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sidente, e` ritornato sopra alle decisioni unitariamente assunte ed a
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
sidente, è ritornato sopra
unitariamente assunte ed
Consorzio Abm ha ritirato
senso, seguito dal Comitato
dipendenti;
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AI RESOCONTI
alle decisioni
a seguire, il
il proprio asProduttori In-
il 20 giugno 2007 i 3 consorzi
hanno presentato al ministero ulteriori tre
proposte di modifica del disciplinare. Di
queste tre proposte due fanno riferimento
alla regione Emilia Romagna confliggendo
con la posizione espressa dalla Commissione Europea, mentre la terza propone
« mosti prodotti con uve senza indicazioni
di territorio oro-geografico », vale a dire la
deregulation totale: mosti liberi;
a fronte di queste proposte – due
delle quali tornavano su un argomento già
« bocciato » dalla Commissione, la terza
annullava ogni possibile legame con il
territorio – il ministero ha ritenuto di
procedere con la soluzione che era stata
condivisa e sottoscritta da tutti e 3 i
consorzi, quella cioè con i 7 vitigni e i
parametri di acidità-estratto secco;
il 6 luglio 2007 è stata pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale UE la domanda di
concessione del marchio IGP e il disciplinare del 2004 con l’unica modifica dei 7
vitigni e i parametri di acidità-estratto
secco;
non sono state introdotte modifiche
per quanto riguarda il processo produttivo
che avrebbero nuociuto al raggiungimento
della IGP;
l’imbottigliamento in zona, infatti,
non è previsto per i prodotti IGP, e non
risultava essere parte dell’accordo del 2004
con i 3 consorzi;
per rafforzare e rafforzare la denominazione e l’immagine sui mercati la
Provincia di Modena, la Regione Emilia
Romagna e il ministero delle politiche
agricole ed alimentari hanno deciso di
avviare parallelamente un percorso per
arrivare alla stipula di accordi di filiera
dell’ABM, in grado di legare in maniera
ancor più stretta la produzione di mosti
alla produzione di ABM;
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tale accordo di massima è stato
sottoscritto l’8 ottobre 2007 a Modena, alla
presenza del Ministro De Castro, dai responsabili regionali di Confagricoltura,
Cia, Copagri, FedagriConfcooperative, Legacoop agroalimentare e Consorzio Produzione certificata aceto balsamico modenese, dalla Provincia di Modena e dalla
Regione Emilia;
il lavoro svolto fino ad oggi fa
ritenere che sia possibile ottenere il marchio IGP per l’aceto balsamico di Modena
e che potrebbe essere compromesso di
fronte a nuovi cambiamenti, e modifiche;
nulla vieta che una volta ottenuto il
riconoscimento in sede comunitaria, eventuali modifiche migliorative del disciplinare possono essere introdotte,
impegna il Governo
ad adoperarsi nell’ambito delle iniziative
finora svolte per l’ottenimento del riconoscimento dell’IGP aceto Balsamico di Modena, sulla base delle intese fino ad oggi
raggiunte fra i vari soggetti istituzionali e
della rappresentanza, mettendo in essere
le azioni necessarie ai fini del raggiungimento dell’obiettivo.
(7-00299) « Franci, Brandolini, Zucchi, Miglioli, Ghizzoni ».
*
*
*
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il
Presidente del Consiglio dei ministri, il
Ministro dell’interno, il Ministro della giustizia, il Ministro dell’ambiente e della
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tutela del territorio e del mare, il Ministro
dell’economia e delle finanze, per sapere –
premesso che:
il 3 luglio 2006 nel vibonese si è
abbattuto un violento nubifragio che ha
provocato quattro morti, tra i quali un
bimbo di soli 15 mesi, e numerosi feriti;
il nubifragio ha provocato lo straripamento di alcuni fiumi, lo smottamento
di terreni, ingenti danni ad abitazioni,
imprese, attività commerciali ed altri nelle
frazioni di Vibo Marina, Bivona e Longobardi;
fin da subito l’interpellante ha evidenziato, attraverso atti ispettivi, l’assoluta
sottovalutazione dei danni causati da quell’alluvione riscontrabile dagli insufficienti
interventi della protezione civile, dai pochissimi mezzi meccanici messi a disposizione, della scarsissima attenzione delle
Istituzioni preposte e dalla mancata valutazione delle cause che avevano contribuito a non salvaguardare l’assetto idrogeologico di quel territorio;
risultava, già allora, all’interpellante,
che non vi era stato l’intervento degli
Uffici regionali sulla regimazione dei corsi
d’acqua, nonostante l’adeguato finanziamento a seguito dell’alluvione del maggio
2002;
da subito gli importi stanziati per
quell’alluvione sono apparsi del tutto insufficienti;
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fin dal settembre 2006, a due mesi di
distanza del tragico nubifragio, sono iniziate le giuste proteste dei residenti nelle
zone maggiormente colpite, per non aver
visto la concretizzazione delle promesse
degli interventi, fatte dal mondo politico
ed istituzionale;
l’interpellante ha da subito avuto
qualche remora nell’apprendere che il Governo nazionale aveva delegato per quell’emergenza alluvionale il governatore calabrese, il quale a sua volta aveva delegato
il sindaco del comune, i presidenti dell’Amministrazione provinciale e della Camera di commercio di Vibo Valentia;
ancora nel novembre 2006 i locali
comitati pro alluvionati erano stati costretti a chiedere al governatore della
Calabria un monitoraggio sulla drammatica situazione esistente;
dopo sei mesi dalla tragica alluvione
non era dato conoscere quanti e dove
erano finiti gli stanziamenti ed i contributi
raccolti per gli alluvionati;
nello scorso mese di luglio 2007,
ancora ad un anno di distanza dal tragico
evento l’interpellante aveva continuato a
denunziare i numerosi « buchi neri » rimasti, nonostante le giuste proteste dei
cittadini: la mancata valutazione dei fondi
stanziati alle famiglie non risarcite, la non
individuazione delle cause che hanno provocato il dissesto e quella delle relative
responsabilità;
sarebbero state presentate fatturazioni per gli interventi d’urgenza per circa
5 milioni di euro, senza l’ufficializzazione
dei criteri d’individuazione delle ditte incaricate il relativo elenco e le indicazioni
delle prestazioni effettuate;
dopo il 3 luglio 2007, ogni temporale
è stato vissuto con grande preoccupazione
dai cittadini dei territori alluvionati,
giacché sono stati costretti sempre a rivivere le stesse scene: liquami che fuoriescono dai tombini, case allagate, torrenti
al limite di guardia;
la ’ndrangheta è sempre riuscita ad
inserirsi negli appalti pubblici e non v’è
dubbio che abbia avuto un ruolo anche
negli interventi post-alluvionali;
agli inizi del corrente mese di ottobre
alcuni alluvionati lamentavano la mancata
elargizione dei fondi per la ristrutturazione delle proprie abitazioni;
gli stessi rappresentanti delle confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, hanno
denunziato la presenza di « loschi individui » tra la popolazione;
nelle stesse zone alluvionate, nella
stessa giornata di martedı̀ 23 ottobre 2007,
a seguito di un violento temporale è tornata la paura;
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nella frazione di Bivona sono saltati
tombini ed i liquami, scorrendo con le
acque nelle strade, si sono fermati nella
« nuova » piazzetta;
a Vibo Marina sono stati costretti ad
evacuare gli alunni delle scuole materne
ed elementari, che ospitano anche gli
alunni della frazione Bivona sfrattati dall’alluvione del 3 luglio 2006 ed ancora in
attesa di una loro scuola;
si sono allagate anche alcune case di
Vibo Marina, perché l’acqua piovana non
è riuscita a defluire;
quei pochi lavori fatti dopo il 3 luglio
2006 sembra non siano serviti a nulla, se
non per sperperare denaro pubblico confluito non si sa bene nelle tasche di quali
personaggi –:
se non ritengano necessario ed urgente revocare la delega per l’emergenza
alluvionale al governatore della Calabria
ed agli altri enti dallo stesso sub-delegati;
se al Governo risulti quale sia stato
l’intervento della protezione civile regionale calabrese e quali gli interventi della
magistratura di Vibo Valentia nei confronti delle istituzioni responsabili della
mancata salvaguardia dell’assetto idrogeologico di quel territorio;
quali siano stati gli interventi degli
uffici regionali calabresi sulla regimazione
dei corsi d’acqua di quel territorio;
quali criteri abbiano guidato la scelta
delle ditte incaricate per gli interventi
d’urgenza nelle zone alluvionate, per una
fatturazione di circa 5 milioni di euro,
quali le prestazioni effettuate e quale
autorità abbia affidato gli incarichi in
questione;
se al Governo risulti se tra le ditte
incaricate per i citati interventi d’urgenza
vi sia stata l’infiltrazione di uomini delle
cosche della ’ndrangheta vibonese;
quali siano stati i motivi che hanno
portato alla mancanza di un adeguato
monitoraggio utile alla individuazione degli effettivi interventi;
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quale sia stato, per quanto di competenza, il controllo della gestione dei
fondi;
se nel comitato delegato alla gestione
dei fondi ci sia qualche persona che risulta
indagata per truffa o reati contro la pubblica amministrazione;
quali siano i motivi per cui, ad oltre
un anno di distanza, non si vedono ancora
risarcite tutte le famiglie alluvionate;
perché ad oltre un anno di distanza,
le 429 imprese alluvionate attendono ancora il dovuto risarcimento;
quali siano le somme effettivamente
stanziate e raccolte per l’alluvione del 3
luglio 2006;
quali siano stati gli opportuni interventi finanziari per incentivare il piano di
assetto idrogeologico approvato, da tempo,
dalla regione Calabria;
quali attività di controllo intendano
attuare al fine di verificare la bontà o
meno dei lavori effettuati in quel territorio
dopo l’alluvione del 3 luglio 2006;
se non ritengano necessario ed urgente verificare se in quel territorio, anche
successivamente all’alluvione in questione,
siano stati perpetrati danni ambientali
attraverso un abusivismo edilizio non controllato ed impunito.
(2-00805)
« Angela Napoli ».
Interrogazioni a risposta orale:
AFFRONTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso
che:
la zona dell’Oltrepo pavese è stata
funestata dall’alluvione del 31 agosto 2007
ed il suo territorio è ancora in attesa di
validi e definitivi provvedimenti di sistemazione idrogeologica;
in una sola notte 100 millimetri di
pioggia hanno messo in ginocchio l’Oltrepo
orientale con allagamenti e smottamenti
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che hanno arrecato danni rilevanti a edifici e automezzi pubblici e privati, agli
insediamenti produttivi industriali e agricoli, alla viabilità, nonché all’ambiente;
la pioggia torrenziale ha fatto esondare i torrenti Coppa, Rile, Versa e Versiggia e il cavo Riazzolo a Casteggio, lo
Scuropasso nella valle a cui dà il nome, il
rio Bedo e il rio Frati a Broni. Ma i danni
peggiori non sono arrivati dai fiumi. A
riempire di fango decine di frazioni sono
stati gli smottamenti dalle colline: terreni
resi friabili da periodi di siccità ripetuti
negli anni;
come risulta dai rilevamenti ad opera
delle autorità locali nella zona i danni
arrecati dal violento nubifragio sono ingenti: nei centri colpiti dal maltempo potrebbero perciò risultare necessarie risorse
stimabili in non meno di 17 milioni di
euro per far fronte all’emergenza cosı̀
determinatasi;
centinaia sono risultati essere gli appartamenti allagati, le automobili seriamente danneggiate, le abitazioni lesionate
da ristrutturare, moltissime sono state le
aziende industriali e agricole, le imprese
artigianali e commerciali danneggiate dall’ondata di maltempo;
occorrono inoltre interventi strutturali per fronteggiare i lavori di bonifica di
canali e fossi per evitare che le piogge
autunnali tornino a far franare a valle le
colline: se in pianura hanno fatto danni gli
allagamenti, infatti, nei comuni e nelle
frazioni collinari sono stati gli smottamenti a mettere in ginocchio un consistente numero di aziende vitivinicole e a
sommergere di fango decine di frazioni
lungo il fronte della perturbazione tra
Casteggio, la valle Scuropasso e la Valle
Versa –:
se non si ritenga opportuno intervenire, secondo compiti e competenze, ma
con estrema urgenza, per provvedere alle
necessità dei cittadini dell’Oltrepo pavese,
accogliendo la richiesta del riconoscimento
dello stato di calamità naturale con i
conseguenti benefici di legge, cosı̀ come da
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richiesta avanzata in proposito dalla Prefettura e dai Sindaci dei Comuni interessati alla Regione Lombardia la settimana
scorsa –:
se si abbia in animo di approntare,
come necessario, quanto occorra per corrispondere alle esigenze più urgenti in
termini di sostegno ai cittadini ed alle
imprese danneggiate;
se si stiano predisponendo le risorse
finanziarie adeguate per sostenere quanto
richiesto dalle istituzioni locali al fine del
superamento dei danni ambientali ed idrogeologici prodottisi in occasione della recente congiuntura;
se, a seguito dell’adozione di procedure rapide di constatazione dei danni, il
Governo intenda delegare direttamente ai
comuni interessati e ai loro sindaci sia la
stima definitiva dei danni subiti dai privati
e dalle amministrazioni pubbliche sia la
relativa gestione della ripartizione dei
fondi da assegnare;
se, date alcune priorità riguardanti
opere d’arte e servizi essenziali, il Governo
intenda anticipare una congrua somma
tramite un apposito stanziamento per far
fronte ai primi interventi di massima urgenza;
quali risorse intenda stanziare affinché si possa avviare l’opera di ripristino
della normalità e di consolidamento del
territorio, nonché si chiede di conoscere
quali risorse intenda stanziare a sostegno
dei vari settori produttivi cosı̀ gravemente
danneggiati.
(3-01384)
MENIA. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri. — Per sapere – premesso
che:
il giorno 24 ottobre 2007, recandosi
sul sito internet del ministero della giu-
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stizia, nella sezione dedicata ai comunicati
stampa, compariva il seguente e, per l’interrogante, incredibile testo, relativo alla
querelle scoppiata tra il ministro Mastella
e il suo collega Di Pietro:
Giustizia.it – Comunicati Stampa della
XIV legislaturaRoma, 22 ottobre 2007
Comunicato stampa
Di Pietro attapirato: l’usciere di via Arenula conferma che è ignorante
l’usciere di via Arenula, dopo le
dichiarazione del ministro Di Pietro a
Striscia la Notizia, conferma che l’ex
pubblico ministero di manipulite « è ignorante e attapirato, e che non conosce il
diritto ». « Come fa il Guardasigilli –
si chiede l’usciere del dicastero della
Giustizia – a correre dal giudice dal
momento che nessuno, tranne le cronache dei giornali, gli ha notificato niente
di niente. Di cosa si dovrebbe scusare
e su che cosa dovrebbe dare spiegazioni? »;
a parere dell’interrogante, il sito della
giustizia non può divenire una sorta di
succedaneo di un « blog » o qualcosa che
richiami teatrali forum di discussione; esso
è un sito istituzionale, che deve fornire
informazione al cittadino e, possibilmente,
se non rassicurarla, almeno dargli la sensazione che atteggiamenti equilibrati, imparziali, « istituzionali » per l’appunto,
prevalgano su umori di parte e vendette
personali –:
quali valutazioni faccia il Presidente
del Consiglio dei ministri a proposito di un
uso cosı̀ spregiudicato del sito della giustizia, divenuto nell’occasione cassa di risonanza di una bega che ha tutto il sapore
di un contenzioso personalissimo tra i due
litiganti ministri;
quali misure intenda comunque
porre immediatamente in essere anche per
evitare che possa ripetersi in futuro un
analogo penoso spettacolo.
(3-01385)
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Interrogazioni a risposta in Commissione:
FAVA, FILIPPI, FUGATTI, ALLASIA,
PINI, GARAVAGLIA, BRICOLO, BRIGANDÌ, BODEGA, GRIMOLDI e MONTANI. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri, al Ministro del commercio internazionale, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere –
premesso che:
diverse Leggi hanno sottratto all’ICEIstituto Nazionale per il Commercio Estero
la competenza in materia di controllo di
qualità sui prodotti ortofrutticoli. Da ultimo l’articolo 1, comma 4, del decretolegge 28 febbraio 2005, n. 22, ha testualmente stabilito: All’articolo 18 del decreto
legislativo 29 marzo 2004, n. 99, dopo il
comma 1 è inserito il seguente: « 1-bis.
L’Agecontrol S.p.a. effettua i controlli di
qualità aventi rilevanza a livello nazionale
sui prodotti ortofrutticoli, ai sensi della
normativa vigente »;
lo stesso Consiglio di amministrazione dell’ICS con Deliberazione n. 070/03
del 12 marzo 2003 approvava la ridefinizione parziale della dotazione organica
dell’ICE relativamente al personale « già
addetto » (nel 2003) al servizio di controllo
ortofrutticolo dato che non sussistevano
più dubbi, alla luce del Decreto Legislativo
10 dicembre 2002 n. 306, « circa la titolarità delle funzioni da parte delle Regioni
e delle province autonome di Trento e
Bolzano, come confermato in un memorandum del 18 febbraio 2003 dello stesso
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali »;
l’ICE, con il pretesto della mancata
emanazione del decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri attuativo della Legge,
che avrebbe dovuto disciplinare definitivamente il passaggio delle risorse umane e
finanziarie connesse alle funzioni trasferite, sta per concedere oggi ai suoi professionisti agronomi benefici economici
sotto forma di indennità di funzione e
attribuzione di livelli « differenziati », che
secondo gli interroganti sono illegittimi in
quanto erogati a fronte di funzioni che
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non vengono nei fatti più svolte da anni,
in quanto sottratte all’ICE ed assegnate
all’Agecontrol;
che rimane tuttavia titolare di una esclusiva personalità giuridica rispetto alle proprie articolazioni;
l’indennità di funzione e il livello
differenziato presuppongono un’attività
lavorativa caratterizzata da elevati livelli
di responsabilità, alto grado di autonomia, prestazione di apporti specialistici,
tutte condizioni queste che all’ICS non
esistono in quanto l’Ente non disimpegna
più per Legge le funzioni professionali in
materia –:
l’unica storica attività svolta direttamente dai propri dipendenti è quella di
vigilanza privata tramite la propria articolazione denominata Istituto Vigilanza
Urbe (Ente Morale con regio decreto del
1932);
quali siano le ragioni che hanno
impedito e tuttora impediscono l’emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei minsitri che disciplini definitivamente il passaggio delle risorse umane e
finanziarie connesse alle funzioni trasferite dall’ICE all’AGECONTROL;
quali passi si intenda compiere per
far cessare quelli che gli interroganti giudicano gli autentici sprechi del denaro del
contribuente consistenti nella corresponsione di benefici economici a fronte di
funzioni inesistenti.
(5-01669)
MURGIA. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri, al Ministro del lavoro e della
previdenza sociale, al Ministro della difesa.
— Per sapere – premesso che:
l’Associazione Nazionale Combattenti
e Reduci, eretta con regio decreto 24
giugno 1923, n. 1371 in Ente Morale
avente personalità giuridica, è soggetta alla
vigilanza della Presidenza del Consiglio dei
ministri e della Corte dei conti cui vengono sottoposti – tra l’altro – i bilanci;
l’Associazione è articolata in Federazioni provinciali che svolgono attività
d’impresa creando apposite società per il
perseguimento degli scopi statutari (Statuto A.N.C.R. firmato dal Presidente della
Repubblica);
le Federazioni provinciali, pur se
svolgono attività in senso lato d’impresa,
costituiscono articolazioni locali dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci,
in particolar modo con l’Istituto di
Vigilanza Urbe impiega circa 850 lavoratori con fatturato che ha raggiunto anche
i 50 milioni di euro;
l’Istituto di vigilanza dell’Urbe e l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci sono un’unica realtà tanto che utilizzano la stessa Partita IVA, lo stesso
Codice Fiscale e lo stesso Regolamento
interno;
l’Associazione è definita ente pubblico da numerosi elementi normativi e
non (fra gli altri legge 18 agosto 1978,
n. 481 e compendio del Ministero dell’economia e delle finanze, Dipartimento della
Ragioneria Generale dello Stato, Ispettorato Generale di Finanza, avente ad oggetto « Enti ed organismi pubblici non
territoriali, diversi dagli organi costituzionali »);
da tre anni circa sono in corso iniziative degli amministratori dell’Associazione aventi come obiettivo la cessione del
ramo di azienda ad altri soggetti esercenti
la medesima attività, attraverso trattative
di tipo privatistico senza l’esperimento di
apposita procedura ad evidenza pubblica
giustificando queste iniziative e supportandole con una crisi di fatturato dovuta alla
perdita di numerosi appalti;
è attualmente in corso, presso il Tribunale Ordinario di Roma – Sezione fallimentare –, un procedimento per la dichiarazione di insolvenza dell’Istituto di
Vigilanza dell’Urbe;
il procedimento potrebbe portare alla
precarizzazione degli 850 lavoratori dell’I.V.U. che godono per legge (Ministero del
lavoro e Ministero previdenza sociale let-
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tera 41083-XXVII-22 del 21 novembre
1949 e regio decreto-legge del 4 ottobre
1935, n. 1827 articolo 40 n. 2 e della legge
n. 264 del 29 aprile 1949, articolo 32)
della stabilità di impiego che esenta dal
pagamento della disoccupazione involontaria;
sembrerebbe che tali gravi tensioni
finanziarie siano dovute anche a dismissioni di servizi svolti e a mancate partecipazioni a gare promosse da committenti
pubblici e privati quasi che un disegno
preordinato alla svendita dell’Istituto regolasse l’azione degli amministratori in
carica;
il patrimonio pubblico rischia di essere fortemente depauperato dal perpetuarsi di tale gestione aziendale –:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare per esercitare il
controllo sull’attività svolta dagli Amministratori dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci al fine di tutelare il
patrimonio pubblico e salvaguardare i livelli occupazionali.
(5-01671)
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le violazioni dei suoi cittadini (sono moltissimi i frontalieri che per lavoro, commercio, spese, vengono quotidianamente in
Italia) non fornendo i dati relativi ai
proprietari di veicoli immatricolati nel
loro Stato, eccetto l’ipotesi che questi ultimi siano coinvolti in un sinistro stradale;
va aggiunto anche che, per esempio da
parte della Croazia, l’atteggiamento è al
contrario molto collaborativo;
le infrazioni commesse da cittadini
sloveni ed accertate con rilevazioni semaforiche (ed analogamente con autovelox)
rimangono dunque costantemente impunite e, paradossalmente, espongono i Comuni al pagamento alle ditte concessionarie del costo di ogni singola foto, pur
nell’impossibilità di ottenere il pagamento
della sanzione –:
se i Ministri interrogati ritengano di
intervenire nei confronti del Governo sloveno al fine di ottenere dallo stesso la
necessaria collaborazione riguardo alla
questione e se, in particolare, intendano
impegnarlo attraverso opportuni accordi a
fornire i dati dei veicoli del proprio Stato
verso i quali sono state accertate infrazioni di natura amministrativa da parte di
organi di Polizia italiani.
(4-05421)
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta scritta:
MENIA. — Al Ministro degli affari esteri,
al Ministro dei trasporti. — Per sapere –
premesso che:
con l’introduzione delle nuove norme
del Codice della strada si è correttamente
voluta garantire maggiore sicurezza sulle
strade italiane e maggiore severità ed effettività nelle sanzioni;
è questa una linea d’indirizzo che
deve riguardare tanto i cittadini italiani
quanto gli stranieri che circolano sulle
nostre strade;
si deve rilevare invece che, come
segnalano soprattutto le Polizie Municipali
dei Comuni di Gorizia e Trieste, allo stato
attuale la Repubblica di Slovenia « copre »
*
*
*
AFFARI REGIONALI
E AUTONOMIE LOCALI
Interrogazione a risposta scritta:
HOLZMANN. — Al Ministro per gli
affari regionali e le autonomie locali. — Per
sapere – premesso che:
nel territorio della Provincia di Bolzano, il possesso della dichiarazione di
appartenenza al gruppo linguistico italiano, tedesco o ladino, come previsto dello
Statuto di Autonomia e successive norme
di attuazione (decreto del Presidente della
Repubblica 26 luglio 1976, n. 752; decreto
Fly UP