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ma come girano le pale ai nisseni

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ma come girano le pale ai nisseni
RESS
Mensile di approfondimento
Direzione Editoriale: Michele Spena
-
redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
ISSN: 2039/7070
FREE P
Dicembre 2011
Anno I Num. 9
- Tel/Fax: 0934 594864
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL
- Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011
Mondiale, si parte!
Una legge anti - casta
Calcio a 5, al via le qualificazioni della nazionale
A presentarla i “grillini” nisseni del Movimento 5 stelle
Al Palacarelli gli azzurri lotteranno per
staccare il biglietto per la Thailandia.
Incontreranno Bulgaria, Romania e Polonia
Approda all’Ars una petizione sostenuta
da una raccolta firme per la riduzione
di indennità e benefit per i parlamentari
alle pagine 28 - 29
Natale,
ma come
girano
le pale
ai nisseni
a pagina 39
L’analisi Politica
S. Mingoia
I regali a Campisi
Nuovi assessori
e opposizione soft
S
otto l’albero di Natale di Palazzo del
Carmine ci saranno i due nuovi assessori che il sindaco Michele Campisi si
appresta a nominare dopo avere effettuato
un brevissimo giro di consultazioni con i
rappresentanti dei partiti politici presenti in consiglio comunale. Quando questo
giornale sarà tra la gente il sindaco sarà
ancora alla ricerca dei nominativi dei due
esponenti che saranno chiamati a fare parte della squadra di governo della città.
a pagina 2
L’affare vento
in provincia
e le compensazioni
dimenticate
alle pagine 10 e 11
L’intervista di fine anno
La nuova ricetta
del sindaco
contro la crisi
L’
avvio a conclusione di un difficile
anno di Amministrazione del Comune di Caltanissetta, tra numerose
emergenze, difficoltà finanziarie
ed il tentativo di programmazione per la riscossa del territorio, questa la sintesi offerta dal
primo cittadino ormai al giro
di boa della sua quinquennale
esperienza governativa.
a pagina 6
Fatti & Territorio
Fatti in Redazione
Serradifalco e il lago
che nessuno tutela
Vullo, il regista che
ha scelto di restare
Nonostante sia una Riserva naturale, poco o nulla è stato fatto per salvaguardare un sito ambientale negli
anni trasformato in un pantano che
raccoglie rifiuti di ogni genere.
In redazione è venuto a trovarci Luca
Vullo, filmaker di successo che nonostante le tante difficoltà ha deciso di
lavorare nella sua terra, e che sapiente
racconta nelle sue opere.
L. Spitali
L. Ingrassia
alle pagine 16 e 17
scrivi alla redazione: [email protected]
alle pagine 24 e 25
www.ilfattonisseno.it
Via Filippo Paladini, 172 - Via Ferdinando I, 63 Caltanissetta
2
Dicembre
www.ilfattonisseno.it
L’ editoriale
L’ANALISI. L’elezione di Zummo alla presidenza del Consiglio apre nuovi scenari
Buon compleanno Il regalo di Natale a Campisi?
“Il Fatto Nisseno” Opposizione dalle armi spuntate
— di Michele Spena —
D
ieci dicembre
2010 in stampa
il primo numero del mensile
“Il Fatto Nisseno”. Sono
passati dodici mesi, abbiamo distribuito centoventimila copie ( dieci uscite
per dodicimila copie a numero) e speriamo di avervi informato sui fatti che
riguardano Caltanissetta
e la provincia con onestà
intellettuale e chiarezza.
Siamo consapevoli di aver
compiuto qualche errore;
foga, entusiasmo, vitalità,
gioventù, irruenza sono
doti che possono talvolta rivelarsi controproducenti. Il
nostro impegno è
di migliorare e di
rendere un servizio al cittadino nisseno.
Una redazione coesa,
compatta,
piccola
ma combattiva e
libera da ogni legame. Un
editore sincero che tenta di
mantenere vivo un sogno
che si sta trasformando in
una concreta ed affidabile
realtà grazie al sostegno dei
nostri sponsors. Un rapporto con i nostri lettori
che si basa sulla sincerità
e sulla volontà di operare a
favore del nostro territorio
e delle eccellenze imprenditoriali e personali che vi
abitano, lavorano ed impegnano. Il vanto (scusateci
per l’immodestia di questo
inciso) di “uscire” dalle rotative della S.T.S. di Catania che stampa quotidiani
quali il Corriere della Sera,
la Gazzetta dello Sport, Libero ed il Giornale.
Il primo numero, in copertina riportava un articolo
intitolato “Natale Povero”;
purtroppo in un anno non
è cambiato niente o quasi.
La crisi dilaga, la sfiducia
aumenta, la sensazione
tangibile di un futuro dai
contorni nebulosi e foschi
attanaglia le nostre menti
ed i nostri cuori.
Non vogliamo addentrarci
in analisi politiche od economiche pregne di paroloni che in genere soltanto
pochi esperti capiscono.
Vogliamo soltanto ricordare che “il dubbio dovrebbe essere sempre con noi”
(Cartesio).
Il dubbio che ci attanaglia
ogni qual volta affrontiamo
un argomento con il timore di non riuscire ad essere chiari o comprensibili.
“La lettura del quotidiano
e’ la preghiera del mattino
dell’uomo moderno” (Hegel). Noi speriamo che la
lettura possa nuovamente
donare alla società attuale
ed alla casta che ci governa,
la riscoperta dei valori legati all’etica ed alla politica
nella sua accezione
più antica e
sostanziale. La prima
definizione di
“politica” (dal
greco πολιτικος,
politikós) risale
ad
Aristotele ed è legata al termine “polis”, che
in greco significa la città,
la comunità dei cittadini;
secondo il filosofo, “politica” significava l’amministrazione della “polis” per il
bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini
partecipano.
Noi del “Il Fatto Nisseno”
vogliamo PARTECIPARE.
Siamo ancora qui ed è nostra intenzione, rimanerci
ancora a lungo. Vogliamo
crescere, vogliamo migliorare, vogliamo aiutare
la nostra città. Vogliamo
rappresentare la grande
maggioranza dei nisseni che nemica dell’apatia,
dell’ignavia e dell’accidia,
opera per riconsegnare alla
luce una città che è stata
scaraventata nell’ombra.
Nessun proclama, nessun
intento bellicoso o litigioso, soltanto il desiderio di
esercitare con modestia ma
attenzione la professione
del giornalismo. Torniamo
nella nostra redazione a
scrivere ed informare: vogliamo soltanto aiutarvi a
capire.
di Salvatore Mingoia
segue dalla prima
...Dalla
rosa dei
papabili
all’ultimo
PACCO
m o m e nt o
si è defilato l’ex vice
presidente
?
della provincia Pietro Milano che
era stato indicato
come assessore
in quota per il
Pid. Ma, all’interno del partito rappresentato
dal parlamentare
nisseno Rudy Maira
non tira aria di primavera, anzi il filo diretto
che inizialmente legava il
deputato regionale Maira con
1
il sindaco Michele Campisi
si è notevolmente allentato,
se non quasi rotto. La dimostrazione è rappresentata
dall’atteggiamento spesso critico che i consiglieri del Pid
hanno nei confronti del sindaco Michele Campisi anche
se in determinate circostanze
per spirito di appartenenza, più
che per convinzioni, sono costretti
ad assecondare l’operato dell’amministrazione. Un atteggiamento di appartenenza rivendicato anche quando si è trattato di votare il nuovo
presidente del consiglio. In
quella occasione i consiglieri
del Pid per
“faccifaria” sono usciti dall’aula per
non assecondare il disegno messo in
campo dai consiglieri del Terzo Polo,
dell’Mpa, dell’Api e del Pd, sostenuto
poi anche dai consiglieri del Popolo della Libertà, che hanno portato
alla elezione del nuovo presidente
del consiglio Calogero Zummo del
Pd. Il secondo
assessore che
secondo
www.ilfattonisseno.it
Dicembre
La richiesta
di sfiducia
al sindaco
da parte
dei falchi del PD
sembra oramai
una cantilena
che comincia
a non piacere
indiscrezioni, veniva indicato,
insieme all’ex vice presidente
della provincia era il consigliere comunale Giuseppe Firrone
eletto nel Movimento
d i
Intesa
Civica
Solidale e poi
transitato nel
Gruppo Misto.
Ma nelle ultime
ore anche questa
ipotesi
sembra
sfumata. Adesso
si tratta di
vedere se il sindaco Campisi nel
completamento della squadra di
governo della città seguirà la lo-
“
gica dell’appartenenza politica o
quella della giunta tecnica che ha
privilegiato fino ad oggi. In ogni
caso c’è la necessità di ricostituire
il quorum dell’amministrazione
Nei prossimi
per potere liberamente e senza
giorni sotto
intoppi di natura giuridica delil’albero di natale berare provvedimenti necessari,
anche se di ordinaria amminici saranno
strazione. Di recente con la eledue nuovi
zione del nuovo presidente del
consiglio comunale il sindaco
assessori
Michele Campisi in più occasioni ha ribadito l’importanza di aprire un confronto ed un dialogo
con i consiglieri di
maggioranza e
di opposizione in consiglio
per dare maggiore respiro all’attività
dell’amministrazione
anche se i falchi del Pd continuano a ripetere la cantilena
della proposta di sfiducia al sindaco da presentare prima della
fine dell’anno in corso. Una cantilena che come è dato capire,
comincia a non piacere ad altri
gruppi che fino a qualche mese
addietro erano schierati con i
falchi che sostenevano la proposta della mozioni di sfiducia.
Secondo alcuni osservatori politici, a cui piace giocare con i numeri, la elezione del presidente
del consiglio Calogero Zummo
che ha aggregato i consiglieri di
sponde opposte sarebbe la dimostrazione che la proposta di mozione di sfiducia al sindaco Campisi, se presentata, sarebbe quasi
sicuramente votata in consiglio.
Nulla di più infondato anzi l’elezione del nuovo presidente del
consiglio
dimostra
tutto il contrario e
soprattutto dimostra
che a Palazzo
del Carmine
si è avviato
un processo
di “normal i z z a z i o n e”
PACCO
tra amministrazione e
consiglio co?
munale e che
la ricomposi-
LD
F
X
G
V¿
2
3
zione delle nuove commissioni
consiliare permanenti e la elezioni dei rispettivi presidenti spiana
in definitiva la strada della continuità amministrativa al sindaco Michele Campisi. Insomma
non c’è voglia di salti nel vuoto
e quindi voglia di rischiare. Il
grido di guerra dell’opposizione
“mozione di sfiducia al sindaco”
che fino a qualche mese addietro veniva gridato e sbandierato in consiglio comunale e nelle
riunioni di partito adesso viene
solo sussurrato fino a diventare
impercettibile. Detto papale papale, le armi dell’opposizione del
sindaco si sono parecchio spuntate, per cui è prevedibile che nei
prossimi giorni sotto l’albero di
Natale ci siano i due nuovi assessori e che senza scossoni, contrariamente a quanto è stato detto
e ripetuto, il sindaco non solo
brinderà all’arrivo del 2012, ma
anche a quello che verrà dopo.
Direzione Editoriale
Michele Spena
Direttore responsabile
Salvatore Mingoia
Collaborazioni:
Osvaldo Barba
Alessandro M. Barrafranca
Marco Benanti
Claudio Costanzo
Giuseppe Falci
Salvatore Falzone
Leda Ingrassia
Lello Lombardo
Cecilia Miraglia
Donatello Polizzi
Laura Spitali
Gianbattista Tona
'LVHJQRJUD¿FR
Michele Spena
Impaginazione
Claudia Di Dino
Redazione
Viale della Regione, 6
Caltanissetta
[email protected]
Tel/Fax: 0934 - 594864
info pubblicità:
389/7876789
4
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Dicembre
Dicembre
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5
6
Dicembre
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L’INTERVISTA. Michele Campisi tira un bilancio di fine anno
“Abbiamo trasformato
molte emergenze
in grandi opportunità”
Redazione
La ricettta
del primo cittadino
per combattere
la crisi.
Dalla gestione
dei rifiuti
all’asilo nido,
tutte le strategie
per fare risparmiare
molti quattrini
al Comune.
Un anno pesantissimo, una nuova Giunta, in parte tecnica che si
è trovata sul tavolo una situazione complessa, il problema della
gestione del servizio di raccolta e
smaltimento dei rifiuti solidi urbani, la necessità di razionalizzare
i costi di tutti i servizi, anche i più
essenziali, il confrontarsi quotidianamente con una macchina
amministrativa spesso inadeguata, nonostante i grandi sforzi dei
Dirigenti, le problematiche occupazionali da affrontare in diretta
conseguenza dell’intervento di
razionalizzazione dei Servizi in
un territorio che in passato ha
integrato
nell’Amministrazione Pubblica la principale risorsa
economica ed occupazionale del
territorio, e ciò in un quadro nazionale e sovranazionale sempre
più incerto che ha
visto negli ulti-
segue dalla prima
mi sei mesi il crollo per ciascuno
di noi delle proprie epocali certezze, certezza della sicurezza e
garanzia dello Stato, certezza di
una pensione, certezza della copertura pubblica di ogni bisogno
essenziale dei cittadini e potremmo continuare.
Una gestione “emergenziale”
quindi che non lascerebbe immaginare grandi spunti nel breve per la rinascita economica e
sociale della nostra città?
Al contrario. Spesso nei periodi di
grandi difficoltà scopriamo risorse diversamente nascoste. Tutto
si fonda sui principi e valori etici,
religiosi, sul riappartenersi in un
sistema di relazioni fondate sulla
famiglia, sulla riscoperta dell’appagamento nel fare parte di una
piccola collettività di quartiere, sul
riappropriarsi della principio del-
la solidarietà, e ciò in sostituzione
dell’individualismo che talvolta
costituisce il limite dell’esperienza
politica vanificandone i benefici
effetti dell’espressione più alta della partecipazione alla vita Pubblica.
Tutto ciò ha ispirato me e la mia
“
Da sottolineare
lo sforzo
per la
perequazione
tributaria
squadra che con grandi sacrifici è
riuscita a contemperare la soluzione delle emergenze, che in molti
casi sono divenute delle grandi
opportunità.
Non possiamo non citare la gestione
dei rifiuti con il
contratto in essere che vede un
risparmio per il
Comune di oltre
due milioni di euro
l’anno garantendo la
stessa forza occupazionale, il nuovo contratto di gestione per
gli asili nidi che vede
un risparmio di oltre
cinquecentomila euro
rispetto alla previgente
gestione, assicurando la
stessa qualità dei servizi, i
numerosi servizi della solidarietà sociale trasposti dalla
copertura dei servizi a carico
del Comune di Caltanissetta
alla Regione Siciliana attingendo alla legge 328, e potrei citare
altri esempi.
Non può altresì essere disconosciuto lo sforzo effettuato nella
direzione della perequazione tributaria e tariffaria, assolutamente
sbilanciata nei confronti dei ceti
più deboli. Pensiamo ad esempio
che prima degli interventi effettuati una significativa parte dei ceti
più abbienti non corrispondeva
l’I.C.I. sulle aree edificabili, e solo
per l’anno 2006 si sta procedendo
al recupero di quasi € 800.000 da
parte di contribuenti precedentemente ignoti e rilevati tramite il
Sistema Informatico Territoriale
del Comune di Caltanissetta.
Pensiamo, per fare un altro esempio, che prima dei provvedimenti
si pagava per la costruzione di una
cappella gentilizia un importo di
poco superiore ad € 90 per mq di
suolo cimiteriale, quando a Valledolmo se ne pagano più di quattrocento ed a Messina oltre 3.000,
e ciò con la diretta conseguenza
di non poter finanziare le opere
di fruzione del Cimitero, neanche
lontanamente coperte nei costi
da detti regimi tariffari, e che ha
permesso di far partire i cantieri al
cimitero, da anni bloccati in diretta conseguenza dell’impossibilità
di copertura dei costi delle opere
infrastrutturali.
Non ultimo deve citarsi il notevole
ammodernamento nella gestione
del procedimento amministrativo
che ha considerevolmente ridotto
i tempi di istruttoria delle pratiche, tempi che costituiscono concretamente perdita di risorse per il
cittadino ed imprenditore .
Queste ed altre questioni ci hanno
visti impegnati a ristabilire i necessari equilibri, e destinando dette risorse alla copertura di servizi
essenziali di cui certamente beneficiano i ceti meno abbienti.
Un grande sforzo provvedimentale quindi nella direzione del risanamento finanziario, ma quali
le priorità per l’anno 2012?
Il progetto per la riqualificazione
del Centro Storico in prima istan-
“
Importanti
gli interventi
per le
infrastrutture
urbanistiche
za. La storia urbanistica degli ultimi cinquant’anni ha visto crescere
la nostra città a dismisura, con un
grande impegno e consumo del
territorio. In diretta conseguenza
di ciò sono aumentati i costi per
le urbanizzazioni, i costi per i cittadini per muoversi, e ciò per una
città che vede costante il numero
degli abitanti da ormai un ventennio.
Ciò, oltre ché integrare un modello urbano e territoriale non
sostenibile , oggi più che mai, ha
innescato un giro vizioso di spopolamento del centro storico,
ed in conseguenza di ciò un ir-
www.ilfattonisseno.it
Dicembre
reversibile processo di disinteresse economico sullo
stesso, che a macchia d’olio
ha prima interessato le vie
più interne, ma sempre più
velocemente sta diffondendosi alle arterie principali,
privando la città della sua
identità urbana e storica.
Ciò ha dirette conseguenze anche sul costrutto economico, e per tale motivo
sono in programmazione
diversi interventi per contrastare detto fenomeno.
Quali gli interventi previsti?
Nell’immediato, anche con ri-
sorse costituite dai limitati
mezzi comunali e con la
encomiabile collaborazione
di dipendenti comunali, si
sono effettuati diversi interventi mirati su percorsi
del centro storico, e ciò per
interrompere l’oblio del disinteresse ammnistrativo
ultradecennale e restituire
ai cittadini, spesso uniti in
comitati spontanei, la sensazione che le Istituzioni si
stanno occupando di loro.
Detti interventi hanno la
meritorietà di formare nei
cittadini la decisione di non
abbandonare, in attesa dei
“
Abbiamo
ridotto
l’istruttoria
delle pratiche
burocratiche
processi più importanti in
progetto, e costituiscono un
investimento sostenibile ma
ad alto valore aggiunto.
A questo si aggiungono
gli importanti interventi
di infrastrutturazione in
corso di definizione, e che
vedranno la luce nel corso del 2012. Parliamo
dei lavori della Grande
Piazza, dell’ampliamento del Parcheggio di Via Medaglie
d’Oro.
Non ultimo per
importanza è il lavoro progettuale
ed amministrativo che si stà
svolgendo per
individuare e
finanziare altri
parcheggi di
interscambio
da ubicarsi
in Via Kennedy ed in
prossimità
del nodo
Grazia, importanti infrastrutture che unitamente
a quelle i cui lavori avranno
inizio nel 2012, permetteranno di pedonalizzare il
centro storico, restituendone la propria funzione rappresentativa, residenziale e
commerciale.
A ciò si aggiunge il lavoro
progettuale pianificatorio
urbanistico attualmente in
corso, che ha visto nel corso
del presente anno il completamento del monitoraggio effettuato sull’intero
patrimonio edilizio, cui ha
conseguito l’individuazione di un gruppo di lavoro
progettuale interno che
provvederà a redigere una
variante che permetterà,
alla luce di un obiettiva fotografia della situazione, da
una parte di programmare
più correttamente gli interventi progettuali, e dall’altra, nel definire l’intera zona
di interesse pubblico, permetterà la catalisi di risorse
pubbliche e private, senza le
quali è improponibile qualsiasi azione.
E’ giusto in detto contesto citare l’intervento dello IACP
previsto nella gradinata Cesare Abba, integralmente e
recentemente restituita alla
pubblica fruzione da risorse comunali, esempio della
moltiplicazione dei risultati
nel rapporto sinergico tra le
Istituzioni.
A chi vorrebbe rivolgere
un pensiero?
Ai Concittadini, affinché
inizino il nuovo anno nella
consapevolezza che la Storia ci ha offerto prove ben
più gravi della attuale crisi, e
dalle quali il nostro popolo
è sempre uscito dimostrando la propria forza ed integrità valoriale e morale;
Alle Istituzioni, affinché
siano sempre presenti accanto ai Cittadini in questo
momento particolarmente
critico;
Al Consiglio Comunale,
ai Consiglieri di maggioranza,
affinchè
continuino ad offrire
la loro fiducia e contributo all’Amministrazione ed ai Consiglieri
di Opposizione, affinchè,
nel rispetto del loro ruolo
aiutino l’Ammnistrazione a
perseguire l’interesse della
cittadinanza.
Alla Cittadinanza attiva ed
a tutte le forze che positivamente operano sul territorio, affinché, nel rispetto
dei ruoli e delle Istituzioni
continuino a concorrere per
il raggiungimento del bene
comune.
I Fatti di
7
Etico
Come abbiamo fatto?
S
e siamo stati bambini prima degli anni 80 come abbiamo fatto
a sopravvivere?
Da bambini andavamo in macchina senza cinture di sicurezza né
air bags. I nostri lettini quando erano
dipinti lo erano con brillanti colori al
piombo. Non c’erano tappi di sicurezza
nelle bottiglie dei medicinali né sui cassetti né sulle porte. Quando andavamo
in bici non avevamo casco né protezioni per i gomiti.
Bevevamo l’acqua
del rubinetto del
“cannolo”. Non
avevamo bottiglie
di acqua minerale. Impiegavamo
ore a costruire
pattine con le
“ruote a palline”
che non rispettavano le norme
CEE. Uscivamo a
giocare alla sola
condizione di ritornare all’ora di
cena. Andavamo
alle “Vare” senza
essere accom-
pagnati dai
genitori. Andavamo a
scuola per imparare e non per
sviluppare il nostro potenziale di creatività. Quando non si era disciplinati la
maestra ci dava le punizioni e le bacchettate sulle mani e i nostri genitori
non hanno mai denunciato nessuno.
Sapevano che se la maestra aveva fatto
così significava che l’avevamo meritato
anzi…rincaravano la dose. Ahi! Non
avevamo i cellulari e non mandavamo
sms. Scrivevamo bigliettini, lettere e
cartoline. Andavamo a vedere la Nissa al Palmintelli; niente play station e
nemmeno Sky. Giocavamo a “carica e
scarica” o alle “cinque pietre”, a “briccica” o ai “quattro
canti”, perfino con i
petardi, ma non abbiamo mai buttato
sassi dai cavalcavia
per sconfiggere la
noia. Dividevamo
le bibite in quattro
e bevevamo tutti
nella stessa bottiglia e nessuno è mai
morto per questo. I
nostri amici si chiamavano Nino, Lillo,
Salvatore,
Maria,
Calogero e Rosetta
e non Jerry, Samantah, Pamela o Sharon. Quando qualcuno era bocciato
a scuola i genitori
non lo portavano dalla psicologo
o facevano ricorso in Tribunale.
Si ripeteva l’anno e si aveva una
seconda possibilità. Chi non voleva studiare andava a lavorare:
non era una punizione ma una
chance! Abbiamo fatto il militare e non certo le escursioni
fuori porta. Abbiamo fatto
l’esperienza della libertà, dei
successi, delle responsabilità ma purtroppo anche delle raccomandazioni e
degli smacchi ma abbiamo sempre imparato a sbrogliarcela da soli.
Così si sono costruiti molti uomini che
oggi guardano allibiti questa società.
Etico
8
Dicembre
www.ilfattonisseno.it
Fatti contro la mafia
Storia & Cultura
per non dimenticare
Orange E. Dickey
L’indiscreto
investigatore
che non voleva
mafiosi
nell’esercito
di liberazione
di Giovanbattista Tona
L’agente della divisione
criminale dell’esercito,
fu l’unico a indagare
e smascherare
Vito Genovese,
malavitoso al servizio
degli ufficiali americani.
I
In alto Charles Poletti.
A destra Vito Genovese.
Nella pagina accanto
Lucky Luciano, in basso
un’immagine storica dello
sbarco degli americani in
Sicilia (Luglio 1943)
fascisti erano stati gli oppressori e gli americani nel
1943 avevano portato la libertà, ma sia con gli uni sia
con gli altri uno come Vito Genovese aveva trovato qualche vantaggio.
Mentre il prefetto Mori conduceva la sua offensiva contro la mafia
siciliana, Genovese faceva parte
del clan italo-americano di Lucky
Luciano a New York, dov’era emigrato da ragazzo nel 1897; si occupava di affari illeciti ed era pure
un pericoloso gangster. A un certo punto le autorità americane cominciarono a fare sul serio nel
contrastare queste organizzazioni
e Genovese si trovò inseguito da
un ordine di cattura per omicidio;
dove darsi alla latitanza?
Era il 1937: Mussolini raccontava
al mondo che il fascismo aveva
sconfitto definitivamente la mafia
e gli Stati uniti stavano diventando nemici dell’Italia.
Genovese pensò bene di tornare
in Italia, dove si propose come
fervente sostenitore del fascismo.
Passarono pochi anni e nel 1943
gli angloamericani sbarcarono in
Sicilia, firmarono l’armistizio con
il Maresciallo Badoglio e costituirono un governo provvisorio militare che si sostituì al governo
italiano nei territori occupati, il
cosidetto AMGOT. Ne era a capo
il colonello Charles Poletti che,
d’intesa con gli altri altri ufficiali
americani, si circondava di italiani ritenuti in grado di fornire una
“disinteressata collaborazione” ai
“liberatori”.
Suo autista e interprete di fiducia
divenne quello stesso Vito Geno-
“
La vicinanza
di Genovese
al potente
Poletti
rese potente
anche lui
vese, che fino ad alcuni anni prima per gli Stati Uniti era un indesiderabile.
La vicinanza ad un uomo così potente rese subito molto potente
anche lui e, tra i mille impegni
che comportava il suo ruolo a servizio di Poletti, Genovese trovò il
tempo per svolgere ricchi traffici
di contrabbando e di mercato
nero, sfruttando la sua posizione
e le sue nuove e vecchie amicizie;
di queste sue attività numerosi ufficiali americani sembravano non
accorgersi.
Poletti continuerà a dire anche
dopo anni dalla fine della guerra
che durante la sua attività militare
in Italia non ebbe mai ad incontrare né la mafia né i mafiosi. Tra
gli storici ancora ci si continua ad
interrogare sul ruolo della mafia
nello sbarco degli americani in Sicilia; e, per dirla in termini “moderni”, se vi fu una trattativa o
meno.
Forse però potrebbe essere importante ricordarsi di quegli uomini che, se una trattativa vi fu,
fecero di tutto per farla fallire.
In Italia con Poletti sbarcò anche
un piccolo agente della divisione
criminale investigativa dell’eserci-
to, che si chiamava Orange E. Dickey e che, mentre tutti usavano
riguardo verso Genovese, ritenne
www.ilfattonisseno.it
Dicembre
9
PILLOLE DI STORIA dal libro di Roberto Mistretta “Giudici di frontiera”
Il patto ai tempi dello sbarco
tra gli alleati e i boss mafiosi
S
di fare il suo mestiere fino in fondo,
per nulla spaventato dal credito di
cui quell’italo-americano godeva tra
i suoi superiori.
E così scoprì tutto, il suo passato e
gli affari illeciti del presente; lo riferì
alle autorità competenti e dopo numerosi sforzi riuscì ad arrestarlo e a
condurlo nel carcere di Napoli
nell’agosto del 1944.
Non si contarono le lettere di apprezzamento di alti ufficiali in favore di questo detenuto, che dovette
apparire d’un botto un uomo potentissimo, perseguitato chissà perchè.
Genovese era “degno di fiducia e lea-
le”, per il maggiore Young; “profondamente onesto”, a dire del capitano
Dunn; servizievole e disinteressato,
secondo il maggiore Holmgreen.
E il comandante Poletti, tutte le volte
che Dickey chiedeva istruzioni su
come comportarsi con Genovese, si
faceva trovare occupato in altri affari
e non gli dava mai una risposta.
Dopo l’arresto, arrivò ordine a Dickey di trasferire Genovese presso il
carcere di Avellino, meno duro di
“
ono cambiati i tempi
ma non la mentalità
mafiosa che negli anni
Quaranta favorì l’accordo tra gli americani e i mafiosi
dell’isola, il cosiddetto patto
scellerato passato alla storia
come “Operazione Husky”: lo
sbarco degli alleati in Sicilia.
All’alba del 10 luglio 1943 la
VII° Armata del generale George Patton sbarcò sul litorale
tra Gela e Licata. Il giorno dopo
Gela fu occupata.
L’Ottava Armata
britannica
Il poliziotto
non è un eroe
antimafia,
ma fece
il suo dovere
fino in fondo
quello di Napoli, e l’agente fu invitato alla prudenza nel condurre l’indagine, visto che era emerso il coinvolgimento di un generale.
Ma Dickey andò avanti, raccontò
tutto al Procuratore di New York,
finchè Genovese fu trasferito negli
USA e lì fu processato.
Non si può essere sicuri del fatto che
lo sbarco degli alleati sia stato favorito dalla mafia o che abbia favorito la
mafia.
Possiamo essere certi però che
nell’AMGOT non furono in molti ad
impegnarsi per contrastare le infiltrazioni mafiose e soprattutto non
furono i più potenti.
Il piccolo agente Dickey non è un
eroe americano, non è un’icona
dell’antimafia italiana, non sappiamo
nemmeno se fece carriera. Ma fece il
suo dovere fino in fondo.
Altri no.
guidata
dal generale Sir Bernard Montgomery,
sbarcò nell’estrema punta sudorientale, risalì verso Siracusa e
Catania, per poi ricongiungersi
con gli americani a Messina.
Quattro giorni dopo lo sbarco
alleato, il 14 luglio, come racconta lo scrittore Michele Pantaleone, un aereo da caccia
americano lanciò un plico nelle
campagne di Villalba (CL). Il
plico fu raccolto da un militare,
Raniero Nuzzolese e consegnato al maresciallo dei carabinieri
(morirà assassinato poche settimane dopo). Dentro c’era un
fazzoletto nero che portava ricamata una grande elle di colore giallo, ad indicare Lucky Lu-
ciano, al secolo Salvatore
Lucania nativo di Lercara Friddi (PA), emigrato in America a
sedici anni e detto Lucky (fortunato) perché sopravvissuto
ad un regolamento di conti. Era
lui, gangster d’oltreoceano detenuto nel penitenziario di
Dannamore, ai confini col Canada e conosciuto come “Sing
Sing”, il ragno scelto dagli americani per tessere la tela coi mafiosi dell’isola e pianificare lo
sbarco.
Il giorno appresso, l’aereo sorvolò ancora i cieli di Villalba e
sganciò una seconda busta.
E stavolta il fazzoletto con la L
arrivò nelle mani giuste:
quelle dello zu Calò.
Cinque giorni dopo,
nell’assolato pomeriggio
del 20 luglio tra campi
riarsi e ficodindia abbacchiate, a Villalba,
borgo feudale sperduto nel Vallone a
nord di Caltanissetta, dove viveva rispettato e
temuto
da
tutti, l’indiscusso capomafia don Calò Vizzini, arrivano tre carri armati
americani.
Don Calò e Dam Lumia avevano preceduto le truppe americane per favorire l’avanzata
senza perdite e stringere in una
morsa le schiere tedesche nella
“sacca di Trapani”. Sulla costa
palermitana intanto, le truppe
dell’Asse arretravano per sottrarsi al pericolo costituito dai
picciotti amici degli amici. I
due rientrarono a Villalba
dopo una settimana a bordo di
una jeep americana. Il 23 luglio,
dodici giorni dopo lo sbarco,
uno dei più imponenti della
storia, gli americani occuparono Palermo e in poco più di un
mese tutta la Sicilia. Gli inglesi
invece dovettero superare le re-
sistenze opposte nella Sicilia
orientale dove la mafia di allora
non aveva agganci.
A Palermo gli americani trovarono Vito Genovese, noto gangster fuggito dagli Usa nel 1939
che diventerà il braccio destro
del colonnello Charles Poletti,
capo dell’Amgot, Allied Military Government of Occupied
Territories. L’accordo tra gli alleati e i capimafia, a lungo negato, produsse due effetti immediati in Sicilia: la fine in
anticipo di due anni della Seconda Guerra Mondiale e il ritorno in auge della mafia, che
era stata decimata e deportata
dal prefetto Cesare Mori nel
ventennio fascista, l’unico che
le aveva davvero schiacciato la
testa e l’aveva umiliata.
Quel patto fece ottenere ai boss
innumerevoli favori, dall’affidamento dei magazzini di viveri ai depositi di armi e medicinali. Don Calò fu nominato
sindaco di Villalba il 27 luglio,
carica che lascerà dopo cinque
mesi a suo nipote Beniamino
Farina, affiancandogli in giunta
il fratello parroco, Salvatore
Vizzini.
Dam Lumia ottenne l’incarico
di interprete di fiducia presso il
Civil Affaires Office a Palermo,
zu Peppi Genco Russo fu nominato Soprintendente degli
Affari civili di Mussomeli, Vito
Genovese detto Vitone e che in
seguito diventerà il capo dei
capi delle cinque famiglie di
cosa nostra, ebbe l’incarico di
interprete di fiducia del colonnello Poletti che viaggiava su
una Pachard regalatagli dal
boss.
Il tenente Richard Craley degli
Affari civili di Mussomeli autorizzò gli uomini di don Calò a
portare le armi per difendersi
dai fascisti. L’esercito mafioso,
armato di tutto punto, tornava
in campo con la benedizione
degli alleati.
10
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Dicembre
L’ INTERVISTA. Vizzini, l’avvocato col pallino per la politica e la caccia
“La gestione della città
si basa oramai
sull’improvvisazione”
di Leda Ingrassia
Nato a Villalba,
è stato tra gli uomini
più noti della Dc.
Adesso vicino
alle posizioni
autonomiste
dà un giudizio
schietto e crudo
della politica nissena.
Un uomo della prima Repubblica,
uno di quelli che sembra credere
fortemente a tutto quello che fa e
che ha fatto. Un padre di famiglia,
un avvocato, un “quasi” ex politico, un appassionato di caccia.
Salvatore Vizzini, nato 67 anni fa a
Villalba ma da una vita residente a
Caltanissetta. Nel suo studio legale di via Libertà, tra carpette, fogli,
libri, scopriamo Salvatore Vizzini,
la sua storia, pubblica e privata, il
suo hobby per eccellenza.
Avvocato, cominciamo proprio
parlando della laurea in legge…
Mi sono laureato nel marzo 1968
all’università di Palermo. Per capire quanto amo la mia professione,
che esercito ormai da circa 43 anni
soprattutto nell’ambito civile, pensate che fino al giorno della laurea
ero un dipendente pubblico di un
ente mutualistico e che l’indomani mi sono dimesso per seguire
la mia scelta. Vi garantisco che
fino ad oggi non mi sono assolutamente pentito. Dopo la laurea
ho fatto il prescritto periodo di
praticantato e, dopo aver superato
l’esame di procuratore legale, ho
deciso di aprirmi uno studio. Proprio perché credo nel mio lavoro,
anche durante le tante esperienze
di amministratore non l’ho mai
interrotto.
Passiamo dunque alla sua carriera politica, com’è cominciata?
Il tutto è iniziato durante il periodo universitario quando ho
vissuto la stagione calda del ‘68:
già nel gennaio di quell’anno ero
consigliere comunale per la Democrazia Cristiana a Villalba.
Dopodichè, nel 1980 sono stato
eletto tra le fila del consiglio comunale di Caltanissetta, durante
la legislatura Giliberto. In quegli
anni, tra l’82 e l’83 sono stato vice
e poi anche capogruppo consiliare
della DC. Un impegno politico il
mio che mi portò nel 1984 a diventare sindaco di Caltanissetta
sino a fine legislatura. Da lì poi, sia
nel 1985 che nel 1990, fui rieletto
consigliere comunale e in questo
arco di tempo ricoprì più volte la
carica di assessore al personale,
alle finanze e ai lavori pubblici. La
vera svolta nella mia carriera politica fu il 1992, anno abbastanza
particolare e noto per le vicende
da cui fu interessato, quando noi
della DC ci dimettemmo tutti e da
allora decisi di chiudere con la politica comunale nissena. Da quel
momento, a parte qualche piccola
parentesi come la candidatura a
deputato regionale e alle europee,
dagli anni ’90 mi limito a ricoprire
cariche all’interno della segreteria
del partito: sono stato segretario
i
r
u
g
u
A
provinciale del vecchio CCD e poi
presidente dei neo partiti derivanti
da questo, ovvero l’UDC e l’MPA
nisseni, dove tutt’ora milito.
A questo punto è d’obbligo una
domanda circa il suo parere
sulla situazione politica locale e
magari, perché no, anche nazionale…
“
Per amore
del mio lavoro
ho lasciato
un impiego
pubblico
Caltanissetta sta andando a rotoli
e non vedo, sinceramente, prospettive di ripresa di alcun genere.
C’è una gestione politica ad horam, priva di programmazione,
di ricerca di risorse e basata solo
sull’improvvisazione. I comuni
ormai sono uno stipendificio: intendendo così la politica, che futuro ci potrà essere? La politica
deve essere fatta di passione, ideali
e ideologie in cui si deve credere:
è un servizio da rendere alla comunità e quindi a noi stessi, dato
che, se riesci a migliorare la città,
ci guadagni anche tu amministratore che lì vivi. Ai miei tempi i
movimenti universitari erano importantissimi per la formazione
del futuro politico: aspetto ormai
mancante nella politica moderna. Quello attuale è il risultato
dell’aver fatto prevalere il principio “il nuovo per il nuovo”. Ai
miei tempi il primo cittadino era
eletto dal consiglio comunale: l’attuale legge elettorale per me è un
errore che rischia di mettere delle
persone incapaci e incompetenti a
ricoprire posti di rilievo.
Quali caratteristiche, oltre la
formazione, dunque, secondo
Lei deve possedere un buon amministratore?
Quello dell’amministratore non
è un lavoro da ragioniere, fatto
solo di bilanci, entrate e uscite: il
sindaco deve avere anche tanta
fantasia politica. Questo significa
che nella gestione delle risorse bisogna capire quando ci sono cose
da privilegiare rispetto ad altre e
bisogna anche saper ricercare i
finanziamenti statali ed europei,
magari circondandosi di uno staff
di esperti. Spesso si dice che non ci
sono i soldi: in realtà, come posso
testimoniare con la mia esperien-
za, esistono svariati miliardi che ci
passano sotto il naso senza che ce
ne accorgiamo e che vanno persi o
che sono stati sprecati per costruire cattedrali nel deserto. Sfruttare i
finanziamenti significa poi creare
occasioni di lavoro. Ricordo che
quando ero sindaco, approfittammo di una serie di finanziamenti
ricevuti in vista della visita del
Papa a Caltanissetta: venne costruito il parcheggio dietro la posta di via Guastaferro e sistemato
lo slargo abbandonato davanti la
chiesa di san Biagio. Ormai, poi,
la politica vive un profondo scollamento dal territorio legato indubbiamente al venir meno della
vecchia struttura dei partiti e delle
segreterie. Ricordo che i gruppi
consiliari prima di ogni consiglio
comunale discutevano e si mettevano unanimemente d’accordo
prima di andare in aula a confrontarsi con gli altri e non come
ora dove prevale la logica del singolo e dove si vive una situazione
di stallo perenne.
Nel concludere la nostra piacevole conversazione, parliamo del
suo hobby, la caccia…
Fino a quando avevo 30 anni giocavo a calcio: poi, con la scusa del
passare degli anni e del fatto che
mio nonno paterno mi lasciò un
fucile da caccia destinato appunto
al primo nipote maschio, decisi di
avvicinarmi a questa attività con
alcuni amici. Da lì fu un amore
a prima vista che è cresciuto di
giorno in giorno: una vera e propria adorazione per la natura. A
caccia si va presto la mattina e si
rientra normalmente per l’ora di
pranzo: si vive in un’atmosfera di
pace e silenzio assoluto, si sente
solo il cinguettio degli uccelli e si
vede il magnifico sorgere del sole.
Sono uno sportivo e la caccia mi
permette di fare movimento dopo
una settimana di scrivania e aule
di tribunale. Tale è il mio amore
per la natura che quando la caccia
è chiusa vado comunque in campagna per una salutare passeggiata.
Come ci si organizza o cosa si fa
in vista di una battuta di caccia?
La prima tappa per tutti i cacciatori è la vigilia dell’apertura della
stagione venatoria: quasi a mò di
porta fortuna, si organizza una
grande scampagnata con tanto di
barbecue in compagnia di tanti
amici e colleghi di caccia. Dopodichè, dall’indomani, ognuno va
in giro per le campagne con la sua
squadra di cacciatori. Io ci vado
una volta a settimana, spesso nel
weekend, nelle zone di Enna e
Niscemi, con due amici che frequento da oltre 30 anni e con i
miei tre cani meticci. Faccio una
caccia esclusivamente a coniglio:
dopo che li prendo, alcuni li uso
per i consumi familiari e tanti altri li regalo. Se per caso incontrate
“
Sono
uno sportivo
e la caccia
mi tiene
in movimento
uno che sta andando a fare una
battuta di caccia, mi raccomando,
non ditegli mai “auguri” o “buona
caccia”: affermazioni ritenute porta sfortuna nel nostro settore.
Che cosa dice a tutti quelli che
condannano la caccia e chi la fa?
Dico che a mio avviso il cacciatore, per amore o interesse, è la
vera sentinella contro qualsiasi
abuso verso la natura: siamo noi
i veri ambientalisti. Il nostro spirito è eminentemente sportivo,
ossequioso delle prescrizioni e nel
mio caso pure legato ad un grande
amore per la natura. Per di più, la
caccia è un’attività regolata minuziosamente da leggi e decreti assessoriali che indicano gli ambiti
territoriali di caccia e la relativa
disponibilità, il calendario venatorio, le specie cacciabili e quelle
no, e l’obbligo per il cacciatore di
annotare, alla fine di ogni battuta
di caccia, su un tesserino rilasciato
dal Comune la quantità di preda
giornaliera. La caccia è ben regolamentata, semmai occorre applicare e far rispettare le norme.
Dicembre
Comunicazione istituzionale della Camera di Commercio di Caltanissetta
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11
Ente camerale. Incontro sulla legalità al Liceo “Ruggero Settimo”
Lari, Montante e Venturi
a scuola per parlare
con gli alunni
del modello Caltanissetta
Nel corso
dell’appuntamento,
legato ad un progetto Pon,
è stata elogiata
la rivoluzione
culturale promossa
da Confindustria
«Il modello Caltanissetta, voluto
da Confindustria è il segno di una
rivoluzione culturale e sociale e di
una nuova consapevolezza. Hanno
introdotto un modello di legalità
che ha tagliato i ponti con il passato» – Lo ha spiegato agli studenti del Classico, con toni pacati, il
procuratore Sergio Lari da alcuni
anni alla direzione della Procura
di Caltanissetta, invitato al penultimo incontro promosso, nei giorni scorsi, al liceo classico “Ruggero
Settimo”. Il progetto , un Pon, che
“
biamo comprendere quali progetti
si devono avviare per ricostruire,
per dare un futuro ai nostri giovani. Insomma vogliamo essere
costruttivi. I ragazzi ci chiedono
ogni giorno del loro futuro, consci
delle difficoltà occupazionali della
nostra terra ».
Ha parlato di stato, l’assessore regionale Venturi delle regole e della loro osservanza;
del mercato e delle difficoltà
delle imprese che devono
confrontarsi con aziende
che danneggiato l’economia.
« Se un’impresa - ha detto
Marco Venturi - fa firmare
la busta paga ai dipendenti e
poi paga la metà dell’importo che c’è scritto, commette
un reato grave e nuoce al
mercato. Ci sono imprendi-
merosi studenti hanno chiesto la
parola, ma hanno anche espresso
il loro desiderio di futuro, le loro
aspettative, e il loro evidente desiderio di chiudere con un passato
fatto di clientelismo per lasciare
posto alla meritocrazia. All’incon-
Siglato accordo
con la Dia
Grazie ad un
protocollo d’intesa
la Direzione
investivativa
antimafia
potrà accedere
nella banca dati
dell’ente camerale
Lari:
Gli industriali
hanno introdotto
un nuovo
modello
di legalità
L’accesso alla banca dati
dell’ente camerale da parte della Dia, direzione
investigativa antimafia, è
stata siglata attraverso un
determinante
l’azione
preventiva della Dia a garanzia del libero mercato
e della trasparenza delle
imprese. L’ente camerale
si mostra innovativo nei
percorsi e nelle procedure che forniscono supporto e collaborazione
reale”. L’accordo consente
uno scambio di risorse
nella direzione del contrasto alla criminalità
che si infiltra nel tessuto
sociale e produttivo attraverso le imprese a tutto
svantaggio delle impre-
protocollo d’intesa. La finalità è un accesso preferenziale agli investigatori
che si confrontano ogni
giorno nella lotta alla criminalità mafiosa. La sigla
dell’accordo è avvenuta
alla Camera di Commercio, tra il presidente,
Antonello Montante e il
colonnello della Guardia di Finanza, Gaetano
Scilla, responsabile del
Centro operativo di Caltanissetta.
“La banca dati e il programma RI-Visual – ha
commentato il colonnello Scilla a conclusione
della firma – consentono
di accrescere in modo
se sane. “Un’azienda che
non segue un percorso
di legalità reca un danno notevole alla libera
concorrenza che regola i
mercati – ha detto il presidente Montante – e per
questo abbiamo avviato
i protocolli d’intesa che
forniscono un contributo
sostanziale”.
L’ente camerale metterà a
disposizione del Centro
Operativo di Caltanissetta le informazioni e i dati
nel pieno rispetto dei
principi di riservatezza e
diligenza, nonché di ogni
altro principio e adempimento richiesto dal Codice della privacy.
usufruisce di finanziamenti europei, è stato chiamato “Il cemento
della legalità - Economia e legalità”.
Come relatori, chiamati a parlare
ai giovani, l’assessore regionale alle
A sinistra la dirigente scolastica del liceo classico R. Settimo con il procuratore Sergio Lari e l’assessore all’industria Marco Venturi durante l’incontro tenutosi presso la
gremita aula magna dell’istituto
Attività produttive Marco Venturi e il presidente della Camera di
Commercio di Caltanissetta e delegato di Confindustria nazionale
Antonello Montante. «Volevamo
concludere gli ultimi incontri con
la presenza di autorità che si spendono per la legalità - ha detto la dirigente scolastica Maria Luisa Sedita -. Siamo felici che la lotta alla
mafia e alla criminalità continui
a produrre frutti, ma adesso dob-
tori che nel passato hanno violato
le regole. Per fortuna la magistratura ha lavorato
bene in questa direzione». Ha
parlato di impresa e aziende sane
Antonello Montante. «Il mercato
ricompensa le aziende legali - ha
spiegato Montante – sono quelle
che vivono nella normalità e che
non fanno scorretta concorrenza.
Abbiamo bisogno di giovani che
abbiamo voglia di fare impresa e
che vogliono lavorare, progettare e
produrre nella legalità».
Al termine degli interventi, nu-
tro, gremito di studenti, che hanno
animato la capiente aula magna
del liceo classico, hanno parteci-
“
Montante:
Il mercato
ricompensa
le aziende
che vivono
nella legalità
pato numerosi docenti, alcuni dei
quali hanno seguiti gli studenti nel
progetto Pon.
12
Dicembre
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Via col vento...
Sindaci dormienti
e compensazioni
dimenticate
Redazione
Nonostante le promesse
della Solar Wind
dal parco di Mimiani
Caltanissetta
non ha avuto nulla
U
n affare da centinaia di milioni di euro, una rupe violentata, mille polemiche: il
vento che fa girare le pale, le palle e
i conti in banca non scalfisce gli
ineffabili amministratori di Caltanissetta che continuano a dormire
rispetto alle promesse o volontarie
compensazioni che sono volate via
come il vento che le ha prodotte.
La ditta Solar Wind che ha realizzato il tanto discusso parco eolico di
Mimiani, in considerazione dell’oggettivo impatto creato da questi aerogeneratori, ha teso una mano ai
Comuni (Caltanissetta e Marianopoli) il cui territorio è stato violentato e come “compensazione” ha
offerto dei gentili cadeau in termini
di costruzioni di opere pubbliche o
finanziamenti.
La Solar Wind all’allora Sindaco
Messana pare abbia promesso un
omaggio sull’ordine del milione di
euro. Stessa promessa pare sia stata
reiterata all’attuale sindaco Campisi; l’impianto ormai produce energia ma soltanto il Comune di Marianopoli è stato in grado di ottenere
dei benefici compensativi come si
evince dalla delibera che pubblichiamo a lato: trecento mila euro
per il rifacimento del campo sportivo.
Caltanissetta non ha avuto nulla.
Allora ci si chiede: come mai questo
colpevole ritardo? Gli investitori
sono spariti alla chetichella approfittando del sonno profondo prima
di Messana e adesso di Campisi.
L’unico che ha dato qualche segno
di vita è stato l’allora assessore Failla
che è riuscito nell’impossibile miracolo di fare allungare di qualche decina di metri le aiuole prima più
corte distrutte dal passaggio in città
delle pale e delle relative torri. Ma
senza avere neanche un fiorellino
piantumato. Sarebbe stata evidentemente una spesa non sostenibile
per gli imprenditori del vento.
Ma la cosa più grave è che non esiste alcun atto, una delibera, una
convenzione (che andava comunque siglata prima dell’inizio dei lavori) che sancisca l’impegno della
Solar Wind, per cui la stessa società
potrebbe incredibilmente rispedire
al mittente qualsiasi pretesa del Comune di Caltanissetta. A questo
punto c’è da chiedersi se venga pagata l’ICI o se non è il caso che questa venga omaggiata visto che, non
si sa mai, dovesse cessare il vento su
tutta la rupe di Mimiani, a quel
punto la Solar Wind possa trovarsi
sul lastrico.
Estratto della
determinazione
del Sindaco
di Marianopoli
n 8 del 31-01-2011
(consultabile sul sito
del comune di Marianopoli)
“
- che al punto 3) della medesima convenzione la Solar
Wind s.r.l. oggi Mimiani Wind
s.r.l. si impegna nei
confronti del Comune di
Marianopoli, a titolo di
risarcimento
deri-
vante dall’impatto visivo causato dalla
realizzazione della stazione di
consegna dell’energia elettrica derivante da fonte rinnovabile prodotta dall’erigendo
parco eolico, a realizzare direttamente la ristrutturazione
e sistemazione del campo di
calcio, attualmente in disuso,
di proprietà del comune di
Marianopoli, sito in contrada
Roba, per un importo massimo di ! 300.000,00;
In alto a destra il campo sportivo
di Marianopoli
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Dicembre
L’ANTEFATTO. La nascita del parco fu segnata da prese di posizione di politici e ambientalisti
Quando Eolo con l’aiuto della legge
spazzò via le polemiche e i ricorsi
I
n verità la costruzione
imponente di tale impianto di generazione di
energia alternativa fu avversato da ambientalisti, consiglieri comunali ma anche da
comuni cittadini. Niente da
fare: le aree erano destinate,
nei vigenti strumenti urbanistici dei comuni di Caltanissetta e di Marianopoli,
dove è stata realizzata l’opera, a zone di uso agricolo e
pertanto compatibili con
l’insediamento di un parco
eolico; le competenze
per questo
tipo
di impianti sono della
Regione che ne ha approvato
il progetto e la realizzazione
con apposito decreto nel
febbraio del 2008 e quindi…
buonanotte ai suonatori.
Sotto il profilo procedurale
nulla è stato rilevato, in
quanto il consiglio comunale di Caltanissetta, con atto
deliberativo n. 57 del 30 novembre 2006 e il consiglio
comunale di Marianopoli
con atto n. 34 del 17 ottobre
2007, hanno reso il proprio
avviso favorevole e altro non
potevano fare, non avendo,
come detto, alcuna competenza in merito.
La compatibilità geomorfologica dell’area con la realizzazione dell’opera è stata
accertata dall’ufficio del Genio civile di Caltanissetta
che ha reso parere favorevole;
la Soprintendenza per i beni
culturali ed ambientali di
Caltanissetta
ha
anch’essa reso parere favorevole.
L’Ispettorato ripar timent ale
delle foreste di
Caltanissetta,
ai soli fini
idrogeologici e
forestali ha rilasciato il proprio
nulla-osta
ai lavori
per il progetto del parco eolico.
Il dipartimento regionale
territorio e ambiente, ha
emesso giudizio positivo di
compatibilità ambientale sul
progetto per la realizzazione
dell’impianto eolico.
Qualche prescrizione di
questo o quell’ente ma alla
fine il parco eolico è stato realizzato.
Curiosità e pale eoliche nel nisseno
Mario Privitera, il “manager” del vento in provincia
Mario Privitera, 51 anni, è oggi
un imprenditore lanciatissimo
nel settore delle energie alternative. Fanno capo a lui una
decina di società alcune delle
quali hanno già ottenuto l’autorizzazione per l’installazione
di parchi eolici e comunque
rappresenta l’uomo degli imprenditori Tozzi di Ravenna in
Sicilia, quelli che hanno realiz-
zato il parco eolico di Mimiani.
La sua storia è indissolubilmente legata al calcio di Caltanissetta; non è infatti un lontano ricordo il suo passato da
discreto calciatore della Nissa e
poi da presidente della stessa
squadra biancoscudata. Si dice
che abbia brindato alla retrocessione della Nissa di Terenzio nei primi anni novanta ma
fu lui stesso a far risorgere dalla
cenere la Nissa pur non stabilendo mai un grosso feeling
con il pubblico nisseno.
Adesso, da quanto si apprende
dagli organi di stampa, è lanciatissimo nella realizzazione
del Centro Sicilia Calcio; un
progetto ambizioso, portato
avanti dal suo fido Raffaele
Ammendola che, non ci vuole
tanto a capirlo, vorrebbe assorbire anche la Nissa. C’è da chiedersi se i soldi del nuovo ricco
Mario Privitera potranno cancellare la storia del calcio ennese e di quello nisseno. Chissà
cosa ne pensano i tifosi bianco
scudati e quelli neroverdi; a occhio e croce sembrano pochi
quelli pronti a fare salti di gioia.
13
Il parco eolico
di Mimiani in numeri
Dati tecnici
Numero totale di aerogeneratori autorizzati: 16
Numero totale di aerogeneratori installati: 11
- potenza unitaria:2,2 MW;
- potenza totale: 24,20 MW.
L’area interessata dal progetto dista circa 25 Km. da Caltanissetta e a ridosso
del Comune di Marianopoli.
Per il sostegno degli aerogeneratori
sono state previste delle torri a tronco
conico in acciaio con altezza pari a 78
metri, azionate da un sistema tri-elica
di raggio pari a 41 metri.
Dati economici
La remunerazione economica, per i
proprietari di impianti eolici di qualsiasi tipo (eolico orizzontale, eolico
verticale, eolico off-shore) e taglia (dal
microeolico al grande eolico), deriva
da due componenti: gli incentivi statali
e la valorizzazione dell’energia elettrica
(che permane anche al termine del periodo di incentivazione). Gli incentivi
statali consistono nella vendita di Certificati Verdi o nella Tariffa Onnicomprensiva. La valorizzazione dell’energia, invece, consiste nell’autoconsumo
dell’elettricità prodotta e/o nella vendita/scambio sul posto dell’energia immessa in rete. Il produttore che, sulla
base della potenza dell’impianto, può
optare sia per i Certificati Verdi che per
la Tariffa onnicomprensiva, esercita il
diritto di opzione tra le due possibilità
all’atto della richiesta di qualifica di
“Impianto Alimentato da Fonti Rinnovabili” (IAFR) presentata al Gestore
dei Servizi Energetici (GSE). È consentito, prima della fine del periodo d’incentivazione, un solo passaggio da un
sistema incentivante all’altro.
Quanto rende
questo impianto?
Un impianto del genere costa mediamente tra 1000/1.400.000€ a MWatt
installato, qui sono state installate 11
pale da 2,2 Mwatt, per un costo di circa
25/34 mln di €. L’energia che si sviluppa in questo tipo di impianti varia dal
30% al 45% della potenza nominale
per cui l’energia massima teorica che si
potrebbe sviluppare nel parco di Mimiani è di 24,2 Mwatt*24h * 365 giorni
= 211.992,00 Mwatt. In verità, considerando la peggiore delle ipotesi (30%)
l’energia che si stima possa produrre
tale parco è 192.720,00* .30 = 63.597,60
Mwatt*h/anno.
L’Enel dovrebbe acquistare l’energia
prodotta mediamente e teoricamente
(il prezzo è oscillante) a 0.15€ Kwatt*h.
Se moltiplichiamo 0,15€ per 63.597,60
Mwatt*h, Solar Wind ricaverà qualcosa come 9.539.640 € all’anno, senza
considerare i crediti verdi che possono
arrivare a cifre quasi uguali alla vendita
di energia. Per cui, nella peggiore delle
ipotesi, in quasi assenza di vento per
sempre, senza considerare i certificati
verdi, in circa quattro anni l’investimento sarà ripagato e negli altri sedici
anni i soldi entreranno puliti nelle tasche della Solar Wind circa 160.000.000
€ (centosessantamilioni di euro). Ma
anche un bambino comprende che tale
cifra, alla luce delle considerazioni
esposte (vendita dei certificati verdi e
un maggiore rendimento degli aerogeneratori istalla)i potrebbe anche raddoppiarsi.
14
Dicembre
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OLTRE LO STRETTO. L’ arrivo del “professore” ha modificato radicalmente l’approcio alla politica
La risposta “sobria”
di Sala D’Ercole
al governo di SuperMario
di Giuseppe Falci
La fine di Berlusconi
e la nascita
dell’esecutivo dei tecnici
ha portato sobrietà
al dibattito, in tv
come sui giornali.
Ma all’Ars
nulla sembra
essere cambiato.
Dove eravamo rimasti? Al bunga
bunga di arcoriana memoria, al
dito medio di Bossi, ai talk-show
urlati, allo statista guascone che definisce Obama “abbronzato”, ai
giornali farciti di processi sul guascone. Al Travaglio da una parte, e
al Feltri dall’altra. Al “siete tutti dei
comunisti”, al “è la prova provata
del conflitto di interessi”. Al “i sondaggi mi danno al 63%”, al “ è ora
che Berlusconi faccia un passo indietro”. Mese dopo mese, sempre la
stessa storia: Berlusconi di qua, tutti gli altri di là. Il bipolarismo muscolare ha retto per lunghi diciassette anni. Nei quali non si è più
parlato della vita reale dei cittadini
italiani, ma del processo breve, o
del processo lungo, a secondo delle
stagioni. Ma dal 12 novembre del
2011 abbiamo cambiato nastro. Il
personaggio politico, che ha segnato la cosiddetta Seconda Repubblica ha rassegnato, le dimissioni. Sì,
per usare il linguaggio giornalistico, ha fatto “un passo indietro”. L’ha
fatto dopo un lungo travaglio. L’ha
fatto non per convinzione ma,
come dicono i più esperti, perché
costretto “dai mercati”. E ha lasciato
campo libero non ad un politico,
ma ad un tecnico, caldeggiato da
tre quarti del Parlamento italiano,
eccenzion fatta per i leghisti. Il tecnico ha un nome e un cognome:
Mario Monti. E’ un professore uni-
versitario, che ha già ricoperto ruoli prestigiosi in Commissione Europea, già presidente dell’università
Bocconi, uno di quei nomi dal cur-
riculum “eccellente”. E la sua squadra di governo? Manco a dirlo, eccellente. Una squadra di soli tecnici:
professori autorevoli, illustri banchieri, uomini di Stato. Ma la cosa
che ha più colpito l’opinione pubblica è la “sobrietà” della squadra di
governo. Nessuna battuta, e poche
parole. Tant’è che, all’indomani
della caduta del Cav, una categoria
come quella dei cronisti di politica ha esclamato:”E’ finita la
pacchia!”. Oggi i giornalisti politici sono sul depresso andante. E quando rientrano in redazione lo fanno a capo chino e
guardano con terrore a quelle ottanta righe che devono scrivere:”Sì,
direttore qualcosa c’è, perché ci
sono le beghe dei partiti. Ma questo (Monti) non dice niente, può
parlare mezz’ora senza darti un titolo. E noi cosa faremo?”. Ah, la
seconda Repubblica. Oggi tutto è
cambiato. I giornalisti sono in crisi,
e i cittadini, non più abituati a cotanta sobrietà, si dicono esterrefatti. Al bar la crisi dell’Euro-zone
impazza, e i talk-show in prima serata sono talmente “sobri” da essere considerati “pallosi”. Ma ci abitueremo, torneremo anche noi
“sobri” e ci sembrerà tutto normale. D’altronde se ne è accorto anche
il nostro parlamentino. A Sala d’Ercole hanno voluto mandare un
messaggio di “sobrietà” all’attuale compa- g i n e
presieduta da Mario Monti. Qualche giorno fa è stato approvato
all’unanimità un ddl costituzionale
sulla riduzione dei parlamentari
regionali da 90 a 70. Però. La “sobrietà” sbarca anche in Sicilia. Ma
alcuni maliziosi smontano l’atto di
sobrietà:”Il ddl che taglia 20 deputati regionali in Sicilia è una furbizia. Vuole evitare che Roma per
legge ne tagli 40. ”. Ah, ora va meglio.
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Serradifalco e il suo lago
“chiacchierato”
AMBIENTE. Pochissimo è stato fatto per salvaguardare il “Soprano”
di Laura Spitali
Nonostante le pressioni
di cittadinini
e ambientalisti,
il sito è riserva naturale
solo formalmente
perchè ancora
non risulta
fruibile agli appassionati.
Nel cuore del vallone nisseno,
precisamente alla periferia di Serradifalco, sorge il Lago Soprano
altresì denominato Lago Cuba,
che undici anni fa è stato decretato Riserva Naturale Orientata
dalla Regione Sicilia. La gestione
viene affidata fin da subito alla
Provincia Regionale di Caltanissetta, che in oltre dieci anni non
ha ancora provveduto ad effettuare la perimetrazione del lago. Una
gestione contestata dal Comune
di Serradifalco e dalle associazioni ambientaliste che ne rivendicano l’affidamento. Sulla carta
tutto è chiaro, ma in realtà poco
lo è nella concretezza. Chiunque
faccia una ricerca sul web digitando “Lago Soprano Serradifalco” potrà trovare diverse pagine
che narrano la sua storia, le sue
caratteristiche e la sua appartenenza alle riserve siciliane. Ma se
qualcuno volesse visitarlo dal vivo
non troverebbe nessuna indicazione turistica, né la segnalazione
di un accesso o di un percorso per
esplorarlo. Sorge spontaneo chiedersi cosa stiano facendo le istituzioni per salvaguardare e valorizzare il Lago Soprano, scelto come
habitat da numerose specie floristiche e faunistiche che vi stazionano permanentemente o vi sostano lungo il processo migratorio.
Un lago che si presenta come una
cavità superficiale prodotta
dall’azione dell’acqua sul calcare,
colmato dalle acque piovane e da
piccole sorgenti, con un’estensione variabile di circa 15 ettari ed
una profondità massima di 2 metri. Un lago già presente nel territorio di Serradifalco nel 1830,
come testimonia un documento
comunale intitolato “Tratto della
situazione fisica e morale di Serradifalco” del giugno di quell’anno, inviato alla prefettura dell’allora Valle di Caltanissetta per
relazionare sulla situazione geofisica e sociale del paese. Nel documento si parla della presenza di
tre laghi temporanei, ossia di cavità carsiche in cui si accumulava
l’acqua nei periodi invernali, denominati Lago della Gazzana o
Soprano, Lago della Cuba o Mediano e Lago Sottano. In particolare, dalla relazione si evince che
la formazione del Lago Cuba fu
data soprattutto dalla provenienza delle acque del Lago Gazzana,
ed in rimanenza per lo scolo delle
acque di diverse strade del paese e
delle colline collaterali. Ad oggi
l’unico ancora presente è il lago
Cuba, il cui nome deriva dall’arabo “zona umida”, riportato nei
documenti ufficiali a causa di un
refuso come Lago Soprano, e che
dal 2000 è stato riconosciuto Riserva Naturale Orientata. Decretato ufficialmente dalla Regione
Siciliana dopo anni di pressioni e
“
Molti
lo considerano
non come
una risorsa
ma come un
mero stagno
attenzioni da parte delle associazioni ambientaliste del territorio,
il Lago Soprano ancora oggi rimane Riserva Naturale solo formalmente, perché nulla è stato
fatto per renderlo fruibile ai serradifalchesi e ai tanti appassionati
della natura. Una storia controversa quella del Lago Soprano,
che per anni, a partire dalla fine
della seconda guerra mondiale
nel 1945, viene destinato alla raccolta delle acque reflue
del sistema fognario,
le quali rendono stabile l’invaso del suo bacino con periodi di
maggiore e minore capienza, ma che sicuramente lo deputano a
mera cloaca svilendone la sua potenzialità
naturalistica.
Negli
anni ’80 si sviluppa in
Italia la cultura ambientalista, che tende a
valorizzare e proteggere tutti quei
luoghi di particolare interesse geologico, paesaggistico e abitativo
di peculiari specie di flora e fauna.
Così, dopo diverse azioni pressanti da parte delle associazioni
Sopra un’immagine panoramica del
lago Soprano.
A sinistra una Ballerina Bianca.
Sotto il Ramarro Lacerta viridis e un
esemplare di volpe
ambientaliste sulla necessità di
proteggere gli ecosistemi presenti
nel territorio siciliano, la Regione
Sicilia nei primi anni ’80 concede
i vincoli biennali di protezione al
Parco dello Zingaro (TP), ad Acitrezza (CT), Ganzirri (ME), e
Capo Rama (PA). Nel 1983 anche
il Lago Soprano ottiene il vincolo
biennale, vale a dire la tutela
dell’area umida e del suo ecosistema, e viene affidato al WWF. Il
vincolo viene rinnovato per quasi
vent’anni, ed affidato ad Italia Nostra e alla Lipu, prima di essere
convertito in decreto per l’istituzione della Riserva Naturale nel
dicembre 2000.
Un processo di
riconoscimento
e conversione
molto lungo, se
si pensa che gli
altri ecosistemi
siciliani passarono da vincolo
biennale a riserva nel giro di
pochissimi anni. Giungendo gli
anni ’90 si rende necessario mutare la rete fognaria di Serradifalco,
e nel 1995 viene eseguito il Parf
(piano attuativo rete fognaria) del
Comune, sulla base del progetto
denominato “Emissario di nordovest” elaborato quattro anni prima dal prof. Pumo dell’Università
di Palermo. Questo progetto, tuttora vigente, intercetta la rete fognaria cittadina all’altezza della
chiesa di San Giuseppe e prosegue lungo la SP 23 fino ad arrivare
al centro di depurazione istituito
appositamente in Contrada Mintina. Il lago dal quel momento in
poi non è più adibito a cloaca ma,
non avendo altre fonti di approvvigionamento a parte le piogge,
per alcuni anni nella stagione
estiva tende a prosciugarsi, provocando la moria degli animali
presenti con conseguenti problemi igienico-sanitari ed il serio
danneggiamento dell’ecosistema.
Per ovviare a questo problema la
Regione Sicilia stabilisce la presenza di sistemi fognari che convoglino le acque bianche piovane
al lago. Ciò viene attuato dal Comune attraverso un sistema sotterraneo che parte dall’ingresso
nord del paese e si conclude alla
fine di via Roma, dove è presente
una vasca con fondo franco nella
quale le acque bianche confluiscono, decantano e poi tracimano
per giungere al lago attraverso un
canale a cielo aperto. Questo sistema permette che il Lago Soprano mantenga il suo bacino anche
nel periodo estivo, la cui profondità ed estensione varia a seconda
dell’apporto di acque piovane precipitate nelle stagioni autunnali
ed invernali. Ma il Lago Soprano
non viene considerato da tutti i
serradifalchesi una risorsa naturalistica, anzi c’è chi lo reputa un
mero stagno che non esisterebbe
senza l’apporto delle acque bianche fatte confluire grazie all’intervento dell’uomo. Una palude che
si riempie d’acqua piovana senza
potersi rigenerare, non avendo
ormai da molto tempo né emissari né immissari, a causa dell’otturazione delle fessure carsiche che
le permettevano di rigenerare le
proprie acque. Un pantano che
per anni è stato fomentato dalle
acque fognarie, che da cloaca si
eleva a riserva naturale comportando vincoli a coloro i quali posseggono appezzamenti di terreno
ad esso confinanti. Infatti, in più
occasioni alcuni serradifalchesi
hanno intentato cause al fine di
far abolire prima il vincolo e poi il
decreto di riserva, senza però
averla mai vinta. Un lago controverso, quindi, amato ed odiato,
concepito da alcuni come un disagio e da altri come una risorsa.
Un lago che è mutato negli anni
soprattutto a causa di ingerenze
dell’uomo, ma che nonostante
tutto continua ad accogliere diverse specie di vegetazione e fauna, e ad essere scelto da molti uccelli migratori come tappa
intermedia del loro viaggio stagionale, quasi a rappresentare un
anello di congiunzione tra nord e
sud del mondo.
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Dicembre
Alcune delle specie animali che
popolano permanentemente o
lungo i periodi di migrazione la
Riserva Naturale Orientata del
Lago Soprano.
Uccelli: airone bianco, airone cenerino, cicogna bianca, germano
reale, ballerina bianca, gallinella
d’acqua, mignattaio, falco di pa-
lude.
Mammiferi: riccio, porcospino,
volpe, lepre, donnola, pipistrello.
Rettili. ramarro, zamenis lineatus, nitrice dal collare, congilo,
geco.
Anfibi: rospo, rana verde, rospo
smeraldino. (fonti Arpa Sicilia e
Lipu Caltanissetta)
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Un bacino
controverso
amato e odiato,
mutato a causa
delle ingerenze
dell’uomo.
Gina Tortorici,
responsabile LIPU
Serradifalco. A sinistra
il Germano Reale (Anas
platyrhynchos)
LE IDEE. I pareri di cinque serradifalchesi per salvare l’area
“Una migliore gestione
per rilanciare la riserva”
Cosa rappresenta il Lago Soprano
per la comunità serradifalchese?
Cosa si sta facendo per mantenere,
o al contrario far decadere, il suo
status di Riserva Naturale Orientata? Queste domande sono state poste a cinque interlocutori che sul
lago hanno competenze e conoscenze specifiche. Partendo da chi
ha ricevuto dalla Regione Siciliana
“
di tutela e valorizzazione del lago,
del suo ecosistema e di tutto il territorio”. Sul fronte locale molto netta
è la posizione del Comune di Serradifalco. “L’amministrazione comunale da tempo reclama l’affidamento della gestione della Riserva
fettiva della riserva, come la perimetrazione del lago ed il
conseguente esproprio minimo dei
terreni ad esso confinante, azioni
fondamentali per l’avvio di una riserva in concreto e non solo sulla
carta. Il comune è, inoltre, proprie-
Dacquì:
Deve essere
il Comune
a doversene
occupare
il compito di gestire dal 2000 la riserva, ossia la Provincia Regionale
di Caltanissetta. Nello specifico intervistando la dottoressa Giulia
Cortina, dirigente dell’ufficio Territorio ed Ambiente, che da poco è
stata nominata alla gestione della
Riserva Lago Soprano: “Non essendomene occupata io finora, ed essendo stata nominata a ricoprire
questo incarico nel mese di novembre, purtroppo non ho molti elementi per dichiarare cosa sia stato
fatto fino ad oggi. Posso solo dire
che voglio mettere un punto e ricominciare tutto da capo, stringendo
una proficua collaborazione con il
Comune di Serradifalco e i suoi abitanti, e coinvolgendo la Forestale e
le associazioni ambientaliste. Credo
che un bene come una Riserva Naturale Orientata debba unire e non
dividere, e con il coinvolgimento di
tutti sarà possibile attuare progetti
Da sinistra l’architetto Michele D’Amico responsabile dell’area tecnica del comune
con il sindaco di Serradifalco Giuseppe Maria Dacquì
Naturale Orientata Lago Soprano.
– ha dichiarato il sindaco Giuseppe
Maria Dacquì – Perché ritengo che
il Comune, essendo promotore
d’interessi locali, sia l’ente che meglio di chiunque altro possa gestire
e valorizzare una riserva naturale di
primaria importanza che sorge nel
proprio territorio. E soprattutto visto lo stato d’inerzia che da undici
anni vige nella gestione, o meglio
nella non gestione, di questo bene
naturalistico da parte della Provincia Regionale di Caltanissetta. Più
volte ho esortato l’ente provinciale
ad adottare i provvedimenti necessari per la gestione concreta ed ef-
tario di terreni in zona San Giuseppe che consentirebbero un accesso
al lago se congiunti a quelli dei privati, fornendo quindi un punto
d’entrata per poter usufruire della
riserva”. Il responsabile dell’area
tecnica del Comune, l’architetto
Michele D’Amico, ha invece spiegato l’iter storico e geo-fisico che ha
caratterizzato il Lago Soprano, ed
ha aggiunto: “In quest’ultimo decennio il Lago Soprano, oltre ad essere stato decretato Riserva Naturale Orientata, è stato inserito nella
lista dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che fanno parte della
“Rete Natura 2000”, creata
dall’Unione Europea per la protezione e la conservazione degli ecosistemi identificati come prioritari
dagli Stati membri. Inoltre, in questi anni il lago è stato monitorato
dall’Arpa (Agenzia regionale protezione ambiente) che ha effettuato
analisi sullo stato delle acque superficiali, le cui relazioni pervenute in
Comune hanno confermato l’assenza di contaminazione da acque
reflue fognarie”. Ma esiste a Serradifalco anche una parte di popolazione che dice “no al lago”. In rappresentanza di essi il professore
Michele Territo, già sindaco di Serradifalco dal 1980 al 1994, ha affermato: “Io ho sempre visto il lago
come una grande pozzanghera che
inghiottiva rifiuti. Non si può definire lago, perché non ha una sua
autonomia d’approvvigionamento
idrico vista la mancanza di immissari ed emissari naturali. È solo una
forzatura voluta dall’uomo. Se non
venissero confluite forzatamente al
lago le acque bianche piovane, esso
compirebbe il suo ciclo stagionale
di raccoglimento delle piogge in autunno ed inverno, ed il susseguente
prosciugamento nel periodo estivo.
Non è altro che un pantano, e non
capisco come si sia passati dagli
anni ’70 dove il clima in paese si riassumeva nello slogan “fuori questa
“
sponsabile Lipu (Lega italiana protezione uccelli) di Serradifalco Gina
Tortorici, già assessore comunale
all’Ambiente nel 1997: “Se la Provincia Regionale di Caltanissetta
volesse potrebbe dare in affidamento la Riserva Naturale Lago Soprano alla sezione locale della Lipu,
che la gestirebbe coordinandosi con
le altre associazioni ambientaliste
provinciali così come avviene in altre riserve, ad esempio alle Biviere
di Gela. Noi della Lipu abbiamo già
da tempo elaborato un progetto di
gestione e promozione del Lago Soprano, che coinvolgerebbe le scuole,
la comunità serradifalchese e che
richiamerebbe tanti appassionati
della natura. Ma cosa è stato fatto
dalla Provincia in questi undici
anni di gestione? Dove sono finiti i
finanziamenti regionali più volte
stanziati per la perimetrazione e
l’esproprio delle strisce di terra dei
privati confinanti con il lago? Cosa
si sta facendo per tenere in cura la
riserva, per tutelarla dalla distruzione dell’uomo e dall’autodistruzione? Una serie d’interrogativi che
Territo:
Ho sempre visto
il lago come
una grande
discarica
porcheria!”, agli anni ’80 fino ai
giorni nostri in cui si sostiene che il
lago sia un bene naturalistico”. Infine, e non per questo di minore rilevanza, il parere delle associazioni
ambientaliste per il tramite della re-
L’èx sindaco Michele Territo
poniamo ormai da anni, senza aver
mai ricevuto opportune risposte”.
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Dicembre
CULTURA In un volume gli articoli di Gruttadauria pubblicati da “La Sicilia”
107 cronache dal passato
raccolti in un libro di storia
di Alessandro Maria Barrafranca
L’opera è divisa
in dieci capitoli:
dalla politica alla chiesa,
dalla guerra all’arte,
dai personaggi allo sport.
“Cronache & graffiti”: questo è il titolo
del nuovo libro del giornalista, e ricercatore di storia locale, Walter Guttadauria.
Il volume, che si avvale della prefazione
di Giorgio De Cristoforo, caporedattore del quotidiano “La Sicilia”, ripropone
107 pezzi scelti fra i tanti dallo stesso
autore scritti e pubblicati, tra il 1995 e il
2010, nella pagina provinciale “Cultura
& Società” dello stesso quotidiano.
Il lavoro, edito da Lussografica, fa parte
della collana “ Momenti e figure di storia nissena” diretta da Sergio Mangiavillano, e ripercorre aspetti, fatti, luoghi e
personaggi della provincia nissena.
Le numerose tematiche che l’autore, per una
più facile
lettura,
ha suddiviso
in dieci
capito-
li (Politica e associazionismo; Lavoro e
imprenditoria; Chiese e religione; Fede
e carità; Il Risorgimento; Da una guerra
all’altra; Arte architettura e urbanistica;
Sport; Personaggi; Miscellanea) permettono di riscoprire particolari aspetti
della storia locale nonché gli usi e i costumi del nostro popolo; il tutto arricchito da un cospicuo supporto fotografico formato da oltre 200 foto.
Ogni articolo, di uno stile narrativo
immediato e di facile comprensione, riporta la data di pubblicazione, il titolo
e il relativo corredo fotografico già presenti nella versione originaria andata
in stampa sul predetto quotidiano, pur
se – scrive Guttadauria nell’introduzione del volume – «solo in qualche caso
è stata evitata la ripetizione di foto utilizzate per più articoli, o ne è stata sostituita qualcuna per una migliore resa
grafica». Particolarmente interessanti
e ricchi di documentazione si propongono i capitoli I e V, rispettivamente
dedicati a Politica e associazionismo
il primo, e al Risorgimento il secondo,
quest’ultimo dallo stesso presentato –
in vari articoli - in concomitanza con
il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
In tale lavoro di ricerca si ha l’opportunità di ricostruire minuziosamente gli eventi vissuti in alcune località
della nostra provincia dopo la spedizione garibaldina del 1860. Guttadauria - che è anche autore di diversi libri
su fatti e personaggi locali – ripercorre
per mezzo di questi articoli giornalistici
la storia stessa di Caltanissetta giacché
offre uno spaccato della società nissena
e della sua evoluzione attraverso i tempi. Tutto ciò costituisce, nell’insieme, un
agile racconto della realtà sociale del capoluogo e non solo, offrendo al lettore
la possibilità di conoscere e riscoprire il
proprio territorio attraverso protagonisti e vicende, alcune anche curiose e singolari, ma ormai del tutto dimenticate.
«Tali pezzi – rimarca Guttadauria –
hanno in comune l’essere stati ispirati
dalla cronaca quotidiana o comunque
l’avere avuto di volta in volta un qualche
aggancio a situazioni e fatti contemporanei: sono divenuti, così, un mezzo per
rileggere i nostri “graffiti”, cioè il nostro
passato».
di Salvatore Falzone
Che barba che noia
questa classifica
del “Sole 24 ore”
A parte che non fa più
notizia. A parte che si
potrebbe discutere a
lungo sulla validità dei
criteri utilizzati per
stilare que-
sta
graduatoria natalizia
scontata più del panettone. A parte che le classifiche lasciano sempre
il tempo che trovano.
A parte che su Caltanissetta grava il peso (e
che peso) di quel piccolo mondo a parte che è
Gela. A parte i soliti piagnistei e il solito dare la
colpa a destra o a sinistra
a seconda del colore politico di chi amministra
la città… A parte tutto:
dell’indagine del Sole-24
Ore sulla vivibilità delle
107 province italiane,
che ogni anno ci riserva
un posto sicuro in fondo
alla lista, dovremmo fregarcene un po’.
Certo i problemi
non mancano, e
sono sempre gli
stessi. La colpa è
di tutti e di nes-
proprio, o di orgoglio se
preferite, e di onestà di
giudizio. A forza di leggerlo ogni anno
sul Sole 24-Ore
abbiamo finito
per crederci.
Ma davvero
Caltanissetta è la
città del
Belpaese
dove si
vive peggio?
Perché non cominciamo a stilare un elenco dei motivi che fanno
del capoluogo nisseno
un posto vivibile? Ne
segnalo qualcuno. Uno:
a cinque minuti di macchina siamo in aperta
campagna, in un contesto rurale ormai raro, e
davvero unico, immersi
in un paesaggio spoglio e antico, essenziale,
puro, pulito. A cinque
minuti di macchina siamo nel silenzio.
Due: Caltanissetta città
è, tutto sommato, sicura.
Non è il Bronx. Rispetto alla maggior parte
dei capoluoghi siciliani,
o comunque del Sud, è
una cittadina tranquilla.
Tre: le relazioni umane, nel bene e nel
106
cettina bivona
CALTANISSETTA
suno. La piccola Atene
di sciasciana memoria,
è vero, non esiste, e assomiglia tanto a quel
mos maiorum di cui
tutti parlano e che nessuno ha mai toccato con
mano. Caltanissetta non
è il paradiso terrestre, e
va bene. Ma ogni tanto
potremmo anche sfoderare un minimo di amor
male, sono vere e vivaci,
improntate come da autentica tradizione di vita
“di provincia”, alla conoscenza diretta e al rapporto “fisico” fra le persone. Quattro: possiamo
mangiare tutte le panelle
che vogliamo. Cinque:
lo spazio è finito. Ma la
lista, se vogliamo, potrebbe continuare…
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L’INTERVISTA. Gli innovativi progetti dei fratelli Antonio e Luigi Dugo, nuovi proprietari della squadra
Una Nissa a misura di... turista
di Donatello Polizzi
Nei loro progetti
lo sviluppo
di un turismo
sportivo
e la creazione
di una rete
che offra a tifosi
ed alle squadre
i tesori
di territori
ricchi di attrattive.
La nuova proprietà della Nissa
formata dai fratelli Antonio e Luigi Dugo, che hanno posto Antonino Monterosso a presidente
della società nissena, prospetta
progetti ambiziosi non soltanto
in campo sportivo ma anche in
materia imprenditoriale. Sin dal
loro insediamento nel capoluogo nisseno hanno più volte evidenziato il loro credo progettuale: turismo sportivo.
I fratelli Dugo, in un’intervista esclusiva rilasciata al nostro
mensile, hanno chiarito i contorni di una formula che appare
enigmatica: “Il turismo sportivo
nasce in Inghilterra. Gli inglesi,
pionieri nel settore, hanno pen-
in cui si svolgono i match, approfittando delle manifestazioni
sportive per valorizzare le risorse
(culinarie, paesaggistiche, archeologiche, naturalistiche, culturali) del territorio”.
Una visione affascinante che
apre nuovi orizzonti: “Facciamo
un esempio pertinente e realistico. Lunedì 12 dicembre si è giocato Roma-Juve; alcuni autobus
di tifosi sono partiti dalla Sicilia
per assistere alla gara ma soltanto alla gara. Perché, ad esempio,
non anticipare la partenza la domenica mattina per consentire a
queste persone di visitare alcuni
siti della città eterna, usufruire di
un pernottamento, e di trasformarsi dunque in risorsa turistica?”
Indubbiamente la Sicilia, ed i
grandi “tesori” che racchiude,
rappresenta potenzialmente un
“
Miriamo
alla costruzione
di un circolo
economico
virtuoso
attorno al calcio
Real Avola, la Nissa ed il Caltagirone. La nostra pianificazione
pluriennale mira alla costruzione di un’organizzazione capillare
“
Il nostro
desiderio
è di portare
la squadra
fra le
professioniste
e molto professionale che possa
consentire al tifoso-turista che
viene ad assistere alla gara che si
gioca a Caltanissetta, ad esempio, di visitare la Villa del Casale
a Piazza Armerina o il barocco di
Noto o le ceramiche di Caltagirone. Lavorano le strutture ricettive, i ristoranti insomma si crea
un circolo economico virtuoso”.
Necessario creare una rete che
creda in questa idea che non è
solo sportiva e che non s’indirizza soltanto verso un solo sport:
“Finora il calcio, in particolar
modo dilettantistico, è stato delegato a presidenti che arrivavano,
spendevano grosse cifre e dopo
qualche anno si ritiravano perché
impossibilitati dal bruciare altre
risorse economiche nel mondo
del pallone. Noi vogliamo una
progettazione, una sinergia, che
si basa sullo scambio di risorse
fra turismo e sponsorizzazioni
alle società sportive”.
Uno scenario invitante ed attraente ma innanzitutto i tifosi del
club biancoscudato vogliono
vedere la propria squadra più in
alto possibile: “Il nostro desi-
Da sinistra Luigi e Antonio Dugo
mo attrarli maggiormente e tentare di farli restare per almeno
due giorni. Sia chiaro, la Nissa è
soltanto uno dei tasselli di questo
piano. Non possiamo credere di
portare avanti un progetto di questo tipo
con i cinquanta o cento tifosi che seguono
le proprie compagini
che giocano al Tomaselli”.
Sul difficile momento
della gloriosa squadra
del capoluogo nisseno, un riferimento è
d’obbligo “Ci
rendiamo
conto
sione, il nostro progetto non si
ferma, ne abbiamo intenzione di
tirarci indietro; anzi ripartiremo
con maggiore slancio”!
In campionato la Nissa è in evi-
Caltagirone e Noto
Antonino Monterosso
sato di far trascorrere alle famiglie al seguito delle squadre dei
vari sport, più giorni nei luoghi
territorio ricco di prospettive
ed attrattive: “Noi abbiamo già
preso come gruppi sportivi il
derio è portare la
Nissa fra i professionisti. Naturalmente maggiore è l’importanza del campionato cui partecipa
la squadra, migliore il richiamo
mediatico ed ancor più interessante diventa la possibilità che i
tifosi appartengano a realtà geografiche lontane, dunque possia-
c h e
chiedere ai tifosi
di avere fiducia con una squadra nei bassifondi della graduatoria è impresa improba. Stiamo
lavorando per rinforzare adeguatamente l’organico, noi vogliamo
i play-off ed il nostro impegno e
le nostre risorse sono orientati in
quella direzione. Facciamo e faremo di tutto per la Nissa. E nella peggiore, e malaugurata, delle
ipotesi di un’eventuale retroces-
dente difficoltà, i fratelli Dugo ed il presidente
Nino Monterosso, sono
concentrati nel tentativo
di trovare le giuste soluzioni di mercato e tecniche
per riportare in alto la casacca
bianco scudata. Il loro impegno,
il loro lavoro s’indirizza su due
vie differenti ma parallele: da un
lato il sogno del professionismo
per la compagine calcistica cittadina e dall’altro la costruzione
di questa grande organizzazione
imprenditoriale che possa trasformare lo sport oltre che in occasione socializzante in risorsa
economica del territorio con una
forte connotazione turistica.
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Viale della
Regione
Fatti in Redazione
di Leda Ingrassia
Vullo, l’artigiano delle immagini
che ha scelto di non andare via
H
a tutta l’aria e l’estro del
vero artista, con tanto di
capelli un po’ ribelli, pizzetto, occhialini colorati, sciarpetta
al collo e abbigliamento casual. E’
Luca Vullo, filmaker nisseno, da
anni ormai in giro per l’Italia tra
Bologna, Roma e la sua amata Sicilia dalla quale, nonostante il successo, non si è mai distaccato. Lì ed in
particolare a Caltanissetta, dove ha
visto la luce 31 anni fa, sono nati i
documentari e i cortometraggi che
lo hanno reso famoso anche all’estero. Cumu veni si cunta, Caltanissetta oro di Sicilia, La Settimana
Santa a Caltanissetta, Un caruso
senza nome, Dallo zolfo al carbone,
solo per citare le sue produzioni più
note a livello locale. Una passione,
quella per il video, che Luca dice
essere arrivata tardi nella sua vita.
“Pensandoci ora - racconta Luca
Vullo - fin da piccolo esisteva in me
quella che è una caratteristica importante del mio attuale lavoro, ovvero una sorta di spirito organizzativo: avevo la tendenza a coordinare
“
Fu a Bologna
che diciottenne
mi scattò
la molla
e mi accostai
a questo mondo
un gruppo di persone, amici a quei
tempi, per raggiungere un determinato obiettivo che, a quella età, poteva essere l’organizzazione di una
scampagnata o una gita. La vera
molla che mi fece accostare a questo mondo però fu quando, intorno
ai 18 anni, andai per la prima volta
a Bologna da alcuni amici. Con
loro cominciammo a sperimentare
dei cortometraggi e iniziai a capire
cos’è la vita artistica”. E’ proprio in
quella fase che Luca Vullo da studente universitario di Economia e
Commercio imbocca la via per diventare filmaker. “Dopo due anni
di iscrizione all’università di Catania, durante i quali tutto avevo fatto
tranne che studiare e dare esami,
mi sono trasferito a Bologna. Mi
sono iscritto al DAMS e mentre
studiavo facevo i primi test di cortometraggi, capitavo sui set assu-
mendo qualsiasi ruolo, ovviamente
gratuitamente, dalla semplice comparsa al runner o al microfonista.
Bologna è un’ottima piazza in questo senso e ha rappresentato per me
un utile punto di partenza per capi-
re come si lavora in questo settore”.
Luca mi racconta di aver fatto anche tre lavori per mantenersi e soprattutto mantenere la sua passione
per la quale ha frequentato pure
tanti corsi privati, tanti laboratori
tecnici sulla ideazione di una storia,
su scrittura e sceneggiatura e su
montaggio e regia. La vita a Bologna si interrompe però nel 2002
quando decide di ritornare a casa.
“Nel 2003 - racconta il filmaker nis-
seno - nasce la mia casa di produzione, “Ondemotive”, e il mio primo documentario, Cumu veni si
cunta. Grazie a mio padre che mi
comprò una telecamera digitale,
seppur amatoriale, mi sono lanciato in questo progetto che ha voluto
rappresentato l’arte di arrangiarsi
del mio popolo, attraverso personaggi incontrati per strada. Realizzata questa mia prima produzione,
grazie all’allora assessore Fiorella
Falci, ottenni il mio primo finanziamento istituzionale: avevo semplicemente chiesto uno spazio
pubblico per poter ringraziare gli
sponsor e invece mi ritrovai al teatro Margherita dove la proiezione
del mio documentario ebbe un
grande successo”. Incassato il primo traguardo, a questo giovane
produttore nisseno l’amministrazione comunale commissionò la
realizzazione di un documentario
istituzionale sulla città, Caltanissetta oro di Sicilia, e uno sulle tradizioni pasquali nissene, ovvero La
Settimana Santa a Caltanissetta.
”Nel frattempo - aggiunge Luca mentre Cumu veni si cunta diventava un cult movie grazie ai vari
protagonisti che lo commercializzavano underground mettendo su
un business incredibile, il documentario veniva presentato in numerose università e in vari paesi
esteri come l’Australia e l’America, a
Rochester ad esempio, dove si radunavano persone che da tanti anni
non tornavano nel loro paese natale”. Da lì la carriera del filmaker nisseno è proceduta spedita verso l’alto, arricchendosi anche grazie ad
un forte legame con il territorio lo-
cale. “Ho fatto fiction, cortometraggi, teatro, ho cominciato a frequentare veri attori. Il tutto,
portando avanti il mio percorso in
modo ambivalente: da una parte i
documentari, dall’altra la fiction.
Sono nate così le mie docufiction,
come Un caruso senza nome, un
miscuglio tra i due generi. La linea
“
Nel 2003
tornai a casa
dando vita
alla mia casa
di produzione
“Ondemotive”
che ho sempre seguito è stata quella
di fare squadra con gli artisti del
mio territorio, dove esiste tanta
gente di talento”. Un pensiero Luca
Vullo lo rivolge anche alla sua Dallo zolfo al carbone, con la quale dal
2007 ha vinto più di quaranta premi tra l’Italia e l’estero, divenendo il
cortometraggio italiano più premiato nel 2008, tradotto in tre lingue, protagonista per un anno di
tutte le cineteche spagnole: un lavoro che è stato presentato anche nella sede del Parlamento europeo e
che è stato oggetto di studi in quattro tesi di laurea come esempio di
divulgazione underground. “E’ stato una produzione dall’impianto
socio-antropologico che per me aggiunge il filmaker - ha rappresentato una sorta di biglietto da visita per altri lavori. Pensare che ho
cominciato con le duecento euro
che mia aveva dato uno sponsor:
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Dicembre
“
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Fresca” e per “Ipercussonici”, del
cortometraggio con protagonista il
musicista Roy Paci e di quando,
qualche mese fa, è stato direttore
artistico della terza edizione del
Lampedusa In Festival. “Dalla collaborazione con l’attore Rosario Petix - racconta Luca - è nato Vrt, un
cortometraggio di fantascienza interpretato da Massimo Dapporto e
Benedicta Boccoli che conobbi a
cerca di idee, un’ottima prova di regia e produzione per me e una
grande soddisfazione nell’aver ricevuto l’apprezzamento di attori del
calibro di Dapporto. Con Vrt sono
arrivato in finale in vari festival internazionali”. L’ultimo grande successo di Luca Vullo è poi il documentario dal titolo La voce del
corpo. “Rappresenta l’evoluzione
massima del mio lavoro: ad un certo punto della mia vita mi venne in
mente un’idea sulla gestualità di noi
siciliani e, dato che non esisteva
niente di simile in ambito cinematografico, con il mio progetto partecipai e vinsi un bando regionale
che mi permise di ottenere un finanziamento istituzionale. Molte
scene di questo cortometraggio
sono state girate nella nostra provincia e, come di consueto, vi hanno partecipato anche tanti siciliani:
è ancora in fase di lancio ma già ha
riscosso apprezzamenti nel corso
delle presentazioni a Palermo e
Barcellona”. Il regista siciliano lascia
trapelare poi qualche indiscrezione
sugli impegni attuali. “C’è un progetto con l’istituto penale minorile,
metraggio: un documentario che
spero di girare il prossimo anno.
Ma per il resto su quest’ultimo lavoro al momento è tutto top-secret”.
Vedendo le tendenze dei giovani
d’oggi e conoscendo l’esperienza e il
forte legame con la Sicilia di Luca
Vullo, viene spontaneo però chiedersi come mai un giovane talento
come lui abbia invece preferito impiantare a Caltanissetta la sua base
operativa pur tra tante difficoltà.
“Quando ho detto ai miei colleghi
che avevo deciso di dar vita alla mia
casa di produzione a Caltanissetta e
non a Bologna mi hanno preso per
pazzo. Qui al momento sono conosciuto, non famoso: forse quando
lo diventerò fuori, lo sarò anche
qui. Ho un po’ di rabbia nei confronti di questo territorio: occorre
dare stimoli maggiori e investire di
più sui prodotti locali. In questa città, poi, bisognerebbe abbassare il
livello di invidia che regna e che è
controproducente per la crescita
generale. Ho scelto di restare qui
per la mia famiglia a cui sono legatissimo e per il team di collaboratori che mi circonda: partire dalle
Caltanissetta, dove loro erano venuti per uno spettacolo al Margherita. Da lì, la realizzazione di questo
corto è stata una rocambolesca corsa contro il tempo, una sfrenata ri-
sono anche coinvolto nella realizzazione di tre spot pubblicitari sul
sociale in collaborazione con la comunità dei minori e, soprattutto,
sto scrivendo il mio primo lungo-
difficoltà che il nostro territorio
impone e riuscire, nonostante ciò, a
farsi valere anche altrove, credo voglia dire vincere due volte. E’ troppo facile andare via”.
Quando ho detto
che avevo deciso
di lavorare a Caltanissetta
mi hanno preso per pazzo.
Partire dalle difficoltà
di questo territorio
e riuscire a farsi valere
credo voglia dire
vincere due volte.
E’ facile andare via
Il regista Luca Vullo sul set “La voce del corpo” durante le riprese girate
in Piazza Garibaldi a Caltanissetta.
In basso a sinistra il regista nisseno con il direttore della fotografia
Giorgio Giannoccaro
con quei soldi sono stato in Belgio
con la mia telecamera per un po’ di
giorni e appena tornato mi sono
fatto strada, alla ricerca di sponsor
istituzionali e privati, mostrando
una sorta di demo di quello che sarebbe stato il documentario alla
fine. Un successo che ho realizzato
grazie alla collaborazione con Maurizio Sapienza, in qualità di produttore esecutivo, con Giuseppe Vasapolli, musicista di San Cataldo, con
lo scultore Leonardo Cumbo e il
pittore Francesco Galletti”. Ignaro,
quasi, il regista nisseno, di quello
che era l’eco lasciato sul territorio
dalle sue produzioni. “Per due anni
dalla nascita di Dallo zolfo al carbone, andavo girando per i vari festival con un borsone pieno di dvd
dei miei documentari che regalavo
qua e là. Ad esempio, tanti che conoscevo avevano sulla usb quello
che è poi diventato un vero e proprio tormentone underground, ovvero Cumu veni si cunta: me lo facevano vedere entusiasti, non
sapendo e non credendo, dopo che
glielo dicevo, che l’avevo prodotto
io”. Con un grande entusiasmo e
quasi ancora con un pizzico di incredulità, Luca mi racconta di aver
realizzato dei cortometraggi pedagogici per le scuole, come Picciriddi, di quando è stato invitato a Budapest nell’ambito del Festival
“Kulturhid”, per curare, come direttore artistico della sezione cinema,
una rassegna di cortometraggi
d’autore italiani. Ed ancora, dei vari
progetti fatti con il Teatro Stabile
Nisseno, con Rosario Petix e Vincenzo Volo, delle lezioni tenute
all’università di Padova e Bologna,
nonché del primo videoclip realizzato per la band siciliana “Merce
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Dicembre
LA STORIA. Nunzio Vitellaro ha fatto della solidarietà la sua missione di vita
Un giovane di Milena
tra i bambini poveri
di Albania e Romania
Redazione
Da qualche mese
lavora per un progetto
di integrazione
dei bambini rom,
vivendo
in un villaggio romeno
dove le condizioni
sono molto difficili
Nunzio ha fatto della solidarietà la
sua missione di vita. Attualmente è
impegnato nel progetto di una organizzazione romena, la European
Platform for Youth Development,
per l’integrazione dei bambini rom
e l’educazione dei bambini alla cittadinanza europea nei villaggi del
sud della Romania. Da oltre un
mese vive nel villaggio di Misenesti, vicino alla città di Craiova, dove
le condizioni di vita sono molto
difficili: si prende l’acqua dal pozzo, tutto di notte è buoio e pieno di
cani randagi per le strade; le case
e tutto quanto le arreda è di epoca
za, il sostegno a favore delle vittime del traffico umano e interventi
di supporto in favore dei bambini
segregati per il “kanun”, la barbara
tradizione della “vendetta” tra le
famiglie in lite, che costringe tanti
bambini a vivere chiusi in casa per
evitare il peggio.
Nunzio ha orientato tutta la sua
formazione in funzione della
cooperazione e della pace. Orfano di padre all’età di 9 anni, ha
conseguito la laurea triennale
di “consulente esperto in processi di pace, cooperazione e sviluppo” con una tesi in cui confutava
la inevitabilità dello scontro tra la
cultura occidentale e quelle non
occidentali, in collaborazione con
Lucio Caracciolo. Ha concluso i
suoi studi universitari con la laurea
magistrale in relazioni internazionali con un curriculum di studi sulla pace, la democratizzazione e la
trasformazione dei conflitti, presso
l’università degli studi Roma 3.
Tutti i suoi successivi impegni di
studio sono stati orientati ad ac-
Al centro della foto Nunzio Vitellaro tra gli Ambasciatori di pace (Albania)
precomunista, mancano i servizi
essenziali; c’è solo qualche “putia”,
come nei nostri paesi ai tempi dei
nostri nonni.
La sua esperienza più interessante
“
Ho orientato
la mia formazione
in funzione della
cooperazione
e della pace
Nunzio l’ha potuta fare. per conto
della Caritas italiana, in Albania,
come coordinatore dell’Associazione “Ambasciatori di pace”. Sorta
ad opera dei missionari della Kisha
Katolike di Blimisht, nella diocesi
di Sapa, l’associazione si propone
l’animazione giovanile nei “campi
di lavoro” per la formazione alla
cultura della pace e della conviven-
quisire conoscenze linguistiche
ed esperienze utili al suo lavoro di
cooperatore e promotore di pace
sia in ambito governativo che non
governativo (ONG).
Nunzio Vitellaro lo abbiamo incontrato in occasione del temporaneo
rientro a Milena dalla Romania,
per trascorrere le feste natalizie
con i suoi. Ad attendere lui, come
le due sorelle Giuseppina e Maria
da Milano e il fratello più piccolo
Carmelo da Pisa, la mamma Maria.
Gli abbiamo chiesto che cosa lo ha
spinto a fare queste sue scelte di studi e di vita.
“Faccio le cose in cui credo: aiutare
i più poveri e lavorare per combattere l’emarginazione e l’esclusione
sociale e per la ricostruzione del tessuto esistenziale lacerato da guerre,
fame, catastrofi naturali”.
Gli abbiamo chiesto anche come
si rapporta con queste problemati-
che.
“R itengo
fondamentale,
per
chi voglia
occuparsi di
relazioni internazionali
per promuovere la pace e
la cooperazione, conoscere la
cultura, la lingua, le istituzioni, lo
stile di vita quotidiana delle realtà con cui vieni a contatto; spesso
noi occidentali agiamo secondo un
modo di pensare che non temo di
definire neocolonizzatore, come se
esistesse un solo modo di pensare e
di vivere giusto e corretto, il nostro,
che riteniamo doveroso esportare e
imporre agli altri, senza nemmeno
provare a comprendere l’esistenza
delle diversità”.
Dicembre
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Fatti & Sport
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Dicembre
CALCIO A 5. Dal 15 dicembre inizia al Palacarelli l’avventura
che dovrà portare l’Italia al mondiale in Asia del 2012.
Nazionale in campo
con la testa
in Thailandia
Redazione
I
l Ct Roberto Menichelli lo ha
definito l’appuntamento più
importante della stagione. Al
PalaCarelli di Caltanissetta, dal 15
al 18 dicembre, inizia l’avventura
che dovrà portare l’Italia al Mondiale di calcio a cinque. Dopo otto
anni, gli azzurri tornano in Sicilia
per disputare il Main Round della
FIFA Futsal World Cup e conquistare un posto negli spareggi per
timbrare il passaporto per Thailandia 2012. Le rivali si chiamano Polonia, Bulgaria e Romania: passano
le prime due del raggruppamento,
ma l’obiettivo dichiarato dell’Italia
è vincere per affrontare un’avversaria (sulla carta) più malleabile
e avere il ritorno in casa nelle due
sfide decisive (a fine marzo e inizio
aprile).
Menichelli, che a marzo festeggerà i tre anni da Ct, può contare su
un gruppo affiatato e consolidato,
del quale fanno ormai parte diversi giocatori italiani “doc” dopo
il rinnovamento introdotto in accordo con la Figc e la Divisione
Calcio a Cinque. I portieri Stefano
Mammarella e Valerio Barigelli,
il “figliol prodigo” Luca Ippoliti,
gli emergenti Sergio Romano e
Marco Ercolessi, il siciliano “doc”
Marco Torcivia non rappresentano più sorprese ma certezze. Al
loro fianco giocatori esperti e più
giovani, dalla grande affidabilità e
con qualità tecniche indiscusse: su
Roberto Menichelli
tutti spicca Marcio Forte, capitano
e leader della nazionale, senza però
trascurare i vari Saad Assis, Alessandro Patias, Vampeta, Rodolfo
Fortino e Gabriel Lima.
Con Menichelli in panchina, ogni
volta che è stata chiamata a conquistare la qualificazione per un
grande appuntamento (gli Europei
del 2010 in Ungheria e quelli del
prossimo anno in Croazia) l’Italia
ha sempre raggiunto l’obiettivo.
La lunga striscia positiva della nazionale – che non perde ormai da
un anno (4-1 ad Aversa contro la
Spagna lo scorso 15 dicembre) – e
i due pareggi in trasferta contro il
fortissimo Portogallo nel doppio
test match di ottobre non hanno
fatto altro che aumentare autostima e convinzione nel gruppo alla
vigilia di questo fondamentale appuntamento.
Per i due precedenti Mondiali, l’Italia aveva disputato le qualificazioni
in Abruzzo: nel 2004 a Montesilvano, nel 2008 a Pescara. Questa
volta la scelta è caduta sulla Sicilia.
Augusta, nell’ottobre del 2003, era
stata l’ultima città dell’isola a ospitare la nazionale italiana di futsal.
Al PalaJonio gli azzurri conquistarono due vittorie in altrettanti
amichevoli contro la Croazia, terminate 5-1 e 3-2: Caltanissetta è
pronta a gremire il PalaCarelli per
mantenere la tradizione…
Il Calendario
GIOVEDI 15 DICEMBRE
ROMANIA - BULGARIA
ore 17.30
ITALIA - POLONIA
ore 20.00
VENERDI 16 DICEMBRE
POLONIA - ROMANIA
ore 17.30
ITALIA - BULGARIA
ore 20.00
DOMENICA 18 DICEMBRE
BULGARIA - POLONIA
ore 16.30
ITALIA - ROMANIA
ore 19.00
Fatti & Sport
Dicembre
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IL MESSAGGIO Morgana, presidente della Lega Dilettanti, lancia l’appello ai concittadini
“L’Italia ha bisogno dei nisseni”
che negli anni, grande fiducia e peso ha saputo conquistarsi all’interno di una importante Federazione. Così
la kermesse di questi giorni
è vista non senza orgoglio
ed aspettativa da Sandro
Morgana Presidente del
Comitato Regionale della
Lega Nazionale Dilettanti
ovvero colui che insieme al
suo staff composto da veri
appassionati dello sport ed
ovviamente di calcio, ha
A destra l’interno del Palacarelli che ospiterà il Main
Round. Sotto il nisseno Sandro Morgana presidente della
Lega Nazionale Dilettanti Sic
Un motivo di grande orgoglio personale, oltre che
una vera festa
per la città e per i
suoi abitanti. La
qualificazione
ai Mondiali di Calcio a 5
del 2012 della nostra nazionale arriva a
Caltanissetta
non a caso,
ma per la
chiara
volontà
di un
nisseno
“
fortemente voluto che fosse
Caltanissetta ad ospitare il
Main Round. Perché Caltanissetta? chiediamo al presidente Morgana: “Ma intanto per la sua centralità, e
poi perché Caltanissetta ha
una struttura, il Palacarelli
che in tutta Italia adesso
ci invidiano, un positivo
esempio di gestione pubblica per palasport che se
gestito dagli Enti Locali
il più delle volte è lasciato
al proprio destino, mentre
alla Provincia Regionale di
Caltanissetta vanno i miei
complimenti per averci
consegnato un palazzetto
in perfetto stato, strutturalmente imponente ed efficiente. Poi perché sono un
nisseno e se potessi renderei la mia città sempre più
protagonista di eventi positivi che servano al rilancio
ed alla promozione del suo
territorio e dei suoi abitanti”. Quale la sua aspettativa? “Beh intanto la nostra
nazionale ha bisogno dei
nisseni, del tifo e dell’incoraggiamento di Caltanissetta e di tutta la Sicilia che
contiamo accorra in massa
ad assistere alle partite. Poi
ovviamente mi auguro che
questa prima volta per Caltanissetta, possa divenire
il positivo precedente per
l’organizzazione di altri
eventi di elevata caratura”.
Contate di coinvolgere il
pubblico ed i giovani in
che modo? “Si soprattutto
i giovani, e le scuole. I ragazzi, sono il nostro futuro,
coloro che amministreranno, lavoreranno e si spera
che rimangano in questa
città, a tal proposito lo
sport in generale ed
il calcio in particolare, possono costituire un fondamentale
momento di aggregazione all’insegna
della socializ-
E’ un evento
molto
importante
per la città.
e spero che
la partecipazione
non manchi
zazione, del rispetto delle
regole, dei compagni e degli
avversari. Per questo motivo in collaborazione con
l’Ufficio Scolastico Provinciale abbiamo pensato ad
una serie di iniziative che
coinvolgono le scolaresche,
con visite della nazionale nelle scuole. Tra queste
poi quella denominata “Lo
spettacolo è sugli spalti”,
che porterà gli alunni nisseni a partecipare attivamente dalle tribune con i
loro cori, incoraggiando
E’ l’unico calciatore siciliano
Marco Torcivia,
portabandiera
della Trinacria
“Nemo propheta in patria”. Non ditelo a Marco
Torcivia, siciliano di Palermo e capitano dell’Acireale (serie A2, girone
B): a suon di ottime
prestazioni, si è
conquistato la fiducia di Menichelli
e non vede l’ora di
aiutare la nazionale a conquistare
QUALIFICAZIONI La squadra incontrerà Polonia, Bulgaria e Romania
Round difficile per gli azzurri
Polonia, Bulgaria e Romania. Sono queste – in ordine cronologico - le avversarie con cui l’Italia dovrà vedersela nel Main Round di qualificazione ai
Mondiali 2012.
La Bulgaria, che per arrivare a Caltanissetta ha dovuto superare lo scoglio del Preliminary Round (ha
avuto la meglio su Grecia, Norvegia e Andorra), è
una rivale inedita per gli azzurri, che non hanno
mai affrontato la nazionale guidata da Venelin Ivanov. Romania e Polonia rappresentano invece due
“vecchie conoscenze” per il gruppo di Roberto
Menichelli, che ha un ruolino immacolato contro
queste due formazioni: sette vittorie su sette contro
la Romania, undici successi in altrettanti incontri
contro la Polonia.
Il precedente più recente tra Italia e Romania risale
all’aprile del 2010, in una sfida valida per la Four
Nations Cup di Arnedo (Spagna): gli azzurri in
quell’occasione ebbero la meglio 5-3 grazie alle
doppiette di Saad Assis e Fernando Grana e al sigillo di Gabriel Lima. Complessivamente, contro la
nazionale attualmente allenata da Sito Rivera (un
passato sulla panchina dell’Alter Ego Luparense),
gli azzurri hanno messo a segno 34 reti e ne hanno
subite appena 8.
L’ultimo match con la Polonia è datato invece 18
novembre 2009. Nell’amichevole di Katowice, la nazionale di Menichelli piegò 3-2 la squadra di Vlastimil Bartosek grazie alla doppietta di Edgar Bertoni
e al guizzo di Sergio Romano, uomo copertina in
questa finestra di mercato con il suo trasferimento
dalla Canottierilazio alla Cogianco Genzano. Nelle
undici sfide contro i polacchi, l’Italia ha realizzato
47 reti e ne ha incassate 15.
i beniamini della nostra
nazionale. È un momento
al quale tengo particolarmente, e spero che la partecipazione non manchi.
La Sicilia e Caltanissetta
si preparano a vivere un
grande momento, da protagonisti, la mole organizzativa è impressionante e
ringrazio già ora lo staff, gli
sponsors, le amministrazioni locali, la Prefettura, le
Forze dell’Ordine ed invito
ancora tutti ad assistere e
partecipare all’evento”.
Thailandia
2012. Nella
“sua” terra.
Quello di
Caltanissetta, per Torcivia, non
è un appuntamento
come gli altri. Non po-
Palermitano,
capitano
dell’Acireale,
a 29 anni
si è conquistato
la fiducia
del mister
trebbe essere altrimenti,
per questo 29enne che in
Sicilia ha costruito tutta
la sua carriera, salvo due
esperienze in Sardegna
con Atiesse (serie A) e
Domusdemaria
(serie
A2). “Indossare la maglia della nazionale è un
grande orgoglio per me,
se farò parte del gruppo
spero di sfruttare al meglio quest’occasione e
dare il massimo”, sottolinea Torcivia, “So che
da Acireale stanno organizzando un pullman
per venire al PalaCarelli,
ne sono fiero: il pubblico del PalaVolcan riesce
ogni volta a trasmettermi
grandi stimoli. Verranno
a incitarmi anche da Palermo, dove sono nato,
e San Cataldo, dove ho
giocato e lasciato, credo,
un buon ricordo”.
L’obiettivo è convincere Menichelli a inserirlo
nella lista dei quattordici.
“Credo di aver sfruttato
al meglio le chance che
ho avuto”, conclude Torcivia, “da me il Ct avrà
sempre massimo impegno e rispetto per le sue
scelte”.
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Dicembre
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DRINK. Il nostro consiglio è di brindare col prosecco, uno spumante che inspiegabilmente spesso snobbiamo
...e che sia un Natale
spumeggiante
di Cecilia Miraglia
Il nome lo deve
ad un paesino
del Friulli
Venezia Giulia.
Un vino frizzantino
leggero, vivace
e allegro.
C
hissà quanti di noi in questi
giorni festivi si incontreranno al bar sotto l’ufficio e
brinderanno tra amici e colleghi ordinando un “prosecchino”! Spero
tanti. Eh si, il vino frizzantino ci
aiuta a stare bene insieme. Il prosecco, per esempio, è leggero, vivace, allegro. Se ad una cena un convitato ti fa antipatia, col Prosecco stai
sicuro che ti tornerà simpatico. Ma
noi, per non so quale insondabile
ragione... lo snobbiamo. Lo mortifichiamo dentro bicchierini che andrebbero bene solo per il rosolio,
oppure lo esageriamo dentro coppe
a forma di seno rifatto,ma soprattutto lo degustiamo solo insieme a
smunte noccioline e pistacchi iper
salati e dimentichiamo sempre, e
sottolineo sempre, che si tratta di
un prodotto di punta made in Italy.
Molte aziende è pur vero che si
sono vendute alla grande distribuzione e le troviamo nei supermercati a prezzi stracciati, ma è anche e
soprattutto grazie alla loro politica
aziendale che al giorno d’ oggi a cominciare dai tedeschi e dai francesi
per passare dai sudamericani e arrivare ai cinesi e agli australiani che è
diventato di uso comune dire “prosecco” per intendere un riferimento
nettamente italiano, esattamente
come quando dici “champagne” e
pensi per forza di cose alla Francia.
Non c’è cultura del nostro spuman-
te e non mi torna chiaro il perché.
Non tutti sanno che Prosecco è una
denominazione topografica, ovvero è il nome di un paese in Friuli
Venezia Giulia tra Valdobbiadene e
Conegliano ed è per questo che
dopo tante lotte legislative finalmente si è riuscito ad ottenere dalla
vendemmia 2009 la denominazione DOCG nella nota zona appunto
del Friuli e del Veneto. Mi spiego
meglio: vi ricordate la bagarre di alcuni anni fa sul tocai friulano? Fu
vinta ampiamente dall’Ungheria
dove il nome Tokaji è proprio il
nome di un territorio fisicamente
esistente mentre da noi no e quindi
non potevamo arrogarcene la provenienza. Risultato: da noi si chiama adesso soltanto friulano mentre
in Ungheria possono chiamarlo tokaji. Bene. Per lo stesso motivo lo
“champagne “viene prodotto in una
area ben precisa della Francia da
cui prende il nome e per lo stesso
motivo gli italiani possiamo tranquillamente vantarci di chiamare
Prosecco quel vino spumante che
“
Lo vediamo
come un vino
minore,
ma all’estero
è apprezzato
viene vinificato esattamente nelle
zone che ho citato ,mentre chi lo fa
al di fuori di quelle aree lo dovrà
chiamare semplicemente “glera”,
che è comunque il nome originale
del vitigno. Il prosecco lo vediamo
come un vino minore, non impegnativo mentre all’estero è molto
apprezzato: nemo propheta in patria. Forse perché gli altri sanno la
lavorazione complessa ed accurata
che sta dietro una produzione di
spumante mentre noi no. In poche
semplici parole il vino spumante
viene realizzato attraverso il metodo Charmat (ideato dall’italiano
che resterà nel vino grazie all’ermeticità del recipiente. La basilare differenza con la realizzazione degli
champagnes sta proprio nel momento della rifermentazione (ma
quello proprio che dà la dolcezza al
vino. Gli spumanti che hanno minore residuo zuccherino sono gli
extra-brut e via via si sale al brut,
extra-dry, sec, demi-sec e per finire
il dolce. Sicuramente questo metodo è assai meno dispendioso di
quello classico o champenoise e
quindi il suo punto di forza resta il
prezzo conveniente. Purtroppo è
un’arma a doppio taglio perché la
sua immagine è legata al popolo, un
Martinotti e perfezionato dal francese Charmat) e che consiste nella
rifermentazione del vino base o
mosto nelle autoclavi o vasche in
acciaio con aggiunta di zuccheri e
lieviti,i quali a loro volta producono
l’anidride carbonica (le bollicine)
Federico Martinotti
per chiarire ciò vi rimando al prossimo numero). Nel metodo Charmat corto ,che è il più comune, resterà un residuo zuccherino che
serve per fare la cosiddetta spuma e
vino plebeo per chi non si può permettere lo Champagne. Alla luce di
tutto ciò, adesso che le festività natalizie ci inducono a fare gli acquisti
sfrenati per riempire le nostre tavole dei prodotti più svariati, cerchia-
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Dicembre
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FATTI IN CUCINA. Un pomeriggio con lo chef di Licata, considerato il numero uno nell’Isola
Alla corte di Cuttaia, il re in Sicilia
I lussureggianti territori tra Valdobbiadene
e Conegliano in Friuli Venezia Giulia
mo di dare un posto privilegiato sulla
tavola al nostro spumante accanto al
Panettone e al Pandoro (che vedi
caso sono rigorosamente italiani),
oppure quando faremo i brindisi natalizi con i colleghi al bar sotto l’ufficio evitiamo di ordinare “un prosecchino”, che già la parola mette tristezza
perché evoca dimensioni ridotte di
un qualcosa… ma non vergognamo-
ci di chiedere “un ottimo prosecco”
per brindare alla salute nostra e anche
alla salute di quegli astemi che dovranno accontentarsi di un bicchiere
di acqua naturale o di un succo di
frutta. Non sanno cosa si perdono!
Un ristorante sobrio, alle pareti
fotografie che evocano la Sicilia,
qualche oggetto di artigianato
locale qua e là. Semplice. Come
lui, Pino Cuttaia.
I suoi genitori sono immigrati
in Germania e i ricordi natalizi
della sua infanzia sono legati
alla nonna o ad altri parenti,ma
non ai genitori. Non sono ricordi molto felici, per lo più lo riportano indietro a quando faceva il chierichetto durante la
Messa, a quando metteva l’abito
nuovo e faceva il bagno festivo
prima di guardare i grandi giocare a carte. La nonna cucinava
le impanate, lo sfincione, il baccalà fritto e compravano i mo-
staccioli e le mandorlate. Si sedevano a tavola il 24 sera e tra
una parola e uno scherzo si arrivava alla mezzanotte. Oggi anche se i suoi ricordi sono un po’
tristi ha nostalgia del tempo che
si “perdeva” attorno alla tavola.
Non lo facciamo più. “Ci sediamo alle 9 e alle 10 abbiamo già
finito” dice profondamente deluso dal fatto che abbiamo perso
il valore del tempo e inesorabilmente del cibo. Non è più una
prima necessità mangiare,anzi
sappiamo bene quanto cibo
sprechiamo,il benessere ci ha
inaridito e neppure mangiamo
più con sentimento. “E’ una
questione prettamente culturale” incalza lo chef “C’è chi riesce
a spendere migliaia di euro per
A “La Madia”,
il santuario del gusto
che gestisce da anni,
i costi non sono popolari
ma almeno si è sicuri
di cosa si mangia.
e della qualità dei cibi.
una bella BMW ma non si coccola mai con una bella cena. La
BMW si vede ,è un simbolo di
benessere, il cibo no.” Ha vissuto circa 20 anni in Piemonte e
deve ammettere che al nord
hanno un maggiore spirito imprenditoriale ma soprattutto
non perdono mai il piacere di sedersi a tavola e
gustare fino all’ultimo
boccone una pietanza in
santa calma. E’ quello
che lui umilmente cerca
di trasmettere ai suoi
commensali,a quelli che
vogliono farsi un regalo.
Certo è un regalo, per-
ché da lui non spenderai mai
18€ per un pranzo fisso, ma almeno sarai sicuro di cosa stai
mangiando,della
freschezza,
fragranza e stagionalità dei prodotti, e puoi stare certo che in
questo periodo troverai nel suo
menù i carciofi ma non la Norma perché non è periodo di melanzane. “La Norma non si tocca. E’ un piatto che va presentato
così com’ è!”. Non sarà per caso
contrario a queste
destrutturazioni
che vanno tanto di
moda? “No. Sono
favorevole se il
cuoco ha comunque la capacità di
mantenere le sensazioni e quindi il
ricordo del piatto
anche dopo avere
separato tutti gli
ingredienti. Il cuoco è un artigiano
del cibo”. In Sicilia
abbiamo oramai
molti
prodotti
DOP e presidi
Slow Food che ci
permettono
di
giocare e creare in
cucina ,ma questo
non vuole dire che
tutti gli altri prodotti non siano di
ottima qualità. “E’ importante
l’onestà per un ristoratore. Se
non sono riuscito ad avere il pistacchio di Bronte (anche perché la richiesta è esagerata
rispetto
all’offerta reale) me
ne farò una ragione e
userò quello ottimo
di
produzione
locale,ma ovviamente sul menù non segnerò un prezzo esagerato per giustificare
un prodotto DOP che
non ho!” Gli chiedo se l’enogastronomia sta affrontando un
periodo di crisi o se dobbiamo
credere a chi dice che i ristoranti sono sempre pieni. “Dipende
quali ristoranti. Certo quelli che
ti propongono il famoso menù a
Lo chef Pino Cuttaia
18€ saranno sempre pieni, quelli come il mio..., beh potrei togliere un po’ di qualità e anche
io avrei la sala piena tutti i giorni. Non è la mia scelta. E’ il sentimento che mi lega al cibo non
l’affare”. Provocatoriamente gli
domando se darebbe il suo volto e il suo nome ad un panino di
una nota catena di fast-food
come ha fatto di recente un suo
famoso collega. “Oggi non lo farei, ma non posso giudicare un
gesto compiuto forse perché
non ti senti più appoggiato e ti
senti andare verso la fine di una
pur gloriosa carriera. Le tentazioni sono tante, bisogna vedere
qual è la tua filosofia di vita.” Per
concludere con cosa brindiamo
e cosa mangiamo questo Natale? “Sicuramente con prodotti
made in Italy. E ovunque vi
troviate...a casa o al ristorante,
sedetevi e godetevi il pasto, fatevelo spiegare se non ne siete voi
gli artefici e se invece i cuochi
siete voi arricchite gli altri con le
dovute informazioni.” Tranquilli non sarà un pasto tecnico,
ma...vissuto.
C.M.
32
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Dicembre
SETTE NOTE. Il gruppo sancataldese è reduce del “Festival di Milo”
I “Pupi di Surfaro”
la band folk
apprezzata da Battiato
di Lello Lombardo
La loro musica
affonda le radici
nella cultura
popolare del Sud,
dalla pizzica
alla tammuriata.
Ei “cunti” siciliani
vengono rielaborati
con un nuovo stile.
L’anno scorso chiesi a due ragazzi
che stavano manifestando davanti al cancello di una scuola
superiore: “perché protestate?”I ragazzi si guardarono tra di loro
e dopo, con palese imbarazzo e
all’unisono, mi risposero con un
disarmante …booo! Verrebbe da
pensare: ma che razza di gioventu’ è questa che non vuol
sprecare energie neanche per ricercare una motivazione? Generazione poco proattiva quindi? Non è proprio così! Ci sono
anche delle “eccellenze” che
equilibrano il giudizio in fatto di
considerazione generazionale
nel confronto con le altre; una di
queste è il gruppo musicale folk
“ I PUPI di SURFARU “ di San
Cataldo che il Maestro Franco
Battiato ha voluto al festival “Musica Milo 2011” tenutosi a Milo
in provincia di Catania dal 30
settembre al 16 ottobre di
quest’anno. E’ stato un riconoscimento della qualità musicale
espressa dai ragazzi sancataldesi;
infatti al festival hanno partecipato” fior di artisti” come Peppe
Voltarelli (“Premio Tenco 2010”
lippo (basso acustico), Fabio
Bonsignore (percussioni), Pietro
Amico (batteria) e Santino Ficarra (l’icona del gruppo) nel 2006 decidono di formare una
dici nella cultura popolare meridionale; infatti, la pizzica salentina, la tammuriata napoletana,
le tarantelle calabresi e i “cunti”
siciliani, vengono rielaborati attraverso il contributo dei singoli
band e dopo molteplici cambi di
line-up intraprendono la strada
di una musica che affonda le ra-
musicisti che provengono da
esperienze musicali diverse. Altri
riferimenti del gruppo sono il
per il miglior disco in dialettopersonaggio carismatico dal baffo ammiccante e voce impetuosa), il pianista Michelangelo
Carbonara e i Radiodervish (nati
dall’incontro tra la sensibilità e la
“
Il nome
è un voluto
contrasto
ai pupi
di zucchero
vocalità orientali e la cultura europea di Michele Lobaccaro) per
citarne alcuni. Ma quando “sono
venuti alla luce” i Pupi? Salvatore Nocera (voce), Michele Manteo (fisarmonica), Marco Riggi
(chitarra acustica), Dario Sanfi-
lavoro letterario del poeta vernacolare Ignazio Buttitta ed il
repertorio dell’Amalia Rodriguez
della Sicilia, Rosa Balistreri.
Il “primo vagito discografico” avviene nel 2010 con la pubblicazione dell’album “in vino veritas
– l’arte di regger bene il vino e di
non poter soffrir la falsita’. “Nell’album si intrecciano
personaggi e filosofia di vita indigena (“iu manciu, vivu e mi ni
futtu”- “cantu e tiru a campà”)
che chiunque potrebbe ritrovare
nella memoria storica del proprio paese.
I Pupi di Surfaru “accendono” le
piazze grazie alla loro musica
molto ritmata in stile Folk.
“Negli ultimi due anni- dice Fabio Bonsignore - abbiamo avuto
la fortuna di suonare assieme ad
artisti di fama nazionale come
Mario Incudine, Alfio Antico,
Alessandro Mannarino e i Modena City Rambles ma, con
enorme umiltà, affermiamo che
non avremmo mai pensato di
poter suonare alla rassegna organizzata dalla direzione artistica
di Franco Battiato”.
Il nome della band, Pupi di Surfaru, è un voluto contrasto con i
pupi di zucchero e riecheggia goliardici racconti da chi ha lavorato nelle miniere di zolfo: classica era anche la torta di sufaru,
beffardamente promessa, all’ingenuo di turno.
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Dicembre
33
PERSONAGGI. Silvio è un fotografo affermato, Luciano scrive libri
Zaami brothers
quando l’estro
è un fattore di geni
Redazione
Il più piccolo
dei due
è impegnato
in questi giorni
nella presentazione
della sua ultima opera
“Derive e approdi”
e che racconta
dei suoi viaggi
e del suo
vagabondare
per l’Europa.
Caltanissetta non è solo il luogo
dal quale i giovani vogliono fuggire, ma è anche quello in cui si
possono trovare dei ragazzi con
la voglia di realizzare qui quello
che spesso si cerca altrove.
E’ il caso dei fratelli Zaami, due
giovani che negli ultimi anni
hanno fatto spesso, e nel bene,
parlare di loro e di Caltanissetta.
Due fratelli che hanno deciso che
la loro città è un luogo in cui investire tempo ed energie per realizzare i proprio sogni.
Il più grande è Silvio, proprietario della web agency Terminal 02, azienda specializzata in
comunicazione e pubblicità, da
questa piccola realtà economica
è nato il portale Clvip.it, il sito
che da anni informa i Nisseni
sugli eventi che si svolgono nella
nostra provincia, un portale che
oltre ad aver superato le duecentomila visite, vanta anche il fatto
di non aver mai ricevuto finanziamenti da parte di alcun ente
pubblico, ed anche di essere completamente
gratuito. Ma
oltre che un
w e b m a s t e r,
Silvio è anche
fotografo, una
passione nata in
gioventù e portata
avanti con dedizione e professionalità. I
suoi scatti di successo
sono anche stati pubblicati dalla rivista Famiglia Cristiana ed utilizzati
come copertine di ben due
libri. Da questo suo amore
per la fotografia nasce la seconda edizione del Calendario
di Clvip.it, un progetto che vede
coinvolti decine di professionisti
e imprenditori che hanno voluto abbracciare il progetto e dare
fiducia a questa
piccola
realtà
che ha deciso di
credere nella rinascita economica e
culturale di Caltanissetta.
Il calendario, realizzato in collaborazione
con la parrucchieria
“L’Etoile” di Caltanissetta, raffigurerà dodici modelle e modelli a rappresentazione del lato giovane
“
In alto la copertina del calendario 2012
di “clvip”. A sinistra un momento
del backstage
Luciano porta
la nostra città
in giro per l’Italia
mostrandone
l’aspetto positivo
e poetico
e positivo di questa città spesso
martoriata e declassata.
Ma accanto all’estro del fratello
maggiore, troviamo anche il la-
Silvio Zaami
Luciano Zaami
voro di
Luciano, il
“piccolo” degli Zaami. La
sua storia può sembrare simile a quella di tanti
giovani Nisseni che decidono di
abbandonare Caltanissetta per
andare a studiare in “continente”,
ma in questo caso, dopo undici
anni di vagabondaggi, Luciano
decide che Caltanissetta è la città
dove vuole costruirsi un futuro, così
decide di tornare
nel 2009 per fare
qualcosa di concreto per la sua terra.
Inizia così a lavorare con Silvio, realizzando e gestendo in
prima persona il portale Clvip.
it, di cui ora è il Direttore Artistico, ma soprattutto la sua più
grande passione è la scrittura, ha
infatti già pubblicato due libri,
ed è proprio il secondo, dal titolo
“Derive e Approdi” che in queste
settimane lo ha visto impegnato
in un tour promozionale a Budapest, Napoli e Salerno, mentre a
gennaio si prevedono delle tappe nel Nord Italia. Il libro è una
raccolta degli scritti, di viaggio e
sul viaggio, realizzati da Luciano fra il 1998 e il 2009, un arco
di tempo che abbraccia i suoi
anni di vagabondaggio in cerca
di quel luogo chiamato casa; si
parla quindi tanto della Sicilia
e di Caltanissetta, e con questo
suo piccolo tour, Luciano porta
la nostra città in giro per l’Italia,
mostrandone l’aspetto positivo e
poetico.
Probabilmente sono questi i giovani che vorremmo trovare nella
società di domani, ragazzi sganciati dalle logiche dei favoritismi
e delle “segnalazioni”, due Nisseni che vogliono essere apprezzati
per i loro meriti e capacità, e non
per le loro parentele eccellenti.
In attesa quindi dell’edizione
2012 del Calendario di Clvip.
it, auguriamo a loro, ed a tutti
quelli che ogni giorno rendono
Caltanissetta un luogo migliore,
che il nuovo anno porti un reale
cambiamento in questa città, e
che essi ne siano gli artefici.
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Dicembre
SAN CATALDO . Il ruolo mutualistico assolto dai circoli
Le “Società”,
dove non si gioca
solo a carte
di Claudio Costanzo
In città sono quattro
le “società” operanti:
la “Battisti”, la “Rizzo”,
la “Bert” e la “Medi”,
dove si sta
in comunione
e si discute
Alzino la mano quanti non hanno
mai sentito dire ai loro nonni la tipica frase: <<Minni vaiu a’ società>>. A San Cataldo è un classico:
in tanti, magari dopo un salutare
riposino o dopo un buon bicchiere
di vino a tavola, prendono coppola
e bastone e si recano al circolo per
incontrare amici e conoscenti di
vecchia data. In genere, si tratta di
pensionati (ma le iscrizioni ai sodalizi sono aperte anche ai più giovani, persino ai ragazzi), che a tutte le
ore hanno la possibilità di riunirsi
per stare insieme in comunione,
giocando a carte, sfogliando i giornali, sgranocchiando qualcosa. Si
parla del più e del meno, della vita
trascorsa, dei bei tempi andati, dei
mala tempora che corrono al giorno d’oggi, delle speranze per il mondo di domani. Ma cos’è esattamente
la “società”? Ebbene, si tratta di quei
sodalizi che, nel tempo, si sono radicati sul territorio divenendo sentinelle del mutuo soccorso. Ad oggi,
in città, sono quattro le società operanti: la “C. Battisti”, la “G. Rizzo”, la
“G. Berta” e la “E. Medi”. Per spiegare, però, con quale intento sono
nate è necessario fare un passo indietro e parlare di mutualità, un
concetto già in voga molto prima
dell’Unità d’Italia, ai primi dell’Ot-
tocento. Nel nord della penisola,
infatti, i lavoratori che vivevano l’intera giornata in fabbrica, in condizioni di precarietà igienica e di insicurezza, diedero vita a relazioni
interpersonali forti, vincolate da
patti associativi e solidaristici di autodifesa. Si diffusero, così, collette e
casse-deposito alimentate dai lavoratori. Altre forme di auto-assistenza erano collegate all’esperienza
delle confraternite e delle corporazioni di mestiere. Il sistema, poi, si
sviluppò pian piano in tutto il paese
e si raffinò mediante anche forme
di tutela legislativa. A San Cataldo,
per spiegarci lo sviluppo, la crescita
e le difficoltà attuali del mutuo soccorso, abbiamo incontrato assieme
a Lillo Cammarata (socio da generazioni) il geom. Michele Amoribello, presidente dal 2001 all’estate
del 2011 della società operaia “Rizzo”, sorta nel lontanissimo 1901.
Egli ci dice subito: <<I sodalizi sono
nati per sopperire alle carenze mutualistiche degli enti locali, che non
hanno mai realizzato centri sociali
per i cittadini. Accoglievano le diverse categorie di lavoratori (muratori, minatori ecc…) e, si può dire
che, proprio da una costola delle
società di mutuo soccorso, sono poi
nate le banche di credito cooperativo. Nella nostra città, sino a qualche
anno addietro, i sodalizi si sono occupati della gestione dei loculi cimiteriali e, nel tempo, hanno accolto tra gli iscritti il 50% della
popolazione. In particolare, la società “Rizzo” ha contato anche 5.000
iscritti, divenendo la più grande in
Sicilia. Purtroppo, però, una delle
carenze delle società di San Cataldo
e di altri Comuni è stata la mancanza di rapporti di reciprocità e di
lungimiranza riguardo il futuro>>.
L’ex presidente continua: <<Con la
mia amministrazione, la società
“Rizzo” ha iniziato a rapportarsi
“
situazione attuale dei sodalizi sancataldesi, il geom. Amoribello sottolinea: <<Da alcuni anni, le società
di mutuo soccorso vivono una situazione di grande sofferenza, soprattutto a seguito della concessione da parte dell’amministrazione
cietà hanno via via esaurito la disponibilità di loculi, erosa in parte
anche dal prestito di loculi che quasi tutti i sodalizi hanno concesso al
Comune. Da quel momento, è iniziata una crisi profonda, che ha visto le società impossibilitate ad
Da una costola
sono poi nate
le banche
di credito
cooperativo
con gli altri sodalizi siciliani e siamo
stati tra le aderenti al Coordinamento regionale Sicilia della Società di mutuo soccorso (Coresi). Uno
dei compiti di questo organismo è
Lillo Cammarata e
Michele Amoribello.
A sinistra l’ingresso della sede della Società Operaia “G. Rizzo”
quello di spronare i politici regionali affinché legiferino in materia di
mutuo soccorso. A livello locale,
abbiamo sensibilizzato l’on. Raimondo Torregrossa, che si è preso
l’impegno di approfondire una proposta di legge in materia presentata
da diverse fazioni politiche>>. Sulla
comunale ad una ditta privata dei
lavori di ampliamento e realizzazione di loculi. Inoltre, ai sodalizi non
sono state concesse le aree edificabili, ad eccezione di una deroga
concessa dall’allora sindaco Torregrossa, che autorizzò la costruzione
in zona ossario. Ovviamente, le so-
adempiere al proprio ruolo mutualistico, con la conseguente perdita
di soci. Per il futuro, dunque, serve
che prevalga uno spirito sociale per
risolvere la problematica cimiteriale>>. Recentemente, sono state assegnate ai sodalizi le aree nel “nuovo” Cimitero: <<Ma quando
saranno fruibili?>> - è l’interrogativo finale di Amoribello.
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Dicembre
35
pagina di comunicazione istituzionale
Banca del Nisseno. Si è appena concluso a Roma il quattordicesimo congresso nazionale delle Bcc
Credito Cooperativo, modello valido
per l’economia dell’azienda Italia
La convention
è stata l’occasione
per fare il punto
della situazione
e per tracciare
le strategie
per il futuro
soprattutto
in un momento
di grande difficoltà
per gli istituti di credito
e per le famiglie.
S
i è appena concluso il
14° congresso nazionale
del Credito Cooperativo
che ha visto convenuti
a Roma, dall’8 all’11 dicembre,
gli esponenti delle 414 Banche
di Credito Cooperativo attive
sul territorio italiano. E’ stata
“Le BCC sono operatori di
frontiera che portano i servizi bancari dove altrimenti
non arriverebbero, sostengono iniziative imprenditoriali individuali, favoriscono
lo sviluppo economico di
nuove comunità. Contrariamente a un’opinione diffusa,
l’occasione per fare il punto della situazione e tracciare le linee
strategiche per il futuro. “L’obiettivo comune”, dice il Presidente
Di Forti, “è quello di costruire
un futuro di crescita per la nazione ed in particolare per il
nostro territorio. Compito non
facile, in un momento storico
caratterizzato da una profon-
da crisi di valori prima ancora
che finanziaria ed economica”.
“Dal passato traiamo spunti di
riflessione e strategie per il futuro”, prosegue il Presidente,
“e guardiamo lontano ed avanti con fiducia per costruire un
domani migliore per le nuove
generazioni; abbiamo un ruolo
sociale e intendiamo esercitarlo con senso di responsabilità e
generosità”. Nel quadro critico
mondiale venutosi a determinare nel corso del 2008 ed in particolare nel 2009, il sistema
bancario italiano ha
complessivamente
superato
senza gravi danni la crisi finanziaria; in particolare il Credito
Cooperativo ha svolto una funzione anticiclica, garantendo la
continuità nell’erogazione dei
prestiti alle imprese e alle famiglie e quindi il
sostegno dell’economia locale. Tale
opera, nota a tutti
in quanto riconosciuta dall’Organo
di Vigilanza negli
interventi ufficiali,
oggi si arricchisce
di una dimensione
importante in una
difficoltà nuova: la
carenza di liquidità. Il sistema bancario soffre, per la
prima volta dopo
decenni di stabili-
“
nel loro habitat esse denotano una capacità di fornire
credito maggiore delle altre
banche”.
al resto del sistema, non hanno tirato le redini e, non solo
hanno mantenuto il credito
erogato ma, come dimostrano
i dati, hanno finanziato nuove
iniziative. In pratica, laddove i
“
Non si faccia
di tutta l’erba
un fascio
La nostra
è la banca
del territorio
grossi Istituti bancari sono stati
costretti a rallentare, le piccole
BCC hanno accelerato; e, infatti, a metà del 2011 gli impieghi
risultano in crescita del 6%.
Con i loro 4.403 sportelli diffusi
in 2.705 comuni e la loro organizzazione a rete le BCC hanno
ancora una volta riaffermato il
loro ruolo fondamentale per il
sostegno dell’economia locale
e la validità del loro modello
operativo per il Paese. “Occorre
Giuseppe Di Forti presidente della Banca del Nisseno
Tommaso Padoa-Schioppa
(Convengo in Roma,
22/2/1996)
tà, di un male nuovo, difficile da
spiegare ai non addetti ma facile da percepire: contrariamente
a quanto avvenuto nel passato,
chi necessita di finanziamenti
si vede razionato il credito. E’ il
cosiddetto fenomeno del “credit crunch”. Ancora una volta,
le banche di credito cooperativo, in controtendenza rispetto
- sostiene il Presidente Di Forti – che il territorio acquisisca
maggiore consapevolezza di
ciò e, parlando di
banche, non faccia di tutta l’erba
un fascio; la BCC
è per sua natura
la banca del territorio e tutto ciò
che intermedia
con le operazioni di raccolta e di
impiego viene restituito al territorio in maniera
amplificata; un potente moltiplicatore capace di fornire linfa
vitale al circuito virtuoso di sostegno dello sviluppo dell’economia locale di cui abbiamo
tanto bisogno”. “Anche la Banca
del Nisseno, a Caltanissetta e in
provincia, unitamente alle altre
consorelle, sta facendo la sua
parte, mantenendosi attiva e
disponibile per le famiglie e per
le imprese nel settore del credito, della raccolta e dei servizi e
dimostrandosi generosa per la
collettività nel settore della cultura e della beneficienza”.
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Dicembre
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Fatti del Vallone
SCIOGLIMENTO COMUNE. Accolta nel silenzio la sentenza del Cga che ha ribaltato il Tar
Benvenuti a Vallelunga Pratameno
dove l’indignazione corre sul web
di Osvaldo Barba
Il parere del Consiglio
di giustizia amministrativa,
che ha confermato i sospetti
sulle infiltrazioni mafiose
in Municipio,
ha provocato delle reazioni
solo su Facebook.
I
n teoria la recente notizia della
sentenza del C.G.A. che ha ribaltato la decisione del T.A.R.
a favore dela Prefettura contro
l’allora sindaco Montesano doveva
essere, in teoria, una di quelle news
dichiarato decaduto, il silenzio è
assordante. Già, con la sentenza n.
866 del 21.11.2011 il C.G.A. per la
Regione Sicilia ha decretato, in riferimento allo scioglimento dell’Ente
per infiltrazioni mafiose, che “.... lo
scioglimento dell’organo assembleare elettivo del Comune di Vallelunga Pratameno è stato disposto, motivatamente, sulla base di elementi
istruttori sufficienti e concordanti,
acquisiti nel corso dell’accesso, elementi che in effetti, nonostante il
profluvio di approfondite contestazioni sui fatti concreti rilasciate dagli
appellati (e per quanto di interesse
dall’origi-naria interveniente), han-
zione dei singoli amministratori
non risultava gravata da procedimenti di indagine o penali in corso attinenti alla fattispecie, essendo
stata valutata l’attività amministra-
legge 94/09 “Disposizioni in materia disicurezza pubblica” recita testualmente che: “gli amministratori
responsabili dello scioglimento dei
consigli comunali o provinciali per
Il sindaco Giuseppe Montesano
che aveva tutti i presupposti per
far parlare e dibattere per giorni e
giorni gli organi di informazione.
Ed invece, nonostante la convalida
dello scioglimento poiché non sussistevano vizi di forma, quindi con
possibilità di eventuale invalidazione delle elezioni del 2011dato ché il
sindaco eletto è lo stesso di quello
no comprovato il condizionamento
persistente e invasivo della gestione amministrativa dell’Ente locale,
senza soluzione di continuità, in
tutto l’arco temporale oggetto della verifica, in modo che sono stati
integrati i necessari presupposti di
legge di cui all’art. 143 T.U. EE.LL.E
questo anche se, in effetti, la posi-
tiva dell’Ente nel suo complesso
(oltre che le varie frequentazioni,
ed il sostegno elettorale, riferiti ai
singoli protagonisti)....”. Non solo:la
infiltrazione mafiosa non potranno
essere temporaneamente candidati
e sarà prevista la responsabilità anche per i dipendenti collusi.”
Insomma, in termini calcistici
questa vicenda si potrebbe definire come “un’azione da goal che ha
prodotto un nulla di fatto”. E ritorna
in mente il vecchio adagio tanto di
moda secondo cui nulla può cambiare perché siamo qua….in Sicilia,
come se la Trinacria fosse Cuba. E
mentre un fiacco quanto sommesso lamento si diffonde
tra la popolazione vallelunghese, un grido
(forse solitario) si erge
dal social-network può
famoso al mondo, quel
Facebook che oggi ha sostituito in parte o forse in toto,
il concetto di aggregazione
fisica e i tanto vecchi quanto
indimenticabili oratori. Vallelunga Libera, il nickname di
un gruppo o forse di una singola persona, non la pensa come
gli altri e lo dimostra. Condanna la
mentalità dei mafiosi che vivono
in quella realtà del nisseno e non
fa sconti a tutti gli altri che, dietro
un compito silenzio, celano quella
In rete la speranza
di chi si augura
che il paese, da patria
di Madonia e Vara
diventi una realtà
che tragga esempio
da chi è morto
per la legalità.
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Dicembre
“
che Vallelunga Libera definisce
vigliaccheria. Un territorio dove
è sottile, quasi invisibile, il confine che separa il sentimento della
solidarietà dall’omertà, ma dove
quest’ultima non ha
parente-
ra
e
b
i
L
nga
Vallelu
la con
ciò che nasce spontaneo verso l’altro, ciò che spinge
e affianca chi è affaticato, perché
la solidarietà è un sentimento che
nasce con forza, con amore, con
verità, per poi ritirarsi senza clamori. Invece l’omertà è un mezzo
per rendere sicura la prepotenza
e la prevaricazione, dove i pochi
si nascondono dietro i tanti, e soprattutto, a differenza della solidarietà, è una subcultura che consente di far pagare ad altri il prezzo
della propria inutilità.Ecco perché
assume grande importanza quel
grido di allarme e di rivendicazione proveniente anche semplicemente da internet. Già, la cultura
del cambiamento assume oggi le
Su “Vallelunga
libera”
le reazioni
di un giovane
che crede
nella rinascita
forme più disparate ma non per
questo non meritevoli della dovuta attenzione. Basta guardare un
estratto della pagina Facebook di
Vallelunga Libera per capire: “ A
Vallelunga, il cittadino medio ha
vissuto nell’ombra sia quello che
ha svolto funzioni pubbliche chele
nuove generazioni: sono tuttiindiscriminatamente pervasi da una
mentalità ferma ad un passato
lungo e opprimente. E’ difficile
non solo comprenderli, ma anche
giustificarli....”. E considerando
che (stando a quanto scritto sulla
sua pagina dallo stesso nickname
Vallelunga Libera) lo scrivente
ha appena 19 anni compiuti il 23
maggio allora c’è da sperare. C’è da
augurarsi che Vallelunga più che
la patria dei malavitosi Madonia
o del pentito Vara diventi
invece una realtà che guarda al futuro e trae esempio,
non dalla condotta scellerata e mafiosi di alcuni
dei suoi rappresentanti
ma da coloro che della
legalità e della lotta alla
mafia né hanno fatto
non solo una battaglia
ma purtroppo la causa della loro morte
prematura.
E non ci sarebbe da
meravigliarsi se nel prossimo
futuro possa accadere, così come
a Crotone dove il Comune ha
voluto intitolare la sala consultazione della Biblioteca comunale
al giornalista vittima della mafia
Peppino Impastato, che a Vallelunga qualcuno coni lo slogan
“Ai tuoi cento passi sul cammino
della legalità la Città di Vallelunga
aggiunge il suo”. Beh, per accadere
questo occorre in primis che anche
la politica faccia la sua parte. Che i
partiti non si girino dal lato opposto a quello dove quotidianamente si consumano episodi criminali
e battano il pugno assumendosi,
almeno per una volta, l’impegno
di essere vicino alla gente…..non
solo ed esclusivamente per le votazioni.
37
MUSSOMELI. L’amara storia di un uomo sfortunato degli anni ‘20
Quel povero che rischiò
la sepoltura nel fango
Il consumismo, che nonostante la
recessione mondiale oggi più che
mai sembra senza freni, ha cambiato molti delle nostre abitudini,
ivi incluse alcune festività. Oggi i
bambini e ragazzi in genere, festeggiano senza troppa convinzione un
Natale che per molti versi, ha quasi
totalmente sostituito nella ritualità,
quella che era la festa di Natale.Ed
il rischio che il passato venga sostituito da una sempre più impellente
esigenza commerciale piuttosto
che da una memoria commemora-
Adamo Barba
tiva, diventa sempre più concreto.
Ecco perché oggi abbiamo provato
a chiedere ad un esperto di storia
locale quello che era il tenore di
vita e l’esistenza della maggior parte
degli individui vissuti dopo i primi
anni del 1900. Lui è Adamo Barba,
classe 1931. Ci dice subito che la
storia che sta per raccontarci rientra sicuramente tra quelle più tristi
che lo stesso conosca. Racconta la
vita di un uomo qualunque,che ha
vissuto tutta la sua esistenza all’insegna del lavoro e della solitudine.
Siamo agli esordi degli anni venti,
in una Mussomeli caratterizzata
da una diffusa povertà, laddove la
morte rappresenta il “sollievo” dalle atroci sofferenze provocate dalla
fame e dall’indifferenza, per una
buona parte della popolazione.
Anche il nostro personaggio non
è sfuggito a questa “costante” e qui
iniziano i problemi.Della morte
del nostro amico se ne accorge una
vicina che, non vedendolo per alcuni giorni, si preoccupa di andare a vedere. Trova il povero uomo
carponi, probabilmente morto
da qualche giorno, miseramente disteso su di una lurida stuoia.
La signorava immediatamente
al Comune per avvertire i vigili.
Gli stessi mandano un falegname
per constatare la costituzione del
defunto ed abbozzare alla meno
peggio con alcune tavole di legno,
quella che “sommariamente” sarà
la sua bara.Qualcuno potrebbe
aver avvertito un senso di disgusto
per il già orrido destino del malcapitato; ma in verità il peggio, per
il povero sventurato, ancora deve
venire. Già perché lo stesso giorno, il corpo composto del defunto
viene portato da pochissime persone in chiesa, dove l’indomani si
sarebbero dovuto tenere i funerali.
Ma così non è. La stessa sera una
nevicata dalle proporzioni gigantesche, provoca una coltre spessa diverse decine di centimetri e
tutto il paese si paralizza per circa
otto giorni, costringendo il povero defunto a “sostare” ad oltranza
in chiesa.Quando anche le condizioni igienico-sanitarie diventano
insostenibile, allora diviene necessario provvedere alla meno peggio.
Quattro persone legano la bara con
delle corde e iniziano a trascinarla
tra la neve ed il ghiaccio, sbattendo
contro muri e ostacoli vari,una bara
il cui tragitto è reso incontrollabile
dal fondo nevoso. Tra mille peripezie giunge al camposanto, dove
due necrofori aspettano l’arrivo
del feretro per poterlo inumare in
una fossa profonda circa un metro
pronta all’uso. Facilmente si può
ipotizzare che è giunto il momento
del riposo eterno per lo sfortunatissimo uomo, ma la fossa che è
stata scavata, a causa delle piogge,
si è riempita d’acqua e quindi al
povero “disgraziato” tocca anche di
essere immerso tra acqua e fango.
Capita anche che, accanto alla fossa scavata per il nostro povero protagonista ne vienesolcata un’altra
che deve accogliere un’anziana signora. Il marito della defunta, nonostante non sia proprio di manica
larga, rabbrividisce al solo pensiero di immergere la moglie in quella
“fanghiglia”. Chiede ed ottenne dai
necrofori, di rinviare al pomeriggio la sepoltura. Va in paese ed
acquista una tomba da una delle
confraternite locali e ritorna con la
documentazione dell’avvenuto acquisto. Dopo la tumulazione della
moglie, chiede achi è destinato
quel “fosso”. Ottenuta l’informazioneviene colto da un improvviso
rimorso di coscienza.Se sa appena
chi sia il defunto solo per averlo
visto qualche volta,altresì conosce
“
Anche i becchini
hanno un’anima
e l’uomo potè
essere seppellito
in un luogo
meno infame
abbastanza bene le vicissitudini del
malcapitato ed è a quel punto che
“azzarda” una proposta.Propone
ai necrofori, in cambio di una bevuta di vino in qualunque osteria
gli stessi avessero deciso, di scavare un altro fosso dove collocare il
defunto.Anche i necrofori hanno
un’anima, e colti da un senso di
pietà, accettano l’idea e permettendo al nostro protagonista di essere
inumato in un luogo meno “infame”. Insomma, storie vere di vite
vissute possono essere, volendo, da
spunto e da stimolo per tutti coloro che amano la tradizione e che
vogliono trasmettere ai figli, nipoti
e alle future generazioni il ricordo
immortale di ciò che significano,
virciddrati, cassatini e pasta di
napuli oltre ogni logica esclusivamente culinaria.
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Dicembre
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POLITICA. Approda all’Ars la legge del Movimento 5 stelle contro i benefit
La battaglia anti- casta
dei “grillini” nisseni
di Marco Benanti
La petizione popolare,
sostenuta
da una raccolta
di firme,
è partita
da Caltanissetta.
E
ra partito ad Aprile scorso dal
binario 1 della Stazione Centrale
di Caltanissetta e forse non ci
credevano neanche loro, gli attivisti del
“Movimento 5 Stelle” facente capo a
Beppe Grillo, che quella petizione potesse riscontrare un tale gradimento in
tutta l’isola da raccogliere 10 mila firme
da consegnare direttamente alla Regione Siciliana. Il momento storico è certamente favorevole al dissenso della
cittadinanza agli alti compensi della
nostra classe politica, ma l’iniziativa
questa volta non è populistica o demagogica, ma concreta, dato che i parlamentari siciliani, di questa petizione
dovranno discuterne realmente all’Ars.
Sarà la crisi economica, sarà il quotidiano rischio di default del nostro paese, saranno le riforme, tanto spietate,
“
se non le aveva mai palesate, forse per
non scatenare ulcere collettive. Proprio
in questa ottica si incardina la petizione “Fuori i Soldi dalla politica”, tesa a
diminuire, non azzerare (altrimenti
per i nostri parlamentari sarebbe una
tragedia!) gli indennizzi dei deputati
all’Ars, i benefit, i rimborsi spese vari, e
le varie diarie. Una petizione dicevamo
partita da Caltanissetta e che vede tra i
suoi referenti Giancarlo Cancelleri, attivista nisseno impiegato di una ditta
privata, severamente attento alla disparità che intercorre tra il cittadino,
alle prese con mille problemi, ed i nostri parlamentari regionali che se da un
lato appoggiano il pensionamento dei
lavoratori dopo 40 anni di contributi,
dall’altro ricevono un bel vitalizio di
2.500 euro dopo soli 5 anni di legislatura in parlamento. Carte alla mano, nel
1948 alla prima seduta utile all’ARS i
deputati si equiparano ai senatori della
Repubblica anche nel trattamento economico. Un verbale che diventa poi
legge il 30 Dicembre del 1965, la legge
è la numero 44 . I Grilli spulciando tra
le carte trovano un resoconto ufficiale
dell’ARS che riassume tutto il dovuto ai
nostri parlamentari regionali (che ri-
portiamo schematicamente nella tabella di fianco). La spesa totale della
Regione Siciliana ammonta a 13,5 milioni di sole indennità, ai quali bisogna
aggiungere 4,4 milioni di diaria, 1,2
milioni di indennità di ufficio, 2,85 milioni per spese e rimborsi e 400 mila
Euro per deputazioni e missioni. In totale 22 milioni e 350 mila Euro all’anno.
Con le 10 mila firme partite da Caltanissetta si propone di abbassare le indennità e le spese di viaggio e di sopprimere tutto il resto: il risparmio
totale stimato in 5 anni è di oltre 70 milioni di euro, e cioè oltre 14 milioni di
Euro l’anno. “Numeri impressionanti,
che mostrano -dice Cancelleri come
sia veramente difficile per chi guadagna tanto, capire i problemi di chi non
ha nemmeno i soldi per fare la spesa.
Per questo motivo abbiamo presentato
all’ufficio di Gabinetto della Presidenza
dell’Assemblea Regionale Siciliana la
petizione con le 10 mila firme raccolte
in tutta la Sicilia con la quale invitiamo
in via ufficiale i nostri eletti ad ascoltarci, e vigileremo affinché questo avvenga e quanto tempo ci impieghino prima che la discussione venga portata in
aula”.
E’ difficile per chi
guadagna tanto,
capire i problemi
di chi non ha
i soldi per la spesa
quanto necessarie se si vuol rimanere
in zona Euro a far crescere in questi mesi il senso di disappunto (
per non citare altri malanni di
stomaco…) della cittadinanza
sulle disparità di chi in Italia ed
in Sicilia, gode di privilegi, che il
cittadino comune spesso neanche immagina. Per esempio, chi
sapeva che i parlamentari regionali hanno tra i loro benefit
anche il funerale gratis,
in caso di malaugurata dipartita anche di
un loro familiare? E
che gli spostamenti
siano rimborsati
forfettariamente
all’anno senza alcuna necessità
di dover giustificare la natura
del viaggio, o se
il viaggio si sia fatto o meno? Quindi
su e giù con voli Alitalia anche senza motivi istituzionali a spese dei contribuenti.
Sono questi alcuni degli interrogativi su cui hanno indagato gli attivisti del movimento di Beppe Grillo, che
non senza difficoltà sono riusciti a procurarsi tali dati dalla
stessa Regione, che quelle spe-
Giancarlo Cancelleri con i grillini
a Palermo davanti all’ARS
“I NUMERI” DEI DEPUTATI DELL’ARS
Indennità mensile:
Diaria mensile:
Rimborso spese per
svolgimento mandato
parlamentare:
Rimborso spese forfettario annuo di trasporto:
Indennità annua di
trasporto su gomma
per raggiungere la
sede dell’Assemblea:
Rimborso forfettario
annuo spese telefoniche:
Assegno di cessazione mandato:
Assegno vitalizio:
5.390,58 euro
3.500,00 euro
4.178,36 euro (assegnato direttamente al
Gruppo parlamentare
di appartenenza)
10.095,84 euro
13.293,00 euro
per il Deputato che si
sposta entro 100 Km.
15.979,00 se si sposta
oltre 100 km. 6.646,00
euro per i Deputati residenti a Palermo
4.150,00 euro all’anno.
9.500,00 euro per ogni
anno di carica.
da 3.000,00 a 9.500,00
euro mensili in base
agli anni di servizio in
carica.
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