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FASE PRELIMINARE: ATTIVITA` DI RICERCA DI SFONDO
Progetto EQUAL: A LUNGO. STRATEGIE DI TERRITORIO PER L’ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO Codice progetto IT-G-EMI-0014 / Rif. P.A. 1698/RER02 AZIONE 1: MAPPATURA DEI SERVIZI TERRITORIALI DI INSERIMENTO ED ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO DI DISABILI O PERSONE IN CONDIZIONE DI SVANTAGGIO FASE PRELIMINARE: ATTIVITA’ DI RICERCA DI SFONDO Schedatura documenti e ricerche più interviste a testimoni significativi A cura del dr. Claudio Bonacini e del dr. Salvatore Massaro Settembre 2003 2 INDICE INTRODUZIONE pag. 3 esclusione sociale pag. 4 Le schede di sintesi dei materiali, documenti e ricerche analizzati pag. 21 Indice delle schede di sintesi relative ai materiali documentali esaminati pag. 21 Introduzione alla lettura delle schede pag. 24 Schede di sintesi su documenti relativi ai disabili pag. 28 Schede di sintesi su documenti relativi agli immigrati pag. 52 Schede di sintesi su documenti relativi ai tossicodipendenti pag. 62 Schede di sintesi su documenti relativi ai detenuti pag. 67 Schede di sintesi su documenti che riguardano varie aree tematiche pag. 75 BIBLIOGRAFIA pag. 106 Siti Internet pag. 109 Elenco intervistati pag. 110 Sintesi delle interviste a testimoni significativi sul tema dell’inserimento e/o accompagnamento al lavoro di persone disabili e/o a rischio di SI RINGRAZIANO VIVAMENTE TUTTI COLORO CHE SONO STATI INTERVISTATI PER LA COLLABORAZIONE PRESTATA 3 INTRODUZIONE In questo report si presenta il risultato dell’attività di ricerca di sfondo finalizzata ad impostare la scheda di raccolta dati ed informazioni per la mappatura dei servizi territoriali di inserimento ed accompagnamento al lavoro di disabili o persone in condizione di svantaggio. La ricerca di sfondo è stata mirata alle seguenti attività: a) selezione ed esame del quadro normativo di riferimento; b) analisi della letteratura più significativa sul tema oggetto di indagine; c) esame ed analisi di altre ricerche analoghe eventualmente svolte in regione e di eventuali dati statistici elaborati in precedenza; d) somministrazione di interviste a testimoni significativi. In particolare in 19 interviste semi strutturate, cioè basate su una scaletta di domande aperte, di cui una di gruppo, sono stati intervistati 30 testimoni significativi (dirigenti della Regione Emilia Romagna, Assessore e dirigenti provincia di RE, dirigenti e responsabili dei servizi per disabili e “svantaggiati” di comuni e Asl, responsabili di Cooperative Sociali, Responsabili di Agenzie di Lavoro Interinale che naturalmente ringraziamo per la collaborazione prestataci). Le interviste ai testimoni significativi sono state prima registrate su supporto magnetico e poi trascritte su PC per l’analisi del contenuto. Il report che qui si presenta è articolato in tre parti: a) relazione di sintesi sulle interviste ai testimoni significativi con l’estrapolazione delle frasi più significative raccolte; b) presentazione delle schede di sintesi della documentazione rintracciata e letta; c) bibliografia di riferimento 4 SINTESI DELLE INTERVISTE A TESTIMONI SIGNIFICATIVI SUL TEMA DELL’INSERIMENTO E/O ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO DI PERSONE DISABILI E/O A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE In questo rapporto presentiamo in estrema sintesi i contenuti delle interviste a testimoni significativi sia a livello regionale che soprattutto a livello della provincia di Reggio Emilia (in totale sono stati intervistati una trentina di soggetti) che sono stati intervistati nella fase preliminare, di impostazione del lavoro di mappatura dei servizi per l’inserimento e/o accompagnamento al lavoro di persone disabili e/o a rischio di esclusione sociale. Le interviste sono state effettuate nei mesi di Giugno e Luglio 2003 utilizzando la metodologia dell’intervista semi-strutturata cioè basata su una scaletta di domande aperte. Ma ecco la selezione e sintesi dei principali contenuti delle interviste realizzate: DOMANDE: A) Parlando di disabilità e soprattutto di persone in condizione di svantaggio non sempre è chiaro a chi ci si riferisce. Anche la legislazione regionale se da un lato individua come soggetti delle fasce deboli i portatori di handicap, gli ex detenuti, i tossicodipendenti, gli alcoolisti fa anche riferimenti generici a soggetti in situazione di disagio sociale e familiare. Lei personalmente chi definirebbe disabile e chi soggetto in condizione di svantaggio? B) (Domanda da rivolgere ai dirigenti/funzionari/operatori dei servizi socio assistenziali dei Comuni e della ASL) Quali sono i casi in cui la Vs. amministrazione provvedere concretamente ad includere un soggetto o a certificarlo come soggetto in condizione di disagio sociale e familiare? Ci sono "indicatori di reddito" o altri parametri "oggettivi" che vengono presi in considerazione per procedere a tali certificazioni (ricordo che ad oggi come Provincia riceviamo comunicazioni che in virtù del rispetto della privacy, sono molto generiche e ciò accade, ad es., in occasione dell'erogazione dei contributi alle aziende per soggetti in condizione di disagio sociale e familiare ex art. 8 L.R. 45/96. Ai ns. servizi è utili capire quando gli altri servizi pubblici del territorio si attivano nei confronti dei soggetti in condizione di disagio social e familiare - ossia"li certificano" e capire a tale certificazione cosa consegue in termini di presa in carico del soggetto da parte di quel servizio - o di altri territorio con cui collaborano o affidano servizi in appalto. Ovviamente la domanda si riferisce - come pure le altre - ai soggetti in età lavorativa e/o con abilità lavorative residue che gli consentono di accedere al lavoro (protetto e non). 5 RISPOSTE: Gli intervistati in modo praticamente unanime hanno sottolineato come la situazione di disabilità oggi sia abbastanza ben definita dalle leggi vigenti nazionali e regionali mentre per la situazione di svantaggio siamo di fronte ad una pluralità di interpretazioni e approcci con la difficoltà di individuare dei criteri “oggettivi” per valutare se una situazione di un soggetto è da considerare situazione di svantaggio oppure no. Nemmeno il parametro “economico” può essere un indicatore sufficiente per distinguere una situazione di svantaggio da una che non lo è ed anzi a parere di diversi intervistati ha perso di importanza. Questa situazione porta oggi anche al non accesso di soggetti che vivono situazioni di svantaggio ai servizi sociali così come questi oggi sono organizzati. Ma ecco alcuni stralci, tra i più significativi tratti dalle risposte degli intervistati: “…..per quanto riguarda il disagio sociale è tutto ciò che noi valutiamo disagio ma che non ha nessuna carta che giustifica questo disagio, non c’è un medico o una commissione che certifica che il soggetto è in situazione di disagio… sono essenzialmente persone insufficienti mentali e adulte che hanno anche più di trent’anni e che non hanno avuto in passato nessun tipo di certificazione e però sono insufficienti mentali, poi persone che si trovano per dei vissuti, per una storia con scarse competenze sociali quindi hanno, esternano situazioni che hanno bisogno di essere orientati e accompagnati verso un’autonomia e poi successivamente al lavoro, sto pensando a delle donne maltrattate sia nella famiglia quando erano piccole oppure dal marito che si trovano quindi con una scarsa cultura a livello ovviamente scolastico e che comunque hanno scarse competenze…molti ragazzini, cioè quando appunto, arrivati alla maggiore età questi devono decidere, molti hanno magri già abbandonato la scuola e quindi si ritrovano perché magari dietro c’è una famiglia che non li sa proteggere, non li sa orientare oppure c’è anche proprio un problema del ragazzino a non avere ancora ben capito che direzione prendere e questa diciamo è la fascia più a rischio rispetto poi alla devianza, rispetto poi a strade pericolose insomma….. Quindi noi non abbiamo dei criteri che dicono dunque va in questa casella quindi è un disagio sociale, noi conosciamo delle persone con le loro risorse, con le loro carenze, supportiamo le risorse che hanno affinché la parte vuota diminuisca sempre più e la parte ricca si arricchisca di più….il disagio sociale è quel disagio che è in quel momenti lì, perché sei in crisi, perché la famiglia, perché è diverso il contesto sociale, vedi immigrazione, sono tanti altri fattori, isolamento, crisi, difficoltà familiari, separazioni, violenze, abuso, maltrattamento poi tutto quello che c’è dentro a ciò che ho detto quindi nel conflitto familiare, dove ci sono genitori che non vanno d’accordo, sono talmente presi dai loro problemi che non rilevano i bisogni del bambino….” “….quindi quello che noi consideriamo come persona disabile è la persona che ha avuto un riconoscimento in percentuale di invalidità civile. Tutti gli altri che arrivano ai nostri servizi sono persone in situazione di disabilità ma non certificati. Quindi chiaramente noi li associamo alla 6 condizione di svantaggio sociale che facciamo anche con le certificazioni di svantaggio sulla base della legge regionale 45, li certifichiamo proprio come servizio sociale, visto che ce li abbiamo in carico…Noi abbiamo le persone che seguiamo sono tutte persone seguite attualmente o dal servizio di salute mentale o Sert o che passano dalla struttura ospedaliera. I certificati che abbiamo fatto noi …sono persone che noi certifichiamo in condizione di svantaggio perché comunque hanno un disagio e una problematica relazionale, psicologica di vario tipo….ci sono persone in situazione di svantaggio che non hanno invece una patologia ma che non sono utenti del nostro servizio come è attualmente organizzato. Ad esempio persone extracomunitarie, mamme, donne sole con i figli a carico che hanno problemi di fragilità diciamo, di struttura di personalità, ma che non sono mai arrivate ad un servizio pubblico di salute mentale….” “…per me disabile è quello certificato quindi con tanto di certificazione di tutti gli organi competenti, con una percentuale di invalidità riconosciuta eccetera. Per me lo svantaggiato è una persona, sempre parlando del mio lavoro, che è seguito dai servizi, ma non ha questa certificazione, questa è la specifica fondamentale per il mio lavoro…” “….parlando di disabilità di solito ci si riferisce appunto a chi ha un riconoscimento ufficiale di questa condizione. Chi ha fatto una visita di invalidità civile….mentre invece svantaggio è una casistica molto più ampia e più complessa perché finiscono per rientrarvi persone che magari hanno delle difficoltà, anche temporanee, in una fase della vita che può essere legata a fattori scatenanti, non so ad una separazione per cui una donna si ritrova da sola con i suoi bambini a dover affrontare il mondo del lavoro mentre fino a quel momento li non l’aveva mai fatto. Oppure una malattia, ci sono persone che hanno, in seguito ad una situazione di malattia, dall’oggi al domani perso il lavoro. Non sono state in grado di tenerlo per lungo tempo. E poi ci sono persone che hanno delle situazioni di disagio, che come tipologia possono essere considerate di disagio psichico però magari non sono in carico a nessun servizio perché loro stesse non riconoscono il loro disagio e a volte la famiglia ha difficoltà nel gestire queste persone, fa quello che può, sopravvive diciamo rispetto a questo problema che però non essendo riconosciuto dal soggetto né preso in carico da un servizio rimane, cade completamente sulla famiglia….Sono situazioni più difficili da collocare e che fanno anche più fatica a trovare una soluzione, magari si cristallizzano e si cronicizzato e quello del lavoro a volte rimane come un sogno di normalità per cui le persone dicono di cercare lavoro, però in verità non si avviano mai verso l’impegno del lavoro perché non hanno poi gli strumenti perché hanno seri motivi. Queste sono le situazioni più difficili da collocare….” “…Lo svantaggio è molto difficile da definire perché oggi ci troviamo di fronte alle categorie tradizionali che lei ha citato, quindi persone con problemi di disturbi psichiatrici, problemi di equismo, problemi di dipendenza, ma ci troviamo anche con molte sfumature, oggi il disagio è più 7 complesso. Sono sempre più le persone che hanno una certa età, diciamo e che all’improvviso per condizioni o di accadimenti personali come incidenti etc. o perdita di lavoro improvvisa si trovano in una posizione di svantaggio, con una complessità molto elevata perché hanno una certa età, hanno famiglia o sono soli e sono la categoria in assoluto più difficile da trattare per i servizi. Quindi per me oggi lo svantaggio è molto più variegato del passato…… Oggi, ripeto, aspetto economico, famiglie multiproblematiche sono comunque degli indicatori o delle condizioni, meglio ancora, che ci identificano una condizione di svantaggio: l’assenza di reti, la solitudine cioè, sono tutte situazioni che noi abbiamo presenti ma non sono scritte da nessuna parte, c’è solo l’aspetto economico che tra l’altro non è neanche più un parametro importante….” “…disabili ….sono le persone indicate dalla legge 68 del ’99, dalla legge 14 regionale e più in generale per quanto riguarda le politiche per l’handicap quelle che fanno riferimento alla certificazione di handicap della legge……il tema è quello di andare ad estendere il coordinamento tra politiche sociali e politiche attive del lavoro in tutti gli interventi di tutte le aree di bisogno a cui sono rivolte le politiche sociali: si parla di persone immigrate, oppure con persone con problemi di indipendenza, persone con problemi di disagio, situazioni di bisogno economico, insomma si tratta di fare un lavoro di definizione anche di criteri oggettivi di accesso, per garantire anche una definizione di esigibilità del servizio…” “…allora io sui disabili considero esclusivamente quelli che sono certificati ai sensi di legge…..quello in cui tu ti trovi di fronte a delle persone che non possono fare una vita sociale perché la famiglia in cui sono inseriti è una famiglia che presenta delle problematicità che richiedono per forza un intervento di supporto esterno. Vive una situazione di disagio per esempio chi è vittima di abusi, chi è soggetto a percorsi di affido tutte cose che nell’ambito delle politiche sociali sono meglio definite…. Per quanto riguarda il disagio sociale è ovvio che si fa fatica a non comprendere oltre a coloro che sono dei target ben identificati come la tossicodipendenza, ai carcerati e così via o a non considerare coloro che sono sotto la soglia di povertà o al limite della soglia di povertà. Io penso che tutto il tema riguardi sempre una individuazione di persone che è senza un appoggio esterno di reti della società ma anche del pubblico, non possono avere una propria autonomia o sviluppo di potenzialità….” “…noi per disabilità riteniamo quella certificata, quindi tutto quello che è certificato è disabilità. Tutti gli adulti in difficoltà che non hanno una certificazione rientrano nello svantaggio e nel disagio….come soggetto emarginato la definizione che avevamo dato era questa: una persona adulta in difficoltà, che si ritrova escluso dalla vita socio-lavorativa e che necessita di interventi più o meno strutturati per riconquistare le proprie capacità progettuali e di autodeterminazione……sono tutti quei soggetti che non sono in carico a servizi specialistici, quindi per esclusione non sono in 8 carico al SERT, non sono in carico al servizio disabili…se non rientrano in queste categorie però portano comunque dei problemi…tutti gli adulti che non riescono a provvedere a se stessi, per qualche motivo non riescono ad essere autonomi, autonomi anche economicamente……oppure persone anche straniere che magari non erano arrivati con una serie di problematiche non riuscivano ad avere una vita dignitosa….noi a …….abbiamo alcune situazioni, in particolare donne che hanno problemi di natura psichiatrica ma non sono seguite per loro volontà spesso perché non ti dimostrano il loro problema, non sono state certificate a carico nostro, non riescono a reggere un inserimento lavorativo di nessun tipo….le persone non certificate che loro non si riconoscono ammalate, e loro seguono questi percorsi però in realtà sono persone che stanno male e non riescono a reggere un lavoro ed anche a trovarsi un lavoro….indipendentemente dal reddito una persona può essere disagiata….” “…i disabili sono quelle persone che hanno una certificazione di invalidità….gli svantaggiati possono avere i più svariati problemi, che in ogni caso hanno difficoltà di inclusione sociale, per cui noi li chiamiamo o persone svantaggiate o persone con disagio sociale ma non hanno certificazione di invalidità…” “…disabili mi verrebbe naturale dire che sono quelli rientranti nella legge 68 del ’99 quindi invalidi al lavoro in vari percentuali. Invece considero persone svantaggiate …..tutte quelle persone che noi cerchiamo di inviare al lavoro: disoccupati di lunga durata, persone sopra ai 45 – 50 anni che è difficile reinserire nel mondo del lavoro, mamme con bambini e qui conta il fatto che hanno bisogno di un certo orario e quindi certe aziende chiedono sempre le 8 ore mentre questo tipo di persona chiede le 4 ore part time verticale o orizzontale….oppure leggono i nostri annunci e sono ex tossicodipendenti, ex carcerati e noi abbiamo anche in sei o sette casi siamo riusciti a mandare a lavorare queste persone….per cui noi formiamo anche le persone in modo tale che acquisiscano anche delle professionalità, tra queste rientrano anche questo tipo di persone, extracomunitari, ex tossicodipendenti, ex carcerati che stando in certi luoghi non hanno potuto accrescere le loro competenze professionali…” “…il sistema dei servizi capillare e puntuale, come forse pochi altri in Europa, riesce ad intercettare soltanto una piccola parte degli svantaggiati, quelli che, in un qualche modo, sono compatibili col sistema stesso, sfuggono tutte le nuove forme di disagio. Posso fare un esempio: in Austria ed in Germania sta crescendo fortissimamente l’intervento nei confronti di coloro che sono in crisi a causa della cattiva gestione delle loro finanze, quindi coloro che hanno problemi di debiti, si stanno moltiplicando le iniziative e gli interventi, qui da noi la cosa è totalmente sconosciuta, la stessa cosa per chi ha problemi di diabete o di anoressia in famiglia sono cause di discriminazioni e di svantaggio terribili, presenti e del tutto sconosciute alla nostra rete di servizi…” 9 “…noi ci troviamo di fronte ad una definizione chiara di soggetto disabile, del concetto di disabilità, non solo chiara, chiara ed accompagnata da alcuni importanti ed efficaci strumenti di intervento e di introduzione concreta del diritto al lavoro. Sappiamo che sono disabili, per questo tipo di interventi persone che hanno di più del 45% di disabilità e sono disoccupate e alla ricerca di una occupazione…..Nel caso degli altri prendiamo il mare magnum molto vasto e molto frastagliato di diverse condizioni di svantaggio, abbiamo: a) una generale definizione di svantaggio piuttosto incerta……nel caso dello svantaggio ci si trova in presenza di scelte di carattere volontaristico, volontario se non volontaristico, diffuse senza dubbio nella nostra regione….il fatto che permangano degli obblighi aiuta sicuramente i disabili ma non i soggetti svantaggiati perché in questo modo non adempiendo non assumendo gli obblighi della legge 68 assumendo svantaggiati e non disabili ecco questo non aiuta gli svantaggiati…..” “…io dico che ….sia il ragazzo disabile che il ragazzo svantaggiato sono tutti ragazzi deboli che non riescono ad entrare nel mondo ma perché hanno tanti problemi legati alla famiglia, al carattere. Sono ragazzi che non riescono ad entrare nella nostra società, hanno bisogno di una mano in più…” “…svantaggio…..è uno stato particolare e personale di emarginazione che può essere di carattere economico, sociale, culturale, di ambiente, di carattere anche relazionale….credo che la persona svantaggiata debba essere ritenuta una persona che effettivamente ha una condizione personale che si può riflettere nella sua vita, nella sua condizione di integrazione col contesto, una difficoltà oggettiva che va a giocarsi in prima persona la capacità di sapersi proporre, estendere positivamente per accedere ad una situazione di lavoro….sono dei ragazzini in uscita dai percorsi scolastici che quindi perché certificati sono conosciuti, censiti dalla neuro psichiatria infantile…..non c’è un criterio così forte e chiaro, come dicevo è legato un pochino ad una definizione o ad una valutazione soggettiva del servizio a cui accede la persona, quindi definire o decidere se c’è la necessità di avviare effettivamente un percorso di aiuto e sostegno anche nella ricerca di un’opportunità di lavoro o se si ritiene che quello sia un aspetto che la persona deve gestire e intraprendere autonomamente….” 10 ULTERIORI DOMANDE C) Negli ultimi due o tre anni, secondo la sua opinione che evoluzione c’è stata in …. (Emilia Romagna o soprattutto provincia di Reggio Emilia) per quanto concerne l’inserimento lavorativo di disabili e delle persone in condizione di svantaggio? D) Ed oggi a che punto siamo? Cioè quali sono a suo parere i punti di forza ed i punti di debolezza delle attività di inserimento e di accompagnamento al lavoro e sul lavoro di persone disabili o a rischio di esclusione sociale? (riferimento sempre principalmente alla provincia di RE) E) Quali sono le aziende che in maggior numero assumono disabili e persone in condizione di svantaggio? Qual è o quali sono i contratti di lavoro che vengono utilizzati principalmente? F) C’è qualcosa che si potrebbe fare per migliorare l’attuale situazione? SE SI, che cosa? RISPOSTE: In generale gli intervistati hanno sottolineato come negli ultimi anni la situazione sia migliorata anche se non sono mancate le indicazioni di punti di debolezza dell’attuale situazione. Per quanto concerne la tipologia di aziende che prevalentemente assumono le persone disabili o “svantaggiate” è emerso che sono soprattutto le grandi aziende ma non solo nel senso che entrano in gioco vari fattori non ultimo quello della sensibilità degli imprenditori verso il problema. Si tratta comunque quasi sempre di lavori prevalentemente manuali, non molto complessi e di responsabilità, in aziende soprattutto dei settori metalmeccanico, agroindustria, tessile con contratti di lavoro a tempo determinato che poi abbastanza spesso nel tempo diventano a tempo indeterminato. “…Noi contiamo molto sul riacquisire questa autonomia territoriale per riprendere un pochino sia anche il contatto con le aziende perché poi per l’inserimento, perché l’inserimento vada a buon fine bisogna riuscire ad avere un contatto diretto con le aziende, a mantenere anche dopo l’assunzione questo contatto diretto con le aziende….in questi anni è stato un periodo un po’ difficoltoso, un po’ di stallo, abbiamo vissuto proprio dei momenti in cui non sapevamo bene come muoverci…” “…come punto fragile che abbiamo in questo momento è una scarsa mappatura delle aziende…diciamo che la mappatura rispetto all’obbligo c’è quello di cui però il servizio ha bisogno oltre a questo è aziende disponibili a preparare magari i ragazzi o le persone che magari da anni non lavorano, l’ultima persona con la quale ho fatto un colloquio è una persona che ha avuto dei problemi di salute ed è vent’anni che non lavora ed adesso vuole riprendere a lavorare ma non è che lo puoi mettere d’acchito dentro un’azienda quindi c’è bisogno di un momento preparatorio…” “…dipende molto dal titolare o comunque dal caporeparto, se ha una sensibilità personale verso la disabilità, nel senso che alcuni hanno parenti, hanno avuto esperienze personali o di famiglia o di 11 amici che hanno qualche tipo di disabilità o psichica o fisica o acquisita per cui sono più attenti, allora lì si può trovare un aggancio e costruire però non è tanto l’azienda né piccola, né grossa, né media…” “…le assunzioni sono quasi sempre a tempo indeterminato…” “…il problema principale secondo me è il reperimento delle risorse aziendali disponibili a collaborare con un tutor. Questo secondo me è il nodo principale…..C’è una maggioranza di aziende nel settore della meccanica, della oleodinamica ecco, anche il tessile, però è già un campo in cui abbiamo inserito meno. La grande maggioranza di inserimenti che siamo riusciti a fare in azienda è stato nell’ambito di aziende metalmeccaniche e oleodinamiche…” “…si, c’è stato un miglioramento, le aziende perché sempre di più hanno coscienza di questa cosa, sempre di più si rendono conto che non è un problema, un peso, invece di pagare la solita multa tentano di prendere delle persone per coprire i posti, sono anche molto collaborative almeno quelle con cui collaboriamo noi…le aziende sul territorio, soprattutto aziende meccaniche mentre i tipi di contratto sono sicuramente un contratto a tempo determinato all’inizio, mai subito a tempo indeterminato, anche se conoscevano la persona da uno stage o da un tirocinio formativo ma mai a tempo indeterminato…” “…quando si è sbloccato il collocamento obbligatorio è rimasto escluso qualcuno, per qualche motivo che è molto difficile indagare. Poi ci sono persone che o non trovano la collocazione anche solo perché hanno problemi di spostamento, non hanno la patente per esempio,….alla fine non si trova la combinazione giusta. Oppure ci sono un po’ di fenomeni di espulsione di persone che poi si dimostrano difficilmente gestibili, nella pratica, da parte delle ditte. Ma io direi che comunque chi rimane escluso è chi ha qualcosa di proprio, una condizione particolare, una somma di motivi ecco……Ditte grandi perché le piccole fanno fatica a sopportare, metti che uno ha 5 dipendenti, una persona con difficoltà incide molto mentre invece una che ne ha 200 si può permettere 4 o 5 persone che hanno una produttività ridotta, insomma, mettiamola così. Ditte grandi o ditte come le cooperative sociali che nascono con quella intenzione…” “…credo che oggi siamo più in grado di offrire un sistema più governato nel senso che è molto riflettuto e molto pensato…un grosso sforzo di integrazione con gli altri servizi….un punto di debolezza sui disabili secondo me è che abbiamo lasciato un po’ sullo sfondo alcune realtà non situazioni singole…inoltre non abbiamo sviluppato una politica istituzionale di relazione con le cooperative B in modo da percorrere anche questa strada…” “….ci sarebbe, insomma, da lavorare in questa ottica, di definire anche a livello regionale e provinciale quelli che sono i servizi di area sociale delle aree delle politiche attive del lavoro che concorrono all’inserimento. Definire un po’, cercare di promuoverne una diffusione omogenea in 12 tutte le aree territoriali, promuoverne un po come stanno facendo a Reggio Emilia delle forme di collaborazione interistituzionale di ambito distrettuale nel senso che tra l’Amministrazione Provinciale, i soggetti che esercitano le funzioni dei servizi sociali sul territorio, anche i soggetti del privato sociale si dovrebbero creare delle intese per portare a sistema quelli che sono i servizi già esistenti……C’è stata una buona capacità della regione e delle amministrazioni provinciali nell’utilizzare tutte le risorse disponibili, quindi c’è stata un’efficienza e anche la capacità di ottenere risorse aggiuntive, c’è stata anche la capacità di far rifluire in questo sistema le risorse provenienti dal Fondo Sociale Europeo. Il punto di debolezza che io vedo è quello che si lavora ancora molto per progetti, nel senso che anche a causa dei sistemi di finanziamento che intervengono in questo settore si lavora su progetti e non su servizi consolidati di routine….” “…c’è una crescita degli inserimenti in situazioni protette, questo vale anche nell’ambito della tossicodipendenza io credo che siamo arrivati a dei livelli molto elevati e non so quanto sostenibili dal punto di vista imprenditoriale cioè quante altre cooperative sociali possono ancora nascere per ospitare queste persone potendo pensare di vivere sul mercato in un mercato in cui comunque bisogna fare qualcosa, noi certo come pubblica amministrazione stiamo lavorando per allargare l’area dei servizi assegnabili alle cooperative o ai soggetti del terzo settore, soprattutto alle cooperative utilizzando la legge regionale in proposito ma io penso che ci sia una difficoltà a pensare che ci sia una crescita continua di situazioni che devono comunque avere una valenza imprenditoriale….. Il punto critico che io vedo è quanto l’inserimento lavorativo di queste persone è assunto nei piani sociali di zona dei comuni come un’effettiva priorità, cerco di spiegare. Per tutte queste persone, siano esse disabili e persone in condizione di disagio sociale e famigliare c’è una gamma di interventi e di politiche che gli enti locali hanno messo in campo, molto spesso l’inserimento al lavoro non è stato messo come parte integrante nel progetto di recupero e di uscita dalla condizione di disagio, lo dimostra il fatto che prima della nostra entrata in campo e prima del progetto equal, molti inserimenti lavorativi erano fatti con lo strumento della borsa lavoro che ha dimostrato un grado di efficacia limitatissimo, nel senso che hai avuto alcune persone, soprattutto in carico all’azienda asl che sono in borsa lavoro da anni e non escono da questa condizione. Forse per alcune non c’è alternativa, per molte altre questa è stata un’esperienza fine a se stessa, quindi è stata una buona pratica che però non ha saputo trovare uno sbocco successivo. La borsa lavoro può essere un primo approccio al mondo del lavoro ma dopo devi costruire qualcosa…..non ti devi fermare alla fase propedeutica di inserimento ma devi garantire dei servizi di tutoraggio, di tutela sia di tipo professionale che di tipo sociale anche dopo l’inserimento, fino a quando tu non sei convinto che quella persona, inserita in un luogo di lavoro specialmente se non protetto ha l’autonomia per funzionare e lì bisogna mettere in campo tutte le risorse e le energie, anche le 13 relazioni di rete presenti nel territorio…..Non c’è una tipologia di aziende, un po’ tutte, dipende dalle disponibilità….si potrebbe sperimentare che è quella prevista dalla 68 nell’articolo 12 dove si prevede la possibilità che le imprese possano assolvere all’obbligo assumendo delle persone, inserendole in cooperative sociali, restano dipendenti dell’azienda titolare in cambio di commesse. Ma questa possibilità la legge la prevede solo per un anno rinnovabile a due quasi che le cooperative sociali fossero luoghi di addestramento e non anche imprese…” “…direi che la legge 68 così come è stata rivista nel ’99 ha dato alcuni strumenti in più, io penso al servizio sociale che ha sempre tenuto mente il lavoro come un aspetto riabilitativo per cui la nostra zona tra la sensibilità della popolazione ma anche la sensibilità delle aziende, abbiamo costruito una rete di supporti alla persona anche con gravi deficit dalla nascita, per cui siamo riusciti ad inserire nel mondo del lavoro sociale direi un buon numero di persone…….le aziende private, soprattutto metalmeccaniche….ultimamente anche altre aziende che hanno un numero di operatori tra i 15 ed i 35 o dai 35 ai 50 hanno dimostrato una buona disponibilità a parlare, a trattare sui servizi per disabili…” “…le aziende che hanno almeno 15 dipendenti sono soggette alla 68 poi c’è il caso delle aziende della prima fascia 15 – 35 che hanno l’obbligo di assunzione solo nel caso in cui si assumano nuove persone. Nonostante l’obbligo ci sono aziende più sensibili….” “…secondo me è leggermente migliorata, forse con l’introduzione del telelavoro che, aziende medio – grandi, ma adesso anche le piccole, diciamo così incide sull’investimento dell’azienda perché deve fare una postazione a casa. Secondo me con il telelavoro ha permesso a certe categorie di disabili di lavorare da casa quindi ha accresciuto questa possibilità di far crescere il numero di occupati….” “…con la legge 482 del ’68 che prevedeva per esempio un’aliquota del 15% dell’organico doveva essere formato da soggetti disabili, però questa legge sul territorio reggiano non è stata applicata, abbiamo ereditato un panorama, non vorrei utilizzare un termine troppo forte, di larga disapplicazione da parte del sistema delle imprese di questa legge. La legge 68 a fronte di una riduzione delle aliquote nel senso che si contenga un numero minore di disabili in azienda, in realtà si muove su un piano di effettività del diritto del disabile ad essere assunto per cui avendo riscosso anche il nostro discorso territoriale un discreto successo, per cui possiamo dire che le imprese in gran parte si stanno mettendo in regola, c’è ancora una grandissima recalcitranza e questo è un altro dei punti deboli della 68 ad assumere disabili psichici o intellettivi da parte delle imprese………Il problema è che tutti i disabili psichici e intellettivi possono essere assunti solo nominativamente in convenzione e quindi ci vuole il consenso dell’impresa. Quindi noi non possiamo in nessun modo imporre un disabile intellettivo all’azienda anche questo è un problema su cui lavorare stiamo 14 cercando di creare un pacchetto di agevolazioni, di servizi aggiuntivi anche qua sono strategici i servizi di accompagnamento e tutoraggio post inserimento lavorativo, soprattutto accompagnamento sul lavoro di disabili con questa particolare patologia su questo problema comunque c’è ancora molto da lavorare ma crediamo che anche con l’instaurazione dei nuclei territoriali si possa migliorare di molto questo problema. Quindi l’atteggiamento del mondo imprenditoriale è cambiato, la pubblica amministrazione non è più vista come autoritativa, non è più vista come vigilanza, come entità dispettiva. Sta cambiando anche la mentalità, c’è una discreta apertura verso i servizi pubblici…” “….Nella mia posizione professionale è abituale per me fare confronti fra il sistema reggiano e gli altri sistemi locali, ora, secondo me i punti di forza sono due: la cultura organizzativa delle istituzioni e dei suoi funzionari è mediamente molto più alta di quella di molti altri sistemi locali italiani e questo è un primo punto di forza netto, il secondo è il grado di integrazione tra questo sistema e le imprese ……..noi abbiamo una rosa di 40 aziende che in gergo si chiamano fidelizzate…aziende di tutti i tipi, nei vari settori e di diverse dimensioni, che però hanno la caratteristica comune di essere entrate in contatto diretto con questa organizzazione già da molto tempo e di avere da molto tempo sperimentato l’inserimento di questo particolare tipo di svantaggiati. L’esperienza passata funziona come uno straordinario biglietto da visita. La stabilità di questa rete e la lunga permanenza delle aziende dentro questa rete credo che dimostri questo, che sono soddisfatte ma c’è anche il tipo particolare di prodotto che noi formiamo, noi formiamo un tipo di svantaggiato che è perfettamente normodotato da tutti i punti di vista e quindi per le aziende costituisce spesso una straordinaria risorsa perché una volta che il reinserimento è un successo è un reinserimento a buon livello di produttività, di carriera, etc………… l’altro grande tema è quello di trovare per ogni persona il lavoro giusto che vuol dire non soltanto il lavoro nel quale si possono spendere le competenze della persona ma soprattutto che è all’altezza delle prospettive della persona ogni volta che l’inserimento non ha queste caratteristiche è certamente un fallimento che vuol dire un danno enorme anche in termini economici….” “…il nostro consorzio arriva a più di 150 inserimenti lavorativi, non è poco……le aziende più sensibili, più normali, i settori che maggiormente si adattano sono quelli, come dicevo prima, del verde, di spezzamento, di manovalanza, bassa manovalanza, chiamata così ma in realtà è una manovalanza che se tu non pulisci bene il cassonetto vicino alla casa e lasci sporco è un disservizio…” “…il settore ceramico, il settore metalmeccanico, il settore relativo alla produzione degli arredi per parrucchieri….il mercato è abbastanza uniforme…..numericamente non so, in particolare però direi che insomma nell’ordine di 3 – 4 assunzioni rispetto al nostro settore nel corso dell’anno, attraverso 15 percorsi che sono di accesso graduato e mediato, si stemperano insomma, perciò c’è una ricettività tutto sommato buona….” “…sono le aziende grosse, artigiani pochi. Adesso stiamo cercando di inserire un ragazzo da un artigiano ma di solito sono le aziende…grosse, quindi le aziende che devono assumere anche per legge….perché un buon inserimento lavorativo funzioni, tutto quanto forse sarebbe da monitorare di più la famiglia. Io vedo i ragazzi che sono qua che la famiglia è molto importante ma tante volte non accetta che il figlio di 20 anni finito la scuola non trova un lavoro normale e venga a lavorare qua dentro….Io credo che forse la famiglia non è presente nell’inserimento , renderla partecipe, spiegare perché il figlio debba passare un anno o anni qua dentro perché vedo comunque molte volte che quando il ragazzo arriva al mattino e riporta quello che si dice la sera a tavola spesso sono cose come ma perché vai la per prendere così poco? Sta a casa, cerca un altro lavoro. Anche il fatto di non riconoscere quando magari vengono qua per vedere dove lavora il ragazzo io dico si questo lo riesce a fare però questo ancora no, è impossibile, fanno fatica ad accettare, insomma, un po’ che è un ragazzo diverso da quello che si aspettavano….” “…dei 2000 avviamenti di persone disabili fatti all’anno nella regione due terzi di questi sono destinati a permanere quindi il tasso di mortalità dei contratti di lavoro c’è non è irrisorio circa uno su tre, il 33% ma considerando che si ha a che fare con persone disabili con maggiori difficoltà di selezione e di scelta comunque la mortalità dei rapporti di lavoro c’è abbondantemente anche nella nostra regione anche perché abbastanza facile poter cambiare lavoro, si tratta di un tasso di mortalità dei rapporti abbastanza incoraggiante, ecco direi incoraggiante….chiedere servizi e misure di accompagnamento diverse e separate da quelle della formazione. Rilevo che la platea dei nostri fornitori per quanto qualificata da un sistema a distanza di reclutamento è però ancora praticamente immutata rispetto alla platea dei fornitori di dieci anni fa quando la 68 non c’era, il fondo sociale aveva strumenti diversi, l’accreditamento doveva ancora venire. Io credo che questi strumenti necessitino di fornitori diversi da quelli classici della formazione professionale. Credo che le nostre direttive regionali e le misure di lavoro o di formazione professionale recano come tipologie, fortemente ritagliate, opportunamente ritagliate, soprattutto interventi di carattere formativo, rinviando in modo generico e la genericità in questi casi non aiuta, non aiuta per nulla a una semplice definizione del POR, programma operativo regionale e misure di accompagnamento…..per esempio aziende obbligate come quelle del commercio assolvono con maggiori difficoltà si parla anche di pochi posti in questo caso….sul resto riscontro degli ingiustificati ritardi, un po’ a macchia di leopardo comunque assolutamente ingiustificati in alcune parti del sistema pubblico sia nelle aziende sanitarie che nell’amministrazione periferica dello stato o di grandi soggetti nazionali. Troviamo ogni tanto forse spesso degli immotivati ritardi non dico 16 un’elusione ma una non piena disponibilità difficile da comprendere trattandosi di soggetti difficili dove non vuol dire che comanda pantalone però a maggior ragione che devono essere rispettate le regole che ci siamo dati. Sul privato io credo che ci sia un buon andamento negli inserimenti delle imprese piccole, le imprese medie obbligate, quelle da 15 a 35 e non mi pare di vedere dei settori preminenti almeno negli utenti su base regionale diciamo che con l’impresa piccola è più facile instaurare un rapporto diretto con chi assume la decisione di ingresso, titolare o con le imprese più grandi è vero che è più facile contare su un ampio e variegato numero di posizioni lavorative e fatturati consistenti…..quindi è vero che nelle imprese maggiori si gioca con più probabilità di ingresso, collocare una persona disabile in un’impresina che ha 17 o 18 dipendenti è una cosa, collocarla in un’impresa che ne ha 170 è un’altra, anche se ne devo collocare di più è comunque un’altra, sotto vari profili è più facile….” “…in realtà abbiamo un po’ di tutto: tempo pieno, part time determinato, indeterminato, apprendistato, non c’è una sola tipologia di contratto che è più ricorrente di altre, dipende dall’età…diciamo che sui disabili vengono applicati tutti i contratti che sono stipulati nel lavoro primario…” 17 ULTERIORI DOMANDE: G. Per quanto ne sa lei quali enti si occupano di inserimento e di accompagnamento al lavoro di persone disabili od in condizione di svantaggio? Ci potrebbe fare un elenco? (se ha documentazione cartacea con elenchi o altre informazioni chiederla) H. Che lei sappia esistono dei casi di successo in provincia di Reggio Emilia nell’inserimento ed accompagnamento al lavoro di persone disabili od in condizione di svantaggio? SE SI, quali sono? (chi è che le ha realizzate, perché secondo lei sono casi di successo etc.) RISPOSTE: Per quanto concerne gli enti ed organizzazioni che si occupano di inserimento lavorativo dei disabili e delle persone “svantaggiate” sono emersi ripetutamente i nomi dell’Asl, del servizio sociale del comune, delle Cooperative Sociali, della Caritas, di gruppi del volontariato legati alle parrocchie, dell’Auser, del sindacato, delle associazioni dei genitori di disabili (Anfas etc.), di alcune agenzie di lavoro interinale (Adeccò ma non solo), di Centri di Formazione Professionale. Casi di successo nell’inserimento ed accompagnamento al lavoro di persone disabili od in condizione di svantaggio ne sono stati segnalati diversi ed in ogni caso praticamente tutti hanno detto che ve ne sono parecchi in provincia di Reggio Emilia. Ma ecco alcune frasi tra le più significative tratte dalle interviste: “…si, ce ne sono. Per noi successo vuol dire che una volta trovata la risorsa aziendale, una volta avuto noi l’invalido da collocare, l’abbinamento è stato un abbinamento favorevole e l’utente è riuscita a fare il lavoro richiesto dall’azienda e l’azienda è soddisfatta del lavoro fatto dall’inserito….poi il fatto che la persona vada in crisi e sia soggetta a ricadute e magari questo tipo di abbinamento in seguito non regga più nel tempo io non lo considererei un insuccesso, nel senso che è un limite legato proprio alla caratteristica di questa patologia specifica….” “…si, per esempio ci sono cooperative sociali dove alcune persone possono trovare una collocazione che ha una sua, tra virgolette, dignità anche dal punto di vista contrattuale perché vengono proprio assunte, a questo punto del loro percorso e insomma riescono a trovare un loro equilibrio. Sicuramente quello della cooperazione sociale è in alcuni casi uno sbocco buono, anche quello di alcune ditte…” “…direi che i casi di successo non sono sporadici, anzi sono numerosi, direi che se prima caso mai erano inferiori i casi di inserimento anche di persone con 100% di invalidità, in aziende private con l’avvento della 68 con l’aumentare degli strumenti, queste cose non sono più impossibili. Adesso dovrei tirare fuori i dati però noi adesso abbiamo attivi 76 inserimenti lavorativi…” 18 “…i nostri casi, 4 o 5 persone inviate nell’arco di un anno, può darsi anche non siano rimaste ma non abbiamo seguito il percorso nel senso che una volta che vengono assunti dall’azienda possono anche cessare in quella azienda lì, dopo il tempo determinato può cessare il contratto. Quindi non sappiamo l’esito, però noi abbiamo fatto da tramite, hanno iniziato a lavorare soprattutto ad inserirsi nella società, imparare un nuovo lavoro…” “…i casi di successo sono state le convenzioni di inserimento lavorativo che abbiamo stipulato soprattutto con imprese che storicamente non hanno mai assunto disabili e che hanno avuto attraverso le convenzioni la possibilità di fruire di tutti quei pacchetti di servizi di agevolazione che abbiamo garantito e che hanno sicuramente consentito di scalzare e incidere su questo zoccolo duro. Un altro successo è stato quello di fare delle convenzioni con enti pubblici che avevano delle scoperture enormi…….Io non dico che l’assunzione di un disabile è diventata un business ma garantisco che assumere disabili adesso nella provincia di Reggio Emilia vuol dire fruire di tantissimi benefit e di misure di accompagnamento e di tutoraggio, faccio un esempio i tirocini di accompagnamento che sono stati finalizzati all’inserimento lavorativo e che vengono finanziati col Fondo Sociale Europeo senza che l’impresa ci metta un euro….abbiamo fatto un’indagine in due anni e abbiamo scoperto che la maggior parte dei disabili che è stata assunta con contratti di lavoro anche atipico vi sono consentiti dalla legge 68, assunzioni a tempo determinato, anche con periodi di prova che vanno al di là dei limiti di legge perché anche questo è previsto dalla legge 68, abbiamo visto che pur attraverso un atteggiamento di grandissima cautela da parte delle imprese nel momento dell’assunzione, il matching sta funzionando perché comunque questi disabili, questi soggetti svantaggiati stanno ancora lavorando e soprattutto ci sono state tantissime trasformazioni in contratto a tempo indeterminato…” “….un’esperienza particolarmente significativa, quelli che noi chiamiamo progetti collettivi di lavoro a carattere socio-riabilitativo che sono rivolte a disabili ben più gravi quindi con delle caratteristiche personali, quasi tutti i ragazzi che sono in questi progetti hanno l’invalidità al 100%con accompagnamento, sulla base di gravi defict di natura soprattutto mentale più che relazionale e l’innovazione sta nel fatto di aver promosso l’ingresso comunque in una situazione di lavoro, di persone con un alto livello di gravità sperimentando attraverso delle aziende private del territorio, aziende molto grandi, la possibilità di creare nella fascia mattutina, dei piccoli gruppi, unità di lavoro, di 3-4 ragazzi massimo,affiancati da una figura educativa, quindi da un’educatore dove però i ragazzi, cioè l’educatore insieme ai ragazzi, sono fisicamente collocati all’interno di un reparto produttivo……anche se non sono assunti, timbrano il cartellino, ma proprio questo per dere un messaggio di uniformità rispetto ad una condizione di lavoro e le aziende comunque che ospitano questi progetti, hanno fatto un investimento non tanto in termini di rispondenza alla legge 19 perché in realtà la loro disponibilità non sgrava da obblighi di assunzione rispetto al fatto che questi non sono assunti, ma rispetto ad un discorso, penso, qualitativo più collegato ad un’immagine anche propositiva di se come azienda sensibile,le aziende comunque versano una liberalità al servizio, all’asl che sostiene e attualmente gestisce questi progetti tramite appalto tra l’altro, una liberalità che va a sostenere e compensare quello che è il costo della figura dell’educatore.Attualmente sono tre progetti collettivi in tre grandi aziende del territorio….” “……un ragazzo di ….. che ha lavorato al …… per 7 anni, è arrivato al ……, è stato uno dei primi, io ho fatto in tempo a lavorare con lui, la famiglia non accetava la disabilità di questo figlio, anche perché ne aveva un altro che faceva tutto il contrario ; bravo, bello, bravo a scuola , che ha trovato lavoro. Questo ragazzo lavorando 7 anni qua con grosse difficoltà di inserimento, tutto quanto, 2 anni fa abbiamo provato ad inserirlo alla …. adesso è tre anni che lavora alla …., con un successo, là si trova benissimo. Si è comprato la macchinina quella senza patente, è diventata una persona straordinaria. Un altro è arrivato al bettolino 4 anni fa….. E’ un ragazzo che è arrivato al …. che non parlava, grossi problemi famigliari, tutto quanto, si esprimeva solo a urla o a gesti. Gli assistenti sociali erano scetticissimi su questa cosa….. Il ragazzo ha iniziato al ….. con 3 ore alla settimana e lui veniva qua a dormire, perché comunque a casa dormiva sempre al centro assistenziale prima di arrivare al ……. dormiva e basta , comunque era pieno di farmaci e robe varie. Adesso a distanza di 4 anni il ragazzo fa 15 ore la settimana, parla e scherza con tutti ride, cosa che non aveva mai fatto, e comincia a lavorare, fa qualcosa. Io circa 3 mesi fa ho incontrato l’assistente sociale che all’inizio lo seguiva raccontandogli queste cose: anche perché il ragazzo è stato inserito ma non seguito, e lei mi diceva è impossibile, non ci credeva…..” 20 ULTERIORE DOMANDA: I. Nell’attività di mappatura dei servizi territoriali di inserimento ed accompagnamento al lavoro di disabili o persone in condizione di svantaggio noi cercheremo di raccogliere le seguenti informazioni: a) competenze di legge in base a cui i soggetti operano; b) tipo di azioni esercitate dai soggetti e loro descrizione; c) tipo e numero di soggetti nei confronti dei quali l’ente opera la propria azione; d) tipo e numero di professionalità cioè operatori connessi alle attività esercitate dall’ente; e) metodi e strumenti adottati. C’è qualche altro aspetto che secondo lei sarebbe importante rilevare sugli enti che andremo ad osservare ai fini della nostra attività di mappatura? SE SI, quale/i? RISPOSTE: Sono emersi alcuni interessanti suggerimenti ad integrazione degli aspetti e informazioni che già il progetto prevedeva di approfondire e raccogliere attraverso l’azione di mappatura dei servizi territoriali di inserimento ed accompagnamento al lavoro di disabili o persone in condizione di svantaggio, suggerimenti di cui si è tenuto conto nella stesura della prima bozza di strumento per questa attività. Ma ecco le risposte più significative estrapolate dalle 19 interviste: “….ma secondo me manca l’aspetto delle criticità cioè quali sono i problemi che si incontrano all’interno della propria organizzazione, le cose che lei un po’ diceva prima. Esistono delle difficoltà operative di relazioni con gli altri attori esiste un qualche nodo critico connesso all’organizzazione che non so non da abbastanza tempo…” “…beh, qualche indicatore di successo ci vorrebbe, nel senso di capire se questa macchina funziona, e per chi non funziona…” “….sui metodi e strumenti adottati intendiamo anche eventualmente la raccolta dati, la valutazione, vero?….ci sono modalità diverse di raccogliere i dati etc. quello che manca è la possibilità di leggere e valutare questi dati in base alle cose che ci siamo detti anche prima, quindi quale investimento, orientamento di fondo, che ipotesi ci facciamo…” 21 LE SCHEDE DI SINTESI DEI MATERIALI, DOCUMENTI E RICERCHE ANALIZZATI INDICE DELLE SCHEDE DI SINTESI RELATIVE AI MATERIALI DOCUMENTALI ESAMINATI Le schede, precedute da una breve nota di sintesi sugli aspetti legislativi e normativi che regolano le azioni di inclusione sociale, sono state raggruppate per aree tematiche. Le schede sono una breve sintesi di progetti, ricerche, documenti, articoli, libri sui temi dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. A. Disabili A.1 Articoli pubblicati da Bollettino del Lavoro sulla tematica del lavoro per disabili. A.2 Ricerca annuale della Comunità Europea sulle famiglie con portatori di handicap A.3 Progetti di orientamento al lavoro per alunni con disabilità psichica A.4 Rassegna stampa sulle proposte/iniziative del governo per i disabili A.5 “Lavori in corso”, a cura di C. Lepri, E. Montobbio, G. Papone – Edizioni del Cerro, 1999. A.6 Rilevazione effettuata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulle cooperative sociali finalizzate all'inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati (legge 8 novembre 1991, n.381) A.7 Occupazione-Horizon, programma comunitario per i portatori di handicap A.8 Lavoro e occupazione delle persone disabili: articolo sulla situazione italiana A.9 Analisi di dati utili a comprendere il livello occupazionale, i settori di attività e le tipologie professionali relativi alle persone disabili A.10 Corsi di formazione professionale nell'ambito delle attività artigianali per disabili fisici e mentali A.11 Telelavoro A.12 “Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi” Libro Bianco della “Commissione interministeriale sullo sviluppo e l’impiego delle tecnologie dell’informazione per le categorie deboli” A.13 Normativa europea: parita’ di opportunita’ per i portatori di handicap A.14 Sito “disabililavoro.it” di INAIL e ANMIL A.15 Dati sulla situazione italiana e sulle iniziative europee per l’anno dedicato alla disabilità 22 B. Immigrati B.1 “Primo rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia”, a cura di Giovanna Zincone, Il Mulino, 2000. B.2 “ La risorsa inaspettata”, a cura di Francesco Carchedi, Ediesse, 1999 B.3 “Immigrazione – dossier statistico 2000” Edizioni Anterem B.4 “La fatica di integrarsi”, di Maurizio Ambrosini, Il Mulino, 2001 B.5 Corso per l’integrazione professionale in posizioni apicali di immigrati altamente qualificati - bando di selezione - (Pisa, 21 maggio 2002) C. Tossicodipendenti C.1 Relazione finale del progetto “Prima della prima” realizzato dal Ceis di Reggio Emilia (2003) C.2 Inserimenti lavorativi di soggetti detenuti tossicodipendenti in misura alternativa. C.3 “Lavoro non solo – lavoratori tossicodipendenti: modelli sperimentali di intervento”, a cura di Gerardo Caliman e Vittorio Pieroni Franco Angeli, 2001 C.4 Inserimento di soggetti svantaggiati nel settore della tutela ambientale e della frutticoltura in montagna D. Detenuti D.1 Orientamento, Formazione ed Occupazione detenuti. D.2 Progetto di ricerca, formazione e intervento, per la creazione di servizi mirati all'orientamento professionale e alla collocazione nel mercato del lavoro di soggetti condannati ed ex detenuti. D.3 Lo Sportello di orientamento e sostegno di Torino D.4 L'inserimento lavorativo per detenuti ed ex detenuti (Lombardia) D.5 Cremona: progetto "borse lavoro a detenuti per manutenzione del verde" 23 E. Schede che coinvolgono varie aree tematiche E.1 Progetto co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo nell’ambito dell’iniziativa OCCUPAZIONE, per l’inserimento lavorativo di categorie svantaggiate: extossicodipendenti, ex-alcolisti, carcerati, disoccupati a lungo termine E.2 CID, centro per il lavoro – struttura di orientamento di CGIL E.3 EU.RE.S: Rapporto 2002 Occupazione e mercato del lavoro nelle province del Lazio E.4 Progetto regionale Isola, inserimento sociale e lavorativo di soggetti con disagio (Emilia Romagna) E.5 Progettazione di interventi mirati a favorire l'inserimento lavorativo di disoccupati (Torino) E.6 Progetto Concerto – percorsi di orientamento e accompagnamento al lavoro per fasce deboli e svantaggiati (Brescia) E.7 Programma “Integra” E.8 “ City net development ” Progetto Leonardo da Vinci (Reti transnazionali, 20022004) - Biella E.9 Progetto Nexus, iniziativa comunitaria Equal, regione Friuli Venezia Giulia E.10 Il bilancio sociale di settore delle cooperative sociali di Reggio Emilia – biennio 2000-2001 E.11 Servizio Inserimenti Lavorativi (Piemonte) 24 INTRODUZIONE ALLA LETTURA DELLE SCHEDE Inclusione sociale (riferimenti normativi e legislativi) Disabili Il diritto al lavoro dei disabili è regolato dalla legge n. 68 del 1999 che disciplina il collocamento mirato ovvero un sistema di collocamento al lavoro che si basa sulla concreta capacità lavorativa del soggetto svantaggiato e prevede agevolazioni contributive per le imprese e quote di riserva obbligatoria sulle assunzioni. Beneficiari: • coloro che presentano una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45% • persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33% • non vedenti o sordomuti • invalidi di guerra • invalidi civili di guerra e per servizio I disoccupati svantaggiati devono iscriversi alle liste provinciali del collocamento tenute dai Centri per l’Impiego. L’iscrizione consente l’inserimento in una graduatoria unica sulla base di criteri stabiliti dalle Regioni e dalle Province. Le Province e i Centri per l’Impiego, infatti, attuano le misure previste dalla legge e svolgono azioni di: • raccolta di informazioni utili alla gestione della lista di collocamento obbligatorio • inserimento dei disabili • servizi di orientamento E’ utile sapere che alcune politiche attive del lavoro, tra le quali apprendistato e tirocinio, riconoscono forme di agevolazioni per i portatori di handicap. Detenuti ed ex detenuti (Decreto Ministeriale n. 87 del 2002) L’inserimento lavorativo dei detenuti è regolato da diverse leggi: • legge n. 193 del 2000 o legge Smuraglia, stabilisce che le imprese che assumono lavoratori detenuti o che svolgono attività formative nei loro confronti possono beneficiare di sgravi fiscali; • legge n. 381 del 1991 stabilisce che le cooperative sociali che svolgono attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate hanno l’obbligo di assumere lavoratori detenuti nella misura del 30% del personale, usufruendo della riduzione delle aliquote contributive. 25 Il Ministero del Lavoro e il Ministero di Grazia e Giustizia hanno siglato un protocollo d’intesa con il quale si impegnano a: • informare e coinvolgere le Regioni affinché i Servizi per l’Impiego promuovano interventi mirati ai detenuti e agli internati • promuovere progetti di cooperative sociali formate anche da detenuti, internati, ex detenuti o ex internati, con lo scopo di creare posti di lavoro interni ed esterni agli istituti penitenziari • favorire l’applicazione delle agevolazioni contributive e degli sgravi fiscali a favore di cooperative sociali e imprese che assumono detenuti all’interno delle carceri • sostenere l’attività di orientamento, formazione professionale e inserimento lavorativo dei detenuti Tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali finanzia annualmente, tramite il Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga (legge n. 45 del 1999), progetti di durata triennale presentati dalle Amministrazioni centrali con lo scopo di promuovere azioni nei seguenti settori: • prevenzione • accompagnamento al lavoro • formazione professionale Le Regioni, sempre a valere sul Fondo Nazionale di intervento per la lotta alla droga, realizzano iniziative per il recupero e il reinserimento socio-lavorativo di persone tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti. La legge n. 381 del 1991 prevede sgravi contributivi per le cooperative sociali di tipo B ovvero cooperative che svolgono attività per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, come i tossicodipendenti. Forme di tutela: • i lavoratori tossicodipendenti hanno diritto alla conservazione del posto di lavoro per la durata del trattamento riabilitativo fino a un massimo di tre anni • i familiari di soggetti tossicodipendenti possono chiedere un periodo di aspettativa (massimo tre mesi) per partecipare al programma terapeutico Per maggiori informazioni: • Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale Tossicodipendenze • Uffici per le Tossicodipendenze della propria Regione • SERT • Centri per l’Impiego Cittadini extracomunitari Tutta la materia è regolata dalla seguente normativa: 26 • legge n. 189 del 2002 • Decreto Presidenziale n. 394 del 1999 • Decreto Legislativo n. 286 del 1998 Permesso di soggiorno Per lavorare o studiare in Italia i cittadini extracomunitari devono essere muniti del permesso di soggiorno. Il permesso di soggiorno per motivi di lavoro non può superare la durata di: • nove mesi per lavoro stagionale • un anno per contratti di lavoro subordinato a tempo determinato • due anni per contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato • due anni per lavoro autonomo Il permesso di soggiorno per motivi di studio e formazione non può superare il periodo di: • un anno (rinnovabile nel caso di corsi pluriennali) Questo tipo di permesso permette al cittadino extracomunitario di svolgere anche un’attività lavorativa di tipo subordinato per un massimo di venti ore settimanali e comunque non oltre millequaranta ore annue. Il cittadino extracomunitario, con regolare permesso di soggiorno, può accedere ai corsi di formazione professionale organizzati dalle Regioni. Collocamento I cittadini extracomunitari possono iscriversi nelle liste ordinarie di collocamento presso il Centro per l’Impiego competente per territorio. L’iscrizione avviene con le stesse modalità e procedure che devono seguire i lavoratori italiani. Si possono iscrivere al collocamento: • lavoratori extracomunitari con un permesso di soggiorno, in corso di validità, per lavoro subordinato • lavoratori extracomunitari con un permesso di soggiorno per motivi familiari I lavoratori extracomunitari iscritti nelle liste ordinarie di collocamento hanno diritto a partecipare a tutte le forme di avviamento al lavoro come i lavoratori nazionali. Portatori di handicap I cittadini extracomunitari portatori di handicap o invalidi, con permesso di soggiorno regolare, hanno diritto al collocamento obbligatorio previsto dalla legge n. 68 del 1999. Vige inoltre la seguente normativa: • sentenza della Corte Costituzionale n. 454 del 1998 • Circolare del Ministero del Lavoro n. 11 del 2 febbraio 1999 Libretto di lavoro Per svolgere un’attività lavorativa di tipo subordinato è necessario avere il libretto di lavoro ossia un documento che fornisce una serie di informazioni sul lavoratore: • generalità (nome, cognome) 27 • luogo e data di nascita • grado di istruzione • eventuali rapporti di lavoro precedenti Il lavoratore extracomunitario deve farne richiesta presso la Direzione Provinciale del Lavoro (DPL) competente per territorio. Per ulteriori informazioni contattare: • Centri per l’Impiego della Provincia • Servizio Extracomunitari – Direzione Generale per l’Impiego del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Il Fondo Sociale Europeo a favore delle categorie svantaggiate Uno degli obiettivi prioritari dell’azione comunitaria è la lotta alle discriminazioni e alle disuguaglianze nel mercato del lavoro. Il Fondo Sociale Europeo, nell’ambito della Strategia Europea per l’Occupazione (SEO), finanzia l’Iniziativa Comunitaria Equal, che promuove nuovi strumenti per combattere la discriminazione e la disuguaglianza nel mercato del lavoro. Per raggiungere questo obiettivo, Equal ha cinque priorità di intervento: • Occupabilità • Imprenditorialità • Adattabilità • Pari Opportunità • Azioni a favore dei richiedenti asilo. In Italia Equal è gestito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nell’ambito della priorità Occupabilità l’iniziativa prevede le seguenti azioni: • agevolare l’accesso al mercato del lavoro di coloro che incontrano difficoltà a integrarsi o a reintegrarsi mediante la creazione di condizioni per l’inserimento lavorativo dei soggetti più deboli sul mercato • promuovere la formazione professionale permanente • incoraggiare l’assunzione e il mantenimento dell’occupazione di coloro che soffrono discriminazioni e disuguaglianze di trattamento Per informazioni visitare il sito http://www.equalitalia.it/ 28 A. DISABILI Scheda A.1 Questi gli articoli pubblicati da Bollettino del Lavoro sulla tematica del lavoro per disabili. N. Data giornale Titolo e sottotitolo 314 21/31 maggio 99 Disabili verso l'occupazione La neonata legge 68/1999 cambia i criteri di accesso all'occupazione per i portatori di handicap. Va in pensione la vecchia legge 482/1968 322 1/10 settembre 99 Per i disabili concorsi "alla pari" IN una circolare del ministero della Funzione pubblica importanti norme per la partecipazione ai concorsi dei portatori di handicap. 327 21/31 ottobre 99 Disabili: a fine anno arriva la nuova legge per il lavoro Entrerà presto in vigore la legge 68/99 per il collocamento dei portatori di handicap. Novità dal ministero del Lavoro e da quello della Funzione Pubblica 333 11/20 gennaio 00 Disabili verso l'occupazione Handimpresa offre una panoramica sulle aziende che offrono opportunità lavorative e numerose informazioni sui diritti dei disabili in ambito occupazionale. 335 1/10 febbraio 00 Disabili: a rilento la riforma del collocamento La nuova legge 68/1999 per l'accesso al lavoro dei portatori di handicap è entrata in vigore 29 dal 17 gennaio a scartamento ridotto. Mancano ancora i regolamenti 369 21/28 febbraio 00 Disabili: cambiano le norme I disabili che vincono i concorsi potranno ottenere il posto che gli spetta anche se non sono disoccupati al momento della nomina 370 1/10 marzo 01 Disabili e Pubblica Istruzione Riservati ai docenti disabili il 15% dei nuovi posti di lavoro nelle scuole. La circolare ministeriale e la sentenza del Consiglio di Stato 375 21/30 aprile 01 Adecco tende la mano ai disabili Il progetto "Adecco Opportunity" intende offrire programmi di formazione finalizzati all'inserimento professionale di persone affette da handicap 380 11/20 giugno 01 Disabili, invalidi e ultracinquntenni: tutti al lavoro Gènerale Industrielle vara un progetto per favorire l'inserimento di portatori di handicap, invalidi del lavoro e ultracinquantenni. Al contrario di quanto si pensi, i disabili sono più motivati a offrire alle aziende un'elevata qualità di prestazione 30 Scheda A.2 DOCUMENTO OBIETTIVI EUROPEAN COMMUNITY HOUSEHOLD PANEL: ricerca annuale della Comunità Europea sulle famiglie con portatori di handicap Raccogliere informazioni comparabili a livello europeo che consentano di monitorare le condizioni di vita delle famiglie e le misure di politica economica e sociale a livello comunitario. CAMPIONE E • Si tratta di un’indagine di tipo campionario, realizzata attraverso delle METODOLOGIA interviste faccia a faccia con questionario cartaceo. • Le informazioni vengono raccolte attraverso un modello di rilevazione standardizzato. • L’unità di analisi è la famiglia di fatto, residente in abitazione privata ed individui di 16 anni ed oltre che la compongono. L'indagine non considera le persone che vivono nelle convivenze; di conseguenza non sono compresi i disabili in residenze. • Si tratta di un’indagine che viene effettuata in tutti i paesi dell’Unione Europea (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Regno Unito, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna; l’Austria si è aggiunta nel 1995 e la Finlandia nel 1996) con le stesse modalità. • L’ampiezza del campione per i dodici paesi dell’UE è nel 1994 di 61.106 famiglie e 127.000 individui; per l’Italia il campione è composto da 7989 famiglie e 24.063 individui residenti in 208 comuni. Vengono annualmente intervistate le stesse famiglie e gli stessi individui permettendo uno studio nel tempo di molti fenomeni. • L’ISTAT è il responsabile per la rilevazione italiana e l’EUROSTAT è il responsabile per il coordinamento europeo. • La caratteristica più interessante è che vengono annualmente intervistate le stesse famiglie e gli stessi individui per studiarne l’evoluzione dei comportamenti e degli stili di vita. Per quasi tutte le informazioni rilevate il periodo di riferimento è l’anno (l’indagine è iniziata nel 1994), mentre per altre sezioni del questionario, come la condizione economica e il reddito, si considera anche l’anno precedente all’intervista. • L’elaborazione dei dati è realizzata sia a fini nazionali che per l’utilizzo in sede europea ed avviene sotto il coordinamento dell’Eurostat (l’Ufficio Statistico della Comunità Europea). • VARIABILI PRESE IN CONSIDERAZIONE: ! Variabili di reddito: retribuzione mensile lorda attuale , retribuzione mensile netta attuale (entrambe per lavoro a tempo pieno e per lavoro part time), retribuzione media mensile lorda relativa all’anno precedente all’intervista, retribuzione media mensile netta relativa all’anno precedente all’intervista, numero di mesi durante i quali si è percepito una retribuzione durante l’anno precedente, retribuzione totale lorda dell’anno precedente, retribuzione totale netta dell’anno precedente, entrate aggiuntive da lavoro straordinario dell’anno precedente ( quali e quante), reddito da lavoro autonomo nell’anno precedente, classe di reddito di collocazione, redditi da lavoro secondario o occasionale 31 PRINCIPALI RISULTATI NOTE nell’anno precedente, reddito netto mensile e reddito annuale, indennità ricevute nell’anno precedente, ammontare delle pensioni, indennità, assegni o altre prestazioni assistenziali, ammontare del sostegno economico di parenti o amici nell’anno precedente, redditi da investimenti o capitali, rimborsi per imposte di anni precedenti ricevute nell’anno precedente, grado di soddisfazione della propria situazione finanziaria e abitativa. ! Variabili del mercato del lavoro: condizione lavorativa, posizione della professione, momento di inizio e di fine dell’attuale e del precedente lavoro, strumenti ed azioni per la ricerca del lavoro, grado di soddisfazione dell’attuale lavoro, professionalità utilizzate, settore di attività di appartenenza, formazione professionale presente e passata, contributi obbligatori e modalità di pagamento, tipo di benefici ricevuti, motivi di inabilità parziale al lavoro, motivo di non ricerca di lavoro. ! Variabili di partecipazione sociale: volontariato verso persone malate, anziane o disabili, lavoro extradomestico, partecipazione ad associazioni / circoli sportivi, partiti politici, relazioni con amici e parenti. ! Variabili sulla Salute: salute percepita, presenza di malattie, infermità croniche, disturbi psichici o disabilità, difficoltà nelle attività quotidiane, ricoveri, abitudine al fumo. ! Variabili di istruzione e formazione: composizione degli studi e della formazione, grado di soddisfazione per la propria istruzione e per la formazione professionale ricevuta, grado di soddisfazione generale. ! Variabili familiari: variabili anagrafiche, composizione del nucleo familiare, residenza, cittadinanza. • L’indagine ha avuto fin dalla prima indagine del 1994 un tasso di risposta del 90% (il più elevato tra i paesi europei). • L’indagine è riuscita a fornire una fonte ad ampio spettro informativo che permette di analizzare molte caratteristiche dei soggetti disabili; in particolare, una volta individuate le persone disabili, per esse l’indagine ha fornito un quadro multidimensionale delle loro condizioni economiche e di alcune altre condizioni di vita. • L’indagine è riuscita a fornire sia informazioni sulla dinamica di alcuni fenomeni che sullo stato degli stessi. È definito disabile colui che dichiara di avere malattie, infermità croniche, disturbi psichici o disabilità laddove queste lo ostacolino “pesantemente” o “parzialmente” nello svolgimento delle attività quotidiane. Scheda A.3 DOCUMENTO OBIETTIVI Linee guida per la realizzazione di progetti di orientamento al lavoro per alunni con disabilità psichica, tratto da Il portale per gli insegnanti di sostegno, http://spazioinwind.libero.it/handiscuola/index.html FINALITA' • Favorire l'inserimento sociale e produttivo del soggetto portatore di handicap psichico al temine del percorso scolastico. • Creare alternative valide alla emarginazione conseguente al rientro in 32 famiglia al termine del percorso scolastico (quantificato in un arco di tempo definito caso per caso). OBIETTIVI • Mantenere gli obiettivi raggiunti nel percorso scolastico attraverso un ritorno costante e significativo; • Valorizzare le conoscenze, capacità competenze acquisite nel percorso scolastico ai fini di un reale avviamento al lavoro; • Verificare la possibilità di svolgere autonome mansioni lavorative, compatibili con il tipo di handicap, in mo do da garantire una reale autonomia anche economica; • Attuare in collaborazione con le USSL del territorio, la fase di transizione dalla scuola al mondo del lavoro. CAMPIONE E A . COSTRUZIONE DI UN PROGETTO EDUCATIVO METODOLOGIA INDIVIDUALIZZATO Partendo dalla diagnosi funzionale aggiornata, dagli esiti del monitoraggio per evidenziare le abilità residue funzionali e da un attenta analisi degli obiettivi cognitivi e formativi raggiunti o raggiungibili nel percorso scolastico e dalle aspettative del soggetto e della famiglia, per ogni soggetto viene predisposto un percorso di orientamento, articolato nei seguenti momenti operativi: 1. Individuare le conoscenze, abilità, comportamenti necessari a realizzare percorso di avviamento al lavoro; 2. Prevedere momenti di alternanza scuola-lavoro quantificando tempi e modalità e momenti di potenziamento di percorsi cogniti e formativi; 3. Verificare mensilmente l'esperienza lavoro; 4. Valutare l'esperienza con relazione quadrimestrale ed esprimere alla fine del percorso un consiglio orientativo in collaborazione con i tutor aziendali; 5. Prevedere tempi e modi di attivazione della fase di transizione dalla scuola al mondo del lavoro o comunque alla vita attiva in collaborazione con le USSL del territorio; 6. Prevedere in alternativa al punto 5) l'eventuale passaggio ad altri centri di Formazione Professionale per un ulteriore addestramento lavorativo specifico. B. REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Il Progetto si attuerà in stretto e costante raccordo con la Famiglia ed i Servizi Socio-Sanitari della USSL. C. • • • RISORSE ESTERNE DA ATTIVARE Ricerca sul territorio di Aziende, Enti, Associazioni, Cooperative disponibili ad accogliere disabili per esperienze di Tirocinio di lavoro e stipula delle relative Convenzioni. Ricerca di Enti preposti alla Formazione Professionale (ENAIP, CFPH) con i quali strutturare il passaggio dal percorso scolastico alla fase dell'ulteriore addestramento lavorativo specifico (come da punto 6). C.I.T.E.; Ufficio dei Servizi Sociali della Provincia , del Comune ; Ufficio Interventi Educativi del Provveditorato agli Studi. 33 TEMPI DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO Il percorso di avviamento al lavoro si attiva di norma al termine del biennio di scolarizzazione nella secondaria superiore si realizza di norma nell'arco di 2 anni scolastici durante i quali, accanto allo sviluppo e completamento del percorso formativo di base, si innesta ,con spazi sempre più ampi, il percorso di avviamento al lavoro. L'ipotesi formulata prevede un tempo-scuola di 30 ore settimanali all'interno delle quali si realizzano esperienze di tirocinio di lavoro con carattere formativo e orientativo così distribuite: ANNO DI ATTIVAZIONE DEL TIROCINNIO PERIODO ORE SETT DI TIROCINNIO TOT ORE SETT DI TIROCINNIO TUTOR 1° anno 2° quadrimestre 2+2+2+2 8 Doc. di sostegno 2° anno 1° quadrimestre 2° quadrimestre 2+2+2+2+2 3+3+3+3+3 10 15 Doc. di sostegno Doc. di sostegno I tempi di attuazione possono essere dilatati di un anno al massimo. Al termine del percorso lo studente: • Passa a carico all'U.S.S.L., con Borsa Lavoro. • Passa ad altri Centri di Formazione Professionale. RESPONSABILE DEL PROGETTO Il collegio docenti approva il progetto generale ;Il Consiglio di Classe è responsabile della costruzione e realizzazione del progetto educativo individualizzato sulla base delle indicazioni e proposte formulate dal docente di sostegno, sentite le aspettative del ragazzo, della famiglia e su indicazione dell'équipe socio - sanitaria. Il Docente di Sostegno: • formula la proposta da inserire nel P.E.I • verifica la possibilità di attuazione con il coordinatore di dipartimento e L'Equipe socio – sanitaria • ottiene il parere della famiglia • segue lo studente nel tirocinio di lavoro esercitando funzioni di tutor • collabora con il tutor individuato dall'azienda o Ente convenzionato 34 • • predispone le griglie di osservazione e valutazione della esperienza in un eventuale collaborazione dell'équipe esprime, insieme al Consiglio di classe, il consiglio orientativo finale. Per la gestione dei rapporti con la USSL, la ricerca delle risorse sul territorio e il coordinamento dei docenti di sostegno impegnati nella costruzione dei progetti di avviamento al lavoro viene individuata, all'interno del dipartimento dei docenti di sostegno una figura professionale denominata: RESPONSABILE DEI PROGETTI DI ISTITUTO DI AVVIAMENTO AL LAVORO ALUNNI H. E/O INSEGNANTE DI TERRITORIO. Per tale figura si prevede di chiedere un esonero dell'insegnamento o, in alternativa, un finanziamento straordinario da erogare sotto forma di compenso incentivante. PRINCIPALI RISULTATI NOTE Scheda A.4 RASSEGNA STAMPA SULLE PROPOSTE/INIZIATIVE DEL GOVERNO PER I DISABILI 30/05/2003 - Disabili: fondi dal ministero del Welfare In un convegno promosso dalla Provincia di Varese sulla “Disabilità, qualità della vita, autonomia: l’Europa a confronto” il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha annunciato lo stanziamento di 15 milioni di euro per cofinanziare iniziative di assistenza ai disabili gravi. Verranno finanziate iniziative ideate da Comuni, Province e Regioni e da Associazioni di volontariato, raddoppiando la cifra che esse raccoglieranno e lasciando loro la gestione. 20/05/2003 - Ds, le proposte di legge per i disabili La responsabile Welfare della segreteria nazionale dei Ds. Livia Turco, ha presentato le iniziative legislative per i portatori di handicap ribadendo l’importanza ‘concreta’ dell’anno europeo per i disabili. 07/05/2003 - Disabili: a Malaga i Ministri di 45 paesi europei Nel quadro dell'Anno europeo per le persone disabili, tutti i Ministri responsabili per le politiche di integrazione delle persone portatrici di handicap discutono a Malaga delle linee future. L’intervento di Grazia Sestini, Sottosegretario al Lavoro. 05/03/2003 - Il Libro Bianco per i disabili L’uso delle nuove tecnologie e un diverso modo di rapportarsi agli altri sono il primo passo per aiutare i disabili ad integrarsi nella società a livello umano e professionale. Importante l’approvazione del Libro Bianco nato dalla collaborazione del ministero dell’Innovazione, con i ministeri del Lavoro e della Salute. 17/02/2003 - La seconda conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità Proposte, critiche e obiettivi nella tre giorni di Bari che ha visto il governo impegnarsi nel sensibilizzare i cittadini affinché i disabili godano delle stesse tutele di chi non è in difficoltà ed abbiano gli stessi diritti nel mondo della scuola e del lavoro. 35 11/12/2002 - Lavoro: verso l'anno europeo dei disabili L'andamento dell'inserimento lavorativo in Italia La legge 68/99 per il diritto al lavoro dei disabili Sestini: nel 2003 il Testo Unico Commenti di industriali, sindacati e esperti La gestione territoriale Alcune esperienze 09/12/2002 - Lavoro: verso l'anno europeo dei disabili L'andamento dell'inserimento lavorativo in Italia La legge 68/99 per il diritto al lavoro dei disabili Sestini: nel 2003 il Testo Unico Commenti di industriali, sindacati e esperti La gestione territoriale Alcune esperienze 19/03/2002 - Lavoro, sanità, previdenza, mobilità per l’handicap: a Roma in rassegna dal 21 marzo Si chiama HANDY LAB, il laboratorio dei diritti del disabile aperto a Roma dal 21 al 24 marzo. Una buona occasione per ragionare concretamente sulle diverse abilità e gli strumenti a loro disposizione. 07/03/2002 - Tecnologie per non vedenti, in arrivo novità dal CNR Programmatori di elaboratori elettronici e il primo sintetizzatore di voce in lingua italiana: sono alcune delle novità studiate dal CNR per agevolare l'accesso dei non vedenti all'informazione.Grazie alle nuove tecnologie la Rete è sempre più vicina anche per i disabili. 11/10/2001 - Occupabilità dei disabili, la legge c'è ma non si vede La capacità delle Province, anche nei sistemi più evoluti, di offrire servizi pubblici specializzati e coordinati per l’inserimento dell’utenza svantaggiata è ancora ridotta. Scheda A.5 Documento Obiettivi Campioni e metodologia “Lavori in corso”, a cura di C. Lepri, E. Montobbio, G. Papone – Edizioni del Cerro, 1999. E’ il rapporto di una ricerca nazionale, fatta nel 1996, sull’inserimento lavorativo di persone disabili. Una analisi sul funzionamento dei servizi (USL, coop sociali, enti di formazione professionale, enti locali) per l’inserimento lavorativo dei disabili, assumendo come parametri di riferimento la qualità del lavoro e i diritti di cittadinanza e identità delle persone coinvolte. La ricerca si è sviluppata attraverso l’analisi di 310 questionari compilati dagli operatori dei servizi, così suddivisi: - 22% USL - 30% Coop sociali - 21% enti di formazione professionale - 24% enti locali - 3% altri Con la seguente distribuzione geografica: - 82% nord - 12% centro 36 - 6% sud Le 310 unità operative che hanno compilato il questionario sono così aggregate: - 161 u.o. appartenenti al settore pubblico - 85 u.o. appartenenti al settore privato convenzionate col pubblico - 64 u.o. appartenenti al settore privato e non convenzionate Note metodologiche Per disabilità mentale si intende Più o meno marcata carenza delle funzioni proprie dell’intelligenza, con riduzione / rigidità delle strategie di problem solving, difficoltà di apprendimento e di codificazione mnemonica e immaturità affettivo-relazionale. In questa definizione, di conseguenza, non sono compresi i soggetti affetti da prevalente disagio psichiatrico. Per inserimento lavorativo si intende Il raggiungimento, attraverso un insieme di operazioni di supporto e di mediazione, di un ruolo lavorativo in un contesto produttivo di mercato. Per unità operativa si intende Gruppo, nucleo, servizio, ufficio, l’insieme degli operatori o anche il singolo operatore a cui è affidato il compito di realizzare l’inserimento lavorativo. Principali risultati Pur non essendo genericamente centrata sulle fasce deboli in generale, ma piuttosto sulla disabilità intellettiva, fisica e sensoriale, la ricerca consente una sintetica analisi sulle modalità con cui le Unità Operative tendono ad organizzarsi anche rispetto al disagio psichiatrico, ai minori a rischio, alla tossicodipendenza e all’alcoldipendenza. Infatti, dalle risposte contenute nei questionari si possono individuare tre grandi raggruppamenti: - u.o. che si specializzano per rispondere ai bisogni di lavoro di un’utenza composta prevalentemente da disabili (intellettivi, fisici e sensoriali) - u.o. che si specializzano sull’inserimento al lavoro di persone con disagio psichiatrico - u.o. che si specializzano verso un’utenza prevalentemente caratterizzata dal disagio sociale (minori a rischio, ex tossicodipendenti, soggetti marginali) E’ interessante sottolineare come dagli incroci dei dati a disposizione emerga molto netta la tendenza a specializzare gli interventi, che potrebbe far pensare ad un rapporto tra specificità dei bisogni dell’utenza ed esigenza di specializzazione professionale. Le 310 unità operative coinvolte nella ricerca dall’inizio dei loro interventi di accompagnamento al lavoro fino a tutto il 1995 hanno seguito 34.409 progetti divisi in : - 13.134 progetti formativi - 7.541 progetti mediatori all’assunzione - 5.175 progetti socio-assistenziali - 2.055 altri progetti - 6.504 assunzioni Progetti formativi 37 Si tratta di progetti finalizzati all’acquisizione di competenze professionali e relazionali. L’obiettivo generale è quello di consentire la maturazione complessiva della personalità insieme alla progressiva acquisizione di capacità lavorative. Progetti mediatori Si tratta di progetti finalizzati a costruire un rapporto di lavoro tra disabile e impresa attraverso l’assunzione, con l’obiettivo di consentire al disabile l’accesso ad una occupazione stabile. Progetti socio-assistenziali Progetti finalizzati a consentire la permanenza del disabile nel sistema produttivo, senza l’obiettivo dell’assunzione. L’obiettivo di questi progetti è quello di offrire un’opportunità lavorativa anche a persone disabili di una certa gravità, che non sono in grado di garantire una produttività sufficiente, ma non necessitano di un’assistenza protetta. Si può notare una certa coerenza tar il numero di progetti formativi e la somma dei progetti mediatori e socio-assistenziali, che indica come l’ingresso nei progetti formativi possa avere due possibili sbocchi: o verso progetti di mediazione all’assunzione, o verso progetti di permanenza nel sistema produttivo di tipo socioassistenziale. Si deve sottolineare che sommando i 7.541 progetti di mediazione all’assunzione con le 6.504 persone assunte si raggiunge la cifra di 14.045 persone disabili che si possono considerare, alla fine del 1995, “lavoratori inseriti a tutti gli effetti nel normale mercato del lavoro”. I 34.409 progetti individuali censiti dalla ricerca sono stati così attuati : - 57% USL - 7,6% coop sociali - 10% formazione professionale - 21,8 enti locali - 3,6% altri Si configura un sistema complessivamente in rete, che assegna alla formazione professionale il compito di avviare i processi di avvicinamento al ruolo lavorativo e agli enti locali e Usl il compito di attuare l’inserimento lavorativo definitivo attraverso servizi specifici. Il ruolo delle cooperative sociali nel sistema è quello di rispondere ai bisogni delle persone disabili più in termini di imprese che forniscono posti di lavoro, che di organizzazioni assistenziali. 38 Scheda A.6 Descrizione dell'indagine Definizione di disabilità utilizzata Valore informativo per lo studio della disabilità Unità di rilevazione /analisi Periodicità Responsabile Tipo di indagine Dimensione dell'indagine Dettaglio territoriale disponibile Dettaglio territoriale pubblicato Qualità dei dati Variabili rilevate Pubblicazioni Scheda A.7 Rilevazione sulle cooperative sociali La rilevazione viene effettuata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali (Direzione Generale della cooperazione) e fornisce delle statistiche sulle cooperative sociali finalizzate all'inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati (legge 8 novembre 1991, n.381) Le persone disabili rientrano fra i soggetti svantaggiati, ma la rilevazione copre un settore più ampio e considera anche altre tiplogie di soggetti svantaggiati. Di conseguenza la rilevazione fornisce consente di calcolare degli indicatori di offerta di servizi per l'inserimento lavorativo, rivolto anche, ma non solo, alle persone disabili Cooperative sociali annuale Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Direzione Generale della Cooperazione totale Le cooperative sociali erano 3.857 nel 1996 e 6.200 nel 1999. regionale regione, attività statutaria, sezioni del registro prefettizio, numero di soci, numero di soci volontari, utilizzo di persone svantaggiate I dati relativi al 1996 sono stati pubblicati nella "Relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione delle politiche per l'handicap in Italia, 1997". 39 DOCUMENTO OBIETTIVI PROGRAMMA OCCUPAZIONE-HORIZON, programma comunitario per i portatori di handicap Il programma mira a facilitare l'integrazione sociale e professionale dei portatori di handicap. METODOLOGIA Occupazione-Horizon fornisce un supporto comunitario a quattro assi di "misure": a) Lo SVILUPPO di ADEGUATI SISTEMI di FORMAZIONE, ORIENTAMENTO e OCCUPAZIONE prevede: adattamento dei luoghi di lavoro, in particolare attraverso l'introduzione di nuove tecnologie e lo sviluppo di forme di lavoro a distanza creazione di adeguati sistemi di formazione, orientamento e occupazione sviluppo di sistemi di formazione flessibili, quali l'insegnamento a distanza e l'apprendimento interattivo assistito dal computer. b) La FORMAZIONE PROFESSIONALE tramite la cooperazione transnazionale: formazione nei settori in cui maggiori sono le prospettive di crescita dell'occupazione e nel campo delle nuove tecnologie sviluppo di metodi di formazione e valutazione adeguati alle specifiche situazioni e ai diversi handicap programmi di formazione per esperti e responsabili delle "risorse umane" riguardanti la riorganizzazione del lavoro e del luogo di lavoro formazione di consulenti, formatori, assistenti sociali, rappresentanti delle parti sociali, responsabili del personale del settore privato, al fine di sensibilizzarli in materia di inserimento di disabili. c) La CREAZIONE DI POSTI DI LAVORO E il SOSTEGNO ALL'AVVIO DI IMPRESE, COOPERATIVE E PARTNERSHIP PUBBLICO-PRIVATE: in particolare su base transnazionale: sviluppo di nuovi tipi di occupazione a livello locale, attraverso il ricorso a metodi innovativi di organizzazione del lavoro, soprattutto nelle imprese sviluppo di posti di lavoro assistito e nuove forme occupazionali (lavoro protetto e cooperative) iniziative locali in materia di occupazione, quali le partnership pubblico-private con il coinvolgimento delle comunità locali nei settori ad alta crescita occupazionale. d) La DIFFUSIONE DELLE INFORMAZIONI E le AZIONI DI SENSIBILIZZAZIONE: diffusione delle informazioni sulle possibilità di occupazione e di formazione per i disabili, anche attraverso la creazione di servizi informativi e reti sensibilizzazione delle parti sociali e del personale dei servizi d'istruzione formazione e occupazione alle problematiche dei destinatari del programma. Chi può presentare un progetto Horizon? • Amministrazioni nazionali, regionali, locali • Organizzazioni non governative, organismi di volontariato • Associazioni e centri sociali • Agenzie di sviluppo locale • Centri di formazione, di ricerca e occupazione • Parti sociali, organismi bilaterali 40 • PRINCIPALI RISULTATI NOTE Imprese e enti privati Il contributo finanziario comunitario destinato a Horizon nel periodo 1994-1999 è di 730 milioni di Ecu (ca. 1.460 miliardi di lire). All'Italia ne spettano 174,017 (ca. 348 miliardi di lire) Per saperne di più: Struttura Nazionale di Supporto "Occupazione" Settore Horizon ISFOL Via Morgagni, 33 00161 - Roma Tel 06/44.59.01 Responsabile: Alessandra Felice Scheda A.8 DOCUMENTO LAVORO E OCCUPAZIONE DELLE PERSONE DISABILI: articolo sulla situazione italiana OBIETTIVI Analisi sulla situazione lavorativa delle persone disabili in Italia FONTI PRINCIPALI RISULTATI/ TEMATICHE MESSE IN LUCE • • legge 68/99 "Norme per il diritto al lavoro dei disabili" indagine ISTAT sulle condizioni di salute degli italiani effettuata tra la fine del 2000 e i primi mesi del 2001 • dati desunti dall'indagine europea European Community Household Panel del 1996, con riferimento all'Italia • la realizzazione lavorativa rappresenta la condizione senza la quale non si può parlare di integrazione sociale di alcun individuo • La legge 68/99 mira a "la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato". Tale concetto è strettamente correlato con la valutazione delle capacità lavorative residue delle persone disabili, attraverso un insieme di azioni positive e di soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti di lavoro, piuttosto che con le abilità/capacità mancanti • si stima che i disabili occupati non raggiungano le 150mila unità, pari al 21% delle persone disabili in età lavorativa, contro il 54,6% dei loro coetanei senza disabilità. Nelle età adulte (15-44 anni) i disabili maschi occupati sono circa il 32%, contro quasi il 70% dei maschi non disabili. • per quanto riguarda la durata della vita lavorativa delle persone disabili, si deduce che circa il 43% delle persone disabili raggiunge la pensione prima dei 65 anni di età, contro il 26.5% della popolazione generale • Il 14% dei disabili si dichiara complessivamente "molto soddisfatto" del 41 proprio lavoro, mentre il 42% è "abbastanza soddisfatto" contro il 48% che dichiara di essere poco o per niente soddisfatto. • la quasi totalità dei disabili si sente sicuro di poter mantenere il proprio posto di lavoro (oltre il 90%) e circa l'80% si esprime positivamente rispetto al proprio ambiente di lavoro. • aspetti negativi della vita lavorativa dei disabili riguardano le difficoltà nel raggiungere il posto di lavoro e i livelli di guadagno. Circa il 20% dei disabili lamenta disagi sulla distanza e tempi di percorrenza per andare a lavoro, e il 35% dei disabili meno gravi fino al 50% di quelli più gravi sono poco o per nulla soddisfatti del proprio salario. Questi dati indicano come la vita lavorativa delle persone con disabilità va sicuramente migliorando, ma che questi hanno ancora scarsa possibilità di esprimere le proprie capacità in ambito lavorativo. Pertanto, vanno intraprese delle azioni concrete, al di là degli aspetti normativi, per vincere lo stigmatismo che ancora colpisce le persone disabili sul lavoro. NOTE È definito disabile colui che dichiara di avere malattie, infermità croniche, disturbi psichici o disabilità laddove queste lo ostacolino “pesantemente” o “parzialmente” nello svolgimento delle attività quotidiane. Scheda A. 9 LAVORO E OCCUPAZIONE: articolo di riesamina dei dati raccolti dalla Comunità Europea Fornire dati utili a comprendere il livello occupazionale, i settori di attività e le tipologie professionali relativi alle persone disabili Le fonti dei dati sono: • l'indagine "Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari" (ISTAT, 19992000) per la sezione relativa ai livelli di occupazione e disoccupazione ed ai livelli di soddisfazione nei confronti del lavoro in generale e della situazione economica; • l' "European Community Household Panel" (ISTAT, 1996) per la sezione relativa ai livelli di soddisfazione nei confronti di alcuni aspetti del lavoro (guadagno, sicurezza del posto, tipo di lavoro, numero di ore lavorative, tipo di orario); • le Rilevazioni effettuate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulle cooperative sociali ed il collocamento obbligatorio. Occupazione e disoccupazione • La percentuale di occupati fra i disabili è del 16,3%, mentre la percentuale di persone in cerca di occupazione è del 28,2% (ISTAT, 1999-2000) • La percentuale di occupati più alta si rileva fra i disabili sensoriali (25,9%) (ISTAT, 1999-2000) Cooperative sociali • Dal 1996 al 1999 il numero di cooperative sociali è passato da 3.857 a 6.200, con un aumento quindi del 60,7%. (Ministero del lavoro, 1996-1999) • Circa il 30% delle cooperative sociali si avvale di persone svantaggiate. (Ministero del Lavoro, 1996-1999) 42 Collocamento obbligatorio • Circa il 40-50% delle persone che fruiscono della legge sulle assunzioni obbligatorie è occupato. I livelli sono più alti al nord e decrescono passando al centro e poi al sud. (Ministero del lavoro, 1996-1999) Soddisfazione per il lavoro • Il 61% dei disabili è molto o abbastanza soddisfatto del proprio lavoro, a fronte del 47,7% che lo è poco o per nulla (ISTAT, 1999) • I disabili sono molto più soddisfatti dei non disabili della sicurezza del posto di lavoro (il 96% dei disabili più gravi e il 21% dei disabili meno gravi è molto soddisfatto rispetto allo 0,4% dei non disabili). (ISTAT, 1999) È definito disabile colui che dichiara di avere malattie, infermità croniche, disturbi psichici o disabilità laddove queste lo ostacolino “pesantemente” o “parzialmente” nello svolgimento delle attività quotidiane. Scheda A.10 DOCUMENTO OBIETTIVI SERVIZIO SVILUPPO E FORMAZIONE PROFESSIONALE, FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI ONLUS Realizzare corsi di formazione professionale nell'ambito delle attività artigianali per disabili fisici e mentali, con percorsi formativi finalizzati all'integrazione lavorativa. CAMPIONE E METODOLOGIA/ FONTI PRINCIPALI RISULTATI/ TEMATICHE MESSE IN LUCE Orientamento e Formazione Corsi F.S.E.- Fondo Sociale Europeo Attività artigianali Formazione "Office Automation" Persone con disabilità fisica e mentale Formazione programmatori Formazione "desk top publishing" Persone con disabilità fisica Cooperative Inserimento in azienda Telelavoro 43 Corsi F.L.A.D.- Formazione Lavoro Allievi Disabili ADDETTO ALLA RISTORAZIONE COLLETTIVA Persone con disabilità fisica e mentale ADDETTO ALLA SEGRETERIA D’UFFICIO Persone con disabilità fisica e mentale ANNO DI ORIENTAMENTO Persone con disabilità fisica e mentale ARTIGIANATO ARTISTICO SETTORE CARTOTECNICA Persone con disabilità fisica e mentale ARTIGIANATO ARTISTICO SETTORE CERAMICA Persone con disabilità fisica e mentale ADDETTO ALLA SEGRETERIA D’UFFICIO INFORMATIZZATO Persone con disabilità fisica e mentale Cooperative Inserimento in azienda Telelavoro NOTE Nel servizio opera un'agenzia di orientamento e supporto all'impiego, composta da esperti nel settore legislativo, psicologico, ergonomico e medico che, mettendo in collegamento il disabile con l'azienda, favorisce l'incontro tra domanda e offerta. Scheda A.11 DOCUMENTO OBIETTIVI TELELAVORO: sito internet dedicato I disabili incontrano ovunque numerose barriere all'ingresso nel mercato del lavoro, così come è difficile il loro inserimento in altri ambiti sociali, ad esempio nel sistema educativo o nella formazione. Questa situazione è il risultato non solo degli effettivi impedimenti fisici legati al tipo di disabilità, ma anche di una tendenza generale dell'ambiente circostante a mettere i loro bisogni su un piano secondario rispetto ad altre problematiche. Il telelavoro, dunque, può essere particolarmente adatto a coloro che afflitti da disabilità congenite, ovvero acquisite o progressive, 44 si trovano in estrema difficoltà non tanto nello svolgere il lavoro, ammesso che abbiano le abilità professionali adeguate o siano in condizioni di acquisirle, quanto nel recarsi in ufficio per farlo. Il telelavoro, infatti, mediante l'uso di strumentazioni informatiche e telematiche offre alle persone disabili ampie possibilità di svolgere un'attività lavorativa secondo il loro particolare ambiente e le loro competenze, e può contribuire ad arricchire profondamente la loro qualità della vita. • Web • Normativa vigente • Attività della Commissione Europea PRINCIPALI VANTAGGI DEL TELELAVORO RISULTATI/TEMATICHE Esistono numerosi vantaggi per i disabili che decidono di diventare MESSE IN LUCE telelavoratori. Si tratta di benefici legati da una lato essenzialmente allo svolgimento dell'attività lavorativa in quanto tale e dall'altro alla possibilità di rivalutare l'immagine sociale di queste persone. In particolare, il primo gruppo di vantaggi riguarda: CAMPIONE E METODOLOGIA/ FONTI • la facilità di accesso nel mercato del lavoro, nonché alla conoscenza e alla formazione; • la familiarità con l'ambiente domestico e la possibilità di controllare il proprio spazio in modo più efficace che sul posto di lavoro; • l'organizzazione flessibile dell'orario e dell'attività; • l'utilizzo di apparecchiature adeguate; • maggiore mobilità professionale; e il secondo gruppo di benefici comprende: • l'attenzione dei datori di lavoro/clienti focalizzata sul lavoro e non sulla disabilità; • pari opportunità con le persone normodotate; • la possibilità di rompere l'isolamento sociale; • la possibilità di ritrovare un'identità sociale. Il telelavoro permette di conciliare in modo più congeniale tempi e ritmi di lavoro con le capacità e i bisogni dei lavoratori disabili, e permette di svolgere la propria attività senza la pena di sostenere spostamenti quotidiani da e verso il posto di lavoro. OSTACOLI Innanzitutto è ancora scarsa la conoscenza e l'identificazione da parte di numerosi enti ed organizzazioni, sia pubblici sia privati, delle reali 45 opportunità che l'introduzione del telelavoro ma anche solo l'offerta e la vendita di prodotti e servizi per disabili potrebbero offrire non solo all'integrazione sociale di queste persone ma anche alla produttività aziendale stessa. Tanto più che, considerato il costo contenuto ed in continua diminuzione sia delle telecomunicazioni che della tecnologia "a valle" (cioè per l'utente finale), sembrerebbe ora possibile mettere a disposizione le reti di comunicazione per tutti i disabili che hanno difficoltà a muoversi da casa. Ciononostante sono molti i manager che pensano che i disabili siano troppo poco produttivi, oppure dotati di livelli formativi insufficienti o, ancora, che leggono la loro occupazione alla luce di pregiudizi assistenziali. In realtà, lavorando su Internet delle persone si vedono più le abilità che non le disabilità. POLITICHE PUBBLICHE EUROPEE Se storicamente la risposta delle istituzioni pubbliche al problema della disabilità si è concretizzata principalmente tramite la realizzazione di opere welfare e assistenziali, il nuovo approccio che la Comunità Europea persegue richiede invece che tutti gli Stati Membri assumano la necessità di superare le esclusioni e le discriminazioni fondate sulla disabilità come uno dei temi centrali delle proprie politiche, in modi e tempi differenti a seconda delle specifiche situazioni nazionali. E' in questa prospettiva che la Commissione Europea nel 1998 ha pubblicato un importante Working Paper finalizzato alla definizione di una serie di linee guida e di alcune "sfide comuni" sull'occupazione e la disabilità che ogni singolo Stato Membro dovrà raggiungere nei prossimi anni. Queste linee guida sono il risultato degli incontri avvenuti il 28 febbraio 1998 tra i rappresentanti ufficiali delle politiche per la disabilità a livello nazionale (the High Level Group on Disability) e del 5 Marzo 1998 della Commissione Employment and Labour Market. Il documento si è ispirato ai principi delle "pari opportunità" che furono già nel 1996 il principio ispiratore sui quali sono stati realizzati la Comunicazione della Commissione del 30 luglio 1996, la Risoluzione del Consiglio e l'incontro tra i rappresentanti dei Governi degli Stati Membri sul tema: Equality of opportunity for people with disabilities. Nel Paper, dunque, è sintetizzata la Strategia Europea per l'occupazione, che si fonda essenzialmente sulla comprensione dei reali bisogni dei disabili e sull'analisi dei trend occupazionali. Il documento prevede che nei prossimi anni ogni Stato Membro riesamini i diversi aspetti delle politiche occupazionali nazionali al fine di chiarificare gli orientamenti, modificare la struttura legislativa vigente, elaborare nuove procedure di intervento anche in una prospettiva di continuo dialogo sociale con tuttI gli attori coinvolti: pubblica amministrazione, imprese, lavoratori, sindacati, organizzazioni non governative. Gli obiettivi dovranno riguardare: • costruire una nuova cultura del modo di lavorare su cui sviluppare aziende e affari; • incoraggiare le imprese e i lavoratori a rispondere ai 46 cambiamenti del mercato in base a un nuovo equilibrio tra flessibilità e sicurezza; • NOTE realizzare un sistema di lavoro in cui tutti gli individui, in particolare donne e disabili, possano lavorare con pari opportunità. L'innovazione che il telelavoro apporta allo svolgimento delle attività, non riguarda i contenuti ma le modalità con cui esse vengono espletate: questo significa che in linea teorica tutto ciò che in termini lavorativi è suscettibile di essere trattato, archiviato, trasmesso tramite l'utilizzo del computer e delle tecnologie telematiche può trasformarsi in telelavoro. Scheda A.12 DOCUMENTO OBIETTIVI PRESENTAZIONE DEL LIBRO BIANCO PER I DISABILI: “Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi” è il titolo del Libro Bianco frutto del lavoro della “Commissione interministeriale sullo sviluppo e l’impiego delle tecnologie dell’informazione per le categorie deboli”, costituita nel maggio 2002 dal ministro per l’Innovazione e le Tecnologie di concerto con il ministro della Salute ed il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. – articolo di Sabrina Rosci • Avanza una serie di proposte concrete: un nuovo disegno di legge e alcune azioni volte a promuovere l’inserimento dei disabili nella società basata sull’informazione e la conoscenza. • L’obiettivo è favorire l’accesso dei disabili agli strumenti informatici evitando che le nuove tecnologie determinino forme di emarginazione forse ancora più pericolose di quelle tradizionali. CAMPIONE E METODOLOGIA/FONTI • “Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi”, Libro Bianco per i disabili • Il Disegno di Legge del Ministro per l’innovazione e le tecnologie, Lucio Stanca • L’intervento del ministro del Lavoro Maroni • Legge n. 68 del 1999, “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” • La proposta di legge Palmieri-Campa (legge 3486 sulle 47 “Norme per il diritto di accesso ai servizi e alle risorse telematiche pubbliche e di pubblica utilità da parte dei cittadini diversamente abili”) • Il messaggio del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi • L’intervento del presidente della Camera Pierferdinando Casini • L’intervento del ministro per le Politiche Comunitarie Rocco Buttiglione • L’intervento del sottosegretario al ministero della Salute Antonio Guidi PRINCIPALI Il Libro Bianco si divide in cinque capitoli: RISULTATI/TEMATICHE • il primo capitolo si riferisce alle opportunità che le nuove MESSE IN LUCE tecnologie possono dare ai disabili, solo laddove sono sviluppate secondo quei criteri che permettono a tutti di utilizzarle; • il secondo capitolo riporta le statistiche relative alla disabilità ed al rapporto disabili-lavoro che dimostrano come in Italia si rilevino livelli di occupazione dei disabili ancora piuttosto bassi; • il terzo capitolo riporta il cammino legislativo percorso a livello europeo; • il quarto riporta le audizioni ed i questionari on-line compilati dagli enti locali per fare una ricognizione delle iniziative realizzate a favore dei disabili; • il quinto capitolo comprende le ‘raccomandazioni’ del Libro Bianco da adottare per la piena integrazione dei disabili; tra cui l’avvio di uno studio sull’accesso ad Internet e sull’uso del computer da parte dei disabili, l’accesso alle comunicazioni elettroniche della pubblica amministrazione e un disegno di legge ad hoc. Tra le principali criticità segnalate dal Libro Bianco della commissione per le Categorie Deboli, il ministro Stanca ha ricordato: la mancanza di conoscenza e la sensibilità del pubblico, degli operatori Ict e spesso anche delle stesse persone svantaggiate; un’alta percentuale dei siti, anche istituzionali non accessibili ai disabili; la difficoltà a trovare informazioni accurate, aggiornate ed utili per 48 selezionare gli strumenti tecnologici più adatti. Pertanto si propone di eliminare queste criticità, lavorando su: cultura, intesa come formazione ed informazione; norme, intese come standard e riferimento per ben operare; esperienze concrete a sostegno della possibilità di ottenere validi risultati”. NOTE In conclusione sono riportate due esperienze di inserimento professionale e miglioramento della qualità della vita a fronte di una rivalutazione delle proprie abilità di due persone disabili. Scheda A. 13 DOCUMENTO NORMATIVA EUROPEA: PARITA’ DI OPPORTUNITA’ PER I PORTATORI DI HANDICAP • Comunicazione della Commissione, del 30 luglio 1996, sulla parità di opportunità per i portatori di handicap, nuova strategia per la Comunità europea. • Risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del 20 dicembre 1996, riguardante la parità delle opportunità per i disabili. • Favorire la parità delle opportunità dei portatori di handicap integrando le questioni di handicap nelle politiche comunitarie CAMPIONE E Riferimenti: METODOLOGIA/ FONTI • Comunicazione della Commissione COM(96) 406 def. Non pubblicato sulla Gazzetta ufficiale • Risoluzione Gazzetta ufficiale C 12, 13.01.1997 PRINCIPALI Comunicazione RISULTATI/TEMATICHE 1. Nella Comunità europea un cittadino su dieci è colpito da handicap MESSE IN LUCE di natura fisica, sensitiva, mentale o psichica. 2. Molteplici problemi sussistono in merito all'integrazione dei portatori di handicap nella vita sociale: • nel campo dell'istruzione, molti bambini portatori di handicap sono esclusi dalle scuole normali e sono ricoverati in istituti che non offrono alcuna possibilità di rapporti sociali normali; • nel settore dell'occupazione, un grande numero di portatori di handicap in età di lavorare è escluso dal mercato del lavoro, i portatori di handicap registrano un tasso di disoccupazione da due a tre volte superiore alla media e la durata della loro OBIETTIVI 49 disoccupazione è più lunga di quella del resto della popolazione; • numerosi mezzi di trasporto e molti edifici pubblici restano inaccessibili o difficilmente accessibili ai portatori di handicap; • nel campo dell'immobiliare, gli edifici modificati o mobificabili restano rari ed eccessivamente costosi; • i regimi sociali in genere forniscono l'aiuto minimo richiesto che non permette sufficientemente di garantire l'obiettivo di promozione della partecipazione. 3. Cronologicamente, le risposte fornite all'handicap si sono essenzialmente tradotte in un servizio sociale sotto forma di benevolato e di messa a punto di servizi per cure specializzate avulsi dalla vita sociale. Nonostante il loro carattere di indispensabilità e di buone intenzioni, tali risposte hanno aggravato il problema dell'esclusione e dell'insufficiente partecipazione. 4. Gli approcci tradizionali si sostituiscono moderatamente ad un'azione orientata preferibilmente verso l'identificazione e l'eliminazione dei vari ostacoli alla parità delle opportunità e la totale partecipazione a tutti gli aspetti della vita. 5. Gli Stati membri sono responsabili in prima istanza dell'eliminazione e dell'esclusione e della discriminazione derivanti dall'handicap. L'attuazione di questo nuovo tipo di approccio è già in corso in tutti gli Stati membri in forme e con ritmi diversi. 6. La Commissione è del parere che agendo a livello comunitario si riesca ad ottenere un valore aggiunto considerabile agli impegni degli Stati membri. Tale strategia verrà attuata secondo i seguenti orientamenti: • consolidamento della cooperazione con gli Stati membri e fra gli stessi: istituzione di un gruppo ad alto livello di rappresentanti degli Stati membri sul problema dell'handicap; • messa a punto di un dialogo sociale riservato all'esame dei problemi connessi con l'handicap; • prosieguo dell'appoggio alle organizzazioni non governative attive nel settore dei portatori di handicap al fine di favorire la cooperazione europea; • inserimento del problema dell'handicap nella formulazione delle proposte di politiche comunitarie: un Gruppo interservizio rafforzato sull'handicap è stato realizzato nella Commissione; • Rafforzamento delle misure a favore della prevenzione della disoccupazione di lunga durata e dell'integrazione dei portatori di handicap nella vita professionale nell'ambito della strategia europea per l'occupazione; • valutazione dell'importanza dell'impatto dell'azione dei fondi strutturali relativi ai portatori di handicap, in particolare nell'ambito della lotta contro l'esclusione sociale. Risoluzione 7. Il Consiglio riafferma il suo impegno nel garantire la parità delle opportunità per i disabili e l'attuazione del principio consistente nell'evitare o eliminare qualunque forma di discriminazione negativa basata unicamente su un handicap. 50 8. Il Consiglio invita gli Stati membri a verificare se le loro politiche tengono conto della necessità di eliminare tutti gli ostacoli alla piena partecipazione dei disabili alla vita sociale, insegnando all'opinione pubblica a meglio comprendere le capacità di tale categoria di persone. Gli Stati membri sono anche invitati a promuovere la partecipazione dei disabili nella realizzazione e il seguito delle politiche e azioni pertinenti. 9. Il Consiglio invita la Commissione a integrare la dimensione "parità di opportunità dei disabili" in tutte le sue proposte in materia e incoraggiare lo scambio di informazioni e di esperienze utili riguardanti in particolare le politiche innovative e le corrette prassi. La Commissione è d'altro canto invitata a presentare periodicamente relazioni che facciano il punto sui progressi compiuti e sugli ostacoli incontrati nell'attuazione della risoluzione sulla base delle informazioni fornite dagli Stati membri. NOTE Scheda A.14 DOCUMENTO OBIETTIVI Sito “disabililavoro.it” di INAIL e ANMIL Facilitare l'inserimento lavorativo degli infortunati sul lavoro, attraverso percorsi finalizzati all'individuazione dell'orientamento professionale del disabile ed a realizzare il più possibile l'incontro tra la domanda di lavoro e l'offerta. CAMPIONE E METODOLOGIA/ FONTI PRINCIPALI RISULTATI/ TEMATICHE MESSE IN LUCE NOTE Articolo su nuova occupazione e nuova i mprenditorialità Attraverso una "banca dati" alla quale possono accedere tutti i soggetti interessati, sarà possibile acquisire tutte le informazioni necessarie all'individuazione sia dei lavoratori che delle aziende, nei diversi ambiti di attività Si tratta del finanziamento da parte di INAIL, ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislaticvo 23 febbraio 2000 n.38, di una serie di progetti che mirano a facilitare l'inserimento lavorativo degli infortunati sul lavoro. Scheda A.15 DOCUMENTO OBIETTIVI 3 DICEMBRE: GIORNATA EUROPEA DEI DISABILI: dati sulla situazione italiana e sulle iniziative europee per l’anno dedicato alla disabilità – articolo di Francesca Romana Capone • Fornire dati sulla situazione italiana • Spiegare brevemente la genesi delle iniziative promosse a favore 51 dei disabili in ambito di Comunità Europea CAMPIONE E • Discorso di Anna Diamantopoulou, commissario europeo per METODOLOGIA/FONTI l’occupazione e gli affari sociali, dicembre 2002 • ’Una nuova strategia della Comunita’ Europea nei confronti delle persone disabili’’, documento della Comunità Europea del 1996 • Forum Europeo per la Disabilita’ (Edf), 1996 • Indagine del Ministero del Welfare su dati Istat del ’99 PRINCIPALI • Persone disabili: circa 38 milioni in Europa (il 10% della RISULTATI/ popolazione complessiva) e quasi 3 milioni solo nel nostro paese (5% TEMATICHE MESSE IN circa) LUCE • In Italia la percentuale di occupati fra i disabili e’ del 16,4%, mentre e’ in cerca di un’occupazione il 25,2%. Il 40-50% degli iscritti al collocamento obbligatorio e’ occupato, ma i livelli sono piu’ alti al nord mentre decrescono al centro e al sud. • La percentuale di disabili impegnati in agricoltura e’ tripla dei quella dei non disabili (38,5% contro 12,9%). • Differenziazioni riguardano anche il tipo di disabilita’: sono maggiormente occupati i disabili sensoriali (24,5%), meno di tutti i disabili nelle funzioni (10,1%) • Un dato positivo riguarda lo sviluppo di cooperative sociali, passate dal ’96 al ’99 da 3.857 a 6.200 (con un incremento del 60,7%), il 30% delle quali impiega persone svantaggiate. • Il 61% dei disabili occupati e’ molto o abbastanza soddisfatto del lavoro mentre il 47,7% lo e’ poco o per nulla. • Piu’ soddisfazione esprimono i disabili rispetto ai non disabili per la sicurezza sul posto di lavoro: il 96% dei disabili gravi e’ molto soddisfatto, rispetto allo 0,4% dei non disabili • Forum Europeo per la Disabilita’ (Edf) – obiettivo: coordinare le attivita’ degli stati membri. L’organismo e’ costituito dai quindici Consigli nazionali per la disabilita’ e da rappresentanti di Islanda e Norvegia. Con il Trattato di Amsterdam del ’99, la disabilita’ e’ entrata ufficialmente a far parte delle disposizioni dell’Unione, sancendo, tra gli altri, anche i diritti al lavoro. • Durante l’anno europeo dei disabili saranno organizzati nei paesi dell’Unione oltre 10mila eventi a livello nazionale, regionale e locale, grazie anche allo stanziamento comunitario di 12 milioni di euro, a cui si aggiungeranno le risorse dei singoli stati. • Una delle iniziative transnazionali piu’ interessanti e’ il progetto ‘’Get on board’’ lanciato dall’Edf: a gennaio partira’ da Atene un pullman – completamente accessibile ai disabili – che girera’ l’Europa per sensibilizzare le popolazioni e informare sugli eventi previsti, fungendo da punto di raccordo fra tutte le iniziative locali. • Un collegamento virtuale delle iniziative sara’ invece assicurato dal sito internet www.eypd2003.org. Completamente accessibile, contiene informazioni e news in tutte le lingue dell’Unione e supporta le associazioni che intendono lanciare iniziative e progetti legati all’anno europeo NOTE 52 B. IMMIGRATI Scheda B.1 Documento “Primo rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia”, a cura di Giovanna Zincone, Il Mulino, 2000. Sintesi del rapporto Si tratta di una indagine sui livelli di integrazione degli immigrati in Italia, a cura della Commissione per l’integrazione degli immigrati del Dipartimento per gli Affari Sociali. Vengono analizzati i livelli di integrazione relativi a: - Lavoro - Istruzione - Abitazione - Vita sociale Il rapporto realizza una rassegna critica degli studi e delle ricerche sull’immigrazione al fine di far emergere i profili di un modello di integrazione. Risultano tre grandi interpretazioni dei livelli di integrazione degli immigrati: 1. integrazione come uguaglianza a. integrazione come uguaglianza di risorse e posizione sociale secondo questo metro gli immigrati sono tanto più integrati quanto più pari ai nazionali è il loro livello di reddito e di istruzione, il loro accesso al mercato della casa e del lavoro, la loro rappresentanza negli organismi decisionali. b. integrazione come uguaglianza giuridica attraverso questo parametro si vuole rilevare il maggiore o minore distacco tra il trattamento giuridico dello straniero e del cittadino in vari Paesi. Analizzando la legislazione italiana che riguarda lo straniero in termini di uguaglianza, si trovano situazioni di eccellenza per quanto concerne l’accesso ai diritti sociali.La legge 40/1998 definisce un ampio regime di diritti che in pratica equiparano italiani ed immigrati, anche se provenienti da Paesi non UE, rispetto alla fruizione del welfare. Si riscontra, invece, un largo divario tra italiani e stranieri sui diritti politici e in particolare sul diritto di voto a livello locale. 2. integrazione come utilità gli immigrati sono tanto più integrati quanto più costituiscono un ingranaggio necessario e benefico della macchina sociale ed economica, in quanto svolgono o sono indotti a svolgere funzioni socialmente utili senza danneggiare gli interessi dei cittadini. I capitoli del rapporto che indagano aree specifiche (lavoro, casa, salute, giustizia) mettono in evidenza che, al di là e contro le leggi, si sta praticando una utilizzazione funzionale degli immigrati che si traduce in sfruttamento. Nell’economia informale si riscontrano spesso condizioni di lavoro molto pesanti, con orari lunghi e assenza dei requisiti di igiene e sicurezza. I proprietari di case praticano affitti differenziati ed esosi per abitazioni fatiscenti e sovraffollate. Tali condizioni di lavoro e abitative corrodono il patrimonio di salute degli immigrati e delle loro famiglie. 53 3. integrazione come somiglianza gli immigrati sono tanto più integrati quanto più condividono i valori e i modi di vita dei nazionali. Questa interpretazione contiene due rischi: pensare che lo straniero debba condividere i valori del paese che lo ospita perché sono ovviamente migliori dei suoi, oppure pensare che il processo di condivisione di stili e valori è lungo, difficile e, quindi, impossibile. Dopo questo lavoro di analisi di studi e ricerche la Commissione per l’integrazione degli immigrati del Dipartimento per gli Affari Sociali ha individuato le modalità che un buon governo del fenomeno dovrebbe favorire, per arrivare ad una reale integrazione, che viene sintetizzata in: a)integrità della persona, buona vita b)interazione positiva, pacifica convivenza. Questi elementi dell’integrazione sono collegati: la pacifica convivenza richiede che nessun gruppo percepisca l’altro come fonte di comportamenti e atteggiamenti nocivi per la propria integrità e buona vita. Principali risultati Sono analizzati i dati (soprattutto qualitativi) rilevati da varie ricerche, in riferimento a : - Integrazione nel mondo del lavoro - Istruzione ed educazione - Situazione abitativa - Partecipazione sociale e politica - Tutela della collettività e criminalità - Discriminazioni Per quanto riguarda l’area del lavoro (che è la parte della ricerca che ci interessa) i risultati delle regolarizzazioni dimostrano che esiste la disponibilità ad assumere regolarmente. Per l’occupazione legale immigrata c’è stato un incremento del 10.9% tra il 1996 e il 1997, mentre gli avviamenti al lavoro sono aumentati del 16,15% nel 1996 e del 28,7% nel 1997. In termini relativi l’occupazione immigrata è aumentata di più di quella dei nazionali ed è anche diminuita la percentuale dei lavoratori in nero (si passa dal 56,7% del 1994 al 40%circa del 1998). Le differenze salariali tra immigrati ed italiani sono irrilevanti e il turn over degli immigrati sta diminuendo. In alcuni settori e in alcune aree il lavoro immigrato ha rivitalizzato attività in estinsione: sempre di più il lavoro immigrato si dimostra necessario nell’industria del Nord-Est e nei servizi. Sono emersi alcuni elementi critici che denotano lo scostamento tra le politiche di integrazione previste dal governo italiano e la loro attuazione: a) all’ inserimento lavorativo non corrisponde un inserimento sociale e civile b) molte imprese auspicano la qualificazione degli immigrati soprattutto se in seguito sono disponibili a percorsi di autoimprenditorialità per infoltire la filiera delle subforniture, garantendo la flessibilità (orari lunghi e lavoro nelle festività, utilizzo del lavoro minorile tipico di alcune etnie,…) che imprese locali non offrono c) scarsa capacità dei sistemi locali a individuare valori reciproci, per sviluppare un incontro che superi il piano produttivo. 54 Scheda B.2 Documento Obiettivi Campioni e metodologia Principali “ La risorsa inaspettata”, a cura di Francesco Carchedi, Ediesse, 1999 Il volume prende in esame le modalità di accesso degli immigrati alla formazione in tre Paesi dell’UE (Italia, Portogallo e Spagna) e in Svizzera. Alle principali questioni relative all’inserimento e alla collocazione lavorativa corrisponde un’analisi della normativa esistente e delle modalità di accesso ai diversi sistemi formativi, nei vari Paesi coinvolti nell’indagine. Il coordinamento dell’intero lavoro è stato svolto dall’Istituto per il Mediterraneo (IMED), in rapporto con la Fundacion 1° de Mayo di Madrid , il Centro studi applicati di Scienze Sociali di Lisbona e la Fondazione Ecap di Zurigo. L’obiettivo generale è comprendere il rapporto tra il fenomeno immigrazione e le possibilità di fruizione dei servizi di formazione professionale. Sono analizzate le modalità attraverso le quali le collettività immigrate, una volta manifestate esigenze formative, attivano processi finalizzati all’accesso alla formazione. Si evidenzia la stretta interconnessione esistente tra le esigenze formative e il progetto migratorio, e tra questo e le esigenze integrative e di sviluppo. Le esigenze formative vanno, pertanto, collocate all’interno delle esigenze più ampie che esprimono gli immigrati nel percorso finalizzato all’inserimento sociale ed economico e nelle risposte che la società di accoglienza riesce a esprimere per assolverle. Il fenomeno è stato analizzato in tre Paesi di nuova immigrazione (Italia, Spagna e Portogallo) e in un Paese di vecchia immigrazione (Svizzera) e contiene l’analisi di casi a Brescia, Napoli, Roma, Madrid, Lisbona, Zurigo. Si tratta di grandi città e quasi tutte rappresentano storicamente poli di attrazione e mete privilegiate di flussi di lavoratori migranti. Queste aree rappresentano una gamma significativa dell’immigrazione complessiva presente nei diversi territori nazionali. In queste grandi città coesistono collettivi di vecchio insediamento a fianco di collettivi di recente arrivo, collettivi insediatisi stabilmente, con progetti migratori ben determinati e strutturati, a fianco di collettivi di transito con progetti migratori in fase di definizione e in continuo cambiamento. Il volume affronta il tema dell’immigrazione straniera e della formazione professionale in tre Paesi di nuova immigrazione (Italia, Spagna e Portogallo) e in un Paese di vecchia immigrazione (Svizzera). Contiene l’analisi di casi a Brescia, Napoli, Roma, Madrid, Lisbona, Zurigo. Complessivamente sono stati intervistati 500 stranieri in formazione, che nella fase di rilevazione (1996-98), rappresenta il 70-80% del totale degli stranieri in formazione, nelle aree indagate. Il campione presenta caratteristiche sostanzialmente simili nelle diverse aree: si tratta di stranieri giovani, di età mediamente inferiore ai trenta anni, prevalentemente maschi (75%). Le nazionalità di provenienza variano a seconda delle aree: - In prevalenza marocchini a Madrid - Capoverdiani a Lisbona - Africani a Brescia, Napoli e Roma (Marocco, Tunisia, Algeria, Nigeria, Costa d’Avorio, Somalia) - A Zurigo gli intervistati sono immigrati provenienti da altri paesi europei (Italia, Spagna, Portogallo ed ex Jugoslavia) Nell’insieme il volune offre un quadro articolato dei modelli mediterranei del 55 risultati mercato del lavoro, la problematica delle competenze scolastico professionali pregresse e acquisibili dagli immigrati, la normativa che regolamenta le presenze immigrate e quella dei sistemi scolastico-formativi e professionali. Otto capitoli riguardana la situazione italiana e gli altri tre sono una breve sintesi dei rapporti di ricerca nazionali in Portogallo, Spagna e Svizzera. Sintesi dei risultati maggiormente significativi ottenuti dalla ricerca: - Gli immigrati trovano lavoro soprattutto in quei bacini occupazionali dove l’offerta e la domanda di formazione sono deboli. Si tratta di comparti di produzione di servizi o di produzione manifatturiera strutturalmente operanti in regimi di economia sommersa e, a volte, di semi illegalità - Gli immigrati si distribuiscono (in Italia) sia nelle regioni ad alto tasso di disoccupazione degli autoctoni, sia in quelle a basso tasso di disoccupazione - Nelle società occidentali l’inserimento di lavoratori immigrati è strettamente correlato alle competenze possedute e alle richieste provenienti dai mercati del lavoro locali - E’ scarso l’impegno sulla formazione degli immigrati sia da parte delle istanze sovranazionali, che di quelle nazionali. L’Italia destina il 10% delle risorse formative alla popolazione immigrata, all’interno di un 7% (sul totale complessivo) destinato alla formazione di gruppi svantaggiati. - Emergono elementi di forte sfiducia nelle collettività immigrate per il fatto che la formazione non viene considerata dalle istituzioni locali e nazionali legata al processo di integrazione generale - Tra gli immigrati emerge un profilo di allievo di corsi di formazione fortemente motivato a qualificarsi e a porsi in relazione alla società di accoglienza con la strumentazione culturale e professionale adeguata, anche se resta forte l’amarezza nel constatare che, nonostante gli sforzi, la mobilità ascensionale appare pressochè preclusa - Nei tre casi specifici italiani di Brescia, Napoli e Roma emergono le diverse collocazioni lavorative e sociali degli immigrati relativamente ai diversi mercati e alle diverse culture di accoglienza, le quali sono espressione della necessità di rispondere adeguatamente all’offerta di lavoro locale e di trattenere la manodopera migrante, senza la quale le economie locali potrebbero risentire dell’assenza di forza lavoro - In Spagna la condizione degli immigrati rispecchia una classica situazione da paese di immigrazione, ossia con problemi di riconoscimento della cittadinanza, di politiche di inserzione scolastico-formativa, mentre in Portogallo le componenti immigrate hanno -da un punto di vista giuridico – lo status di cittadini portoghesi a tutti gli effetti, anche se appartenenti a minoranze etniche. Questa diversa collocazione giuridica determina una diversa prospettiva e una diversa strategia di inclusione: mentre in paesi come la Spagna e l’Italia occorre sviluppare forme di riconoscimento e legittimazione della presenza degli immigrati, in Portogallo necessitano maggiori strumenti sociali che favoriscano la partecipazione di minoranze riconosciute giuridicamente, ma sostanzialmente marginali dal punto di vista socio-economico e 56 - culturale. La Svizzera è meta di flussi migratori consistenti ( in rapporto alla popolazione autoctona) ed ha posto il problema della formazione nella giusta dimensione sin dagli anni sessanta-settanta, anche perché il modello di lavoro di fabbrica facilitava l’addestramento della manodopera. Queste condizioni hanno subito profondi mutamenti negli anni novanta con l’evoluzione dei modelli di lavoro, con un maggiore orientamento verso la flessibilità, che rende più problematico il rapporto formazione/processi di cambiamento. Scheda B.3 Documento Sintesi del documento “IMMIGRAZIONE – dossier statistico 2000” Edizioni Anterem E’ una pubblicazione promossa dalla Caritas di Roma, insieme alla Fondazione Migrantes, al Centro Studi Emigrazione dei Padri Scalabriniani, con il patrocinio del Ministero per la Solidarietà Sociale e di vari organismi internazionali (ACNUR, ILO, OIM) La ricerca si struttura in una carrellata che, partendo dagli aspetti più globali del fenomeno migratorio a livello mondiale ed europeo, si sofferma ampiamente sulla situazione migratori in Italia, per poi finire con capitoli dedicati ai contesti regionali. La parte internazionale, anziché essere imperniata sulle statistiche dell’ONU, è stata riorganizzata per poli migratori, ponendo in evidenza la specificità del polo migratorio europeo e mediterraneo in particolare. La parte dedicata all’Italia comprende capitoli specifici sull’inserimento socioculturale-religioso e all’inserimento lavorativo. La parte dedicata ai contesti regionali, oltre ad una introduzione generale, contiene quattro capitoli sull’immagrazione in Lombardia, Toscana, Lazio e Puglia, per analizzare e porre in evidenza le implicazioni territoriali del fenomeno. Nella parte dedicata all’inserimento lavorativo degli immigranti sono approfonditi i seguenti aspetti: - Le innovazioni della legge 40/1998 - La programmazione dei flussi - Le iscrizioni al collocamento - Gli avviamenti al lavoro - Le autorizzazioni dall’estero - Gli iscritti all’INPS Per quanto riguarda i dati complessivi della presenza di immigrati regolari in Italia si passa dal 1.256.000 del 1998 al 1.490.000 del 1999. Nel “Dossier”, pur trattando diffusamente anche i flussi clandestini, viene data importanza prevalente ai cosiddetti “nuovi cittadini”, quelli che, con le differenze di cui sono portatori, hanno progettato di vivere stabilmente nella società italiana e con i quali bisogna sviluppare adeguati progetti di convivenza interculturale. 57 Scheda B.4 Documento Obiettivi Principali risultati “La fatica di integrarsi”, di Maurizio Ambrosini Il Mulino, 2001 E’ un’analisi sociologica dei fenomeni migratori in Italia, finalizzata a comprendere i processi sociali e ad offrire delle chiavi interpretative. L’analisi prende in considerazione soprattutto gli immigrati temporanei e gli immigrati irregolari, che si inseriscono nel mondo del lavoro. Il volume fornisce un resoconto del mercato del lavoro immigrato, mettendo in luce, in particolare, il ruolo svolto dalle reti etniche nei processi di chiamata, insediamento e inserimento al lavoro, per concludere con alcune proposte per una politica più efficace nei confronti degli immigrati. L’autore vuole verificare la “legittimità” della presenza di un numero crescente di lavoratori stranieri in Italia, un paese gravato da una cospicua e persistente disoccupazione interna. E analizzare se e in che modo gli immigrati servono al sistema economico e sociale italiano e per quali vie si inseriscono. L’arrivo e l’inserimento degli immigrati nella società italiana da un lato è determinato dagli squilibri economici e sociali del mondo contemporaneo, dall’altro è richiesto dai sistemi economici flessibili e aggressivi, che hanno bisogno di questo lavoro duttile, sempre disponibile e poco esigente. Per vari motivi: - Perché si sono innalzate le aspettative rispetto al “buon lavoro”, insieme ai titoli di studio degli italiani - Perché la domanda di qualità della vita delle fasce sociali professionalmente qualificate genera un fabbisogno di lavoro povero nei servizi alle persone e alle famiglie - Perché il welfare pubblico non è in grado di reggere all’impatto di un numero crescente di anziani da assistere Gli immigrati arrivano in Italia grazie soprattutto alle reti di relazioni interpersonali. Le prime forme di integrazione nella società italiana sono agevolate da soggetti della società civile, gruppi di volontariato, associazioni umanitarie, istituzioni ecclesiastiche, organizzazioni sindacali e istituzioni pubbliche locali. Garzie a questa mobilitazione dal basso molti trovano un lavoro e risolvono problemi burocratici, materiali e psicologici. I lavori trovati sono, però, quasi sempre umili e pesanti, spesso precari e più o meno irregolari, a seconda dei settori e delle aree territoriali. Si stanno progressivamente formando nicchie di del mercato del lavoro connotate in senso etnico. Certi immigrati appaiono particolarmente adatti a svolgere determinati lavori: filippini, capoverdiani e srilankesi nel lavoro domestico, peruviani ed equadoregni nell’assistenza agli anziani, indiani sikh nelle stalle padane, senegalesi e ghanesi nelle fabbriche lombarde, sloveni e croati in quelle venete e friulane. I problemi più vistosi si addensano all’esterno dei luoghi di lavoro e la cittadinanza economica acquisita con il lavoro stenta a tradursi in cittadinanza sociale. L’immigrazione richiesta dall’economia, accettata in fabbrica, utilizzata dalle famiglie, si trasforma in un’oscura minaccia quando chiede di insediarsi sul territorio e di entrare nella società. Le indicazioni contenute nella legge 40 del 1998 possono contribuire a promuovere una convivenza più adeguata tra gente diversa. Le conclusioni a cui l’autore arriva è che il fenomeno è ineluttabile, come altre conseguenze dello sviluppo economico e sociale con cui abbiamo dovuto 58 confrontarci nella storia. Possiamo cercare di progettare, gestire e governare il fenomeno, allo scopo di valorizzarne gli aspetti benefici e di limitarne gli effetti perversi, attraverso: programmazione degli ingressi, sponsorizzazioni, diritti per gli immigrati regolari, contrasto del traffico di esseri umani. Scheda B.5 RICERCA-AZIONE SU IMMIGRATI ALTAMENTE QUALIFICATI E INTEGRAZIONE PROFESSIONALE (Misura B.1., asse B, obiettivo 3, Programma operativo regionale/FSE 2000-2002) Corso per l’integrazione professionale in posizioni apicali di immigrati altamente qualificati BANDO DISELEZIONE (Pisa, 21 maggio 2002) Art. 1 LABORATORIO DI SCIENZE DELLA CITTADINANZA organizza un Corso per l’integrazione professionale in posizioni apicali di immigrati/e altamente qualificati/e, finanziato dalla Regione Toscana con i fondi previsti dalla Misura B.1. (inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati) dell’Asse B, dell’Obiettivo 3 del Programma Operativo Regionale del Fondo Sociale Europeo 2000-2002, che avrà inizio il 24 giugno 2002. Il corso - che è parte integrante della “Ricerca-azione sugli immigrati qualificati e l'integrazione professionale” - ha come finalità generale quella di valorizzare il patrimonio intellettuale, culturale e tecnico rappresentato dagli immigrati dotati di alta qualifica professionale, favorendone l’inserimento in realtà professionali di alto profilo, in funzione di una loro migliore integrazione in Italia. Il corso si propone altresì di offrire un arricchimento delle conoscenze organizzative di imprese, enti pubblici e organizzazioni non profit italiani, attraverso la presenza nel top management di immigrati qualificati, i quali potrebbero dare un fondamentale contributo a una visione più diretta dei paesi lontani e potrebbero consentire alle organizzazioni di “ascoltare da vicino il mondo che cambia”, entrando in sintonia con quelle trasformazioni in corso nel mondo contemporaneo di cui gli immigrati qualificati sono al tempo stesso espressione e interpreti. Art. 2 Il corso di formazione si rivolge ad immigrati residenti nella Regione Toscana, provenienti dai paesi dell'Africa Sub-sahariana, in possesso di uno o più titoli di laurea, di età compresa tra i 25 e 40 anni, dotati di regolare permesso di soggiorno. L’accesso al corso non è consentito agli immigrati in possesso della cittadinanza italiana. Il corso - che prevede 432 ore di attività didattiche e 4 mesi di inserimento lavorativo - si compone di una cerimonia inaugurale, un seminario introduttivo, tre cicli didattici, un periodo di inserimento lavorativo sperimentale individuale (internship) all’interno di enti pubblici, privati e non profit e un seminario conclusivo. Le attività didattiche saranno articolate in didattica residenziale (lezioni con docenti, esperti e testimoni), didattica a distanza (studio individuale) e didattica integrata (visite di studio in Italia e/o all’estero e interventi ad hoc volti a soddisfare specifici fabbisogni dei partecipanti durante l’inserimento lavorativo sperimentale). 59 Art. 3 Nel quadro della ricerca-azione, il Corso coinvolgerà direttamente gli allievi in un itinerario di progettazione e di realizzazione dei percorsi individuali di inserimento lavorativo sperimentale (internship), che ha come obiettivo l’acquisizione, da parte dei beneficiari, delle conoscenze e delle competenze necessarie a cogliere le opportunità di internship che verranno identificate. Le principali aree di conoscenze trattate nel corso riguarderanno: le teorie del ciclo del progetto, del capitale sociale e delle opportunità, del knowledge management, della comunicazione pubblica e istituzionale, dell’internship; i settori lavorativi competitivi rispetto alle relazioni internazionali (con riferimento ai rapporti tra Africa e Italia); le opportunità di integrazione lavorativa presso i settori delle imprese e delle aziende, della Pubblica amministrazione e del non profit; i fattori di facilitazione e di ostacolo per l’inserimento lavorativo in posizioni di alto profilo e i modelli di carriera; le opportunità di “ritorno” rispetto ai paesi di provenienza; le società africane in relazione ai processi di globalizzazione. Art. 4 Gli inserimenti lavorativi sperimentali (internship), della durata di quattro mesi, saranno effettuati all'interno di imprese private, organizzazioni pubbliche ed enti non profit presenti sul territorio della Regione Toscana e in altre località italiane. Tali percorsi di inserimento lavorativo sperimentale (internship) saranno supportati da attività di assistenza continuativa e coordinati da servizi di consulenza e assistenza didattica, mediante strutture metodologiche quali mentoring, tutoring e monitoraggio. Art. 5 La partecipazione al corso e alla fase di internship è gratuita. Art. 6 I partecipanti al corso dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti: - permesso di soggiorno (con validità permanente per tutta la durata del corso o rinnovabile alla scadenza) o riconoscimento dello status di rifugiato; - residenza nella Regione Toscana; - diploma universitario conseguito in Italia o all’estero; - stato di disoccupazione, sottoccupazione o occupazione in attività di qualità inferiore rispetto alla preparazione posseduta; - buona conoscenza della lingua italiana; - età compresa tra i 25 e i 40 anni. Art. 7 La domanda di ammissione, redatta in carta semplice e corredata degli allegati indicati nel fac simile qui di seguito riportato, dovrà pervenire entro e non oltre il giorno 12 giugno 2002 al seguente indirizzo: LABORATORIO DI SCIENZE DELLA CITTADINANZA- c/o Palazzo dei Congressi di Pisa – Via Matteotti n° 1 – 56124 Pisa E-mail: [email protected]; Tel. 050-23773 segue dietro Le domande potranno essere consegnate a mano, inviate a mezzo posta ordinaria (in questo caso farà fede la data di arrivo), via fax o via posta elettronica (in questi due ultimi casi è necessario far pervenire la richiesta in originale, corredata di allegati, entro il 14 giugno 2002). La domanda di ammissione, datata e firmata dall’interessato, dovrà essere redatta secondo il seguente fac simile: Il/La sottoscritto/a ………………………………… nato/a a ………………………..il giorno…………., in possesso della cittadinanza ……….……….…. residente a ………………….… in via ………………………….. n. ……, cap …….., domiciliato/a a …………………., in via………..…………. n….., cap…….…, tel…………….. cel. …………….fax………………, e-mail ……………………..……… CHIEDE 60 di essere ammesso/a alla selezione per la partecipazione al “Corso per l’integrazione professionale di immigrati altamente qualificati in posizioni apicali” finanziato dalla Regione Toscana con i fondi previsti dalla Misura B.1. (inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati) dell’Asse B, dell’Obiettivo 3 del Programma Operativo Regionale del Fondo Sociale Europeo 2000-2002. A tal fine dichiara di: - essere residente nella Regione Toscana; - essere in possesso del diploma di laurea (specificare laurea in……….., conseguita il ………….. presso l’Università di …………) e di specializzazione post-laurea (specificare in……………, conseguita il ……………… presso l’Università di ……………); - essere disoccupato o sottoccupato o occupato in attività di qualità inferiore rispetto alla preparazione posseduta; - essere in possesso del permesso di soggiorno per motivi di ……… con validità fino al …….o del riconoscimento dello status di rifugiato dal ….; - essere in possesso della cittadinanza ………..; - avere una buona conoscenza della lingua italiana; - avere un’età compresa tra i 25 e i 40 anni; - non essere in possesso della cittadinanza italiana. Alla presente si allega: - Curriculum Vitae; - certificato di residenza (o autocertificazione); - fotocopia del titolo di studio o certificato di laurea; - traduzione e equipollenza per i titoli ottenuti all’estero (o dimostrazione di aver avviato le procedure di richiesta presso le autorità diplomatiche italiane nel paese d’origine); - fotocopia del passaporto; - fotocopia del permesso di soggiorno o del riconoscimento dello status di rifugiato; - fotografia formato tessera; - eventuale documentazione relativa a specializzazioni, pubblicazioni ed esperienze professionali; - eventuali altri titoli che il candidato ritenga utile presentare (attestazioni relative alla conoscenza delle lingue straniere, ecc.); - ………………….. (altro da specificare). Data, ………………………. FIRMA Art. 8 La selezione per l’ammissione alle attività formative verrà effettuata per titoli ed esami. Gli esami si articoleranno in una prova scritta ed una prova orale, volte a mettere in luce le competenze, l’interesse, le attitudini e le motivazioni dei candidati. I candidati riceveranno una comunicazione della data e della sede di svolgimento delle selezioni. Art. 9 I candidati, al momento della loro presentazione alla prova di selezione, dovranno esibire un documento di riconoscimento in corso di validità. Art. 10 La selezione per l’ammissione al Corso sarà effettuata da una Commissione appositamente costituita. Tale Commissione avrà il compito, fra gli altri, di redigere il regolamento relativo alle modalità di svolgimento della selezione stessa e di stilare la graduatoria al termine delle prove. Art. 11 Tra i candidati che avranno superato con successo le prove di selezione, i primi 25 in graduatoria saranno ammessi a partecipare al Corso. Art. 12 La frequenza alle attività didattiche e alla fase di internship è obbligatoria. 61 Per quanto riguarda il corso, la frequenza sarà articolata secondo modalità orarie che alterneranno didattica residenziale, integrata o a distanza. Per quanto riguarda gli inserimenti lavorativi sperimentali (internship), gli aspetti logistici e organizzativi saranno messi a punto in seguito alla definizione degli accordi con gli enti interessati ad ospitare la fase di internato e faranno pertanto riferimento a un apposito regolamento. Art. 13 Al termine del percorso formativo è prevista una valutazione. Ai partecipanti che avranno concluso le attività previste verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Art. 14 Ai candidati ammessi che, senza giustificato motivo, non si presenteranno alla data di inizio del corso, sarà revocato il diritto di partecipazione. In questo caso, Laboratorio di Scienze della Cittadinanza avrà la facoltà di convocare i primi candidati non ammessi, secondo la graduatoria espressa dalla Commissione di selezione. Art. 15 Per tutto quello che non è espressamente previsto nel presente bando, si rimanda ai successivi regolamenti del Corso e degli inserimenti lavorativi sperimentali (internship), che verranno consegnati ai partecipanti e saranno da essi sottoscritti rispettivamente all'inizio delle attività didattiche e all’inizio della fase di internship. Per ulteriori informazioni contattare: LABORATORIO DI SCIENZE DELLA CITTADINANZA- c/o Palazzo dei Congressi di Pisa – Via Matteotti n° 1 – 56124 Pisa E-mail: [email protected]; Tel. 050-23773 62 C. TOSSICODIPENDENTI Scheda C.1 Documento Relazione finale del progetto “Prima della prima” a cura di Fabio Davolio (responsabile valutazione) e Anna Giangrandi (coordinatrice), realizzato dal Ceis di Reggio Emilia (2003) Obiettivi Analisi e valutazione delle esperienze di tirocini realizzate tramite il progetto “Prima della prima”, finalizzati a inserimenti lavorativi per giovani portatori a vario titolo di uno svantaggio socio-culturale e/o psicofisico, seguiti da Sert, Simap e Ceis Campioni e metodologia Campione Sono state coinvolte 30 aziende. I tirocinanti che hanno partecipato al progetto sono stati 42: - 34 maschi e 8 femmine, con età tra i 19 e i 45 anni (2 oltre 46 anni) - 3 con licenza elementare, 23 con licenza media, 9 con un corso di formazione, 7 con diploma - provenienti 25 dal Ceis, 13 dal Sert e 4 dal Simap Metodologia Ogni tirocinante ha svolto la seguente attività: 392 ore di tirocinio in azienda Regolata dalla legge 196/97 (decreto di attuazione n. 142/98) il tirocinio formativo e d'orientamento è un momento di alternanza fra formazione e lavoro per agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro. Nel percorso formativo gli obiettivi del tirocinio sono: 1 - che il giovane acquisisca precise informazioni sull’ambiente di lavoro ai vari livelli e possibilmente metta in pratica le proprie conoscenze professionali; 2 - che il giovane esamini le difficoltà che incontra sia a livello di apprendimento che di relazione e di conseguenza, cerchi di superarle aiutato dai due tutors preposti (ente e azienda). Le attività svolte nel tirocinio hanno valore di crediti formativi e sono riportate nel curriculum vitae dei tirocinanti al fine di agevolare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. 25 ore di tutoraggio 1 - con gli imprenditori, preparandoli all’accoglienza dei tirocinanti e affiancandoli durante lo svolgersi del percorso formativo, attraverso telefonate e/o visite in azienda; 2 – con i tirocinanti, verificandoli e sostenendoli nel loro sviluppo professionale e nelle loro difficoltà quotidiane, attraverso colloqui e gruppi specifici di auto aiuto Principali 15 ore d'orientamento Attività di presentazione del percorso, individuando aspettative, interessi professionali, attività pregresse e possibili contesti lavorativi in cui il tirocinante poteva essere inserito I risultati finali, riferiti ai 42 partecipanti sono i seguenti: 63 risultati - 28 hanno completato il tirocinio 23 sono stati assunti dopo il tirocinio e 5 no tra i 23 assunti: 15 part-time, 6 a tempo indeterminato, 1 con borsa di studio, 1 part-time a tempo determinato Scheda C.2 Documento Obiettivi Giraudo E., 1999, Inserimenti lavorativi di soggetti detenuti tossicodipendenti in misura alternativa. Analisi e valutazione delle borse lavoro progettate dal Centro di Servizio Sociale per Adulti di Cuneo nell’anno 1998/1999, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Torino, Torino sta sul sito www.serviziosociale.com/tesi/giraudo/riconoscimenti.htm L’obiettivo principale dell’indagine era quello di osservare se ad un’adeguata ed attenta programmazione della borsa lavoro corrispondesse il successo dell’esperienza di inserimento al lavoro. Un secondo obiettivo del lavoro di ricerca era quello di essere una traccia per una possibile analisi scientifica della realtà degli inserimenti lavorativi e come possibile punto di riferimento per interventi successivi, nel futuro. Campioni e L’attività di ricerca oltre a basarsi sull’analisi di una ricca letteratura Metodologia sull’argomento finalizzata alla costruzione di alcuni capitoli teorici della tesi di laurea si è basata su interviste in profondità a sette dei dieci soggetti detenuti in misura alternativa inseriti con borsa lavoro in provincia di Cuneo. Principali La tesi di laurea prima di esporre i risultati dell’indagine empirica sul campo si Risultati sviluppa in tre capitoli teorici dove vengono approfonditi tre aspetti: a) il ruolo del servizio sociale all’interno della giustizia penale; b) l’ostacolo della tossicodipendenza; c) l’inserimento lavorativo all’interno del processo di aiuto. Ma ecco alcuni dei principali risultati emersi dalle interviste in profondità: a) Quasi tutti gli intervistati hanno detto di ritenere la borsa di studio un’opportunità per apprendere un nuovo lavoro ed allo stesso tempo sperimentare un nuovo stile di vita; b) i soggetti in borsa lavoro hanno visto nell’assistente sociale il referente per quanto riguarda i problemi lavorativi; c) un ruolo molto importante è stato attribuito al Sert tanto che i soggetti hanno descritto il loro rapporto con questo servizio con parole quali armonia, comprensione e fiducia; d) spesso i soggetti ex detenuti sentono l’esigenza di rendere l’operatore sociale partecipe dei propri problemi personali; e) la maggioranza degli intervistati si è detta soddisfatta della propria condizione lavorativa alla fine del periodo della borsa lavoro. Scheda C.3 64 Documento Obiettivi Campioni e metodologia Principali risultati “LAVORO NON SOLO – lavoratori tossicodipendenti: modelli sperimentali di intervento”. A cura di Gerardo Caliman e Vittorio Pieroni Franco Angeli, 2001 Si tratta del rapporto finale di un progetto “Integra” che ha coinvolto 18 comunità terapeutiche della FICT (Federazione Italiana Comunità Terapeutiche). L’obiettivo che il progetto si è proposto è quello di individuare e diffondere linee guida per realizzare interventi a favore di lavoratori tossicodipendenti. L’ottica da cui muove il progetto è il superamento del sistema assistenziale, per sviluppare strategie fondate sulla partecipazione attiva degli utenti: è il soggetto stesso a riscattare la propria situazione di svantaggio, all’interno di una Comunità, dove ognuna delle parti sociali assolve al proprio compito, interagendo con tutte le altre. Questo permette di valorizzare le risorse delle comunità locali per prevenire e recuperare fenomeni di emarginazione. Sono state selezionate 18 Comunità terapeutiche operanti in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, sulla base della loro esperienza in progetti che hanno coinvolto lavoratori tossicodipendenti. Sono stati intervistati: - 400 utenti, scelti sulla base delle loro esperienze lavorative pregresse e attuali: - 100 ex utenti con esperienze lavorative e/o di reinserimento - un gruppo di imprenditori (circa 50) che hanno avuto esperienze con lavoratori tossicodipendenti. Il progetto ha individuato alcuni punti di un “modello sistemico” d’intervento a favore di lavoratori tossicodipendenti. Vengono definite le principali caratteristiche e competenze che le comunità terapeutiche e gli operatori dovrebbero possedere per garantire l’efficacia degli interventi: - avere competenze che consentono di lavorare in rete - avere capacità di progettare interventi finalizzati al reinserimento lavorativo - avere la capacità di mediare le situazioni nei luoghi di lavoro - essere in grado di ottimizzare le risorse - essere in grado di monitorare e verificare costantemente le varie fasi dell’intervento L’ultima parte del volume è dedicata in specifico all’analisi descrittiva del modello proposto. Scheda C.4 DOCUMENTO OBIETTIVI SPA: Percorso di crescita personale e lavorativa di soggetti svantaggiati nel settore della tutela ambientale e della frutticoltura in montagna. Creazione di percorsi di reinserimento sociale e lavorativo di persone extossicodipendenti tramite lavori di salvaguardia ambientale e sul settore 65 agricolo e della frutticoltura finalizzata alla creazione di una cooperativa di lavoro e alla creazione e gestione di un’azienda agrituristica. CAMPIONE E STRUTTURAZIONE DEL PROGETTO METODOLOGIA Il progetto SPA prevede azioni integrate nei seguenti ambiti: • raccolta e analisi dei bisogni dei beneficiari finali e azioni di disseminazione e di sensibilizzazione locale con la messa in rete dei risultati e la diffusione delle "buone prassi" acquisite o migliorate tramite i nuovi mezzi di comunicazione (Internet, cd-rom, ecc.) • percorsi formativi di riqualificazione professionale, in base ai bisogni emersi, degli operatori (beneficiari intermedi) - con l’obiettivo di: o far apprendere il processo di sviluppo di un’organizzazione, o analizzare e rilevare i fabbisogni formativi degli utenti, o realizzare percorsi formativi, riguardanti sia il recupero scolastico che la formazione al lavoro, o apprendimento delle conoscenze atte ad assistere, a valutare e a motivare i beneficiari finali. Il corso dovrebbe svilupparsi in 100 ore tramite attività seminariale e metodologie multimediali, in quanto utilizzerà l’assistenza e la formazione a distanza dell’Istituto Progetto Uomo della FICT. Oltre alla formazione al reinserimento socio-lavorativo, si prevedono ulteriori 50 ore di attività seminariale sull’aggiornamento degli operatori ai nuovi profili tossicomanici che l’evoluzione della società sta producendo, e ai nuovi conseguenti approcci lavorativi. Totale ore: 150 Numero operatori coinvolti: 5 • percorsi formativi a favore dei beneficiari finali in merito all’autonomia psico-fisica personale e all’apprendimento di arti e mestieri - prevede due percorsi formativi così strutturati: o salvaguardia e tutela dell’ambiente (manutentori del verde): corso di 400 ore. I docenti saranno membri del Corpo Forestale della Regione Veneto e del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, che mette a disposizione, oltre alle persone, il knowhow formativo e conoscitivo, l’accompagnamento sul territorio per stage formativi e la supervisione per i primi lavori in autonomia. L’obiettivo del corso è quello di far apprendere ai beneficiari finali il valore economico-sociale e culturale dell’ambiente circostante, l’identificazione dei bisogni ambientali della provincia e l’apprendimento delle tecniche di salvaguardia ambientale (ripristino ambientale, pulizia dei boschi e dei sentieri) e di prevenzione ai disastri naturali e non ultima, la valorizzazione culturale e turistica del territorio; o frutticoltura in montagna e la gestione di una cooperativa in campo agricolo: il corso si snoderà in circa 100 ore, divise in teoria e pratica sul campo, realizzato in collaborazione con la Cooperativa Sociale Mani Intrecciate (Co.So.M.I.) e alcune associazioni di categoria. Il ruolo della Co.So.M.I. sarà quello di fornire sia docenti che i tutor che, insieme agli operatori del Ceis di Belluno, seguiranno i giovani beneficiari dell’azione 66 formativa. Inoltre metterà a disposizione il proprio frutteto a Faè di Longarone come base per gli stages. Infine si occuperà dell’accompagnamento e dell’avvio della nuova cooperativa. Totale ore formative: 500 Beneficiari finali: 15 tossicodipendenti • PRINCIPALI RISULTATI NOTE creazione di percorsi di lavoro protetti nel campo agro-ambientale e la costituzione di una cooperativa di lavoro per il reinserimento lavorativo di svantaggiatI - la funzione prioritaria sarà quella di realizzare dei luoghi e dei lavori protetti ed assistiti per quei soggetti meno fortunati che a causa di condizioni personali (quali i carcerati e i tossicodipendenti in affido ai servizi sociali) o di condizioni psico-fisiche (sieropositivi, malati terminali ecc.) non possono immettersi nel mercato aperto del lavoro e non potrebbero quindi integrarsi nella società. Lo start-up della cooperativa sarà assistito e accompagnato dal personale amministrativo e dirigente della Co.So.M.I., nonché usufruirà dell’assistenza tecnica e burocratica del Comune di Longarone. Il ruolo della Comunità Montana e del Corpo Forestale Regionale sarà quello di accompagnare e fornire l’assistenza tecnica, burocratica ed amministrativa, per i primi lavori che la cooperativa andrà ad eseguire, secondo i piani ed i progetti già ideati dalle suddette istituzioni. Per quanto riguarda la continuità della cooperativa al temine del progetto, le relazioni allegate sia del Comune di Longarone che della Comunità Montana Longaronese e della Val Zoldana, dimostra come vi sia un costante bisogno di interventi di ripristino ambientale e di salvaguardia dell’ambiente, non solo nelle aree coperte dalle su citate istituzioni, ma anche nel resto della provincia. Questi interventi terrebbero occupati un minino di 4/5 persone tutto l’anno, con la possibilità di usufruire di ulteriori 4/5 posti nel periodo stagionale. Nel campo del ripristino ambientale, inoltre, vi è la possibilità di intervenire anche per conto di imprese private in quei campi in cui vi è una modificazione e un deterioramento del territorio (per esempio, in campo edilizio e industriale come le cave eccetera). Infine vi è la possibilità di intervenire a favore degli enti pubblici e/o privati per la manutenzione e la creazione di parchi e di verde pubblico cittadino. Per quanto riguarda il settore agricolo, in collaborazione con la Co.So.M.I., oltre alla gestione congiunta del frutteto di cui sopra, che occupa 4 persone per tutto l’anno, vi è l’intenzione di aprire un agriturismo. Questo tipo di attività, come riportano le più recenti indagini a carattere nazionale, offre l’opportunità di realizzare 3 posti di lavoro fisso per tutto l’anno con la possibilità di realizzare altri 3/5 posti nei periodi stagionali. Fonte: http://ceis.sunrise.it/progetti/integra/kiss/ceis_ki.htm 67 D. DETENUTI Scheda D.1 DOCUMENTO OBIETTIVI Orientamento, Formazione ed Occupazione detenuti. FSE 2001/2002 Ob. 3 Dispositivo Multimisura Orientamento Consulenza ed Accompagnamento. Progetto Integrato per l'offerta di servizi d'orientamento, consulenza ed accompagnamento all'inserimento lavorativo intra ed extramurario per le persone detenute (adulte e minori) nelle carceri della Provincia Milanese ed per quelle in esecuzione penale esterna Obiettivi 1. fornire servizi d'orientamento ed accompagnamento finalizzato al re inserimento lavorativo di detenuti ed ex-detenuti, adulti e minori 2. supportare i soggetti ristretti nella libertà nella ricerca di opportunità lavorative 3. informare le persone detenute sugli strumenti e la realtà del mondo del lavoro 4. fornire servizi d'orientamento finalizzati ai percorsi di formazione professionale 5. fornire servizi che riguardano l’accesso al lavoro 6. supportare la crescita d'autonomia e capacità progettuale con interventi di gruppo e sulla singola persona 7. supportare i familiari dell'utenza nel percorso di regresso nella società 8. fornire aggiornamento professionale agli operatori del progetto CAMPIONE E Destinatari METODOLOGIA le persone recluse negli Istituti di Milano San Vittore, Opera, Bollate e Monza minori reclusi nell'IPM Beccaria minori in corso di misure restrittive, segnalate dagli operatori competenti ex-detenuti residenti in provincia di Milano; detenuti presso il domicilio e detenuti in affidamento territoriale in provincia di Milano; detenuti che, già usufruendo di misura alternativa, si trovano in difficoltà di mantenimento del posto di lavoro; persone soggette a vincoli nella libertà residenti nella provincia di Milano; individui ristretti nella libertà o ex-detenuti, che a seguito di un progetto di inserimento lavorativo presso una cooperativa sociale aspirano al passaggio ad 68 un'altra occupazione nel settore privato. Tempi di realizzo Un anno, dal 15 ottobre 2002 al 30 settembre 2003 Attività Azioni interne agli Istituti di pena: Incontri d' informazione orientativa di gruppo Colloqui di accoglienza ex legge 181 Formazione orientativa e percorsi d' integrazione individuale, Formazione d' integrazione individuale e di gruppo Bilancio attitudinale individuale e di gruppo, Couselling orientativo individuale Accompagnamento all’inserimento lavorativo in cooperative sociali e nel settore profit Azioni esterne agli Istituti di pena: Sportello d' informazione e inserimento lavorativo per ex-detenuti e detenuti in esecuzione penale esterna al carcere, individuazione delle opportunità lavorative Formazione d' integrazione sociale individuale e di gruppo Couselling orientativo individuale Accompagnamento all'inserimento lavorativo in cooperative sociali e nel settore profit Azioni di supporto per il rafforzamento del sistema: Incontri d'informazione orientativa ai familiari di detenuti Formazione per il consolidamento delle competenze degli operatori Incentivi individuali per inserimento di persone con particolari difficoltà economiche PRINCIPALI RISULTATI NOTE Parnership del Progetto in A.T.S. Agenzia di Solidarietà per il Lavoro - AgeSol Consorzio CS&L, Consorzio Nova Spes Consorzio SIS 69 Enaip Lombardia Provincia di Milano Scheda D.2 DOCUMENTO OBIETTIVI Progetto di ricerca, formazione e intervento, per la creazione di servizi mirati all'orientamento professionale e alla collocazione nel mercato del lavoro di soggetti condannati ed ex detenuti. Il progetto si è proposto di facilitare l'accesso al mercato del lavoro dei soggetti condannati ed ex detenuti, orientandone in particolare la collocazione verso quelle opportunità occupazionali che forniscano maggiori garanzie di stabilità e continuità temporale, oltre il termine di esecuzione della pena. Gli obiettivi operativi possono essere in sintesi così declinati: 1. progettare e realizzare modelli e strumenti di indagine, a livello nazionale e transnazionale, per l'analisi di fattori incidenti sulla stabilità occupazionale dei detenuti in fase di reinserimento sociale e lavorativo. 2. sviluppare negli operatori professionali le specifiche competenze per la gestione integrata delle problematiche connesse all'inserimento lavorativo dei detenuti. 3. promuovere, nei soggetti appartenenti al gruppo-bersaglio una capacità di ricerca pro-attiva di opportunità lavorative. 4. progettare e realizzare modalità di intervento e raccordo tra i diversi attori sociali, istituzionali e non, che si occupano dell'inserimento lavorativo extra-murario di soggetti in regime detentivo. CAMPIONE E COLLABORAZIONI METODOLOGIA La Facoltà di Psicologia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" ha collaborato alla realizzazione delle attività di ricerca e di formazione del progetto. DESTINATARI Polaris si è rivolto a 2500 soggetti tra condannati ed ex detenuti che, negli istituti penitenziari e nei centri di servizio sociale delle 17 regioni d'intervento, hanno costituito il campione di ricerca che ha beneficiato delle misure di sostegno e di accompagnamento previste dal progetto. 70 PRINCIPALI RISULTATI NOTE Polaris ha introdotto una nuova modalità di approccio al problema del reinserimento lavorativo dei condannati detenuti ed in misura alternativa puntando direttamente su due obiettivi strategici: la formazione degli operatori e la realizzazione di servizi locali per l'orientamento e l'occupazione attraverso lo strumento della progettazione e creazione degli osservatori regionali per l'occupazione presso ogni Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria. Fondamentale è risultata la scelta operativa di costituire, rafforzare e quindi migliorare la rete di collegamento tra Amministrazione Penitenziaria, Enti locali e privato sociale. Il coinvolgimento di tutte le Regioni nella realizzazione del progetto consente oggi all'Amministrazione di disporre di una task force operativa su tutto il territorio nazionale potendo contare su una rete di riferimento regionale presso i Provveditorati regionali composta da 49 valutatori di sistema e da 539 operatori in sede locale con competenze afferenti alla consulenza e all'orientamento al lavoro. Ammesso a cofinanziamento dall'UE nell'ambito dell'Iniziativa Comunitaria "Occupazione e valorizzazione delle risorse umane"settore Integra, II fase. Il progetto a carattere multiregionale, ha coinvolto complessivamente 17 regioni: Centro Nord: Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo. Obiettivo1 : Campania, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna. Scheda D.3 DOCUMENTO OBIETTIVI Lo Sportello di orientamento e sostegno di Torino offrire una prima accoglienza alloggiativa offrire informazioni, orientamento, sviluppare abilità e facilitare il raccordo con le agenzie sul territorio offrire consulenza e sostegno nella ricerca del lavoro offrire opportunità relazionali, counselling di ascolto per chi ha dipendenza da sostanze sviluppare capacità di autonomia, creatività di ognuno La metodologia: attività di consulenza ed informazione attivazione delle risorse dell’utente lavoro di rete L’equipe di lavoro: due operatori del Gruppo Abele, un Operatore del 71 Consorzio Abele, con funzioni di orientamento e consulenza sui temi del lavoro, un operatore CAMPIONE E Gli interventi: METODOLOGIA consulenza per la regolarizzazione dei documenti colloqui per la ricostruzione del proprio curriculum lavorativo preparazione ad un colloquio di lavoro consulenza sulle agenzie del territorio consulenza ed informazioni sulle leggi nei casi più delicati presa in carico con accompagnamento al lavoro mediante Borsa lavoro PRINCIPALI RISULTATI I dati relativi al periodo di apertura ottobre 1999/ settembre 2001: Totale passaggi: 270, uomini 257 donne 13 N° di volte in cui la stessa persona è passata: 1 volta: 136 2 volte: 53 3 o più volte: 81 Richieste riportate: Accoglienza abitativa: 112 Lavoro: 154 Informazioni legali: 61 Informazioni sanitarie: 6 Soldi: 50 La questione lavorativa: essendo lo sportello un servizio più specifico a persone alcool e tossicodipendente, spesso senza dimora, con età media alta (38 anni) il sostegno rispetto la ricerca di un lavoro risulta avere una rilevante complessità. Le richieste di lavoro vengono portate con una certa urgenza, per non ritornare a delinquere, e questa è la prima motivazione con cui la maggioranza ha richiesto aiuto rispetto al lavoro. Molte persone si sono rivolte al servizio pensando che disponesse di risorse ed inserimenti lavorativi immediati, motivo per cui alcuni non hanno accettato il percorso di orientamento ed accompagnamento invece loro proposto. Gli Esiti: gli esiti sono da leggersi alla luce delle caratteristiche dei soggetti e sul fatto che il lavoro è una delle tante questioni affrontate dal servizio, per procedere agli inserimenti è spesso indispensabile utilizzare lo strumento della Borsa lavoro, su 154 richieste portate: 19 persone, con alloggio, dopo il percorso di orientamento hanno trovato un’occupazione 72 12 persone, con alloggio, hanno seguito un percorso di orientamento 11 persone inserite nell’alloggio a disposizione del servizio hanno seguito l’orientamento ed hanno trovato lavoro 4 persone inserite in dormitorio hanno seguito l’orientamento ed hanno trovato lavoro nei restanti casi non è stato accettato l’orientamento o non si sono presentate all’appuntamento. NOTE Sportello S.O.S. per ex detenuti: è parte integrante del progetto "Intervento per persone dimesse dal carcere con problemi di alcool-tossicodipendenza" realizzato dal Comune di Torino e finanziato dalla Regione Piemonte. Partnership e gestori del progetto: Associazione Gruppo Abele, Consorzio Sociale Abele Lavoro, SERT, ASL 3 e Associazione Solidarietà Giovanile. Lo sportello è una prima accoglienza rivolta ai dimessi dal carcere e si pone come ponte tra la detenzione, la scarcerazione e il riorientamento della persona ex detenuta, con particolare attenzione ai soggetti alcool e tossicodipendenti e affetti da HIV. Il progetto offre anche una prima accoglienza in una casa alloggio gestita dall’Associazione Solidarietà Giovanile. Scheda D.4 Documento L'inserimento lavorativo per detenuti ed ex detenuti: osservazioni, strumenti, percorsi di Licia Rita Roselli, Direttrice AgeSoL Si tratta di un breve documento, elaborato nel 2002, che analizza le iniziative e le attività realizzate in Lombardia sull’inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti. Sintesi del documento Il decentramento del mercato del lavoro Vengono illustrate le modalità con cui la Regione Lombardia ha declinato, con propria legge regionale i contenuti del Decreto 469, formulando la sua organizzazione al fine di definire le modalità di funzionamento dei servizi per l’impiego (superando gli Uffici di collocamento) integrati con le iniziative di politica attiva del lavoro e con quelle della formazione professionale. Il ruolo dei servizi pubblici per l’impiego e gli altri soggetti coinvolti Analisi delle caratteristiche e del ruolo del “privato” abilitato a svolgere attività di mediazione tra domanda ed offerta di lavoro e del rapporto tra privato e pubblico, in riferimento all’articolo 10 del decreto legislativo 469/97. I percorsi per l’inserimento lavorativo 73 Vengono descritti i requisiti necessari ai detenuti per poter accedere ad un progetto di reinserimento lavorativo. Si analizzano poi le fasi della progettazione di un percorso verso il lavoro. Vengono suggerite, infine, sulla base dell’esperienza "sul campo", alcune indicazioni di merito: - La sensibilizzazione delle imprese in circoli virtuosi emulativi, gli Enti Locali possono fare da esempio assumendo detenuti o ex detenuti, anche piccoli numeri nelle municipalizzate; - Allargare le reti di sostegno esistenti tra pubblico e privato, cercando di siglare protocolli di collaborazione, a partire dalle buone prassi già avviate ma non conosciute; - Ampliare l’utilizzo delle leggi esistenti, in primis la Legge Gozzini, che ha percentuali di successo pari al 99% ma concessa con parsimonia; - Sveltire l’iter burocratico delle procedure e aumentare gli organici del personale competente nel pubblico; - Attualizzare i parametri valutativi di una proposta di lavoro, pur senza mancare alle norme di sicurezza Strumenti che precedono e facilitano l’inserimento: il tirocinio formativo, si tratta di uno stage di breve durata (1 o 2 mesi) un rapido percorso formativo che consente di verificare "sul campo", cioè in un’impresa privata o in cooperativa, le competenze lavorative della persona e le capacità di adattamento alle regole della vita "esterna". Durante questo periodo non sono previsti corrispettivi economici di alcun tipo, solo le coperture assicurative. il tirocinio lavorativo, può essere una seconda tappa, più avanzata, di un percorso di inserimento: consente di apprendere, in azienda o in cooperativa, competenze lavorative effettivamente spendibili e di verificare la "tenuta" nei contesti esterni. La durata è variabile, da un minimo di 1 mese ad un massimo di 12 mesi, durante il quale il Tirocinante percepisce un contributo economico (350/600 mila lire mensili) erogato dal Servizio, a carico del Fondo Regionale e dei Comuni. la borsa lavoro, è finalizzata a costituire il rapporto di lavoro al termine del percorso di apprendimento e di formazione in azienda. Può durare da 3 a 12 mesi a seconda della complessità del profilo professionale e delle caratteristiche personali della persona detenuta. Il Borsista riceve un contributo (500 / 800 mila lire mensili) sempre a carico della Regione e del Servizio, che in molti casi sono anticipati dall’impresa. Il documento si conclude con alcune considerazioni sulle Cooperative Sociali, sul lavoro all’interno degli istituti, sui lavoratori tossicodipendenti, sui lavoratori stranieri e sulla formazione professionale Scheda D.5 Documento Cremona: progetto "borse lavoro a detenuti per manutenzione del verde" 74 E’ una breve descrizione di un progetto realizzato nei primi mesi del 2003 dalla Casa Circondariale di Cremona, insieme all’Associazione Zona Franca che prevede un’attività di formazione e di avviamento al lavoro da svolgere all’interno delle strutture della Casa Circondariale di Cremona con il supporto di un operatore professionale della Cooperativa Fuxia e dei volontari dell’associazione Zona Franca. L’attività consiste in un progetto di carattere lavorativo legato alla manutenzione e cura del verde nel quale si prevede un sostegno educativo. Il progetto si propone di formare i destinatari alla cultura del lavoro e di impegnare le persone nell’esecuzione dei lavori; tale periodo riveste valore propedeutico all’inserimento lavorativo. La finalità del progetto è l’acquisizione delle nozioni di base e delle regole comportamentali ed operative del mondo del lavoro, nonché lo sviluppo delle capacità relazionali, il recupero dell’autostima dei soggetti coinvolti e la capacità di pensare in prospettiva di una risocializzazione. Obiettivi Riferimenti legislativi - Consentire tramite la formazione al lavoro e la successiva attività lavorativa l’avvio di un percorso di autorieducazione e di possibilità di un reale inserimento socio economico per i cittadini che stanno scontando la loro pena - Favorire l’inserimento lavorativo dei detenuti tramite una reale preparazione lavorativa e l’acquisizione di nuove esperienze lavorative nell’ambito della struttura carceraria - Sviluppare iniziative che consentono di percepire che il periodo della detenzione non deve essere un "tempo vuoto" ma un’opportunità per acquisire nuove professionalità utili al futuro Il progetto viene avviato sulla base delle disposizioni legislative vigenti e tenendo conto degli orientamenti del Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. In particolare si fa riferimento a: - L’art. 27 della Costituzione - Legge 22 giugno 2000, n. 193 "Norme per favorire l’attività lavorativa dei detenuti" - Decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000 n. 230 "Regolamento recante norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà" - La legge 354/75 e successive modifiche - La legge quadro 8.11.2000 n. 328 75 E. SCHEDE CHE COINVOLGONO VARIE AREE TEMATICHE Scheda E.1 DOCUMENTO Reintegrazione ed Occupazione di Categorie Svantaggiate: Strumenti per la realizzazione e la valutazione della qualità di percorsi per il reinserimento lavorativo. Progetto co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo nell’ambito dell’iniziativa OCCUPAZIONE, per l’inserimento lavorativo di categorie svantaggiate: extossicodipendenti, ex-alcolisti, carcerati, disoccupati a lungo termine OBIETTIVI Il Corso si propone di fornire agli operatori sociali e ai volontari competenze necessarie per favorire il reinserimento sociale e lavorativo di categorie svantaggiate, ponendo particolare attenzione alle strategie di reintegrazione ed occupazione e all’allineamento delle attività formative e lavorative dei percorsi riabilitativi con il mondo di lavoro esterno. Inoltre si propone di fornire degli strumenti per un sistema di valutazione della qualità negli interventi di reinserimento lavorativo. CAMPIONE E DESTINATARI METODOLOGIA Posso partecipare a questo corso Operatori Sociali, Volontari e Studenti univ. di Scienze della Formazione e di Psicologia. METODOLOGIA Il corso prevede lezioni in aula con docenti esperti e lavori di gruppo; autoformazione con materiali predisposti, facilmente accessibili via Internet e schede di lavoro; un periodo di tirocinio che può essere svolto presso i laboratori e lo Sportello Lavoro del Centro Solidarietà di Modena CEIS oppure presso le proprie strutture di appartenenza. DURATA Gli incontri di formazione si terranno nella giornata di sabato (come da programma) e avranno una durata di 7 ore ciascuno (dalle ore 10 alle ore 17); Si prevedono inoltre 40 ore di autoformazione e 18 ore di tirocinio. SEDE Il Corso si svolgerà presso la sede del Centro Solidarietà di Modena in Via Toniolo, 125 -41100 Modena. ATTESTATO Al termine del corso verrà rilasciato un Certificato di Frequenza ISCRIZIONI Il corso è gratuito e prevede un massimo di 28 iscritti. Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 15 marzo 2000 a: Silvia Rattighieri Centro Studi del Centro Solidarietà di Modena CEIS Tel. 059315331 Fax. 059315353 Email: [email protected] PRINCIPALI RISULTATI NOTE Il Centro Solidarietà di Modena CEIS è titolare di un progetto, denominato ACTIO, co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo nell’ambito dell’iniziativa OCCUPAZIONE, per l’inserimento lavorativo di categorie svantaggiate: ex- 76 tossicodipendenti, ex-alcolisti, carcerati, disoccupati a lungo termine. Il progetto ACTIO prevede molteplici azioni integrate con i percorsi terapeutici presso il nostro centro e presso l’Associazione "La Ricerca" di Piacenza al fine di garantire stabilità e continuità alla fase del reinserimento. Come previsto dal progetto, il Centro Solidarietà di Modena CEIS ha ricercato tra i paesi membri dell’Unione Europea i partner per costruire la rete internazionale. Le associazioni che collaborano con noi risiedono in Spagna, Irlanda, Regno Unito, Germania e Grecia. Da aprile 1998, il progetto ACTIO ha visto la realizzazione di diverse azioni rivolte sia agli utenti destinatari del progetto che agli operatori sociali che si occupano del reinserimento. Sono stati attivati Corsi di Orientamento al lavoro per aiutare gli allievi ad orientarsi nella fase di ricerca del lavoro, uno Sportello Lavoro che fornisce informazioni, consulenza per la ricerca del lavoro e organizza stage aziendali, uno Sportello Informativo a cura di un incaricato del Centro Unitario Patronati Sindacali che fornisce informazioni relative a pratiche per pensioni e assistenza, assegni familiari e invalidità, pratiche relative ad infortuni e sussidi, Corsi di Informatica e di Inglese per fornire competenze spendibili sul mercato del lavoro. E’ stato inoltre realizzato un corso di formazione sulla costruzione del portfolio delle competenze, per fornire agli operatori strumenti per accompagnare più consapevolmente i propri utenti alla ricerca del lavoro. Il Corso per Operatori sociali e Volontari su "Reintegrazione ed Occupazione di Categorie Svantaggiate: Strumenti per la realizzazione e la valutazione della qualità di percorsi per il reinserimento lavorativo" si inserisce in questo panorama di azioni previste dal Progetto ACTIO con l’intento di trasmettere le competenze apprese in questi anni di lavoro, arricchite anche dagli scambi culturali e metodologici avuti con i partner della rete transnazionale. Scheda E.2 DOCUMENTO OBIETTIVI CID, CENTRO PER IL LAVORO – struttura di orientamento di CGIL Svolgere sia funzioni di servizio, che funzioni prettamente sindacali in stretta correlazione con il Dipartimento Politiche Attive del Lavoro, per il quale costituisce un punto di osservazione e contatto importante che consente di evidenziare dinamiche presenti sul mercato del lavoro e di costruire una relazione con chi nel mercato del lavoro si muove, spesso senza consapevolezza dei propri diritti. CAMPIONE E www.cgil.it METODOLOGIA/ FONTI PRINCIPALI • sono presenti in oltre 100 Camere del Lavoro con sportelli di prima RISULTATI/ 77 TEMATICHE MESSE IN LUCE accoglienza e di consulenza in grado di dialogare con i diversi soggetti presenti sul mercato del lavoro, con funzioni di sostegno all'orientamento scolastico e professionale, organizzazione di progetti per soggetti a rischio di esclusione sociale, tutela dei diritti del cittadino • sono collegati tra loro da una rete telematica per l'aggiornamento delle informazioni e delle banche dati rispetto alle varie opportunità formative e lavorative, utili per la ricerca attiva del lavoro • offrono servizi di accoglienza, informazione in autoconsultazione e consultazione guidata sui concorsi pubblici, corsi di formazione professionale, contratti di formazione lavoro, annunci di lavoro qualificato, avviamenti nella Pubblica Amministrazione, lavori socialmente utili e di pubblica utilità, lavoro e studio in Italia e all'estero, borse di studio • offrono servi di informazione orientativa sulla legislazione di accesso al lavoro, di gestione del mercato del lavoro, ammortizzatori sociali e diritti • offrono servizi di consulenza orientativa sulle varie fasi nella gestione della ricerca attiva del lavoro: o definizione degli interessi e bilancio delle competenze e della capacità del disoccupato o definizione del contesto economico e sociale in cui si inserisce la ricerca del lavoro o struttura del curriculum o impostazione della ricerca: come e dove trovare un lavoro o i servizi per l'impiego pubblici e privati o impostazione del colloquio di selezione o utilizzo di leggi e strumenti a tutela dei diritti del disoccupato e del lavoratore • offrono un servizio di informazione ed indirizzo verso le categorie e gli altri centri della Cgil. • si rivolgono in particolare alle donne disoccupate, agli immigrati, ai portatori di handicap, ai lavoratori in Cassa integrazione guadagni ed in mobilità. Inoltre offrono consulenza ed informazioni sulle leggi che finanziano l'imprenditoria giovanile e femminile, progettano moduli di 78 orientamento rivolti alle scuole e ai corsi di educazione permanente, in alcune città offrono opportunità di collocamento e scambi nell'Unione europea. • svolgono anche attività di prima informazione, consulenza e tutela a favore dei lavoratori interinali, dei collaboratori coordinati e continuativi, dei collaboratori occasionali e dei consulenti professionali sulla base di una convenzione con NIDIL, che è la struttura della CGIL di rappresentanza diretta dei questi lavoratori. NOTE Ruolo dei Centri per il Lavoro della Cgil nel contesto della costituzione dei Centri per l'impiego pubblici previsti dalla nuova legislazione sul decentramento delle politiche attive del lavoro (d.lg. 469/97). In questi ultimi due anni la legislazione sul lavoro è profondamente cambiata per adeguarsi ai mutamenti intervenuti nel mercato del lavoro. Questo percorso legislativo, che è tuttora in corso, ha sancito, fra l'altro, il superamento del monopolio pubblico del collocamento con la conseguente possibilità per i privati di svolgere attività di intermediazione di mano d'opera e la nascita dei nuovi Centri per l'impiego con funzioni fondamentali di politica attiva per il lavoro e di incontro fra la domanda e l'offerta. Resta pienamente confermata la scelta della Cgil di non svolgere con i Centri per il Lavoro nessun tipo di intermediazione di mano d'opera, compito questo preminente per nuovi Centri per l'Impiego pubblici. Scheda E.3 Documento Obiettivi Campioni e metodologia Principali risultati EU.RE.S: Rapporto 2002 Occupazione e mercato del lavoro nelle province del Lazio Analisi annuale dell’andamento dell’occupazione e del mercato del lavoro in Lazio. 28 interviste in profondità realizzate a testimoni significativi. Il Rapporto su Occupazione e Mercato del Lavoro nelle Province del Lazio rappresenta una tappa di un percorso istituzionale di studio attento alla lettura delle dinamiche che caratterizzano il territorio delle province del Lazio. Affrontare la complessità di un Rapporto sulle problematiche del lavoro significa oggi soprattutto riflettere su uno dei temi-cardine della struttura sociale, proprio perché ne determina, in larga misura, le condizioni materiali e la organizzazione gerarchica e funzionale; significa inoltre 79 necessariamente confrontarsi con il complesso ed aspro dibattito sulla opportunità e, soprattutto, sulla direzione di una sua riforma, considerando le numerose implicazioni materiali, normative e di principio che ciascuna modifica produce. Gli obiettivi e le prospettive indicati per il presente Rapporto, prefigurano un approccio prevalentemente orientato a riportare il dibattito sul lavoro alla sua dimensione sociale, ai suoi aspetti funzionali per la collettività, alle sue valenze inclusive e di generale avanzamento per le organizzazioni sociali; la dimensione sociale del lavoro riguarda pertanto la considerazione per le condizioni di vita che le opportunità occupazionali consentono, ma anche la tutela dei diritti e della salute, le condizioni e la qualità del lavoro. In relazione allo sviluppo civile della organizzazione sociale ed al ruolo riconosciuto a ciascun individuo in quanto partecipe di un processo di sviluppo complessivo, la dimensione sociale del lavoro riguarda inoltre la sua insostituibile funzione nel percorso di acquisizione di autonomia e di piena cittadinanza per gli individui: ciò vale in particolar modo per le categorie svantaggiate o a più alto rischio di esclusione, ma coinvolge l’intera popolazione proprio considerando la valenza identitaria e di posizionamento sociale riconosciuta alla attività lavorativa svolta, alla capacità di produzione di reddito e, ancor prima, alla condizione o meno di occupato. Sulla base delle riflessioni introduttive, il Rapporto si snoda attraverso quattro sezioni che rappresentano, sotto differenti prospettive, diverse possibilità di leggere le trasformazioni in atto nei processi ma anche nei soggetti e nella cultura, in relazione al tema del lavoro. Ciascuna sezione è accompagnata dalle riflessioni e dalla analisi – in forma di intervista – di autorevoli esponenti della realtà regionale, di esperti e di figure istituzionali a carattere nazionale, che ne arricchiscono e ne rendono più approfondita e più aggiornata la lettura. La prima sezione affronta l’analisi delle dinamiche generali del mondo del lavoro, esaminando le strategie locali, nazionali e comunitarie, finalizzate a favorire una maggiore e più qualificata partecipazione della forza lavoro al mercato. L’analisi si concentra sui principali indicatori tradizionalmente e diffusamente utilizzati (tassi di attività, tassi di occupazione, di disoccupazione, andamento del mercato del lavoro per i giovani e per le donne, analisi dei settori occupazionali, etc.), ponendo tuttavia particolare attenzione non soltanto al dato quantitativo, ma aprendo una ampia linea di osservazione sui contratti di lavoro cosiddetti “atipici” e sulla trasformazione che il loro crescente impiego sta producendo sulla realtà occupazionale, soprattutto per coloro che incontrano per la prima volta il mercato del lavoro. Sempre all’interno della prima sezione l’analisi affronta il tema degli ammortizzatori sociali, attualmente al centro del dibattito sulla più ampia riforma del mercato del lavoro e sul cambiamento che le trasformazioni in atto hanno prodotto anche nel ricorso agli strumenti di sostegno al reddito e nelle opportunità di reinserimento dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro. La seconda sezione del Rapporto è dedicata all’analisi dell’incontro tra domanda e offerta. All’interno di questa sezione è stata realizzata una 80 indagine tra i Servizi per l’Impiego per verificarne lo stato di avanzamento e le disponibilità strumentali e professionali in relazione ai nuovi e più qualificati compiti loro assegnati dai disegni di riforma. Una successiva sezione del Rapporto è stata dedicata ad analizzare i temi della sicurezza e della tutela dei diritti dei lavoratori, in considerazione della cronica difficoltà a ridurre significativamente il livello degli infortuni sul lavoro e, in termini più generali, di tutelare in termini complessivi i lavoratori nel rispetto della intera gamma dei diritti acquisiti negli ultimi decenni. Ampio spazio è stato dato anche all’analisi del rapporto tra lavoratori e associazioni di categoria. L’ultima sezione del Rapporto è infine quella più propriamente “sociale”, occupandosi di svantaggio e di differenza, quali categorie di esclusione lavorativa e sociale: la disabilità, l’immigrazione, la tossicodipendenza o la reclusione, condizioni infinitamente distanti tra loro, costituiscono comunque forme espressive di un identico atteggiamento di disponibilità e di adesione formale, alle quali corrispondono tuttavia risultati operativi ancora insufficienti: mancano, o sono comunque non reperibili, informazioni in forma organica e approfondita sui disabili entrati nel mondo del lavoro nelle cinque province del Lazio e, soprattutto, in relazione alla qualità, alla durata ed alla efficacia di tale inserimento; gli investimenti in questo settore e l’impegno degli operatori e delle Istituzioni non sono quindi ancora riusciti a rimuovere le molte zone d’ombra ancora presenti. Queste sembrano infatti derivare dalla eccessiva attenzione alle variabili ed agli aspetti finanziari nel dibattito sul lavoro dei disabili, con un conseguente passo indietro, in direzione della gestione del “costo sociale del disabile” e non, come sarebbe più giusto definirlo, del disabile come “risorsa”. Ancora più netta è questa difficoltà di inserimento per coloro che vivono o che hanno vissuto l’esperienza delle reclusione o della tossicodipendenza, nonostante la normativa indichi anche per questi l’opportunità dell’inserimento lavorativo come momento qualificante nel percorso di recupero e di reinserimento sociale. L’esperienza reale presenta infatti un processo ancora molto parziale e limitato a forme di solidarietà organizzata da figure prossime o da gruppi del volontariato sociale: anche in questo caso l’impegno spesso particolarmente consistente degli operatori (dei servizi sociali, dei Sert, etc.) e quello delle Istituzioni si scontrano con una cultura diffusa che ancora tende a colpevolizzare il tossicodipendente o il recluso, piuttosto che riuscire a comprendere i complessivi benefici sociali del reinserimento e del recupero, oltre che, naturalmente, il suo elevato valore politico, civile e morale. Un discorso ancora diverso riguarda il lavori degli immigrati, in relazione al quale si assiste ad un costante arretramento culturale che ne ha ridotto il dibattito alla sola funzione strumentale (servono/non servono?); prevale dunque una prospettiva confusa in cui soltanto a fatica si riflette sul fatto che gli stranieri ricoprono in misura quasi esclusiva le mansioni e le attività lavorative più disagevoli e meno retribuite e che, per questo, costituiscono una forza-lavoro integrativa rispetto a quella nazionale; molto difficile, e forse ancora prematuro, risulta pertanto proporre opzioni più avanzate di libera circolazione della forza lavoro in un mondo in cui la libertà di movimento delle merci e dei capitali rappresenta un presupposto e forse anche un vanto e un valore, per le economie delle democrazie liberali. È proprio sul tema dell’immigrazione che, all’interno delle “dimensioni 81 della differenza” affrontate nel Rapporto, si registrano le contraddizioni più forti: per i lavoratori stranieri, infatti, non valgono i principi della nostra Costituzione ma neppure le regole del libero mercato. Il lavoro, per essi, non rappresenta un diritto: eppure è proprio dal lavoro, per coloro che hanno ottenuto una condizione regolare, che ancora una volta giunge il più forte e chiaro segnale di democrazia: infatti soltanto all’interno delle unità produttive, soprattutto in quelle di medio-grandi dimensioni, il lavoratore straniero vede riconosciuti uguali diritti e uguali doveri e, come gli altri, nei processi di delega e di democrazia interna, ha diritto attivo e passivo di voto. Il Rapporto muove dunque dalla lettura delle dinamiche e dei tradizionali indicatori del mercato del lavoro, per realizzare una prima diagnosi e definire un contesto in cui inquadrare i successivi approfondimenti; ne emerge un quadro tendenzialmente positivo, che vanta una crescita degli occupati, una riduzione della disoccupazione e una presenza più consistente dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro: risultati che vanno dunque nella direzione auspicata da tutti i più recenti documenti Nazionali e Comunitari in materia di indirizzi e di strategie occupazionali. L’aumento di 110 mila occupati negli ultimi cinque anni è sicuramente un forte segnale in questa direzione, che tuttavia contiene due principali contraddizioni che riguardano gli squilibri territoriali e le caratteristiche della forza lavoro impiegata. Per quanto riguarda la prima, si assiste ad una crescita occupazionale a Roma e nel Basso Lazio, cui corrispondono andamenti negativi per Rieti e Viterbo. La seconda contraddizione riguarda propriamente le componenti beneficiarie di tali andamenti: si registrano infatti forti incrementi occupazionali per alcuni gruppi e componenti specifiche che, pur realizzando un effetto-traino per gli indicatori dell’occupazione regionale, non riescono tuttavia a recuperare terreno rispetto ai valori nazionali. La forte crescita della occupazione femminile, che aumenta di oltre un punto percentuale nell’ultimo anno, rappresenta il principale segnale di questo particolare dinamismo regionale; tendenze analoghe si registrano per quanto riguarda l’occupazione giovanile che segna forti incrementi. Molte delle ragioni alla base delle dinamiche osservate sono rinvenibili negli andamenti dei diversi settori occupazionali, con un peso del terziario che assorbe ormai nel Lazio più di tre quarti della occupazione complessiva, una flessione quasi costante di posti di lavoro nell’industria ed una netta ripresa del settore agricolo che, tuttavia, assorbe soltanto il 3,6% della occupazione totale. Il mercato della flessibilità, più forte nel terziario, apre dunque alle componenti più flessibili della forza lavoro (giovani e donne), legando le proprie potenzialità espansive a forme e opportunità di ingresso che consentono alle imprese di ridurre notevolmente il costo retributivo di una forza lavoro ancora parzialmente produttiva e con limitata autonomia ed esperienza. Allegato: pag 19 - 22 EU.RE.S: Rapporto 2002 Occupazione e mercato del lavoro nelle province del Lazio - SEZIONE IV SVANTAGGIO, DIFFERENZA E OPPORTUNITÀ DI LAVORO 82 Disabilità e opportunità di lavoro Un nuovo concetto di handicap Nel corso degli ultimi dieci anni la legislazione nazionale ed europea riguardante le persone disabili è stata caratterizzata da una profonda e positiva spinta innovativa, che ha portato a un cambiamento del concetto di handicap e al riconoscimento della persona disabile come cittadino da promuovere e non più come utente da assistere. Sono essenzialmente due i principi ispiratori delle attuali politiche sociali rintracciabili nelle recenti normative: il principio di integrazione e il diritto alla diversità. Il lavoratore disabile, questo sconosciuto A un anno dall’entrata in vigore della legge n. 68 i Servizi per l’Impiego del Lazio riscontrano ancora numerose difficoltà nella gestione del collocamento obbligatorio per i disabili. Un primo segnale di queste difficoltà è individuabile nella possibilità di fornire informazioni da parte dei Centri per l’Impiego sull’entità e sulle caratteristiche del proprio bacino di utenza. Ad esempio, per quanto riguarda i nuovi iscritti al collocamento obbligatorio, solo i servizi distribuiti sul territorio di Frosinone sono stati in grado di fornire una risposta omogenea ed esauriente. In particolare, proprio a Frosinone è stato registrato un aumento del 63% degli utenti disabili, seguita dalla provincia di Roma (con una estensione pari al 41,8% rispetto al 2000). Presentano, infine un valore di molto inferiore le province di Latina e Viterbo (rispettivamente con il 27,3 e il 16,9% di nuovi iscritti). Per quanto riguarda gli avviamenti al lavoro dei soggetti disabili, è da precisare che non tutti i Centri per l’Impiego distribuiti sul territorio laziale gestiscono questo tipo di servizio. In particolare, soltanto i Servizi della provincia di Frosinone e in parte quelli presenti nell’area di Latina svolgono una attività di avviamento al lavoro autonoma e decentrata rispetto agli altri Avviati al lavoro soltanto 4 disabili su 100 Per quanto riguarda il valore complessivo delle persone disabili avviate al lavoro dai Centri per l’Impiego del Lazio, i dati (parziali) disponibili indicano 1.810 disabili avviati nel 2000 e 2.276 nel 2001. È possibile segnalare un aumento significativo soltanto nelle province di Frosinone (da 113 a 201 avviati) e di Latina (dati parziali: da 134 a 460); Rieti, al contrario, presenta un valore inferiore rispetto all’anno precedente (16 persone avviate al lavoro rispetto ai 41 nell’anno 2000). Invariato il valore di Roma, dove tuttavia si rileva il più alto numero degli avviamenti (1.524 nel 2001, appena 2 in più dell’anno precedente). Confrontando gli avviamenti realizzati nel corso dell’ultimo anno con il totale degli iscritti al collocamento obbligatorio, un dato particolarmente significativo riguarda i Centri per l’Impiego di Latina che con 94 inserimenti lavorativi ogni mille iscritti presentano un indice decisamente superiore alla media regionale (39,2 inserimenti lavorativi ogni mille iscritti), seguita da Roma (con 35,6 avviamenti per 1.000 disabili iscritti), Frosinone (28,3) e, in ultimo, Viterbo, con 23,4 avviamenti ogni mille utenti disabili. Immigrazione e opportunità di lavoro 83 L’immigrato imprenditore sostiene l’economia regionale I titolari d’impresa nati al di fuori del nostro Paese costituiscono una delle più significative novità nella lettura dei dati sul lavoro degli immigrati, tradizionalmente ancorati al dibattito sul nostro fabbisogno e sulla nostra utilità. Fin dalla prima lettura del dato emerge come, negli anni 2000-2002, nel Lazio, il numero dei titolari di impresa stranieri sia notevolmente aumentato, passando dai 6.128 del 2000 ai 7.322 del 2001 ai 9.378 del 2002 (dato rilevato a marzo). Le province in cui è più forte la presenza di titolari stranieri sono, dopo Roma (6.80 titolari, pari al 72,5%), Frosinone e Latina (entrambe con 1.027 imprese pari al 10,9%); nettamente distanziata la provincia di Viterbo (440 imprese, pari al 4,7%) mentre è minima la presenza di imprenditori stranieri a Rieti (148 imprese pari all’1,6%). È la provincia di Roma che dal 2000 al 2002 registra il tasso di crescita più elevato nel numero dei titolari stranieri presenti (65,7%), seguita da Viterbo (49,2%). Molto più contenuti e molto vicini fra loro risultano invece i tassi di Rieti, Frosinone e Latina, rispettivamente con il 26,5%, il 23,6% e il 22,6%. Mentre dal 2001 al 2002 il processo di crescita per Viterbo, Latina e Rieti subisce un rallentamento, nella Capitale accelera. Le dinamiche segnalate incidono profondamente anche in relazione alla incidenza dei titolari d’impresa stranieri sul totale dei titolari d’impresa presenti, che raggiungono nel Lazio il 3,7%. È ancora Roma nel periodo 2000-2002 a registrare il valore più alto (4,4 titolari di impresa stranieri su 100 titolari d’impresa) seguita da Frosinone (3,7%) e Latina (3,1%); più distanziate Rieti e Viterbo dove si registra un indice di 1,5 titolari stranieri ogni 100 titolari d’impresa. Relativamente alla provenienza, nel 2002 sono i Rumeni i titolari d’impresa stranieri più numerosi a livello regionale (854 titolari), seguiti da cittadini del Marocco (828), della Cina (721) e dell’Egitto (618). Molto forte per tutti questi casi l’incremento rispetto ai dati del 2000 (compreso tra il 284% degli imprenditori Rumeni ed il 42,7% degli Egiziani). È questo un dato prevedibile, considerato che quella rumena è la seconda comunità più rappresentata nel Lazio. Non compaiono invece fra i primi 15 gruppi di titolari stranieri i Filippini, pur essendo in assoluto la comunità più numerosa. Tossicodipendenza, reclusione e opportunità di lavoro Il lavoro come strumento di inserimento sociale L’obiettivo generale in materia di occupazione e mercato del lavoro della politica nazionale è quello di ridurre l’esclusione sociale sostenendo interventi e processi di integrazione. La premessa di questi interventi è legata alla consapevolezza del fatto che l’opportunità di impiego risulta, sempre più, un requisito fondamentale per l’inserimento sociale. L’integrazione sociale mediante il lavoro diviene quindi ancora più significativa relativamente alle categorie svantaggiate cui appartengono quei soggetti (disabili,tossicodipendenti, detenuti, etc.) che più degli altri si trovano a rischio di esclusione sociale. L’inserimento lavorativo dei detenuti Nonostante la normativa certifichi l’esigenza del lavoro penitenziario quale fondamento della reintegrazione sociale e della valorizzazione individuale dei soggetti, dal rapporto tra detenuti presenti e lavoranti si evince come negli istituti penitenziari delle province del Lazio la percentuale di questi ultimi sia 84 significativamente inferiore ad un terzo dei detenuti presenti, con 1.539 detenuti lavoranti sui 5.288 presenti nel 2001. In termini relativi l’indice più elevato di lavoranti riguarda Rieti con il 34,9% (dove, tuttavia, è presente una sola struttura che registra appena 43 presenze nel 2001). Seguono Roma e Frosinone, con il 30,7%, Viterbo con il 27,9% e, infine, Latina con il 20,2%. Nel Lazio la quasi totalità dei detenuti lavoranti è alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria (1.418 detenuti, pari all’89% dei 1.593 lavoranti complessivi); l’unica provincia in cui assume significatività anche il finanziamento di strutture esterne all’Amministrazione Penitenziaria è Roma (166 lavoranti presso strutture esterne sui 1.249 lavoranti), dove il 13,3% dei detenuti non è alle dipendenze dell’A.P. Tale valore scende al 3,4% nel caso di Frosinone (6 su 179 lavoranti) e al 2,7% nel caso di Viterbo (3 su 112), mentre è del tutto assente negli Istituti Penitenziari di Latina e di Rieti. L’inserimento lavorativo degli ex-tossicodipendenti: l’indagine dell’EU.R.E.S. tra i Ser.t La limitata disponibilità di informazioni e di dati quantitativi e qualitativi sull’inserimento lavorativo degli ex-tossicodipendenti ha spinto l’EU.R.E.S. a realizzare una rilevazione diretta con il fine di individuare le dimensioni e le caratteristiche dell’inserimento lavorativo degli ex-tossicodipendenti nella Regione Lazio, condotta tra i 46 Ser.t. della Regione. Nella provincia romana sono presenti 30 strutture (il 65,2% del totale regionale); sono 5 a Latina e Viterbo, 4 a Frosinone e 2 a Rieti. Secondo i responsabili dei Ser.t. del Lazio l’aspetto relativo alle risorse umane impegnate nelle singole strutture rappresenta molto spesso un problema, in quanto l’organico è spesso insufficiente a soddisfare il fabbisogno operativo del servizio. La maggior parte dei Ser.t. (82,6%) può contare nel complesso su meno di 20 operatori, ed è bene precisare che, frequentemente, alcune figure di rilievo quali gli assistenti sociali non svolgono l’attività a tempo pieno all’interno di una singola struttura, articolando la propria prestazione tra diversi Ser.t. della stessa provincia. Processo di recupero e inserimento lavorativo Il primo obiettivo nel processo di recupero e riabilitazione del soggetto è il superamento della dipendenza fisica e la ricostruzione di un quadro psicologico (97,8%); non vengono tuttavia tralasciati aspetti quali l’assistenza sanitaria (95,7%) e la ricostruzione del quadro affettivo (93,5%) connessi alle attività di sostegno finalizzate a ricostruire le precondizioni di un positivo reinserimento sociale. Un ruolo particolarmente rilevante è costituito proprio dalle attività finalizzate a rendere effettivo il processo di riabilitazione e di reinserimento sociale: a tale proposito è importante sottolineare la centralità dell’inserimento e del reinserimento lavorativo, che costituisce un aspetto seguito dall’89,1% delle strutture intervistate. Le difficoltà di inserimento lavorativo e il contesto di accoglienza L’inserimento lavorativo di un ex-tossicodipendente presuppone un lavoro importante sul “contesto di accoglienza”, finalizzato al superamento dei luoghi comuni e delle legittime resistenze che spesso si incontrano nei luoghi di lavoro. L’importanza attribuita dai Ser.t. al processo di inserimento non modifica tuttavia le 85 notevoli difficoltà incontrate: la quasi totalità dei Ser.t. (97,8%) reputa, infatti, tale processo difficile (“molto” nel 47,8% dei casi e “abbastanza” nel 50%); soltanto un Ser.t., tra i 46 intervistati ritiene di semplice risoluzione le difficoltà incontrate, mentre nessuna struttura sostiene di non aver incontrato alcun problema. Le citate difficoltà sono attribuibili a tutti i soggetti coinvolti nel processo: datore di lavoro, colleghi e soggetto ex-tossicodipendente (il 65,2% degli intervistati attribuisce le difficoltà dell’inserimento in eguale misura a tutti i soggetti). Le resistenze all’inserimento possono trarre origine sia da eventuali “pregiudizi” legati alla figura dell’ex-tossicodipendente sia da negative esperienze dirette o indirette: per quanto riguarda il datore di lavoro, il problema principale è riconducibile proprio all’esistenza di pregiudizi (69,6%), cui si accompagna molto spesso la scarsa fiducia nel recupero e nell’effettiva uscita dallo stato di tossicodipendenza (54,3%). Analoghe le problematiche riscontrate tra i colleghi di lavoro (con valori, rispettivamente, del 65,2% e del 47,8%). Da queste motivazioni sembra derivare la difficoltà di socializzare con il soggetto (32,6%), il che, spesso, produce nuova esclusione. Le difficoltà rilevate nel processo d’inserimento sembrano effettivamente ostacolarne la riuscita; infatti, i dati relativi al numero di tossicodipendenti inseriti, seppur significativi, presentano tuttavia valori contenuti. Non è tuttavia da sottovalutare la tendenza positiva che vede passare il numero degli extossicodipendenti inseriti nel lavoro da 294 nel 1999 a 384 nel 2001, con una crescita del 30,6% nel triennio considerato. La solidarietà come auto-aiuto in un panorama di indifferenza Nella ricerca di opportunità occupazionali per gli ex tossicodipendenti, al primo posto tra i punti di riferimento dei Ser.t. vi sono le cooperative costituite da soggetti già seguiti dal servizio (52,9%) seguite dalle piccole e medie aziende presenti sul territorio (29,4%), alle quali si ricorre principalmente nella provincia di Roma (33,3%); al terzo posto si posizionano le cooperative sociali (23,5%) e infine i genitori degli ex-tossicodipendenti (20,6%), gli exdatori di lavoro (17,6%) e le grandi aziende presenti sul territorio (2,9%). Tali risultati pongono in evidenza come il processo di inserimento sia basato, soprattutto nelle province più piccole, su principi di solidarietà che caratterizzano chi ha avuto direttamente o indirettamente esperienze di tossicodipendenza, quali gli ex-tossicodipendenti, i genitori e le cooperative sociali che dedicano comunque la propria attività alla riabilitazione e al recupero. Scheda E.4 DOCUMENTO INIZIATIVA COMUNITARIA PIC OCCUPAZIONE II FASE - INTEGRA 1997-1999 PROGETTO REGIONALE ISOLA INSERIMENTO SOCIALE E LAVORATIVO DI SOGGETTI CON DISAGIO Asse A Cod. it. 2659/E2/I/RA Cod. eur. I/1997/IT/708 Progetto Transnazionale Crescendo SIF Asse B Cod. it. 2659/E2/I/RB Cod. eur. I/1997/IT/709 - Progetto Transnazionale Crescendo SFI 86 OBIETTIVI CONTESTO E OBIETTIVI In Emilia Romagna la tendenza del mondo produttivo e del lavoro si caratterizza attraverso la generale difficoltà delle imprese a soddisfare la domanda di lavoro sia per i profili ad alta qualificazione sia a basso contenuto professionale. In particolare il mercato del lavoro si connota con indici di disoccupazione bassa (molto al di sotto dei limiti "fisiologici") caratterizzato da un target ricorrente quali soggetti in condizione di svantaggio sociale e extracomunitari. A questo si aggiunge che la disoccupazione di lunga durata si manifesta particolarmente nelle aree svantaggiate creando un quadro multifattoriale di concause che determinano la specificità della disoccupazione regionale. Nel fronteggiare tale situazione si registra un'inadeguatezza generalizzata di strutture o servizio e in particolar modo dei servizi per l'impiego. Da questo quadro emerge quindi la necessità di integrare le risorse, coordinare le politiche, riqualificare gli strumenti e le competenze. Nel processo generale di adeguamento dei servizi particolare attenzione deve essere nei riguardi della specificità dei soggetti portatori di un disagio o di una diversità. In sintesi i problemi della occupazione di queste fasce si possono si possono riferire a tre distinti ordini di fattori: 1. la scarsa connessione tra servizi offerti (sia pubblici che privati) e efficacia degli interventi; 2. il miglioramento delle competenze e del sapere degli operatori anche nel senso di interpretare e operare sulla pluralità dei fenomeni emergenti; 3. l'inadeguatezza della formazione e qualificazione professionale dei soggetti disagiati rispetto la domanda espressa dal mondo del lavoro. Sull'insieme di queste problematicità sussistono inoltre problemi più generali concernenti gli ostacoli culturali che si oppongono all'integrazione dei soggetti marginali. Ciò premesso gli obiettivi specifici del progetto si identificano come: • Attivazione di un sistema integrato di servizi per l'orientamento, formazione e inserimento occupazionale dei diversi gruppi marginali; • Coordinamento dei servizi esistenti e attivazione di nuove strutture specializzate; • Avvio di partnership tra soggetti pubblici Uffici del lavoro, Province, Amm.Comunali, Organismi regionali di governo, ecc) e privato sociale (cooperative sociali, associazionismo e volontariato, associazioni imprenditoriali, ecc); • Sviluppo e diffusione capillare sul territorio regionale delle competenze degli operatori del settore anche attraverso la formazione di nuove figure professionali specializzate; • Creare le condizioni per l'effettiva e proficua realizzazione della riforma degli Uffici del Lavoro (L59/97 "BASSANINI"; Convenzione RER e MLPS per la realizzazione dei servizi integrati per l'impiego); • Definizione di strumenti e procedure per la raccolta dati attraverso un sistema di aggiornamento e produzione continua da condividere con gli 87 operatori che nel settore svolgono attività di sportello; • Individuazione e messa a punto di un modello e di metodologie operative e loro sperimentazione in casi paradigmatici; • Inserimento lavorativo di diverse categorie di gruppo bersaglio in settori che rappresentano i futuri bacini occupazionali quali l'ambiente, la telematica, i servizi sociali, la cultura e l'artigianato; • Attivazione di un approccio innovativo all'integrazione dei soggetti marginali capace di valorizzare le effettive competenze e saperi e che ne riconosca le aspettative individuali (progetti di rientro, di autoimpreditorialità, avvio di imprese sociali, ecc). CAMPIONE E STRUTTURAZIONE DEL PROGETTO METODOLOGIA La Regione si candida come soggetto attuatore, al fine di contribuire al rafforzamento del sistema e al miglior utilizzo delle risorse, evitando interventi ripetitivi e sovrapposizioni e garantendo coerenza e sinergia tra i progetti cofinanziati nell'ambito dell'iniziativa INTEGRA. Le attività previste sono state assegnate tramite un bando di gara di assegnazione degli incarichi di attuazione e hanno la seguente struttura di articolazione progettuale: 88 PRINCIPALI RISULTATI NOTE Titolare iniziativa comunitaria Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale Ente Titolare Regione Emilia Romagna, Assessorato Lavoro, Formazione, Scuola, Università Servizio Programmazione Delle Politiche Formative Enti Attuatori Ente Acli Istruzione Professionale (En.A.I.P.) Emilia Romagna Istituto Regionale Educazione Cooperativa (IRECOOP) Emilia Romagna Centro Internazionale dell'Economia Sociale (C.I.D.E.S.) IAL Emilia Romagna - Ente CISL per la Formazione Professionale Ente Confederale Addestramento Professionale (E.C.A.P.) Emilia Romagna Ente Nazionale Formazione e Addestramento Professionale (E.N.F.A.P.) Emilia Romagna MATRAIA SRL - Ricerche e Consulenze Economiche e Sociali Cooperativa Sociale IL MAPPAMONDO 89 Ente di Formazione per l'Economia Sociale (EFESO) Consorzio Provinciale per la Formazione Professionale (C.P.F.P.) Ravenna ASTER-X - Associazione Servizi Terzo Settore SINFORM - Sinergie per la Formazione Regione Emilia Romagna Amministrazione Provinciale di Modena Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia Consorzi Bonifiche Parmigiana Moglia-Secchia Consorzi per la gestione dell'area di riequilibrio ecologico delle casse di espansione del fiume Secchia e delle aree contigue Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale (E.N.A.I.P.) Partner transnazionali AFPA-INOIP (Francia) D.G.A.I.S.-Junta de Andalusia (Spagna) I.M.F.E Granada (Spagna) Fundacion Carmen Pardo Valcarce (Spagna) C.P.E. Centre Populaire D'Education (Francia) Fonte: http://www.odl.net/integraisola/ Scheda E.5 Progettazione di interventi mirati a favorire l'inserimento lavorativo di disoccupati Servizio Politiche Attive del Lavoro Il servizio opera per favorire l'inserimento lavorativo di disoccupati. Realizza programmi destinati a migliorare il bagaglio professionale e di esperienza delle singole persone. Adotta iniziative per creare o sviluppare opportunità di occupazione presso imprese, enti, cooperative. Si rivolge ai cittadini torinesi che cercano un'occupazione con particolare riguardo ai disoccupati di lunga durata ed ai soggetti deboli del mercato del lavoro. Servizi Servizio Politiche Attive del Lavoro Servizio Inserimento Lavorativi • Programmazione e attuazione di tirocini formativi e di orientamento • Inserimenti lavorativi presso imprese e cooperative che lavorano su appalti pubblici • Gestione di programmi di Lavori Socialmente Utili e di Pubblica Utilità • Collaborazione in progetti di riqualificazione di aree urbane in crisi • Gestione di programmi nazionali di sostegno alle Piccole Medie Imprese Dove rivolgersi Città di Torino Settore Lavoro, Sviluppo, Orientamento e F.P. 90 Servizio Politiche Attive del Lavoro Corso Ferrucci 122 - Torino Telefono 011/442.5973-5942 - Fax 011/442.5930 Servizio Cantieri di Lavoro Servizio Formazione Professionale e Progetti Europei Servizio Inserimenti Lavorativi Il servizio promuove l'inserimento al lavoro di persone svantaggiate, per superare gli ostacoli di natura personale o sociale che ne impediscono l'occupazione in condizioni di parità, superando la condizione assistita. Realizza programmi di recupero e di sviluppo delle capacità professionali, di orientamento al lavoro, di inserimento lavorativo. Il servizio si rivolge, in particolare, ai disabili intellettivi e fisici gravi. Si rivolge, inoltre, ad altre persone svantaggiate collaborando con i Servizi di Salute Mentale, con i Servizi Tossicodipendenze, con i Servizi Sociali del Ministero di Grazia e Giustizia. Svolge attività di promozione e di consulenza alle imprese nell'applicazione della Legge 68/99 e sulle facilitazioni finanziarie all'assunzione di soggetti svantaggiati stabilite da leggi dello Stato e della Regione. Servizi InformaLavoro Call Center del Servizio Politiche Attive del Lavoro • Accoglienza per disabili intellettivi e fisici • Consulenza e predisposizione di programmi individuali per i soggetti svantaggiati • Programmi individuali di orientamento e di inserimento in attività formative • Programmi di inserimento in cantieri di lavoro ed altri interventi di politica attiva del lavoro • Programmazione e attuazione di tirocini e stage • Inserimenti lavorativi presso imprese e cooperative che lavorano su appalti pubblici • Consulenza alle imprese sulle agevolazioni previste per l'assunzione di soggetti svantaggiati Dove rivolgersi Città di Torino Settore Lavoro, Sviluppo, Orientamento e F.P. Servizio Inserimenti Lavorativi Corso Ferrucci 122 - Torino Telefono 011/442.5952-5951 Fax 011/442.5990 Il Servizio riceve su appuntamento telefonico Servizio cantieri di lavoro Il Servizio fornisce occasioni di occupazione temporanea, nell'Amministrazione della Città di Torino, a disoccupati di lunga durata in precarie condizioni 91 economiche. Risponde quindi ad una finalità sociale di sostegno al reddito in cambio di prestazioni lavorative di utilità sociale: manutenzione del verde, servizi di sorveglianza,etc.. Il servizio, inoltre, realizza, mediante affidamenti ad agenzie esterne, programmi di orientamento ed accompagnamento al lavoro che aiutino, anche individualmente, i cantieristi ad uscire dalla condizione assistita con un'occupazione stabile. Si rivolge a persone a cui mancano meno di cinque anni alla pensione o ad appartenenti a famiglie a reddito zero. Osservatorio Cittadino sul Mercato del Lavoro avoro Osservatorio Cittadino su Formazione e Lavoro Servizi • Programmazione e gestione di cantieri di lavoro per persone vicine all'età della pensione • Programmazione e gestione di cantieri di lavoro per appartenenti a famiglie a reddito zero • Servizi di orientamento, formazione, rimotivazione al lavoro • Servizi di accompagnamento (consulenza individuale, sostegno nella ricerca del lavoro) Dove rivolgersi Città di Torino Settore Lavoro, Sviluppo, Orientamento e F.P. Servizio Cantieri di Lavoro Corso Ferrucci 122 - Torino Telefono 011/442.5819-5943 - Fax 011/442.5945 Servizio formazione professionale e progetti europei Il Servizio opera per sviluppare e qualificare il sistema di formazione e orientamento sul territorio della città di Torino e favorisce l'incontro tra domanda e offerta di formazione. Promuove e realizza progetti di formazione professionale e di inserimento lavorativo con il concorso di Fondi Comunitari e di risorse nazionali dello Stato e della Regione. I progetti sono finalizzati alla creazione di opportunità lavorative per i disoccupati ed al miglioramento delle prospettive di sviluppo professionale per i cittadini torinesi giovani ed adulti. Particolare attenzione è rivolta alle pari opportunità tra uomini e donne. Servizi • Promozione di iniziative con Agenzie Formative per la qualificazione e lo sviluppo di attività formative • Progettazione formativa, azioni di monitoraggio e valutazione della formazione • Ricerche sui fabbisogni formativi del mercato del lavoro locale 92 • Promozione delle pari opportunità • Promozione, gestione e monitoraggio di progetti europei di formazione e di occupazione • Individuazione di reti locali e transnazionali, ricerca di partner • Rapporti con organismi nazionali e comunitari Dove rivolgersi Città di Torino Settore Lavoro, Sviluppo, Orientamento e F.P. Servizio Formazione Professionale e Progetti Europei Corso Ferrucci 122 - Torino Tel. 011/442.5980-5850-5844 - Fax 011/442.5914 Scheda E.6 DOCUMENTO OBIETTIVI PROGETTO CONCERTO – PERCORSI DI ORIENTAMENTO E ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO PER FASCE DEBOLI E SVANTAGGIATI Progetto integrato che mira a permettere ed agevolare lo sviluppo professionale e personale di persone in situazione di svantaggio. CAMPIONE E • Il progetto nasce da SOL.CO. Brescia in collaborazione con i suoi METODOLOGIA quattro consorzi locali (Comunia, Inrete.it, Tenda e Koinè), in associazione temporanea d’impresa con Confcooperative, CGM Consorzio Nazionale della Cooperazione Sociale, Cooperativa Laser, Comune di Brescia e Centro di Solidarietà della Compagnia delle Opere • Progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo e dalla Regione Lombardia • Il progetto si articola in: o 5 incontri di informazione orientativa per le famiglie e gli operatori, mirati ad illustrare i servizi già in essere nel territorio o colloqui di accoglienza per una prima conoscenza dei bisogni e delle potenzialità dei singoli, nonché per orientarli rispetto ai servizi già presenti o 2 percorsi formativi di 80 ore di aula e 80 ore di stage per permettere ai soggetti coinvolti di apprendere le competenze di base necessarie per inserirsi in un contesto di lavoro o colloqui individuali e bilancio di competenze individuale per conoscere le proprie abilità, saper autovalutarsi e poter costruire percorsi adeguati e motivanti di crescita professionale o interventi di counselling orientativo per persone occupate, al fine di rimotivarle al lavoro o accompagnamento e supporto nella ricerca del lavoro e tutoraggio durante l’inserimento lavorativo 93 PRINCIPALI RISULTATI NOTE • Poter accompagnare le persone in situazione di svantaggio attraverso un percorso personale che possa tenere conto delle loro effettive esigenze • Ottima ramificazione sul territorio dettata dal coinvolgimento e dal coordinamento di tutti gli attori coinvolti Fonte: http://www.solcobrescia.it/pdf/areacamuna.pdf Scheda E.7 DOCUMENTO OBIETTIVI SETTORE INTEGRA Il settore Integra, nato nel 1996 da Horizon-svantaggio, interviene sui singoli fattori che costituiscono di fatto gli ostacoli all’inserimento lavorativo e che sono strettamente correlati all’emarginazione sociale. Esso mira a coniugare gli aspetti più prettamente economici con quelli sociali, individuando percorsi alternativi mediante azioni specifiche di tipo tradizionale quali l’orientamento, la formazione e la creazione d’impresa. Integra si rivolge pertanto alle fasce più disagiate, quali immigrati, detenuti, tossicodipendenti, nomadi, disagiati in aree urbane, ai giovani disoccupati, ai disoccupati di lunga durata, a coloro che sono più a rischio di emarginazione dalla società. Integra finanzia progetti pilota che sviluppano le possibilità di combinare gli obiettivi di politica del lavoro con misure di politica sociale rispondenti ai bisogni specifici dei vari gruppi a livello locale. Pertanto gli obiettivi specifici sono: • il miglioramento delle possibilità di inserimento lavorativo dei gruppi più vulnerabili sul piano economico e sociale; • l’elaborazione di nuove strategie integrate per migliorare l’orientamento, la formazione, l’istruzione e l’esperienza professionale. In particolare ci si riferisce a misure in materia di alloggio, sanità, protezione sociale, accesso alla giustizia ed altri servizi pubblici; • il coinvolgimento e l’inserimento di gruppi più vulnerabili in partenariati locali. CAMPIONE E Destinatari degli interventi METODOLOGIA Integra agisce in Italia attraverso il finanziamento di progetti multiregionali destinati a due tipologie di utenti. Essi possono essere destinati alle seguenti categorie svantaggiate: • immigrati extra-comunitari, rifugiati, minoranze etniche; • nomadi; • disoccupati di lungo periodo (superiore ad un anno); • detenuti ed ex-detenuti • svantaggiati in aree urbane; • nuclei monoparentali; 94 • tossicodipendenti ed ex-tossicodipendenti; • sieropositivi da HIV; • giovani disoccupati 20-25 anni Tanto i progetti sia regionali che multiregionali possono avere come destinatari inoltre i seguenti soggetti che operano a favore dei gruppi vulnerabili: • operatori e formatori del sociale; • responsabili dello sviluppo locale; • rappresentanti delle parti sociali; • responsabili delle risorse umane; • personale dei centri di formazione e di ricerca. Misure/Azioni finanziate Nel quadro degli obiettivi di Occupazione-Integra le azioni finanziabili sono state raggruppate in quattro assi:: Asse A Elaborazione di modelli, in particolare su base transnazionale, per migliorare l’accessibilità e la qualità dell’erogazione dell’intera gamma dei servizi ai gruppi vulnerabili, per sviluppare capacità di base e approcci locali finalizzati alla promozione e al pieno inserimento di tali gruppi beneficiari. Asse B Formazione, tramite la cooperazione transnazionale, in materia di nuove specializzazioni e qualifiche, anche preceduta e accompagnata da valutazione e consulenza permanenti, di soggetti svantaggiati, nonché la formazione di formatori, operatori, agenti di sviluppo locale. Asse C Creazione di posti di lavoro e sostegno, in particolare su base transnazionale, all’avvio di imprese, cooperative e partnership pubblico-private. Asse D Azioni di diffusione delle informazioni e di sensibilizzazione, anche attraverso la promozione di reti di solidarietà. Priorità del settore Le priorità del settore Integra possono essere così sintetizzate: • promuovere progetti pilota innovativi che attraverso lo sviluppo di nuove pratiche possano stimolare il cambiamento dei sistemi e delle strutture di formazione, di orientamento e creazione d’impresa; • sviluppare modelli per il miglioramento dell’accesso al lavoro e della qualità di tutti i servizi pubblici offerti a tutti i gruppi vulnerabili; • accrescere le capacità locali di inserimento sociale e lavorativo attraverso l’assunzione di responsabilità e la partecipazione diretta dei soggetti svantaggiati. Vengono in questo modo a delinearsi alcune specificità proprie del settore Integra quali: 95 • • • una particolare importanza alle azioni locali senza le quali la promozione dell’accesso al lavoro rischia di essere impossibile per i gruppi svantaggiati; favorire le azioni integrate attraverso processi di collaborazioni tra organismi, istituzioni, ma anche tra programmi ed interventi attivati nei confronti degli stessi gruppi bersaglio e tra azioni formative ed azioni di accompagnamento; richiedere una fattiva partecipazione dei soggetti svantaggiati e dei loro rappresentanti alle fasi di ideazione e di realizzazione dei progetti. Risorse finanziarie disponibili (in ECU) Fondo Sociale Europeo 83.606.400 Cofinanziamento Pubblico Nazionale 57.644.500 Totale 141.250.900 PRINCIPALI RISULTATI Attraverso gli obiettivi e le indicazioni sopra citate, Integra intende giungere alle seguenti finalità: • fare dell’accesso al mercato del lavoro un obiettivo prioritario; • lottare contro la discriminazione di immigrati, detenuti ed ex-detenuti, tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti, profughi ed altre categorie svantaggiate, nonché diminuire le tensioni sociali e promuovere il senso civico; • diversificare l’offerta di percorsi individuali integrati di inserimento professionale; • facilitare il radicamento delle azioni in seno a strategie locali in materia di lavoro. Tab.1 Progetti approvati per area geografica Progetti Regionali Emilia Romagna 2 Friuli V. Giulia Lazio 1 Liguria 96 1 Lombardia 3 Marche Piemonte 2 Prov. Aut. Bolzano Prov. Aut. Trento Toscana 2 Umbria 1 Valle d’Aosta 1 Veneto 2 TOTALE CENTRO NORD 15 Abruzzo 1 Basilicata 3 Calabria 2 Campania 3 Molise 1 Puglia 3 Sardegna 97 2 Sicilia 5 TOTALE SUD 20 TOTALE POGETTI REGIONALI 35 TOTALE PROGETTI MULTIREGIONALI 6 TOTALE GENERALE 41 Fonte: Elaborazione Isfol su dati Consedin 1996 Tab.2 Target group dei progetti (val %) Immigrati 67,4 Ex-tossicodipendenti Svantaggiati in aree urbane 0,8 Detenuti ed ex-detenuti 4,7 Rifugiati 8,6 Sieropositivi Nomadi 8,1 Nuclei monoparentali 0,4 Senzatetto Minoranze etniche 98 Altro 8,1 TOTALE 100 Fonte: Elaborazione Isfol su dati Consedin,1996 NOTE Scheda E.8 Documento “ City net development ” Progetto Leonardo da Vinci (Reti transnazionali, 2002-2004) promosso dal Comune di Biella, con 17 partner di 13 Paesi diversi. Obiettivi Il progetto ha l’obiettivo di realizzare un momento di sintesi, confronto e sviluppo tra le esperienze diffuse in Europa sulle azioni di formazione professionale per fasce deboli di cittadini. Prevede iniziative finalizzate a facilitare l’accesso alla formazione delle persone più svantaggiate sul mercato del lavoro, in particolare: 1. aggiornamento professionale -tramite lo scambio di visite incrociate- dei dirigenti delle Amministrazioni Locali e delle organizzazioni No Profit per sviluppare le capacità di programmazione e gestione degli interventi formativi rivolti a queste fasce di utenza 2. analisi del fabbisogno formativo di otto fasce di utenti svantaggiati, finalizzata alla individuazione dei contenuti formativi e alla individuazione delle azioni positive da predisporre per facilitare l’accesso alla formazione (ogni fascia è analizzata insieme da due partner diversi) 3. elaborazione di una proposta metodologica sulle buone prassi di progettazione e di valutazione degli impatti sociali degli interventi formativi per le fasce di utenza prese in esame, per sviluppare le capacità innovative dei sistemi locali di formazione professionale Le analisi e i prodotti realizzati tramite questo progetto saranno utilizzati per la programmazione di interventi formativi, rivolti alle aree sociali prese in esame. Campioni e metodologia I partner del progetto sono i seguenti: ! n. 4 Amministrazioni Pubbliche:Biella (I), Mouscron (B), Eesti Linnade (EE) Campobasso(I) ! n. 3 organizzazioni No Profit : BFI (A), Duha (CZ), Vitalis (D) ! n. 7 strutture pubbliche e/o private di formazione professionale : Cesre (I), Ial 99 (I), Kek (EL), Voca Train (PL),Leabank Management Services(UK), Mikkelin ammattioppilaitos (FIN), IFAD (F) ! n. 1 scuola superiore : Stredna Skola (SL) ! n. 1 centro studi e ricerche ITD (E) ! n. 1 network europeo di No Profit e città (Iter) Le fasce sociali prese in esame sono le seguenti: 1. disabili e portatori di handicap 2. capofamiglia disoccupati 3. tossicodipendenti ed ex 4. detenuti ed ex 5. residenti in zone ad alto rischio sociale 6. donne sole capofamiglia 7. giovani drop out 8. immigrati disoccupati Ogni fascia sociale viene analizzata da due partner di Paesi diversi, con le seguenti modalità: ! interviste a gruppi, esperti, testimoni, in ognuno dei due Paesi ! scambio di visite tra i due partner per confrontare contenuti e metodologie delle iniziative locali ! organizzazione di un seminario specifico sulla fascia sociale presa in esame, coinvolgendo tutte le organizzazioni e gli esperti che, nei due Paesi partner, si occupano di progetti di inclusione sociale rivolti a questa specifica utenza Principali risultati •la formalizzazione di una rete transnazionale tra Amministrazioni Pubbliche ,organizzazioni No Profit e Centri di Formazione professionale, per sviluppare esperienze innovative di formazione per fasce deboli di cittadini •un sito internet che collega in rete tutti i partner del progetto e che rimarrà attivo anche dopo la conclusione del progetto e sarà accessibile anche ad altri futuri partner •una banca europea dei progetti di formazione per individui con forte bisogno di inclusione sociale , realizzati con la partecipazione diretta di Amministrazioni locali, No Profit e Centri di formazione •n.8 dispense (1 per ogni area tematica analizzata dai partner) sui criteri di rilevazione del fabbisogno formativo delle varie fasce di utenza e sulle modalità che possono favorire l'accesso alla formazione (azioni positive) •un gruppo di lavoro permanente (un centro di competenze sui progetti formativi per svantaggiati) che opererà tramite un collegamento in rete tra tutti i partner del progetto e che rimarrà attivo anche dopo la conclusione del progetto •un centro di consulenza a distanza, via internet (ogni membro dello steering group sarà responsabile dell'attività di consulenza per l'area tematica approfondita), che sarà svolta anche dopo la conclusione del progetto •una analisi metodologica sulle buone prassi di progettazione e gestione di interventi formativi rivolti a persone svantaggiate •una guida che definisce i parametri per una corretta valutazione degli impatti sociali degli interventi formativi 100 Scheda E.9 DOCUMENTO OBIETTIVI PROGETTO NEXUS, INIZIATIVA COMUNITARIA EQUAL, REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA Il Progetto Nexus si propone di rafforzare il sistema dell'economia sociale adeguandolo alle nuove linee di indirizzo politico e programmatico, che emergono da recenti provvedimenti e riforme di tipo legislativo attuate nel Paese e in fase di ricezione a livello locale. La Partnership si propone di consolidare e chiarire i legami nelle reti di organizzazioni formali ed informali che concorrono alla creazione di un sistema di diritti fruibili di cittadinanza e alla produzione dei sistemi di integrazione sociale di categorie svantaggiate. Lo scopo della partnership è la realizzione del Progetto Nexus, non ha finalità di lucro ed opera in piena aderenza alle normative ed ai regolamenti inerenti la realizzazione delle iniziative comunitarie Equal. La partnership è costituita da Consorzi di Cooperative Sociali, Aziende per i Servizi Sanitari, Comuni ed altri soggetti del privato sociale che operano nel Friuli Venezia Giulia. Gli organismi interni di indirizzo e di gestione del progetto interni alla partnership sono: • L'assemblea dei partner • Il Comitato Guida • Le Equipe di coordinamento di area (ECA) • I Consigli degli Stakeholders CAMPIONE E Il rafforzamento dei legami di rete avviene attraverso la realizzazione di cinque METODOLOGIA ambiti tematici di attività: • la sperimentazione di nuove forme di servizio integrate pubblico - privato, • la realizzazione di tavoli per la condivisione di sistemi integrati di progettazione, produzione e valutazione partecipata di servizi, • azioni formative di supporto ai processi descritti, • lo svolgimento di una ricerca per definire i nuovi bisogni sociali emergenti, • l’individuazione di forme di promozione dei servizi (marketing sociale). Questi ambiti tematici si dettagliano in singole azioni che sono state individuate nell’Azione 1, con il concorso di tutti i partner interessati. La partnership si propone perciò la realizzazione di alcune attività in ambito locale condotte secondo nuove metodologie di lavoro, che saranno costantemente monitorate e valutate al fine di individuarne le caratteristiche e i presupposti di riproducibilità e trasferibilità, con azioni di mainstreaming orizzontale e verticale. La forma della partnership consente un confronto trasversale tra aree territoriale e ambiti tematici. Tiene perciò conto di un’articolazione e di una strategia che va dal locale al regionale, e dal particolare al generale, individuando punti di 101 forza e di debolezza, nei processi di applicazione e trasferimento di indirizzi normativi e delle prassi. PRINCIPALI RISULTATI NOTE I principali risultati attesi di Nexus sono: • il consolidamento delle reti di organizzazioni locali • il rafforzamenti della logica di partnership • la maggiore aderenza di questi ultimi ai bisogni espressi dall`evoluzione sociale dei territori e una maggiore flessibilità delle risposte • la crescita dell’economia sociale quale ambito di produzione di benessere e quale risorsa imprenditoriale ed occupazionale • un accesso più personalizzato dei beneficiari finali al sistema dei servizi e l’ingresso in circoli virtuosi di promozione sociale, attraverso opportunità educative, riabilitative e occupazionali. L'Iniziativa Comunitaria Equal è finalizzata alla promozione di nuovi strumenti per combattere tutte le forme di discriminazione e di disuguaglianza presenti nel mercato del lavoro attraverso la cooperazione transnazionale. L'iniziativa viene finanziata dal Fondo Sociale Europeo (FSE), dal Fondo di Rotazione L.183/87, dal Finanziamento delle Regioni e Provincie Autonome (nel caso di Nexus la Regione Friuli Venezia Giulia) e dal finanziamento privato, il contributo messo a disposizione a livello europeo, per tutti i paesi, è di 2.847 milioni di euro per l'intero periodo della programmazione (2000/2006). A tale contributo gli stati membri devono aggiungere il contributo nazionale che per l'Italia è di 789 milioni di euro. Equal opera tramite il finanziamento di Partnership di Sviluppo (PS). tali PS sono composte da una pluralità di organismi che sin dalla fase iniziale di progettazione definiscono obiettivi, ruoli e responsabilità di ciascun soggetto. Le PS possono essere geografiche se intervengono in un'area territoriale limitata o settoriali se si concentrano su una determinata area tematica o su un settore economico o sulle cause di discriminazione nei confronti di particolari gruppi, senza riferimenti geografici precisi. Fonte: http://www.progettonexus.it/Nexus/index.htm Scheda E.10 Documento: “Il bilancio sociale di settore delle cooperative sociali di Reggio Emilia – biennio 2 2000-2001” Sintesi del documento Terza edizione del bilancio sociale delle cooperative sociali aderenti a Legacoop di Reggio Emilia. Il documento contiene analisi e approfondimenti sui temi critici del settore: - i tratti distintivi della cooperazione sociale - la configurazione del mercato locale dei servizi sociali a Reggio Emilia - le problematiche della comunità reggiana - l’evoluzione della domanda sociale 102 - il problema del turn over nel lavoro sociale Gli elementi che interessano direttamente la nostra ricerca sono i dati relativi agli inserimenti lavorativi nelle cooperative di tipo B. Le 14 cooperative aderenti occupano 291 lavoratori, di cui 152 svantaggiati, così suddivisi: - invalidi fisici 37 - invalidi psichici 73 - invalidi sensoriali 1 - ex degenti istituti psichiatrici 3 - soggetti in trattamento psichiatrico 4 - tossicodipendenti 21 - alcolisti 10 - minori in difficoltà 1 - condannati a pene alternative 1 - altri 1 Il documento propone due riflessioni sugli inserimenti lavorativi di persone svantaggiate, che nell’ambiente del lavoro dovrebbero trovare una risposta terapeutica e una socializzazione benefica: 1. l’AUSL di Reggio Emilia fin dal 2001 ha avviato un confronto con tutte le cooperative che inseriscono lavoratori al fine di studiare e formalizzare un processo di co-progettazione 2. si esprime un giudizio negativo sulla legge 68/99 sul “Collocamento mirato” che, pur prevedendo (all’art.12) un ruolo attivo delle cooperative di tipo B, in due anni di esperienza non ha prodotto neppure un inserimento. Per quanto riguarda le attività formative, nel biennio 2000 – 2001 sono stati realizzati 41 corsi di formazione, con una presenza totale di 124 lavoratori e 33.500 € di costi. Scheda E.11 SERVIZIO INSERIMENTI LAVORATIVI • Promuove progetti per favorire l'inserimento al lavoro di persone disabili (legge 68/99) e svantaggiate. • Realizza programmi di recupero e di sviluppo delle capacità professionali, di orientamento al lavoro, di inserimento lavorativo in collaborazione con il Centro per l'Impiego, con i Servizi di Salute Mentale e per le Tossicodipendenze, con i Servizi Sociali del Territorio e del Ministero di Grazia e Giustizia. • Lavora in rete con le Agenzie Formative, le Associazioni e gli Enti Gestori delle problematiche socio-lavorative. • Cura gli inserimenti lavorativi di disabili in Cooperative Sociali di tipo b) e aziende impegnate in lavori appaltati dal Comune. 103 • Progetta interventi a finanziamento europeo, statale e regionale. • Realizza programmi per la consulenza e il sostegno alle aziende al fine di promuovere e sostenere il mantenimento del lavoro per i soggetti svantaggiati. Servizi SID (Servizio Integrato Disabili) svolge l'attività di: 1. accoglienza, 2. orientamento alla formazione e al lavoro, 3. consulenza e predisposizione di programmi individuali finalizzati all'inserimento lavorativo, Il SID è gestito dal Centro per l'Impiego, con l'apporto di personale comunale esperto SIL, per soggetti svantaggiati, anche stranieri, realizza: 1. programmi di inserimento in cantieri di lavoro e altri interventi di politica attiva del lavoro nell'ambito delle quote riservate, 2. programmazione e attuazione di tirocini e stage nell'ambito di progetti specifici, 3. inserimenti lavorativi presso imprese e cooperative che appaltano lavori per il Comune di Torino (contratti di inserimento lavorativo). Il Servizio Inserimenti Lavorativi: • mette in rete le opportunità già presenti sul territorio, per massimizzare le possibilità di esito positivo dei progetti individuali; • applica modalità di lavoro progettuali, con l'intento di prevedere già in fase di avvio la presenza di tutte le competenze e i supporti necessari sullo specifico target di riferimento (valutazione, orientamento, formazione, tutoring). Il SIL ha attuato numerosi e diversificati progetti utilizzando finanziamenti del bilancio comunale, ma anche provinciali, regionali, statali, europei, concorrendo a diversi bandi pubblici (legge 104/92, legge 45/99, L.R. 22/97, L.R. 45/95, ecc.). Progetti realizzati nel corso degli ultimi anni Progetti per DISABILI Progetti finanziati da fondi comunitari/nazionali di cui la Città è stata promotore: - Occupazionec: Horizon Mosil (1998/2000) Progetti finanziati da fondi comunitari/nazionali di cui la Città è stata partner: - Leonardo 2000 (Diversamente Abili, Gira-sole, Lear) per pazienti psichiatrici e per operatori. Progetti finanziati da fondi comunali e regionali: - legge 104/92: Pelagos (1997), Siltourist e Passoni (1999), Caleidoscopio (2000/2001). Progetti finanziati da fondi comunali: - Tirocini presso artigiani (1997) 104 - Percorso formativo nel concorso per assunzione n. 22 disabili intellettivi c/o il Comune di Torino (1999). - Progetto 2001- Concorso per assunzioni c/o il Comune di Torino di n. 10 disabili intellettivi e n. 33 disabili fisici / sensoriali ipovedenti. - Coaching per disabili intellettivi / fisici (2000) - Diversamente Abili 1,2 (2000/2001) - Nautilus 1, 2 (2000/2001) - Arca 1, 2, (2000/2001) - Inserimento guidato degli invalidi nei progetti di tirocinio formativo e nei cantieri di lavoro, realizzazione di percorsi di inserimento con borse lavoro (circa n. 100 annue dal 1996). - Avviamento a corsi di formazione in media n. 80 persone disabili all'anno. Formazione per operatori - Corso per educatori - Modello sperimentale per l'inserimento lavorativo di disabili intellettivi (1996/97) Progetti per DETENUTI ED EX DETENUTI Il Gruppo Operativo Locale (attivato sulla base del Protocollo di Intesa firmato tra l'Amministrazione Penitenziaria e la Regione Piemonte) è coordinato dal SIL. Le risorse disponibili vengono messe in rete, in modo da consentire ai beneficiari di seguire percorsi articolati, ma coerenti e finalizzati al lavoro. Il GOL è formato da operatori che fanno riferimento ai diversi Enti pubblici e privati operanti nel settore. - Vengono annualmente riproposti al finanziamento regionale progetti per detenuti L.R.45/95. - Il Comune di Torino finanzia ogni anno progetti di orientamento/abilità sociali, bilancio delle competenze e tirocinio Progetti per TOSSICODIPENDENTI Progetti finanziati da fondi comunitari/nazionali di cui la Città è stata promotore: Integra New Life Lavoro, formazione e tossicodipendenza. Progetti finanziati da fondi comunali e regionali: da numerosi anni sono utilizzati fondi per la lotta alla droga - DPR 309/90 e legge 45/99 per la realizzazione di progetti di orientamento, formazione e inserimento al lavoro di tossicodipendenti in carico ai Sert cittadini. Progetti per IMMIGRATI Sono stati utilizzati fondi comunali e regionali (direttiva F.P.) per un progetto di formazione e tirocinio di donne straniere che ha portato all'assunzione presso Istituti Bancari. Progetti attualmente in corso DISABILI: 1. Servizio Integrato Disabili - SID (c/o Collocamento Obbligatorio) 2. Work 2003 (Concorso Comune per disabili fisici- sensoriali lievi) 3. Cantieri di lavoro (Intellettivi/Fisici/Psichiatrici) 4. Puzzle (Fisici/Traumatizzati) 5. Leonardo-Puzzle (Fisici/Traumatizzati) 6. Piani di occupabilità (Soggetti deboli e disabili) 7. Nautilus 2 (Intellettivi) 8. Tirocini (Intellettivi/Fisici/Psichiatrici) 105 9. Zafferano (Fisici/Psichiatrici) 10. Ricerca AIDS (Sieropositivi) 11. Labor (Psichiatrici) 12. Diversamente Abili 3 (fisici) 13. Azzurro Mela (Psichiatrici) 14. Coop.ve Sociali (Intellettivi/Fisici) DETENUTI ED EX DETENUTI: 1. Cantieri di lavoro 2. L.R. 45/95 (detenuti) 3. Orientamento tirocinio TOSSICODIPENDENTI: 1. Leggi 309/90 e L.R. 45/99 - Ag. Tossicodipendenze. IMMIGRATI: 1. Domino (disabili extracomunitari) 2. Formazione - Rientro 2002 (Immigrati detenuti) 3. Marocco Ufficio - Pace (extracomunitari) Formazione per operatori: 1. Clinica della Concertazione (2002/2003). Progetti finanziati da fondi comunitari/nazionali di cui la Città è promotrice: 1. Equal: Abilita (disabili occupati) (2002/2005). Progetti finanziati da fondi comunitari/nazionali di cui la Città è partner: 1.Equal:Car.te.sio(per detenuti) 2. Valorizzazione Occupabilità: CO.ME (immigrati stranieri) 3. Leonardo 2002 (Lear 2002, Bussola) per disabili psichiatrici e per operatori 106 Bibliografia AA.VV. Educazione permanente dell'handicap, a cura di A. Pioli , F. Angeli, 1980 AA.VV. “Dal welfare state alle politiche attive di integrazione lavorativa delle persone svantaggiate”, Isfol – Strumenti e ricerca, Angeli, Milano, 1999 AA.VV., “Disabili, tecnologie e mercato del lavoro”, a cura di M.G. Giordani, Etaslibri, Milano, 1995 AA.VV., “Ertomis Assessment Method: un aiuto per l’inserimento lavorativo della persona disabile”, Centro Don Calabria, Verona, 1991 AA.VV., “Studio per una valutazione di percorsi di inserimento lavorativo di persone in terapia metadonica”, Gruppo Abele, Torino, 2001 AA.VV., “Valori e lavoro. Dimensione psico-sociali dello sviluppo personale”, a cura di M. Bellotto, angeli, Milano, 1998 AA.VV. Guida per il volontariato penitenziario, col patrocinio della Regione Piemonte, Italian Christian Media, 1991 AA.VV. I gruppi di autoaiuto, Gruppo Abele, 1998 AA.VV. Immigrazione – dossier statistico 2000, Edizioni Anterem, 2001 AA.VV. Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi, Libro Bianco della “Commissione interministeriale sullo sviluppo e l’impiego delle tecnologie dell’informazione per le categorie deboli” Ambrosini, Maurizio La fatica di integrarsi, Il Mulino, 2001 Battafarano, Giovanni - Fontana, Giovanni Paolo I nuovi lavori dell'handicap / : un percorso attraverso la legge n. 68 per l'inserimento e l'integrazione lavorativa delle persone disabili; con la collaborazione di Paolo Giovannelli , F. Angeli, 2001 Bianchi E., Dal Pra Ponticelli M. “Storie di lavoro di servizio sociale”, Angeli, Milano, 1994 Bortolotto, Tatiana L'educatore penitenziario / : compiti, competenze e iter formativo : proposta per un'innovazione , F. Angeli , 2002 107 Brizzi L. e vari, “Ripartire dal lavoro. Il percorso del Sert di Arezzo”, in “Animazione sociale”, XXVIII, 1998 Caliman, Gerardo - Pieroni, Vittorio Lavoro non solo – lavoratori tossicodipendenti: modelli sperimentali di intervento, F.Angeli, 2001 Canevaro, Andrea – Ianes, Dario Diversabilità, Trento, Erickson, 2003 Carchedi, Francesco La risorsa inaspettata, Ediesse, 1999 Casentino S., “Il linguaggio degli immigrati” ,in “Realtà Nuova” Istituto Culturale Rotariano, n. 3, Milano, 1999 Castelli, Carlo - Cristofanelli, Filippo - De Salvia, Antonio Il volontariato penitenziario oggi ... solidarietà per domani , Italian Christian Media,1991 Colozzi I, “L’evoluzione del sistema italiano di Welfare. Problemi e alternative”, a cura di Rossi G. e Donati P.P., Angeli, 1982 Dal Lago A., “Non persone. L’esclusione dei migranti in una società globale”, Feltrinelli, Milano, 1999 Dal Pra Ponticelli M., “Metodologia del servizio sociale. Il processo di aiuto alla persona”, Angeli, Milano, 1985 De Stefano Perrotta, Anna Droga e politica sociale / : ipotesi, piani e tipi di intervento, Società Editrice Internazionale, 1975 Di Cara, Mirella Riforma penitenziaria e intervento sociale , La Nuova Italia Scientifica, 1990 Donati P., “Diritto di cittadinanza e principio di sussidiarietà”, in “Rassegna del servizio sociale” n. 1, EISS, Roma, 1985 Faccioli P., Quargnolo E., “Prove di identità. Reversibilità e autoinganno: una ricerca sui tossicodipendenti”, Angeli, Milano Galante R., “Identità, devianza e tossicodipendenti”, Bulzoni Editore, Roma, 1990 Gaspari, Patrizia Il labirinto dell'handicap / : strategie operative d'integrazione del disabile, Giunti, Lisciani, 1990 Ghirelli, Massimo Immigrati brava gente , Sperling & Kupfer, 1993 Guidicini P., Pieretti G., “Tra marginalità e povertà”, Angeli, Milano, 1989 Gutton J. P., “La società e i poveri”, Oscar Studio Mondoter, 1977 108 Leone L., “La progettazione dei servizi tra integrazione e innovazione” in “Management sociale”, Quaderno I, RES,1966 Lepri, C. - Montobbio, E. - Papone, G. Lavori in corso, Edizioni del Cerro, 1999 Lunghini, Giorgio L'età dello spreco / : disoccupazione e bisogni sociali, Manifesto Libri, 1995 Negri N., “I concetti di povertà e di esclusione”, in Polis n. 1, 1995 Rizza S., “La città e i cittadini”, Centro Studi Cammarata, Caltanissetta, 1997 Sanicola L., “L’intervento di rete”, Liguori, Napoli,1993 Scarselli D., “Riuscire a smettere”, Ega editore, Torino, 2003 Scidà, Giuseppe - Pollini, Gabriele Stranieri in città / : politiche sociali e modelli d'integrazione, F. Angeli,1993 Sen A., “La diseguaglianza”, Il Mulino, Bologna, 1994 Susi F., “I bisogni formativi e culturali degli immigrati stranieri. La ricerca-azione come metodologia educativa”, Angeli, Milano Zincone, Giovanna Primo rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia, Il Mulino, 2000 Zuffa G., “I drogati e gli altri”, Sellerio editore, Palermo, 2001 109 Siti internet Programma comunitario Equal http://www.equalitalia.it/ Portale per gli insegnanti di sostegno http://spazioinwind.libero.it/handiscuola/index.html Sito INAIL e ANMIL disabililavoro.it Iniziative europee per l’anno dedicato alla disabilità www.eypd2003.org. Borse lavoro per detenuti tossicodipendenti - Cuneo www.serviziosociale.com/tesi/giraudo/riconoscimenti.htm Ceis Belluno (progetti di inserimento lavorativo per tossicodipendenti) http://ceis.sunrise.it/progetti/integra/kiss/ceis_ki.htm Centri per il lavoro CGIL www.cgil.it Progetto Integra “Isola”: inserimento sociale e lavorativo di soggetti con disagio – Regione Emilia Romagna http://www.odl.net/integraisola/ Progetto Concerto – percorsi di orientamento e accompagnamento al lavoro per fasce deboli e svantaggiati - Brescia www.solcobrescia.it/pdf/areacamuna.pdf Progetto Leonardo “City net development” – Biella www.iterwelfare.it Progetto Nexus, iniziativa comunitaria Equal, regione Friuli Venezia Giulia http://www.progettonexus.it/Nexus/index.htm 110 ELENCO INTERVISTATI Si ringraziano: 1. Marco Mietto, responsabile del Centro Studi del CEIS di Reggio Emilia 2. Paolo Berni, coordinatore area handicap, USL Guastalla 3. Francesca Benelli, responsabile servizi sociali della coop Il Bettolino, Reggiolo 4. Sabrina Bondavalli, funzionario dell’Ufficio collocamento mirato per disabili, Provincia Reggio Emilia 5. Francesco Malpeli, direttore Consorzio 45 6. Mauro Davolio, presidente coop.”Anemos”, referente azione b progetto equal “A lungo”,per il Consorzio Oscar Romero 7. Luisa Zanni, responsabile servizio sociale unificato USL Castelnovo Monti 8. Marzia Corini, assistente sociale (responsabile del caso) Comune Castelnovo Monti 9. Rosaria Ganassi, operatrice del servizio sociale associato dei comuni del distretto di Scandiano, area disabili 10. Elena Davoli , responsabile servizio anziani e adulti comune di Reggio Emilia 11. Raffaele Leoni, Assessore Provinciale Sapere e Lavoro: Università, Scuola, Formazione Professionale 12. Domenico Savastano, Dirigente area attività formative, sociali e servizi per il lavoro 13. Giuseppe Drei, Agenzia Emilia Romagna Lavoro 14. Lorena Ficarelli, Consorzio servizi sociali di Correggio 15. Adele Montanari, Consorzio servizi sociali di Correggio 16. Elisa Paterlini, Direttore dell’Istituzione per i Servizi Sociali Millefiori di Novellara 17. Genny Leoni, Coordinatrice corsi CFP Bassa Reggiana – Sede di Guastalla 18. Laura Balocchi, Assistente Sociale Asl di Reggio Emilia 111 19. Luigi Mazza, Servizio Pianificazione e Sviluppo dei Servizi Sociali 20. Alessandro Storchi – Responsabile Commerciale Emilia Romagna Agenzia di Lavoro Interinale 21. Rosa Torelli, Amministrativo Servizi Sociali comune di S. Polo 22. Mariella Galantini, Assistente Sociale Servizi Sociali comune di Cavriago 23. Chiara Tarana, Responsabile Settore Politiche Sociali comune di Gattatico 24. Milena Pervigli, servizio sociale adulti comune di Montecchio 25. Emiliano Zasa, Responsabile Servizi Sociali comune di Canossa 26. Annalisa Valdesalici Responsabile Servizio Sociale adulti e anziani comune di Sant’Ilario 27. Armando Violi, vice Presidente cooperativa sociale tipo B L’Olmo