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I mille volti di Patty
DI GIGI VESIGNA ziana di ottima famiglia, era quanto di più lontano dal mondo della musica beat. La casa dei nonni paterni, dove praticamente vive, è frequentata dall’attore Cesco Baseggio, dalla soprano Toti Del Monte e dal cardinal Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, e Nicoletta si esibisce per loro cantando la Marsigliese, come fa a scuola, e suonando il pianoforte perché a dieci anni viene iscritta al Conservatorio “Benedetto Marcello”, dove, superando un esame, passa direttamente al quarto anno. Nei momenti liberi frequenta la casa di Peggy cora oggi, a quarant’anni dal debutto, è una realtà straordinaria. I suoi concerti sono eventi, il pubblico l’adora, canta con lei La bambola e Pazza idea e Pensiero stupendo. All’inizio di ottobre a Milano, in un teatro Smeraldo gremito sino al collasso, si è riproposta in una performance che si protrae sino allo I MILLE VOLTI DI PATTY Nicoletta Strambelli festeggia con... Patty Pravo i 40 anni R agazzo triste come me ah ah/che sogni sempre come me ah ah/ non c’è nessuno che ti aspetta mai/ perché non sanno come sei/ ragazzo triste sono uguale a te/ a volte piango e non so perché/ altri son solo come me e te/ ma un giorno spero cambierà». Era il 1966 e per la prima volta Radio Vaticana ospitò una “canzonetta” che la Rai aveva addirittura censurato. La cantava Patty Pravo, considerata il simbolo della trasgressione e che, a soli 18 anni, era diventata la reginetta del Piper, un locale in via Tagliamento a Roma, di proprietà dell’avvocato Alberigo Crocetta. La decisione, illuminata, di Radio Vaticana, voleva sottolineare più in profondità un certo malessere giovanile, il problema dell’incomunicabilità che Michelangelo Antonioni aveva raccontato attribuendola a personaggi adulti, ma che i ragazzi pre-Sessantotto già provavano. Un anno dopo, ancora Radio Vaticana, spiazzando una Rai ottusa, sdoganò Dio è morto dei Nomadi ed ebbe di nuovo ragione. Ma torniamo al Piper, a Patty Pravo, o meglio a Nicoletta Strambelli, come la chiamo io che sono un suo amico vero, le voglio bene come a una sorella, se la critico si imbizzarrisce ma capisce che lo faccio per il suo bene. La vita di Nicoletta Strambelli, vene- 32 NOVEMBRE 2006 CLUB3 Guggenheim e si fa persino offrire il gelato dal poeta Ezra Pound. Un’infanzia e un’adolescenza che ipoteticamente la proiettano tra le fanciulle in fiore che a diciotto anni parteciperanno al ballo delle debuttanti. Ma in questa vita beata c’è un improvviso break: l’adorato nonno muore e Nicoletta fugge da Venezia, va a Londra per imparare l’inglese. Nella capitale inglese rimbalza la popolarità del Piper. Nicoletta affitta una macchina scassata, arriva a Roma e con un abito di Emilio Pucci, sottratto con destrezza alla mamma, si scaraventa al Piper, sale sulla pista sopraelevata e comincia a ballare. In sala ci sono Gianni Boncompagni, Renzo Arbore e Luigi Tenco che, colpiti da quel ballo sfrenato e da quella cascata bionda di capelli, le chiedono se sa cantare come balla. «Anche meglio», risponde lei. E dopo due mesi cambia nome d’arte (allora si faceva chiamare Guy Magenta) e diventa Patty Pravo. Perché quel nome? «Perché Patty era un nome di moda e Pravo mi ricordava le anime prave dell’inferno di Dante, l’unica cantica che mi piaceva studiare». Cominciò così l’avventura di Nicoletta Strambelli e, tra alti e bassi, genialità e sregolatezze, an- [SPETTACOLO] stremo delle forze: l’ho incontrata in albergo, la pelle d’alabastro, il fisico di un’adolescente, nessuna traccia di un’età che per lei è solo anagrafica. Si parlava di come avrebbe celebrato il suo primo quarantennio di carriera e lei, guardandomi strano, mi ha risposto: «Cosa vuoi che faccia? Canterò se ne avrò voglia». La voglia le è venuta e sta concludendo in questi giorni una tournée estenuante di oltre cento date, tutte sold out. Sin dal giurassico Piper, dove l’ho conosciuta, abbiamo legato e ci siamo frequentati. Quante case avrà cambiato Patty Pravo? Ho perso il conto. Ne ricordo una a Venezia, una a Roma, vicina al Pantheon, che sembrava essere per sempre, di carriera. Alla grande e senza risparmio, come sempre ma poi lei si trasferì a Milano, in un ampio monolocale, con un gran letto rotondo al quale si accedeva salendo qualche gradino e una cucina mimetizzata da una tenda costruita con i tappi di bottiglie di bevande analcoliche. Per mesi, visto che il mio giornale era a due passi, trascorsi ore con lei che allora era innamorata di un componente del complesso dei New Trolls. Lui partecipava al CantaEuropa, gara itinerante che allargava i confini del casereccio Cantagiro, e lei viveva seduta sui gradini aspettando una telefonata che non arrivava mai. Quando doveva rilasciare un’intervista, per timore di dire cose che potevano essere strumentalizzate, Nicoletta mi chiedeva di nascondermi dietro la tenda ad ascoltare: se ritenevo 씮 In queste foto: Patty Pravo in diversi momenti della sua lunga carriera. Qui sopra: le copertine di alcuni dei suoi dischi CLUB3 33 NOVEMBRE 2006 [SPETTACOLO] 씮 che stesse esagerando, dovevo fare un segnale che sembrasse un suono naturale. Decidemmo per un breve movimento della tenda visto che l’intervistatore se la trovava sempre alle spalle. Poco dopo l’innamorato tornò e la raggiunse a Santa Margherita dove Nicoletta posava per un servizio fotografico per il mio giornale. Prendemmo in affitto una barca, l’uomo momentaneamente nel suo cuore non aveva un costume da bagno e lei gli prestò uno slip Re. Era un viaggio scomodo ma l’accontentammo. Al sepolcro, però, lei cambiò idea e non ci fu verso di farla scendere. «Ho sentito qualcosa di negativo», spiegò dopo, ma non aggiunse altro. Il matrimonio durò lo spazio di un mattino ma quando Patty chiese il divorzio si scoprì che in tribunale s’era perso tutto l’incartamento. Non ho mai indagato se fosse o meno riaffiorato dagli archivi del “Palazzaccio” di Roma. Il moti- «Sto vivendo emozioni ed entusiasmi da debuttante. “ ” Jacques Brel mi fece traboccare la camera d’albergo di rose rosse. È il ricordo di cui vado più fiera 34 NOVEMBRE 2006 CLUB3 decisamente imbarazzante. A un certo punto Nicoletta notò che dal monte che si eleva sul mare scrosciava una grande quantità d’acqua, e disse perentoria: «Io la copertina la voglio fare sotto la cascata». Era vestita con un abito di chiffon largo e colorato, comprato per l’occasione. Ma non ci fu verso di farle cambiare idea, la foto venne bene ma quando scoprimmo che quell’acqua era lo scarico di una fogna, lei alzò le spalle e disse: «Pazienza, lo porterò in tintoria». Innamorata dell’amore, un giorno decise di sposarsi in segreto con Gordon Faggether, un musicista inglese. La madre di lui abitava in un villaggio non lontano da Brighton, la spiaggia di Londra, e si venne a sapere che la cerimonia sarebbe avvenuta lì. Raggiunsi il posto, andai nella cappella dove doveva celebrarsi la cerimonia e il sacerdote mi confermò tutto per l’indomani. All’alba mi appostai con un fotografo per non perdere nemmeno un’immagine. I promessi sposi uscirono verso mezzogiorno, io mi feci incontro e lei, dopo avermi presentato come un «caro amico», disse che aveva cambiato idea. «Oggi andiamo a Brighton a fare shopping, se vuoi accompagnarci...». Di quel matrimonio non se ne parlò più, Ma poi venne il momento di fare sul serio, Nicoletta conobbe un giovane stilista, Franco Baldieri, un ragazzo molto educato che aveva conosciuto grazie a Waldner, uno dei più famosi astrologi dell’epoca. Lei ha sempre subito il fascino dell’esoterico e se oggi qualcuno pensa che il suo modo di parlare con quelle “esse” strascicate sia un vezzo, o il retaggio del suo recente lunghissimo soggiorno negli States, si sbaglia di grosso. Quando frequentava una maga, Linda Wolf, e pendeva dalle sue labbra (l’argomento fu oggetto di violenti battibecchi tra me e Nicoletta), durante una conferenza stampa una fan la colpì alla bocca con un pesante posacenere di cristallo. Una mitomane come l’assassino di John Lennon, ma da quel momento, pur riparati, i danni al modo di parlare di Patty rimasero. Dunque Baldieri: in un amen si sposano e mi invitano al loro viaggio di nozze che ha come meta l’Egitto. Era il 1982 e l’Egitto era ancora un Paese controllato da una dittatura di tipo parasovietico, quindi niente privilegi per nessuno. Di prima classe non se ne parlava. Se si voleva volare, e si poteva farlo solo con la compagnia di bandiera egiziana, l’unica possibilità era la classe turistica. E Nicoletta, invece di godersi il viaggio di nozze, improvvisò una querelle con il sistema proletario. Ma la turistica restò tale. Di quel viaggio ricordo un episodio: Nicoletta insisteva nel visitare la tomba di Tutankamen, nella Valle dei vo della rottura con Baldieri fu Riccardo Fogli, il bello dei Pooh. Nicoletta lo conquistò subito, lui per lei lasciò il gruppo e lasciò anche la moglie Virginia Minetti, in arte Viola Valentino. Una sera Nicoletta mi invitò a cena con mia moglie. C’erano Riccardo e Maurizio Vandelli dell’Equipe ’84 che, pubblicamente, dichiarò il suo amore a Nicoletta. Fogli ebbe una reazione prima scherzosa, poi divenne serio quando lei, la contesa, disse che non È proprio vero: più invecchio e più mi amo» voleva più vedere Riccardo anche se con Vandelli per ora non c’era ancora nulla. Pazza idea, pazza Nicoletta. Pioveva a dirotto, accompagnai Riccardo alla macchina cercando di non farlo partire perché lo vedevo alterato, ma non ci fu verso. Gli chiesi di telefonarmi a qualsiasi ora per dirmi che era arrivato a Livorno. Lo fece. Quarant’anni: Nicoletta canta in Cina e in Tv la vede oltre un miliardo di ammiratori. Si esibisce alla Fenice di Venezia, regala capricci ed emozioni e il Times le dedica una copertina. Se la conosci, con tutti i difetti che pareggiano i suoi tanti pregi, non puoi non volerle bene. Di lei artista trovo indimenticabili una bellissima canzone di Paolo Conte, Tripoli 1969, Dimmi che non vuoi morire di Vasco Rossi e una versione di Ne me quitte pas di Jacques Brel. Il cantautore belga la sentì cantare e commentò entusiasta: «Ha una voce che viene dalla luna». E Patty ricorda: «Mi fece traboccare la camera d’albergo di rose rosse. È il ricordo di cui vado più fiera!». E oggi, Nicoletta? «Oggi sto vivendo emozioni ed entusiasmi da debuttante. È proprio vero: più invecchio e più mi amo!». 왎 Un’altra serie di look di Patty Pravo. Nicoletta Strambelli (questo è il suo vero nome) cominciò la sua carriera a metà anni Sessanta al “Piper” di Roma CLUB3 35 NOVEMBRE 2006