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Il Pomeriggio (cinque) degli italiani

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Il Pomeriggio (cinque) degli italiani
Facoltà di Sociologia- curriculum Comunicazione e Cultura
Generi, Generazioni e Istituzioni della vita quotidiana
Docente: Prof.ssa Elisabetta Ruspini
Tutor: Dott.ssa Manuela Rossi
A.A. 2011/2012
Il Pomeriggio (cinque) degli italiani
Sara Di Fiore matr. 706110
[email protected]
Elena Silvestri matr. 711693
[email protected]
INDICE:
1. Introduzione ..................................................................................... 1
2. Inquadramento teorico .................................................................... 2
3. Metodologia ..................................................................................... 6
4. Storia del programma: Pomeriggio cinque ................................... 7
4.1 Nascita della trasmissione ............................................................ 7
4.1.1 Cosa dice si sé il programma? ............................................... 8
5. Analisi empirica del programma televisivo ................................... 9
5.1 Struttura del programma: inizio, intermezzo e conclusione ........... 9
5.2 Parte bislacca ............................................................................. 12
5.2.1 Questa casa non è un albergo!!! .......................................... 12
5.2.2 S.O.S. Cambio Faccia ......................................................... 14
5.3 I protagonisti .............................................................................. 16
5.3.1 Barbara D’Urso: la Regina ................................................... 16
5.3.2 Marco Ceriani: il ToyBoy ...................................................... 18
5.4 La pubblicità ............................................................................... 20
6. Conclusioni .................................................................................... 20
Bibliografia ........................................................................................ 23
1. Introduzione
Con il presente elaborato lo scopo che ci proponiamo è quello di comprendere che
tipo di stereotipi e differenze di genere sono veicolati all’interno della trasmissione
Pomeriggio cinque. A tal proposito le domande che muovono la nostra trattazione
riguardano le tipologie di donne e di uomini rappresentate all’interno del
programma.
Per fare questo abbiamo preso in esame tre puntate casuali della trasmissione e,
dal punto di vista metodologico, ci siamo avvalse della tecnica documentaria
applicata a documenti mediatici utilizzando una griglia interpretativa che
comprendeva una serie di dimensioni tese a rilevare alcune caratteristiche della
trasmissione e dei personaggi coinvolti. Inoltre, poiché trattiamo di media e, quindi
anche di immagini, abbiamo fatto riferimento alla sociologia visuale, branca della
sociologia che ritiene necessario l’utilizzo di tecniche e metodi iconici per
comprendere ed analizzare la realtà sociale ed i messaggi veicolati a livello
mediatico. Anche l’analisi del contenuto- che si occupa della relazione tra forme
linguistiche e costruzione della realtà- e l’analisi strutturale- o analisi semioticasono state fondamentali per lo studio della trasmissione televisiva (cfr. paragrafo 3).
Dal punto di vista teorico, per la nostra analisi abbiamo fatto riferimento
all’approccio costruttivista, secondo il quale la realtà è costruita socialmente
dall’interazione quotidiana degli individui che ne fanno parte (Berger, Luckmann,
1969). Nello specifico abbiamo fatto riferimento al paradigma drammaturgico di
E.Goffman, alla fenomenologia di A.Schutz, e all’etnometodologia di H.Garfinkel
(cfr. paragrafo 2).
La decisione di prendere in considerazione questo tipo di trasmissione, è dovuta al
fatto che si tratta di un programma pomeridiano che oltre ad andare in onda tutti i
giorni è anche condotto da una donna, considerata da molti la “Regina di Mediaset”:
Barbara D’Urso. È una trasmissione molto seguita che si occupa di temi di cronaca
e di attualità e che si rivolge in particolar modo al mondo delle donne e ai loro
problemi. È la tv spettacolo, che enfatizza per far salire l’audience; la tv dei
cosiddetti pity show, gli spettacoli della compassione, che inducono nello spettatore
una forte empatia per i personaggi che vede rappresentati sugli schermi televisivi e
nei quali si rispecchia (Zoja, 2009). Si parla soprattutto di giovani, per lo più donne,
spesso sono andati incontro ad una tragica morte.
1
Per tutto questo, e altro ancora, ci siamo chieste quali potessero essere gli
stereotipi e le differenze di genere prevalenti veicolate nel programma televisivo
Pomeriggio 5; si assiste ad un rinnovamento culturale o alla permanenza di
tradizionalismi? Che tipo di donne e di uomini sono rappresentati in questo
contenitore mediatico?
Dal punto di vista tecnico, data l’enorme complessità della trasmissione oggetto
d’analisi, abbiamo deciso di focalizzarci in particolar modo sullo studio di alcuni
aspetti del programma. Nel dettaglio, ci soffermeremo brevemente sul ruolo di
giornalisti donne e uomini all’interno della trasmissione e in maniera più
approfondita ci occuperemo della parte centrale del programma, quella dedicata alle
rubriche: S.O.S. Cambio Faccia e Questa casa non è un albergo!!!. Infine
dedicheremo un successivo spazio ai due protagonisti della trasmissione: Barbara
D’Urso, la conduttrice e Marco Ceriani, il ragazzo del blog.
2. Inquadramento teorico
Come abbiamo accennato nell’introduzione del nostro lavoro, l’approccio di sfondo
che guiderà la nostra analisi sarà quello costruttivista, i cui autori di riferimento sono
P.Berger e T.Luckmann. Questi studiosi a loro volta, essendo stati allievi di
A.Schutz, partono per il loro studio del mondo della vita quotidiana, dall’analisi
fenomenologica della realtà sociale.
Prima di tutto, quindi, è necessario definire cosa si intenda per vita quotidiana, e
perché questa è così importante per la sociologia.
Come Jedlowski suggerisce (2002) la vita quotidiana “ […] è il luogo in cui si
riproduce l'ordine simbolico che regola ogni interazione: è il punto di partenza da cui
è possibile investigare come la realtà sia una costruzione sociale, cioè come essa
sia il risultato di ripetuti processi di interpretazione e di azioni rispetto a cui ciascun
individuo […] ha una dose di responsabilità.”
Infatti, quando si parla di vita quotidiana, si intende quella dimensione che “[…]ha
una struttura prevalentemente ripetitiva […]. Muta per ciascuno, nel corso del
cammino biografico, e muta per tutti: la sua forma è differente in momenti diversi
della storia e in diverse culture.” (Jedlowski, 2002)
Facendo riferimento alla nostra analisi di un programma televisivo, la vita quotidiana
è l’ambito fondamentale entro cui i media si inseriscono, da una parte come oggetti
2
d’uso quotidiano e dall’altra contribuendo a costruire l’universo simbolico entro cui
siamo inseriti.
Anche la sociologia fenomenologica di Schutz ritiene che la vita di ognuno di noi sia
caratterizzata da routine, azioni abitudinarie sulle quali non ci fermiamo a riflettere,
costruiamo cioè delle tipizzazioni- qui Schutz utilizza il linguaggio di Weber,
prendendo in prestito il concetto di tipi ideali- con i quali interpretiamo il mondo. I tipi
sono delle rappresentazioni della realtà, che ci aiutano nella comprensione delle
nostre e delle altrui azioni: essi permettono l’interazione sociale. Schutz afferma che
gli uomini vivono in diversi tipi di realtà, ma la realtà per eccellenza è proprio quella
della vita quotidiana, all’interno della quale noi passiamo la maggior parte del
tempo. Al suo interno si sospende il dubbio che le cose possano essere diverse da
ciò che appaiono. Si agisce dando per scontato tutta una serie di cose seguendo
quello che viene chiamato senso comune, cioè, il pensiero dell’ovvio, è “[…] quello
che ciascuno crede che tutti gli altri credano” (Jedlowsky, 2009, p.250). Tutto ciò
porta alla conclusione che la realtà -o meglio, il modo in cui diamo senso alla realtàè una costruzione sociale, continuamente creata dalle interazioni tra individui.
Ne La realtà come costruzione sociale (1969), Berger e Luckmann, da un lato
cercano di capire come la realtà sia prodotta dagli individui come dimensione
oggettiva (oggettivazione) e dall’altro come questa realtà sia interiorizzata
soggettivamente da questi stessi individui (socializzazione). Essi arrivano alla
conclusione che la realtà è sì costruita socialmente –ricalcando in questo modo gli
insegnamenti del loro maestro- ma che questa si produce soltanto nella misura in
cui ciascuno di noi impara ad attribuirle lo stesso senso che le attribuiscono gli altri.
Questa prospettiva è per noi importante perché sono proprio –e non solo- i media
che “ […] attraverso procedure di semplificazione della complessità rendono visibili,
e dunque rafforzano, determinati comportamenti e categorie sociali, così come ne
celano o ne mettono in secondo piano altri, decretando gerarchie di valori.”
(Capecchi, 2007, p. 5)
Anche l’etnometodologia ritiene che la realtà sociale sia prodotta dalla condivisione
di un senso comune, ed essa si basa sullo studio dei modi attraverso i quali “ […]
soggetti, situati in contesti culturali di volta in volta diversi […], danno senso alla
propria esistenza e cooperano alla costruzione dell’universo sociale in cui
interagiscono.” (Jedlowski, 2009, p.257). Questa considerazione porta Garfinkel a
3
dire che le stesse norme non esistono, ma vengono ricreate dal continuo ripetersi di
questo senso condiviso.
Tornando al tema del nostro elaborato, questi due approcci sociologici –
fenomenologia ed etnometodologia- insegnano che anche il genere viene costruito
socialmente, attraverso il processo di socializzazione e attraverso l’interazione
quotidiana. Il genere perciò viene creato, e ricreato, quotidianamente dalle persone
che devono dare prova di essere donne e uomini all’interno della realtà sociale in
cui sono inseriti. Questo è particolarmente vero per quei soggetti che vivono una
situazione ibrida: non sono ancora né uomini né donne. A questo proposito è
opportuno citare il lavoro di Garfinkel sulla persona transessuale Agnese: sottoposta
alla costante dimostrazione dell’identità di genere che ella sente propria -per lei
naturale pur essendo nata in un corpo maschile-
e che deve continuamente
provare di possedere per essere percepita legittimamente come donna anche dagli
altri. Nell’introduzione al saggio, Roberta Sassatelli scrive: “Noi agiamo con la
certezza morale che esistano solo due sessi, per cui se una persona riesce a
comportarsi convincentemente da donna, allora è donna […]” (2000, p.24). Agnese
deve quindi adattarsi agli stereotipi di genere –procedure cognitive utilizzate dalla
mente umana al fine di organizzare le conoscenze e semplificare la realtà- come
una sorta di modello che le dice cosa è bene fare in ogni situazione, senza rischiare
di perdere la faccia (Goffman, 1971) e venire così smascherata dagli altri. Questa
dimensione riconferma l’idea che “ […] se tutto ciò esiste [cioè le strutture sociali, le
norme e la cultura] è perché gli attori lo riproducono. Agli attori sociali è restituita
così la responsabilità che essi hanno nel dar forma al mondo in cui vivono.”
(Jedlowski, 2009, p. 267). Secondo Goffman, perciò, per non rischiare di perdere la
faccia è necessario mettere continuamente in scena la propria identità –cioè
quell’insieme di atteggiamenti favorevoli- in modo tale da essere presi sul serio dagli
altri come membri effettivi di quella data comunità. Tutti noi, infatti, quotidianamente
agiamo in modo tale che i nostri comportamenti siano accolti e riconosciuti dagli altri
come condotte legittime.
Come abbiamo visto la vita quotidiana è un ambito molto interessante per la
sociologia perché permette di studiare la società da una prospettiva particolare,
quella degli individui che vi agiscono quotidianamente. È all’interno della vita
4
quotidiana che i soggetti costruiscono il proprio mondo e interagiscono gli uni con gli
altri.
Cosa particolarmente interessante per noi è stato lo stretto legame che intercorre
tra vita quotidiana e media: essi quotidianamente ci propongono modelli stereotipati
della realtà attraverso immagini e parole. La presenza massiccia dei media nella
vita quotidiana di ciascuno di noi, fa sì che essi siano ormai considerati come una
vera e propria agenzia di socializzazione in competizione con quelle tradizionali.
La televisione è per eccellenza il mezzo di comunicazione che scandisce i ritmi della
nostra vita. Essa, infatti, contribuisce a dar senso all’universo simbolico all’interno
del quale agiamo quotidianamente e rappresenta, secondo Casetti (1995), un vero
<<ospite
fisso>> “ con il quale i membri della famiglia si mettono in relazione ora
singolarmente e ora in gruppo, in momenti diversi della giornata.” (Jedlowski,
Leccardi, 2003, p. 123).
La funzione socializzante dei media risulta essere, però, molto complessa e
peculiare: essi, infatti, sono intrisi di stereotipi e pregiudizi che categorizzano le
diverse identità. Se da una parte, i media, possono essere il luogo per eccellenza
del mutamento e dell’innovazione culturale e sociale, dall’altra sono profondamente
ancorati a concezioni tradizionali e stereotipate, soprattutto per quanto riguarda i
rapporti tra i generi e le generazioni, nei vari corsi di vita.
Per generazione si intende l’insieme degli individui vissuti in un dato periodo e che
sono stati esposti ad eventi tipici di quel dato momento storico. Le generazioni,
dunque, si muovono all’interno di corsi di vita, cioè in quell’insieme di modelli
dell’esistenza graduati per età, incastonati nelle istituzioni sociali e soggetti a
cambiamento storico.
Ad oggi si può parlare quindi dei media come di un’istituzione? Se intendiamo con il
termine istituzioni quelle organizzazioni, meccanismi o strutture sociali che
governano il comportamento di due o più individui e quindi, dei modelli regolatori e
sistemi di norme che vengono imposti dalla società alla vita collettiva degli individui,
allora possiamo ipotizzare che siano sulla buona strada per diventarlo.
Tutte queste dimensioni risultano essere interessanti dal punto di vista dell’analisi
dei media e della televisione, in particolare facciamo riferimento ad alcuni concetti
chiave come i generi, le generazioni, il ruolo delle istituzioni (famiglia, matrimonio, e
media stessi), i corsi di vita e il ruolo della vita quotidiana come luogo di mutamento
5
sociale e culturale. Tutti gli stereotipi che vogliono dunque la donna sempre giovane
e bella; l’uomo forte, coraggioso e breadwinner; l’unica famiglia possibile quella
“eterosessuale, sposata e bianca”, trovano nei media terreno fertile per diffondersi e
reificarsi.
I media, essendo parte della vita quotidiana “[…] sono anche il luogo in cui si
rappresentano e si percepiscono esperienze di genere che integrano o stridono o
confliggono con i vissuti di genere che donne e uomini manifestano nelle relazioni
sociali.” (Grossi, Ruspini 2007, p.XXI), e per questo “luogo” ideale da cui analizzare
il mutamento sociale.
3. Metodologia
Dall’analisi di documenti, in particolare di tipo segnico -cioè testi, filmati, immagini,
creati con lo scopo di trasmettere un messaggio- possiamo trarre informazioni
interessanti su un particolare segmento della realtà sociale. I documenti servono per
cogliere il modo in cui i soggetti interpretano e raffigurano la propria esperienza e il
mondo in cui vivono (Arosio L., 2010).
Poiché viene indagato l’immaginario visivo proposto dai media, in questo elaborato
faremo riferimento alla sociologia visuale, cioè a quella branca della sociologia che
utilizza tecniche e strumenti di natura iconica per interpretare e valorizzare la
dimensione visiva della conoscenza. Possiamo distinguere tre aree metodologiche
della sociologia visuale: la sociologia delle immagini, la sociologia sulle immagini e
la restituzione. Evidentemente la nostra analisi si colloca nell’area metodologica
della sociologia sulle immagini, la quale fa uso delle immagini che già esistono nel
mondo sociale e le tratta come oggetti di studio, al fine di rintracciarvi significati ed
elementi indicativi della cultura e delle relazioni sociali (ibidem).
Dato che stiamo parlando di analisi sulle immagini –e delle forme linguistiche,
trattandosi nel nostro caso di un documento audiovisivo-, non possiamo fare a
meno di riferirci, per il nostro lavoro, ad altri due aspetti: l’analisi del contenuto e
l’analisi della struttura.
L’analisi del contenuto permette di organizzare e semplificare i dati. Essa è definita
anche analisi tematica, perché è rivolta all’identificazione di tematiche rilevanti e di
categorie analitiche che le esprimono: comprende l’insieme delle tecniche di
6
classificazione e di interpretazione di testi, simboli, forme linguistiche, forme lessicali
e di immagini.
L’analisi strutturale cerca, invece, definizioni, tecniche di rappresentazione, regole di
strutturazione del documento attraverso cui l’autore esprime il suo messaggio. Essa
si sofferma sui personaggi che appaiono nel documento e sul modo in cui questi
interagiscono fra loro, nel e sull’ambiente e su ciò che essi rappresentano.
4. Storia del programma: Pomeriggio cinque
4.1 Nascita della trasmissione
Pomeriggio 5 è un programma televisivo italiano nato nel settembre 2008 e
trasmesso tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, nella fascia oraria 16:30-18:30 dalla
rete ammiraglia di Mediaset.
I realizzatori del fortunato format sono alcuni dei giornalisti della testata
indipendente Videonews, tra cui Barbara D’Urso, Enrico Parodi, Rosanna Ragusa,
Ivan Roncalli ai quali si sono aggiunti, nell’ultimo anno, Gianni Tramontano e
Cristina Nutrizio.
Dopo l’iniziale conduzione da parte della coppia D’Urso-Brachino, entrambi già
impegnati nella presentazione del programma mattutino Mattino 5, il timone passa,
alla fine della prima edizione, nelle mani esclusive di Barbara D’Urso.
Nel corso delle quattro edizioni non sono certo mancate le novità. A tal proposito,
nel 2009 si è assistito alla creazione di un nuovo studio, più grande, coronato dalla
presenza del pubblico e nello stesso anno è stata inserita la presenza fissa del
meteorologo Corazzon con il suo spazio Pomeriggio 5 Meteo e dell’astrologa Ada
Alberti con le previsioni dell’oroscopo nel fine settimana. Altra innovazione è stata,
nella seconda edizione, la divisione del programma data dal TG 5minuti che
separava, come fosse un sipario, la parte di attualità e cronaca del contenitore
televisivo da quella più leggera legata al gossip e allo spettacolo. Nella terza
edizione sono stati introdotti gli inviati (alcuni tra gli ex concorrenti del Grande
Fratello) impegnati in filmati e video in chiave ironica, spesso associati al
personaggio dell'intervista "cuore a cuore" della D'Urso. L’intervista “cuore a cuore”,
meglio conosciuta come la D’Ursintervista, ricopre un momento molto seguito della
trasmissione basato su un’intervista creata ad hoc dalla presentatrice ad alcuni
7
ospiti, come attori/attrici italiani/e, showgirls e comici molto amati dal pubblico
nazionale. Oggi, arrivati alla quarta edizione, la novità è data da alcune rubriche
divertenti di intrattenimento, tra le quali “Questa casa non è un albergo!!!” e “S.O.S
cambio faccia” nonché dalla nascita del blog che permette l’interazione diretta con il
pubblico a casa.
E’ indubbio affermare che questi continui cambiamenti e innovazioni apportate al
programma hanno sempre trovato il favore di una buona parte degli spettatori che
sembra scegliere Pomeriggio 5 per trascorrere il proprio tempo pomeridiano e
l’audience rilevato del 17%1 circa, non smentisce questa argomentazione.
4.1.1 Cosa dice si sé il programma?
Visitando il sito ufficiale di Mediaset, questa è la descrizione che il programma, nella
voce dei suoi autori, propone di sé stesso agli internet user:
“Pomeriggio cinque è il contenitore di news e intrattenimento della testata
giornalistica Videonews […] Ogni giorno più di due ore di diretta
pomeridiana dense di news, approfondimenti e argomenti di attualità,
collegamenti in diretta, servizi, ospiti in studio e testimonianze esclusive
per il programma targato Videonews. […] E le donne, con i loro problemi,
le loro testimonianze continuano a essere le protagoniste assolute di
Pomeriggio cinque che accende i riflettori su quei temi che spesso le
stesse donne hanno difficoltà a raccontare. Barbara d'Urso continua con
'Cara Barbara...' il rapporto diretto con il pubblico fatto di lettere ed e-mail,
spesso spunto dei temi di cronaca affrontati all'interno del programma”.
Direttamente dal blog di Pomeriggio 5:
“Il contenitore di news e intrattenimento della testata giornalistica
Videonews, […] arriva alla sua quarta edizione […]. Collegamenti in
diretta, ospiti in studio e interazione diretta con il pubblico sono gli
1
Fonte: Auditel Televideo. Il dato rileva, approssimativamente alle puntate visionate, la media
percentuale degli spettatori di Canale5 nella fascia oraria 15:00-18:00 all’interno della quale viene
trasmesso anche, ma non solo, il programma Pomeriggio 5.
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ingredienti di questo programma, con approfondimenti esclusivi dei
principali avvenimenti di cronaca, costume, spettacolo e gossip all’interno
della rubrica “Il caso”, mentre le donne, con le loro esperienze e
testimonianze di vita, diventano protagoniste nell’appuntamento “Donne
nel mirino”.
Dalle parole pubblicate sui siti internet, si vuole dimostrare che il fiore all’occhiello
del programma sono le informazioni di cronaca e attualità quotidianamente
proposte, tramite i servizi dei giornalisti ai telespettatori, sulle vicende che
caratterizzano il Paese, non tralasciando, al contempo, la parte ludica e di
intrattenimento.
Forte attenzione è altresì rivolta alle donne e alle situazioni di violenza da queste
vissute, argomento fortemente a cuore alla stessa conduttrice, di cui si è occupata
in molte puntate della trasmissione nonché all’interno del suo ultimo libro “Più forti di
prima- storie di donne dalla tragedia alla rinascita”.
5. Analisi empirica del programma televisivo
5.1 Struttura del programma: inizio, intermezzo e conclusione
Pomeriggio 5 è trasmesso da uno studio televisivo che sembra essere, seguendo
da casa, di dimensioni abbastanza ridotte. Si struttura come una piccola arena ai lati
della quale sono presenti le sedute occupate dal pubblico e al centro dello stesso vi
è uno spazio libero, postazione della presentatrice. Il colore predominante della
trasmissione è il rosso, che compare nella sigla e si ritrova, in seguito, anche come
sfondo dello studio milanese.
Il target cui la trasmissione si rivolge è variegato anche se, per la maggior parte, è
costituito da adulti generalmente donne. Già da questo primo aspetto possiamo
identificare come la trasmissione si presenti adatta a tutte le età visto i contenuti che
tratta, dalla cronaca al gossip, che possono interessare diverse fasce di
telespettatori, anche se le donne, in particolare le casalinghe, sono tra le più
menzionate dalla conduttrice. La D’Urso molto spesso si rivolge proprio a queste
donne, mature e sempre alle prese con le faccende domestiche che durante i loro
lavori di casa, secondo l’immaginario veicolato dalla presentatrice, sono davanti agli
9
schermi ad ascoltarla e proprio per questo motivo, parla con loro, identificandole
nella “comare Consolino” facendo, cioè, riferimento a persone genuine, del popolo
che hanno bisogno di semplificazioni per le informazioni tecniche trasmesse
durante la puntata, pensando che altrimenti queste non possano comprenderle.
Tra le tante puntate da noi visionate, quelle del 9, dell’11 e del 30 novembre, ci
sembrano particolarmente esemplificative per le considerazioni che fino a qui, e
dopo ancora, abbiamo fatto e faremo.
Ogni puntata inizia con i saluti iniziali della conduttrice, che sembra essere sempre
presa di sorpresa alla messa in onda della trasmissione e dunque la possiamo
vedere nei primi istanti parlare affettuosamente con le persone del pubblico e, quasi
stupita, appena avvertita di essere “realmente” in onda, si scusa con i telespettatori
da casa e inizia cosi, la puntata del giorno.
Dalla nostra analisi, però, si tratterebbe della messa in onda di un retroscena non
rubato ma fittizio, creato cioè ad hoc per infondere nel pubblico da casa una certa
cordialità e familiarità della trasmissione stessa. Nell’accezione goffmaniana scena
e retroscena, vengono utilizzate come metafore per spiegare il modo in cui ciascuno
di noi agisce nella vita quotidiana. La scena è perciò il momento in cui si presenta
agli altri il meglio di sé, bisogna sostenere un ruolo, cercare di “salvare la faccia”.
Ma c’è anche un retroscena: “[…] la sfera privata, i momenti di abbandono, quelli in
cui dimentichiamo lo sforzo di presentarci in pubblico o prepariamo la nostra nuova
performance.” (Jedlowski, 2009, p. 263). Nel caso della nostra trasmissione, invece,
l’aspetto particolarmente interessante è che il retroscena viene messo in scena,
come a voler sottolineare quella semplicità e familiarità che contraddistingue questa
conduttrice.
Dopo aver salutato anche il valletto, posizionato nella postazione del blog, inizia la
prima parte di cronaca e attualità. Da un’attenta analisi abbiamo potuto riscontrare
come sia grande l’attenzione per questa prima sezione della trasmissione che la
stessa conduttrice paragona spesso ad un vero e proprio giornale dove, sfogliando
le pagine che lo compongono, si possono trovare notizie di vario tipo e in questo
modo ci si può informare su quello che accade quotidianamente.
Molti i servizi che vengono trasmessi in questa prima parte che ci hanno permesso
di fare alcune considerazioni in merito: ai giornalisti uomini viene attribuito il ruolo di
esperti che, interpellati in tempo reale attraverso collegamenti in diretta sul luogo
10
dell’accaduto, descrivono in pochi minuti le vicende. Alle donne è riservata invece
molto spesso, la sola presentazione dei servizi, da uno studio prossimo a quello
principale, ma mai sul luogo della vicenda. Nei servizi, inoltre, la voce narrante è
quasi sempre femminile, e in essi si punta l’attenzione
alla sfera affettiva ed
emozionale.
Sempre in questa sezione della puntata c’è anche l’intervista “cuore a cuore”
chiamata anche D’Ursintervista: in questa occasione la conduttrice invita un
personaggio televisivo, spesso volto noto e molto amato dal pubblico nazionale, a
raccontarsi a cuore aperto davanti alle telecamere e al pubblico che segue da casa.
Tale momento è molto amato dai telespettatori giacché pieno di scoperte e
sorprese, anche divertenti, per l’ospite della giornata. La conduttrice, in questo caso,
è seduta davanti al suo ospite e insieme chiacchierano come fosse uno scambio tra
due amici, conferendo all’evento, in tal modo, senso di confidenza e intimità nel
pubblico affezionato.
Dopo questa prima parte, c’è l’intermezzo divertente e di stacco (cfr. paragrafo 5.2),
che divide la cronaca dalla parte dedicata al gossip e alle notizie riguardanti il
Grande Fratello. In questo momento della puntata la conduttrice intrattiene differenti
ospiti con i quali commenta le notizie “dalla casa”: showgirls del piccolo schermo ed
opinioniste come a voler sottolineare lo stereotipo che vuole la donna frivola e facile
al pettegolezzo.
Negli ultimi tempi, però, viene sempre invitato un direttore di magazine in questo
spazio e, spesso, si tratta di donne. Quest’ultima constatazione tenderebbe a
ribaltare il tradizionale stereotipo che vuole l’uomo esperto e la donna a lui
subordinata all’interno della dimensione lavorativa, proponendo così un’innovazione
anche se relegata alla tematica “leggera” trattata in questa sezione della
trasmissione. Questo aspetto è infatti uno degli elementi caratterizzanti il
programma a partire dalla stessa presentatrice: volto unico da sempre della
trasmissione Pomeriggio 5, risulta essere la sola a gestire tale conduzione tenendo
le redini di tutto ciò che accade all’interno della stessa, supportata, se cosi si può
dire, dal giovane valletto. (cfr. paragrafo 5.3.1)
11
5.2 Parte bislacca
La parte che si è prestata maggiormente alla nostra analisi della trasmissione è
stata indubbiamente quella centrale del programma, ovvero la parte bislacca (cit.
Barbara D’Urso). Essa rappresenta un momento d’intermezzo leggero e divertente
tra la parte di cronaca e quella dedicata al gossip e al Grande Fratello.
All’interno di questo intermezzo risultano particolarmente interessanti le rubriche
dedicate alle donne, tra queste, “Questa casa non è un albergo!!!” e “S.O.S cambio
faccia”. Queste non sono presenti tutti i giorni, e neanche un giorno fisso alla
settimana, sono casuali all’interno della programmazione è, infatti, la conduttrice
che decide la storia da portare in video.
Entrambe le rubriche, attraverso la voce narrante della presentatrice parlano al
pubblico femminile, considerandolo esclusivamente come composto da mamme,
mogli, donne di famiglia dedite alla casa, al proprio compagno e ai figli, veicolando
così quegli stereotipi tradizionali che vogliono la donna legata alla sfera privata e
l’uomo implicitamente legato a quella pubblica.
Analizziamo ora nel dettaglio le due rubriche.
5.2.1 Questa casa non è un albergo!!!
“ Sei sempre tu a occuparti delle faccende di casa, mentre lui se ne sta
comodo sul divano senza aiutarti?
Vuoi vendicarti in maniera bislacca grazie all’aiuto di Pomeriggio 5?
Scrivici e non dire niente al tuo partner…gli prepareremo una bella
sorpresa!” (la descrizione della rubrica dal blog di Pomeriggio cinque)
La rubrica è indirizzata a tutte quelle donne stanche di doversi occupare da sole
delle faccende domestiche e della cura dei propri figli e che, intenzionate a
cambiare registro almeno per un giorno, scrivono al blog della trasmissione
chiedendo l’intervento di Barbara. Durante la diretta la conduttrice legge la mail che
ha scelto per la vendetta e lancia il filmato nel quale vediamo l’appello della
moglie/convivente di turno, che racconta la propria situazione e chiede a Barbara di
mandarle il suo assistente: il Barone Tommaso (Tommaso de Mottoni y Palacios, ex
concorrente del GF9), che armato di elettrodomestico si presenta in casa della
12
donna e preleva il marito facendogli fare tutte quelle cose che non ha mai fatto in
casa e fuori. Quindi lo porta a fare la spesa con figli al seguito, lo fa cucinare o
rassettare la casa. Al termina della giornata c’è la Promessa solenne durante la
quale l’uomo, sotto dettatura dell’inviato-barone, afferma: “ […] capisco le tue fatiche
quotidiane, pulirò il lavandino dopo essermi fatto la barba, passerò lo straccio
almeno una volta alla settimana, ma soprattutto ti dirò grazie per tutto quello che fai
per me e per la nostra famiglia, ogni giorno.” (puntata 11 novembre).
A questo punto il barone interviene con la frase di rito “Per il potere a me conferito
dall’autorità solenne di Barbara D’Urso dichiaro ufficialmente compiuta la vendetta”.
Dopo la messa in onda del filmato, si ritorna in studio, dove sono presenti sia la
donna sia l’uomo al quale viene regalato un elettrodomestico per aiutare la donna
nelle faccende domestiche.
L’elemento che qui ci preme sottolineare è il continuo riferimento alla “casalinghità”
al femminile, se così possiamo chiamarla, la quale sembra essere attitudine
naturale ed esclusiva delle donne, appunto. Infatti, l’uomo non si deve sostituire ad
essa ma la deve affiancare nelle faccende domestiche, deve essere un aiuto di
tanto in tanto, quando la donna lo richiede.
Inoltre un altro aspetto interessante è il fatto che formalmente la rubrica è aperta a
tutte le donne, casalinghe e lavoratrici, ma in realtà spesso e volentieri (nelle molte
puntate da noi visionate) le donne invitate sono casalinghe, escludendo così, sia le
altre tipologie di donna sia tutta una nuova parte di popolazione maschile italiana
che, al contrario, vive la condizione di “casalingo”.
È, infatti, la stessa conduttrice che durante la rubrica si rivolge alle donne
chiamandole esclusivamente casalinghe (in una puntata la donna dichiara di essere
casalinga ma di lavorare anche full time, la D’Urso si rivolgerà a lei come se fosse
esclusivamente casalinga). È frequente sentire dalla D’Urso queste parole: “[…]
questo è il momento che più preferisco, la vendetta delle casalinghe […]” oppure:
“[…] il nostro barone si è vendicato casalinghe, si è vendicatooo […]” (puntata 11
novembre).
Un altro aspetto molto interessante è il fatto che alla rubrica possono scrivere sia
donne sposate sia donne conviventi, ma Barbara D’Urso si rivolge a loro come se
fossero tutte sposate. In un caso, infatti, la donna dichiara che l’uomo non vuole
sposarla perché lei è troppo cicciottella, è chiaro quindi che i due convivono ma non
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sono legati dal vincolo del matrimonio. Eppure nel rivolgersi a entrambi Barbara li
chiama marito e moglie, anche il filmato dell’intervento del Barone riporta la scritta
“La rivincita delle casalinghe sui mariti fannulloni”.
È chiaro che in questo programma, ed evidentemente anche per la conduttrice,
l’essere donna “accoppiata” vuol dire essere sposata, perché si vive sotto lo stesso
tetto e a maggior ragione se di mezzo ci sono dei figli.
Se da una parte è vero che nei media si affacciano sempre più nuovi modi di essere
donne e uomini, quello prevalente rimane sempre il modello di breadwinner per
l’uomo e quello di moglie-madre-casalinga per la donna, anche in questo
programma.
5.2.2 S.O.S. Cambio Faccia
La rubrica generalmente inizia con la lettura, da parte di Barbara D’Urso, di una mail
inviata al blog da una persona che chiede il cambio di look per qualcuno a cui tiene,
di solito si tratta di figlie che scrivono per la mamma, di sorelle o richieste da parte di
mariti per la propria moglie. Per far conoscere poi la storia dei protagonisti, la
presentatrice lancia il servizio in cui, tramite un’inviata, si racconta la storia e il
perché del cambio look. Il giorno della messa in onda della rubrica, si sceglie
dunque di fare una sorpresa alla destinataria prelevandola da casa o dal posto di
lavoro per portarla direttamente nello studio estetico di un personaggio noto nel
mondo della moda e delle sfilate: il parrucchiere Michel, conosciuto anche nel
campo come “il curatore di anime”.
Durante questa giornata il look della persona verrà completamente mutato, si
cercherà infatti di farle vivere dei momenti da sogno curandole, come nello scopo
della rubrica, il suo aspetto estetico.
In studio, in un primo momento, la D’Urso invita il mittente del messaggio che, una
volta seduto, chiacchiera con la conduttrice rispondendo alle sue domande: “te lo
aspettavi che avrei preso proprio la tua mail?” per poi continuare dicendo, per
esempio: “tu hai scelto di farle questo regalo. Tu lo sai che adesso sarà
completamente trasformata?” (puntata 30 novembre). Prima di far entrare la
protagonista del cambio faccia, però, la conduttrice si collega con Michel da uno dei
camerini dello studio per chiedere in diretta se i preparativi sono terminati e se tutto
è andato bene.
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L’ultima parte della rubrica si caratterizza nel seguente modo: la presentatrice, in
piedi insieme all’inviata del messaggio al lato dello studio, prima di far scendere
dalla scalinata la protagonista, quasi come fosse una star dopo il cambiamento, fa
vedere per l’ultima volta sullo schermo la foto di come la stessa era prima “[…]
dell’intervento di Michel”.
Riempita di complimenti e presi dalla commozione, la D’Urso invita in studio anche
l’artefice dell’innovazione, Michel, come richiesto dalla stessa presentatrice “Michel,
vieni qui al volo a dare due o tre consigli alle signore a casa” dice cosa ha scelto di
valorizzare nella persona, fornendo veloci e “utili” consigli anche alle donne da casa
per valorizzarsi esteticamente.
Analizzando questa rubrica nella puntata sopra citata, ma avendone visionate
anche altre, la cosa che prima di tutte risulta evidente è il fatto che la protagonista
del cambio faccia sia sempre una donna, indipendentemente da chi fa la richiesta.
Il riferimento agli stereotipi di genere è sempre forte all’interno dei media nonostante
un apparente salto di “qualità”. Questi, infatti, si insinuano continuamente sia se la
richiesta parte da una figlia verso la madre, facendo entrare la dimensione delle
generazioni, sia se provenga dal marito per la propria moglie: il mito dell’eterna
giovinezza fa sparire dagli schermi donne mature che dimostrano nel viso la propria
età, sostituite da donne curate e nuove, senza tempo, immobili nella loro eterna
bellezza quasi a dover dimostrare di essere sempre perfette a tutti i costi e in
qualsiasi situazione.
Altro elemento emblematico e curioso per noi è stata la figura che viene chiamata in
soccorso per il cambiamento: Michel. Questo parrucchiere si presenta ecclettico
nell’aspetto invogliando un tipo di cura personale attento al dettaglio ed al tempo
stesso eccessivo. Questo viene chiamato infatti “curatore di anime” donandogli così,
un attributo legittimo per aiutare le persone in difficoltà e bisognose di cambiamento,
migliorare partendo dall’aspetto. L’idea di cambiare, rinnovarsi e in particolare di
migliorarsi a livello estetico risulta essere un fattore socialmente accettato e da
perseguire, tanto che le persone fanno richiesta ad una trasmissione perché ciò
avvenga.
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5.3 I protagonisti
5.3.1 Barbara D’Urso: la Regina
Barbara D’Urso inizia la sua carriera giovanissima, come modella, ma viene presto
rapita dal piccolo schermo dove avrà una lunga e promettente carriera. Dunque
modella, attrice di teatro, cinema e tv, ed infine conduttrice: a 54 anni Barbara
D’Urso ha raggiunto l’apice della carriera nel mondo dello spettacolo, tanto da
essere nominata, nel micro mondo televisivo, “la Regina” di Mediaset.
Negli ultimi anni il ruolo di conduttrice l’ha completamente –o quasi- assorbita: da
Mattino cinque, Pomeriggio cinque a Domenica cinque. Ad oggi, la conduttrice si
dedica esclusivamente al programma pomeridiano del biscione, quello tra i più
seguiti dal pubblico italiano.
Proprio per la visibilità e la popolarità che questo programma conferisce alla
conduttrice, analizzare la sua figura è molto importante per capire che modello di
donna la D’Urso rappresenta e, se ci sono, che tipo di stereotipi vengono veicolati
dal programma e dalla presentatrice stessa, essendo i media “[…] luogo delle
proiezioni sociali […]” (Grossi, Ruspini, 2007, p. XII), produttori di modelli e di stili di
vita che condizionano il consumatore mediatico.
Barbara D’Urso è, indubbiamente, anche la Regina del programma in questione, e
questo è visibile in vari momenti.
Già dalla sigla iniziale, si può vedere come la sua figura sia centrale nel programma:
durante il jingle infatti, appare una foto della donna con accanto la scritta “The
Best”, è come se Pomeriggio cinque fosse stato creato attorno alla fama e alla
figura della conduttrice. Essa si dipinge, e viene dipinta, come una donna semplice
e alla mano, vicina al proprio pubblico perché una di loro. Questo particolare aspetto
è visibile fin dai primi istanti della diretta: quando infatti non entra dalle scale poste
accanto al grande schermo situato nello studio, la ritroviamo intenta a parlare con il
pubblico, con le spalle alla telecamera, che sembra cogliere un piccolo retroscena
inaspettato (cfr. paragrafo 5.2). Insomma, è un’amica con la quale si può parlare di
tutto, quella con la quale ci si può confidare e chiacchierare del più e del meno, dal
gossip ai problemi più seri della vita quotidiana.
Il ruolo centrale della conduttrice è particolarmente visibile anche se si dà uno
sguardo all’impostazione del blog ufficiale del programma, in cui ovunque appaiono
foto della conduttrice e rubriche attraverso le quali le donne possono direttamente
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confrontarsi con la presentatrice (è un esempio la rubrica Cara Barbara..). Questo
senso di fiducia che emana, questa familiarità che esprime, sembrano decretare il
successo dell’artista e del programma televisivo stesso.
Per quanto riguarda l’abbigliamento spesso e volentieri la D’Urso è vestita in modo
casual: jeans, maglietta con cartoni animati e tacchi. La fascia oraria non permette
certo alla conduttrice di sfoggiare mise provocanti e appariscenti, ma non è solo
questo. La conduttrice rappresenta una donna di famiglia (anche se separata, non
rinuncia mai a ricordare al pubblico a casa di avere due figli) semplice e alla mano,
con cui le altre donne non devono sentirsi in competizione, ma vederla come una di
loro, un’amica. La sua femminilità è comunque evidente e difficile da nascondere,
come a voler ricordare che il famoso male gaze è sempre presente, anche in un
programma non direttamente dedicato al pubblico maschile come questo.
All’interno dello spazio scenico la conduttrice assume sempre una posizione
centrale: in piedi, soprattutto nella parte iniziale del programma, durante la quale lo
spazio è dedicato alla cronaca, tutta al femminile (cfr. paragrafo 5.2).
Nella parte centrale della trasmissione, quella più leggera, compaiono al centro
dello studio alcune poltrone: da una parte c’è la D’Urso e dall’altra tutti i suoi ospiti.
Tutto insomma ruota intorno alla conduttrice. Ma che tipo di donna rappresenta? E
che genere di stereotipi veicola questo tipo di trasmissione attraverso la propria
conduttrice? La D’Urso, come abbiamo già accennato, è una donna single con due
figli maschi abbastanza grandi, questo suo essere madre è continuamente
esplicitato dalla stessa conduttrice, più e più volte, durante la trasmissione. Difatti
spesso Barbara afferma –mentre parla con un’altra madre, ospite nello spazio
dedicato alla cronaca nera: “ […] come sai, anche io sono mamma, e da mamma
posso immaginare quello che stai passando in questo momento […].”
Sembra quasi che l’essere donna implichi necessariamente l’essere anche madri:
all’interno del programma sono spesso invitate madri di ragazze barbaramente
uccise, o donne, madri di famiglia stanche del loro uomo che non dedica loro
abbastanza tempo (cfr paragrafo 5.2.1).
Le donne sono sì al centro del programma, ma che tipo di donne sono? Donne
madri, che si devono occupare spesso di un uomo e di una famiglia interamente da
sole, donne casalinghe stanche e stufe di non essere apprezzate dal loro uomo: è il
regno dello stereotipo che vuole la donna madre, moglie e casalinga. Spesso,
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infatti, quando c’è l’esperto di turno (uomo!) la D’Urso chiede di semplificare il
linguaggio per la comare Consolino che segue da casa. La D’Urso è perciò una di
casa, la figlia, la madre, la moglie che comprende i problemi delle donne e si attiva
per risolverli (cfr paragrafo S.O.S. Cambio Faccia e Questa casa non è un
albergo!!!).
Certamente possiamo dire che non solo aspetti negativi ma anche positivi sono
veicolati dal programma e dalla stessa conduttrice. Se è vero che, da un lato il
programma -e quindi la D’Urso stessa- si rivolge alle donne casalinghe e madri,
identificando quindi la donna con il ruolo principale di madre e moglie, dall’altro,
però, chiede agli uomini un contributo maggiore nella vita quotidiana –di cura e
domestica- e soprattutto è molto attenta alla lotta contro la violenza sulle donne,
proponendo, spesso e volentieri, il programma come luogo di confronto all’interno
del quale le donne possono portare la propria testimonianza per risvegliare altre
coscienze.
Inoltre è una delle prime conduttrici che ha sdoganato la figura del valletto,
tipicamente ruolo femminile all’interno del micro mondo mediatico. La conduttrice ha
il potere di ritmare il tempo e lo spazio dedicatogli: tutto dipende da lei, lui è il suo
strumento e lei la sua mentore. Le maschilità cominciano così non solo ad essere
soggetto ma anche oggetto (Grossi, Ruspini, 2007).
Quest’ultimo aspetto è esplicitato più approfonditamente nel paragrafo successivo,
quello dedicato al ragazzo del blog, altro protagonista del programma.
5.3.2 Marco Ceriani: il ToyBoy
Marco Ceriani, classe 1983, è il nuovo volto di Pomeriggio 5. L’ingresso di Ceriani è
una delle novità della quarta edizione del programma ora in onda. Pochi sanno che
il giovane modello aveva già fatto qualche apparizione in alcuni programmi e
partecipato al video di una canzone della cantante Anna Tatangelo che, ospite della
trasmissione Domenica 5, lo ha fatto conoscere al pubblico. E’ In questa occasione
che è stato notato dalla D’Urso e fatto diventare il valletto ufficiale della
trasmissione.
Il contenitore mediatico da noi analizzato, in questa edizione, apre dunque lo
scenario ad una particolare tipologia di mascolinità: l’uomo metrosessuale. Questa
tipologia di giovane uomo pone l’attenzione sui suoi aspetti estetici, sull’immagine,
cioè, che veicola di se stesso agli altri. Queste caratteristiche sono fortemente
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riscontrate all’interno della figura del valletto Marco, che riflette una diversa, e
nuova, tipologia di mascolinità della società contemporanea e postmoderna in cui
viviamo.
Tra le caratteristiche principali del valletto in questione si denota l'immagine sempre
molto pulita e l’abbigliamento alla moda: l’aspetto estetico del giovane è dunque
sempre preciso e curato, sia nel viso sia nella capigliatura e l’abbigliamento scelto
per la puntata è studiato nel minimo dettaglio: dalla giacca e camicia semi aperta,
per non rinunciare al tocco fashion tipico di questa mascolinità, ai jeans portati stretti
per sottolinearne la virilità. Questa commistione tra casual e classe è infatti il tocco a
cui, tale versione di uomo, non rinuncia essendo “[…] particolarmente preoccupato
dell’aspetto estetico e della cura del corpo (nonché della moda), narcisista, dai
consumi metropolitani […]” (Boni, 2010, p. 39).
A tal proposito, tale dimensione viene ulteriormente enfatizzata dal mezzo
mediatico: è la stessa conduttrice che, spesso, si rivolge al suo valletto
sottolineandone la bellezza, attributo immediatamente percepibile nel giovane. Ed
infatti il compito affidatogli nel programma è limitato al segnalare, su richiesta della
presentatrice, i messaggi e gli interventi che il pubblico da casa invia attraverso il
blog durante la puntata.
In fondo, lo stesso Ceriani riconosce tale relazione subordinata e parla in questo
modo di Barbara D’Urso:
“Barbara D’Urso è un fenomeno. La seguivo già da casa e ritrovarmi a lavorare
con lei, ogni giorno su Canale 5, è un’emozione immensa. Non smetterò mai di
ringraziarla, visto che devo proprio a lei questa mia presenza in video: mi hanno
detto che le sono piaciuto sin da subito. E questo per me è un grande onore”.
(Sito internet- BlogTIVU’).
Possiamo dunque parlare di toy boy? Forse è un po’ eccessivo ma rende, ci aiuta
ad identificare il suo ruolo, subalterno a quello della conduttrice, regina di Mediaset
e del programma che conduce, di cui lui è solo una piccola parte.
Questa loro relazione, infatti, sdogana la tradizionale idea sugli stereotipi di genere
che vedono l’uomo in una figura predominante di potere e la donna al suo seguito:
in questo contesto è la donna, con esperienza affermata nel campo, a dirigere gli
spazi della puntata e l’uomo si presta solo ad intervenire quando richiesto.
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5.4 La pubblicità
La pubblicità ha rappresentato, nella nostra analisi, un elemento significativo. Molti
degli stereotipi di genere e delle parole chiave spiegate nella prima parte
dell’elaborato trovano spazio e consolidamento all’interno della pubblicità.
In letteratura la pubblicità è identificata come “[…] un atto comunicativo [in quanto]
finalizzata a veicolare un senso” (Alberio, 2007, p.142). Attraverso la pubblicità si
vuole comunicare qualcosa a qualcuno, in questo caso ai telespettatori, al fine di far
accettare un determinato tipo di messaggio e, dunque, indurre a consumare quel
determinato prodotto.
Le pubblicità maggiormente visionate durante la trasmissione sono rivolte alle
donne ed in particolare alle massaie, rappresentate principalmente all’interno delle
loro abitazioni alle prese con le pulizie e con la cucina. Al contrario, le réclame
dirette agli uomini tendono a promuovere aspetti virili dell’uomo, armi di appeal
come profumi o di forza come attrezzi per lo sport. Tale dicotomizzazione risulta
essere ancora molto marcata nel nostro paese, e questo sembra limitare la
direzione di senso contemporanea, verso la quale la società sarebbe orientata,
ovvero un bilanciamento dei ruoli di genere, una parità: la pubblicità, infatti, “ […]
non è in grado di inventare nuovi stereotipi, ma generalmente sfrutta quelli più
diffusi […]” (Ibidem, p.143).
In questo contesto gli stereotipi, infatti, “sono armi potentissime perché sono
strutture congelate di senso” (Piazza, 2009, p.19): i ruoli proposti dalla pubblicità
perciò rimangono sostanzialmente immutati, si affacciano sulla scena nuovi modelli
femminili e maschili, ma l’immediatezza dello stereotipo rimane lo strumento
migliore e più efficace utilizzato dal mondo mediatico e pubblicitario in particolare.
6. Conclusioni
L’analisi da noi condotta, ci porta a confermare che i media rappresentano uno degli
elementi più importanti per comprendere il mutamento collettivo come luogo delle
proiezioni sociali, della società virtuale che esprime tanto il reale quanto
l’immaginario (Grossi, Ruspini, 2007). L’analisi di questo universo di significati può
dirci tanto sul rapporto tra i generi, spesso caratterizzato da relazioni di potere
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unidirezionali e immagini del sé fortemente stereotipate. Ma è anche il luogo della
trasformazione e della novità, attraverso il quale si possono produrre nuovi modelli
identitari e nuovi stili di vita, a volte in contrapposizione netta con quelli tradizionali.
L’asimmetria di potere, che relega le donne a figure secondarie e mai esperte,
sembra essere ancora presente all’interno del contenitore mediatico per eccellenza:
la televisione e, di conseguenza, alla trasmissione in oggetto.
All’interno di questo contenitore, mascolinità e femminilità stereotipate sono
presentate come naturali e universali, e il ruolo della donna rimane ancora
subordinato a quello dell’uomo, voce preponderante in alcuni ambiti specifici della
comunicazione (Grossi, Ruspini, 2007).
Quello che si può positivamente notare, però, è la trasformazione -lenta e quasi
impercettibile- del rapporto di potere che lega uomini e donne: sempre più donne
assumono ruoli importanti e di protagoniste all’interno del palinsesto mediatico,
arrivando anche ad occuparsi (poche per la verità) di temi solitamente ritenuti di
competenza maschile –è il caso di alcuni programmi prettamente politici e di
informazione come Pomeriggio 5.
Rimane certamente prevalente il male gaze nella maggior parte delle produzioni
mediatiche (questo è più che mai rilevabile nelle pubblicità): uno sguardo
eterosessuale e fortemente attento al corpo della donna piuttosto che alla sua testa.
Le donne vengono interpellate per quel che riguarda il privato, gli affetti e le
relazioni –sono spesso brave madri, brave mogli e brave massaie- ma mai come
esperte, neanche in questi ambiti considerati prettamente femminili. Gli uomini, per
contro, rappresentano le figure pubbliche per eccellenza, esperti di politica, di
economia, di scienza e tecnologia, breadwinners sempre e comunque.
Come si affermava in precedenza, è però innegabile il lento e graduale tentativo di
cambiamento che la tv sta mettendo in atto. Questo punto merita però una
riflessione: il mutamento c’è ed è in alcuni tratti abbastanza evidente, ma questo
non elimina gli stereotipi e le relazioni di potere tra maschile e femminile.
Quello che sembra mutare non è lo sguardo tipicamente maschile che riduce le
donne a oggetto di desiderio e di attenzioni sessuali: si affacciano sulla scena
mediatica nuove identità di genere che non sostituiscono quella dominante, ma si
vanno a sommare ad essa. Il male gaze sembra ancora oggi essere lo sguardo
predominante, anche in quei prodotti mediatici che si spacciano per innovatori e
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trasgressivi. Le identità si moltiplicano (anche l’uomo diventa oggetto), ma il ruolo a
cui viene relegata la donna rimane, molto frequentemente, quello tradizionale:
sempre più la donna deve essere giovane, bella, seducente e disponibile; anche
quando le si affida un ruolo da protagonista, quello che prevale è il legame con la
sfera dei sentimenti e delle relazioni.
I media rappresentano perciò sia il mutamento sia la staticità della cultura e della
tradizione, anche italiana. Aspetti innovativi sono visibili davanti ai nostri occhi, ma
quello che, secondo noi, rimane, è la palese tipizzazione dei ruoli di genere:
nonostante il tentativo di rinnovamento, la televisione italiana e il programma
analizzato, rimangono permeati di tradizionalismi e stereotipi che legano la donna al
privato e l’uomo, “esperto”, all’ambito pubblico.
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