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La Scuola Storico Religiosa Italiana

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La Scuola Storico Religiosa Italiana
La Scuola Storico Religiosa Italiana
profili essenziali
La natura peculiare ,il carattere stesso dei fatti religiosi come tali da
loro il diritto di formare argomento di una scienza speciale …… il
carattere essenziale dei fatti religiosi è la ragione necessaria e sufficiente
della sua esistenza .Questa scienza non può essere filologica né
archeologica né altro. E nemmeno può essere la somma totale dei fatti
particolari….
Storia e fenomenologia nella scienza delle Religioni , Essays in the
History of Religions 1954 Raffaele Pettazzoni
A Raffaele Pettazzoni (1883-1959 ) il merito di aver fondato una
disciplina umanistica nuova, la Storia delle Religioni disciplina per la
quale rivendica con ragione l’importanza strumentale .
La Storia delle Religioni ha come “oggetto “ di interesse le religioni –
dove il plurale è d’obbligo- e la definizione dell’oggetto la “religione”
“difficile” .
Tanto che qualcuno ,nello specifico un ultimo rappresentante della scuola
,Dario Sabbatucci ,ha proposto di “vanificare il fatto religioso ” Così nel
Sommario di Storia delle religioni (1988) .
Il tutto in risposta dialettica alla tendenza di considerare il fatto religioso
un dato esistente in sé,omologato e riconducibile al concetto di religio
cristiana o giudaico-cristiana ,o islamica ,un concetto in ogni caso proprio
del monoteismo che sottintende nelle sue varianti l’accettazione di un Dio
Uno Solo trascendente creatore onnipotente ,legislatore responsabile di un
mondo come “cosmo”,nel senso di ordinato .Si tratta di un modello non
“innato” né rivelato ma storicamente costruito ,datato, e non
universalmente condiviso.
Pettazzoni, come Brelich e come Sabbatucci sottolineano con forza le
diversità del “modello religioso” e l’importanza del politeismo.
Nella lezione inaugurale per la prima cattedra di Storia delle Religioni
italiana ( cattedra voluta dall’allora ministro della pubblica istruzione
Giovanni Gentile ) pronunciata il 17 gennaio 1924, Pettazzoni affermava
di voler “formare la coscienza storico religiosa degli italiani “.
La Storia delle Religioni deve servire per formare la “ coscienza civile”
degli Italiani.
Il presupposto è costruire negli Italiani la consapevolezza della
“religione “ come fatto storico ,variabile , definito culturalmente
Non verità, per di più rivelata
Pettazzoni ritorna sul tema più volte .
Anche in “Italia religiosa “ (Bari 1952) dove esplicitamente si occupa di
“Religione dello Stato e Religione dell’uomo” ,dividendo tra l’esigenza di
un modello di comportamento etico ,pubblico identificato con il rispetto
della normatività dello stato rispetto quelli che sono i “riti “privati.
Sullo sfondo sia pure in ottica diversa dobbiamo porre i programmi di
costruzione di una religione civile presenti anche ad una parte della
intellettualità del regime fascista con il quale Pettazzoni convisse in una
posizione di misurata distanza.
In un ‘opera postuma ,il successore di Pettazzoni Angelo Brelich ,
dichiarerà molti anni dopo il mancato raggiungimento dell’obiettivo da
parte di Pettazzoni e della sua scuola , nel senso che la presa di coscienza
culturale della dimensione storica quindi variabile della “religione” non è
stata raggiunta. Anzi.( E ,aggiungiamo ,la disciplina divisa e di
conseguenza svalutata).
“Ogni tentativo di definire il termine religione deve tener conto che si
deve anzi tutto prima “sapere come vogliamo definire un termine
impiegato in vari sensi, onde poterlo usare a fini scientifici, una volta
rivestito di un significato che non offra pretesto ad equivoci. In campo
storico contrariamente a quanto avviene per la matematica o per la
logica - una definizione aprioristica più o meno precisa è
perfettamente inutile; la condizione di una sua utilità è che a questa
definizione corrisponda effettivamente una realtà storica coerente e
precisa”
Angelo Brelich Storia delle Religioni: perché?, Napoli 1979
(Liguori): 141.
Quando ottiene la cattedra Pettazzoni ha alle spalle alcune opere già
significanti per il panorama culturale italiano. .
La religione primitiva in Sardegna del 1912; La religione di Zarathustra
nella storia religiosa dell’Iran ,1920 ,La religione nella Grecia antica fino
ad Alessandro 1921 riedita nel 1954.
Pubblicata nel 1922 la monografia “ Dio: formazione e sviluppo del
monoteismo (vol. I: L’Essere celeste nelle credenze dei popoli primitivi”
1922) L’opera pensata in tre volumi si ferma al primo,l’indagine dedicata
agli Esseri supremi senza arrivare al volume conclusivo che doveva
riguardare il punto centrale della riflessione,la nozione del dio
monoteistico.Pettazzoni si occupa in realtà in maniera approfondita
soprattutto degli ” Esseri Supremi” .
Il primo personaggio preso in considerazione è Baiame “essere supremo”
dei Kamilaroi , dei Wiradjuri , degli Euahlay tribù stanziate del sud ovest
dell’Australia ( New South Wales ) …il primo ad essere conosciuto dagli
europei …
Di Esseri Supremi, High Gods ecc Pettazzoni si era occupato in
precedenza , intervenendo nella nota questione sul “monoteismo
primordiale” sollevata dalla loro scoperta nelle culture cd. “primitive “
da Andrew Lang.
La scoperta degli Esseri Supremi attivi nel presente ,responsabili della
creazione del mondo,interventisti nel regolarne le condizioni ribaltava il
noto schema evoluzionistico che voleva il “monoteismo” traguardo di un
percorso evolutivo che portava l’umanità anche nel campo della
costruzione della propria dimensione “cd spirituale” attraverso un
percorso che doveva partire da una situazione elementare per progredire
verso soluzioni più complesse .
I modelli “primitivi” erano il feticismo ( espressione di Charles de
Brosses che interpretava alla metà del XVIII secolo le immagini fatte
dagli abitanti dell’Africa atlantica come ingenuo sforzo da parte umana di
costruirsi “divinità”esseri sovrumani superpotenti con i quali entrare in
relazione ). Oppure l’animismo termine coniato da Robert Tylor nel 1871
(Primitive Culture ) per identificare il momento iniziale della percezione
di una
dimensione “altra” rispetto la dimensione materiale
corporea,partendo dall’osservazione di fenomeni normali come il sonno,il
sogno,la transe,o da patologie come l’epilessia ,il sonnambulismo ecc.
Attraverso un lunghissimo processo la percezione di una dimensione
extracorporea avrebbe portato alla formulazione di entità extraumane
varie ,sino alla formulazione storicamente fondamentale del Dio Uno e
Unico .
La presenza di figure extraumane complesse così simili al Dio dei
monoteismi nei miti dei popoli senza scrittura ,i popoli “primitivi” popoli
che avrebbero dovuto esse feticisti o “animisti” provocava scalpore .
Padre Wilhelm Schmidt, gesuita ,etnologo approfittava della scoperta di
Lang per indicare negli Esseri Supremi la dimostrazione di un monoteismo
primordiale (Urmonotheismus) come conferma della verità della
rivelazione biblica. I popoli “primitivi” attuali avrebbero conservato quella
rivelazione in quanto rappresentanti ultimi di un’umanità sfuggita al
diluvio universale ! La raccolta dei dati etnografici è nei 12 volumi di Der
Ursprung der Gottesidee (L’origine dell’idea di Dio ) 1912 –1954.
Pettazzoni interpreta invece gli Esseri Supremi come figure sovrumane
strutturalmente diverse rispetto l’invenzione straordinaria del Dio
Uno,Unico trascendente , creatore e legislatore quale appare dal
(comunque tardo) testo biblico.
Il Dio biblico si propone come “invenzione” –rivoluzionaria - in un
particolare momento della storia nel quale per precise circostanze risultava
necessaria la fondazione o rifondazione di una identità forte e unitaria. Una
circostanza storica importante per le tribù di Israele. In un’epoca
relativamente recente. Essenzialmente nella forma più compiuta tra il VI
ed il V secolo a.C.
Pettazzoni non riuscirà scrivere la sua trilogia su Dio .Si ferma al primo
volume sull’Essere Supremo .
Nel suo interesse rimangono le culture antiche non monoteiste –la
religione greca in particolare –e le culture contemporanee in particolare le
culture dei cosiddetti “popoli primitivi” ,i popoli “senza scrittura “ i
rappresentanti o quello che sarà definito più tardi il “pensiero selvaggio “
Alle mitologie dei popoli cosiddetti primitivi, alla divulgazione del
“pensiero selvaggio “ Pettazzoni dedica un’opera monumentale ,Miti e
Leggende, pubblicato in 4 volumi a partire dal 1948 presso la casa editrice
UTET .
Per Pettazzoni il richiamo alla “necessità della storia” è centrale
soprattutto per fronteggiare l’illusoria “facilità” della fenomenologia che
attraverso la comparazione , metodo tuttavia essenziale per lo storicismo
pettazzoniana.Mentre la fenomenologia cerca la somiglianza ,lo
storicismo compara per evidenziare le differenze ed i loro perché.
Attraverso la comparazione Pettazzoni dimostra la “diversità”. delle figure
degli Esseri Supremi dalla figura del Dio del monoteismo
In questa prospettiva la posizione di Pettazzoni si delinea prima di tutto
antitetica a quella interpretazione del la “religione” come “sacro” , quid
esistenziale, il “tutto altro” che si manifesta autonomamente nelle varie
culture esercitando il fascino del tremendum, divulgato dal testo famoso di
Rudolf Otto, Das Heilige, 1917.
Pettazzoni vuole comunque sottolineare l’importanza strutturale del
sacro come categoria a sé nella dimensione della storia.In conflitto nel
panorama intellettuale italiano , con il filosofo Benedetto Croce.
Benedetto Croce negava consistenza storica al dato religioso e
individuava nel “sacro” di Otto uno strumento pericoloso che dava
consistenza categoriale a qualche cosa che si poneva invece come irreale
in sé .Il religioso appunto.
Croce si pronuncia in modo esplicito sul libro di Otto in una recensione
molto dura alla traduzione italiana del 1926, opera del modernista
cattolico Ernesto Buonaiuti. ( La Critica, XXVI, 1928, pp.48-51). Per
Croce il libro di Otto è ironicamente definito utile perché dimostra che
“non si dà una storia di ciò che non è, e che in quanto non è non si
svolge e non vive”
Pettazzoni più sottilmente accoglie il suggerimento di Otto ,riconosce
l’importanza in sé del “sacro” ma rivendica al “sacro” il suo posto
“storico “, “sacro” come prodotto dell’uomo nella storia .
Il “sacro” è “costruzione umana “ è genomenon e si oppone al sacro
phainomenon ,la “ierofania” secondo la terminologia introdotta da Mircea
Eliade 1.
Il dio dei monoteismi è un “prodotto “ della storia in un momento
storico bene individuato tra VI e il V a.C della storia di un popolo,il
popolo ebraico dopo la liberazione dall’esilio in Babilonia.
Così anche gli Esseri Supremi sono prodotti della storia culturale dei
singoli popoli ai quali appartengono .
1
L’espressione del sacro come genomenon ,costruzione umana contrapposto al phainomenon
manifestazione di qualche cosa che c’è autonomamente ,il sacro ontico di Otto che confluisce nella
ierofania di M.Eliade si trova nella Introduzione alla seconda edizione della Religione in Grecia del
1954 ( la prima edizione è del 1921) Sul tema del sacro Pettazzoni ritorna anche nel suo ultimo
articolo su Numen 1959 citato.
Pettazzoni cerca di rintracciare i momenti della costruzione del
personaggio extraumano destinato a trasformarsi nello specifico storico del
dio monoteista d’Israele, mettendo in evidenza alcuni attributi essenziali.
Tra questi l’onniscienza legata all’onniveggenza, facoltà dipendente in
modo immediato da una situazione uranica per la quale questo tipo di
Essere Supremo appare legato al cielo ,alla luce quindi alla possibilità
dilatata del vedere. Da ciò anche le identificazioni con il sole e il rapporto
con le manifestazioni metereologiche (venti, tempeste…).
Gli Esseri supremi potevano essere progressivamente modificati secondo
le modificazioni strutturali richieste dalla storia seguendo percorsi diversi
Pettazzoni insiste sull’importanza degli All Fathers di Andrew Lang che
li aveva segnalati nel suo testo dal significativo titolo The Making or
Religion London 1898 . Tutta la Prefazione del primo volume su Dio del
1922 rimane molto importante per sottolineare come il monoteismo sia il
risultato di un processo storico ,in ogni caso un fatto unico.
Il tema è ripreso in un articolo denso La formation du Monothéisme
pubblicato sulla Revue des Histoire des Religons del 1923 dove
puntualizza quello che rimane il problema di fondo :la necessità di tenere
separata la tendenza all’Uno,definibile come enoteismo ,monolatria
,presente in situazioni diverse ,compatibile con il politeismo ,
dall’imposizione del culto di un dio Uno,Unico assoluto 2.
Sempre di Esseri Supremi
Pettazzoni si occupa ancora nel volume sull’Onniscienza di Dio del 1955
-una specie di risposta alle Lectures di Lewis Farnell dedicate agli
Attibutes of God datate al 1925.
Il tutto per ribadire che: tra i vari esseri supremi di culture
essenzialmente nomadico-pastorali, quindi culture dei grandi spazi
2
Pettazzoni nell’articolo su RHR 1923 cita le recensioni al suo volume del 1922.: W. Schmidt in
Anthropos XVI-VII 1921-2 p.1041 e Recherches de science religieuse 1923,p.392 . e di H.Pinard
de la Boullaye nello stesso volume di Recherches p.459 . Anche B.Gentile interviene in La Critica
20 ,1922,298 . Richiama anche l’attenzione sulla distinzione tra monoteismo ed enoteismo o
katenoteismo con rimando a M.Müller, Chips from a German workshop I 353 ; Lectures on the
growth of Religion as illustrated by the religions of India London 1880,271 ss . La religione vedica
esemplifica l’ enoteismo Ma vedi Schelling ,Einleitung in die Philosophie de Mythologie ,Stuttgart
1856 p.126ss In tutto l’ articolo Petazzoni ribadisce come il monoteismo si diffonda sempre per
conversione per negazione di una situazione precedente . le vrai monotheisme ..qui se forme non
par fusione ,par aggregation, par gérarchisation monarchique des differents dieux mai par
négation de tous les dieux à l’exception d’un seul.
aperti delle steppe e dei deserti, solo uno ebbe la ventura di essere
trasformato nel Elohim – Yhwé .
Essere trasformato in Dio.
Sul tema ritorna nel 1957 nel suo ultimo volume L’Essere Supremo nelle
religioni primitive ,!957.
Da vedere l’Appendice su La Formazione del monoteismo.Si tratta di un
breve lucidissimo profilo che mette in mette in evidenza l’ipotesi di
Voltaire che nel Dictionnaire philosophique del 1764 scriveva che nella
sua ipotesi (da ateo)l’umanità avrebbe cominciato a credere in un solo dio
e solo la debolezza umana avrebbe portato all’adozione di più dei “. Quasi
contemporaneamente Rousseau sosteneva l’ipotesi di De Brosses su
un’umanità primitiva i Negri ,che si costruiva i propri dei feticci (
Rousseau Emile 1964 )
La “religione nel suo modello forte ,il monoteismo , in ogni caso viene
“intesa come componente fondante della cultura L’affermazione precede
di molto la definizione corrente dell’antropologo Clifford Geertz che
propone di interpretare la religion as a cultural system Un sistema
culturale identificante ! Fatto di ovvia naturale importanza.
In Italia religiosa del 1952 (Bari) Pettazzoni esplicitamente parla di una
“religione dello stato e di una religione dell’uomo”.
Entrambe precedono l’avvento del cristianesimo ,sono presenti anche nei
politeismi del mondo classico greco e romano.
La prima è bene espressa dal tipo di religione applicato dalla polis e dalla
res publica romana ,l’altra è espressa dalle religioni cd.misteriche con il
loro reclutamento personalistico,”sopranazionale”e “sovraetnico “.
Pettazzoni illustra il conflitto tra le due forme attraverso la rilettura del
celebre episodio delle repressione dei bacchanalia ,i riti per Liber
Bacchus , riti “misterici” per i quali il paragone va con analoghe forme
della “religione “ del dio Dionysos,il dio della transe di possessione legato
al vino droga nel politeismo greco. I bacchanalia furono messi fuori legge
a Roma per ordine del senato nel 186.
Sull’episodio al centro esiste un lungo racconto romanzato dello storico
Tito Livio (XXXIX ) Intorno ai “misteri”nel mondo classico Pettazzoni
aveva scritto un saggio nel 1924 I misteri : saggio di una teoria storicoreligiosa Bologna ( riedizione 1997).
Per Pettazzoni il cristianesimo , pur non essendo derivazione diretta dei
culti misterici del mondo pagano, condivide con questi alcuni punti
importanti come il proselitismo e la dimensione sovraetnica e trasversale e
si propone come una religione dell’uomo e della salvezza in una
dimensione ultramondana . Divenendo religione di stato-l’impero romanoil cristianesimo si impossessa dell’ambito della religione pubblica e
cancella la religiosità espressa dallo stato che era stata propria delle forme
politiche del “paganesimo” della polis greca e della respublica romana.
Soprattutto della respublica romana .
Per chiarire Pettazzoni ricorre all’esempio di un istituto come la devotio
un modello esplicito della religione dello stato .La devotio propone il
gesto dell’autosacrificio per il bene comune al centro di una ideologia che
propone nella “patria” il bene ultimo .L’esempio più famoso di devotio
dedica e voto di se stessi alla morte in un’azione di guerra,è di Publio
Decius Mus nella battaglia di Sentino del 295 a.C. quando l’esercito
romano deve affrontare una micidiale coalizione di Galli e Sanniti .
Il console Decius Mus consapevole della gravità della situazione dedica se
stesso agli dei inferi prima di lanciarsi da solo contro le file nemiche per
essere ucciso .
L’autosacrificio provoca la vendetta degli dei contro coloro che avevano
ucciso chi si era a loro consacrato ed i romani risultano vincitori.
Il tema della religiosità civica per Pettazzoni si ripropone in una serie di
episodi che costellano la storia d’Italia raccontati in Italia Religiosa. I riti
del Carroccio dell’Italia comunale contro il Barbarossa, la vita civica di
Arnaldo da Brescia contro Adriano IV ,la proclamazione di Cristo Re di
Firenze mediante elezione pubblica voluta da Nicolò Capponi nel 1528.
Un modello di religione dello stato può essere espresso da un modello
simbolico religioso arcaico,non monoteistico , come lo shinto , la
“religione” politeista di stato in Giappone . Con la costituzione del 1889
che affermava la libertà di culto e la parità di tutte le religioni,
cristianesimo e buddismo furono messi in Giappone sullo stesso piano
dello shinto ,il culto politeistico tradizionale.
( Vedi Saggi di Storia delle Religioni e di mitologia , Roma 1946 p.XVIII
ma anche Religione e cultura ( il Mondo ,12-7-1955 ) in Religione e
società ,M.Gandini ed Bologna 1966
La religione per Pettazzoni poteva diventare un mezzo di costruzione e
innovazione di civiltà e in questo caso diventava “religione civile “
Analoghe le osservazioni su La libertà religiosa nella nuova Cina in
AA.VV. Atti del Convegno scambi con la Cina, Milano 1957 131-138 in
Religione e Società 183-190 ) .
La religione viene proposta come “un elemento immanente della civiltà”
una forma accanto all’arte, al pensiero speculativo ,alla struttura sociale
,alla vita economica e politica .
L’autonomia del “fatto religioso”, creato dall’uomo,rispondente ad
esigenze umane ,quindi variante umana permette di fondare una disciplina
specifica storica non teologica.
Il secondo profilo riguarda Angelo Brelich( 1913-1977) successore di
Pettazzoni alla cattedra di Roma . Una personalità molto diversa che allo
stesso tempo appare interprete fedele delle convinzioni metodologiche
pettazzoniane
Con Brelich la storia delle religioni entra di prepotenza nel campo della
Altertumwissenschaft , la scienza dell’antichità ,patrimonio per eccellenza
della filologia soprattutto tedesca , dell’archeologia o dell’interpretazione
e trasformazione letteraria soprattutto del materiale mitico che ha
caratterizzato il modello occidentale Proprio riguardo questo patrimonio
mitico di rilevanza profonda Brelich affina in modo estremo ed
altamente innovativo il suo metodo analitico.
Per Brelich lo “storicismo assoluto” appare lo strumento più adatto ad
indagare proprio i fenomeni cosiddetti religiosi a cominciare da quelli
antichi extra e precristiani .
“ Lo storico abdicherebbe al suo mestiere nel momento stesso nel quale
ammettesse la sola possibilità di un intervento di fattori sovrumani nella
storia o fondasse giudizi su valori assoluti prestabiliti da Dio o da chi per
lui
Così in Storicismo e quale storicismo in Storia delle religioni
perché?(Napoli 1979) .
E ancora sempre nello stesso testo pubblicato postumo
Anche lo storico credente finché studia la storia delle religioni deve
saper prescindere dalla propria fede perchè appena introduce
nell’interpretazione di un fatto religioso fattori sovrumani ,rinuncia al
mestiere dello storico che è quello di cercar conto delle ragioni umane
che hanno prodotto un evento,una situazione ..”
I guadagni di questa dichiarata presa di posizione si evidenziano nella
vasta produzione di articoli e libri e si esemplifica anche nella lunga
continuata attività di recensore sulla rivista ufficiale della disciplina Studi e
Materiali di Storia delle Religioni ,iniziata alla fine degli anni trenta e
continuata sino agli anni settanta .( messa a punto del materiale recensito
in Chirassi Colombo 2002 Il lungo impegno in Angelo Brelich e la Storia
delle Religioni :temi problemi e prospettive .Atti del Convegno di Roma
(2002) 2005 .
Il suo “non manuale “ Introduzione alla storia delle religioni (1966prima edizione rimane una dimostrazione eccezionale del metodo).
Il rapporto con il “mondo antico” è per Brelich inizialmente
filtrato dall’interpretazione di Karl Kerényi,che al di là di ogni
critica, rimane uno degli studiosi “ affascinanti “ di quella
Mythologie nella quale si identificava praticamente la “religione
greca” 3.
Con un articolo del 1939 su Il mito nella storia di Cecilio Metello
pubblicato sempre su SMSR B. inaugura uno dei suoi filoni di
ricerca costante ,un punto nodale : la ricerca sul mito che non
lascerà mai .Comincia da un punto di partenza critico,il problema
del mito,nello specifico del mito a Roma : si mette al centro la
singolarità della scelta romana che al mito,alla mitologia , ha in
apparenza almeno rinunciato,ha “demitizzato” optando per la
storia .Il politeismo romano infatti non “produce” mitologia intesa
come racconto delle origini a vario titolo . Il testo su Cecilio
Metello può essere considerato un lavoro seminale ,punto di
avvio per una serie di riflessioni sempre più analitiche e stringenti
che lo porteranno anche lontano dai materiali narrativi ,dai miti
del mondo classico o, in genere dalle mitologie dei politeismi per
3
ù sulle problematiche del mito attraverso il novecento Chirassi Colombo 2002 Il mito greco
rimane sempre l’”inesauribile pozzo ” di ispirazione della cultural europea (Christa Wolf ) ma è
fondamentale quella cerniera imposta dallo strutturalismo di Levi Strauss . L’ultimo Brelich
comprende in pieno il senso di quella “cerniera” della quale condivide l’impostazione razionalistica
di fondo anche se non vuole “imitare “ Levi Strauss.. .
affrontare sempre in chiave comparativa con sullo sfondo in
critica e consapevole distanza Levi Strauss e lo strutturalismo.
Risulta quindi sconcertante l’assenza di ogni cenno a Brelich ed alla
scuola romana nella prefazione del “filologo antropologo” Maurizio
Bettini ad una raccolta di “Miti romani” pubblicata dalla casa editrice
Einaudi nel 2010 !!!
Il primo impegnativo testo di Brelich è dedicato al mito ed alla Grecia
Gli eroi Greci .Un problema storico –religioso 1958 è il titolo della
complessa monografia nella quale affronta a tutto tondo “ il mondo
greco” partendo appunto dal “mito” ,espressione per eccellenza
dell’identità greca.( ristampa 2010 Adelphi con dotta postfazione che
non coglie tuttavia la novità dell’approccio breliciano ).
La cultura greca dice Brelich .ha prodotto una quantità di miti
documentati impareggiata tra le culture del mondo antico, se non forse per
la cultura vedica ed aggiunge che « la quantità di miti documentati per la
Grecia supera forse anche quella che qualunque etnologo sia riuscito
raccogliere presso una società primitiva » .
Gli eroi sono “personaggi mitici” per eccellenza . Come le eroine che
sono gli eroi al femminile delle quali tuttavia Brelich non si occupa
nello specifico .Sulle eroine tenta un informato excursus Deborah
Lyons Gender and Immortality Heroines in Ancient Greek Myth and
Cult.Princeton 1997
iniziando dal problema del genere femminile sempre affiorante in
linguistica .. eroina in greco è termine relativamente tardo ( nel lessico del
poeta Pindaro V a.C.)…!
Brelich riesce comunque ad isolare l’eroe greco come una figura specifica
tra le tipologie degli esseri extra o sovrumani che popolano gli universi
simbolici delle varie “religioni” .Quelle tipologie che Brelich formalizza
nella sua Introduzione alla Storia delle Religioni del 1966.
Il guadagno più interessante è comunque la definizione dello statuto
eroico come statuto extraumano. L’eroe è un essere extraumano che
sperimenta nella sua biografia la morte . Non dio decaduto ,neppure essere
umano promosso di statuto.
Anche se ci sono varie testimonianze di processi di eroizzazione storici
in Grecia .Sul tema vedi la breve nota sulla “fabbrica degli eroi” in
I.Chirassi Colombo,La Religione in Grecia (1983)1994 .
L’eroe è un essere extraumano che conosce nella sua biografia un destino
di morte ed è onorato con culto tombale .Il tema si apre a molteplici
considerazioni dalle quali Brelich volutamente si astiene.
Il secondo “grande” testo di Brelich è Paides e Parthenoi che esce nel
1969 . Argomento le inziazioni puberali ,i rituali di “introduzione” alla
vita adulta rintracciabile nella prassi cultuale delle città greche .
Sono considerate la severa agoge per i” ragazzi” i paides a Sparta e di
contro gli analoghi rituali di introduzione previsti per le “ragazze “,le
parthenoi ad Atene , il servizio delle arrephoroi per la dea della città
Athena e quello delle arktoi le “orse” “ imitate “dalle ragazzine per la
“selvatica “ Artemis
Sullo sfondo il problema dei rituali di iniziazione adolescenziale delle
società cd.primitive , rituali ben noti nelle culture e studiati da van
Gennep all’inizio del ‘900 ( Les rites de passage 1909).
Il tema rimanda direttamente al delicato problema metodologico della
comparazione tra istituzioni apparentemente simili in contesti culturali
profondamente diversi.
Si propone sottinteso anche il problema di “ tradurre”l’informazione
etnoantropologica della ricerca sul terreno (ad esempio i dati
scrupolosamente elencati ed utilizzati da Brelich nella lunga introduzione)
in termini adatti ad essere recepiti dal “discorso antropologico”
occidentale .Brelich non cerca il discorso dell’antropologia “filosofica”e
preferisce l’immediatezza dello sguardo radicale storico .Le
“iniziazioni”dei popoli cosiddetti primitivi sono in realtà imparagonabili
vi possono essere situazioni nelle quali ma situazione storica richiede una
loro opportuna rifunzionalizzazione in una prospettiva per così dire di
mimesis storica.
Brelich aveva affrontato il tema etnologico delle iniziazioni in un corso
universitario per l’anno accademico 1959-60 ( le dispense sono riedite nel
2009 A.Brelich Le iniziazioni a cura di A.Alessandri ).
Prendendo le distanze metodologiche dai modelli seguiti da altri studiosi
nell’affrontare il tema in rapporto alla specifica realtà greca Brelich evita
i percorsi de i suoi predecessori .Evita un’ interpretazione in chiave
simbolica come quella seguita da Jane Harrison famosa rappresentante
della cd scuola di Cambridge in Themis 1927 . Qui la Harrison si
sofferma sul punto simbolico centrale dell’iniziazione –la necessità della
messa morte dell’ iniziando come uccisione e ritorno in vita di un divino
fanciullo Dionysos Zagreus ( il racconto è in Plutarco de Iside et Osiride
364 B) per arrivare alla soluzione del tutto nuova .
Tralascia anche l’ottica di di Henry Jeanmaire in Couroi et Couretes
(1939) che interpreta il modello iniziatico come istituto destinato
essenzialmente alla costruzione di “corpi militari” speciali dove gli
individui “muoiono” nelle loro singole personalità per rinascere come
“combattenti “scelti
Riassumendo al massimo Brelich propone una interpretazione in
prospettiva dinamica che affronta il tema dell’’istituto iniziatico dal
punto di vista storico-culturale . L’iniziazione puberale tipica di società
diverse , società tribali ,“tribali” viene rifunzionalizzata per i fini
storicamente “attuali” in strutture diverse , le poleis che hanno interesse
ad assicurarsi “simbolicamente” una riproduzione omogenea del proprio
gruppo adulto ,sia maschile che femminile .
Il “materiale” etnologico raccolto costituisce, come è stato detto una
monografia nella monografia, anche la scelta e la trattazione dei dati
riguardanti gli exempla “politici” sono del massimo interesse.
Il discorso su Angelo Brelich rimane tutto aperto La ripubblicazione
recentissima in corso delle sue opere in nuove riedizioni lo testimonia .
Per una messa a punto vedi comunque anche P.Xella cur. A. Brelich
Mitologia Politeismo Magia e altri studi di storia delle Religioni ( 19561977) 2002
Il terzo breve profilo riguarda Dario Sabbatucci /1923-2004) (allievo
diretto di Raffaele Pettazzoni .
Di Pettazzoni Sabbatucci cercò di portare a termine i singoli singoli
punti del programma , a partire dal primo : la storia dell’idea di “Dio”.
Le sue ultime opere riguardano appunto il Politeismo 2 vol. Roma 1999
e Monoteismo Roma 2001 Sono opere di sintesi stringente che attendono
ancora una piena valutazione .
Con Pettazzoni e con Brelich Sabbatucci condivide la necessità di dare
massima importanza per la storia del simbolico culturale umano al
“politeismo”. Il primo politeismo appartiene al modello simbolico sumero
la misteriosa cultura della scrittura della Mesopotamia (odierno Iraq )del
III millennio a.C. Una prima cultura cosiddetta superiore una cultura della
scrittura. Ed il politeismo è una realtà estremamente diffusa nel
contemporaneo..India Giappone Corea…
Sabbatucci ribadisce l’affermazione della qualità storica del monoteismo
inteso come elaborazione storica identitaria del giudaismo postesilico . Il
monoteismo degli Uomini del Ritorno dall’esilio in Babilonia .
Dato consapevolmente sottolineato anche da Sigmund Freud in Mose e il
monoteismo . Avvalendosi di una per l’epoca aggiornata bibliografia
Freud sostiene l’estraneità di Mosè egiziano al ethnos ebraico .
ziano dal popolo ebraico ma è anche consapevole che la religione
mosaica la conosciamo come fu fissata dal sacerdozio giudaico circa
ottocento anni più tardi in epoca successiva all’esilio
Monoteismo termine inventato dal filosofo di Cambridge Henry More
nel 1660 definisce da un punto di vista preciso una realtà multipla .
E puntualmente Sabbatucci non manca di porre l’interrogazione sul
problema dell’identità del dio di Mosè con il dio del cd “codice
sacerdotale” dichiaratamente postesilico. Pur senza entrare nell’intrigo
della costruzione del corpus biblico anche limitando l’attenzione ai soli
primi cinque libri ,il Pentateuco Sabbatucci non esita a porre la sua
problematica
il suo sguardo da lontano rispetto le problematiche strette della critica
testuale. Così nel trattare cristianesimo e islam non manca di rilevare le
differenze profonde che dividono tra loro i “ monoteismi “ ,modelli
accomunati dall’enfasi sull’Uno . L’enfasi sull’uno non è sufficiente per
definire un monoteismo . Per questo è sbagliato cercare un monotheism
nella tarda antichità ( vedi P.Athanassidi –M.Frede ed Pagan
Monotehism in Late Antiquity Oxford 1999 o il più recente S.Mitchell –
P.van Nuffelen ed One God Pagan Monotheism in the Roman Empire
Cambridge 2010 . I vari Zeus o Juppiter onorati con aggettivi forti ,
Hypsistos , o <Exuperantissimus in varie zone ed epoche , i vari eis Theos
Uno dio , Sarapis , Apollo ma anche Mithra ecc . non rappresentano
segnali di monoteismo . Riassumendo molto avvertiamo che esiste
nell’ambito del sistema politeismo una tendenza specifica di singole
figure divine ad “espandersi “ in maniera indeterminata . Sono le varie
divinità che compaiono definite come Megaloi theoi , o Magni Dei
Megale Meter ,Magna Mater per una “grande” divinità femminile
Così è molto importante considerare con la massima attenzione la
speculazione sull’Uno e sull’Essere che occupa la riflessione della
filosofia greca presocratica Senofane e Parmenide nel VI secolo a.C.in
rapporto anche con la particolare situazione del mediterraneo dell’epoca.
Sabbatucci non manca di richiamare l’attenzione sul cosiddetto
monoteismo “politico” persiano di Ahura Mazda ispiratore del
monoteismo “teologico” del giudaismo del II tempio,il giudaismo
attualizzato dalla grande riforma degli ebrei esiliati a Babilonia e liberati
da Ciro re di Persia .Ed ancora non manca di sottolineare la lontananza del
modello di Amenhotep IV Eckhnaton , il faraone di Tell el Amarna
costruttore di un culto personale e regale incentrato sulla sua persona e sul
suo rapporto con un’identità divina unica identificata e rappresentata
attraverso il disco solare ( XIV secolo a.C.)
Il tema del “monoteismo” al di fuori e prima dell’ investitura ufficiale nel
primo modello storico ebraico è tema assai diffuso. In particolare insiste
sul tema della presenza dell filone ,”intuizione” unitaria di un’idea di dio
l’egittologo Jan Assman ( vedi da ultimo Dio e gli Dei Egitto Israele e la
nascita del monoteismo tr.it 2009) che pure sottolinea molti punti
diversificanti . In ogni caso la tendenza fenomenologica –evidenziare ciò
che appare simile –prevale e si trovano così un poco ovunque modelli
“monoteisti”. Così Sabbatucci avverte il lettore di “riflettere su un’
importante differenza tra la definizione analogica e la definizione storica .
del monoteismo(Monoteismo p.135).Sabbatucci e la sua scuola cercano la
definizione storica .
Almeno sino a quando rimangono in vigore i parametri che quella scuola
hanno definito.
L’osservazione è a proposito di una pretesa presenza di un monoteismo
induista ! Occasione un libro a due mani su “Il monoteismo hindu “ di
Federico Squarcini e Clelia Batoli ( Pisa 1997) Un libro sul visnuismo
definito correttamente “formazione religiosa o complesso di formazione
facenti capo al dio Visnu” In realtà gli autori poi ripiegano sul termine
generico teismo ,modello simbolico incentrato sul concetto di “dio” non
necessariamente l’unico dio del monoteismo . Ci sarebbe una “tensione”in
India che avrebbe provocato l’ascesa di un dio Visnu che nei Veda ,i testi
più antichi del politeismo induista, è secondario. Dietro a Visnu un Essere
Supremo dei Bhil ,popolazione pre- aria che avrebbe mantenuto l’idea di
un “monoteismo primordiale “!! I ricercatori in questo caso sono
condizionati dall’Urmonotheismus di padre Schmidt e dalle loro
convinzioni accettate per fede ..
Alla “fede” concetto centralissimo del monoteismo cristiano, -notiamo di
passaggio – Sabbatucci dedica un primo capitolo di un suo importante
libro La prospettiva storico-religiosa Milano 1990.
I testi importanti sono tuttavia molti altri ..Lo stato come conquista
culturale , Roma 1975;Il mito il rito e la storia Roma 1978 ;La religione
di Roma antica , Milano 1988
Per una messa a punto purtroppo ancora molto preliminare della vasta
opera di Dario Sabbatucci rimandiamo a Dario Sabbatucci e la Storia
delle religioni ( I.Baglioni- A.Cocozza cur. Roma 2006 )
Nota
abbiamo tralasciato volutamente alcuni nomi In particolare il
problematico cattolico della scuola laica di Pettazzoni ,Ugo Bianchi che
merita una valutazione critica a sé .
Tralasciata anche la riflessione su Ernesto De Martino al quale deve essere
dedicata una riflessione molto specifica
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