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Clima e precipitazioni - Provincia di Piacenza
Rapporti Interni Amministrazione Provinciale di Piacenza Servizio Pianificazione Territoriale e Ambientale Il clima della provincia di Piacenza. 09_17.odt 1 R.I. 17/09 Ottobre 2009 Questo rapporto è stato interamente editato con software Open Office.org rel 3.1 e facendo uso del font Spranq Eco Sans che consente di risparmiare il 25% dell'inchiostro in fase di stampa. Amministrazione Provinciale di Piacenza - Servizio Pianificazione Territoriale e Ambientale OPS - Osservatorio Provinciale sulla Sostenibilità dello Sviluppo via Garibaldi 50, 29100 - Piacenza. tel. 0523/795369, email [email protected] In copertina: Nuvole, copyright http://img76.imageshack.us/img76/3442/nuvole1po5.jpg 09_17.odt 2 Indice generale 1.Premessa............................................................................................................................5 2.Il profilo termico...................................................................................................................5 3.Inversioni termiche, stabilità, nebbie e foschie...................................................................8 4.Il regime pluviometrico........................................................................................................8 5.Venti e brezze...................................................................................................................11 6.Le condizioni temperate della fascia della media collina..................................................13 7.Le condizioni climatiche favorevoli all’inquinamento atmosferico....................................16 8.Confronto tra i dati storici e i dati attuali...........................................................................21 9.Tendenze climatiche a scala locale e regionale...............................................................23 10.L’aumento delle temperature..........................................................................................24 11.La variazione del regime pluviometrico..........................................................................25 12.Cambiamenti climatici previsti e possibili impatti............................................................27 13.Appendice: dati medi mensili per stazione.....................................................................29 14.Bibliografia......................................................................................................................30 09_17.odt 3 09_17.odt 4 Il clima della provincia di Piacenza P. Lega R. I. n° 17/09 Ottobre 2009 1. Premessa. Le note che seguono rappresentano la rielaborazione del testo contenuto nel Quadro Conoscitivo del Documento preliminare alla Variante generale del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, adottato con Atto di Consiglio Provinciale n° 17 del 16/02/2009. L'analisi si basa essenzialmente sulla serie storica di dati della rete di stazioni termopluviometriche dell'ex Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici, pubblicati dagli Annali di Statistiche Meteorologiche dell'ISTAT per gli anni tra il 1958 e il 1983 e poi interrottasi; si può considerare in prima approssimazione questa serie storica di 26 anni approssimativamente coincidente con la serie trentennale 1960/90 ritenuta normale dall'OMS, mentre ad una analisi di maggior precisione il clima degli anni 1984/90 è stato decisamente meno piovoso della media dei 26 anni precedenti, facendo abbassare il valore medio delle precipitazioni del trentennio 1960/90 del 3% circa rispetto ai 26 anni 1958/83. Le 16 stazioni pubblicate dagli Annali dell'ISTAT che sono state analizzate nel presente rapporto sono elencate nella fig. seguente: N. Stazione x(UTM) y(UTM) Altit.(m) Comune Provincia 1 Bardi 559477 4942870 450 Bardi Parma 2 Bedonia 550219 4928220 544 Bedonia Parma 3 Bettola 548000 4959000 329 Bettola Piacenza 4 Bobbio 530500 4958000 270 Bobbio Piacenza 5 Busseto 581959 4981320 6 Castellana 557600 4962800 7 Cremona 580637 4997800 8 Fiorenzuola 570500 4975500 9 Loco 522447 4933710 610 Rovegno Genova 10 Losso 525000 4944700 416 Ottone Piacenza 11 Molato 522447 4973700 360 Nibbiano Piacenza 12 Montalto 515834 4981320 466 Montalto Pavese Pavia 13 Salsomaggiore 576669 4963010 160 Salsomaggiore Parma 14 SanDamiano 556832 4974000 138 San Giorgio P.no Piacenza 15 SanLazzaro 556832 4986820 16 Varzi 515834 4964000 40 Busseto 434 Gropparello Parma Piacenza 45 Cremona Piacenza 82 Fiorenzuola Piacenza 50 Piacenza 409 Varzi Piacenza Pavia Fig. 1 - Stazioni termopluviometriche del Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici; coordinate metriche UTM, Altitudine (mslm), comune e provincia di appartenenza. 2. Il profilo termico. Il clima del territorio piacentino può essere descritto come un clima temperato o di tipo “C” secondo Köppen (temperatura media del mese più freddo compresa tra -3°C e +18°C); più in particolare il territorio di pianura e collina risulta caratterizzato da un clima temperato subcontinentale (temperatura media annua compresa tra 10°C e 14,4°C, temperatura media del mese più freddo compresa tra -1°C e +3,9°C, da uno a tre mesi con temperatura media >20°C, escursione annua superiore a 19°C), mentre il 09_17.odt 5 territorio di montagna è caratterizzato da un clima temperato fresco (temperatura media annua compresa tra 6°C e 10°C, temperatura media del mese più freddo compresa tra 0°C e +3°C, media mese più caldo tra 15 e 20°C, escursione annua tra 18 e 20°C). Con riferimento alla serie di osservazioni dal 1958 al 1983 Te m peratura m inim a , me dia e m a ssim a Piace nza , 1958-1983 pubblicata da Istat, la temperatura media annuale è di 12.2°C a 35.0 Piacenza, scende a 11.5-12°C nelle 30.0 25.0 località di media collina e di Temp media 20.0 fondovalle (Bettola, Bobbio) e 15.0 Temp min scende a 8.5°C nelle stazioni più 10.0 Temp max 5.0 elevate di fondovalle (Losso, 0.0 comune di Ottone, 416 m.)). Il -5.0 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic mese più freddo è Gennaio, che fa registrare una media mensile di Fig. 2 - Piacenza (S. Lazzaro), anni 1958/1983. Temperature 0.8°C a Piacenza e di –1.1°C a mensili minime, medie e massime (°C) Losso; il mese più caldo è Luglio, con una temperatura media di 22.9°C a Piacenza e di 18.1°C a Losso. I fattori geografici che contribuiscono maggiormente a determinare le caratteristiche termiche del clima del territorio piacentino sono essenzialmente due: la sua collocazione nel cuore della Val Padana occidentale (lontano dalle masse d’acqua mediterranee) che determina soprattutto il carattere di continentalità (elevate escursioni termiche giornaliere e annuali); e la presenza del rilievo appenninico il quale, come confine meridionale della Val Padana contribuisce a fornire alla collina le caratteristiche climatiche di “versante”, mentre come spartiacque con il versante ligure fa giungere alla fascia più alta della montagna piacentina l’influenza del clima sublitoraneo e temperato caldo della Liguria. Fig. 3 - Provincia di Piacenza. Temperatura media annuale ed escursione termica annuale (°C). Anni 1958/1983. Le conseguenze climatiche di questi fattori geografici, assieme alla configurazione orografica più generale della Valle Padana, sono estremamente rilevanti per il territorio piacentino: il carattere di continentalità è infatti accentuato nella fascia di pianura (a Piacenza si registra un’escursione annua media di 22.1°C e un’escursione giornaliera media in Luglio di 13.0°C), ma si riduce con la diminuzione della latitudine e con l’avvicinamento al crinale ligure (a Losso escursione annua media di 19.2°C e giornaliera in Luglio di 11.6°C); le valli piacentine più prossime alla regione ligure godono pertanto di un clima decisamente più temperato e meno continentale. 09_17.odt 6 Si può inoltre ben osservare che la fascia di media collina, indicativamente compresa tra i 200 e i 400 m. di altitudine, collocata al di sopra della sommità media delle inversioni termiche della Valle Padana, gode di un regime termico più temperato e mite sia di quello della pianura che di quello della montagna. In questa fascia infatti si hanno escursioni termiche annuali più ridotte (19.3°C a Castellana di Gropparello, con temperature invernali più elevate rispetto alla pianura, e temperature estive più basse) e più basse escursioni giornaliere medie, sia mediate sull'intero anno (a Castellana 7.4°C, a S. Lazzaro 10.2°C.), sia mediate sui singoli periodi (ad es. a Castellana 9.4°C in Luglio, a S. Lazzaro 13°C; 6.0°C. in Gennaio, a S. Lazzaro 6.8°C.). Fig. 4 - Provincia di Piacenza. Escursione termica giornaliera media annuale (°C.). Anni 1958/1983 Stazione Bardi TMED TXA TNA 9.4 29.8 -11.4 ETG ETA PTOT 9.9 20 1103.3 GPIO IP PGX EVG EVA BIL 99.9 10.8 40.9 2.0 725.8 377.5 Bedonia 10.7 32.8 -10.7 11.6 18 1494.5 106.7 13.8 61.4 2.1 778.0 716.5 Bettola 11.5 31.0 -6.8 7.3 20 937.3 80.9 11.7 39.8 2.2 823.0 114.3 Bobbio 11.9 33.1 -8.9 9.9 20 955.8 91.0 10.5 35.2 2.3 844.9 110.9 Busseto 12.8 32.1 -6.8 6.9 22 920.9 75.3 12.5 40.8 2.5 898.1 Castellana 11.8 30.9 -5.3 7.4 19 1080.1 73.2 14.8 41.6 2.3 838.5 241.6 Cremona 13.3 33.8 -6.1 7.9 22 858.0 83.6 10.4 40.0 2.5 919.5 -61.5 Fiorenzuola 12.1 34.1 -10.7 10.3 23 853.1 80.3 10.7 32.8 2.4 864.9 -11.8 Loco 10.4 28.6 Losso 22.8 -7.9 8.1 18 1731.8 106.8 16.0 81.1 2.1 764.4 967.4 8.5 27.3 -10.6 8.5 19 1392.6 101.5 13.6 56.2 1.9 683.4 709.2 Molato 10.0 28.8 -6.9 7.3 20 902.5 82.7 11.2 40.9 2.0 751.3 151.2 Montalto 12.5 31.1 -4.3 6.1 22 848.1 78.7 10.8 34.7 2.4 877.7 -29.6 Salsomaggiore 12.8 34.5 -7.6 9.7 21 925.7 82.5 11.3 41.0 2.4 892.6 33.1 SanDamiano 11.8 32.9 -9.8 9.9 22 834.5 83.0 10.1 34.9 2.3 841.9 -7.4 SanLazzaro 12.2 33.7 -10.6 10.2 22 872.1 84.0 10.4 35.6 2.4 865.7 6.4 Varzi 11.6 30.7 20 888.3 84.7 10.6 38.7 2.3 831.2 57.1 -6.4 7.8 Fig. 5 - Servizio Idrografico del Ministero dei LLPP. Ns elaborazioni sui dati della serie storica 1958/83. TMED=media della temperatura media giornaliera (°C); TXA= media delle temperature massime annuali (°C); TNA= media delle temperature minime annuali (°C); ETG= media delle escursioni termiche giornaliere (°C); ETA= media delle escursioni termiche annuali (°C); PTOT= media delle altezze annuali di precipitazione (mm.); GPIO= media del numero di giorni piovosi annuali (n.); IP= media delle intensità di precipitazione (mm/g); PGX= media dei valori annuali di precipitazione massima giornaliera (mm.); EVG= media dei valori annuali medi di evapotraspirazione potenziale giornaliera (mm.); EVA= media dei valori annuali di evapotraspirazione potenziale cumulata (mm.); BIL= media dei valori annuali di bilancio idrico (mm.) 09_17.odt 7 % 3. Inversioni termiche, stabilità, nebbie e foschie. L’orografia caratteristica della valle Padana favorisce sulla pianura lombardo emiliana l’accentuarsi del fenomeno delle inversioni termiche, soprattutto durante il semestre freddo. Mentre normalmente la temperatura dell’aria decresce con l’altezza con un gradiente di circa -0.5/-1°C ogni 100 m. ( a seconda del suo contenuto di umidità), durante le notti serene e asciutte e con bassa velocità del vento il suolo si raffredda più velocemente dell’atmosfera sovrastante, raffreddando per conduzione anche gli strati d’aria a contatto. Si verifica così il caso in cui la temperatura dell’aria è più bassa a livello del suolo e tende a crescere fino ad una certa quota (in generale, nel nostro caso, qualche centinaio di metri), dopo la quale riprende normalmente a decrescere. Lo strato interessato da questa crescita della temperatura con l’altezza viene chiamato ‘strato di inversione termica’ (si tratta in questo caso di inversione termica da ‘irraggiamento’). La formazione delle inversioni termiche al suolo nelle ore notturne è molto frequente nel periodo invernale nel territorio di pianura della valle Padana, con frequenze comprese in genere tra l’80 e il 95% delle notti, mentre nel semestre primaverile – estivo tende a ridursi drasticamente. Nel corso della giornata, a causa Fre que nza (%) di ca si di gradie nte t. ve rt. >0°C/100m . a l suolo - Mila no Lina te , 1967-1972 del riscaldamento del terreno prodotto dalla radiazione solare, lo 93.5 100 90.3 strato di inversione si riduce a 90 82.1 partire dal basso: con l’aumento 80 70 della temperatura del terreno la 60 48.4 ore 1 base dello strato di inversione si 50 38.8 ore 13 innalza progressivamente fino a 40 30 raggiungere la sommità, lasciando 20 nella zona sottostante uno strato 3.6 10 più instabile in cui la temperatura 0 Dic Gen Feb tende normalmente a diminuire con l’altezza; in Gennaio, il mese Fig. 6 – Milano Linate, 1967/1972. Frequenza percentuale di più freddo, nel 50% dei casi le inversioni termiche con base al suolo. (Dati Reg. Lombardia) inversioni termiche con base al suolo tendono a persistere per l’intera giornata, mentre negli altri mesi invernali questa frequenza si riduce sensibilmente fino ad annullarsi all’inizio della primavera. Lo spessore dello strato di inversione che si forma nel corso della notte sulla pianura padana mediamente non supera i 300-400 m., ma può raggiungere anche altezze significativamente maggiori, e si incunea nei fondovalle riuscendo a risalirli a quote leggermente superiori in virtù del drenaggio verso il basso di aria fredda, più densa e pesante, che si verifica lungo i versanti nelle ore notturne. Oltre ad essere più freddo, lo strato di inversione termica risulta anche più stabile, e quindi anche meno capace di disperdere, attraverso il trasporto e la diffusione, gli inquinanti atmosferici che vi vengono immessi. La formazione delle inversioni termiche al suolo è all’origine della formazione di foschie e nebbie nelle zone di pianura e di fondovalle che caratterizza tutta la pianura padana nel periodo invernale, così come dei fenomeni di accumulo e di intensificazione dell’inquinamento atmosferico, fino a giungere alle situazioni più pericolose della “fumigazione”, in cui lo strato di inversione – prima di sciogliersi definitivamente nelle ore più calde delle giornate invernali serene – galleggia a 200300 m. di altezza e costituisce una sorta di coperchio alla dispersione degli inquinanti, favorendone un rapido e pericoloso aumento delle concentrazioni al suolo. 09_17.odt 8 4. Il regime pluviometrico. Sotto il profilo pluviometrico, il clima del territorio piacentino è caratterizzato dal tipico regime sublitoraneo appenninico o padano, che presenta due valori massimi delle Fig. 7 - Provincia di Piacenza, anni 1958/1983. Pioggia totale e numero di giorni piovosi annuali. (Dati LLPP) precipitazioni mensili in primavera e in autunno, e due minimi in inverno e in estate: di questi, il massimo autunnale e il minimo estivo sono più accentuati degli altri due. L’altezza totale annua delle precipitazioni è pari a circa 850-900 mm nella fascia della pianura piacentina distribuiti su 80-85 giorni piovosi, mentre sale a 1000-1500 mm nella fascia della media collina su circa 100 giorni piovosi, subendo un incremento mediamente proporzionale all’aumento di altitudine; a partire da questa fascia (intorno ai 400-600 m di quota), l’altezza delle precipitazioni subisce a parità di quota un incremento inverso alla latitudine, in quanto fortemente influenzata dai sistemi frontali che traggono origine dalle depressioni che si vanno formando con elevata frequenza sul Mar Ligure e sull’alto Tirreno. Con riferimento al periodo 1958-1983, Luglio è il mese meno piovoso dell’anno, con 45 mm. a Piacenza distribuiti su 4.5 giorni piovosi, e 67 mm. a Losso su 6.3 giorni piovosi; per contro, Ottobre risulta il mese più piovoso con 107 mm. su 7.8 giorni piovosi a Piacenza, e 187 mm. su 9 giorni piovosi a Losso, seguito però a brevissima distanza dal mese di Novembre. Le intensità giornaliere Pioggia stagionale me dia (mm.) - S. Lazzaro Alberoni (PC). medie di precipitazione 300 vanno da valori minimi di 265 265 250 8-15 mm/g in pianura, fino 222 217 198 182 a 25 mm/g e oltre nelle 200 1958/83 166 155 1984/95 zone più interne della 150 fascia di montagna; i 100 valori massimi assoluti di 50 pioggia giornaliera vanno 0 invece dai 100-120 mm/g Primav Estate Autunno Inverno registrati in pianura tra Fig. 8 - Piacenza (S. Lazzaro), anni 1958/1995. Pioggia stagionale media (Dati Agosto e Settembre, ai Oss. S. Lazzaro Alberoni). 100-170 mm/g della media collina registrati in Agosto (temporali convettivi estivi), fino ai 150-220 mm/g registrati in montagna tra Settembre e Novembre (prodotti dai fronti freddi autunnali in transito da Ovest). La distribuzione territoriale delle massime precipitazioni giornaliere mediate sull’intero anno vede i valori più elevati in montagna (valore medio sopra i 70 mm/giorno) e i valori più bassi in pianura, mentre nel periodo estivo gli eventi temporaleschi di 09_17.odt 9 origine convettiva collocano i valori più elevati sia in montagna che nella fascia della media collina, che nella pianura nord orientale. Fig. 9 – Provincia di Piacenza. Precipitazione massima giornaliera media sull’intero anno e nel mese di Luglio. Anni 1958/1983. Negli ultimi due decenni tuttavia il regime pluviometrico sembra essersi progressivamente modificato, a favore di una riduzione delle precipitazioni invernali (in particolare Febbraio) e di un aumento di quelle autunnali (in particolare Ottobre). L’inverno tende ora a diventare, almeno nella fascia della pianura piacentina, la stagione più asciutta dell’anno, portandosi così appresso più elevate frequenze di inversioni termiche e condizioni più sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti. L’igrometria del territorio provinciale vede i valori di umidità relativa medi mensili più elevati durante il periodo invernale (da Novembre a Gennaio: >85%) e i valori più bassi in estate (Luglio: 73%); l’umidità relativa media risulta più elevata in pianura e nei fondovalle rispetto alla collina e alla montagna; infine l’andamento orario dell’umidità raggiunge i valori medi più elevati nella seconda metà della notte (tra le 3 e le 6) e i valori più bassi nel primo pomeriggio (attorno alle 15). S. DAMIANO (PIACENZA) Umidità relativa (%) - Serie storica 1960/90 90 88 86 85 85 83 80 75 89 78 75 78 76 75 UR% 75 73 ag os to se tte m br e ot to br e no ve m br e di ce m br e lu gl io ap ril e m ag gi o gi ug no ge nn ai o fe bb ra io m ar zo 70 Fig. 10 - Piacenza (S. Damiano), anni 1960/1990. Umidità relativa media mensile (%) (Dati CLINO) 09_17.odt 10 25.0 150.0 20.0 100.0 0.0 10.0 -50.0 Bil. Idr. Temp Dic Nov Ott Set Ago Giu Lug Mag -150.0 Apr 0.0 Mar -100.0 Feb 5.0 Precip mm. 50.0 15.0 Gen °C. PIACENZA - Anni 1958/83 Temperatura media, precipitazioni, bilancio idrico Fig. 11 - Piacenza (S. Lazzaro), anni 1958/1983. Temperature medie mensili, precipitazioni, bilancio idrico teorico mensile (Dati Oss. S. Lazzaro ALberoni) Il bilancio idrico teorico annuale (precipitazioni meno evapotraspirazione potenziale) si chiude con un debole surplus nella fascia di pianura (30-60 mm.), mentre raggiunge un saldo positivo di 700-1000 mm. nella fascia di montagna (Losso). In pianura il primo mese in cui il saldo del bilancio teorico risulta negativo è Aprile, mentre in montagna è Maggio; viceversa, dopo i mesi estivi in cui il bilancio mensile risulta costantemente deficitario, il primo mese in cui ritorna eccedentario è Settembre in montagna e Ottobre in pianura. 5. Venti e brezze. Anche il regime anemologico del territorio piacentino è fortemente influenzato dall’orografia locale e dell’intera valle Padana. Come in tutti i fondovalle, le grandi correnti sinottiche vengono sollevate dai rilievi montuosi circostanti e interessano solo marginalmente gli strati atmosferici di superficie. Nelle località di pianura la velocità media annuale del vento (misurata a 10 m. dal suolo) risulta pertanto compresa tra 1.4 e 1.6 m/sec., leggermente più elevata in prossimità dell’asse centrale della pianura padana (la fascia del Po) e meno nella fascia pedemontana. Stagionalmente si riscontrano velocità medie leggermente più elevate in Primavera e più basse in Inverno, ma la variabilità stagionale risulta comunque molto modesta, con velocità medie generalmente comprese tra 1 e 2 m/sec. Velocità media del vento (m/sec.) Provincia di Piacenza - Anni 2001/2006 3.0 2.5 m/sec. 2.0 Fiorenzuola Gariga 1.5 Monticelli Vicobarone 1.0 0.5 0.0 Primavera Estate Autunno Inverno Anno Fig. 12 - Provincia di Piacenza (Rete Agrometeo), anni 2001/2006. Velocità media del vento a 10 m. (m/sec.) La velocità media del vento tende ad aumentare con l’altitudine e già nella fascia della prima collina a 2-300 m. di quota si osservano valori mediamente superiori del 20-30% 09_17.odt 11 a quelli della pianura: questa fascia del territorio risulta pertanto non solo termicamente più temperata della pianura, ma anche maggiormente ventilata e di conseguenza più favorevole alla diluizione dell’inquinamento atmosferico. La distribuzione delle frequenze di provenienza del vento vede nella pianura centrale e in prossimità dell’asse del Po (Monticelli) una caratteristica distribuzione in cui prevalgono le direzioni orientali (da Est-Nord-Est, Est ed Est-Sud-Est) ed occidentali (da Ovest-Nord-Ovest, Ovest ed Ovest-Sud-Ovest), con una lieve prevalenza delle prime; approssimandosi invece alla fascia pedemontana (Fiorenzuola, Gariga), la distribuzione di frequenza inizia a risentire del regime delle brezze appenniniche, maggiormente evidente nella stagione estiva. MONTICELLI (PC) - 2001/2008 Distribuzione di frequenza delle direzioni di prov. annuali del vento FIORENZUOLA (PC) - 2001/2008 Distribuzione di frequenza delle direzioni di prov. del vento N NNO 14.0 12.0 NO N N NO NN E NE NO 8.0 6.0 6.0 ON O ENE 4.0 2.0 0.0 O E OSO SO SSE ESE SE SSO Frequenza GARIGA (PC) - 2001/2008 Distribuzione di frequenza delle direzioni di prov. del vento N NN E NNO NO 8.0 6.0 ENE NNE NE 20.0 15.0 ONO 4.0 ENE 10.0 2.0 O 30.0 25.0 NE 10.0 ON O Frequenza MOCOMERO (PC) - 2003 Distribuzione di frequenza delle direzioni di provenienza del vento N 12.0 SSE S S 14.0 E SO SE SSO 0.0 OSO ESE NO ENE 4.0 2.0 NN O NE 10.0 8.0 O NN E 12.0 10.0 ONO 14.0 5.0 0.0 E OSO O ESE SO SSE E OSO SE SSO 0.0 ESE SO SE SSO Frequenza SSE Freq. % S S Fig. 13 - Provincia di Piacenza (Rete Agrometeo), anni 2001/2008. Distribuzione percentuale delle direzioni di provenienza del vento (%) Le brezze di monte e di valle sono venti locali a ciclo giornaliero, originati dall’interazione tra l’orografia montuosa, il riscaldamento solare diurno e il raffreddamento radiativo notturno, che interessano localmente il solo strato atmosferico superficiale; l’aria al suolo, riscaldata dal sole durante il giorno, tende a risalire lungo i versanti più soleggiati e più in generale lungo l’intero asse della valle dando origine ad un vento locale diurno (brezza di valle) di intensità modesta e 09_17.odt 12 correlata alla dimensione e all’orientamento della valle stessa. Viceversa, di notte l’aria che si raffredda per irraggiamento del terreno tende a scivolare verso il basso lungo i crinali, ad accumularsi nel fondovalle e quindi a scendere lentamente lungo il suo asse (brezza di monte). La brezza di valle è maggiormente visibile nella stagione estiva, mentre la brezza di monte si osserva chiaramente anche in Inverno. L’influenza dei regimi di brezza è ben visibile dal confronto delle diverse distribuzioni di frequenza che si osservano in situazioni di pianura centrale (Monticelli), di pianura prossima al pedemonte (Fiorenzuola – S. Protaso e Gariga) e all’interno di una valle appenninica (Mocomero di Vernasca). Mentre a Monticelli è dominante la prevalenza Est-Ovest, già a Fiorenzuola si notano le componenti Nord-Orientali e Sud-Occidentali prodotte dalle brezze di valle e di monte della Val d’Arda, ancora più evidenti a Gariga rispetto alla Val Nure della quale è più prossima, mentre a Mocomero di Vernasca, nella media Val d'Arda, le brezze e l’incanalamento delle correnti sinottiche lungo le sole due direzioni dell’asse della valle risultano del tutto dominanti, fino a ricoprire oltre il 50% dei casi annuali. Nel contesto della pianura piacentina dunque in prossimità della fascia del Po risulteranno prevalentemente sottovento ai punti di emissione inquinante le località posizionate ad Est e ad Ovest di questi, mentre approssimandosi all’area pedemontana risulteranno più a rischio le località posizionate nel quadrante di SudOvest (nelle ore diurne, brezze di valle) rispetto ai punti di emissione, e nel quadrante di Nord-Est (nelle ore notturne, brezze di monte); all’interno delle valli appenniniche infine le località sottovento ai punti di emissione si troveranno prevalentemente lungo i rispettivi assi vallivi. 6. Le condizioni temperate della fascia della media collina. Come si è visto, lo strato delle inversioni termiche che caratterizza il fondovalle padano soprattutto nel semestre freddo, ha uno spessore medio che si aggira attorno ai 2-300 m. e ricopre tutta la pianura del territorio piacentino incuneandosi nelle valli appenniniche; tutto il territorio compreso in questo strato registra pertanto escursioni termiche giornaliere più ampie nel corso della stagione invernale, temperature minime più rigide e quindi maggiore frequenza dei giorni di gelo, elevata frequenza di eventi di nebbia e foschia. Nel semestre caldo le inversioni termiche si fanno via via più rare e il territorio di pianura risulta caratterizzato dalle alte temperature e dagli alti tassi di umidità che raggiungono il proprio massimo a cavallo dei mesi di Luglio ed Agosto, favoriti dalle condizioni di alta pressione (e quindi di bel tempo) indotte dal vicino anticiclone Atlantico, e dalla scarsa ventosità tipica del fondovalle padano. In questo periodo nel territorio di collina al di sopra dei 2-300 m di altitudine si rinforzano i regimi di brezza, e in particolare le brezze di valle prodotte dal riscaldamento dei versanti ad opera della maggiore radiazione solare estiva, che tende a sollevare l’aria più calda richiamandola verso i crinali e verso la sommità delle valli. Le brezze di valle sono attive durante le ore calde e hanno la capacità di asportare calore e rimescolare la massa d’aria presente nella valle, abbassando così le temperature a livello del suolo. La conseguenza più rilevante per il territorio di collina è che nella stagione estiva le temperature massime diurne sono mediamente più basse di quelle riscontrabili in pianura, mentre le minime notturne, se non ci si trova in situazioni di fondovalle, possono risultare mediamente più elevate di quelle della pianura, con una conseguente significativa riduzione delle escursioni termiche giornaliere medie rispetto a quelle della pianura, fenomeno più accentuato durante il periodo caldo, ma riscontrabile in misura minore anche nel semestre freddo. La temperatura media annuale delle stazioni climatologiche collocate in questa fascia, con riferimento alla serie storica 1958/83 risulta compresa tra 11.5°C (Bettola) e 11.9°C (Bobbio), solo leggermente inferiore a quella della pianura (Piacenza S. Lazzaro: 12.2°C, Fiorenzuola: 12.1°C), ma nel periodo estivo la temperatura media risulta leggermente più moderata di quella della pianura (in Luglio temperatura media di 21.8°C a Castellana e di 22°C a Bobbio, contro una media di 22.9°C tra Piacenza e 09_17.odt 13 Fiorenzuola). Per contro nel periodo invernale la temperatura in questa fascia collinare media risulta leggermente più alta di quella della pianura (in Gennaio dai 1.5°C di Bettola ai 2.5°C di Castellana, contro i 0.2°C di Fiorenzuola e i 0.8°C di Piacenza S. Lazzaro). Anche per gli estremi termici si osserva il medesimo comportamento: in estate il valore medio delle temperature massime giornaliere risulta in questa fascia collinare di 1-3°C inferiore a quello della pianura (in Luglio 26.7°C a Bettola e 28.1°C a Bobbio, contro 29.4°C a Piacenza e 29.5°C a Fiorenzuola), mentre il valor medio delle temperature minime notturne risulta leggermente più elevato di quello della pianura (17.1°C a Bettola e Castellana, contro 16.2-16.4°C della pianura; Bobbio invece, collocato in una posizione di fondovalle, presenta temperature minime leggermente più basse). In inverno avviene invece il contrario: il valor medio delle temperature massime diurne è leggermente più alto di quello della pianura (in Gennaio dai 3.9°C di Bettola ai 5.5°C di Castellana, contro un valore di 4.2°C a Piacenza e di 3.7°C a Fiorenzuola). Fig. 14 - Provincia di Piacenza. Escursioni termiche giornaliere medie mensili di Gennaio e Luglio. Anni 1958/1983 Come conseguenza di questi comportamenti, le escursioni giornaliere medie risultano generalmente più modeste nel territorio di collina rispetto alla pianura: la media annuale vede infatti valori compresi tra i 7.3°C di Bettola e i 9.9°C di Bobbio (valore più elevato perché collocato in una posizione di fondovalle), contro valori attorno ai 10.2-10.3°C della pianura, tra Piacenza e Fiorenzuola; se ci si colloca in posizioni relativamente distanti dai fondovalle, le escursioni termiche giornaliere medie in collina risultano più basse di quelle della pianura in ogni stagione dell’anno: in Gennaio infatti si rilevano valori medi tra 5 e 6°C in collina (escluso il caso di Bobbio, collocato in un tipico fondovalle) a fronte di valori di 6.8-6.9°C della pianura, mentre in estate la differenza è ancora più evidente, con medie di 9.4-9.6°C in collina, a fronte di valori di 13.0-13.3°C nella fascia della pianura. Il comportamento delle temperature di Bobbio (270 m. slm) e di Losso (416 m. slm in comune di Ottone, quota anche leggermente inferiore a quella di Castellana) fa pensare che la collocazione orografica dell’abitato (se in prossimità o a distanza dal fondovalle) può localmente vanificare l’effetto benefico di temperamento associato alla fascia altitudinale. Il carattere di minore continentalità di questa fascia di territorio viene esaltato altresì dalla minore escursione termica annuale (differenza tra le temperature medie del mese più caldo e di quello più freddo) rispetto a quella riscontrabile in pianura, a causa delle temperature più miti che si hanno in inverno e a quelle più temperate che si hanno in estate; a fronte infatti di una escursione termica annuale compresa in 09_17.odt 14 pianura tra 22.1 (S. Lazzaro) e 22.7°C (Fiorenzuola), nelle stazioni di collina si registrano valori da 19.2/19.3°C (Losso, Castellana), a 20.3/20.4°C (Bettola, Bobbio); questa caratteristica si va affievolendo con l’aumento dell’altitudine oltre i 5-600 m, ma per contro si accentua con la diminuzione della latitudine e cioè approssimandosi verso sud al territorio ligure, caratterizzato da un clima decisamente marittimo. Bobbio (PC), 270 mslm Precipitazioni (mm), temperature ed escursioni termiche (°C) Anni 1958/83 160.0 25.0 20.0 prec. (mm) 120.0 100.0 15.0 80.0 10.0 60.0 40.0 5.0 20.0 0.0 escurs. e temp. media (°C) 140.0 Bobbio - prec. S. Lazzaro - prec. Bobbio - escurs. S. Lazzaro - escurs. Bobbio - temp. S. Lazzaro - temp. 0.0 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Bettola (PC), 329 mslm Precipitazioni (mm), temperature ed escursioni termiche (°C) Anni 1958/83 160.0 25.0 20.0 prec. (mm) 120.0 100.0 15.0 80.0 10.0 60.0 40.0 5.0 20.0 0.0 escurs. e temp. media (°C) 140.0 Bettola - prec. S. Lazzaro - prec. Bettola - escurs. S. Lazzaro - escurs. Bettola - temp. S. Lazzaro - temp. 0.0 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Castellana (PC), 434 mslm Precipitazioni (mm), temperature ed escursioni termiche (°C) Anni 1958/83 160.0 25.0 20.0 prec. (mm) 120.0 100.0 15.0 80.0 10.0 60.0 40.0 5.0 20.0 0.0 0.0 Gen 09_17.odt Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago 15 Set Ott Nov Dic escurs. e temp. media (°C) 140.0 Castellana - prec. S. Lazzaro - prec. Castellana - escurs. S. Lazzaro - escurs. Castellana - temp. S. Lazzaro - temp. Losso (PC), 416 mslm Precipitazioni (mm), temperature ed escursioni termiche (°C) Anni 1958/83 25.0 20.0 Prec. (mm) 200.0 15.0 150.0 10.0 100.0 5.0 50.0 0.0 0.0 escurs. e temp. medie (°C) 250.0 Losso Prec. S. Lazzaro Prec. Losso Temp. S. Lazzaro Temp Losso Esc. T. S. Lazzaro Esc. T. -5.0 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Fig. 15 - Provincia di Piacenza: Precipitazioni, temperature e esc. termiche giornaliere medie in alcune stazioni caratteristiche. A queste condizioni di maggiore temperamento termico occorre aggiungere anche una maggiore piovosità estiva che permette di mitigare la sensazione di disagio dovuto alle alte temperature, senza giungere peraltro alle condizioni di caldo afoso che si verificano in pianura, e la maggiore ventilazione diurna prodotta dalle brezze di valle. Con l’aumento dell’altitudine invece, superando i 600-800 m., il clima temperato della media collina tende ad assumere caratteristiche più continentali, con temperature invernali più rigide e più ampie escursioni termiche sia giornaliere che annuali: nella fattispecie del territorio piacentino peraltro questo andamento è attenuato dalle caratteristiche di marittimità che acquisisce il clima scendendo a latitudini inferiori verso Sud, in virtù dell’approssimarsi al vicino Mar Ligure. Si può dunque concludere che la fascia altitudinale della media collina piacentina, indicativamente compresa tra i 2-300 m e i 5-600 m. di altitudine, sotto il profilo climatico risulta particolarmente vocata a: • il turismo, residenziale ed itinerante, sia estivo che invernale, che può trovare qui temperature estive più moderate e invernali più miti, escursioni termiche più contenute, maggiore ventilazione, minore umidità relativa, assenza di nebbie e foschie nel semestre freddo…: in sostanza una migliore qualità ambientale della vita, ideale soprattutto per le categorie più deboli o a rischio quali bambini, giovani, anziani, ammalati, donne in gravidanza, ecc. • lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, e in particolar modo dell’energia solare, sia nella forma dello sfruttamento delle tecniche solari passive (edilizia bioclimatica), sia nello sfruttamento del solare termico che di quello fotovoltaico; • la messa a coltura di specie agrarie arboree e seminative con tecniche ecocompatibili (agricoltura biologica e a basso impatto ambientale): infatti le più basse temperature estive, che possono penalizzare la durata della stagione vegetativa e i periodi di maturazione, vengono però compensate dalle più miti temperature invernali e dalla significativa riduzione delle probabilità di gelate tardive e/o precoci dovute ad inversioni termiche, nonché dalla minore umidità relativa e dalla maggiore ventilazione che riducono il rischio di molte fitopatie, e innanzitutto delle malattie fungine o crittogamiche. 7. Le condizioni climatiche favorevoli all’inquinamento atmosferico. Le inversioni termiche costituiscono condizioni climatiche di particolare importanza e pericolo ai fini dell’inquinamento atmosferico, in quanto all’interno di questo strato l’aria risulta particolarmente stabile e tale da ostacolare la dispersione degli inquinanti che vi vengono immessi (ad es. i fumi di scarico dei veicoli stazionano in prossimità del suolo). Particolarmente critica è inoltre la fase di scioglimento dell’inversione 09_17.odt 16 09_17.odt 1400 1300 1200 1100 1000 900 800 700 600 500 400 300 200 100 suolo % termica, prodotto dal successivo riscaldamento del suolo da parte del sole durante la prima metà della giornata: in questo caso lo strato viene eliminato a partire dal basso e pertanto risulta progressivamente assottigliato ed innalzato, creando una sorta di coperchio momentaneamente impenetrabile al di sopra di uno strato d’aria più instabile a contatto del suolo in cui gli inquinanti sono in grado di disperdersi; in questa particolare situazione (chiamata ‘fumigazione’) gli inquinanti emessi a bassa quota (ad es. le emissioni industriali o da riscaldamento civile) si concentrano sempre più nel primo strato a livello del suolo, creando condizioni di elevato pericolo per la salute. Le inversioni termiche sono situazioni climatiche caratteristiche soprattutto delle pianure e dei fondovalle e risultano più frequenti nelle stagioni con minore radiazione solare e con prevalenti condizioni di cielo notturno sereno: è dunque soprattutto nel periodo invernale che caratterizzano la pianura e i fondovalle piacentini così come tutto il territorio della pianura lombardo emiliana; sulla base delle osservazioni storiche condotte a Milano Linate, la frequenza di giorni di inversione notturna al suolo è del 93.5% in Dicembre, del 90.3% in Gennaio e del 82.1% in Febbraio, per poi diminuire significativamente nei mesi primaverili; queste inversioni persistono al suolo fino a metà giornata nel 38.8% dei giorni in Dicembre e addirittura nel 48.4% dei giorni in Gennaio, mentre già in Febbraio tendono a sciogliersi e a rialzarsi nel corso del giorno nella quasi totalità dei casi. Lo spessore dello strato di inversione che si forma nel corso della notte sulla pianura padana mediamente non supera i 300-400 m., come si può vedere dall’innalzamento della base dello strato nel corso Freque nza de lla a ltezza della ba se de ll'inve rsione della prima metà della giornata: alle Se me stre fre ddo - Mila no Lina te , 1967-1972 ore 13 (massima radiazione solare) si può ritrovare ancora un 12% di 80.0 casi con base dello strato tra 300 e 70.0 60.0 400 m. di quota, mentre i casi a 50.0 quota superiore risultano sempre ore 1 40.0 ore 13 più trascurabili. 30.0 Lo strato di inversione termica al 20.0 suolo è ben evidenziato nel 10.0 0.0 semestre freddo dalla frequenza e dalla persistenza delle nebbie. Le Altezze m. nebbie si formano appunto nel periodo freddo a causa del rapido Fig. 16 – Milano Linate, 1967/1972. Frequenza percentuale raffreddamento notturno dello dell’altezza della base dell’inversione termica. Semestre freddo. (dati Reg. Lombardia) strato atmosferico di superficie, che normalmente si riscalda durante le ore centrali della giornata dissolvendo così la nebbia, ma in molti casi riesce a persistere per molte ore, soprattutto nei giorni in cui l’elevazione del sole è minore. La frequenza dei giorni di nebbia a Piacenza vede i propri valori più elevati in Dicembre (12 giorni/mese, 21% del totale annuo) e in Gennaio (11 giorni/mese, 20% del totale annuo), per diventare quasi trascurabile in Luglio e Agosto (1% del totale annuo). Anche la persistenza del fenomeno durante la giornata risulta massima in inverno, quando l’insolazione è minore, e minima in estate; nel semestre freddo (autunno e inverno) si osserva che tutti gli eventi di nebbia durano più di 3 ore, fino ad avere in inverno un 43% di casi che persistono per più di 15 ore e un 20% di casi che persistono per più di un giorno. 17 % n° giorni La persistenza diminuisce poi progressivamente nel semestre caldo, fino ad avere in estate la totalità degli eventi che non si Frequenza dei giorni con nebbia prolungano per più di 3 S. Damiano (PC), anni 1992-2005 ore. 14 Il fenomeno delle nebbie 12 nel nostro territorio ha 10 subito una tendenza alla 8 media diminuzione negli ultimi 6 quindici anni, forse in 4 corrispondenza alla 2 riduzione delle piogge e 0 dell’umidità invernali e al GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC contemporaneo aumento Fig. 17 - Frequenza dei giorni con nebbia (n° giorni) a S. Damiano (PC), anni delle temperature: si è 1992-2005. infatti passati da una (Fonte: Banca Dati Unioncamere E.R.) media di 85 giorni/anno con nebbia agli inizi degli anni 90, ad una media di 30 giorni/anno nel corso degli ultimi anni. La presenza di questo strato di circa 3-400 m. di Persistenza % delle nebbie per durata (ore) S. Damiano (PC), anni 1951-1977 spessore interessato dalle inversioni termiche 100.0 90.0 soprattutto durante il 80.0 periodo invernale come si 3 70.0 6 60.0 è già notato è 50.0 9 indirettamente ben 40.0 12 documentato sul territorio 30.0 15 20.0 piacentino proprio dalle 10.0 caratteristiche di minore 0.0 INV PRI EST AUT continentalità e maggiore mitezza e temperamento Fig. 18 - Persistenza del fenomeno della nebbia (%) per classi di durata (ore) a del clima della fascia S.Damiano (PC), anni 1951-1977. (Fonte: ENEL - SMAM.) collinare collocata al di sopra di esso, e cioè Numero di giorni con nebbia sopra i 2-300 m. di S. Damiano (PC), anni 1992-2005 altitudine. In questa fascia, fuori dai 90 80 fondovalle in cui le 70 inversioni pur si 60 incuneano, le escursioni 50 Giorni/anno termiche giornaliere ed 40 Interp. lineare 30 annuali risultano 20 sensibilmente inferiori, 10 mentre la stessa qualità 0 dell’aria risulta 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 mediamente migliore a Fig. 19 - Frequenza dei giorni con nebbia (giorni/anno) a S. Damiano (PC), anni causa della maggiore 1992-2005. instabilità e turbolenza (Fonte: Banca Dati Unioncamere E.R.) atmosferica e della lontananza dalla massa di inquinanti che stazionano nel fondovalle padano. 09_17.odt 18 % Le condizioni climatiche stagionali influenzano inoltre fortemente la capacità dello strato atmosferico superficiale di disperdere gli inquinanti gassosi e particellari che vi vengono immessi: più è alta l’instabilità dell’aria e la presenza di moti convettivi e turbolenti favoriti dalla radiazione solare, maggiore risulta la dispersione delle sostanze inquinanti in prossimità delle sorgenti (ad es. i fumi emessi da un camino industriale raggiungono Fre que nza (%) de lle cla ssi di sta bilità più rapidamente il Pia ce nza S. Da m ia no, 1951-1977 suolo). La statistica 70.0 delle classi di stabilità 60.0 dell’atmosfera a livello 50.0 del suolo (Piacenza - S. A+B+C Damiano) mostra la 40.0 D prevalenza delle 30.0 E+F+G+Neb condizioni di instabilità 20.0 (classi A-B-C secondo 10.0 Pasquill) nel 0.0 quadrimestre caldo Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic (Maggio-Giugno-LuglioAgosto), nonchè la Fig. 20 - Piacenza S. Damiano. Frequenza mensile delle classi di stabilità di Pasquill prevalenza delle (%), anni 1951/1977. (Fonte: AM-ENEL) condizioni stabili (classi E-F-G e nebbie) e delle condizioni neutre (classe D) durante il periodo freddo dell’anno. 09_17.odt 19 Fig. 21 - Provincia di Piacenza. Altezza di rimescolamento media oraria stagionale (m), anno 2004. (Fonte: SIM-ARPA) Fig. 22 - Piacenza. Altezza di rimescolamento media mensile (m), anni 2003/2004. (Fonte: SIM-ARPA) 09_17.odt 20 Fig. 23 - Provincia di Piacenza. Percentuale stagionale di condizioni stabili, anno 2004 (%). (Fonte: SIM-ARPA) L’altezza media mensile dello strato di rimescolamento calcolata da SIM-ARPA a Piacenza nel periodo 2003-2004 vede i valori più bassi (circa 200 m.) nei mesi di Dicembre e Gennaio, e i valori medi più alti (900-1000 m.) nel mese di Luglio: il periodo invernale si conferma così come quello più pericoloso per l’accumulo e la concentrazione degli inquinanti atmosferici emessi a bassa quota. La fascia di pianura risulta inoltre la porzione di territorio che presenta in ogni stagione le altezze più basse dello strato di mescolamento, sia durante le ore di massima insolazione che durante le ore notturne, quando peraltro le differenze di spessore dello strato tra pianura e montagna risultano accentuate. 8. Confronto tra i dati storici e i dati attuali. Nel corso degli ultimi decenni il clima generale e locale ha subito profonde trasformazioni, sia in rapporto al regime delle temperature che a quello delle precipitazioni; per rendere evidenti queste trasformazioni, è stato eseguito un confronto tra i valori medi della serie storica 1958/83 ed i valori medi della serie dei dati registrati dalle stazioni termo-igro-pluviometriche della Rete Agrometeorologica Provinciale tra il 1983 e il 2008. Il confronto è puramente qualitativo, in quanto le due serie storiche risultano tra loro assolutamente disomogenee, sia nella localizzazione delle stazioni che nella tipologia degli strumenti e nell'entità dei loro controlli. Le stazioni della Rete sono elencate e descritte nella figura seguente, dalla quale si può notare che risultano tutte collocate nella fascia di altitudine compresa tra la pianura e i 400 mslm, e che sono caratterizzate da serie di dati non tutte coeve. I valori medi della serie storica sono riportati nella figura successiva; da un rapido confronto risulta immediatamente evidente la riduzione dell'altezza annuale delle precipitazioni rispetto 09_17.odt 21 alla serie 1958/83: infatti mentre nella serie 1958/83 il totale delle piogge annuali nelle stazioni della pianura risultava compreso tra 835 e 920 mm., ma con valore medio più centrato attorno a 850-860 mm., nella serie più attuale 1983/08 il totale delle piogge annuali nella pianura risulta compreso tra circa 670 e 770 mm, con una riduzione quindi che può ammontare al 15-17%. Analoga riduzione si verifica per la frequenza annuale delle precipitazioni: mentre nella serie 1958/83 si registrano in media nella fascia della pianura da 80 a 84 giorni piovosi, nella serie più recente 1983/08 questi si sono ridotti a 70-75, con una riduzione del 13-14%. Stazioni xUtm yUtm Altit. Tipo Serie Albareto 531400 981100 270 Meccanica 1983/2004 Ancarano 549600 974900 165 Meccanica 1984/2008 Bacedasco 573000 966000 130 Meccanica 1983/2008 Carmiano 548200 968500 287 Meccanica 1990/2008 CaseBasse 531400 986600 140 Meccanica 1982/2008 Fiorenzuola 570600 975700 80 Elettronica 1983/2008 Gariga 553900 981600 90 Elettronica 1989/2008 Montalbo 529600 980000 357 Meccanica 1982/2008 Monterosso 570500 967100 290 Meccanica 1983/2008 Monticelli 571000 990800 45 Elettronica 1985/2008 Mortizza 560000 990000 45 Meccanica 1992/2008 Paderna 562600 978400 80 Meccanica 1983/2006 PratoOttesola 563000 964400 212 Meccanica 1983/2006 Verago 532100 978800 296 Meccanica 1983/2008 Vicobarone 529800 982000 289 Elettronica 1983/2008 VigoloMarchese 565900 969000 158 Meccanica 1983/2008 Fig. 24 - Provincia di Piacenza. Stazioni della Rete Agrometeorologica provinciale di cui sono state elaborate le serie storiche. x e y UTM= coordinate metriche; altit= altitudine in mslm. TMAX TMIN TMED ESC UMED PTOT PGG ETP P-ETP ST10 Albareto 23,0 2,7 11,8 8,4 75,5 707,7 72,5 2,3 -140,9 1648,8 Ancarano 23,3 2,1 11,7 9,1 79,2 651,8 69,9 2,3 -199,1 1693,3 Bacedasco 24,2 2,0 12,2 10,1 79,8 748,1 74,6 2,4 -124,4 1789,0 Carmiano 23,6 1,7 11,1 9,8 73,7 708,8 75,0 2,2 -116,8 1479,8 CaseBasse 23,7 3,4 12,6 8,5 77,2 688,8 71,6 2,4 -200,8 1843,4 Fiorenzuola 24,1 0,6 11,6 11,2 77,8 763,8 71,3 2,3 -92,7 1674,8 Gariga 24,5 1,8 12,2 10,7 74,5 767,0 73,9 2,4 -90,6 1726,4 Montalbo 23,6 3,6 12,3 8,3 76,5 713,4 74,5 2,4 -159,7 1732,3 Monterosso 23,8 3,5 12,3 8,2 78,9 712,7 72,6 2,4 -161,6 1775,1 Monticelli 24,5 1,1 12,1 11,2 77,5 709,4 73,9 2,4 -159,4 1778,9 Mortizza 24,5 2,6 12,6 10,0 81,1 671,4 71,1 2,4 -216,2 1864,1 Paderna 23,8 1,9 11,9 10,1 80,4 668,0 70,8 2,3 -190,9 1735,1 PratoOttesola 24,1 0,5 11,0 11,3 80,7 712,3 75,7 2,2 -100,3 1499,1 Verago 24,2 2,7 12,0 9,6 78,5 680,1 72,5 2,3 -175,2 1655,7 Vicobarone 23,2 3,1 12,1 8,4 73,8 719,7 74,6 2,3 -140,5 1663,9 VigoloMarchese 24,3 1,6 11,8 10,5 78,2 717,5 72,4 2,3 -132,1 1672,5 Fig. 25 - Provincia di Piacenza. Stazioni della Rete Agrometeorologica provinciale . valori medi in °C delle temperature massime assolute e minime assolute annuali (TMAX e TMIN), delle temperature medie (TMED) e dell'escursione termica giornaliera (ESC), dell'umidità relativa (UMED) in %, della precipitazione totale (PTOT) in mm., del numero di giorni piovosi (PGG), dell'evapotraspirazione potenziale giornaliera (ETP) in mm., del bilancio idrico teorico (P-ETP) in mm., e della somma termica sopra 10 °C (ST10), in °C. 09_17.odt 22 Oltre alla riduzione significativa delle altezze e delle frequenze delle precipitazioni annuali, è interessante notare un cambiamento rilevante nella loro distribuzione stagionale: la distribuzione rimane sempre bicuspide (due stagioni piovose, autunno e primavera, e due stagioni siccitose, estate e inverno), ma mentre il valore delle precipitazioni autunnali rimane pressoché invariato, diminuisce molto più velocemente il valore delle precipitazioni invernali rispetto a quelle estive, cosicché nella serie 1983/08 l'inverno diventa la stagione meno piovosa dell'anno, al posto dell'estate. In autunno tuttavia, pur rimanendo pressoché costante l'altezza delle piogge, tende ad aumentare l'intensità della precipitazione (mm. di acqua caduti in media per giorno piovoso) che passa da 11.9 mm/g nel 1958/83 a 12.5 mm/g nel 1983/08, mentre nelle altre 3 stagioni l'intensità diminuisce: indice questo di aumento del fenomeno delle piogge brevi e intense, tipico dei mutamenti climatici globali in atto. Provincia di Piacenza Fascia della pianura Provincia di Piacenza Fascia della pianura Piogge medie stagionali (mm.) Temperatura media stagionale (°C) 900 25 800 20 700 1958/83 1958/83 1983/08 500 1983/08 15 °C. mm. 600 400 300 200 10 5 100 0 0 Pri Est Aut Inv Anno Pri Est Aut Inv Anno Fig. 26 - Provincia di Piacenza. Stazioni della Rete Agrometeorologica provinciale nella fascia della pianura. Confronto con i valori stagionali della serie storica 1958/83. Anche sul fronte delle temperature si può osservare un piccolo cambiamento tra le due serie di dati, seppur meno significativo: mentre la temperatura media annuale rimane pressoché costante, o subisce una leggera flessione, così come diminuiscono leggermente le temperature di Primavera, Autunno e Inverno, al contrario la temperatura estiva subisce un leggero incremento, coerentemente con il senso comune relativo all'incremento nella frequenza di estati più calde e asciutte; i dati di temperatura invero vanno confrontati con maggiore prudenza, sia a causa della disomogeneità delle serie storiche, che della disomogeneità degli strumenti di misura e dei relativi controlli: una analisi statisticamente significativa può essere condotta solo su dati omogenei e sulle stesse stazioni, come si vedrà nei paragrafi successivi. 9. Tendenze climatiche a scala locale e regionale L’accentuarsi dei forti mutamenti climatici che hanno già caratterizzato il 20° sec. è oggi patrimonio comune. Il 3° Rapporto dell’IPCC (Shangai, 2001), il panel intergovernativo della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici globali (UNFCCC), aveva chiaramente evidenziato già 8 anni fa le certezze scientifiche cumulate sulla situazione dei mutamenti climatici e sulle tendenze previste: l’insieme crescente delle osservazioni disponibili presentava inequivocabilmente uno scenario di riscaldamento globale del pianeta e di altri importanti mutamenti climatici nella distribuzione e nella frequenza degli eventi; le emissioni di gas serra e di aerosol dovute alle attività umane erano in continuo aumento ed esistevano prove sempre più stringenti che tali emissioni erano la principale causa del riscaldamento globale almeno dell’ultimo 09_17.odt 23 secolo; il Rapporto evidenziava che le attività antropiche avrebbero continuato a modificare il clima globale del pianeta per tutto il 21° secolo e che tutti gli scenari di previsione analizzati contemplavano un progressivo innalzamento delle temperature e del livello dei mari. Il 4° rapporto dell’IPCC da poco presentato (Parigi, 2007) conferma pienamente, anzi aggrava, le previsioni precedenti, rafforzando la certezza (ormai giunta al 90%) del nesso causale tra attività antropiche e riscaldamento globale. In particolare i Rapporti individuano tra le aree più a rischio per le conseguenze del riscaldamento globale e dei mutamenti climatici (siccità, onde di calore, eventi estremi, innalzamento del livello del mare) tutta l’area del Mediterraneo. Nel corso degli ultimi dieci anni anche l’Emilia-Romagna è stata interessata dal verificarsi di forti anomalie climatiche che hanno interessato gran parte del continente Europeo: ad esempio, l’estate del 2003 è stata la più calda dall’inizio del XX secolo e, nello stesso tempo, particolarmente secca (a Reggio Emilia si è verificato un periodo record di 32 giorni consecutivi senza pioggia). Durante il periodo 1958-2000 in Emilia Romagna la variabilità dei valori medi dei principali parametri climatici (temperature, precipitazioni) è stata accompagnata da variazioni significative nella frequenza degli eventi estremi, specialmente per quanto riguarda la temperatura. In particolare, il 10° percentile della temperatura minima e, ancor più, il 90°percentile della temperatura massima presentano crescite lineari significative. Queste variazioni temporali sono state accompagnate da una significativa riduzione nel numero di giorni con gelo e da un aumento nell’indice di durata delle onde di calore. I valori medi di precipitazione stagionale nel corso dello stesso periodo sono stati caratterizzati da un calo lineare in inverno, e da una crescita in estate e in autunno. La lunghezza del periodo di giorni consecutivi senza pioggia è aumentata, mentre il numero di giorni con piogge intense è calato significativamente in inverno e in primavera, e cresciuto in estate, specialmente sugli Appennini. I dati analizzati da ARPA fanno parte di un'unica serie storica basata sulle medesime stazioni e sui medesimi strumenti e sono pertanto pienamente affidabili, al contrario dei confronti parziali sulle due differenti serie di dati eseguiti al paragrafo precedente. 10. L’aumento delle temperature. Le analisi climatologiche sviluppate da Arpa In Emilia–Romagna mostrano per le temperature massime la presenza di tendenze positive nel periodo 1956-2000 in tutte le stagioni, statisticamente significative in pianura e nella prima collina. Nella Figura sono riportate le tendenze della temperatura massima invernale (a) ed estiva (b): Fig. 27 - Tendenza delle temperature massime invernali (a) ed estive (b). Periodo 1956-2000 Fonte: R. Tomozieu et Al., 2003 I valori in corrispondenza delle stazioni rappresentano il valore della tendenza (°C ogni dieci anni), mentre le zone colorate si riferiscono alle sole tendenze statisticamente significative. 09_17.odt 24 Le analisi di Arpa evidenziano la presenza di tendenze positive per periodo 1956-2000 su gran parte della regione, con valori sostanzialmente confrontabili per le due stagioni. I valori ottenuti sono statisticamente significativi solo in pianura e nella prima collina. In pianura, lontano dalla costa adriatica, e nelle province di Forlì-Cesena e Rimini si riscontrano infine valori di tendenze più elevati che in altre parti della regione. La temperatura massima sembra dunque aumentare in modo simile in estate e in inverno, e con maggiore intensità in pianura piuttosto che in montagna. Le tendenze positive a Piacenza risultano statisticamente significative in pianura e collina sia in inverno che in estate, e la tendenza delle temperature massime invernali risulta tra le più elevate di tutta la regione. Fig. 28 - Serie temporale di anomalie estive di Tmax per il periodo 1961-2003, mediate su 23 stazioni dell’EmiliaRomagna. Fonte: C. Cacciamani et Al. 2005. L’analisi climatologica mostra inoltre che anche le temperature massime estreme tendono ad aumentare su quasi tutto il territorio regionale, con maggiore intensità in pianura e collina rispetto alla montagna, e più marcatamente in estate rispetto all’inverno. Lo stesso comportamento caratterizza anche la durata delle cosiddette “onde di calore”, e cioè i periodi in cui la temperatura massima giornaliera supera di 5°C la media climatologica. La temperatura minima mostra un andamento simile alla massima, caratterizzato cioè da tendenze positive sia in inverno che in estate, con valori statisticamente significativi in pianura. In questo caso si notano però valori di tendenza nettamente maggiori nella stagione estiva che in quella invernale: mentre in inverno il valore massimo di tendenza osservato è di 0.7°C ogni dieci anni, in estate si osservano tendenze fino a 1.1°C ogni dieci anni. 11. La variazione del regime pluviometrico. Dalle analisi di Arpa risulta evidente come nel periodo 1960-1996 le precipitazioni cumulate in Emilia Romagna durante la stagione invernale registrano una tendenza negativa, statisticamente significativa, più intensa dopo il 1980. Studi preliminari su un gruppo di 34 stazioni dell’Aeronautica Militare distribuite sul Nord Italia confermano questi risultati. Le precipitazioni cumulate durante il periodo estivo hanno invece evidenziato una tendenza positiva per la nostra regione. In primavera ed autunno non è stato possibile evidenziare la presenza di tendenze significative tranne che per pochissime stazioni caratterizzate da tendenze con valori negativi. Uno studio focalizzato su dati relativi agli ultimi 10 anni ha inoltre evidenziato un aumento dell’intensità media delle precipitazioni autunnali, sebbene questa tendenza non sia risultata essere significativa. 09_17.odt 25 L’analisi del 90-esimo percentile dei dati giornalieri di precipitazione per giorni con precipitazione superiore ad 1 mm. evidenzia tendenze prevalentemente non significative in inverno; al contrario, la stagione estiva è caratterizzata da una tendenza positiva, particolarmente significativa nella zona appenninica, con una leggera tendenza negativa nel Nord-Est della regione e nella provincia di Parma. Tendenze negative statisticamente significative per questo indice si riscontrano anche per la stagione primaverile, mentre in autunno sono presenti valori di tendenza positivi, sebbene non significativi, su quasi tutto il territorio, ad eccezione della zona appenninica centrale. Fig. 29 - Tendenza del 90° percentile della precipitazione annuale (piogge intense). In rosso i punti statisticamente significativi. Periodo 1950-2000. Fonte: R. Tomozieu et Al., 2003 La distribuzione spaziale delle tendenze del valore annuale presenta tendenze negative statisticamente significative nelle province di Parma e Ravenna, mentre nella provincia di Piacenza, nella zona appenninica delle province di Modena, Reggio Emilia, Parma, e sulla costa ravennate si registrano tendenze positive: e cioè, pur diminuendo l’altezza media delle precipitazioni stagionali, e in particolare di quelle invernali, nel corso dell’anno aumenta sul territorio piacentino la probabilità di precipitazioni intense. Fig. 30 - Tendenza della percentuale annuale di precipitazioni dovute ai fenomeni estremi. In rosso i punti statisticamente significativi. Periodo 1950-2000. Fonte: R. Tomozieu et Al., 2003 09_17.odt 26 Questo fenomeno è altresì evidenziato dalla variazione della percentuale stagionale di pioggia dovuta ai fenomeni estremi. Le medie stagionali di questo indicatore, calcolate su tutte le stazioni del territorio regionale, variano tra 31.4% per l’inverno e 32.8% per l’estate, con valori estremi relativi alle singole stazioni dell’Appennino attorno al 40%. La percentuale media relativa alla stagione autunnale è di 32.6%, più vicina al valore estivo che a quello invernale, mentre quella primaverile è di 32.2%. Un’analisi delle tendenze dei valori stagionali di questo indice mostra la presenza di una tendenza positiva in gran parte della regione, e cioè di un aumento della percentuale di pioggia dovuta ai fenomeni estremi, significativa in gran parte dei punti considerati durante l’estate, mentre tendenze negative significative sono presenti solo nella provincia di Forlì-Cesena; durante l’autunno e l’inverno si verificano tendenze positive significative solo in un numero ridotto di stazioni, mentre durante la stagione primaverile predomina una tendenza negativa, statisticamente significativa. 12. Cambiamenti climatici previsti e possibili impatti. Le previsioni per il clima futuro dell’Emilia-Romagna, per il periodo 2070-2100, evidenziate nei report del progetto europeo STARDEX, indicano che il clima regionale sarà significativamente più caldo in tutte le stagioni, sia rispetto alla temperatura minima, che alla massima. L’aumento del valore della temperatura minima è previsto essere inferiore per la primavera rispetto alle altre stagioni, mentre per la massima si prevedono incrementi più pronunciati in primavera ed estate. In particolare, si prevede che l’incremento medio di temperatura massima in Emilia-Romagna possa raggiungere 3°C in primavera e 5°C in estate. A seguito di queste variazioni si potrà osservare una diminuzione nel numero di giorni con gelo e un aumento nella durata delle onde di calore (con valori più pronunciati in primavera e in estate). Per quanto riguarda la precipitazione in Emilia-Romagna, le previsioni di scenario indicano la possibilità di un lieve aumento dei valori medi in estate e in autunno. Si prevede inoltre la possibilità di un aumento significativo nel numero di giorni consecutivi senza pioggia in autunno. Le variazioni climatiche previste potrebbero avere impatti rilevanti sull’ambiente, sull’economia e sulla salute della popolazione locale. In seguito, sono citati alcuni esempi di impatti sulla popolazione e sull’ambiente regionale osservati in occasione delle anomalie climatiche dell’estate 2003. a) La mortalità Uno studio preliminare pubblicato dalla “Agenzia Sanitaria Regionale” sulla mortalità in Emilia-Romagna durante l’estate 2003, mette in evidenza che i valori di mortalità rilevati nel corso di quel periodo sono stati superiori rispetto alla media del periodo 1998-2000. I mesi in cui si sono verificati impatti maggiori sono stati Giugno e Agosto, quando sono stati registrati degli aumenti di mortalità rispettivamente intorno al 14.3% e al 26.3%. Questi aumenti si sono verificati principalmente in corrispondenza ad un aumento della temperatura media e massima giornaliera. Il valore dell’indice di disagio di Thom nel corso dei mesi di Giugno e Agosto ha sempre assunto valori tipicamente corrispondenti a stati di disagio e, talvolta, di disagio e di deterioramento delle condizioni psicofisiche. b) La concentrazione di ozono A cominciare dal 5 Giugno 2003 la concentrazione di ozono rilevata in Emilia-Romagna è aumentata gradualmente così da raggiungere valori superiori a 180 μg/m3 tra l’11 e il 15 di Giugno in gran parte della regione, con valori medi areali tra 210 e 240 μg/m3 e valori locali di picco di 270 μg/m3. E’ interessante notare che i valori di picco sono stati rilevati presso stazioni posizionate fuori dai principali centri urbani. Durante lo 09_17.odt 27 stesso periodo sono stati rilevati valori intensi di concentrazione di PM10 lungo la costa Adriatica. (Dati resi disponibili da ARPA-SIM) c) Incendi Nel corso dell’estate 2003 si sono verificati estesi incendi boschivi che hanno portato alla distruzione di una frazione rilevante del patrimonio boschivo regionale. Le statistiche rese disponibili a livello nazionale dal Dipartimento della Protezione Civile, Corpo Forestale dello Stato, per il 2003 (fino al 13 Agosto) indicano il verificarsi di un totale di 7,916 incendi che hanno interessato 24,328 ha di terreno boschivo e 34,574 ha di terreno non boschivo per un totale di 58,902 ha. Il 17 Settembre 2003 la superficie affetta da incendi in Emilia-Romagna era di 173 ha, con una percentuale di area totale bruciata pari a 0.5. La regione italiana che ha subito la maggior parte dei danni è stata la Sardegna, seguita da Sicilia, Liguria, Toscana e Calabria. d) L’agricoltura L’anomalia climatica dell’estate 2003 ha portato al verificarsi di valori estremi di evapotraspirazione delle culture e di deficit nel bilancio idrico. Le alte temperature non hanno solo aumentato le necessità idriche delle culture, ma anche influenzato negativamente la loro crescita fenologica, portando ad una ulteriore riduzione del raccolto. Impatti particolarmente intensi sono stati rilevati sulle colture ad elevata richiesta idrica, che hanno registrato cali di resa fino a 50% nel caso in cui le colture non siano state adeguatamente irrigate. Le elevate temperature registrate nel corso dell’estate hanno anche portato una diminuzione nelle dimensioni della frutta e in generale nella sua produzione, un calo nella qualità di mele e pomodori e nella acidità del mosto. Nello stesso tempo è stato rilevata una crescita nel numero dei parassiti delle piante e negli impatti ad essi collegati. 09_17.odt 28 13. Appendice: dati medi mensili delle stazioni del Servizio Idrografico dei LLPP. GENNAIO - Anni 1958/83 stazione Bardi txa tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc etp bil 9.8 -11.4 3.5 -3.7 -0.3 103.4 30.4 8.5 7.2 0.0 104.4 Bedonia 14.2 -10.7 6.5 -3.1 1.7 133.5 37.9 9.7 9.6 5.4 128.1 Bettola 10.3 -6.8 3.9 -1.0 1.5 84.0 24.1 7.9 4.9 4.7 79.3 Bobbio 14.2 -8.9 5.5 -2.3 1.7 74.8 24.4 7.9 7.8 5.4 69.4 9.5 -6.8 3.4 -0.7 1.4 70.2 23.5 6.7 4.1 4.4 65.8 Castellana 11.5 -5.3 5.5 -0.5 2.5 71.1 21.7 6.1 6.0 7.9 63.2 Cremona 10.9 -6.1 4.5 -0.9 1.8 63.5 21.1 7.2 5.4 5.7 57.8 Fiorenzuola 11.8 -10.7 3.7 -3.2 0.2 57.9 17.6 6.9 6.9 0.6 57.3 Busseto Loco 9.9 -7.9 4.5 -1.2 1.7 147.1 48.5 9.0 5.7 5.4 141.7 Losso 7.4 -10.6 1.9 -4.1 -1.1 124.7 41.3 8.7 6.0 0.0 128.3 Molato 7.7 -6.9 3.0 -2.0 0.5 82.2 24.7 8.5 5.0 1.5 80.7 10.0 -4.3 4.3 0.0 2.2 67.0 19.4 6.8 4.3 7.0 60.0 Salsomaggiore 14.0 -7.6 5.4 -1.5 2.0 74.8 21.8 7.6 6.9 6.3 68.5 SanDamiano 13.0 -9.8 4.3 -2.7 0.8 59.2 18.6 7.4 7.0 2.5 56.7 SanLazzaro 12.1 -10.6 4.2 -2.6 0.8 63.4 18.9 7.4 6.8 2.5 60.9 Varzi 10.1 2.0 64.9 21.4 7.4 5.8 6.3 58.6 Montalto -6.4 4.6 -1.2 FEBBRAIO - Anni 1958/83 stazione txa tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc etp Bardi 11.4 -8.9 5.8 -2.6 1.6 86.7 32.7 8.5 8.4 12.4 74.3 10.2 Bedonia 15.8 -8.4 8.3 -1.5 3.4 117.0 33.0 8.7 9.8 18.4 98.6 13.4 Bettola 11.5 -3.6 6.4 0.5 3.5 82.2 27.8 7.6 5.9 18.7 63.5 10.8 Bobbio 16.2 -6.1 8.3 -0.7 3.8 61.6 21.5 7.1 9.0 19.7 41.9 Busseto 12.1 -3.0 6.8 1.3 4.0 67.5 26.5 6.7 5.5 20.4 47.1 10.1 Castellana 12.6 -3.6 7.4 0.8 4.1 68.1 22.9 6.1 6.6 20.7 47.4 11.2 Cremona 13.3 -2.3 7.7 1.4 4.6 57.5 21.7 6.7 6.3 22.3 35.2 8.6 Fiorenzuola 14.7 -6.5 7.7 -0.9 3.4 54.6 20.2 6.5 8.6 18.4 36.2 8.4 Loco 10.3 -5.2 6.3 -0.3 3.0 115.5 39.6 8.5 6.6 17.0 98.5 13.6 Losso 8.9 -7.7 4.2 -2.6 0.8 100.5 31.7 7.8 6.8 Molato 8.9 -4.5 4.6 -0.8 1.9 58.1 24.6 5.8 5.4 13.4 44.7 10.0 Montalto 09_17.odt bil int 8.7 9.8 90.7 12.9 11.6 -2.2 6.3 1.4 3.9 60.9 23.3 6.2 4.9 20.0 40.9 Salsomaggiore 15.6 -4.6 8.2 0.6 4.4 76.4 29.2 7.4 7.6 21.7 54.7 10.3 SanDamiano 14.4 -5.8 7.4 -1.0 3.5 56.1 19.9 6.7 8.4 18.7 37.4 8.4 SanLazzaro 14.5 -6.1 7.8 -0.8 3.5 64.0 23.8 7.1 8.6 18.7 45.3 9.0 Varzi 11.6 -4.0 6.7 0.3 3.5 63.0 24.1 6.8 6.4 18.7 44.3 9.3 29 9.8 MARZO - Anni 1958/83 stazione txa tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc Bardi 14.9 -7.1 Bedonia 18.8 -6.4 11.0 0.6 Bettola 16.6 -1.9 10.4 3.3 Bobbio 9.1 -0.1 4.4 97.0 31.8 9.0 etp bil 9.2 34.0 63.0 5.9 133.9 41.9 10.3 10.4 40.2 93.7 6.9 80.5 25.5 7.8 7.1 44.3 36.2 20.2 -3.9 12.3 2.6 7.5 79.7 25.1 8.4 9.7 46.7 33.0 Busseto 17.5 -0.4 11.8 4.6 8.3 80.6 29.7 7.2 7.2 50.0 30.6 Castellana 16.2 -0.9 10.6 3.8 7.2 101.4 30.8 6.7 6.8 45.5 55.9 Cremona 18.5 -0.1 12.6 4.8 8.7 70.1 22.6 7.7 7.8 51.7 18.4 Fiorenzuola 20.3 -3.4 13.2 2.7 8.0 78.5 28.7 7.6 10.5 48.8 29.7 Loco 14.7 -3.4 9.4 2.0 5.7 151.4 51.1 10.2 7.4 39.3 112.1 Losso 13.7 -6.1 8.1 -0.1 4.0 125.4 39.8 9.1 8.2 32.3 93.1 Molato 13.7 -2.6 8.2 2.4 5.4 79.4 28.1 8.3 5.8 38.1 41.3 Montalto 16.7 -0.4 10.7 4.7 7.7 78.9 26.3 7.5 6.0 47.6 31.3 Salsomaggiore 19.4 -2.5 12.8 3.6 8.2 85.7 28.7 7.6 9.2 49.6 36.1 SanDamiano 19.5 -3.5 12.4 2.6 7.4 78.6 27.4 8.3 9.8 46.3 32.3 SanLazzaro 19.8 -4.2 13.0 2.3 7.7 79.6 28.4 7.6 10.7 47.6 32.0 Varzi 16.6 -2.2 11.0 3.2 7.2 76.7 24.2 8.0 31.2 7.8 45.5 APRILE - Anni 1958/83 stazione txa tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc Bardi 19.7 -2.0 13.8 3.4 8.7 87.3 25.5 9.4 10.4 61.6 25.7 etp Bedonia 22.1 -2.1 14.7 3.6 9.2 106.0 31.7 9.8 11.1 63.8 42.2 Bettola 19.6 2.2 14.4 6.5 10.5 74.8 24.0 7.6 Bobbio 23.1 0.2 16.5 6.1 11.3 75.4 21.2 8.2 10.4 73.1 Busseto 21.5 4.0 16.7 8.5 12.6 75.2 25.0 7.1 8.2 78.9 Castellana 19.8 1.6 14.7 6.7 10.7 88.8 32.5 6.3 8.0 70.4 18.4 Cremona 23.2 4.1 17.4 8.6 13.0 71.8 20.6 7.6 8.8 80.6 -8.8 Fiorenzuola 24.3 1.0 17.7 6.3 12.0 84.7 28.3 7.8 11.4 76.2 8.5 Loco 19.0 0.5 13.6 5.3 9.5 133.9 42.1 9.5 8.3 65.1 68.8 Losso 18.0 -1.7 12.9 3.3 8.1 105.6 31.7 9.6 9.6 58.9 46.7 Molato 18.2 1.6 13.2 5.3 9.3 55.4 16.4 7.6 7.9 64.2 -8.8 Montalto 20.6 4.3 15.3 8.4 11.9 65.9 20.8 7.0 6.9 75.8 -9.9 Salsomaggiore 24.1 1.7 17.6 7.0 12.3 56.4 22.2 6.6 10.6 77.5 -21.1 SanDamiano 22.8 0.0 17.0 5.5 11.3 70.4 23.4 7.3 11.5 73.1 -2.7 SanLazzaro 23.6 0.3 17.8 5.8 11.8 72.4 24.5 7.5 12.0 75.3 -2.9 Varzi 20.4 2.2 15.4 6.6 11.0 62.3 17.4 7.5 -9.5 7.9 69.6 8.8 71.8 bil 5.2 2.3 -3.7 MAGGIO - Anni 1958/83 stazione txa tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc Bardi 24.3 2.2 Bedonia 26.5 1.4 19.8 Bettola 24.4 5.9 19.6 10.4 Bobbio 26.8 4.1 20.8 Busseto 26.4 25.2 6.1 8.7 119 -53 Castellana 24.8 5.4 19.5 10.8 15.2 98.4 30.9 7 8.7 108 -9.9 Cremona 28.3 23.5 7.6 9.5 122 -53 Fiorenzuola 28.4 4.5 22.6 10.2 16.4 67.7 22.9 7.3 12.4 114 -47 Loco 23.6 4.2 18.4 9.1 13.8 110 32.7 Losso 22.3 1.8 17.6 7 12.3 88.4 Molato 22.1 93 27.5 8.7 8.3 99.7 -6.7 Montalto 25.6 7.5 20.2 12.5 16.4 66.4 21.4 7.2 7.7 114 -48 19 8 21.7 5 17.6 etp bil 75 22 8.6 11.7 98.2 -23 7.4 13.5 90.3 26.7 9.4 12.4 99.7 -9.4 15 78.3 9.9 15.4 73.3 13 17.4 66.1 8 22.7 13.2 Salsomaggiore 28.5 5.5 22.5 09_17.odt 7.3 13.2 18 69.3 9.3 13.5 11 16.8 82.4 SanDamiano 27.4 3.7 21.4 9.4 15.4 68.6 SanLazzaro 28.3 4.1 22.7 10 16.4 70.4 Varzi 25.3 6 20.1 10.5 15.3 68.6 30 25.7 7.4 9.2 107 -29 24.4 8.2 10.9 109 -36 10 9.3 101 8.9 26.1 9.8 10.6 93.7 -5.3 27.1 8.2 11.5 116 -34 23.5 7.9 12 109 -41 23.2 7.5 12.7 114 -44 22.5 7.9 9.6 109 -40 GIUGNO - Anni 1958/83 stazione txa tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc Bardi 28.9 Bedonia 30.5 6 23.3 10.9 17.1 65.3 5.2 24 10.6 17.3 76.7 eto bil 25.1 7.7 12.4 124.3 rid -59 52.62 29.1 7.7 13.4 125.3 -48.6 61.37 Bettola 29 9.6 23.9 14.7 19.3 78.1 30.3 7.2 Bobbio 31.1 8.4 25.2 13.8 19.5 68.5 23.7 7.2 11.4 136.7 -68.2 60.89 Busseto 30.4 12.4 26.1 Castellana 29 17 21.6 67.9 9.3 23.9 14.6 19.3 76.2 9.2 135.6 -57.5 68.83 27.2 6.4 9.1 147.5 -79.6 66.77 31.3 6 9.3 135.6 -59.4 63.97 24.6 6.1 9.8 150.1 -83.6 65.23 Cremona 32.3 11.8 27 17.2 22.1 66.5 Fiorenzuola 32.4 9.5 27 14.3 20.6 63.5 Loco 27.2 8.2 22.3 12.5 17.3 89.6 32.4 8.8 Losso 26.6 5.8 21.9 10.4 16.2 72.3 25.9 7.8 11.5 119.6 -47.3 60.58 Molato 25.9 8.5 68 29.5 6.7 9.2 125.8 -57.8 57.86 Montalto 29.9 11.7 24.6 16.4 20.6 61.9 23.8 6.3 8.2 142.3 -80.4 48.77 22 12.8 17.4 24 6.3 12.7 142.3 -78.8 61.19 9.8 125.3 -35.7 72.41 Salsomaggiore 32.3 9.3 26.8 14.6 20.7 65.5 27.5 6.4 12.2 142.9 -77.4 60.99 SanDamiano 31.4 8.3 26.5 6.2 12.5 138.2 -75.8 58.51 SanLazzaro 31.9 9.3 26.8 14.3 20.6 65.4 Varzi 28.6 9.7 24.1 14.2 19.2 67.8 26 13.5 19.8 62.4 26 6.5 12.5 142.3 -76.9 63.99 24.8 6.9 9.9 135.1 -67.3 56.28 LUGLIO - Anni 1958/83 stazione txa Bardi 29.8 8.4 25.8 13.1 19.4 41.2 19.6 5.5 12.7 135.1 -93.9 Bedonia 32.8 7.7 27.2 12.7 19.9 59.3 24.7 5.6 14.5 137.7 -78.4 Bettola tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc 31 12.7 26.7 17.1 21.9 36.6 22 51 17.1 4.1 9.6 etp bil 148 -111.4 Bobbio 33.1 11.1 28.1 15.9 Busseto 32.1 14.6 28.3 19.2 23.8 52.7 Castellana 30.9 Cremona 33.8 14.2 29.2 19.2 24.2 52.2 26.4 Fiorenzuola 34.1 11.3 29.5 16.2 22.9 39.9 21.6 4.1 13.3 153.2 -113.3 Loco 28.6 10.3 25.1 14.4 19.8 67.3 29.9 5.7 10.7 137.1 -69.8 Losso 27.3 28.1 6.3 11.6 128.3 -61.3 Molato 28.8 11.1 24.9 15.1 20 49.4 26.7 4.9 9.8 138.2 -88.8 Montalto 31.1 14.4 27.2 19.1 23.1 41.6 21.4 4.7 8.1 154.3 -112.7 12 26.5 17.1 21.8 57.4 8.1 23.9 12.3 18.1 67 23.6 5.6 12.2 148.6 28 3.9 28.2 4.1 5 -97.6 9.1 157.9 -105.2 9.4 147.5 10 -90.1 160 -107.8 Salsomaggiore 34.5 12.2 29.7 16.8 23.3 42.4 22.7 4.3 12.9 155.3 -112.9 SanDamiano 32.9 11.2 28.6 15.9 22.3 38.2 18.9 4.8 12.7 150.1 -111.9 SanLazzaro 33.7 11.6 29.4 16.4 22.9 22.2 4.5 Varzi 30.7 11.8 26.9 16.8 21.9 52.5 45 13 153.2 -108.2 28.3 4.8 10.1 148 -95.5 AGOSTO - Anni 1958/83 stazione txa Bardi 29.2 8.2 24.5 12.6 18.6 62.7 24.5 6.7 11.9 114.4 -51.7 Bedonia 32.7 7.7 26.8 12.3 19.6 91.1 38.3 6.7 14.5 119.2 -28.1 Bettola 29.9 12.5 24.9 16.5 20.7 82.2 39.8 5.8 Bobbio 32.5 10.8 27.3 15.7 21.5 72.7 32.6 6.2 11.6 128.2 -55.5 Busseto 31.1 14.5 26.9 18.5 22.7 79.4 40.8 4.5 8.4 133.8 -54.4 Castellan 29.5 12.3 25.3 16.5 20.9 86.1 41.6 4.7 8.8 125.3 -39.2 Cremona 32.7 13.4 27.8 18.1 40 5.6 9.7 135.3 -55.1 Fiorenzuola 33.5 11.1 28.5 15.9 22.2 63.6 32.3 4.3 12.6 131.5 -67.9 LocoCarchelli 27.6 9.9 23.9 13.8 18.8 105 43.2 7.5 10.1 115.4 -10.4 Losso 26.3 7.9 21.5 12 16.8 84.4 35.9 6.5 9.5 105.9 -21.5 Molato 28.2 10.3 24.2 15 19.6 84.9 40.9 5.8 9.2 119.2 -34.3 Montalto 30.1 14.5 25.8 18.4 22.1 67.2 31.2 5.5 7.4 Salsomaggiore 09_17.odt 34 tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc 23 80.2 12 28.8 16.7 22.8 81.9 etp bil 8.4 124.4 -42.2 131 -63.8 41 5.9 12.1 134.3 -52.4 SanDamiano 32.4 10.7 27.4 15.6 21.5 69.2 34.9 5.4 11.8 128.2 SanLazzaro 32.7 11.4 28.2 16.3 22.2 71.2 32.3 5.3 11.9 131.5 -60.3 Varzi 29.8 12.2 25.3 16.4 20.9 82.8 36.3 6.2 31 -59 8.9 125.3 -42.5 SETTEMBRE - Anni 1958/83 stazione txa Bardi 24.4 4.7 20 9.4 14.7 83.8 31.3 6.6 10.6 78.7 Bedonia 28.7 3.9 23 9.8 16.4 137 55.7 7.7 13.2 85.7 50.8 Bettola 25.3 8.7 21.1 Bobbio 28.8 7.3 23.2 12.4 17.8 74.8 Busseto 27.4 11.2 23.1 14.9 19.1 61.1 30.7 4.2 8.2 96.9 -35.8 Castellana 25.7 37.8 5.1 7.9 90.3 Cremona 28.1 10.7 23.8 15.2 19.5 25.1 4.6 8.6 98.5 -40.5 Fiorenzuola tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc 13 17 78.3 9.1 21.4 13.5 17.5 88.5 58 37 4.8 etp 8.1 88.2 bil 5.1 -9.9 32.2 5.7 10.8 91.5 -16.7 -1.8 29 7.3 24.5 12.6 18.6 63.1 28.7 Loco 23.9 6.2 19.8 10.7 15.3 155 69.7 7.2 9.1 81.2 73.3 Losso 21.6 4.7 18.1 50 6.4 8.9 74.5 34.1 Molato 24.5 7.3 20.2 11.6 Montalto 25.8 11.5 21.7 15.3 18.5 69.6 9.2 13.7 109 16 77.2 5 11.9 94.8 -31.7 35.9 4.5 28 5.1 8.6 84.1 -6.9 6.4 94.4 -24.8 Salsomaggiore 29.8 8.7 24.6 13.8 19.2 76.1 35.1 5.2 10.8 97.3 -21.2 SanDamiano 28.7 7.3 23.5 12.6 18.1 60.4 28 5.2 10.9 92.7 -32.3 SanLazzaro 28.9 7.8 24.3 13.1 18.7 59.4 Varzi 25.2 8.7 21.1 13 17.1 75.1 26 5.3 11.2 95.2 -35.8 31.1 5.2 8.1 88.6 -13.5 OTTOBRE - Anni 1958/83 stazione txa tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc Bardi 19.4 -1.3 14.4 5.2 Bedonia 24.5 -1.2 17.5 5.9 11.7 172 51.3 9.5 11.6 55.2 117 Bettola 20.8 2.9 15.6 8.6 12.1 87.2 29.7 5.7 7 56.7 30.5 Bobbio 23.7 1 17.2 7.5 12.4 117 32.8 7.9 9.7 57.8 58.9 Busseto 21.1 4.6 16.2 9.9 13.1 110 38.5 6.3 60.5 Castellana 20.4 3.7 15.4 8.7 12.1 113 33.7 6.1 6.7 56.7 56.3 Cremona 22.5 4.4 17.3 9.8 13.6 97.2 34.1 7.4 7.5 62.4 34.8 24 1.4 17.7 7.8 12.8 84.6 30.6 6.8 9.9 59.4 25.2 18.8 1.4 14.7 7.1 10.9 244 75.4 9.4 7.6 52.1 192 5.2 56.2 9 7.2 44.1 143 7.1 49.1 73.4 Fiorenzuola Loco Losso 17 -1 12.4 Molato 18.8 1.5 13.6 Montalto 20.4 9.9 132 8.8 187 37.5 9.1 7 etp bil 9.2 48.3 83.3 49 6.5 10.1 123 39 7.6 6 15.6 10.6 13.1 104 34.7 7.2 5 60.5 43.8 3 18 34.8 7.8 9.2 61.7 45.7 SanDamiano 22.7 1.7 17 8 12.6 100 31 7.4 9 58.6 41.6 SanLazzaro 23.4 1.5 17.7 8.1 12.9 107 35.6 7.8 9.6 59.7 47.6 Varzi 20.2 3.3 15.4 8.7 38.7 7.9 6.7 56.3 53.4 Salsomaggiore 24.2 8.8 13.4 107 12 110 NOVEMBRE - Anni 1958/83 stazione txa tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc etp Bardi 14.9 -6.3 Bedonia 18.6 -5.7 11.5 2.1 6.8 215.5 61.4 11.8 9.4 24.6 190.9 Bettola 15.2 -2.1 4 6.6 106.1 32.1 Bobbio 18.3 -3.2 10.8 3.1 7 122.8 Busseto 14.3 -0.5 9.5 5.2 Castellana 15.3 -0.2 9.2 5 40.9 11.4 bil 8 18.7 133.3 8.9 5.2 23.9 82.2 35.2 10.2 7.7 25.2 97.6 35 9.8 4.2 7 139.7 39.6 Cremona 15.3 -0.4 10.6 4.8 7.7 102.1 28.4 10.1 5.8 27.5 74.6 Fiorenzuola 16.4 -3.6 10 2.9 6.5 118.4 32.8 94.8 Loco 14.6 -3.2 9.7 3.1 6.4 266.9 81.1 11.8 6.6 23.3 243.6 Losso 12.5 -5.1 7.1 1.2 4.2 192.3 52.7 11.5 5.9 16.1 176.2 Molato 13.9 -4.1 8.2 5.1 Montalto 14.4 0.9 8.9 4.3 26.5 89.5 8.4 5.6 25.2 114.5 9.9 7.1 23.6 73.6 23 7.9 6.2 19.1 54.5 9.4 5.3 7.4 102.8 27.3 9 4.1 26.5 76.3 Salsomaggiore 17.2 -1.7 10.8 4.1 7.5 105.8 38.2 8.9 6.7 26.9 78.9 SanDamiano 16.9 -3.4 9.9 3.3 6.6 105.5 28.1 9.6 6.6 23.9 81.6 SanLazzaro 16.5 -3.5 10.2 3.5 6.9 102.6 29.2 9.7 6.7 24.9 77.7 6.7 105.3 30.1 9.6 5.9 24.3 81 15 -1.7 2 7.4 152 116 Varzi 09_17.odt 9.1 1.1 9.6 3.7 32 DICEMBRE - Anni 1958/83 stazione txa Bardi 11.4 -10.2 4.6 -2.8 Bedonia 14.7 -9.5 7.5 -1.5 Bettola 10 -5.8 4.8 -0.1 2.4 69 27.5 6.1 4.9 4.6 64.4 Bobbio 14.4 -7.3 6.4 -1 2.8 84.5 27 8.4 7.4 5.8 78.7 9.5 -4.6 4.3 0.5 2.4 74.7 27 6.6 3.8 4.6 70.1 Castellana 11.7 -4 6.3 0.8 3.6 91.4 30.8 6.6 5.5 8.3 83.1 Cremona 11.8 -5 5.2 0.2 2.8 69.6 23.4 5 5.8 63.8 Fiorenzuola 11.8 -9.4 4.8 -1.7 1.6 76.6 30.1 7.8 6.5 2.2 74.4 Loco 10.9 -6.9 5.6 -0.4 2.6 146 52.6 9.2 9 -9 2.9 -2.8 0.1 136 40.9 Busseto Losso Molato tna txm tnm tmed ptot pmax ngp esc etp 0.9 117.3 3 162.3 35.6 8.9 7.4 46 9.8 8 bil 0 117.3 9 6.4 155.9 6 5.2 140.8 9 5.7 -2.4 138.4 8.7 -6.4 3.4 -1.5 1 58.8 23.2 6.4 4.9 0.3 58.5 10.5 -3.1 5.3 1.1 3.2 61.6 24.1 6.2 4.2 7 54.6 Salsomaggiore 13.2 -6.3 6.1 -0.6 2.8 70.9 28.4 6.6 6.7 5.8 65.1 SanDamiano 12.2 -8.7 5.1 -1.6 1.8 65.7 25.9 6.8 6.7 2.8 62.9 SanLazzaro 11.7 -7.8 4.9 -1.3 1.8 71.4 24.4 7.8 6.2 2.8 68.6 Varzi 10.9 -5.5 5.6 -0.3 2.7 59.6 23.3 6.5 5.9 5.5 54.1 Montalto Legenda: TMED=media della temperatura media mensile giornaliera (°C); TXA= media delle temperature massime assolute mensili (°C); TNA= media delle temperature minime assolute mensili (°C); TXM= media delle temperature massime medie mensili (°C); TNM= media delle temperature minime medie mensili (°C); TMED= media delle temperature medie mensili (°C); PTOT= media delle altezze mensili di precipitazione (mm.); PMAX= media delle massime intensità giornaliere di precipitazione mensili (mm/g); NGP= media del numero di giorni piovosi mensili (n.); ESC= media delle escursioni termiche giornaliere medie mensili (°C); ETP= media dei valori medi mensili di evapotraspirazione potenziale giornaliera (mm.); BIL= media dei valori medi mensili di bilancio idrico teorico (precipitazioni meno evapotraspirazione potenziale)(mm.) 09_17.odt 33 14. Bibliografia. • R. Tomozieu, V. Pavan, C. Cacciamani, “Cambiamenti climatici in valori medi ed estremi di temperatura e precipitazione in Emilia Romagna.”, Quaderno Tecnico Arpa-SMR n° 11/2003. http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_doc/meteo/quaderni/quaderno_tec nico_11_2003.pdf • C. Cacciamani et Al., “Il clima cambia anche alla scala locale.”, Arpa Rivista N° 5/2005. http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_doc/siccita_desertificazione/cambi amenti_climatici_futuri.pdf • C. Cacciamani et Al., “Evidenza di cambiamenti climatici sul Nord Italia. Parte 1: Analisi delle temperature e delle precipitazioni.”, Quaderno Tecnico Arpa-SMR n° 4/2001. http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_doc/calore/Quaderno_Tecnico_04_ 2001.pdf • C. Cacciamani et Al., “Mutamenti climatici, situazione e prospettive.”, Quaderno Tecnico Arpa-SMR n° 3/2001. http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_doc/calore/Quaderno_Tecnico_03_ 2001.pdf • C. Cacciamani, R. 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