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napoleone - Scuole Sassuolo

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napoleone - Scuole Sassuolo
NAPOLEONE
1. Perché i Francesi accettarono Napoleone: la patria e la gloria
Come poterono quei Francesi che avevano fatto una rivoluzione per essere “liberi e uguali” e che
avevano abbattuto la dittatura di Robespierre, accettare a pochi anni di distanza un’altra dittatura,
quella di Napoleone Bonaparte?
I motivi per i quali certi atti violenti come un colpo di Stato vengono accettati da un intero popolo
non sono mai interamente comprensibili. Nel caso di Napoleone, tuttavia, giocarono certamente due
elementi:
• la stanchezza nei confronti di una crisi economica che la classe politica non era mai riuscita a
risolvere in modo definitivo;
• il patriottismo – categoria che compariva per la prima volta in Europa dopo la sua comparsa nella
Guerra d’Indipendenza americana.
Il secondo elemento era forse ancora più importante del primo. Nessun popolo medievale e
moderno aveva mai pronunciato la parola “patria” nel senso che aveva assunto nelle due
rivoluzioni. Quando il governo francese aveva lanciato la parola d’ordine “La patria in pericolo”,
schiere di volontari erano affluite da tutto il Paese e, da quel momento in poi, l’Armée, l’esercito,
era diventato sacro per tutti, amato e sostenuto quando perdeva, esaltato quando vinceva.
Lo stesso Robespierre aveva opposto i “patrioti” ai “traditori” e solo il pensiero delle sorti della
guerra aveva unito per anni un popolo ridotto alla fame e dilaniato dalla lotta politica. I generali
promossi sul campo non erano più vecchi parrucconi aristocratici che spesso dirigevano le
operazioni senza muoversi dai loro castelli, ma ufficiali di venti o trent’anni provenienti dalle file
del popolo o della borghesia, che andavano all’assalto con le loro truppe e si guadagnavano le loro
medaglie in mezzo al tiro incrociato dei cannoni o menando sciabolate nel pieno di una mischia.
Con le guerre della Rivoluzione era rinato l’antico culto romano e greco dell’eroe, che il più grande
pittore dell’epoca, Jacques-Louis David, celebrava con grandi tele di cui si facevano copie che
andavano a ruba. E nessuno incarnava il mito dell’eroe meglio di Napoleone, il più grande genio
militare dopo Giulio Cesare. Le sue imprese, divenute in pochi anni leggendarie, davano alla
Francia un valore che in quel momento contava più del pane: la gloria.
2. La fama di Napoleone nasce dalla conquista dell’Italia
Nel 1796 i Direttori avevano affidato al generale Napoleone Bonaparte, allora ventiseienne, il
comando della Campagna d’Italia, che aveva lo scopo di indebolire l’Austria togliendole la
Lombardia.
Napoleone era nato ad Aiaccio, in Corsica, e si era distinto qualche anno prima strappando alla
flotta inglese il porto di Tolone, nella Francia meridionale. Immediatamente egli mise in luce le sue
straordinarie doti militari: rapidità di decisione e di movimento, capacità di imporsi agli ufficiali e
di affascinare i soldati.
In pochi mesi vinse gli Austriaci in sei battaglie decisive e occupò tutta l’Italia settentrionale, dove i
numerosi circoli illuministi lo accolsero come un liberatore. Nel 1797 firmò con gli Asburgo il
Trattato di Campoformio; la Francia si tenne la Lombardia austriaca e l’Emilia-Romagna del
papa. Consegnò invece all’Austria tutto il territorio della Repubblica di Venezia suscitando lo
sdegno dei patrioti italiani che avevano creduto nella Rivoluzione. Poi tra il 1798 e il 1799 i
Francesi conquistarono Roma facendo prigioniero il pontefice, quindi occuparono Napoli mentre i
Borbone si rifugiavano in Sicilia.
3. In Italia nascono le “Repubbliche sorelle”
I territori italiani conquistati da Napoleone furono organizzati in “Repubbliche sorelle”: Cisalpina,
Ligure, Romana e Partenopea, che adottarono la Costituzione francese del ’95. Una nuova
bandiera (il tricolore rosso, bianco e verde ispirato dalla bandiera rivoluzionaria francese) divenne
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il simbolo di un mondo più libero e aperto, dove circolavano le merci e le idee dopo secoli di
immobilismo.
Vi fu però una contropartita. Il Direttorio aveva bisogno di denaro; l’Italia fu quindi sottoposta a
imposte straordinarie e spogliata di molte opere d’arte che furono vendute a privati o spedite ai
musei parigini.
Figura 1. Le Repubbliche “sorelle”
• La CARTINA mostra un’Italia quasi interamente unita, per la prima volta
dopo più di 1300 anni.
• E unita, ma non indipendente, perché soggetta al dominio francese
diretto (aree blu) o ad amministrazioni italiane controllate dalla Francia
(aree a righe).
• La zona rosa indica la ex Repubblica di Venezia, ceduta da Napoleone
all’Austria con il Trattato di Campoformio. Venezia perde così la sua
indipendenza per la prima volta dopo più di 1000 anni.
• Nelle due isole hanno trovato rifugio i Savoia e i Borbone.
4. Napoleone intraprende la Campagna d’Egitto
che finisce in un disastro
Il Trattato di Campoformio era stato firmato in fretta e
furia da Napoleone anche perché il Direttorio,
raggiunto l’obiettivo di togliere all’Austria la
Lombardia, aveva accettato di affidargli un altro compito: colpire l’Inghilterra, che dalla Guerra
dei sette anni in poi era la sua principale nemica, attraverso l’Egitto.
L’idea era di Napoleone stesso: abbattere il governo-fantoccio che l’Inghilterra manteneva nel lusso
per dominare occultamente il Paese, colpire i suoi interessi economici perché, attraverso il Mar
Rosso, l’Istmo di Suez e il porto di Alessandria passavano le merci della “Via delle Indie” dirette ai
porti britannici, liberare gli Egiziani dall’oppressione e imitare le gesta del suo eroe, Alessandro
Magno. “L’Europa è una tana di talpe – diceva spesso. – Tutte le grandi idee sono sempre venute
dall’Oriente.”
Nel 1798 Napoleone salpò dal porto di Tolone con 200 navi su cui erano imbarcati 35 000 uomini.
La totale ignoranza delle condizioni climatiche e la mancanza di mappe trasformò il primo impatto
con l’Egitto in una tragedia. Nella marcia da Alessandria al Cairo, i soldati vestivano divise
invernali di lana pesante e, in pieno deserto, si accorsero di non avere acqua sufficiente. In quindici
giorni ne morirono a centinaia; altri impazzirono sotto il sole cocente; qualcuno si suicidò.
Napoleone riuscì a vincere il primo scontro, la cosiddetta battaglia delle piramidi, ma la
Campagna finì in un disastro. La flotta francese fu distrutta nella baia di Abukir dalla flotta inglese,
comandata dall’ammiraglio Horatio Nelson, e l’esercito finì decimato dal colera e dai
mamelucchi, le truppe di origine turca che i Francesi avevano imprudentemente sottovalutato.
La fortuna che per anni accompagnò Napoleone gli permise tuttavia di dare un senso grandioso a
questa scriteriata avventura. Scavando a Rosetta, una località del Delta del Nilo, per costruire una
fortificazione, i soldati trovarono una stele, cioè una lastra di pietra con delle scritte (o dei rilievi). I
soldati la consegnarono a uno dei tanti studiosi che Napoleone aveva portato con sé e, dopo varie
avventure, la stele poté essere consultata da un giovane studioso, Champollion, che, grazie ad essa,
riuscì a decifrare i geroglifici egiziani.
5. Dopo l’Egitto, il colpo di Stato: Napoleone si proclama Primo console
Per molti mesi i Francesi non ebbero notizia del disastro. L’Egitto era lontano e i bollettini spediti
quotidianamente da Napoleone avevano prima esaltato la battaglia delle piramidi, poi avevano
raccontato le meraviglie di quel mondo sconosciuto e inviato centinaia di reperti archeologici a
Parigi. I giornali riportavano i suoi discorsi all’esercito, in cui campeggiavano frasi “lapidarie”
come questa, pronunciata prima della battaglia delle piramidi: “Soldati, dall’alto di queste piramidi
quaranta secoli di storia vi guardano”.
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Del resto Napoleone non assistette alla carneficina finale delle sue truppe; le abbandonò al loro
destino e tornò in Francia. Mancava da diciotto mesi e le notizie erano allarmanti, esattamente
quelle che hai studiato nel paragrafo La Francia è di nuovo in pericolo (Rivoluzione francese, parte
B, paragrafo 11). Fu così che, maturata l’idea del colpo di Stato, nel 1799 divenne Primo console.
6. La Francia ha perso Belgio e Italia e la Rivoluzione partenopea è finita nel sangue
Napoleone doveva tutto alla sua gloria militare. Appena preso il potere, cominciarono a trapelare le
prime notizie delle sconfitte in Egitto. Per riacquistare prestigio doveva riconquistare i territori
perduti dalla Francia in Belgio e in Italia, dove intanto si erano consumate altre tragedie:
l’invasione russa, che aveva restituito tutto il Centro-Nord ai suoi precedenti padroni (Austria,
Chiesa, Savoia, granduchi) e la ricaduta della Repubblica partenopea in mano ai Borbone.
Qui bande di contadini e di briganti guidate dal cardinale Ruffo di Calabria, appoggiato dal mare
dalla flotta inglese di Horatio Nelson, avevano riconquistato Napoli, nonostante l’eroica ma inutile
resistenza degli illuministi napoletani filofrancesi.
Invano essi avevano tentato di sollevare il popolo dei vicoli in nome dell’uguaglianza e della libertà.
La gente era rimasta a guardare e il loro nobile tentativo, passato alla storia come Rivoluzione
partenopea o del ’99, era stato soffocato nel sangue.
Documento: Morire a Napoli da eroi.
Mentre in Napoli i patrioti del ’99 erano arrestati, venne costituito uno dei soliti tribunali straordinari, del quale faceva
parte anche un certo Speziale. Di fronte a lui abbiamo sofferto gravissimi mali, ma abbiamo dato grandissimi esempi di
virtù.
Domenico Cirillo, interrogato qual fosse la sua professione al tempo del re, rispose: “Medico”. “E durante la repubblica?”
“Rappresentante del popolo.” “E in faccia a me chi sei?” riprese Speziale, che pensava così di avvilirlo. “In faccia a te?
… Un eroe.”
“Io ti manderò a morte” diceva lo Speziale a Cirillo. “Tu? Io morirò, ma tu non mi manderai.”
Così dicendo, misura con l’occhio l’altezza di una finestra che era nella stanza del giudice; vi si slancia sotto i suoi occhi
e lascia lo scellerato sbalordito alla vista di tanto coraggio e indispettito per aver perduto la sua vittima.
VINCENZO CUOCO (1770-1823), Saggio storico sulla Rivoluzione di Napoli (1801)
7. Napoleone riconquista i territori perduti e ne guadagna altri
Nel 1800 Napoleone lanciò uno dei suoi generali contro i Prussiani che presidiavano il Belgio e
varò una seconda Campagna d’Italia in cui assunse personalmente il comando delle truppe.
Passate le Alpi, si scontrò con gli Austriaci a Marengo, vicino ad Alessandria. Alle ore 18 aveva
perso la battaglia e con essa, il potere; alle 20 ne aveva rovesciato le sorti ed era tornato a essere il
padrone dell’Italia settentrionale e l’idolo dei- Francesi. Entrato a Milano, ne fece la capitale della
Repubblica cisalpina, ma questa volta l’accoglienza dei Milanesi fu fredda: la sorte del Veneto,
svenduto con il Trattato di Campoformio, e della Repubblica partenopea, abbandonata al suo
destino, avevano insegnato che, prima che agli ideali di uguaglianza e fraternità, i Francesi
pensavano ai loro interessi.
Poco dopo l’Austria firmò la pace e, a seguire, tutti i membri della Seconda coalizione, compresa
l’Inghilterra, cessarono le ostilità. I trattati di pace riconobbero alla Francia il Piemonte, la
Lombardia, il Belgio, l’Olanda e parte della Germania.
8. In Francia torna il benessere
Mentre riconquistava i territori perduti, il Primo console usava i poteri illimitati della sua carica per
riportare l’ordine e il benessere in Francia. Represse le bande del conte d’Artois, restituendo ai
parigini la sicurezza personale, condannò alla deportazione gli ultimi giacobini, di cui temeva gli
ideali repubblicani, mise in carcere gli speculatori più corrotti e assicurò a tutte le città rifornimenti
alimentari regolari. Poi si dedicò alla radicale riforma del sistema economico e amministrativo, che
in pochi anni fece salire la produzione del 50 % rispetto al 1789 e ristabilì gli scambi commerciali
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con l’estero. In quel periodo fu amico persino dell’Inghilterra che, essendo in piena Rivoluzione
industriale, vedeva di buon occhio un Paese organizzato, di nuovo in grado di acquistare i suoi
prodotti.
Fondò i Licei per formare le nuove classi dirigenti e nel 1801 firmò un Concordato col papa che
riportò la pace religiosa. La popolazione fu grata al console per avere ripristinato la sicurezza,
riportato il benessere, mantenuto le conquiste anti-aristocratiche della Rivoluzione e fatto la pace
con la Chiesa, pur mantenendo la Costituzione civile del clero. Aveva ragione Napoleone quando
diceva: “I Francesi amano l’uguaglianza molto più della libertà”.
9. Napoleone vara il Codice civile
Riconquistata la gloria e assicurata la concordia nel Paese, l’instancabile Primo console poté
dedicarsi all’opera che gli assicurò più di ogni altra una fama imperitura: il Codice civile,
promulgato nel 1804 e noto anche come “Codice napoleonico”, al quale lavorò personalmente
dedicandovi tutte le sue energie.
Esso era una raccolta dileggi che, insieme ai Codici successivi (penale, commerciale ecc.), costituì
la più poderosa e coerente sistemazione delle norme necessarie allo sviluppo del nuovo mondo
borghese. Il Codice civile riveste una grande importanza per la storia d’Europa, perché, quando
pochi anni dopo Bonaparte divenne padrone di mezzo continente (come mostra la CARTINA fig. 3)
esso fu imposto in tutti i territori annessi alla Francia. In quei Paesi, per tutto l’arco del dominio
napoleonico, sostituì le leggi dei sovrani assoluti, fornendo l’esempio di una legislazione moderna e
funzionale alle nuove sfide economiche che i popoli non dimenticarono più.
Il Codice napoleonico
Il Codice civile di Napoleone si fondava su tre principi base:
la proprietà privata;
la libertà individuale (che comprendeva il divorzio e la libertà di religione, che stava a cuore soprattutto agli ebrei) e
l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge;
l’organizzazione gerarchica della società e della famiglia, dove tutti i poteri venivano affidati al padre.
Tra le leggi più innovative, una riguardava l’abrogazione del “maggiorascato”, l’antica norma nobiliare che prevedeva la
trasmissione al primo figlio maschio di tutta l’eredità per impedirne la divisione.
Eliminando questa legge (che per secoli aveva condannato tutti gli altri figli a una vita di povertà e di umiliazioni,
facendone spesso degli avventurieri o degli sbandati) non solo Napoleone risolse il problema sociale dei figli “cadetti”,
cioè minori, ma ottenne anche di frazionare i patrimoni, impedendo che si riformassero le grandi proprietà nobiliari
caratteristiche dell’Ancien Régime.
10. Incoronato imperatore, Bonaparte trasforma il regime in dispotismo
Nello stesso anno 1804
Napoleone indisse un altro
plebiscito
e
si
fece
incoronare imperatore dei
Francesi. Fu lui stesso a
togliere la corona dalle
mani del papa, recatosi
apposta
a
Parigi
e,
umiliandolo, se la pose sul
capo da solo. Da quel
momento in poi, le libertà
residue furono a poco a
Figura 2 Napoleone incorona la moglie Giuseppina
poco annullate da un
comportamento sempre più
dispotico. La polizia moltiplicò gli arresti arbitrari e le carcerazioni senza processo, fu ripristinata la
censura su libri e opere teatrali, i giornali furono trasformati in organi di propaganda del regime.
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La Chiesa francese arrivò a pubblicare un catechismo imperiale che imponeva la fedeltà
all’imperatore come primo dovere del buon cristiano, I Francesi erano stati promossi al rango di
cittadini dalla Rivoluzione; ora tornavano a essere sudditi. La maggioranza dei Francesi vi si
adeguò. Dai Paesi occupati arrivavano i proventi di tasse altissime e ciascun trafficante trovava il
modo di compiervi ruberie e affari illeciti, come accade sempre quando, nell’economia-mondo, un
Centro domina delle Periferie. A Parigi, inoltre, arrivava il meglio di quanto quei Paesi avevano
prodotto nei secoli, perché la Francia gloriosa trovava giusto accentrare a Parigi le opere d’arte del
Rinascimento italiano, le statue egiziane, i manoscritti conservati nei monasteri polacchi e i brevetti
degli ottici olandesi. Napoleone credeva di potersi spingere sempre oltre, ma ignorava che, di tutti
coloro che lo applaudivano, molti erano già pronti a tradirlo.
11. L’imperatore conquista un impero
Il 1804 fu l’ultimo anno di pace per l’Europa che, per soddisfare le sue ambizioni, Napoleone
insanguinò ininterrottamente per altri dieci anni. Alcune sue mosse fecero chiaramente intendere
che aveva in progetto di riconquistare tutta l’Italia e di ampliarsi a nord-est a spese della Germania,
suscitando nuovamente le
preoccupazioni di tutte le
altre potenze. Dal 1805 in
poi Austria, Russia, Prussia
e Inghilterra si riunirono
contro la Francia in altre
successive coalizioni (sette
in tutto).
Subito la flotta napoleonica
fu travolta dall’ammiraglio
Nelson e distrutta a
Trafalgar, nei pressi di
Gibilterra,
ma
sul
continente le cose andarono
molto
diversamente.
Napoleone
sbaragliò
Austriaci e Russi nella
battaglia di Austerlitz
(l’odierna Slavkov u Brna,
nella Repubblica Ceca),
condotta in modo talmente geniale da essere presente ancora oggi nei manuali di tattica militare.
Quindi, in cambio della pace, tolse all’Austria il Veneto. Subito dopo i suoi generali dilagarono in
Italia e nel 1806 rientrarono trionfalmente a Napoli, costringendo i Borbone a rifugiarsi per la
seconda volta in Sicilia.
I suoi avversari scesero di nuovo in campo, ma furono battuti in una serie di folgoranti battaglie,
finché Napoleone si trovò padrone del più vasto territorio mai posseduto in Europa da un capo di
Stato, dopo Carlo V d’Asburgo. Come mostra la CARTINA fig. 3, il continente cambiò volto:
Napoleone diede nuovi nomi alle sue conquiste e ne fece dei regni per i suoi fratelli. Nasceva
l’Impero francese.
Per qualche anno, anche se prostrata dalle spese militari, restò in armi solo l’Inghilterra. Inutilmente
Napoleone tentò di affamarla proclamando il Blocco continentale, che vietava alle navi britanniche
di attraccare nei porti dell’Impero per comprare grano; il Blocco servì solo ad arricchire i
contrabbandieri.
Nel 1808 depose il re di Spagna e mise sul trono suo fratello Giuseppe. Ma li cominciarono i
problemi. Gli Spagnoli, infatti, diedero inizio a una guerriglia che decimò ed estenuò le truppe
francesi, impedendo a Napoleone di usarle per altre imprese.
Figura 3 Massima estensione dell'Impero napoleonico
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Ritratto di Napoleone
Un uomo multiforme
Chi era Napoleone? Difficile dirlo, visto che il suo maggiore biografo, lo storico francese Georges Lefebvre,
sostiene che “sotto la sua divisa di soldato si celavano più uomini e il
suo fascino derivava proprio da questa diversità, oltre che dalla varietà
e dallo splendore delle sue doti”.
Straordinaria resistenza…
Partiamo dalle sue caratteristiche fisiche. Napoleone era piccolo e
muscoloso, aveva le gambe corte, i capelli lisci che gli cadevano sulle
spalle e, fino a trent’anni, fu magrissimo (fig.4). Poi cominciò a
ingrassare un po’ e a perdere i capelli. Così ce lo mostra il pittore
David in un ritratto del 1812 (fig. 5). Aveva una grande resistenza alla
fatica, ma soprattutto era padrone dei suoi nervi, aveva reazioni di una
prontezza fulminea e un’illimitata capacità di lavoro. Aveva l’incredibile
abitudine di andare a letto alle nove e di alzarsi alle due di notte. Dopo
un bagno bollente cominciava a lavorare e dettava ai segretari dieci o
dodici lettere alla volta, ma non una dopo l’altra: tutte insieme, a brani,
contemporaneamente. Durante la Campagna d’Italia rimase in piedi
per cinque giorni senza chiudere occhio, ma dopo la vittoria riuscì a
dormire diciotto ore di fila.
… e inaspettata fragilità
Ma ecco il rovescio della medaglia: il freddo umido gli provocava
oppressione e una tosse insistente; le contrarietà gli suscitavano
collere spaventose; gli strapazzi, nonostante l’estrema sobrietà e l’uso moderato di caffè e tabacco, gli
producevano addirittura crisi di pianto.
Intelligenza e carattere
La sua vera arma era il cervello: la sua attenzione, sempre sveglia, afferrava al volo i fatti e le idee; la
memoria li registrava e li classificava; l’immaginazione li rielaborava inventando infaticabilmente nuove
soluzioni per qualsiasi problema. Tutti quelli che lo conobbero dissero di lui
che era di carattere poco socievole, ma Napoleone amava ripetere “Sono
anche abbastanza bonaccione”; il che era vero perché si mostrò spesso
amabile e generoso con coloro che gli erano più vicini. La sua massima
preoccupazione fu sempre quella di soddisfare la
famiglia, li clan che nell’adolescenza aveva
sofferto con lui la miseria. Subì i capricci di
Paolina, la sua bellissima sorella, qui ritratta
dallo scultore Antonio Canova (fig. 6); la statua si
può oggi ammirare alla Galleria Borghese di
Roma. Il giorno dell’incoronazione disse a uno
dei suoi fratelli: “Giuseppe, se papà ci vedesse!”.
Le qualità militari
Come generale fu un genio ed ebbe anche un
Figura 5 Napoleone maturo
enorme ascendente sui suoi uomini, che lo
(David, 1812)
adoravano. Li sottoponeva a marce disumane Figura 6 Paolina Bonaparte,
(anche 80 chilometri al giorno, contro i 40 delle sorella di Napoleone, ritratta
schiere nemiche), ma dimostrava loro che era la velocità negli spostamenti a da Antonio Canova (Roma,
procurare alla Francia la vittoria. A tutti diceva: “Ogni soldato ha nello zaino il Galleria Borghese)
bastone di generale”. Dopo l’incoronazione si credette onnipotente, ma restò un
illuminista e continuò a odiare il regime feudale, l’ineguaglianza civile, l’intolleranza religiosa.
Figura 4 Napoleone giovane generale (AntoineJean Gros, Parigi, Louvre)
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Le mogli
Ebbe due mogli. Nel 1796 sposò Giuseppina Beauharnais, l’affascinante creola sudamericana di cui si
innamorò perdutamente da giovane; all’inizio fu lei, potentissima
negli ambienti politici parigini, che gli spianò la carriera, ma egli
la ricompensò nel 1804 incoronandola imperatrice. Divorziò da
Giuseppina – che ne fu disperata – per sposare nel 1810 Maria
Luisa d’Asburgo, figlia dell’imperatore d’Austria: un matrimonio
politico al quale il “piccolo còrso” non seppe resistere e che lo
portò al sommo della felicità quando gli diede un figlio,
Francesco Napoleone, “re di Roma”.
Una triste fine
Che cosa avrà pensato quest’uomo che aveva compiuto la più
brillante carriera della storia nei sette anni che passò nell’esilio
di Sant’Elena? (Fig. 7). Sappiamo solo che li impiegò a scrivere
le sue memorie, in compagnia di pochissimi fedeli e sorvegliato
da una guarnigione britannica. Morì di cancro allo stomaco.
Figura 7 Napoleone sulla nave inglese che lo porta a
Sant'Elena
12. La Campagna di Russia segna l’inizio del declino
Nel 1811 Napoleone realizzò l’ultimo grande sogno della sua vita: avere un erede e, per giunta, di
sangue reale. Ripudiata Giuseppina Beauharnais, la donna della sua vita che aveva incoronato
imperatrice ma che non gli aveva dato figli, chiese la mano della figlia dell’imperatore d’Austria,
Maria Luisa. Celebrato il matrimonio, la sposa gli diede un maschio. Fu l’ultimo anno felice. Poi
tutto crollò.
Temendo che lo zar si apprestasse ad attaccarlo, contro il parere dei suoi generali nel 1812 diede
inizio alla Campagna di Russia, alla testa di 650 000 uomini forniti da tutte le nazioni soggette,
per un totale di 20 nazioni e di 12 lingue diverse. I generali russi scelsero la strategia di ritirarsi
progressivamente accettando una sola battaglia. Arrivati a Mosca, i Francesi trovarono una città
deserta e priva di viveri, in preda agli incendi, dove Napoleone attese invano che lo zar, ritiratosi ai
piedi dei Monti Urali, gli chiedesse di stipulare la pace. Quando ormai era alle porte l’inverno,
decise la ritirata ma l’esercito fu decimato durante la lunghissima marcia nella neve e infine fu
attaccato alle spalle mentre tentava di passare il fiume Beresina (in Bielorussia). La Campagna
quindi si concluse con un massacro: i superstiti furono appena 100 000.
Subito dopo una Sesta coalizione sconfisse Napoleone a Lipsia, in Germania; poi Russi, Tedeschi
e Austriaci invasero la Francia e occuparono Parigi.
13. Dall’Elba a Sant’Elena
Nel 1814 l’imperatore sconfitto abdicò e fu relegato nell’isola d’Elba, mentre sul trono saliva Luigi
XVIII di Borbone, fratello del re ghigliottinato e del famigerato conte d’Artois. In quello stesso
anno i sovrani e i ministri delle potenze coinvolte nel ventennale conflitto con Napoleone si
riunirono a Vienna con l’intenzione di ristabilire il vecchio ordine in Europa.
Nel 1815, però, l’indomabile còrso fuggì dall’Elba, percorse la Francia raccogliendo intorno a sé
vecchi soldati e giovani reclute catturati ancora una volta dal suo fascino. Iniziavano i leggendari
“cento giorni” (20 marzo-18 giugno 1815). Riorganizzato in gran fretta l'esercito, Napoleone
chiese ai nemici (nuovamente coalizzatisi nella Settima coalizione) la pace alla sola condizione di
mantenere il trono di Francia: non venne ascoltato. Intanto, in campo politico, l'imperatore aveva
ben compreso i limiti del suo governo precedente e aveva promulgato una costituzione
maggiormente liberale, ritornando più fedelmente ai principi del 1789. Per evitare una nuova
invasione del suolo patrio, Napoleone fece la prima mossa spostando il conflitto nel Belgio. A
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Waterloo, affrontò un’armata di Inglesi e Prussiani comandata dal duca di Wellington. La
battaglia fu una carneficina e si concluse con la sconfitta dei Francesi.
Per Napoleone era finita. Le forze nemiche entrarono a Parigi e rimisero sul trono Luigi XVIII.
Napoleone si rifugiò al castello di Malmaison, la vecchia casa dove aveva abitato con la moglie
Giuseppina, morta da poco. La sua intenzione era di fuggire negli Stati Uniti, ma rifiutò di
travestirsi come sarebbe stato necessario per sfuggire alla cattura, perché ciò avrebbe infamato il
suo onore. Invece, con un gesto storico, il 15 luglio 1815 Napoleone si arrese agli Inglesi.
Condizione della consegna era la deportazione in Inghilterra o negli Stati Uniti, ove intendeva
vivere soggetto al diritto comune e con lo status di privato cittadino. Il capitano Maitland, in
rappresentanza del principe reggente, venne meno alla parola data, e Napoleone venne tratto in
arresto e condotto a Sant'Elena, un’isoletta sperduta dell’Atlantico, al largo dell’Africa occidentale.
Il 16 ottobre 1815 la nave da battaglia inglese giunse a Sant'Elena. Lì, con un piccolo seguito di
fedelissimi, fu trasferito nel villaggio interno di Longwood, ove rimase fino al decesso. Napoleone
dettò le sue memorie ed espresse il suo disprezzo per gli inglesi, Sei anni dopo, il 5 maggio 1821,
morì. Egli chiese di essere seppellito sulle sponde della Senna, ma fu invece seppellito a Sant'Elena
come stabilito già l'anno prima dal governo inglese.
Solo il 29 novembre 1830 il corpo venne riportato in Francia e il 15 dicembre 1840 ebbe luogo il
solenne funerale a Parigi. I resti di Napoleone riposano in un monumento posto in una cripta a cielo
aperto ricavata nel pavimento della cattedrale di Saint-Louis des Invalides nella capitale francese.
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Cronologia della vita e delle imprese di Napoleone.
DATA
15 agosto 1769
1796
1796
1797
1798
1 agosto 1798
1798-1799
1799
1800
1801
1804
2 dicembre 1804
2 dicembre 1805
1806
1808
1810
1811
1812
25-29 novembre 1812
16-19 ottobre 1813
6 aprile 1814
27 febbraio 1815
1° marzo 1815
20 marzo 1815
18 giugno 1815
15 luglio 1815
16 ottobre 1815
5 maggio 1821
29 novembre 1830
15 dicembre 1840
EVENTO
Nasce ad Ajaccio, in Corsica
Ottiene dal Direttorio il comando della Campagna d’Italia
Sposa Giuseppina Beauharnais
Col trattato di Campoformio cede all’Austria la Repubblica di Venezia in cambio
della Lombardia
Intraprende la Campagna d’Egitto
Viene sconfitto ad Abukir da Nelson
Conquista la gran parte dell’Italia e vi crea le Repubbliche “sorelle”
Diviene Primo console
Intraprende la Campagna contro i Prussiani in Belgio e la seconda Campagna
d’Italia
Firma il Concordato col papa che riporta la pace religiosa
Promulga il Codice civile napoleonico
Si incorona Imperatore dei Francesi
Sbaraglia la terza coalizione antifrancese ad Austerlitz
Riconquista l’Italia
Depone il re di Spagna e mette sul trono il fratello Giuseppe
Ripudiata Giuseppina Beauharnais sposa Maria Luisa d’Austria
Nasce l’unico figlio legittimo, Napoleone Francesco, detto il re di Roma
Intraprende la Campagna di Russia
Viene pesantemente sconfitto dai Russi alla Beresina
Viene sconfitto al Lipsia (Germania) dalla Sesta coalizione antifrancese
Abdica
Fugge dall’isola d’Elba dove era stato esiliato
Sbarca in Francia, a Cannes.
Entra trionfalmente a Parigi Iniziano i “cento giorni”
Viene sconfitto definitivamente a Waterloo (Belgio) dalla Settima coalizione
antifrancese
Si arrende agli Inglesi
Sbarca a Sant’Elena su una nave inglese
Muore a Sant’Elena, in esilio
Il corpo viene riportato in Francia
Viene celebrato il solenne funerale a Parigi
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