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virtù fortezza e temperanza
Montichiari 22.04.2012
Don Paolo Scquizzato
LA FORTEZZA
Alcuni aforismi per introdurre la virtù della fortezza:
− “I forti, che poco si curano d'esser rifiutati o accettati, sono i soli ad avere quella
dolcezza che il volgo scambia per debolezza” (M.Proust)
− “E' segno di fortezza la bontà. Per questo noi, fragili e vani, siamo da sempre
impietosi” (G:Gabbo)
− “La giustizia senza la fortezza è inerme, la fortezza senza giustizia è tirannica...
Purtroppo incapaci di fare ciò che è giusto, abbiamo fatto giusto ciò che è forte” (B.
Pascal)
Parlare della fortezza significa parlare della paura e del coraggio, e noi abbiamo momenti
di paura, di ansia e di angoscia.
Tra le varie paure la più pericolosa è quella che ci impedisce di compiere ciò che
sappiamo essere bene o giusto.
Ci nascondiamo spesso dietro al conformismo, al rispetto umano, ma questi sono solo
termini che indicano quello che noi proviamo in quel momento: la paura di affrontare
minacce, la noia, il disgusto dell'esistenza, il far rispettare i diritti ...
La nostra realizzazione è di fare il bene e la fortezza è quindi la virtù che ci permette di
attuarlo anche se la paura tenta di frenarci.
Il paradosso è che per paura di venire esclusi o etichettati non si parla, non ci si esprime,
ma rinunciando così a fare il bene, ci si rimette ugualmente.
La prima realtà di fronte a cui dobbiamo essere forti siamo noi stessi.
E' quando guardiamo dentro noi stessi e vediamo chi siamo che la paura cresce.
L'uomo coraggioso è quello che sa accettare sé stesso, così com'è, senza buttare via
nulla della propria esistenza, né scegliere o omettere nulla. Generalmente quello che di
noi stessi non va bene, cerchiamo di eliminarlo, mentre Cristo ci dice di comprendere
perchè tutto serve per diventare pienamente sé stessi. Noi siamo frutto della nostra storia,
perciò dobbiamo accettare la nostra esistenza dalla mano di Dio con fiducia e viverla con
coraggio.
Il futuro ci fa paura, ma la fortezza ci fa avanzare verso l'ignoto.
Coraggio è la fiducia di vivere, di agire, di costruire, di contrarre dei legami mirando al
proprio futuro, avanzare verso l'ignoto anche se può presentarsi come un caos. Se non si
vive in questo modo, si rischia di creare mondi paralleli e artificiali, ma chi non ha il
coraggio di vivere il presente non sa vivere il futuro.
Cristianamente vuol dire vivere a braccetto con la provvidenza divina; il futuro con tutta
la sua oscurità non è estraneo, od ostile, ma è concepito da Dio per l'uomo; l'esistenza in
tutta la sua immensità non è un caos, ma qualcosa di disposto da Dio per lui.
La nostra vita va verso qualcosa che ci è già stato assegnato, ossia non andiamo verso
l'ignoto, ma verso Dio; ad attenderci non c'è la fine, ma un fine cioè Dio.
Vivere la virtù della fortezza vuol dire stare saldi nel pericolo.
Ma qual è la radice del pericolo? E' Il male che ci rende vulnerabili, fragili e fa andare la
nostra vita verso la morte.
Fortezza vuol dire vedere questo stato di cose e stare saldi, e se affrontiamo la vita, in
ogni difficoltà che incontreremo, avremo la possibilità di crescere e di diventare l'uomo che
ciascuno deve essere.
Di fronte ai problemi la prima tentazione è di scappare, solo la fortezza ci dà il coraggio di
affrontare qualsiasi cosa con la convinzione che da ogni prova si ricava alimento, che ci
rende più forte, che ci fa crescere se la si vive come si deve, perchè ogni cosa viene dalla
potenza creatrice di Dio.
Si fa esperienza del coraggio quando si sperimenta nella profondità di sè stessi, il
confine con il nulla e nello stesso tempo si scopre la potenza di Dio che ci sostiene
nell'essere.
E' forte solo chi si sente al sicuro, chi ha la consapevolezza di essere tra le braccia di Dio
Padre che non lo può abbandonare.
Come crescere nella virtù della fortezza?
Questa virtù aveva già presso gli antichi un profilo ben definito, essere coraggiosi voleva
dire essere impavidi, temerari; solo con Cristo ha acquistato un profilo evangelico. Il
vangelo si rivolge a uomini deboli, umili, operatori di pace con un costante richiamo alla
fortezza: “non abbiate paura”.
La parola di Dio è infatti tempestata di un diamante che è la frase ”non temere”, “non
abbiate paura”, siate forti perchè il Dio che ci rivela Gesù è: “Io sono con te, ho vinto la
morte”. Questa certezza fa capire all'uomo che per una giusta causa, per la verità, per la
giustizia bisogna saper dare la vita (Gv 15,13).
La più grande paura è la paura di amare, perchè amare vuol dire uscire da sé stessi,
rinunciare e dare all'altro quello che io vorrei, amare i nemici.
Gesù ci ha dato la dimostrazione che l'amore è più forte della morte, e solo amando si
vive, altrimenti si sperimenta la morte.
•
La fortezza suppone la vulnerabilità: noi possiamo essere forti, coraggiosi e
resistenti solo nella misura in cui ci scopriamo di essere fragili. La vulnerabilità può
essere fisica o psicologica; abbiamo dentro di noi un fondo di paura, di difficoltà e
anche se tentiamo di nasconderla è sempre presente perchè fa parte della nostra
natura umana. Forte è colui che sa di essere debole, non è stringere i denti, ma
riconoscersi fragili, deboli e poveri.
“Il vaso è prezioso se è vuoto perchè può essere riempito”, la miseria attira la
misericordia.
Quando sono debole è allora che sono forte perchè agisce in me la fortezza di
Dio.
•
La fortezza fa superare la paura della morte non quella biologica, ma quella
quotidiana causata dalle umiliazioni, dalle accuse, dagli abbandoni, dalle solitudini,
ecc. La fortezza è la capacità di guardare tutte queste situazioni senza panico,
non perchè non siano mali, ma perchè le consideriamo in vista di un bene più
grande, di una forza più grande di noi. La fortezza è una virtù molto importante
perchè ci aiuta a non turbarci nemmeno di fronte alla morte; essa ci consente di
guardare all'aiuto di Dio, al bene che siamo chiamati a compiere e alla forza che ci
viene donata dall'alto.
•
Il martirio: è considerato l'atto più tipico e specifico della fortezza cristiana. Il
martire chi è? E' un folle? E' uno che stringe i denti? No!
E' uno che fa vuoto dentro di sé per far entrare la fortezza così da andare
incontro alla morte sapendo di uscire vincitore. Sa che può dare la vita perchè le
verrà restituita in maniera piena cioè eterna.
Occorre però ricordare che la fortezza cristiana è una grazia, è insieme dono (uno
dei sette dello Spirito santo) e responsabilità e deve essere sempre chiesta
quotidianamente.
•
La fortezza come abbandono a Dio nella pace: è un abbandonarsi in pace a Dio
e alla sua vittoria, è distensione del cuore e pace della mente.
Dal libro dell'Esodo: “voglio cantare in onore al Signore, perchè ha mirabilmente
trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere”. Il canto esprime l'esultanza di un
popolo che era pieno di paura e impreparato ad affrontare la moltitudine
dell'esercito egiziano. La fortezza è quindi tranquillità d'animo anche in
situazioni che indurrebbero alla paura.
•
La fortezza come resistenza: questa virtù si esprime al meglio non
nell'aggressività o nell'attaccare, bensì nel resistere. Dobbiamo resistere nel nostro
lavoro, nel fare il bene nonostante le fatiche fisiche, psicologiche; dobbiamo
resistere non solo quando ci sono i nemici interni: come appunto la fatica e la
frustrazione, ma pure quando i nemici vengono dall'esterno: come le
incomprensioni, le calunnie e le strumentalizzazioni.
La fortezza è quindi molto necessaria oggi e tutti i giorni.
E' necessaria soprattutto in questa nostra società che si spaventa di fronte alla prima
difficoltà nello studio, nel lavoro, e nella vita familiare e comunitaria.
E' proprio nella quotidianità che la fortezza aiuta a sopportare, per amore e con la
grazia di Dio, situazioni pesanti e ingrate .
LA TEMPERANZA
Temperanza è una parola fuori moda, è una parola che fa pensare a delle rinunce.
La canzone di Vasco Rossi:”... voglio una vita spericolata..... che se ne frega di tutto...”
rispecchia la cultura di oggi, cioè vivere la vita fino in fondo senza limiti.
Che cosa significa “temperanza”?
Il Cardinale Maria Martini, quando era bambino pensava che la parola temperanza volesse
dire temperare bene le matite, e non era un'idea tanto sciocca.
Infatti temperare significa disporre bene di qualcosa per il suo uso, come temperare una
matita, vuol dire eliminare parte che non serve per far sì che realizzi il proprio compito.
La temperanza è la virtù morale che modera l'attrattiva dei piaceri e rende capaci di
equilibrio nell'uso dei beni creati.
La bestia si muove per istinto, l'uomo invece ha lo spirito che lo fa agire in positivo o in
negativo, può dare la piena libertà o nel peggiore dei casi far provare l'inferno.
La temperanza dunque è una virtù umana che mira a disciplinare gli istinti stabilendo una
regola che serve a dominarli.
Così l'uomo è perfetto quando vive secondo il progetto per cui è stato pensato, cioè ama.
Cristo non ha mai detto “siate santi”, ma “siate perfetti”, cioè siate quello che dovreste
essere.
A cosa serve vivere se l'uomo non ha vissuto come avrebbe dovuto fare? Se non si vive
secondo la propria funzione, la vita diventa inutile.
Noi diventiamo noi stessi quando conosceremo la morte per amore, perchè è l'amore che
ci rivela chi siamo. Chi ha paura di amare, avrà vissuto tanto, ma avrà perso la vita.
Dove si esercita la temperanza?
La temperanza si esercita nelle realtà che riguardano i beni creati, gli istinti, i piaceri, i
desideri.
E' la virtù che mira a disciplinare gli istinti, ci fa capaci di amare e ci fa responsabili delle
nostre azioni.
Molte volte ci comportiamo come animali che si muovono per istinto, ma noi abbiamo
qualcosa in più: lo spirito e di conseguenza la libertà.
Lo spirito ci permette di scegliere:
l'animale è capace di sessualità per la conservazione dell'essere
l'uomo è capace di sessualità, ma conosce anche l'eros che è sentimento,
passione, tenerezza e può elevarsi ancora di più fino all'amore che è donazione
reciproca.
L'animale si nutre per vivere
l'uomo si nutre, ma sa apprezzare il gusto, conosce
decidere di pranzare o cenare
l'arte di cucinare, può
l'animale combatte per difendere la propria vita
l'uomo ha inventato l'arte della guerra, l'utilizzo di tattiche difensive o di attacco,
vari tipi di armi, ecc.
La grandezza dell'uomo sta infatti nello spirito che se non gestito bene porta l'uomo alla
distruzione:
 cibo: se la fame non è gestita correttamente, può portare a far del male al proprio
corpo mangiando sia in eccesso, sia in difetto.
 sesso: se non gestito può portare alla perversione
 difesa: se non gestita può sfociare in una carneficina.
La temperanza è una virtù che ingloba altri aspetti del vivere: il pudore, l'onestà, la
generosità, la clemenza, la modestia e il desiderio.
Essere temperanti vuol dire anche usare i beni materiali in particolare il denaro con
equilibrio.
Sotto questo aspetto riguarda anche il lusso, le spese sfrenate nel vestire, nella casa, nei
divertimenti; essa aiuta a raggiungere la moderazione senza sperperare.
La temperanza è il giusto mezzo nella ricerca del successo dell'onore. In questo senso
è collegata con l'umiltà, la modestia, la semplicità del comportamento; ed è contraria al
gusto sfrenato del potere.
L'ultimo aspetto della temperanza è il dominio dell'irascibilità. La temperanza ci insegna
a dominare nervosismi, irritazioni, scatti d'ira, piccole e grandi vendette, magari anche
nell'ambito della famiglia e dell'amicizia.
E' la virtù che mantiene la persona in equilibrio forte che è necessario per reagire bene al
male.
La temperanza è la via di mezzo, è il saper equilibrare le giuste esigenze di serietà e di
severità con atteggiamenti di comprensione e perdono.
Perchè è importante le temperanza?
La temperanza è una virtù indispensabile per fronteggiare le necessità della vita
presente, non è inibizione, al contrario è forza, è la misura che modula il canto e che,
quando c'è, rende armonica la vita.
La temperanza ci rende liberi, quella libertà che ci permette di non fare ciò che uno si
sente di fare. Si è liberi quando si è capaci di dire “no”, perchè se la realtà ci domina, si
diventa schiavi.
Gli animali si autoregolano con precisione per istinto, l'uomo invece deve imparare a
regolare i suoi istinti con la volontà, con la riflessione e con la ragione illuminata dalla fede.
L'impegno ad agire così è chiamato ascesi, allenamento: è un'autoeducazione alla volontà
per essere sé stessi, uomini, cioè funzionare per quello che siamo stati progettati: per
l'amore.
Bisogna dunque imparare a compiere volentieri piccoli e spontanei sacrifici, perchè
questa è la grande lezione tradizionale della temperanza cristiana.
Qualche riflessione.
Come spiegare la temperanza ai ragazzi?
Con l'esempio.
“Prenditi cura dell'altro e sii felice”. La cultura moderna spinge tutti a riempire la vita di
esperienze, ma ciò che fa crescere la persona è l'esperienza di un cammino fatto con
costanza ed impegno.
E' importante aiutare a cogliere quello che Gesù vuole trasmetterci e quindi, quando si
sceglie una cosa e non l'altra, si mette in pratica la temperanza.
I desideri dell'uomo.
Il Vangelo è la risposta ai nostri desideri più profondi. La paura dell'uomo è pensare che i
desideri siano frustranti, impossibili da realizzare.
Dio invece ha messo dentro di noi desideri possibili, basta saper ascoltare e vivere la Sua
parola.
Il desiderio più grande è vincere il non senso della morte e lo si vince con l'amore.
Essere forti vuol dire avere il coraggio di vivere i momenti della vita – nella politica, nella
società, nelle difficoltà quotidiane.
Il cristiano forte si mette in gioco e porta con sé l'amore di Dio che porterà un
cambiamento della situazione anche con la perdita della vita.
Cristo opera in noi, e siamo come il lievito in mezzo a tanta farina, o agnelli in mezzo ai
lupi; e quando il lupo sgozzerà l'agnello, sgozzerà l'amore e l'amore porterà la vita sia al
lupo sia all'agnello.
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