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Soia, troppo penalizzata la coltivazione biologica

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Soia, troppo penalizzata la coltivazione biologica
IN AZIENDA
CONFRONTI
Soia, troppo penalizzata
la coltivazione biologica
I prezzi di mercato non rendono giustizia delle maggiori spese rispetto
al metodo convenzionale.Ecco i risultati di alcune prove per capire le
tecniche più adatte al controllo delle infestanti e le varietà più produttive.
to al metodo tradizionale.
All’emergenza, corrispondente allo stadio di “unifogliata”, si dovrà operare con una strigliatura precoce del terreno (effettuata a velocità ridotta di 23 chilometri/ora) con denti di 6-7 millimetri. Allo
stadio di due “trifogliate” si interviene con un
secondo passaggio di strigliatura più veloce (5-6
chilometri/ora), integrato da una sarchiatura quando la soia è alta 25-40 centimetri.
Se necessario, sarà possibile eseguire ulteriori strigliature prima della sarchiatura in quanto la soia
è estremamente tollerante alle sollecitazioni meccaniche. A questo punto la forte competitività della soia, nella maggioranza dei casi, le consentirà
di sopravanzare le infestanti rimaste.
In regime di agricoltura biologica risulta essenziale la scelta varietale; ed è per questo che nel corso del 2006 l’Azienda “Marani” ha allestito presso la propria sede di Ravenna un campo varieta-
CHRISTIAN GRASSI
SANDRO BOLOGNESI
Azienda Agraria
Sperimentale “M. Marani”,
Ravenna
Foto Az. “Marani”
L
a soia contribuisce, insieme ad alcune colture alternative quali favino e pisello proteico (fatte salve le differenze imputabili al
diverso contenuto in olio e proteine e/o le restrizioni adottate da parte di alcuni consorzi di produzione), all’alimentazione zootecnica, compresa quella proveniente da agricoltura biologica. Se
prendiamo in esame le medie dei prezzi degli ultimi cinque anni (elaborate dai bollettini della Borsa Merci di Bologna), possiamo notare come il
prezzo della soia biologica sia sceso dai 365 euro/tonnellata del 2001 ai 318 del 2006 (meno 47 euro
tonnellata), a fronte di un calo del prezzo di soli
14 euro subito dalla soia convenzionale nello stesso periodo (grafico 1).
Una penalizzazione inspiegabile se si considerano le maggiori difficoltà che comporta la coltivazione della soia con metodo biologico rispetto a
quello convenzionale sia in termini di controllo
delle infestanti, minori rese, problematiche di certificazione finale di prodotto (dipendenti da occasionali fenomeni di contaminazioni da Ogm), sia
per i maggiori costi della certificazione e dei mezzi tecnici impiegati. Per questi motivi diventa
apprezzabile supportare i produttori attraverso il
lavoro di individuazione sia delle tecniche più
appropriate per il controllo delle infestanti sia delle varietà più rustiche e produttive.
Si riportano in questo articolo i risultati delle prove realizzate dall’Azienda agraria sperimentale
“M. Marani” di Ravenna, nell’ambito dei programmi di ricerca coordinati da Crpv e Prober,
con il finanziamento della Regione Emilia-Romagna. In via preliminare sono stati indicati gli itinerari tecnici più efficaci che consistono nell’intervenire con false semine (per abbattere sin dall’inizio il carico delle infestanti), avendo poi cura
di aumentare la densità di semina di un 10-15%
e la profondità del seme di 1-2 centimetri rispet-
115
MARZO
2007
IN AZIENDA
Graf. 1 - Andamento dei prezzi della soia convenzionale e
da agricoltura biologica nel periodo 2002-2006.
380
360
340
320
300
260
240
220
200
2002
2003
2004
2005
2006
Fonte: Borsa Merci di Bologna-elaborazione Az. Agr. Sper. “M. Marani”
le di soia coltivato in terreni certificati da agricoltura biologica.
UN TEST SU OTTO VARIETÀ
Sono state testate otto varietà di soia fra quelle
ritenute più idonee (e disponibili sul mercato),
seminate a primavera, ma in epoca leggermente
ritardata (indicativamente metà maggio), con un
sesto di semina di 45 x 5,5 centimetri. La coltivazione è stata volutamente portata a termine limitando al minimo l’apporto di input esterni (nessun trattamento o concimazione) ed intervenendo con una sola sarchiatura meccanica.
Le precipitazioni primaverili (87,4 millimetri nel
solo mese di maggio), protrattesi sino alla prima
settimana di giugno, hanno favorito la germina-
Graf. 2 - Confronti varietali su soia in agricoltura biologica nel 2006.
(Az. Agr. Sper. “M. Marani” di Ravenna)
5
Resa al 14% di umidità (t/ha)
Proteine (%/100)
Peso 1.000 semi (g/100)
4
3
2
1
0
Aires
(S.I.S.)
116
MARZO
2007
Ales
Giulietta Hilario
(KWS) (Golden H.) (S.I.S.)
Nikir
PR91B92 PR92B63 Shama
(Pioneer) (Pioneer) (Pioneer) (Golden H.)
Foto Az. “Marani”
BIOLOGICO
CONVENZIONALE
280
zione e lo sviluppo della coltura. Successivamente, sino alla seconda metà di agosto, il clima si è
caratterizzato per la ridotta piovosità e per le temperature medie (massime e minime) generalmente
troppo elevate. Tali fattori hanno contribuito ad
una diffusa minore produttività della soia che anche
a pieno campo, in agricoltura tradizionale, ha difficilmente superato le quattro tonnellate ettaro
(3,35 ottenute in media in provincia di Ravenna dati provvisori 2006; fonte: www.istat.it ).
Le otto varietà in prova sono state esaminate dal
punto di vista agronomico e produttivo. In merito al primo aspetto sono stati determinati i seguenti parametri: investimento finale, altezza e vigoria della pianta (tre caratteristiche fondamentali
nella competizione con le infestanti), allettamento, stato fitopatologico e altezza della fascia produttiva. Per le potenzialità produttive sono stati
valutati i seguenti parametri: produzione commerciale, umidità della granella, proteine greggie.
Perfettamente in linea con le rese medie annuali
riportate per la provincia di Ravenna è la media
delle produzioni delle otto varietà, che è stata di
3,30 tonnellate/ettaro.
I RISULTATI
Nella disamina delle varietà oggetto di prova procederemo per gruppi, trattando dapprima quelle cosiddette tradizionali.
La migliore in termini di produttività è stata PR
92 B 63 (resa media pari a 3.97 tonnellate/ettaro),
nonché in termini di investimento finale, altezza
media della pianta (118 centimetri), altezza della fascia produttiva, vigoria e resistenza all’allettamento; inoltre questa varietà presentava il miglior
A T T U A L I T À • D A L LE • I M P R E S E
stato fitopatologico. Per peso dei 1000 semi, la
varietà si è collocata al penultimo posto con 177
grammi, a fronte di una media di campo di 197,5.
Le varietà Giulietta e Nikir, rispettivamente con
3,51 e 3,47 tonnellate/ettaro, si sono collocate
immediatamente al di sotto, mentre Giulietta
mostrava un’ elevata altezza della pianta (113 centimetri) e della fascia produttiva (20 centimetri),
analogamente a Nikir, che faceva registrare un’altezza media della pianta di 105 centimetri e della
fascia produttiva di 22; buoni pure i dati relativi
all’investimento finale, alla vigoria e allo stato fitopatologico.
PR 91 B 92 si è collocata a 3,03 tonnellate/ettaro
facendo però registrare il miglior investimento
finale, un’altezza media delle piante di 102 centimetri e della fascia produttiva di 15.
Al di sotto delle 3 tonnellate/ettaro si collocano
Shama, con 2,87 tonnellate/ha ed un basso investimento finale, e per ultima Ales, a 2,79 tonnellate/ettaro, anch’essa con un ridotto investimento finale. Analoghe le altezze medie delle piante,
rispettivamente di 107 e 105 centimetri, come
pure identica è stata l’altezza della fascia produttiva a 12. Si segnala, tuttavia, come Shama abbia
fatto registrare il maggior peso dei 1000 semi a
236 grammi.
In merito al contenuto proteico delle varietà tradizionali in prova (ottenuto dal mix delle repliche), a fronte di una media del 32,9 %, Shama si
è collocata al di sopra col 34,8 % di proteine, seguita da Giulietta col 33,9 % e PR 92 B 63 col 33,6.
Al di sotto della media di campo si sono collocate PR 91 B 92 (32,3 %), Ales (32,2 %) e per ultima Nikir, con il 31,2%.
Il secondo gruppo era rappresentato dalle varietà
a basso contenuto di fattori antinutrizionali (Aires
e Hilario). Sul mercato sono in commercio ormai
da vari anni alcune varietà di soia che si differenziano per tale caratteristica, tali da permettere l’utilizzo diretto della granella cruda.
In Italia, il lavoro di selezione di tali varietà è stato
sviluppato dall’Ersa del Friuli-Venezia Giulia.
In prova, Aires ha fatto registrare una resa pari a
3,44 tonnellate/ettaro, un’altezza media della pianta di 92 centimetri e della fascia produttiva di 10,
con il più basso investimento finale (15 piante al
metroquadro). Appena al di sopra della media di
campo si è collocata Hilario, con 3,32 tonnellate/ettaro, il secondo miglior investimento finale,
ma con ridotte altezze medie della pianta e della
fascia produttiva (rispettivamente a 97 e 10 centimetri). Il tenore proteico è risultato pari al 33,4 %
per la varietà Aires e al 31,4% per Hilario. 117
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