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Milano - ARPA Lombardia
Rapporto sulla qualità dell’aria della provincia di Milano Anno 2013 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 Il Rapporto sulla Qualità dell’Aria di Milano e provincia – Anno 2013 è stato predisposto dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia. Autori: Andrea Algieri, Marco Chiesa, Giovanni Cigolini, Cristina Colombi, Rosario Cosenza, Eleonora Cuccia, Umberto Dal Santo, Marco Dal Zotto, Romeo Ferrari, Nicola Gentile, Vorne Gianelle, Matteo Lazzarini, Francesco Ledda, Fabio Raddrizzani. Le tematiche comuni a tutti i Dipartimenti sono state redatte da: Settore Monitoraggi Ambientali Dr. Guido Lanzani; Dr.ssa Nadia Bardizza; Ing. UOC FST Qualità dell’Aria Anna Di Leo; Dr. Vorne Gianelle; Dr.ssa Cristina Colombi; Dr. Matteo Lazzarini; Dr.ssa Anna De Martini; Dr. Giorgio Siliprandi; Dr.ssa Paola Carli Settore Tutela delle Risorse e Rischi Naturali UOS Meteoclimatologia Settore Monitoraggi Ambientali UOS Modellistica Atmosferica Dr.ssa Orietta Cazzuli; Dr.ssa Erica Brambilla; Dr. Paolo Nicolosi (per la parte meteoclimatica regionale) Dott.ssa Elisabetta Angelino, Sig.ra Maria Abbattista, Dr. Giuseppe Fossati, Ing. Alessandro Marongiu, Dr. Marco Moretti, Dr. Edoardo Peroni (per la parte modellistica e di inventario di emissioni) ARPA LOMBARDIA Settore Monitoraggi Ambientali Via Rosellini, 17 – 20124 Milano Direttore: Dott. Silvia Bellinzona Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 1 Sommario INTRODUZIONE .................................................................................................................................... 3 1 2 LA CARATTERIZZAZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE ............................................................. 4 1.1 La caratterizzazione geografica ............................................................................................. 4 1.2 La classificazione del territorio .............................................................................................. 5 LE CAUSE DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO ........................................................................ 8 2.1 Le emissioni atmosferiche ..................................................................................................... 8 2.1.1 3 Le emissioni atmosferiche nella provincia di Milano................................................... 11 LO STATO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA ........................................................................................ 15 3.1 La rete di monitoraggio ....................................................................................................... 15 3.1.1 Le postazioni fisse della provincia di Milano ............................................................... 17 3.1.2 Le campagne di misura ................................................................................................ 19 3.2 La valutazione della qualità dell’aria rispetto alla normativa vigente ................................ 20 3.2.1 Gli effetti sulla salute e sull’ambiente ......................................................................... 20 3.2.2 La normativa sugli inquinanti atmosferici.................................................................... 22 3.3 L’analisi dei singoli inquinanti atmosferici .......................................................................... 25 3.3.1 Il Biossido di Zolfo (SO2) ............................................................................................... 25 3.3.2 Gli Ossidi di Azoto (NO e NO2) ..................................................................................... 27 3.3.3 Il monossido di carbonio (CO) ...................................................................................... 30 3.3.4 L’Ozono (O3) ................................................................................................................. 32 3.3.5 Il Benzene (C6H6) .......................................................................................................... 37 3.3.6 Il particolato atmosferico aerodisperso....................................................................... 39 4 CONCLUSIONI ............................................................................................................................. 51 5 APPROFONDIMENTI ................................................................................................................... 53 6 5.1 Il PM10 nei capoluoghi lombardi ........................................................................................ 53 5.2 Le condizioni meteorologiche ............................................................................................. 55 5.3 La modellistica per la qualità dell’aria................................................................................. 64 5.4 Il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria della Regione Lombardia ......... 70 BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................. 71 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 2 INTRODUZIONE La qualità dell’aria nella Regione Lombardia è costantemente monitorata da una rete fissa, rispondente ai criteri del D. Lgs. 155/2010, costituita da 152 stazioni. Il monitoraggio così realizzato, integrato con l’inventario delle emissioni (INEMAR), gli strumenti modellistici, i laboratori mobili e altri campionatori per campagne specifiche, fornisce la base di dati per effettuare la valutazione della qualità dell’aria, così come previsto dalla normativa vigente. Tutte le informazioni relative al monitoraggio della qualità dell’aria sono aggiornate quotidianamente e messe a disposizione del pubblico sul sito web dell’Agenzia http://www.arpalombardia.it/qaria, oltre ad essere divulgate quotidianamente agli Enti Locali e ai mass-media tramite il Bollettino della Qualità dell’Aria. La redazione annuale del Rapporto sulla qualità dell’aria costituisce l’occasione per la presentazione sintetica delle misure ottenute, con particolare riferimento agli indicatori proposti dalla normativa. Come previsto dalle direttive europee recepite dalla norma nazionale, l’informazione è infine completata con la trasmissione annuale (mensile per l’ozono) dei dati rilevati al Ministero dell’Ambiente per il successivo invio alla Commissione Europea. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 3 1 LA CARATTERIZZAZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE 1.1 La caratterizzazione geografica La Provincia di Milano è una provincia della Lombardia con oltre 3 milioni di abitanti . Il territorio della Provincia di Milano è situato nella Lombardia centro-occidentale, nel tratto di alta Pianura Padana compreso tra il fiume Ticino a Ovest e il fiume Adda a Est. Il territorio è attraversato, oltre che dall'Adda e dal Ticino, da una serie di fiumi minori (Lambro, Olona) e dalla rete dei Navigli milanesi (Naviglio Grande, Naviglio Martesana, Naviglio Pavese). La superficie del territorio è pari a 1525 km², con una densità abitativa pari a 1982 ab./km². Alla Provincia di Milano appartengono attualmente 134 Comuni, di cui i principali sono elencati nella Tabella 1-1. Tabella 1-1 elenco dei dieci principali comuni della Provincia di Milano Stemma Comune Popolazione [ab] Superficie [km2] Densità [ab/km2] Altitudine [mslm] Milano 1336879 181.8 7335 122 Sesto San Giovanni 81750 11.7 6963 140 Cinisello Balsamo 74536 12.7 5869 154 Legnano 59492 17.7 3357 199 Rho 51033 22.3 2286 158 Cologno Monzese 47880 8.5 5660 134 Paderno Dugnano 47750 14.1 3386 163 Rozzano 41581 13.0 3196 103 San Giuliano Milanese 37235 30.7 1212 98 Pioltello 36756 13.1 2806 156 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 4 1.2 La classificazione del territorio La legislazione italiana, costruita sulla base della direttiva europea 2008/50/CE, individua le Regioni quali autorità competenti in materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria. In quest’ambito è previsto che ogni Regione definisca la suddivisione del territorio in zone e agglomerati, nelle quali valutare il rispetto dei valori obiettivo e dei valori limite e definire, nel caso, piani di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria. La classificazione delle zone e degli agglomerati deve essere riesaminata almeno ogni 5 anni. La Regione Lombardia, con la D.G.R. n° 2605 del 30 novembre 2011, ha modificato la precedente zonizzazione, come richiesto dal Decreto Legislativo n°155 del 13/08/2010 (recepimento della direttiva quadro sulla qualità dell’aria 2008/50/CE) che ha individuato nuovi criteri più omogenei per l’individuazione di agglomerati e zone ai fini della valutazione della qualità dell’aria sul territorio italiano. Nella successiva figura 1-1 è riportata l’attuale suddivisione in zone ed agglomerati relativi alla Regione Lombardia. Il territorio lombardo risulta così suddiviso: - Agglomerati urbani (Agglomerato di Milano, Agglomerato di Bergamo e Agglomerato di Brescia) - Zona A: pianura ad elevata urbanizzazione - ZONA B: zona di pianura - ZONA C: Prealpi, Appennino e Montagna - ZONA D: Fondovalle Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 5 Figura 1-1 zonizzazione ai sensi della D.G.R. n° 2605/11 L’attuale zonizzazione prevede inoltre una ulteriore suddivisione della zona C ai fini della valutazione della qualità dell’aria per l’ozono. Ai fini della valutazione dell’ozono quindi, la Zona C viene ripartita in Zona C1, Prealpi e Appennino, e Zona C2 relativa alla Montagna, come rappresentato in figura 1-2. Figura 1-2 zonizzazione ai sensi della D.G.R. n° 2605/11 (Valutazione Ozono) Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 6 Nella successiva figura 1-3 viene riportato il dettaglio per la Provincia di Milano. Figura 1-3 zonizzazione della Provincia di Milano (ai sensi della D.G.R. n° 2605/2011) Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 7 2 LE CAUSE DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO 2.1 Le emissioni atmosferiche I principali inquinanti aerodispersi possono essere classificati schematicamente in due gruppi: gli inquinanti primari e quelli secondari. I primi vengono immessi nell’atmosfera direttamente dalle sorgenti, antropogeniche o naturali, mentre gli altri si formano in atmosfera successivamente, a seguito di reazioni chimiche o fisiche che coinvolgono altre specie, sia primarie che secondarie. Le concentrazioni di un inquinante primario dipendono significativamente dalla distanza tra il punto di misura e le sorgenti, mentre le concentrazioni di un inquinante secondario, essendo prodotto dai suoi precursori già dispersi nell’aria ambiente, risultano in genere diffuse in modo più omogeneo sul territorio. Nella tabella 2-1 sono riassunte, per ciascuno dei principali inquinanti atmosferici, le principali sorgenti di emissione. Tabella 2-1 Sorgenti emissive dei principali inquinanti (*Inquinante Primario; **Inquinante Secondario) Inquinante Biossido di Zolfo SO2 Biossido di Azoto NO2 Monossido di Carbonio CO Ozono O3 Particolato Fine PM10 Idrocarburi non Metanici IPA/C6H6 Principali sorgenti di emissione Impianti riscaldamento, centrali di potenza, combustione di prodotti organici di origine fossile * contenenti zolfo (gasolio, carbone, oli combustibili) Impianti di riscaldamento, traffico autoveicolare (in particolare quello pesante), centrali di potenza, */** attività industriali (processi di combustione per la sintesi dell’ossigeno e dell’azoto atmosferici) Traffico autoveicolare (processi di combustione * incompleta dei combustibili fossili) Non ci sono significative sorgenti di emissione ** antropiche in atmosfera Insieme di particelle raccolte da un sistema con efficienza di selezione definita dalla UNIEN12341/2001, pari a 50% per un diametro aerodinamico uguale ai 10 µm, efficienza maggiore per dimensioni inferiori, efficienza nulla */** per diametro aerodinamico superiore a 16 µm. E‛ prodotto principalmente da combustioni e per azioni meccaniche (erosione, attrito, ecc.), ma anche per processi chimico-fisici che avvengono in atmosfera a partire da precursori anche in fase gassosa Traffico autoveicolare (processi di combustione * incompleta, in particolare di combustibili derivati Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 8 dal petrolio), evaporazione dei carburanti, alcuni processi industriali Per la stima e l’aggiornamento dell’inventario regionale delle emissioni in atmosfera è da anni utilizzato in Lombardia il sistema IN.EM.AR. (INventario EMissioni ARia), sviluppato nell’ambito del Piano Regionale Qualità dell’Aria (PRQA) e gestito, a partire dal 2002, dalla U.O. Modellistica Atmosferica e Inventari di ARPA Lombardia. I dati finali dell’ultimo inventario, relativi all’anno 2010 public review (versione in revisione pubblica), sono disponibili al pubblico e scaricabili dal sito web di INEMAR (http://www.inemar.eu/xwiki/bin/view/InemarDatiWeb/Risultati+Regionali), dettagliati per tipo di attività SNAP (Selected Nomencalure for sources of Air Polllution), tipo di combustibile e a scala comunale. I dati sono riferiti ai principali macroinquinanti di interesse ai fini del risanamento della qualità dell’aria (SO2, NOx, COVNM, CO, NH3, PM2,5, PM10, PTS) e dei gas climalteranti di interesse per la riduzione del surriscaldamento globale (CO2, CH4, N2O). Le informazioni raccolte per creare l’inventario sono varie e provengono da numerose fonti: indicatori di attività (consumo di combustibili, consumo di vernici, quantità incenerita, etc.), dati statistici socio-economici (popolazione, addetti, etc.) e territoriali (destinazione d’uso, copertura del suolo, etc.) necessari per la disaggregazione spaziale delle emissioni. Per quanto riguarda le metodologie di stima ed i fattori di emissione si fa riferimento a fonti bibliografiche nazionali (http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/italian-greenhouse-gas-inventory-1990-2009-3) e internazionali, tra cui le principali sono: - EMEP/EEA GuideBook (http://www.eea.europa.eu/publications/emep-eea-emission-inventory-guidebook-2009), - IPCC Good Practice Guidance (http://www.ipcc-nggip.iges.or.jp/EFDB/main.php), - US-EPA Air Pollutant Emission Factor Library (http://www.apef-library.fi/). Una descrizione più dettagliata in merito all’inventario regionale e indicazioni rispetto ai miglioramenti metodologici introdotti nelle varie edizioni sono disponibili sul sito web: www.inemar.eu. L’inventario permette di quantificare con dettaglio comunale gli inquinanti emessi dalle seguenti fonti: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 9 Tabella 2-2 Fonti di emissione suddivise in macrosettori 1. Produzione di energia e trasformazione dei combustibili 2. Combustione non industriale 3. Combustione nell’industria 4. Processi produttivi 5. Estrazione e distribuzione combustibili 6. Uso di solventi 7. Trasporti su strada 8. 9. 10. 11. Altre sorgenti mobili e macchinari Trattamento e smaltimento rifiuti Agricoltura Altre sorgenti e assorbimenti Le emissioni considerate per l’inventario 2010 riguardano i principali macroinquinanti (SO2, NOX, CO, COV – composti organici volatili –, CH4 – metano –, CO2 – biossido di carbonio –, N20 – ossido nitroso –, NH3 – ammoniaca –), le polveri totali, il PM10, il PM2.5. Considerando le emissioni di PM10 ripartite per combustibile, riassunte in tabella 2-3, si evidenzia come la combustione della legna sia in assoluto la fonte più importante di PM10 primario, maggiore alle somma delle emissioni da motori diesel (traffico + off road) e delle emissioni non da combustione (che comprendono una gamma molto ampia di classi, dall’usura dei freni e pneumatici, alle attività di cava, agricoltura, ecc). Un analogo contributo lo si ha quindi anche sul PM2.5, anch’esso evidenziato in tabella 2-3. Tabella 2-3 emissioni di materiale particolato (PM10 e PM2.5) in Regione Lombardia nel 2010, dettaglio per combustibile (Fonte: ARPA Lombardia – Elaborazioni su risultati INEMAR 2010 - http://www.inemar.eu) Combustibile benzina verde carbone diesel gas di raffineria gasolio GPL kerosene legna e similari metano olio combustibile altro senza combustibile Totale PM10 PM2.5 [t/anno] [t/anno] 213 156 3.542 91 107 6,8 17 10.550 199 242 368 5.837 21.330 213 133 3.532 91 107 6,8 16 10.328 185 232 319 3.366 18.529 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 10 2.1.1 Le emissioni atmosferiche nella provincia di Milano Nella tabella 2-4 sono presentate le stime delle emissioni atmosferiche per fonte, mentre in tabella 2-5 ed in figura 2.1 sono visualizzati i contributi percentuali delle diverse fonti. Dalla tabella 2-4 si possono trarre le seguenti considerazioni circa le fonti che contribuiscono maggiormente alle emissioni delle seguenti sostanze inquinanti: - SO2: la quasi totalità delle emissioni è dovuta alle combustioni, per il 75% dalla combustione nell’industria e per il 17% dalla combustione non industriale - NOX: la principale fonte di emissione è il trasporto su strada (67%), seguita dalle combustioni non industriali (13%) - COV: l’uso di solventi contribuisce per il 56% alle emissioni, seguito da trasporto su strada (15%) e agricoltura (12%) - CH4: per questo parametro le emissioni più significative sono dovute, per il 46%, a processi di estrazione e di distribuzione dei combustibili e, per il 30%, al trattamento e smaltimento dei rifiuti - CO: il maggior apporto (68%) è dato dal trasporto su strada, seguito dalla combustione non industriale (20%) - CO2: i contributi principali sono le combustioni industriali e non industriali (47%) e il trasporto su strada (31%) - N2O: il maggior contributo percentuale è dovuto all’agricoltura (60%), seguito dal trattamento e smaltimento rifiuti (14%) e dal trasporto su strada (14%) - NH3: le emissioni più significative sono dovute all’agricoltura (93%) e, in parte minore, al trasporto su strada (5%) - PM2.5, PM10 e PTS: le polveri, sia grossolane che fini, sono emesse principalmente dal trasporto su strada (dal 53 al 58%) e secondariamente dalle combustioni non industriali (dal 29 al 22%) - CO2 eq (totale emissioni di gas serra in termine di CO2 equivalente): come per la CO2 i contributi principali sono le combustioni industriali e non (42%) e il trasporto su strada (28%) - Precursori O3: le principali fonti di emissione sono il trasporto su strada (39%), l’uso di solventi (29%) e le combustioni industriali e non (12%) - Totale Acidificanti (emissioni totali di sostanze in grado di contribuire all'acidificazione delle precipitazioni): le fonti di emissioni principali sono il trasporto su strada (42%) e l’agricoltura (31%) Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 11 Tabella 2-4 Inventario delle Emissioni in Atmosfera della Provincia di Milano [t/anno] (Fonte: ARPA Lombardia – http://www.inemar.eu) Produzione energia e trasform. combustibili Combustione non industriale Combustione nell'industria Processi produttivi CO2 eq Precurs. O3 Tot. acidif. (H+) t/anno kt/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno kt/anno t/anno kt/anno SO2 NOx COV CH4 t/anno t/anno t/anno t/anno 17 1 729 145 155 431 3 148 6.7 351 3 761 1 290 554 6 899 5 797 122 1 548 2 180 299 31 1 060 1 491 15 26 1 932 9.3 238 53 2 388 27 029 Estrazione e distribuzione combustibili CO CO2 Uso di solventi 0.1 1.2 23 295 Trasporto su strada 30 19 271 6 149 424 23 193 4 771 Altre sorgenti mobili e macchinari 58 1 346 538 3.1 1 392 Trattamento e smaltimento rifiuti 38 407 172 17 254 111 Agricoltura 8.2 142 4 922 12 965 428 Altre sorgenti e assorbimenti 2.4 11 727 25 247 2 068 28 875 41 859 58 448 34 000 Totale N 2O PM2.5 PM10 PTS 8.8 8.8 8.8 3 153 2 304 38 8.4 633 657 688 5 847 6 646 93 14 1.8 78 104 146 1 496 3 076 96 1.0 14 30 78 94 54 1 989 1.9 568 2 767 0.7 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 NH3 2.4 8.2 21 26 397 23 297 0.2 154 300 1 164 1 471 1 809 4 828 32 217 438 201 4.6 0.2 53 54 54 202 2 333 31 151 157 67 11 12 16 562 923 14 676 5 423 50 64 105 482 5 323 322 -35 0.5 0.1 158 158 158 -34 769 0.3 15 578 1 135 5 816 2 194 2 629 3 106 17 554 81 645 1 034 Tabella 2-5 Inventario delle Emissioni in Atmosfera della Provincia di Milano, contributi percentuali (Fonte: ARPA Lombardia – http://www.inemar.eu) SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2.5 PM10 PTS CO2 eq Precurs. O3 Tot. acidif. (H+) 0% 0% 0% 18 % 3% 4% Produzione energia e trasform. combustibili Combustione non industriale 1% 6% 0% 0% 1% 20 % 1% 17 % 13 % 3% 1% 20 % 37 % 11 % 0% 29 % 25 % 22 % 33 % 8% 9% Combustione nell'industria 75 % 8% 1% 0% 3% 10 % 1% 0% 4% 4% 5% 9% 4% 9% 1% 0% 5% 0% 1% 0% 0% 0% 1% 3% 3% 0% 2% 0% 6% 46 % 3% 3% Processi produttivi Estrazione e distribuzione combustibili Uso di solventi 0% 0% 56 % Trasporto su strada 1% 67 % 15 % 1% 68 % 31 % 3% 5% 1% 0% 4% 2% 1% 0% 30 % 0% Agricoltura 0% 0% 12 % 22 % 1% Altre sorgenti e assorbimenti 0% 0% 2% 0% 1% Totale 100 % Altre sorgenti mobili e macchinari Trattamento e smaltimento rifiuti 100 % 100 % 0% 100 % Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 100 % 0% 0% 1% 1% 2% 29 % 0% 14 % 5% 53 % 56 % 58 % 28 % 39 % 42 % 1% 0% 0% 2% 2% 2% 1% 3% 3% 1% 14 % 1% 1% 0% 1% 3% 1% 1% 60 % 93 % 2% 2% 3% 3% 7% 31 % 0% 0% 0% 7% 6% 5% 0% 1% 0% 100 % 100 % 100 % 100 % 100 % 100 % 100 % 13 100 % 100 % Figura 2-1 Inventario delle Emissioni in Atmosfera della provincia di Milano, contributi percentuali (Fonte: ARPA Lombardia – http://www.inemar.eu) Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 14 3 LO STATO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA 3.1 La rete di monitoraggio La Rete di rilevamento della Qualità dell’Aria regionale è attualmente composta da 152 (stazioni fisse (tra stazioni pubbliche e stazioni private, queste ultime afferenti a grandi impianti industriali quali centrali termoelettriche, raffinerie, inceneritori) che, per mezzo di analizzatori automatici, forniscono dati in continuo ad intervalli temporali regolari (generalmente con cadenza oraria). Gli inquinanti monitorati insieme al numero di postazione predisposte per la loro misura sono quelli riportate in tabella 3-1. Infatti, come previsto dalla normativa, a seconda del contesto ambientale (urbano, industriale, da traffico, rurale, etc.) nel quale è attivo il monitoraggio diversa è la tipologia di inquinanti che è necessario rilevare; di conseguenza non tutte le stazioni sono dotate della medesima strumentazione analitica. Tabella 3-1 Inquinanti rilevati in continuo dalla Rete regionale di rilevamento della Qualità dell’Aria Inquinante Postazioni di misura SO2 42 NOx 143 CO 59 O3 78 PM10 75 Figura 3-1 distribuzione geografica delle stazioni di rilevamento Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 PM2.5 34 Benzene 27 Le postazioni regionali sono distribuite su tutto il territorio regionale in funzione della densità abitativa e della tipologia di territorio. Nel 2013 è stato istituito il Centro Regionale per il Monitoraggio della Qualità dell’Aria suddiviso in quattro aree territoriali che gestiscono, in termini di manutenzione e analisi dati, le stazioni dell’intera rete di rilevamento ARPA. Nello specifico la suddivisione è la seguente: AREA NORD: per le provincie di Bergamo, Como, Lecco e Sondrio AREA OVEST: per le provincie di Milano, Monza e Brianza e Varese AREA EST: per le provincie di Brescia e Mantova AREA SUD: per le provincie di Cremona, Lodi e Pavia I dati forniti dalle stazioni fisse vengono integrati con quelli rilevati durante campagne temporanee di misura mediante 10 laboratori mobili, 57 campionatori utilizzati per il rilevamento del particolato fine, oltre che altra strumentazione avanzata quale ad esempio Contatori Ottici di Particelle (OPC) e analizzatori di Black Carbon. Di seguito viene illustrata nel dettaglio la sottorete provinciale di Milano e si presentano i dati raccolti dalle postazioni nell’anno 2013, analizzandoli in relazione ai limiti stabiliti dalle normative vigenti. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 16 3.1.1 Le postazioni fisse della provincia di Milano Nel territorio della Provincia di Milano è presente una rete pubblica di rilevamento della qualità dell’aria (RRQA) di proprietà e gestita dall’ARPA dal 2002. La rete pubblica attualmente è costituita da 24 stazioni fisse ed è integrata dalle informazioni raccolte da postazioni mobili, campionatori gravimetrici per la misura delle polveri, campionatori sequenziali per gas, Contatori Ottici di Particelle (OPC) e analizzatori di Black Carbon. La rete provinciale conta inoltre 13 postazioni private (di cui tre fuori provincia) gestite da ARPA sulla base di convenzioni con le società proprietarie secondo le indicazioni contenute nelle autorizzazioni ministeriali. Nella tabella 3-2 è fornita una descrizione delle postazioni della rete in termini di localizzazione e tipologia di destinazione urbana, considerando la proposta più recente di classificazione secondo la normativa italiana definita nel D. Lgs. 155/2010. TIPI DI ZONA (ai sensi del D. Lgs. 155/2010) Urbana: area edificata in continuo o almeno in modo predominante Suburbana: area largamente edificata in cui sono presenti sia zone edificate, sia zone non urbanizzate Rurale: tutte le aree diverse da quelle urbane e suburbane. Il sito fisso si definisce rurale remoto se è localizzato ad una distanza maggiore di 50 km dalle fonti di emissione TIPI DI STAZIONE (ai sensi del D. Lgs. 155/2010) Traffico: stazione ubicata in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato prevalentemente da emissioni da traffico, provenienti da strade limitrofe con intensità di traffico media alta; Industriale: stazione ubicata in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato prevalentemente da singole fonti industriali o da zone industriali limitrofe; Fondo: stazione ubicata in posizione tale che il livello di inquinamento non sia influenzato prevalentemente da emissioni da specifiche fonti (industrie, traffico, riscaldamento residenziale, ecc.), ma dal contributo integrato di tutte le fonti poste sopravento alla stazione rispetto alle direzioni predominanti dei venti nel sito. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 17 Tabella 3-2 stazioni fisse di misura poste nella Provincia di Milano – Anno 2013 Nome stazione Milano - Abbiategrasso Milano - Liguria Milano - Marche Milano - Parco Lambro Milano - Pascal Città Studi Milano - Senato Milano - Verziere Milano - Zavattari Abbiategrasso Arese Cinisello Balsamo Cormano Corsico Garbagnate Milanese Lacchiarella Lainate Legnano Limito di Pioltello Magenta Motta Visconti Pero Rho Sesto San Giovanni Settimo Milanese Arconate Trezzo sull’Adda Casirate d’Adda (BG) Cassano d’Adda Cassano d’Adda 2 Inzago Rivolta d’Adda (CR) Truccazzano Castano Primo Cuggiono Galliate (NO) Robecchetto Turbigo Milano - Brera Milano - Juvara Rodano Rete Tipo zona Tipo Stazione Altitudine [mslm] PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PUB PRIV PRIV PRIV PRIV PRIV PRIV PRIV PRIV PRIV PRIV PRIV PRIV PRIV PUB PUB PUB URBANA URBANA URBANA SUBURBANA URBANA URBANA URBANA URBANA URBANA URBANA URBANA URBANA URBANA URBANA SUBURBANA URBANA URBANA URBANA URBANA SUBURBANA URBANA URBANA URBANA URBANA SUBURBANA SUBURBANA RURALE URBANA URBANA SUBURBANA SUBURBANA SUBURBANA SUBURBANA RURALE SUBURBANA RURALE URBANA URBANA URBANA RURALE FONDO TRAFFICO TRAFFICO FONDO FONDO TRAFFICO (ZTL) TRAFFICO (ZTL) TRAFFICO FONDO FONDO TRAFFICO FONDO TRAFFICO FONDO FONDO TRAFFICO TRAFFICO FONDO FONDO FONDO TRAFFICO FONDO TRAFFICO FONDO FONDO FONDO FONDO FONDO TRAFFICO FONDO FONDO TRAFFICO FONDO FONDO FONDO FONDO FONDO METEO METEO METEO 111 114 127 124 118 119 119 124 120 160 154 152 119 179 98 176 199 122 141 100 144 158 140 134 178 178 100 133 137 138 103 109 182 156 160 163 166 121 117 111 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 18 La successiva figura 3-2 mostra la mappa della localizzazione delle stazioni. In rosso sono indicate le postazioni di misura fisse della Rete di Rilevamento, in blu sono indicate le postazioni monitorate mediante strumentazione mobile. Figura 3-2 localizzazione stazioni di misura – stazioni fisse e laboratori mobili nella Provincia di Milano 3.1.2 Le campagne di misura Nel corso del 2013 sono state effettuate 2 campagne di monitoraggio con laboratorio mobile presso i comuni riportati nella Tabella 3-3. Tabella 3-3 Campagne mezzi mobili nella Provincia di Milano – Anno 2013 Nome sito Dairago Trezzo sull’Adda Per i dettagli dei Tipo zona Tipo Stazione Altitudine [mslm] Periodo di misura SUBURBANA URBANA FONDO TRAFFICO 140 180 08.01.13-12.02.13 19.02.13-26.03.13 monitoraggi si rimanda al sito di ARPA Lombardia: http://www.arpalombardia.it/qaria, dove sono disponibili tutte le relazioni delle singole campagne. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 19 3.2 La valutazione della qualità dell’aria rispetto alla normativa vigente 3.2.1 Gli effetti sulla salute e sull’ambiente L'importanza della determinazione degli inquinanti atmosferici è conseguente all'influenza che tali sostanze hanno sulla salute degli esseri viventi e sull'ambiente in generale. Gli inquinanti atmosferici hanno effetti diversi sui vari organismi a seconda della concentrazione atmosferica, del tempo di permanenza e delle loro caratteristiche fisico-chimiche. D'altro canto anche la sensibilità di piante ed animali agli inquinanti atmosferici è differente a seconda delle peculiarità degli organismi stessi e del tempo di esposizione cui sono sottoposti. Ne consegue che la valutazione degli effetti sull'ambiente e sulla salute è complessa ed articolata. Gli apparati più soggetti agli effetti delle sostanze immesse in atmosfera sono quelli deputati alla respirazione e alla fotosintesi. Le sostanze più dannose sono quelle di tipo gassoso e le particelle più sottili che riescono ad arrivare nelle profondità dell'apparato respiratorio e fotosintetico superando le barriere di difesa presenti nelle vie aeree superiori e negli apparati fogliari. Le patologie conseguenti possono perciò interessare i bronchi, il parenchima o la pleura cosi come il floema fogliare. Gli effetti degli inquinanti possono essere di tipo acuto, quando insorgono dopo un breve periodo di esposizione (ore o giorni) ad elevate concentrazioni di inquinanti, o di tipo cronico, se si manifestano dopo un lungo periodo (anni o decenni) ad esposizioni non necessariamente elevate ma continue. La conoscenza dei meccanismi di azione degli inquinanti necessita di ulteriori approfondimenti poiché, se da un lato si hanno informazioni sugli effetti acuti provocati da una singola sostanza, dall'altro non sono ben noti gli effetti cronici delle miscele di inquinanti a concentrazioni poco elevate. D'altronde recenti indagini segnalano un aumento proprio delle patologie bronchiali e polmonari e dei danni alla vegetazione conseguenti al peggioramento degli ambienti sottoposti alla pressione antropica. Questi segnali rendono evidente l'urgenza di approfondire le relazioni tra il degrado della qualità dell'aria e l'incremento delle malattie respiratorie e di esaminare la tossicità dello smog fotochimico sulle piante. L'inquinamento produce anche un danno sociale, relativo alla popolazione nel suo complesso: danni apparentemente trascurabili possono produrre un aumento della frequenza della malattia. La prevenzione diventa quindi imperativa sia a livello individuale (limitazione del fumo, minor utilizzo di automobili e moto, ecc.) sia a livello collettivo (ad esempio normative e sanzioni adeguate) così da indurre dei cambiamenti volti al miglioramento della qualità dell'aria nel comportamento dei singoli e dell'intera società. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 20 Tuttavia è molto difficile stabilire se e in che misura l'inquinamento dell'aria è responsabile di una malattia respiratoria o della morte di una pianta. Infatti è necessario calcolare l'influsso di tutti i fattori potenzialmente influenti come l'effetto combinato della miscela di sostanze presenti in atmosfera e lo stato di salute e sociale del paziente, piuttosto che il succedersi di eventi siccitosi che possono rendere più sensibile la vegetazione a certi inquinanti. Per misurare e caratterizzare la miscela di sostanze nocive presenti nell'aria si possono utilizzare diversi tipi di indicatore. La nicotina, ad esempio, è un indicatore molto specifico per l'intero miscuglio di sostanze tossiche prodotte dalla combustione del tabacco. Gli ossidi di azoto (NOx) sono indicatori non specifici, nel senso che quanto più elevata è la loro concentrazione, tanto è maggiore l'inquinamento atmosferico nel suo complesso. Dagli studi epidemiologici più recenti emerge un'evidenza medica dovuta all'esposizione al particolato fine (particelle di dimensione inferiore ai 2.5 µm) e ultrafine (particelle di dimensione inferiore a 0.1 µm). Il particolato atmosferico di queste dimensioni riesce a penetrare in profondità nell'apparato respiratorio. Si parla infatti di frazione "toracica" per le particelle di diametro al di sotto di 10 µm, e “respirabile” per quelle più piccole di 2.5 µm. Non essendo la salute un parametro misurabile si cerca di rilevare le conseguenze prodotte su di essa dall'inquinamento atmosferico, come il peggioramento della funzione polmonare o i giorni di attacchi di asma, la frequenza di emicranie e irritazioni agli occhi. Possono venire considerate anche la frequenza del ricorso a prestazioni mediche. Stabilire nessi tra la qualità dell'aria e le sue conseguenze sulla salute degli esseri viventi e sugli ecosistemi è una questione molto complessa; l'azione patologica di alcuni inquinanti è spesso amplificata dalla presenza in aria di altre sostanze; l'effetto dell'esposizione può manifestarsi anche con un ritardo di diversi anni; gli effetti dell'inquinamento atmosferico si manifestano spesso con la diffusione di patologie croniche, raramente caratterizzate da improvvisi picchi epidemici. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 21 3.2.2 La normativa sugli inquinanti atmosferici Il Decreto Legislativo n° 155 del 13/08/2010 ha recepito la direttiva quadro sulla qualità dell’aria 2008/50/CE, istituendo a livello nazionale un quadro normativo unitario in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente. Il decreto stabilisce per i vari inquinanti valori limite e/o valori obiettivo, livelli critici, soglie di allarme e soglie di informazione. Per valore limite si intende il livello ovvero la concentrazione di un inquinante fissata al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi per la salute umana o per l’ambiente nel suo complesso, che non deve essere superato. Per valore obiettivo si intende il livello fissato al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi per la salute umana o per l’ambiente nel suo complesso da conseguire, ove possibile, entro una data prestabilita. Per livello critico si intende il livello ovvero la concentrazione di un inquinante oltre il quale possono sussistere effetti negativi diretti sui recettori quali gli alberi, le altre piante o gli ecosistemi ambientali esclusi gli esseri umani. La soglia di allarme e la soglia di informazione sono le concentrazione dell’inquinante oltre le quali sussiste un rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata rispettivamente per la popolazione nel suo complesso e per alcuni gruppi particolarmente sensibili della popolazione. Il decreto stabilisce i valori limite per le concentrazioni nell’aria ambiente di biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, piombo, PM10 e introduce per la prima volta un valore limite per il PM2.5, pari a 25 μg/m3 da raggiungere entro il 31.12.2015. Per quest’ultimo inquinante fissa inoltre l’obiettivo di riduzione nazionale dell’esposizione: la media delle concentrazioni di PM2.5 misurate in aree urbane rappresentative dell’esposizione media della popolazione deve diminuire di una percentuale prefissata dal triennio 2008-2010 al triennio 2018-2020 anche laddove si avessero valori inferiori al valore limite. Il decreto fissa inoltre i valori obiettivo, gli obiettivi a lungo termine, le soglie di allarme e di informazione per l’ozono, e i valori obiettivo per le concentrazioni nell’aria ambiente di arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene. Rispetto alla tempistica entro cui i valori limite devono essere raggiunti, conformemente a quanto previsto dalla norma europea, è introdotta la possibilità di derogare ai limiti di PM10, NO2 e benzene per un periodo di tempo limitato, se è stato attuato un piano di risanamento secondo quanto previsto dalla norma, e, per il PM10, se sussistono condizioni meteorologiche sfavorevoli. E’ richiesto, inoltre, che in alcune stazioni venga misurata non solo la massa del particolato atmosferico, ma anche la sua composizione, al fine di poter stimare in modo più approfondito la Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 22 sua pericolosità e le dinamiche di formazione, valutando meglio il contributo delle principali sorgenti e misurando i composti tossicologicamente più rilevanti. Il decreto stabilisce che per le zone in cui i livelli di inquinanti presenti nell’aria ambiente superano un valore limite o un valore-obiettivo, le regioni devono provvedere a predisporre piani per la qualità dell’aria, al fine di conseguire il relativo valore limite o valore-obiettivo predefinito. Per le aree, invece, in cui i livelli di inquinanti sono inferiori ai valori limite, le regioni devono adottare le misure necessarie per preservare la migliore qualità dell’aria che risulti compatibile con lo sviluppo sostenibile. Nelle successive tabelle, da tabella 3-5 a 3-7, sono riassunti i limiti previsti dalla normativa nazionale per i diversi inquinanti. In particolare, in tabella 3-5 sono riportati i valori limite ed obiettivo per la protezione della salute umana, in tabella 3-6 le soglie di informazione ed allarme relativa a SO2, NO2 ed ozono e in tabella 3-7 sono da ultimo riportati i valori obiettivo e i livelli critici per la protezione della vegetazione. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 23 Tabella 3-3 obiettivi e limiti di legge per la protezione della salute umana (ai sensi del D. Lgs. 155/2010) Inquinante SO2 NO2 Tipo di Limite Limite orario Limite giornaliero Limite orario CO Limite annuale Limite giornaliero O3 Valore obiettivo PM10 PM2.5 Benzene B(a)P As Cd Ni Pb Limite giornaliero Limite annuale Limite annuale Limite annuale Valore obiettivo Valore obiettivo Valore obiettivo Valore obiettivo Limite annuale Limite 350 µg/m³ da non superare più di 24 volte all’anno 125 µg/m³ da non superare più di 3 giorni all’anno 200 µg/m³ media oraria da non superare più di 18 volte all’anno 40 µg/m³ 10 mg/m³ come media mobile di 8 ore 120 µg/m³ come media mobile di 8 ore da non superare più di 25 volte all’anno 50 µg/m³ da non superare più di 35 giorni all’anno 40 µg/m³ 25 µg/m³ (dal 2015) 5 µg/m³ 1 ng/m³ 6 ng/m³ 5 ng/m³ 20 ng/m³ 0.5 µg/m³ Tabella 3-4 soglie di allarme ed informazione (ai sensi del D.Lgs. 155/2010) Inquinante SO2 NO2 O3 Tipo di soglia Soglia di allarme Soglia di allarme Soglia di informazione Soglia di allarme Valori soglia 500 µg/m³ misurata su tre ore consecutive 400 µg/m³ misurata su tre ore consecutive 180 µg/m³ media oraria 240 µg/m³ media oraria Tabella 3-5 valori obiettivo e livelli critici per la protezione della vegetazione Inquinante Criticità o obiettivi Livello critico annuale Livello critico invernale (1 ott – 31 mar) Valori 20 µg/m³ Ossidi di Azoto Livello critico annuale 30 µg/m³ di NOX Ozono Protezione della vegetazione Protezione delle foreste AOT40 18.000 µg/m³·h come media su 5 anni AOT40 calcolato dal 1 maggio al 31 luglio AOT40 18.000 µg/m³·h come media su 5 anni AOT40 calcolato dal 1 aprile al 30 settembre SO2 20 µg/m³ Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 24 3.3 L’analisi dei singoli inquinanti atmosferici Nel seguito si analizzano le concentrazioni ed i trend dei vari inquinanti e si confrontano con i limiti di legge. Tutte le concentrazioni degli inquinanti in fase gassosa sono riferiti a condizioni standard di temperatura e pressione (20°C - 101.3 kPa). 3.3.1 Il Biossido di Zolfo (SO2) Il biossido di zolfo, è un gas la cui presenza in atmosfera è da ricondursi alla combustione di combustibili fossili contenenti zolfo, quali carbone, petrolio e derivati utilizzati per lo più per la produzione di energia elettrica o termica. Tracce di biossido di zolfo possono essere presenti anche nelle emissioni autoveicolari che utilizzano combustibili meno raffinati. Il biossido di zolfo è quindi di un inquinante primario emesso per lo più a quota “camino”. Dal 1970 ad oggi la tecnologia ha reso disponibili combustibili a basso tenore di zolfo, il cui utilizzo è stato imposto dalla normativa. Le concentrazioni di biossido di zolfo rispettano così i limiti legislativi previsti già da diversi anni. Inoltre, grazie al passaggio degli impianti di riscaldamento al gas naturale, le concentrazioni negli ultimi anni si sono ulteriormente ridotte. Sporadici episodi a concentrazioni più elevate possono talvolta verificarsi nei pressi degli impianti di raffinazione dei combustibili in conseguenza di problemi impiantistici. Data l’elevata solubilità in acqua, il biossido di zolfo contribuisce al fenomeno delle piogge acide trasformandosi in anidride solforica e, successivamente, in acido solforico, a causa delle reazioni con l’umidità presente in atmosfera. Gli effetti registrati ai danni della salute umana variano a seconda della concentrazione e del tempo di esposizione, e vanno da irritazioni a occhi e gola già a basse concentrazioni, a patologie dell’apparato respiratorio come bronchiti, tracheiti e malattie polmonari in caso di esposizione prolungata a concentrazioni maggiori. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 25 Nella tabella 3-6 si confrontano i livelli misurati con i valori di riferimento, definiti dal D.Lgs. 155/2010, mentre in figura 3-3 è riportato il trend delle concentrazioni medie annuali di SO2 per le stazioni delle province di Milano, Monza e Varese facenti parte dell’Agglomerato di Milano (secondo la D.G.R. 2605 del 30 novembre 2011). Tabella 3-6 Informazioni di sintesi e confronto dei valori misurati con la normativa Stazione Rendimento (%) Media Annuale (µg/m³) Milano-Pascal Cormano Limito di Pioltello Magenta Turbigo Galliate (NO) Cassano d’Adda Truccazzano 91 89 95 92 93 98 98 83 6 3 2 5 5 5 1 3 Superamenti limite orario Superamenti limite giornaliero [350 µg/m³ da non superare più di 24 volte/anno] [125 µg/m³ da non superare più di 3 giorni/anno] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Figura 3-3 Andamento delle concentrazioni medie annuali di SO2 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 26 3.3.2 Gli Ossidi di Azoto (NO e NO2) Gli ossidi di azoto in generale (nel complesso indicati anche come NOX), vengono prodotti durante i processi di combustione a causa della reazione che, ad elevate temperature, avviene tra l’azoto e l’ossigeno contenuto nell’aria. Pertanto tali ossidi vengono emessi direttamente in atmosfera a seguito di tutti i processi di combustione ad alta temperatura (impianti di riscaldamento, motori dei veicoli, combustioni industriali, centrali di potenza, ecc.), per ossidazione dell’azoto atmosferico e, solo in piccola parte, per l’ossidazione dei composti dell’azoto contenuti nei combustibili utilizzati. Nel caso del traffico autoveicolare, le quantità più elevate di questi inquinanti si rilevano quando i veicoli sono a regime di marcia sostenuta e in fase di accelerazione, poiché la produzione di NOX aumenta all’aumentare del rapporto aria/combustibile, cioè quando è maggiore la disponibilità di ossigeno per la combustione. All’emissione, gran parte degli NOX è in forma di monossido di azoto (NO), con un rapporto NO/NO2 notevolmente a favore del primo. Si stima che il contenuto di biossido di azoto (NO2) nelle emissioni sia tra il 5% e il 10% del totale degli ossidi di azoto. L’NO, una volta diffusosi in atmosfera può ossidarsi e portare alla formazione di NO2. L’NO è quindi un inquinante primario mentre l’NO2 ha caratteristiche prevalentemente di inquinante secondario. Il monossido di azoto (NO) non è soggetto a normativa, in quanto, alle concentrazioni tipiche misurate in aria ambiente, non provoca effetti dannosi sulla salute e sull’ambiente. Esso svolge un ruolo fondamentale nella formazione dello smog fotochimico in quanto costituisce l’intermedio di base per la produzione di inquinanti secondari molto pericolosi come l’ozono, l’acido nitrico, l’acido nitroso. Una volta formatisi, questi inquinanti possono depositarsi al suolo per via umida (tramite le precipitazioni) o secca, dando luogo al fenomeno delle piogge acide, con conseguenti danni alla vegetazione e agli edifici. Gli NOX, ed in particolare l’NO2, sono gas nocivi per la salute umana in quanto possono provocare irritazioni delle mucose, bronchiti e patologie più gravi come edemi polmonari. I soggetti più a rischio sono i bambini e le persone già affette da patologie all’apparato respiratorio. Nella tabella 3-7 si confrontano i livelli misurati con i valori di riferimento, definiti dal D.Lgs. 155/2010, mentre in figura 3-4 è riportato il trend delle concentrazioni medie annuali di NO2 per le stazioni delle province di Milano, Monza e Varese facenti parte dell’Agglomerato di Milano (secondo la D.G.R. 2605 del 30 novembre 2011). Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 27 Tabella 3-7 Informazioni di sintesi e confronto dei valori misurati con la normativa NO2 NOX Protezione degli ecosistemi Protezione della salute umana Stazione Milano-Marche Milano-Zavattari Milano-Senato Milano-Verziere Milano-Pascal Milano-Liguria Milano-Abbiategrasso Milano-P. Lambro Sesto San Giovanni Cinisello Balsamo Cormano Limito di Pioltello Garbagnate Milanese Arese Rho Legnano Pero Settimo Milanese Corsico Lacchiarella Motta Visconti Abbiategrasso Magenta Arconate Robecchetto Turbigo Galliate (NO) Castano Primo Cuggiono Cassano d’Adda Cassano d’Adda 2 Casirate d’Adda (BG) Rivolta d’Adda (CR) Inzago Truccazzano Trezzo sull’Adda Rendimento (%) 99 96 99 97 92 98 90 89 91 94 96 93 99 87 97 97 96 92 93 95 96 94 96 99 91 86 96 93 97 86 96 93 96 86 87 96 Superamenti limite orario [200 µg/m³ da non superare più di 18 volte/anno] 6 16 7 1 2 35 6 13 9 28 16 0 0 3 6 17 35 4 23 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 Media annuale Media annuale [limite: 40 µg/m³] [livello critico: 30 µg/m³] 58 61 56 53 42 62 49 39 54 64 48 31 35 44 47 47 55 50 60 35 25 54 37 25 26 24 24 25 22 33 41 24 30 41 31 32 n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. 28 Figura 3-4 Andamento delle concentrazioni medie annuali di NO2 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 29 3.3.3 Il monossido di carbonio (CO) Il monossido di carbonio (CO) è un gas risultante da processi di combustione incompleta di composti contenenti carbonio. È un gas la cui origine, soprattutto nelle aree urbane, è da ricondursi prevalentemente al traffico autoveicolare, soprattutto ai veicoli a benzina. Le emissioni di CO dai veicoli sono maggiori in fase di accelerazione e di traffico congestionato. Perle sue caratteristiche di inquinante primario, le sue concentrazioni di CO in aria ambiente sono strettamente legate ai flussi di traffico locali, e gli andamenti giornalieri rispecchiano quelli del traffico, raggiungendo i massimi valori in concomitanza delle ore di punta a inizio e fine giornata, soprattutto nei giorni feriali. Durante le ore centrali della giornata i valori tendono a calare, grazie anche ad una migliore capacità dispersiva dell’atmosfera. In Lombardia, a partire dall’inizio degli anni ’90 si è assistito ad un graduale abbattimento delle concentrazioni di CO, soprattutto grazie all’introduzione delle marmitte catalitiche sui veicoli e al miglioramento della tecnologia dei motori a combustione interna (introduzione di veicoli Euro 4 e Euro5). Il CO può venire assunto dall’organismo umano per via inalatoria, ha la capacità di legarsi con l'emoglobina in quanto ha una maggiore affinità rispetto all’O2, e forma con essa carbossiemoglobina, riducendo così la capacità del sangue di trasportare ossigeno ai tessuti. Gli effetti nocivi sono quindi riconducibili ai danni causati dall’ipossia a carico del sistema nervoso, cardiovascolare e muscolare, comportando una diminuzioni delle funzionalità di tali apparati e affaticamento, sonnolenza, emicrania e difficoltà respiratorie. Nella tabella 3-8 si confrontano i livelli misurati con i valori di riferimento, definiti dal D.Lgs. 155/2010, mentre in figura 3-5 è riportato il trend delle concentrazioni medie annuali di CO per le stazioni delle province di Milano, Monza e Varese facenti parte dell’Agglomerato di Milano (secondo la D.G.R. 2605 del 30 novembre 2011). Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 30 Tabella 3-8 Informazioni di sintesi e confronto dei valori misurati con la normativa Stazione Rendimento (%) Media annuale (mg/m³) Milano-Marche Milano-Zavattari Milano-Senato Milano-Liguria Sesto San Giovanni Limito di Pioltello Rho Pero Corsico Magenta Arconate Robecchetto Cassano d’Adda 2 Truccazzano Trezzo sull’Adda 98 96 99 98 96 97 97 95 92 97 97 82 96 90 92 1.1 1.0 1.3 1.2 1.1 0.5 0.9 0.9 0.8 0.8 0.7 0.6 0.7 1.0 0.9 Superamenti limite giornaliero della media mobile su 8 ore Massima media su 8 ore (mg/m³) [10 mg/m³] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 4.4 4.6 3.6 4.3 4.6 2.7 4.5 3.5 3.3 3.7 3.2 2.6 3.1 3.2 3.4 Figura 3-5 Andamento delle concentrazioni medie annuali di CO Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 31 3.3.4 L’Ozono (O3) L’ozono è un inquinante secondario, che non ha quindi sorgenti emissive dirette di rilievo. La sua formazione avviene in seguito a reazioni chimiche in atmosfera tra i suoi precursori (soprattutto ossidi di azoto e composti organici volatili), favorite dalle alte temperature e dal forte irraggiamento solare. Tali reazioni portano alla formazione di un insieme di diversi composti, tra i quali, oltre all’ozono, nitrati e solfati (costituenti del particolato fine), perossiacetilnitrato (PAN), acido nitrico e altro ancora, che nell’insieme costituiscono il tipico inquinamento estivo detto smog fotochimico. A differenza degli inquinanti primari, le cui concentrazioni dipendono direttamente dalle quantità dello stesso inquinante emesse dalle sorgenti presenti nell’area, la formazione di ozono risulta quindi più complessa. La chimica dell’ozono ha come punto di partenza la presenza di ossidi di azoto, che vengono emessi in grandi quantità nelle aree urbane. Sotto l’effetto della radiazione solare, la formazione di ozono avviene in conseguenza della fotolisi del biossido di azoto: → ∗ (1) dove hν rappresenta la radiazione solare e O* l’ossigeno monoatomico nello stato eccitato. L’ossigeno atomico, O*, reagisce rapidamente con l’ossigeno molecolare dell’aria, in presenza di una terza molecola che non entra nella reazione vera e propria ma assorbe l’eccesso di energia vibrazionale e pertanto stabilizza la molecola di ozono che si è formata: ∗ → (2) Una volta generato, l’ozono reagisce con l’NO, e rigenera NO2: → (3) Le tre reazioni descritte formano un ciclo chiuso che, da solo, non sarebbe sufficiente a causare gli alti livelli di ozono che possono essere misurati in condizioni favorevoli alla formazione di smog fotochimico. La presenza di altri inquinanti, quali ad esempio gli idrocarburi, fornisce una diversa via di ossidazione del monossido di azoto, che provoca una produzione di NO2 senza consumare ozono, di fatto spostando l’equilibrio del ciclo visto sopra e consentendo l’accumulo dell’O3. Le concentrazioni di ozono raggiungono i valori più elevati nelle ore pomeridiane delle giornate estive soleggiate. Inoltre, dato che l’ozono si forma durante il trasporto delle masse d’aria Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 32 contenenti i suoi precursori, emessi soprattutto nelle aree urbane, la concentrazioni più alte si osservano soprattutto nelle zone extraurbane sottovento rispetto ai centri urbani principali. Nelle città, inoltre, la presenza di NO tende a far calare le concentrazioni di ozono, soprattutto in vicinanza di strade con alti volumi di traffico. Essendo fortemente ossidante, l’ozono può attaccare tutte le classi delle sostanze biologiche con cui entra in contatto. Particolarmente esposti sono i tessuti delle vie respiratorie. Si riscontrano disagi e patologie dell’apparato respiratorio (irritazioni agli occhi, al naso e alla gola e mal di testa) già a partire da esposizioni di soggetti sani a concentrazioni medie orarie di 200 µg/m3; decrementi della funzionalità respiratoria nei bambini e nei giovani a concentrazioni orarie nell’intervallo 160300 µg/m3. Nelle tabelle 3-9 e 3-10 si confrontano i livelli misurati con i valori di riferimento, definiti dal D. Lgs. 155/10, mentre in figura 3-6 è riportato il trend delle concentrazioni medie annuali di O3 per le stazioni delle province di Milano, Monza e Varese facenti parte dell’Agglomerato di Milano (secondo la D.G.R. 2605 del 30 novembre 2011). Viene riportato in tabella 3-10 anche il calcolo dell’indicatore SOMO35 (sum of means over 35) per l’ozono. Tale indicatore, la cui valutazione non costituisce un obbligo di legge, è stato applicato dal programma CAFE (Amann et al., 2005) per il calcolo degli effetti sanitari attribuibili all’ozono. SOMO35 è la somma, calcolata per tutti i giorni dell’anno, delle eccedenze, al di sopra del valore di cut-off di 35 ppb, del massimo giornaliero delle medie su 8 ore. I dati di AOT40 e SOMO35 presenti in tabella 3-10 sono dei valori stimati attraverso la normalizzazione rispetto al numero di dati effettivamente misurati. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 33 Tabella 3-9 Informazioni di sintesi e confronto dei valori misurati con la normativa Stazioni Milano-Verziere Milano-Pascal Milano-P. Lambro Cormano Limito di Pioltello Arese Legnano Corsico Lacchiarella Motta Visconti Magenta Arconate Cuggiono Cassano d’Adda Casirate d’Adda (BG) Inzago Trezzo sull’Adda Rendimento (%) 98 97 82 95 96 95 37 93 96 99 90 98 90 99 93 95 96 Media annuale (µg/m³) Giorni di superamento della soglia di informazione 38 39 43 40 39 37 38 35 47 47 44 47 48 37 42 40 51 0 0 3 17 5 7 7 0 4 2 4 18 29 1 4 1 22 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 [180 µg/m³] Giorni di superamento della soglia d’allarme [240 µg/m³] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 34 Tabella 3-10 Confronto con i valori bersaglio e gli obiettivi definiti dal D.Lgs. 155/10 Stazioni MilanoVerziere Milano-Pascal Milano-P. Lambro Cormano Limito di Pioltello Arese Legnano Corsico Lacchiarella Motta Visconti Magenta Arconate Cuggiono Cassano d’Adda Casirate d’Adda (BG) Inzago Trezzo sull’Adda Protezione salute umana Superamenti Superamenti valore valore obiettivo obiettivo giornaliero giornaliero della media della media mobile su 8 ore mobile su 8 ore come media su [120 µg/m³ da non tre anni Protezione vegetazione AOT40 mag-lug come media su cinque anni [valore obiettivo: 18000 µg/m³·h] AOT40 mag-lug 2013 (µg/m³·h) SOMO35 (µg/m³·giorno) superare più di 25 giorni/anno] [120 µg/m³ da non superare più di 25 giorni/anno] 29 34 20258 15900 4297 46 57 29561 23498 5643 61 43 26212 n.d. 5964 54 58 33782 29834 6416 59 69 31561 27271 5946 50 47 11 68 60 57 78 82 48 43 14 64 49 57 82 81 21694 23053 16184 32664 25826 28597 35085 37334 22076 17457 11848 32378 29089 27339 37396 n.d. 5634 5499 3246 7536 7149 6185 8691 8515 36 48 23711 18125 4663 48 74 31756 25541 5985 37 29 16876 17158 4769 76 72 45276 39506 8591 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 35 Figura 3-6 Andamento delle concentrazioni medie annuali di O3 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 36 3.3.5 Il Benzene (C6H6) Il benzene (C6H6) è il più comune e largamente utilizzato degli idrocarburi aromatici. Viene sintetizzato a partire dal petrolio e utilizzato in svariati processi industriali come solvente, come antidetonante nella benzina e come materia prima per produrre plastiche, resine sintetiche e pesticidi. La maggior parte del benzene presente nell’aria deriva da combustione incompleta di combustibili fossili o per evaporazione dai depositi: le principali fonti di emissione sono il traffico veicolare (soprattutto da motori a benzina) e diversi processi di combustione industriale. Generalmente, gli effetti tossici provocati da questo inquinante variano a seconda della concentrazione e della durata dell’esposizione, e va sottolineato che esso, insieme ad altri composti organici volatili, è stato inserito dallo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) tra le sostanze per le quali vi è una sufficiente evidenza di cancerogenicità per l’uomo. Nella tabella 3-11 si confrontano i livelli di benzene misurati con i valori di riferimento, definiti dal D.Lgs. 155/10, mentre in figura 3-7 è riportato il trend delle concentrazioni medie annuali di benzene per le stazioni delle province di Milano e Varese. Tabella 3-11 Informazioni di sintesi e confronto dei valori misurati con la normativa Stazione Rendimento (%) Media annuale Milano-Marche Milano-Zavattari Milano-Senato Milano-Pascal Cassano d’Adda 2 95 84 71 97 67 1.9 1.1 2.7 1.4 1.9 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 [limite: 5 µg/m³] 37 Figura 3-7 Andamento delle concentrazioni medie annuali di benzene Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 38 3.3.6 Il particolato atmosferico aerodisperso Il particolato atmosferico aerodisperso è costituito da una miscela di particelle allo stato solido o liquido, esclusa l’acqua, presenti in sospensione nell’aria per tempi sufficientemente lunghi da subire fenomeni di diffusione e trasporto. Tali particelle possono avere diverse caratteristiche chimico-fisiche e diverse dimensioni. Esse possono essere di origine primaria, cioè emesse direttamente in atmosfera da processi naturali o antropici, o secondaria, cioè formate in atmosfera a seguito di reazioni chimiche e fisiche. Le principali sorgenti naturali sono l’erosione e il successivo risollevamento di polvere del suolo, incendi, pollini, spray marino, eruzioni vulcaniche; le sorgenti antropiche si riconducono principalmente a processi di combustione (traffico autoveicolare, uso di combustibili, emissioni industriali); non vanno tuttavia trascurati i fenomeni di risospensione causati dalla circolazione dei veicoli, le attività di cantiere e alcune attività agricole. La composizione delle particelle aerodisperse può essere molto varia; infatti si ha la presenza di particelle organiche primarie di vario tipo, particelle minerali cristalline, particelle metalliche, particelle biologiche; in atmosfera, a partire da precursori e inquinanti gassosi si ha la formazione di particelle secondarie, sia organiche che inorganiche. Anche il destino delle particelle in atmosfera è molto vario, in relazione alla loro dimensione e composizione; tuttavia il fenomeni di deposizione secca e umida sono quelli principali per la rimozione delle polveri aerodisperse. Partendo dalla definizione di particella, ovvero un aggregato di molecole anche eterogenee in grado di mantenere le proprie caratteristiche fisiche e chimiche per un tempo sufficientemente lungo da poterle osservare e tale da consentire alle stesse di partecipare a processi fisici e/o chimici come entità a sé stanti, va sottolineato che esse possono avere dimensioni che variano anche di 5 ordini di grandezza (da 10 nm a 100 µm), così come forme diverse e per lo più irregolari. Al fine di valutare l’impatto del particolato sulla salute umana, è quindi necessario individuare uno o più sottoinsiemi di particelle che, in base alla loro grandezza, abbiano maggiore capacità di penetrazione nelle prime vie respiratorie (naso, faringe, laringe) piuttosto che nelle parti più profonde dell’apparato respiratorio (trachea, bronchi, alveoli polmonari). Per poter procedere alla classificazione in relazione alla dimensione è stato quindi necessario definire un diametro aerodinamico equivalente, ovvero il diametro di una particella sferica di densità unitaria che ha le stesse caratteristiche aerodinamiche (velocità di sedimentazione) della particella in esame. Fatte le dovute premesse, considerata la normativa europea (UNI EN12341/2001), si definisce PM10 la frazione di particelle raccolte con strumentazione avente efficienza di selezione e raccolta stabilita dalla norma e pari al 50% a 10 µm (diametro aerodinamico). In modo del tutto analogo viene definito il PM2.5 (UNI EN14907/2005). Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 39 A causa della sua composizione, il particolato presenta una tossicità che non dipende solo dalla quantità in massa ma dalle caratteristiche fisico-chimiche; la tossicità viene amplificata dalla capacità di assorbire sostanze gassose come gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e i metalli pesanti, di cui alcuni sono potenti agenti cancerogeni. Inoltre, le dimensioni così ridotte (soprattutto per quanto riguarda le frazioni minori di particolato) permettono alle polveri di penetrare attraverso le vie aeree fino a raggiungere il tratto tracheo-bronchiale, causando disagi, disturbi e malattie all’apparato respiratorio. La legislazione europea e nazionale ha definito valori limite sulle medie annuali per il PM10 e per il PM2.5 e il valore limite sulla concentrazione giornaliera per il PM10 Nella tabella 3-13 si confrontano i livelli di PM10 misurati con i valori di riferimento, definiti dal D.Lgs. 155/10, mentre in figura 3-8 è riportato il trend delle concentrazioni medie annuali di PM10 per le stazioni delle province di Milano, Monza e Varese facenti parte dell’Agglomerato di Milano (secondo la D.G.R. 2605 del 30 novembre 2011). Tabella 3-12 Informazioni di sintesi e confronto dei valori misurati con la normativa Superamenti limite giornaliero Stazione Rendimento (%) Media annuale [limite: 40 µg/m³] [50 µg/m³ da non superare più di 35 volte/anno] Milano-Senato Milano-Verziere Milano-Pascal Limito di Pioltello Arese Magenta Robecchetto Turbigo Cassano d’Adda Casirate d’Adda (BG) Rivolta d’Adda (CR) Trezzo sull’Adda 98 98 99 90 96 90 94 89 94 93 99 92 38 35 38 41 36 39 31 28 42 37 37 27 81 67 80 87 60 93 56 44 83 75 85 34 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 40 Figura 3-8 Andamento delle concentrazioni medie annuali di PM10 Per quanto concerne il PM2.5, come già accennato, il D. Lgs. 155/10 ha introdotto il valore limite sulla media annuale pari a 25 µg/m³ da raggiungere entro il 1/01/2015. Ai fini del conseguimento del valore obiettivo, la normativa vigente stabilisce dei valori obiettivo di avvicinamento a partire dal 2008. Viene infatti permesso, al 2008, un superamento del valore obiettivo del 20% (5 µg/m³): tale valore deve essere ridotto anno per anno fino a conseguire il valore obiettivo nel 2015. I singoli valori obiettivo sono sintetizzati nella tabella 3.14. Tabella 3-13 target intermedi di conseguimento del valore obiettivo del PM2.5 Anno 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Valore obiettivo PM2.5 (µg/m³) 30 29 29 28 27 26 26 25 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 41 Di seguito, nella tabella 3-15, si riporta la media annuale relativa all’anno 2012, mentre in figura 39 è riportato il trend delle concentrazioni medie annuali di PM10 per le stazioni delle province di Milano, Monza e Varese facenti parte dell’Agglomerato di Milano (secondo la D.G.R. 2605 del 30 novembre 2011). Tabella 3-14 Informazioni di sintesi e confronto dei valori misurati con la normativa Media annuale Stazione Rendimento (%) [Valore obiettivo 2013: 26 µg/m³] Milano-Senato Milano-Pascal Castano Primo Casirate d’Adda (BG) 97 97 50 88 30 31 22 29 Figura 3-9 Andamento delle concentrazioni medie annuali di PM2.5 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 42 3.3.6.1 Il benzo(a)pirene nel PM10 Gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) sono composti inquinanti presenti nell’atmosfera in quanto prodotti da numerose fonti tra cui, principalmente, il traffico autoveicolare (dagli scarichi degli mezzi a benzina e a diesel) e i processi di combustione di materiali organici contenenti carbonio (legno, carbone, ecc.) Gli IPA sono sostanze lipofiliche semivolatili che possono essere presenti sia nella fase gassosa sia nella fase solida. Essi sono presenti in atmosfera per lo più in fase particolato alle basse temperature invernali, mentre nei periodi più caldi dell’anno può diventare prevalente la fase gassosa. Le loro proprietà fisico-chimiche dipendono dal numero di anelli aromatici e dal loro peso molecolare. In particolare gli IPA con più di 4 anelli nell’ambiente esterno sono quasi completamente associati alla fase solida. Gli IPA appartengono alla categoria dei microinquinanti in quanto possono avere effetti tossici già a concentrazioni molto più modeste di quelle normalmente osservate per gli inquinanti “classici”. La loro presenza rimane comunque un potenziale rischio per la salute umana poiché molti di essi si rivelano cancerogeni, come definito anche dall’EPA. Gli IPA sospettati di avere effetti cancerogeni per l’uomo hanno in genere 5 o 6 anelli aromatici. In particolare il più noto idrocarburo appartenente a questa classe è il benzo[a]pirene, classificato dallo IARC come cancerogeno per l’uomo. A differenza degli inquinanti “classici” il B(a)P non può essere misurato in continuo, ma richiede un’analisi in laboratorio sui campioni di PM10 precedentemente raccolti. Tra gli IPA è normato il solo B(a)P, per il quale è stabilito un limite di 1 ng/m³ per la concentrazione media annuale. La concentrazione di IPA misurata varia in funzione della stagione: essendo composti ad elevata volatilità le concentrazioni maggiori si misurano nella stagione invernale. In Lombardia la rete di misura per il B(a)P è stata attivata a partire da aprile 2008 (secondo quanto previsto dal D. Lgs. 152/07; attualmente la normativa di riferimento è il D.Lgs. 155/2010) ed è stata integrata nel 2012 con il sito di Bergamo-Meucci. Attualmente comprende i seguenti siti: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 43 Tabella 3-15 siti di misura del benzo(a)pirene in Lombardia Zona (ai sensi della d.G.R. 2605/11) Agglomerati urbani A B C D Siti di misura Milano-Senato, Milano-Pascal, Meda, Brescia-Villaggio Sereno, Bergamo-Meucci Mantova-Sant’Agnese, Varese-Copelli, Magenta, Casirate d’Adda Soresina, Schivenoglia Moggio Darfo, Sondrio-Paribelli Nella successiva tabella 3-17 sono riportati i dati misurati a partire dal 2009. Nella successiva figura 3-3 sono mostrati gli andamenti mensili relativi al 2013 delle stazioni dell’Agglomerato di Milano e di Varese. Tabella 3-16 valori medi annuali di benzo(a)pirene misurati in Lombardia nel periodo 2009-2013 Media Annuale Stazioni Milano-Senato Milano-Pascal Meda Bergamo-Meucci Brescia-V. Sereno Mantova-S. Agnese Varese-Copelli Magenta Casirate d’Adda Soresina Schivenoglia Moggio Sondrio-Paribelli Darfo Zona Agg. MI Agg. MI Agg. MI Agg. BG Agg. BS A A A A B B C D D [Valore obiettivo: 1 ng/m³] 2009 0,2 0,2 1,3 0,8 0,4 0,5 0,4 0,6 0,6 0,4 0,1 1,1 1,9 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 2010 0,1 0,2 0,9 0,7 0,4 0,4 0,3 0,6 0,5 0,5 0,1 0,7 1,8 2011 0,2 0,2 1,2 0,7 0,6 0,4 0,4 0,9 0,6 0,5 0,1 1,1 1,7 2012 0,2 0,2 1,1 0,6 0,6 0,6 0,4 0,3 0,8 0,4 0,5 <0,1 1,3 1,3 2013 0,3 0,4 1,4 0,4 0,6 0,5 0,4 0,5 0,5 0,4 0,4 <0,1 1,8 1,4 44 Figura 3-10 Andamento delle concentrazioni di B(a)P nelle stazioni dell’Agglomerato di Milano e di Varese nel 2013 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 45 3.3.6.2 Misure di altri IPA Contestualmente alla misurazione dei livelli di concentrazione di benzo(a)pirene all’interno del materiale particolato aerodisperso, sono inoltre attive in tre siti (Milano-Pascal, Milano-Senato e Sondrio-Paribelli) le misurazioni delle concentrazioni di altri sei idrocarburi policiclici aromatici al fine di verificare il loro rapporto il funzione della presenza di benzo(a)pirene. Gli IPA monitorati sono riassunti in tabella 3-18 Tabella 3-17 IPA monitorati come frazione del PM10 in aggiunta al B(a)P in Lombardia Idrocarburi policiclici aromatici Benzo(a)antracene Benzo(b)fluorantene Benzo(j)fluorantene Benzo(k)fluorantene Dibenzo(a,h)antracene Indeno(1,2,3,c,d)pirene Abbreviazione B(a)A B(b)F B(j)F B(k)F DB(ah)A InP Nelle successiva tabella 3-19 sono presentati i valori misurati nei tre siti di misura nel corso del 2013. Tabella 3-18 concentrazioni di IPA [ng/m3] rilevate nei tre siti di misura nel corso del 2013 Stazione MI-Pascal MI-Senato Sondrio via Paribelli B(a)P 0,4 0,3 1,8 B(a)A 0,2 0,2 1,3 B(b)F 0,5 0,5 2,0 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 B(j)F 0,2 0,2 1,0 B(k)F 0,2 0,2 0,9 DB(ah)A 0,1 0,1 0,3 InP 0,3 0,3 1,5 46 3.3.6.3 Metalli pesanti nel PM10 Piombo (Pb), Arsenico (As), Cadmio (Cd) e Nichel (Ni) sono i metalli pesanti più rappresentativi per il rischio ambientale a causa della loro tossicità e del loro uso massivo. La normativa nazionale (D.L. 152/07), aveva introdotto la misura di Arsenico, Cadmio e Nichel nella frazione del PM10, stabilendo un valore obiettivo della concentrazione media annuale da raggiungere entro il 31 dicembre 2012, mentre per quanto riguarda il Piombo la normativa di riferimento era il D.M. 60/02. Attualmente la normativa di riferimento per tutti i metalli citati è il D.Lgs. 155/2010. La misura è stata attivata in generale in Lombardia a partire dal 1° aprile 2008. In Lombardia i punti di misura per questi metalli sono gli stessi di quelli in cui si monitora il B(a)P, elencati nella precedente tabella 3-16. Nelle successive tabelle, da 3-20 a 3-23, sono riportati i valori relativi alle concentrazioni medie annue dei metalli normati dal D. Lgs. 155/10 a partire dal 2009. Tabella 3-19 concentrazioni medie annue di piombo in Lombardia Media Annuale Stazioni Milano-Senato Milano-Pascal Meda Bergamo-Meucci Brescia-V. Sereno Mantova-S.Agnese Varese-Copelli Magenta Casirate d’Adda Soresina Schivenoglia Moggio Sondrio-Paribelli Darfo Zona Agg. MI Agg. MI Agg. MI Agg. BG Agg. BS A A A A B B C D D [limite: 0.5 µg/m³] 2009 0,032 0,034 0,037 0,014 0,007 0,005 0,018 0,017 0,015 0,008 0,003 0,012 0,007 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 2010 0,027 0,029 0,034 0,033 0,010 0,008 0,015 0,017 0,014 0,009 0,012 0,012 0,013 2011 0,018 0,028 0,030 0,035 0,008 0,004 0,020 0,018 0,014 0,011 0,008 0,008 0,015 2012 0,025 0,022 0,027 0,014 0,027 0,005 0,008 0,020 0,010 0,012 0,004 0,004 0,009 0,012 2013 0,024 0,018 0,026 0,013 0,028 0,003 0,005 0,013 0,014 0,007 0,003 0,012 0,008 0,016 47 Tabella 3-20 concentrazioni medie annue di arsenico in Lombardia Media Annuale Stazioni Zona Milano-Senato Milano-Pascal Meda Bergamo-Meucci Brescia-V. Sereno Mantova-S. Agnese Varese-Copelli Magenta Casirate d’Adda Soresina Schivenoglia Moggio Sondrio-Paribelli Darfo Agg. MI Agg. MI Agg. MI Agg. BG Agg. BS A A A A B B C D D [Valore obiettivo: 6 ng/m³] 2009 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 2,1 2010 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 2011 <2 <2 <2 <2 3,9 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 2012 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 2013 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 <2 Tabella 3-21 concentrazioni medie annue di cadmio in Lombardia Media Annuale Stazioni Zona Milano-Senato Milano-Pascal Meda Bergamo-Meucci Brescia-V. Sereno Mantova-S. Agnese Varese-Copelli Magenta Casirate d’Adda Soresina Schivenoglia Moggio Sondrio-Paribelli Darfo Agg. MI Agg. MI Agg. MI Agg. BG Agg. BS A A A A B B C D D [Valore obiettivo: 5 ng/m³] 2009 1,2 1,4 0,8 0,5 0,3 0,3 0,8 1,0 1,0 0,3 0,3 1,0 0,4 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 2010 0,9 1,1 0,7 0,7 1,6 0,2 0,7 0,9 0,9 0,3 0,2 0,8 0,4 2011 0,3 0,5 0,5 0,6 0,2 <0,2 0,5 0,4 0,3 0,2 <0,2 0,2 0,3 2012 0,4 0,5 0,4 0,3 0,5 <0,2 0,2 0,4 0,3 0,3 <0,2 <0,2 0,2 0,3 2013 0,3 0,3 0,4 0,3 0,6 <0,2 <0,2 0,3 0,2 <0,2 <0,2 <0,2 <0,2 0,4 48 Tabella 3-22 concentrazioni medie annue di nichel in Lombardia Media Annuale Stazioni Zona Milano-Senato Milano-Pascal Meda Bergamo-Meucci Brescia-V. Sereno Mantova-S. Agnese Varese-Copelli Magenta Casirate d’Adda Soresina Schivenoglia Moggio Sondrio-Paribelli Darfo Agg. MI Agg. MI Agg. MI Agg. BG Agg. BS A A A A B B C D D [Valore obiettivo: 20 ng/m³] 2009 4,8 5,3 4,8 <2 2,4 5,9 4,8 3,5 6,8 3,0 12,1 4,7 8,6 2010 5,3 5,3 4,6 17,5 9,5 5,8 4,6 4,4 <4,2 5,4 4,3 <4,2 18,1 2011 16,9 8,6 <4,2 10,5 12,9 17,0 17,6 16,9 4,2 9,5 5,5 11,0 10,8 2012 9,5 <4,2 <4,2 8,7 5,1 6,9 6,7 5,8 4,5 6,7 6,1 <4,2 7,2 8,7 2013 8,3 <4,2 <4,2 10,3 6,6 <4,2 6,9 5,9 <4,2 <4,2 <4,2 6,7 <4,2 4,8 Nella successiva figura 3-4 sono messe a confronto le concentrazioni medie annue nelle stazioni di Milano-Pascal, Milano-Senato e Magenta. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 49 Figura 3-4 concentrazioni medie annue di Cd, Ni e Pb misurate in provincia di Milano dal 2009 al 2013 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 50 4 CONCLUSIONI Nella provincia di Milano gli inquinanti normati che sono risultati critici nell’anno 2013 sono il particolato atmosferico (PM10 e PM2.5), il biossido di azoto e l’ozono. In generale, oltre ovviamente al carico emissivo, l’orografia del territorio ha un ruolo importante nel determinare i livelli di concentrazione degli inquinanti. Infatti il territorio provinciale fortemente urbanizzato insiste sulla pianura padana, circondata su tre lati da rilievi montuosi che limitano fortemente la circolazione dell’aria. Inoltre i frequenti fenomeni di inversione termica inibiscono il rimescolamento verticale, generando quindi, in particolare nel semestre freddo, condizioni favorevoli all’accumulo degli inquinanti emessi al suolo. In quasi tutte le postazioni della provincia la concentrazione media giornaliera del PM10 è stata superiore al valore limite per un numero di casi maggiore di quanto concesso dalla normativa; ciò avviene con particolare frequenza nei mesi più freddi dell’anno. La concentrazione media annuale del PM10, invece, ha rispettato il valore limite quasi ovunque. Il 2012 appare confermare il trend di graduale riduzione delle concentrazioni medie di questo inquinante che si sta registrando negli ultimi anni su tutto il bacino padano (circa 1 µg/m³ all’anno). Nell’analisi dei trend non bisogna comunque dimenticare di valutare le condizioni meteorologiche dell’autunno e dell’inverno, che sono determinanti sull’accumulo e sulla dispersione degli inquinanti. Il biossido di azoto risulta critico essenzialmente per Milano e per l’insieme dei comuni limitrofi, non essendoci in questa parte di territorio soluzione di continuità dell’urbanizzato ed essendo il traffico autoveicolare la sorgente maggiormente responsabile delle concentrazioni di NO2 al suolo. In molte postazioni si sono registrati superamenti dei limiti previsti sia per le concentrazioni medie annuali, sia per le concentrazioni massime orarie. Superamenti dei limiti previsti sull’NO2 per la protezione della salute umana vengono registrati anche in alcune altre località provinciali interessate da strade con volumi di traffico importanti. Le osservazioni fatte sul trend degli ultimi anni del PM10 possono essere estese anche al biossido di azoto. Per l’ozono sono da segnalarsi fino ad un massimo di 29 giorni di superamento della soglia di informazione e un caso di superamento della soglia di allarme. Sono superati quasi ovunque i valori obiettivo per la protezione della salute umana e per la protezione della vegetazione. Le aree ove l’inquinamento da ozono si manifesta con maggiore intensità sono prevalentemente quelle meno urbanizzate della provincia, in relazione alle caratteristiche già descritte per questo inquinante. Le estati calde degli ultimi anni hanno portato i valori medi dell’ozono vicini a quelli del 2003, anno ricordato per un’estate particolarmente calda. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 51 Le concentrazioni di biossido di zolfo, di monossido di carbonio e di benzene sono ormai da tempo ben inferiori ai limiti previsti; il decremento osservato negli ultimi 10 anni, ottenuto migliorando via via nel tempo la qualità dei combustibili in genere, le tecnologie dei motori e delle combustioni industriali e per riscaldamento, ha portato questi inquinanti a valori non di rado inferiori ai limiti di rilevabilità della strumentazione convenzionale. Infine, per quanto riguarda gli IPA e i metalli non si segnalano situazioni critiche in provincia di Milano. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 52 5 APPROFONDIMENTI 5.1 Il PM10 nei capoluoghi lombardi Osservando i valori medi annuali dal 2002 al 2013 rilevati da stazioni di “background urbano” (sono le stazioni che meglio rappresentano il valor medio cittadino) dei capoluoghi di provincia si osserva una diminuzione rispetto a quanto rilevato nei due anni precedenti. Oltre agli interventi attuati a livello locale, regionale e nazionale, anche la diminuzione dei consumi causata dalla crisi economica di questi anni e le condizioni meteorologiche verificatesi nel 2013 hanno contribuito alla riduzione delle concentrazioni. Il limite annuale del PM10 (pari a 40 µg/m³) nel 2013 è stato rispettato in tutti i capoluoghi lombardi, evidenziando un miglioramento delle condizioni rispetto al 2012, quando solo 8 capoluoghi avevano rispettato il limite; il limite giornaliero (pari a 50 µg/m³ da non superare più di 35 giorni all’anno) è stato rispettato esclusivamente a Lecco. Figura 5-1 concentrazioni medie annue di PM10 [µg/m3] in Lombardia, trend 2002-2013 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 53 Figura 5-2 superamenti annui del valore limite giornaliero (50 µg/m3) di PM10 nei capoluoghi lombardi, trend 2002-2013 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 54 5.2 Le condizioni meteorologiche Il 2013 è stato caratterizzato mediamente da un un’estate con un elevato soleggiamento, un inverno con diversi episodi nevosi; una primavera molto piovosa e un autunno mite, con temperature sensibilmente al di sopra della norma. GENNAIO Su gran parte dell’Europa nella prima decade del mese, dopo un passaggio perturbato tra il giorno 1 e 2, si è consolidata un’ampia area anticiclonica. Successivamente diverse sono state le strutture depressionarie che si sono susseguite: sono transitate sul Continente interessando anche la nostra regione soprattutto nella seconda parte del mese; in concomitanza ad alcune di questi passaggi si è sono verificate nevicate diffuse non solo in montagna, ma anche in pianura. PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata confrontabile alla rispettiva mediana decadale, lasciando registrare apporti pluviometrici medi mensili lievemente superiore ai 50 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di gennaio 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime in linea, con valori attorno ai 6 °C; temperature minime lievemente superiore, con valori minimi attorno ai 1 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato lievemente superiore rispetto alla mediana decadale NEVE: Il mese è stato caratterizzato da due episodi nevosi, che hanno portato neve su gran parte della regione e fino a quote di pianura: tra il 14 e il 21 e nuovamente a fine mese il 28. FEBBRAIO Per la maggior parte del mese l’Europa si è trovata all’interno di ampie strutture depressionarie, che hanno richiamato specie a fine mese masse di aria dall’Europa Nordorientale, favorendo così anche sulla nostra regione episodi nevosi fino a basse quote. PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata confrontabile alla rispettiva mediana decadale, con apporti pluviometrici medi mensili attorno ai 50 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di febbraio 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime lievemente inferiore, con valori attorno ai 7.5 °C; temperature minime mensili confrontabile, con valori attorno a 0 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato lievemente superiore rispetto alla mediana decadale. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 55 VENTO: Tra i giorni 2 e 3 si sono verificati fenomeni di Foehn nella zona settentrionale e occidentale della regione; il Foehn si è spinto fino alle zone di pianura occidentale, dove si sono registrate velocità medie attorno a 8 m/s. In montagna velocità medie attorno a 20 m/s. Il giorno 11 venti moderati da est su mantovano e cremonese, con medie orarie attorno a 10 m/s. NEVE: Nella seconda e terza decade del mese si sono verificati episodi nevosi con neve fino a basse quote, in particolare il giorno 11 e 12, e tra il 21 e il 24. MARZO La prima settimana è stata caratterizzata dalla presenza di un’ area anticiclonica. Successivamente un costante afflusso da ovest di masse di aria dall’Atlantico ha mantenuto condizioni di instabilità, favorendo rapidi passaggi perturbati, specie nella seconda metà del mese. PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata 3 volte superiore alla rispettiva mediana decadale, con apporti pluviometrici medi mensili attorno ai 150 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di marzo 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime inferiori, con valori attorno a 11 °C; temperature minime confrontabili, con valori attorno a 3.5 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato sensibilmente inferiore alla mediana decadale. NEVE: Nella seconda parte del mese ancora neve fino a quote di pianura, in particolare il giorno 18 precipitazioni parzialmente nevose fino in pianura sui settori centro-occidentali, con accumuli al suolo fino a 8-12 cm nel Pavese e Lodigiano. VENTO: Negli ultimi giorni del mese diversi sono stati gli episodi ventosi: tra le giornate del 14 e 15 venti moderati da nord su Prealpi e Pianura occidentale, localmente forti su Lario e Varesotto; sulla pianura centro orientale moderati orientali, con rinforzi sul Garda, dove le medie orarie hanno raggiunto localmente i 19 m/s. Il giorno 18 venti moderati da est su mantovano, con medie orarie fino a 10 m/s. Il giorno 21 moderati dai quadranti occidentali, anche a carattere di Foehn, con medie orarie fino a 12 m/s. I giorni 24 e 25 venti moderati orientali in Pianura, con medie orarie fino a 9 m/s. APRILE Anche il mese di aprile, come marzo, è stato caratterizzato da un costante afflusso di masse di aria instabili atlantiche, intervallate brevemente da due fasi anticicloniche. PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata 2 volte superiore alla rispettiva mediana decadale, con apporti pluviometrici medi mensili attorno ai 150 mm. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 56 TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di aprile 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime confrontabili, con valori attorno a 17 °C; temperature minime in linea, con valori attorno a 9 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato lievemente inferiore alla mediana decadale. VENTO: I giorni 4, 5, 18, 19 e 20 si sono registrati venti moderati orientali sulla pianura con velocità medie orarie fino a 8- 10 m/s. MAGGIO Strutture depressionarie in discesa dal Nord Atlantico, specie dopo la metà del mese, hanno caratterizzato il periodo, mantenendo condizioni di instabilità per gran parte delle giornate. PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili si è attestata su valori 3 volte superiori alla rispettiva mediana decadale, con apporti pluviometrici medi mensili attorno ai 200 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di maggio 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime inferiori, con valori attorno a 21.5 °C; temperature minime inferiori, con valori attorno a 11.5 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato confrontabile alla mediana decadale. VENTO Il giorno 20 venti da deboli a moderati meridionali, con medie orarie fino a 8.9 m/s su pianura. I giorni 24 e 25 venti moderati o localmente forti con medie orarie fino a 14.4 m/s, fino al mattino settentrionali sui settori occidentali, da est su quelli orientali; dal pomeriggio ovunque dai quadranti occidentali. GIUGNO Il mese è stata caratterizzato da frequenti episodi di instabilità legati al transito di perturbazioni di origine atlantica. Un intervallo di stabilità nella 2°decade del mese ha invece favorito tempo più soleggiato. PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata lievemente al di sotto della rispettiva mediana decadale, con apporti pluviometrici mensili attorno ai 50 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di giugno 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime in linea, con valori attorno a 28 °C; temperature minime inferiori, con valori attorno a 15 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato superiore alla mediana decadale. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 57 LUGLIO Nei primi giorni del mese è transitata l’ultima di una lunga serie di perturbazioni di origine atlantica. Successivamente la regione si è trovata sul margine orientale di un promontorio anticiclonico e infiltrazioni di aria fresca da est hanno determinato forti episodi di instabilità: il più significativo è stato lo sviluppo di un ciclone alla mesoscala, che tra la notte del 12 e il mattino del 13 ha interessato con precipitazioni intense il corso del fiume Oglio. Dalla metà del mese in poi si è avuta un’alternanza tra un campo di alta pressione e infiltrazioni di aria più fresca da ovest, culminata con il passaggio di un rapido sistema depressionario tra il 29 e il 30 (registrate grandinate nelle provincie di Milano, Como, Varese, Bergamo, oltre ad essere stata segnalata una tromba d’aria su Milano). PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata lievemente al di sotto della rispettiva mediana decadale, con apporti pluviometrici mensili tra i 40 e i 50 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di luglio 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime superiori, con valori attorno a 31-32 °C; temperature minime superiori, con valori attorno a 19 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato superiore alla mediana decadale. VENTO: La giornata del 29 è stata caratterizzata da moderate raffiche di vento nella zona nord di Milano e anche verso Como Varese e Lecco, in corrispondenza di temporali intensi, con media orarie fino a 8 m/s. AGOSTO Il mese si è aperto con un vasto campo di alta pressione, con tempo stabile e temperature localmente sino a 38 °C sulla pianura orientale. Tra i giorni 8 e 9 transito una perturbazione atlantica, mentre dal 10 fino al 23 si è assistito ad un’alternanza tra regimi anticiclonici e infiltrazioni di aria più fresca da ovest. Quindi dal 24 alla fine del mese una profonda circolazione depressionaria ha interessato gran parte dell’Europa, influenzando il tempo anche sulla nostra regione: nelle giornate del 24, 25 e 26 la Lombardia è infatti interessata da temporali diffusi e di forte intensità, in particolare sulle pianura. PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata lievemente al di sotto della rispettiva mediana decadale, con apporti pluviometrici mensili attorno a 60 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di agosto 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime in linea, con valori attorno a 30 °C; temperature minime in linea, con valori attorno a 18 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato superiore alla mediana decadale. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 58 VENTO: Tra i giorni 9 e 10 dei fenomeni ventosi moderati e in alcuni casi forti a carattere di Foehn si sono presentati nelle zone alpine a Nordovest e sul Garda. SETTEMBRE Nei primi giorni del mese un campo di alta pressione ha determinato una fase di stabilità con temperature estive: il giorno 7 in pianura vengono raggiunti valori massimi intorno a 32 °C. Dal giorno 8 e fino al 17 l’alternarsi di diversi sistemi depressionari ha portato ad un nuovo periodo d’instabilità con piogge diffuse su tutta la regione. E’ seguito una nuova fase più stabile e secca, con assenza di precipitazioni in pianura dal 18 al 28. Quindi a fine mese transito di una perturbazione atlantica e ritorno delle piogge, anche di forte intensità. PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata inferiore alla rispettiva mediana decadale, con apporti pluviometrici medi mensili inferiori attorno ai 40 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di settembre 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime in linea, con valori attorno a 25 °C; temperature minime in linea, con valori attorno a 14 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato superiore alla mediana decadale. OTTOBRE Nei primi giorni del mese un campo di alta pressione ha portato tempo stabile con assenza di precipitazioni in pianura. Successivamente instabilità fino a metà del mese, in seguito all’arrivo dapprima di una perturbazione atlantica, quindi di una perturbazione dal nord Europa, che ha iniziato a far calare lo zero termico e portare neve oltre i 1000 metri circa. Dal 16 al 20 nuova fase anticiclonica con tempo stabile e rialzo termico. Dal 21 fino alla fine del mese la disposizione delle correnti dai quadranti sudoccidentali ha determinato temperature oltre la media del periodo: di 5/7 °C nei valori minimi e di 3/6 °C nei valori massimi: in questo periodo citato, i valori minimi in pianura non sono mai scesi al di sotto dei 10 °C. PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata oltre la mediana decadale, con apporti pluviometrici medi mensili attorno ai 130 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di ottobre 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime in linea, con valori attorno a 18 °C; temperature minime superiori, con valori minimi attorno a 12.5 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato sensibilmente inferiore alla mediana decadale. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 59 VENTO: Il giorno 10 forti raffiche di vento hanno interessato il settore occidentale della regione (valori medi orari fino a 8.5 m/s a Milano-raffiche fino a 14.5 m/s; 20 m/s a Veddasca-VA con raffiche fino a 27 m/s; Poggio S. Elsa raffiche fino a 33 m/s). NOVEMBRE Il graduale abbassamento del flusso zonale nei primi dieci giorni del mese ha favorito condizioni atmosferiche variabili e ancora miti su tutta la regione. Successivamente tempo moderatamente perturbato, caratterizzato da un calo termico, accompagnato da episodi nevosi fino a quote collinari, o localmente fino in pianura. In particolare l’ultima settimana del mese ha mostrato anticipatamente tipici connotati invernali: il giorno 29 le temperature minime in pianura hanno raggiunto i -5 °C su pavese e cremasco, 0 °C a Milano. PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata confrontabile alla rispettiva mediana decadale, con apporti pluviometrici medi mensili attorno ai 120 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di novembre 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime confrontabili, con valori attorno a 13 °C; temperature minime confrontabili, con valori attorno a 6 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato sensibilmente superiore alla mediana decadale. VENTO: Tra il 10 e l’11 moderati, localmente forti da nord, a carattere di Foehn, sia sui rilievi alpini e prealpini che in pianura (medie orarie fino a 23.6 m/s a Veddasca-VA con raffiche fino a 33.8 m/s, 20.5 m/s a Vercana-CO con raffiche fino a 33.4 m/s, 18.8 m/s a Memmo-BS, 13.7 m/s a Nibionno-LC, 11.2 m/s a Arconate-MI con raffiche fino a 19.3 m/s, 7.3 m/s a Mantova, 7 m/s a Cornale-PV). Dal 22 novembre al 24 si sono verificati rinforzi sul Garda fino a 11 m/s ed effetti di Foehn nella serata del 24 a Nordovest (medie orarie fino a 18.2 m/s a P. Spluga con raffiche fino a 29.5 m/s, 14.6 m/s a Poggio S. Elsa di Laveno-VA , 11.4 m/s a Vercana-CO con raffiche fino a 19.7 m/s, 6.6 m/s a S. Colombano al Lambro-MI). NEVE: A fine mese la quota neve delle precipitazioni ha iniziato ad abbassarsi gradualmente fino a portarsi a quote di pianura il giorno 30, quando si sono avute precipitazioni deboli su tutte le zone della Pianura, in parte nevose, con accumuli variabili tra 1 e 7 cm. DICEMBRE Mese caratterizzato da elevato soleggiamento grazie al perdurare di un’anomala fase stabile legata alla presenza di un vasto campo di alta pressione. Solo a fine mese si è avuto un cambio di regime per l’ingresso di un’ampia perturbazione atlantica che ha determinato forti precipitazioni: il giorno 25 su Orobie e Val Chiavenna si registrano 100 cm/24h di neve fresca intorno ai 2000 metri Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 60 e mediamente tra i 200-300 mm/72h di pioggia sulle Prealpi Precipitazioni (333 mm/72h a Cuveglio-VA). PRECIPITAZIONI: La mediana delle cumulate mensili è risultata superiore alla rispettiva mediana decadale, con apporti pluviometrici medi mensili attorno ai 125 mm. TEMPERATURA: Confrontando la mediana delle temperature massime e minime mensili in pianura del mese di dicembre 2013, con la rispettiva mediana decadale, si rilevano temperature massime superiori, con valori attorno a 9 °C; temperature minime in linea, con valori attorno a 0 °C. RADIAZIONE: Il soleggiamento nel mese è risultato sensibilmente superiore alla mediana decadale. Figura 5-3 La temperatura minima media mensile delle stazioni di pianura della Lombardia appartenenti alla rete di misura di ARPA Lombardia. La linea blu rappresenta la mediana della distribuzione delle temperature minime medie mensili calcolate a partire dalle osservazioni medie orarie osservate dalle stazioni nel 2013. La linea nera continua rappresenta la mediana della distribuzione che si ottiene considerando il periodo dal 2002 al 2012; la banda grigio scuro delimita l'area compresa fra il 25esimo e il 75-esimo percentile della distribuzione considerando il periodo dal 2002 al 2012, mentre la banda grigia più chiara delimita l'area compresa fra il 10-imo e il 90-esimo percentile. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 61 Figura 5-4 La temperatura massima media mensile delle stazioni di pianura della Lombardia appartenenti alla rete di misura di ARPA Lombardia. La linea rossa rappresenta la mediana della distribuzione delle temperature massima medie mensili calcolate a partire dalle osservazioni medie orarie osservate dalle stazioni nel 2013. La linea nera continua rappresenta la mediana della distribuzione che si ottiene considerando il periodo dal 2002 al 2012; la banda grigio scuro delimita l'area compresa fra il 25esimo e il 75-esimo percentile della distribuzione considerando il periodo dal 2002 al 2012, mentre la banda grigia più chiara delimita l'area compresa fra il 10-imo e il 90-esimo percentile. Figura 5-5 La cumulata media mensile delle stazioni di pianura della Lombardia appartenenti alla rete di misura di ARPA Lombardia. La linea rossa rappresenta la mediana della distribuzione delle cumulate medie mensili calcolate a partire dalle osservazioni medie orarie osservate dalle stazioni nel 2013. La linea nera continua rappresenta la mediana della distribuzione che si ottiene considerando il periodo dal 2002 al 2012; la banda grigio scuro delimita l'area compresa fra il 25-esimo e il 75esimo percentile della distribuzione considerando il periodo dal 2002 al 2012, mentre la banda grigia più chiara delimita l'area compresa fra il 10-imo e il 90-esimo percentile. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 62 Figura 5-6 Radiazione solare: confronto percentuale tra 2013 e 2002-2012 Figura 5-7 Precipitazioni cumulate annue Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 63 5.3 La modellistica per la qualità dell’aria Per effettuare la Valutazione Modellistica della Qualità dell’Aria (VMQA) relativa all’anno 2013 , da cui sono state ricavate le mappe, sono state fornite in ingresso al sistema modellistico le emissioni stimate dall’inventario regionale INEMAR per l’anno 2008, a dettaglio comunale e per attività emissiva (http://www.inemar.eu/xwiki/bin/view/Inemar/WebHome). Alle province confinanti sono state attribuite le emissioni dell’inventario nazionale 2005 prodotto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) a livello provinciale (http://www.sinanet.isprambiente.it/it/inventaria). L’input meteo è stato invece costruito assimilando ai campi forniti dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecast (ECMWF) i dati raccolti su base oraria dalle reti di monitoraggio di ARPA e dai radiosondaggi fini dell’aeroporto di Linate mediante l'interpolatore mass-consistent Swift-Minerve. Le mappe sono state ottenute mediante l’utilizzo di tecniche di data fusion dei dati misurati dalle stazioni di background. Le elaborazioni dei sistemi modellistici non sono sostitutive ma integrative a quelle della rete di rilevamento e permettono di avere informazioni riguardo allo stato della qualità dell’aria in modo esteso sul territorio. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 64 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 65 Figura 5.3.1 Mappe delle concentrazioni relative alla Lombardia. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 66 Le mappe di concentrazioni di NO2 evidenziano valori massimi in corrispondenza delle aree a più alta densità di traffico. La distribuzione del PM10 presenta i valori più elevati oltre che in prossimità di arterie stradali anche in corrispondenza alle aree più densamente abitate dato che le emissioni primarie di questo inquinante derivano non solo dal traffico veicolare, ma anche da altre sorgenti, tra cui in particolare gli apparecchi di riscaldamento a biomassa (stufe e caminetti). L’ozono, invece, presenta valori più elevati nella fascia prealpina per lo specifico rapporto localmente esistente tra emissioni di composti organici volatili ed ossidi di azoto e per il contributo dovuto al trasporto dalle aree urbane sottovento. Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 67 Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 68 Figura 5.3.2 Mappe relative alla provincia di Milano Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 69 5.4 Il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria della Regione Lombardia Al fine di raggiungere i livelli di qualità dell’aria previsti dalla normativa vigente (Direttiva europea 2008/50/CE e del d.lgs. 155/2010), Regione Lombardia ha approvato nel 2013 il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria (PRIA). Il PRIA è uno strumento programmatico previsto dalla normativa nazionale e regionale la cui elaborazione è iniziata nel 2011, ha previsto un percorso di Valutazione Ambientale Strategica e ha avuto approvazione definitiva con delibera di Giunta n.593 del 6 settembre 2013. Nel PRIA sono individuate nel breve e nel lungo periodo e per i principali comparti emissivi, le misure da attuare prioritariamente per ridurre le concentrazioni di quegli inquinanti per i quali non si è ancora conseguito il rispetto del limite: particolato fine (PM10 e PM2.5), biossido di azoto (NO2), benzo(a)pirene e ozono (O3). Considerati i comparti maggiormente responsabili delle emissioni inquinanti in Lombardia (mobilità e trasporti, energia e agricoltura e foreste) nel PRIA sono individuate complessivamente 91 misure strutturali per la riduzione di tali emissioni. Le misure previste sono 40 per il settore dei trasporti, 37 per la produzione e il consumo di energia e 14 per le attività agricole, zootecniche e forestali. Ciascuna misura individuata è analizzata oltre che sotto il profilo dei risultati attesi in termini di miglioramento della qualità dell'aria e di riduzione delle emissioni anche sotto il profilo dei costi associati, dell'impatto sociale, dei tempi di attuazione e della fattibilità tecnico-economica. Partendo dalle emissioni esistenti e dalla stima dell'effetto delle singole misure del PRIA, in termini di riduzioni delle emissioni, è stata effettuata tramite l’ausilio dei modelli matematici di ARPA Lombardia una proiezione della riduzione dell’inquinamento atmosferico atteso fino al 2020. I risultati mostrano una riduzione media rispetto al 2010 delle concentrazioni di PM10 attesa nel 2020 in Lombardia pari al 15%, mentre per l’NO2 ci si attende una riduzione nello stesso periodo pari a circa il 24%. Gli strumenti con cui saranno attuate le misure previste dal PRIA sono di tipo normativo, di sostegno economico-finanziario (incentivi e fiscalità di scopo) e informativo. Il PRIA inoltre fornisce degli indirizzi di azione agli altri strumenti di pianificazione di Regione Lombardia per orientarli verso l’obiettivo del contenimento delle emissioni. Maggiori informazioni sul Piano sono reperibili sul sito di Regione Lombardia all’indirizzo: http://www.reti.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=DG_Reti%2F Detail&cid=1213538141708&packedargs=NoSlotForSitePlan%3Dtrue%26menu-torender%3D1213538634528&pagename=DG_RSSWrapper Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 70 6 BIBLIOGRAFIA Stato della qualità dell’aria e informazioni generali 1. http://ita.arpalombardia.it/ITA/qaria/Home.asp 2. D. Lgs. 155 del 13 agosto 2010. Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa 3. Decreto Legislativo n. 250 del 24 dicembre 2012 Modifiche ed integrazioni al D.Lgs. 155/2010 recante attuazione della Direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa. 4. Legge Regionale n. 24 dell'11 Dicembre 2006 5. UNI EN 12341 - Qualità dell’aria - Metodo di riferimento gravimetrico per le determinazione delle concentrazioni di massa del particolato atmosferico 6. AA.VV. 2013 -Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria (PRIA) Emissioni in atmosfera 1. http://www2.arpalombardia.it/sites/QAria/_layouts/15/QAria/Inventario.aspx 2. http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni Approfondimenti 1. Informazioni sugli inquinanti atmosferici e i loro effetti sanitari: WHO Air Quality Guidelines http://www.who.int/phe/health_topics/outdoorair_aqg/en/index.html 2. IARC Volume 92 2008; Air Pollution, Part 1, Some Non-heterocyclic Polycyclic Aromatic Hydrocarbons and Some Related Industrial Exposures 3. http://ec.europa.eu/environment/air/clean_air_policy.htm 4. http://www2.arpalombardia.it/sites/QAria/_layouts/15/QAria/Inquinanti.aspx 5. AA.VV. 2003-APAT Linee guida al monitoraggio e all’analisi di microinquinanti in campo chimico-fisico Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2013 71