (1573) costruì in Inghilterra uno strumento che denominò instrument topographical mentre aveva chiamato theodolitus un astrolabio semplificato da lui costruito nel 1522. Ad esso è simile il Visorio del Gallucci (Italia: 1598) e lo strumento universale di J. Habermels (1576 circa). Fine del XVI secolo - Inizio del XVII secolo. - Si inizia la costruzione di goniografi e la relativa prassi di rilievo. La prima idea di tale strumento si trova nel libro Del misurar con la vista, Venezia 1566 di S. Belli . Si ha quindi il Monicometro di P. Pifferi (1595), e la Riga matematica di F. Fiemmelli (1605). Se ne suole attribuire l’invenzione, come attesta la designazione stessa di tavoletta pretoriana, a Hans Richter, detto Praetorius (1537-1616), secondo l’asserzione di D. Schwenters(1618). Alla stessa epoca risale la costruzione di varie forme di strumenti triangolatori da un sistema di tre regoli snodati con cui si costruivano triangoli simili a quelli del terreno, che furono usati nelle prime triangolazioni topogrifiche in Olanda (Gemma Frisius, 1533), in Germania (J. Räthicus, 1514-76), in Italia (Peverone, 1588; Cosimo Bartoli 1564). 1604-1609 - Nasce in Olanda, forse su precedente modello italiano, il cannocchiale (terrestre) poi perfezionato da Galileo, al quale l’ Accademia dei Lincei dette in seguito il nome di telescopio. 1608 -1611 - F. Fontana (Italia) sembra aver costruito il primo cannocchiale astronomico, di cui Keplero (Germania) presentò nel 1611 uno schema. 1617 - Snellius (Olanda) pubblica il suo Eratosthenes Batavus e introduce per primo nel campo geodetico la triangolazione (già nel secolo antecedente usata a scopi topografici in Olanda, in Germania ed in Italia). 1630 (circa) - F. Generini (Italia), ingegnere del Duca di Toscana, applica per primo il cannocchiale a strumenti misuratori di angoli. 1640 - L’astronomo Gascoigne (Inghilterra) introduce il primo micrometro a vite micrometrica. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 28 1647 - Pascal mostra per la prima volta la relazione tra altezza del luogo di osservazione e altezza della colonna barometrica. 1649 -1660 - Con tutta probabilità in maniere tra loro indipendenti sono stati costruiti micrometri filari da E. Divini in Roma nel 1649 e da Malvasia in Bologna nel 1662. 1660 - Thevenot introduce la livella a bolla d’aria; è tuttavia degno di nota che solo verso la fine del secolo successivo si ebbe una idea chiara del come la livella funzionasse. 1666 -1671 - Picard e Auzout iniziarono l’uso sistematico del cannocchiale con micrometri negli strumenti misuratori di angoli. A Picard si deve anche la costruzione dei primi livelli a cannocchiale non con livella a bolla d’aria, ma a pendolo. A lui e a De La Hire si deve la nascita dei moderni metodi di livellazione. 1674 - Geminiano Montanari (Italia) nella sua Livella diottrica propone il primo distanziometro a fili per la misura indirette delle distanze, tuttavia in maniera otticamente non corretta e con stadia a scopi fissi. 1702 - Allain Manesson Mallet dà il primo strumento di livellazione con livella a bolla d’aria. L’uso di cosi fatti strumenti tardò a generalizzarsi. E’ del 1770 il livello dell’idraulico Chezy (1718 – 1798). - Nel Ducato di Milano si attua il rilevamento del catasto geometrico,a cui si ispirarono in Europa successive iniziative del genere. 1771-1778 - J. Watt prima, e poi con più forti ingrandimenti e maggior precisione W. Green, realizzano un distanziometro a fili fissi e stadia divisa (1778). Con la misura delIa base di Houslow-Heath si fonda di fatto la Trigonometrical Survey of GreatBritain, che assumerà poco dopo anche le misure indiane. E questo il primo esempio di quei servizi geodetici di Stato che si andranno man mano costituendo in tutti i paesi civili per la sistematica esecuzione di lavori a fini scientifici, cartografici, catastali. 1787 - J. Ramsden (Inghilterra) costruisce il primo goniometro che possa chiamarsi teodolite al senso moderno della parola. 1791 - L’assemblea costituente francese delibera di assumere come unità fondamentale di misura di lunghezza la quarantamilionesima parte del meridiano terrestre e tale delibera conduce alle operazioni di misura delI’arco Montjouì-Dunkerque cui attesero Mechain e Delambre. 1791-93 - Beautemps-Beaupré fa uso di prospettive a mano libera prese da punti di nota posizione reciproca con visuali di noto orientamento per rilievi topografici di circostanza, realizzando per la prima volta il procedimento del passaggio da due proiezioni prospettiche ad una proiezione ortogonale quotata del terreno che costituirà poi il primo schema della fotogrammetria. 1805 - Legendre introduce per la prima volta il nome di linea geodetica per designare le linee della superficie aventi la normale principale coincidente con la normale alla superficie, di cui si servirà per risolvere il problema del trasporto delle coordinate geografiche. 1806 - Legendre, in appendice ad un’ opera sul ca1colo dell’ orbita delle comete pubblica i1 principio dei minimi quadrati e lo applica ad una prima compensazione Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 29 delle misure relative alI’arco Montjouì-Dunkerque. Gauss trattò lo stesso argomento solo nel 1809 asserendo tuttavia di aver ideato il metodo nel 1794.1817 - Kater (Inghilterra) utilizzò per primo il pendolo a inversione, già proposto ma non attuato da Bohnemberg nel 1811, per la determinazione assoluta della gravità. 1819 -1841 - I lavori di triangolazione si estendono rapidamente per opera dei vari Servizi di Stato costituitisi e si iniziano le prime elaborazioni generali dei risultati con una loro compensazione di insieme ai fini della determinazione dei valori più plausibili dei parametri dell’ellissoide 1823-1850 - Ignazio Porro inizia e compie quel rinnovamento degli strumenti e dei metodi di rilievo della topografia, che, concretato nella Celerimensura, dominò di fatto, e in qualche modo condizionò 1’enorme mole di lavoro di rilievo che in tutti i paesi civili o in via di civilizzazione, si svolse a fondamento di tutte le opere di ingegneria civile: catasto, strade, ferrovie, canalizzazioni, bonifiche, ecc. Il Porro, che può considerarsi il fondatore della moderna topografia, fu costruttore raffinatissimo nel campo della meccanica di precisione e dell’ottica. Costruì il distanziometro centralmente anallattico e il tacheometro da lui detto anche teodolite olometrico, pose e tentò di risolvere il problema dell’autoriduzione, dette quanto era necessario, strumenti e metodi, per il calcolo delle coordinate e per la rapida organizzazione ed esecuzione dei lavori. La sua opera ebbe sanzione ed adozione ufficiale in Piemonte ed in Francia e di lì ebbe ad estendersi universalmente. 1824 - T. Gonella a Firenze costruisce il primo modello di planimetro ortogonale, di lì a poco utilizzato nel catasto toscano. 1828 F. Gauss (Germania) pubblica le sue Disquisitiones generales circa superficies curvas costituenti il fondamento della trattazione geometrico differenziale dei problemi di geometria ellissoidica che interessano le operazioni geodetiche e i problemi di rappresentazione che man mano si andranno sviluppando. 1837 - W. Bessel pubblica la sua memoria sopra l’ influenza delle irregolarità della forma della terra, in cui, riaffermando quanto già aveva posto in luce Gauss nel 1828 a proposito della differenza di latitudine tra Gottingen e Altona tratta in maniera sistematica il problema delle attrazioni locali e delle ondulazioni geoidiche. Si apre cosi la via di quella che si chiamerà geodesia geoidica. 1844 - Viene descritto per la prima volta lo squadro a specchi il cui ritrovato è da attribuirsi a Lüpkens. 1848 – 1858 – Laussedat riprende il metodo di Beautemps-Beaupré effettuando le prospettive mediante un prisma di Wollaston (camera chiara). Successivamente egli sostituì alla prospettiva così delineata una presa fotografica. Nel 1858 realizza la prima camera di presa legata ad un cannocchiale collimatore e dà le basi della fotogrammetria fondata sulle proprietà grafiche delle prospettive piane. Dal 1858 al 1864 egli realizza alcuni rilievi interessanti la topografia militare. 1851 - Bauerfeind (Germania) introduce e fa la teoria dei primi squadri a prismi. 1854 - J. Amsler (Germania) descrive il primo planimetro polare. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 30 1854 - Porro (Italia) costruisce il cannocchiale panfocale, che può considerarsi come il primo tipo di cannocchiale a lunghezza costante. 1855 -1868. - Ignazio Porro inizia indipendentemente da Laussedat le sue ricerche fotogrammetriche e affronta da un lato alcune gravi difficoltà ottiche nascenti dalle esigenze del problema della realizzazione tecnica della fotogrammetria, mentre d’altro lato, affrontando lo schema geometrico della utilizzazione delle prese, svincolandosi dall’aspetto puramente proiettivo del problema, pone in luce il fatto che un fotogramma di noto orientamento può costituire l’equivalente di una stazione goniometrica e, con l’ideazione del fotogoniometro, ne rende possibile l’utilizzazione, stabilendo il principio della restituzione per intersezione nello spazio, il principio cioè a cui si ispirerà di fatto la fotogrammetria moderna. 1861 - Per iniziativa del Generale J. J. Baeyer (Germania) si inizia in Berlino la costituzione di una Associazione per la misura dei gradi nell’ Europa centrale, che si riunì la prima volta a Congresso a Berlino nel 1864; nel 1867 si trasformò in Associazione Intemazionale per la misura del grado in Europa, e nel 1886 in Associazione Geodetica Intemazionale. Per tradurre in atto le decisioni di tale Associazione si costituirono degli organismi nazionali. In Italia fu costituita nel 1866 la Commissione Italiana per la misura dei gradi, poi divenuta Commissione Geodetica Italiana. Di qualche anno posteriore (1872) è la costituzione dell’ Istituto Topografico Militare, divenuto nel 1881 Istituto Geografico Militare . 1873- Listing (Germania) crea la parola geoide. 1875 - Si firma a Parigi la convenzione del metro (inizialmente auspicata dalla Associazione Geodetica Intemazionale) e si costituisce il Bureau Central des Poids et Mesures . 1878 - P. Paganini (ltalia) inizia presso l’ Istituto Geografico Militare Italiano 1o studio della sistematica utilizzazione di fotogrammi per le levate topografiche di regioni montuose, che 1o hanno portato a costruire i primi fototeodoliti (1884-1889), i primi strumenti meccanici di sussidio alla restituzione, e le prime carte di zone alpine. 1879 - Iäderin (Svezia) introduce le misure con fili e nastri, che quando, intorno al 1900, sarà studiato per opera di Benoit e Guillaume (Francia) l’invar, modificheranno sostanzialmente la tecnica basimensoria. 1882 - R. Daublebski von Sternek (Austria) costruisce il suo apparato pendolare per le misure relative di gravità. 1883 - Emanuele Fergola (ltalia) pone il problema dello studio delle migrazioni del polo e propone sistematiche misure di latitudine dando così origine all’attuale servizio intemazionale delle latitudini . 1883 - G. Hauck (Germania) pubblica sul giornale di Crelle la prima memoria su le nuove costruzioni della prospettiva e la fotogrammetria . 1887 - Helmert pubblica il primo volume delle sue ricerche sulla deviazione della verticale. 1892 - Michelson (Stati Uniti d’America) procede alla comparazione del metro campione con le lunghezze d’ onda corrispondenti a tre righe del Cadmio. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 31 1894 - R. H. Richard (Stati Uniti d’ America) propone il primo distanziometro a cuneo. . 1896 - R. Eötwös (Ungheria) da i primi risultati delle sue ricerche sulla utilizzazione di bilance di torsione per determinare elementi relativi alle derivate seconde del potenziale della gravità. 1899 - S. Finsterwalder (Germania) pubblica la sua memoria sui fondamenti geometrici della fotogrammetria dove viene studiato per la prima volta il problema del vertice di piramide nello spazio dal punto di vista di una possibile utilizzazione fotogrammetrica. 1901 - Pulfrich (Germania) costruisce, con la casa Zeiss lo stereocomparatore 1903 - Th. Scheimpflung (Austria) conclude le sue ricerche suI raddrizzamento dei fotogrammi costruendo il fotoperspectografo e ponendo in evidenza le condizioni di natura ottico meccanica cui un raddrizzatore deve soddisfare. 1907 - Ranza e Tardivo (Italia) pubblicano i primi risultati relativi ai piani fotografici (città di Venezia, piana del Tevere) eseguiti a mezzo di fotografie prese a scopo topografico da un pallone frenato. 1908 -1909. - E. Ritter von Orel (Austria) idea e costruisce per la Casa Zeiss lo stereoautografo, il primo apparato di restituzione automatica di prese terrestri normali di sicuro uso tecnico e rende il metodo stereofotogrammetrico di rilievo da terra suscettibile di effettiva e larga utilizzazione tecnica. 1909 (circa). - Comincia per opera della Casa Zeiss (Germania) e di H. Wild (Svizzera) la costruzione di strumenti di livellazione con lettura della bolla a coincidenza, livella di Amsler, cannocchiale a lunghezza costante, che sarà in seguito munito di micrometro ottico. E’ l’ inizio di un radicale mutamento di indirizzo nei criteri e nei processi costruttivi di strumenti geodetici topografici. 1912 - Si costituisce a Parigi il Bureau International de l’Heure che utilizza, man mano che si andranno effettuando, i progressi della radio-telegrafia. 1922 - Si costituisce la Unione Geodetica Geofisica Internazionale che tiene in Roma la sua prima assemblea generale. 1921-1929 - In Svizzera e in Germania si tende per opera di Wild, Kern, Breithaupt, Zeiss a sostituire i distanziometri a fili di tipo anallattico con distanziometri a cuneo secondo il concetto di Richard: si modificano cosi sostanzialmente i tacheometri in ordine alla precisione della misura indiretta delle distanze. R. Bosshardt (Svizzera) risolve il problema della autoriduzione posto da Porro, che, particolarmente nel corso della seconda meta del secolo XIX aveva avuto molte parziali soluzioni. 1919 -1949 - Dopo la prima guerra mondiale sulla base della larga esperienza di fotogrammi presi da aerei durante le operazioni belliche, il problema della utilizzazione di cosi fatti fotogrammi ai fini topografici si pone in maniera definita e nasce la aerofotogrammetria. Lo sviluppo di questo nuovo e importantissimo ramo della tecnica topografica fa parte della storia recente. Si possono fissare alcuni risultati fondamentali: Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 32 in ordine degli schemi teorici l’opera di O. von Gruber (Germania) con particolare riguardo agli studi sul problema del doppio vertice di piramide e dei procedimenti di orientamento reciproco e assoluto delle coppie (1924) che hanno costituito una sorte di guida cui in gran parte si sono ispirati i realizzatori di strumenti di restituzione ; in ordine alla tecnica delle prese il progressivo evolversi delle camere di presa dal punta di vista meccanico e dal punto di vista ottico in vista del conseguimento di un più ampio campo degli obbiettivi è da ricordare il metodo Santoni (Italia) di prese dell’immagine solare (periscopio solare) attuatosi la prima volta con brevetto 1919 e perfezionatosi successivamente fino all’ultimo tipo di periscopio per la aerotriangolazione ; in ordine agli apparati di restituzione automatica la molteplicità degli apparati: 1) a proiezione ottica diretta : fotocartografo Nistri (Italia), multiplo Nistri (Italia), Zeiss (Germania), ecc. ; 2) a proiezione ottica indiretta: stereoplanigrafo Zeiss (Germania); 3) a proiezione meccanica diretta: Stereocartografo Santoni (Italia), Wild A. 5 (Svizzera) ; 4) a proiezione meccanica indiretta: Hugerschoff (Germania), Wild autografo (Svizzera), ecc.. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 33 Squadri, grafometri e ottanti 1 - Squadro in ottone Costruttore: ignoto Datazione: fine Ottocento Materiali: ottone Dimensioni: diametro 8,5 cm, h 22cm Lo strumento chiamato squadro ordinario, o più comunemente squadro agrimensorio, perché adoperato di frequente dagli agrimensori, è un cilindro vuoto di ottone, da 7 a 9 cm di diametro e da 8 a 10 cm di altezza, tagliato da quattro fessure longitudinali, nel senso della generatrice, dette traguardi, praticate secondo due diametri perpendicolari. Esso è riportato nella figura seguente Disegno che mostra uno squadro agrimensorio con il suo bastone Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 34 Altre quattro fessure intermedie si trovano ad ugual distanza dalle prime, sono più corte e formano anch’esse tra loro angoli retti. Sulla superficie della base superiore del cilindro sono praticate delle fessure, corrispondenti, se prolungate, a quelle longitudinali. Esse servono per dirigere le visuali dal basso verso l’alto. Se due fessure corrispondenti sono dirette secondo un dato allineamento, le altre due fessure ad angolo retto individuano un secondo allineamento perpendicolare al primo, mentre la visuale diretta secondo una fessura intermedia offrirà un allineamento a 45° con i precedenti. La scatola cilindrica termina nel centro della base inferiore con un prolungamento cilindrico cavo entro il quale può adattarsi un bastone ferrato, chiamato bastone dello squadro, che si conficca verticalmente per terra e serve di sostegno allo strumento. Lo squadro agrimensorio ha ricevuto in seguito un’importante modifica originando lo squadro graduato. Esso è formato di un cilindro del diametro uguale al precedente e di altezza variabile da 10 a 15 cm, diviso in due parti da un piano perpendicolare al suo asse. Le due parti cilindriche, poste l’una sull’altra, stanno unite per mezzo di un perno, attorno al quale può girare la parte superiore. I due cilindri sovrapposti sono forati da finestre a traguardi come nella squadro agrimensorio ordinario. Inoltre l’orlo del cilindro inferiore forma una striscia cilindrica graduata da 0° a 360°, di cui lo zero corrisponde ad una delle fenditure (generalmente quelle stretta) del cilindro inferiore. L’orlo del cilindro superiore porta un nonio di cui lo zero corrisponde ad una fenditura dello stesso cilindro. La scatola è sormontata da una bussola con la rosa dei venti.Lo strumento prende il nome anche di pantometro o squadra grafometro. Lo strumento dell’Istituto “G.Genga” è una variante dello squadro agrimensorio: si tratta di un cilindro tutto di ottone sormontato da una bussola (incompleta).Nella metà inferiore del cilindro è tracciata una scala circolare sul piano orizzontale con divisioni di grado in grado. Il restauro Lo strumento, che presentava vistose ossidazioni dovute sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani, è stato ripulito e verniciato con lacca trasparente protettiva. Lo squadro in ottone dell’Istituto prima del restauro Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 35 2 – Squadro graduato (Pantometro o squadra grafometro) Costruttore: ignoto Datazione: fine Ottocento Materiali: ottone Dimensioni: diametro 8.5 cm, h 21 cm Immagine di un Pantometro con la bussola posta sulla sua sommità Nell’immagine è mostrato un pantometro. Le due scatole cilindriche che lo compongono possono ruotare l’una sull’altra mediante un ingranaggio interno messo in moto da un bottone posto al di sotto della scatola Risulta da questa disposizione che lo strumento può funzionare come squadra, come bussola e come grafometro. Se si vuole misurare , p. e., un angolo col pantometro, lo si situa col bastone da squadro ( o con un treppiede) al vertice dell’angolo, e si mira dalle fenditure del cilindro inferiore il segnale che determina la direzione di uno dei lati dell’angolo; quindi si fa ruotare il cilindro superiore in modo che, mirando dalla fenditura stretta corrispondente allo zero del Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 36 nonio, si traguarda, dietro al filo della finestra opposta il segnale che determina la direzione del secondo lato. La posizione occupata dallo zero del nonio, rispetto allo zero della scala inferiore, misura l’ampiezza dell’angolo. Per rendere più visibili le divisioni della scala in gradi o mezzi gradi, il lembo stesso su cui esse vengono incise, è ricoperto di argento o, come nel presente caso, di una lega metallica bianca detta argentana (maillechort) molto usata nel periodo a cavallo tra ottocento e novecento. Il restauro Le ossidazioni dovute sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani sono state tolte completamene; il trattamento chimico di colorazione dell’ottone preesistente è stato protetto con una vernice trasparente . Squadro graduato dell’Istituto prima del restauro 3 – Squadro graduato (Pantometro o squadra grafometro) Costruttore: ignoto Datazione: primi decenni del Novecento Materiali: ottone, ottone verniciato grigio perla Dimensioni: diametro 8.5 cm, h 21,5 cm Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 37 Lo squadro graduato mostrato in figura è ben conservato. Esso è molto simile al precedente con la differenza che la scala è in ottone. Accenniamo al fatto che, allo scopo di una maggior precisione delle misure, fin dal Settecento, ma specialmente nell’Ottocento, la linea di mira dello squadro graduato era costituita non più da un semplice traguardo ma dall’asse ottico di un cannocchiale con micrometro. L’asse ottico del cannocchiale doveva giacere su un piano orizzontale e l’asse di rotazione su tale piano doveva risultare rigorosamente verticale. Nella figure seguente è mostrato un tale strumento in uso verso la metà dell’Ottocento. Squadro graduato in uso verso la metà dell’800 IL RESTAURO Lo strumento è stato completamente riverniciato con vernice di colore grigio perla in quanto la verniciatura precedente (probabilmente non originale) non era recuperabile. Le parti in ottone, non verniciato, sono state ripulite, lucidate e protette con lacca trasparente. Lo squadro graduato dell’Istituto prima del restauro Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 38 4 – Grafometro Costruttore: “ Jules-Salleron”- Paris Datazione: fine Ottocento Materiali: ottone Dimensioni: diametro 22,5 cm Il grafometro comparve alla fine del XVI secolo ed ebbe una discreta diffusione specialmente a partire dal secolo successivo. Il suo inventore, Philippe Danfrie (1532-1606?), era nato nella bassa Bretagna ed era andato a lavorare a Parigi come fonditore e tagliatore di pietre. Sappiamo che fu incisore della zecca e che era noto per le sue sfere armillari e gli astrolabi costruiti in legno e cartone di cui ha lasciato alcuni pregevolissimi esemplari. Il grafometro di Danfrie era costituito da un lembo semicircolare di ottone con scala suddivisa in gradi, sul diametro del quale sono posizionati due traguardi che individuano l’alidada fissa dello strumento. Al centro dello strumento era incernierata un’altra alidada, mobile per rotazione. Lo strumento era corredato da una bussola e consentiva di fare misure in un piano orizzontale oppure, con giacitura verticale, in un piano verticale. Il grafometro è essenzialmente un goniometro, ormai del tutto in disuso, destinato a misurare gli angoli che formano le visuali dirette nello spazio verso oggetti determinati. Il suo schema è mostrato nell’immagine seguente: Schema di grafometro Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 39 Come si è detto, si compone di un semicerchio con il lembo diviso; è munito di due alidade per mirare gli oggetti ed è sostenuto da un ginocchio a che permette di posizionarlo in un piano a piacere ed anche con giacitura verticale. Sul prolungamento del ginocchio vi è un tubo nel quale viene inseriti un treppiede. L’alidada, considerata isolatamente, non è altro che una riga la quale porta alle sue estremità due lame di ottone b,c perpendicolari alla riga stessa, sulla quale esse sono articolate a cerniera.; sulle lame sono praticate due piccole fessure longitudinali strettissime, dette traguardi, lungo le quali si fa passare la linea di mira che si dirige sugli oggetti. Delle due alidade di cui è munito il grafometro, una è fissa e posizionata lungo il diametro 0° e 180° del semicerchio in modo che la linea di fede coincide col diametro stesso; l’altra è mobile ed è collegata allo strumento da un perno, posto nel centro del semicerchio attorno al quale gira, potendo in tal modo percorrere tutta la graduazione della scala. La bussola con la rosa dei venti serve solo per fissare una direzione di riferimento. Invece di alidade a traguardi semplici, si fece uso nel passato anche di alidade a cannocchiale. Lo strumento dell’Istituto “G.Genga” mostra invece la conformazione più antica. Il restauro Lo strumento, che presentava vistose ossidazioni dovute sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani, è stato ripulito e verniciato con lacca trasparente protettiva. Il grafometro dell’Istituto prima del restauro Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 40 5 - Ottante Costruttore: Egerton Smith – Liverpool Datazione: fine Settecento Materiali: ottone, ebano, avorio Dimensioni: alidada 43 cm, settore 35 cm La priorità dell’invenzione dell’ottante, ed in genere degli strumenti a riflessione, spetta a Newton come risulta da un suo manoscritto ritrovato molti anni dopo la sua morte e dopo che anche Hadley, ignaro della scoperta, aveva presentato al pubblico nel 1731 il suo strumento al quale pertanto è rimasto associato il suo nome. Lo strumento entrò nell’uso molto più tardi, dopo successive modifiche dei primi ed imperfetti modelli. Verso la fine del Settecento l’ottante, insieme al sestante, fu molto utilizzato specialmente dai marinai e la sua produzione divenne usuale in particolare in Inghilterra per opera dei costruttori Jesse Ramsden e George Adams e di moltissimi altri. Liverpool fu uno dei centri più attivi della produzione di ottanti.16 Il finissimo strumento dell’Istituto “G.Genga” risale alla fine del Settecento. Il suo costruttore è Egerton Smith., di Liverpool, di cui sappiamo solo che fu attivo tra il 1769 ed il 1808. Egli era specializzato nella costruzione di teodoliti e di strumenti matematici. Dal 1803 fino al 1808 si associò con il fratello Williams Smith con la firma “E.& W. Smith, Liverpool”. L’uso dell’ottante si basa sulla seguente proprietà per la quale è opportuno fare riferimento alla figura seguente: 16 Gli strumenti a riflessione misuratori di angoli erano poco utilizzati in topografia o per lo meno erano impiegati dove occorreva molta sveltezza e limitata esattezza. Essi erano però di incontestata utilità nei viaggi di esplorazione e in quelli per mare. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 41 Schema ottico dell'ottante Se un raggio luminoso SA incide in uno specchio M e da questo viene riflesso secondo la retta AB su di un altro specchio N inclinato rispetto al primo di un angolo α, il raggio BC emergente dal secondo specchio fa col raggio incidente SA un angolo 2α doppio dell’angolo tra gli specchi. Lo strumento è a tre specchi; ha l’ossatura di ebano con la montatura degli specchi in ottone. L’alidada è pure in ottone, montata sul sottostante braccio di mogano, gli oculari sono costituiti da piastrine circolari, pure di ottone con un forellino nel mezzo. La graduazione in gradi da 0° a 95°, è su avorio e d’avorio è pure il nonio che dà l’approssimazione di un primo ed è munito di vite di richiamo. Il raggio dell’ottante è di circa 35 cm. Oltre agli specchi sullo stesso braccio, a poca distanza tra loro, ha anche un terzo specchio che si ruota insieme all'alidada. Esso è ricoperto di amalgama nella parte superiore ed inferiore; una stretta fessura trasparente tra le due parti permette la visione diretta degli oggetti anteriori. Un secondo oculare è posizionato sull’altro braccio dell’ottante e doveva servire ad osservare gli angoli di oggetti situati sia dietro che davanti. Un pacchetto di filtri colorati serviva per attenuare la radiazione nel caso di osservazioni del sole. Il restauro Le parti in legno dello strumento, che presentavano numerose tracce di depositi di grasso, polvere ecc.. sia dovute al sudore delle mani che agli agenti atmosferici, soprattutto in presenza di aria salmastra, sono state ripulite e laccate con lacca per legno. Le parti in ottone, anche esse ossidate, sono state ripulite e verniciate con lacca trasparente protettiva. L’ottante dell'Istituto prima del restauro Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 42 I livelli e i clisimetri Il livello è uno strumento mediante il quale si può ottenere una visuale orizzontale. Lo strumento che permette di misurare l’inclinazione di un raggio visuale che non sia orizzontale prende il nome di livello di pendenza o clisimetro. Tali strumenti sono di uso comune in topografia e presso l’Istituto G. Genga ne esistono di moltissimi tipi, diversi dei quali risalgono alla metà dell’Ottocento. Ogni livello è in generale costituito da un basamento consistente in tre braccia metalliche inclinate tra di loro di un angolo di 120°, aventi alle loro estremità tre viti dette di livello. Le tre braccia sono rigidamente collegate ad una colonna centrale cava il cui asse è l’asse verticale dello strumento. Nel vano della colonna vi è un perno che nella estremità superiore è unito al cannocchiale e alla livella a bolla d’aria dello strumento. Il cannocchiale, e con esso tutta la parte superiore dello strumento, può avere un movimento mediante due viti, una di pressione e l’altra micrometrica. I livelli si distinguono in due categorie: 1- a cannocchiale fisso, senza o con vite di elevazione; 2- a cannocchiale mobile, con livella fissa al cannocchiale, con livella fissa ai sostegni del cannocchiale, con livella mobile. Storicamente i primi semplici esemplari di livello sono l’archipendolo o livello dei muratori (niveau des maçons), il livello ad acqua, la livella a bolla d’aria, di forma cilindrica leggermente arcuata nel centro (superficie torica di grande raggio di curvatura), nella versione semplice o rettificabile, la livella sferica. 6 - Livello di Lenoir Costruttore: ignoto, ma quasi sicuramente francese Datazione: prima metà dell’Ottocento Materiali: ottone, bronzo, acciaio Dimensioni: cannocchiale 36 cm, altezza 15 cm Si tratta di un livello a livella indipendente. Fu proposto da Etiènne Lenoir ( 1744-1832 ) nei primi anni dell’Ottocento e fu utilizzato, insieme al livello Brunner, per l’esecuzione del livellamento generale della Francia. La base a tre viti sostiene un piatto svasato a orlo liscio rialzato sul quale Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 43 vanno ad appoggiarsi due prismi saldati al corpo del cannocchiale a guisa di collari rettangolari della stessa Il livello Lenoir secondo un disegno dell'epoca. altezza. I prismi appoggiano per una delle loro facce sul piano dell’orlo, mentre il cannocchiale è imperniato al centro del piatto per mezzo di una caviglia. Il cannocchiale può quindi essere girato sul piatto mantenendo sempre le facce dei prismi a contatto con l’orlo. La livella, mancante nello strumento, è chiusa in un’armatura a piedini piani che si appoggiano sulle facce dei collari prismatici del cannocchiale opposte a quelle che appoggiano sull’orlo del piatto. La condizione essenziale di funzionamento del livello è che le distanze tra le due facce opposte di appoggio (l’una all’orlo del piatto, l’altra alla livella) siano rigorosamente uguali. L’inconveniente che si presenta in questo strumento, una volta rettificato, è quello prodotto dalle lievi asperità che si possono trovare sull’orlo e che possono perciò alterare l’orizzontalità dell’asse ottico. Il restauro La superficie delle singole parti dello strumento, realizzato interamente in ottone, presentava vistose ossidazioni. Le ossidazioni sono state tolte completamente; nel supporto di base è stata conservato il trattamento chimico di colorazione originale. Il cannocchiale invece è stato riportato completamente ad ottone e lucidato in quanto non era possibile recuperare il colore originale perchè “attaccato” a fondo dagli agenti atmosferici e dal sudore delle mani. La superficie dello strumento è stata protetta con una vernice trasparente. Sono state rifatte alcuni viti mancanti, il pignone dentato della cremagliera per lo spostamento assiale dell'oculare del cannocchiale, l'albero e la vita “godronata” posta alla sua sommità. A sinistra: il livello Lenoir dell’Istituto prima del restauro. A destra: il meccanismo di scorrimento assiale dell'oculare prima e dopo la sua ricostruzione. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 44 7 -Livello di Brunner17 Costruttore: Jules Salleron18 – Paris Datazione: 1850 circa Materiale: ottone, cromatura color oro,(livella in ottone) Dimensioni: cannocchiale 35 cm, altezza 24 cm Livello di Brunner da una stampa dell'epoca. Il piede del livello Brunner è formato da una colonna leggermente conica ( manchon conique) fissata ad una piastra triangolare (support triangulaire) munita di tre viti calanti. La colonna è attraversata in alto da un regolo perpendicolare (règle support) sopra il quale si trova un secondo regolo (règle à fourchettes). Questo telaio sostiene il cannocchiale (lunette) mediante un sostegno arcuato laterale (collier de la lunette). Una livella (nivelle) posizionata sopra il cannocchiale può essere leggermente regolata per mezzo di una vite di regolazione (vis de reglage) e sollevata con una bottone B (bouton pour sollever la nivelle) ; un sistema centrale di bloccaggio 17 Brunner Johann (1804-1862),astronomo austriaco, costruttore a Parigi di strumenti di topografia. La sua attività fu rilevata dai figli Emil e Otto, di cui sono noti gli strumenti astronomici e magnetici. 18 Jules Salleron (Troyes 1829 – Parigi 1897) fu un celebre costruttore parigino Egli aveva il negozio in rue du Pavée 24 (Pont Neuf) nel quartiere del Marais, a est del Palais Royal, zona ricca di ricordi storici e letterari, di strade pittoresche e di vecchie pietre, centro nel secolo scorso di un’ intensa attività commerciale. Il Salleron, di cui si hanno scarse notizie, fu attivo tra gli anni ’50 e ’80 dell’Ottocento. Egli presentava la sua produzione in cataloghi particolareggiati ed illustratissimi. Oltre a quelli di topografia, erano molto richiesti specialmente i suoi strumenti di termologia e di meteorologia . Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 45 (fermior) fissato al regolo a forchette ne limita l’elevazione, mentre i collari del cannocchiale impediscono gli spostamenti longitudinali. Le operazioni necessarie per regolare la livella a bolla indipendente sono le stesse richieste dal livello Lenoir. Accenniamo al fatto che il livello Brunner fu fornito, durante la livellazione generale della Francia, di un sistema di prismi a riflessione totale, applicati per la lettura della livella, che permettevano all’operatore di vedere l’immagine della livella mediante un oculare posizionato vicino a quello del cannocchiale. Nelle immagini seguenti sono riportati lo schema generale della livella a prismi e la composizione finale del livello di Brunner. Livella a prismi del livello di Brunner Composizione finale del livello di Brunner Composizione finale del livello di Brunner Il restauro E' stata asportata l'ossidazione della vernice delle singole parti dello strumento, dovuta sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani. In talune zone, per fortuna di piccola estensione, il cui metallo sottostante era stato danneggiato, è stato praticato un trattamento locale con agenti disossidanti. La verniciatura dello strumento è stata protetta con una lacca trasparente. Sono state rifatte alcune viti. Livello di Brunner dell'Istituto prima del restauro. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 46 8 - livello di Egault Costruttore: Filotecnica Salmoiraghi – Milano Datazione: 1880 circa Materiali: ottone, acciaio Dimensioni: cannocchiale 39 cm, altezza 20 cm Livello di Egault secondo una stampa dell'epoca. Le parti principali di questo strumento sono una livella a bolla d’aria n n’ sorretta da un regolo AA, che è solidamente unito ad una colonna B ed ad un disco P perpendicolare a quest’ultima, entrambi mobili attorno ad uno stesso asse perpendicolare ad ambedue.La livella è munita di viti di rettifica. Il disco poggia con tre viti H,H,H su un treppiede. Gli estremi del regolo AA sono muniti di due collari di diametro uguale, che sostengono il cannocchiale LD capovolgibile sui suoi collari. Si tratta come è evidente di un tipo di livello a cannocchiale mobile e con livella fissa ai sostegni del cannocchiale. Il cannocchiale è munito di un reticolo che ha almeno un filo orizzontale (reticolo livellante), per determinare il piano orizzontate di visuale. Il livello di Bordalouë19 differisce dal livello di Egault solo per il fatto che la livella è posizionata sopra al cannocchiale e fissata al telaio che lo sorregge. Il livello di Egault dell’Istituto G.Genga appartiene alla prima produzione della Filotecnica Salmoiraghi. Infatti la descrizione dello strumento è riportata già nell’edizione del 1884 del classico volume Istrumenti e metodi moderni di Geometria applicata di Angelo Salmoiraghi (1848-1939), unico proprietario fin dal 1873 della celebre ditta. Nell’immagine seguente è mostrato il disegno del livello Egault progettato dalla Filotecnica. 19 Adrien Bourdalouë (1792-1868) diresse dal 1857 al 1864 il Nevellement général de la France, prima livellazione geometrica d’insieme eseguita in Europa. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 47 Disegno di livello Egault progettato dalla Filotecnica Salmoiraghi Il cannocchiale ha apertura di 32 mm, distanza focale di 38 cm ed ingrandimento 20. Il reticolo è formato da tre fili orizzontali ed uno verticale con rapporto diastimometrico 100 tra i fili esterni. Il restauro E' stata asportata l'ossidazione della vernice delle singole parti dello strumento, dovuta sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani. In talune zone, per fortuna di piccola estensione, il cui metallo sottostante era stato danneggiato, è stato praticato un trattamento locale con agenti disossidanti. La verniciatura dello strumento è stata protetta con una lacca trasparente. Le parti in ottone, non verniciato, sono state ripulite, lucidate e protette con lacca trasparente. Sono state rifatte alcune viti; quelle "calanti" del basamento sono state raddrizzate. Livello Egault dell'Istituto prima del restauro Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 48 9 - Livello a cannocchiale e livella amovibile Costruttore . Filotecnica Salmoiraghi – Milamo Datazione. 1884 circa Materiali: ottone Dimensioni: cannocchiale 41 cm, altezza 21,5 cm Questo livello fu progettato dalla Filotecnica fin dai primi anni della sua fondazione, avvenuta nel 1865 per opera di Ignazio Porro. La descrizione dello strumento è riportata nell’edizione del 1884 del classico volume Istrumenti e metodi moderni si Geometria Applicata di Angelo Salmoiraghi. Lo strumento, come tutti i livelli , serve soprattutto a misurare la giacitura orizzontale di un raggio visuale. Esso non è altro se non un livello a cannocchiale mobile e livella fissa al cannocchiale (chiamato livello di Chezy) avente sovrapposta al cannocchiale un’altra livella mobile della stessa sensibilità di quella fissa. Nella progettazione della Filotecnica lo strumento è un livello di Egault, provvisto di cerchio orizzontale, al quale si possono associare piccoli movimenti sul piano verticale alzando o abbassando uno dei collari di appoggio del cannocchiale. Esso veniva prodotto in due versioni, più grande e più piccola, ed era ritenuto all’epoca uno strumento altamente preciso, il più completo e perfetto che si conosca. Era conosciuto come Livello a cannocchiale e livella amovibile tipo tedesco. Livello a cannocchiale e livella amovibile tipo tedesco da una stampa dell'epoca. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 49 Nello strumento dell’Istituto “G.Genga” il cerchio è munito lateralmente di pinzetta d’arresto del movimento e di vite di richiamo. La livella torica sotto al cannocchiale ha una fessura centrale doppia. Sopra alla base di sostegno della traversa orizzontale di bronzo che sorregge il cannocchiale si trova in posizione eccentrica e fissa una livella a bolla sferica che serve per una prima, rapida installazione dello strumento e per un grossolano controllo della sua verticalità Il cannocchiale, non anallattico, ma distanziometrico, ha apertura di 32 mm, distanza focale di 38 cm ed ingrandimento 20. Esso poggia su due forcelle; una vite di elevazione (in parte mancante) serve a spostare in altezza il cannocchiale e serve pure per le sue correzioni . Il suo reticolo è formato da tre fili orizzontali ed uno verticale, con rapporto diastimometrico 100 tra i fili esterni. Lo strumento era corredato da una livella torica (mancante) che poggiava sui collari del cannocchiale. Lo strumento nel primo decennio del Novecento venne modificato dai professori Iadanza e Baggi20 secondo una versione sempre costruita dalla Filotecnica Salmoiraghi Il restauro E' stata asportata l'ossidazione della vernice delle singole parti dello strumento, dovuta sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani. La verniciatura originale dello strumento è stata protetta con una lacca trasparente. Le parti in ottone, non verniciato, che presentavano una vistosa ossidazione, sono state ripulite, lucidate e protette con lacca trasparente. Il tubo del cannocchiale e la livella sottostante, la cui verniciatura originale non era recuperabile, sono stati sverniciati completamente, lucidati e protetti con lacca trasparente. Livello a cannocchiale dell'Istituto prima del restauro 20 N.Iadanza, V. Baggi, Atti della R. Accademia di Torino, vol. XLIII, 1907. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 50 10 - Livello tipo inglese Costruttore: ignoto Datazione: 1920 circa Materiali: ottone, ottone verniciato grigio perla, lega di alluminio Dimensioni: cannocchiale 29,5 cm, altezza 18 cm Si tratta di un tipo di livello a cannocchiale fisso e livella fissa detto anche Agricoltural drainage level perché molto pratico per uso comune in campagna. La livella è fissata al cannocchiale da due collari di lega metallica molto in uso nei primi decenni del Novecento (ed ora abbandonata perché rivelatasi del tutto instabile negli anni). Il cannocchiale a sua volta è rigidamente collegato alla traversa orizzontale sorretta dalla colonna centrale con staffe dello stesso materiale. Il cannocchiale, che in alcuni modelli è distanziometro, può avere piccole rotazioni per mezzo di una vite a contrasto. La traversa è fornita di un gambo innestato ad essa, mediante il quale per contrasto potevano essere realizzati piccoli spostamenti verticali che mettevano in rotazione la traversa e con essa il cannocchiale. Questo tipo di livello veniva costruito verso il 1920 anche dalla Filotecnica Salmoiraghi, con la livella fissata al cannocchiale dalla parte di sotto. Lo strumento è tipico della produzione inglese che ha sempre apprezzato strumenti con cannocchiale e livella fissi tra loro ed al sostegno. Nelle figure sottostanti si osservano due livelli rispettivamente di Troughton e di Gravatt, famosi costruttori inglesi della prima metà dell’Ottocento, con livella ll a spirito sovrapposta, dotati inoltre di una bussola con la rosa dei venti per una grossolana orientazione. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 51 La livella a spirito di vino nei modelli inglesi non era torica e neppure cilindrica ma aveva un diametro maggiore al centro che decresceva con regolarità verso la periferia da entrambe le parti. Il restauro E’ stato ricostruito ex novo il supporto destro, in lega di alluminio, della livella del cannocchiale. Il supporto destro del cannocchiale, anche esso in lega di alluminio, era rotto in due pezzi. Le due parti sono state incollate e, successivamente, avvitate insieme, Lo strumento è stato completamente riverniciato con vernice di colore grigio perla in quanto la verniciatura precedente (probabilmente non originale) non era recuperabile. Le parti in ottone, non verniciato, sono state ripulite, lucidate e protette con lacca trasparente. Sono state rifatte alcune viti. Il livello “inglese” dell’Istituto prima del restauro Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 52 11 - Clisimetro di Chezy a traguardi Costruttore: ignoto Datazione: seconda metà dell’Ottocento Materiali: ottone Dimensioni: lunghezza 33 cm, altezza 26 cm Gli strumenti che servono per misurare l’inclinazione di un raggio visuale che non sia orizzontale sono i clisimetri. Il clisimetro di Antoine de Chezy (1718-1798) è mostrato nella figura di sotto. In essa oltre alle due lamine metalliche ad altezza disuguale, è mostrato anche il cannocchiale, della cui presenza per il momento prescindiamo per riferirci all’antico strumento di Chezy, come è appunto lo strumento dell’Istituto “G.Genga” che vogliamo descrivere. Clisimetro di Chezy da una stampa dell'epoca. Un livello a bolla d’aria nn , fornito di vite di regolazione, poggia su un regolo AA’ le cui estremità sono fornite di due traguardi AB e A’B’ di altezza disuguale. AB si compone di un quadro nel quale si può far muovere verticalmente per mezzo di una vite v, un telaio C che ha un foro o (occhio) e una finestra f fornita di due fili, uno verticale ed uno orizzontale. La vite v serve solo per regolare la posizione del telaio che usualmente è fisso. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 53 Il secondo traguardo A’B’ di compone di un quadro di uguale larghezza del primo ma di altezza maggiore nel quale si può muovere un telaio C’ che ha un foro o’ ed una finestra f’ munita anch’essa di un filo verticale ed un altro orizzontale. L’occhio o traguarda l’incrocio dei fili della finestra f’, mentre l’occhio o’ traguarda l’incrocio dei fili della finestra f. Si hanno così due linee di mira parallele ed anche identiche, se si trascura la larghezza dei quadri rispetto alla distanza su cui si opera. Per mirare un segnale si fa muovere a mano il telaio C’ sino a quando la retta of’ o la retta o’f (a seconda che la mire sia dal basso verso l’alto o viceversa) non passa approssimativamente per il segnale. Per le regolazioni fini si utilizzano le viti V ed U, che spostano e alzano lentamente il telaio C’ finché il bersaglio non sia perfettamente inquadrato. I ritti del quadro su cui si muove il telaio portano delle divisioni (con nonio), dalla cui lettura si può risalire alla pendenza del bersaglio. Nella figura seguente è riportato lo strumento in sezione e la vista frontale del quadro di altezza maggiore. Clisimetro di Chezy a traguardi da una stampa dell'epoca Nei modelli antichi la distanza tra i telai era di un piede e lo spazio tra le divisioni della scala del telaio era di una linea. Essa corrispondeva ad una pendenza di 0.00347 m per ogni metro. Il restauro Le ossidazioni sono state tolte quasi completamente senza alterare il trattamento sottostante; tuttavia il colore originale (quasi nero semilucido) con il tempo si è notevolmente sbiadito lasciando quasi intravedere il colore dell'ottone. Alcune parti meccaniche erano danneggiate: il coperchio dell'obbiettivo presentava un vistoso acciaccamento che in parte è stato raddrizzato. Le forcelle della slitta più lunga che sposta il cannocchiale era piegata in malo modo e la slitta che sostiene il cannocchiale non vi poteva più scorrere. La forcella è stata raddrizzata e attualmente la slitta vi scorre senza difficoltà. Sono state rifatte alcuni viti mancanti, una vite godronata di bloccaggio della suddetta slitta e la molla che consente la regolazione della livella. Clisimetro di Chezy a traguardi dell'Istituto prima del restauro Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 54 12 - Clisigonimetro con bussola con doppia lettura in pendenza ed in angolo Privativa industriale Spano Costruttore: Gaetano Spano21 – Napoli Datazione: 1866 Materiali: ottone Dimensioni: cannocchiale 38,5 cm, altezza 29,7 cm Gaetano Spano perfezionò il suo clisigonimetro sostituendolo nel 1866 con il neo-clisigonimetro, strumento che ebbe fin dal suo apparire un larghissimo successo poiché consentiva ottimi risultati sia nelle livellazioni geometriche che in quelle clisimetriche su terreni di forte pendenza. Lo strumento era dotato di cerchio orizzontale con nonio e bussola di grande precisione, mentre dava le pendenze della linea di mira sia in valore di angoli che di tangenti. Il prof. Federigo Schiavoni, presidente di una commissione di collaudo, così si espresse nel suo verbale:” … .Oltre all’essere comodo ed elegante è strumento di precisione per le operazioni planimetriche, come qualunque goniometro. In quanto, poi, alle operazioni altimetriche, esso supplisce tenendo stretto con la vite di pressione il nonio a zero, ad ogni più perfetta livella a disco.”. Il cannocchiale era anallattico e diastimometrico. Di lato al cannocchiale, dalla parte dell’oculare era posizionato un piccolo settore eclimetrico. Il neo-clisigonimetro poteva essere dotato anche di microscopio di lettura al cerchio orizzontale. Verso il 1890 lo strumento veniva messo in vendita al prezzo di 425 lire. 21 Giuseppe Spano,costruttore di strumenti geodetici e topografici, nacque a Napoli (dove la famiglia Spano ,di origini sarde, si era trasferita nel XVIII secolo) nel 1806 e vi morì il 10 giugno del 1873. Molto versato nella meccanica e nell’idraulica, si dedicò alla costruzione di strumenti di precisione, fondando un Opificio Meccanico, che raggiunse nel tempo una larga fama. Esso era situato in Vico SS. Filippo e Giacomo n° 21. La prima occupazione di Giuseppe Spano fu quella di macchinista del famoso Officio Topografico di Napoli. Nel 1827 costruì una macchina per incidere i cerchi graduati che permetteva di dividere il cerchio intero in 40.000 parti Nel 1834 divenne fornitore dell’Officio con un laboratorio di sua proprietà,dove aveva pochi ma abili collaboratori. Fra i lavori di maggior impegno si ricorda la costruzione en 1865 della copia della tesa di Ertel, voluta dalla Commissione Internazionale per la Misura dei Gradi in Europa. Continuatore dell’opera di Giuseppe Spano fu il figlio Gaetano, nato a Napoli nel 1835 ed ivi morto nel 1905. L’ingegner Gaetano Spano subentrò alla direzione dell’Opificio nel 1868. Durante la direzione di Gaetano alla ditta furono assegnati numerosi riconoscimenti, in particolare nel 1871 il primo premio per il neo-clisigonimetro e nel 1878 alla Esposizione Nazionale di Parigi la medaglia d’argento, sempre per il neo-clisigonimetro. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 55 Il restauro E' stata asportata l'ossidazione della vernice delle singole parti dello strumento, dovuta sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani. La verniciatura originale dello strumento è stata protetta con una lacca trasparente. Le parti in ottone, non verniciato, che presentavano una vistosa ossidazione, sono state ripulite, lucidate e protette con lacca trasparente. La parte terminale del tubo del cannocchiale, dove è inserito il doppietto acromatico che costituisce l'obbiettivo, è stata raddrizzata e, successivamente, trattata con bagno chimico (a caldo) al fine di ottenere una colorazione il più possibile simile all'originale. Clisigoniometro "Spano" dell'Istituto prima del restauro Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 56 I cleps, i teodoliti ed i tacheometri L’istituto G.Genga possiede una rilevante collezione di teodoliti e tacheometri che vanno per ordine cronologico dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai giorni nostri, a testimonianza di un’attenzione continua alle esigenze della didattica e dell’importanza dell’attività pratica nella formazione professionale degli allievi. La maggior parte della strumentazione proviene dalla Filotecnica , celebre ditta fondata a Milano nel 1865 da Ignazio Porro e successivamente rilevata dell’ing. Salmoiraghi. Di tutta la strumentazione sono stati restaurati gli strumenti più significativi datati tra la fine dell’Ottocento ed i primissimi anni del Novecento. Alcuni di essi sono riconducibili direttamente alla progettazione del Porro. E’ stata tracciata anche una breve storia dell’evoluzione dei modelli degli strumenti nel corso degli anni, Data l’importanza di Porro e Salmoiraghi nella storia della strumentazione topografica nazionale, in questo paragrafo saranno riportate alcune loro notizie biografiche. 13 - CLEPS PORRO MODELLO MEDIO Costruttore: Filitecnica Salmoiraghi Datazione: 1880 circa Materiali: bronzo, ottone, acciaio, vetro Dimensioni: cannocchiale 34,5 cm, altezza 28,4 cm Tra gli scienziati che nell’Ottocento si sono distinti nel campo dell’Ottica applicata un posto particolare spetta ad Ignazio Porro (1801-1875) per il suo impegno specialmente nel ramo delle applicazioni di tale scienza alla topografia. Molto nota è la sua attività di costruttore di nuovi strumenti di rilevamento, in modo particolare del tacheometro, un apparecchio che consente di rilevare celermente e con ottima precisione le coordinate dei punti attorno alla stazione topografica di misura. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 57 La prima attività di celerimensura fu iniziata dal Porro verso il 1835. Il tacheometro venne da lui descritto nel suo trattato più famoso, La tachéométrie, pubblicato a Torino nel 1850. Frontespizio de La Tachéomètrie di I. Porro (edizione pubblicata a Parigi nel 1858) Altro strumento di Porro universalmente noto è il Cleps-ciclo o semplicemente Cleps. Lo strumento, progettato e costruito dal Porro verso il 1860 a Parigi, venne da lui chiamato Clepsciclo (circolo nascosto) perché contiene il cerchio orizzontale e quello verticale protetti all’interno di una scatola metallica e quindi non visibili. E’ lo strumento che più si differenzia per la sua forma originale dal teodolite. Il Porro immaginò questa forma perché gli permetteva di dare al cannocchiale la potenza voluta, senza accrescere in proporzione le altre parti dello strumento. In tal modo si poteva fare la lettura della stadia con l’esattezza richiesta e quindi la misura delle distanze con precisione maggiore delle misure angolari. Il Porro costruì quattro tipi di Cleps, a seconda dell’importanza dei rilievi, applicando ad essi il suo cannocchiale anallattico e stabilendo tutte le loro caratteristiche. L’officina Filotecnica di Milano, di proprietà dell’Ing. Salmoiraghi, costruì in seguito tre tipi di Cleps, grande, medio e piccolo modello, adottando le linee generali e conservando le caratteristiche fondamentali di quelli del Porro. Le innovazioni principali che si ritrovano nei Cleps sono: 1- l’abbandono dei noni per la misura degli angoli e l’introduzione dei microscopi a stima a fili fissi, nella forma mostrata nella figura seguente. Microscopi a stima a fili fissi nel Cleps di Porro 2- L’abbandono della divisione sessadecimale dei circoli graduati e l’introduzione della divisione centesimale in quasi tutti i modelli. 3- La costruzione dei circoli graduati in bronzo bianco durissimo, in modo da estendere la suddivisione fino al decimo di grado ( per potere stimare il centesimo con i microscopi) e lucenti in modo da riflettere, nel campo stesso del microscopio, la luce che ricevevano. 4- Le dimensioni estremamente ridotte dei circoli graduati e la loro chiusura ermetica in una scatola metallica per preservarli dall’usura durante le operazioni di misura. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 58 5- L’applicazione di prismi di cristallo, per introdurre la luce dentro alla scatola onde illuminare le graduazioni dei circoli. 6- La graduazione dei circoli per la maggior parte in senso antiorario. 7- L’applicazione (solo nel modello grande del Cleps) dell’oculare detto Argo. Esso è composto di tre piccoli oculari di Ramsden portati da un pezzo scorrevole a coulisse in senso verticale e coperto da una piastrina con 5 fori che può scorrere lateralmente su apposite guide. Il congegno conduce gli oculari di fronte ai fili con i quali si vuole fare la lettura. 8- Un declinatore magnetico che porta sulla punta Nord un’appendice verticale che scorre su una piccola graduazione; il tutto racchiuso in una scatola cilindrica. 9- Una livella sferica sulla parte superiore della scatola ed una livella cilindrica mobile che si appoggia sui collari del cannocchiale. Essa serve per le verifiche dello strumento e per disporre il cannocchiale in posizione orizzontale quando si vuole usare il Cleps come livello. 10- Il cannocchiale eccentrico, distanziometro, anallattico e di forte ingrandimento. Nel Cleps grande modello c’era anche un dispositivo per illuminare i fili del reticolo. Cannocchiale anallattico di Porro, costruito dalla ditta Salmoirgahi, secondo un disegno dell'epoca. L’asse centrale è formato da un doppio cono (contenuto nella colonna) alla cui estremità superiore è fissato il cerchio orizzontale. La parte inferiore dell’asse, più corta, è girevole intorno alla bronzina della base. Essa presenta, immediatamente sopra alla base, una cavità cilindrica trasversale che contiene l’orientatore ad ago magnetico. Nella parte superiore dell’asse è calettata la bronzina che sostiene la scatola parallelepipeda metallica dei cerchi. Una scatola cilindrica, poggiata sopra, porta una livella a bolla centrale. Nello strumento dell’Istituto G. Genga i due cerchi, orizzontale e verticale, hanno il diametro di 60-50 mm con graduazione centesimale in 4000 parti, cioè in decimi di grado. Il cerchio verticale è fissato all’albero stesso presso la parte interna della scatola adiacente al cannocchiale, l’altro cerchio è fissato all’asse verticale. La graduazione della scala è illuminata dalla luce inviata da un prisma esterno fissato sulla superficie laterale di ogni scatola e posizionato accanto ad ogni microscopio. Nella tavola è riportato lo schema del cleps medio modello ripreso dal trattato di Salmoiraghi Schema di Cleps medio modello descritto da Salmoiraghi Nella parete opposta si trovano due microscopi: uno serve alla lettura del cerchio zenitale, l’altro serve alla lettura di quello orizzontale. I cerchi ricevono la luce da due finestrelle praticate nelle altre due pareti della scatola. Ogni microscopio ha un micrometro di 5 fili ed un ingrandimento di 32, la lettura viene eseguita con un errore di 5/1000 di grado centesimale.. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 59 Il cannocchiale ha apertura di 50 mm, la distanza focale è 44 cm; esso è dotato di lente anallattica. E’ munito di due oculari, uno multiplo a tre oculari, ed uno ordinario. Il primo micrometro è composto di 15 fili orizzontali ed uno verticale; il secondo ha cinque fili orizzontali ed uno verticale. Ad essi corrispondono costanti diastimometriche differenti. Lo strumento, al quale durante le operazioni doveva essere unita una stadia Porro con l’unità di 4 cm, è sostenuto in origine da un treppiede a piattaforma mobile con viti di livello. Il restauro E' stata asportata l'ossidazione della vernice delle singole parti dello strumento, dovuta sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani. La verniciatura originale dello strumento è stata protetta con una lacca trasparente. Le parti in ottone, non verniciato, sono state ripulite, lucidate e protette con lacca trasparente. Sono state rifatte alcune viti; quelle "calanti" del basamento sono state raddrizzate. E' stata riparata la livella sferica posta sulla parte alta dello strumento ed è stata riempita di liquido (petrolio bianco). E' stata anche raddrizzata la vite di bloccaggio e la staffa verticale dello spostamento micrometro (zenitale) del cannocchiale Ignazio Porro Ignazio Porro nacque a Pinerolo, in via del Pino 16 il 25 novembre 1801 da una famiglia della nobiltà provinciale piemontese (aveva il titolo di conte). Secondo la tradizione familiare a 13 anni entrò nel collegio Militare da cui uscì a soli 17 anni come sottotenente del Genio. I. Porro secondo una stampa dell'epoca, ripreso con il suo strumento più famoso, il Cleps. Dopo aver eseguito numerosi lavori topografici per lo Stato Sabaudo, nel 1847 si dimise dall’esercito piemontese e si trasferì a Parigi dove fondò un’officina denominata Institute Optique et Technomatique. Nel 1850 pubblicò la Tachéométrie, l’opera in cui espose la nuova scienza delle misurazioni topografiche rapide (celerimensura). Nel 1861 tenne un corso di Celerimensura a Firenze presso l’Istituto Tecnico, ma presto si trasferì a Milano dove, nel 1863, fu nominato professore di Celerimensura nell’Istituto Tecnico Superiore (in seguito Politecnico). Dopo aver favorito nel 1864 la costituzione della officina di meccanica di precisione de “Il Tecnomasio Italiano”, fondò nel 1865 la scuola-officina Filotecnica e per essa costruì una sofisticatissima macchina a dividere. Morì a Milano l’8 ottobre 1875. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 60 Tra le sue invenzioni ricordiamo il “focometro di Porro” (1851), strumento assai semplice e rimarchevole per la determinazione rapida delle lunghezze focali, e l’obbiettivo “stenallatico” (1851), da cui deriva il teleobbiettivo, che egli applicò senza successo alla registrazione di un’eclisse di sole. Progettò anche un cannocchiale speciale chiamato panfocale (“lunette panfocale”), costituito essenzialmente da un cannocchiale e microscopio combinati in modo da servire per osservare oggetti sia a grande distanza, sia a piccolissima distanza (5-10 cm) dall’obbiettivo. Oltre al cannocchiale anallattico, di cui si parla più diffusamente in seguito, tra tutte le applicazioni fatte dal Porro nel campo dell’ottica, la più conosciuta è quella che va sotto il nome di “veicolo del Porro”, un cannocchiale a sistema prismatico doppio in cui si sfrutta la proprietà della riflessione totale della luce. Schema ottico del "veicolo di Porro" secondo una stampa dell'epoca. Il cannocchiale, chiamato Cornet, fu costruito in due versioni, una in avorio e rame dorato, detta ”Lorgnon longue-vue Napoleon III” per l’imperatore della Francia, e la seconda in versione militare, detta appunto “Longue-vue Cornet”, per la cavalleria francese. Porro applicò subito il suo sistema prismatico agli scopi della telemetria militare realizzando un piccolo telemetro. Si trattava di un cannocchialino terrestre prismatico munito di un micrometro a fili fissi incisi su un vetrino, tre orizzontali e due verticali. Ad un altro prisma ottico è associato il nome di Porro: il prisma allineatore o prisma a triplice riflessione. Esso è un prisma a deviazione costante di 180° limitato da quattro facce triangolari disposte in modo da formare un triedro trirettangolo. La quarta faccia, la base, è un triangolo equilatero. Il prisma viene usato in topografia come allineatore, cioè per giudicare l’allineamento di tre punti. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 61 14 - Teodolite concentrico ripetitore Costruttore: Filitecnica Salmoiraghi Datazione: 1900 circa Materiali: bronzo, ottone, acciaio, vetro Dimensioni: 33.0*40,0(h)*25 cm Le dimensioni sono quasi uguali a quelle del tacheometro normale della stessa ditta, possiede però alcune proprietà tipiche del teodolite: i microscopi micrometrici invece dei noni; la livella mobile ed indipendente a cavalletto; l’apparecchio di illuminazione del campo del cannocchiale. Per questo motivo è stato chiamato Tacheometro a microscopi micrometrici od anche teodolite concentrico ripetitore. I cerchi orizzontali e verticali hanno il diametro rispettivamente di 14 cm e di 12 cm; la graduazione è sessagesimale di 10’ in 10’; il doppio filo del micrometro percorre una divisione per un giro della vite e la rotella è divisa in 60 parti, dando così 10” di approssimazione, con numerazione di primo da 1 a 9. Il cannocchiale è concentrico e distanziometro, senza lente anallatica, con micrometro a tre fili orizzontali e doppio filo verticale con costante di 100. L’obbiettivo ha 36 mm di apertura con ingrandimento di 23. Ha due oculari diritti e uno spezzato con gli accessori per l’illuminazione del campo e cioè la lampadina con sostegno da applicarsi presso un estremo dell’asse orizzontale di rotazione e un piccolo prisma per inviare la luce attraverso l’asse stesso opportunamente forato, per cui può essere usato come un piccolo strumento universale. I microscopi micrometrici hanno l’ingrandimento di 20. Sotto il piatto del cerchio può essere montato, in una scatoletta rettangolare con due brevi quadranti o settori graduati, un lungo ago magnetico. Possiede una livella sul piatto dell’alidada per rendere verticale l’asse dell’alidada e una livella sul cannocchiale per livellare l’asse di rotazione del cannocchiale. Periodo di costruzione: 1900 circa . Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 62 Nella figura di sotto è riportata l’immagine dello strumento completo ripresa dal Catalogo degli Strumenti antichi dell’Istituto Geografico Militare. Immagine di teodolite concentrico ripetitore ripresa dal catalogo degli Strumenti antichi dell'IGM. Il restauro E' stata asportata l'ossidazione della vernice delle singole parti dello strumento, dovuta sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani. Il trattamento chimico originale di coloritura dello strumento è stato protetto con una lacca trasparente. Le parti in ottone, non verniciato, sono state ripulite, lucidate e protette con lacca trasparente. Teodolite concentrico ripetitore dell'Istituto prima del restauro Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 63 15 - TACHEOMETRO MEDIO MODELLO Costruttore: Filotecnica Salmoiraghi – Milano Datazione: fine Ottocento Materiali: ottone, ottone verniciato Dimensioni: 27,0*31,0(h)*17,8 cm Uno dei primi modelli di tacheometro costruito dalla Filotecnica Salmoiraghi verso il 1880 e chiamato Tacheometro Normale , era di dimensioni abbastanza grosse, con cannocchiale anallattico e rovesciabile, con cerchio orizzontale del diametro di15,5 cm e cerchio verticale di 13cm. Alcuni anni dopo la Filotecnica presentò il Tacheometro Medio, di dimensioni più ridotte e di forma presso a poco analoga al tacheometro normale. Ha una sola livella sul piatto dell’alidada. I cerchi orizzontali e verticali hanno rispettivamente il diametro di 13 e 11 cm, con divisioni di mezzo grado numerate di 10° in 10°, con due noni per ciascuno che danno il mezzo primo, provvisti di microscopi semplici, dei quali quelli zenitali montabili e smontabili di volta in volta. L’ago magnetico è fissato sotto il cerchio zenitale, ma è solo girevole per breve tratto intorno all’asse centrale. Un’immagine dello strumento, nella sua forma completa è presentata nella figura di sotto. Immagine del Tacheometro Normale da una stampa dell'epoca. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 64 Il cannocchiale ha sul suo tubo due collari di bronzo torniti sui quali si appoggiano i piedini della livella, mentre essa può fissarsi con una spina a un perno cavo centrale del tubo. Il cannocchiale è anallattico, capovolgibile, ha l’obbiettivo di 28 mm con distanza focale di 23 cm e 14 di ingrandimento. Il suo adattamento a distanza si fa con dentiera che sposta l’obbiettivo invece dell’oculare. Il micrometro si compone di cinque fili orizzontali equidistanti ed uno verticale, con rapporti diastimometrici di 50, 100 e 200. Lo strumento dell’istituto “G.Genga”, pur essendo in buone condizioni, è fortemente incompleto, mancando di livelle sul cannocchiale e sul piatto dell’alidada e dei microscopi semplici di lettura dei cerchi orizzontale e verticale. Il restauro E' stata asportata l'ossidazione della vernice delle singole parti dello strumento, dovuta sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani. Il trattamento chimico originale di coloritura dello strumento è stato protetto con una lacca trasparente. Le parti in ottone, non verniciato, sono state ripulite, lucidate e protette con lacca trasparente. Il tacheometro dell'Istituto prima del restauro Angelo Salmoiraghi e la Filotecnica, officina di ottica e di meccanica di precisione Nel 1863 Ignazio Porro fu invitato, dal direttore del Politecnico Francesco Brioschi, ad insegnare Celerimensura nell’ateneo della città. Porro,che da poco si era trasferito a Milano proveniente da Firenze, aveva fondato in quegli stessi mesi tra il 1883 ed 1l 1884, un’officina di ottica e di meccanica di precisione, chiamata Tecnomasio Italiano, ma poco dopo se ne era allontanato, costituendo nel 1865 un nuovo opificio, cui dette il nome “La Filotecnica”. Si trattava di una scuola- officina – questa la denominazione - situata al numero 5 di via Raffaello Sanzio, allora periferia di Milano, e destinata alla formazione di tecnici specializzati nella costruzione di strumenti topografici. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 65 La Filotecnica iniziò la sua attività con una ventina di giovani allievi interessati all’ottica ed alla meccanica di precisione; tuttavia la vita della ditta fin dall’inizio non fu facile poiché il porro ormai vecchio e malato non era in grado di assicurare una guida sicura all’azienda. Contemporaneamente il Porro insegnava al Politecnico. Nel corso delle sue vivaci e spesso inaccessibili lezioni (usava un linguaggio tecnico e delle frasi di difficile comprensione) il Porro conobbe lo studente Angelo Salmoiraghi, con il quale nacque a poco a poco un rapporto di stima, di amicizia ed infine di collaborazione professionale. Le due personalità si integrarono a vicenda: da una parte il celebre costruttore, il tecnico con un’inventiva assolutamente fuori dal comune, lo sperimentatore abile e geniale e tuttavia l’uomo del tutto privo di senso pratico, vissuto di stenti (morirà in miseria), dall’altra il giovane ingegnere ricco di capacità organizzative, l’esponente di una nascente mentalità, scientificamente concreta e produttivamente avanzata e tuttavia l’uomo capace di comprendere e realizzare i sogni del vecchio maestro. Ritratto di Angelo Salmoiraghi. Angelo Salmoiraghi era nato a Milano il 27 gennaio 1848 da una famiglia benestante. Nel 1866 partecipò alla campagna garibaldina come volontario. Nel 1870, dopo la laurea e prima di recarsi in Turchia per costruire ferrovie e strade incontrò il vecchio insegnante di celerimensura e rimase affascinato dai suoi propositi e dal suo entusiasmo. Abbandonata l’idea di trasferirsi in Turchia. si dedicò allo sviluppo della Filotecnica. Dopo aver aiutato il Porro a risolvere moti problemi tecnici e amministrativi, Salmoiraghi ne divenne socio nel 1871. Nel 1873 sorse la “Salmoiraghi, Rizzi & C”, rilevataria della Filotecnica. Nel 1877 la società si sciolse e Salmoiraghi rimase unico proprietario della ditta che, in anni di intenso lavoro, portò a livelli elevati di tecnologia. Nel 1884 pubblicò un importante trattato di topografia e geodesia,concepito inizialmente in due volumi di cui il secondo non è mai uscito. Frontespizio del I° volume di Istrumenti e metodi moderni di geometria applicata di A. Salmoiraghi. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 66 L’industria milanese si affermò nella produzione di strumenti geodetici e topografici, nel settore meteorologico ed in quello dell’ottica tradizionale. Alla fine dell’Ottocento la ditta occupava più di 150 operai su una superficie di 5000 m2 e si era formata una solida reputazione grazie ai successi raccolti in concorsi ed esposizioni internazionali. Il catalogo del 1890 descrive più di 300 pezzi tra cui i grandi strumenti astronomici,quelli geodetici e quelli topografici (livelli, squadri, prismi, tavolette pretoriane) Nella fabbrica, oltre alla celebre macchina del Porro per dividere i cerchi, vi era una macchina per dividere le rette, progettata dalle officine parigine di Froment e Dumoulin. Nel 1912 Salmoiraghi fu fatto senatore del Regno d’Italia. Seguì la vita della sua azienda (che nel 1906 tornò alla forma societaria e nel 1935 fu acquistata dall’I.R.I.), fino al febbraio 1939, quando morì più che novantenne. La figura seguente riporta un’immagine della ditta che risale agli anni ’30 del secolo scorso. Immagine che mostra l'aspetto dell'officina Salmoiraghi verso il 1930. Attualmente associata al nome di Angelo Salmoiraghi resta la consapevolezza di un’avventura tra le più felici nel campo dell’ottica applicata e della meccanica di precisione. La più viva testimonianza di questo cammino, intrapreso allo scopo di giovare in genere anche all’arte della costruzione degli istrumenti ottici di precisione, anzi di cooperare…al suo più completo e stabile risorgimento…., è affidata proprio agli splendidi istrumenti costruiti per più di mezzo secolo dall’erede scientifico di Ignazio Porro Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 67 16 - Tavoletta pretoriana Viotti Costruttore: Tecnomasio Italiano – Milano Datazione: 1880 circa Materiali: ottone, regoli in avorio Dimensioni: 31,0*27,0(h)*17,4 cm L’apparecchio di riduzione diWagner-Fennel mostrato nell’immagine seguente: Apparecchio di riduzione di Wagner-Fennel da una stampa dell'epoca risulta formato da un primo regolo graduato,detto delle lunghezze, attaccato al cannocchiale e disposto parallelo all’asse ottico ma ad una certa distanza h da questo, di un secondo regolo graduato, detto delle distanze, attaccato all’alidada e che si dispone orizzontale quando questa è verticale; di un terzo regolo graduato, detto delle altezze, disposto verticale ed attaccato ad una squadra o montante che scorre in corrispondenza degli altri due. Dopo aver disposta la stadia verticale, si esegue la lettura e si determina la lunghezza della linea di mira; quindi si riporta il suo valore h sul primo regolo delle lunghezze, si trascina la squadra e con essa il terzo regolo fino all’estremo di questa lunghezza. Il valore h viene calcolato in modo che si ottiene sul secondo regolo la distanza orizzontale cercata e sul terzo il termine necessario per il calcolo del dislivello. Su questo principio sono fondati, oltre al tacheometro di Wagner-Fennel, anche il tacheometro di Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 68 Schrader e la tavoletta Viotti costruita dal Tecnomasio Italiano 22. Nella tavoletta dell’ing.Viotti lo specchio è circolare ed il foglio di carta, uno per ogni stazione, viene fissato per mezzo di un anello collegato alla diottra. Il treppiede della tavoletta è mostrato nella figura. Treppiede della tavoletta pretoriana di Viotti L’apparecchio autoriduttore è analogo a quello di Wagner-Fennel; ha anch’esso un regolo delle lunghezze che per mezzo di leve può ruotare restando sempre parallelo all’asse ottico del cannocchiale e facendo ruotare contemporaneamente l’indice di un nonio circolare oltre ad un regolo verticale per le altezze. Il regolo orizzontale per le distanze è costituito dalla linea di fede della diottra. Apparecchio riduttore di un modello della tavoletta pretoriana di Viotti La novità della tavoletta Viotti è rappresentata dalla stadia la quale è mostrata nella figura seguente: 22 I fondatori della ditta Tecnomasio Italiano, officina di ottica e di meccanica di precisione, nel 1863 (o nel 1864) furono Luigi Longoni, dottore in matematica, ingegnere civile e meccanico, insegnante nel Politecnico di Milano, il costruttore Carlo Dell’Acqua ( o Dell’Aqua) e l’ottico e fotografo Alessandro Duroni. Il progetto fu incoraggiato dal celebre ottico e topografo Ignazio Porro (1801-1875) che presto si ritirò fondando la Filotecnica (in seguito Filotecnica Salmoiraghi). Carlo Dell’Acqua era stato inizialmente meccanico nel Collegio di Sant’Alessandro (l’attuale Liceo Cesare Beccarla) dove aveva lasciato ottimo ricordo di sé costruendo pregevoli strumenti di fisica; dal 1859 era meccanico alla Specola dell’Osservatorio Astronomico di Brera. Luigi Longoni fu il direttore della ditta fino al 1870, anno della morte. Nel 1864 sulla carta intestata del Tecnomasio Italiano appare la scritta: Ditta Longoni, Duroni e Dall’Acqua. La sede era in via del Foppone, in un locale della cessata Raffineria degli Zuccari, dietro la chiesa della Pace, n°. 88 A. rosso 12. Nel 1866 la ditta aveva la sua officina in via della Pace, porta Vittoria n°. 10 ed i depositi presso il Negozio di Ottica e Fotografia Duroni, corso Vittorio Emanuele n°. 13 e nel Reg. Palazzo di Brera. I soci fondatori ( o gli eredi) si ritirarono dalla ditta nel 1879. Nel 1871 diventò direttore del Tecnomasio Italiano l’ingegnere Bartolomeo Cabella, classe 1847, laureato al Politecnico nel 1868 in ingegneria civile e nel 1869 in ingegneria industriale. Sotto la sua direzione la ditta si trasformò da stimata produttrice di strumenti di precisione in protagonista dell’industria elettromeccanica nazionale. Agli inizi del Novecento si fuse con l’industria svizzera Brown Broveri cambiando il nome in Tecnomasio Brown Broveri. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 69 Stadia nella tavoletta pretoriana di Viotti La parte graduata è mobile lungo il sostegno MM’ in modo che lo zero, che si trova nel punto di mezzo della parte graduata, si può situare alla stessa altezza dello strumento. La parte graduata si dispone perpendicolarmente all’asse ottico del cannocchiale (la stadia può ruotare intorno ad un perno orizzontale) e tale perpendicolarità è garantita all’uguaglianza delle letture fatte al filo superiore ed inferiore del reticolo. Il rapporto corrispondente ai due fili estremi è100; cosicché, se si indica con S il numero letto in corrispondenza del filo superiore o inferiore del reticolo, la distanza OC è data da 200 S. Schema di una misura con la mira Viotti. Il restauro La verniciatura dello strumento era ricoperta da una patina di ossidazione e di polvere; mancava il meccanismo a cremagliera per lo spostamento assiale dell'oculare del cannocchiale. Questo A sinistra: tavoletta pretoriana Viotti dell'Istituto prima del restauro. A destra: ricostruzione del meccanismo di spostamento assiale dell'oculare Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 70 meccanismo, compreso l'ingranaggio per la cremagliera, la manopola godronata e il blocchetto di supporto è stato interamente ricostruito in ottone che successivamente è stato trattato con procedimento chimico di colorazione, identico all'originale. E' stata asportata l'ossidazione della vernice delle singole parti dello strumento, dovuta sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani. In talune zone il cui metallo sottostante era stato danneggiato, è stato praticato un trattamento locale con agenti disossidanti. La verniciatura dello strumento è stata protetta con una lacca trasparente. Le parti in ottone, non verniciato, sono state ripulite, lucidate e protette con lacca trasparente. Le scale di lettura (probabilmente in avorio) sono state ripulite. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 71 Gli strumenti matematici 17 - compasso di proporzione Costruttore: Canivet 23 - Paris Datazione:1760 circa Materiali: ottone Dimensioni: 31,8cm (lunghezza totale) 1,3cm*2mm Il compasso di proporzione è costituito da due righe uguali di ottone, lunghe di solito 20 cm (6-7 pollici francesi), riunite a cerniera ad un’estremità, attorno alla quale si aprono regolarmente come il compasso ordinario. Sopra le righe sono segnate, in latino nei primi compassi, specialmente in francese nei successici, diverse scale delle quali le principali sono quelle delle parti uguali, delle corde, dei poligoni, dei piani, dei solidi, ecc. Questo strumento, fondato sopra le proprietà dei triangoli simili, serve alla risoluzione di numerosi problemi di agrimensura, di balistica, di geometria pratica, allorché non si ha bisogno di un’esattezza rigorosa Serve a dividere un segmento di assegnata lunghezza in segmenti uguali, a dividere un arco o un angolo in parti uguali, a conoscere la misura dei lati di solidi regolari di assegnato volume, i calibri dei proiettili in relazione al loro peso, ad inscrivere i poligoni in un cerchio di diametro dato, e così via. Lo strumento è chiamato anche compasso di Galileo, poiché la sua forma ultima è attribuita allo scienziato pisano che sulla sua utilizzazione scrisse anche un libro dal titolo Le operazioni del compasso geometrico et militare, stampato a Padova nel 1606. 23 Nei prima metà del Settecento operarono a Parigi Claude Langlois ed il figlio Jean. L’attività di Claude è tra il 1700 ed il 1756; del figlio Jean si hanno notizie intorno al 1760. Langlois lavorava all’osservatorio per i Cassini, come costruttore di tese, di quadranti e di strumenti astronomici. Il suo indirizzo era “A Paris, aux Galleries du Louvre n° 29”. Il successore di Claude Langlois fu il nipote Canivet, la cui attività si sviluppò tra il 1751 ed il 1774. Canivet, che aveva l’atelier in Quai de l’Horloge, aveva adottato l’insegna A la Sphere, forse la più famosa nel Settecento. Come Langlois, Canivet fu costruttore specialmente di tese e di quadranti astronomici, oltre a strumenti matematici e grafometri 7. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 72 Il restauro Lo strumento, che presentava vistose ossidazioni dovute sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani, è stato ripulito e verniciato con lacca trasparente protettiva. Il compasso dell'Istituto prima del restauro 18 – COMPASSO DI PROPORZIONE Costruttore: ignoto, ma sicuramente francese Datazione: ultimi anni del Settecento Materiali: ottone Dimensioni: 30,7 cm (lunghezza totale) * 1.4 cm*3 mm Si tratta di un compasso di proporzione di dimensioni leggermente più piccole del precedente. Le gambe del compasso sono lunghe poco meno di mezzo piede ( un piede francese è uguale a 32,484 cm). Da una parte sono riportate la scale delle “parti uguali” (parties egales) su entrambe le gambe del compasso e quella dei lati dei poligoni regolari di n lati inscritti in una circonferenza di raggio assegnato (les polygones) . Sull’altra faccia del compasso sono riportate le scale delle corde (les cordes), per valutare cioè la lunghezza delle corde che in un a cerchio di raggio assegnato fanno un angolo alla circonferenza di un numero assegnato di gradi., e la scala dei metalli (les metaux) secondo la quale, essendo dato il diametro di una palla di un metallo assegnato, era possibile calcolare il diametro della palla di un altro metallo dello stesso peso. Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 73 Il restauro Lo strumento, che presentava vistose ossidazioni dovute sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani, è stato ripulito e verniciato con lacca trasparente protettiva. 19- PLANIMETRO DI AMSLER Costruttore: ignoto Datazione: seconda metà dell’Ottocento Materiali: ottone, ruote contatrici e calcatoio in acciaio Dimensioni: max orizzontale 23 cm * 4 cm (max verticale) Il planimetro è un ingegnoso strumento che serve per misurare le aree delle figure piane disegnate sulla carta. Il primo strumento costruito a questo scopo fu inventato nel 1824 dal prof. Tito Gonnella di Firenze, anche se l’invenzione viene comunemente attribuita allo svizzero Oppikofer che realizzò uno strumento simile alcuni anni dopo. Gli apparecchi planimetrici furono modificati in seguito e furono condotti ad un alto grado di perfezione specialmente dai costruttori Amsler di Sciaffusa e Coradi di Zurigo. Essi potevano dare l’integrale o meglio la sommatoria Σ f(x) dx dove y = f(x) è la funzione che nel piano del disegno (piano ortogonale x-y) rappresenta la curva assegnata di cui si deve calcolare la superficie. Alla fine dell’Ottocento essi si distinguevano, a seconda del metodo di integrazione utilizzato, in planimetri ortogonali ed in planimetri polari. Nel planimetro polare di Amsler due aste metalliche sono collegate a snodo: una chiamata avambraccio termina ad una estremità con una punta detta polo che si fissa stabilmente sul piano della figura da misurare; l’altra, detta braccio, termina ad una estremità con una punta, detta calcatoio, che percorre il contorno della figura, mentre l’altra estremità attraversa a sfregamento una guaina collegata con un carrello o cursore MN; quest’ultimo si appoggia con orlo h sul disegno per mezzo di una rotella. Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. 74 Per misurare l’area chiusa di una figura qualsiasi, si fissa il polo P in un punto qualsiasi del piano del disegno e si fa coincidere il calcatoio con un punto del perimetro della figura data. Quando il calcatoio si sposta sopra il perimetro nel senso di percorrenza scelto (per esempio il senso orario), per ritornare al punto di partenza, il numero totale delle divisioni indicate dal contatore D dentro il carrello, e dalla rotella, moltiplicate per un opportuno fattore di scala, danno l’area della figura, ad esempio in m2. Alcuni modelli sono forniti anche di un nonio per migliorare l’approssimazione della misura. Il restauro Lo strumento, che presentava vistose ossidazioni dovute sia agli agenti atmosferici che al sudore delle mani, è stato ripulito e verniciato con lacca trasparente protettiva. Il planimetro dell'Istituto prima del restauro Emilio Borchi e Renzo Macii pag. 75 Bibliografia Generale Bauernfeind Carl Max, Elemente der Vermessungskunde, Stuttgart,1879 Bonolis Alfonso, Trattato elementare di Topografia, Napoli, 1876 Erede Giuseppe, Manuale di geometria pratica, Firenze, 1883 Gabriel Edmond, Eléments de Topographie, Paris, 1914 Iadanza Nicodemo, Geometria Pratica, Torino, 1909 Istituto Geografico Militare, Catalogo generale descrittivo degli strumenti geodetici e topografici dell’Istituto Geografico Militare, Firenze, 1922 Minow Helmut, Historische Vermessungsinstrumente, Wiesbaden, 1990 Porro Ignazio, La Tachéométrie, Torino, 1850 Righini di S. Giorgio Alessandro, Trattato di Topografia, Torino, 1860 Salmoiraghi Angelo, Istrumenti e metodi moderni di geometria applicata, Milano,1884 Salmoiraghi Angelo, Istrumenti e metodi moderni di geometria applicata, Milano,1909 Schiavoni Federigo, Principii di geodesia, Napoli, 1863 Un gabinetto di Topografia fra ottocento e novecento Pag. HANNO CONTRIBUITO Provincia di Pesaro e Urbino Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" Facoltà di "Scienze e Tecnologie" Collegio dei Geometri Della Provincia di Pesaro e Urbino 76