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2`.8 - Un santo atipico : il vagabondo Benedetto
2’.8 - Un santo atipico : il vagabondo Benedetto Giuseppe Labre Il santo più caratteristico di Loreto probabilmente è san Benedetto Giuseppe Labre. Nel 1770 Benedetto Giuseppe oltrepassa le Alpi, arriva a Chieri in Piemonte e punta dritto verso Loreto. Ha 22 anni. L'Italia diventa la sua patria di elezione. Secondo l'uso della tradizione monastica, non rimetterà più piede nel suo paese natale. Dal 1771 al 1777 questo affamato di Dio si presenta come un camminatore infaticabile. Procede al ritmo di 15 km al giorno e attraversa l'Italia, la Francia e l'Europa. In Germania ed in Svizzera si riconosce bene il giro che ha fatto tre volte. In tutto ha percorso a piedi distanze enormi. Il padre cappuccino Alfonso Schiaroli propone la cifra di 30.000 chilometri... Benedetto è attirato dalla regione delle Marche, terra dove la santità non ha cessato di sbocciare lungo i secoli. Il 13 giugno 1771 si ritrova uno strano indigente nella chiesa di San Giacomo a Fabriano, una città di 30.000 abitanti all'ovest di Ancona. Quell'individuo, arrivato di buonora, ha seguito tutte le messe del mattino, poi è rimasto in ginocchio, immobile con le mani giunte, fino a mezzogiorno. Dopo il pasto di mezzogiorno l'inserviente scopre che quell'uomo strano è sempre là con le braccia in croce. Non si era mosso. Al crepuscolo della sera l'uomo è ancora là e vorrebbe passare la notte in preghiera. Non ha un posto prenotato per dormire, come non ha mangiato durante il giorno. Resta a Fabriano per quindici giorni, nelle stesse condizioni. Ma Loreto è il luogo di pellegrinaggio preferito dal santo. Vi è andato undici o dodici volte tra il 1770 ed il 1782. Arriva nella nostra città provenendo da Roma in tre settimane di cammino. Partito generalmente a metà quaresima, ritorna nella città dei papi dopo Pasqua. A Loreto Benedetto dorme per terra sulle lastre di marmo del portico sinistro della basilica. Valeri glielo rimprovera, ma il francese gli risponde: «Dio vuole così. Un povero si butta dove si trova e io desidero essere solo e in pace». L'Opera della Santa Casa distribuisce ai pellegrini due volte al giorno una pagnottella e una tazza di vino. Ma «non si vedrà mai il nostro uomo alla distribuzione. Non mendica mai e rifiuta sistematicamente ogni elemosina all'interno della basilica. Rimane continuamente in chiesa a pregare, leggere o meditare sia davanti al SS Sacramento, che nella Santa Casa». Un giorno alcuni compatrioti non troppo furbi dichiarano al padre Temple, il cappellano francese: «Oh, padre, quale grande santo avete confessato! È un altro sant'Alessio!». Proprio quello che c'era da dire! Benedetto ha sentito tutto; la sua umiltà indomita si offusca profondamente a quelle parole maldestre. A quel punto evita in modo sistematico ogni incontro con il penitenziere, ed anche all'interno della basilica trova tutte le scappatoie possibili per evitarlo. Al momento dei suoi tre pellegrinaggi, nel 1780, 1781 e 1782, Benedetto è costretto ad accettare l'ospitalità della coppia Sori, della Basilica. Quando andiamo a Loreto non dimentichiamo di visitare la soffitta in cui Benedetto ha trascorso più notti. Basta chiedere la chiave alla famiglia Salerna che gestisce l'hotel Pellegrino e Pace, in piazza della Madonna n° 51. Nella primavera del 1872 il pio invitato lascia intendere che non ritornerà. Tuttavia lo si attende l'anno successivo, ma più volte il piccolo Benedetto Sori, un bambino di cinque anni, preannuncia: «Benedetto non verrà più. Benedetto muore». Labre è il solo santo che a Loreto venga onorato in modo originale. Lungo il bastione che contiene la soffitta Sori, una viuzza porta i suo nome. Mercoledì 7 ottobre 2009, su richiesta dei Mostelan è stata posta la prima pietra di un'edicola destina a commemorarlo. Come ogni città di pellegrinaggio, Loreto è soggetta alla dissipazione, al chiasso, alla superficialità. San Benedetto Giuseppe, che era tutto il contrario, non potrebbe essere un secondo buon patrono per la città di Loreto? (19 ATG § 1218)