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Hockey «Indosso il casco e vado in guerra»
Sport Corriere del ticino Mercoledì 27 gennaio 2016 21 Hockey «Indosso il casco e vado in guerra» Maxim Lapierre ha iniziato la sua avventura luganese: «Ho lasciato il Nordamerica per veder crescere i miei figli» Il canadese ha la fama di provocatore: «In pista mi trasformo, è così che mi sono costruito una carriera in NHL» Il d.S. e Il CoaCh fernando lavezzo Si ferma chiesa «Ma non ci serve un difensore» zxy Ha la fama di agitatore. Su Youtube vanno forte i video in cui stuzzica gli avversari con facce buffe e gesti provocatori. Dopo l’addio al MoDo, il suo ex capitano Byron Ritchie lo ha accusato di scarso rispetto. Eppure, davanti ai microfoni, Maxim Lapierre appare gentile, affabile, spiritoso. «Sono un bravo ragazzo, un padre affettuoso, una persona di compagnia che ama le cose belle della vita. Mi piace strappare una risata a chi mi sta intorno. È sempre affascinante osservare il disorientamento delle persone quando realizzano di avere a che fare con due Maxim diversi: quello di tutti i giorni e quello che indossa l’equipaggiamento da hockey. Io in pista mi trasformo. Mi allaccio il casco, infilo i guantoni e vado in guerra. Mi riconosco perfettamente nella definizione di provocatore. È così che mi sono costruito una lunga carriera in NHL. Vivo di emozioni. In pista, durante una partita, lascio tutto me stesso». Una settimana pazzesca Ieri mattina, al termine del primo allenamento con i nuovi compagni, Maxim Lapierre è stato circondato da numerosi giornalisti per la prima intervista in bianconero: «Dopo tutto questo, la siesta pomeridiana sarà particolarmente gradita», dice ridendo il trentenne canadese. «Sono reduce da una settimana folle. Due giorni fa, in Svezia, mia moglie ha dato alla luce il nostro secondo figlio. Prima di volare qui, tra una visita in ospedale e l’altra, ho anche dovuto svuotare il nostro vecchio appartamento e portare avanti la trattativa con il Lugano. Non vedo l’ora di rendermi utile per questa grande squadra. Ormai bazzico nell’ambiente dell’hockey da tanto tempo e so come ci si comporta quando si entra in un nuovo spogliatoio. Devo seguire gli altri, mettendo il cuore in tutto quello che faccio». tutto per la famiglia Ma cosa è successo, in Svezia, con Byron Ritchie? Questa è la versione di Maxim: «Quando si lascia un club, non tutti la prendono bene. Sono cose che capitano, ma non devono per forza finire in pasto ai media. Rispetto la reazione di Ritchie, ha difeso il coach Andreas Johansson, che è il fratello di sua moglie. Ho la coscienza pulita, nella mia carriera mi sono sempre comportato correttamente, mettendo la famiglia al primo posto. Da luglio, ogni mia decisione è stata presa per offrire il meglio ai miei affetti. Per loro ho lasciato il Nordamerica, accettando la proposta del MoDo. Oltreoceano, quando passi i 30 anni e non hai un posto fisso in NHL, la vita è complicata. È un viavai, rischi di essere ceduto da un giorno all’altro, fai continuamente la spola con l’AHL, viaggi per settimane. Ho una figlia di due anni e un bebé di due giorni: voglio vederli crescere giorno per giorno, tornare a casa mia ogni sera e stare in loro compagnia. la scheda SCelto da montréal Maxim lapierre (188 cm x 100 kg) è nato il 29 marzo 1985 a St-léonard, in Quebec. draftato nel 2003 al secondo turno da Montréal (61. scelta assoluta), ha debuttato in nHl nel 2005-06 con gli stessi canadiens. nel corso della stagione 2010-11 è passato ai Vancouver canucks, con i quali ha raggiunto subito la finale di Stanley cup, persa contro Boston a gara-7. in nHl ha giocato anche con anheim, St. louis e Pittsburgh, per un totale di 694 partite, 72 gol e 82 assist. in aHl ha vinto il titolo 2007 con Hamilton. paSSaggIo In eUropa nell’attuale stagione ha debuttato in europa col Modo. in Svezia ha totalizzato 8 gol e 11 assist in 34 partite, con un bilancio personale di -17. Ha chiesto il trasferimento il 20 gennaio: voluto da larry Huras, non ha infatti trovato il feeling con il nuovo tecnico andreas Johansson. il primo giorno Maxim lapierre ha debuttato ieri alla resega. In Nordamerica non era possibile, in Europa sì. Ho apprezzato i quattro mesi trascorsi in Svezia: ho conosciuto un hockey diverso, ho imparato a giocare sulle piste più grandi, ho visitato delle città splendide. Non so molto del campionato svizzero, ho sempre seguito soltanto la Coppa Spengler, ma la mia idea è di restare qui anche in futuro». I consigli di larry Prima di accordarsi con il Lugano, Lapierre ha parlato con Larry Huras, allenatore del MoDo fino ad inizio novembre: «È stato lui a portarmi in Europa. So che ha avuto molto successo in Svizzera e mi ha dato qualche dritta. Avevo un bellissimo rapporto con lui, ho subito apprezzato la sua energia, la sua positività. Anche i consigli di Bill Thomas, mio compagno in Svezia, sono stati utili. Lui, alla Resega, ha trascorso solo un breve periodo, ma si è trovato bene. So di essere approdato in un’ottima squadra. I primi mesi per il Lugano sono stati complicati, ma ora le cose vanno decisamente meglio. Voglio fare la mia parte. Ci si aspetta molto da uno stra- (Foto Crinari) niero, ma la pressione non mi spaventa. Anzi, mi piace. Ho giocato a Montréal per tanti anni e sono vaccinato. Attorno ai Canadiens l’interesse mediatico e dei tifosi è davvero incredibile, ma anche da voi l’ambiente è infuocato». a un passo dalla Stanley Giocatore prestante, molto fisico, utile sui due fronti del gioco. Maxim Lapierre, però, sa anche fare gol: «Con i Canadiens ho vissuto una stagione da 15 reti e anche in Svezia avevo un ruolo offensivo. A Lugano, però, ci sono già tanti giocatori capaci di segnare, perciò sono pronto a fare il lavoro sporco». C’è un gol in particolare che il québécois non dimenticherà mai: «Nel 2011, con i Vancouver Canucks, arrivai a un solo passo dalla Stanley Cup. Boston ci sconfisse in gara-7 della finalissima, fu un duro colpo, ma gara-5 rimarrà per sempre nel mio cuore. Vincemmo 1-0 e io segnai l’unica rete del match, realizzando uno dei miei sogni di bambino davanti a tutta la mia famiglia, moglie compresa. È stato il momento più bello della mia vita dopo la nascita dei miei figli». Pallavolo Ciao Champions, benvenuta Cup Alla Resega il Resovia supera 3-0 i Dragoni che continueranno però il loro cammino europeo zxy Sia che giochi con le sue stelle, sia che lo faccia con le sue «riserve» il Resovia sa proporre una pallavolo spettacolo. È quanto accaduto anche ieri sera alla Resega, dove si disputava l’ultimo incontro di qualificazione dell’edizione 2016 di Champions League. Il Lugano, già dopo la sconfitta di giovedì in Belgio contro il Lennik, sapeva di essere fuori dai playoff a 12 e quindi la partita contro i polacchi era più che altro una passerella di commiato alla massima competizione continentale per club. In Svizzera, i vice-campioni d’Europa sono arrivati senza i loro pezzi da novanta: rispetto all’incontro d’andata in terra polacca la formazione era infatti composta da cinque volti nuovi. Ciononostante i Dragoni hanno dovuto faticare parec- il migliore ieri sera contro il resovia, il bianconero Teo Todorov è stato il migliore dei suoi, non solo a livello di punti. (Foto Maffi) chio per stare al passo con i giovani leoni dell’est europeo, che avevano fame e tanta voglia di mostrare il loro valore. L’impegno messo sul parquet ieri sera dai luganesi non è in discussione e nemmeno la voglia di lottare. In più, rispetto alla partita della trasferta fiasemminga, si sono visti dei miglioramenti e – soprattutto – un atteggiamento diverso. Tuttavia, malgrado questa sia stata la miglior stagione del Lugano delle tre disputate sin qui in Champions a livello di punti, la squadra non è riuscita a fare l’auspicato salto di qualità. Dell’incontro, a dire il vero, vi è poco da raccontare. Se non che nella prima, dura, frazione i Dragoni hanno lottato alla pari con gli avversari, dando l’impressione di poterla incamera- re, anche grazie alle generose concessioni fornite dagli ospiti. Superato indenne il pericolo, il Resovia nei due successivi set non ha fatto nient’altro che far ruotare tutti i suoi elementi, dando loro spazio e continuando a macinare azioni e punti con regolarità disarmante. I bianconeri hanno retto all’onda d’urto, mostrando a sprazzi manovre di buona fattura, le quali hanno reso spettacolari alcuni frangenti della contesa. Rivaleggiando a muro con i polacchi e mostrando una buona attitudine in ricezione, il Lugano ha però faticato alla battuta. Due i giocatori bianconeri andati in doppia cifra (Radziuk e Todorov). I Dragoni continuano però l’avventura europea aggregandosi ai quarti di finale della CEV Cup, come migliori terzi della fase a gironi della Champions. Per ora il miglior risultato di sempre per una formazione maschile svizzera. Cristina Casari lugano – resovia 0-3 (23-25, 17-25, 18-25) Lugano: Hietanen 8, Valsecchi 4, Andric 2, Radziuk 12, Todorov 10, Marcelinho, Rosic (L). Pokersnik 2, Gelasio, Tomsia 3. Note: Resega, 1.650 spettatori. Arbitri: Gnani (Ita) e Hudik (Rep. Ceca). risultati CL, gruppo G, 6. giornata: Tomis Costanza – Asse Lennik 0-3 (forfait). Lugano – Resovia Classifica finale: 1. Resovia 18 punti. 2. Asse Lennik 10. 3. Lugano 7. 4. Tomis Costanza 1. zxy Arriva un nuovo attaccante canadese, si ferma un altro difensore svizzero. Già privo di Furrer, il Lugano deve rinunciare ad Alessandro Chiesa fino all’ultima settimana di febbraio. Il 28.enne, infortunatosi sabato a Berna, lamenta una frattura composta alla mano destra. Ora i terzini a disposizione di Shedden sono solo 6 (Vauclair sarà pronto per venerdì), 7 con il giovane Fontana. Una situazione difficile, ma non al punto da convincere il club ad ingaggiare un difensore straniero al posto (o in aggiunta) di Lapierre: «Restiamo convinti della scelta», spiega il direttore sportivo Roland Habisreutinger. «Rinunciare ad un attaccante straniero non avrebbe aiutato il nostro sistema. La squadra è costruita per giocare in avanti, l’attacco è la nostra miglior difesa. In questo momento abbiamo 6 difensori, sarà importante non forzarli oltre i limiti per poter sopravvivere alle 4 partite prima della pausa. Se dovesse farsi male anche uno di loro si farebbe dura, ma oggi come oggi crediamo di poter proporre il nostro hockey così come siamo. Sartori avrà più occasioni per dimostrare il suo valore». Dan Spang, il rinforzo della Spengler, si sta ancora allenando alla Resega, ma non è un’opzione: «Ha chiesto di poter restare ad allenarsi. Per noi non ci sono controindicazioni, ci dà una mano, ma non lo prendiamo in considerazione per un ingaggio». Habisreutinger parla poi di Lapierre e della sua fama di provocatore: «Mi sono sempre piaciuti i giocatori non facili. Con quelli gentili ed educati non vinci i campionati. Ci servivano chili, centimetri e cattiveria e lui porta tutto il pacchetto completo. Non ci serviva un altro elemento tecnico, ne abbiamo abbastanza. Filppula era molto ben voluto nello spogliatoio, ma al tempo stesso non ci ha dato nulla che non avessimo già. Questa trattativa è stata lunga perché dovevamo orchestrare nel migliore dei modi la partenza di Ilari, un ragazzo corretto, che ha sempre fatto quello che gli è stato chiesto. Gli abbiamo proposto il prestito al MoDo, ascoltando anche i suoi desideri. Alla fine è andato tutto bene e abbiamo potuto firmare con Maxim». Doug Shedden non aveva mai incontrato Lapierre: «La prima impressione è positiva. È grosso e pattina bene. Ha giocato più di 600 partite in NHL, dunque sa come muoversi. Abbiamo completato l’organico con qualcosa che ci mancava. Lui porta in dote fisicità ed esperienza. Ho parlato con diverse persone, compresi i suoi coach a Montréal e St. Louis, e mi hanno detto un sacco di cose positive. La sua fama di provocatore non mi spaventa, anzi, può esserci utile nei playoff. L’importante è farlo in modo furbo, considerando che gli arbitri svizzeri non apprezzano questo spirito. Esempi di giocatori così, in NLA, non mancano, da Rüfenacht a Gobbi, per non parlare del Ginevra. L’importante è non penalizzare la propria squadra». Le alternative in attacco, per Shedden, abbondano: «Sceglierò in base allo stato di forma, alla salute, al tipo di giocatore che ci serve in una determinata serata. A seconda di chi affronteremo nei playoff, avremo bisogno di caratteristiche diverse: Ginevra e Davos, ad esempio, sono due avversari diversi». Il tecnico si sofferma poi sui guai della difesa: «Ci mancano due giocatori importanti, ma dormo lo stesso. Penso alle cose positive: fin qui Furrer e Chiesa hanno giocato molto e ora potranno recuperare. Non ci serve uno straniero in difesa. Sartori avrà tanto spazio e FonF.L. tana riceverà le sue chance».