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L`A-VENA UMORISTICA - stralcio
L’A-VENA UMORISTICA LA VENA del sangue e L’AVENA dei campi, l’erba con l’apostrofo e senza l’apostrofo. Come Dio t’assista: che cos’è un’invocazione o un’imprecazione? E come il met’ano, che con l’altro met’ano fanno un sedere intero. L’ A V E N A LA VENA (Immagine tratta dal libro ALMANACCO DELLA RISATA, di Sergio Paletti, Mondadori ’85. L’avena vi è stata aggiunta) L’A-VENA UMORISTICA Questo è un libro con tante idee ori-geni-ali e tantissime battute e testi divertenti, sia originali che di altri autori, sia in prosa che in versi, pieni di “umorismo che rivela il lato sciocco delle cose serie e il lato serio delle cose sciocche.” Ci sono anche barzellette non banali, e qualcosa in dialetto. Ennio li recita in vari spettacoli. (Sito www.ennioediego.it) Il libro si ispira a vari autori, tra cui Bergonzoni e Bendazzi, Cassini e Bartezzaghi, l’esperto di cruciverba, sulla cui tomba sarà incisa l’epigrafe: UNO ORIZZONTALE. E sulla tomba d’una moglie infedele: QUI GIACE MIA MOGLIE, MI TRADIVA. MA IO NON LE SERBO RANCORE: CI HO MESSO UNA PIETRA SOPRA. Mai covare rancore! Ma se una gallina cova rancore, il pulcino nasce incazzato? Il libro è indicato per una cura salutare di risa-te-rapia intensiva. Ma soprattutto è un libro di cui si può fare tranquillamente a meno. Però non è tutto da buttare. Almeno si spera. Una volta l’autore incontrò un tale che gli disse: -Lei è Ennio Monachesi, vero? -Sì, sono io, perché? -Ho comprato il suo libro! -Ah, è stato lei! il libro è nato ALLE SOGLIOLE DEL TERZO MILL’ ENNIO ch’era il titolo iniziale poi scaduto e diventato sottotitolo, durante il vent’ Ennio impiegato a scrivere il libro stesso, concepito nel ’93 sui “monti azzurri” (Si veda pag. 15, 277 e 312). Le sogliole si lamentano: -Che vita piatta la nostra! Il libro è stato scritto per ovvie ragioni, sia ittiche, legate alle sogliole, sia apo-cal-ittiche, legate al terzo mill’ Ennio; sia storiche legate al mill’ Ennio corrente, sia autobiografiche legate all’ Ennio discorrente. Vi si parla del più e del meno, ma anche del per e del diviso. L’autore, dopo la scuola superiore e il militare, ha fatto il maestro elementare, si è laureato in lettere a Urbino, e si è abilitato in filosofia e storia. Poi ha fatto il direttore didattico, ed infine l’ispettore scolastico nelle Marche. L’interesse per l’umorismo l’ha spinto a scrivere questo libro. Si interessa anche di didattica della matematica e della lingua italiana, su cui ha scritto il libro DIDATTICA E UMORISMO, e ha ideato efficaci sussidi didattici. (Si veda il sito www.monachesi.it) Ennio Monachesi ci si chiamava il primo anno di vita, Ennio, poi, col passare degli anni è diventato bi-Ennio, tri-Ennio, quadri-Ennio….. Ha trent’anni compiuti,……più di trent’anni fa: ormai è un vintage. Ha scritto un libro in pochi secondi, come dimostrerà lui stesso. Odia le armi, però ama l’arma del sorriso, che è l’arma più disarmante, sulla quale egli ha scritto una canzone scanzonata che canta in un concerto sconcertante. (Si veda a pag. 359) Ma ciancio alle bande! Andiamo a principiare. O la spa o la vacca! Squillino le trombe! E si tro…… le squ….... A Paola e Lola che sempre in alto vola. (Si veda a pag. 279 e 351) Meglio è di risa che di pianti scrivere, che rider soprattutto è cosa umana. (François Rabelais) MONAX EDITORE (Depositato alla SIAE ROMA) Ennio Monachesi (Più mona che chesi) Ordinario di “tetrapiloctomia” applicata alla Harvard University Big Atheneum, to sbellichescion mission project of smiling department, e convin-t-enace cultore del “Pensiero diverGente e diverTente” per uscire dagli schemi scemi. Una grande ménte o un gran demènte ? L’A-VENA ALLE SOGLIOLE DEL TERZO MILL’ ENNIO LA DIVINA SCRITTURA E UMORISTICA RISATA RI-CREATIVA TETRAPILOCTOMIA DELLA BATTUTA LA DIVINA RISATA completa un trinomio divino, dopo la DIVINA COMMEDIA di Dante e LA DIVINA T . . . . . . . di chi? (La risposta si trova al Trove) I N D I C E PARTE PRIMA Scrittura ri-creativa: tetra-pilo-ctomia della battuta Ape-rirido ape-titoso - Preambolo di ape-rtura, l’ape iniziale 2 Testa e testo-discorso a per-a (= a ) Ho scritto un libro in pochi secondi Voi guardate, guardoni! Voi spiate, spioni! Voi cogliete …….. La papera de Sagnjulià ( = San Giuliano) Pillole di risa-te-rapia - Antipasto di freddure miste Ennio biEnnio triEnnio (Autobiografia) J.Charles: La fiera delle castronerie - M.Francipane, Il somario Jhon Beer: La classe fa la ola mentre spiego Gente di Burgada - Continuità scollastica - Caro papà 22 24 31 40 44 46 UNA RISATA CI SALVERA’ Umorismo, creatività, salute Umorismo nella scuola: Avner Ziv e le 3 teorie principali + gioia – noia nella scuola e nella vita Mario Farné: Guarir dal ridere - Ridere è una cosa seria G. Mosca: Ricordi di scuola - Il conquistatore della quinta C 53 53 55 57 59 60 RIDIFLETTERE E RAGIOCARE - Domande da domare Sciarade, crittogrammi, indovin-enigm-elli Giochi, scherzi e cèlie, burle e facèzie 64 64 76 ASTRI PILASTRI E GIOVIN ASTRI Capitolo 1-OMONIMI -DOPPI SENSI Capitolo 2-PARONOMASIA E RIMA BACIATA Capitolo 3-PAROLASOSIA (MALAPROPISMO) Capitolo 4-CALEMBOUR E PARODIA Capitolo 5-ANAGRAMMI E PALINDROMI Capitolo 6-METAFORE, SIMILITUDINI, SINESTESIA Capitolo 7-SPOSTAMENTO DEL SIGNIFICATO Capitolo 8-STRUTTURE SINTATTICOMICHE Capitolo 9-LOGICA A-STRINGENTE Capitolo 10-DOSSI E PARADOSSI (G. Bateson) Capitolo 11-PARAD-OSS-IMORO Capitolo 12-IPERBOLE - EUFEMISMO Capitolo 13-LINGUA FURBESCA O PAPERINA 9 11 14 15 20 81 85 103 105 111 117 122 131 139 146 166 170 173 180 TRE TIPI DI TESTI UMORISTICI 1-BARZELLOTTE E TESTI BARZELLOIDI 2-TESTI INCASSINATI Cassini - Bergonzoni - Batta e Covatta P. Zelati - S. De Matteis: testamenti Gianluigi Gasparri: Strafalciopoli - Lella Costa - Garuti Un ristorante di classe E. Jacchetti - F. Oreglio: poesie bonsai, catartiche e varie La vendetta de lu gattu - Nduccio - Caro vocato (dialetto) Eclisse in caserma - Batacchi viventi Lamadona demonteberico (dialetto veneto) Miracoli prodi-gi-oiosi. - Pasqualina - Attenti al CICAP Stup-orr-ore - J. Guitton - Bogdanov: Dio e la scienza Prodigio-io-si spiragli nella muraglia Di che sogno sei? - La fanta sia Non tutti i buchi hanno la ciambella Me-lo-dia - Stornelli marchigiani Ululù - Papalagi - Pleci-ne-sione Nitrippotrombipponitrillo Poesie: La madre - Frega tour - Notte botte - Mamma Lola - ecc. 3-TESTI BARZELLINCASSINATI Il buddanesimo avanza Luigino e Leigina - Il tenente Festicoli Tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic tic toc Tromba Daria e tromba Marina Yes 6 a Jesi - Marche-charme - Litanie - Lo sfollamendo Dica pure - Dica trentatré I Pooh pazzi nel pooh manicomio: matto Nello e matta Nella Amigu - Non so se mi spiego APPENDICE: La madona demonteberico - Annunci - Ecc…. L’uccelletto in chiesa Ed elli avea del cul fatto trombetta (Dante, Inferno, XXI, v. 139) Commiato - A Italia’s got talent - La terza C Vini diversi e versi divini - L’arma del sorriso 182 183 213 213 218 221 223 225 229 235 237 237 251 259 263 267 269 274 277 279 291 291 293 300 303 306 319 324 330 336 339 347 348 354 PARTE DOPO Contiene tutto ciò che nel libro non c’è scritto: è la parte più importante. (Ludwig Wittgenstein) Si riportano solo alcune pagine del libro, che sono in tutto 380. Esse anche spostate, perciò il loro ordine e i loro numeri sono del tutto diversi da quelli che hanno nel libro completo, e nell’indice riportato. Altre battute e testi umoristici sono riportati nel sito www.monachesi.it , nei seguenti file LIBRO “DIDATTICA E UMORISMO”: ultimo capitolo RI-DI-FLETTERE E RAGIO-C-ARE RECITARE E DRAMMATIZZARE UNA RISATA CI SALVERA’ Molti testi da ASCOLTARE sono nel sito www.ennioediego.it ENNIO MONACHESI CONQUISTA ROSOLINA A SUON DI RISATE Grazie di cuore all’AVIS di Rovigo e Veneto, e agli Amici del cabaret. Tanti bra-v-olontari, e una “marea” di gente, per la bellissima serata di Rosolina mare. Se poi ti senti anche chiamare sul palco per ricevere il premio del pubblico, e poi ancora per il 3° premio della giuria , pensi “troppa grazia Sant’Antonio!”, che stando da quelle parti ha sentito ed è morto dal ridere anche lui. E poi il Fico d’india che ti dice BRAVO! E’ il Massimo, Max! E non ti monti la testa solo perché ce l’hai già montata. RISO FA BUON SANGUE - Rosolina mare - 23 agosto 2014 Premio del pubblico e 3° premio della giuria per Ennio Monachesi che conquista Rosolina a suon di risate. Viva Palombaro e la sua Maiella dove l’aria è più fresca e pura e la vita/vista è più alta e bella! MAIELLA CABARET - Palombaro 13 agosto 2013. Premio del pubblico e 2° premio della giuria ADRIATICA CABARET Finali - Lanciano 25/8/2012 Questo libro ha vinto il premio IgNobel per la letteratura IL PREMIO IG-NOBEL 2013 Alberto Minetti, docente di fisiologia all'Universita' di Milano ha ricevuto l'Ig Nobel Prize (Premio IgNobel, ignobile) 2013. Tale premio fu istituito nel 1991, e viene assegnato alle ricerche scientifiche piu' stravaganti in una cerimonia che si tiene ogni anno all'Universita' di Harvard. L'IgNobel 2013 assegnato a Minetti è quello della Fisica, per aver dimostrato che "alcune persone potrebbero camminare sull'acqua in uno stagno sulla Luna". Il premio per l'ingegneria di sicurezza e' andato a un ricercatore americano, Gustavo Pizzo, che ha inventato un sistema per intrappolare gli aspiranti dirottatori di aerei, chiuderli in un pacchetto e paracadutarli direttamente nelle mani della polizia. Un team di Gran Bretagna, Olanda e Canada e' stato premiato per uno studio sul calcolo delle probabilita'. Esso ha stabilito che quanto piu' tempo una mucca se ne sta sdraiata, tanto piu' è probabile che si alzera' rapidamente in piedi. Gli stessi ricercatori hanno anche scoperto che una volta che la mucca si è alzata, e' altamente improbabile poter prevedere quando si sdraiera' di nuovo. Un premio congiunto in biologia e astronomia e' andato a un team internazionale (Svezia, Australia, Germania e Regno Unito), il quale ha scoperto che quando gli scarabei perdono la strada riescono tranquillamente a tornare a casa guardando la Via Lattea. Un team di ricercatori giapponesi e tedeschi ha affrontato l'annosa questione del perche' le cipolle ci fanno piangere e ha scoperto che il processo biochimico e' "ancora piu' complicato di quanto finora si sia pensato". Nel corrente anno 2013 la cerimonia si e' conclusa con la presentazione di una mini-opera chiamata “l'arnese di Blonsky”, omaggio ai due premiati nel 1999, George e Charlotte Blonsky: un congegno per aiutare le donne a partorire, che prevede di legare la partoriente su di un tavolo circolare, il quale viene fatto poi ruotare velocemente sfruttando la forza centrifuga per facilitare l’espulsione del nascituro. Il simbolo concreto del premio igNobel è una piccola teca di vetro sigillata con dentro un martello. Sulla teca si legge la scritta: IN CASO DI EMERGENZA ROMPERE IL VETRO CON IL MARTELLO. (Si veda cap. 9-3 a pag. 157: Assurdità coerente: bisociazione) L’autore, dopo gli studi, alcuni lavori e il servizio militare, ha fatto il “maestro di campagna”, laureandosi in Lettere e diventando così molto accul-turato, affetto da grave stitichezza. Poi ha fatto il direttore didattico, ed infine l’ispettore scolastico: ma i primi tempi, quando ancora non ci si era abituato, si spaventava di se stesso. Salvatosi appena in tempo da un brutto male molto insì-o-dioso, grazie al bisturi del dott. Gabriele Mammana, ancora vivacchia a Macerata, dove è sempre vissuto: è un “homo maceratensis”, una specie primitiva tra l’attuale “homo erectus” e il precedente “homo moscius”: praticamente un “homus barzottus”. Parlando di se stesso, egli racconta quanto segue, e tanto altro ancora. (Si veda a pag. 31-39) Io mi chiamo Ennio. Cioè, mi ci chiamavo, il prim’anno di vita, Ennio; poi col passare degli anni sono diventato biEnnio, triEnnio, quadriEnnio, decEnnio, vent’Ennio, trent’Ennio….. Io sono stato sempre molto povero, e da piccolo al mare, mentre gli altri bambini facevano i castelli di sabbia, io facevo le case popolari di sabbia! Ho sempre avuto un fortissimo complesso d’inferiorità: e se una mosca mi si posava sulla spalla, io la guardavo e le dicevo: -Anche tu mi consideri una merda! A 20 anni io tentai di entrare in Marina, ma lei mi prese a schiaffi. Lei di viso non era un granché, ma di corpo poteva andare, di corpo: oddio, non che avesse un fisico mozzafiato, però aveva un fiato…mozzafisico! Era anche molto strabica: riusciva a seguire le partite di tennis senza muovere affatto la testa. Diceva sempre quello che pensava, ma non pensava mai a quello che diceva: lei non aveva peli sulla lingua e se ce li aveva non erano i suoi. Lei aveva avuto tante pene d’amore, ma aveva anche un grande amore del pene. Avea voglia di morire e moriva dalla voglia. Un giorno mi disse: -Perché non ci sposiamo? -Mi piacerebbe tanto-, le risposi io, - ma chi ci si piglia? Ci fidanzammo, ma lei era gelosissima: e mi controllava sempre per scoprire se avevo addosso qualche pelo o capello, come prova del tradimento. Una volta s’era proprio messa in testa che la stavo tradendo. Ma siccome non riusciva a trovarmi addosso neanche l’ombra d’un capello, scoppia a piangere e grida: -Ecco, persino con le donne calve adesso! Allora io, per ammansirla, le recitavo questa poesia: “Un tuo sguardo un tuo sorriso e intravedo il paradiso. Sei cosi bella che quando ti guardo io m’incanto, m’incanto, m’incanto, m’incanto, m’incanto, m’incanto…. Una volta ci andai anche a letto e le chiesi: -E’ la prima volta, cara, che dormi con un uomo? -Sì-, mi rispose lei; -con gli altri stavo sempre sveglia tutta la notte! AVVISO IMPORTANTE Se a qualcuno, leggendo questo libro, gli venisse voglia di insultare o picchiare l’autore, può facilmente trovarlo a Macerata, o ai recapiti sottostanti. Egli si scusa con il malcapitato lettore per averlo scritto. E per espiare e riparare tale colpa egli svolge un lavoro volontario: fa l’accompagnatore di cani ciechi. Ciò premesso, però, forse il libro non è tutto da buttare. Ma perché mai egli l’ha scritto? L’ha scritto per ovvie ragioni, sia ittiche, legate alle sogliole, sia apocal-ittiche, legate al terzo mill’Ennio; sia storiche legate al mill’Ennio corrente, sia autobiografiche legate all’Ennio discorrente. E per motivi recònditi, che con un po’ di olio, pepe, e sale-ndo sul trono diventano re conditi. Se qualcun altro invece volesse invitarlo in festicciole o spettacoli, ne sarebbe molto contento. Lo fa per hobby. Ed è solito dire: -E’ il mio hobby preferito: ne ho-bbi-sogno-, come dice Alivernini, senza fini di lucro e senza pretese: ma molto ci tengo e sempre ci tesi. (Si veda a pag. 178) Email: [email protected] Email: [email protected] Tel. 338-3926554 SCRITTURA RI-C R E A T I V A TETRA-PILO-CTOMIA DELLA BATTUTA Questo libro fonda una una nuova scienza, la “Tetra-pilo-ctomia della battuta” (dal greco tetra, 4; pilo, capello; ctomo, spacco = Scienza che consente di spaccare un capello in 4) (U. Eco). Esso infatti “tetrapiloctomizza” il linguaggio umoristico, e quello normale, ed è una preziosa miniera di testi e battute, mostrando anche come “funziano”. E’ un trattato teorico-pratico di linguistica e di scrittura ri-creativa, ispirato e dedicato alle donne: le donne di strada sono impure, quelle di chiesa pure. Esso è nato ALLE SOGLIOLE DEL TERZO MILL’ENNIO, ch’era il titolo iniziale, poi scaduto e sostituito con il titolo attuale: L’A-VENA UMORISTICA. L’avena dei campi e la vena del sangue, con e senza l’apostrofo, come il met’ano, che con l’altro met’ano fanno un sedere intero. E come “Dio tassista”: che cos’è un’invocazione o un’imprecazione? Il libro è nato con pro-f-ec-ondi influssi di Stefano Bartezzaghi, l’esperto di cruciverba, sulla cui tomba sarà incisa l’epigrafe: UNO ORIZZONTALE. E poi di Bendazzi e Bergonzoni, e Riccardo Cassini, col suo libro “Era buio pesto alla genovese”, e di Boris Makaresko, col suo libro “Anche i tonni cantano intonnati”. Le sogliole invece si lamentano: -Che vita piatta la nostra! Nel libro si attua un pro-f-ec-ondo e felice connubio tra una fantasia sfrenata e una logica fèrrea, per mettere in ordine le battute, tra cui regnava un grande caos. Il quale ha dato all’autore molto filo da torcere e torce da filare, ed ha richiesto una grande tenacia, audacia, sagacia e perspicacia, fonti certe di efficacia, con una rima al bacio, in poesia e prosa. Epé ipìn upùnapa strapànapa lipìnguapa, co’n moccó’ (boccone) de dialetto, e con mètasemantici lonfi e pitànferi che ‘llucca e lurza coi nitrippotrombilli. (Si veda a pp. 180 e 277) Il libro si fonda su di un coerente discorso a pera, ed è pervaso da una fèrvida creatività e cur-iosità (dal latino cur, perché?), con tante domande da domare. Ad es.: Dove stavano i farisei? Tra i fari5 e i fari7. Qual è il contrario di melodia? Se lo tenga. E il contrario di entropia? Esco zoccola. Cosa fanno 3 latini? Un triangolino. Ma se 3 fanno una trinità perché 9 non fanno una novità? E’ un libro che fa ridere, sorridere e ri-di-flettere, se lètto bene; ma si può anche soltanto leggiucchiare ed allora fa ridacchiare. Un libro malinco-m-ico e semiserio, più semi che serio, ludico e lucido, ironico ed onirico, il cui senso è nel nesso chi non lo coglie è un fesso. (Nesso e senso hanno le stesse lettere, come ludico e lucido, ironico ed onirico: sono anagrammi (cap. 5), come ad es.: parli pirla; spasimo sposami; coppia, cappio; moglie, meglio; attore, teatro; Giuda Iscariota, dai guai a Cristo; Rita, tira; Sonia, asino; Claudia, acidula; Stefania, fantasie; Cristina, incastri, trascini; Marisa, amarsi; Loretta: lottare, lotterà… l’otterrà e poi se lo terrà. Ennio Monachesi…non amo che i seni!) Il libro cerca anche di mostrare, con l’umorismo, “il lato sciocco delle cose serie e il lato serio delle cose sciocche”, come dice Cantoni, nel gran casino, caos e ca-sin-a-os di questo mondo, dove “le vie del Signore sono infinite, ma la segnaletica lascia a desiderare” come dice Sonaglia, in questa vita piena di travagli nel “seguitare” sempre una “muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”, come dice Montale. Ma non c’è forse anche qualche spiraglio? Come dice Pascal? Prodigio-io-si spiragli! (Si veda a pag. 283). La prima parte del libro si articola in un’ampia e variegata parte introduttiva seguita da 13 capitoli, con le principali figure retoriche, concetti linguistici e giochi enigmistici, come la sciarada, il crittogramma, il bisenso, il calembour, l’anagramma, la metafora, il chiasmo, l’ossimoro, il paradosso, il nonsenso, l’ironia, l’iperbole, ecc. con tantissimi esempi divertenti, battute e testi umoristici, giochi enigmistici e linguistici, e curiosi rompicapo, per aprire la mente, che è come un paracadute: se non si apre non funziona. Come dice Vigotsky, infatti, “Il pensiero è una nuvola che lascia cadere un acquazzone di parole”. E Maurizio Della Casa: “Il comico apre la strada alla creazione dei sensi, (…): il linguaggio si propone in esso come ricerca e potenzialità infinite”. La seconda parte contiene molte altre battute, le “barzellotte” più toste, e molti testi umoristici, anche in versi, sia originali che di altri autori, pieni di arguzia, trovate e trovatelle ori-ge-niali, che destano e suscitano divertito stupore e allegra meraviglia, dell’umorismo figlia: mera-f-iglia! L’umorismo infatti è frutto di fantasia e creatività, di “pensiero divergente e divertente”, e genera stupore e sorpresa, come nel caso di quell’uomo infiltratosi di nascosto in un megaconvento di suore travestito da suora. La superiora, insospettitasi, volle controllare tutte le sorelle, facendogli alzare le tonache dicendo il proprio nome. E le suore, alzandosi le tonache, una dopo l’altra: -Suor Letizia! -Suor Celeste! -Suor Gertrude! -Suor Lucia!...... E quando toccò a lui, s’alzò le tonache ed esclamò: -Sòr…-Présa! Per tali ragioni questo è un piccolo grande libro ed ha richiesto tempi biblici, penélonélonélonélonélonélonélonélonélonélonélonélonélonélopèici! biblici E’ un libro stupefacente, per stupefare gli scettici e scetticizzare gli stupefatti, ma soprattutto è un libro di cui si può fare tranquillamente a meno. Esso è anche indicato per una cura salutare di risa-te-rapia intensiva, per ridere e ri-diflettere, sorridere e ridacchiare, divertirsi e ricari-ca-ta-rsi, rincuorando la ragazza depressa che ha voglia di morire, mentre la ragazza repressa, o ninfomane, muore dalla voglia. Ma la morte non è poi così brutta come la si dipinge. Da morti si diventa migliori, anche fisicamente. Infatti che cosa si dice vedendo un morto? Quant’è bello pare che dorme. E vedendo uno che dorme? Quant’è brutto pare morto! Ai morti infine si perdona tutto. Sulla tomba di una moglie infedele: “Qui giace mia moglie: mi tradiva. Ma io non le serbo rancore: ci ho messo una pietra sopra”. APE-RI-TIVO APE-TITOSO Dell’ape mi punge vaghezza ! -MALIONA (Ennio Monax) L’A-P-IS L’A-PE..NSIONATA L’A-PE..RONI L’A-PE..LOSA L’A-P-ING-PONG L’A-P-AZZA L’A-PE..CORINA L’APE..STE L’A-PE..RNACCHIA (Zap e Ida, ”Vaccabolario illustrato della lingua italiana”) CHE COS’E’ LA PECHERONZA ? (Farle indovinare, dopo i puntini) C’era una pecora vecchia e stranonza cera una volta l’a-...pe-che-ronza. L’ape più dolce e sopraffina di cioccolato: l’a-pe…ru…gi…na. L’ape + sexi (lanosa) e birichi-ovi-na l’ape che bèla: l’a-pe…co...ri…na. L’ape preziosa in medicina contro ogni morbo: l’a-pe..nni..cillina. L’ape d’oro, quella più ambita sbrilluccicante: è l’a-pe…pi..ta. L’ape che viaggia per lavorare avanti e indietro: l’a- pe..ndo..lare. L’ape ciclista, tutta sudata che gira in bici: l’a-pe…da..la..ta L’ape che ha tanti pidocchi schifosi sulla sua testa: l’a-pe..di..cu..lo..si L’ape sfigata che non ha niente la miserabile: è l’a-pe…zzen..te. L’ape lucciola (zoccola) e meretrice l’ape di strada: l’a- pe..cca..tri..ce. L’ape mafiosa che i complici addita che aiuta i giudici: è l’a-pe..nti…ta. L’ape noiosa che ad ogni istante rompe le scatole: l’a-pe..tu..lan..te. L’ape depressa e sempre trista che vede nero: l’a- pe…ssi..mista. L’ape terribile, la guastafeste che sterminava: essa è l’a-pè..ste. Qual è l’ape migliore? L’a-pe…r..fetta L’ape più lunga e dura? L’a-pè…r..tica L’ape + morbida e calda? L’a-pe..lliccia L’ape sotto le ascelle? L’a-pe-luria. L’ape piena d’acqua: l’a-pe..sco…lla L’ape chiacchierona che sta sul tetto? L’a-pe…tegola L’ape che sfodera il pungiglione e lo conficca: l’a- pe..netra..zio..ne. L’ape che nuota come i delfini e vince sempre: l’a-Pe…lle..grini. L’ape che trinca e fa dei ruttoni bevendo birra: è l’a-Pe-…ro…ni. L’ape che sfotte e che ridacchia l’ape beffarda: è l’a-pe-..rna..cchia. E’ un’ape arguta, scaltra e capace intelligente: l’a- pe…rspi…ca..ce. Della chiesa appartiene alle feste molto importanti: l’a-pe-nte..co..ste. A tutti gli apostoli calò sulle teste come fiammelle: l’a-pe-nte..co..ste. Gioca a dama mentre cammina sulla scacchiera: è l’a-pe…di…na. Digiuna spesso con sofferenza e si mortifica: l’a-pe..ni..ten..za. Si offende sempre per ogni cosa l’ape sfregnata: l’a- pe..rma..lo..sa. Svolazza al suono di balalaika è l’ape russa: l’a- pe..re..stro..i..ka. Se è troppo forte ti rompe le ossa l’ape che picchia: è l’a-pe..rco..ssa. Per chi ci-ha sonno è l’ape più bella l’ape che dorme: l’a-pe..nni..chella. L’ape drogata? L’a per a = l’a2 L’ape più cattiva? L’a-pe…rfida L’ape nell’ostrica? L’a-pè…rla L’ape che scrive: l’a-pe…n..na L’ape che soffre: l’a-pe…na L’ape + onesta? L’a-pe-rbe...ne L’ape religiosa? L’a-pe-ntecoste PREAMBOLO DI APE-RTURA, L’APE INIZIALE (Al pubblico che applaude) Grazie, voi mi confondete…con un altro. Cominciamo: sono già le 10 suonate, ma anche le altre ore non mi sembrano tanto intelligenti. Le vostre facce, invece, sprizzano intelligenza da tutti i pori! Ma vorrei verificare con un test. (Gialleggia gialleggia pag. 76). Vi prego di prestarmi la vostra attenzione, che poi ve la restituisco. Io con voi vorrei essere franco, ma non posso, perché sono Ennio. Delle cose che vi dirò, alcune sono un po’ sceme, altre invece completamente sceme. E questo mi autorizza senz’altro a proseguire il discorso senza frapporre ulteriori indugi né indugiare su ulteriori frappè. (R. Cassini) E senza attaccare i politici, che sono già attaccatissimi…alle loro poltrone. E sono tutti più bravi degli altri, come quello che disse: “-I governi precedenti hanno trascinato l’Italia sull’orlo di un precipizio, ma noi le faremo fare tanti passi in avanti!” E spesso sono anche accusati ingiustamente. Come quello che non ne poteva più delle continue accuse d’aver preso tangenti, e sbotta arrabbiato: -Basta con queste tangenti, ne ho proprio le tasche piene! (Si può inserire “Io sono colui che ha”, pag. 113) Questo discorso si divide in + parti: parte A, parte B, parte C, arriva un bel Dì, sul veicolo più elementare, l’a-bi-ci-cletta. E comincia con un breve preambolo, il primo di tutti i nani. Preambolo, pre dal latino davanti, e ambolo dal greco embolo, malattia che colpisce uno dei 7 nani: Ambolo, Embolo, Imbolo, Ombolo, Umbolo, Brufolo, Truciolo e Trìtolo, il nano esplosivo; il nano africano Somalo; il nano teppista, Vandalo; il nano nudo, Scandalo; il nano coglione, Testicolo; il nano più tenero e sexi, Capézzolo; il nano abbiente, Gruzzolo; il nano schifoso, Caccolo; il nano moribondo, Rantolo; il nano obeso, Bombolo; il nano sgarbato, Discolo; il nano a cavallo, Dondolo; e il nano che non si trovava, Eccolo. E poi Jesolo e Cutolo, Pèndolo, Ciondolo e Ninnolo, Mignolo e tanti altri gnomignoli. Un preambolo-postambolo, che perciò si può fare anche alla fine, tanto è la stessa cosa: preambolo o postambolo, invertendo i fattori i contadini non cambiano. (A. Bergonzoni) E’ un concetto terra terra, come disse Colombo. Il quale, se non avesse sbagliato strada, col cavolo che c’era la Coca Cola, il chewing gum e i fazzolettini usa e getta. Senza gli USA, ci sarebbero stati solo i fazzolettini getta. Le 3 caravelle erano partite soltanto da 2 giorni e già sulla coffa un marinaio urlò: -Terra, terra! -Imbecille-, gli disse Colombo, -non vedi che è la costa della Calabria? C’è anche un contadino che sta zappando! Il marinaio guardò meglio e poi urlò: -Terrone, terrone! (R. Cassini) HO SCRITTO UN LIBRO IN POCHI SECONDI Io ho scritto un libro, in pochi secondi. Non ci credete? Ve lo dimostro subito: ecco guardate! (Mostro un foglio con scritto: UN LIBRO). No, l’ho scritto veramente, eccolo qua (lo mostro). S’intitola “L’A-VENA UMORISTICA”. La vena del sangue e l’avena dei campi, l’erba, con l’apostrofo e senza l’apostrofo. Come il met’ano che con l’altro met’ano fanno un sedere intero. E come Dio t’assista: che cos’è, un’invocazione o un’imprecazione? E come la donna che s’offriva e soffriva di Trilussa. Contenta e giuliva / s’offriva e soffriva. La donna che s’òffre (si offre) / se apostrofa l’esse, ha tutto interesse / di dire che sòffre. (Trilussa) Questo è un libro ispirato e dedicato alle donne: le donne di strada sono impure, quelle di chiesa pure! (Senza offesa) Una volta incontrai un tale che mi disse: -Lei è Ennio Monachesi, vero? -Sì, sono io, perché? -Ho comprato il suo libro. -Ah! E’ stato lei! Il libro è stato concepito da una cavalcata di trombe e una trombata di cavalli, durante un concerto di trombe in montagna, tra verdi valli e stupendi equi-ni-tr-ippici cavalli, in cui ebbi l’ispirazione ip-po-etica dei seguenti versi: S’ode a destra un nitrito di cavallo a sinistra risponde un nitrato di cavillo, squilla a monte di tromba un nitrillo poi risuona e trombisce uno squillo, cala a valle il nitrippotrombillo trombillando pimpante ed arzillo. Chi non li ha mai visti si chiederà che cosa sono i nitrippotrombilli, o trombipponitrilli se visti da dietro. Una pura chimera, come il brucane e il cinghialepre, il porcigno e il rospinguino. Tutti arzilli e pimpantrombillanti i nitrippotrombilli sono come mandrilli, ed amano sollazzarsi con le trombe d’aria. Ad uno di essi una volta gli chiesi: -Ma tu non hai paura della tromba d’aria? E lui: -Ma quale paura! Io Daria sono anni che me la trombo! Nel libro si parla dei profondi cambiamenti dei costumi, come quelli delle donne al mare: una volta infatti bisognava aprire il costume per vedere un po’ di chiappe, oggi invece bisogna aprire le chiappe per vedere un pò’ di costume. Una volta c’erano tanti pregiudizi, ormai superati, come quelli sui gay: sapete che cos’è un gay? E’ un dirottatore di uccelli. Una volta la prima notte di matrimonio poteva riservare delle grosse sorprese. Una sposina imbarazzata e delusa osserva: -Ma, caro, veramente non pensavo che tu avessi un organo così piccolino. E lui: -Ma, veramente, cara, neanche io pensavo di dover suonare in una cattedrale! Una volta eravamo più ingenui. Come quel bambino di Catron di Roncade, Treviso. La sorella sposata da 5 anni non ha avuto ancora bambini. Lui va coi genitori al santuario della Madonna di Monteberico a chiedere la grazia per farla rimanere incinta. La maestra gli dà il tema “Una gita” e lui scrive: Domenica siamo ndati a lamadona demonteberico a chiedere la grassia par miasorela che è maridata da cinque ani e no a gnanca tosatei. Siamo ndati, poi siamo pregati, poi siamo mangiati, poi siamo vegnuti casa. O che siamo pregati male o che no si siamo capiti co la Madona, fatostà che è rimasta insinta laltra sorela che no è gnanca maridata. Una volta i contadini erano semianalfabeti, e ci-avevano tanti animali, alcuni anche l’asino, come mio nonno. Una volta l’asino s’ammalò. Mio nonno va dal veterinario che gli dà una grossa supposta e gli dice: -Mettigli questa, gliela devi mettere nell’ano. -Nell’ano…dottore?-, fa mio nonno ch’era la prima volta che sentiva quella strana parola, sperando che si spiegasse meglio. -Sì, nell’ano-, gli risponde il veterinario tutto indaffarato, e lo saluta. Mio nonno torna a casa pensieroso. Va dall’asino e gli gira intorno: l’osserva attentamente, sperando di trovare l’ano, ma inutilmente. Quando gli passa davanti, l’asino gli fa un bel raglio: -IHOH IHOH!! E lui: -Ridi ridi, cretino, che se non trovo l’ano, te la ficco nel culo. Una volta anche le donne erano semianalfabete, e per lavare i panni andavano alla fonte. Un giorno, a lavare i panni alla fonte, c’era Peppa con Maria, che le chiese: -O Peppa, ma tu, l’hai provato mai l’orgasmo? -Oh Marì, che tte devo dì (dire)-, rispose Peppa, -io, veramente, me sòno sèmbre trovata vène (bène) col sapone, e non ce lo cambio. (Dialetto di Macerata) Nel libro si parla anche delle femmin-iste-riche, le quali, contro il sesso, ritenuto sporco ed inquinante, avevano affisso un grosso manifesto con una grossa scritta: “IL SESSO C’INQUINA”. E sotto con lo spray: “Il cazzo tombola”. Scusate la parola tombola. E durante una manifestazione politica le femmin-iste-riche gridavano: -Vogliamo un’apertura a sinistra. E un vecchietto arzillo (con vocetta stridula): -Noh! Che siete matte? Non la toccate! Lasciatela dove sta, ch’è il posto più bello! Ce l’ha messa infatti Dio stesso, che, da sarto insuperabile, ha confezionato la donna con un taglio classico che non passa mai di moda. E creando la donna Dio disse: -I cieli e la terra passeranno, ma la passera non passerà! Per far contento Adamo che rompeva in continuazione: -Voglio una donna, còstoli quel che còstoli! (Beretta-Broli) E Dio gli fece Eva, coperta da una foglia, e subito Adamo le disse: “-Dai sfogliati!” E fu la coppia, e il cappio, e la dolce metà, che è la mèta della vita, il suo supremo scòpo. “-Voglio sposarmi-, diceva la scopa, -non voglio passare la mia vita senza uno scòpo.” E fu così che nacque il proverbio: “Chi l’ha duro la vince”; ma è molto dura quando non dura. E se Bossi ce l’ha duro, Berlusconi ce l’ha?..D’oro! E sapete come fa Bossi a far l’amore con la moglie? La lega! Perché lei non si sta mai ferma, è una donna vulcanica: quando si fa il bidè, la lava! Nel libro si parla delle Marche, che sono piene di fascino, di charme, in francese. Charme infatti è l’anagramma di Marche, e ne esprime l’essenza. Infatti c’è tanta poesia con Leopardi e i suoi versi divini, ed anche tanti vini diversi, come il verdicchio di Jesi, la città più positiva, formata da 2 si, yes sì. La città di Leopardi invece è la città più prolifica: Reca-nati. E poi c’è tanta musica, con Rossini e la sua “gazza ladra.” E il marito della gazza ladra: il gazzo che te frega. Nel libro si parla anche di storia e dei popoli antichi, dimostrando tra l’altro che i Farisei si trovavano esattamente tra i faricinque e i farisette. E poi di lingua e letteratura latrina, con i suoi capolavori, come la scritta in un orinatoio maschile, in cui si leggeva: IL FUTURO DELLA RAZZA UMANA E’ NELLE VOSTRE MANI. Vi si parla di Clito, che ci-ha avuto e ci-ha sempre tante gioie e piaceri, e tante pene e dolori: e con le pene Clito piange, ma con il pene Clito ride. Vi si parla della pace e del solo modo per ottenerla, come era scritto sul portone di un convento di suore: “AVRAI LA PACE SOLO SE LA DAI”. E che differenza c’è tra la colomba e la donna? La colomba è l’uccello della pace, la donna è la pace dell’uccello. Nel libro si parla poi di Ada e Gino che passeggiavano adagino adagino. E di Luigino e Leigina che vanno a Parigi ed incontrano un parigino ma si accorgono con loro grande sorpresa che non è affatto un parigino: è un disparigino. E poi vedono 2 parigini, 3 disparigini, 4 parigini, 5 disparigini…… Incontrano una coppia di sposi extraterrestri in luna di miele sulla terra, cioè in terra di miele. Sono presi da una irresistibile voglia di fare uno scambio di partner: Luigino va con la marziana e Leigina col marziano. Il marziano si spoglia: a Leigina appare un cosino minuscolo, quasi invisibile. Le cascano le braccia. Ma il marziano le fa cenno di tirargli l’orecchio destro. La donna gli tira l’orecchio e il cosino s’allunga-unga-unga, ma resta sottilissimo, un filino. Lui si fa tirare anche l’orecchio sinistro e il filino diventa un filone. Segue una fantastica notte d’amore afrodisiaca e dionisiaca, idilliaca e paradisiaca. La mattina i quattro si ritrovano assieme. Leigina, estasiata e felice, vede il povero maritino, tutto spiritato, stralunato, e gli chiede com’è andata. -All’inizio, abbastanza bene-, risponde lui, -ma poi! Una tortura! Tutta la notte a tirarmi le orecchie, da staccarmele, come una matta! Il libro cerca di rispondere a tante domande. Ad es. si è riusciti a stabilire che l’appendicite è l’attrezzo usato da Tarzan per appendere le scimmiotte; che il ghetto è un gatto barese emarginato; che il fallo laterale è una grave malformazione sessuale del maschio; che il sedere, se ci-avesse 2 buchi sarebbe una presa per il culo; e che la cerbottana è una cerbiatta siciliana dai facili costumi. Da cui “bottanica”, scienza che studia la prostituzione in Sicilia, a cui si deve la scoperta dei fottoni, le particelle più strafottenti, grazie al Poliziano che chiedeva alla sua donna: -Fótt’io (fótto io) male? Fòtt’io (ti fò io) male? Qual è il colmo per una gallina? Covare gli ovini. Ma se una gallina cova rancore, il pulcino nasce incazzato? E il colmo per un fachiro? Stare sulle spine perché ci-ha un chiodo fisso. Qual è colmo dell’imbarazzo? Due occhi che si incontrano con altri 2 occhi attraverso lo stesso buco della serratura. (C. Grodin) E c’era quel cameriere che spiava dal buco della serratura 2 sposini in una camera d’albergo, e pensava tra sé: -E poi facevano tante storie per un pelo nella minestra! “Due peli e due misure”, come dice Bergonzoni. Qual è il colmo per un matematico? Abitare in una frazione ed avere i calcoli, avere una mente acuta e un carattere spigoloso, ma soprattutto tornare a casa e trovare la sua metà a letto con un terzo. E poi vendicarsi con la legge del taglione: “Occhio per occhio, occhio al quadrato.” Infatti: “Chi la fa tiri la catena e chi non la fa l’aspetti.” Anche perché, prima o poi, “tutti i nudi vengono al petting” e, come diceva il Duce: -Chi si ferma è venuto. Chi ha orecchi da intendere in-tenda, gli altri tutti in roulotte! Cosa disse la moglie brasiliana al marito dopo il pranzo in albergo? “-Caro, vamos a far la siesta?” E la moglie italiana che aveva sentito, a suo marito: -Senti che roba? Tu neanche la seconda! Cosa disse il tenente Festicoli ai soldati? -E ficcatevelo bene in testa che io mi chiamo Festicoli, tenente Festicoli, con la effe, chiaro? E dopo un po’ rivolto a un soldato: -Tu, com’è che mi chiamo? -Foglioni, signor tenente! Cosa disse l’ottimista irriducibile mentre precipitava dall’ultimo piano di un grattacielo quando giunse al sesto piano? -Fin qui tutto bene! Cosa disse un uomo sposato? -Chi non è sposato non sa cosa significa tornare a casa e trovare calore umano, affetto e comprensione; io lo so: significa che ho sbagliato casa! E comunque è importante per un uomo avere una donna accanto nelle tante difficoltà della vita, che però non ci sarebbero se non ci fosse quella donna accanto. Cosa disse il ginecologo alla donna che stava visitando? - E… mi dica signora, fuma mai lei dopo l’amplesso? -Ma, non saprei, dottore, non ho mai controllato. (Cit. M. Farnè) Cosa disse il bambino alla mamma sulla spiaggia, al mare? -Mamma, cosa ci-ha quel signore sotto il costume? -Aa…niente tesoro.., il portafogli. -Mamma hai visto? Più ti guarda e più diventa ricco! Cosa disse l’elefantessa al passerotto che cercava di possederla? -Che pretese, tu, così piccolo! E il passerotto: -Sono piccolo, ma tutto uccello!” Qual è l’uccello più veloce?.....L’animale più veloce? Il ghepardo. L’uccello più veloce……l’uccello del ghepardo. Come si fa per catturare un cinghiale? Si mette a bollire una cinghia nell’acqua bollente. Il cinghiale si avvicina perché sente l’odore eccitante della cinghia-lessa, ed è facile catturarlo. Che differenza c’è tra le balle e i coglioni? Le balle si raccontano e i coglioni ci credono. E tra una ragazza depressa e una ninfomane? La ragazza depressa ha voglia di morire, la ninfomane muore dalla voglia. Ma la morte non è poi così brutta come la si dipinge. Da morti si diventa migliori, anche fisicamente. Infatti che cosa si dice vedendo un morto? -Quant’è bello, pare che dorme! E vedendo uno che dorme? -Quant’è brutto, pare morto! Ai morti, infine, si perdona tutto. Sulla tomba di una moglie infedele: QUI GIACE MIA MOGLIE: MI TRADIVA. MA IO NON LE SERBO RANCORE : CI HO MESSO ….UNA PIETRA SOPRA. LA PAPERA DE SAN GNULIA’ (San Giuliano) (Rivolto a una donna) Ma, c’è una signora lì, che prima, là fuori, l’ho sentita che diceva a un’altra donna: -Scusa, non è che per caso hai visto mio marito: è mezz’ora che lo cerco! -E lo vieni a chiedere proprio a me, che ne cerco uno da trent’anni?-, le ha risposto quell’altra. Infine suo marito è arrivato con un bel bambino e le ha detto: -Che genio il nostro bambino! L’intelligenza l’ha presa tutta da me. E lei: -Credo proprio di sì, caro: io la mia ce l’ho ancora tutta! E suo marito: -Cara, lo sai qual è il tuo peggior difetto? -Quale caro? -E’ che tu dai sempre ragione agli stupidi. -E’ vero caro, hai proprio ragione. -E poi, perché vai dicendo in giro che sono un cretino? -Ah, scusami tanto: non sapevo che volessi mantenere il segreto! (Cap. 7) Poi lei signora ha preso la macchina: c’era il semaforo verde, ma lei non passava; e poi giallo, rosso ed ancora verde, ma lei sempre ferma lì davanti. Il vigile allora le ha detto: -Mi dispiace signora, ma abbiamo solo questi 3 colori! E lei: -Mi può dire per favore che via è questa? -Ma certo signora: via Ugo Foscolo per chi va a destra e Foscolo Ugo per chi va a sinistra. Lei ha messo la freccia e ha chiesto al vigile se funzionava. E lui: -Adesso sì, adesso no, adesso sì, adesso no, adesso sì, adesso no……. C’era anche l’autovelox, ma lei andava così piano che invece della foto le ha fatto il ritratto! E poi è arrivata ad un incrocio: c’era un camion che veniva alla sua destra e lei c’è andata ad incocciare. E’ sceso giù l’autista e lei gli ha detto: -Oh mi dispiace, mi scusi tanto: le ho fatto un grosso danno? E lui: -Beh, direi di no signora…però si ricordi che la precedenza è come la gnocca: ogni tanto bisognerebbe…darla! (Pizzocchi) (A una donna) Ciao Anna ci sei anche tu! Vestita pari un’altra: mica t’aveo riconosciuta. (A un’altra donna) Ah, ma vedo che c’è anche lei signora! Si ricorda? L’altro giorno, in campagna: io cercavo una papera (un pollo ruspante), non riuscivo a trovarla; ho visto lei che portava una bella papera (gallina) e le ho detto: -Scusi, signora, che me la darebbe per 5 euro? E lei: -Scì, ‘spetta un momendu che puso la papera (la cagljna). (Si raccontava per la festa di San Giuliano, patrono di Macerata, il 31/8, in cui si mangiano le papere, che alla fine scarseggiavano e non si trovavano più). (A un’altra donna) Tòh guarda un pò’ c’è anche la signora di Cingoli! Si ricorda signora la causa in tribunale, contro quel bruto che l’aveva violentata in campagna? Il giudice le chiese: -Secondo lei, signora, in che misura l’imputato sarebbe rèo di stupro? E lei: -Ma, a ddì póco (a dir pòco), ‘na vendina de cm. circa, signor giudice. -Ma nooh signora, ma che cosa ha capito! Voglio solo sapere se lei era consenziente. E lei: -Qué ero io!? (Che ero io!? Dialetto di Cingoli). -Voglio dire: lei, gli acconsentiva? -Ah sci! Illu me t’avìa ‘ppogghjato (appoggiato) per bene su un tróngu de cèrqua (tronco di quercia): j’acconzendiva vène, j’acconzendiva! (gli corrispondeva, aderiva, combaciava, materialmente, fisicamente) Una donna maceratese ruspante che vuol fare la raffinata va dal macellaio e gli dice: -Vorrei una fettina per la mia bimba, ma che sia molto tenera, altrimenti nó’ la strónceca (rosicchia); e poi…me rógneca (brontola). Dal falegname: -Vorrei del compensato. -Molto spesso (1) signora? -No, oggi soltanto. In un negozio la donna ha fatto diversi acquisti. Il commesso le dice: -Gliene faccio 2 pacchi signora? -No, me ne facci un unico avvoltoio.(2) La stessa donna va a comprare un letto di ferro battuto e chiede: -Vorrei un letto di ferro percosso. E poi anche una scala a lumaca. (Scala a chiocciola le suonava dialettale, come cucciòla, in dialetto). Dal gioielliere: -Quanto costa questo anello? -1000 Euro, signora. -Cribbio! E quest’altro? -2 cribbi! Napoli. Una donna va in banca e dice al cassiere: -Raggiunié’, aggi ‘a versà’ i dinàre ‘ncòpp o cunte. -Fate la distinta, signora! -Oh certo, scusate: vorrei versare dei soldi sul mio conto per favore. (G. Guidotti) 1-In dialetto maceratese per dire che qualcosa è “spessa”, ha un grosso spessore, si dice che è “nnerta”. Es. : ‘Sta tavola è tando nnèrta. Ma mamma Lola, che vuole parlare bene, dice: -Questa tavola è tanto èrta. 2 -Da avvolgo, in dialetto MC, ‘bbutùlo. Es.: Li gatti facìa cagnara e se shcutulava (rotolavano) per tera tutti bbutulati. (Sh: come sc-e, senza la e). Proverbio: “La merda, più la shmuscini (rovisti) più puzza”. Metafora (Cap. 6) per esprimere i litigi e le polemiche a non finire per motivi futili e sciocchi. “Non shmuscinà’ la pulenda (polenta) che la shmonnàcci (stropicci) tutta”. Sparpagliato si dice spagljcciatu. Es. “Io ci-ho tanti amici, ma sta ‘mbo spagljcciati.” Altri esempi: “La machina non ce bbocca (non c’entra) dentro lu garage”. E alla domanda: “-Ce bbocca?”, si rispondeva con una frase storica, forse inventata, detta da una donna a suo marito: “-Justu justu, maritu mia, s’era più grossu non ce capìa (non ci capeva)”. E come si dice “sobbalzare, agitare” in dialetto maceratese? Si dice ‘nzollacca. Che potrebbe derivare da “zolla”: infatti ‘nzollacca chi passa sulle zolle, che in dialetto si dice le jeppe. Giù per le zolle, in dialetto si dice: -Jó-ppe (giù per) le jéppe. Ed anche la donna prosperosa e le donne africane, che danzano sfrenate, “‘nzollacca” le tette ballonzolanti, provocando un tette-moto di sicura origine tettonica, che shnàzzeca, shcardàzza e shcapòrda tutto (scuote, sconquassa e rovescia tutto) (Sh: suono come sc-e, senza la e) ‘Nzollaccare significa anche scuotere, agitare. Ad es. “-Lo vì’ (il vino), se lo ‘nzollacchi (scuoti, agiti), se fa cattìo (si fa cattivo)”. In dialetto maceratese si dice: -Lu sòle te gnucca! (Ti colpisce in testa e ti stordisce, ti tramortisce). E una botta con la testa si dice “gnuccata”. Ad es: -So’ ghjtu a sbatte co’ la testa su lu muru: ‘na gnuccata tremenda! E come si dicono in dialetto maceratese le narici? Le frosce! Ad es: -Ci-ho ‘na froscia ‘ttappata. E per dire che ho fatto una brutta caduta si dice: -Me so’ ‘nfrosciatu (ho sbattuto le froge)! Su internet ho trovato delle foto di giovani che stanno a sciare, e uno di essi caduto che dice: -Me so’ ‘nfrosciatu, ma non me so’ ‘nfroscitu! Io da piccolo io piagnucolaaaaavo spesso a non finire. Una volta mamma Lola mi disse: -Basta, smettila! E io: -Do’ cumincio pe’ lascià ghj’?! (= dove comincio per smettere, lasciar andare = lascià ghj’ (ire latino). E mamma Lola, vedendo sfilare alla TV una modella tutta pelle e ossa, commenta: -La morte ‘mbriaca! (Ubriaca) (Cap. 6-metafora) Capitolo 6 - METAFORE - SIMILITUDINI - SINESTESIA 6 - 1 - RISVEGLIO DI METAFORE ASSOPITE O MORTE La metafora assopita o morta è una parola o espressione con significato traslato-metaforico diventata un modo di dire, non più originale, come era all’inizio, quando è stata ideata. La metafora assopita si risveglia, cioè rivela la sua “metaforicità”, quando viene usata col significato letterale (reificazioneletteralizzazione della metafora), con una specie di “chok semantico”, una doccia fredda, per dirla con una metafora assopita. Molto diffuse sono le metafore sessuali, che consentono di parlare “sotto metafora” di argomenti delicati o scabrosi, usando il linguaggio metaforico come un “vestito di parole”, per dirla con una metafora della metafora. Servendosi spesso di animali o vegetali, fino a compromettere l’ono-re-putazi-one di una famosa principessa: la principessa…”sul pisello”. Se la vita ti sorride, ha una parèsi. (Paco D’Alcatraz) Cosa fa una coppia di api sulla luna? La luna di miele. Come si chiama l’ascensore in Spagna? Premendo un pulsante. Tra 2 sogliole annoiate: -Che vita piatta la nostra! (E cap. 1-3) Tra 2 merle: -Ti sei sposata? -Sì, l’ho trovato anch’io un merlo. Scritta in un orinatoio: “Il futuro della razza umana è nelle vostre mani”. Ho visto i teorici della coppia aperta devastati dagli spifferi. (P. Rossi) Anche se ce-l-hai lungo, ma non mi arrivi al cuoree…(A. M. Barbera) Savvatore cià probblemi di evezione (con l’erre moscia, dato l’argomento). I marchigiani sono bravi e furbi: fanno le scarpe a tutto il mondo! Anche Michelangelo ha fatto le sue cappelle. (M. P. Santonastaso) Dermatologo che non sta più nella pelle. (A. Bergonzoni) Il chirurgo plastico ti rinnova la pelle e poi ti spella quando lo paghi. Giovane si schianta contro un lampione: spenti entrambi. (M. Marchesi) L’uomo che ieri si è dato fuoco si è spento stamattina (Titolo di Giornale) Uccide il marito col ferro da stiro; si giustifica: aveva preso una brutta piega. La vertenza delle ferrovie sembra essere su un binario morto. (TG 5) L’inventore della biro è morto in un incidente: ci ha lasciato le penne. Bisogna cogliere la palla al balzo, come disse il castratore di canguri. Vialli disse: -Mi è guarita la coscia, posso fare l’ala. Discorso da pollo. Perché Totti entra in campo in pantofole? Perché gioca…in casa. S-mamma = staccati dalla mamma = lèvati di torno. (Vedi cap. 4-2) Modella tutta pelle e ossa: -La morte ‘mbriaca! (Dialetto MC) Scoregghia rvistita (dialetto MC): dicesi se è unita ad una parte solida. Un grosso grattacapo: pettine. Le bestie ce l’hanno e gli uomini la fanno: la coda. Cosa disse Petrolini alla vista del prete con l’olio santo? -Sono fritto! Qual è la forma più elevata di vita animale? La giraffa. (J. Charles) Qual è lo sport che fa dimagrire di più? Il salto….dei pasti. Ha 2 ali e 22 gambe: che cos’è? E’ la squadra di calcio. Perché Cesare combatté i Galli? Perché avevano alzato troppo la cresta. Cosa ci fanno i carabinieri in mezzo a un campo? Sono stati seminati. Si può attraversare anche stando fermi: che cos’è? Un brutto momento. Che differenza c’è tra il silenzio e il clistere? Il silenzio è acqua in bocca.. Cosa mangiamo quando non ce la danno a bere? Mangiamo la foglia. Appena mangia la foglia, se la fila: chi è? Il baco da seta. (Azalea) A un funerale ci sono 10 persone in una panda: chi sono? I parenti stretti. Qual è il colmo per chi va in montagna? Trovarsi in un mare di gu-ahi! Qual è il colmo per un calvo? Avere un diavolo per capello. E il colmo per un fachiro? Stare sulle spine perché ha un chiodo fisso. Qual è la cosa più distratta? La pioggia, perché cade sempre dalle nuvole. Qual è la persona più indulgente e comprensiva? E’ l’aviatore, perché passa sempre sopra a molte cose. -Dove vai in vacanza quest’anno? -Andrò in Sicilia a cavallo tra luglio e agosto. -Anche noi, però ci andiamo in barca. L’elefantessa al passer8 che cercava di possederla: -Che pretese, tu, così piccolo! E il passerotto: -Sono piccolo, ma tutto uccello! Un bel seno di una donna richiama un bel culo. Infatti, quando una donna ne vede un’altra con un bel seno esclama: -Che culo! (L. Manèra) Certi professori spiegano troppo le poesie: dimenticano che la poesia consiste proprio in quelle “pieghe” che essi distruggono spiegandole. Tra gatti: -Come hai fatto a mettere in fuga il ladro? -Era un topo d’appartamento. Avviso da un parrucchiere: “Per ogni taglio di capelli vi faremo una lavata di capo gratis”. Avviso in una macelleria di Roma: “Questa macelleria rimane aperta la domenica solo per i polli”. (A. Di Stefano) -Che brutta strada che hai preso-, disse Gesù alla Maddalena. -E’ proprio vero Signore, non ci passa un cane!-, gli rispose la donna. In cielo Dio ordina: - Allora, forza, c’è da andare a fare la spesa. -Vado io babbo!- risponde Gesù. -No, tu no, che hai le mani bucate! Mike Bongiorno fa una domanda sugli uccelli alla signora Longari, campionessa di quiz, che però sbaglia. E Mike: -Ahjàhjàhi!! Ma cosa mi fa signora Longari! Mi va a cadere proprio sull’uccello! In farmacia il viagra è finito: l’ha comprato tutto il sindaco per darlo agli spazzini. Così almeno qualcuno scopa. Il politico corrotto accusato in continuazione di aver preso tangenti si lamenta: -Basta con queste tangenti! Ne ho proprio le tasche piene! Al ristorante un uomo piange e singhiozza disperatamente. -Che cosa le è successo, signore?-, gli chiede preoccupato il cameriere. -La mia bistecca, è durissima! -E lei piange così soltanto per questo?! -Certo: sto cercando di intenerirla! Epìgrafe sulla tomba dello scalatore morto in montagna: COMINCIO’ A PIOVERE E LA MOGLIE DISSE: -TAGLIAMO LA CORDA Epìgrafe sulla tomba di una moglie infedele: QUI GIACE MIA MOGLIE: MI TRADIVA. MA IO NON LE SERBO RANCORE : CI HO MESSO ….UNA PIETRA SOPRA. 6-2-SIMILITUDINI Mi sento inutile come un culo senza il buco. (Paolo Cevoli) Gli ho stretto la mano: era floscia come una fetta di polenta. Spiegarlo sarebbe come pizzicare il sedere ad una molecola. (A. Bergonz.) L’uomo vincente, così firmato da sembrare una gamba ingessata. (M. G.) Feci un figurone perché vestivo come un figurino. (F. Oreglio) La verginità è come una briciola: passa un uccello e se la porta via. (Sonia) La precedenza, è come la gnocca: ogni tanto, bisognerebbe darla! (M Pagliari) Dal diario di una zitella: “Il marito è come un gelato: se non lo prendete subito finirete per farlo squagliare”. (De Torres) Il matrimonio è come una città assediata: quelli dentro hanno voglia di uscirne, quelli fuori hanno voglia di entrarvi. (Cit. da A. Pronzato) La scissione tra le cose praticate e quelle predicate tiene su il mondo adulto come un paio di bretelle. (Adriano Sofri, Panorama 23/1/’03) La predica perfetta è come la minigonna: corta, aderente alla vita e aperta al mistero. (Preti maliziosi, cit R. Beretta, “Da che pulpito”) Le còsce della donna sono per l’uomo come il sabato del villaggio per la donzelletta: il preludio a momenti di festa meritati ed inebrianti. (Anonimo) Il papà di Luigino, un bimbo di 4 anni, si addormenta e si mette a russare forte. Luigino corre dalla mamma gridando: -Mamma corri, papà bolle come la pentola! (Pino Pellegrino) Una mattina mi stavo pesando e dissi alla mia bambina di 9 anni che ero grassa come un maiale. Lei mi guardò e ribatté con semplicità: -No che non lo sei, mamma; tu sei tonda come una pesca. (Sheila Lee) 6-3-METAFORE VIVE, ORIGINALI La similitudine esprime l’analogia tra 2 cose: -Cara, sei dolce come una barbabietola. La metafora fa di più: identifica 2 cose che hanno qualcosa in comune, che nell’esempio è la dolcezza, togliendo il come: -Cara, sei una barbabietola-, in senso metaforico, traslato. Cesare Marchi spiega: “I traslati sono figure retoriche prodotte dall’associazione d’idee, dal “pensiero analogico”, attività mentale instancabile e creativa che coglie somiglianze, affinità, analogie tra le cose. Quando saliamo sull’ultimo vagone di un treno, lo sappiamo che, oltre che su una carrozza di coda, stiamo salendo su una metafora? Il concetto di coda appartiene al linguaggio figurato, immaginando il treno come un serpente, la cui coda trasportiamo (metafora, dal greco, vuol dire “parola trasportata”), dalla giungla ai binari, per dare maggiore risalto e vivezza al treno in partenza”. Lo stesso si può dire per la strada che serpeggia e per il gatto che si raggomitola; per chi sgattaiola; per chi semina il pànico invece del panìco, o cova rancore. Ma se una gallina cova rancore, il pulcino nasce incazzato? Del cul fece ♫ trombetta. ♪ ♫ (Dante) Adoro le mutande ripiene. (Gianni Carino) A una donna: -Che belle gambe! A che ora aprono? Pillole di risaterapia e linguistica tetrapiloctomica. (Titolo) La vedo attapirata! (Striscia) (Se usata spesso potrebbe “assopirsi”) E’ meglio accendere una piccola candela che maledire l’oscurità. Un albero che cade fa molto più rumore della foresta che cresce. La merda più la shmuscini più puzza. (Proverbio dialettale: vedi pag. 23) Lei è una diarrea di parole e una stitichezza di idee. (Boris Makaresko) Le vie del Signore sono infinite, ma la segnaletica lascia a desiderare. (E 6-1) (R. Sonaglia) Giudizio di un tema: ”Un deserto di idee attraversato da carovane di luoghi comuni”. Da sarto insuperabile, Dio ha confezionato la donna con un taglio classico che non passa mai di moda. La giraffa è il periscopio della savana. Mitragliatrice: fucile balbuziente. (S. Paoletti) Schiaffo: carezza ad alta velocità. (Frate indovino) Fragola: ciliegia con la pelle d’oca. (Frate indovino) Lucciola: mosca al neon. (Ferrante Alvaro de Torres) Le farfalle sono nastri variopinti sui capelli del prato. Supposta: bassa insinuazione che fa del cul-turismo. Il disegno è l’arte di portare a spasso una linea. (Paul Klee) Che cos’è una frazione? E’ numero a due piani. Che cos’è un gay? E’ un dirottatore di uccelli. Che cos’è un rutto? E’ una pernacchia che ha preso l’ascensore. Cosa fanno 2 millepiedi che si abbracciano stretti? Una chiusura lampo. In caserma, il “nonno” ìntima al “pinguino”: -Spegni il sorriso! E’ un cretino illuminato da lampi di imbecillità. (E. Flaviano) (E cap. 10) Quel balbuziente non steca (= spiccica) una parola! (Dialetto di Macerata) (Stecare = tirar fuori dalla teca, o custodia, come piselli o fave) Due uccelli vanno al cinema: -Speriamo che non sia porno, se no ci tocca vedercelo tutto in piedi. Ho visto donne di 65 anni fare l’inseminazione in provetta perché non c’era nessuno disposto a fargliela alla spina. (G. Covatta) L’amor proprio è la serratura del cuore dell’uomo, l’adulazione ne è la chiave. (Xavier Forneret) Mentre cerco di sbirciare il monitor del computer su cui smanetta mio nipote sedicenne, lui sbotta scocciato, con un cupo mugugno (onomatopèa = imitazione di suono): -Che mi gufi alle spalle, zio?! Giornata di pioggia torrenziale. Una donna, nel tentativo di fare manovra, intralcia il traffico. Un vigile con un impermeabile giallo le si avvicina, e la donna gli chiede: -Scusi, lei è un vigile? -No, signora, sono un canarino gigante! (E cap. 11-Iperbole) BOTTEGA E COMMESSO Freud racconta il seguente anèddoto. Un commerciante si accorse che era giunta l’ora della funzione religiosa. Va di corsa al bagno e, nella fretta, si dimentica di chiudersi la cerniera dei pantaloni. Prega un amico di badare al negozio fino al suo ritorno e va in chiesa. Si siede vicino a un distinto signore, il quale lo osserva con severo cipiglio e gli dice sottovoce: -Mi meraviglio di lei! Venire in chiesa con la bottega aperta! (Cap. 6-1) -Se guarda meglio-, osserva l’altro, -vedrà che dentro c’è anche il commesso! (Sonia Fioravanti, Leonardo Spina) IL CLISTERE Un signore entra in un bar e dice al barista, che gli sta proprio antipatico: -Faccia da culo, fammi un caffè. Il barista trasalisce e sta per reagire, ma il cliente ha sempre ragione, perciò abbozza, con grande self control; fa finta di niente, e gli serve un caffè. La mattina dopo, di nuovo: -Faccia da culo, fammi un caffè. E il barista, self-controll, gli fa un caffè. E così per alcuni giorni. Ma l’ennesima mattina, al solito insulto, il barista sbotta minaccioso: -Adesso basta ehh: non voglio più sentire quelle parole, se no ti rompo il grugno! (Da cui il dialetto sgrugnatu = sgarrupatu) (Vedi pag. 43) -Va bene, va bene, scusa-, gli risponde l’altro, e se ne va. La mattina dopo, rièccolo di nuovo. Trova il barista che si sta bevendo una bibita con la cannuccia. Lo guarda sornione e poi gli dice: -Quando hai finito di farti quel clistere, mi fai un caffè? ♪ ♫ ORGANO ♪ IN CATTEDRALE Una volta la prima notte di matrimonio poteva riservare delle grosse sorprese. Una sposina imbarazzata e delusa osserva: -Ma, caro, veramente non pensavo che tu avessi un organo così piccolino. E lui: -Ma, veramente, cara, neanche io pensavo di dover suonare in una cattedrale! (G. Legman, cit. M. Farné) LA TERRA TREMA DI GELO (Parte omessa) Cadono vene, arti, cieli / su pietre aguzze / ed aguzzine. (….) (Mario Monachesi: alla via crucis di S. Piermarini). RARI NANTES Il 59° reggimento di Cormòns sta facendo il campo in montagna. Dopo un’esercitazione molto dura, i mìliti famèlici rientrano per il rancio. Come primo ci sono i fagioli, che vengono fagocitati. Ne restano alcuni rari e sparuti in tanta brodaglia per i marconisti. Al loro rientro, il tenente Perrota, persona cólta e raffinata, chiede al sergente di giornata Ennio Monachesi: -Sergente, ci sono rimasti un pò’ di fagioli per i miei marconisti? E il sergente: -Signor tenente: Rari nantes in gurgite vasto. (“sparuti nuotanti nel górgo immenso”: celebre stupendo verso dell’Eneide per il naufragio di Ulisse) Mandando in sollùcchero l’estasiato tenente Perrota! (Vero) (Vedi pagg. 33 e 209) PAPY CI 6 ? Ieri viene mia figlia Raffy e mi fa: -Papy, lo stereo è un casi e la tele è out, il compiù non funzio… -Mahh…-, dico, -Nunzio? Chi è sto Nunzio? -Papy, ci 6? Ce la fai? 6 connesso? Ma che Nunzio? Non funzio! Non funziona! Papy, ti avviso, sei un fornello! Mi ròsoli la vita, mi scuòci il self control. E io, mostrandole le mani: -Raffy, la destra è l’olio e la sinistra è l’aceto….come vuoi essere con-dita? Con una bella salsa alla “ti crepo di mazzate?” (Pino Campagna) AMORE A FRASASSI -Il posto più strano dove hai fatto l’amore? -Nelle grotte di Frasassi. -E come l’hai fatto? -Un po’ stalattite un po’ stalagmite. (Rino Ceronte) 6-4-SINESTESIA La sinestesia, dal greco sin (insieme), estesia (percezione), significa fusione di percezioni eterogenee, come se un urlo tragico, oltre che udirlo, lo vedessi anche nero; e come se, guardando le stelle, il loro palpitante scintillìo lo udissi anche come un pigolìo. Come se avvenisse un cortocircuito tra la vista e l’udito. La sinestesia è un tipo particolare di metafora, di quelle misteriose corrispondenze e analogie tra le cose che il poeta sa cogliere ed esprimere. Baudelaire parla di “profumi freschi come carni di bimbo, dolci come gli òboi e verdi come praterie” nel “Tempio della natura” che “l’uomo attraversa tra foreste di simboli dagli occhi familiari”. Che però rimandano a una dimensione misteriosa, nella concezione del simbolismo che lo scrivente, nel suo piccolo minuscolo, condivide. (Vedi pag. 280: homo enigmaticus) E come potevamo noi cantare (…..) all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocefisso sul palo del telegrafo? (Salvatore Quasimodo) Il divino del pian silenzio verde. (G. Carducci) Le parole si perdono in ciechi echi. (R. Piumini) Io venni in luogo d’ogni luce muto. (Dante, Inferno, V, 28) Mi ripigneva là dove il sol tace. (Dante, Inferno, I, 60) Scritta nella meridiana: “Sine sole sileo” (= Senza sole taccio) La Chioccetta (pleiadi) per l’aia azzurra va col suo pigolio di stelle. (Pascoli) Corsi a vedere il colore del vento. (F. De Andrè, “Il sogno di Maria”) Il cane sorride con la coda. Ué signorì, parla più forte, la sento sfocata. (Da un “Call center”) Inutile che parliate sottovoce: sento anche con la coda dell’occhio. (Il dono dell’obliquità) Spettacolo all’aperto di Montesano. E’ buio e piove: ombrelli aperti. Smette di piovere e Montesano dice: -Spegnete gli ombrelli! Nell’armadio si sentiva un grande schiamazzo! Erano le cravatte dai colori chiassosi, spaventate da uno scheletro nell’armadio! (E cap. 6-1) Capitolo 7 - SPOSTAMENTO DEL SIGNIFICATO Lo spostamento o slittamento del significato consiste nel dare a una frase un significato diverso da quello solito ordinario, prendendo fischi per fiaschi. Si usa anche in enigmistica: es. Salame senza sale: am. Una vocale in gamba: a. (Vedi VALE a pag. 289 e 333) AVRAI LA PACE SO L O SE L A DAI (Scritta sul portone di un convento di suore) 7-1-Spostamento-slittamento dai fischi ai fiaschi Dal significato normale-consueto ad un altro sorprendente. -Dica pure. -Pure! -Mi dica tutto. -Tutto. -Scusi, sa che ore sono? -Sì. I liquori ti uccidono lentamente: ma chi ha fretta? (L. Fechtner) Ho guardato la televisione per 3 ore, e dopo l’ho accesa. (Fichi d’India) -Di quello che ha detto, non ho capito 1 parola! -Quale precisamente? Al telefono: -Pronto chi parla? -Facciamo un po’ per ciascuno. Al telefono: -Pronto, sei tu? -No, sono io. -Scusi ho sbagliato numero. Il dottore al malato: -Dica 33. -Trentatré. -Ancora continui. -34, 35, 36… Ho parlato col morto: io parlavo, ma lui muto, come un pesce! Lei mi disse: -Perché non ci sposiamo? -E chi ci si piglia?-, le risposi io. Basta coi piaceri della carne! Facciamo godere anche le verdure.(Bagatto) -Potresti baciarmi sulla veranda. -No, meglio sulle labbra. (I 3 amigos) -E’ il Signore che v’ha mandato! -No, passavamo qui per caso. (“Trinità”) E’ una coppia di musicisti: lei suona il piano, lui la tromba. (E cap. 6-1) Lei nella vita ha conosciuto alti e bassi: e se l’è fatti sempre tutti. (Cucchi) -Ti piace il largo di Handel? -Preferisco lo stretto di Messina. -Signora, lei è venuta con l’autocertificazione? -No, col pulman. Terzo premio, macchina da cucire; 2° premio macchina già cucita. E’ stato fuori per cambiare aria, ma è tornato con la stessa aria da cretino. Il bagnino ad una signora che sta arrivando: -Signora la sdraio? -Ma sdraia a tua sorella, sporcaccione! (G. Panariello) (E cap. 1-1) Avviso in un palazzo di Trapani: ”Si affitta abitazione al terzo piano, la signora del secondo la fa vedere a tutti”. (Occhielli, titoli, somari) -Conosco un uomo con una gamba di legno di nome Smith. -E l’altra gamba come si chiama? (Film “Mary Poppins”) -Sono tanto infelice, vorrei morire. -Cosa posso fare per aiutarti? Vuoi una corda o del veleno? Io non sono mai andato a letto con mia moglie prima di sposarla, e tu? -Ma..non saprei…come si chiamava tua moglie da ragazza? (F. Reynaud) -Signora, farebbe l’amore con me per 1 milione? -Sì, certo! -Non è che potrebbe darmi un piccolo anticipo… Se aiuti qualcuno che sta nei guai, lui poi si ricorderà di te: la prossima volta che sarà nei guai. (H.V. Prochnow) -Sarebbe contento tuo padre se ti sentisse dire tutte queste parolacce? -Certo, è sordo! (Achille Campanile) (E cap. 9-1-B) In tribunale: -Ma lei, mentre rubava, non pensava a suo padre? -Certo che ci pensavo, ma non ho trovato niente che gli piacesse! Durante un dibattito uno dei partecipanti esclama: -La mia! E poi aggiunge: -Ho detto la mia. Guardate quest’uomo: sembra un deficiente e parla come un deficiente, ma non lasciatevi ingannare: è veramente un deficiente. (G. Marx) Ho conosciuto una ragazza che mi ha detto: “-Vieni domani sera a casa mia che non c’è nessuno”. Ci sono andato: non c’era nessuno! -Le hanno sparato nel trambusto? -No, mi hanno sparato fra il trambusto e l’ombelico. (Cit. S. Bartezzaghi) Il bambino chiede: -Papà, tu lo sai che cos’è il cervello? E il babbo: -Lasciamo stare, ho altro per la testa. (E cap. 9-1-C) Lui a lei: -Cara mangiamo il torrone. E lei: -Ma è duro? -Sì sì, è duro, però prima mangiamo il torrone. Sulla tomba del marito: RIPOSA IN PACE AMORE FINO AL GIORNO IN CUI VERRO’ A RAGGIUNGERTI. Tanta gente dice che non arriva alla fine del mese. E che ci vuole: a me mi pagano il 27:….28, 29, 30, e sò’ arrivato. Mia nonna per tenersi in forma, all’età di 60 anni ha cominciato a fare 2 km al giorno, e non ha più smesso. Adesso ha 90 anni: chissà dov’è arrivata! -Non voglio che vai dicendo in giro che sono un cretino! -Ah, scusami tanto: non sapevo che volessi mantenere il segreto! -Babbo, dove stanno i Carpazi? -Chiedilo alla mamma, è lei che mette a posto tutto. -Mi pento di non aver mai ascoltato quello che mi diceva mia madre. -E cosa ti diceva tua madre? -E che ne so? Non l’ho mai ascoltata! Lezione di anatomia. Il professore spiega: -Guardate, quest’uomo zoppica perché ha una gamba più corta dell’altra. In questo caso, lei dottor Rossi, cosa farebbe? -Penso zoppicherei anch’io, professore. In un tram affollato una donna incinta con un bel pancione sta in piedi, con grave disagio, vicino a un ragazzotto tutto spaparanzato nel sedile. Un uomo lo redarguisce: -Giovanotto, non la vedi la signora? -Certo che la vedo. -E non ti vergogni per niente? -E che sono stato io? Un giovane spericolato per poco non investe con la sua moto una signora, la quale urla terrorizzata: -Delinquente, mascalzone, farabutto! E’ la terza volta che per poco non mi ammazzi! -Oh, mi scusi tanto signora… -Scusarti?! -Si, certo, non vi avevo riconosciuta. (S. Gianduzzo) Tra i preti di campagna circolava il celebre incipit di un predicatore ruspante: -O uomini, voi che ce l’avete duro…il cuore! O donne, voi che ce l’avete nera…la coscienza! (R. Beretta) (Catàfora: vedi pp.. 30, 81 e 226) Qualche volta, alla porta della camera, si affacciava il medico. Cerimonioso, timido: -Disturbo? -Gastrico. (Achille Campanile) All’anagrafe: -Come vi chiamate? -Ciccillo Salvatore. -Siete sposato? -Sì. -Con prole? -No, con Marietta. -Ma noh! Prole significa i figli! -Ah sì, scusate tanto: un prolo e ‘na prola. Previti è venuto co’ ‘na mercedes in garanzia che faceva un rumoretto impercettibbile. Jò cambiato er motore: 20.000 euro! Lui m’ha pagato dicenno: -Io glieli do, ma questi sono soldi rubati! Jò detto: -A me la provenienza nun m’enteressa. (Sergio Viglianese) Un vecchietto in panetteria: -Vorrei 2 chili di pane. La panettiera osserva: -Guardi che le diventa duro. -Allora me ne dia 4 chili! Al bar, il cameriere dice a un uomo seduto ad un tavolo: -Cosa desidera, signore? -Un bicchiere d’acqua del rubinetto. -Ma signore, non si può occupare 1 tavolo solo per un bicchiere d’acqua! -Allora me ne porti due! Cosa disse il ginecologo alla donna che stava visitando? -Fuma mai signora dopo l’amplesso? -Non lo so, dottore, non ho mai controllato. (Cit. M. Farnè) Un uomo si confessa: -Padre, sono stato con una donna. -Ti sembra una cosa buona figliolo? -Si padre, la più buona che c’è. Professore: -Chi sa cos’è l’H2SO4? Studente: -Io lo so: è…è…ce l’ho sulla punta della lingua. -E allora sputalo, scemo, che è acido solforico! (Gino e Michele) La maestra: -Giorgio, dimmi 2 pronomi di persona. -Chi, io? (H. Prochnow) -Bene. E quali sono le 3 parole più usate dagli studenti? -Non lo so. -Bravo, risposta esatta. (S. Gianduzzo) Sul 3no il controllore scopre un tizio che viaggia in prima classe col biglietto di seconda. -E lei come ci si trova qui? -, gli domanda severo. -Molto bene, grazie!-, gli risponde il passeggero. Un tale molto smemorato incontra un compagno che non vedeva da 30 anni, e gli dice: -Ciao Mario, vieni a bere un bicchiere di vino! -Maa…veramente io sono astemio-, gli risponde l’altro. -Ah, scusa Astemio, vieni a bere un bicchiere di vino! Tra colleghi: -Il nostro capo è morto. -Chissà chi è che è morto con lui? -In che senso, scusa? -Nel necrologio c’era scritto: CON LUI MUORE UNO DEI NOSTRI PIU’ ONESTI LAVORATORI. Ugo, è vero che a casa tua tu sbrighi tutti i lavori domestici? -Beh, lavo la biancheria, lavo il pavimento, lavo i piatti….. -E tua moglie? -Ah no, lei si lava da sola. In una chiesetta di montagna si sta svolgendo una rustica cerimonia di nozze. Lo sposo, un po’ tontolone, non riesce a capire che deve infilare la fede al dito della sposa. Allora il prete gli fa il gesto di un anello infilato in un dito. E lo sposo con un sorriso malizioso: -Stanotte, stanotte Lei era molto romantica. Ci sono andato a letto e le ho chiesto: -E’ la prima volta, cara, che dormi con un uomo? -Sì, - mi ha risposto, -con gli altri stavo sempre sveglia tutta la notte. Un ricco proprietario terriero fa un viaggio in America dove conosce un famoso piantatore che lo invita nel suo ranch e gli racconta: -Pensa che io, la mattina alle 8, parto con la mia auto, senza mai svoltare e alle 4 del pomeriggio sono ancora nelle mie terre! -Anche io, -gli risponde l’altro, -da giovane, avevo una schifezza di macchina come la tua. Un anziano vede un bar con la scritta “Caffè con internet”. Incuriosito entra e ordina: -Un caffè con internet. La cassiera lo guarda incredula e gli dice: -Signore, c’è un equivoco! -Mi dia anche quello che ce lo inzuppo dentro… La bambina alla madre: -Mamma, mamma, lo sai che la cameriera stava andando in cielo? -Ma cosa dici, come ti vengono certe fantasie ?! -Sì sì, ti dico, l’ho sentita che diceva: -Oh Dio, sto venendo! Ma per fortuna c’era papà che la teneva ferma. Mentre stava a lavare i panni alla fonte, ai vecchi tempi, Maria disse a Peppa: -O Peppa, ma tu…l’hai provato mai l’orgasmo? -O Marì, che tte devo dì-, rispose Peppa, - io, veramente, me sò’ sèmbre trovata vène col sapone e non ce lo cambio. (Semidialetto di Macerata) Un giorno ero andato in campagna a comprare un pollo ruspante. Ho visto una donna che portava una bella gallina e le ho detto: -Scusi, signora, che me la darebbe per 5 euro? E lei: -Scì, ‘spetta un momendu che puso la cajina. Una donna campagnola ruspante ha la causa in tribunale contro un bruto che l’aveva violentata nei campi. Il giudice le chiede: -Secondo lei, signora, in che misura l’imputato sarebbe rèo di stupro? E lei: -Ma, a ddì póco (a dir pòco), ‘na vendina de cm. circa, signor giudice. -Ma nooh signora, ma che cosa ha capito! Voglio solo sapere se lei era consenziente. E lei: -Che ero io!? -Voglio dire: lei, gli acconsentiva? -Ah sci! Quillu m’avìa ‘ppogghjato (appoggiato) per bene su un tróngu de cèrqua (tronco di quercia): j’acconzendiva vène, j’acconzendiva! (gli corrispondeva, aderiva, combaciava, materialmente, fisicamente) BIANCANEVE E I SETTE baNANI A tarda sera i 7 nani tornano a casa canticchiando. Vedono la luce accesa e Brontolo esclama: -C’è Biancaneve nella sua cameretta! Si avvicina quatto quatto seguito dagli altri, e si mette a spiarla dalla finestra: -Biancaneve è seduta!- bisbiglia girandosi. E gli altri dietro passando parola: -Biancaneve è seduta, Biancaneve è seduta, Biancaneve è seduta… E Brontolo di nuovo: -Si leva la camicetta! E i nani dietro: -Si leva la camicetta, si leva la camicetta, si leva la camicetta.. Brontolo continua: -Si toglie la gonna! E quelli dietro: -Si toglie la gonna! Si toglie la gonna! Si toglie la gonna! E Brontolo estasiato: -Si leva le mutandine! E i nani dietro (con ènfasi): -Si leva le mutandine! Si leva le mutandine! Si leva le mutandine! Infine Biancaneve si alza dalla sedia, e Brontolo dice: -Si alza! E i nani dietro: -Anche a me! Anche a me! Anche a me!…… 7 - 2 - Spostamento-slittamento sulla collocazione sintattica Ha capovolto la sua vita: prima era depressa e miserabile; adesso è miserabile e depressa. (D. Frost) Grazie alla TV ho visto poveri e infelici ribaltare completamente la propria sorte: adesso sono infelici e poveri. (P. Rossi) Il capitalismo è lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Il socialismo è l’esatto contrario. (Avner Ziv) (E cap. 9-2-B) La gente accetta che esistano persone dominanti e persone dominate: bisogna capovolgere questa situazione. (Il dono dell’obliquità) -Giorgio, hai notato dei miglioramenti da quando studi l’inglese? -Sicuro, vi è stato un netto capovolgimento della situazione: prima ero io che non capivo gli inglesi quando parlavano; adesso invece sono essi che non capiscono me quando parlo inglese io. (S. Gianduzzo) 7 - 3 - Spostamento-slittamento sul “significante” Su lettere e parole. Molto frequente in enigmistica. Salame senza sale: am. Una vocale in gamba: a. Un bel pezzo di ragazza: gazza. Ne occorrono 4 per scrivere bene: lettere. Un cucchiaio ne contiene più di un bicchiere: lettere ci. dolORE = le ore del dolore sono lunghe. (G. Dossena) Tra il dire e il fare c’è di mezzo “e il “. (Elio e le storie tese) Qual è il numero che sta sempre in treno? E’ il numero 3, no?! Quali sono le 2 vocali il cui prodotto è un’opera? Sono O e A: O per A. Cosa c’è alla fine del giorno e all’inizio della notte? C’è no. (S. Paoletti) Lun. mar. merc. Giov. Ven. sab. dom.: la settimana corta. (S. Gianduzzo) Cuore comincia con la ci, generalmente però comincia con la gi. La parola più lunga è dormiglione: vero o falso? Vero, perché tra l’inizio e la fine ci corre un miglio. (Sergio Paoletti) Luigi ce l’ha davanti, Michele ce l’ha di dietro: Pietro non ce l’ha né davanti né di dietro. Che cos’è?…….La lettera elle. Giorgio ha scritto: “A casa mia c’è un bel Kamino.” La maestra osserva: -Giorgio, perché hai scritto camino con la lettera cappa? -Ha visto mai un camino senza la cappa, maestra? La rivoluzione del sessantotto-, ha scritto Marcello Veneziani, -è riuscita solo per la prima metà: come dice la parola stessa, infatti, è trionfata come sesso, è fallita come antotto. (Vedi “Pseudosciarada”) TRE TIPI DI TESTI UMORISTICI Al bar, il maresciallo chiede all’ appuntato Caputo: -Cosa prendi Capù’ ? -Quello che prendete voi, marescià’. Il maresciallo ordina: -2 caffè. E Caputo: -2 caffè anche a me. Qu cchisti modi, oi frigida, tazz’é cafè parite: sotto tenite ‘o zucchero, e ‘a coppa amara site. Due indiani al bar. Il barista chiede al primo: -Lei prende un caffè? -HUG! -E lei? -HAG! Un passato di caff-è:……..un caf-fù. (E. Monax) Lui è il tipo di persona che fa innervosire il caffè. (L. Fechtner) Perché i tifosi del Lazio fanno il caffè con la moka aperta? Perché così perde l’a-roma. 1 - B AR Z E L L O T T E E T E S T I B AR Z E L L O I D I William Fry definisce le barzellette “umorismo preconfezionato”, accanto a quello “agito” e a quello “situato”, che nasce dal contesto. La barzellotta si differenzia dalla barzelletta perché è più tosta. I testi barzelloidi, poi, sono quei testi che contengono una certa dose di barzellaggine e/o barzellite, essenze spiritose che pervadono i testi barzelloidi, con grande dabbenaggine la prima, con più paraculite la seconda. IL TARLO DEL DUBBIO (Processo alle intenzioni) Un uomo vuole appendere un quadro. Ha il chiodo, ma non il martello. Il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui e di farselo prestare. A questo punto, però, gli sorge un dubbio: -Ee…se il mio vicino non me lo vuole prestare? Già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l’ha con me. E perché? Io non gli ho fatto niente: è lui che si è messo in testa qualcosa. Se qualcuno mi chiedesse un utènsile, io glielo darei subito. E perché lui no? Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere? Gente così rovina l’esistenza agli altri. E per giunta si immagina che io abbia bisogno di lui, solo perché possiede un martello! Adesso basta! E così si precipita di là, suona, il vicino apre, e prima ancora che abbia il tempo di dire buongiorno gli grida: -Si tenga pure il suo martello, cafone! (Paul Watzlawick) MIAO Giorgio incontra Ugo: -Ciao Ugo! E Ugo scherzando: -Miao! Giorgio allora comincia a rimuginare tra sé: -Perché mi avrà detto miao? Miao lo fa il gatto, il gatto…mangia il topo, il topo mangia il formaggio, il formaggio…si fa col latte, il latte lo fa la mucca,.… la mucca….cià le corna: cornùto! Mi ha dato del cornùto! TIMEO DANAOS LA CAVALLA DI TROIA Nell’Eneide di Virgilio, Enea racconta a Didone che i Greci, prima di andarsene, avevano lasciato la cavalla (era gravida: vedi pag. 275) di legno sulla spiaggia di Troia, fingendo che era un dono a Giunone perché li proteggesse. E il troiano Laocoonte, per cercare di convincere gli altri troiani a non portarla dentro le mura, disse: -Timeo dànaos et dona ferentes (temo i greci anche quando portano i doni). Tale frase si usa ancor oggi per dire di non fidarsi di chi si mostra troppo benevolo e generoso, come il pensionato di questa storiella paradossale. Con la quale Avner Ziv evidenzia un importante principio psicologico: che cioè di solito noi viviamo come una punizione l’eliminazione di una ricompensa, anche se del tutto gratùita e immeritata, invece di esserne comunque contenti e riconoscenti. Un anziano pensionato, molto amante della tranquillità, abita in una casetta appartata e silenziosa, circondata da un grande prato verde. Un giorno una banda di ragazzi scalmanati vanno a giocare proprio in quel prato e si scatenano per ore facendo un gran baccano. La cosa si ripete anche i giorni successivi. L’anziano, paventando che possa diventare un’abitudine sciagurata, decide di intervenire tempestivamente, prima che sia troppo tardi. Va dai ragazzi dicendogli che con i loro giochi lo rallegrano molto gli tengono tanto compagnia. Li ringrazia gentilmente e chiede loro di tornare a giocare in quel prato tutti i giorni: per ricompensarli gli darà 5 euro al giorno ciascuno. Ai ragazzi non sembra vero: tornano puntuali tutti i giorni, ricevendo il compenso pattuito. Dopo alcuni giorni, però, il pensionato gli dice: -Purtroppo, ragazzi, ho avuto delle grosse spese e mi sono rimasti pochi soldi: d’ora in poi posso darvi soltanto 3 euro al giorno. I ragazzi sono un po’ dispiaciuti, ma vanno a giocare lo stesso nel prato anche i giorni successivi. Dopo una settimana il pensionato si rivolge loro di nuovo con aria molto triste: -Ragazzi, devo darvi una pessima notizia: gli affari mi stanno andando proprio a rotoli, e da oggi in poi potrò darvi soltanto 20 centesimi al giorno. Essi si guardano delusi e il loro capo osserva con aria sprezzante: -Per così poco non vale la pena: andiamo a giocare da un’altra parte. (Avner Ziv) (TESTI OMESSI) 2 - TESTI INCASSINATI E BERGONZOIDI Dicesi testo incas-s-inato un testo incasinato come i testi di Riccardo Cassini, scritti con surreali linguaggi maccheronici, sottili giòchi di parole e ardite acrobazie verbali, anche mescolando l’italiano col latino o l’inglese o lo spagnolo, come nel famoso “Nutella nutellae-liber magno”, che inizia così: “Nunzio Filogamo vobis, maximo gaudio: habemus pappam!” Sabotando il linguaggio, come osserva Marina Mizzau. (Si veda a pag. 148 e 166) I testi bergonzoidi, sono un fac simile, più fac che simile, dei testi incassinati. Sono sul genere di Bergonzoni, che nel suo ultimo libro “Non ardo dal desiderio di diventare uomo finché posso essere anche donna, bambino, animale o cosa”, li definisce: “Performance d’astrazione e di ostracismi vari, in preda a un chissà chi, in cui tutto è voluto e potuto, una scrittura atavica, straevocante, materica, alla fine proprio dipinta, e fatta appunto di soqquadri”. L’autore fa il “voto di vastità”. La quale, come egli stesso spiega: “è una questione di sapere. Solo un uomo piccolo, in miniatura, che non cresce più, il “nonsai”, non riesce a riconoscere la vastità. Mi spiego peggio. Se dovessi definire il pensiero della vastità lo definirei “il granché”. Noi diciamo sempre cosa non è un granché. Si dice, “non è un granché”. Ma cos’è un granché? Ecco la vastità è il granché. (…) L’importante per la vastità non è chi comanda ma chi domanda, sono i “10 domandamenti”, (anche se nessun domatore domerà mai le domande). (…) Qualcuno potrebbe dire “la vastità fa male. Dice: quando passa il male? Il problema non è se passa, è se si ferma. Allora tu mettiti sotto la pensilina e pensa. Si chiama pensilina per questo: pensa! Non ci piove: devi pensare! (….) Rifacciamoci il senno”. (Appunti presi a “Popsophia”, Civitanova, 16/7/2011) Riccardo Cassini: ERA BUIO PESTO ALLA GENOVESE Era buio pesto, alla genovese. (….) Era una di quelle notti in cui la nebbia si affettava col coltello e la mortadella si fendeva coi fari gialli. I lampioni a metano aspettavano l’altro metano per ricongiungersi e formare un sedere intero. (…..) Era buio pesto, alla genovese. Nel viale alberato, una macchina era appena andata contro un cronco, tronco un tronco, contro un tronco di un acero. La macchina: distrutta; l’acero: contuso; i rami: secchi; le foglie: morte; l’autista si disperava: si disperava di poterlo salvare…. Riccardo Cassini : VENI, VIDI, WC (Trattatello sulla Caccha, supremo principio universale di uguaglianza tra gli uomini.) Non importat color pellis, fedis politica, tifum calcisticum, Nord aut Sud, Valeria Marinis aut Sabrina Ferillis, Lyons aut Rotarys, Caccha semper est super partes, Magnum Elementum Riunificatore, longe superior totae Philosophiis, scientiis, religionibus, quoque. Caccha omnia divisa est in partes tres: UNUM Caccha Quotidiana Normalis: ubi si cognoscunt Tempus et Locum expletationis. DUUM Caccha Impegnativa, dicta “Caccha inaspectata”: ubi non est ponderatum Tempus (stimolo cum repentino), sed comunque se arimediat Locum…oppurum, viceversa, si habet brevis riservam Tempi, sed non si trovat Locum adaptum. Caccha impegnativa inversa: defecatio ubi si habet Tempus, sed non si habet Spatium. Ci stamus referendo temutissima Caccha ab Caelo Aperto. Et infinem famigerata: TREUM Caccha Indiana Jones: ubi non si habet Tempus et non si habet Locum evacuationis. (Sindrome “Quo cazzo vadis?”). Caccha Indiana Jones, ovverum Caccha Repentina aut Caccha ad Tradimentum, dicta est “Caccha Aptimo Fuggente” quoque, propterea quod si manifestat sine preavviso aucuno et quasi semper in momenti cruciali, quali declarationes amorosae, riuniones alto livello, traffico bloccato, directa televisiva, et cetera et cetera. If you ci pens well, the italian parol “cesso” significs, letteralment, “termino”, mentr, in reality, when you go in the cess is propr the moment that you “iniz” to do something (mistèr of the language). Una radio privata di tutto trasmetteva l’ ”Esecuzione”, una trasmissione a puntate, mirate, fuoco! (Cap. 1-3-Frase bisenso) Di solit God (God is the nome d’art of Dio), vinces at lotto, infact He is soprannominated Padre Terno. Mio zio Gesualdo si chiamava solo Aldo, ma poiché non si faceva vedere mai, quando compariva tutti esclamavano: -Gesù! Aldo! Di qui il nome. Erano davvero troppe queste sètte, considerando le sette ignote e le sètte note, ma questa è un’altra musica. ♫ (Cap. 1-3 e cap. 6-1) Alessandro Bergonzoni Pregavo a mani giunte, senza sapere da dove. (Cap. 1-3) Il cavo orale: centinaia di metri di cavo orale…(Cap. 1-3) Vorrei un cane da punta, che temperi le matite come dico io. Si può fare l’amore coi calzini? Certo, se hanno un buco. Cosa direbbe Freud se fosse ancora vivo? -Come sono longevo! I numeri parlano da soli: sono le lettere che più facilmente trovano compagnia. Mettemmo avanti le lancette dell’orologio: così, per ingannare il tempo. Erano le 12 suonate, ma anche le altre ore non sembravano tanto intelligenti! Nato da genitori Zigani e nonni violini, figlio di seconde nozze, di terzo letto ma di primo pelo ecc…. Il dottore cominciò cominciò a massaggiarle i piedi e le disse: -Ma lei ha i piedi congelati! Lo sa che se li sgela li deve mangiare immediatamente, vero? Quando ha avvertito i primi dolori? -Li ho avvertiti prima che arrivassero, dottore, così non sono mai venuti. Appena ti vidi cominciai a mangiarti con gli occhi, guardarti con la bocca, baciarti con le orecchie, tu mi dicesti “mostro”, io ti dissi “sì mostrami tutto”..ecc… Lei era una donnaa…che amava i rapporti prematrimoniali? Magari! Dopo il matrimonio? Magari! Lei amava i rapporti durante il matrimonio! Scene di lascivia, parroco impazzito, testimoni che non sapevano dove guardare…maai successo prima! C’è un rapporto tra danno e dare. Abbiamo mai pensato al rapporto che c’è tra offesa e altruismo, tra maltrattamento e generosità? Abbiamo mai pensato al trapianto di organi? “Dammi del coglione” è generosità o offesa? Nella parola realtà c’è anche un concetto di illusione. Io faccio sempre l’esempio dei cannocchiali. Se coi cannocchiali vedo gli stambecchi, ma senza cannocchiali no, che cosa significa? Che sono disegnati nei cannocchiali! NON TUTTI I BUCHI HANNO LA CIAMBELLA Il mondo è pieno di buchi.(1) Buchi neri nell’Universo; buchi di miliardi nello Stato; enormi, giganteschi buchi nell’acqua, ripieni di terra: le isole! Buco nell’acqua, quando fai fiasco, recipiente degli insuccessi pieno di fischi, e ti va buca e non riesci a cavare un ragno da un buco, e magari anche la ciambella ti esce senza il buco, più che una ciambella una ciambrutta. Ci si sa che non tutte le ciambelle escono col buco, anche perché non tutti i buchi hanno la ciambella. E lo sapete come si fa a fare un buco nell’acqua? Si prende un ossobuco e lo si immerge nell’acqua; poi si toglie l’osso e nell’acqua ci rimane il buco. Centobuchi, nell’ascolano, paese di bucaioli, i quali soffrono spesso di forti coliche anali, le cosiddette bu-co-liche anal-coliche, di cui già soffriva il poeta latino Virgilio, curandosi con una supposta, bassa insinuazione che fa del culturismo. Come quell’asino malato di un vecchio contadino analfabeta. Il quale va dal veterinario che gli dà una supposta e gli dice: -Mettigli questa: gliela devi mettere nell’ano. -Nell’ano…dottore?-, fa il contadino dubbioso e perplesso, sperando che si spieghi meglio. -Sì nell’ano-, gli risponde il veterinario tutto indaffarato, e lo saluta. L’uomo torna a casa pensieroso. Va dall’asino e gli gira intorno: l’osserva attentamente, sperando di trovare l’ano….ma inutilmente. Quando gli passa davanti l’asino gli fa un bel raglio: -IHOH IHOH!!! E lui: -Ridi ridi, cretino, che se non trovo l’ano, te la ficco nel culo! E che cos’è l’anice? E’ il bucoce del culice. E il baco del calo del malo? Se il sedere ciavesse 2 buchi, che cosa sarebbe? Sarebbe una presa per il culo. Tanti, tantissimi buchi tenuti assieme da una cordicella: che cosa fanno? Fanno una rete, da cui la calza a rete, che t’attizza, t’arrapa, t’ingrifa, e dopo rimani tutto ’ngrif-à-rrap-à-ttizzato! Situazione critica, molto imbarazzante! Il colmo dell’imbarazzo? Due occhi che si incontrano attraverso lo stesso buco della serratura. (C. Grodin) Come quel cameriere che spiava dal buco della serratura 2 sposini in una camera d’albergo e pensava tra sé: -E poi facevano tante storie per un pelo nella minestra! “Due peli e due misure”, come dice Bergonzoni. 1 -Anche don Vinicio Albanesi, gen-ero-icamente impegnato nelle realtà sociali estreme, in “Preghiere probabili”, ed. S. Paolo, scrive: “La vita è piena di buchi neri / pensi e ripensi / ti sembra giusto e ingiusto / razionale e irrazionale. / Cambio di misure / come imbrogli nei solitari….. Smarriti / teniamo in piedi la vita.” E quella ragazza recatasi dal dentista, che invece di otturarle un dente l’aveva violentata, finendo sul giornale che titolava: “Chiude il buco sbagliato”. (Vedi pag. 199) E la lettera al sindaco che diceva: “Vorrei un prestito per cambiare casa, perché abito in un buco sul didietro e sono molto disturbato dalle correnti E quel tale che precisava: “Se nel mio curriculum d’aria” (Jean Charles) trovate 2 buchi, è perché ho avuto 2 figlie.” Anche i professori hanno spesso qualche “buco” nel loro orario. E un preside che doveva utilizzarli per le supplenze, come tappabuchi, diramò la seguente circolare: “Gli insegnanti che hanno un buco, lo devono mettere a disposizione del Preside.” (P. Franco - A. Di Stefano) Ma se un buco cià le labbra? Come spiega Bergonzoni: “Le labbra sono ormai sulla bocca di tutti. Pochi ne han la bocca priva: sarebbe solo un bucco. Ecco spiegato perché l’ano non ha labbra (e la vagina non è un vero buco, proprio perché ne ha).” (A. Bergonzoni) Ed infine, il buco dei buchi, il buco per eccellenza, il buco classico, il buco che tutti vorremmo avere: il buco di cuu…i godono i fortunati e in cui ce lo prendono gli sfigati. Ed anche se ciài culo, la sfiga è lì che te lo guarda, come dice D’Alcatraz. E nessuno si salva, ce lo prendiamo tutti e ce lo prende il mondo intero nel buco dell’ozono: effetto serra, estati caldissime, torride, afose. Vi ricordate l’estate scorsa quel giorno torrido d’agosto? C’era un terribile solleone, tutti gli altri leoni erano scappati. Scappò anche un vitello, in Sicilia; ma poi ritornò dal padrone il quale esclamò tutto contento: -Il vitello è tonnato, il vitello è tonnato! (A. Bergonzoni) Il mio sogno d’estate è fare lo scii acquatico sui laghi: è da dieci anni che mi sono comprato un bel paio di scii acquatici, ma purtroppo ancora non riesco a trovare uno straccio di lago in discesa! D’estate, i nordici al fresco, i sudici invece al calduccio. Aria buona anche in montagna, ma negli alberghi i prezzi sempre più alti, in montagna; al mare invece, i prezzi sempre più…? In montagna alti, al mare?... Salati! E in una liquidazione di cravatte? Prezzi?.....Strozzàti! (Ennio Monax) 3 - TESTI BARZELLINCASSINATI Sono testi incassinati mescolati con testi barzelloidi e viceversa, più vice che versa. Essi sono stati scritti nei momenti di maggiore ludicità e lucidità dell’autore: la qual cosa ne fa dei testi tosti, ludici e lucidi, ori-ge-niali. MARCHE CHARME Le Marche sono piene di fascino, di “charme”, in francese. Charme infatti è l’anagramma di Marche, scritto con le stesse lettere spostate. E secondo una credenza antica l’anagramma rivela l’essenza di una cosa o il destino e il carattere di una persona. L’anagramma di Giuda Iscariota, ad es. è dai guai a Cristo; di attore è teatro; coniglio-coglioni; donna-danno; coppia-cappio; moglie-meglio; spasimo-sposami; Claudia-acidula, Stefania-fantasie; Cristina-incastri, trascini; Marisa-amarsi; Loretta-lottare, lotterà, l’otterrà e poi se lo terrà. E di Ennio Monachesi: non amo che i seni. (Si veda a pag. 121, e cap. 5) Nelle Marche sgorgano vini diversi e versi divini, come quelli di Leopardi che si lamentava: “Ahi natura natura, perché m’hai passato ‘sta gran frega-tura?” Ma la natura ci dà anche tanti vini diversi, come quelli di Jesi, la città più positiva, formata da 2 sì: jes sì. La città di Leopardi invece è la più prolifica e feconda: Reca…nati. Le Marche sono dette “terra di teatri”: c’è anche…Camerino. E sono anche terra di musica e canti, e di grandi artisti, come Rossini con la sua “Gazza ladra”. E sapete come si chiama il marito della gazza ladra: il “gazzo…che te frega”. Le Marche non finiscono mai di stupire con le magiche grotte di Frasassi, con le spiagge di velluto e delle palme, ed il Cònero alto sul mare. E con i “monti azzurri”, i Sibillini. D’estate vi si tiene un concerto di trombe, tra verdi valli e stupendi equi-ni-tr-ippici cavalli. Ed allora, tra una cavalcata di trombe e una trombata di cavalli, sorge spontanea l’ispirazione ip-po-etica dei seguenti versi. (Vedi pag. 277 e 15) S’ode a destra un nitrito di cavallo a sinistra risponde un nitrato di cavillo squilla a monte di tromba un nitrillo poi risuona e trombisce uno squillo cala a valle il nitrippotrombillo trombillando pimpante ed arzillo. Chi non li ha mai visti si chiederà che cosa sono i nitrippotrombilli, o trombipponitrilli se visti da dietro. Una pura chimera, come il brucane e il cinghialepre, parente del cinghiale. E sapete come si fa per catturare un cinghiale? Si mette a bollire una cinghia nell’acqua bollente. Il cinghiale si avvicina attirato dall’odore eccitante della cinghia-lessa, e si può catturare. Nelle Marche c’è il paese di Falerone, detto Falleró’, e la sua frazioncina Piane di Falerone, detta “le piane”: Falerone e Le piane. Un uomo di Faleróne dovea andare a Tokyo. Va alla stazione e chiede al bigliettaio: -Me fai un bijéttu per Tokyo. L’altro lo guarda e fa: -Tokio!? Ma se non saccio mango do’ sta io Tokio; te faccio un bijéttu pe’ Civitanova, ppó’ llì domanni (poi lì domandi). Giunto a Civitanova, chiede al bigliettaio: -Me fai un bijéttu per Tokyo. -O fraa., ma che stai a ddì: lo vijétto pe’ Tokio! Te lo faccio per Ancona. Ad Ancona di nuovo: -Me fai un bijéttu per Tokyo. -Oh cuz’è te che vu’ fa’, bijéttu pe’ Tokio? Guarda che qua semo in Ancona; mica che te possu fa el bijéttu pe’ Tokio: te fo el bijéttu pe’ Bulogna. A Bologna: -Me fai un bijéttu per Tokyo. -O Còsgia vuoi te, biglietto per Tokio? E mica te lo poscio fare! Ti fo un biglietto per Milano, poi a Milano prendi l’aereo, lo trovi, scicuramente. A Milano: -Me fai un bijéttu per Tokyo. -Eh la Madona! Bijétto per Tokyo!! Cos’è che vai a fare a Tokyo, testa: va bene và, ecco qua….bijétto per Tokio, a ‘sto pirla. L’uomo finalmente arriva a Tokyo. Dopo 6 giorni deve tornare a casa. Va alla stazione di Tokyo e chiede al piccolo bigliettaio: -Me fai un bijéttu per Falleró’? L’altro lo guarda e fa: -Falelóne Falelóne o le piane? In dialetto maceratese per dire sobbalza se dice ‘nzollacca. Che deriva da “zolle”: infatti ‘nzollacca chi passa sulle zolle, che in dialetto se dice le jeppe. Giù per le zolle, in dialetto se dice: -Jó-ppe (giù per) le jéppe. Ed anche le donne africane prosperose che danzano seminude, ‘nzollacca le tette ballonzolanti, provocando un tette-moto di sicura origine tettonica. Una donna maceratese ruspante che vuole fare la raffinata va dal macellaio e chiede: -Vorrei una fettina per la mia bimba, ma che sia molto tenera, altrimenti nó’ la strónceca; e poi…me rógneca. E poi dal falegname: -Vorrei del compensato. -Molto spesso signora? -No, oggi soltanto. A Mogliano c’è un frate con le gambe storte, fra Parentisi, al secolo Giuseppe Medori, che terrorizza i diavoli col seguente esorcismo, nella commedia dialettale “Lu diavulu viunnu”. “San Giovanni da Candù / fa scappare a Belzebù: Satanasso satanasso / scappa via quanno io passo e se tu non scappi via / malidittu sembre sia! Ma se tu non vóli scappà / un górbu siccu te possa pijà, e se angóra non ce sindi, / te se caschèsse tutti li dénti; se fai finda de non sindì / tutte l’ ógne te se possa ‘ngarnì. Quistu è l’urdimu avvertimendu, / vidi ‘m bó de famme condendu, se ciai coragghju de fatte rvedé / dovrai fa li cundi có’ mme, che a zambate lla lu culu / te rmanno all’inferno discorenno da sulu!” Gli abi-tanti delle Marche si dividono in due categorie: nordici e sudici. Gli anconetani sono tanto capiscioni, più ca’ che piscioni. I marchigiani, grazie alla loro tenacia, audacia, sagacia e perspicacia, fonti certe di efficacia, fanno le scarpe a tutto il mondo. E fanno anche la scarpetta nel sughetto, i più ghiotti e carnivori. Ma ci sono anche i vegetariani. Io conosco un vegetariano che ci-ha la testa a pera, gli occhi a mandorla e il naso a patata: fa l’ortolano ed è un finocchio, gay, dirottatore di uccelli. E lui con la verdura ha fatto un sacco di soldi perché la verdura frutta. Il buon senso dei marchigiani si ritrova nei vecchi proverbi dialettali: Mèjo la faccia roscia (rossa) che la trippa moscia. Se sse casca un signore s’è sbisciatu, (scivolato), se sse casca un purittu adè ‘mbriacu. Quanno la femmina ména l’anga / se non è…zoccola, póco ce manga. San Benedetta ha la rondine sotto la tetta. Più danza meno panza (questo l’ho inventato io per me stesso) Chi ci-hà la moje vella sempre canta, chi cià póchi quatrì sembre li conta. Tre tróni (tuoni) porta l’acqua, tre scoregghie porta la cacca. Specialmente se sono “rvistite”, cioè “rivestite”, non di solo gas. Fiji picculi la casa trema, fiji granni la casa se lama (crolla). Come accadde a quel padre che entrò nella camera della figlia quindicenne e trovò una lettera sul letto. Presagendo il peggio apre la lettera e legge. “Caro papà, mi dispiace molto doverti dire che me no sono andata col mio nuovo ragazzo. Ho trovato il vero amore e lui, dovresti vederlo, è così carino con tutti i suoi tatuaggi, il piercing e i capelli arancione! Ma non è tutto, papà: finalmente sono incinta e Abdul (Lillo) dice che staremo benissimo nella sua vecchia roulotte in mezzo ai boschi. Lui vuole avere tanti altri bambini e questo è anche il mio sogno. Inoltre spero che la scienza trovi presto una cura per l’Aids, così Abdul (Lillo) potrà stare un po’ meglio! Papà, non preoccuparti, ho già 15 anni e so badare a me stessa. Inoltre Abdùl (Lillo), con i suoi 43 anni di età, mi sa dare degli ottimi consigli. Spero di venirti a trovare presto così potrai conoscere i tuoi nipotini. La tua adorata bambina. PS. Tutte balle papà! Sono dai vicini! Volevo solo dirti che nella vita ci sono cose peggiori della pagella che ti ho lasciato sul comodino”. Morale della favola: è’ andata male? Tranquillo, pensa che poteva andare mooolto peggio! Tutto è relativo nella vita, e non si può mai generalizzare, come dice la seguente poesia di Gigi Proietti. Tutto pò esse e tutto pò non esse. Mica tutti li vasci (baci) sò’ promesse mica tutti li sogni sò’ illusioni mica tutte le scerde (scelte) sò’ scommesse mica tutte le palle sò’ cojoni! Però tanti cojoni non so’ semplici palle ma so’ grossi palloni..gonfiati fallocefali orgoglioni. (Ennio Monax) (Gigi Proietti) Fallocefali, dal greco cefalos, testa, e dal latino fallus falli, da cui fallo laterale, grave malformazione genitale del maschio. Il fallocefalo è fallace e provoca fallimenti, specialmente se fa politica e racconta balle. E che differenza c’è tra le balle e i coglioni? Le balle si raccontano e i coglioni ci credono. E poi votano per i fallocefali. E qual’è la differenza tra una ragazza depressa e una ninfomane? La ragazza depressa ha voglia di morire, la ninfomane muore dalla voglia. Ma la morte non è poi così brutta come la si dipinge. Da morti si diventa migliori, anche fisicamente. Infatti che cosa si dice vedendo un morto? -Quant’è bello, pare che dorme! E vedendo uno che dorme? -Quant’è brutto, pare morto! Ai morti, infine, si perdona tutto. Sulla tomba di una moglie infedele: QUI GIACE MIA MOGLIE: MI TRADIVA. MA IO NON LE SERBO RANCORE: CI HO MESSO UNA PIETRA SOPRA. NITRIPPOTROMBIPPONITRILLO Chi-mera-vigliosa concepita da una cavalcata di trombe e una trombata di cavalli, durante un concerto di trombe, sui “monti azzurri”, tra verdi valli e stupendi equini-trippici cavalli, in cui ebbi l’ispirazione ip-po-etica dei seguenti versi. (Si veda a pag. 15). S’ode a destra un nitrito di cavallo a sinistra risponde un nitrato di cavillo squilla a monte di tromba un nitrillo poi risuona e trombisce uno squillo cala a valle il nitrippotrombillo trombillando pimpante ed arzillo. Chi non li ha mai visti si chiederà che cosa sono i nitrippotrombilli, o trombipponitrilli se visti da dietro. Una pura chimera, come il mirmicoleone, leone davanti e formica di dietro, di Flaubert, ed il vecchio sarchiapone (1), il porcigno e il rospinguino, il brucane e il cinghialepre. Il nitripppotrombillo viene concepito nelle trombe di Eustachio e fuoriesce dalle orecchie con un parto auricolare. Di solito viene all’aria come un’onda sonora. Poi tende a materializzarsi con repentina metamorfosi, diventando ippomorfo davanti, trombiforme di dietro. I nitrippotrombilli sono vispi, pimpanti e arzilli come mandrilli, anguilli e gorilli, allegri come trilli e vulcanici come lapilli. Giganteggiano quelli grandi, naneggiano quelli piccoli, “piccin cornuti e bruni” come grilli (1), tanto cocchi come drilli. Tutti arzilli e pimpantrombillanti, i nitrippotrombilli amano giocare col vento e con le trombe d’aria. A uno di essi una volta gli chiesi: -Ma tu non hai paura della tromba d’aria? E lui: -Ma quale paura! Io Daria sono anni che me la trombo! E mentre le trombe squillano le squillo trombano accompagnate da una coppia di musicisti, marito e moglie: lei suona il piano, e lui la tromba. I nitrippotrombilli sono molto slanciati, soprattutto verso il basso, e muniti di pelosi zampilli che gli arrivano fino a terra. E quando si rizzano sui loro zampilli, la loro lunghezza si trasforma in altezza e la loro cortezza in bassezza. All’esterno sono alti o bassi, all’interno superficiali o profondi. Visti di fronte hanno la forma di nitrippotrombilli; da dietro quella di trombipponitrilli, di profilo quella cangiante di nitrippo-trombippo-nitrilli. Da sotto sono quasi invisibili e da sopra imperscrutabili. Non si fanno certo sgamare tanto facilmente, ma con un po’ di fortuna ci si può riuscire, sbirciando furtivamente con la coda dell’occhio, e tenendola ben ferma, senza dimenarla, per non spaventarli. Infatti sono molto permalo-s-uscettibili: gli basta un nonnulla per scatenare un tottutto! (Ennio Monax) 1 -Animale immaginario-chimerico immortalato da Walter Chiari e Carlo Campanini in uno dei più esilaranti sketch comici di tutti i tempi. Anche Totò dedicò una poesia al cavallo Sarchiapone, che, ormai vecchio, viene cinicamente “rottamato”, e non regge allo straziante dolore: Gesù che delusione ch’aggio avuto! Sai che te dico? L’aggia fa’ fernuta. E camminanno a ttaglio ‘e ‘nu burrone nchiurette ll’uocchie e se menaie abbascio… e se ne jette a ‘o munno ‘a verità. E della serietà, come dice lo stesso Totò nell’ultimo verso de “ ’A livella”: Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simme serie, appartenimm’ a’ morte”. 2 -Vecchia e famosa filastrocca del grillo di Giovanni Prati. “Son piccin cornuto e bruno me ne sto tra l’erba e i fior sotto un giunco o sotto un pruno la mia casa è da signor. (Ecc...ecc…parte omessa) So che il cantico di un grillo è una gocciola nel mar ma son mèsto s’io non trillo deh, lasciatemi cantar”. (Giovanni Prati) LA MADRE Teneri e morbidi lattonzoletti, i gattini giocano con mille moine e piroette, s’acciuffano rotolandosi, e balzano e scattano, e springano in aria frementi di vita. Riempiono la casa dei loro giochi. S’intrufolano ovunque, curïosi di tutto, e sbucano titubanti, cauti e guardinghi, coi teneri musetti. E poi si rovesciano al sole voluttuosi, col morbido pancino all’aria. Infine si accoccolano, stretti alla madre, al dolce calduccio del morbido pelo. Ora che ha i suoi gattini, la madre vive tutta per loro, gelosa del suo tesoro. Poi giunge il triste momento del distacco. Una sera in casa ci sono estranei che la preoccupano. Poi se ne vanno, e la gatta sente che un figlioletto manca al suo affetto. Lo cerca ovunque, la notte invano gira annusando, inquieta e insònne, non si dà pace, coi suoi lamenti chiama il figliòlo, quello perduto, pensa a lui solo. Poi si rassegna, ma quel dolore le si rinnòva: ad uno ad uno i figlioletti più non ritrova. Non più il calore dei corpicini addosso a lei, non più i richiami, le tenerezze, i giochi ingenui, il grande moto…. Triste rimane la madre sola solo un gran vuoto. (Ennio Monax) -Chiccolino dove stai? -Sotto terra non lo sai? -E se tanto dormirai, chiccolino che farai? -E là sotto non fai nulla? -Una spiga metterò, tanti chicchi ti darò. -Dormo dentro la mia culla. FREGA TOUR Ahi natura natura!! Diceva Giacomino, perché m’hai passato ‘sta gran fregatura? (1) Perché a tanti concedi amore e tenerezza ed a tanti altri invece nemmeno una carezza, ma solo delusioni, li colmi d’amarezza li beffi e li abbandoni? E i tuoi figliastri allora diventano pagliacci e i loro sogni vani rabberciano di stracci: vanno randagi e soli sul bar’atro (2) che nero (3) sprofonda nel mistero. (Enniacomo Leoparchesi) 1 -Dal francese Frega-tour, famosa agenzia di viaggi. 2 -Bar-atro = bar-nero, dal latino. Il bar-lume, invece, è molto + chiaro. 3 -E’ l’ ”abisso orrido immenso” del “Canto notturno di un pastore errante nell’Asia” di Leopardi, “ov’ei precipitando il tutto oblìa”. E di-menti-ca, dalla mente. E s-cor-da, dal cuore. TANTALO RASSEGNATO Cara, bella, dolce Paola che nelle notti in sogno mi appari vestita di grazia e come un’aurora serena il tuo soave sguardo colma d’incanto l’anima, lascia che almeno di tanto in tanto io possa starti vicino e gioire soltanto al sentir la tua voce ed il mondo obliare quando ti penso o guardo. Gioia è la mia del fiore che al sole sboccia di un giorno invernale che della notte al gelo morirà ne’ effonder mai potrà la dolcezza ed i canti della più bella età. Perché novello Tàntalo son forse condannato a intraveder soltanto i fiori del giardino da un povero selciato: pur contento se almeno da quel giardino un fiore mi regali un suo sguardo. (1) (Ennio Monax) 1 - Dal “Tàntalo rassegnato”, vecchio poèma pueril vittimistico, non privo peraltro di un certo charme naive) NOTTE BOTTE INCANTO (Coda di poesia senza capo) (1) (Coda di poesia senza capo) ( 1) E mi ritrovo solo in fondo alla notte nera (2) per le fredde strade, e piove lentamente, e sale dal profondo un silenzïoso pianto. Forse quel Tempio è una vana visione che si dischiude all’immaginazione, ma non mi danno tregua un momento le sue ammalïanti suggestioni. Ora m’inebriano di dolcezza sull’onda tenera della speranza, ora mi straziano d’amarezza, solo e negletto nella mia stanza. Ardente speme e vago rimpianto (Enniacomo Leoparchesi) quando intravedo del Tempio l’incanto, ma tra le dita come acqua svanisce (Ennio + Giacomo e Leopardi + Mona- e poi in un sogno ritorna e fiorisce. chesi, nati entrambi il 29 giugno, nel poetico segno del cancro. Anche Cesare vi nacque. E nocque.) (Enniacomo Leoparchesi) 1 -Poesia senza capo, ma con la coda, allusiva e molto suggestiva. 2 -Ardita metafora che esprime mirabilmente l’immen-so-vrumano dolore cosmi-co-mi-co del poeta, e che fa letteralmente accapponare la pelle ed appellare il cappone, a cui si è ispirato P. Lagerkvist per i versi seguenti: “Perché giace una creatura nel fondo delle tenebre / ed invoca qualcosa che non esiste? / Perché così avviene? / Non c’è nessuno che ode la voce invocante nelle tenebre. / Ma perché la voce esiste?” (Si veda a pag. 260) Non sfugga la sottile allusione paronomasica notte-botte, per cui il poeta si sente come in fondo a un’immensa e cosmica botte nera, come uno degli ultimi terroni dell’universo. (Si veda a pag. 148) Egli, infatti, da piccolo, quando era ancora un ignaro vis-p-argoletto, “garzoncello scherzoso”, campagnolo ruspante, amava rintanarsi nelle bOtti vuote, “im-bOtte-ndole” di se stesso, nel buio caaaa-vernOOsO))) di quegli Uteri enOrmi, come quello della cavalla di Troia. (Si veda a pag. 185) “Quale allor gli apparìa / la vita umana e il fato!” (G. Leopardi) SOGNI IN BICICLETTA Ed i sogni ormai lontani ed il vuoto tra le mani ed i giorni tutti uguali ed i sogni senza l’ali si trascinano malconci sopra un paio di pedali. TRAVERSANDO LA MAREMMA TOSCANA (parte omessa) Ben riconosco in te le usate forme con gli occhi incerti tra il sorriso e il pianto e in quelle seguo de’ miei sogni l’orme erranti dietro il giovenile incanto. Ecc… (Enniacomo Leoparchesi) ASCOLTANDO “SONATA AL CHIARO DI LUNA” di Beethoven Il chiarore lunare colma la notte e tutto rapisce in un vasto incanto nel silenzio attònito delle ombre. La vita è sospesa in una assòrta immobilità. E qualche fremito lieve attraversa la quiete lunare: un alito d’aria furtivo che sfiora le fronde e appena le fa tremare. (Ennio Monax) (Giosuè Carducci) MIRIADE Come manciata di diamanti sul velluto della notte così le stelle gridano nel silenzio la bellezza del mondo. (A. Barbèra: Sconsolata) MONTI Nel cielo s’innalzan le vette mentre dal cuore dei monti sgorgano fresche sorgenti e scroscianti cascate e limpidi torrenti nelle gole profonde e nelle amène valli silenti. (Ennio Monax) SPIRAGLI L’umorismo rivela “il lato sciocco delle cose serie e il lato serio delle cose sciocche”, come dice Cantoni, nel gran casino, caos e ca-sin-a-os di questo mondo, dove “le mosche non riposano mai perché la merda è davvero tanta” come dice Alda Merini; dove“le vie del Signore sono infinite, ma la segnaletica lascia a desiderare” in questa vita piena di travagli, nel “seguitare” sempre “una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia” come dice Montale. Ma non c’è forse anche qualche spiraglio? STUP-O-RRO-RE Prodigi e meraviglie! Ma anche abominevoli e orribili mostruosità, spaventose tragedie, e squallide miserie, dilemmi e paradossi assurdi! Immenso stup-o-rro-re tra l’assurdo e il Mistero, sui cui vertiginosi e sconcertanti abissi, di tanto in tanto, forse si aprono squarci o spiragli. (Ennio Monax) MIRACOLI Prodi-gio-io-si spiragli nella vecchia muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. ? CASO O DESTINO ? Che sia caso o sia destino a me sembra un gran casino HOMO ENIGMATICUS DUBIDUBIDU’ Chi siete, chi siamo, chi sono? Ineffabile enigma negli ovvi schemi e nel banale tran tran del paradigma. Caricature esistenziali. Ci si nasce, e si fa ciò che si è: “to be is to do” (Socrate-Kant), ciò che fai dipende da ciò che sei; o ci si diventa, e quel che si fa si è: “to do is to be” (Sartre-Nietzsche), ciò che sei dipende da ciò che fai? Sia l’una che l’altra sia l’altra che l’una ed entrambe in ciascuna: fai ciò che sei ciò che fai ciò che sei ciò che fai ciò che sei ciò che fai... senza finire mai: “do be do be do.” (Sinatra) (Ennio Monax) HANNO DETTO MISTERO L’uomo per il quale non è più fami- Immenso buco nero liare il senso del mistero, che ha perso la che fagocita il pensiero. facoltà di meravigliarsi e umiliarsi di E c’è allor chi spara a zero fronte alla Creazione, è un uomo morto. contro il buco del mistero. (Albert Einstein) Ma Pascal ha detto bene la Ragione ne conviene; Il passo supremo della ragione è ricocome già diceva Dante noscere che c’è un’ infinità di cose che al matto grullo farneticante; la sorpassano. e concorda lo scienziato (B. Pascal, grande fisico, matematico sul mistero del Creato. e filosofo: pensiero 267) (Ennio Monachesi) Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer l’infinita via che tiene una sustanza in 3 persone. (…) i destinati eventi mòve arcano consiglio. Arcano è tutto…. (G. Leopardi: Ultimo canto di Saffo) (Dante, Purgatorio, III, 34-36) N O S Fatale vecchiaia che tutti c’inguaia. Col passare degli anni aumentano i malanni, e crescono gli acciacchi, si diventa mosci e fiacchi. – T R A – G Col tempo che passa il corpo si scassa, collassa e prolassa, e spesso pur s’ingrassa o resta pelle e ossa. Tristemente sfiorisce, si rìmpellàncichìsce deperisce e perisce. E D I A Ed arriva la morte la nos-tra-gica sorte: sarà il nulla eterno o paradiso e inferno? (Ennio Monax) Ma la morte non è poi così brutta come la si dipinge. Da morti si diventa migliori, anche fisicamente. Infatti che cosa si dice vedendo un morto? -Quant’è bello, pare che dorme! E vedendo uno che dorme? -Quant’è brutto, pare morto! Ai morti, infine, si perdona tutto. Sulla tomba di una moglie infedele: “Qui giace mia moglie, mi tradiva. Ma io non le serbo rancore: ci ho messo una pietra sopra.” LA FIONDA E L’UCCELLO Oggigiorno il ragazzo ci-ha la moto, la bionda… d’ogni ben lo si circonda; ai miei tempi l’andazzo era quello di avere la fionda. E noi tiravamo agli uccelli mentre a noi ci tirava l’uccello. Cento paia di buoi tiran meno di un sol celeberrimo pelo. Tiriam tutti a campare più o meno, tiriam l’acqua al nostro mulino, finché tutti un bel giorno ‘òrco boia tireremo per sempre le cuoia! BRINDISI In questo giorno d’allegria viva gli sposi (o Ugo, o altri) con tutta la compagnia. Un sacco di auguri per i giorni futuri, e i più fervidi auspìci di giorni felici. Questo è un giorno proprio bello come un fiore all’occhiello che ci invita a sognare ed i guai ci fa scordare: ci facciamo una bevuta alla faccia della sfiga cornuta. (Ennio Monax) EVVIVA LA VITE MUSICA E RISATE Molto bello è fare festa con un po’ di capa fresca, con la musica ed i suoni con i balli e le canzoni. Ma la festa è divertente se fa ridere la gente tutti insieme in allegria, e ridendo in compagnia. (E. Monax) Evviva la vite che allieta la vita! L’ubriacone ottimista diceva: -Finché c’è vite c’è speranza! Il robot invece era proprio disperato: voleva togliersi la vite. Senza la vite, che barba che noia la vita! Come quella delle sogliole. Una sogliola diceva a un’altra sogliola: -Che vita piatta la nostra! Io invece mi sono fatto largo nella vita, ho anch’io la mia vita, ma è vita questa? (Toccandomi la vita panciuta) E perciò mi sono fatto una bella (mostrare la scritta ASSICURAZIONE su una larga striscia di cartoncino sulla vita) assicurazione….sulla vita. Urge un drastico giro di vite contro il maxi girovita! (E. Monax) H-A-H-I-ME’ Io non ho che te, tu non hai che me: Hai me. Ahimé! Non abbiamo granché. (E. Montesano-E. Monax) Quando l’ahimé diventa hai mé (A. Bergonzoni, “Gli amici di Luca”, per la giornata naz.le dei risvegli, 2012) LE RAGIONI DEL CUORE I cuori sono tanti, milioni di milioni con mille e più ragioni. Cuori d’oro, guori, teneri e dolci, e ragioni benigne, cuori di pietra, kuori duri come muri e ragioni maligne e talvolta anche carogne, causa spesso di tante rogne. (1) (Ennio Monax) 1-Le “ragioni del cuore” di Pascal non sono sempre nobili e ragionevoli, come si tende a credere, pensando di fare sempre bene se “vai dove ti porta il cuore”. Invece no, può portarti anche alla rovina. E poi, “al cuore non si comanda” ? Un alibi perfetto per “i duri di cuore”. (Si veda a pag. 259) DARWIN L’uomo discende dalla scimmia, la scimmia discende dall’albero, l’albero discende dal seme, il seme discende dal frutto, il frutto discende dal fiore, il fiore discende dalla terra, la terra discende dal sole, il sole è un astro, questa teoria è un-a stro-nzata. (F. Salvatore) SCI-MUNITI Federico e Salvatore sono un povero e un signore Federico è salottiero, Salvatore se fa ‘o mazz’, l’uno dice sempre: -E’ vero! L’altro invece dice: -Azz! Federico è un’ala destra, Salvatore è un’ala-trina. Federico è munito di scii, Salvatore è sci-munito. (Federico Salvatore) Ma gli sciatori, in sci-volar sì arditi, come han da dirsi, con-sci o sci-muniti? (A. Bendazzi) SINERGIA Siamo vincoli o sparpagliati? L’unione fa la forza (1) : tutti per uno, uno per tutti. E chi si estranea dalla lotta…. è ‘n gran..filius matris ignotae!(2) INCANTESIMO Un tuo sguardo, un tuo sorriso e intravedo il paradiso. 6 così bella che quando ti guardo io m’incanto, m’incanto, m’incanto, m’incanto, m’incanto…… (Ennio Monax) (Ennio Monax) ROSARIA 1 -Come nel tiro alla fune, meglio se rialzato con il vuoto davanti e tant’ acqua sotto per precipitarvi i perdenti. Bella come una rosa fresca come l’aria incantevole Ros-a-ria! (E. Monax) DUREZZA 2 -Come venivano chiamati i trovatelli nel medioevo. E come diceva Alberto Sordi: -Chi si estranea dalla lotta è ‘n gran ”fiju de ‘na m- (adre) -ignot-t-a. Io ce l’ho duro ma è molto dura quando non dura. (E. Monax) AMAREZZA ALLA MAESTRA D’ASILO (In occasione del Natale) A lei signora che con fede amica per la gioia dei bimbi si affatica noi rivolgiamo l’augurio sincero: della sua vita sia lieto il sentiero! Le conceda il Bambino tanto bène; per lei sorga il nuov’anno senza pene. (E. Pusineri, cit. da Dossena) Mia cara devo dirti le parole più amare: non ti potrò più amare. Ma ti auguro ogni bene e una vita senza pene! (E. Monax) L’ARRAMPICATORE SOCIALE Saliva, saliva, saliva saliva, saliva, saliva… E restò a bocca asciutta. (E. Montesano) AGLI STUDENTI (Dopo le vacanze di Natale) Anno nuovo vita nuova: chi non cerca nulla trova, chi non studia nulla impara la sapienza costa cara. Molto saggio si rivèla chi prevede e si cautèla. Studiare poco vale quando cantan le cicale; studiare bisognava quando il gelo ti pelava! (Ennio Monax) AMICI TESORI Trova un amico e troverai un tesoro, dice la Bibbia e son parole d’oro. Per altro credo meglio se tu dici: trova un tesoro e troverai gli amici. (Citato da A. Frescaroli) NON COSA MA COME Si dice che i rimorsi sono meglio dei rimpianti: ma meglio un rimpiantino che un grosso rimorsone. Così come due teste completamente calve: qual è la più calva? La capoccia più grossa! (Ennio Monax) OSA E DOSA Come dice un proverbio: “Mejo la faccia roscia che la trippa moscia” “La fortuna aiuta gli audaci” che si buttano e si battono con grande ardire che nasce dall’ardore e vince anche il pudore, e senza paura di far brutta figura. Chi non osa non usa, ma però òsa e dòsa. (Ennio Monax) LA TERZA C Posso dir senza fallacia che mi batto con audacia con sagacia e perspicacia, con indomita tenacia, ma che perdon d’efficacia se Fortuna non mi bacia. E si sa che nella vita la vittoria è garantita dalla terza c sfacciata, forse più che l’accoppiata di c-ervello e c-onoscenza: ma del c-ul chi può far senza ? (Ennio Monax) Come dice un proverbio napoletano infatti: “Chi nasce poveriello e sfortunato ci piovono cazzi in culo anche se sta assettato.” Giacomo Leopardi non solo vagheggiava poeticamente Silvia, ma la desïava anche libidinos-erotic-amente, da giovinetto, nel suo “primo giovanil tumulto di contenti, d’angosce e di desïo”, quando “al rapito mortal primieramente sorridon le donzelle”, come scrive nella poesia “Le ricordanze”. In una poesia inedita scoperta di recente egli scrive: Silvia rimembri ancora quella vaga chimera di chi ti pensa e ripensa e ardentemente spera, di chi non vede l’ora, e il sogno mai s’avvera? Ahi delusione amara! Sfiga cornuta e fiera! Ahi natura natura, perché m’hai passato ‘sta gran fregatura? Ed appioppato una sorte sì dura? Che me, solo e negletto, ogni donzella ignora, sì che il mio còr nel petto triste languisce ognora ed ognor più dispera. Ci avete quasi creduto eh? Invece l’ho scritta io! Ma pare scritta da lui! Perché anch’io sono un grande poeta come lui, mi manca solo la gobba. Che poi non era mica una gobba la sua. Sapete che cos’era? Era l’astuccio delle sue ali, come pare che abbia detto lui stesso a una donna che lo sfotteva. Infatti sono nato anch’io il 29 giugno, come lui, nel poetico segno del cancro. E il suo pessimismo cosmico io lo trasformo in pessimismo cosmicomico! VANITA’ E BONOMIA Tre sarti in una via, ciascun s’ingegna d’attirarsi i clienti con l’insegna. Scrive il primo con molta vanità: qui sta il sarto miglior della città. Per tutti superar scrive il secondo: qui abita il miglior sarto del mondo. Il terzo scrive allor con bonomìa: qui sta il sarto migliore della via. (Don Anacleto Bendazzi) (Dal libro “SULLE RIME DEL DON ) (Si veda a pag. 335 e cap. 5 a pag. 117) VALE Infine quattro cose unendo un po’ curiose: centro di gravità principio d’ Archimede, primo quarto di luna, più la fine del mese, con sintesi geniale del tutto personale, lettor, ti dico: VALE. (mi sembra mica male) (A. Bendazzi) MAMMA LOLA Fortuna mamma Lola (1) che sempre in alto vola! Donna è lei tutta d’un pezzo che si è sempre fatta in quattro per i figli, i nipoti ed il gatto, superando tanti scogli con i figli, il marito e le mogli con gli amici ed i parenti affrontando tanti stenti, con molteplici acci-denti, ma stringendo sempre i denti mor-denti e cre-denti, ri-denti e pru-denti, ma oramai tutti ca-denti, dispiaciuti, sorry….denti, ed usando i suoi talenti con l’aiuto anche del Cielo e Madonna del Carmelo. (Ennio Monax) 1- Per fortuna che c’è stata e c’è ancora mamma Lola ecc…. FALLOCEFALI PAVONI (Dal greco cefalos, testa, e dal latino fallus, da cui “fallo laterale”, grave malformazione genitale dell’ uomo) Tutti cerchiamo di vantarci e pavoneggiarci di qualcosa Tutto pò esse e tutto pò non esse. Mica tutti li vasci sò’ promesse mica tutti li sogni sò’ illusioni mica tutte le scerde sò’ scommesse mica tutte le palle sò’ cojoni! (Gigi Proietti) Però tanti cojoni non sò’ semplici palle, ma sò’ grossi palloni…gonfiati fallocefali orgoglioni. Siamo tutti un po’ pavoni con diverse ostentazioni. C’è chi ostenta la chioma e chi la coda chi l’anticonformismo e chi la moda; c’è chi ostenta la testa e il cervello e chi invece grossi muscoli e uccello; oppure altri fiori all’occhiello; una ostenta un bel davanzale e un deretano senza rivali, una ostenta la coscia lunga e snella ed un’altra la sua anima bella; la donna tappa ostenta la sua tana ed il nano la sua lunga banana. (Ennio Monax) (Ennio Monax) E’ STATA DURA Terminati i tumulti, il direttore, noto stitico molto ac-cul-turato, disse: -E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta! I cessi erano disordinati ma i disordini erano cessati. (R. Cassini) I cani latravano negli abbaini e abbaiavano nelle latrine. (A. Bergonzoni) A questo punto io vorrei avanzare una proposta, a meno che qualcuno voglia invece proporre un’avanzata: e cioè di troncare qui il discorso o discutere qui il tronco, senza frapporre ulteriori indugi né’ indugiare su ulteriori frappè: mi sembra un discorso che fila, ma soprattutto un filo che discorre. Volevo anche dirvi che è sempre molto bello recitare davanti a un pubblico di un certo livello, simpatico e intelligente. E spero che prima o poi mi capiti anche a me. (P. Cananzi) E voglio dirvi ancora una cosa: voi non mi conoscete bene, a vedermi così non si direbbe, ma io sono un tipo strano, bizzarro e stravagante. Io, per esempio, sto a casa e ho sonno? Dormo! Io la mattina mi sveglio e mi voglio alzare? Mi alzo! Io per la strada incontro una curva? La prendo! E non come quello finito in un fosso che diceva: -Ero lì che prendevo la curva, sciorbole, ma la curva non c’era! Lo spettacolo è finito, me ne voglio andare? Me ne vado! (Francesco Paolantoni.) Abbiamo riso abbastanza, adesso pasta, con una pernice fresca, da usare solo quando la pasta è asciutta. (A. Bergonzoni) Ed inoltre vi dico a tutti: -Se mi fischiate è scoraggiante; se m’applaudite esco raggiante! (A. Bendazzi) Ed infine vorrei concludere con questa frase:…questa. (M. Bagnato) Se ci-ho ancora un secondo vorrei dire altre 2 parole: -Ho finito. VANITA’ E BONOMIA Tre sarti in una via, ciascun s’ingegna d’attirarsi i clienti con l’insegna. Scrive il primo con molta vanità: qui sta il sarto miglior della città. Per tutti superar scrive il secondo: qui abita il miglior sarto del mondo. Il terzo scrive allor con bonomìa: qui sta il sarto migliore della via. (Anacleto Bendazzi) Dal libro “SULLE RIME DEL DON: la vita e i giochi di parole di don Anacleto Bendazzi”, a cura di F. Gabici, ed. Essegi, Ravenna ’96. (Si veda cap. 5) VALE Infine quattro cose unendo un po’ curiose: centro di gravità principio d’ Archimede, primo quarto di luna, più la fine del mese, con sintesi geniale del tutto personale, lettor, ti dico: VALE. (mi sembra mica male) (A. Bendazzi) AVE Mitto tibi NAVEM, prora puppique carentem (Cicerone) = = mando a te una N-AVE-M di poppa (M) e di prora (N) mancante. (Così Cicerone concludeva una lettera, per dire AVE) Epé ipìnfipìnepe upùn gropòssopo GRApàZIEpe apà tupùttipi! Grapàziepe sopóprapàttupùttopo apà copólopóropo chepé ipìopo nopòn copólopóropo pepérchepé sopònopo giàpà vapàriopópipìntipi. (vedi a pag. 180) (Apàlepéssapàndropo Bepérgopónzopónipi) COMMIATO Lettera di commiato inviata dallo scrivente a tutti i dirigenti scolastici e insegnanti delle Marche in occasione del suo pensionamento. Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Ufficio Scolastico Regionale per le Marche Ai Sigg. Dirigenti, Docenti e Personale amm.vo Gentili colleghi, docenti e non docenti, è giunto anche per me il momento di uscire, “con gli occhi incerti tra il sorriso e il pianto”, (G. Carducci: Traversando la maremma toscana), dalla grande Istituzione scolastica, in cui mossi i primi passi in anni remoti come “Maestro di campagna.” Ho avuto l’opportunità, in tutti questi anni, di poter compiere, insieme con molti di voi, tante esperienze ed attività interessanti, talvolta anche dure ed impegnative, ma proficue e feconde per me di idee e sollecitazioni, esempi ed insegnamenti, da cui ho imparato molto, sia sul piano umano che su quello professionale, ed in cui, nel mio piccolo, ho cercato di fare anch’io del mio meglio, con gli inevitabili limiti, mancanze e difetti, di cui chiedo umilmente venia. Colgo l’occasione per un breve spuntino di riflessione, condito con un po’ di umorismo, che “rivela il lato sciocco delle cose serie e il lato serio delle cose sciocche”, come dice Cantoni, giovando anche alla salute, come dice la Bibbia: “Un cuore giocoso fa bene come un farmaco”, e come testimonia Patch Adams, anche per educare con + gioia e – noia. (Nel sito www.felicieinsegnanti.it) Luciano Corradini, nel suo articolo “Educarsi con i giovani”, (su www.edscuola.it), ha coniato il calembour “io speriamo che ce la caviamo insieme”, che fa pendant per la forma, in quanto calembour, e per il contenuto, quanto all’importanza, con l’altro molto bello, “di che sogno sei?”, coniato per l’orientamento nelle “Marche regione laboratorio”, onde evitare il disorientamento e disoccidentamento dei ragazzi, sia nordici che sudici: anche perché è pur vero che le vie del Signore sono infinite, “ma la segnaletica lascia a desiderare”, come dice Sonaglia. E qui potremmo chiederci, (ma anche non chiederci): cosa fanno 2 sogni? Fanno 1 bis…sogno. E 3 latini? Un triangolino. Ma se 3 fanno una trinità, perché 9 non fanno una novità? E qual è il numero di telefono del Padreterno, uno trino e quattrino? E’ facile: 6 3 6 1. Il calembour di Corradini è un invito a collaborare per cavarcela, specialmente in tempi “sgarrupati”, come ammonisce anche la Bibbia: “Vae soli!” (guai a chi è solo!) e come recita la seguente poesia. SINERGIA Siamo vincoli o sparpagliati? L’unione fa la forza: tutti per uno uno per tutti. E chi si estranea dalla lotta è ‘n gran…..filius matris ignotae. Filius matris ignotae (= fiju de ‘na m- (adre) - ignot-t-a), come venivano chiamati i trovatelli nel medioevo, da cui il termine volgare qui abilmente criptato, nel famoso incitamento di A. Sordi ai giocatori della squadra del “Borgorosso”. Ma ciancio alle bande… , scusate l’emozione: bando alle ciancie! L’importante è continuare, senza estraniarsi dalla lotta, cercando di far sbocciare e slatentizzare i talenti latenti, come dice Eugenio Scardaccione, nel suo libro “Tu bocci, io sboccio”, ed operando e cooperando con audacia, tenacia, sagacia e perspicacia, fonti certe di efficacia. Ciò detto, vi saluto cordialmente, esprimendo un vivo e sincero apprezzamento per la preziosa ed impegnativa opera da voi svolta, ringraziandovi per la collaborazione, ed augurandovi di cuore Pace e Bene a tutti. Settembre 2010 Ennio Monachesi L’A-PE…NSIONATA (Zap) (Lascia un po’ di miele nel favito www.monachesi.it ) BIBLIOGRAFIA Libri di comici e umoristi A. Bergonzoni, “Le balene restino sedute”, Mondadori. A. Bergonzoni, “Non ardo dal desiderio ecc…”, Bompiani ’05. Riccardo Cassini, “Nutella nutellae”, Comix. Riccardo Cassini, “Era buio pesto alla genovese”, Comix-Spearling. Gino & Michele, ”Anche le formiche, nel loro piccolo, si incazzano”, Vari. Gino & Michele, “Le formiche e le cicale”, e “Cicale 2006”, Kowalski. Enzo Jacchetti, “Il pensiero Bonsai”, Mondadori. Flavio Oreglio, “Il momento è catartico” ; “BIS”, Mondadori. Giobbe Covatta, “Parola di Giobbe”, Salani Claudio Batta (Capocenere), “La nimmistica”, Kowalski. Corrado Guzzanti, “Corrado Guzzanti”, Baldini e Castoldi. Boris Makaresko, “Anche i tonni cantano intonnati”, Edizioni d’A, ‘95 P.Campagna-Uzzi-Conte, ”Papy, ci 6? Ce la fai? 6 connesso?”, Kowalski. M. Burgada -M.Miscia, “Gente di …BURGADA”, Delta 3, ‘07 Brio Blu Rocchetta, “SMS: Sempre Meglio Sorridere”, Newton & Compton Anonimo Toscano: “La passera è sempre la passera”, Mondadori. Maurizio Garuti, “Parole come virus”, Comix/Sperling ‘94 Giorgio Forattini, “Berluscopone” e “Il forattone”, Mondadori. Salvatore De Matteis, “In piena facoltà”, Mondadori ’06. David Anzalone, “Handicap e carogna”, Mondadori ‘08 Zap e Ida, “Il nuovissimo Zapparelli”: vaccabolario illustrato”, Sonzogno. 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Bartezzaghi (a cura di), “Bazzecole andanti” , Garzanti, (tascabile) S. Bartezzaghi, “Non ne ho la più squallida idea”, Mondadori ’06. Michele Francipane, ”LUDOGRAMMI”, Mursia. Ennio Peres, ”Giochi di parole e con le parole”, Elle Di Ci. Giampaolo Dossena, “Dizionario dei giochi con le parole”, Garzanti. Stupid-orridi-ari strafalciopolitani Anonimo Berico, “Il dono dell’obliquità” (stupidario politico), Galla. G. Quaranta, “Scusatemi ho il patè d’animo” (stupidario politico), Rizzoli. Massimo Della Pena , “Stupidario giuridico”, Mondadori. Enza Consul, “La mia azienda sta stirando le cuoia”, Sperling Antonio Di Stefano, “Alle sogliole del 2000 ”, Mondadori ’98. P. F. - A. Di Stefano, “Non prenda niente 3 volte al giorno”, Mondadori ’02. Pippo Franco - A. Di Stefano, “Qui chiavi subito”, Mondadori ’06. Salvatore De Matteis, “In piena facoltà”, Mondadori ’06. Paolo Zelati: Incredibile ma vero! Notizie pazze... , (Liberamente, 2010) Gianluigi Gasparri, “Strafalciopoli”, La lepre 2012 SITIGRAFIA SITO www.ennioediego.it, MUSICA e RISATE. Per feste e spettacoli, con Diego Guardati, musicista-cantante, e Ennio Monachesi. Contiene foto, video, battute e testi umoristici da ascoltare. SITO www.monachesi.it: con sussidi per capire facilmente la matematica. Contiene il libro “DIDATTICA e UMORISMO”, e molte battute, figure e testi umoristici. I contenuti si possono scaricare gratis. www.youtube.com , video molto divertenti : -Carmine Fasano imita campane e fuochi d’artificio alla Corrida. -Sindaco di Palomonte, discorso: ” …un localo, più ampio respiro …” www.riderepervivere.it : di Sonia Fioravanti e Leonardo Spina. AL TROVE Finalmente siamo giunti al Trove, che si trova precisamente qui, dove si trova anche la risposta alla domanda di pag. 6 e cioè: LA DIVINA RISATA completa un trinomio divino, dopo la DIVINA COMMEDIA di Dante e LA DIVINA TR…M.…TA del conte Uguccione (Bebo Storti) nel senso più grandio-so-lèn-n-òbil-e-ufòr-eròti-co-pulan-tè-ne-ro-mantico della cruda parola, cuocendola ed intenerendola sulle braci e còi baci di un ardente amore fino all’eden sublime dell’eros senza erosione (Berretta-Broli) L’A-VENA UMORISTICA ALLE SOGLIOLE DEL TERZO MILL’ ENNIO di Ennio Monachesi LA DIVINA SCRITTURA RISATA RI-CREATIVA E TETRA-PILO-CTOMIA DELLA BATTUTA Stampato in Italia - Printed in Italy nel mese di Ottobre 2014