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RIO+20 Cosa si è deciso sul “IL FUTURO CHE VOGLIAMO”
Circolare n.10 25 luglio 2012 RIO+20 Cosa si è deciso sul “IL FUTURO CHE VOGLIAMO” C.I.C.U. Comitato Italiano Città Unite Sezione italiana della Organizzazione Mondiale Città e Governi Locali Uniti CGLU Via La Salle n. 17 10152 – Torino Tel. 011 5229829 – 3494163030 Fax 011 5229830 [email protected] www.cittaunite.it Rio +20, il Vertice sullo Sviluppo Sostenibile indetto dalle Nazioni Unite, si è svolto dal 20 al 22 giugno scorsi a Rio de Janeiro, Brasile, in presenza delle massime cariche politiche provenienti dagli Stati di tutto il mondo. I principali temi al centro del dibattito hanno riguardato l’economia verde nel contesto dello sviluppo sostenibile e della riduzione della povertà e il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile. La conferenza internazionale di Rio +20, tenutasi a livello dei capi di Stato e dei ministri competenti in materia ambientale, è stata anticipata da incontri della società civile e delle autorità locali. Il testo della dichiarazione finale è stato elaborato anche sulla base delle posizioni espresse dai governi locali, Enti Locali e dalla società civile. L’impegno degli Enti Locali e delle regioni si è concentrato sul sostegno, a livello internazionale, di una visione condivisa in difesa del bene comune della sostenibilità ambientale. Le autorità locali nel processo di Rio +20 Redazione Clementina Berro Gian Paolo Morello La preparazione di Rio +20 ha avuto inizio nel maggio 2010 attraverso la convergenza tra i molteplici processi in corso presso le Nazioni Unite, concernenti in particolare il cambiamento climatico e la biodiversità, e gli incontri della Commissione sullo sviluppo sostenibile. Le associazioni e le reti delle autorità locali e regionali hanno partecipato attivamente a tale processo e hanno contribuito alle negoziazioni ufficiali condotte dagli Stati. ICLEI - Local Governments for Sustainability (International Council for Local Environmental Initiatives) , in qualità di rete tematica, e CGLU, in qualità di organizzazione politica generalista, hanno beneficiato dello status di attori focali presso le Nazioni Unite. ICLEI - 'International Council for Local Environmental Initiatives' è operante dal 1990 quando circa 200 rappresentanti di governi locali provenienti da 43 Paesi si sono riuniti in occasione del Congresso mondiale degli Enti Locali per un Futuro Sostenibile, presso le Nazioni Unite a New York. Attualmente più di 1.200 governi locali aderiscono all’organizzazione, che mantiene un rapporto costante con le Nazioni Unite elaborando convenzioni quadro sulla sostenibilità ambientale, i cambiamenti climatici e la biodiversità. www.iclei.org Il livello di collaborazione e consenso raggiunti fra le molteplici reti di governo subnazionale risultano considerevoli. Ricordiamo che, in vista di Rio +20, il messaggio politico messo a punto e diffuso a livello mondiale da Città e Governi Locali Uniti era incentrato su cinque principali idee: 1. Fare della Cultura il quarto pilastro dello sviluppo sostenibile 2. Integrare nel documento di Rio +20 un capitolo specifico dedicato alle autorità locali e una Agenda 21 rinnovata, che possa tener conto dei nuovi problemi posti dall’urbanizzazione 3. Adottare un accordo sul nuovo quadro di governance per lo sviluppo sostenibile 4. Definire degli obiettivi di sviluppo sostenibile elaborati in collaborazione con gli attori coinvolti 5. Rafforzare la cooperazione decentrata in materia di sviluppo sostenibile I messaggi diffusi da CGLU nell’ambito di Rio +20 Già all’apertura delle consultazioni per Rio +20 nel 2010 la CGLU e i suoi aderenti hanno iniziato a promuovere discussioni che ponevano al centro della questione ambientale i concetti di governance, coesione territoriale, inclusione, prestazioni di servizio e cultura promuovendola come quarto pilastro dello sviluppo per contribuire al riconoscimento di una nuova realtà urbana. Il documento della CGLU, adottato in occasione del Consiglio Mondiale di Firenze (novembre 2011), così come le 8 raccomandazioni trasmesse nei messaggi congiunti da parte delle autorità locali e regionali, presentati al Segretariato Generale delle Nazioni Unite a New York nell’aprile 2012, erano orientati a questa prospettiva. Circolare n. 10 -25/07/2012 Rio +20 1 CGLU e i suoi membri, congiuntamente all’ORU-FOGAR, hanno sottolineato anche la necessità di riconoscere il ruolo dell’agenda Habitat nel processo per Rio +20, anche in vista della Conferenza Habitat III. Le due organizzazioni politiche generaliste, CGLU (forte della rappresentanza attraverso le sue sezioni regionali) e FOGAR, in collaborazione con ICLEI e grazie al partenariato privilegiato con ONU Habitat e il sostegno di Cities Alliance, hanno influenzato in modo considerevole le discussioni intergovernative. I risultati di Rio +20 FOGAR (Forum Globale delle Associazioni delle Regioni) è stato fondato a Città del Capo nell’agosto del 2007 sulla base della "Dichiarazione delle Regioni sulla governance della globalizzazione”. Attraverso le sue diciassette reti di Governi regionali di tutti i continenti, FOGAR comprende più di 900 regioni. In Italia solo la Regione Toscana aderisce a FOGAR. Il documento dal titolo “The future we want” (Il futuro che vogliamo) riafferma gli accordi sottoscritti nel 1992 su clima e biodiversità, introducendo novità nell’ambito del “sociale”, come la lotta alla miseria come priorità mondiale, e www.regionsunies-fogar.org si impegna a lanciare quelli che sono definiti gli “obiettivi di sviluppo sostenibile”. Il testo non stabilisce lo stanziamento di nuovi fondi per l'economia verde (come avevano chiesto i Paesi in via di sviluppo), né sono stabilite decisioni sulle divisioni di responsabilità tra i Paesi che più inquinano. Il documento siglato dai 191 capi di Stato contiene numerose dichiarazioni di principio, ma è privo di obiettivi concreti e vincolanti. Nella dichiarazione conclusiva c’è infatti l’impegno a difendere la necessità di un’economia verde, ma si evita qualsiasi “regola rigida”, a garanzia del rispetto della “sovranità nazionale” di ciascun stato. Restano i 683 impegni concreti annunciati da paesi e aziende tra i quali la volontà della Germania e del Giappone di mettersi alla guida della rivoluzione costituita dalla Green Economy, ma nulla di più. Durante il vertice la “green economy” e le “green economy policy” sono risultate al centro del dibattito, proposte come soluzione reale e tangibile per il loro collegamento allo sviluppo e alla crescita. La “green economy” si propone quindi come un nuovo modello economico capace di sradicare la povertà, contribuire alla crescita economica e migliorare il benessere dei cittadini e la salute dell’ecosistema. Nel III capitolo del testo è però indicato che la green economy è una priorità da raggiungere con pragmatismo. Sul tema principale della conferenza, ossia la riorganizzazione del quadro istituzionale dello sviluppo sostenibile, la dichiarazione di Rio+20 non ha espresso alcuna volontà di rivedere e rafforzare le strutture esistenti. Inoltre, continua a non esistere una vera governance dello sviluppo sostenibile, così come un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupi esclusivamente di ambiente e sia capace di coordinare tutti gli sforzi per un pianeta più verde. L’analisi della CGLU sull’esito di Rio +20 – Luci e ombre sul ruolo delle autorità locali e infranazionali Nonostante i risultati poco soddisfacenti del Vertice Rio +20, data l’assenza di un accordo multilaterale e d’impegni vincolanti, il documento finale è però incoraggiante per quanto concerne il riconoscimento del ruolo attuale e futuro delle autorità locali e regionali nell’agenda dello sviluppo sostenibile. Il testo finale, infatti, affronta la maggior parte delle problematiche individuate come priorità nelle posizioni espresse dalle autorità locali menzionate sopra. Raramente in precedenza si era giunti alla stesura di un documento di politica internazionale di così ampia portata, sia nel riconoscimento del ruolo della governance locale e infranazionale, sia inclusivo degli ambiti tematici aventi un’influenza diretta sui vari livelli di governo. Il riconoscimento esplicito dell’agenda Habitat costituisce ugualmente un acquisito importante. Per quanto concerne gli aspetti di debolezza del documento, si segnalano la rarità dei riferimenti alla cultura come pilastro fondamentale dello sviluppo sostenibile e la mancanza di meccanismi governativi inclusivi per l’elaborazione delle politiche future. Sommario delle problematiche chiave: 1. Riconoscimento del lavoro svolto e dei progressi compiuti a livello locale e infranazionale 2. Riconoscimento del ruolo da ricoprire nella messa a punto di politiche e nell’impegno di tutti gli attori. L’articolo 45 riconosce il ruolo essenziale della governance ai livelli locale e infranazionale. Questi sono esplicitamente menzionati nei domini tematici e nelle problematiche infrasettoriali. 3. Sotto-sezione specifica relativa alle città sostenibili e agli stabilimenti umani. Gli stati riconoscono l’importanza della pianificazione intersettoriale e si impegnano a rafforzare le capacità e a sostenere le azioni dei governi comunali, delle metropoli e delle città per sviluppare politiche sostenibili. Il testo finale riconosce ugualmente il ruolo delle autorità locali e infranazionali nella prestazione di servizi pubblici, così come nell’ambito della riduzione della povertà e gestione dei rischi. Sono sostenuti approcci integrati e sono incoraggiati i partenariati tra le città e le comunità. 4. L’Agenda Habitat e il conferimento di risorse finanziarie destinate a ONU Habitat sono riconosciuti come obiettivi. 5. Appello al rafforzamento dei meccanismi finanziari accessibili alle autorità locali e infranazionali. 6. I quadri regolamentari per stimolare i partenariati pubblici-privati sono incoraggiati. Circolare n. 10 -25/07/2012 Rio +20 2 I meccanismi di monitoraggio: gli ambiti che le autorità locali e regionali devono seguire al fine di garantire la propria inclusione: 1. Il consiglio di amministrazione di PNUE avrà un accesso universale e una migliore partecipazione dei Grandi Gruppi 2. Un Forum politico di Alto livello rimpiazzerà la Commissione sullo sviluppo sostenibile, il cui formato dovrà essere definito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 3. Un gruppo di lavoro aperto lavorerà alla definizione degli obiettivi di sviluppo sostenibile in occasione dell’apertura della 67 ͣ sessione dell’Assemblea Generale 4. Un comitato intergovernativo, composto da 30 esperti, definirà i bisogni finanziari delle politiche di sviluppo sostenibile. Le conclusioni di Rio costituiscono un’importante tappa nell’agenda internazionale di CGLU. Il Segretariato Mondiale e gli aderenti di CGLU dovranno continuare a lavorare per garantire la rappresentanza politica adeguata nei processi sopra menzionati e in vista di Habitat III. Reazioni e commenti al summit L’esito di Rio +20 ha generato da più parti reazioni di delusione e scontento. Il documento finale elaborato in occasione di tale conferenza, infatti, ha in gran parte disatteso le aspettative che accompagnavano l’avvenimento in ogni angolo del mondo. Lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, all’apertura della Conferenza sullo sviluppo sostenibile il 20 giugno scorso, ha affermato che il documento finale non ha risposto alle aspettative ed ha sottolineato le notevoli difficoltà che hanno caratterizzato le negoziazioni durante il vertice: “Molte proposte erano ambiziose, ma ogni Paese ha i suoi interessi in gioco. I negoziati sono stati molto difficili. Personalmente, mi aspettavo un documento finale più ambizioso". Reazioni negative e di delusione sono state suscitate nelle principali organizzazioni e associazioni ambientaliste, come testimoniano i commenti dei loro rappresentanti e altresì dei livelli istituzionali di governo. La posizione di Legambiente Secondo Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, “Rio +20 è stato un vertice caratterizzato da una mancanza assoluta di leadership politica che ha prodotto un documento debolissimo, che non contiene nessun tipo di impegno concreto, in particolare per quanto riguarda l'impegno finanziario ai paesi poveri, per sostenere una economia verde equa e solidale. L’unica nota positiva è la forte vitalità della società civile e la dinamicità di un pezzo non trascurabile delle imprese, che creano le condizioni per l’avvio di una forte mobilitazione verso un’economia verde equa e solidale, con cui combattere anche la povertà. Per il resto, il fallimento è triste anche se era prevedibile". La posizione del WWF La reazione scaturita a fronte del testo finale all’interno dell’organizzazione non governativa WWF è perfettamente riassunta nel commento rilasciato dal suo direttore generale, Jim Leape: “I negoziatori di Rio hanno deluso il mondo”. Dovrebbero vergognarsi della loro incapacità di raggiungere un consenso su temi così cruciali”. La posizione di Greenpeace Per il presidente brasiliano di Greenpeace, Marcelo Furtado, “la conferenza non sta offrendo nulla se non la promessa che da qui al 2015 si deciderà qualcosa”. Durissimo il commento di Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, dopo la lettura del documento finale, “un fallimento epico”. Circolare n. 10 -25/07/2012 Rio +20 Il 21 giugno scorso, in concomitanza del vertice, importanti rappresentanti della società civile, scienziati, leader di grandi associazioni internazionali, come WWF, Greenpeace, Oxfam, e think tank, come il Club di Roma, figure rappresentative dei movimenti del Sud del mondo come Vandana Shiva e tanti altri, hanno firmato un documento dal titolo "Il Rio +20 che non vogliamo" parafrasando il testo del documento finale "Il futuro che vogliamo" che dice chiaramente che il "futuro che vogliamo" non si trova nel documento che porta questo nome. “Il "Futuro che vogliamo" non è quello risultato dal processo negoziale di Rio +20. Il "Futuro che vogliamo" è fatto di impegni concreti e azione, non di sole promesse. Ha l'urgenza necessaria per risolvere, non posporre, la crisi sociale, ambientale ed economica. E' fatto di cooperazione ed è in linea con la società civile e le sue aspirazioni, non solo con le posizioni comode dei governi. Nessuno di questi punti si trova nei 283 paragrafi del documento ufficiale che questa Conferenza lascerà in eredità. Il documento intitolato "Il Futuro che vogliamo" è mediocre e non è altezza dello spirito e dei passi avanti fatti nei vent'anni trascorsi da Rio92. Né è all'altezza dell'importanza e dell'urgenza delle questioni affrontate. Le agende fragili e generiche per i prossimi negoziati non garantiscono risultati. Rio +20 passerà alla storia come la conferenza ONU che ha offerto alla società globale un esito segnato da gravi omissioni. Mette a rischio la conservazione e la resilienza sociale ed ambientale del pianeta, così come ogni garanzia di diritti umani acquisiti per le generazioni presenti e future. Per tutte queste ragioni, come molti gruppi e individui della società civile, registriamo la nostra profonda delusione rispetto ai capi di Stato, sotto i cui ordini e guida hanno lavorato i negoziatori, e dichiariamo che non ammettiamo né avalliamo questo documento. 3 La polemica relativa agli esiti di Rio +20 ha coinvolto anche i paesi del Sud del mondo. Per esempio la testata marocchina l’«Economiste», infatti, titolava “Rio +20: il Marocco turista” (“Rio +20: Le Maroc en tourisme”) gli articoli dedicati alla descrizione del vertice internazionale, dove è stata cospicua la partecipazione marocchina, adducendo alla scarsa utilità del summit. Più positive si sono invece rivelate le posizioni del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e del Ministro dell’ambiente italiano Corrado Clini, perché entrambi hanno sottolineato l’importanza del fatto che la “green economy” sia per la prima volta menzionata in un testo di un vertice di queste dimensioni. La posizione del Ministero italiano dell’Ambiente L’immediata reazione del ministro dell’ambiente Corrado Clini agli esiti conseguiti alla conclusione del vertice sullo sviluppo sostenibile sono di netta difesa: "In un momento di crisi economica così profonda, che la comunità internazionale si ritrovi su un unico documento è davvero un fatto storico" commenta Clini che aggiunge: "non capisco come possano continuare a girare commenti delusi e negativi". Si tratta di un buon risultato, "perché c’è la convergenza dei paesi cosiddetti maggiormente sviluppati come Europa, Stati Uniti, Canada e Giappone e delle grandi economie emergenti a cominciare dal Brasile". Per il ministro “Quello che abbiamo fatto a Rio è un miracolo. E' la base per cominciare un lavoro nei prossimi mesi proprio per far diventare la green economy l'infrastruttura della crescita del pianeta". Tuttavia, in plenaria il ministro Clini mitigherà un po’ la sua lettura ottimista. ''Come qualsiasi altra soluzione di compromesso, ogni paese o gruppo di paesi può giudicare un parziale successo o un fallimento parziale'', ha detto Clini sottolineando che l'Italia preferisce vederlo con un capitolo che si è rinnovato e da sviluppare ulteriormente nei prossimi anni. ''Le riforme strutturali e la revisione politica globale - ha detto il ministro - può sembrare una strada onerosa nel breve periodo, ma nel lungo periodo possono fornire opportunità senza precedenti per affrontare la povertà e di transizione verso una crescita economica sostenibile, preservando le risorse naturali e promuovendo l'equità sociale. Queste sono opportunità da non perdere''. La posizione dell’UE L’UE ha espresso tramite le parole del Commissario all’ambiente Janez Potočnik la sua soddisfazione. Anche se il “documento non soddisfa tutte le ambizioni europee”, rappresenta un importate passo avanti e per questo motivo l’UE lo ha appoggiato. L’Europa è, secondo molti, il blocco che si sta dimostrando più vicino alle questioni ambientali e sta lavorando lentamente, all’interno e all’esterno, per garantire successi e passi avanti nel rispetto dell’ambiente pur non tralasciando le questioni legate alla crescita, di cui l’UE ha un forte bisogno. Gli europei nutrivano particolari speranze per il raggiungimento di un accordo per la protezione degli oceani, che attualmente non sono coperti da nessuna legge ambientale ne’ a livello nazionale ne’ internazionale. Sono stati però delusi grazie all’alleanza di Stati Uniti e Venezuela, sostenuta da Giappone, Russia e Canada, i quali si sono opposti al progetto. Stando a quanto riferito dal commissario europeo all’Azione Climatica, Connie Hedegaard, il risultato di tanti mesi di lavoro sarebbe “debole, deludente: nessuno nella stanza in cui è stato approvato il testo era felice”. Conclusioni Città e Governi Locali Uniti aveva a suo tempo rinunciato alla partecipazione al vertice Rio +20, annullando le sue riunioni istituzionali, date le difficoltà che gli aderenti avrebbero dovuto fronteggiare per prendervi parte e considerati gli ingenti costi che ne sarebbero conseguiti. Tuttavia, CGLU in tale occasione ha organizzato e partecipato ad alcuni side events, eventi paralleli al vertice. Si tratta, in particolare, del Summit Urbano – “Le raccomandazioni dei governi locali, regionale e metropolitano per un futuro sostenibile” (18 giugno) e delle conferenze “Territori urbani e subnazionali: elementi chiave di un futuro sostenibile” (19 giugno) e “Città Resilienti – promuovere iniziative di sviluppo sostenibile” (20 giugno). Tali meeting, svoltisi nella cornice di Rio +20, pur rivelandosi utili occasioni di dibattito e confronto, hanno registrato una bassa partecipazione. Alla luce dell’esiguità dei risultati conseguiti durante Rio +20, avvenuto in presenza dei governatori del mondo intero, non si può non giungere alla conclusione che il Vertice della Terra ha costituito un’importante occasione persa e, considerato il suo notevole dispiego di risorse finanziarie e mezzi (secondo stime WWF international il costo del summit ammonta a 150 milioni di dollari), ha comportato anche un considerevole spreco di risorse. Per scaricare il documento conclusivo approvato a RIO aprire il sito del Ministero dell’Ambiente http://www.minambiente.it/home_it/menu.html?mp=/menu/menu_attivita/&m=argomenti.html|Sviluppo_sostenibile__SvS_.html|Conferenza_Rio_20.html Circolare n. 10 -25/07/2012 Rio +20 4