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Torna a casa jeans
18 blue news Torna a casa Come Home, jeans Francesca Traverso jeans La tela del blue jeans è nata in Liguria dove dal 4 al 6 giugno si farà “BLUE DE GENES-Jeans are coming home”, mostre, concerti e uno workshop con i massimi brand di settore. Ma gli stilisti liguri non hanno mai smesso di creare con originalità e misura The cloth for blue jeans comes from Liguria where from June 4 to 6 there will be a show, “Blue de Gênes-Jeans Come Home,” exhibits, concerts and a workshop with the biggest brands from the sector. But Ligurian designers have never stopped creating with originality al porto alla passerella passando attraverso la rivoluzione della working class americana. È il jeans, robusta tela blu in cotone tessuta a Genova fin dall’XI secolo per resistere alle intemperie e coprire le tolde delle galee durante le lunghe tratte. Vestiva, proteggendoli, i lavoratori di fatica e i militari impegnati nelle Crociate. A fine Ottocento è però l’America a fare del blue jeans – per i filologi storpiatura di “blu di Genova” – quel pantalone che ogni anno viene venduto in due miliardi di pezzi in tutto il pianeta, icona di stile e simbolo di un processo di democratizzazione dei consumi e dei gusti. Da migrante che ha fatto fortuna all’estero il jeans torna a casa dal 4 al 6 giugno grazie a “BLUE DE GENES-Jeans are coming home” un evento internazionale che si propone come osservatorio sulla civiltà del denim e sulle nuove sfide intraprese dai massimi brand di settore e accende i riflettori sulla Liguria come patria di uno stile che da secoli fa del rigore il proprio marchio. Succedeva al velluto nero prodotto a Zoagli, liscio e setoso, straordinariamente morbido e lucente, esportato in tutta Europa. Non c’è nobile D rom the port to the runway, passing through the revolution of working class America. Jeans, that robust blue cotton cloth woven in Genoa starting in the Eleventh Century, resistant in bad weather and used to cover the decks of the galleys during long voyages. It was worn by the manual laborers and soldiers battling in the Crusades. At the end of the 1800s, it was America to make blue jeans – whose name is a mispronunciation of that ‘blu di Genova’ – the pants that every year sell two billion pieces all over the planet, the icon of style and symbol of a process of democratization of consumption and of taste. Like the immigrant who has made his fortune abroad, jeans are coming home from June 4 to 6, thanks to “Blue de Gênes-Jeans Come Home,” an international event that offers an observatory on the civilization of denim and the new challenges undertaken by the major brands in the sector. The spotlight will be on Liguria as the homeland of a style that for centuries has made severity its own brand. It happened with the black velvet produced in Zoagli, smooth and silky, extraordinarily soft and shiny, exported throughout Europe. There F news blue europeo che dal primo Medioevo fino all’Ottocento non sia caduto fashion victim degli abiti in velluto di Genova originale. Le mode un tempo non duravano stagioni ma secoli: nelle “collezioni” tra il 1100 e il 1800 non mancarono mai i damaschi, i rasi, così come il taffettà, i broccati e i lampassi dagli inconfondibili disegni a fogliami rutilanti o medaglioni prodotti nelle botteghe artigiane (oggi si direbbe maison) disseminate sul territorio ligure. Ai nostri giorni, con l’avvento nel mercato globale e l’ingresso di Paesi che producono a costi bassissimi, “non solo in Liguria ma in tutta Italia non è facile trovare botteghe o aziende che si occupino della tessitura, mentre è quasi impossibile individuare quelle che ancora producono la materia prima, il filato”, dice Mirella Bonanni, della Guido Bonanni Tessuti di Genova, da oltre sessant’anni punto di riferimento per atelier e sartorie. Anche le griffe utilizzano ormai filati e tessuti di provenienza extra-europea, principalmente indiani e cinesi. Talvolta la qualità è discreta, ma più spesso è scadente. “Da qualche anno – assicura la Bonanni – stiamo assistendo ad una controtendenza. La maggior parte dei nostri clienti italiani o esteri, ci chiede solo tessuti interamente realizzati nel nostro Paese e predilige lo stile genovese”. Può gente all’apparenza schiva e poco mondana diventare protagonista del glamour che ha affascinato Valentino o Yves Saint Laurent? La risposta è sì, secondo Monsieur Andrea Odicini, couturier genovese di fama internazionale che dopo un periodo di collaborazione con le maison parigine, ha dato vita nel 1976 al suo atelier nel centro di Genova – a Palazzo Cam- was no European nobleman who from the early medieval period up through the Nineteenth century did not fall prey as a fashion victim to velvet clothing in the Genovese original fabric. Fashion in those days did not last a season, but centuries: in the “collections” between 1100 and 1800 there is no lack of damask, satin, or taffeta, brocades and lampas with their unmistakable designs and shining leaves or medallions produced in the craftsmen’s workshops (today they would say ‘maison’) and disseminated across the Ligurian territory. Today, with the arrival of the global market and the entry of countries that produce at very low cost, “not only in Liguria, but in all Italy, it is not easy to find workshops or companies that do the weaving, while it is practically impossible to find those who still produce the primary material, the yarns,” says Mirella Bonanni, of Guido Bonanni Tessuti of Genoa, for over 60 years the reference point for ateliers and tailors. Even the big designers now use yarns and fabrics that come from outside of Europe, principally from India and China. Sometimes the quality is decent, but often it is poor. “For some years now,” Bonanni assures us, “we have been witnessing a counter-trend. The majority of our Italian or foreign clients ask us for only fabrics that are completely made in our country, and they prefer the Genovese style.” Can people who are apparently shy and not very worldly become the protagonists of the 19 Model by Sidoti news blue Mostre, convegni e musica Exhibits, Conventions, Music I l jeans è protagonista assoluto di “BLUE DE GENES”, dal 4 al 6 giugno a Genova. Tre giorni per festeggiare il tessuto più famoso al mondo con mostre e concerti. Ma anche un’occasione per fare il punto sulle sfide che le imprese di moda dovranno affrontare nel futuro. La manifestazione si apre giovedì 4 giugno con il convegno “Fashion Law: modelli, disegni, tessuti, creatività e tutela giuridica dell’effimero” alle ore 14.30 presso Palazzo San Giorgio. Venerdì è la giornata dedicata all’arte dei tessuti con l’inaugurazione della mostra “La luce e il colore” al Chiostro del Museo Diocesano. Il Centro Studi Tessuto e Moda "DVJ-Damasco, Velluto e Jeans" propone la mostra "Il fascino del colore. Percorsi cromatici" ospitato all’interno della Galleria di Palazzo Bianco, in via Garibaldi, che si avvarrà come spazi espositivi anche delle sale della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola. “BLUE DE GENES” si conclude con un doppio appuntamento. Alle ore 15 workshop ai Magazzini del Cotone del Porto Antico a cui partecipano i principali brand di settore, mentre la notte si fa in musica con i concerti in piazza De Ferrari per la Notte Blu di Genova. info www.bluedegenes.com - www.skylinepr.it “T here Jeans will be the protagonist of the “Blue de Gênes,” from June 4th to 6th in Genoa. Three days of concerts and exhibits to celebrate the world’s most famous fabric. But this is also an occasion to look at the challenges that the fashion industry will have to face in the future. The event will open June 4th at 2:30 pm with the convention “Fashion Law: Models, Designs, Fabrics – Creativity and Legal Guardianship of the Ephemeral” at Palazzo San Giorgio. Friday the day is dedicated to fabric art with the inauguration of the exhibit “La luce e il colore – Light and Color” at the cloister of the Diocesan Museum. The Centro Studi Tessuto – center for fabric studies and Moda "DVJ-Damask, Velvet and Jeans" will propose the exhibit “Color’s Charm, Chromatic Voyages” hosted in the gallery of Palazzo Bianco, in via Garibaldi and will have exhibition space also in the Palazzo Spinola National Gallery. “Blue de Gênes” will finish with two final events: the first at 3 p.m. at the Magazzini del Cottone (old cotton warehouses) in the Porto Antico in which many important brands of the business will participate, while the second is a musical event in Piazza De Ferrari where there will be concerts for the Nuit En Bleu Fr. Tr. Foto di Publifoto - Genova90 Balle di cotone e "camalli" in jeans nel porto di Genova degli anni '60 Bales of cotton and longshoremen in jeans, end of 1800s, Daphné archive biaso, in salita di Santa Caterina – ereditato anche spiritualmente da Fina "Trottman", la Coco Chanel genovese che nell’immediato dopoguerra vestiva le grandi famiglie di Milano e Genova. “Io non faccio moda, non mi interessa scendere a compromessi coi suoi canoni. Mi interessa invece l’eleganza, che è qualcosa di innato, per questo mi sento fortunato, le mie clienti liguri sono straordinarie, ricche di personalità e per questo in grado di mantenersi sobrie”, spiega Odicini. Il classico tailleur. La camicia bianca. Una combinazione di pochi colori, blu, bianco, nero e grigio, talvolta una punta di rosso, preferibilmente tonalità geranio. L’importanza del taglio e dei tessuti morbidi per dare risalto alla femminilità che non ha bisogno di eccessi per farsi notare. Ma questo modo di vestire affascina ancora le nuove generazioni? “Eccome – risponde Pinuccia Uglione di Genova – lo stile ligure, molto vicino a quello inglese, non è stato scalzato dalle mode che ho visto succedersi dal 1972 quando ho assunto le redini della sartoria di famiglia”. Però attenzione: “Gli stilisti che vogliono rompere nettamente con il classico non vengono subito apprezzati qui e sono costretti a presentare altrove le loro collezioni ”. La stravaganza, insomma, si compra a Milano e i giovani designer di moda conoscono bene le regole del gioco. Matteo Alfieri insieme ad un gruppo di amici, tutti classe ’78, ha lanciato sul mercato una propria linea di felpe e maglioni per ragazzi, la “Cooper 1978”, diventata in breve un marchio di successo. “Abbiamo diversi rivenditori in Emilia Romagna. Là lo stile è completamente diverso e alla gente piace il look genovese. A Genova, invece, più che le griffe a fare la differenza sono le boutique storiche. Prendete un Ghiglino o un Finollo: essere presenti nelle loro vetrine è una consacrazione all’Olimpo”. Esperti di marketing, imprenditori lungimiranti e creatori di eleganza, ecco l’identikit di una nuova generazione di stilisti liguri sotto i quarant’anni, cresciuti in sartoria, decisi a non abbandonare la tradizione, ma piuttosto a “contaminarla”. Le sorelle Barbara e Monica Borsotto della maison “Daphné”, dal glamour that attracted Valentino and Yves Saint Laurent? The answer is yes, according to Monsieur Andrea Odicini, the internationally famous Genovese couturier, who after a period of collaboration with the Parisian maisons, started his own atelier in the center of Genoa in 1976, in Palazzo Cambiaso in Salita Santa Caterina. He inherited spiritually speaking from Fina “Trottman,” the Coco Chanel of Genoa who in the years immediately following the war dressed the great families of Milan and Genoa. “I don’t do fashion, I’m not interested in compromising with its canons. I’m interested in elegance, that is something that is inborn, for this reason I feel fortunate, my Ligurian clients are extraordinary, with rich personalities and for this reason they are able to maintain an unostentatious style,” Odicini explains. The classic suit. A white shirt. A combination of few colors: blue, white, black, gray, sometimes a touch of red, preferably geranium colored. The importance of the cut and the soft fabric to show off the femininity that has no need of excess to be noticed. But does this way of dressing still interest new generations? “And how!” responds Pinuccia Uglione of Genoa. “The Ligurian style is very close to the English style, and has not been pushed aside by fashions that I’ve seen come and go since 1972 when I took the reins of my family’s tailoring business.” But be careful: “Designers who want to make a clean break with what is classic are not appreciated right away and are forced to present their collections elsewhere.” Extravagance can be bought in Milan, in short, and young fashion designers know the rules of the game quite well. Matteo Alfieri together with a group of friends, all born in 1978, launched their own brand of sweat shirts and sweaters for young people, “Cooper 1978,” that became a successful brand in short order. “We have various stores selling our things in Emilia Romagna. There, style is completely different and people like the Genovese look. In Genoa, on the other hand, more than the big designer names, it’s the historical shops that make the difference. Take Ghiglino or Finollo for example: to be in their windows is to be consecrated on Olym- Foto di P. Capurro blue news 20 Lo stilista Giuseppe D'Urso al lavoro nel suo atelier The Designer Giuseppe D'Urso at work in his Atelier Anya Kònokhova e Stefania Fatta in boutique Anya Kònokhova and Stefania Fatta in the boutique 21 blue news nome della madre che ha creato l’azienda, hanno conquistato Monte Carlo, San Paolo in Brasile e le passerelle russe con abiti ispirati ai colori della loro Sanremo, proponendo tessuti con stampe a fiori disegnati in esemplari unici. Dall’altra parte della regione, alla Spezia, Giuseppe D’Urso, terzo figlio di una famiglia di creativi, ha scelto la moda per esprimersi: fa abiti molto strutturati che ridisegnano il corpo. Più casual il prêt-àporter delle giovanissime Stefania Fatta e Anya Kònokova che nella boutique “Due mosche bianche” a Savona hanno iniziato la loro avventura con le idee molto chiare: “Lo stile nel taglio è classico, ma nei colori vogliamo dire la nostra”. Tinte tenui prese dalle sfumature della natura, ocra, arancio, verdi e beige. Infine le genovesi Tiziana e Carmen Sidoti, rispettivamente stilista e manager della maison “Sidoti”, che hanno fatto della sperimentazione un programma. “Siamo affascinate dalle nuove tecniche applicate a capi evergreen”. Un’anticipazione unanime sulle nuove tendenze: tornerà il blu. Prima in Liguria, dove non è mai passato di moda. Poi, come è già accaduto, partirà alla conquista delle passerelle di tutto il mondo. b 23 Prima di tutto i bottoni. pus.” Marketing experts, long-sighted entrepreneurs and elegant creators, this is the identikit for a new generation of under-40 Ligurian designers, who have grown up in tailoring, and decided not to abandon the tradition but rather to ‘contaminate’ it. The sisters Barbara and Monica Borsotto of the maison Daphné, named for their mother who created the company, have taken over Monte Carlo, Sao Paolo in Brazil, and the Russian runways with clothes inspired by the colors of their home, San Remo, proposing fabrics with printed floral designs in unique, original models. On the other side of the region in La Spezia, Giuseppe D’Urso, third child of a family of creators, chose fashion to express himself: he makes clothes that are very structured and that re-design the body. More casual, the prêt-à-porter of the very young Stefania Fatta and Anya Kònokova who in the boutique “Two White Flies” in Savona have started their adventure with very clear ideas: “The style in its cut is classic, but with the colors we make our statement.” Faint colors taken from the nuances of nature, ochre, orange, greens, and beige. Finally, the Genovese Tiziana and Carmen Sidoti, respectively designer and manager of the maison “Sidoti” have made a program out of experimentation. “We are fascinated by the new techniques applied to long-lasting articles.” A unanimous word on what’s coming: blue is back. First in Liguria, where it never went out of style. Then, as has already happened, it will set out to conquer the runways of the world. b First of All, the Buttons D ove un tempo si fondeva il ferro e si producevano tonnellate di tubi in acciaio, oggi nascono i bottoni per le griffe dell’alta moda. L’acciaio utilizzato per i buttons dei jeans di mezzo mondo, arriva dalla ex Fit, l’azienda di ferro tubi di Sestri Levante. Da Armani a Dolce&Gabbana, le marche più importanti del settore sono rifornite da Arinox, la società del gruppo Arvedi nata nel 1990. Spiega il direttore commerciale Massimiliano Sacco: “Siamo l’azienda leader mondiale nella produzione di lastra d’acciaio Inox inossidabile di precisione, assolutamente l’unica in Italia. Il nastro Made in Sestri, di 0,03 mm di spessore, ci rende azienda di riferimento anche per tanti altri settori, è un prodotto di alta gamma ideale per i campi più avanzati: dall’automobile alla cantieristica fino al campo biomedicale”. Ma Arinox produce anche un altro pezzo utilizzato su tutto il pianeta. Nel 95 per cento delle operazioni a cuore aperto si utilizza lo scambiatore di calore per la circolazione corporea di acciaio inossidabile Arinox. Numeri che fanno impressione, quanto il recente aumento dei dipendenti, passati dal 190 a 240 e al fatturato stabile di circa 120 milioni di euro. “La cosa più bella è che lo sanno in ben pochi. Il che è molto ligure”, conclude divertito Sacco. W here once iron was cast to make tons of tubes in steel, today buttons are made for the big brand names in fashion. The steel used for half of the world’s jeans’ buttons comes from the ex-FIT, the company for iron tubes from Sestri Levante. From Armani to Dolce & Gabbana, many of the most important designers use Arinox for their products, the Arvedi group’s firm founded in 1990. Sales manager Massimiliano Sacco explains: “We’re the world leader in Inox stainless iron sheet production, and the only ones in Italy. The Made in Sestri steel bands, that are 0.03 mm thick, makes us the reference point for many other industries, it’s a wide range product, ideal for more advanced fields: from the automobile industry to ship-building to biomedicine.” But Arinox produces another metal piece used worldwide. In 95% of open heart surgery cases, the heat exchanger for body circulation is made with Arinox stainless steal. Impressive statistics, like the recent personnel growth, that went from 190 to 240 and stable sales of about 120 million euros. “Best of all, almost nobody knows about it, which is very Ligurian,” concluded an amused Sacco. Matteo Macor Photo by Milica Tepavac Un modello "Due Mosche Bianche" "Two White Flies" model news blue Photo by Anna Positano 22