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“Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi

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“Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi
“Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi!”
(Giorgio Castriota Scanderbeg)
“In quegli stessi giorni, gli Irpini, I Lucani e I Volceiani sono stati consegnati con i presidi di
Annibale al console Quinto Fulvio. Con clemenza e con un forte rimprovero costituito da tante
parole, sono stati perdonati dell’errore”
(Tito Livio, Ab Urbe Condita)
“Che le plebi ammirassero e amassero Angiolillo, è naturale; ma alquanto strano può sembrare
ch’egli destasse simpatie anche nella classi colte […].Queste simpatie si spiegano in parte per le
qualità non ordinarie di lui e per l’incarnazione, di una compiutezza quasi artistica, ch’egli
presentava, del tipo del buon ladrone, del brigante umanitario”
(Benedetto Croce)
UN PO’ DI STORIA:
Fra i principali affluenti del fiume Sele, il Tanagro bagna queste terre da millenni. Il suo nome
rieccheggia nei diversi avvenimenti e personaggi storici di grande rilievo di cui è stato testimone, a
partire dall’antica civiltà volceiana per passare all’altisonante nome della famiglia Scanderbeg, che
ancora oggi vi dimora. Abitato sin dai tempi più remoti da popolazioni indigene lucane, il territorio
dell’alto Tanagro fu teatro di feroci combattimenti intorno al VI secolo a.C., che si conclusero nella
sottomissione a Roma delle popolazioni locali. Tra queste vi erano i volceiani, che avevano
costruito sull’alto di un colle la città di Volcei. Furono proprio i volceiani a mostrare la maggiore
insofferenza a Roma, alleandosi con Annibale durante le guerre puniche, ma senza successo. La
città fu in seguito punita con rappresaglie per l’insubordinazione. Nonostante le distruzioni ed i
“rimproveri” che subì da parte di Roma, il destino di Volcei, era destinato a risollevarsi: durante le
cosiddette guerre sociali, ovvero le insurrezioni dei Municipia contro Roma, molte città persero la
loro autonomia e i loro diritti a discapito di altre. Non Volcei però, che questa volta, si dimostrò
fedele a Roma. Fu così che anche Volcei divenne un rilevante Municipium (ovvero una città con
forti autonomie ed agevolazioni), divenendo tra le città più importanti della Campania. A
dimostrazione del lustro e della considerazione che godeva Volcei, Lucio Fulvio Gaio Bruttio
Presente, di origine vocleiana, divenne console romano. Quasi nel duecento dopo Cristo inoltre, la
figlia del console Lucio, Bruttia Crispino, divenne la moglie dell’imperatore Commodo.
Quest’ultimo evento è ancora oggi festeggiato nelle Volceiane, uno spettacolo storico organizzato
dalla pro loco dell’odierna Buccino.
Alla caduta dell’impero romano, l’intero comprensorio dell’alto Tanagro fu continuamente in bilico
fra la presenza bizantina (che cercava di insediarsi sul territorio anche attraverso monasteri basiliani
ed ortodossi) e quella longobarda e poi normanna, venuta dal Nord Europa. A Caggiano questa
“diatriba culturale” è stata piuttosto preponderante, e ne è rimasta ancora traccia nell’abitato attuale:
il castello è normanno, nel centro storico sono rimaste pressoché inalterate le strutture delle strade e
degli archi longobardi, e nelle campagne di Caggiano sono presenti isolati santuari di rito greco.
Alcune fonti più o meno attendibili, inoltre, suggeriscono che nel territorio di Caggiano sorgesse la
mitica “Ursentum”, la città antica capitale di tutti i popoli della Lucania, ma questa notizia non è, al
momento, verificata.
Nei secoli che vanno dal XII al XV, il comprensorio dell’Alto Tanagro è stato teatro di scontri e
capovolgimenti di fronti tra angioini e aragonesi, fino alla definitiva vittoria di questi ultimi. La
supremazia degli aragonesi fu possibile anche grazie al principe albanese, Giorgio Castriota
Scanderbeg. Siamo all’incirca intorno al 1445. Scanderbeg è un eroe in Albania. Grazie al suo genio
militare (non ha mai perso una battaglia) i turchi sono stati allontanati dalla sua terra. Ma
Scanderbeg è anche cosciente dei suoi limiti: sa che l’esercito di Maometto II è numeroso e
determinato. Così cerca l’alleanza di altri principi locali come il celebre Vlad Tepes (il sanguinario
condottiero che ispirò la figura del vampiro “Dracula”), al cui fianco ha combattuto in più
occasioni. E’ plausibile che, sebbene il condottiero rumeno sia stato temibile e spietato contro i
Turchi, senza l’aiuto del Castriota non avrebbe potuto contenerne l’avanzata. Vlad Tepes e Giorgio
Castriota Scanderbeg si somigliavano per genio militare ed efferatezza nelle uccisioni dei loro
nemici turchi, oltre che per i loro trascorsi personali: entrambi furono rapiti da questi quando erano
bambini ed erano stati sottoposti a torture, violenze ed abusi. Attratti dalla fama del principe
albanese, anche diverse compagini della penisola italiana fecero richiesta dei suoi servigi.
Corteggiato da Venezia e dal Papa, Scanderbeg alla fine preferì accettare la proposta di Alfonso
d’Aragona. Il sovrano gli propose infatti la difesa del Regno di Napoli dagli angioini e gli diede
diversi feudi nel Sud Italia. In cambio Scanderbeg chiese di far venire in Italia alcune delle sue
genti, per metterli al sicuro dal pericolo turco. Né Maometto II avrebbe mai attaccato il Regno di
Napoli, spaventato dall’alleanza del Castriota con la corona d’Aragona e ben cosciente che nel caso
anche l’esercito papale e gli stati del nord Italia sarebbero scesi in campo contro di lui.
Dopo la sua morte, la dinastia di Giorgio Castriota Scanderbeg ha retto il feudo di Auletta abitando
il castello per secoli. Ancora oggi il castello di Auletta è di proprietà dell’ultimo discendente del
mitico principe albanese che combatte al fianco di Dracula.
Gaia Bruttia Crispina, moglie dell’imperatore romano Comodo. Era originaria di
Volcei, l’odierna Buccino
Ann Raia, the VRoma Project (www.vroma.org)
Giorgio Castriota Scanderbeg. Gli eredi del grande condottiero albanese
dimorano ancora oggi nel castello di Auletta
Fotografia tratta da wikipedia, autore Михал Орела, scattata il 14 settembre
2005, e licenziata secondo la licenza Creative Commons 2.0.
COSA VEDERE:
La tappa ideale per una passeggiata alla scoperta dell’alto Tanagro, non può che partire da Caggiano
e dal suo suggestivo centro storico. Il comune di Caggiano regala dei bellissimi balconi panoramici
dall’alto dei suoi 828 metri di altitudine sul livello del mare, i più suggestivi dei quali si trovano nel
perimetro del centro antico, la cui struttura conserva ancora le mura di protezione ed il castello
normanno all’ ingresso del borgo. Anche la struttura dell’impianto urbanistico medievale è
pressoché intatta, e si percepisce chiaramente l’impianto longobardo nei vicoli e negli archi che
sorreggono ed uniscono le case.
Il castello normanno di Caggiano
Foto tratta da wikipedia, dell’utente “Viaggiatore”, scattata il 17/10/2006 alle
14:16 e licenziata secondo la GNU Free Documentation License, Versione 1.2
Centro storico di Caggiano
Foto di Francesco Maria Macrini
Centro storico di Caggiano
Foto di Francesco Maria Macrini
Centro storico di Caggiano
Foto di Anna Gambino, tratta dalla pagina www.facebook.com/Caggiano.sa
Veduta su Caggiano d’inverno
Foto tratta dalla pagina www.facebook.com/Caggiano.sa
Caggiano, resti della Chiesa greco-bizantina di Santa Veneranda
Foto tratta dalla pagina www.facebook.com/Caggiano.sa
A pochi passi da Caggiano, troviamo Auletta con il meraviglioso castello Scanderbeg. Il maniero
risale ad epoca normanna, ed è ancora oggi, a partire dal XVIII secolo, dimora dei discendenti
dell’eroico condottiero albanese Giorgio Castriota Scanderbeg, venuto nel Sud Italia al soldo degli
aragonesi. Infine degno di nota anche il centro storico di Auletta e le sue verdi colline piene di olivi,
contorni suggestivi in un quadro di pace, serenità e suggestioni di altri tempi.
Auletta, Castello degli Scanderbeg, la famiglia che ebbe come capostipite l’eroe
albanese Giorgio Castriota Scanderbeg
Foto tratte dalla pagina facebook dedicata agli eventi nel comune di Auletta
(www.facebook.com/tanagrolive.eventiauletta)
Foto del centro storico di Auletta
Foto tratte dalla pagina facebook dedicata agli eventi nel comune di Auletta
(https://www.facebook.com/tanagrolive.eventiauletta)
Lasciandoci alle spalle Auletta ed il castello del suo nobile predecessore, la passeggiata non può che
dirigersi verso le cantine di San Gregorio Magno (in onore al pontefice Gregorio I, vissuto tra la
fine del VI e l’inizio del VII secolo d.C.). Piccolo paese arroccato su un colle, San Gregorio è stato
distrutto dal tragico terremoto del 1980. Rimane integra tuttavia la zona di Via Bacco, ove sorgono
le antiche cantine scavate nella roccia, che, così ricavate, sono in grado di conservare al meglio il
cibo ed in particolare il vino. Ogni famiglia del paese o quasi, ha la sua cantina personale,
specializzata nella conservazione e alla preparazione di determinati cibi e prodotti piuttosto che di
altri. Ogni ambiente ipogeo quindi, è particolare e mai uguale ad un altro. In occasione di
determinati eventi le cantine vengono aperte, ed è possibile degustare ogni ben di Dio. San Gregorio
Magno, inoltre è passato alla storia anche per aver dato i natali al celebre brigante Angelo Duca,
detto Angiolillo. Insofferente ai prepotenti ed ai ricchi, la vita di Angiolillo fu paragonata a quella di
Robin Hood, e la sua fama raggiunse tutta Europa, contribuendo a creare un fascino eroico intorno
alla sua figura.
Una veduta delle antiche cantine di Via Bacco, a San Gregorio Magno
Foto di Eugenio Mucio
Pochi chilometri di distanza da San Gregorio, attraversando Buccino e poi Ricigliano, e si arriva a
Romagnano Al Monte. Il piccolo borgo di Romagnano Al Monte è stato abbandonato nel 1980 in
seguito al violento terremoto detto “dell’Irpinia”… Ad oggi mantiene un aspetto molto
caratteristico, magico, arroccato tra i monti ed avvolto dalla nebbia. Attualmente il piccolo borgo è
in attesa di completare le operazioni di restauro e recupero. Tuttavia dall’alto dei monti sovrastanti
(siamo a circa 700 – 800 metri di altitudine), è possibile scattare delle bellissime foto panoramiche.
Il Borgo fantasma di Romagnano al Monte visto dalle alture sovrastanti
Foto tratta da wikipedia, scattata da Paolo S. in qualità di utente “Psub” in data
15/01/2006. L’immagine è licenziata secondo la licenza Creative Commons 2.0
Il borgo fantasma di Romagnano Al Monte
Foto di Leonardo Viviani
Ripercorrendo la strada a ritroso, dopo pochi minuti di automobile, si rientra a Buccino, l’antica
sede dei Volceiani. Il centro storico di Buccino è molto variegato e suggestivo, testimoniando tutte
le epoche ed i popoli che hanno transitato per la mitica Volcei. E non solo. L’antica città dei
volceiani, rinvenuta fortuitamente durante gli interventi di restauro che hanno fatto seguito al
terremoto del 1980, è oggi visitabile, ed il dedalo delle sue gallerie si snoda proprio al di sotto della
zona antica. Qui e lì, tra i vicoli, le scale e le salite, è facile imbattersi in pavimenti di vetro
trasparente ed illuminati, dove è possibile vedere stanze, corridoi ed ambienti dell’antica Volcei. Ma
l’ingresso vero e proprio si trova nella parte alta del centro storico, nella zona nota come complesso
di Via Egito, ovvero nella parte finale di un cammino fatto di impervie salite, portali in pietra che
delimitano i rioni della Buccino antica.
Il Castello di Buccino
MUNDUSVIVENDI.IT ©
Complesso rupestre di Via Egito, uno degli ingressi alla città sotterranea di Volcei
Scatto di Quintino Di Vona, giornalista, fotografo, cameraman presso “Comunità
Italiana”, “Cronache Del Salernitano”, “Il Roma”
Panorama di Buccino d’Inverno
Scatto di Quintino Di Vona, giornalista, fotografo, cameraman presso “Comunità
Italiana”, “Cronache Del Salernitano”, “Il Roma”
Alcuni scorci del centro storico di Buccino
Foto di Giovanna Verderese (http://perleviesilvane.altervista.org/pagina725517.html)
Convento degli Eremitani e Museo Archeologico nazionale di Volcei
Foto di Giovanna Verderese (http://perleviesilvane.altervista.org/pagina725517.html)
Dopo Buccino, per tutti coloro che non sono ancora stanchi o comunque per chiunque fosse ancora
desiderosi di scoprire l’Alto Tanagro, è consigliabile una tappa anche a Palomonte. Strategico punto
di passaggio tra Medio-Alto Sele ed Alto Tanagro, Palomonte si potrebbe rivelare una sosta
interessante. Il suo particolare centro storico infatti, danneggiato dal sisma e mai posto ad una
decisiva operazione di ristrutturazione, mantiene le particolarità architettoniche ed antropiche che
caratterizzano i borghi più antichi del Sud Italia, specialmente quelli della bassa Campania e della
Basilicata. Presenti infatti a Palomonte, ancora le abitazioni in cui i contadini, anticamente,
dimoravano: poco più di quattro mura che racchiudevano un’unica stanza, dove gli agricoltori si
ritiravano esclusivamente per dormire o mangiare. Interessante anche la Chiesa madre di
Palomonte, antica e caratteristica.
Un particolare delle antiche abitazioni contadine nel centro storico di Palomonte
Foto scattata dall’architetto Marco Mazzella
Centro storico di Palomonte
Foto tratta dalla pagina facebook della Pro Loco di Palomonte
(www.facebook.com/proloco.palomonte)
VIVENDO IL PAESAGGIO:
La zona della provincia in solcata dal fiume Tanagro, nasconde un incredibile varietà di percorsi
naturali che si diramano tra le alture, le valli ed i corsi d’acqua che qui abbondano.
due suggestivi scorci del territorio: il ponte medievale sul letto del fiume Bradano e
borgo abbandonato di Romagnano al Monte
foto tratte da wikipedia, rispettivamente scattate dall’utente roquejaw il 13
ottobre 2009 e dall’utente psub, il 15 gennaio 2006
Protagonista indiscusso di questa valle è appunto il fiume Tanagro, importante corso d’acqua che
poi diventa affluente del fiume Sele. Questo importante corso d’acqua da luogo alla possibilità di
intraprendere gite in canoa o di dedicarsi al rafting. Da Auletta infatti, è possibile godere delle
bellezze e delle emozioni del Tanagro grazie a dei servizi ad hoc organizzati in loco.
Il fiume Tanagro scorre placido nella prima foto a sinistra, ma diventa crespo e
ribelle nella seconda, per la gioia degli amanti del rafting
La prima foto a sinistra è stata tratta da wikipedia, ed è opera dell’utente Pierluigi
Canoro, che l’ha scattata il 4 novembre 2009
Nei pressi del meno famoso fiume Melandro, sulle alture che circondano il comune di Caggiano, è
possibile inoltre addentrarsi nelle Grotte dello Zachito, importante realtà che ha ospitato al suo
interno popolazioni preitaliche risalenti almeno al VI secolo avanti Cristo. Poco fuori l’abitato è
inoltre possibile seguire un percorso di trekking di 13 chilometri che si snoda sulle cime dei Monti
che cingono Caggiano. Il sentiero, a fronte di un indubbio impegno fisico, è consigliato solo agli
esperti. Tuttavia è un percorso che consente una magnifica escursione sui crinali che si affacciano
sulla valle del Tanagro, toccando le cime più elevate della zona, spostandosi sempre ad
un’altitudine compresa tra i 100 ed i 1200 metri circa.
Panorama dalle alture che circondano Caggiano
Foto tratta da wikipedia, scattata dall’utente Viaggiatore il 27 ottobre 2006 alle
13:32
Altro consigliatissimo percorso è il “sentiero di Annibale” che inizia da una zona poco fuori
Buccino dove c’è un antico ponte medievale noto come “Ponte di San Cono”. Il nome rimanda ad
un supposto passaggio di Annibale, per la verità non confortato da ritrovamenti archeologici, ma
molto vivo nella tradizione popolare. La strada è caratterizzata da scoscesi dirupi a picco sul fiume
e da una fitta vegetazione di lecci, roverelle e, nei punti più assolati, da piante di fichi d’India e da
altre piante grasse. L’asprezza dei passaggi contrasta piacevolmente con le alture docili che
normalmente caratterizzano il panorama buccinese.
Infine si segnala un evento estivo legato alla possibilità di fare un percorso di trekking molto facile,
più simile ad una passeggiata, sulle alture che cingono Palomonte, con la guida di un esperto del
territorio. “Trekking al chiaro di luna a Palomonte”, questo il nome dell’evento, si tiene nel mese di
agosto.
Panoramica su Palomonte e sulle circostanti alture
CURIOSITÀ, ANEDDOTI, LEGGENDE:
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Si dice che San Gregorio Magno sia il paese delle streghe. Le “mehjere” di San Gregorio
Magno sono famose in tutto il comprensorio, nel bene o nel male. La tradizione popolare
(ancora ben radicata nelle persone più anziane) attribuisce a loro le qualità di potentissime
streghe: possono essere benevole con chi le tratta bene e chiede i loro favori per una giusta
causa, o spietate contro chi le tratta male.
Nel paese di San Gregorio Magno vi sono dei costruttori e suonatori di ciaramelle e
zampogne. Roberto De Simone, compositore e musicologo che concentra i suoi studi nella
musica del Sud Italia, registrò alcune di queste suonate inserendole nella sua raccolta dal
titolo “La tradizione in Campania”.
Un evento molto atteso rende protagonista il comune di San Gregorio Magno, i Baccanalia:
si tratta di un percorso eno-gastronomico che si tiene l'ultima settimana di agosto in via
Bacco, la suggestiva strada costeggiata dalle cantine scavate nella roccia.
Una triste storia di fantasmi e di morte aleggia su Buccino. Pare che in una frazione del
comune volceiano, ci sia, ancora oggi visibile, un castelluccio. La struttura fu abitata in
passato da una coppia di nobili, di cui lei di umile origini contadine. I due ebbero un figlio,
ma il padre di lui rifiutò il rampollo rapendolo e sotterrandolo nello scantinato del castello.
La donna uscì fuori di sé dalla rabbia e dalla disperazione e maledisse la stirpe del suo ormai
ex consorte. Secondo quanto si racconta la donna impazzì, e si chiuse in casa in solitudine,
passando il tempo a recitare da sola strani versi e parlando con i serpenti. Dopo un po’ l’ex
amato trova una nuova moglie ed ha un bambino. La prima moglie allora, maledì il bambino
facendolo ammalare. Il bambino da lì a poco morì… folle di dolore, l’uomo va a trovare la
donna e la uccide colpendola più volte con un coltello. Si dice anche che la donna non morì
subito e che l’agonia fu piuttosto prolungata a causa di una resistenza per qualche motivo
sovraumana. Ancora oggi la struttura è nota come “castelluccio delle Janare” (ovvero delle
streghe),e c’è chi racconta che ancora oggi, nottetempo, si aggiri una figura femminile dal
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viso cereo e dai lunghi capelli neri… Una ragazza sui venticinque anni bellissima e
spaventosa…
L’imperatore romano Commodo, vissuto sul finire del II secolo d.C. sposò una donna
originaria di Buccino, Bruttia Crispina, figlia a sua volta di un importante senatore romano
sempre nativo di Buccino, Lucio Fulvio Gaio Bruttio Presente.
Le“Historie Volceiane”, è un interessante evento organizzato proprio a Buccino in estate, e
ripercorre quelli che erano i fasti dell’antica Volcei, libero municipio all’epoca dell’Impero
Romano. Durante la kermesse è possibile degustare piatti di epoca romana, nonché assistere
a spettacoli di artisti di strada ed episodi di vita reale in costume d’epoca.
In epoca risorgimentale venivano stampati a Buccino ben tre giornali : Il Volceiano, La
Lucania ed il Corriere di Buccino.
Secondo alcune ricostruzioni ed ipotesi, il nome “Auletta” potrebbe derivare dal mitico
Auleto, compagno di viaggi di Enea, anche se la spiegazione più probabile è che il toponimo
sia legato al tipo di territorio, ricco di uliveti in collina.
Sempre ad Auletta, ci fu un terribile episodio storico, noto come “massacro di Auletta”. Tra
il 27 e il 29 luglio 1861 infatti, alla vigilia dell’Unità d’Italia, la popolazione di Auletta
insorse in armi contro la regnante Casa Savoia, auspicandosi il ritorno dei Borbone. Questo
portò, il 30 luglio, ad una sanguinosa repressione da parte dell’esercito del re, che arrestò
circa duecento insorti, e ne uccise 45, tra cui un medico ed un sacerdote. Anche il paese fu
danneggiato, con saccheggi ed incendi.
Una frazione di Caggiano, chiamata Veteranuso, fu attribuita a nucleo originario della mitica
città di Ursentum, capitale di una delle undici tribù che componevano gli antichi Lucani.
Tuttavia finora si tratta di una teoria retta da deboli prove scientifiche.
Caggiano mantiene ancora forte la struttura e l’architettura acquisita durante il periodo
longobardo, come pochissime città della zona (tra cui Salerno).
Sempre a Caggiano furono particolarmente attivi sia i Cavalieri Templari, in seguito, quelli
dell’Ordine di Malta.
Particolare e caratteristica la cucina caggianese. Si possono ancora oggi degustare una
grande quantità di pietanze tramandate nei secoli e retaggio di una cultura prettamente
contadina, legata a pasta e verdura.
L'origine di nuclei abitativi nel territorio di Palomonte è antichissima. Il periodo preistorico
ha visto in località Sperlonga l'esistenza di un insediamento umano, i cui culti religiosi sono
ravvisabili nei graffiti e vasche rimaste nelle grotte abitate.
PERSONALITÀ IMPORTANTI:
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Abbamonte Giuseppe Antonio, Caggiano, 21/01/1759 – 09/08/1819, patriota e politico.
Aderì presto agli ideali giacobini e questo gli procurò l’insofferenza dei Borbone, dai quali
dovette fuggire fino al Nord Italia. Ha sempre ricoperto importanti incarichi politici ed
amministrativi (ispettore generale del Ministero della Polizia cisalpina, Presidente del
comitato centrale del tribunale di giustizia, consigliere della corte di giustizia di Napoli).
Altilio Gabriele, Caggiano, 1436 – 1501, poeta, vescovo ed umanista. Uno dei maggiori
poeti in lingua latina della corte aragonese , fu il precettore ed educatore del principe
Ferrandino.
Bellelli Fulgenzio, Buccino, (1677 – 1742), frate agostiniano. Ricoprì la carica di Priore
Generale degli Agostiniani nel periodo compreso fra il 1726 ed il 1733. Fu inoltre Pefetto
della biblioteca angelica di Roma, nochè autore esso stesso di diversi trattati teologici di
stampo agostiniano.
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Bruzia (o Bruttia) Crispina, Buccino, I secolo d.C. – fine I secolo d.C., imperatrice ed
augusta romana. Fu la moglie dell’imperatore Commodo, nonché la figlia del senatore di
origine volceiana Bruzio Presente.
Caggiano Nestore, Caggiano, 18/11/1888 – 03/03/1918, compositore e musicista.
Particolarmente talentuoso come suonatore di oboe e compositore, nel 1913 vinse il
"Concorso Nazionale per composizioni orchestrali" (premio "Augusteo") con il suo poema
sinfonico "La tomba del Busento".
Colonna Crisostomo, Caggiano, 1466 – 1528, poeta, umanista, politico. Divenne parroco e
poi fu precettore dei sovrani aragonesi. Ebbe anche importanti incarichi diplomatici in
Francia ed in Spagna
Di Vona Quintino, Buccino, 1894 – 1944, patriota e letterato. Fu professore di latino presso
il liceo Carducci a Milano, nonché fu eroico patriota esponente della resistenza partigiana.
La sua morte passò alla storia come un vero e proprio martirio: catturato dai militanti
fascisti, fu brutalmente torturato per un giorno intero, al termine del quale fu fucilato da una
squadra di ragazzini quindicenni. La moglie, la buccinese Lina Caprio, ne raccolse le
memorie in un libro intitolato Colloqui con un martire.
Duca Angelo, San Gregorio Magno, 1734 – 1784, brigante. Chiamato anche “Angiolillo”,
fu un personaggio carismatico che entrò da protagonista nelle leggende popolari locali, e le
sue azioni ebbero un eco così vasto che la sua fama fu nota anche al celebre filosofo
Benedetto Croce e allo storico, scrittore ed intellettuale Eric Hobsbwan. Fu conosciutoe
citato anche da ALexandre Dumas e David Winspeare. Angiolillo, per le sue lotte in difesa
dei poveri e contro i soprusi, fu dunque paragonato al leggendario Robin Hood.
Gigante Marcello, Buccino, 1923 – 2001, grecista e classicista. Fu grande studioso ed
appassionato dei classici greci nonché degli scritti relativi alla presenza della Magna Grecia
in Italia. Nel 1969 fondò il CISPE (Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri
Ercolanesi).
Lupo Vincenzo, Caggiano, 15/08/1755 – 20/08/1799, patriota. Fu tra i principali animatori
della Repubblica Partenopea 1799, l’effimero governo francese che durò meno di un anno.
Fu catturato ed impiccato per volere dei Borbone.
Oliva Achille Bonito, Caggiano, 04/11/1939, critico d’arte, intellettuale, accademico. Fu il
promotore e l’inventore della Transavanguardia italiana, movimento artistico nato in Italia e
poi diffusosi all’estero nei primissimi anni ottanta. La sua idea del critico d'arte è innovativa:
propone un "modello creativo" della critica. Il critico non è più sostenitore di una sola
poetica e mediatore tra artista e pubblico, ma deve agire come un "cacciatore".
Oro Pasquale, Caggiano, 1849 – 1924, generale alpinista. Si distinse durante la prima
guerra mondiale, riuscendo a bloccare e a contrattaccare alla terribile “Strafexpedition”,
riuscendo a risollevare le sorti della guerra con una vittoria decisva.
Presente Lucio Fulvio Gaio Bruzio (o Bruttio), Buccino, I secolo d.C. circa, senatore
romano. Fu il padre della moglie dell’imperatore romano Commodo.
Scanderbeg, Auletta, a partire dal XVI secolo. La dinastia del celebre principe Giorgio
Castriota, continua tutt’oggi ad abitare il castello che porta il loro nome, sito ad Auletta.
SAPORI E TRADIZIONE:
Ecco alcune specialità gastronomiche del territorio, tramandate sin dai tempi più remoti:
Compagno d'Armi di Dracula ed i Volceiani (Medio-Alto Tanagro)
Primi piatti:
I “crusicchi” di Caggiano: primo piatto tipico del caggianese. Sono dei cavatelli dalla forma più
irregolare e più grossa rispetti a quella tradizionale, conditi con sugo di castrato di pecorino.
Le “zucuarédd” di Caggiano: è un tipo di pasta tradizionale fatta in casa e disposta a spirale, di
forma allungata e sezione rotonda.
I “graviuoli” di Caggiano: sarebbero i tipici ravioli caggianesi, ripieni di ricotta, uova, formaggio e
prezzemolo.
Secondi piatti:
Il capicollo di Ricigliano: capicollo trattato in maniera particolare, affumicato, frollato e irrorato
con vino.
La soppressata (o superata) di San Gregorio Magno: una prelibatissima soppressata locale composta
da il filetto e il prosciutto di maiale. Alle carni, triturate finemente, sono aggiunti pezzetti di lardo.
L’impasto è condito semplicemente con sale e pepe nero in grani ed è insaccato nel colon di maiale.
La “cucciva” di Buccino: si tratta di una zuppa composta da diversi tipi legumi tipica del territorio
buccinese. E’ preparata soprattutto in onore di Santa Lucia, a dicembre.
Le anguille del Tanagro: vengono prese le anguille presenti nel fiume Tanagro e cucinate in salsa di
alloro.
Il coniglio “mbuttunato”: si tratta di un particolare modo di cucinare il coniglio, e consiste
nell’imbottirlo (“imbuttunarlo”) con uova, pane e formaggio.
Il pasticcio caggianese: è una torta rustica farcita con formaggio, pane raffermo e carne tritata.
La fricassea di Palomonte: piatto stufato a base di interiora di ovini e caprini soffritti ed
aromatizzati.
La “mbuttura” di Caggiano: pancetta di vitello imbottita con impasto di pane, uova e formaggio.
Il pane cotto: si tratta di una ricetta povera, che consiste nel far friggere in padella pezzetti di pane e
mollica schiacciati, insieme a broccoli, olio, sale e, volendo, anche peperoncino. Altre varianti
prevedono anche l’uso di uovo.
Contorni:
Le patate “conzàte”: piatto tipico di San Gregorio Magno in cui le patate condite sono l’elemento
portante e non un contorno, come di solito avviene.
Il “cuculo” di Auletta: si tratta di un fiore di zucca impanato e fritto tipico del basso Tanagro.
Le patate di Caggiano alla sandangilesa: piccole patate novelle, prima bollite, pelate e poi fritte e
aromatizzate.
Il pane cotto: si tratta di una ricetta povera, che consiste nel far friggere in padella pezzetti di pane e
mollica schiacciati, insieme a broccoli, olio, sale e, volendo, anche peperoncino. Altre varianti
prevedono anche l’uso di uovo.
Liquori, amari, distillati:
Il vino moscato di Salvitelle: un particolare tipo di vino prodotto, secondo la tradizione, ogni Vigilia
di Natale, dopo un lungo periodo di appassimento.
Il vino della valle del Platano di Ricigliano: un antico e prelibato vino che si tramanda dai secoli più
antichi nel paese delle antiche cantine
ECCELLENZE DEL GUSTO NEL TERRITORIO:
Prodotto di Denominazione di Origine Protetta (DOP): La sigla DOP, è un marchio di tutela
giuridica della denominazione che viene attribuito dall'Unione europea agli alimenti le cui peculiari
caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono stati
prodotti.
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L'Olio Extravergine di Oliva DOP Colline Salernitane presenta, al consumo, un bel colore
che va dal verde al giallo paglierino più o meno intenso; è limpido, a volte velato. Al gusto
rivela un sapore deciso e persistente, giustamente corposo, con buona ed equilibrata struttura
e chiari sentori di carciofo, cardo e vegetali amari. La notevole presenza di note aromatiche
fa prediligere l’uso di quest’olio su piatti di una certa consistenza, come minestre a base di
legumi, gustose pastasciutte della tradizione campana e grigliate di pesce. Le tecniche di
coltivazione degli oliveti sono quelle tradizionali dell’area delle colline salernitane, che
assicurano all’olio che ne deriva l’elevato e noto pregio qualitativo. In alcuni comprensori si
sono affermate soluzioni tecniche ed organizzative molto innovative, come la raccolta e la
potatura meccanica delle olive.
Uliveti da cui si ricava l’olio Colline Salernitane DOP
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Il Caciocavallo Silano DOP: Il Caciocavallo Silano è, sicuramente, fra i più antichi e tipici
formaggi a pasta filata del sud Italia. Della sua produzione ne accennava già Ippocrate, nel
500 a.C., discorrendo dell'arte usata dai greci nel preparare il ''Cacio''. E’ un formaggio
semiduro, a pasta filata, prodotto con latte di vacca di diverse razze, tra cui la Podolica, una
tipica razza autoctona delle aree interne dell’appennino meridionale. Il sapore è inizialmente
dolce fino a divenire piccante a stagionatura avanzata.Il Caciocavallo Silano può essere
consumato come formaggio da tavola o utilizzato come ingrediente per tantissime ricette
tipiche dell’Italia meridionale. Grazie alle sue qualità nutritive, è particolarmente adatto alle
diete dei bambini, degli anziani e degli sportivi.
Il Caciocavallo Silano Dop
Foto tratta da wikipedia, di William Gathoye, scattata il 25 gennaio 2009,
licenziata secondo la licenza Creative Commons 3.0.
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La Ricotta di Bufala DOP: La Ricotta di bufala campana è un prodotto lattiero-caseario
fresco ottenuto per coagulazione del siero di latte di bufala e prodotto in tutta la regione
Campania. Si presenta senza crosta esterna è di colore bianco porcellana. Si presenta di
colore bianco porcellana delicato, e la sua consistenza è cremosa e morbida mentre il sapore
rimane fresco e delicatamente dolce. La ricotta di bufala campana inoltre non ha “crosta”. Si
ottiene riscaldando il siero derivante dalla lavorazione del latte crudo per la produzione di
mozzarella di bufala. E’ possibile anche, come “variante”, ottenere la ricotta essiccata di
bufala, che è a pasta compatta. In questo caso è necessario che le forme stagionino in cella
per circa 10 giorni e poi vengano lasciate per lo meno un mese a essiccare. Vengono poi
tolte dai contenitori e lasciate stagionare altri 30 giorni, fino a essere ripulite dalle muffe,
private della scorza sottile e messe sotto vuoto.
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