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pedagogia del gioco
PEDAGOGIA DEL GIOCO:
Il gioco è una delle attività umane in grado di generare soddisfazione e
piacere. Tutti noi abbiamo scelto e scegliamo il "nostro" gioco sulla base
del nostro interesse e del nostro piacere. I bambini, in
particolare, fanno del gioco la loro occupazione principale:
INTERESSE attraverso il gioco trovano, pur senza cercarle in modo
& PIACERE consapevole, soluzioni nuove di adattamento alla realtà che li circonda.
Appare necessario sottolineare che il gioco non è solo
puro "allenamento alla vita", anche se rappresenta, senza dubbio, un luogo privilegiato in cui il bambino è in grado di apprendere comportamenti specifici che in seguito gli saranno utili.
In realtà, ciò che il bambino esperisce durante il gioco simbolico in particolare è la sua
Dare una
idea o, meglio, l’essenza di quel ruolo, e non le sue competenze e funzioni specifiche. È
spinta alla
possibile offrire ai bambini opportunità ludiche orientate al raggiungimento di finalità
spinta
educative di tutto rispetto, ma è opportuno non perdere di vista quanto sia determinante quella autentica "spinta" interiore a giocare, senza la quale qualsiasi ambiente,
anche il più ricco di stimoli, apparirebbe come inadeguato.
Il gioco di fantasia getta un ponte che permette al bambino di passare dai valori simbolici delle cose, a un’attività di ricerca della loro reale struttura e a un reale modo
Mantenere
di lavorare". I bambini, pertanto, esteriorizzano nel gioco, soprattutto in quello ibero, e
dimensione
non strutturato dall’adulto, i loro più intimi conflitti, allentando così la tensione e l’ansia
dello svago
che ne derivano; il bambino, inoltre, attraverso il gioco, accresce la sua velocità di comprensione del mondo.
Anche la repentina interruzione del gioco da parte del bambino rappresenterebbe una fuga dal contenuto angoscioso del gioco stesso, oppure una sostanziale incapacità di approfondire la complessità dei
sentimenti legati a quel particolare atto ludico. Tenendo conto di quanto detto, è importante sottolineare
la diversità del gioco, e quindi delle interpretazioni di significato, tra bambini e bambiCo-educazione ne. Sembra indubbio, infatti, che maschi e femmine giocano, magari agli stessi gionel gioco
chi, ma in modo diverso: scelgono materiali diversi, i loro giochi hanno tempi di durata
diversi e diverse evoluzioni ludiche, anche a partire dagli stessi giocattoli messi a disposizione. Ciò è dovuto, almeno in parte, ai condizionamenti culturali, più che a ragioni di tipo genetico.
Ciò che appare importante è la possibilità di giocare senza inibizioni: l’inibizione al gioco o l’ossessivo
interesse per una sola specifica modalità ludica sono interpretabili come conseguenze di inadeguatezze
che generano conflitti emotivi nel bambino.
Aiutare il bambino a giocare meglio e di più equivale a permettergli di esteriorizzare le sue fantasie di
onnipotenza, così come quelle di inadeguatezza. Giocare diviene così il modo per esprimere i propri stati d’animo e, nello stesso tempo, per individuare possibili soluzioni a conflitti apparentemente insanabili:
facciamo giocare i bambini, dunque, in attesa che tornino a giocare anche gli adulti.
ANIMARE ATTRAVERSO IL GIOCO E LO SPORT. SI PUÒ?
Per rispondere chiediamoci: cosa è il gioco e cosa è lo sport? La domanda non è superflua,
stabilire dei significati comuni e formulare una corretta definizione ci permette di riconoscere potenzialità e limiti dell’esperienza dal punto di vista educativo.
Il gioco è un’attività strutturata mirante ad una gratificazione immediata, svincolata da fini di produzione e da necessità di difesa individuale del gruppo o della specie.
Il gioco possiede dunque due qualità particolari: la capacità di gratificare chi lo pratica e
l’assoluta gratuità. Se un’attività è gratificante per chi la pratica ma ha un fine particolare non può essere detta gioco: il fine del gioco è null’altro che se stesso.
In base al livello di strutturazione possiamo distinguere tre tipi di gioco:
 Il puro divertimento (attivita' di improvvisazione motoria, verbale o mentale, con elevato carattere di gioiosita' e strutturazione quasi nulla);
 Il trastullo (attività di finzione, con regole informali, improvvisate, che richiede una continua invenzione);
 Il gioco vero e proprio (attività strutturata secondo regole formali, comporta lo svolgimento di un
compito finalizzato olla competizione secondo schemi codificati. Lo sport autentico appartiene a questa
classe);
Il gioco può svolgere alcune importanti e positive funzioni nel sistema sociale:
1. L’innovazione che consiste nell’esplorare in modo simulato comportamenti nuovi che ampliano le possibilità di relazione della vita quotidiana;
2. La comunicazione che mette in relazione l’individuo con la realtà delle norme
sociali consentendo sia la conservazione che l’innovazione;
3. La liberazione della fantasia che consente di andare oltre ciò che è dettato
dall’utilità e dalla finalità biologica;
4. La ricerca della felicità che è la funzione centrale. Nel gioco ognuno può sperimentare la possibilità reale della felicità;
5. Il dare stabilità ai sistemi di relazione tra le persone: il gioco, infatti, fornisce propri schemi di relazione che permettono di interrompere l’accumularsi delle
tensioni quotidiane tra le persone prossime.
Tra i giochi veri e propri rientra lo sport autentico che ha alcune caratteristiche particolari: si esplica prevalentemente attraverso la destrezza e lo sforzo fisico all’interno di un elevato livello di competitività.
Lo sport normalmente praticato a vari livelli si allontana, invece, dal mondo
del gioco integrandosi con il mondo del lavoro e dell’economia, esso perde in
tal modo valenza educativa, libertà, felicità e gratuità.
Attraverso l’attività ludico-sportiva l’animatore può perseguire alcuni importanti obiettivi educativi.
1. Contribuisce alla crescita della conoscenza di sé permettendo di prendere coscienza delle proprie possibilità e limiti e della integrazione psiche-corpo;
2. favorisce la partecipazione al sociale;
3. consente l’apertura al trascendente all’interno della scoperta del limite e dell’esperienza di scacco e fallimento.
Giochi di Animazione
Il gioco è importante per i ragazzi…
Il gioco è un’attività fondamentale,
indispensabile
per la crescita e lo sviluppo del ragazzo:
 nel gioco il ragazzo prende coscienza del proprio corpo,
dei propri limiti e delle proprie possibilità, anche le più
nascoste;
 in un clima di trasparenza il ragazzo “tira fuori” la sua vera personalità, ciò
che veramente è (“nel gioco si conoscono i ragazzi”, diceva Don Bosco), libera
tutte le sue passioni;
 attraverso il gioco costruisce rapporti con coetanei, impara a stare con gli altri,
assume liberamente un ruolo di rispetto nei confronti del gruppo di cui fa parte.
Il gioco è educazione:
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per il ragazzo il gioco è vita: come vive il gioco così si atteggia di fronte alla vita (occorre allora insegnargli a giocare bene);
attraverso il gioco il ragazzo fa suoi i grandi ideali della vita: la lealtà, la generosità, l’onestà, ecc.; accresce lo spirito di sacrificio, lo spirito di squadra, il gusto dell’impegno, la capacità di iniziativa, l’assunzione del rischio;
il gioco favorisce lo sviluppo della fantasia, della creatività, dell’espressone,
della comunicazione del ragazzo;
il gioco non è un “riempitivo” della giornata. Va quindi ben preparato ed organizzato. Davanti alla serietà dell’organizzazione il ragazzo prenderà con impegno e partecipazione l’attività;
il ragazzo che non gioca avrà certamente più difficoltà nella vita e meno mezzi
per superarle.
Il gioco è l’animatore.
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il gioco dei ragazzi richiede sempre la presenza di un educatore attento, sensibile, intraprendente, dinamico,, entusiasta, amico su misura, che riprenda cura della crescita dei ragazzi, non solo del loro svago;
l’educatore, animatore, se vorrà far acquisire al ragazzo il suo messaggio, dovrà usare il più possibile il gioco. Il ragazzo percepisce ciò che passa attraverso
l’esperienza sensibile;
il gioco è un mezzo indispensabile, il primo, per instaurare un rapporto di amicizia veloce e spontaneo, premessa per passare ad altre tappe di formazione;
condividere con i ragazzi il gioco aiuta ad essere considerati “amici” e non maestri, è amare ciò che loro amano, è abbassarsi al loro livello per farli sentire
importanti;
il gioco è un’opportunità efficace per avvicinarli e dir loro una parolina da amici, avvisarli, consigliarli e correggerli amorevolmente;
è importante trovare scoprire giochi adatti all’età dei ragazzi.
1° step: Come preparare un gioco:
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Non arrivare mai all’ultimo tempo e improvvisare il gioco: sarebbe un fiasco assicurato.
Non lasciare scegliere il gioco ai ragazzi: sceglierebbero sempre e solo il calcio o altri pochi
giochi.
Pensa ai ragazzi a cui è diretto il gioco: età, temperamento, gruppo misto, numero, nervosismo, stanchezza…pensa al luogo in cui si svolge il gioco: cortile, prato, bosco, spiaggia…
pensa alla finalità del gioco: collaborare, sviluppare le capacità del singolo, partecipazione
di tutti, interessi.
È importante provare il gioco prima di proporlo ai ragazzi, ed essere ben sicuri delle regole
da comunicare ai partecipanti.
Avere tutto il materiale ben disposto prima… non creare intervalli che distoglierebbero attenzione e clima, magari facendo costruire il materiale stesso ai ragazzi.
Variare molto i giochi, avendo cura di no presentare giochi simili.
E i giochi ad eliminazione? Quali soluzioni per coinvolgere gli eliminati?
Accentuare lo spettacolo: inserire il gioco in una storia, creando un’ambientazione fantastica,
preparare con cura le scenografie, trucchi, maschere, colonne sonore… animare il gioco.
Ricordarsi che nel gioco si è educatori e quindi are attenzione anche alle più piccole cose.
2° step: Come spiegare un gioco:
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Far sedere i ragazzi possibilmente vicino al luogo i cui si giocherà.
 Lanciare il titolo
 Iniziare la spiegazione seguendo questi passaggi:
*Evidenziare subito lo scopo del gioco e dire le regole partendo dalle più importanti
*Far vedere il campo di gioco e la disposizione delle squadre, dal vivo o utilizzando un cartellone
*Utilizzare il minor tempo possibile, per evitare di stancare o innervosire i ragazzi.
*Presentare in modo entusiasmante e con fantasia.
*Utilizzare solo parole semplici e facilmente comprensibili
*Badare di avere attenzione da parte di tutti, rivolgendosi a coloro che tendono a distrarsi.
*Non lasciare la possibilità delle domande se non dopo aver concluso la spiegazione.
*Indicare chiaramente il tempo di gioco (soprattutto se si tratta di un gioco a tempo).
*Fare sempre una prova al termine della quale si possono aggiungere delle regole accessorie per
correggere eventuali errori.
3° step: Come gestire un gioco:
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Date il “via” sapendo che da questo punto in poi non potete aggiungere altre regole.
Abbiate ben chiaro lo svolgimento del gioco in modo da risolvere le contestazioni con rapidità, sulla base di criteri sempre uguali per tutti.
Pretendere il rispetto delle regole come spiegate, non accettate ritardi, volgarità, grossolanità, slealtà.
Possono esserci più arbitri, ma in caso di contestazioni, uno solo sarà l’ultimo arbitro responsabile.
Abituate i ragazzi a non discutere durante il gioco.
Massima attenzione al gioco, non farsi distrarre da altri animatori o da piccoli fatti.
Estrema imparzialità: i ragazzi lo notano subito.
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Niente battibecchi in campo tra gli animatori (si discute con calma, dopo).
Gli animatori non impegnati nell’arbitraggio devono essere dentro le squadre per animare,
incoraggiare, far giocare i ragazzi e non per divertirsi. Occorre non lasciarsi trasportare
dall’agonismo, essere sempre d’accordo con l’arbitro, essere una presenza educativa.
Responsabilizzare i ragazzi più grandi come capisquadra.
Al termine del gioco recuperare gli arrabbiati, aiutarli a scoprire i perché.
Interrompere il gioco al momento giusto, lasciando il desiderio di rigiocarci.
A conclusione del gioco è importante proclamare con chiarezza i risultati e i vincitori nel giusto modo.
4° step: Come arbitrare un gioco
Tra le occupazioni di ogni animatore, c’è quella di arbitrare (quindi è
qualcosa dal quale non tirarsi indietro...un conto è non conoscere le
regole di uno sport...un conto e non volere “avere guai”). Essere un
buon arbitro è un’arte e come tutte le arti va appresa con tanta pazienza. L’ideale sarebbe che l’arbitro non debba mai intervenire e che
i giocatori stessi amministrino tra loro la giustizia e il rispetto delle
regole. Ma, come avviene per gli adulti, è facile che la foga del divertimento “ecciti la passionalità e allenti il controllo sulle reazioni istintive”. Occorre quindi arbitrare con sorridente indulgenza: ma non basta.
Ecco a voi quattro regole semplici e collaudate:
NON ADIRATEVI MAI, PER NESSUNA RAGIONE_facile a dirlo, ma difficile a farlo. I ragazzi sembrano conoscano i trucchi segreti per portare all’esasperazione l’adulto
più controllato, per strappare grida impazienti a chi parla sempre sottovoce… Quando i ragazzi si
divertono, mettono in azione arroganza, indipendenza, prepotenza: sono reazioni naturali. Dimenticano il rispetto per il più grande, hanno l’impressone che il mondo sia loro. In pratica si verifica una specie di sfida: se riesce a far perdere il controllo all’animatore ha dimostrato la sua superiorità. L’autorità è dominio di sé, calma, controllo: la calma fredda “intimorisce” e suscita la
coscienza di comportarsi scioccamente.
NON LASCIATE TRAPELARE LE VOSTRE INCERTEZZE_se lasciate trapelare incertezza, dimostrate o la poca importanza che date all’attività o la vostra impreparazione. La tensione e l’impegno calano, i ragazzi diventano nervosi e la situazione può divenire incontrollabile. Questo imprevisto va risolto il più presto possibile, fingendo che la
decisione sia cosa naturale, anzi, prevista.
NON PRETENDETE DI AVERE SEMPRE RAGIONE_spesso l’arbitro sbaglia
e anche voi potete commettere degli errori: pur non avendo visto bene, si è costretti a decidere velocemente e senza ripensamenti… e spesso la decisione può essere sbagliata. Ve ne
accorgerete al termine della partita, quando ci sarà il tempo della spiegazione con i ragazzi:
in questo caso sarebbe imperdonabile non ammettere il proprio torto, magari urlando che
siete voi a comandare o minacciando punizioni.
NON TRANSIGERE_è il più duro dei compiti: non perdonate troppo spesso. Non lo fate
per il vostro piacere, ma per il bene dei ragazzi. Gli altri giocatori hanno diritto di essere protetti
da coloro che giocano scorrettamente e disturbano lo svolgimento delle attività. Voi avete il dovere di essere giusti prima che clementi. Non transigere ha anche un altro vantaggio: i ragazzi capiscono immediatamente lo stile dell’animatore ed accettano la sua fermezza. Egli difende i loro
interessi.
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