“Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi
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“Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi
“Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi!” (Giorgio Castriota Scanderbeg) “In quegli stessi giorni, gli Irpini, I Lucani e I Volceiani sono stati consegnati con i presidi di Annibale al console Quinto Fulvio. Con clemenza e con un forte rimprovero costituito da tante parole, sono stati perdonati dell’errore” (Tito Livio, Ab Urbe Condita) “Che le plebi ammirassero e amassero Angiolillo, è naturale; ma alquanto strano può sembrare ch’egli destasse simpatie anche nella classi colte […].Queste simpatie si spiegano in parte per le qualità non ordinarie di lui e per l’incarnazione, di una compiutezza quasi artistica, ch’egli presentava, del tipo del buon ladrone, del brigante umanitario” (Benedetto Croce) UN PO’ DI STORIA: Fra i principali affluenti del fiume Sele, il Tanagro bagna queste terre da millenni. Il suo nome rieccheggia nei diversi avvenimenti e personaggi storici di grande rilievo di cui è stato testimone, a partire dall’antica civiltà volceiana per passare all’altisonante nome della famiglia Scanderbeg, che ancora oggi vi dimora. Abitato sin dai tempi più remoti da popolazioni indigene lucane, il territorio dell’alto Tanagro fu teatro di feroci combattimenti intorno al VI secolo a.C., che si conclusero nella sottomissione a Roma delle popolazioni locali. Tra queste vi erano i volceiani, che avevano costruito sull’alto di un colle la città di Volcei. Furono proprio i volceiani a mostrare la maggiore insofferenza a Roma, alleandosi con Annibale durante le guerre puniche, ma senza successo. La città fu in seguito punita con rappresaglie per l’insubordinazione. Nonostante le distruzioni ed i “rimproveri” che subì da parte di Roma, il destino di Volcei, era destinato a risollevarsi: durante le cosiddette guerre sociali, ovvero le insurrezioni dei Municipia contro Roma, molte città persero la loro autonomia e i loro diritti a discapito di altre. Non Volcei però, che questa volta, si dimostrò fedele a Roma. Fu così che anche Volcei divenne un rilevante Municipium (ovvero una città con forti autonomie ed agevolazioni), divenendo tra le città più importanti della Campania. A dimostrazione del lustro e della considerazione che godeva Volcei, Lucio Fulvio Gaio Bruttio Presente, di origine vocleiana, divenne console romano. Quasi nel duecento dopo Cristo inoltre, la figlia del console Lucio, Bruttia Crispino, divenne la moglie dell’imperatore Commodo. Quest’ultimo evento è ancora oggi festeggiato nelle Volceiane, uno spettacolo storico organizzato dalla pro loco dell’odierna Buccino. Alla caduta dell’impero romano, l’intero comprensorio dell’alto Tanagro fu continuamente in bilico fra la presenza bizantina (che cercava di insediarsi sul territorio anche attraverso monasteri basiliani ed ortodossi) e quella longobarda e poi normanna, venuta dal Nord Europa. A Caggiano questa “diatriba culturale” è stata piuttosto preponderante, e ne è rimasta ancora traccia nell’abitato attuale: il castello è normanno, nel centro storico sono rimaste pressoché inalterate le strutture delle strade e degli archi longobardi, e nelle campagne di Caggiano sono presenti isolati santuari di rito greco. Alcune fonti più o meno attendibili, inoltre, suggeriscono che nel territorio di Caggiano sorgesse la mitica “Ursentum”, la città antica capitale di tutti i popoli della Lucania, ma questa notizia non è, al momento, verificata. Nei secoli che vanno dal XII al XV, il comprensorio dell’Alto Tanagro è stato teatro di scontri e capovolgimenti di fronti tra angioini e aragonesi, fino alla definitiva vittoria di questi ultimi. La supremazia degli aragonesi fu possibile anche grazie al principe albanese, Giorgio Castriota Scanderbeg. Siamo all’incirca intorno al 1445. Scanderbeg è un eroe in Albania. Grazie al suo genio militare (non ha mai perso una battaglia) i turchi sono stati allontanati dalla sua terra. Ma Scanderbeg è anche cosciente dei suoi limiti: sa che l’esercito di Maometto II è numeroso e determinato. Così cerca l’alleanza di altri principi locali come il celebre Vlad Tepes (il sanguinario condottiero che ispirò la figura del vampiro “Dracula”), al cui fianco ha combattuto in più occasioni. E’ plausibile che, sebbene il condottiero rumeno sia stato temibile e spietato contro i Turchi, senza l’aiuto del Castriota non avrebbe potuto contenerne l’avanzata. Vlad Tepes e Giorgio Castriota Scanderbeg si somigliavano per genio militare ed efferatezza nelle uccisioni dei loro nemici turchi, oltre che per i loro trascorsi personali: entrambi furono rapiti da questi quando erano bambini ed erano stati sottoposti a torture, violenze ed abusi. Attratti dalla fama del principe albanese, anche diverse compagini della penisola italiana fecero richiesta dei suoi servigi. Corteggiato da Venezia e dal Papa, Scanderbeg alla fine preferì accettare la proposta di Alfonso d’Aragona. Il sovrano gli propose infatti la difesa del Regno di Napoli dagli angioini e gli diede diversi feudi nel Sud Italia. In cambio Scanderbeg chiese di far venire in Italia alcune delle sue genti, per metterli al sicuro dal pericolo turco. Né Maometto II avrebbe mai attaccato il Regno di Napoli, spaventato dall’alleanza del Castriota con la corona d’Aragona e ben cosciente che nel caso anche l’esercito papale e gli stati del nord Italia sarebbero scesi in campo contro di lui. Dopo la sua morte, la dinastia di Giorgio Castriota Scanderbeg ha retto il feudo di Auletta abitando il castello per secoli. Ancora oggi il castello di Auletta è di proprietà dell’ultimo discendente del mitico principe albanese che combatte al fianco di Dracula. Gaia Bruttia Crispina, moglie dell’imperatore romano Comodo. Era originaria di Volcei, l’odierna Buccino Ann Raia, the VRoma Project (www.vroma.org) Giorgio Castriota Scanderbeg. Gli eredi del grande condottiero albanese dimorano ancora oggi nel castello di Auletta Fotografia tratta da wikipedia, autore Михал Орела, scattata il 14 settembre 2005, e licenziata secondo la licenza Creative Commons 2.0. COSA VEDERE: La tappa ideale per una passeggiata alla scoperta dell’alto Tanagro, non può che partire da Caggiano e dal suo suggestivo centro storico. Il comune di Caggiano regala dei bellissimi balconi panoramici dall’alto dei suoi 828 metri di altitudine sul livello del mare, i più suggestivi dei quali si trovano nel perimetro del centro antico, la cui struttura conserva ancora le mura di protezione ed il castello normanno all’ ingresso del borgo. Anche la struttura dell’impianto urbanistico medievale è pressoché intatta, e si percepisce chiaramente l’impianto longobardo nei vicoli e negli archi che sorreggono ed uniscono le case. Il castello normanno di Caggiano Foto tratta da wikipedia, dell’utente “Viaggiatore”, scattata il 17/10/2006 alle 14:16 e licenziata secondo la GNU Free Documentation License, Versione 1.2 Centro storico di Caggiano Foto di Francesco Maria Macrini Centro storico di Caggiano Foto di Francesco Maria Macrini Centro storico di Caggiano Foto di Anna Gambino, tratta dalla pagina www.facebook.com/Caggiano.sa Veduta su Caggiano d’inverno Foto tratta dalla pagina www.facebook.com/Caggiano.sa Caggiano, resti della Chiesa greco-bizantina di Santa Veneranda Foto tratta dalla pagina www.facebook.com/Caggiano.sa A pochi passi da Caggiano, troviamo Auletta con il meraviglioso castello Scanderbeg. Il maniero risale ad epoca normanna, ed è ancora oggi, a partire dal XVIII secolo, dimora dei discendenti dell’eroico condottiero albanese Giorgio Castriota Scanderbeg, venuto nel Sud Italia al soldo degli aragonesi. Infine degno di nota anche il centro storico di Auletta e le sue verdi colline piene di olivi, contorni suggestivi in un quadro di pace, serenità e suggestioni di altri tempi. Auletta, Castello degli Scanderbeg, la famiglia che ebbe come capostipite l’eroe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg Foto tratte dalla pagina facebook dedicata agli eventi nel comune di Auletta (www.facebook.com/tanagrolive.eventiauletta) Foto del centro storico di Auletta Foto tratte dalla pagina facebook dedicata agli eventi nel comune di Auletta (https://www.facebook.com/tanagrolive.eventiauletta) Lasciandoci alle spalle Auletta ed il castello del suo nobile predecessore, la passeggiata non può che dirigersi verso le cantine di San Gregorio Magno (in onore al pontefice Gregorio I, vissuto tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo d.C.). Piccolo paese arroccato su un colle, San Gregorio è stato distrutto dal tragico terremoto del 1980. Rimane integra tuttavia la zona di Via Bacco, ove sorgono le antiche cantine scavate nella roccia, che, così ricavate, sono in grado di conservare al meglio il cibo ed in particolare il vino. Ogni famiglia del paese o quasi, ha la sua cantina personale, specializzata nella conservazione e alla preparazione di determinati cibi e prodotti piuttosto che di altri. Ogni ambiente ipogeo quindi, è particolare e mai uguale ad un altro. In occasione di determinati eventi le cantine vengono aperte, ed è possibile degustare ogni ben di Dio. San Gregorio Magno, inoltre è passato alla storia anche per aver dato i natali al celebre brigante Angelo Duca, detto Angiolillo. Insofferente ai prepotenti ed ai ricchi, la vita di Angiolillo fu paragonata a quella di Robin Hood, e la sua fama raggiunse tutta Europa, contribuendo a creare un fascino eroico intorno alla sua figura. Una veduta delle antiche cantine di Via Bacco, a San Gregorio Magno Foto di Eugenio Mucio Pochi chilometri di distanza da San Gregorio, attraversando Buccino e poi Ricigliano, e si arriva a Romagnano Al Monte. Il piccolo borgo di Romagnano Al Monte è stato abbandonato nel 1980 in seguito al violento terremoto detto “dell’Irpinia”… Ad oggi mantiene un aspetto molto caratteristico, magico, arroccato tra i monti ed avvolto dalla nebbia. Attualmente il piccolo borgo è in attesa di completare le operazioni di restauro e recupero. Tuttavia dall’alto dei monti sovrastanti (siamo a circa 700 – 800 metri di altitudine), è possibile scattare delle bellissime foto panoramiche. Il Borgo fantasma di Romagnano al Monte visto dalle alture sovrastanti Foto tratta da wikipedia, scattata da Paolo S. in qualità di utente “Psub” in data 15/01/2006. L’immagine è licenziata secondo la licenza Creative Commons 2.0 Il borgo fantasma di Romagnano Al Monte Foto di Leonardo Viviani Ripercorrendo la strada a ritroso, dopo pochi minuti di automobile, si rientra a Buccino, l’antica sede dei Volceiani. Il centro storico di Buccino è molto variegato e suggestivo, testimoniando tutte le epoche ed i popoli che hanno transitato per la mitica Volcei. E non solo. L’antica città dei volceiani, rinvenuta fortuitamente durante gli interventi di restauro che hanno fatto seguito al terremoto del 1980, è oggi visitabile, ed il dedalo delle sue gallerie si snoda proprio al di sotto della zona antica. Qui e lì, tra i vicoli, le scale e le salite, è facile imbattersi in pavimenti di vetro trasparente ed illuminati, dove è possibile vedere stanze, corridoi ed ambienti dell’antica Volcei. Ma l’ingresso vero e proprio si trova nella parte alta del centro storico, nella zona nota come complesso di Via Egito, ovvero nella parte finale di un cammino fatto di impervie salite, portali in pietra che delimitano i rioni della Buccino antica. Il Castello di Buccino MUNDUSVIVENDI.IT © Complesso rupestre di Via Egito, uno degli ingressi alla città sotterranea di Volcei Scatto di Quintino Di Vona, giornalista, fotografo, cameraman presso “Comunità Italiana”, “Cronache Del Salernitano”, “Il Roma” Panorama di Buccino d’Inverno Scatto di Quintino Di Vona, giornalista, fotografo, cameraman presso “Comunità Italiana”, “Cronache Del Salernitano”, “Il Roma” Alcuni scorci del centro storico di Buccino Foto di Giovanna Verderese (http://perleviesilvane.altervista.org/pagina725517.html) Convento degli Eremitani e Museo Archeologico nazionale di Volcei Foto di Giovanna Verderese (http://perleviesilvane.altervista.org/pagina725517.html) Dopo Buccino, per tutti coloro che non sono ancora stanchi o comunque per chiunque fosse ancora desiderosi di scoprire l’Alto Tanagro, è consigliabile una tappa anche a Palomonte. Strategico punto di passaggio tra Medio-Alto Sele ed Alto Tanagro, Palomonte si potrebbe rivelare una sosta interessante. Il suo particolare centro storico infatti, danneggiato dal sisma e mai posto ad una decisiva operazione di ristrutturazione, mantiene le particolarità architettoniche ed antropiche che caratterizzano i borghi più antichi del Sud Italia, specialmente quelli della bassa Campania e della Basilicata. Presenti infatti a Palomonte, ancora le abitazioni in cui i contadini, anticamente, dimoravano: poco più di quattro mura che racchiudevano un’unica stanza, dove gli agricoltori si ritiravano esclusivamente per dormire o mangiare. Interessante anche la Chiesa madre di Palomonte, antica e caratteristica. Un particolare delle antiche abitazioni contadine nel centro storico di Palomonte Foto scattata dall’architetto Marco Mazzella Centro storico di Palomonte Foto tratta dalla pagina facebook della Pro Loco di Palomonte (www.facebook.com/proloco.palomonte) VIVENDO IL PAESAGGIO: La zona della provincia in solcata dal fiume Tanagro, nasconde un incredibile varietà di percorsi naturali che si diramano tra le alture, le valli ed i corsi d’acqua che qui abbondano. due suggestivi scorci del territorio: il ponte medievale sul letto del fiume Bradano e borgo abbandonato di Romagnano al Monte foto tratte da wikipedia, rispettivamente scattate dall’utente roquejaw il 13 ottobre 2009 e dall’utente psub, il 15 gennaio 2006 Protagonista indiscusso di questa valle è appunto il fiume Tanagro, importante corso d’acqua che poi diventa affluente del fiume Sele. Questo importante corso d’acqua da luogo alla possibilità di intraprendere gite in canoa o di dedicarsi al rafting. Da Auletta infatti, è possibile godere delle bellezze e delle emozioni del Tanagro grazie a dei servizi ad hoc organizzati in loco. Il fiume Tanagro scorre placido nella prima foto a sinistra, ma diventa crespo e ribelle nella seconda, per la gioia degli amanti del rafting La prima foto a sinistra è stata tratta da wikipedia, ed è opera dell’utente Pierluigi Canoro, che l’ha scattata il 4 novembre 2009 Nei pressi del meno famoso fiume Melandro, sulle alture che circondano il comune di Caggiano, è possibile inoltre addentrarsi nelle Grotte dello Zachito, importante realtà che ha ospitato al suo interno popolazioni preitaliche risalenti almeno al VI secolo avanti Cristo. Poco fuori l’abitato è inoltre possibile seguire un percorso di trekking di 13 chilometri che si snoda sulle cime dei Monti che cingono Caggiano. Il sentiero, a fronte di un indubbio impegno fisico, è consigliato solo agli esperti. Tuttavia è un percorso che consente una magnifica escursione sui crinali che si affacciano sulla valle del Tanagro, toccando le cime più elevate della zona, spostandosi sempre ad un’altitudine compresa tra i 100 ed i 1200 metri circa. Panorama dalle alture che circondano Caggiano Foto tratta da wikipedia, scattata dall’utente Viaggiatore il 27 ottobre 2006 alle 13:32 Altro consigliatissimo percorso è il “sentiero di Annibale” che inizia da una zona poco fuori Buccino dove c’è un antico ponte medievale noto come “Ponte di San Cono”. Il nome rimanda ad un supposto passaggio di Annibale, per la verità non confortato da ritrovamenti archeologici, ma molto vivo nella tradizione popolare. La strada è caratterizzata da scoscesi dirupi a picco sul fiume e da una fitta vegetazione di lecci, roverelle e, nei punti più assolati, da piante di fichi d’India e da altre piante grasse. L’asprezza dei passaggi contrasta piacevolmente con le alture docili che normalmente caratterizzano il panorama buccinese. Infine si segnala un evento estivo legato alla possibilità di fare un percorso di trekking molto facile, più simile ad una passeggiata, sulle alture che cingono Palomonte, con la guida di un esperto del territorio. “Trekking al chiaro di luna a Palomonte”, questo il nome dell’evento, si tiene nel mese di agosto. Panoramica su Palomonte e sulle circostanti alture CURIOSITÀ, ANEDDOTI, LEGGENDE: - - - - Si dice che San Gregorio Magno sia il paese delle streghe. Le “mehjere” di San Gregorio Magno sono famose in tutto il comprensorio, nel bene o nel male. La tradizione popolare (ancora ben radicata nelle persone più anziane) attribuisce a loro le qualità di potentissime streghe: possono essere benevole con chi le tratta bene e chiede i loro favori per una giusta causa, o spietate contro chi le tratta male. Nel paese di San Gregorio Magno vi sono dei costruttori e suonatori di ciaramelle e zampogne. Roberto De Simone, compositore e musicologo che concentra i suoi studi nella musica del Sud Italia, registrò alcune di queste suonate inserendole nella sua raccolta dal titolo “La tradizione in Campania”. Un evento molto atteso rende protagonista il comune di San Gregorio Magno, i Baccanalia: si tratta di un percorso eno-gastronomico che si tiene l'ultima settimana di agosto in via Bacco, la suggestiva strada costeggiata dalle cantine scavate nella roccia. Una triste storia di fantasmi e di morte aleggia su Buccino. Pare che in una frazione del comune volceiano, ci sia, ancora oggi visibile, un castelluccio. La struttura fu abitata in passato da una coppia di nobili, di cui lei di umile origini contadine. I due ebbero un figlio, ma il padre di lui rifiutò il rampollo rapendolo e sotterrandolo nello scantinato del castello. La donna uscì fuori di sé dalla rabbia e dalla disperazione e maledisse la stirpe del suo ormai ex consorte. Secondo quanto si racconta la donna impazzì, e si chiuse in casa in solitudine, passando il tempo a recitare da sola strani versi e parlando con i serpenti. Dopo un po’ l’ex amato trova una nuova moglie ed ha un bambino. La prima moglie allora, maledì il bambino facendolo ammalare. Il bambino da lì a poco morì… folle di dolore, l’uomo va a trovare la donna e la uccide colpendola più volte con un coltello. Si dice anche che la donna non morì subito e che l’agonia fu piuttosto prolungata a causa di una resistenza per qualche motivo sovraumana. Ancora oggi la struttura è nota come “castelluccio delle Janare” (ovvero delle streghe),e c’è chi racconta che ancora oggi, nottetempo, si aggiri una figura femminile dal - - - - - - - viso cereo e dai lunghi capelli neri… Una ragazza sui venticinque anni bellissima e spaventosa… L’imperatore romano Commodo, vissuto sul finire del II secolo d.C. sposò una donna originaria di Buccino, Bruttia Crispina, figlia a sua volta di un importante senatore romano sempre nativo di Buccino, Lucio Fulvio Gaio Bruttio Presente. Le“Historie Volceiane”, è un interessante evento organizzato proprio a Buccino in estate, e ripercorre quelli che erano i fasti dell’antica Volcei, libero municipio all’epoca dell’Impero Romano. Durante la kermesse è possibile degustare piatti di epoca romana, nonché assistere a spettacoli di artisti di strada ed episodi di vita reale in costume d’epoca. In epoca risorgimentale venivano stampati a Buccino ben tre giornali : Il Volceiano, La Lucania ed il Corriere di Buccino. Secondo alcune ricostruzioni ed ipotesi, il nome “Auletta” potrebbe derivare dal mitico Auleto, compagno di viaggi di Enea, anche se la spiegazione più probabile è che il toponimo sia legato al tipo di territorio, ricco di uliveti in collina. Sempre ad Auletta, ci fu un terribile episodio storico, noto come “massacro di Auletta”. Tra il 27 e il 29 luglio 1861 infatti, alla vigilia dell’Unità d’Italia, la popolazione di Auletta insorse in armi contro la regnante Casa Savoia, auspicandosi il ritorno dei Borbone. Questo portò, il 30 luglio, ad una sanguinosa repressione da parte dell’esercito del re, che arrestò circa duecento insorti, e ne uccise 45, tra cui un medico ed un sacerdote. Anche il paese fu danneggiato, con saccheggi ed incendi. Una frazione di Caggiano, chiamata Veteranuso, fu attribuita a nucleo originario della mitica città di Ursentum, capitale di una delle undici tribù che componevano gli antichi Lucani. Tuttavia finora si tratta di una teoria retta da deboli prove scientifiche. Caggiano mantiene ancora forte la struttura e l’architettura acquisita durante il periodo longobardo, come pochissime città della zona (tra cui Salerno). Sempre a Caggiano furono particolarmente attivi sia i Cavalieri Templari, in seguito, quelli dell’Ordine di Malta. Particolare e caratteristica la cucina caggianese. Si possono ancora oggi degustare una grande quantità di pietanze tramandate nei secoli e retaggio di una cultura prettamente contadina, legata a pasta e verdura. L'origine di nuclei abitativi nel territorio di Palomonte è antichissima. Il periodo preistorico ha visto in località Sperlonga l'esistenza di un insediamento umano, i cui culti religiosi sono ravvisabili nei graffiti e vasche rimaste nelle grotte abitate. PERSONALITÀ IMPORTANTI: - - - Abbamonte Giuseppe Antonio, Caggiano, 21/01/1759 – 09/08/1819, patriota e politico. Aderì presto agli ideali giacobini e questo gli procurò l’insofferenza dei Borbone, dai quali dovette fuggire fino al Nord Italia. Ha sempre ricoperto importanti incarichi politici ed amministrativi (ispettore generale del Ministero della Polizia cisalpina, Presidente del comitato centrale del tribunale di giustizia, consigliere della corte di giustizia di Napoli). Altilio Gabriele, Caggiano, 1436 – 1501, poeta, vescovo ed umanista. Uno dei maggiori poeti in lingua latina della corte aragonese , fu il precettore ed educatore del principe Ferrandino. Bellelli Fulgenzio, Buccino, (1677 – 1742), frate agostiniano. Ricoprì la carica di Priore Generale degli Agostiniani nel periodo compreso fra il 1726 ed il 1733. Fu inoltre Pefetto della biblioteca angelica di Roma, nochè autore esso stesso di diversi trattati teologici di stampo agostiniano. - - - - - - - - - - Bruzia (o Bruttia) Crispina, Buccino, I secolo d.C. – fine I secolo d.C., imperatrice ed augusta romana. Fu la moglie dell’imperatore Commodo, nonché la figlia del senatore di origine volceiana Bruzio Presente. Caggiano Nestore, Caggiano, 18/11/1888 – 03/03/1918, compositore e musicista. Particolarmente talentuoso come suonatore di oboe e compositore, nel 1913 vinse il "Concorso Nazionale per composizioni orchestrali" (premio "Augusteo") con il suo poema sinfonico "La tomba del Busento". Colonna Crisostomo, Caggiano, 1466 – 1528, poeta, umanista, politico. Divenne parroco e poi fu precettore dei sovrani aragonesi. Ebbe anche importanti incarichi diplomatici in Francia ed in Spagna Di Vona Quintino, Buccino, 1894 – 1944, patriota e letterato. Fu professore di latino presso il liceo Carducci a Milano, nonché fu eroico patriota esponente della resistenza partigiana. La sua morte passò alla storia come un vero e proprio martirio: catturato dai militanti fascisti, fu brutalmente torturato per un giorno intero, al termine del quale fu fucilato da una squadra di ragazzini quindicenni. La moglie, la buccinese Lina Caprio, ne raccolse le memorie in un libro intitolato Colloqui con un martire. Duca Angelo, San Gregorio Magno, 1734 – 1784, brigante. Chiamato anche “Angiolillo”, fu un personaggio carismatico che entrò da protagonista nelle leggende popolari locali, e le sue azioni ebbero un eco così vasto che la sua fama fu nota anche al celebre filosofo Benedetto Croce e allo storico, scrittore ed intellettuale Eric Hobsbwan. Fu conosciutoe citato anche da ALexandre Dumas e David Winspeare. Angiolillo, per le sue lotte in difesa dei poveri e contro i soprusi, fu dunque paragonato al leggendario Robin Hood. Gigante Marcello, Buccino, 1923 – 2001, grecista e classicista. Fu grande studioso ed appassionato dei classici greci nonché degli scritti relativi alla presenza della Magna Grecia in Italia. Nel 1969 fondò il CISPE (Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi). Lupo Vincenzo, Caggiano, 15/08/1755 – 20/08/1799, patriota. Fu tra i principali animatori della Repubblica Partenopea 1799, l’effimero governo francese che durò meno di un anno. Fu catturato ed impiccato per volere dei Borbone. Oliva Achille Bonito, Caggiano, 04/11/1939, critico d’arte, intellettuale, accademico. Fu il promotore e l’inventore della Transavanguardia italiana, movimento artistico nato in Italia e poi diffusosi all’estero nei primissimi anni ottanta. La sua idea del critico d'arte è innovativa: propone un "modello creativo" della critica. Il critico non è più sostenitore di una sola poetica e mediatore tra artista e pubblico, ma deve agire come un "cacciatore". Oro Pasquale, Caggiano, 1849 – 1924, generale alpinista. Si distinse durante la prima guerra mondiale, riuscendo a bloccare e a contrattaccare alla terribile “Strafexpedition”, riuscendo a risollevare le sorti della guerra con una vittoria decisva. Presente Lucio Fulvio Gaio Bruzio (o Bruttio), Buccino, I secolo d.C. circa, senatore romano. Fu il padre della moglie dell’imperatore romano Commodo. Scanderbeg, Auletta, a partire dal XVI secolo. La dinastia del celebre principe Giorgio Castriota, continua tutt’oggi ad abitare il castello che porta il loro nome, sito ad Auletta. SAPORI E TRADIZIONE: Ecco alcune specialità gastronomiche del territorio, tramandate sin dai tempi più remoti: Compagno d'Armi di Dracula ed i Volceiani (Medio-Alto Tanagro) Primi piatti: I “crusicchi” di Caggiano: primo piatto tipico del caggianese. Sono dei cavatelli dalla forma più irregolare e più grossa rispetti a quella tradizionale, conditi con sugo di castrato di pecorino. Le “zucuarédd” di Caggiano: è un tipo di pasta tradizionale fatta in casa e disposta a spirale, di forma allungata e sezione rotonda. I “graviuoli” di Caggiano: sarebbero i tipici ravioli caggianesi, ripieni di ricotta, uova, formaggio e prezzemolo. Secondi piatti: Il capicollo di Ricigliano: capicollo trattato in maniera particolare, affumicato, frollato e irrorato con vino. La soppressata (o superata) di San Gregorio Magno: una prelibatissima soppressata locale composta da il filetto e il prosciutto di maiale. Alle carni, triturate finemente, sono aggiunti pezzetti di lardo. L’impasto è condito semplicemente con sale e pepe nero in grani ed è insaccato nel colon di maiale. La “cucciva” di Buccino: si tratta di una zuppa composta da diversi tipi legumi tipica del territorio buccinese. E’ preparata soprattutto in onore di Santa Lucia, a dicembre. Le anguille del Tanagro: vengono prese le anguille presenti nel fiume Tanagro e cucinate in salsa di alloro. Il coniglio “mbuttunato”: si tratta di un particolare modo di cucinare il coniglio, e consiste nell’imbottirlo (“imbuttunarlo”) con uova, pane e formaggio. Il pasticcio caggianese: è una torta rustica farcita con formaggio, pane raffermo e carne tritata. La fricassea di Palomonte: piatto stufato a base di interiora di ovini e caprini soffritti ed aromatizzati. La “mbuttura” di Caggiano: pancetta di vitello imbottita con impasto di pane, uova e formaggio. Il pane cotto: si tratta di una ricetta povera, che consiste nel far friggere in padella pezzetti di pane e mollica schiacciati, insieme a broccoli, olio, sale e, volendo, anche peperoncino. Altre varianti prevedono anche l’uso di uovo. Contorni: Le patate “conzàte”: piatto tipico di San Gregorio Magno in cui le patate condite sono l’elemento portante e non un contorno, come di solito avviene. Il “cuculo” di Auletta: si tratta di un fiore di zucca impanato e fritto tipico del basso Tanagro. Le patate di Caggiano alla sandangilesa: piccole patate novelle, prima bollite, pelate e poi fritte e aromatizzate. Il pane cotto: si tratta di una ricetta povera, che consiste nel far friggere in padella pezzetti di pane e mollica schiacciati, insieme a broccoli, olio, sale e, volendo, anche peperoncino. Altre varianti prevedono anche l’uso di uovo. Liquori, amari, distillati: Il vino moscato di Salvitelle: un particolare tipo di vino prodotto, secondo la tradizione, ogni Vigilia di Natale, dopo un lungo periodo di appassimento. Il vino della valle del Platano di Ricigliano: un antico e prelibato vino che si tramanda dai secoli più antichi nel paese delle antiche cantine ECCELLENZE DEL GUSTO NEL TERRITORIO: Prodotto di Denominazione di Origine Protetta (DOP): La sigla DOP, è un marchio di tutela giuridica della denominazione che viene attribuito dall'Unione europea agli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono stati prodotti. - L'Olio Extravergine di Oliva DOP Colline Salernitane presenta, al consumo, un bel colore che va dal verde al giallo paglierino più o meno intenso; è limpido, a volte velato. Al gusto rivela un sapore deciso e persistente, giustamente corposo, con buona ed equilibrata struttura e chiari sentori di carciofo, cardo e vegetali amari. La notevole presenza di note aromatiche fa prediligere l’uso di quest’olio su piatti di una certa consistenza, come minestre a base di legumi, gustose pastasciutte della tradizione campana e grigliate di pesce. Le tecniche di coltivazione degli oliveti sono quelle tradizionali dell’area delle colline salernitane, che assicurano all’olio che ne deriva l’elevato e noto pregio qualitativo. In alcuni comprensori si sono affermate soluzioni tecniche ed organizzative molto innovative, come la raccolta e la potatura meccanica delle olive. Uliveti da cui si ricava l’olio Colline Salernitane DOP - Il Caciocavallo Silano DOP: Il Caciocavallo Silano è, sicuramente, fra i più antichi e tipici formaggi a pasta filata del sud Italia. Della sua produzione ne accennava già Ippocrate, nel 500 a.C., discorrendo dell'arte usata dai greci nel preparare il ''Cacio''. E’ un formaggio semiduro, a pasta filata, prodotto con latte di vacca di diverse razze, tra cui la Podolica, una tipica razza autoctona delle aree interne dell’appennino meridionale. Il sapore è inizialmente dolce fino a divenire piccante a stagionatura avanzata.Il Caciocavallo Silano può essere consumato come formaggio da tavola o utilizzato come ingrediente per tantissime ricette tipiche dell’Italia meridionale. Grazie alle sue qualità nutritive, è particolarmente adatto alle diete dei bambini, degli anziani e degli sportivi. Il Caciocavallo Silano Dop Foto tratta da wikipedia, di William Gathoye, scattata il 25 gennaio 2009, licenziata secondo la licenza Creative Commons 3.0. - La Ricotta di Bufala DOP: La Ricotta di bufala campana è un prodotto lattiero-caseario fresco ottenuto per coagulazione del siero di latte di bufala e prodotto in tutta la regione Campania. Si presenta senza crosta esterna è di colore bianco porcellana. Si presenta di colore bianco porcellana delicato, e la sua consistenza è cremosa e morbida mentre il sapore rimane fresco e delicatamente dolce. La ricotta di bufala campana inoltre non ha “crosta”. Si ottiene riscaldando il siero derivante dalla lavorazione del latte crudo per la produzione di mozzarella di bufala. E’ possibile anche, come “variante”, ottenere la ricotta essiccata di bufala, che è a pasta compatta. In questo caso è necessario che le forme stagionino in cella per circa 10 giorni e poi vengano lasciate per lo meno un mese a essiccare. Vengono poi tolte dai contenitori e lasciate stagionare altri 30 giorni, fino a essere ripulite dalle muffe, private della scorza sottile e messe sotto vuoto.