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storia di Pablo - Istituto Comprensivo Statale – Zola Predosa

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storia di Pablo - Istituto Comprensivo Statale – Zola Predosa
STORIA DI PABLO
La storia di Pablo è cominciata nel 2009 quando una coppia
di genitori è venuta nella nostra scuola a Ponte Ronca per
iscrivere il loro figlio alla classe quarta.
Mamma e papà erano molto in ansia e preoccupati per
l’inserimento perché l’esperienza dell’anno precedente, in
un’altra scuola italiana, non era stata del tutto positiva.
Fortunatamente mamma e papà si sono mostrati fiduciosi
nei confronti di noi insegnanti e lo scambio di informazioni
sulla storia di Pablo, le sue origini, l’inserimento nella nuova famiglia, le sue abitudini e i
suoi ritmi hanno offerto a noi scuola un quadro di Pedro preziosissimo per iniziare a
costruire un percorso.
Dalle informazioni ricevute abbiamo capito che per Pablo era di vitale importanza
aiutarlo, prima di tutto, a star bene a scuola con i compagni e gli adulti, molto più che
pretendere particolari prestazioni prettamente scolastiche.
Importante sarebbe stato fargli capire che a noi scuola importava di lui, ma che avremmo
aspettato con pazienza i suoi tempi senza assillarlo con compiti e richieste.
Il primo giorno di scuola di Pablo è stato molto emozionante per noi maestre : ce
l’avremmo fatta a raggiungere obiettivi così elevati ? Non è sempre facile far sentire
bene a scuola un bambino !
I compagni, invece, erano soprattutto curiosi : i bambini sanno molto meglio di noi adulti
cosa fare con un coetaneo.
Pablo era (e penso sia ancora) un bambino socievole, interessante e con due occhi
espressivi dallo sguardo penetrante : chissà cosa avrà pensato di noi !
Dopo alcune settimane durante le quali ha iniziato a conoscere compagni e insegnanti e a
stringere qualche rapporto via via più amichevole con alcuni compagni, un giorno è accaduta
una cosa straordinaria (almeno per me !). Durante una lezione di geografia si conversava
sui luoghi delle vacanze e sulle nazioni di provenienza di alcuni alunni, ad un certo punto
ecco la mano di Pablo alzata per intervenire e parlarci del suo paese di provenienza , ma
soprattutto per raccontarci come si svolgeva la sua vita di tutti i giorni prima di venire
accolto nella nuova famiglia. Ci ha parlato dei suoi amici, delle attività lavorative che
svolgeva con loro (accudire agli animali, occuparsi delle piante…), dei piccoli “furti” di
frutta che poi spesso donava ai compagni più piccolini che avevano sempre fame !
Tutta la classe, oltre che ammutolita, era sbalordita, affascinata, catturata da quel
racconto davvero toccante di vita tanto diversa dalla
loro.
Da quel giorno, passo dopo passo, Pablo si è sempre più
aperto a tutti noi mostrandoci fiducia e lentamente è
aumentata anche la voglia di fare per imparare, come
pure la disponibilità ad eseguire i compiti che la scuola
gradualmente gli chiedeva di fare.
Ci sono stati anche momenti difficili nei rapporti con i
compagni, non lo nego, ma fortunatamente con l’aiuto delle famiglie si sono superati.
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Essendo Pablo di due anni maggiore rispetto agli altri alunni è successo che i suoi
interessi fossero molto diversi da quelli degli altri, molto più infantili e lui già quasi un
ragazzo adolescente con problematiche tipiche di quell’età . A volte si sono creati conflitti
forti anche perché Pablo aveva, e penso abbia tuttora, una notevole personalità, era
determinato e sapeva molto bene quello che voleva. Parlare continuamente con lui, con
molta calma, e con le famiglie è stato determinante per ristabilire gli equilibri.
Dopo due anni con noi Pablo è passato alla scuola Media del nostro stesso Istituto
Comprensivo.
Scelta dei genitori davvero ottimale per la continuità
Tre, in sintesi, le parole chiave, forse scontate ma davvero fondamentali
in questa
esperienza : fiducia, collaborazione e, soprattutto, la pazienza di saper aspettare.
Emanuela R.. la sua insegnante di scuola primaria
Ho conosciuto Pablo nel 2011, era arrivato in Italia da Cuba nel 2008, allora aveva dieci
anni.
Il primo giorno di scuola, prima media, entro in classe e dopo un giro di presentazioni vedo
Pablo. Lui mi osserva, io osservo lui, so che è un ragazzino adottato.
Un’adozione difficile … sono tutte difficili le adozioni, soprattutto se il bambino è già
grandicello.
Pablo viene da Cuba con una storia di povertà e abbandono alle spalle, non sa leggere né
scrivere neppure nella sua lingua, parla poco, nell’istituto dove ha vissuto guardava tanta
televisione, spesso da solo, e aspettava che suoi genitori tornassero a riprenderselo.
Invece arriva una famiglia italiana pronta ad accoglierlo, l’incontro è un inevitabile
scontro che tuttora continua tra alti e bassi.
E poi arriva la scuola, un altro scontro, un’altra sfida.
La sfida per me, e per tutti noi suoi insegnanti, è stata
innanzitutto accoglierlo e capirlo e poi scolarizzarlo,
aiutarlo nella costruzione di relazioni con i compagni e
con gli adulti e,
last but not least,
“fornirgli
un’istruzione”!!!
Sono stati tre anni duri, difficili, faticosi.
Pablo è già più grande dei suoi compagni, ha vissuto esperienze diverse da loro, ha un modo
di relazionarsi particolare: a volte è dolcissimo e affettuoso, a volte si chiude, o diventa
duro e aggressivo.
I compagni sono divisi, c’è chi lo “ama” e chi lo detesta, ma tutti ne hanno un po’ paura
eppure tutti cercano di dargli una mano.
E c’è lo studio, l’impegno richiesto in tutte le materie, una fatica enorme. Pablo è molto
intelligente ed è molto bravo in matematica ma si impegna poco, non conosce l’inglese e
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rifiuta lo spagnolo, la sua lingua madre, lo sa parlare ma non l’ha mai studiato …. e poi
l’italiano, la storia, la geografia … ecc. ecc.
Ma nonostante le difficoltà, sue e nostre, scopriamo che è bravissimo a disegnare, la
storia lo interessa, la matematica lo incuriosisce … tra alti e bassi qualche spiraglio di
luce ci illumina e ci fa andare avanti e così mettiamo in atto tutte le strategie possibili,
tutte le risorse disponibili (pochissime) per tenerlo in classe e farlo studiare. Un’impresa.
L’anno più duro è stato l’ultimo, la terza media, quando tutte le fasi del suo percorso si
sono concentrate e alternate nel giro di pochi mesi: l’opposizione, la svogliatezza e poi
l’indifferenza, l’autolesionismo, il rifiuto di venire a scuola.
Le assenze: un vuoto nella comunicazione che ci allontanava.
Ogni volta si ripartiva da capo, avvertire i genitori, colmare i vuoti e poi di nuovo le serie
delle assenze che rimetteva tutto in forse, mandava all’aria scadenze, programmi,
obiettivi, buoni propositi …
E poi di nuovo si ricominciava, non dovevamo arrenderci. E’ stata dura.
Talvolta la fatica e il senso di frustrazione ci lasciavano annichiliti, cosa fare? Come fare?
C’era l’esame, ce l’avrebbe fatta a superarlo?
E poi è arrivato il momento, a giugno di quest’anno Pablo ha sostenuto l’esame di terza
media, ce l’ha messa tutta e ci ha sorpreso, è stato bravo, un fiume in piena, non si
riusciva a fermarlo, aveva una gran voglia di dimostrare a tutti, compreso se stesso, che
ce la poteva fare, che ce l’aveva fatta! Che bello vederlo uscire dall’aula incredulo e
sorridente, ancora carico, pronto ad andare avanti, fiducioso. Indescrivibile.
Nonostante le difficoltà, la voglia di non venire più a
scuola, i conflitti con i compagni, i profondi turbamenti
emotivi che lo hanno tormentato e la fatica che tutti
noi docenti abbiamo provato, non lo abbiamo mai
lasciato solo.
Pablo ha sempre sentito la nostra presenza e fiducia
unita alla piena e preziosa collaborazione della sua
famiglia, insieme abbiamo creato una “rete” intorno a
lui, non abbiamo mai “mollato la presa”.
Questo è stato il nostro punto di forza.
Io credo che Pablo sia veramente cresciuto in questi anni e forse sta incominciando a
sentirsi un po’ meglio “nella sua pelle” anche se deve ancora scoprire chi è, come accade
poi a tutti gli adolescenti, ma per lui forse sarà un po’ più difficile.
Vilma la sua insegnante di lettere delle medie
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