L`ultima lezione di Benedetto XVI «Resterò nascosto al mondo»
by user
Comments
Transcript
L`ultima lezione di Benedetto XVI «Resterò nascosto al mondo»
10 Primo Piano Venerdì 15 Febbraio 2013 Corriere della Sera La scelta del Papa ❜❜ Speriamo che il Signore ci aiuti. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: vince il Signore L’ultima lezione di Benedetto XVI «Resterò nascosto al mondo» «A di ALDO CAZZULLO desso mi ritiro, ma nella preghiera sarò sempre vicino a tutti voi. E sono sicuro che anche tutti voi sarete vicini a me, anche se per il mondo rimango nascosto…». Come se nel mondo moderno fosse davvero possibile nascondersi, come se la solitudine morale in cui il Papa è stato lasciato potesse diventare solitudine fisica. I parroci romani si commuovono all’idea che il loro vescovo si sottragga per sempre alla loro vista già da vivo, gridano «viva il Papa!», lo applaudono, gli fanno ampi gesti di saluto, combattuti tra l’affetto per il Pontefice e il disorientamento per il sovrano che abdica. Lui capisce il loro turbamento, e per tranquillizzarli improvvisa, parlando a braccio, un aneddoto; come farebbe un padre che racconta ai figli una storia all’inizio paurosa ma dal finale lieto. «Il cardinale di Colonia, Frings, mi commissionò un testo — allora Ratzinger parla a braccio: «Adesso mi ritiro, ma nella preghiera sarò sempre vicino a tutti voi» ero il più giovane professore dell’università di Bonn — da portare a un convegno a Genova, organizzato dal cardinale Siri. Titolo: “Il Concilio e il mondo del pensiero moderno”. Frings lo lesse così come io l’avevo scritto. Poco tempo dopo, papa Giovanni lo mandò a chiamare. Lui era pieno di timore di aver detto qualcosa di falso e di essere interpellato per un rimprovero…». Qui la platea dei parroci è pervasa da un fremito di terrore pensando alla severità di Siri e all’idea che potesse aver segnalato al Papa le eresie del giovane teologo. «Il cardinale Frings temeva che il Papa volesse togliergli la porpora. Così, mentre il suo segretario lo vestiva per l’udienza, disse: “Forse è l’ultima volta che porto questa roba…”». Ora i parroci scoppiano a ridere, e Benedetto XVI li guarda con un sorriso complice. «Poi Frings entra, papa Giovanni gli va incontro, lo abbraccia e dice: “Eminenza, grazie! Lei ha detto cose che io volevo dire, ma non avevo trovato le parole”. Così il cardinale mi invitò ad andare con lui al Concilio…». Ora i parroci applaudono con il volto rigato di lacrime. Dice proprio così, Benedetto XVI: «Per il mondo rimango nascosto». Vorrebbe scomparire alla vista, sottrarsi alla vita pubblica. È un’espressione che provoca sgomento tra gli arcipreti delle grandi basiliche e i curati delle periferie, i canonici che vegliano il corpo di Sant’Agnese e i preti di borgata. Per loro Ratzinger non è solo il Pontefice, è anche il vescovo, e più in generale la sola autorità che molti riconoscano, nella città del Papa Re. Sono appena stati a confessarsi sulla tomba di San Pietro. E ora so- La citazione La scuola Il riferimento di Papa Benedetto XVI alla vita «nascosta» richiama le riflessioni del filosofo greco Epicuro (Samo, 341 a.C.Atene, 271 a.C.), fondatore di una delle maggiori scuole filosofiche dell’età ellenistica e romana, l’epicureismo La società Nel pensiero di Epicuro viene fondamentalmente contraddetta l’identificazione dell’uomo con il cittadino e l’amicizia è il livello più alto delle relazioni sociali La politica In questo contesto, serena è la vita appartata e la politica diventa «un inutile affanno»: l’uomo dovrà essere contento di vivere in disparte Di nascosto In greco antico l’esortazione di Epicuro è: lathe biosas, «vivi nascostamente» no qui per una lezione sul Concilio Vaticano II. Non a caso è stata preparata una cattedra, dietro cui siede il Papa, arrivato con le proprie gambe senza aiuti che non fossero il bastone. Lui all’inizio si schermisce: «Viste le mie condizioni e la mia età, non ho potuto preparare un grande, vero discorso, come ci si potrebbe aspettare. Penso piuttosto a una piccola chiacchierata sul Concilio, come io l’ho visto». In re- Confessione Il Pontefice parla del Concilio Vaticano II a una platea di parroci e arcipreti romani che si sono appena confessati sulla tomba di San Pietro altà, Ratzinger parlerà per un’ora, a braccio, ai suoi consueti altissimi livelli intellettuali, sia pure con voce flebile, per cui a un tratto deve intervenire un gentiluomo vaticano ad avvicinargli il microfono, per il sollievo dei parroci ancora combattuti ma stavolta tra il fascino dell’eloquio e la sua complessità. Si capisce benissimo che il tema a Ratzinger piace parecchio, sia perché gli ricorda la giovinezza — «eravamo così pieni di gioia all’idea che la Chiesa si confrontasse con la modernità, con i nostri amici ebrei, con una nuova liturgia…» — sia perché stimola il cimento delle intelligenze. Per cui si inoltra nel confronto tra le diverse interpretazioni dell’Enciclica Mistici Corporis Christi di Pio XII, parla dell’«alleanza renana» tra vescovi francesi, tedeschi e olandesi, la collega con le posizioni della Chiesa gallicana nel precedente Concilio Vaticano I. Quando poi ricostruisce minuziosamente il dibattito tra i padri conciliari sull’ecclesiologia, i sacerdoti romani si sporgono sulla sedia e si consultano tra loro per reggere il ritmo vorticoso dei ragionamenti del Papa ottuagenario e dimissionario. C’è un punto però su cui Ratzinger è chiarissimo, a tratti anche du- L’intervista Il cardinale Vallini, vicario a Roma «Niente imbarazzi per la coabitazione La Chiesa avrà un solo Papa» CITTÀ DEL VATICANO — Per rendere omaggio a Benedetto XVI davanti ai preti romani ha scelto un passo degli Atti, l’addio struggente di San Paolo («e ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto») agli anziani di Efeso prima di imbarcarsi verso Gerusalemme, «non mi sono mai tirato indietro». Il cardinale Agostino Vallini, 72 anni, è il vicario del Papa per la L’appello «Anche noi uomini di Chiesa non dobbiamo essere sordi all’invito alla conversione» Primo Piano 11 Corriere della Sera Venerdì 15 Febbraio 2013 ❜❜ Il mondo ha percepito il Concilio tramite i media. Quindi il Concilio che è arrivato alla gente è stato quello dei giornali, non quello dei padri. E mentre i padri si muovevano all’interno della fede, i giornalisti si muovevano all’interno delle categorie politiche In attesa La lunga fila formata davanti alla Basilica di San Pietro dai religiosi che aspettano l’udienza speciale di papa Benedetto XVI (Reuters/ Alessandro Bianchi) ro. I Concili sono stati due: quello della Chiesa, e quello dei media; quello reale, e quello virtuale. Purtroppo «il mondo ha percepito il Concilio tramite i media. Quindi il Concilio che è arrivato alla gente è stato quello dei giornali, non quello dei padri. E mentre i padri si muovevano all’interno della fede, i giornalisti si muovevano all’interno delle categorie politiche», destra e sinistra, conservatori e progressisti, Applauso Alla fine l’applauso che chiude la «piccola chiacchierata» è interminabile. E stavolta il Papa se lo gusta tutto, senza interromperlo Saluto Benedetto XVI, accompagnato dal cardinale Agostino Vallini, lascia l’aula Paolo VI al termine dell’incontro con i parroci (Donatella Giagnori/Eidon) diocesi di Roma, e come tale resterà in carica anche quando a marzo sarà iniziata la «sede vacante» ed entrerà in conclave. Ha accompagnato il pontefice in Sala Nervi, gli ha parlato a lungo, alla fine aveva la voce incrinata dalla commozione. Altro che perdita di sacralità nella figura del Papa, dice ora il cardinale. Come l’Apostolo, Benedetto XVI non si è mai tirato indietro: «La sacralità sta proprio nel ragionamento che lo ha portato alla rinuncia...». Eminenza, diceva che il Papa ha offerto «insegnamento di come si ama e si serve Cristo e la Chiesa». Lei come ha accolto e interpreta la «rinuncia» di Benedetto XVI? «Ero presente al concistoro, lunedì, quando il Santo Padre ha comunicato la decisione di rinunciare al pontificato. Ho accolto la notizia con grande stupore e profonda commozione. Poi col passare delle ore si è fatta strada in me una lettura di fede di un evento assolutamente inimmaginabile, almeno per la Chiesa dei tem- pi moderni. E la lettura di fede è stata facilitata e sostenuta dalla motivazione che ci ha dato il Papa stesso, cioè di aver "ripetutamente" maturato la grave decisione nella sua coscienza davanti a Dio per il bene della Chiesa». Cambierà qualcosa per la Chiesa? «Non crederei, se ci poniamo tutti nella prospettiva di fede, appunto. Anzi, faremo tesoro di una grande lezione di vita. A ben vedere, con il suo gesto il Papa ci ha insegnato come si ama e si serve Cristo e la Chiesa». C’è chi teme, anche in Vaticano, che questa decisione rappresenti un vulnus alla figura del Pontefice. È così? «Bisogna intendersi sul valore che diamo al ministero del Papa. Forse a una visione superficiale può apparire che venga meno qualcosa, perché si era abituati a concepire il servizio del Papa quasi come lontano dalle condizioni comuni di tutti gli uomini. Ma Benedetto XVI, con semplicità disarmante, ci ha messo davanti a una verità: la gravità del servi- «come se fosse in corso una lotta di potere tra correnti». Il fraintendimento ha causato «banalizzazione della liturgia, riduzione della Scrittura a libro storico, monasteri chiusi, seminari vuoti». Però «la forza reale del Concilio man mano sempre più si realizza e diventa vera riforma, vero rinnovamento della Chiesa». Secondo Benedetto XVI non occorre oggi un altro Concilio, ma una corretta interpretazione e applicazione di quello chiuso aperto cinquant’anni fa. «Speriamo che il Signore ci aiuti. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: vince il Signore». Alla fine l’applauso che chiude la «piccola chiacchierata» è interminabile. E stavolta il Papa se lo gusta tutto, senza interromperlo come aveva fatto l’altro ieri a San Pietro. I parroci lo fotografano con ogni mezzo disponibile, compresi iPhone e iPad. Il vicario di Roma Vallini si inginocchia a baciargli l’anello per l’ultima volta; domani toccherà a Bagnasco e ai vescovi liguri, sabato a Scola e a quelli lombardi. Il Papa ringrazia con gesti e sorrisi brevi. Poi chiude l’udienza con il canto del Padre Nostro. In latino, naturalmente. © RIPRODUZIONE RISERVATA ❜❜ Il gesto di Benedetto XVI è una grande lezione di vita. Ci ha insegnato come si ama e si serve la Chiesa La Banca vaticana In lizza il belga De Corte e il tedesco von Freyberg È il giorno dello Ior Scelta tra due candidati ROMA — Un cinquantenne tedesco, membro dei Cavalieri di Malta, alla guida dello Ior? Oggi dovrebbe essere il giorno della «rivoluzione» alla cosiddetta Banca vaticana. Si riunisce il rinnovato consiglio di sovrintendenza, cioè, il board, il consiglio di amministrazione, e poi sarà la volta della Commissione cardinalizia di sorveglianza che formalizzerà la nomina del nuovo presidente. Il belga Bernard De Corte entra nel consiglio che così è stato integrato del posto vacante dalla fine del maggio scorso dopo l’uscita di scena dell’allora presidente Gotti Tedeschi. Nel cda della Banca vaticana entra anche il Sfiduciato Gotti Tedeschi, ultimo presidente dello Ior, sfiduciato nel maggio 2012. Forse oggi il suo successore cinquantenne tedesco Ernst von Freyberg, al posto dell’attuale vicepresidente reggente, l’anziano Ronaldo Hermann Schmitz, che proveniva da Deutsche Bank. De Corte era accreditato ad assumere la carica di presidente, anche se poi il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha invitato i media alla cautela. Mentre ieri cominciava a circolare questa notizia Lombardi ha detto chiaramente: «A me non risulta». «Non confermo, ci sarà un comunicato ufficiale». «Ho già detto che saranno date le informazioni a tempo debito». Così in serata ha preso forza l’ipotesi che il nome del nuovo presidente dello Ior sarebbe quello del barone von Freyberg, appartenente ai Cavalieri di Malta. Un avvocato di robusta formazione finanziaria. Ernst von Freyberg è cofondatore e direttore zio petrino richiede notevoli energie fisiche e quando diminuiscono, per l’avanzare dell’età, il Papa non può venir meno al mandato che ha ricevuto da Cristo. La sacralità sta proprio in questo modo di ragionare. Siamo stati messi davanti a una visione di grande portata per oggi e per il futuro. Condivido l’opinione di chi ha detto che si è trattato di "un atto di alto magistero spirituale"». Il fatto che in Vaticano possano coabitare «due Papi», come già si dice popolarmente — in realtà il Papa e il suo predecessore — potrà creare imbarazzo? «No, assolutamente. Anzitutto non ci saranno due Papi, appunto, ma uno soltanto, il successore di Benedetto XVI. E chi conosce il Santo Padre può giurare che non vi sarà alcun problema di coabitazione. Anche ai sacerdoti di Roma ha ripetuto che il suo ministero sarà soltanto quello della preghiera, che gioverà non poco al suo successore e al bene della Chiesa». esecutivo di DC Advisory Partners GmbH. Ha diretto la Three Cities Research, Inc., compagnia di investimento parte of the Bemberg Group, a New York e a Londra dall’1988 al 1991, prima di essere cofondatore di DC Advisory Partners. Componente di molti consigli di sorveglianza compresi la Deutsche Malteser gGmbH, Flossbach & von Storch AG and Magirus AG. Lombardi, in ogni caso, ha annunciato che «se i cardinali avranno qualcosa di importante da dirci ce lo diranno prima di lunedì». Visto che la Curia romana è impegnata da domenica e per una settimana negli esercizi spirituali per la Quaresima. Restano nel consiglio il notaio Antonio Maria Marocco, presidente del consiglio di indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (un altro accreditato per la presidenza), Carl Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, e Manuel Soto Serrano del Banco Santander. Bernard De Corte si può considerare un banchiere «invisibile» dal momento che ha profilo molto discreto, tanto da comparire a malapena su Internet. L’ultima sua carica nota è quella di membro indipendente, fino al 2011, della società d’investimenti belga Wereldhave Belgium, specializzata nel «real estate», e con un portafoglio d’investimenti che, al 30 settembre scorso, valeva mezzo miliardo di euro. La nomina del nuovo presidente dello Ior sarà di fatto l’ultima nomina di Joseph Ratzinger. In Vaticano spiegano che «le decisioni sulla Banca vaticana erano strettamente necessarie». Il Papa, dunque, le ha avvallate perché «da tempo erano in preparazione gli assetti che verranno ratificati in queste ore e perché la vacatio della presidenza dello Ior durava da oltre otto mesi. C’era bisogno e in fretta di uno Ior di nuovo pienamente operativo». Spesso si cerca di analizzare o addirittura prevedere il conclave in base a considerazioni geopolitiche, a «schieramenti» e così via. A cosa guardano, anzitutto, i cardinali nella Cappella Sistina? «Non ritengo che queste "strategie" guideranno i cardinali elettori nella scelta del nuovo Papa. Essi, consapevoli della grave responsabilità che hanno, chiederanno anzitutto allo Spirito Santo, nella preghiera, di illuminarli; e poi, certo, si scambieranno riflessioni e opinioni, avendo a cuore di eleggere colui che crederanno possa meglio servire la Chiesa in questa complessa e difficile stagione della storia del mondo. Giovandosi naturalmente anche del ricco magistero di Benedetto XVI». Il senso delle tentazioni che subisce Gesù nel deserto, ha detto mer- M. Antonietta Calabrò © RIPRODUZIONE RISERVATA coledì il Papa, è «la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e il proprio successo». È un pericolo che corre anche la Chiesa? «Certamente, tutti i cristiani, e dunque anche noi uomini di Chiesa, siamo esposti alle tentazioni mondane. Per questo il cammino quaresima- 598 Gli anni trascorsi dalle ultime dimissioni di un Papa (Gregorio XII, 1415) le è un forte invito alla conversione, a "ritornare a Dio con tutto il cuore", come ci dice la liturgia, accogliendo la grazia che ci fa uomini nuovi, partecipando alla vita stessa di Cristo e impegnandoci a vivere il Vangelo. Non dobbiamo essere sordi a questo appello». Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Primo Piano Venerdì 15 Febbraio 2013 Corriere della Sera La scelta del Papa Gli scenari «C’è sconcerto tra i fedeli Ma il suo è un atto spirituale» Riccardi: non crea precedenti sui limiti di età nel papato ROMA — Andrea Riccardi, qui la interpelliamo non certo come ministro uscente ma come storico della Chiesa Cattolica. Le dimissioni di Benedetto XVI cambiano la storia del papato. Si è parlato di «umanizzazione» della figura del Pontefice, addirittura di fine di un simbolo. E come si colloca questo episodio nella storia del cattolicesimo? «Un fatto eccezionale, perché tutti i Papi sono morti sulla cattedra di Pietro. Per Giovanni Paolo II, la malattia e la morte hanno assunto il valore della testimonianza. Da qui lo stupore, talvolta la sconcerto dei fedeli. Si sono chiesti: c’è qualcosa di tanto grosso che il Papa non riesce ad affrontare? La realtà mi sembra un’altra. Papa Ratzinger ha puntato sul "governo spirituale" con il suo insegnamento, più che sulla sua testimonianza personale. Ora sente di non avere più le forze personali per continuare a insegnare ovunque, mentre ha già comunicato il suo messaggio. Per lui testimonianza non è resistere malgrado la malattia, ma ritirarsi non essendo più protagonista». Tutto questo non rischia di essere una sconfitta per la Chiesa? «Alcuni vi vedono un segno di declino. Altri esaltano Ratzinger come il puro che si è sottratto a una Chiesa "impura". Spesso sono gli stessi che, anni fa, lo dipingevano come un inquisitore che l’avrebbe ridotta a un carcere. La Chiesa ha tante sfide dinanzi. Meno gravi di quelle della Seconda guerra mondiale o del comunismo. La condizione della Chiesa è però sempre "agonica", cioè di lotta nella storia. E' il campo del nuovo Papa, mentre ci si addentra nel secolo globalizzato, davvero nuovo per gli uomini del Novecento. Questo precedente vincolerà i successori, anche solo moralmente, a compiere la stessa scelta? «La scelta di Ratzinger non è in contraddizione con la tradizione dei Papi che muoiono sul soglio pontificio. Ma è l'eccezione di un "Papa spiri- tuale". Bisogna andare molto indietro nel tempo, alla rinuncia di Celestino V, morto nel 1296, che Dante giudicò frutto di viltà. In realtà la Chiesa l’ha canonizzato come santo e Benedetto XVI ha visitato la sua tomba. Un’eccezione spirituale, non una contraddizione. Non mi sembra anche che si inauguri l’introduzione dei limiti di età nel papato. Non è ❜❜ La solitudine? Le connessioni tra le parti della Chiesa e il Papa andrebbero rafforzate la modernità che entra nella Chiesa. L'adeguamento alla modernità non è regola del vivere nella Chiesa cattolica. Piaccia o non piaccia, è la realtà. Benedetto XVI assicura che rimarrà «nascosto al mondo». Ma come vivrà la Chiesa con un ex Pontefice in vita? «Come prima. Joseph Ratzinger non è malato di protagonismo, come si vede con le dimissioni. Pensa che nella Chiesa ci sia qualcuno migliore e più in forze di lui per guidarla. Non sarà un Papa-ombra: non è nel suo carattere rispettoso delle responsabilità altrui. Non avremo un Papa in carica accanto a un Papa emerito». Nella base dei fedeli c'è sconcerto e smarrimento. Basterà l'arrivo di un nuovo Pontefice a rassicurare il cattolicesimo? «Lo sconcerto c’è. Ci fu, per motivi diversi, anche alla morte di Wojtyla, per molti, l’unico Papa pensabile dopo 27 anni. Fu scelto Ratzinger che gli era vicino. Non si fece un salto di generazione. Presto invece ci sarà un Papa di un'altra generazione, che non ha conosciuto la Guerra mon- L’attesa Un parroco arriva nell’aula Paolo VI per l’incontro del Papa con il clero romano (Afp / Bouys) diale. Ratzinger e Wojtyla vissero il Concilio da protagonisti. Il nuovo Papa sarà un figlio del Concilio. Un’altra storia. Tuttavia il Vaticano II resta un riferimento decisivo. Si vede ora come ci voglia tempo per recepirlo. Il mondo è cambiato, non è più quello della guerra fredda, ma è divenuto globale nell’economia e nei modelli antropologici e culturali». Attuare il Concilio signifi- ❜❜ Ci sarà un salto di generazione, non un Papa protagonista del Concilio, ma figlio del Concilio ca trovare nuove forme di governo? «Giovanni Paolo II moltiplicò i viaggi e i contatti personali. Benedetto XVI, anche anziano, ha tenuto fede all'impegno di viaggiare. Mi chiedo se il contatto "carismatico" (che Giovanni Paolo II ha avuto con tutti) non debba diventare una forma di comunione più stretta». Ma il Papa è «solo»? Non ha pesato la solitudine sulla scelta di Benedetto XVI? Primo Piano 13 Corriere della Sera Venerdì 15 Febbraio 2013 La fine del pontificato Celestino V e Gregorio XII tornarono al loro nome La nuova vita di Joseph vescovo emerito di Roma Il titolo dopo le dimissioni. Vestirà da cardinale ROMA — Come vestirà e come sarà chiamato Papa Benedetto dopo la cessazione del pontificato, alle ore 20 del 28 febbraio? Probabilmente tornerà cardinale e sarà chiamato «eminenza» e vestirà la porpora, cioè da cardinale qual era prima dell’elezione a Papa. Forse anche riprenderà lo stemma, l’anello e la croce pettorale che aveva allora. Questo possiamo ipotizzare sulla base dei precedenti che però sono lontani nel tempo: l’ultimo Papa «rinunciatario» è Gregorio XII che abdicò — come si diceva allora — nel 1415. Al momento la questione «è allo studio». Il monastero Anche il segretario don Georg andrà a vivere nello stesso monastero «C’è un aspetto di "solitudine" nel ministero papale, tanto che Paolo VI disse di sentirsi solo come la Madonnina sulla guglia del Duomo di Milano. Giovanni Paolo I ha sofferto la solitudine. Senza togliere nulla alla responsabilità personale del Papa, forse bisognerebbe rafforzare le connessioni tra le parti della Chiesa cattolica e il Papa. Nel mondo globale i messaggi, con tutta la loro ambiguità, corrono veloci, ma bisogna anche avvicinare gli uomini, ascoltarli e essere ascoltati. Si debbono rinnovare le strutture? Non come nella Seconda Repubblica italiana, quando si è creduto che cambiare le regole fosse cambiare la politica. Certo ci sono ponti e connessioni da creare. Ma la Chiesa sa, nella sua saggezza, che bisogna rinnovare le mentalità e i cuori. È un discorso sulla fede e sulla qualità umana dei pastori e dei cristiani, che è la grande questione. A questo livello il messaggio di papa Ratzinger darà frutti nel tempo». Questa è l’ultima risposta data l’altro ieri da padre Lombardi ai giornalisti che l’interrogavano sul «titolo» che spetterà all’ex Papa: «Non sappiamo quale sarà. La questione ha aspetti giuridici su cui si deve riflettere, ed è stato ovviamente coinvolto il Papa stesso». «Come lo dovremo appellare?» aveva chiesto il giornalista: ovviamente ci si riferisce al titolo ufficiale, non a quelli che potranno essere usati nella conversazione privata o nel nominarlo — poniamo — durante un’omelia in una qualsiasi chiesa domenica 3 marzo: la prima nella quale non sarà più Papa. Il prete magari dirà: «Preghiamo per Benedetto XVI che ora si è ritirato nel silenzio», o «per il Papa che si è dimesso»; e andrà benissimo. Ma supponiamo che il successore lo inviti — ormai sappiamo che tutto è possibile sotto la Cupola di San Pietro — ad assistere al suo discorso ai cardinali nella Cappella Sistina, all’indomani dell’elezione e gli rivolga un saluto. Di certo non potrà dire «abbiamo qui con noi Sua Santità Benedetto XVI». E Paolo Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA Ma quel che ci interessa è che la lapide lo chiama Pietro: Celestino infatti, pronunciata in Castelnuovo a Napoli nel 1294 l’abdicazione, riprese il nome che aveva nell’eremo. Egli era solo un eremita prete, non era cardinale e con il nome di Pietro da Morrone sarà proclamato santo da Clemente V ad Avignone nel 1313. Cardinale era invece all’elezione — e «legato della Marca di Ancona» — Gregorio XII che cardinale tornò dopo l’abdicazione, riprendendo il ruolo di «legato della Marca». Anche qui ci è d’aiuto la lapide che è sulla sua tomba, nella cattedrale di Recanati, dove morì: «Quest’urna racchiude il supremo principe della Chiesa Gregorio XII (…) che la Marca riconosce come suo pastore per due volte cardinale» («cardine bis sacro» nel testo latino). È dunque verosimile che anche Joseph Ratzinger sarà «per due volte cardinale» ed è probabile che il suo «titolo» completo sia: «Cardinale Joseph Ratzinger vescovo emerito di Roma». Questa infatti è la dicitura con cui vengono indicati i vescovi dopo che hanno lasciato la loro «sede»: per esempio oggi il cardinale Tettamanzi è «arcivescovo emerito di Milano». Vedremo che cosa inventeranno i canonisti e i cerimonieri per le vesti e i Segretario Georg Gänswein (Ap / Tarantino) titoli e lo stemma. È invece deciso che Ratzinger saS u q u e l l a d i C e l e s t i n o V rà «accompagnato» a Castel Gan(1209-1296), che è sepolto al- dolfo nel periodo della Sede Vacanl’Aquila nella Basilica di Collemag- te e poi nel Monastero che è nei gio, è scritto: «È riposto in questa Giardini Vaticani sia da don Getomba Pietro che nel papato ebbe org, l’attuale segretario personale, nome Celestino». Si tratta di un te- sia dalle quattro «memores» (consto fortemente polemico contro i sacrate cielline) che si sono occu«sommi onori» del pontificato che pate di lui in questi otto anni. Luigi Accattoli furono «disprezzati e deposti» dalwww.luigiaccattoli.it l’eremita di «vita illibata» che «solo per la sua virtù» era stato eletto. © RIPRODUZIONE RISERVATA] come sarà collocato e «appellato» nell’Annuario Pontificio 2014? O infine: che scriveranno un giorno sulla sua tomba? È proprio l’inopportuna domanda sulla tomba che suggerisce una risposta in base ai precedenti: e quella dei precedenti è la regola aurea di ogni decisione vaticana. Stando alla storia, il Papa dimissionario dovrebbe riprendere il «nome» che aveva prima dell’elezione. Così almeno risulta dalle lapidi delle tombe dei due «vescovi di Roma» che «rinunciarono» al papato da quando i Papi vengono eletti in Conclave (1241). Le interpretazioni Per il biblista Armellini «è l’ora del rinnovamento, sulla linea del cardinal Martini». Il teologo Gennari: «Ripartire dal Concilio» Perché ha voluto dire addio in Quaresima Il Pontefice ha scelto il tempo del lutto per avviare la «Resurrezione» della Chiesa ROMA — Esiste una possibile lettura delle dimissioni di Benedetto XVI legata al tempo liturgico e che può contenere un messaggio connesso alle parole del Papa sulla Chiesa con il «volto deturpato» dalle rivalità, dalle divisioni, dagli individualismi. L’addio del Pontefice al soglio pontificio sembra studiato con cura. L’annuncio pochi giorni prima della Quaresima, cioè il tempo non solo del digiuno, dell’espiazione, del lutto ma del profondo cambiamento: richiami perfetti per la crisi dell’universo ecclesiale denunciata da Benedetto XVI. Un Conclave quindi convocato in tale tempo, perciò maggiormente dedicato al silenzio e al mutamento, alla riflessione su quanto è accaduto nel cuore della Chiesa (ed è stato sottolineato da Ratzinger). Infine l’elezione di un nuovo Papa che, chiunque sarà, celebrerà una Pasqua di Resurrezione il 31 marzo che potrebbe davvero indicare al mondo una Chiesa «rinata» dopo i quaranta giorni di contrizione (un periodo che ricorre nella Bibbia: i quaranta giorni di Gesù nel deserto, di Mosè sul Sinai, del Diluvio universale, episodi di radicali metamorfosi). Dice per esempio il sacerdote missionario dehoniano Fernando Armellini, biblista che ha insegnato a lungo in Africa e ha quindi il polso della «Chiesa lontana» (almeno nella percezione dell’Europa): «È una lettura certamente vicina alle istanze di quella Chiesa cattolica più vicina e attenta alla Parola di Dio, più matura e consapevole, che magari segue i corsi biblici e la lectio divina». Cosa chiede questa base cattolica? «Sicuramente l’urgenza di un rinnovamento, di una rinascita della Chiesa. Proprio Benedetto XVI ha avuto parole dure sulla realtà ecclesiale e sugli scandali che la attraversano. Quindi la lettura delle dimissioni del Papa collegate alla Quaresima e alla successiva idea di Resurrezione credo sia in sintonia con la necessità dei fedeli di un autentico cambiamento, di una Chiesa più autenticamente evangelica». Questa «Resurrezione» della Chiesa con il nuovo Papa in quale linea si dovrebbe collocare? «Direi sulla linea del cardinal Carlo Maria Martini che avvertiva profondamente la necessità della rigenerazione della struttura ecclesiale che, agli occhi del mondo dei fedeli, appare ormai troppo pesante, troppo ancora medioevale nei paludamenti, in certe liturgie pompose che offuscano la semplicità di quanto avvenne nell’Ultima Cena. C’è un grande e diffuso desiderio di ritorno all’essenziale, a ciò che il Maestro consegnò ai suoi discepoli, al suo amore per il mondo e soprattutto per gli ultimi». Aggiunge don Felice Accrocca, do- cente alla facoltà di Storia ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana: «Vivere un Conclave nel tempo della Quaresima significa certamente avere ben chiare tre dimensioni. Cioè la carità, la conversione e la preghiera. Richiami forti dopo il riferimento di Benedetto XVI alle divisioni nella Chiesa». Conclude Gianni Gennari, teologo e scrittore, sacerdote fino all’apri- Le date 11 febbraio 28 febbraio 31 marzo Durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, il Papa comunica in latino la sua rinuncia al ministero petrino: «Le mie forze e l’età avanzata non sono più adatte alla mia missione» Alle ore 20 la «rinuncia» di Benedetto XVI al pontificato diventerà effettiva, nel pieno della Quaresima. E sempre in tempo di Quaresima, tra il 15 e il 19 marzo, si riunirà il Conclave per l’elezione del nuovo Papa Entro il giorno di Pasqua, secondo le previsioni, verrà eletto il nuovo Pontefice, che potrà così celebrare la Messa. E compito del Papa sarà proprio quello di guidare un profondo rinnovamento della Chiesa le 1984 quando si sposò col rito cattolico grazie alla dispensa di Giovanni Paolo II sollecitata proprio da Joseph Ratzinger («mi sento un prete romano emerito»): «Seguendo una simile ipotesi mi viene da dire che la Resurrezione col nuovo Papa dovrebbe avvenire nel segno che proprio Benedetto XVI ci ha indicato durante l’udienza di ieri al Clero Romano». A cosa si riferisce in particolare? «All’attualità estrema del Concilio Vaticano II, richiamata da Ratzinger. "Tantum aurora est", disse Giovanni XXIII, è appena l’aurora. Per applicare gli insegnamenti di un Concilio occorre tempo». Il legame tra l’addio di Benedetto XVI alla Quaresima affidando la Pasqua al nuovo Papa? «Altamente simbolico. Benedetto sa di essere riuscito a realizzare la collegialità "affettiva". Quella "effettiva" è lontana, troppo spesso la Curia romana pensa di poter decidere tutto da sola senza nemmeno coinvolgere il Papa. Ecco perché la Chiesa ha il "volto deturpato". Ora è tempo di risorgere, di costruire la Chiesa collegiale e fraterna, aperta al dialogo». P. Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA