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INSEGUENDO DIDONE (OV.HER. 7.115-116)

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INSEGUENDO DIDONE (OV.HER. 7.115-116)
Philologus
151
2007
1
184-189
C H I A R A BATTISTELLA
I N S E G U E N D O D I D O N E (OV.HER.
7.115-116)*
La Didone ovidiana, non diversamente dalle altre eroine scriventi', realizza la ,costruzione' del suo personaggio epistolare secondo una strategia intertestuale che fa
scorgere in filigrana la presenza del modello strutturalmente più incisivo, quello virgiliano 1 . Come è ovvio, una qualunque Didone post-virgiliana non può se non fare i
conti con il personaggio dell 'Eneide2·, lì è scritta tutta la storia della regina cartaginese,
dal suo passato (Aen. 1) al suo futuro {Aen. 4 e 6). Certamente la Didone ovidiana
(lettrice e scrittrice al tempo stesso) non leggeva soltanto il testo virgiliano con il
racconto delle sue sventure (come sempre, tra l'altro, queste eroine sembrano aver
davanti versioni incomplete, quasi mozze della loro vicenda 3 : strategia, questa, funzionale al meccanismo della prefigurazione ironica); le eroine ovidiane sono infatti
lettrici esemplarmente sofisticate e, in un certo senso,,analogiche': oltre alla propria
vicenda ritagliata dal testo-modello conoscono anche i testi in cui sono scritte le
vicende (analoghe) di altre eroine. In Her. 7.115-116 agisce una forma, potremmo
dire, di eteronomia' testuale virgiliana ed extra-virgiliana che opera sincrónicamente.
C'è una Didone che,parla' come Didone (quella virgiliana), ma anche una Didone che
,parla' con parola d'altri, nella fattispecie con quella di Medea 4 , che cioè individua in
Medea (quella epistolare', ma anche quella ,tragica' come si vedrà) il modello letterario con cui stabilire un contatto, un'interazione dinamica. In che modo diventa
testualmente riconoscibile questo contatto? Si leggano innanzitutto i vv. 115-117 5 :
exul agorcineresque v i r i p a t r i a m q u e
relinquo,
et feror induras hoste sequente
vias;
applicor ignotis fratrique elapsa ...
* C. M. Lucarini, E. Merli, M. Telò, E. Tomasin hanno letto e discusso con me i contenuti di queste pagine:
li ringrazio per i preziosi consigli. Desidero ringraziare anche il prof. A. Schiesaro che è stato prodigo di
suggerimenti e ha contribuito a migliorare queste pagine.
1
Cf. M. Desmond, When Dido Reads Vergil: Gender and Intertextuality in Ovid's Heroides 7, Helios 20,
1993, 56-68; cf. anche A. Barchiesi, Narratività e convenzione nelle Heroides, M D 19,1987, 82-90.
2
Cf. Desmond (η. 1) 59 („retrospective awareness of Vergil's Aeneid as a prior text").
3
O , anche, ponendosi in una cronologia mitica (non letteraria) prima del loro modello, sono all'oscuro
degli sviluppi futuri della loro vicenda: cf. soprattutto D. F. Kennedy, Epistolarity: the Heroides, in: P. Hardie
(ed.), The Cambridge Companion to Ovid, Cambridge 2002,226.
4
Già la Didone virgiliana riattivava la memoria letteraria della Medea apolloniana: cf. D. Nelis, Vergil's
„Aeneid" and the „Argonautica" of Apollonius Rhodius, Leeds 2001,125-135; cf. anche A. Schiesaro, Under
the Sign of Saturn: Dido's Kulturkampf, in: J. P. Schwindt (Hrsg.), La représentation du temps dans la poésie
augustéenne, Heidelberg 2005, soprattutto 88-97.
5
Testo di A. Palmer, P. Ovidi Nasonis Heroides, (New Introduction by D.F. Kennedy), Bristol 2005.
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Didone non si fa troppe illusioni: sa perfettamente che la attende un destino non
migliore di quello che le ha già procurato grandi dolori in passato (vv. 111-112 durât
in extremum vitaeque novissima nostrae / prosequitur fati, qui fuit ante, tenor). Il suo
sposo è stato massacrato da suo fratello davanti agli altari di casa 6 e lei è stata costretta
ÛY esilio (exul agor) e ad abbandonare la sua patria. La fuga di Didone (cf. v. 116 hoste
sequente) è già nel modello narrativo (tradizionale) virgiliano, per cui cf. Aen. 1.341
germanum fugiens; 1.357 tum celerare fugam patriaque excedere suadet; 1.360 bis
commota fugam Dido sociosque parabat7. Il contatto con il modello virgiliano è
evidente, ma il testo sembra offrire ulteriori ,sollecitazioni' intra- e intertestuali da
decodificare. Se, come si è detto, quella di Didone in fuga rientra in una caratterizzazione tipica del personaggio, meno tipica (per non dire a-tipica) è quella di Didone
esule. La designazione di exul nelle Heroides ricorre anche in 10.66 exul ero (Arianna:
„la terra di mio padre mi nega l'accesso. Anche se, su una nave fortunata, solcassi il
mare tranquillo ed Eolo frenasse i suoi venti, io sarò sempre in esilio" [trad. Rosati]);
14.129-130 (Γepitafio di Ipermestra) 8 exul Hypermestra, pretium pietatis iniquum,/
quam mortem fr atri depulit, ipsa tulit; 16.275-276 (Paride a Elena) aut ego Sigeos repetam te coniuge portus, / aut bic Taenaria contegar exul humo. Se però in questi casi
exul ha un'accezione semanticamente più sbiadita o generica („lontano dalla patria
[per costrizione o per scelta]", nel caso di Arianna soprattutto con l'idea della negazione / proibizione del ritorno, nel caso di Ipermestra addirittura iperbolica), mi
sembra che Y exul o, meglio, Y exul agor di Didone ,riattivi' qualcosa di più. In che
senso si può dire che Didone è stata mandata in esilio e si sente (iperbolicamente?)
un'esule? La cosa non ci è altrimenti nota dalle testimonianze della vicenda di
Didone-Elissa (cf. e.g. lust. 18.5.6 Pygmalion cognita sororis fuga, cum impío bello
fugientem per sequi par asset, aegre precibus matris deorumque minis victus quievit) e
nemmeno il testo virgiliano si fa portatore di questa,informazione' che invece il testo
ovidiano sembra imporre all'attenzione. Didone parla il linguaggio di chi viene mandato / costretto all'esilio·, esiste infatti una locuzione (tecnica?) per indicare chi ha
subito la condanna dell'esilio riconducibile alla formula aliquem in exilium agere e
che si ritrova e.g. in Liv. 1.54.9 patuit quibusdam volentibus fuga, aut in exilium acti
sunt; 25.2.9 quasdam ex eis damnatus in exilium egerunt; 45.28.7 alios in exilium
actos esse. Ritorniamo alla domanda che ci siamo già posti sopra: è improprio dire che
Didone viene mandata in esilio? In Her. 7 lo dice di sé la stessa Didone. E aggiunge:
6
Cf. A. Barchiesi, Ovidio, Heroides 7,115, R F I C 108,1990,408-417.
Cf. anche Tim. FGrH 566 F82 (εφευγε); lust. 18.4.9 Elissa ... fugam ... molitur adsumptis quibusdam
principibus in societatem.
8
Cf. il commento ad loc. di J. E. Reeson, Ovid, Heroides 11, 13, and 14, Leiden 2001 : „exul... applicable
to Hypermestra's case only with extreme hyperbole".
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C H I A R A BATTISTELLA,
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patriamque relinquo. Un'altra eroina soltanto si esprime in termini analoghi in Her.
12.109-1 IO9, Medea 10 :
proditus est genitor, regnum patriamque
munusin exilio quodlibet esse tuli
reliqui
N o n è ancora questo il vero e proprio esilio (quello definitivo) che le sarà imposto
da Creonte (o Giasone in 12.134 ausus es „Aesonia" dicere „cede domo!"), ma il
futuro di questo personaggio è già, in qualche modo, prefigurato anche nei versi citati.
Medea esibisce pertinentemente i tratti archetipici dell'eroina in fuga bandita dalla sua
prima patria e poi anche da quella ,acquisita'. In 12.109 l'eroina vive pertanto il suo
allontanamento dalla patria come una forma di exilium; l'identica sede metrica di
patriamque relinquo in 7.115 e patriamque reliqui in 12.109 non si riduce a un
semplice fatto di l a n g u e poetica, ma sembra ricondurre a una ben precisa p a r o l e :
quello che poteva essere avvertito come un improprium se riferito a Didone non può
se non trovarsi perfettamente contestualizzato nella vicenda di Medea 11 . N o n basta.
Didone in 7.116 descrive le sue peregrinazioni come un ferri: et feror in duras hoste
sequente vias. Feror è già termine virgiliano ed è persino parola ,da Didone' (cf. Aen.
4.376 heu furiis incensa feror!), ma è anche (e qui soprattutto, direi) parola ,da Medea':
cf. Ον. Med. fr. 2 Ribb. feror hue illuc ut (vae Ribbeck) plena deo. Della Medea di
Ovidio ci sono rimasti solo due frammenti e quello appena citato esibisce un incipitario feror. un'ulteriore tessera (allusiva) di Medea in Didone 1 2 ? Queste proprietà' da
Medea 13 (ovidiana, nella fattispecie) agiscono orizzontalmente' sulla Didone di
7.115-116, come se venissero trasferite da un testo (ovidiano) all'altro, cioè i n t r a t e s t u a l m e n t e . Didone si appropria di una serie di tratti da Medea che il testo virgiliano sviluppava soprattutto in un'altra direzione, più eroticamente e ,apollonia-
9
Leggo al v. 110 quodlibet con G. Rosati, Medea esule: Ovidio, Her. 12, 110, RFIC 107, 1989, 181-185 e
F. Bessone, P. Ovidii Nasonis Heroidum Epistula XII: Medea Iasoni, Firenze 1997, ad loc.
10
II prof. Schiesaro ha richiamato, a questo proposito, la mia attenzione nuovamente sul testo virgiliano e
in particolare sul sogno di Didone in Aen. 4.465-466 ... agit ipse furentem / in somnis ferus Aeneas in cui
l'eroina si vede incalzata dallo stesso Enea: già il testo virgiliano crea con agit la premessa di agor della Didone
ovidiana. Quest'ultima ha recepito una sollecitazione confinata nello ,spazio' onirico del suo personaggio
virgiliano e l'ha trasferita alla sua vicenda passata.
11
Medea è un modello intratestualmente (cf. oltre),invasivo' anche nell'epistola di Fillide (Her. 2) per cui
cf. L. Fulkerson, The Ovidian Heroine as Author. Reading, Writing, and Community in the Heroides, Cambridge 2005,30-32 („Becoming Medea").
12
Si noti che nelle Heroides il termine feror si ritrova (in sedi incipitarie o non) anche in 4.47 nunc feror; ut
Bacchi furiis Eleleides actae e 15.139-140 illuc mentis inops, ut quam furialis Enyo / attìgit, in collo crine
tacente feror per indicare una manifestazione di furor amoroso. Ciò che va notato, al di là di questo, è che il
feror diventa quasi una proprietà' fissa ,da Medea' come attestano anche le ricezioni senecane, per cui cf. Sen.
Med. 123-124 incerta vecors mente non sana feror/partes in omnes; 862 hue fert pedes et illuc (cf. anche
T. Heinze, P. Ovidius Naso. Der XII. Heroidenbrief: Medea an Jason. Mit einer Beilage: Die Fragmente der
Tragödie Medea, Leiden 1997,247-251).
15
Per Didone eroina abbandonata modellata su Medea cf. anche Bessone (n. 9) 62.
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riamente' marcata. Qui Didone,ri-costruisce' autorialmente un breve episodio del suo
passato amplificandolo e connotandolo in modo nuovo e proiettando su di sé tratti di
una,duplice' Medea ovidiana 14 . Ma le eroine ovidiane esplorano anche tutta una serie
di possibilità intertestuali, tutta una „testualità anteriore" che „dà nuove connotazioni
al singolo riquadro" 1 5 : questa postilla invita a chiedersi se la Didone ovidiana, intertestualmente parlando, sia letterariamente connotata anche in senso extra-virgiliano.
La storia di questo personaggio inizia e si esaurisce nel testo virgiliano, ma l'eroina di
Her. 7 subisce il ,peso' di un'altra continuità' letteraria 16 : non solo quella (intratestuale) della Medea ovidiana, ma anche quella (intertestuale) della Medea tragica
euripidea che si sovrappone al modello della Didone virgiliana. Didone e s u l e che
fugge per m a r e con il n e m i c o che l'insegue. Medea messa al b a n d o con ( m e t a f o r i c a m e n t e ) il n e m i c o che la incalza a vele spiegate e tutti i rischi di una n a v i g a z i o n e perigliosa (cf. Eur. Med. 272-273; 278-279): coincidenza situazionale? Forse,
ma forse no: forse questo è uno spazio testuale liminare che annuncia la possibilità di
un passaggio 17 . La Medea euripidea si trova ad affrontare l'imposizione di Creonte
che la vuole al più presto lontana dalla sua terra (w. 272-273):
(KP.) Μήδειαν είπον τήσδε γης εξω περάν
φυγάδα
Medea si sente perduta e già si immagina i nemici che la inseguono senza che lei sia
in grado di trovare un approdo accessibile nella sventura (w. 278-279):
(ΜΗ.) έχϋ-ροί γαρ έξιάσι πάντα δή κάλων,
κονκ εστίν ατης εύπρόσοιστος εκβαοις
Se si accetta che sulla Didone di Her. 7.115-116 agisca intratestualmente la memoria
della Medea ovidiana, questa stessa Didone esibisce nella costruzione del suo personaggio un'ulteriore traccia del „tempting model" 1 8 di,Medea'. Il modello di Medea si
inserisce così pervasivamente nel tessuto di questi pochi versi da risultare in qualche
14
„The Heroides are obsessively self-referential": cf. Fulkerson (n. 11) 13. Si tenga presente anche questa
considerazione funzionale a quanto detto finora (5): „the heroines base their own words on t h e i r i n t e r p r e t a t i o n s of the stories of other abandoned women in their community" (la comunità delle eroine scriventi').
Cf. anche Bessone (n. 9) 14: „Ovidio ama citare se stesso da un'opera all'altra, collocare ogni suo prodotto
letterario accanto alla sua produzione precedente, trasformare personaggi e storie attraverso generi poetici".
15
Cf. A. Barchiesi, Problemi d'interpretazione in Ovidio. Continuità delle storie, continuazione dei testi,
MD 16, 1986, 106. In definitiva quelle ovidiane sono eroine scriventi', ma al tempo stesso iper-caratterizzate
in termini di „anxiety of reading" (cf. E. Spentzou, Readers and Writers in Ovid's Heroides: Transgressions of
Genre and Gender, Oxford 2003, 33).
16
17
18
Le eroine ovidiane sono marcatamente ,mitomani' („mythomaniac"): cf. Fulkerson (n. 11 ) 30.
Cf. Barchiesi (n. 6) 85.
Cf. Fulkerson (n. 11) 30.
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C H I A R A BATTISTELLA,
Inseguendo Didone (Ov. Her. 7.115-116)
modo onnicomprensivo: dalla Medea ovidiana (elegiaca) a quella euripidea (tragica) 19 .
I versi euripidei citati contegono in sé tutta una serie di ,sollecitazioni' intertestuali
che la Didone di Her. 7 per- / re-cepisce e ri-adatta alla sua personalissima vicenda con
un effetto di,riconoscibilità' del testo modello, ma, si noti, non in un punto narrativo
che poteva più prevedibilmente prestarsi a questa operazione: non quando ,diventa'
Medea e indossa le vesti di eroina abbandonata o quando accusa Enea, ma quando racconta con parola ,sua' (diversamente da quanto accadeva nel resoconto metadiegetico
di Venere in Aen. 1) la sua fuga. L'intertesto si innesta pertanto con un piccolo ma
visibile scarto sul nuovo testo; Medea iper-caratterizzata come esule nella tragedia
euripidea (oltre al già cit. ν. 273, cf. e.g. anche v. 400 e v. 437) ritorna in Her. 7.115 nella
^ostruzione' intra- e intertestuale dell',esilio' di Didone. Questa forma di memoria
apparentemente impertinente' (in realtà la memoria,analogica' della Didone ovidiana
costruisce un rapporto di affinità e assimilazione con il personaggio di Medea 20 )
ri-contestualizza quello che nel testo euripideo era un viaggio metaforico per mare
pieno di pericoli: Medea non sta ancora fuggendo, ma dopo l'ordine di Creonte che la
vuole φυγάς, avverte il pericolo alle sue spalle; i suoi nemici (εχθροί) infatti hanno
dispiegato al massimo le vele (seil. per inseguirla) 21 e lei non vede una via di fuga
(εκβασις) di facile approdo nella sua sciagura. Anche Didone con il nemico che la
insegue (hoste sequente·. questo tratto della sua fuga è assente in Virgilio e presentato
un po' diversamente anche nel resoconto di lust. 18.5.6 cit. supra) deve affrontare un
viaggio per mare e anche nel suo caso le viae della navigazione prima di approdare
(applicor, v. 117) non sono così facilmente percorribili. Duras o dubias (ν. 116)?
Diversi editori leggono e stampano duras: Palmer (che richiama Hor. Carm. 2.13.27
dura navis = la durezza della navigazione, anche se nel commento ad loc. ammette di
preferire dubias), Dörrie, Sedlmayer, ma nel commento di Knox 2 2 la preferenza è
19
Anche il v. 113 oeddit internas coniunx mactatus ad aras ,prepara' la connotazione medeica del successivo exul agor didoniano: anche Medea dopo la morte del fratello Apsirto caduto sotto i colpi di Giasone (cf.
Apoll. Rhod. Arg. 4.471 ... ένί προδρόμψ γνύξ ήριπε ~ occidit ...adaras) è costretta alla fuga.
20
Si noti che la ^ostruzione' di questo personaggio (Didone come Medea) agisce nella microsezione
testuale di 7.115-116 per effetto di trascinamento prodotto dalla sceneggiatura: è ovvio che Didone e Medea
rientrano in due differenti paradigmi,comportamentali' di eroine, ma è il processo di analogia situazionale ad
assimilarle e sovrapporle. Cf. anche A. Cucchiarelli, „Ma il giudice delle dee non era un pastore?": reticenze
e arte retorica di Paride (Ov. her. 16), M D 34,1995,144: „la caratterizzazione dei personaggi si specifica attraverso il contatto con vari testi letterari, di varia natura: e l'incontrarsi di personaggi, il loro dialogare, è anche,
nelle Heroides, l'incontrarsi di diverse storie e di diversi testi, è anche un'operazione intertestuale"; Fulkerson
op. cit. 143 si interroga sulla motivazione per cui un'eroina legge le lettere delle altre eroine: „often they are
convinced that their own stories are like the stories of family members, but sometimes they merely grasp at
texts that seem to share similarities to the ways in which they perceive their own situations".
21
Per l'espressione del v. 278 cf. il comm. ad loc. di D.J. Mastronarde, Euripides, Medea, Cambridge 2002:
„to let out every brailing-rope is to expose the entire sail to the wind, to push for maximum speed, and thus
metaphorically to make the fullest effort".
22
Cf. P.E. Knox, Ovid, Heroides. Select Epistles, Cambridge 1995 ad loc.; contra G. Rosati nella recensione a Knox, Gnomon 71.2, 1999, 408 che cita Verg. Aen. 6.688 durum iter, cf. anche Stat. Theb. 2.375
( Tydeus) iamque emensus iter silvis ac litore durum.
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accordata all'altra lezione tradita (peggio testimoniata! 23 ) dubias. N o n che dubias ...
vias produca un nesso inaccettabile: anzi (tanto più che l'idea di percorrere rotte
incerte ha come conseguenza l'approdo a lidi sconosciuti, applicor ignotis). Si ritrova
anche in Her. 16.22 riferito alle peregrinazioni per mare di Paride sotto la guida di
Venere: hac duce Sigeo dubias a litore feci / longa Phereclea per fréta puppe vias
(cf. inoltre 10.62 nulla per ambiguas puppis itura vias). Ι/εκβασις è sì un luogo
d'approdo, ma prima di tutto è una via di fuga da percorrere sul mare 24 ; in ουκ ...
εύπρόσοιστος è depositato il senso di „non facilmente accessibile" 25 in riferimento
all'arrivo in un porto (cf. Mastronarde op. cit. ad loc.). Qui il pericolo a cui sfuggire è
1'ατη del nemico, ma per dirlo Medea non rinuncia alla „nautical imagery" a cui era
ricorsa nel verso precedente. In Her. 7 la navigazione per mare di Didone non è ovviamente una metafora, semmai è una letteralizzazione della metafora euripidea: l'esilio,
il nemico che incalza, le vie del mare che, a questo punto, più che dubiae sono durae e
rendono difficoltosi la navigazione e l'approdo 26 .
Scuola Normale Superiore
1-56126 Pisa
23
Dall'apparato di Palmer si desume che duras è lezione di PGw, mentre dubias si legge in i (oltre che in L
come si ricava da Dörrie). Dalla parafrasi di Max. Pian. (Palmer 195) sembra che anche lui leggesse duras·,
άποτόμους.
24
Cf. Liddell-Scott, s.v., 501 (cf. anche Od. 5.410 ss.: Odisseo si trova in mezzo al mare e non gli appare
nessuna via di fuga, εκβασις appunto, intorno a lui solo rocce aguzze e faraglioni). Cf. anche Ov. ex Pont. 2.9.9
(Ovidio al re Cotys) excipe naufragium non duro litore nostrum (con il commento ad loc. di L. Galasso, Epistularum ex Ponto Liber II, Firenze 1995).
25
In εύπρόσοι,στος c'è l'idea dell'accostarsi espressa dal verbo προσφέρομαι che corrisponde proprio ad
applicor di 7.117.
26
Per la figura dell'eroina intertestuale (nella fattispecie Medea) importanti considerazioni in S. Hinds,
Medea in Ovid: Scenes from the Life of an Intertextual Heroine, M D 30, 1993, soprattutto 21-27. Si aggiunga
che esplorare tratti da eroina tragica (Medea) in un „personaggio epico a ,vocazione' tragica" come Didone
(cf. Barchiesi [n. 1] 82) implica idealmente una riappropriazione, in termini di genre, di attributi tragici vs
quelli elegiaci.
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