...

L`A-VENA UMORISTICA - stralcio

by user

on
Category: Documents
246

views

Report

Comments

Transcript

L`A-VENA UMORISTICA - stralcio
L’A-VENA
UMORISTICA
LA VENA del sangue e L’AVENA dei campi, l’erba
con l’apostrofo e senza l’apostrofo.
Come Dio t’assista: che cos’è un’invocazione o un’imprecazione?
E come il met’ano, che con l’altro met’ano fanno un sedere intero.
L’ A V E N A
LA VENA
(Immagine tratta dal libro ALMANACCO DELLA RISATA,
di Sergio Paletti, Mondadori ’85. L’avena vi è stata aggiunta)
L’A-VENA
UMORISTICA
Questo è un libro con tante idee ori-geni-ali e tantissime battute e testi
divertenti, sia originali che di altri autori, sia in prosa che in versi, pieni di
“umorismo che rivela il lato sciocco delle cose serie e il lato serio delle cose
sciocche.” Ci sono anche barzellette non banali, e qualcosa in dialetto.
Ennio li recita in vari spettacoli. (Sito www.ennioediego.it)
Il libro si ispira a vari autori, tra cui Bergonzoni e Bendazzi, Cassini e
Bartezzaghi, l’esperto di cruciverba, sulla cui tomba sarà incisa l’epigrafe: UNO
ORIZZONTALE. E sulla tomba d’una moglie infedele: QUI GIACE MIA
MOGLIE, MI TRADIVA. MA IO NON LE SERBO RANCORE: CI HO MESSO
UNA PIETRA SOPRA. Mai covare rancore!
Ma se una gallina cova rancore, il pulcino nasce incazzato?
Il libro è indicato per una cura salutare di risa-te-rapia intensiva.
Ma soprattutto è un libro di cui si può fare tranquillamente a meno.
Però non è tutto da buttare. Almeno si spera.
Una volta l’autore incontrò un tale che gli disse:
-Lei è Ennio Monachesi, vero?
-Sì, sono io, perché?
-Ho comprato il suo libro!
-Ah, è stato lei!
il libro è nato ALLE SOGLIOLE DEL TERZO MILL’ ENNIO ch’era il titolo
iniziale poi scaduto e diventato sottotitolo, durante il vent’ Ennio impiegato a
scrivere il libro stesso, concepito nel ’93 sui “monti azzurri” (Si veda pag. 15,
277 e 312). Le sogliole si lamentano: -Che vita piatta la nostra!
Il libro è stato scritto per ovvie ragioni, sia ittiche, legate alle sogliole, sia
apo-cal-ittiche, legate al terzo mill’ Ennio; sia storiche legate al mill’ Ennio
corrente, sia autobiografiche legate all’ Ennio discorrente.
Vi si parla del più e del meno, ma anche del per e del diviso.
L’autore, dopo la scuola superiore e il militare, ha fatto
il maestro elementare, si è laureato in lettere a Urbino,
e si è abilitato in filosofia e storia. Poi ha fatto il
direttore didattico, ed infine l’ispettore scolastico nelle
Marche. L’interesse per l’umorismo l’ha spinto a
scrivere questo libro. Si interessa anche di didattica
della matematica e della lingua italiana, su cui ha scritto
il libro DIDATTICA E UMORISMO, e ha ideato efficaci
sussidi didattici.
(Si veda il sito www.monachesi.it)
Ennio Monachesi ci si chiamava il primo anno di vita, Ennio, poi, col passare
degli anni è diventato bi-Ennio, tri-Ennio, quadri-Ennio…..
Ha trent’anni compiuti,……più di trent’anni fa: ormai è un vintage.
Ha scritto un libro in pochi secondi, come dimostrerà lui stesso.
Odia le armi, però ama l’arma del sorriso, che è l’arma più disarmante,
sulla quale egli ha scritto una canzone scanzonata che canta in un concerto
sconcertante. (Si veda a pag. 359)
Ma ciancio alle bande!
Andiamo a principiare.
O la spa o la vacca!
Squillino le trombe!
E si tro…… le squ…....
A Paola e Lola che sempre in alto vola. (Si veda a pag. 279 e 351)
Meglio è di risa che di pianti scrivere,
che rider soprattutto è cosa umana.
(François Rabelais)
MONAX EDITORE
(Depositato alla SIAE ROMA)
Ennio Monachesi
(Più mona che chesi)
Ordinario di “tetrapiloctomia” applicata alla Harvard University
Big Atheneum, to sbellichescion mission project of smiling department,
e convin-t-enace cultore del “Pensiero diverGente e diverTente”
per uscire dagli schemi scemi.
Una grande ménte o un gran demènte ?
L’A-VENA
ALLE
SOGLIOLE DEL TERZO MILL’ ENNIO
LA
DIVINA
SCRITTURA
E
UMORISTICA
RISATA
RI-CREATIVA
TETRAPILOCTOMIA DELLA BATTUTA
LA DIVINA RISATA completa un trinomio divino,
dopo la DIVINA COMMEDIA di Dante
e LA DIVINA T . . . . . . .
di chi?
(La risposta si trova al Trove)
I N D I C E
PARTE PRIMA
Scrittura ri-creativa: tetra-pilo-ctomia della battuta
Ape-rirido ape-titoso - Preambolo di ape-rtura, l’ape iniziale
2
Testa e testo-discorso a per-a (= a )
Ho scritto un libro in pochi secondi
Voi guardate, guardoni! Voi spiate, spioni! Voi cogliete ……..
La papera de Sagnjulià ( = San Giuliano)
Pillole di risa-te-rapia - Antipasto di freddure miste
Ennio biEnnio triEnnio (Autobiografia)
J.Charles: La fiera delle castronerie - M.Francipane, Il somario
Jhon Beer: La classe fa la ola mentre spiego
Gente di Burgada - Continuità scollastica - Caro papà
22
24
31
40
44
46
UNA RISATA CI SALVERA’
Umorismo, creatività, salute
Umorismo nella scuola: Avner Ziv e le 3 teorie principali
+ gioia – noia nella scuola e nella vita
Mario Farné: Guarir dal ridere - Ridere è una cosa seria
G. Mosca: Ricordi di scuola - Il conquistatore della quinta C
53
53
55
57
59
60
RIDIFLETTERE E RAGIOCARE - Domande da domare
Sciarade, crittogrammi, indovin-enigm-elli
Giochi, scherzi e cèlie, burle e facèzie
64
64
76
ASTRI PILASTRI E GIOVIN ASTRI
Capitolo 1-OMONIMI -DOPPI SENSI
Capitolo 2-PARONOMASIA E RIMA BACIATA
Capitolo 3-PAROLASOSIA (MALAPROPISMO)
Capitolo 4-CALEMBOUR E PARODIA
Capitolo 5-ANAGRAMMI E PALINDROMI
Capitolo 6-METAFORE, SIMILITUDINI, SINESTESIA
Capitolo 7-SPOSTAMENTO DEL SIGNIFICATO
Capitolo 8-STRUTTURE SINTATTICOMICHE
Capitolo 9-LOGICA A-STRINGENTE
Capitolo 10-DOSSI E PARADOSSI (G. Bateson)
Capitolo 11-PARAD-OSS-IMORO
Capitolo 12-IPERBOLE - EUFEMISMO
Capitolo 13-LINGUA FURBESCA O PAPERINA
9
11
14
15
20
81
85
103
105
111
117
122
131
139
146
166
170
173
180
TRE TIPI DI TESTI UMORISTICI
1-BARZELLOTTE E TESTI BARZELLOIDI
2-TESTI INCASSINATI
Cassini - Bergonzoni - Batta e Covatta
P. Zelati - S. De Matteis: testamenti
Gianluigi Gasparri: Strafalciopoli - Lella Costa - Garuti
Un ristorante di classe
E. Jacchetti - F. Oreglio: poesie bonsai, catartiche e varie
La vendetta de lu gattu - Nduccio - Caro vocato (dialetto)
Eclisse in caserma - Batacchi viventi
Lamadona demonteberico (dialetto veneto)
Miracoli prodi-gi-oiosi. - Pasqualina - Attenti al CICAP
Stup-orr-ore - J. Guitton - Bogdanov: Dio e la scienza
Prodigio-io-si spiragli nella muraglia
Di che sogno sei? - La fanta sia
Non tutti i buchi hanno la ciambella
Me-lo-dia - Stornelli marchigiani
Ululù - Papalagi - Pleci-ne-sione
Nitrippotrombipponitrillo
Poesie: La madre - Frega tour - Notte botte - Mamma Lola - ecc.
3-TESTI BARZELLINCASSINATI
Il buddanesimo avanza
Luigino e Leigina - Il tenente Festicoli
Tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic toc
Tromba Daria e tromba Marina
Yes 6 a Jesi - Marche-charme - Litanie - Lo sfollamendo
Dica pure - Dica trentatré
I Pooh pazzi nel pooh manicomio: matto Nello e matta Nella
Amigu - Non so se mi spiego
APPENDICE: La madona demonteberico - Annunci - Ecc….
L’uccelletto in chiesa
Ed elli avea del cul fatto trombetta (Dante, Inferno, XXI, v. 139)
Commiato - A Italia’s got talent - La terza C
Vini diversi e versi divini - L’arma del sorriso
182
183
213
213
218
221
223
225
229
235
237
237
251
259
263
267
269
274
277
279
291
291
293
300
303
306
319
324
330
336
339
347
348
354
PARTE DOPO
Contiene tutto ciò che nel libro non c’è scritto: è la parte più importante.
(Ludwig Wittgenstein)
Si riportano solo alcune pagine del libro, che sono in tutto 380.
Esse anche spostate, perciò il loro ordine e i loro numeri sono del tutto
diversi da quelli che hanno nel libro completo, e nell’indice riportato.
Altre battute e testi umoristici sono riportati
nel sito www.monachesi.it , nei seguenti file
LIBRO “DIDATTICA E UMORISMO”: ultimo capitolo
RI-DI-FLETTERE E RAGIO-C-ARE
RECITARE E DRAMMATIZZARE
UNA RISATA CI SALVERA’
Molti testi da ASCOLTARE sono
nel sito www.ennioediego.it
ENNIO MONACHESI CONQUISTA ROSOLINA A SUON DI RISATE
Grazie di cuore all’AVIS di Rovigo e Veneto, e agli Amici del cabaret. Tanti
bra-v-olontari, e una “marea” di gente, per la bellissima serata di Rosolina
mare. Se poi ti senti anche chiamare sul palco per ricevere il premio del
pubblico, e poi ancora per il 3° premio della giuria , pensi “troppa grazia
Sant’Antonio!”, che stando da quelle parti ha sentito ed è morto dal ridere
anche lui. E poi il Fico d’india che ti dice BRAVO! E’ il Massimo, Max! E non ti
monti la testa solo perché ce l’hai già montata.
RISO FA BUON SANGUE - Rosolina mare - 23 agosto 2014
Premio del pubblico e 3° premio della giuria
per Ennio Monachesi che conquista Rosolina a suon di risate.
Viva Palombaro e la sua Maiella
dove l’aria è più fresca e pura
e la vita/vista è più alta e bella!
MAIELLA CABARET - Palombaro 13 agosto 2013.
Premio del pubblico e 2° premio della giuria
ADRIATICA CABARET
Finali - Lanciano 25/8/2012
Questo libro ha vinto il premio IgNobel per la letteratura
IL PREMIO IG-NOBEL 2013
Alberto Minetti, docente di fisiologia all'Universita' di Milano ha ricevuto l'Ig
Nobel Prize (Premio IgNobel, ignobile) 2013. Tale premio fu istituito nel 1991, e
viene assegnato alle ricerche scientifiche piu' stravaganti in una cerimonia che
si tiene ogni anno all'Universita' di Harvard. L'IgNobel 2013 assegnato a Minetti
è quello della Fisica, per aver dimostrato che "alcune persone potrebbero
camminare sull'acqua in uno stagno sulla Luna".
Il premio per l'ingegneria di sicurezza e' andato a un ricercatore
americano, Gustavo Pizzo, che ha inventato un sistema per intrappolare gli
aspiranti dirottatori di aerei, chiuderli in un pacchetto e paracadutarli
direttamente nelle mani della polizia.
Un team di Gran Bretagna, Olanda e Canada e' stato premiato per uno
studio sul calcolo delle probabilita'. Esso ha stabilito che quanto piu' tempo
una mucca se ne sta sdraiata, tanto piu' è probabile che si alzera' rapidamente
in piedi. Gli stessi ricercatori hanno anche scoperto che una volta che la mucca
si è alzata, e' altamente improbabile poter prevedere quando si sdraiera' di
nuovo.
Un premio congiunto in biologia e astronomia e' andato a un team
internazionale (Svezia, Australia, Germania e Regno Unito), il quale ha scoperto
che quando gli scarabei perdono la strada riescono tranquillamente a tornare a
casa guardando la Via Lattea.
Un team di ricercatori giapponesi e tedeschi ha affrontato l'annosa
questione del perche' le cipolle ci fanno piangere e ha scoperto che il processo
biochimico e' "ancora piu' complicato di quanto finora si sia pensato".
Nel corrente anno 2013 la cerimonia si e' conclusa con la presentazione di
una mini-opera chiamata “l'arnese di Blonsky”, omaggio ai due premiati nel
1999, George e Charlotte Blonsky: un congegno per aiutare le donne a
partorire, che prevede di legare la partoriente su di un tavolo circolare, il quale
viene fatto poi ruotare velocemente sfruttando la forza centrifuga per facilitare
l’espulsione del nascituro.
Il simbolo concreto del premio igNobel è una piccola teca di vetro sigillata
con dentro un martello. Sulla teca si legge la scritta: IN CASO DI EMERGENZA
ROMPERE IL VETRO CON IL MARTELLO. (Si veda cap. 9-3 a pag. 157:
Assurdità coerente: bisociazione)
L’autore, dopo gli studi, alcuni lavori e il servizio militare, ha fatto il
“maestro di campagna”, laureandosi in Lettere e diventando così molto accul-turato, affetto da grave stitichezza. Poi ha fatto il direttore didattico, ed
infine l’ispettore scolastico: ma i primi tempi, quando ancora non ci si era
abituato, si spaventava di se stesso. Salvatosi appena in tempo da un brutto
male molto insì-o-dioso, grazie al bisturi del dott. Gabriele Mammana, ancora
vivacchia a Macerata, dove è sempre vissuto: è un “homo maceratensis”,
una specie primitiva tra l’attuale “homo erectus” e il precedente “homo
moscius”: praticamente un “homus barzottus”. Parlando di se stesso, egli
racconta quanto segue, e tanto altro ancora. (Si veda a pag. 31-39)
Io mi chiamo Ennio. Cioè, mi ci chiamavo, il prim’anno di vita, Ennio; poi
col passare degli anni sono diventato biEnnio, triEnnio, quadriEnnio, decEnnio, vent’Ennio, trent’Ennio….. Io sono stato sempre molto povero, e da
piccolo al mare, mentre gli altri bambini facevano i castelli di sabbia, io
facevo le case popolari di sabbia! Ho sempre avuto un fortissimo complesso
d’inferiorità: e se una mosca mi si posava sulla spalla, io la guardavo e le
dicevo: -Anche tu mi consideri una merda!
A 20 anni io tentai di entrare in Marina, ma lei mi prese a schiaffi. Lei di
viso non era un granché, ma di corpo poteva andare, di corpo: oddio, non
che avesse un fisico mozzafiato, però aveva un fiato…mozzafisico! Era
anche molto strabica: riusciva a seguire le partite di tennis senza muovere
affatto la testa. Diceva sempre quello che pensava, ma non pensava mai a
quello che diceva: lei non aveva peli sulla lingua e se ce li aveva non erano i
suoi. Lei aveva avuto tante pene d’amore, ma aveva anche un grande
amore del pene. Avea voglia di morire e moriva dalla voglia.
Un giorno mi disse: -Perché non ci sposiamo?
-Mi piacerebbe tanto-, le risposi io, - ma chi ci si piglia?
Ci fidanzammo, ma lei era gelosissima: e mi controllava sempre per scoprire
se avevo addosso qualche pelo o capello, come prova del tradimento. Una
volta s’era proprio messa in testa che la stavo tradendo. Ma siccome non
riusciva a trovarmi addosso neanche l’ombra d’un capello, scoppia a
piangere e grida: -Ecco, persino con le donne calve adesso!
Allora io, per ammansirla, le recitavo questa poesia: “Un tuo sguardo un tuo
sorriso e intravedo il paradiso. Sei cosi bella che quando ti guardo io
m’incanto, m’incanto, m’incanto, m’incanto, m’incanto, m’incanto….
Una volta ci andai anche a letto e le chiesi: -E’ la prima volta, cara, che dormi
con un uomo?
-Sì-, mi rispose lei; -con gli altri stavo sempre sveglia tutta la notte!
AVVISO
IMPORTANTE
Se a qualcuno, leggendo questo libro, gli venisse voglia di insultare o
picchiare l’autore, può facilmente trovarlo a Macerata, o ai recapiti sottostanti.
Egli si scusa con il malcapitato lettore per averlo scritto. E per espiare e riparare
tale colpa egli svolge un lavoro volontario: fa l’accompagnatore di cani ciechi.
Ciò premesso, però, forse il libro non è tutto da buttare.
Ma perché mai egli l’ha scritto? L’ha scritto per ovvie ragioni, sia ittiche,
legate alle sogliole, sia apocal-ittiche, legate al terzo mill’Ennio; sia storiche
legate al mill’Ennio corrente, sia autobiografiche legate all’Ennio discorrente.
E per motivi recònditi, che con un po’ di olio, pepe, e sale-ndo sul trono
diventano re conditi.
Se qualcun altro invece volesse invitarlo in festicciole o spettacoli, ne
sarebbe molto contento. Lo fa per hobby. Ed è solito dire: -E’ il mio hobby
preferito: ne ho-bbi-sogno-, come dice Alivernini, senza fini di lucro e senza
pretese: ma molto ci tengo e sempre ci tesi. (Si veda a pag. 178)
Email: [email protected]
Email: [email protected]
Tel. 338-3926554
SCRITTURA RI-C R E A T I V A
TETRA-PILO-CTOMIA DELLA BATTUTA
Questo libro fonda una una nuova scienza, la “Tetra-pilo-ctomia della
battuta” (dal greco tetra, 4; pilo, capello; ctomo, spacco = Scienza che consente
di spaccare un capello in 4) (U. Eco). Esso infatti “tetrapiloctomizza” il linguaggio umoristico, e quello normale, ed è una preziosa miniera di testi e battute, mostrando anche come “funziano”. E’ un trattato teorico-pratico di linguistica e di scrittura ri-creativa, ispirato e dedicato alle donne: le donne di strada
sono impure, quelle di chiesa pure. Esso è nato ALLE SOGLIOLE DEL TERZO
MILL’ENNIO, ch’era il titolo iniziale, poi scaduto e sostituito con il titolo attuale:
L’A-VENA UMORISTICA. L’avena dei campi e la vena del sangue, con e senza
l’apostrofo, come il met’ano, che con l’altro met’ano fanno un sedere intero. E
come “Dio tassista”: che cos’è un’invocazione o un’imprecazione?
Il libro è nato con pro-f-ec-ondi influssi di Stefano Bartezzaghi, l’esperto di
cruciverba, sulla cui tomba sarà incisa l’epigrafe: UNO ORIZZONTALE.
E poi di Bendazzi e Bergonzoni, e Riccardo Cassini, col suo libro “Era buio
pesto alla genovese”, e di Boris Makaresko, col suo libro “Anche i tonni cantano
intonnati”. Le sogliole invece si lamentano: -Che vita piatta la nostra!
Nel libro si attua un pro-f-ec-ondo e felice connubio tra una fantasia
sfrenata e una logica fèrrea, per mettere in ordine le battute, tra cui regnava un
grande caos. Il quale ha dato all’autore molto filo da torcere e torce da filare, ed
ha richiesto una grande tenacia, audacia, sagacia e perspicacia, fonti certe di
efficacia, con una rima al bacio, in poesia e prosa. Epé ipìn upùnapa strapànapa
lipìnguapa, co’n moccó’ (boccone) de dialetto, e con mètasemantici lonfi e
pitànferi che ‘llucca e lurza coi nitrippotrombilli. (Si veda a pp. 180 e 277)
Il libro si fonda su di un coerente discorso a pera, ed è pervaso da una
fèrvida creatività e cur-iosità (dal latino cur, perché?), con tante domande da
domare. Ad es.: Dove stavano i farisei? Tra i fari5 e i fari7. Qual è il contrario
di melodia? Se lo tenga. E il contrario di entropia? Esco zoccola. Cosa fanno 3
latini? Un triangolino. Ma se 3 fanno una trinità perché 9 non fanno una novità?
E’ un libro che fa ridere, sorridere e ri-di-flettere, se lètto bene; ma si può anche
soltanto leggiucchiare ed allora fa ridacchiare. Un libro malinco-m-ico e
semiserio, più semi che serio, ludico e lucido, ironico ed onirico, il cui senso è
nel nesso chi non lo coglie è un fesso. (Nesso e senso hanno le stesse lettere,
come ludico e lucido, ironico ed onirico: sono anagrammi (cap. 5), come ad es.:
parli pirla; spasimo sposami; coppia, cappio; moglie, meglio; attore, teatro;
Giuda Iscariota, dai guai a Cristo; Rita, tira; Sonia, asino; Claudia, acidula;
Stefania, fantasie; Cristina, incastri, trascini; Marisa, amarsi; Loretta: lottare,
lotterà… l’otterrà e poi se lo terrà. Ennio Monachesi…non amo che i seni!)
Il libro cerca anche di mostrare, con l’umorismo, “il lato sciocco delle cose
serie e il lato serio delle cose sciocche”, come dice Cantoni, nel gran casino,
caos e ca-sin-a-os di questo mondo, dove “le vie del Signore sono infinite, ma la
segnaletica lascia a desiderare” come dice Sonaglia, in questa vita piena di
travagli nel “seguitare” sempre una “muraglia che ha in cima cocci aguzzi di
bottiglia”, come dice Montale. Ma non c’è forse anche qualche spiraglio?
Come dice Pascal? Prodigio-io-si spiragli! (Si veda a pag. 283).
La prima parte del libro si articola in un’ampia e variegata parte introduttiva
seguita da 13 capitoli, con le principali figure retoriche, concetti linguistici e
giochi enigmistici, come la sciarada, il crittogramma, il bisenso, il calembour,
l’anagramma, la metafora, il chiasmo, l’ossimoro, il paradosso, il nonsenso,
l’ironia, l’iperbole, ecc. con tantissimi esempi divertenti, battute e testi
umoristici, giochi enigmistici e linguistici, e curiosi rompicapo, per aprire la
mente, che è come un paracadute: se non si apre non funziona. Come dice
Vigotsky, infatti, “Il pensiero è una nuvola che lascia cadere un acquazzone di
parole”. E Maurizio Della Casa: “Il comico apre la strada alla creazione dei
sensi, (…): il linguaggio si propone in esso come ricerca e potenzialità infinite”.
La seconda parte contiene molte altre battute, le “barzellotte” più toste, e
molti testi umoristici, anche in versi, sia originali che di altri autori, pieni di
arguzia, trovate e trovatelle ori-ge-niali, che destano e suscitano divertito
stupore e allegra meraviglia, dell’umorismo figlia: mera-f-iglia!
L’umorismo infatti è frutto di fantasia e creatività, di “pensiero divergente e
divertente”, e genera stupore e sorpresa, come nel caso di quell’uomo infiltratosi
di nascosto in un megaconvento di suore travestito da suora. La superiora,
insospettitasi, volle controllare tutte le sorelle, facendogli alzare le tonache
dicendo il proprio nome. E le suore, alzandosi le tonache, una dopo l’altra: -Suor
Letizia! -Suor Celeste! -Suor Gertrude! -Suor Lucia!......
E quando toccò a lui, s’alzò le tonache ed esclamò: -Sòr…-Présa!
Per tali ragioni questo è un piccolo grande libro ed ha richiesto tempi
biblici,
penélonélonélonélonélonélonélonélonélonélonélonélonélonélopèici!
biblici
E’ un libro stupefacente, per stupefare gli scettici e scetticizzare gli stupefatti,
ma soprattutto è un libro di cui si può fare tranquillamente a meno. Esso è
anche indicato per una cura salutare di risa-te-rapia intensiva, per ridere e ri-diflettere, sorridere e ridacchiare, divertirsi e ricari-ca-ta-rsi, rincuorando la
ragazza depressa che ha voglia di morire, mentre la ragazza repressa, o
ninfomane, muore dalla voglia. Ma la morte non è poi così brutta come la si
dipinge. Da morti si diventa migliori, anche fisicamente. Infatti che cosa si dice
vedendo un morto? Quant’è bello pare che dorme. E vedendo uno che dorme?
Quant’è brutto pare morto! Ai morti infine si perdona tutto. Sulla tomba di una
moglie infedele: “Qui giace mia moglie: mi tradiva. Ma io non le serbo
rancore: ci ho messo una pietra sopra”.
APE-RI-TIVO APE-TITOSO
Dell’ape mi punge vaghezza !
-MALIONA
(Ennio Monax)
L’A-P-IS
L’A-PE..NSIONATA
L’A-PE..RONI
L’A-PE..LOSA
L’A-P-ING-PONG
L’A-P-AZZA
L’A-PE..CORINA
L’APE..STE
L’A-PE..RNACCHIA
(Zap e Ida, ”Vaccabolario illustrato della lingua italiana”)
CHE COS’E’ LA PECHERONZA ?
(Farle indovinare, dopo i puntini)
C’era una pecora vecchia e stranonza
cera una volta l’a-...pe-che-ronza.
L’ape più dolce e sopraffina
di cioccolato: l’a-pe…ru…gi…na.
L’ape + sexi (lanosa) e birichi-ovi-na
l’ape che bèla: l’a-pe…co...ri…na.
L’ape preziosa in medicina
contro ogni morbo: l’a-pe..nni..cillina.
L’ape d’oro, quella più ambita
sbrilluccicante: è l’a-pe…pi..ta.
L’ape che viaggia per lavorare
avanti e indietro: l’a- pe..ndo..lare.
L’ape ciclista, tutta sudata
che gira in bici: l’a-pe…da..la..ta
L’ape che ha tanti pidocchi schifosi
sulla sua testa: l’a-pe..di..cu..lo..si
L’ape sfigata che non ha niente
la miserabile: è l’a-pe…zzen..te.
L’ape lucciola (zoccola) e meretrice
l’ape di strada: l’a- pe..cca..tri..ce.
L’ape mafiosa che i complici addita
che aiuta i giudici: è l’a-pe..nti…ta.
L’ape noiosa che ad ogni istante
rompe le scatole: l’a-pe..tu..lan..te.
L’ape depressa e sempre trista
che vede nero: l’a- pe…ssi..mista.
L’ape terribile, la guastafeste
che sterminava: essa è l’a-pè..ste.
Qual è l’ape migliore? L’a-pe…r..fetta
L’ape più lunga e dura? L’a-pè…r..tica
L’ape + morbida e calda? L’a-pe..lliccia
L’ape sotto le ascelle? L’a-pe-luria.
L’ape piena d’acqua: l’a-pe..sco…lla
L’ape chiacchierona che sta sul tetto?
L’a-pe…tegola
L’ape che sfodera il pungiglione
e lo conficca: l’a- pe..netra..zio..ne.
L’ape che nuota come i delfini
e vince sempre: l’a-Pe…lle..grini.
L’ape che trinca e fa dei ruttoni
bevendo birra: è l’a-Pe-…ro…ni.
L’ape che sfotte e che ridacchia
l’ape beffarda: è l’a-pe-..rna..cchia.
E’ un’ape arguta, scaltra e capace
intelligente: l’a- pe…rspi…ca..ce.
Della chiesa appartiene alle feste
molto importanti: l’a-pe-nte..co..ste.
A tutti gli apostoli calò sulle teste
come fiammelle: l’a-pe-nte..co..ste.
Gioca a dama mentre cammina
sulla scacchiera: è l’a-pe…di…na.
Digiuna spesso con sofferenza
e si mortifica: l’a-pe..ni..ten..za.
Si offende sempre per ogni cosa
l’ape sfregnata: l’a- pe..rma..lo..sa.
Svolazza al suono di balalaika
è l’ape russa: l’a- pe..re..stro..i..ka.
Se è troppo forte ti rompe le ossa
l’ape che picchia: è l’a-pe..rco..ssa.
Per chi ci-ha sonno è l’ape più bella
l’ape che dorme: l’a-pe..nni..chella.
L’ape drogata? L’a per a = l’a2
L’ape più cattiva? L’a-pe…rfida
L’ape nell’ostrica? L’a-pè…rla
L’ape che scrive: l’a-pe…n..na
L’ape che soffre: l’a-pe…na
L’ape + onesta? L’a-pe-rbe...ne
L’ape religiosa? L’a-pe-ntecoste
PREAMBOLO DI APE-RTURA, L’APE INIZIALE
(Al pubblico che applaude) Grazie, voi mi confondete…con un altro.
Cominciamo: sono già le 10 suonate, ma anche le altre ore non mi sembrano
tanto intelligenti. Le vostre facce, invece, sprizzano intelligenza da tutti i pori!
Ma vorrei verificare con un test. (Gialleggia gialleggia pag. 76).
Vi prego di prestarmi la vostra attenzione, che poi ve la restituisco.
Io con voi vorrei essere franco, ma non posso, perché sono Ennio.
Delle cose che vi dirò, alcune sono un po’ sceme, altre invece completamente
sceme. E questo mi autorizza senz’altro a proseguire il discorso senza frapporre
ulteriori indugi né indugiare su ulteriori frappè. (R. Cassini)
E senza attaccare i politici, che sono già attaccatissimi…alle loro poltrone.
E sono tutti più bravi degli altri, come quello che disse: “-I governi precedenti
hanno trascinato l’Italia sull’orlo di un precipizio, ma noi le faremo fare tanti
passi in avanti!” E spesso sono anche accusati ingiustamente. Come quello che
non ne poteva più delle continue accuse d’aver preso tangenti, e sbotta
arrabbiato: -Basta con queste tangenti, ne ho proprio le tasche piene! (Si può
inserire “Io sono colui che ha”, pag. 113)
Questo discorso si divide in + parti: parte A, parte B, parte C, arriva un
bel Dì, sul veicolo più elementare, l’a-bi-ci-cletta. E comincia con un breve
preambolo, il primo di tutti i nani. Preambolo, pre dal latino davanti, e
ambolo dal greco embolo, malattia che colpisce uno dei 7 nani: Ambolo,
Embolo, Imbolo, Ombolo, Umbolo, Brufolo, Truciolo e Trìtolo, il nano
esplosivo; il nano africano Somalo; il nano teppista, Vandalo; il nano nudo,
Scandalo; il nano coglione, Testicolo; il nano più tenero e sexi, Capézzolo; il
nano abbiente, Gruzzolo; il nano schifoso, Caccolo; il nano moribondo,
Rantolo; il nano obeso, Bombolo; il nano sgarbato, Discolo; il nano a cavallo,
Dondolo; e il nano che non si trovava, Eccolo. E poi Jesolo e Cutolo, Pèndolo,
Ciondolo e Ninnolo, Mignolo e tanti altri gnomignoli.
Un preambolo-postambolo, che perciò si può fare anche alla fine, tanto è la
stessa cosa: preambolo o postambolo, invertendo i fattori i contadini non
cambiano. (A. Bergonzoni) E’ un concetto terra terra, come disse Colombo. Il
quale, se non avesse sbagliato strada, col cavolo che c’era la Coca Cola, il
chewing gum e i fazzolettini usa e getta. Senza gli USA, ci sarebbero stati solo i
fazzolettini getta. Le 3 caravelle erano partite soltanto da 2 giorni e già sulla
coffa un marinaio urlò: -Terra, terra!
-Imbecille-, gli disse Colombo, -non vedi che è la costa della Calabria? C’è
anche un contadino che sta zappando!
Il marinaio guardò meglio e poi urlò: -Terrone, terrone! (R. Cassini)
HO SCRITTO UN LIBRO IN POCHI SECONDI
Io ho scritto un libro, in pochi secondi. Non ci credete? Ve lo dimostro
subito: ecco guardate! (Mostro un foglio con scritto: UN LIBRO).
No, l’ho scritto veramente, eccolo qua (lo mostro).
S’intitola “L’A-VENA UMORISTICA”. La vena del sangue e l’avena dei
campi, l’erba, con l’apostrofo e senza l’apostrofo.
Come il met’ano che con l’altro met’ano fanno un sedere intero.
E come Dio t’assista: che cos’è, un’invocazione o un’imprecazione?
E come la donna che s’offriva e soffriva di Trilussa.
Contenta e giuliva / s’offriva e soffriva.
La donna che s’òffre (si offre) / se apostrofa l’esse,
ha tutto interesse / di dire che sòffre. (Trilussa)
Questo è un libro ispirato e dedicato alle donne: le donne di strada sono
impure, quelle di chiesa pure! (Senza offesa)
Una volta incontrai un tale che mi disse: -Lei è Ennio Monachesi, vero?
-Sì, sono io, perché?
-Ho comprato il suo libro.
-Ah! E’ stato lei!
Il libro è stato concepito da una cavalcata di trombe e una trombata di
cavalli, durante un concerto di trombe in montagna, tra verdi valli e stupendi
equi-ni-tr-ippici cavalli, in cui ebbi l’ispirazione ip-po-etica dei seguenti versi:
S’ode a destra un nitrito di cavallo
a sinistra risponde un nitrato di cavillo,
squilla a monte di tromba un nitrillo
poi risuona e trombisce uno squillo,
cala a valle il nitrippotrombillo
trombillando pimpante ed arzillo.
Chi non li ha mai visti si chiederà che cosa sono i nitrippotrombilli, o
trombipponitrilli se visti da dietro. Una pura chimera, come il brucane e il
cinghialepre, il porcigno e il rospinguino.
Tutti arzilli e pimpantrombillanti i nitrippotrombilli sono come mandrilli, ed
amano sollazzarsi con le trombe d’aria. Ad uno di essi una volta gli chiesi:
-Ma tu non hai paura della tromba d’aria?
E lui: -Ma quale paura! Io Daria sono anni che me la trombo!
Nel libro si parla dei profondi cambiamenti dei costumi, come quelli delle
donne al mare: una volta infatti bisognava aprire il costume per vedere un po’
di chiappe, oggi invece bisogna aprire le chiappe per vedere un pò’ di costume.
Una volta c’erano tanti pregiudizi, ormai superati, come quelli sui gay:
sapete che cos’è un gay? E’ un dirottatore di uccelli.
Una volta la prima notte di matrimonio poteva riservare delle grosse
sorprese. Una sposina imbarazzata e delusa osserva: -Ma, caro, veramente non
pensavo che tu avessi un organo così piccolino. E lui: -Ma, veramente, cara,
neanche io pensavo di dover suonare in una cattedrale!
Una volta eravamo più ingenui. Come quel bambino di Catron di Roncade,
Treviso. La sorella sposata da 5 anni non ha avuto ancora bambini. Lui va coi
genitori al santuario della Madonna di Monteberico a chiedere la grazia per
farla rimanere incinta. La maestra gli dà il tema “Una gita” e lui scrive:
Domenica siamo ndati a lamadona demonteberico a chiedere la grassia
par miasorela che è maridata da cinque ani e no a gnanca tosatei.
Siamo ndati, poi siamo pregati, poi siamo mangiati, poi siamo vegnuti casa.
O che siamo pregati male o che no si siamo capiti co la Madona, fatostà che è
rimasta insinta laltra sorela che no è gnanca maridata.
Una volta i contadini erano semianalfabeti, e ci-avevano tanti animali,
alcuni anche l’asino, come mio nonno. Una volta l’asino s’ammalò.
Mio nonno va dal veterinario che gli dà una grossa supposta e gli dice: -Mettigli
questa, gliela devi mettere nell’ano.
-Nell’ano…dottore?-, fa mio nonno ch’era la prima volta che sentiva quella
strana parola, sperando che si spiegasse meglio.
-Sì, nell’ano-, gli risponde il veterinario tutto indaffarato, e lo saluta.
Mio nonno torna a casa pensieroso. Va dall’asino e gli gira intorno: l’osserva
attentamente, sperando di trovare l’ano, ma inutilmente.
Quando gli passa davanti, l’asino gli fa un bel raglio: -IHOH IHOH!!
E lui: -Ridi ridi, cretino, che se non trovo l’ano, te la ficco nel culo.
Una volta anche le donne erano semianalfabete, e per lavare i panni
andavano alla fonte. Un giorno, a lavare i panni alla fonte, c’era Peppa con
Maria, che le chiese: -O Peppa, ma tu, l’hai provato mai l’orgasmo?
-Oh Marì, che tte devo dì (dire)-, rispose Peppa, -io, veramente, me sòno sèmbre
trovata vène (bène) col sapone, e non ce lo cambio. (Dialetto di Macerata)
Nel libro si parla anche delle femmin-iste-riche, le quali, contro il sesso,
ritenuto sporco ed inquinante, avevano affisso un grosso manifesto con una
grossa scritta: “IL SESSO C’INQUINA”.
E sotto con lo spray: “Il cazzo tombola”.
Scusate la parola tombola.
E durante una manifestazione politica le femmin-iste-riche gridavano:
-Vogliamo un’apertura a sinistra.
E un vecchietto arzillo (con vocetta stridula): -Noh! Che siete matte? Non la
toccate! Lasciatela dove sta, ch’è il posto più bello!
Ce l’ha messa infatti Dio stesso, che, da sarto insuperabile, ha confezionato la
donna con un taglio classico che non passa mai di moda. E creando la donna
Dio disse: -I cieli e la terra passeranno, ma la passera non passerà!
Per far contento Adamo che rompeva in continuazione: -Voglio una donna,
còstoli quel che còstoli! (Beretta-Broli) E Dio gli fece Eva, coperta da una
foglia, e subito Adamo le disse: “-Dai sfogliati!” E fu la coppia, e il cappio, e
la dolce metà, che è la mèta della vita, il suo supremo scòpo. “-Voglio
sposarmi-, diceva la scopa, -non voglio passare la mia vita senza uno scòpo.” E
fu così che nacque il proverbio: “Chi l’ha duro la vince”; ma è molto dura
quando non dura. E se Bossi ce l’ha duro, Berlusconi ce l’ha?..D’oro!
E sapete come fa Bossi a far l’amore con la moglie? La lega! Perché lei non si
sta mai ferma, è una donna vulcanica: quando si fa il bidè, la lava!
Nel libro si parla delle Marche, che sono piene di fascino, di charme, in
francese. Charme infatti è l’anagramma di Marche, e ne esprime l’essenza.
Infatti c’è tanta poesia con Leopardi e i suoi versi divini, ed anche tanti vini
diversi, come il verdicchio di Jesi, la città più positiva, formata da 2 si, yes sì.
La città di Leopardi invece è la città più prolifica: Reca-nati.
E poi c’è tanta musica, con Rossini e la sua “gazza ladra.”
E il marito della gazza ladra: il gazzo che te frega.
Nel libro si parla anche di storia e dei popoli antichi, dimostrando tra l’altro
che i Farisei si trovavano esattamente tra i faricinque e i farisette.
E poi di lingua e letteratura latrina, con i suoi capolavori, come la scritta
in un orinatoio maschile, in cui si leggeva: IL FUTURO DELLA RAZZA
UMANA E’ NELLE VOSTRE MANI.
Vi si parla di Clito, che ci-ha avuto e ci-ha sempre tante gioie e piaceri, e
tante pene e dolori: e con le pene Clito piange, ma con il pene Clito ride.
Vi si parla della pace e del solo modo per ottenerla, come era scritto sul
portone di un convento di suore: “AVRAI LA PACE SOLO SE LA DAI”.
E che differenza c’è tra la colomba e la donna?
La colomba è l’uccello della pace, la donna è la pace dell’uccello.
Nel libro si parla poi di Ada e Gino che passeggiavano adagino adagino.
E di Luigino e Leigina che vanno a Parigi ed incontrano un parigino ma si
accorgono con loro grande sorpresa che non è affatto un parigino: è un disparigino. E poi vedono 2 parigini, 3 disparigini, 4 parigini, 5 disparigini……
Incontrano una coppia di sposi extraterrestri in luna di miele sulla terra,
cioè in terra di miele. Sono presi da una irresistibile voglia di fare uno scambio
di partner: Luigino va con la marziana e Leigina col marziano. Il marziano si
spoglia: a Leigina appare un cosino minuscolo, quasi invisibile. Le cascano le
braccia. Ma il marziano le fa cenno di tirargli l’orecchio destro. La donna gli tira
l’orecchio e il cosino s’allunga-unga-unga, ma resta sottilissimo, un filino. Lui
si fa tirare anche l’orecchio sinistro e il filino diventa un filone. Segue una
fantastica notte d’amore afrodisiaca e dionisiaca, idilliaca e paradisiaca.
La mattina i quattro si ritrovano assieme. Leigina, estasiata e felice, vede il
povero maritino, tutto spiritato, stralunato, e gli chiede com’è andata.
-All’inizio, abbastanza bene-, risponde lui, -ma poi! Una tortura! Tutta la notte
a tirarmi le orecchie, da staccarmele, come una matta!
Il libro cerca di rispondere a tante domande. Ad es. si è riusciti a stabilire
che l’appendicite è l’attrezzo usato da Tarzan per appendere le scimmiotte; che
il ghetto è un gatto barese emarginato; che il fallo laterale è una grave
malformazione sessuale del maschio; che il sedere, se ci-avesse 2 buchi sarebbe
una presa per il culo; e che la cerbottana è una cerbiatta siciliana dai facili
costumi. Da cui “bottanica”, scienza che studia la prostituzione in Sicilia, a cui
si deve la scoperta dei fottoni, le particelle più strafottenti, grazie al Poliziano
che chiedeva alla sua donna: -Fótt’io (fótto io) male? Fòtt’io (ti fò io) male?
Qual è il colmo per una gallina? Covare gli ovini.
Ma se una gallina cova rancore, il pulcino nasce incazzato?
E il colmo per un fachiro? Stare sulle spine perché ci-ha un chiodo fisso.
Qual è colmo dell’imbarazzo? Due occhi che si incontrano con altri 2
occhi attraverso lo stesso buco della serratura. (C. Grodin) E c’era quel
cameriere che spiava dal buco della serratura 2 sposini in una camera d’albergo,
e pensava tra sé: -E poi facevano tante storie per un pelo nella minestra!
“Due peli e due misure”, come dice Bergonzoni.
Qual è il colmo per un matematico? Abitare in una frazione ed avere i
calcoli, avere una mente acuta e un carattere spigoloso, ma soprattutto tornare a
casa e trovare la sua metà a letto con un terzo. E poi vendicarsi con la legge del
taglione: “Occhio per occhio, occhio al quadrato.” Infatti: “Chi la fa tiri la
catena e chi non la fa l’aspetti.” Anche perché, prima o poi, “tutti i nudi
vengono al petting” e, come diceva il Duce: -Chi si ferma è venuto.
Chi ha orecchi da intendere in-tenda, gli altri tutti in roulotte!
Cosa disse la moglie brasiliana al marito dopo il pranzo in albergo?
“-Caro, vamos a far la siesta?” E la moglie italiana che aveva sentito, a suo
marito: -Senti che roba? Tu neanche la seconda!
Cosa disse il tenente Festicoli ai soldati? -E ficcatevelo bene in testa che
io mi chiamo Festicoli, tenente Festicoli, con la effe, chiaro?
E dopo un po’ rivolto a un soldato: -Tu, com’è che mi chiamo?
-Foglioni, signor tenente!
Cosa disse l’ottimista irriducibile mentre precipitava dall’ultimo piano di
un grattacielo quando giunse al sesto piano? -Fin qui tutto bene!
Cosa disse un uomo sposato? -Chi non è sposato non sa cosa significa
tornare a casa e trovare calore umano, affetto e comprensione; io lo so: significa
che ho sbagliato casa! E comunque è importante per un uomo avere una donna
accanto nelle tante difficoltà della vita, che però non ci sarebbero se non ci fosse
quella donna accanto.
Cosa disse il ginecologo alla donna che stava visitando?
- E… mi dica signora, fuma mai lei dopo l’amplesso?
-Ma, non saprei, dottore, non ho mai controllato. (Cit. M. Farnè)
Cosa disse il bambino alla mamma sulla spiaggia, al mare?
-Mamma, cosa ci-ha quel signore sotto il costume?
-Aa…niente tesoro.., il portafogli.
-Mamma hai visto? Più ti guarda e più diventa ricco!
Cosa disse l’elefantessa al passerotto che cercava di possederla?
-Che pretese, tu, così piccolo!
E il passerotto: -Sono piccolo, ma tutto uccello!”
Qual è l’uccello più veloce?.....L’animale più veloce? Il ghepardo.
L’uccello più veloce……l’uccello del ghepardo.
Come si fa per catturare un cinghiale?
Si mette a bollire una cinghia nell’acqua bollente. Il cinghiale si avvicina perché
sente l’odore eccitante della cinghia-lessa, ed è facile catturarlo.
Che differenza c’è tra le balle e i coglioni?
Le balle si raccontano e i coglioni ci credono.
E tra una ragazza depressa e una ninfomane?
La ragazza depressa ha voglia di morire, la ninfomane muore dalla voglia.
Ma la morte non è poi così brutta come la si dipinge.
Da morti si diventa migliori, anche fisicamente.
Infatti che cosa si dice vedendo un morto? -Quant’è bello, pare che dorme!
E vedendo uno che dorme? -Quant’è brutto, pare morto!
Ai morti, infine, si perdona tutto. Sulla tomba di una moglie infedele:
QUI GIACE MIA MOGLIE: MI TRADIVA.
MA IO NON LE SERBO RANCORE :
CI HO MESSO ….UNA PIETRA SOPRA.
LA PAPERA DE SAN GNULIA’ (San Giuliano)
(Rivolto a una donna) Ma, c’è una signora lì, che prima, là fuori, l’ho sentita
che diceva a un’altra donna: -Scusa, non è che per caso hai visto mio marito: è
mezz’ora che lo cerco!
-E lo vieni a chiedere proprio a me, che ne cerco
uno da trent’anni?-, le ha risposto quell’altra.
Infine suo marito è arrivato con un bel bambino e le ha detto: -Che genio il
nostro bambino! L’intelligenza l’ha presa tutta da me.
E lei: -Credo proprio di sì, caro: io la mia ce l’ho ancora tutta!
E suo marito: -Cara, lo sai qual è il tuo peggior difetto? -Quale caro?
-E’ che tu dai sempre ragione agli stupidi. -E’ vero caro, hai proprio ragione.
-E poi, perché vai dicendo in giro che sono un cretino?
-Ah, scusami tanto: non sapevo che volessi mantenere il segreto! (Cap. 7)
Poi lei signora ha preso la macchina: c’era il semaforo verde, ma lei non passava; e poi giallo, rosso ed ancora verde, ma lei sempre ferma lì davanti. Il vigile
allora le ha detto: -Mi dispiace signora, ma abbiamo solo questi 3 colori!
E lei: -Mi può dire per favore che via è questa?
-Ma certo signora: via Ugo
Foscolo per chi va a destra e Foscolo Ugo per chi va a sinistra.
Lei ha messo la freccia e ha chiesto al vigile se funzionava.
E lui: -Adesso sì, adesso no, adesso sì, adesso no, adesso sì, adesso no…….
C’era anche l’autovelox, ma lei andava così piano che invece della foto le ha
fatto il ritratto! E poi è arrivata ad un incrocio: c’era un camion che veniva alla
sua destra e lei c’è andata ad incocciare. E’ sceso giù l’autista e lei gli ha detto:
-Oh mi dispiace, mi scusi tanto: le ho fatto un grosso danno?
E lui: -Beh, direi di no signora…però si ricordi che la precedenza è come la
gnocca: ogni tanto bisognerebbe…darla! (Pizzocchi)
(A una donna) Ciao Anna ci sei anche tu! Vestita pari un’altra: mica t’aveo
riconosciuta.
(A un’altra donna) Ah, ma vedo che c’è anche lei signora! Si ricorda?
L’altro giorno, in campagna: io cercavo una papera (un pollo ruspante), non
riuscivo a trovarla; ho visto lei che portava una bella papera (gallina) e le ho
detto: -Scusi, signora, che me la darebbe per 5 euro?
E lei: -Scì, ‘spetta un momendu che puso la papera (la cagljna). (Si raccontava
per la festa di San Giuliano, patrono di Macerata, il 31/8, in cui si mangiano le
papere, che alla fine scarseggiavano e non si trovavano più).
(A un’altra donna) Tòh guarda un pò’ c’è anche la signora di Cingoli! Si
ricorda signora la causa in tribunale, contro quel bruto che l’aveva violentata in
campagna? Il giudice le chiese: -Secondo lei, signora, in che misura l’imputato
sarebbe rèo di stupro?
E lei: -Ma, a ddì póco (a dir pòco), ‘na vendina de cm. circa, signor giudice.
-Ma nooh signora, ma che cosa ha capito! Voglio solo sapere se lei era
consenziente.
E lei: -Qué ero io!? (Che ero io!? Dialetto di Cingoli).
-Voglio dire: lei, gli acconsentiva?
-Ah sci! Illu me t’avìa ‘ppogghjato (appoggiato) per bene su un tróngu de
cèrqua (tronco di quercia): j’acconzendiva vène, j’acconzendiva! (gli
corrispondeva, aderiva, combaciava, materialmente, fisicamente)
Una donna maceratese ruspante che vuol fare la raffinata va dal macellaio e
gli dice: -Vorrei una fettina per la mia bimba, ma che sia molto tenera, altrimenti
nó’ la strónceca (rosicchia); e poi…me rógneca (brontola).
Dal falegname: -Vorrei del compensato.
-Molto spesso (1) signora? -No, oggi soltanto.
In un negozio la donna ha fatto diversi acquisti. Il commesso le dice:
-Gliene faccio 2 pacchi signora?
-No, me ne facci un unico avvoltoio.(2)
La stessa donna va a comprare un letto di ferro battuto e chiede: -Vorrei
un letto di ferro percosso. E poi anche una scala a lumaca. (Scala a chiocciola
le suonava dialettale, come cucciòla, in dialetto).
Dal gioielliere: -Quanto costa questo anello?
-1000 Euro, signora.
-Cribbio! E quest’altro?
-2 cribbi!
Napoli. Una donna va in banca e dice al cassiere:
-Raggiunié’, aggi ‘a versà’ i dinàre ‘ncòpp o cunte.
-Fate la distinta, signora!
-Oh certo, scusate: vorrei versare dei soldi sul mio conto per favore.
(G. Guidotti)
1-In dialetto maceratese per dire che qualcosa è “spessa”, ha un grosso
spessore, si dice che è “nnerta”. Es. : ‘Sta tavola è tando nnèrta.
Ma mamma Lola, che vuole parlare bene, dice: -Questa tavola è tanto èrta.
2 -Da avvolgo, in dialetto MC, ‘bbutùlo. Es.: Li gatti facìa cagnara e se
shcutulava (rotolavano) per tera tutti bbutulati. (Sh: come sc-e, senza la e).
Proverbio: “La merda, più la shmuscini (rovisti) più puzza”. Metafora (Cap. 6)
per esprimere i litigi e le polemiche a non finire per motivi futili e sciocchi.
“Non shmuscinà’ la pulenda (polenta) che la shmonnàcci (stropicci) tutta”.
Sparpagliato si dice spagljcciatu. Es. “Io ci-ho tanti amici, ma sta ‘mbo
spagljcciati.”
Altri esempi: “La machina non ce bbocca (non c’entra) dentro lu garage”.
E alla domanda: “-Ce bbocca?”, si rispondeva con una frase storica, forse
inventata, detta da una donna a suo marito: “-Justu justu, maritu mia, s’era più
grossu non ce capìa (non ci capeva)”.
E come si dice “sobbalzare, agitare” in dialetto maceratese?
Si dice ‘nzollacca. Che potrebbe derivare da “zolla”: infatti ‘nzollacca chi passa
sulle zolle, che in dialetto si dice le jeppe.
Giù per le zolle, in dialetto si dice: -Jó-ppe (giù per) le jéppe.
Ed anche la donna prosperosa e le donne africane, che danzano sfrenate,
“‘nzollacca” le tette ballonzolanti, provocando un tette-moto di sicura origine
tettonica, che shnàzzeca, shcardàzza e shcapòrda tutto (scuote, sconquassa
e rovescia tutto) (Sh: suono come sc-e, senza la e)
‘Nzollaccare significa anche scuotere, agitare. Ad es. “-Lo vì’ (il vino), se lo
‘nzollacchi (scuoti, agiti), se fa cattìo (si fa cattivo)”.
In dialetto maceratese si dice: -Lu sòle te gnucca! (Ti colpisce in testa e
ti stordisce, ti tramortisce). E una botta con la testa si dice “gnuccata”.
Ad es: -So’ ghjtu a sbatte co’ la testa su lu muru: ‘na gnuccata tremenda!
E come si dicono in dialetto maceratese le narici? Le frosce!
Ad es: -Ci-ho ‘na froscia ‘ttappata.
E per dire che ho fatto una brutta caduta si dice: -Me so’ ‘nfrosciatu (ho
sbattuto le froge)!
Su internet ho trovato delle foto di giovani che stanno a
sciare, e uno di essi caduto che dice: -Me so’ ‘nfrosciatu, ma non me so’
‘nfroscitu!
Io da piccolo io piagnucolaaaaavo spesso a non finire. Una volta mamma
Lola mi disse: -Basta, smettila! E io: -Do’ cumincio pe’ lascià ghj’?! (= dove
comincio per smettere, lasciar andare = lascià ghj’ (ire latino).
E mamma Lola, vedendo sfilare alla TV una modella tutta pelle e ossa,
commenta: -La morte ‘mbriaca! (Ubriaca) (Cap. 6-metafora)
Capitolo 6 - METAFORE - SIMILITUDINI - SINESTESIA
6 - 1 - RISVEGLIO DI METAFORE ASSOPITE O MORTE
La metafora assopita o morta è una parola o espressione con significato
traslato-metaforico diventata un modo di dire, non più originale, come era
all’inizio, quando è stata ideata. La metafora assopita si risveglia, cioè rivela la
sua “metaforicità”, quando viene usata col significato letterale (reificazioneletteralizzazione della metafora), con una specie di “chok semantico”, una
doccia fredda, per dirla con una metafora assopita. Molto diffuse sono le
metafore sessuali, che consentono di parlare “sotto metafora” di argomenti
delicati o scabrosi, usando il linguaggio metaforico come un “vestito di parole”,
per dirla con una metafora della metafora. Servendosi spesso di animali o
vegetali, fino a compromettere l’ono-re-putazi-one di una famosa principessa:
la principessa…”sul pisello”.
Se la vita ti sorride, ha una parèsi. (Paco D’Alcatraz)
Cosa fa una coppia di api sulla luna? La luna di miele.
Come si chiama l’ascensore in Spagna? Premendo un pulsante.
Tra 2 sogliole annoiate: -Che vita piatta la nostra! (E cap. 1-3)
Tra 2 merle: -Ti sei sposata? -Sì, l’ho trovato anch’io un merlo.
Scritta in un orinatoio: “Il futuro della razza umana è nelle vostre mani”.
Ho visto i teorici della coppia aperta devastati dagli spifferi. (P. Rossi)
Anche se ce-l-hai lungo, ma non mi arrivi al cuoree…(A. M. Barbera)
Savvatore cià probblemi di evezione (con l’erre moscia, dato l’argomento).
I marchigiani sono bravi e furbi: fanno le scarpe a tutto il mondo!
Anche Michelangelo ha fatto le sue cappelle. (M. P. Santonastaso)
Dermatologo che non sta più nella pelle. (A. Bergonzoni)
Il chirurgo plastico ti rinnova la pelle e poi ti spella quando lo paghi.
Giovane si schianta contro un lampione: spenti entrambi. (M. Marchesi)
L’uomo che ieri si è dato fuoco si è spento stamattina (Titolo di Giornale)
Uccide il marito col ferro da stiro; si giustifica: aveva preso una brutta piega.
La vertenza delle ferrovie sembra essere su un binario morto. (TG 5)
L’inventore della biro è morto in un incidente: ci ha lasciato le penne.
Bisogna cogliere la palla al balzo, come disse il castratore di canguri.
Vialli disse: -Mi è guarita la coscia, posso fare l’ala. Discorso da pollo.
Perché Totti entra in campo in pantofole? Perché gioca…in casa.
S-mamma = staccati dalla mamma = lèvati di torno. (Vedi cap. 4-2)
Modella tutta pelle e ossa: -La morte ‘mbriaca! (Dialetto MC)
Scoregghia rvistita (dialetto MC): dicesi se è unita ad una parte solida.
Un grosso grattacapo: pettine.
Le bestie ce l’hanno e gli uomini la fanno: la coda.
Cosa disse Petrolini alla vista del prete con l’olio santo? -Sono fritto!
Qual è la forma più elevata di vita animale? La giraffa. (J. Charles)
Qual è lo sport che fa dimagrire di più? Il salto….dei pasti.
Ha 2 ali e 22 gambe: che cos’è? E’ la squadra di calcio.
Perché Cesare combatté i Galli? Perché avevano alzato troppo la cresta.
Cosa ci fanno i carabinieri in mezzo a un campo? Sono stati seminati.
Si può attraversare anche stando fermi: che cos’è? Un brutto momento.
Che differenza c’è tra il silenzio e il clistere? Il silenzio è acqua in bocca..
Cosa mangiamo quando non ce la danno a bere? Mangiamo la foglia.
Appena mangia la foglia, se la fila: chi è? Il baco da seta. (Azalea)
A un funerale ci sono 10 persone in una panda: chi sono? I parenti stretti.
Qual è il colmo per chi va in montagna? Trovarsi in un mare di gu-ahi!
Qual è il colmo per un calvo? Avere un diavolo per capello.
E il colmo per un fachiro? Stare sulle spine perché ha un chiodo fisso.
Qual è la cosa più distratta? La pioggia, perché cade sempre dalle nuvole.
Qual è la persona più indulgente e comprensiva?
E’ l’aviatore, perché passa sempre sopra a molte cose.
-Dove vai in vacanza quest’anno? -Andrò in Sicilia a cavallo tra luglio e
agosto. -Anche noi, però ci andiamo in barca.
L’elefantessa al passer8 che cercava di possederla: -Che pretese, tu, così
piccolo!
E il passerotto: -Sono piccolo, ma tutto uccello!
Un bel seno di una donna richiama un bel culo. Infatti, quando una donna ne
vede un’altra con un bel seno esclama: -Che culo! (L. Manèra)
Certi professori spiegano troppo le poesie: dimenticano che la poesia
consiste proprio in quelle “pieghe” che essi distruggono spiegandole.
Tra gatti: -Come hai fatto a mettere in fuga il ladro?
-Era un topo d’appartamento.
Avviso da un parrucchiere: “Per ogni taglio di capelli vi faremo una lavata
di capo gratis”.
Avviso in una macelleria di Roma: “Questa macelleria rimane aperta la
domenica solo per i polli”. (A. Di Stefano)
-Che brutta strada che hai preso-, disse Gesù alla Maddalena.
-E’ proprio vero Signore, non ci passa un cane!-, gli rispose la donna.
In cielo Dio ordina: - Allora, forza, c’è da andare a fare la spesa.
-Vado io babbo!- risponde Gesù. -No, tu no, che hai le mani bucate!
Mike Bongiorno fa una domanda sugli uccelli alla signora Longari,
campionessa di quiz, che però sbaglia. E Mike: -Ahjàhjàhi!! Ma cosa mi fa
signora Longari! Mi va a cadere proprio sull’uccello!
In farmacia il viagra è finito: l’ha comprato tutto il sindaco per darlo agli
spazzini. Così almeno qualcuno scopa.
Il politico corrotto accusato in continuazione di aver preso tangenti si
lamenta: -Basta con queste tangenti! Ne ho proprio le tasche piene!
Al ristorante un uomo piange e singhiozza disperatamente.
-Che cosa le è successo, signore?-, gli chiede preoccupato il cameriere.
-La mia bistecca, è durissima! -E lei piange così soltanto per questo?!
-Certo: sto cercando di intenerirla!
Epìgrafe sulla tomba dello scalatore morto in montagna:
COMINCIO’ A PIOVERE E LA MOGLIE DISSE: -TAGLIAMO LA CORDA
Epìgrafe sulla tomba di una moglie infedele:
QUI GIACE MIA MOGLIE: MI TRADIVA.
MA IO NON LE SERBO RANCORE :
CI HO MESSO ….UNA PIETRA SOPRA.
6-2-SIMILITUDINI
Mi sento inutile come un culo senza il buco. (Paolo Cevoli)
Gli ho stretto la mano: era floscia come una fetta di polenta.
Spiegarlo sarebbe come pizzicare il sedere ad una molecola. (A. Bergonz.)
L’uomo vincente, così firmato da sembrare una gamba ingessata. (M. G.)
Feci un figurone perché vestivo come un figurino. (F. Oreglio)
La verginità è come una briciola: passa un uccello e se la porta via. (Sonia)
La precedenza, è come la gnocca: ogni tanto, bisognerebbe darla! (M Pagliari)
Dal diario di una zitella: “Il marito è come un gelato: se non lo prendete
subito finirete per farlo squagliare”. (De Torres)
Il matrimonio è come una città assediata: quelli dentro hanno voglia di
uscirne, quelli fuori hanno voglia di entrarvi. (Cit. da A. Pronzato)
La scissione tra le cose praticate e quelle predicate tiene su il mondo
adulto come un paio di bretelle. (Adriano Sofri, Panorama 23/1/’03)
La predica perfetta è come la minigonna: corta, aderente alla vita e aperta
al mistero. (Preti maliziosi, cit R. Beretta, “Da che pulpito”)
Le còsce della donna sono per l’uomo come il sabato del villaggio per la
donzelletta: il preludio a momenti di festa meritati ed inebrianti. (Anonimo)
Il papà di Luigino, un bimbo di 4 anni, si addormenta e si mette a russare
forte. Luigino corre dalla mamma gridando:
-Mamma corri, papà bolle come la pentola! (Pino Pellegrino)
Una mattina mi stavo pesando e dissi alla mia bambina di 9 anni che ero
grassa come un maiale. Lei mi guardò e ribatté con semplicità: -No che non lo
sei, mamma; tu sei tonda come una pesca. (Sheila Lee)
6-3-METAFORE
VIVE, ORIGINALI
La similitudine esprime l’analogia tra 2 cose: -Cara, sei dolce come una
barbabietola. La metafora fa di più: identifica 2 cose che hanno qualcosa in
comune, che nell’esempio è la dolcezza, togliendo il come: -Cara, sei una
barbabietola-, in senso metaforico, traslato. Cesare Marchi spiega: “I traslati
sono figure retoriche prodotte dall’associazione d’idee, dal “pensiero
analogico”, attività mentale instancabile e creativa che coglie somiglianze,
affinità, analogie tra le cose. Quando saliamo sull’ultimo vagone di un treno, lo
sappiamo che, oltre che su una carrozza di coda, stiamo salendo su una
metafora? Il concetto di coda appartiene al linguaggio figurato, immaginando il
treno come un serpente, la cui coda trasportiamo (metafora, dal greco, vuol dire
“parola trasportata”), dalla giungla ai binari, per dare maggiore risalto e vivezza
al treno in partenza”. Lo stesso si può dire per la strada che serpeggia e per il
gatto che si raggomitola; per chi sgattaiola; per chi semina il pànico invece
del panìco, o cova rancore.
Ma se una gallina cova rancore, il pulcino nasce incazzato?
Del cul fece ♫ trombetta. ♪ ♫ (Dante)
Adoro le mutande ripiene. (Gianni Carino)
A una donna: -Che belle gambe! A che ora aprono?
Pillole di risaterapia e linguistica tetrapiloctomica. (Titolo)
La vedo attapirata! (Striscia) (Se usata spesso potrebbe “assopirsi”)
E’ meglio accendere una piccola candela che maledire l’oscurità.
Un albero che cade fa molto più rumore della foresta che cresce.
La merda più la shmuscini più puzza. (Proverbio dialettale: vedi pag. 23)
Lei è una diarrea di parole e una stitichezza di idee. (Boris Makaresko)
Le vie del Signore sono infinite, ma la segnaletica lascia a desiderare.
(E 6-1) (R. Sonaglia)
Giudizio di un tema: ”Un deserto di idee attraversato da carovane di luoghi
comuni”.
Da sarto insuperabile, Dio ha confezionato la donna con un taglio classico
che non passa mai di moda.
La giraffa è il periscopio della savana.
Mitragliatrice: fucile balbuziente. (S. Paoletti)
Schiaffo: carezza ad alta velocità. (Frate indovino)
Fragola: ciliegia con la pelle d’oca. (Frate indovino)
Lucciola: mosca al neon. (Ferrante Alvaro de Torres)
Le farfalle sono nastri variopinti sui capelli del prato.
Supposta: bassa insinuazione che fa del cul-turismo.
Il disegno è l’arte di portare a spasso una linea. (Paul Klee)
Che cos’è una frazione? E’ numero a due piani.
Che cos’è un gay? E’ un dirottatore di uccelli.
Che cos’è un rutto? E’ una pernacchia che ha preso l’ascensore.
Cosa fanno 2 millepiedi che si abbracciano stretti? Una chiusura lampo.
In caserma, il “nonno” ìntima al “pinguino”: -Spegni il sorriso!
E’ un cretino illuminato da lampi di imbecillità. (E. Flaviano) (E cap. 10)
Quel balbuziente non steca (= spiccica) una parola! (Dialetto di Macerata)
(Stecare = tirar fuori dalla teca, o custodia, come piselli o fave)
Due uccelli vanno al cinema: -Speriamo che non sia porno, se no ci tocca
vedercelo tutto in piedi.
Ho visto donne di 65 anni fare l’inseminazione in provetta perché non c’era
nessuno disposto a fargliela alla spina. (G. Covatta)
L’amor proprio è la serratura del cuore dell’uomo, l’adulazione ne è la
chiave. (Xavier Forneret)
Mentre cerco di sbirciare il monitor del computer su cui smanetta mio nipote
sedicenne, lui sbotta scocciato, con un cupo mugugno (onomatopèa =
imitazione di suono): -Che mi gufi alle spalle, zio?!
Giornata di pioggia torrenziale. Una donna, nel tentativo di fare manovra,
intralcia il traffico. Un vigile con un impermeabile giallo le si avvicina, e la
donna gli chiede: -Scusi, lei è un vigile?
-No, signora, sono un canarino gigante! (E cap. 11-Iperbole)
BOTTEGA E COMMESSO
Freud racconta il seguente anèddoto. Un commerciante si accorse che era
giunta l’ora della funzione religiosa. Va di corsa al bagno e, nella fretta, si
dimentica di chiudersi la cerniera dei pantaloni. Prega un amico di badare al
negozio fino al suo ritorno e va in chiesa. Si siede vicino a un distinto signore, il
quale lo osserva con severo cipiglio e gli dice sottovoce:
-Mi meraviglio di lei! Venire in chiesa con la bottega aperta! (Cap. 6-1)
-Se guarda meglio-, osserva l’altro, -vedrà che dentro c’è anche il commesso!
(Sonia Fioravanti, Leonardo Spina)
IL CLISTERE
Un signore entra in un bar e dice al barista, che gli sta proprio antipatico:
-Faccia da culo, fammi un caffè.
Il barista trasalisce e sta per reagire, ma il cliente ha sempre ragione, perciò
abbozza, con grande self control; fa finta di niente, e gli serve un caffè.
La mattina dopo, di nuovo: -Faccia da culo, fammi un caffè.
E il barista, self-controll, gli fa un caffè. E così per alcuni giorni.
Ma l’ennesima mattina, al solito insulto, il barista sbotta minaccioso:
-Adesso basta ehh: non voglio più sentire quelle parole, se no ti rompo il
grugno! (Da cui il dialetto sgrugnatu = sgarrupatu) (Vedi pag. 43)
-Va bene, va bene, scusa-, gli risponde l’altro, e se ne va.
La mattina dopo, rièccolo di nuovo. Trova il barista che si sta bevendo una
bibita con la cannuccia. Lo guarda sornione e poi gli dice:
-Quando hai finito di farti quel clistere, mi fai un caffè?
♪ ♫ ORGANO ♪ IN CATTEDRALE
Una volta la prima notte di matrimonio poteva riservare delle grosse
sorprese. Una sposina imbarazzata e delusa osserva: -Ma, caro, veramente non
pensavo che tu avessi un organo così piccolino.
E lui: -Ma, veramente, cara, neanche io pensavo di dover suonare in una
cattedrale!
(G. Legman, cit. M. Farné)
LA TERRA TREMA DI GELO
(Parte omessa)
Cadono vene, arti, cieli / su pietre aguzze / ed aguzzine. (….)
(Mario Monachesi: alla via crucis di S. Piermarini).
RARI NANTES
Il 59° reggimento di Cormòns sta facendo il campo in montagna. Dopo
un’esercitazione molto dura, i mìliti famèlici rientrano per il rancio. Come primo
ci sono i fagioli, che vengono fagocitati. Ne restano alcuni rari e sparuti in tanta
brodaglia per i marconisti. Al loro rientro, il tenente Perrota, persona cólta e
raffinata, chiede al sergente di giornata Ennio Monachesi: -Sergente, ci sono
rimasti un pò’ di fagioli per i miei marconisti?
E il sergente: -Signor tenente: Rari nantes in gurgite vasto. (“sparuti nuotanti
nel górgo immenso”: celebre stupendo verso dell’Eneide per il naufragio di
Ulisse) Mandando in sollùcchero l’estasiato tenente Perrota! (Vero)
(Vedi pagg. 33 e 209)
PAPY CI 6 ?
Ieri viene mia figlia Raffy e mi fa: -Papy, lo stereo è un casi e la tele è out,
il compiù non funzio… -Mahh…-, dico, -Nunzio? Chi è sto Nunzio?
-Papy, ci 6? Ce la fai? 6 connesso? Ma che Nunzio? Non funzio! Non funziona!
Papy, ti avviso, sei un fornello! Mi ròsoli la vita, mi scuòci il self control.
E io, mostrandole le mani: -Raffy, la destra è l’olio e la sinistra è l’aceto….come
vuoi essere con-dita? Con una bella salsa alla “ti crepo di mazzate?” (Pino
Campagna)
AMORE A FRASASSI
-Il posto più strano dove hai fatto l’amore?
-Nelle grotte di Frasassi.
-E come l’hai fatto?
-Un po’ stalattite un po’ stalagmite. (Rino Ceronte)
6-4-SINESTESIA
La sinestesia, dal greco sin (insieme), estesia (percezione), significa
fusione di percezioni eterogenee, come se un urlo tragico, oltre che udirlo, lo
vedessi anche nero; e come se, guardando le stelle, il loro palpitante scintillìo
lo udissi anche come un pigolìo. Come se avvenisse un cortocircuito tra la
vista e l’udito. La sinestesia è un tipo particolare di metafora, di quelle
misteriose corrispondenze e analogie tra le cose che il poeta sa cogliere ed
esprimere. Baudelaire parla di “profumi freschi come carni di bimbo, dolci come
gli òboi e verdi come praterie” nel “Tempio della natura” che “l’uomo attraversa
tra foreste di simboli dagli occhi familiari”. Che però rimandano a una
dimensione misteriosa, nella concezione del simbolismo che lo scrivente, nel
suo piccolo minuscolo, condivide. (Vedi pag. 280: homo enigmaticus)
E come potevamo noi cantare (…..)
all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio
crocefisso sul palo del telegrafo?
(Salvatore Quasimodo)
Il divino del pian silenzio verde. (G. Carducci)
Le parole si perdono in ciechi echi. (R. Piumini)
Io venni in luogo d’ogni luce muto. (Dante, Inferno, V, 28)
Mi ripigneva là dove il sol tace. (Dante, Inferno, I, 60)
Scritta nella meridiana: “Sine sole sileo” (= Senza sole taccio)
La Chioccetta (pleiadi) per l’aia azzurra va col suo pigolio di stelle. (Pascoli)
Corsi a vedere il colore del vento. (F. De Andrè, “Il sogno di Maria”)
Il cane sorride con la coda.
Ué signorì, parla più forte, la sento sfocata. (Da un “Call center”)
Inutile che parliate sottovoce: sento anche con la coda dell’occhio.
(Il dono dell’obliquità)
Spettacolo all’aperto di Montesano. E’ buio e piove: ombrelli aperti. Smette
di piovere e Montesano dice: -Spegnete gli ombrelli!
Nell’armadio si sentiva un grande schiamazzo! Erano le cravatte dai colori
chiassosi, spaventate da uno scheletro nell’armadio! (E cap. 6-1)
Capitolo 7 - SPOSTAMENTO DEL SIGNIFICATO
Lo spostamento o slittamento del significato consiste nel dare a una
frase un significato diverso da quello solito ordinario, prendendo fischi per
fiaschi. Si usa anche in enigmistica: es. Salame senza sale: am.
Una vocale in gamba: a. (Vedi VALE a pag. 289 e 333)
AVRAI
LA
PACE
SO L O SE L A
DAI
(Scritta sul portone di un convento di suore)
7-1-Spostamento-slittamento dai fischi ai fiaschi
Dal significato normale-consueto ad un altro sorprendente.
-Dica pure. -Pure!
-Mi dica tutto. -Tutto.
-Scusi, sa che ore sono? -Sì.
I liquori ti uccidono lentamente: ma chi ha fretta? (L. Fechtner)
Ho guardato la televisione per 3 ore, e dopo l’ho accesa. (Fichi d’India)
-Di quello che ha detto, non ho capito 1 parola! -Quale precisamente?
Al telefono: -Pronto chi parla? -Facciamo un po’ per ciascuno.
Al telefono: -Pronto, sei tu? -No, sono io. -Scusi ho sbagliato numero.
Il dottore al malato: -Dica 33. -Trentatré. -Ancora continui. -34, 35, 36…
Ho parlato col morto: io parlavo, ma lui muto, come un pesce!
Lei mi disse: -Perché non ci sposiamo? -E chi ci si piglia?-, le risposi io.
Basta coi piaceri della carne! Facciamo godere anche le verdure.(Bagatto)
-Potresti baciarmi sulla veranda. -No, meglio sulle labbra. (I 3 amigos)
-E’ il Signore che v’ha mandato! -No, passavamo qui per caso. (“Trinità”)
E’ una coppia di musicisti: lei suona il piano, lui la tromba. (E cap. 6-1)
Lei nella vita ha conosciuto alti e bassi: e se l’è fatti sempre tutti. (Cucchi)
-Ti piace il largo di Handel? -Preferisco lo stretto di Messina.
-Signora, lei è venuta con l’autocertificazione? -No, col pulman.
Terzo premio, macchina da cucire; 2° premio macchina già cucita.
E’ stato fuori per cambiare aria, ma è tornato con la stessa aria da cretino.
Il bagnino ad una signora che sta arrivando: -Signora la sdraio?
-Ma sdraia a tua sorella, sporcaccione! (G. Panariello) (E cap. 1-1)
Avviso in un palazzo di Trapani: ”Si affitta abitazione al terzo piano, la
signora del secondo la fa vedere a tutti”. (Occhielli, titoli, somari)
-Conosco un uomo con una gamba di legno di nome Smith.
-E l’altra gamba come si chiama? (Film “Mary Poppins”)
-Sono tanto infelice, vorrei morire.
-Cosa posso fare per aiutarti? Vuoi una corda o del veleno?
Io non sono mai andato a letto con mia moglie prima di sposarla, e tu?
-Ma..non saprei…come si chiamava tua moglie da ragazza? (F. Reynaud)
-Signora, farebbe l’amore con me per 1 milione?
-Sì, certo!
-Non è che potrebbe darmi un piccolo anticipo…
Se aiuti qualcuno che sta nei guai, lui poi si ricorderà di te: la prossima
volta che sarà nei guai. (H.V. Prochnow)
-Sarebbe contento tuo padre se ti sentisse dire tutte queste parolacce?
-Certo, è sordo! (Achille Campanile) (E cap. 9-1-B)
In tribunale: -Ma lei, mentre rubava, non pensava a suo padre?
-Certo che ci pensavo, ma non ho trovato niente che gli piacesse!
Durante un dibattito uno dei partecipanti esclama: -La mia!
E poi aggiunge: -Ho detto la mia.
Guardate quest’uomo: sembra un deficiente e parla come un deficiente, ma
non lasciatevi ingannare: è veramente un deficiente. (G. Marx)
Ho conosciuto una ragazza che mi ha detto: “-Vieni domani sera a casa mia
che non c’è nessuno”. Ci sono andato: non c’era nessuno!
-Le hanno sparato nel trambusto?
-No, mi hanno sparato fra il trambusto e l’ombelico. (Cit. S. Bartezzaghi)
Il bambino chiede: -Papà, tu lo sai che cos’è il cervello?
E il babbo: -Lasciamo stare, ho altro per la testa. (E cap. 9-1-C)
Lui a lei: -Cara mangiamo il torrone.
E lei: -Ma è duro?
-Sì sì, è duro, però prima mangiamo il torrone.
Sulla tomba del marito: RIPOSA IN PACE AMORE FINO AL GIORNO IN
CUI VERRO’ A RAGGIUNGERTI.
Tanta gente dice che non arriva alla fine del mese.
E che ci vuole: a me mi pagano il 27:….28, 29, 30, e sò’ arrivato.
Mia nonna per tenersi in forma, all’età di 60 anni ha cominciato a fare 2 km
al giorno, e non ha più smesso. Adesso ha 90 anni: chissà dov’è arrivata!
-Non voglio che vai dicendo in giro che sono un cretino!
-Ah, scusami tanto: non sapevo che volessi mantenere il segreto!
-Babbo, dove stanno i Carpazi?
-Chiedilo alla mamma, è lei che mette a posto tutto.
-Mi pento di non aver mai ascoltato quello che mi diceva mia madre.
-E cosa ti diceva tua madre? -E che ne so? Non l’ho mai ascoltata!
Lezione di anatomia. Il professore spiega:
-Guardate, quest’uomo zoppica perché ha una gamba più corta dell’altra. In
questo caso, lei dottor Rossi, cosa farebbe?
-Penso zoppicherei anch’io, professore.
In un tram affollato una donna incinta con un bel pancione sta in piedi, con
grave disagio, vicino a un ragazzotto tutto spaparanzato nel sedile.
Un uomo lo redarguisce: -Giovanotto, non la vedi la signora?
-Certo che la vedo. -E non ti vergogni per niente?
-E che sono stato io?
Un giovane spericolato per poco non investe con la sua moto una signora, la
quale urla terrorizzata: -Delinquente, mascalzone, farabutto! E’ la terza volta
che per poco non mi ammazzi!
-Oh, mi scusi tanto signora… -Scusarti?!
-Si, certo, non vi avevo riconosciuta. (S. Gianduzzo)
Tra i preti di campagna circolava il celebre incipit di un predicatore
ruspante: -O uomini, voi che ce l’avete duro…il cuore! O donne, voi che ce
l’avete nera…la coscienza! (R. Beretta) (Catàfora: vedi pp.. 30, 81 e 226)
Qualche volta, alla porta della camera, si affacciava il medico.
Cerimonioso, timido: -Disturbo?
-Gastrico. (Achille Campanile)
All’anagrafe: -Come vi chiamate? -Ciccillo Salvatore.
-Siete sposato? -Sì.
-Con prole? -No, con Marietta.
-Ma noh! Prole significa i figli! -Ah sì, scusate tanto: un prolo e ‘na prola.
Previti è venuto co’ ‘na mercedes in garanzia che faceva un rumoretto
impercettibbile. Jò cambiato er motore: 20.000 euro!
Lui m’ha pagato dicenno: -Io glieli do, ma questi sono soldi rubati!
Jò detto: -A me la provenienza nun m’enteressa. (Sergio Viglianese)
Un vecchietto in panetteria: -Vorrei 2 chili di pane.
La panettiera osserva: -Guardi che le diventa duro.
-Allora me ne dia 4 chili!
Al bar, il cameriere dice a un uomo seduto ad un tavolo:
-Cosa desidera, signore? -Un bicchiere d’acqua del rubinetto.
-Ma signore, non si può occupare 1 tavolo solo per un bicchiere d’acqua!
-Allora me ne porti due!
Cosa disse il ginecologo alla donna che stava visitando?
-Fuma mai signora dopo l’amplesso?
-Non lo so, dottore, non ho mai controllato. (Cit. M. Farnè)
Un uomo si confessa: -Padre, sono stato con una donna.
-Ti sembra una cosa buona figliolo?
-Si padre, la più buona che c’è.
Professore: -Chi sa cos’è l’H2SO4?
Studente: -Io lo so: è…è…ce l’ho sulla punta della lingua.
-E allora sputalo, scemo, che è acido solforico! (Gino e Michele)
La maestra: -Giorgio, dimmi 2 pronomi di persona.
-Chi, io? (H. Prochnow)
-Bene. E quali sono le 3 parole più usate dagli studenti?
-Non lo so.
-Bravo, risposta esatta. (S. Gianduzzo)
Sul 3no il controllore scopre un tizio che viaggia in prima classe col
biglietto di seconda. -E lei come ci si trova qui? -, gli domanda severo.
-Molto bene, grazie!-, gli risponde il passeggero.
Un tale molto smemorato incontra un compagno che non vedeva da 30 anni,
e gli dice: -Ciao Mario, vieni a bere un bicchiere di vino!
-Maa…veramente io sono astemio-, gli risponde l’altro.
-Ah, scusa Astemio, vieni a bere un bicchiere di vino!
Tra colleghi: -Il nostro capo è morto. -Chissà chi è che è morto con lui?
-In che senso, scusa? -Nel necrologio c’era scritto: CON LUI MUORE UNO
DEI NOSTRI PIU’ ONESTI LAVORATORI.
Ugo, è vero che a casa tua tu sbrighi tutti i lavori domestici?
-Beh, lavo la biancheria, lavo il pavimento, lavo i piatti…..
-E tua moglie? -Ah no, lei si lava da sola.
In una chiesetta di montagna si sta svolgendo una rustica cerimonia di
nozze. Lo sposo, un po’ tontolone, non riesce a capire che deve infilare la fede al
dito della sposa. Allora il prete gli fa il gesto di un anello infilato in un dito. E
lo sposo con un sorriso malizioso: -Stanotte, stanotte
Lei era molto romantica. Ci sono andato a letto e le ho chiesto:
-E’ la prima volta, cara, che dormi con un uomo?
-Sì, - mi ha risposto, -con gli altri stavo sempre sveglia tutta la notte.
Un ricco proprietario terriero fa un viaggio in America dove conosce un
famoso piantatore che lo invita nel suo ranch e gli racconta: -Pensa che io, la
mattina alle 8, parto con la mia auto, senza mai svoltare e alle 4 del pomeriggio
sono ancora nelle mie terre!
-Anche io, -gli risponde l’altro, -da giovane, avevo una schifezza di macchina
come la tua.
Un anziano vede un bar con la scritta “Caffè con internet”.
Incuriosito entra e ordina: -Un caffè con internet.
La cassiera lo guarda incredula e gli dice: -Signore, c’è un equivoco!
-Mi dia anche quello che ce lo inzuppo dentro…
La bambina alla madre: -Mamma, mamma, lo sai che la cameriera stava
andando in cielo?
-Ma cosa dici, come ti vengono certe fantasie ?!
-Sì sì, ti dico, l’ho sentita che diceva: -Oh Dio, sto venendo! Ma per fortuna
c’era papà che la teneva ferma.
Mentre stava a lavare i panni alla fonte, ai vecchi tempi, Maria disse a
Peppa: -O Peppa, ma tu…l’hai provato mai l’orgasmo?
-O Marì, che tte devo dì-, rispose Peppa, - io, veramente, me sò’ sèmbre trovata
vène col sapone e non ce lo cambio. (Semidialetto di Macerata)
Un giorno ero andato in campagna a comprare un pollo ruspante. Ho visto
una donna che portava una bella gallina e le ho detto: -Scusi, signora, che me la
darebbe per 5 euro? E lei: -Scì, ‘spetta un momendu che puso la cajina.
Una donna campagnola ruspante ha la causa in tribunale contro un bruto che
l’aveva violentata nei campi. Il giudice le chiede: -Secondo lei, signora, in che
misura l’imputato sarebbe rèo di stupro?
E lei: -Ma, a ddì póco (a dir pòco), ‘na vendina de cm. circa, signor giudice.
-Ma nooh signora, ma che cosa ha capito! Voglio solo sapere se lei era
consenziente. E lei: -Che ero io!?
-Voglio dire: lei, gli acconsentiva?
-Ah sci! Quillu m’avìa ‘ppogghjato (appoggiato) per bene su un tróngu de
cèrqua (tronco di quercia): j’acconzendiva vène, j’acconzendiva! (gli corrispondeva, aderiva, combaciava, materialmente, fisicamente)
BIANCANEVE E I SETTE baNANI
A tarda sera i 7 nani tornano a casa canticchiando. Vedono la luce accesa e
Brontolo esclama: -C’è Biancaneve nella sua cameretta!
Si avvicina quatto quatto seguito dagli altri, e si mette a spiarla dalla finestra:
-Biancaneve è seduta!- bisbiglia girandosi. E gli altri dietro passando parola:
-Biancaneve è seduta, Biancaneve è seduta, Biancaneve è seduta…
E Brontolo di nuovo: -Si leva la camicetta!
E i nani dietro: -Si leva la camicetta, si leva la camicetta, si leva la camicetta..
Brontolo continua: -Si toglie la gonna!
E quelli dietro: -Si toglie la gonna! Si toglie la gonna! Si toglie la gonna!
E Brontolo estasiato: -Si leva le mutandine!
E i nani dietro (con ènfasi): -Si leva le mutandine! Si leva le mutandine! Si leva
le mutandine!
Infine Biancaneve si alza dalla sedia, e Brontolo dice: -Si alza!
E i nani dietro: -Anche a me! Anche a me! Anche a me!……
7 - 2 - Spostamento-slittamento sulla collocazione sintattica
Ha capovolto la sua vita: prima era depressa e miserabile; adesso è
miserabile e depressa. (D. Frost)
Grazie alla TV ho visto poveri e infelici ribaltare completamente la propria
sorte: adesso sono infelici e poveri. (P. Rossi)
Il capitalismo è lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Il socialismo è l’esatto contrario. (Avner Ziv) (E cap. 9-2-B)
La gente accetta che esistano persone dominanti e persone dominate:
bisogna capovolgere questa situazione. (Il dono dell’obliquità)
-Giorgio, hai notato dei miglioramenti da quando studi l’inglese?
-Sicuro, vi è stato un netto capovolgimento della situazione: prima ero io che
non capivo gli inglesi quando parlavano; adesso invece sono essi che non
capiscono me quando parlo inglese io. (S. Gianduzzo)
7 - 3 - Spostamento-slittamento sul “significante”
Su lettere e parole. Molto frequente in enigmistica.
Salame senza sale: am.
Una vocale in gamba: a.
Un bel pezzo di ragazza: gazza.
Ne occorrono 4 per scrivere bene: lettere.
Un cucchiaio ne contiene più di un bicchiere: lettere ci.
dolORE = le ore del dolore sono lunghe. (G. Dossena)
Tra il dire e il fare c’è di mezzo “e il “. (Elio e le storie tese)
Qual è il numero che sta sempre in treno? E’ il numero 3, no?!
Quali sono le 2 vocali il cui prodotto è un’opera? Sono O e A: O per A.
Cosa c’è alla fine del giorno e all’inizio della notte? C’è no. (S. Paoletti)
Lun. mar. merc. Giov. Ven. sab. dom.: la settimana corta. (S. Gianduzzo)
Cuore comincia con la ci, generalmente però comincia con la gi.
La parola più lunga è dormiglione: vero o falso?
Vero, perché tra l’inizio e la fine ci corre un miglio. (Sergio Paoletti)
Luigi ce l’ha davanti, Michele ce l’ha di dietro: Pietro non ce l’ha né
davanti né di dietro. Che cos’è?…….La lettera elle.
Giorgio ha scritto: “A casa mia c’è un bel Kamino.”
La maestra osserva: -Giorgio, perché hai scritto camino con la lettera cappa?
-Ha visto mai un camino senza la cappa, maestra?
La rivoluzione del sessantotto-, ha scritto Marcello Veneziani, -è riuscita
solo per la prima metà: come dice la parola stessa, infatti, è trionfata come sesso,
è fallita come antotto. (Vedi “Pseudosciarada”)
TRE TIPI DI TESTI UMORISTICI
Al bar, il maresciallo chiede all’
appuntato Caputo: -Cosa prendi Capù’ ?
-Quello che prendete voi, marescià’.
Il maresciallo ordina: -2 caffè.
E Caputo: -2 caffè anche a me.
Qu cchisti modi, oi frigida, tazz’é cafè parite:
sotto tenite ‘o zucchero, e ‘a coppa amara site.
Due indiani al bar.
Il barista chiede al primo:
-Lei prende un caffè?
-HUG!
-E lei?
-HAG!
Un passato di caff-è:……..un caf-fù. (E. Monax)
Lui è il tipo di persona che fa innervosire il caffè. (L. Fechtner)
Perché i tifosi del Lazio fanno il caffè con la moka aperta?
Perché così perde l’a-roma.
1 - B AR Z E L L O T T E E T E S T I B AR Z E L L O I D I
William Fry definisce le barzellette “umorismo preconfezionato”, accanto
a quello “agito” e a quello “situato”, che nasce dal contesto.
La barzellotta si differenzia dalla barzelletta perché è più tosta. I testi
barzelloidi, poi, sono quei testi che contengono una certa dose di barzellaggine e/o barzellite, essenze spiritose che pervadono i testi barzelloidi, con
grande dabbenaggine la prima, con più paraculite la seconda.
IL TARLO DEL DUBBIO
(Processo alle intenzioni)
Un uomo vuole appendere un quadro. Ha il chiodo, ma non il martello.
Il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui e di farselo prestare.
A questo punto, però, gli sorge un dubbio: -Ee…se il mio vicino non me lo
vuole prestare? Già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la
fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l’ha con me.
E perché? Io non gli ho fatto niente: è lui che si è messo in testa qualcosa.
Se qualcuno mi chiedesse un utènsile, io glielo darei subito. E perché lui no?
Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere?
Gente così rovina l’esistenza agli altri. E per giunta si immagina che io abbia
bisogno di lui, solo perché possiede un martello!
Adesso basta! E così si precipita di là, suona, il vicino apre, e prima ancora che
abbia il tempo di dire buongiorno gli grida:
-Si tenga pure il suo martello, cafone!
(Paul Watzlawick)
MIAO
Giorgio incontra Ugo: -Ciao Ugo! E Ugo scherzando: -Miao!
Giorgio allora comincia a rimuginare tra sé: -Perché mi avrà detto miao? Miao lo
fa il gatto, il gatto…mangia il topo, il topo mangia il formaggio, il formaggio…si
fa col latte, il latte lo fa la mucca,.… la mucca….cià le corna: cornùto! Mi ha
dato del cornùto!
TIMEO DANAOS
LA CAVALLA DI TROIA
Nell’Eneide di Virgilio, Enea racconta a Didone che i Greci, prima di andarsene, avevano lasciato la cavalla (era gravida: vedi pag. 275) di legno sulla
spiaggia di Troia, fingendo che era un dono a Giunone perché li proteggesse.
E il troiano Laocoonte, per cercare di convincere gli altri troiani a non portarla
dentro le mura, disse: -Timeo dànaos et dona ferentes (temo i greci anche
quando portano i doni). Tale frase si usa ancor oggi per dire di non fidarsi di
chi si mostra troppo benevolo e generoso, come il pensionato di questa storiella
paradossale. Con la quale Avner Ziv evidenzia un importante principio
psicologico: che cioè di solito noi viviamo come una punizione l’eliminazione
di una ricompensa, anche se del tutto gratùita e immeritata, invece di
esserne comunque contenti e riconoscenti.
Un anziano pensionato, molto amante della tranquillità, abita in una
casetta appartata e silenziosa, circondata da un grande prato verde. Un giorno
una banda di ragazzi scalmanati vanno a giocare proprio in quel prato e si
scatenano per ore facendo un gran baccano. La cosa si ripete anche i giorni
successivi. L’anziano, paventando che possa diventare un’abitudine sciagurata,
decide di intervenire tempestivamente, prima che sia troppo tardi. Va dai ragazzi
dicendogli che con i loro giochi lo rallegrano molto gli tengono tanto compagnia.
Li ringrazia gentilmente e chiede loro di tornare a giocare in quel prato tutti i
giorni: per ricompensarli gli darà 5 euro al giorno ciascuno. Ai ragazzi non
sembra vero: tornano puntuali tutti i giorni, ricevendo il compenso pattuito.
Dopo alcuni giorni, però, il pensionato gli dice: -Purtroppo, ragazzi, ho avuto
delle grosse spese e mi sono rimasti pochi soldi: d’ora in poi posso darvi soltanto
3 euro al giorno.
I ragazzi sono un po’ dispiaciuti, ma vanno a giocare lo stesso nel prato anche i
giorni successivi. Dopo una settimana il pensionato si rivolge loro di nuovo con
aria molto triste: -Ragazzi, devo darvi una pessima notizia: gli affari mi stanno
andando proprio a rotoli, e da oggi in poi potrò darvi soltanto 20 centesimi al
giorno.
Essi si guardano delusi e il loro capo osserva con aria sprezzante: -Per così poco
non vale la pena: andiamo a giocare da un’altra parte.
(Avner Ziv)
(TESTI OMESSI)
2 - TESTI INCASSINATI E BERGONZOIDI
Dicesi testo incas-s-inato un testo incasinato come i testi di Riccardo
Cassini, scritti con surreali linguaggi maccheronici, sottili giòchi di parole e
ardite acrobazie verbali, anche mescolando l’italiano col latino o l’inglese o lo
spagnolo, come nel famoso “Nutella nutellae-liber magno”, che inizia così:
“Nunzio Filogamo vobis, maximo gaudio: habemus pappam!” Sabotando il
linguaggio, come osserva Marina Mizzau. (Si veda a pag. 148 e 166)
I testi bergonzoidi, sono un fac simile, più fac che simile, dei testi incassinati.
Sono sul genere di Bergonzoni, che nel suo ultimo libro “Non ardo dal
desiderio di diventare uomo finché posso essere anche donna, bambino,
animale o cosa”, li definisce: “Performance d’astrazione e di ostracismi vari, in
preda a un chissà chi, in cui tutto è voluto e potuto, una scrittura atavica,
straevocante, materica, alla fine proprio dipinta, e fatta appunto di soqquadri”.
L’autore fa il “voto di vastità”. La quale, come egli stesso spiega: “è una
questione di sapere. Solo un uomo piccolo, in miniatura, che non cresce più, il
“nonsai”, non riesce a riconoscere la vastità. Mi spiego peggio. Se dovessi
definire il pensiero della vastità lo definirei “il granché”. Noi diciamo sempre
cosa non è un granché. Si dice, “non è un granché”. Ma cos’è un granché?
Ecco la vastità è il granché. (…) L’importante per la vastità non è chi comanda
ma chi domanda, sono i “10 domandamenti”, (anche se nessun domatore
domerà mai le domande). (…) Qualcuno potrebbe dire “la vastità fa male.
Dice: quando passa il male? Il problema non è se passa, è se si ferma. Allora tu
mettiti sotto la pensilina e pensa. Si chiama pensilina per questo: pensa! Non
ci piove: devi pensare! (….) Rifacciamoci il senno”.
(Appunti presi a “Popsophia”, Civitanova, 16/7/2011)
Riccardo Cassini: ERA BUIO PESTO ALLA GENOVESE
Era buio pesto, alla genovese. (….) Era una di quelle notti in cui la nebbia
si affettava col coltello e la mortadella si fendeva coi fari gialli. I lampioni a
metano aspettavano l’altro metano per ricongiungersi e formare un sedere
intero. (…..) Era buio pesto, alla genovese. Nel viale alberato, una macchina era
appena andata contro un cronco, tronco un tronco, contro un tronco di un
acero. La macchina: distrutta; l’acero: contuso; i rami: secchi; le foglie: morte;
l’autista si disperava: si disperava di poterlo salvare….
Riccardo Cassini : VENI, VIDI, WC
(Trattatello sulla Caccha,
supremo principio universale di uguaglianza tra gli uomini.)
Non importat color pellis, fedis politica, tifum calcisticum, Nord aut Sud,
Valeria Marinis aut Sabrina Ferillis, Lyons aut Rotarys, Caccha semper est super
partes, Magnum Elementum Riunificatore, longe superior totae Philosophiis,
scientiis, religionibus, quoque. Caccha omnia divisa est in partes tres:
UNUM Caccha Quotidiana Normalis: ubi si cognoscunt Tempus et Locum
expletationis.
DUUM Caccha Impegnativa, dicta “Caccha inaspectata”: ubi non est
ponderatum Tempus (stimolo cum repentino), sed comunque se arimediat
Locum…oppurum, viceversa, si habet brevis riservam Tempi, sed non si trovat
Locum adaptum. Caccha impegnativa inversa: defecatio ubi si habet Tempus,
sed non si habet Spatium. Ci stamus referendo temutissima Caccha ab Caelo
Aperto. Et infinem famigerata:
TREUM Caccha Indiana Jones: ubi non si habet Tempus et non si habet
Locum evacuationis. (Sindrome “Quo cazzo vadis?”). Caccha Indiana Jones,
ovverum Caccha Repentina aut Caccha ad Tradimentum, dicta est “Caccha
Aptimo Fuggente” quoque, propterea quod si manifestat sine preavviso aucuno et
quasi semper in momenti cruciali, quali declarationes amorosae, riuniones alto
livello, traffico bloccato, directa televisiva, et cetera et cetera.
If you ci pens well, the italian parol “cesso” significs, letteralment,
“termino”, mentr, in reality, when you go in the cess is propr the moment that
you “iniz” to do something (mistèr of the language).
Una radio privata di tutto trasmetteva l’ ”Esecuzione”, una trasmissione a
puntate, mirate, fuoco! (Cap. 1-3-Frase bisenso)
Di solit God (God is the nome d’art of Dio), vinces at lotto, infact He is
soprannominated Padre Terno.
Mio zio Gesualdo si chiamava solo Aldo, ma poiché non si faceva vedere
mai, quando compariva tutti esclamavano: -Gesù! Aldo! Di qui il nome.
Erano davvero troppe queste sètte, considerando le sette ignote e le sètte
note, ma questa è un’altra musica. ♫ (Cap. 1-3 e cap. 6-1)
Alessandro Bergonzoni
Pregavo a mani giunte, senza sapere da dove. (Cap. 1-3)
Il cavo orale: centinaia di metri di cavo orale…(Cap. 1-3)
Vorrei un cane da punta, che temperi le matite come dico io.
Si può fare l’amore coi calzini? Certo, se hanno un buco.
Cosa direbbe Freud se fosse ancora vivo? -Come sono longevo!
I numeri parlano da soli: sono le lettere che più facilmente trovano compagnia.
Mettemmo avanti le lancette dell’orologio: così, per ingannare il tempo.
Erano le 12 suonate, ma anche le altre ore non sembravano tanto intelligenti!
Nato da genitori Zigani e nonni violini, figlio di seconde nozze, di terzo
letto ma di primo pelo ecc….
Il dottore cominciò cominciò a massaggiarle i piedi e le disse:
-Ma lei ha i piedi congelati! Lo sa che se li sgela li deve mangiare immediatamente, vero? Quando ha avvertito i primi dolori?
-Li ho avvertiti prima che arrivassero, dottore, così non sono mai venuti.
Appena ti vidi cominciai a mangiarti con gli occhi, guardarti con la
bocca, baciarti con le orecchie, tu mi dicesti “mostro”, io ti dissi “sì mostrami
tutto”..ecc… Lei era una donnaa…che amava i rapporti prematrimoniali?
Magari! Dopo il matrimonio? Magari!
Lei amava i rapporti durante il
matrimonio! Scene di lascivia, parroco impazzito, testimoni che non sapevano
dove guardare…maai successo prima!
C’è un rapporto tra danno e dare. Abbiamo mai pensato al rapporto che c’è
tra offesa e altruismo, tra maltrattamento e generosità? Abbiamo mai pensato al
trapianto di organi? “Dammi del coglione” è generosità o offesa?
Nella parola realtà c’è anche un concetto di illusione. Io faccio sempre
l’esempio dei cannocchiali. Se coi cannocchiali vedo gli stambecchi, ma senza
cannocchiali no, che cosa significa? Che sono disegnati nei cannocchiali!
NON TUTTI I BUCHI HANNO LA CIAMBELLA
Il mondo è pieno di buchi.(1) Buchi neri nell’Universo; buchi di miliardi
nello Stato; enormi, giganteschi buchi nell’acqua, ripieni di terra: le isole! Buco
nell’acqua, quando fai fiasco, recipiente degli insuccessi pieno di fischi, e ti va
buca e non riesci a cavare un ragno da un buco, e magari anche la ciambella ti
esce senza il buco, più che una ciambella una ciambrutta. Ci si sa che non tutte
le ciambelle escono col buco, anche perché non tutti i buchi hanno la
ciambella.
E lo sapete come si fa a fare un buco nell’acqua? Si prende un ossobuco e lo si
immerge nell’acqua; poi si toglie l’osso e nell’acqua ci rimane il buco.
Centobuchi, nell’ascolano, paese di bucaioli, i quali soffrono spesso di forti
coliche anali, le cosiddette bu-co-liche anal-coliche, di cui già soffriva il poeta
latino Virgilio, curandosi con una supposta, bassa insinuazione che fa del
culturismo. Come quell’asino malato di un vecchio contadino analfabeta.
Il quale va dal veterinario che gli dà una supposta e gli dice: -Mettigli questa:
gliela devi mettere nell’ano. -Nell’ano…dottore?-, fa il contadino dubbioso e
perplesso, sperando che si spieghi meglio.
-Sì nell’ano-, gli risponde il veterinario tutto indaffarato, e lo saluta.
L’uomo torna a casa pensieroso. Va dall’asino e gli gira intorno: l’osserva
attentamente, sperando di trovare l’ano….ma inutilmente.
Quando gli passa davanti l’asino gli fa un bel raglio: -IHOH IHOH!!!
E lui: -Ridi ridi, cretino, che se non trovo l’ano, te la ficco nel culo!
E che cos’è l’anice? E’ il bucoce del culice. E il baco del calo del malo?
Se il sedere ciavesse 2 buchi, che cosa sarebbe? Sarebbe una presa per il culo.
Tanti, tantissimi buchi tenuti assieme da una cordicella: che cosa fanno? Fanno
una rete, da cui la calza a rete, che t’attizza, t’arrapa, t’ingrifa, e dopo rimani
tutto ’ngrif-à-rrap-à-ttizzato! Situazione critica, molto imbarazzante!
Il colmo dell’imbarazzo? Due occhi che si incontrano attraverso lo stesso buco
della serratura. (C. Grodin) Come quel cameriere che spiava dal buco della
serratura 2 sposini in una camera d’albergo e pensava tra sé: -E poi facevano
tante storie per un pelo nella minestra!
“Due peli e due misure”, come dice Bergonzoni.
1 -Anche don Vinicio Albanesi, gen-ero-icamente impegnato nelle realtà
sociali estreme, in “Preghiere probabili”, ed. S. Paolo, scrive:
“La vita è piena di buchi neri / pensi e ripensi / ti sembra giusto e ingiusto /
razionale e irrazionale. / Cambio di misure / come imbrogli nei solitari…..
Smarriti / teniamo in piedi la vita.”
E quella ragazza recatasi dal dentista, che invece di otturarle un dente
l’aveva violentata, finendo sul giornale che titolava: “Chiude il buco sbagliato”.
(Vedi pag. 199)
E la lettera al sindaco che diceva: “Vorrei un prestito per cambiare casa,
perché abito in un buco sul didietro e sono molto disturbato dalle correnti
E quel tale che precisava: “Se nel mio curriculum
d’aria” (Jean Charles)
trovate 2 buchi, è perché ho avuto 2 figlie.”
Anche i professori hanno spesso qualche “buco” nel loro orario.
E un preside che doveva utilizzarli per le supplenze, come tappabuchi, diramò
la seguente circolare: “Gli insegnanti che hanno un buco, lo devono mettere a
disposizione del Preside.” (P. Franco - A. Di Stefano)
Ma se un buco cià le labbra? Come spiega Bergonzoni: “Le labbra sono
ormai sulla bocca di tutti. Pochi ne han la bocca priva: sarebbe solo un bucco.
Ecco spiegato perché l’ano non ha labbra (e la vagina non è un vero buco,
proprio perché ne ha).” (A. Bergonzoni)
Ed infine, il buco dei buchi, il buco per eccellenza, il buco classico, il buco
che tutti vorremmo avere: il buco di cuu…i godono i fortunati e in cui ce lo
prendono gli sfigati. Ed anche se ciài culo, la sfiga è lì che te lo guarda, come
dice D’Alcatraz. E nessuno si salva, ce lo prendiamo tutti e ce lo prende il
mondo intero nel buco dell’ozono: effetto serra, estati caldissime, torride, afose.
Vi ricordate l’estate scorsa quel giorno torrido d’agosto? C’era un terribile
solleone, tutti gli altri leoni erano scappati. Scappò anche un vitello, in Sicilia;
ma poi ritornò dal padrone il quale esclamò tutto contento: -Il vitello è tonnato,
il vitello è tonnato! (A. Bergonzoni)
Il mio sogno d’estate è fare lo scii acquatico sui laghi: è da dieci anni che
mi sono comprato un bel paio di scii acquatici, ma purtroppo ancora non riesco a
trovare uno straccio di lago in discesa!
D’estate, i nordici al fresco, i sudici invece al calduccio.
Aria buona anche in montagna, ma negli alberghi i prezzi sempre più alti, in
montagna; al mare invece, i prezzi sempre più…?
In montagna alti, al mare?... Salati!
E in una liquidazione di cravatte? Prezzi?.....Strozzàti!
(Ennio Monax)
3 - TESTI
BARZELLINCASSINATI
Sono testi incassinati mescolati con testi barzelloidi e viceversa, più vice
che versa. Essi sono stati scritti nei momenti di maggiore ludicità e lucidità
dell’autore: la qual cosa ne fa dei testi tosti, ludici e lucidi, ori-ge-niali.
MARCHE CHARME
Le Marche sono piene di fascino, di “charme”, in francese. Charme infatti è
l’anagramma di Marche, scritto con le stesse lettere spostate. E secondo una
credenza antica l’anagramma rivela l’essenza di una cosa o il destino e il carattere
di una persona. L’anagramma di Giuda Iscariota, ad es. è dai guai a Cristo; di
attore è teatro; coniglio-coglioni; donna-danno; coppia-cappio; moglie-meglio;
spasimo-sposami; Claudia-acidula, Stefania-fantasie; Cristina-incastri, trascini;
Marisa-amarsi; Loretta-lottare, lotterà, l’otterrà e poi se lo terrà. E di Ennio
Monachesi: non amo che i seni. (Si veda a pag. 121, e cap. 5)
Nelle Marche sgorgano vini diversi e versi divini, come quelli di Leopardi che si
lamentava: “Ahi natura natura, perché m’hai passato ‘sta gran frega-tura?”
Ma la natura ci dà anche tanti vini diversi, come quelli di Jesi, la città più
positiva, formata da 2 sì: jes sì. La città di Leopardi invece è la più prolifica e
feconda: Reca…nati.
Le Marche sono dette “terra di teatri”: c’è anche…Camerino. E sono anche terra
di musica e canti, e di grandi artisti, come Rossini con la sua “Gazza ladra”. E
sapete come si chiama il marito della gazza ladra: il “gazzo…che te frega”.
Le Marche non finiscono mai di stupire con le magiche grotte di Frasassi,
con le spiagge di velluto e delle palme, ed il Cònero alto sul mare.
E con i “monti azzurri”, i Sibillini. D’estate vi si tiene un concerto di trombe, tra
verdi valli e stupendi equi-ni-tr-ippici cavalli. Ed allora, tra una cavalcata di
trombe e una trombata di cavalli, sorge spontanea l’ispirazione ip-po-etica dei
seguenti versi. (Vedi pag. 277 e 15)
S’ode a destra un nitrito di cavallo
a sinistra risponde un nitrato di cavillo
squilla a monte di tromba un nitrillo
poi risuona e trombisce uno squillo
cala a valle il nitrippotrombillo
trombillando pimpante ed arzillo.
Chi non li ha mai visti si chiederà che cosa sono i nitrippotrombilli, o
trombipponitrilli se visti da dietro. Una pura chimera, come il brucane e il
cinghialepre, parente del cinghiale. E sapete come si fa per catturare un
cinghiale? Si mette a bollire una cinghia nell’acqua bollente. Il cinghiale si
avvicina attirato dall’odore eccitante della cinghia-lessa, e si può catturare.
Nelle Marche c’è il paese di Falerone, detto Falleró’, e la sua frazioncina
Piane di Falerone, detta “le piane”: Falerone e Le piane.
Un uomo di Faleróne dovea andare a Tokyo.
Va alla stazione e chiede al bigliettaio: -Me fai un bijéttu per Tokyo.
L’altro lo guarda e fa: -Tokio!? Ma se non saccio mango do’ sta io Tokio; te
faccio un bijéttu pe’ Civitanova, ppó’ llì domanni (poi lì domandi).
Giunto a Civitanova, chiede al bigliettaio: -Me fai un bijéttu per Tokyo.
-O fraa., ma che stai a ddì: lo vijétto pe’ Tokio! Te lo faccio per Ancona.
Ad Ancona di nuovo: -Me fai un bijéttu per Tokyo.
-Oh cuz’è te che vu’ fa’, bijéttu pe’ Tokio? Guarda che qua semo in Ancona;
mica che te possu fa el bijéttu pe’ Tokio: te fo el bijéttu pe’ Bulogna.
A Bologna: -Me fai un bijéttu per Tokyo.
-O Còsgia vuoi te, biglietto per Tokio? E mica te lo poscio fare! Ti fo un biglietto
per Milano, poi a Milano prendi l’aereo, lo trovi, scicuramente.
A Milano: -Me fai un bijéttu per Tokyo.
-Eh la Madona! Bijétto per Tokyo!! Cos’è che vai a fare a Tokyo, testa: va bene
và, ecco qua….bijétto per Tokio, a ‘sto pirla.
L’uomo finalmente arriva a Tokyo. Dopo 6 giorni deve tornare a casa. Va alla
stazione di Tokyo e chiede al piccolo bigliettaio: -Me fai un bijéttu per Falleró’?
L’altro lo guarda e fa: -Falelóne Falelóne o le piane?
In dialetto maceratese per dire sobbalza se dice ‘nzollacca. Che deriva da
“zolle”: infatti ‘nzollacca chi passa sulle zolle, che in dialetto se dice le jeppe.
Giù per le zolle, in dialetto se dice: -Jó-ppe (giù per) le jéppe.
Ed anche le donne africane prosperose che danzano seminude, ‘nzollacca le
tette ballonzolanti, provocando un tette-moto di sicura origine tettonica.
Una donna maceratese ruspante che vuole fare la raffinata va dal macellaio
e chiede: -Vorrei una fettina per la mia bimba, ma che sia molto tenera,
altrimenti nó’ la strónceca; e poi…me rógneca.
E poi dal falegname: -Vorrei del compensato. -Molto spesso signora?
-No, oggi soltanto.
A Mogliano c’è un frate con le gambe storte, fra Parentisi, al secolo
Giuseppe Medori, che terrorizza i diavoli col seguente esorcismo, nella
commedia dialettale “Lu diavulu viunnu”.
“San Giovanni da Candù / fa scappare a Belzebù:
Satanasso satanasso / scappa via quanno io passo
e se tu non scappi via / malidittu sembre sia!
Ma se tu non vóli scappà / un górbu siccu te possa pijà,
e se angóra non ce sindi, / te se caschèsse tutti li dénti;
se fai finda de non sindì / tutte l’ ógne te se possa ‘ngarnì.
Quistu è l’urdimu avvertimendu, / vidi ‘m bó de famme condendu,
se ciai coragghju de fatte rvedé / dovrai fa li cundi có’ mme,
che a zambate lla lu culu / te rmanno all’inferno discorenno da sulu!”
Gli abi-tanti delle Marche si dividono in due categorie: nordici e sudici.
Gli anconetani sono tanto capiscioni, più ca’ che piscioni.
I marchigiani, grazie alla loro tenacia, audacia, sagacia e perspicacia,
fonti certe di efficacia, fanno le scarpe a tutto il mondo. E fanno anche la
scarpetta nel sughetto, i più ghiotti e carnivori. Ma ci sono anche i vegetariani.
Io conosco un vegetariano che ci-ha la testa a pera, gli occhi a mandorla e il
naso a patata: fa l’ortolano ed è un finocchio, gay, dirottatore di uccelli. E lui
con la verdura ha fatto un sacco di soldi perché la verdura frutta.
Il buon senso dei marchigiani si ritrova nei vecchi proverbi dialettali:
Mèjo la faccia roscia (rossa) che la trippa moscia.
Se sse casca un signore
s’è sbisciatu, (scivolato), se sse casca un purittu adè ‘mbriacu.
Quanno la femmina ména l’anga / se non è…zoccola, póco ce manga.
San Benedetta ha la rondine sotto la tetta.
Più danza meno panza (questo l’ho inventato io per me stesso)
Chi ci-hà la moje vella sempre canta, chi cià póchi quatrì sembre li conta.
Tre tróni (tuoni) porta l’acqua, tre scoregghie porta la cacca. Specialmente se
sono “rvistite”, cioè “rivestite”, non di solo gas.
Fiji picculi la casa trema, fiji granni la casa se lama (crolla).
Come accadde a quel padre che entrò nella camera della figlia quindicenne e
trovò una lettera sul letto. Presagendo il peggio apre la lettera e legge.
“Caro papà, mi dispiace molto doverti dire che me no sono andata col mio
nuovo ragazzo. Ho trovato il vero amore e lui, dovresti vederlo, è così carino
con tutti i suoi tatuaggi, il piercing e i capelli arancione! Ma non è tutto, papà:
finalmente sono incinta e Abdul (Lillo) dice che staremo benissimo nella sua
vecchia roulotte in mezzo ai boschi. Lui vuole avere tanti altri bambini e questo
è anche il mio sogno. Inoltre spero che la scienza trovi presto una cura per
l’Aids, così Abdul (Lillo) potrà stare un po’ meglio! Papà, non preoccuparti,
ho già 15 anni e so badare a me stessa. Inoltre Abdùl (Lillo), con i suoi 43 anni
di età, mi sa dare degli ottimi consigli. Spero di venirti a trovare presto così
potrai conoscere i tuoi nipotini.
La tua adorata bambina.
PS. Tutte balle papà! Sono dai vicini! Volevo solo dirti che nella vita ci
sono cose peggiori della pagella che ti ho lasciato sul comodino”.
Morale della favola: è’ andata male? Tranquillo, pensa che poteva andare
mooolto peggio!
Tutto è relativo nella vita, e non si può mai generalizzare, come dice la
seguente poesia di Gigi Proietti.
Tutto pò esse e tutto pò non esse.
Mica tutti li vasci (baci) sò’ promesse
mica tutti li sogni sò’ illusioni
mica tutte le scerde (scelte) sò’ scommesse
mica tutte le palle sò’ cojoni!
Però tanti cojoni
non so’ semplici palle
ma so’ grossi palloni..gonfiati
fallocefali orgoglioni.
(Ennio Monax)
(Gigi Proietti)
Fallocefali, dal greco cefalos, testa, e dal latino fallus falli, da cui fallo
laterale, grave malformazione genitale del maschio. Il fallocefalo è fallace e
provoca fallimenti, specialmente se fa politica e racconta balle.
E che differenza c’è tra le balle e i coglioni?
Le balle si raccontano e i coglioni ci credono.
E poi votano per i fallocefali.
E qual’è la differenza tra una ragazza depressa e una ninfomane?
La ragazza depressa ha voglia di morire, la ninfomane muore dalla voglia.
Ma la morte non è poi così brutta come la si dipinge.
Da morti si diventa migliori, anche fisicamente.
Infatti che cosa si dice vedendo un morto? -Quant’è bello, pare che dorme!
E vedendo uno che dorme? -Quant’è brutto, pare morto!
Ai morti, infine, si perdona tutto. Sulla tomba di una moglie infedele:
QUI GIACE MIA MOGLIE: MI TRADIVA.
MA IO NON LE SERBO RANCORE:
CI HO MESSO UNA PIETRA SOPRA.
NITRIPPOTROMBIPPONITRILLO
Chi-mera-vigliosa concepita da una cavalcata di trombe e una
trombata di cavalli, durante un concerto di trombe, sui “monti azzurri”, tra verdi
valli e stupendi equini-trippici cavalli, in cui ebbi l’ispirazione ip-po-etica dei
seguenti versi. (Si veda a pag. 15).
S’ode a destra un nitrito di cavallo
a sinistra risponde un nitrato di cavillo
squilla a monte di tromba un nitrillo
poi risuona e trombisce uno squillo
cala a valle il nitrippotrombillo
trombillando pimpante ed arzillo.
Chi non li ha mai visti si chiederà che cosa sono i nitrippotrombilli, o
trombipponitrilli se visti da dietro. Una pura chimera, come il mirmicoleone,
leone davanti e formica di dietro, di Flaubert, ed il vecchio sarchiapone (1), il
porcigno e il rospinguino, il brucane e il cinghialepre.
Il nitripppotrombillo viene concepito nelle trombe di Eustachio e fuoriesce dalle
orecchie con un parto auricolare. Di solito viene all’aria come un’onda sonora.
Poi tende a materializzarsi con repentina metamorfosi, diventando ippomorfo
davanti, trombiforme di dietro.
I nitrippotrombilli sono vispi, pimpanti e arzilli come mandrilli, anguilli e
gorilli, allegri come trilli e vulcanici come lapilli. Giganteggiano quelli grandi,
naneggiano quelli piccoli, “piccin cornuti e bruni” come grilli (1), tanto cocchi
come drilli. Tutti arzilli e pimpantrombillanti, i nitrippotrombilli amano
giocare col vento e con le trombe d’aria. A uno di essi una volta gli chiesi:
-Ma tu non hai paura della tromba d’aria?
E lui: -Ma quale paura! Io Daria sono anni che me la trombo!
E mentre le trombe squillano le squillo trombano accompagnate da una coppia
di musicisti, marito e moglie: lei suona il piano, e lui la tromba.
I nitrippotrombilli sono molto slanciati, soprattutto verso il basso, e muniti
di pelosi zampilli che gli arrivano fino a terra. E quando si rizzano sui loro
zampilli, la loro lunghezza si trasforma in altezza e la loro cortezza in
bassezza. All’esterno sono alti o bassi, all’interno superficiali o profondi.
Visti di fronte hanno la forma di nitrippotrombilli; da dietro quella di
trombipponitrilli, di profilo quella cangiante di nitrippo-trombippo-nitrilli.
Da sotto sono quasi invisibili e da sopra imperscrutabili. Non si fanno certo
sgamare tanto facilmente, ma con un po’ di fortuna ci si può riuscire, sbirciando
furtivamente con la coda dell’occhio, e tenendola ben ferma, senza dimenarla,
per non spaventarli. Infatti sono molto permalo-s-uscettibili: gli basta un
nonnulla per scatenare un tottutto!
(Ennio Monax)
1 -Animale immaginario-chimerico immortalato da Walter Chiari e Carlo
Campanini in uno dei più esilaranti sketch comici di tutti i tempi.
Anche Totò dedicò una poesia al cavallo Sarchiapone, che, ormai
vecchio, viene cinicamente “rottamato”, e non regge allo straziante dolore:
Gesù che delusione ch’aggio avuto!
Sai che te dico? L’aggia fa’ fernuta.
E camminanno a ttaglio ‘e ‘nu burrone
nchiurette ll’uocchie e se menaie abbascio…
e se ne jette a ‘o munno ‘a verità.
E della serietà, come dice lo stesso Totò nell’ultimo verso de “ ’A livella”:
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simme serie, appartenimm’ a’ morte”.
2 -Vecchia e famosa filastrocca del grillo di Giovanni Prati.
“Son piccin cornuto e bruno
me ne sto tra l’erba e i fior
sotto un giunco o sotto un pruno
la mia casa è da signor.
(Ecc...ecc…parte omessa)
So che il cantico di un grillo
è una gocciola nel mar
ma son mèsto s’io non trillo
deh, lasciatemi cantar”.
(Giovanni Prati)
LA MADRE
Teneri e morbidi
lattonzoletti,
i gattini giocano
con mille moine e piroette,
s’acciuffano rotolandosi,
e balzano e scattano,
e springano in aria
frementi di vita.
Riempiono la casa
dei loro giochi.
S’intrufolano ovunque,
curïosi di tutto,
e sbucano titubanti,
cauti e guardinghi,
coi teneri musetti.
E poi si rovesciano al sole
voluttuosi,
col morbido pancino all’aria.
Infine si accoccolano,
stretti alla madre,
al dolce calduccio
del morbido pelo.
Ora che ha i suoi gattini,
la madre
vive tutta per loro,
gelosa del suo tesoro.
Poi giunge il triste momento
del distacco.
Una sera in casa
ci sono estranei
che la preoccupano.
Poi se ne vanno,
e la gatta sente
che un figlioletto
manca al suo affetto.
Lo cerca ovunque,
la notte invano
gira annusando,
inquieta e insònne,
non si dà pace,
coi suoi lamenti
chiama il figliòlo,
quello perduto,
pensa a lui solo.
Poi si rassegna,
ma quel dolore
le si rinnòva:
ad uno ad uno
i figlioletti
più non ritrova.
Non più il calore
dei corpicini
addosso a lei,
non più i richiami,
le tenerezze,
i giochi ingenui,
il grande moto….
Triste rimane
la madre
sola
solo un gran vuoto.
(Ennio Monax)
-Chiccolino dove stai?
-Sotto terra non lo sai?
-E se tanto dormirai,
chiccolino che farai?
-E là sotto non fai nulla?
-Una spiga metterò,
tanti chicchi ti darò.
-Dormo dentro la mia culla.
FREGA TOUR
Ahi natura natura!!
Diceva Giacomino,
perché m’hai passato
‘sta gran fregatura? (1)
Perché a tanti concedi
amore e tenerezza
ed a tanti altri invece
nemmeno una carezza,
ma solo delusioni,
li colmi d’amarezza
li beffi e li abbandoni?
E i tuoi figliastri allora
diventano pagliacci
e i loro sogni vani
rabberciano di stracci:
vanno randagi e soli
sul bar’atro (2) che nero (3)
sprofonda nel mistero.
(Enniacomo Leoparchesi)
1 -Dal francese Frega-tour, famosa
agenzia di viaggi.
2 -Bar-atro = bar-nero, dal latino.
Il bar-lume, invece, è molto + chiaro.
3 -E’ l’ ”abisso orrido immenso” del
“Canto notturno di un pastore errante
nell’Asia” di Leopardi,
“ov’ei precipitando il tutto oblìa”.
E di-menti-ca, dalla mente.
E s-cor-da, dal cuore.
TANTALO RASSEGNATO
Cara, bella, dolce Paola
che nelle notti in sogno
mi appari vestita di grazia
e come un’aurora serena
il tuo soave sguardo
colma d’incanto l’anima,
lascia che almeno
di tanto in tanto io possa
starti vicino
e gioire soltanto
al sentir la tua voce
ed il mondo obliare
quando ti penso o guardo.
Gioia è la mia del fiore
che al sole sboccia
di un giorno invernale
che della notte al gelo morirà
ne’ effonder mai potrà
la dolcezza ed i canti
della più bella età.
Perché novello Tàntalo
son forse condannato
a intraveder soltanto
i fiori del giardino
da un povero selciato:
pur contento se almeno
da quel giardino un fiore
mi regali un suo sguardo. (1)
(Ennio Monax)
1 - Dal “Tàntalo rassegnato”, vecchio
poèma pueril vittimistico, non privo
peraltro di un certo charme naive)
NOTTE BOTTE
INCANTO
(Coda di poesia senza capo) (1)
(Coda di poesia senza capo) ( 1)
E mi ritrovo
solo
in fondo
alla notte nera (2)
per le fredde strade,
e piove lentamente,
e sale dal profondo
un silenzïoso pianto.
Forse quel Tempio è una vana visione
che si dischiude all’immaginazione,
ma non mi danno tregua un momento
le sue ammalïanti suggestioni.
Ora m’inebriano di dolcezza
sull’onda tenera della speranza,
ora mi straziano d’amarezza,
solo e negletto nella mia stanza.
Ardente speme e vago rimpianto
(Enniacomo Leoparchesi)
quando intravedo del Tempio l’incanto,
ma tra le dita come acqua svanisce
(Ennio + Giacomo e Leopardi + Mona- e poi in un sogno ritorna e fiorisce.
chesi, nati entrambi il 29 giugno, nel
poetico segno del cancro.
Anche Cesare vi nacque. E nocque.)
(Enniacomo Leoparchesi)
1 -Poesia senza capo, ma con la coda, allusiva e molto suggestiva.
2 -Ardita metafora che esprime mirabilmente l’immen-so-vrumano dolore
cosmi-co-mi-co del poeta, e che fa letteralmente accapponare la pelle ed
appellare il cappone, a cui si è ispirato P. Lagerkvist per i versi seguenti:
“Perché giace una creatura nel fondo delle tenebre / ed invoca qualcosa che
non esiste? / Perché così avviene? / Non c’è nessuno che ode la voce
invocante nelle tenebre. / Ma perché la voce esiste?” (Si veda a pag. 260)
Non sfugga la sottile allusione paronomasica notte-botte, per cui il poeta si
sente come in fondo a un’immensa e cosmica botte nera, come uno degli
ultimi terroni dell’universo. (Si veda a pag. 148)
Egli, infatti, da piccolo, quando era ancora un ignaro vis-p-argoletto,
“garzoncello scherzoso”, campagnolo ruspante, amava rintanarsi nelle bOtti
vuote, “im-bOtte-ndole” di se stesso, nel buio caaaa-vernOOsO))) di quegli
Uteri enOrmi, come quello della cavalla di Troia. (Si veda a pag. 185)
“Quale allor gli apparìa / la vita umana e il fato!” (G. Leopardi)
SOGNI IN BICICLETTA
Ed i sogni ormai lontani
ed il vuoto tra le mani
ed i giorni tutti uguali
ed i sogni senza l’ali
si trascinano malconci
sopra un paio di pedali.
TRAVERSANDO LA MAREMMA TOSCANA
(parte omessa)
Ben riconosco in te le usate forme
con gli occhi incerti tra il sorriso e il pianto
e in quelle seguo de’ miei sogni l’orme
erranti dietro il giovenile incanto.
Ecc…
(Enniacomo Leoparchesi)
ASCOLTANDO
“SONATA AL CHIARO DI LUNA”
di Beethoven
Il chiarore lunare
colma la notte
e tutto rapisce
in un vasto incanto
nel silenzio attònito
delle ombre.
La vita è sospesa
in una assòrta
immobilità.
E qualche fremito
lieve
attraversa
la quiete lunare:
un alito d’aria
furtivo
che sfiora le fronde
e appena
le fa tremare.
(Ennio Monax)
(Giosuè Carducci)
MIRIADE
Come manciata di diamanti
sul velluto della notte
così le stelle
gridano
nel silenzio
la bellezza del mondo.
(A. Barbèra: Sconsolata)
MONTI
Nel cielo s’innalzan le vette
mentre dal cuore dei monti
sgorgano fresche sorgenti
e scroscianti cascate
e limpidi torrenti
nelle gole profonde
e nelle amène
valli silenti.
(Ennio Monax)
SPIRAGLI
L’umorismo rivela
“il lato sciocco delle cose serie
e il lato serio delle cose sciocche”,
come dice Cantoni,
nel gran casino, caos e ca-sin-a-os
di questo mondo, dove
“le mosche non riposano mai
perché la merda è davvero tanta”
come dice Alda Merini;
dove“le vie del Signore sono infinite,
ma la segnaletica lascia a desiderare”
in questa vita piena di travagli,
nel “seguitare” sempre “una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”
come dice Montale.
Ma non c’è forse
anche qualche spiraglio?
STUP-O-RRO-RE
Prodigi e meraviglie!
Ma anche abominevoli
e orribili mostruosità,
spaventose tragedie,
e squallide miserie,
dilemmi e paradossi assurdi!
Immenso stup-o-rro-re
tra l’assurdo e il Mistero,
sui cui vertiginosi
e sconcertanti abissi,
di tanto in tanto,
forse
si aprono squarci
o spiragli.
(Ennio Monax)
MIRACOLI
Prodi-gio-io-si spiragli
nella vecchia muraglia
che ha in cima
cocci aguzzi di bottiglia.
? CASO O DESTINO ?
Che sia caso o sia destino
a me sembra un gran casino
HOMO ENIGMATICUS
DUBIDUBIDU’
Chi siete, chi siamo, chi sono?
Ineffabile enigma
negli ovvi schemi
e nel banale tran tran
del paradigma.
Caricature esistenziali.
Ci si nasce, e si fa ciò che si è:
“to be is to do” (Socrate-Kant),
ciò che fai dipende da ciò che sei;
o ci si diventa, e quel che si fa si è:
“to do is to be” (Sartre-Nietzsche),
ciò che sei dipende da ciò che fai?
Sia l’una che l’altra
sia l’altra che l’una
ed entrambe in ciascuna:
fai ciò che sei ciò che fai
ciò che sei ciò che fai
ciò che sei ciò che fai...
senza finire mai:
“do be do be do.” (Sinatra)
(Ennio Monax)
HANNO DETTO
MISTERO
L’uomo per il quale non è più fami- Immenso buco nero
liare il senso del mistero, che ha perso la che fagocita il pensiero.
facoltà di meravigliarsi e umiliarsi di
E c’è allor chi spara a zero
fronte alla Creazione, è un uomo morto.
contro il buco del mistero.
(Albert Einstein)
Ma Pascal ha detto bene
la Ragione ne conviene;
Il passo supremo della ragione è ricocome già diceva Dante
noscere che c’è un’ infinità di cose che
al matto grullo farneticante;
la sorpassano.
e concorda lo scienziato
(B. Pascal, grande fisico, matematico sul mistero del Creato.
e filosofo: pensiero 267)
(Ennio Monachesi)
Matto è chi spera che nostra ragione
possa trascorrer l’infinita via
che tiene una sustanza in 3 persone.
(…) i destinati eventi mòve arcano consiglio. Arcano è tutto….
(G. Leopardi:
Ultimo canto di Saffo)
(Dante, Purgatorio, III, 34-36)
N
O
S
Fatale vecchiaia
che tutti c’inguaia.
Col passare degli anni
aumentano i malanni,
e crescono gli acciacchi,
si diventa mosci e fiacchi.
–
T
R
A
–
G
Col tempo che passa
il corpo si scassa,
collassa e prolassa,
e spesso pur s’ingrassa
o resta pelle e ossa.
Tristemente sfiorisce,
si rìmpellàncichìsce
deperisce e perisce.
E
D
I
A
Ed arriva la morte
la nos-tra-gica sorte:
sarà il nulla eterno
o paradiso e inferno?
(Ennio Monax)
Ma la morte non è poi così brutta come la si dipinge. Da morti si diventa
migliori, anche fisicamente. Infatti che cosa si dice vedendo un morto?
-Quant’è bello, pare che dorme!
E vedendo uno che dorme?
-Quant’è brutto, pare morto!
Ai morti, infine, si perdona tutto.
Sulla tomba di una moglie infedele: “Qui giace mia moglie, mi tradiva.
Ma io non le serbo rancore: ci ho messo una pietra sopra.”
LA FIONDA E L’UCCELLO
Oggigiorno il ragazzo
ci-ha la moto, la bionda…
d’ogni ben lo si circonda;
ai miei tempi l’andazzo
era quello di avere la fionda.
E noi tiravamo agli uccelli
mentre a noi ci tirava l’uccello.
Cento paia di buoi tiran meno
di un sol celeberrimo pelo.
Tiriam tutti a campare più o meno,
tiriam l’acqua al nostro mulino,
finché tutti un bel giorno ‘òrco boia
tireremo per sempre le cuoia!
BRINDISI
In questo giorno d’allegria
viva gli sposi (o Ugo, o altri)
con tutta la compagnia.
Un sacco di auguri
per i giorni futuri,
e i più fervidi auspìci
di giorni felici.
Questo è un giorno proprio bello
come un fiore all’occhiello
che ci invita a sognare
ed i guai ci fa scordare:
ci facciamo una bevuta
alla faccia della sfiga cornuta.
(Ennio Monax)
EVVIVA LA VITE
MUSICA E RISATE
Molto bello è fare festa
con un po’ di capa fresca,
con la musica ed i suoni
con i balli e le canzoni.
Ma la festa è divertente
se fa ridere la gente
tutti insieme in allegria,
e ridendo in compagnia.
(E. Monax)
Evviva la vite che allieta la vita!
L’ubriacone ottimista diceva:
-Finché c’è vite c’è speranza!
Il robot invece era proprio disperato:
voleva togliersi la vite.
Senza la vite,
che barba che noia la vita!
Come quella delle sogliole.
Una sogliola diceva a un’altra sogliola:
-Che vita piatta la nostra!
Io invece mi sono fatto largo
nella vita, ho anch’io la mia vita,
ma è vita questa?
(Toccandomi la vita panciuta)
E perciò mi sono fatto una bella
(mostrare la scritta ASSICURAZIONE su
una larga striscia di cartoncino sulla vita)
assicurazione….sulla vita.
Urge un drastico giro di vite
contro il maxi girovita!
(E. Monax)
H-A-H-I-ME’
Io non ho che te,
tu non hai che me:
Hai me.
Ahimé!
Non abbiamo granché.
(E. Montesano-E. Monax)
Quando l’ahimé diventa hai mé
(A. Bergonzoni, “Gli amici di Luca”,
per la giornata naz.le dei risvegli, 2012)
LE RAGIONI DEL CUORE
I cuori sono tanti,
milioni di milioni
con mille e più ragioni.
Cuori d’oro,
guori, teneri e dolci,
e ragioni benigne,
cuori di pietra,
kuori duri come muri
e ragioni maligne
e talvolta anche carogne,
causa spesso di tante rogne. (1)
(Ennio Monax)
1-Le “ragioni del cuore” di Pascal non
sono sempre nobili e ragionevoli, come si
tende a credere, pensando di fare sempre
bene se “vai dove ti porta il cuore”.
Invece no, può portarti anche alla rovina.
E poi, “al cuore non si comanda” ?
Un alibi perfetto per “i duri di cuore”.
(Si veda a pag. 259)
DARWIN
L’uomo discende dalla scimmia,
la scimmia discende dall’albero,
l’albero discende dal seme,
il seme discende dal frutto,
il frutto discende dal fiore,
il fiore discende dalla terra,
la terra discende dal sole,
il sole è un astro,
questa teoria è un-a stro-nzata.
(F. Salvatore)
SCI-MUNITI
Federico e Salvatore
sono un povero e un signore
Federico è salottiero,
Salvatore se fa ‘o mazz’,
l’uno dice sempre: -E’ vero!
L’altro invece dice: -Azz!
Federico è un’ala destra,
Salvatore è un’ala-trina.
Federico è munito di scii,
Salvatore è sci-munito.
(Federico Salvatore)
Ma gli sciatori,
in sci-volar sì arditi,
come han da dirsi,
con-sci o sci-muniti?
(A. Bendazzi)
SINERGIA
Siamo vincoli o sparpagliati?
L’unione fa la forza (1) :
tutti per uno, uno per tutti.
E chi si estranea dalla lotta….
è ‘n gran..filius matris ignotae!(2)
INCANTESIMO
Un tuo sguardo, un tuo sorriso
e intravedo il paradiso.
6 così bella che quando ti guardo
io m’incanto, m’incanto, m’incanto,
m’incanto, m’incanto……
(Ennio Monax)
(Ennio Monax)
ROSARIA
1 -Come nel tiro alla fune, meglio
se rialzato con il vuoto davanti e tant’
acqua sotto per precipitarvi i
perdenti.
Bella come una rosa
fresca come l’aria
incantevole Ros-a-ria! (E. Monax)
DUREZZA
2 -Come venivano chiamati i
trovatelli nel medioevo. E come
diceva Alberto Sordi: -Chi si estranea
dalla lotta è ‘n gran ”fiju de ‘na
m- (adre) -ignot-t-a.
Io ce l’ho duro
ma è molto dura
quando non dura. (E. Monax)
AMAREZZA
ALLA MAESTRA D’ASILO
(In occasione del Natale)
A lei signora che con fede amica
per la gioia dei bimbi si affatica
noi rivolgiamo l’augurio sincero:
della sua vita sia lieto il sentiero!
Le conceda il Bambino tanto bène;
per lei sorga il nuov’anno senza pene.
(E. Pusineri, cit. da Dossena)
Mia cara devo dirti
le parole più amare:
non ti potrò più amare.
Ma ti auguro ogni bene
e una vita senza pene! (E. Monax)
L’ARRAMPICATORE SOCIALE
Saliva, saliva, saliva
saliva, saliva, saliva…
E restò a bocca asciutta.
(E. Montesano)
AGLI STUDENTI
(Dopo le vacanze di Natale)
Anno nuovo vita nuova:
chi non cerca nulla trova,
chi non studia nulla impara
la sapienza costa cara.
Molto saggio si rivèla
chi prevede e si cautèla.
Studiare poco vale
quando cantan le cicale;
studiare bisognava
quando il gelo ti pelava!
(Ennio Monax)
AMICI TESORI
Trova un amico e troverai un tesoro,
dice la Bibbia e son parole d’oro.
Per altro credo meglio se tu dici:
trova un tesoro e troverai gli amici.
(Citato da A. Frescaroli)
NON COSA MA COME
Si dice che i rimorsi
sono meglio dei rimpianti:
ma meglio un rimpiantino
che un grosso rimorsone.
Così come due teste
completamente calve:
qual è la più calva?
La capoccia più grossa!
(Ennio Monax)
OSA E DOSA
Come dice un proverbio:
“Mejo la faccia roscia
che la trippa moscia”
“La fortuna aiuta gli audaci”
che si buttano
e si battono
con grande ardire
che nasce dall’ardore
e vince anche il pudore,
e senza paura
di far brutta figura.
Chi non osa non usa,
ma però
òsa e dòsa.
(Ennio Monax)
LA TERZA C
Posso dir senza fallacia
che mi batto con audacia
con sagacia e perspicacia,
con indomita tenacia,
ma che perdon d’efficacia
se Fortuna non mi bacia.
E si sa che nella vita
la vittoria è garantita
dalla terza c sfacciata,
forse più che l’accoppiata
di c-ervello e c-onoscenza:
ma del c-ul chi può far senza ?
(Ennio Monax)
Come dice un proverbio napoletano
infatti: “Chi nasce poveriello e
sfortunato ci piovono cazzi in culo
anche se sta assettato.”
Giacomo Leopardi non solo vagheggiava poeticamente Silvia, ma la desïava
anche libidinos-erotic-amente, da giovinetto, nel suo “primo giovanil tumulto di
contenti, d’angosce e di desïo”, quando “al rapito mortal primieramente sorridon le
donzelle”, come scrive nella poesia “Le ricordanze”.
In una poesia inedita scoperta di recente egli scrive:
Silvia rimembri ancora
quella vaga chimera
di chi ti pensa e ripensa
e ardentemente spera,
di chi non vede l’ora,
e il sogno mai s’avvera?
Ahi delusione amara!
Sfiga cornuta e fiera!
Ahi natura natura,
perché m’hai passato
‘sta gran fregatura?
Ed appioppato
una sorte sì dura?
Che me, solo e negletto,
ogni donzella ignora,
sì che il mio còr nel petto
triste languisce ognora
ed ognor più dispera.
Ci avete quasi creduto eh? Invece l’ho scritta io! Ma pare scritta da lui! Perché
anch’io sono un grande poeta come lui, mi manca solo la gobba. Che poi non era
mica una gobba la sua. Sapete che cos’era? Era l’astuccio delle sue ali, come pare
che abbia detto lui stesso a una donna che lo sfotteva. Infatti sono nato anch’io il
29 giugno, come lui, nel poetico segno del cancro. E il suo pessimismo cosmico
io lo trasformo in pessimismo cosmicomico!
VANITA’ E BONOMIA
Tre sarti in una via, ciascun s’ingegna
d’attirarsi i clienti con l’insegna.
Scrive il primo con molta vanità:
qui sta il sarto miglior della città.
Per tutti superar scrive il secondo:
qui abita il miglior sarto del mondo.
Il terzo scrive allor con bonomìa:
qui sta il sarto migliore della via.
(Don Anacleto Bendazzi)
(Dal libro “SULLE RIME DEL DON )
(Si veda a pag. 335 e cap. 5 a pag. 117)
VALE
Infine quattro cose
unendo un po’ curiose:
centro di gravità
principio d’ Archimede,
primo quarto di luna,
più la fine del mese,
con sintesi geniale
del tutto personale,
lettor, ti dico: VALE.
(mi sembra mica male)
(A. Bendazzi)
MAMMA LOLA
Fortuna mamma Lola (1)
che sempre in alto vola!
Donna è lei tutta d’un pezzo
che si è sempre fatta in quattro
per i figli, i nipoti ed il gatto,
superando tanti scogli
con i figli, il marito e le mogli
con gli amici ed i parenti
affrontando tanti stenti,
con molteplici acci-denti,
ma stringendo sempre i denti
mor-denti e cre-denti,
ri-denti e pru-denti,
ma oramai tutti ca-denti,
dispiaciuti, sorry….denti,
ed usando i suoi talenti
con l’aiuto anche del Cielo
e Madonna del Carmelo.
(Ennio Monax)
1- Per fortuna che c’è stata e c’è
ancora mamma Lola ecc….
FALLOCEFALI
PAVONI
(Dal greco cefalos, testa, e dal latino
fallus, da cui “fallo laterale”, grave
malformazione genitale dell’ uomo)
Tutti cerchiamo di vantarci
e pavoneggiarci di qualcosa
Tutto pò esse e tutto pò non esse.
Mica tutti li vasci sò’ promesse
mica tutti li sogni sò’ illusioni
mica tutte le scerde sò’ scommesse
mica tutte le palle sò’ cojoni!
(Gigi Proietti)
Però tanti cojoni
non sò’ semplici palle,
ma sò’ grossi palloni…gonfiati
fallocefali orgoglioni.
Siamo tutti un po’ pavoni
con diverse ostentazioni.
C’è chi ostenta la chioma e chi la coda
chi l’anticonformismo e chi la moda;
c’è chi ostenta la testa e il cervello
e chi invece grossi muscoli e uccello;
oppure altri fiori all’occhiello;
una ostenta un bel davanzale
e un deretano senza rivali,
una ostenta la coscia lunga e snella
ed un’altra la sua anima bella;
la donna tappa ostenta la sua tana
ed il nano la sua lunga banana.
(Ennio Monax)
(Ennio Monax)
E’ STATA DURA
Terminati i tumulti, il direttore, noto stitico molto ac-cul-turato, disse:
-E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta!
I cessi erano disordinati ma i disordini erano cessati. (R. Cassini)
I cani latravano negli abbaini e abbaiavano nelle latrine. (A. Bergonzoni)
A questo punto io vorrei avanzare una proposta, a meno che qualcuno voglia
invece proporre un’avanzata: e cioè di troncare qui il discorso o discutere qui
il tronco, senza frapporre ulteriori indugi né’ indugiare su ulteriori frappè: mi
sembra un discorso che fila, ma soprattutto un filo che discorre.
Volevo anche dirvi che è sempre molto bello recitare davanti a un pubblico
di un certo livello, simpatico e intelligente. E spero che prima o poi mi capiti
anche a me. (P. Cananzi)
E voglio dirvi ancora una cosa: voi non mi conoscete bene, a vedermi così
non si direbbe, ma io sono un tipo strano, bizzarro e stravagante.
Io, per esempio, sto a casa e ho sonno? Dormo!
Io la mattina mi sveglio e mi voglio alzare? Mi alzo!
Io per la strada incontro una curva? La prendo!
E non come quello finito in un fosso che diceva: -Ero lì che prendevo la curva,
sciorbole, ma la curva non c’era!
Lo spettacolo è finito, me ne voglio andare? Me ne vado!
(Francesco Paolantoni.)
Abbiamo riso abbastanza, adesso pasta, con una pernice fresca, da usare
solo quando la pasta è asciutta. (A. Bergonzoni)
Ed inoltre vi dico a tutti: -Se mi fischiate è scoraggiante; se m’applaudite
esco raggiante! (A. Bendazzi)
Ed infine vorrei concludere con questa frase:…questa. (M. Bagnato)
Se ci-ho ancora un secondo vorrei dire altre 2 parole: -Ho finito.
VANITA’ E BONOMIA
Tre sarti in una via, ciascun s’ingegna
d’attirarsi i clienti con l’insegna.
Scrive il primo con molta vanità:
qui sta il sarto miglior della città.
Per tutti superar scrive il secondo:
qui abita il miglior sarto del mondo.
Il terzo scrive allor con bonomìa:
qui sta il sarto migliore della via.
(Anacleto Bendazzi)
Dal libro “SULLE RIME DEL DON: la vita e i
giochi di parole di don Anacleto Bendazzi”,
a cura di F. Gabici, ed. Essegi, Ravenna ’96.
(Si veda cap. 5)
VALE
Infine quattro cose
unendo un po’ curiose:
centro di gravità
principio d’ Archimede,
primo quarto di luna,
più la fine del mese,
con sintesi geniale
del tutto personale,
lettor, ti dico: VALE.
(mi sembra mica male)
(A. Bendazzi)
AVE
Mitto tibi NAVEM, prora puppique carentem (Cicerone) =
= mando a te una N-AVE-M di poppa (M) e di prora (N) mancante.
(Così Cicerone concludeva una lettera, per dire AVE)
Epé ipìnfipìnepe
upùn gropòssopo GRApàZIEpe apà tupùttipi!
Grapàziepe sopóprapàttupùttopo
apà copólopóropo chepé ipìopo nopòn copólopóropo
pepérchepé sopònopo giàpà vapàriopópipìntipi. (vedi a pag. 180)
(Apàlepéssapàndropo
Bepérgopónzopónipi)
COMMIATO
Lettera di commiato inviata dallo scrivente a tutti i dirigenti scolastici e
insegnanti delle Marche in occasione del suo pensionamento.
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Ufficio Scolastico Regionale per le Marche
Ai Sigg. Dirigenti, Docenti e Personale amm.vo
Gentili colleghi, docenti e non docenti,
è giunto anche per me il momento di
uscire, “con gli occhi incerti tra il sorriso e il pianto”, (G. Carducci: Traversando
la maremma toscana), dalla grande Istituzione scolastica, in cui mossi i primi
passi in anni remoti come “Maestro di campagna.” Ho avuto l’opportunità, in
tutti questi anni, di poter compiere, insieme con molti di voi, tante esperienze ed
attività interessanti, talvolta anche dure ed impegnative, ma proficue e feconde
per me di idee e sollecitazioni, esempi ed insegnamenti, da cui ho imparato
molto, sia sul piano umano che su quello professionale, ed in cui, nel mio
piccolo, ho cercato di fare anch’io del mio meglio, con gli inevitabili limiti,
mancanze e difetti, di cui chiedo umilmente venia.
Colgo l’occasione per un breve spuntino di riflessione, condito con un po’ di
umorismo, che “rivela il lato sciocco delle cose serie e il lato serio delle cose
sciocche”, come dice Cantoni, giovando anche alla salute, come dice la Bibbia:
“Un cuore giocoso fa bene come un farmaco”, e come testimonia Patch Adams,
anche per educare con + gioia e – noia. (Nel sito www.felicieinsegnanti.it)
Luciano Corradini, nel suo articolo “Educarsi con i giovani”, (su
www.edscuola.it), ha coniato il calembour “io speriamo che ce la caviamo
insieme”, che fa pendant per la forma, in quanto calembour, e per il contenuto,
quanto all’importanza, con l’altro molto bello, “di che sogno sei?”, coniato per
l’orientamento nelle “Marche regione laboratorio”, onde evitare il
disorientamento e disoccidentamento dei ragazzi, sia nordici che sudici: anche
perché è pur vero che le vie del Signore sono infinite, “ma la segnaletica lascia a
desiderare”, come dice Sonaglia.
E qui potremmo chiederci, (ma anche non chiederci): cosa fanno 2 sogni?
Fanno 1 bis…sogno.
E 3 latini? Un triangolino.
Ma se 3 fanno una trinità, perché 9 non fanno una novità?
E qual è il numero di telefono del Padreterno, uno trino e quattrino?
E’ facile: 6 3 6 1.
Il calembour di Corradini è un invito a collaborare per cavarcela,
specialmente in tempi “sgarrupati”, come ammonisce anche la Bibbia: “Vae
soli!” (guai a chi è solo!) e come recita la seguente poesia.
SINERGIA
Siamo vincoli o sparpagliati?
L’unione fa la forza:
tutti per uno uno per tutti.
E chi si estranea dalla lotta
è ‘n gran…..filius matris ignotae.
Filius matris ignotae (= fiju de ‘na m- (adre) - ignot-t-a), come venivano
chiamati i trovatelli nel medioevo, da cui il termine volgare qui abilmente
criptato, nel famoso incitamento di A. Sordi ai giocatori della squadra del
“Borgorosso”.
Ma ciancio alle bande… , scusate l’emozione: bando alle ciancie!
L’importante è continuare, senza estraniarsi dalla lotta, cercando di far sbocciare
e slatentizzare i talenti latenti, come dice Eugenio Scardaccione, nel suo libro
“Tu bocci, io sboccio”, ed operando e cooperando con audacia, tenacia, sagacia e
perspicacia, fonti certe di efficacia.
Ciò detto, vi saluto cordialmente, esprimendo un vivo e sincero apprezzamento
per la preziosa ed impegnativa opera da voi svolta, ringraziandovi per la
collaborazione, ed augurandovi di cuore Pace e Bene a tutti.
Settembre 2010
Ennio Monachesi
L’A-PE…NSIONATA (Zap)
(Lascia un po’ di miele nel favito www.monachesi.it )
BIBLIOGRAFIA
Libri di comici e umoristi
A. Bergonzoni, “Le balene restino sedute”, Mondadori.
A. Bergonzoni, “Non ardo dal desiderio ecc…”, Bompiani ’05.
Riccardo Cassini, “Nutella nutellae”, Comix.
Riccardo Cassini, “Era buio pesto alla genovese”, Comix-Spearling.
Gino & Michele, ”Anche le formiche, nel loro piccolo, si incazzano”, Vari.
Gino & Michele, “Le formiche e le cicale”, e “Cicale 2006”, Kowalski.
Enzo Jacchetti, “Il pensiero Bonsai”, Mondadori.
Flavio Oreglio, “Il momento è catartico” ; “BIS”, Mondadori.
Giobbe Covatta, “Parola di Giobbe”, Salani
Claudio Batta (Capocenere), “La nimmistica”, Kowalski.
Corrado Guzzanti, “Corrado Guzzanti”, Baldini e Castoldi.
Boris Makaresko, “Anche i tonni cantano intonnati”, Edizioni d’A, ‘95
P.Campagna-Uzzi-Conte, ”Papy, ci 6? Ce la fai? 6 connesso?”, Kowalski.
M. Burgada -M.Miscia, “Gente di …BURGADA”, Delta 3, ‘07
Brio Blu Rocchetta, “SMS: Sempre Meglio Sorridere”, Newton & Compton
Anonimo Toscano: “La passera è sempre la passera”, Mondadori.
Maurizio Garuti, “Parole come virus”, Comix/Sperling ‘94
Giorgio Forattini, “Berluscopone” e “Il forattone”, Mondadori.
Salvatore De Matteis, “In piena facoltà”, Mondadori ’06.
David Anzalone, “Handicap e carogna”, Mondadori ‘08
Zap e Ida, “Il nuovissimo Zapparelli”: vaccabolario illustrato”, Sonzogno.
AAVV., ”Ridete e starete sani“ , Selezione dal Reader’s Digest.
Jean Charles, ”La fiera delle castronerie”, Elmo.
Jean Charles, “Il riso in erba”, Leonardo.
Jhon Beer (a cura di), “La classe fa la ola mentre spiego”, Rizzoli ‘06
Sergio Paoletti, ”Almanacco della risata”, Mondadori.
Sergio Paoletti, “Un sacco di indovinelli in allegria”, Piccoli.
Silvano Gianduzzo, ”Buonumore”, “Lieti passatempi”, Elle Di Ci.
Vezio Melegari, “Manuale dell’umorismo”,..Mondadori.
Frate Indovino, “Ridere fa bene”, E.F.I.
Libri di strizzacervelli, pedagogisti, grullai, ecc..
Mario Farné, ”Guarir dal ridere”, Boringhieri ’95.
Domenico Volpi, “Didattica dell’ umorismo”, La Scuola ‘83
Avner Ziv, “Perché no l’umorismo?”, Emme Edizioni ’79.
Gianfranco Zavalloni, La pedagogia della lumaca, EMI Bologna ‘08
G. Forabosco, ”Il settimo senso”, Muzzio ‘94
Paul Watzlawick, “Istruzioni per rendersi infelici”, Feltrinelli.
Edward De Bono, “Il pensiero laterale”, BUR, ’81.
Carlo Majello, “Come andare d’accordo con la gente”, Calderini.
Gregory Bateson, “L’umorismo nella comunicazione umana”, Cortina.
Fry, W. F. “Una dolce follia. L’umorismo e i suoi paradossi”, R. Cortina ‘01
Marina Mizzau, “Ridendo e scherzando”, Il Mulino ’05.
Peter L. Berger, “Homo ridens”, Il Mulino ’06.
Paloma Gomez Borrero, “Elogio dell’allegria”, Il Saggiatore, NET.
S. Fioravanti, L.Spina, “La terapia del ridere”, RED (www.riderepervivere.it)
Don Alessandro Pronzato, “La nostra bocca si aprì al sorriso”, Gribaudi ’04.
R. Beretta - E. Broli, ” Bibbia ridens-…..per ridere da Dio” , Piemme.
R. Beretta, “Da che pulpito: come difendersi dalle prediche”, Piemme
R. Beretta - E. Broli, “Peccato non farlo”, Piemme.
J.J. Antier e J. Guitton, “Poteri misteriosi della fede”, Piemme.
Goffredo Sebasti, “Il caso Giuseppe da Copertino”, SUGARCO ‘03
Margherita Enrico, “Un miracolo nella mia vita”, Sperling & Kupfer 2011
Richard David Precht, “Ma io, chi sono?”, Garzanti 2009
Libri di dentisti e linguisti
Cesare Marchi, “Impariamo l’italiano”, BUR.
Maurizio Della Casa, “Lingua, testo, significato”, La Scuola.
Fosco Maraini, “Gnosi delle Fànfole”, Baldini e Castoldi.
Umberto Eco, “Il secondo diario minimo”, Bompiani.
Antonio Frescaroli, “Battute e citazioni d’effetto”, De Vecchi.
R. Queneau, ”Esercizi di stile”, Einaudi.
S.Brugnolo-G.Mozzi, “Ricettario di scrittura creativa”, Zanichelli.
Mardy Grothe, “Ossimori, paradossi e altre perle di saggezza”, Orme ed.
R. Zordan (a cura), ”Ridere fa bene”, Sansoni per la scuola.
R.Gaviani-G.Ranzini, “Lezioni di umorismo”, CEDAM (scolastico)
Libri di enig-mi-steristi
Stefano Bartezzaghi, “Accavallavacca”, Bompiani.
Stefano Bartezzaghi, “Anno sabatico”, Bompiani.
S. Bartezzaghi (a cura di), “Bazzecole andanti” , Garzanti, (tascabile)
S. Bartezzaghi, “Non ne ho la più squallida idea”, Mondadori ’06.
Michele Francipane, ”LUDOGRAMMI”, Mursia.
Ennio Peres, ”Giochi di parole e con le parole”, Elle Di Ci.
Giampaolo Dossena, “Dizionario dei giochi con le parole”, Garzanti.
Stupid-orridi-ari strafalciopolitani
Anonimo Berico, “Il dono dell’obliquità” (stupidario politico), Galla.
G. Quaranta, “Scusatemi ho il patè d’animo” (stupidario politico), Rizzoli.
Massimo Della Pena , “Stupidario giuridico”, Mondadori.
Enza Consul, “La mia azienda sta stirando le cuoia”, Sperling
Antonio Di Stefano, “Alle sogliole del 2000 ”, Mondadori ’98.
P. F. - A. Di Stefano, “Non prenda niente 3 volte al giorno”, Mondadori ’02.
Pippo Franco - A. Di Stefano, “Qui chiavi subito”, Mondadori ’06.
Salvatore De Matteis, “In piena facoltà”, Mondadori ’06.
Paolo Zelati: Incredibile ma vero! Notizie pazze... , (Liberamente, 2010)
Gianluigi Gasparri, “Strafalciopoli”, La lepre 2012
SITIGRAFIA
SITO www.ennioediego.it, MUSICA e RISATE. Per feste e spettacoli, con
Diego Guardati, musicista-cantante, e Ennio Monachesi.
Contiene foto, video, battute e testi umoristici da ascoltare.
SITO www.monachesi.it: con sussidi per capire facilmente la matematica.
Contiene il libro “DIDATTICA e UMORISMO”, e molte battute, figure e testi
umoristici. I contenuti si possono scaricare gratis.
www.youtube.com , video molto divertenti :
-Carmine Fasano imita campane e fuochi d’artificio alla Corrida.
-Sindaco di Palomonte, discorso: ” …un localo, più ampio respiro …”
www.riderepervivere.it : di Sonia Fioravanti e Leonardo Spina.
AL TROVE
Finalmente siamo giunti al Trove, che si trova precisamente qui, dove si
trova anche la risposta alla domanda di pag. 6 e cioè:
LA DIVINA RISATA completa un trinomio divino,
dopo la DIVINA COMMEDIA di Dante
e LA DIVINA TR…M.…TA del conte Uguccione (Bebo Storti)
nel senso più
grandio-so-lèn-n-òbil-e-ufòr-eròti-co-pulan-tè-ne-ro-mantico
della cruda parola, cuocendola ed intenerendola
sulle braci e còi baci di un ardente amore
fino all’eden sublime dell’eros senza erosione (Berretta-Broli)
L’A-VENA
UMORISTICA
ALLE SOGLIOLE DEL TERZO MILL’ ENNIO
di Ennio Monachesi
LA
DIVINA
SCRITTURA
RISATA
RI-CREATIVA
E
TETRA-PILO-CTOMIA DELLA BATTUTA
Stampato in Italia - Printed in Italy
nel mese di Ottobre 2014
Fly UP