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FASE PRELIMINARE: ATTIVITA` DI RICERCA DI SFONDO

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FASE PRELIMINARE: ATTIVITA` DI RICERCA DI SFONDO
Progetto EQUAL: A LUNGO. STRATEGIE DI TERRITORIO PER L’ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO
Codice progetto IT-G-EMI-0014 / Rif. P.A. 1698/RER02
AZIONE 1: MAPPATURA DEI SERVIZI TERRITORIALI DI INSERIMENTO ED
ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO DI DISABILI O PERSONE IN CONDIZIONE DI
SVANTAGGIO
FASE PRELIMINARE: ATTIVITA’ DI RICERCA DI SFONDO
Schedatura documenti e ricerche più interviste a testimoni significativi
A cura del dr. Claudio Bonacini e del dr. Salvatore Massaro
Settembre 2003
2
INDICE
INTRODUZIONE
pag.
3
esclusione sociale
pag.
4
Le schede di sintesi dei materiali, documenti e ricerche analizzati
pag.
21
Indice delle schede di sintesi relative ai materiali documentali esaminati
pag.
21
Introduzione alla lettura delle schede
pag.
24
Schede di sintesi su documenti relativi ai disabili
pag.
28
Schede di sintesi su documenti relativi agli immigrati
pag.
52
Schede di sintesi su documenti relativi ai tossicodipendenti
pag.
62
Schede di sintesi su documenti relativi ai detenuti
pag.
67
Schede di sintesi su documenti che riguardano varie aree tematiche
pag.
75
BIBLIOGRAFIA
pag. 106
Siti Internet
pag. 109
Elenco intervistati
pag. 110
Sintesi delle interviste a testimoni significativi sul tema dell’inserimento
e/o accompagnamento al lavoro di persone disabili e/o a rischio di
SI RINGRAZIANO VIVAMENTE TUTTI COLORO CHE SONO STATI INTERVISTATI PER
LA COLLABORAZIONE PRESTATA
3
INTRODUZIONE
In questo report si presenta il risultato dell’attività di ricerca di sfondo finalizzata ad impostare
la scheda di raccolta dati ed informazioni per la mappatura dei servizi territoriali di inserimento ed
accompagnamento al lavoro di disabili o persone in condizione di svantaggio.
La ricerca di sfondo è stata mirata alle seguenti attività: a) selezione ed esame del quadro
normativo di riferimento; b) analisi della letteratura più significativa sul tema oggetto di indagine;
c) esame ed analisi di altre ricerche analoghe eventualmente svolte in regione e di eventuali dati
statistici elaborati in precedenza; d) somministrazione di interviste a testimoni significativi.
In particolare in 19 interviste semi strutturate, cioè basate su una scaletta di domande aperte,
di cui una di gruppo, sono stati intervistati 30 testimoni significativi (dirigenti della Regione Emilia
Romagna, Assessore e dirigenti provincia di RE, dirigenti e responsabili dei servizi per disabili e
“svantaggiati” di comuni e Asl, responsabili di Cooperative Sociali, Responsabili di Agenzie di
Lavoro Interinale che naturalmente ringraziamo per la collaborazione prestataci). Le interviste ai
testimoni significativi sono state prima registrate su supporto magnetico e poi trascritte su PC per
l’analisi del contenuto.
Il report che qui si presenta è articolato in tre parti: a) relazione di sintesi sulle interviste ai
testimoni significativi con l’estrapolazione delle frasi più significative raccolte; b) presentazione
delle schede di sintesi della documentazione rintracciata e letta; c) bibliografia di riferimento
4
SINTESI DELLE INTERVISTE A TESTIMONI SIGNIFICATIVI SUL TEMA
DELL’INSERIMENTO E/O ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO DI PERSONE
DISABILI E/O A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE
In questo rapporto presentiamo in estrema sintesi i contenuti delle interviste a testimoni
significativi sia a livello regionale che soprattutto a livello della provincia di Reggio Emilia (in
totale sono stati intervistati una trentina di soggetti) che sono stati intervistati nella fase preliminare,
di impostazione del lavoro di mappatura dei servizi per l’inserimento e/o accompagnamento al
lavoro di persone disabili e/o a rischio di esclusione sociale. Le interviste sono state effettuate nei
mesi di Giugno e Luglio 2003 utilizzando la metodologia dell’intervista semi-strutturata cioè basata
su una scaletta di domande aperte.
Ma ecco la selezione e sintesi dei principali contenuti delle interviste realizzate:
DOMANDE: A) Parlando di disabilità e soprattutto di persone in condizione di svantaggio non
sempre è chiaro a chi ci si riferisce. Anche la legislazione regionale se da un lato individua come
soggetti delle fasce deboli i portatori di handicap, gli ex detenuti, i tossicodipendenti, gli alcoolisti
fa anche riferimenti generici a soggetti in situazione di disagio sociale e familiare. Lei
personalmente chi definirebbe disabile e chi soggetto in condizione di svantaggio?
B) (Domanda da rivolgere ai dirigenti/funzionari/operatori dei servizi socio assistenziali dei
Comuni e della ASL) Quali sono i casi in cui la Vs. amministrazione provvedere concretamente ad
includere un soggetto o a certificarlo come soggetto in condizione di disagio sociale e familiare? Ci
sono "indicatori di reddito" o altri parametri "oggettivi" che vengono presi in considerazione per
procedere a tali certificazioni (ricordo che ad oggi come Provincia riceviamo comunicazioni che in
virtù del rispetto della privacy, sono molto generiche e ciò accade, ad es., in occasione
dell'erogazione dei contributi alle aziende per soggetti in condizione di disagio sociale e familiare
ex art. 8 L.R. 45/96. Ai ns. servizi è utili capire quando gli altri servizi pubblici del territorio si
attivano nei confronti dei soggetti in condizione di disagio social e familiare - ossia"li certificano" e capire a tale certificazione cosa consegue in termini di presa in carico del soggetto da parte di
quel servizio - o di altri territorio con cui collaborano o affidano servizi in appalto. Ovviamente la
domanda si riferisce - come pure le altre - ai soggetti in età lavorativa e/o con abilità lavorative
residue che gli consentono di accedere al lavoro (protetto e non).
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RISPOSTE: Gli intervistati in modo praticamente unanime hanno sottolineato come la situazione di
disabilità oggi sia abbastanza ben definita dalle leggi vigenti nazionali e regionali mentre per la
situazione di svantaggio siamo di fronte ad una pluralità di interpretazioni e approcci con la
difficoltà di individuare dei criteri “oggettivi” per valutare se una situazione di un soggetto è da
considerare situazione di svantaggio oppure no. Nemmeno il parametro “economico” può essere un
indicatore sufficiente per distinguere una situazione di svantaggio da una che non lo è ed anzi a
parere di diversi intervistati ha perso di importanza. Questa situazione porta oggi anche al non
accesso di soggetti che vivono situazioni di svantaggio ai servizi sociali così come questi oggi sono
organizzati. Ma ecco alcuni stralci, tra i più significativi tratti dalle risposte degli intervistati:
“…..per quanto riguarda il disagio sociale è tutto ciò che noi valutiamo disagio ma che non ha
nessuna carta che giustifica questo disagio, non c’è un medico o una commissione che certifica che
il soggetto è in situazione di disagio… sono essenzialmente persone insufficienti mentali e adulte
che hanno anche più di trent’anni e che non hanno avuto in passato nessun tipo di certificazione e
però sono insufficienti mentali, poi persone che si trovano per dei vissuti, per una storia con scarse
competenze sociali quindi hanno, esternano situazioni che hanno bisogno di essere orientati e
accompagnati verso un’autonomia e poi successivamente al lavoro, sto pensando a delle donne
maltrattate sia nella famiglia quando erano piccole oppure dal marito che si trovano quindi con una
scarsa cultura a livello ovviamente scolastico e che comunque hanno scarse competenze…molti
ragazzini, cioè quando appunto, arrivati alla maggiore età questi devono decidere, molti hanno
magri già abbandonato la scuola e quindi si ritrovano perché magari dietro c’è una famiglia che non
li sa proteggere, non li sa orientare oppure c’è anche proprio un problema del ragazzino a non avere
ancora ben capito che direzione prendere e questa diciamo è la fascia più a rischio rispetto poi alla
devianza, rispetto poi a strade pericolose insomma….. Quindi noi non abbiamo dei criteri che
dicono dunque va in questa casella quindi è un disagio sociale, noi conosciamo delle persone con le
loro risorse, con le loro carenze, supportiamo le risorse che hanno affinché la parte vuota
diminuisca sempre più e la parte ricca si arricchisca di più….il disagio sociale è quel disagio che è
in quel momenti lì, perché sei in crisi, perché la famiglia, perché è diverso il contesto sociale, vedi
immigrazione, sono tanti altri fattori, isolamento, crisi, difficoltà familiari, separazioni, violenze,
abuso, maltrattamento poi tutto quello che c’è dentro a ciò che ho detto quindi nel conflitto
familiare, dove ci sono genitori che non vanno d’accordo, sono talmente presi dai loro problemi che
non rilevano i bisogni del bambino….”
“….quindi quello che noi consideriamo come persona disabile è la persona che ha avuto un
riconoscimento in percentuale di invalidità civile. Tutti gli altri che arrivano ai nostri servizi sono
persone in situazione di disabilità ma non certificati. Quindi chiaramente noi li associamo alla
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condizione di svantaggio sociale che facciamo anche con le certificazioni di svantaggio sulla base
della legge regionale 45, li certifichiamo proprio come servizio sociale, visto che ce li abbiamo in
carico…Noi abbiamo le persone che seguiamo sono tutte persone seguite attualmente o dal servizio
di salute mentale o Sert o che passano dalla struttura ospedaliera. I certificati che abbiamo fatto noi
…sono persone che noi certifichiamo in condizione di svantaggio perché comunque hanno un
disagio e una problematica relazionale, psicologica di vario tipo….ci sono persone in situazione di
svantaggio che non hanno invece una patologia ma che non sono utenti del nostro servizio come è
attualmente organizzato. Ad esempio persone extracomunitarie, mamme, donne sole con i figli a
carico che hanno problemi di fragilità diciamo, di struttura di personalità, ma che non sono mai
arrivate ad un servizio pubblico di salute mentale….”
“…per me disabile è quello certificato quindi con tanto di certificazione di tutti gli organi
competenti, con una percentuale di invalidità riconosciuta eccetera. Per me lo svantaggiato è una
persona, sempre parlando del mio lavoro, che è seguito dai servizi, ma non ha questa certificazione,
questa è la specifica fondamentale per il mio lavoro…”
“….parlando di disabilità di solito ci si riferisce appunto a chi ha un riconoscimento ufficiale di
questa condizione. Chi ha fatto una visita di invalidità civile….mentre invece svantaggio è una
casistica molto più ampia e più complessa perché finiscono per rientrarvi persone che magari hanno
delle difficoltà, anche temporanee, in una fase della vita che può essere legata a fattori scatenanti,
non so ad una separazione per cui una donna si ritrova da sola con i suoi bambini a dover affrontare
il mondo del lavoro mentre fino a quel momento li non l’aveva mai fatto. Oppure una malattia, ci
sono persone che hanno, in seguito ad una situazione di malattia, dall’oggi al domani perso il
lavoro. Non sono state in grado di tenerlo per lungo tempo. E poi ci sono persone che hanno delle
situazioni di disagio, che come tipologia possono essere considerate di disagio psichico però magari
non sono in carico a nessun servizio perché loro stesse non riconoscono il loro disagio e a volte la
famiglia ha difficoltà nel gestire queste persone, fa quello che può, sopravvive diciamo rispetto a
questo problema che però non essendo riconosciuto dal soggetto né preso in carico da un servizio
rimane, cade completamente sulla famiglia….Sono situazioni più difficili da collocare e che fanno
anche più fatica a trovare una soluzione, magari si cristallizzano e si cronicizzato e quello del lavoro
a volte rimane come un sogno di normalità per cui le persone dicono di cercare lavoro, però in
verità non si avviano mai verso l’impegno del lavoro perché non hanno poi gli strumenti perché
hanno seri motivi. Queste sono le situazioni più difficili da collocare….”
“…Lo svantaggio è molto difficile da definire perché oggi ci troviamo di fronte alle categorie
tradizionali che lei ha citato, quindi persone con problemi di disturbi psichiatrici, problemi di
equismo, problemi di dipendenza, ma ci troviamo anche con molte sfumature, oggi il disagio è più
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complesso. Sono sempre più le persone che hanno una certa età, diciamo e che all’improvviso per
condizioni o di accadimenti personali come incidenti etc. o perdita di lavoro improvvisa si trovano
in una posizione di svantaggio, con una complessità molto elevata perché hanno una certa età,
hanno famiglia o sono soli e sono la categoria in assoluto più difficile da trattare per i servizi.
Quindi per me oggi lo svantaggio è molto più variegato del passato…… Oggi, ripeto, aspetto
economico, famiglie multiproblematiche sono comunque degli indicatori o delle condizioni, meglio
ancora, che ci identificano una condizione di svantaggio: l’assenza di reti, la solitudine cioè, sono
tutte situazioni che noi abbiamo presenti ma non sono scritte da nessuna parte, c’è solo l’aspetto
economico che tra l’altro non è neanche più un parametro importante….”
“…disabili ….sono le persone indicate dalla legge 68 del ’99, dalla legge 14 regionale e più in
generale per quanto riguarda le politiche per l’handicap quelle che fanno riferimento alla
certificazione di handicap della legge……il tema è quello di andare ad estendere il coordinamento
tra politiche sociali e politiche attive del lavoro in tutti gli interventi di tutte le aree di bisogno a cui
sono rivolte le politiche sociali: si parla di persone immigrate, oppure con persone con problemi di
indipendenza, persone con problemi di disagio, situazioni di bisogno economico, insomma si tratta
di fare un lavoro di definizione anche di criteri oggettivi di accesso, per garantire anche una
definizione di esigibilità del servizio…”
“…allora io sui disabili considero esclusivamente quelli che sono certificati ai sensi di
legge…..quello in cui tu ti trovi di fronte a delle persone che non possono fare una vita sociale
perché la famiglia in cui sono inseriti è una famiglia che presenta delle problematicità che
richiedono per forza un intervento di supporto esterno. Vive una situazione di disagio per esempio
chi è vittima di abusi, chi è soggetto a percorsi di affido tutte cose che nell’ambito delle politiche
sociali sono meglio definite…. Per quanto riguarda il disagio sociale è ovvio che si fa fatica a non
comprendere oltre a coloro che sono dei target ben identificati come la tossicodipendenza, ai
carcerati e così via o a non considerare coloro che sono sotto la soglia di povertà o al limite della
soglia di povertà. Io penso che tutto il tema riguardi sempre una individuazione di persone che è
senza un appoggio esterno di reti della società ma anche del pubblico, non possono avere una
propria autonomia o sviluppo di potenzialità….”
“…noi per disabilità riteniamo quella certificata, quindi tutto quello che è certificato è disabilità.
Tutti gli adulti in difficoltà che non hanno una certificazione rientrano nello svantaggio e nel
disagio….come soggetto emarginato la definizione che avevamo dato era questa: una persona
adulta in difficoltà, che si ritrova escluso dalla vita socio-lavorativa e che necessita di interventi più
o meno strutturati per riconquistare le proprie capacità progettuali e di autodeterminazione……sono
tutti quei soggetti che non sono in carico a servizi specialistici, quindi per esclusione non sono in
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carico al SERT, non sono in carico al servizio disabili…se non rientrano in queste categorie però
portano comunque dei problemi…tutti gli adulti che non riescono a provvedere a se stessi, per
qualche motivo non riescono ad essere autonomi, autonomi anche economicamente……oppure
persone anche straniere che magari non erano arrivati con una serie di problematiche non riuscivano
ad avere una vita dignitosa….noi a …….abbiamo alcune situazioni, in particolare donne che hanno
problemi di natura psichiatrica ma non sono seguite per loro volontà spesso perché non ti
dimostrano il loro problema, non sono state certificate a carico nostro, non riescono a reggere un
inserimento lavorativo di nessun tipo….le persone non certificate che loro non si riconoscono
ammalate, e loro seguono questi percorsi però in realtà sono persone che stanno male e non
riescono a reggere un lavoro ed anche a trovarsi un lavoro….indipendentemente dal reddito una
persona può essere disagiata….”
“…i disabili sono quelle persone che hanno una certificazione di invalidità….gli svantaggiati
possono avere i più svariati problemi, che in ogni caso hanno difficoltà di inclusione sociale, per cui
noi li chiamiamo o persone svantaggiate o persone con disagio sociale ma non hanno certificazione
di invalidità…”
“…disabili mi verrebbe naturale dire che sono quelli rientranti nella legge 68 del ’99 quindi invalidi
al lavoro in vari percentuali. Invece considero persone svantaggiate …..tutte quelle persone che noi
cerchiamo di inviare al lavoro: disoccupati di lunga durata, persone sopra ai 45 – 50 anni che è
difficile reinserire nel mondo del lavoro, mamme con bambini e qui conta il fatto che hanno
bisogno di un certo orario e quindi certe aziende chiedono sempre le 8 ore mentre questo tipo di
persona chiede le 4 ore part time verticale o orizzontale….oppure leggono i nostri annunci e sono
ex tossicodipendenti, ex carcerati e noi abbiamo anche in sei o sette casi siamo riusciti a mandare a
lavorare queste persone….per cui noi formiamo anche le persone in modo tale che acquisiscano
anche delle professionalità, tra queste rientrano anche questo tipo di persone, extracomunitari, ex
tossicodipendenti, ex carcerati che stando in certi luoghi non hanno potuto accrescere le loro
competenze professionali…”
“…il sistema dei servizi capillare e puntuale, come forse pochi altri in Europa, riesce ad intercettare
soltanto una piccola parte degli svantaggiati, quelli che, in un qualche modo, sono compatibili col
sistema stesso, sfuggono tutte le nuove forme di disagio. Posso fare un esempio: in Austria ed in
Germania sta crescendo fortissimamente l’intervento nei confronti di coloro che sono in crisi a
causa della cattiva gestione delle loro finanze, quindi coloro che hanno problemi di debiti, si stanno
moltiplicando le iniziative e gli interventi, qui da noi la cosa è totalmente sconosciuta, la stessa cosa
per chi ha problemi di diabete o di anoressia in famiglia sono cause di discriminazioni e di
svantaggio terribili, presenti e del tutto sconosciute alla nostra rete di servizi…”
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“…noi ci troviamo di fronte ad una definizione chiara di soggetto disabile, del concetto di disabilità,
non solo chiara, chiara ed accompagnata da alcuni importanti ed efficaci strumenti di intervento e di
introduzione concreta del diritto al lavoro. Sappiamo che sono disabili, per questo tipo di interventi
persone che hanno di più del 45% di disabilità e sono disoccupate e alla ricerca di una
occupazione…..Nel caso degli altri prendiamo il mare magnum molto vasto e molto frastagliato di
diverse condizioni di svantaggio, abbiamo: a) una generale definizione di svantaggio piuttosto
incerta……nel caso dello svantaggio ci si trova in presenza di scelte di carattere volontaristico,
volontario se non volontaristico, diffuse senza dubbio nella nostra regione….il fatto che
permangano degli obblighi aiuta sicuramente i disabili ma non i soggetti svantaggiati perché in
questo modo non adempiendo non assumendo gli obblighi della legge 68 assumendo svantaggiati e
non disabili ecco questo non aiuta gli svantaggiati…..”
“…io dico che ….sia il ragazzo disabile che il ragazzo svantaggiato sono tutti ragazzi deboli che
non riescono ad entrare nel mondo ma perché hanno tanti problemi legati alla famiglia, al carattere.
Sono ragazzi che non riescono ad entrare nella nostra società, hanno bisogno di una mano in più…”
“…svantaggio…..è uno stato particolare e personale di emarginazione che può essere di carattere
economico, sociale, culturale, di ambiente, di carattere anche relazionale….credo che la persona
svantaggiata debba essere ritenuta una persona che effettivamente ha una condizione personale che
si può riflettere nella sua vita, nella sua condizione di integrazione col contesto, una difficoltà
oggettiva che va a giocarsi in prima persona la capacità di sapersi proporre, estendere positivamente
per accedere ad una situazione di lavoro….sono dei ragazzini in uscita dai percorsi scolastici che
quindi perché certificati sono conosciuti, censiti dalla neuro psichiatria infantile…..non c’è un
criterio così forte e chiaro, come dicevo è legato un pochino ad una definizione o ad una valutazione
soggettiva del servizio a cui accede la persona, quindi definire o decidere se c’è la necessità di
avviare effettivamente un percorso di aiuto e sostegno anche nella ricerca di un’opportunità di
lavoro o se si ritiene che quello sia un aspetto che la persona deve gestire e intraprendere
autonomamente….”
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ULTERIORI DOMANDE
C) Negli ultimi due o tre anni, secondo la sua opinione che evoluzione c’è stata in …. (Emilia
Romagna o soprattutto provincia di Reggio Emilia) per quanto concerne l’inserimento
lavorativo di disabili e delle persone in condizione di svantaggio?
D) Ed oggi a che punto siamo? Cioè quali sono a suo parere i punti di forza ed i punti di
debolezza delle attività di inserimento e di accompagnamento al lavoro e sul lavoro di
persone disabili o a rischio di esclusione sociale? (riferimento sempre principalmente alla
provincia di RE)
E) Quali sono le aziende che in maggior numero assumono disabili e persone in condizione di
svantaggio? Qual è o quali sono i contratti di lavoro che vengono utilizzati principalmente?
F) C’è qualcosa che si potrebbe fare per migliorare l’attuale situazione? SE SI, che cosa?
RISPOSTE: In generale gli intervistati hanno sottolineato come negli ultimi anni la situazione sia
migliorata anche se non sono mancate le indicazioni di punti di debolezza dell’attuale situazione.
Per quanto concerne la tipologia di aziende che prevalentemente assumono le persone disabili o
“svantaggiate” è emerso che sono soprattutto le grandi aziende ma non solo nel senso che entrano in
gioco vari fattori non ultimo quello della sensibilità degli imprenditori verso il problema. Si tratta
comunque quasi sempre di lavori prevalentemente manuali, non molto complessi e di
responsabilità, in aziende soprattutto dei settori metalmeccanico, agroindustria, tessile con contratti
di lavoro a tempo determinato che poi abbastanza spesso nel tempo diventano a tempo
indeterminato.
“…Noi contiamo molto sul riacquisire questa autonomia territoriale per riprendere un pochino sia
anche il contatto con le aziende perché poi per l’inserimento, perché l’inserimento vada a buon fine
bisogna riuscire ad avere un contatto diretto con le aziende, a mantenere anche dopo l’assunzione
questo contatto diretto con le aziende….in questi anni è stato un periodo un po’ difficoltoso, un po’
di stallo, abbiamo vissuto proprio dei momenti in cui non sapevamo bene come muoverci…”
“…come punto fragile che abbiamo in questo momento è una scarsa mappatura delle
aziende…diciamo che la mappatura rispetto all’obbligo c’è quello di cui però il servizio ha bisogno
oltre a questo è aziende disponibili a preparare magari i ragazzi o le persone che magari da anni non
lavorano, l’ultima persona con la quale ho fatto un colloquio è una persona che ha avuto dei
problemi di salute ed è vent’anni che non lavora ed adesso vuole riprendere a lavorare ma non è che
lo puoi mettere d’acchito dentro un’azienda quindi c’è bisogno di un momento preparatorio…”
“…dipende molto dal titolare o comunque dal caporeparto, se ha una sensibilità personale verso la
disabilità, nel senso che alcuni hanno parenti, hanno avuto esperienze personali o di famiglia o di
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amici che hanno qualche tipo di disabilità o psichica o fisica o acquisita per cui sono più attenti,
allora lì si può trovare un aggancio e costruire però non è tanto l’azienda né piccola, né grossa, né
media…”
“…le assunzioni sono quasi sempre a tempo indeterminato…”
“…il problema principale secondo me è il reperimento delle risorse aziendali disponibili a
collaborare con un tutor. Questo secondo me è il nodo principale…..C’è una maggioranza di
aziende nel settore della meccanica, della oleodinamica ecco, anche il tessile, però è già un campo
in cui abbiamo inserito meno. La grande maggioranza di inserimenti che siamo riusciti a fare in
azienda è stato nell’ambito di aziende metalmeccaniche e oleodinamiche…”
“…si, c’è stato un miglioramento, le aziende perché sempre di più hanno coscienza di questa cosa,
sempre di più si rendono conto che non è un problema, un peso, invece di pagare la solita multa
tentano di prendere delle persone per coprire i posti, sono anche molto collaborative almeno quelle
con cui collaboriamo noi…le aziende sul territorio, soprattutto aziende meccaniche mentre i tipi di
contratto sono sicuramente un contratto a tempo determinato all’inizio, mai subito a tempo
indeterminato, anche se conoscevano la persona da uno stage o da un tirocinio formativo ma mai a
tempo indeterminato…”
“…quando si è sbloccato il collocamento obbligatorio è rimasto escluso qualcuno, per qualche
motivo che è molto difficile indagare. Poi ci sono persone che o non trovano la collocazione anche
solo perché hanno problemi di spostamento, non hanno la patente per esempio,….alla fine non si
trova la combinazione giusta. Oppure ci sono un po’ di fenomeni di espulsione di persone che poi si
dimostrano difficilmente gestibili, nella pratica, da parte delle ditte. Ma io direi che comunque chi
rimane escluso è chi ha qualcosa di proprio, una condizione particolare, una somma di motivi
ecco……Ditte grandi perché le piccole fanno fatica a sopportare, metti che uno ha 5 dipendenti, una
persona con difficoltà incide molto mentre invece una che ne ha 200 si può permettere 4 o 5 persone
che hanno una produttività ridotta, insomma, mettiamola così. Ditte grandi o ditte come le
cooperative sociali che nascono con quella intenzione…”
“…credo che oggi siamo più in grado di offrire un sistema più governato nel senso che è molto
riflettuto e molto pensato…un grosso sforzo di integrazione con gli altri servizi….un punto di
debolezza sui disabili secondo me è che abbiamo lasciato un po’ sullo sfondo alcune realtà non
situazioni singole…inoltre non abbiamo sviluppato una politica istituzionale di relazione con le
cooperative B in modo da percorrere anche questa strada…”
“….ci sarebbe, insomma, da lavorare in questa ottica, di definire anche a livello regionale e
provinciale quelli che sono i servizi di area sociale delle aree delle politiche attive del lavoro che
concorrono all’inserimento. Definire un po’, cercare di promuoverne una diffusione omogenea in
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tutte le aree territoriali, promuoverne un po come stanno facendo a Reggio Emilia delle forme di
collaborazione interistituzionale di ambito distrettuale nel senso che tra l’Amministrazione
Provinciale, i soggetti che esercitano le funzioni dei servizi sociali sul territorio, anche i soggetti del
privato sociale si dovrebbero creare delle intese per portare a sistema quelli che sono i servizi già
esistenti……C’è stata una buona capacità della regione e delle amministrazioni provinciali
nell’utilizzare tutte le risorse disponibili, quindi c’è stata un’efficienza e anche la capacità di
ottenere risorse aggiuntive, c’è stata anche la capacità di far rifluire in questo sistema le risorse
provenienti dal Fondo Sociale Europeo. Il punto di debolezza che io vedo è quello che si lavora
ancora molto per progetti, nel senso che anche a causa dei sistemi di finanziamento che
intervengono in questo settore si lavora su progetti e non su servizi consolidati di routine….”
“…c’è una crescita degli inserimenti in situazioni protette, questo vale anche nell’ambito della
tossicodipendenza io credo che siamo arrivati a dei livelli molto elevati e non so quanto sostenibili
dal punto di vista imprenditoriale cioè quante altre cooperative sociali possono ancora nascere per
ospitare queste persone potendo pensare di vivere sul mercato in un mercato in cui comunque
bisogna fare qualcosa, noi certo come pubblica amministrazione stiamo lavorando per allargare
l’area dei servizi assegnabili alle cooperative o ai soggetti del terzo settore, soprattutto alle
cooperative utilizzando la legge regionale in proposito ma io penso che ci sia una difficoltà a
pensare che ci sia una crescita continua di situazioni che devono comunque avere una valenza
imprenditoriale….. Il punto critico che io vedo è quanto l’inserimento lavorativo di queste persone è
assunto nei piani sociali di zona dei comuni come un’effettiva priorità, cerco di spiegare. Per tutte
queste persone, siano esse disabili e persone in condizione di disagio sociale e famigliare c’è una
gamma di interventi e di politiche che gli enti locali hanno messo in campo, molto spesso
l’inserimento al lavoro non è stato messo come parte integrante nel progetto di recupero e di uscita
dalla condizione di disagio, lo dimostra il fatto che prima della nostra entrata in campo e prima del
progetto equal, molti inserimenti lavorativi erano fatti con lo strumento della borsa lavoro che ha
dimostrato un grado di efficacia limitatissimo, nel senso che hai avuto alcune persone, soprattutto in
carico all’azienda asl che sono in borsa lavoro da anni e non escono da questa condizione. Forse per
alcune non c’è alternativa, per molte altre questa è stata un’esperienza fine a se stessa, quindi è stata
una buona pratica che però non ha saputo trovare uno sbocco successivo. La borsa lavoro può
essere un primo approccio al mondo del lavoro ma dopo devi costruire qualcosa…..non ti devi
fermare alla fase propedeutica di inserimento ma devi garantire dei servizi di tutoraggio, di tutela
sia di tipo professionale che di tipo sociale anche dopo l’inserimento, fino a quando tu non sei
convinto che quella persona, inserita in un luogo di lavoro specialmente se non protetto ha
l’autonomia per funzionare e lì bisogna mettere in campo tutte le risorse e le energie, anche le
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relazioni di rete presenti nel territorio…..Non c’è una tipologia di aziende, un po’ tutte, dipende
dalle disponibilità….si potrebbe sperimentare che è quella prevista dalla 68 nell’articolo 12 dove si
prevede la possibilità che le imprese possano assolvere all’obbligo assumendo delle persone,
inserendole in cooperative sociali, restano dipendenti dell’azienda titolare in cambio di commesse.
Ma questa possibilità la legge la prevede solo per un anno rinnovabile a due quasi che le
cooperative sociali fossero luoghi di addestramento e non anche imprese…”
“…direi che la legge 68 così come è stata rivista nel ’99 ha dato alcuni strumenti in più, io penso al
servizio sociale che ha sempre tenuto mente il lavoro come un aspetto riabilitativo per cui la nostra
zona tra la sensibilità della popolazione ma anche la sensibilità delle aziende, abbiamo costruito una
rete di supporti alla persona anche con gravi deficit dalla nascita, per cui siamo riusciti ad inserire
nel mondo del lavoro sociale direi un buon numero di persone…….le aziende private, soprattutto
metalmeccaniche….ultimamente anche altre aziende che hanno un numero di operatori tra i 15 ed i
35 o dai 35 ai 50 hanno dimostrato una buona disponibilità a parlare, a trattare sui servizi per
disabili…”
“…le aziende che hanno almeno 15 dipendenti sono soggette alla 68 poi c’è il caso delle aziende
della prima fascia 15 – 35 che hanno l’obbligo di assunzione solo nel caso in cui si assumano nuove
persone. Nonostante l’obbligo ci sono aziende più sensibili….”
“…secondo me è leggermente migliorata, forse con l’introduzione del telelavoro che, aziende
medio – grandi, ma adesso anche le piccole, diciamo così incide sull’investimento dell’azienda
perché deve fare una postazione a casa. Secondo me con il telelavoro ha permesso a certe categorie
di disabili di lavorare da casa quindi ha accresciuto questa possibilità di far crescere il numero di
occupati….”
“…con la legge 482 del ’68 che prevedeva per esempio un’aliquota del 15% dell’organico doveva
essere formato da soggetti disabili, però questa legge sul territorio reggiano non è stata applicata,
abbiamo ereditato un panorama, non vorrei utilizzare un termine troppo forte, di larga
disapplicazione da parte del sistema delle imprese di questa legge. La legge 68 a fronte di una
riduzione delle aliquote nel senso che si contenga un numero minore di disabili in azienda, in realtà
si muove su un piano di effettività del diritto del disabile ad essere assunto per cui avendo riscosso
anche il nostro discorso territoriale un discreto successo, per cui possiamo dire che le imprese in
gran parte si stanno mettendo in regola, c’è ancora una grandissima recalcitranza e questo è un altro
dei punti deboli della 68 ad assumere disabili psichici o intellettivi da parte delle imprese………Il
problema è che tutti i disabili psichici e intellettivi possono essere assunti solo nominativamente in
convenzione e quindi ci vuole il consenso dell’impresa. Quindi noi non possiamo in nessun modo
imporre un disabile intellettivo all’azienda anche questo è un problema su cui lavorare stiamo
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cercando di creare un pacchetto di agevolazioni, di servizi aggiuntivi anche qua sono strategici i
servizi
di
accompagnamento
e
tutoraggio
post
inserimento
lavorativo,
soprattutto
accompagnamento sul lavoro di disabili con questa particolare patologia su questo problema
comunque c’è ancora molto da lavorare ma crediamo che anche con l’instaurazione dei nuclei
territoriali si possa migliorare di molto questo problema. Quindi l’atteggiamento del mondo
imprenditoriale è cambiato, la pubblica amministrazione non è più vista come autoritativa, non è più
vista come vigilanza, come entità dispettiva. Sta cambiando anche la mentalità, c’è una discreta
apertura verso i servizi pubblici…”
“….Nella mia posizione professionale è abituale per me fare confronti fra il sistema reggiano e gli
altri sistemi locali, ora, secondo me i punti di forza sono due: la cultura organizzativa delle
istituzioni e dei suoi funzionari è mediamente molto più alta di quella di molti altri sistemi locali
italiani e questo è un primo punto di forza netto, il secondo è il grado di integrazione tra questo
sistema e le imprese ……..noi abbiamo una rosa di 40 aziende che in gergo si chiamano
fidelizzate…aziende di tutti i tipi, nei vari settori e di diverse dimensioni, che però hanno la
caratteristica comune di essere entrate in contatto diretto con questa organizzazione già da molto
tempo e di avere da molto tempo sperimentato l’inserimento di questo particolare tipo di
svantaggiati. L’esperienza passata funziona come uno straordinario biglietto da visita. La stabilità di
questa rete e la lunga permanenza delle aziende dentro questa rete credo che dimostri questo, che
sono soddisfatte ma c’è anche il tipo particolare di prodotto che noi formiamo, noi formiamo un
tipo di svantaggiato che è perfettamente normodotato da tutti i punti di vista e quindi per le aziende
costituisce spesso una straordinaria risorsa perché una volta che il reinserimento è un successo è un
reinserimento a buon livello di produttività, di carriera, etc………… l’altro grande tema è quello di
trovare per ogni persona il lavoro giusto che vuol dire non soltanto il lavoro nel quale si possono
spendere le competenze della persona ma soprattutto che è all’altezza delle prospettive della
persona ogni volta che l’inserimento non ha queste caratteristiche è certamente un fallimento che
vuol dire un danno enorme anche in termini economici….”
“…il nostro consorzio arriva a più di 150 inserimenti lavorativi, non è poco……le aziende più
sensibili, più normali, i settori che maggiormente si adattano sono quelli, come dicevo prima, del
verde, di spezzamento, di manovalanza, bassa manovalanza, chiamata così ma in realtà è una
manovalanza che se tu non pulisci bene il cassonetto vicino alla casa e lasci sporco è un
disservizio…”
“…il settore ceramico, il settore metalmeccanico, il settore relativo alla produzione degli arredi per
parrucchieri….il mercato è abbastanza uniforme…..numericamente non so, in particolare però direi
che insomma nell’ordine di 3 – 4 assunzioni rispetto al nostro settore nel corso dell’anno, attraverso
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percorsi che sono di accesso graduato e mediato, si stemperano insomma, perciò c’è una ricettività
tutto sommato buona….”
“…sono le aziende grosse, artigiani pochi. Adesso stiamo cercando di inserire un ragazzo da un
artigiano ma di solito sono le aziende…grosse, quindi le aziende che devono assumere anche per
legge….perché un buon inserimento lavorativo funzioni, tutto quanto forse sarebbe da monitorare di
più la famiglia. Io vedo i ragazzi che sono qua che la famiglia è molto importante ma tante volte
non accetta che il figlio di 20 anni finito la scuola non trova un lavoro normale e venga a lavorare
qua dentro….Io credo che forse la famiglia non è presente nell’inserimento , renderla partecipe,
spiegare perché il figlio debba passare un anno o anni qua dentro perché vedo comunque molte
volte che quando il ragazzo arriva al mattino e riporta quello che si dice la sera a tavola spesso sono
cose come ma perché vai la per prendere così poco? Sta a casa, cerca un altro lavoro. Anche il fatto
di non riconoscere quando magari vengono qua per vedere dove lavora il ragazzo io dico si questo
lo riesce a fare però questo ancora no, è impossibile, fanno fatica ad accettare, insomma, un po’ che
è un ragazzo diverso da quello che si aspettavano….”
“…dei 2000 avviamenti di persone disabili fatti all’anno nella regione due terzi di questi sono
destinati a permanere quindi il tasso di mortalità dei contratti di lavoro c’è non è irrisorio circa uno
su tre, il 33% ma considerando che si ha a che fare con persone disabili con maggiori difficoltà di
selezione e di scelta comunque la mortalità dei rapporti di lavoro c’è abbondantemente anche nella
nostra regione anche perché abbastanza facile poter cambiare lavoro, si tratta di un tasso di
mortalità dei rapporti abbastanza incoraggiante, ecco direi incoraggiante….chiedere servizi e misure
di accompagnamento diverse e separate da quelle della formazione. Rilevo che la platea dei nostri
fornitori per quanto qualificata da un sistema a distanza di reclutamento è però ancora praticamente
immutata rispetto alla platea dei fornitori di dieci anni fa quando la 68 non c’era, il fondo sociale
aveva strumenti diversi, l’accreditamento doveva ancora venire. Io credo che questi strumenti
necessitino di fornitori diversi da quelli classici della formazione professionale. Credo che le nostre
direttive regionali e le misure di lavoro o di formazione professionale recano come tipologie,
fortemente ritagliate, opportunamente ritagliate, soprattutto interventi di carattere formativo,
rinviando in modo generico e la genericità in questi casi non aiuta, non aiuta per nulla a una
semplice
definizione
del
POR,
programma
operativo
regionale
e
misure
di
accompagnamento…..per esempio aziende obbligate come quelle del commercio assolvono con
maggiori difficoltà si parla anche di pochi posti in questo caso….sul resto riscontro degli
ingiustificati ritardi, un po’ a macchia di leopardo comunque assolutamente ingiustificati in alcune
parti del sistema pubblico sia nelle aziende sanitarie che nell’amministrazione periferica dello stato
o di grandi soggetti nazionali. Troviamo ogni tanto forse spesso degli immotivati ritardi non dico
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un’elusione ma una non piena disponibilità difficile da comprendere trattandosi di soggetti difficili
dove non vuol dire che comanda pantalone però a maggior ragione che devono essere rispettate le
regole che ci siamo dati. Sul privato io credo che ci sia un buon andamento negli inserimenti delle
imprese piccole, le imprese medie obbligate, quelle da 15 a 35 e non mi pare di vedere dei settori
preminenti almeno negli utenti su base regionale diciamo che con l’impresa piccola è più facile
instaurare un rapporto diretto con chi assume la decisione di ingresso, titolare o con le imprese più
grandi è vero che è più facile contare su un ampio e variegato numero di posizioni lavorative e
fatturati consistenti…..quindi è vero che nelle imprese maggiori si gioca con più probabilità di
ingresso, collocare una persona disabile in un’impresina che ha 17 o 18 dipendenti è una cosa,
collocarla in un’impresa che ne ha 170 è un’altra, anche se ne devo collocare di più è comunque
un’altra, sotto vari profili è più facile….”
“…in realtà abbiamo un po’ di tutto: tempo pieno, part time determinato, indeterminato,
apprendistato, non c’è una sola tipologia di contratto che è più ricorrente di altre, dipende
dall’età…diciamo che sui disabili vengono applicati tutti i contratti che sono stipulati nel lavoro
primario…”
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ULTERIORI DOMANDE:
G. Per quanto ne sa lei quali enti si occupano di inserimento e di accompagnamento al lavoro di
persone disabili od in condizione di svantaggio? Ci potrebbe fare un elenco? (se ha
documentazione cartacea con elenchi o altre informazioni chiederla)
H. Che lei sappia esistono dei casi di successo in provincia di Reggio Emilia nell’inserimento
ed accompagnamento al lavoro di persone disabili od in condizione di svantaggio? SE SI,
quali sono? (chi è che le ha realizzate, perché secondo lei sono casi di successo etc.)
RISPOSTE: Per quanto concerne gli enti ed organizzazioni che si occupano di inserimento
lavorativo dei disabili e delle persone “svantaggiate” sono emersi ripetutamente i nomi dell’Asl, del
servizio sociale del comune, delle Cooperative Sociali, della Caritas, di gruppi del volontariato
legati alle parrocchie, dell’Auser, del sindacato, delle associazioni dei genitori di disabili (Anfas
etc.), di alcune agenzie di lavoro interinale (Adeccò ma non solo), di Centri di Formazione
Professionale. Casi di successo nell’inserimento ed accompagnamento al lavoro di persone disabili
od in condizione di svantaggio ne sono stati segnalati diversi ed in ogni caso praticamente tutti
hanno detto che ve ne sono parecchi in provincia di Reggio Emilia. Ma ecco alcune frasi tra le più
significative tratte dalle interviste:
“…si, ce ne sono. Per noi successo vuol dire che una volta trovata la risorsa aziendale, una volta
avuto noi l’invalido da collocare, l’abbinamento è stato un abbinamento favorevole e l’utente è
riuscita a fare il lavoro richiesto dall’azienda e l’azienda è soddisfatta del lavoro fatto
dall’inserito….poi il fatto che la persona vada in crisi e sia soggetta a ricadute e magari questo tipo
di abbinamento in seguito non regga più nel tempo io non lo considererei un insuccesso, nel senso
che è un limite legato proprio alla caratteristica di questa patologia specifica….”
“…si, per esempio ci sono cooperative sociali dove alcune persone possono trovare una
collocazione che ha una sua, tra virgolette, dignità anche dal punto di vista contrattuale perché
vengono proprio assunte, a questo punto del loro percorso e insomma riescono a trovare un loro
equilibrio. Sicuramente quello della cooperazione sociale è in alcuni casi uno sbocco buono, anche
quello di alcune ditte…”
“…direi che i casi di successo non sono sporadici, anzi sono numerosi, direi che se prima caso mai
erano inferiori i casi di inserimento anche di persone con 100% di invalidità, in aziende private con
l’avvento della 68 con l’aumentare degli strumenti, queste cose non sono più impossibili. Adesso
dovrei tirare fuori i dati però noi adesso abbiamo attivi 76 inserimenti lavorativi…”
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“…i nostri casi, 4 o 5 persone inviate nell’arco di un anno, può darsi anche non siano rimaste ma
non abbiamo seguito il percorso nel senso che una volta che vengono assunti dall’azienda possono
anche cessare in quella azienda lì, dopo il tempo determinato può cessare il contratto. Quindi non
sappiamo l’esito, però noi abbiamo fatto da tramite, hanno iniziato a lavorare soprattutto ad inserirsi
nella società, imparare un nuovo lavoro…”
“…i casi di successo sono state le convenzioni di inserimento lavorativo che abbiamo stipulato
soprattutto con imprese che storicamente non hanno mai assunto disabili e che hanno avuto
attraverso le convenzioni la possibilità di fruire di tutti quei pacchetti di servizi di agevolazione che
abbiamo garantito e che hanno sicuramente consentito di scalzare e incidere su questo zoccolo duro.
Un altro successo è stato quello di fare delle convenzioni con enti pubblici che avevano delle
scoperture enormi…….Io non dico che l’assunzione di un disabile è diventata un business ma
garantisco che assumere disabili adesso nella provincia di Reggio Emilia vuol dire fruire di
tantissimi benefit e di misure di accompagnamento e di tutoraggio, faccio un esempio i tirocini di
accompagnamento che sono stati finalizzati all’inserimento lavorativo e che vengono finanziati col
Fondo Sociale Europeo senza che l’impresa ci metta un euro….abbiamo fatto un’indagine in due
anni e abbiamo scoperto che la maggior parte dei disabili che è stata assunta con contratti di lavoro
anche atipico vi sono consentiti dalla legge 68, assunzioni a tempo determinato, anche con periodi
di prova che vanno al di là dei limiti di legge perché anche questo è previsto dalla legge 68,
abbiamo visto che pur attraverso un atteggiamento di grandissima cautela da parte delle imprese nel
momento dell’assunzione, il matching sta funzionando perché comunque questi disabili, questi
soggetti svantaggiati stanno ancora lavorando e soprattutto ci sono state tantissime trasformazioni in
contratto a tempo indeterminato…”
“….un’esperienza particolarmente significativa, quelli che noi chiamiamo progetti collettivi di
lavoro a carattere socio-riabilitativo che sono rivolte a disabili ben più gravi quindi con delle
caratteristiche personali, quasi tutti i ragazzi che sono in questi progetti hanno l’invalidità al
100%con accompagnamento, sulla base di gravi defict di natura soprattutto mentale più che
relazionale e l’innovazione sta nel fatto di aver promosso l’ingresso comunque in una situazione di
lavoro, di persone con un alto livello di gravità sperimentando attraverso delle aziende private del
territorio, aziende molto grandi, la possibilità di creare nella fascia mattutina, dei piccoli gruppi,
unità di lavoro, di 3-4 ragazzi massimo,affiancati da una figura educativa, quindi da un’educatore
dove però i ragazzi, cioè l’educatore insieme ai ragazzi, sono fisicamente collocati all’interno di un
reparto produttivo……anche se non sono assunti, timbrano il cartellino, ma proprio questo per dere
un messaggio di uniformità rispetto ad una condizione di lavoro e le aziende comunque che
ospitano questi progetti, hanno fatto un investimento non tanto in termini di rispondenza alla legge
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perché in realtà la loro disponibilità non sgrava da obblighi di assunzione rispetto al fatto che questi
non sono assunti, ma rispetto ad un discorso, penso, qualitativo più collegato ad un’immagine anche
propositiva di se come azienda sensibile,le aziende comunque versano una liberalità al servizio,
all’asl che sostiene e attualmente gestisce questi progetti tramite appalto tra l’altro, una liberalità
che va a sostenere e compensare quello che è il costo della figura dell’educatore.Attualmente sono
tre progetti collettivi in tre grandi aziende del territorio….”
“……un ragazzo di ….. che ha lavorato al …… per 7 anni, è arrivato al ……, è stato uno dei primi,
io ho fatto in tempo a lavorare con lui, la famiglia non accetava la disabilità di questo figlio, anche
perché ne aveva un altro che faceva tutto il contrario ; bravo, bello, bravo a scuola , che ha trovato
lavoro. Questo ragazzo lavorando 7 anni qua con grosse difficoltà di inserimento, tutto quanto, 2
anni fa abbiamo provato ad inserirlo alla …. adesso è tre anni che lavora alla …., con un successo,
là si trova benissimo. Si è comprato la macchinina quella senza patente, è diventata una persona
straordinaria. Un altro è arrivato al bettolino 4 anni fa….. E’ un ragazzo che è arrivato al …. che
non parlava, grossi problemi famigliari, tutto quanto, si esprimeva solo a urla o a gesti. Gli
assistenti sociali erano scetticissimi su questa cosa….. Il ragazzo ha iniziato al ….. con 3 ore alla
settimana e lui veniva qua a dormire, perché comunque a casa dormiva sempre al centro
assistenziale prima di arrivare al ……. dormiva e basta , comunque era pieno di farmaci e robe
varie. Adesso a distanza di 4 anni il ragazzo fa 15 ore la settimana, parla e scherza con tutti ride,
cosa che non aveva mai fatto, e comincia a lavorare, fa qualcosa. Io circa 3 mesi fa ho incontrato
l’assistente sociale che all’inizio lo seguiva raccontandogli queste cose: anche perché il ragazzo è
stato inserito ma non seguito, e lei mi diceva è impossibile, non ci credeva…..”
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ULTERIORE DOMANDA:
I. Nell’attività di mappatura dei servizi territoriali di inserimento ed accompagnamento al
lavoro di disabili o persone in condizione di svantaggio noi cercheremo di raccogliere le
seguenti informazioni: a) competenze di legge in base a cui i soggetti operano; b) tipo di
azioni esercitate dai soggetti e loro descrizione; c) tipo e numero di soggetti nei confronti dei
quali l’ente opera la propria azione; d) tipo e numero di professionalità cioè operatori
connessi alle attività esercitate dall’ente; e) metodi e strumenti adottati. C’è qualche altro
aspetto che secondo lei sarebbe importante rilevare sugli enti che andremo ad osservare ai
fini della nostra attività di mappatura? SE SI, quale/i?
RISPOSTE: Sono emersi alcuni interessanti suggerimenti ad integrazione degli aspetti e
informazioni che già il progetto prevedeva di approfondire e raccogliere attraverso l’azione di
mappatura dei servizi territoriali di inserimento ed accompagnamento al lavoro di disabili o persone
in condizione di svantaggio, suggerimenti di cui si è tenuto conto nella stesura della prima bozza di
strumento per questa attività. Ma ecco le risposte più significative estrapolate dalle 19 interviste:
“….ma secondo me manca l’aspetto delle criticità cioè quali sono i problemi che si incontrano
all’interno della propria organizzazione, le cose che lei un po’ diceva prima. Esistono delle
difficoltà operative di relazioni con gli altri attori esiste un qualche nodo critico connesso
all’organizzazione che non so non da abbastanza tempo…”
“…beh, qualche indicatore di successo ci vorrebbe, nel senso di capire se questa macchina
funziona, e per chi non funziona…”
“….sui metodi e strumenti adottati intendiamo anche eventualmente la raccolta dati, la valutazione,
vero?….ci sono modalità diverse di raccogliere i dati etc. quello che manca è la possibilità di
leggere e valutare questi dati in base alle cose che ci siamo detti anche prima, quindi quale
investimento, orientamento di fondo, che ipotesi ci facciamo…”
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LE SCHEDE DI SINTESI DEI MATERIALI, DOCUMENTI
E RICERCHE ANALIZZATI
INDICE DELLE SCHEDE DI SINTESI RELATIVE AI MATERIALI DOCUMENTALI ESAMINATI
Le schede, precedute da una breve nota di sintesi sugli aspetti legislativi e normativi che
regolano le azioni di inclusione sociale, sono state raggruppate per aree tematiche.
Le schede sono una breve sintesi di progetti, ricerche, documenti, articoli, libri sui temi
dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
A. Disabili
A.1
Articoli pubblicati da Bollettino del Lavoro sulla tematica del lavoro per disabili.
A.2
Ricerca annuale della Comunità Europea sulle famiglie con portatori di handicap
A.3
Progetti di orientamento al lavoro per alunni con disabilità psichica
A.4
Rassegna stampa sulle proposte/iniziative del governo per i disabili
A.5
“Lavori in corso”, a cura di C. Lepri, E. Montobbio, G. Papone – Edizioni del Cerro,
1999.
A.6
Rilevazione effettuata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulle
cooperative sociali finalizzate all'inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati
(legge 8 novembre 1991, n.381)
A.7
Occupazione-Horizon, programma comunitario per i portatori di handicap
A.8
Lavoro e occupazione delle persone disabili: articolo sulla situazione italiana
A.9
Analisi di dati utili a comprendere il livello occupazionale, i settori di attività e le
tipologie professionali relativi alle persone disabili
A.10
Corsi di formazione professionale nell'ambito delle attività artigianali per disabili
fisici e mentali
A.11
Telelavoro
A.12
“Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi” Libro Bianco della
“Commissione interministeriale sullo sviluppo e l’impiego delle tecnologie
dell’informazione per le categorie deboli”
A.13
Normativa europea: parita’ di opportunita’ per i portatori di handicap
A.14
Sito “disabililavoro.it” di INAIL e ANMIL
A.15
Dati sulla situazione italiana e sulle iniziative europee per l’anno dedicato alla
disabilità
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B. Immigrati
B.1
“Primo rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia”, a cura di Giovanna
Zincone, Il Mulino, 2000.
B.2
“ La risorsa inaspettata”, a cura di Francesco Carchedi, Ediesse, 1999
B.3
“Immigrazione – dossier statistico 2000” Edizioni Anterem
B.4
“La fatica di integrarsi”, di Maurizio Ambrosini, Il Mulino, 2001
B.5
Corso per l’integrazione professionale in posizioni apicali di immigrati
altamente qualificati - bando di selezione - (Pisa, 21 maggio 2002)
C. Tossicodipendenti
C.1
Relazione finale del progetto “Prima della prima” realizzato dal Ceis di Reggio
Emilia (2003)
C.2
Inserimenti lavorativi di soggetti detenuti tossicodipendenti in misura alternativa.
C.3
“Lavoro non solo – lavoratori tossicodipendenti: modelli sperimentali di
intervento”, a cura di Gerardo Caliman e Vittorio Pieroni Franco Angeli, 2001
C.4
Inserimento di soggetti svantaggiati nel settore della tutela ambientale e della
frutticoltura in montagna
D. Detenuti
D.1
Orientamento, Formazione ed Occupazione detenuti.
D.2
Progetto di ricerca, formazione e intervento, per la creazione di servizi mirati
all'orientamento professionale e alla collocazione nel mercato del lavoro di soggetti
condannati ed ex detenuti.
D.3
Lo Sportello di orientamento e sostegno di Torino
D.4
L'inserimento lavorativo per detenuti ed ex detenuti (Lombardia)
D.5
Cremona: progetto "borse lavoro a detenuti per manutenzione del verde"
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E. Schede che coinvolgono varie aree tematiche
E.1
Progetto co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo nell’ambito dell’iniziativa
OCCUPAZIONE, per l’inserimento lavorativo di categorie svantaggiate: extossicodipendenti, ex-alcolisti, carcerati, disoccupati a lungo termine
E.2
CID, centro per il lavoro – struttura di orientamento di CGIL
E.3
EU.RE.S: Rapporto 2002 Occupazione e mercato del lavoro nelle province del Lazio
E.4
Progetto regionale Isola, inserimento sociale e lavorativo di soggetti con disagio
(Emilia Romagna)
E.5
Progettazione di interventi mirati a favorire l'inserimento lavorativo di disoccupati
(Torino)
E.6
Progetto Concerto – percorsi di orientamento e accompagnamento al lavoro per fasce
deboli e svantaggiati (Brescia)
E.7
Programma “Integra”
E.8
“ City net development ” Progetto Leonardo da Vinci (Reti transnazionali, 20022004) - Biella
E.9
Progetto Nexus, iniziativa comunitaria Equal, regione Friuli Venezia Giulia
E.10
Il bilancio sociale di settore delle cooperative sociali di Reggio Emilia – biennio
2000-2001
E.11
Servizio Inserimenti Lavorativi (Piemonte)
24
INTRODUZIONE ALLA LETTURA DELLE SCHEDE
Inclusione sociale (riferimenti normativi e legislativi)
Disabili
Il diritto al lavoro dei disabili è regolato dalla legge n. 68 del 1999 che disciplina il collocamento
mirato ovvero un sistema di collocamento al lavoro che si basa sulla concreta capacità lavorativa
del soggetto svantaggiato e prevede agevolazioni contributive per le imprese e quote di riserva
obbligatoria sulle assunzioni.
Beneficiari:
•
coloro che presentano una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%
•
persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33%
•
non vedenti o sordomuti
•
invalidi di guerra
•
invalidi civili di guerra e per servizio
I disoccupati svantaggiati devono iscriversi alle liste provinciali del collocamento tenute dai Centri
per l’Impiego. L’iscrizione consente l’inserimento in una graduatoria unica sulla base di criteri
stabiliti dalle Regioni e dalle Province.
Le Province e i Centri per l’Impiego, infatti, attuano le misure previste dalla legge e svolgono azioni
di:
•
raccolta di informazioni utili alla gestione della lista di collocamento obbligatorio
•
inserimento dei disabili
•
servizi di orientamento
E’ utile sapere che alcune politiche attive del lavoro, tra le quali apprendistato e tirocinio,
riconoscono forme di agevolazioni per i portatori di handicap.
Detenuti ed ex detenuti
(Decreto Ministeriale n. 87 del 2002)
L’inserimento lavorativo dei detenuti è regolato da diverse leggi:
•
legge n. 193 del 2000 o legge Smuraglia, stabilisce che le imprese che assumono lavoratori
detenuti o che svolgono attività formative nei loro confronti possono beneficiare di sgravi
fiscali;
•
legge n. 381 del 1991 stabilisce che le cooperative sociali che svolgono attività finalizzate
all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate hanno l’obbligo di assumere lavoratori
detenuti nella misura del 30% del personale, usufruendo della riduzione delle aliquote
contributive.
25
Il Ministero del Lavoro e il Ministero di Grazia e Giustizia hanno siglato un protocollo d’intesa
con il quale si impegnano a:
•
informare e coinvolgere le Regioni affinché i Servizi per l’Impiego promuovano interventi
mirati ai detenuti e agli internati
•
promuovere progetti di cooperative sociali formate anche da detenuti, internati, ex detenuti o
ex internati, con lo scopo di creare posti di lavoro interni ed esterni agli istituti penitenziari
•
favorire l’applicazione delle agevolazioni contributive e degli sgravi fiscali a favore di
cooperative sociali e imprese che assumono detenuti all’interno delle carceri
•
sostenere l’attività di orientamento, formazione professionale e inserimento lavorativo dei
detenuti
Tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali finanzia annualmente, tramite il Fondo nazionale di
intervento per la lotta alla droga (legge n. 45 del 1999), progetti di durata triennale presentati dalle
Amministrazioni centrali con lo scopo di promuovere azioni nei seguenti settori:
•
prevenzione
•
accompagnamento al lavoro
•
formazione professionale
Le Regioni, sempre a valere sul Fondo Nazionale di intervento per la lotta alla droga, realizzano
iniziative per il recupero e il reinserimento socio-lavorativo di persone tossicodipendenti ed ex
tossicodipendenti.
La legge n. 381 del 1991 prevede sgravi contributivi per le cooperative sociali di tipo B ovvero
cooperative che svolgono attività per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, come i
tossicodipendenti.
Forme di tutela:
•
i lavoratori tossicodipendenti hanno diritto alla conservazione del posto di lavoro per la
durata del trattamento riabilitativo fino a un massimo di tre anni
•
i familiari di soggetti tossicodipendenti possono chiedere un periodo di aspettativa (massimo
tre mesi) per partecipare al programma terapeutico
Per maggiori informazioni:
•
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale Tossicodipendenze
•
Uffici per le Tossicodipendenze della propria Regione
•
SERT
•
Centri per l’Impiego
Cittadini extracomunitari
Tutta la materia è regolata dalla seguente normativa:
26
•
legge n. 189 del 2002
•
Decreto Presidenziale n. 394 del 1999
•
Decreto Legislativo n. 286 del 1998
Permesso di soggiorno
Per lavorare o studiare in Italia i cittadini extracomunitari devono essere muniti del permesso di
soggiorno.
Il permesso di soggiorno per motivi di lavoro non può superare la durata di:
•
nove mesi per lavoro stagionale
•
un anno per contratti di lavoro subordinato a tempo determinato
•
due anni per contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato
•
due anni per lavoro autonomo
Il permesso di soggiorno per motivi di studio e formazione non può superare il periodo di:
•
un anno (rinnovabile nel caso di corsi pluriennali)
Questo tipo di permesso permette al cittadino extracomunitario di svolgere anche un’attività
lavorativa di tipo subordinato per un massimo di venti ore settimanali e comunque non oltre
millequaranta ore annue. Il cittadino extracomunitario, con regolare permesso di soggiorno, può
accedere ai corsi di formazione professionale organizzati dalle Regioni.
Collocamento
I cittadini extracomunitari possono iscriversi nelle liste ordinarie di collocamento presso il Centro
per l’Impiego competente per territorio. L’iscrizione avviene con le stesse modalità e procedure che
devono seguire i lavoratori italiani.
Si possono iscrivere al collocamento:
•
lavoratori extracomunitari con un permesso di soggiorno, in corso di validità, per lavoro
subordinato
•
lavoratori extracomunitari con un permesso di soggiorno per motivi familiari
I lavoratori extracomunitari iscritti nelle liste ordinarie di collocamento hanno diritto a partecipare a
tutte le forme di avviamento al lavoro come i lavoratori nazionali.
Portatori di handicap
I cittadini extracomunitari portatori di handicap o invalidi, con permesso di soggiorno regolare,
hanno diritto al collocamento obbligatorio previsto dalla legge n. 68 del 1999. Vige inoltre la
seguente normativa:
•
sentenza della Corte Costituzionale n. 454 del 1998
•
Circolare del Ministero del Lavoro n. 11 del 2 febbraio 1999
Libretto di lavoro
Per svolgere un’attività lavorativa di tipo subordinato è necessario avere il libretto di lavoro ossia
un documento che fornisce una serie di informazioni sul lavoratore:
•
generalità (nome, cognome)
27
•
luogo e data di nascita
•
grado di istruzione
•
eventuali rapporti di lavoro precedenti
Il lavoratore extracomunitario deve farne richiesta presso la Direzione Provinciale del Lavoro
(DPL) competente per territorio.
Per ulteriori informazioni contattare:
•
Centri per l’Impiego della Provincia
•
Servizio Extracomunitari – Direzione Generale per l’Impiego del Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali
Il Fondo Sociale Europeo a favore delle categorie svantaggiate
Uno degli obiettivi prioritari dell’azione comunitaria è la lotta alle discriminazioni e alle
disuguaglianze nel mercato del lavoro.
Il Fondo Sociale Europeo, nell’ambito della Strategia Europea per l’Occupazione (SEO), finanzia
l’Iniziativa Comunitaria Equal, che promuove nuovi strumenti per combattere la discriminazione e
la disuguaglianza nel mercato del lavoro.
Per raggiungere questo obiettivo, Equal ha cinque priorità di intervento:
•
Occupabilità
•
Imprenditorialità
•
Adattabilità
•
Pari Opportunità
•
Azioni a favore dei richiedenti asilo.
In Italia Equal è gestito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nell’ambito della priorità
Occupabilità l’iniziativa prevede le seguenti azioni:
•
agevolare l’accesso al mercato del lavoro di coloro che incontrano difficoltà a integrarsi o a
reintegrarsi mediante la creazione di condizioni per l’inserimento lavorativo dei soggetti più
deboli sul mercato
•
promuovere la formazione professionale permanente
•
incoraggiare l’assunzione e il mantenimento dell’occupazione di coloro che soffrono
discriminazioni e disuguaglianze di trattamento
Per informazioni visitare il sito http://www.equalitalia.it/
28
A. DISABILI
Scheda A.1
Questi gli articoli pubblicati da Bollettino del Lavoro sulla tematica del lavoro per disabili.
N.
Data giornale
Titolo e sottotitolo
314
21/31 maggio 99
Disabili verso l'occupazione
La neonata legge 68/1999 cambia i criteri di accesso all'occupazione per i portatori di
handicap. Va in pensione la vecchia legge 482/1968
322
1/10 settembre 99
Per i disabili concorsi "alla pari"
IN una circolare del ministero della Funzione pubblica importanti norme per la partecipazione
ai concorsi dei portatori di handicap.
327
21/31 ottobre 99
Disabili: a fine anno arriva la nuova legge per il lavoro
Entrerà presto in vigore la legge 68/99 per il collocamento dei portatori di handicap. Novità
dal ministero del Lavoro e da quello della Funzione Pubblica
333
11/20 gennaio 00
Disabili verso l'occupazione
Handimpresa offre una panoramica sulle aziende che offrono opportunità lavorative e
numerose informazioni sui diritti dei disabili in ambito occupazionale.
335
1/10 febbraio 00
Disabili: a rilento la riforma del collocamento
La nuova legge 68/1999 per l'accesso al lavoro dei portatori di handicap è entrata in vigore
29
dal 17 gennaio a scartamento ridotto. Mancano ancora i regolamenti
369
21/28 febbraio 00
Disabili: cambiano le norme
I disabili che vincono i concorsi potranno ottenere il posto che gli spetta anche se non sono
disoccupati al momento della nomina
370
1/10 marzo 01
Disabili e Pubblica Istruzione
Riservati ai docenti disabili il 15% dei nuovi posti di lavoro nelle scuole. La circolare
ministeriale e la sentenza del Consiglio di Stato
375
21/30 aprile 01
Adecco tende la mano ai disabili
Il progetto "Adecco Opportunity" intende offrire programmi di formazione finalizzati
all'inserimento professionale di persone affette da handicap
380
11/20 giugno 01
Disabili, invalidi e ultracinquntenni: tutti al lavoro
Gènerale Industrielle vara un progetto per favorire l'inserimento di portatori di handicap,
invalidi del lavoro e ultracinquantenni. Al contrario di quanto si pensi, i disabili sono più
motivati a offrire alle aziende un'elevata qualità di prestazione
30
Scheda A.2
DOCUMENTO
OBIETTIVI
EUROPEAN COMMUNITY HOUSEHOLD PANEL: ricerca annuale della
Comunità Europea sulle famiglie con portatori di handicap
Raccogliere informazioni comparabili a livello europeo che consentano di
monitorare le condizioni di vita delle famiglie e le misure di politica
economica e sociale a livello comunitario.
CAMPIONE E
•
Si tratta di un’indagine di tipo campionario, realizzata attraverso delle
METODOLOGIA interviste faccia a faccia con questionario cartaceo.
•
Le informazioni vengono raccolte attraverso un modello di rilevazione
standardizzato.
•
L’unità di analisi è la famiglia di fatto, residente in abitazione privata ed
individui di 16 anni ed oltre che la compongono. L'indagine non considera le
persone che vivono nelle convivenze; di conseguenza non sono compresi i
disabili in residenze.
•
Si tratta di un’indagine che viene effettuata in tutti i paesi dell’Unione
Europea (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Regno Unito, Grecia,
Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna; l’Austria si è
aggiunta nel 1995 e la Finlandia nel 1996) con le stesse modalità.
•
L’ampiezza del campione per i dodici paesi dell’UE è nel 1994 di
61.106 famiglie e 127.000 individui; per l’Italia il campione è composto da
7989 famiglie e 24.063 individui residenti in 208 comuni. Vengono
annualmente intervistate le stesse famiglie e gli stessi individui permettendo
uno studio nel tempo di molti fenomeni.
•
L’ISTAT è il responsabile per la rilevazione italiana e l’EUROSTAT è
il responsabile per il coordinamento europeo.
•
La caratteristica più interessante è che vengono annualmente intervistate
le stesse famiglie e gli stessi individui per studiarne l’evoluzione dei
comportamenti
e
degli
stili
di
vita.
Per quasi tutte le informazioni rilevate il periodo di riferimento è l’anno
(l’indagine è iniziata nel 1994), mentre per altre sezioni del questionario,
come la condizione economica e il reddito, si considera anche l’anno
precedente all’intervista.
•
L’elaborazione dei dati è realizzata sia a fini nazionali che per l’utilizzo
in sede europea ed avviene sotto il coordinamento dell’Eurostat (l’Ufficio
Statistico della Comunità Europea).
•
VARIABILI PRESE IN CONSIDERAZIONE:
! Variabili di reddito: retribuzione mensile lorda attuale , retribuzione
mensile netta attuale (entrambe per lavoro a tempo pieno e per lavoro
part time), retribuzione media mensile lorda relativa all’anno precedente
all’intervista, retribuzione media mensile netta relativa all’anno
precedente all’intervista, numero di mesi durante i quali si è percepito
una retribuzione durante l’anno precedente, retribuzione totale lorda
dell’anno precedente, retribuzione totale netta dell’anno precedente,
entrate aggiuntive da lavoro straordinario dell’anno precedente ( quali e
quante), reddito da lavoro autonomo nell’anno precedente, classe di
reddito di collocazione, redditi da lavoro secondario o occasionale
31
PRINCIPALI
RISULTATI
NOTE
nell’anno precedente, reddito netto mensile e reddito annuale, indennità
ricevute nell’anno precedente, ammontare delle pensioni, indennità,
assegni o altre prestazioni assistenziali, ammontare del sostegno
economico di parenti o amici nell’anno precedente, redditi da
investimenti o capitali, rimborsi per imposte di anni precedenti ricevute
nell’anno precedente, grado di soddisfazione della propria situazione
finanziaria e abitativa.
! Variabili del mercato del lavoro: condizione lavorativa, posizione della
professione, momento di inizio e di fine dell’attuale e del precedente
lavoro, strumenti ed azioni per la ricerca del lavoro, grado di
soddisfazione dell’attuale lavoro, professionalità utilizzate, settore di
attività di appartenenza, formazione professionale presente e passata,
contributi obbligatori e modalità di pagamento, tipo di benefici ricevuti,
motivi di inabilità parziale al lavoro, motivo di non ricerca di lavoro.
! Variabili di partecipazione sociale: volontariato verso persone malate,
anziane o disabili, lavoro extradomestico, partecipazione ad associazioni
/ circoli sportivi, partiti politici, relazioni con amici e parenti.
! Variabili sulla Salute: salute percepita, presenza di malattie, infermità
croniche, disturbi psichici o disabilità, difficoltà nelle attività quotidiane,
ricoveri, abitudine al fumo.
! Variabili di istruzione e formazione: composizione degli studi e della
formazione, grado di soddisfazione per la propria istruzione e per la
formazione professionale ricevuta, grado di soddisfazione generale.
! Variabili familiari: variabili anagrafiche, composizione del nucleo
familiare, residenza, cittadinanza.
•
L’indagine ha avuto fin dalla prima indagine del 1994 un tasso di
risposta del 90% (il più elevato tra i paesi europei).
•
L’indagine è riuscita a fornire una fonte ad ampio spettro informativo
che permette di analizzare molte caratteristiche dei soggetti disabili; in
particolare, una volta individuate le persone disabili, per esse l’indagine ha
fornito un quadro multidimensionale delle loro condizioni economiche e di
alcune altre condizioni di vita.
•
L’indagine è riuscita a fornire sia informazioni sulla dinamica di alcuni
fenomeni che sullo stato degli stessi.
È definito disabile colui che dichiara di avere malattie, infermità croniche,
disturbi psichici o disabilità laddove queste lo ostacolino “pesantemente” o
“parzialmente” nello svolgimento delle attività quotidiane.
Scheda A.3
DOCUMENTO
OBIETTIVI
Linee guida per la realizzazione di progetti di orientamento al lavoro per alunni
con disabilità psichica, tratto da Il portale per gli insegnanti di sostegno,
http://spazioinwind.libero.it/handiscuola/index.html
FINALITA'
•
Favorire l'inserimento sociale e produttivo del soggetto portatore di
handicap psichico al temine del percorso scolastico.
•
Creare alternative valide alla emarginazione conseguente al rientro in
32
famiglia al termine del percorso scolastico (quantificato in un arco di tempo
definito caso per caso).
OBIETTIVI
•
Mantenere gli obiettivi raggiunti nel percorso scolastico attraverso un
ritorno costante e significativo;
•
Valorizzare le conoscenze, capacità competenze acquisite nel percorso
scolastico ai fini di un reale avviamento al lavoro;
•
Verificare la possibilità di svolgere autonome mansioni lavorative,
compatibili con il tipo di handicap, in mo do da garantire una reale
autonomia anche economica;
•
Attuare in collaborazione con le USSL del territorio, la fase di
transizione dalla scuola al mondo del lavoro.
CAMPIONE E
A .
COSTRUZIONE
DI
UN
PROGETTO
EDUCATIVO
METODOLOGIA INDIVIDUALIZZATO
Partendo dalla diagnosi funzionale aggiornata, dagli esiti del monitoraggio per
evidenziare le abilità residue funzionali e da un attenta analisi degli obiettivi
cognitivi e formativi raggiunti o raggiungibili nel percorso scolastico e dalle
aspettative del soggetto e della famiglia, per ogni soggetto viene predisposto un
percorso di orientamento, articolato nei seguenti momenti operativi:
1. Individuare le conoscenze, abilità, comportamenti necessari a realizzare
percorso di avviamento al lavoro;
2. Prevedere momenti di alternanza scuola-lavoro quantificando tempi e
modalità e momenti di potenziamento di percorsi cogniti e formativi;
3. Verificare mensilmente l'esperienza lavoro;
4. Valutare l'esperienza con relazione quadrimestrale ed esprimere alla
fine del percorso un consiglio orientativo in collaborazione con i
tutor aziendali;
5. Prevedere tempi e modi di attivazione della fase di transizione
dalla scuola al mondo del lavoro o comunque alla vita attiva in
collaborazione con le USSL del territorio;
6. Prevedere in alternativa al punto 5) l'eventuale passaggio ad altri centri
di Formazione Professionale per
un ulteriore addestramento
lavorativo specifico.
B.
REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Il Progetto si attuerà in stretto e costante raccordo con la Famiglia ed i Servizi
Socio-Sanitari della USSL.
C.
•
•
•
RISORSE ESTERNE DA ATTIVARE
Ricerca sul territorio di Aziende, Enti, Associazioni, Cooperative
disponibili ad accogliere disabili per esperienze di Tirocinio di lavoro e
stipula delle relative Convenzioni.
Ricerca di Enti preposti alla Formazione Professionale (ENAIP, CFPH)
con i quali strutturare il passaggio dal percorso scolastico alla fase
dell'ulteriore addestramento lavorativo specifico (come da punto 6).
C.I.T.E.; Ufficio dei Servizi Sociali della Provincia , del Comune ;
Ufficio Interventi Educativi del Provveditorato agli Studi.
33
TEMPI DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO
Il percorso di avviamento al lavoro si attiva di norma al termine del biennio di
scolarizzazione nella secondaria superiore si realizza di norma nell'arco di 2
anni scolastici durante i quali, accanto allo sviluppo e completamento del
percorso formativo di base, si innesta ,con spazi sempre più ampi, il percorso di
avviamento al lavoro. L'ipotesi formulata prevede un tempo-scuola di 30 ore
settimanali all'interno delle quali si realizzano esperienze di tirocinio di lavoro
con carattere formativo e orientativo così distribuite:
ANNO DI ATTIVAZIONE DEL TIROCINNIO
PERIODO
ORE SETT DI TIROCINNIO
TOT ORE SETT DI TIROCINNIO
TUTOR
1° anno
2° quadrimestre
2+2+2+2
8
Doc. di sostegno
2° anno
1° quadrimestre
2° quadrimestre
2+2+2+2+2
3+3+3+3+3
10
15
Doc. di sostegno
Doc. di sostegno
I tempi di attuazione possono essere dilatati di un anno al massimo.
Al termine del percorso lo studente:
• Passa a carico all'U.S.S.L., con Borsa Lavoro.
• Passa ad altri Centri di Formazione Professionale.
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Il collegio docenti approva il progetto generale ;Il Consiglio di Classe è
responsabile della costruzione e realizzazione del progetto educativo
individualizzato sulla base delle indicazioni e proposte formulate dal docente di
sostegno, sentite le aspettative del ragazzo, della famiglia e su indicazione
dell'équipe socio - sanitaria.
Il Docente di Sostegno:
• formula la proposta da inserire nel P.E.I
• verifica la possibilità di attuazione con il coordinatore di dipartimento e
L'Equipe socio – sanitaria
• ottiene il parere della famiglia
• segue lo studente nel tirocinio di lavoro esercitando funzioni di tutor
• collabora con il tutor individuato dall'azienda o Ente convenzionato
34
•
•
predispone le griglie di osservazione e valutazione della esperienza in un
eventuale collaborazione dell'équipe
esprime, insieme al Consiglio di classe, il consiglio orientativo finale.
Per la gestione dei rapporti con la USSL, la ricerca delle risorse sul territorio e il
coordinamento dei docenti di sostegno impegnati nella costruzione dei progetti
di avviamento al lavoro viene individuata, all'interno del dipartimento dei
docenti di sostegno una figura professionale denominata: RESPONSABILE
DEI PROGETTI DI ISTITUTO DI AVVIAMENTO AL LAVORO
ALUNNI H. E/O INSEGNANTE DI TERRITORIO.
Per tale figura si prevede di chiedere un esonero dell'insegnamento o, in
alternativa, un finanziamento straordinario da erogare sotto forma di compenso
incentivante.
PRINCIPALI
RISULTATI
NOTE
Scheda A.4
RASSEGNA STAMPA SULLE PROPOSTE/INIZIATIVE DEL GOVERNO PER I DISABILI
30/05/2003 - Disabili: fondi dal ministero del Welfare
In un convegno promosso dalla Provincia di Varese sulla “Disabilità, qualità della vita, autonomia:
l’Europa a confronto” il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha annunciato lo stanziamento di 15
milioni di euro per cofinanziare iniziative di assistenza ai disabili gravi. Verranno finanziate
iniziative ideate da Comuni, Province e Regioni e da Associazioni di volontariato, raddoppiando la
cifra che esse raccoglieranno e lasciando loro la gestione.
20/05/2003 - Ds, le proposte di legge per i disabili
La responsabile Welfare della segreteria nazionale dei Ds. Livia Turco, ha presentato le iniziative
legislative per i portatori di handicap ribadendo l’importanza ‘concreta’ dell’anno europeo per i
disabili.
07/05/2003 - Disabili: a Malaga i Ministri di 45 paesi europei
Nel quadro dell'Anno europeo per le persone disabili, tutti i Ministri responsabili per le politiche di
integrazione delle persone portatrici di handicap discutono a Malaga delle linee future. L’intervento
di Grazia Sestini, Sottosegretario al Lavoro.
05/03/2003 - Il Libro Bianco per i disabili
L’uso delle nuove tecnologie e un diverso modo di rapportarsi agli altri sono il primo passo per
aiutare i disabili ad integrarsi nella società a livello umano e professionale. Importante
l’approvazione del Libro Bianco nato dalla collaborazione del ministero dell’Innovazione, con i
ministeri del Lavoro e della Salute.
17/02/2003 - La seconda conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità
Proposte, critiche e obiettivi nella tre giorni di Bari che ha visto il governo impegnarsi nel
sensibilizzare i cittadini affinché i disabili godano delle stesse tutele di chi non è in difficoltà ed
abbiano gli stessi diritti nel mondo della scuola e del lavoro.
35
11/12/2002 - Lavoro: verso l'anno europeo dei disabili
L'andamento dell'inserimento lavorativo in Italia
La legge 68/99 per il diritto al lavoro dei disabili
Sestini: nel 2003 il Testo Unico
Commenti di industriali, sindacati e esperti La gestione territoriale Alcune esperienze
09/12/2002 - Lavoro: verso l'anno europeo dei disabili
L'andamento dell'inserimento lavorativo in Italia
La legge 68/99 per il diritto al lavoro dei disabili
Sestini: nel 2003 il Testo Unico Commenti di industriali, sindacati e esperti
La gestione territoriale Alcune esperienze
19/03/2002 - Lavoro, sanità, previdenza, mobilità per l’handicap: a Roma in rassegna dal 21
marzo
Si chiama HANDY LAB, il laboratorio dei diritti del disabile aperto a Roma dal 21 al 24 marzo.
Una buona occasione per ragionare concretamente sulle diverse abilità e gli strumenti a loro
disposizione.
07/03/2002 - Tecnologie per non vedenti, in arrivo novità dal CNR
Programmatori di elaboratori elettronici e il primo sintetizzatore di voce in lingua italiana: sono
alcune delle novità studiate dal CNR per agevolare l'accesso dei non vedenti all'informazione.Grazie
alle nuove tecnologie la Rete è sempre più vicina anche per i disabili.
11/10/2001 - Occupabilità dei disabili, la legge c'è ma non si vede
La capacità delle Province, anche nei sistemi più evoluti, di offrire servizi pubblici specializzati e
coordinati per l’inserimento dell’utenza svantaggiata è ancora ridotta.
Scheda A.5
Documento
Obiettivi
Campioni e
metodologia
“Lavori in corso”, a cura di C. Lepri, E. Montobbio, G. Papone – Edizioni del
Cerro, 1999.
E’ il rapporto di una ricerca nazionale, fatta nel 1996, sull’inserimento lavorativo di
persone disabili.
Una analisi sul funzionamento dei servizi (USL, coop sociali, enti di formazione
professionale, enti locali) per l’inserimento lavorativo dei disabili, assumendo come
parametri di riferimento la qualità del lavoro e i diritti di cittadinanza e identità
delle persone coinvolte.
La ricerca si è sviluppata attraverso l’analisi di 310 questionari compilati dagli
operatori dei servizi, così suddivisi:
- 22% USL
- 30% Coop sociali
- 21% enti di formazione professionale
- 24% enti locali
- 3% altri
Con la seguente distribuzione geografica:
- 82% nord
- 12% centro
36
- 6% sud
Le 310 unità operative che hanno compilato il questionario sono così aggregate:
- 161 u.o. appartenenti al settore pubblico
- 85 u.o. appartenenti al settore privato convenzionate col pubblico
- 64 u.o. appartenenti al settore privato e non convenzionate
Note metodologiche
Per disabilità mentale si intende
Più o meno marcata carenza delle funzioni proprie dell’intelligenza, con riduzione /
rigidità delle strategie di problem solving, difficoltà di apprendimento e di
codificazione mnemonica e immaturità affettivo-relazionale. In questa definizione,
di conseguenza, non sono compresi i soggetti affetti da prevalente disagio
psichiatrico.
Per inserimento lavorativo si intende
Il raggiungimento, attraverso un insieme di operazioni di supporto e di mediazione,
di un ruolo lavorativo in un contesto produttivo di mercato.
Per unità operativa si intende
Gruppo, nucleo, servizio, ufficio, l’insieme degli operatori o anche il singolo
operatore a cui è affidato il compito di realizzare l’inserimento lavorativo.
Principali
risultati
Pur non essendo genericamente centrata sulle fasce deboli in generale, ma piuttosto
sulla disabilità intellettiva, fisica e sensoriale, la ricerca consente una sintetica
analisi sulle modalità con cui le Unità Operative tendono ad organizzarsi anche
rispetto al disagio psichiatrico, ai minori a rischio, alla tossicodipendenza e
all’alcoldipendenza.
Infatti, dalle risposte contenute nei questionari si possono individuare tre grandi
raggruppamenti:
- u.o. che si specializzano per rispondere ai bisogni di lavoro di
un’utenza composta prevalentemente da disabili (intellettivi, fisici e
sensoriali)
- u.o. che si specializzano sull’inserimento al lavoro di persone con
disagio psichiatrico
- u.o. che si specializzano verso un’utenza prevalentemente
caratterizzata dal disagio sociale (minori a rischio, ex
tossicodipendenti, soggetti marginali)
E’ interessante sottolineare come dagli incroci dei dati a disposizione emerga molto
netta la tendenza a specializzare gli interventi, che potrebbe far pensare ad un
rapporto tra specificità dei bisogni dell’utenza ed esigenza di specializzazione
professionale.
Le 310 unità operative coinvolte nella ricerca dall’inizio dei loro interventi di
accompagnamento al lavoro fino a tutto il 1995 hanno seguito 34.409 progetti
divisi in :
- 13.134 progetti formativi
- 7.541 progetti mediatori all’assunzione
- 5.175 progetti socio-assistenziali
- 2.055 altri progetti
- 6.504 assunzioni
Progetti formativi
37
Si tratta di progetti finalizzati all’acquisizione di competenze professionali e
relazionali. L’obiettivo generale è quello di consentire la maturazione complessiva
della personalità insieme alla progressiva acquisizione di capacità lavorative.
Progetti mediatori
Si tratta di progetti finalizzati a costruire un rapporto di lavoro tra disabile e
impresa attraverso l’assunzione, con l’obiettivo di consentire al disabile l’accesso
ad una occupazione stabile.
Progetti socio-assistenziali
Progetti finalizzati a consentire la permanenza del disabile nel sistema produttivo,
senza l’obiettivo dell’assunzione. L’obiettivo di questi progetti è quello di offrire
un’opportunità lavorativa anche a persone disabili di una certa gravità, che non
sono in grado di garantire una produttività sufficiente, ma non necessitano di
un’assistenza protetta.
Si può notare una certa coerenza tar il numero di progetti formativi e la somma dei
progetti mediatori e socio-assistenziali, che indica come l’ingresso nei progetti
formativi possa avere due possibili sbocchi: o verso progetti di mediazione
all’assunzione, o verso progetti di permanenza nel sistema produttivo di tipo socioassistenziale.
Si deve sottolineare che sommando i 7.541 progetti di mediazione all’assunzione
con le 6.504 persone assunte si raggiunge la cifra di 14.045 persone disabili che si
possono considerare, alla fine del 1995, “lavoratori inseriti a tutti gli effetti nel
normale mercato del lavoro”.
I 34.409 progetti individuali censiti dalla ricerca sono stati così attuati :
- 57% USL
- 7,6% coop sociali
- 10% formazione professionale
- 21,8 enti locali
- 3,6% altri
Si configura un sistema complessivamente in rete, che assegna alla formazione
professionale il compito di avviare i processi di avvicinamento al ruolo lavorativo e
agli enti locali e Usl il compito di attuare l’inserimento lavorativo definitivo
attraverso servizi specifici.
Il ruolo delle cooperative sociali nel sistema è quello di rispondere ai bisogni delle
persone disabili più in termini di imprese che forniscono posti di lavoro, che di
organizzazioni assistenziali.
38
Scheda A.6
Descrizione dell'indagine
Definizione di disabilità
utilizzata
Valore informativo per lo
studio della disabilità
Unità di rilevazione /analisi
Periodicità
Responsabile
Tipo di indagine
Dimensione dell'indagine
Dettaglio territoriale
disponibile
Dettaglio territoriale
pubblicato
Qualità dei dati
Variabili rilevate
Pubblicazioni
Scheda A.7
Rilevazione sulle cooperative sociali
La rilevazione viene effettuata dal Ministero del lavoro e delle
politiche sociali (Direzione Generale della cooperazione) e fornisce
delle statistiche sulle cooperative sociali finalizzate all'inserimento
lavorativo dei soggetti svantaggiati (legge 8 novembre 1991, n.381)
Le persone disabili rientrano fra i soggetti svantaggiati, ma la
rilevazione copre un settore più ampio e considera anche altre
tiplogie di soggetti svantaggiati. Di conseguenza la rilevazione
fornisce consente di calcolare degli indicatori di offerta di servizi per
l'inserimento lavorativo, rivolto anche, ma non solo, alle persone
disabili
Cooperative sociali
annuale
Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Direzione Generale della
Cooperazione
totale
Le cooperative sociali erano 3.857 nel 1996 e 6.200 nel 1999.
regionale
regione, attività statutaria, sezioni del registro prefettizio, numero di
soci, numero di soci volontari, utilizzo di persone svantaggiate
I dati relativi al 1996 sono stati pubblicati nella "Relazione annuale
al Parlamento sullo stato di attuazione delle politiche per l'handicap
in Italia, 1997".
39
DOCUMENTO
OBIETTIVI
PROGRAMMA OCCUPAZIONE-HORIZON, programma comunitario per i
portatori di handicap
Il programma mira a facilitare l'integrazione sociale e professionale dei
portatori di handicap.
METODOLOGIA Occupazione-Horizon fornisce un supporto comunitario a quattro assi di
"misure":
a) Lo SVILUPPO di ADEGUATI SISTEMI di FORMAZIONE,
ORIENTAMENTO e OCCUPAZIONE prevede: adattamento dei luoghi di
lavoro, in particolare attraverso l'introduzione di nuove tecnologie e lo sviluppo
di forme di lavoro a distanza creazione di adeguati sistemi di formazione,
orientamento e occupazione sviluppo di sistemi di formazione flessibili, quali
l'insegnamento a distanza e l'apprendimento interattivo assistito dal computer.
b) La FORMAZIONE PROFESSIONALE tramite la cooperazione
transnazionale: formazione nei settori in cui maggiori sono le prospettive di
crescita dell'occupazione e nel campo delle nuove tecnologie sviluppo di metodi
di formazione e valutazione adeguati alle specifiche situazioni e ai diversi
handicap programmi di formazione per esperti e responsabili delle "risorse
umane" riguardanti la riorganizzazione del lavoro e del luogo di lavoro
formazione di consulenti, formatori, assistenti sociali, rappresentanti delle parti
sociali, responsabili del personale del settore privato, al fine di sensibilizzarli in
materia di inserimento di disabili.
c) La CREAZIONE DI POSTI DI LAVORO E il SOSTEGNO ALL'AVVIO DI
IMPRESE, COOPERATIVE E PARTNERSHIP PUBBLICO-PRIVATE: in
particolare su base transnazionale: sviluppo di nuovi tipi di occupazione a
livello locale, attraverso il ricorso a metodi innovativi di organizzazione del
lavoro, soprattutto nelle imprese sviluppo di posti di lavoro assistito e nuove
forme occupazionali (lavoro protetto e cooperative) iniziative locali in materia
di occupazione, quali le partnership pubblico-private con il coinvolgimento
delle comunità locali nei settori ad alta crescita occupazionale.
d) La DIFFUSIONE DELLE INFORMAZIONI E le AZIONI DI
SENSIBILIZZAZIONE: diffusione delle informazioni sulle possibilità di
occupazione e di formazione per i disabili, anche attraverso la creazione di
servizi informativi e reti sensibilizzazione delle parti sociali e del personale dei
servizi d'istruzione formazione e occupazione alle problematiche dei destinatari
del programma.
Chi può presentare un progetto Horizon?
•
Amministrazioni nazionali, regionali, locali
•
Organizzazioni non governative, organismi di volontariato
•
Associazioni e centri sociali
•
Agenzie di sviluppo locale
•
Centri di formazione, di ricerca e occupazione
•
Parti sociali, organismi bilaterali
40
•
PRINCIPALI
RISULTATI
NOTE
Imprese e enti privati
Il contributo finanziario comunitario destinato a Horizon nel periodo 1994-1999
è di 730 milioni di Ecu (ca. 1.460 miliardi di lire). All'Italia ne spettano 174,017
(ca. 348 miliardi di lire)
Per saperne di più:
Struttura Nazionale di Supporto "Occupazione"
Settore Horizon
ISFOL
Via Morgagni, 33
00161 - Roma
Tel 06/44.59.01
Responsabile: Alessandra Felice
Scheda A.8
DOCUMENTO LAVORO E OCCUPAZIONE DELLE PERSONE DISABILI: articolo sulla
situazione italiana
OBIETTIVI
Analisi sulla situazione lavorativa delle persone disabili in Italia
FONTI
PRINCIPALI
RISULTATI/
TEMATICHE
MESSE IN
LUCE
•
•
legge 68/99 "Norme per il diritto al lavoro dei disabili"
indagine ISTAT sulle condizioni di salute degli italiani effettuata tra la fine
del 2000 e i primi mesi del 2001
•
dati desunti dall'indagine europea European Community Household Panel
del 1996, con riferimento all'Italia
•
la realizzazione lavorativa rappresenta la condizione senza la quale non si
può parlare di integrazione sociale di alcun individuo
•
La legge 68/99 mira a "la promozione dell'inserimento e della integrazione
lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di
sostegno e di collocamento mirato". Tale concetto è strettamente correlato con la
valutazione delle capacità lavorative residue delle persone disabili, attraverso un
insieme di azioni positive e di soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti
di lavoro, piuttosto che con le abilità/capacità mancanti
•
si stima che i disabili occupati non raggiungano le 150mila unità, pari al
21% delle persone disabili in età lavorativa, contro il 54,6% dei loro coetanei
senza disabilità. Nelle età adulte (15-44 anni) i disabili maschi occupati sono
circa il 32%, contro quasi il 70% dei maschi non disabili.
•
per quanto riguarda la durata della vita lavorativa delle persone disabili, si
deduce che circa il 43% delle persone disabili raggiunge la pensione prima dei
65 anni di età, contro il 26.5% della popolazione generale
•
Il 14% dei disabili si dichiara complessivamente "molto soddisfatto" del
41
proprio lavoro, mentre il 42% è "abbastanza soddisfatto" contro il 48% che
dichiara di essere poco o per niente soddisfatto.
•
la quasi totalità dei disabili si sente sicuro di poter mantenere il proprio
posto di lavoro (oltre il 90%) e circa l'80% si esprime positivamente rispetto al
proprio ambiente di lavoro.
•
aspetti negativi della vita lavorativa dei disabili riguardano le difficoltà nel
raggiungere il posto di lavoro e i livelli di guadagno. Circa il 20% dei disabili
lamenta disagi sulla distanza e tempi di percorrenza per andare a lavoro, e il 35%
dei disabili meno gravi fino al 50% di quelli più gravi sono poco o per nulla
soddisfatti del proprio salario.
Questi dati indicano come la vita lavorativa delle persone con disabilità va
sicuramente migliorando, ma che questi hanno ancora scarsa possibilità di
esprimere le proprie capacità in ambito lavorativo. Pertanto, vanno intraprese delle
azioni concrete, al di là degli aspetti normativi, per vincere lo stigmatismo che
ancora colpisce le persone disabili sul lavoro.
NOTE
È definito disabile colui che dichiara di avere malattie, infermità croniche,
disturbi psichici o disabilità laddove queste lo ostacolino “pesantemente” o
“parzialmente” nello svolgimento delle attività quotidiane.
Scheda A. 9
LAVORO E OCCUPAZIONE: articolo di riesamina dei dati raccolti dalla
Comunità Europea
Fornire dati utili a comprendere il livello occupazionale, i settori di attività e le
tipologie professionali relativi alle persone disabili
Le fonti dei dati sono:
• l'indagine "Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari" (ISTAT, 19992000) per la sezione relativa ai livelli di occupazione e disoccupazione ed ai
livelli di soddisfazione nei confronti del lavoro in generale e della
situazione economica;
• l' "European Community Household Panel" (ISTAT, 1996) per la sezione
relativa ai livelli di soddisfazione nei confronti di alcuni aspetti del lavoro
(guadagno, sicurezza del posto, tipo di lavoro, numero di ore lavorative,
tipo di orario);
• le Rilevazioni effettuate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali
sulle cooperative sociali ed il collocamento obbligatorio.
Occupazione e disoccupazione
• La percentuale di occupati fra i disabili è del 16,3%, mentre la percentuale
di persone in cerca di occupazione è del 28,2% (ISTAT, 1999-2000)
• La percentuale di occupati più alta si rileva fra i disabili sensoriali (25,9%)
(ISTAT, 1999-2000)
Cooperative sociali
• Dal 1996 al 1999 il numero di cooperative sociali è passato da 3.857 a
6.200, con un aumento quindi del 60,7%. (Ministero del lavoro, 1996-1999)
• Circa il 30% delle cooperative sociali si avvale di persone svantaggiate.
(Ministero del Lavoro, 1996-1999)
42
Collocamento obbligatorio
• Circa il 40-50% delle persone che fruiscono della legge sulle assunzioni
obbligatorie è occupato. I livelli sono più alti al nord e decrescono passando
al centro e poi al sud. (Ministero del lavoro, 1996-1999)
Soddisfazione per il lavoro
• Il 61% dei disabili è molto o abbastanza soddisfatto del proprio lavoro, a
fronte del 47,7% che lo è poco o per nulla (ISTAT, 1999)
• I disabili sono molto più soddisfatti dei non disabili della sicurezza del
posto di lavoro (il 96% dei disabili più gravi e il 21% dei disabili meno
gravi è molto soddisfatto rispetto allo 0,4% dei non disabili). (ISTAT, 1999)
È definito disabile colui che dichiara di avere malattie, infermità croniche, disturbi
psichici o disabilità laddove queste lo ostacolino “pesantemente” o “parzialmente”
nello svolgimento delle attività quotidiane.
Scheda A.10
DOCUMENTO
OBIETTIVI
SERVIZIO SVILUPPO E FORMAZIONE PROFESSIONALE, FONDAZIONE
DON CARLO GNOCCHI ONLUS
Realizzare corsi di formazione professionale nell'ambito delle attività artigianali
per disabili fisici e mentali, con percorsi formativi finalizzati all'integrazione
lavorativa.
CAMPIONE E
METODOLOGIA/
FONTI
PRINCIPALI
RISULTATI/
TEMATICHE
MESSE IN LUCE
Orientamento e Formazione
Corsi F.S.E.- Fondo Sociale Europeo
Attività artigianali
Formazione "Office Automation"
Persone con disabilità fisica e mentale
Formazione programmatori
Formazione "desk top publishing"
Persone con disabilità fisica
Cooperative
Inserimento in azienda
Telelavoro
43
Corsi F.L.A.D.- Formazione Lavoro Allievi Disabili
ADDETTO ALLA RISTORAZIONE COLLETTIVA
Persone con disabilità fisica e mentale
ADDETTO ALLA SEGRETERIA D’UFFICIO
Persone con disabilità fisica e mentale
ANNO DI ORIENTAMENTO
Persone con disabilità fisica e mentale
ARTIGIANATO ARTISTICO SETTORE CARTOTECNICA
Persone con disabilità fisica e mentale
ARTIGIANATO ARTISTICO SETTORE CERAMICA
Persone con disabilità fisica e mentale
ADDETTO ALLA SEGRETERIA D’UFFICIO INFORMATIZZATO
Persone con disabilità fisica e mentale
Cooperative
Inserimento in azienda
Telelavoro
NOTE
Nel servizio opera un'agenzia di orientamento e supporto all'impiego, composta da
esperti nel settore legislativo, psicologico, ergonomico e medico che, mettendo in
collegamento il disabile con l'azienda, favorisce l'incontro tra domanda e offerta.
Scheda A.11
DOCUMENTO
OBIETTIVI
TELELAVORO: sito internet dedicato
I disabili incontrano ovunque numerose barriere all'ingresso nel
mercato del lavoro, così come è difficile il loro inserimento in altri
ambiti sociali, ad esempio nel sistema educativo o nella
formazione. Questa situazione è il risultato non solo degli effettivi
impedimenti fisici legati al tipo di disabilità, ma anche di una
tendenza generale dell'ambiente circostante a mettere i loro
bisogni su un piano secondario rispetto ad altre problematiche.
Il telelavoro, dunque, può essere particolarmente adatto a coloro
che afflitti da disabilità congenite, ovvero acquisite o progressive,
44
si trovano in estrema difficoltà non tanto nello svolgere il lavoro,
ammesso che abbiano le abilità professionali adeguate o siano in
condizioni di acquisirle, quanto nel recarsi in ufficio per farlo.
Il telelavoro, infatti, mediante l'uso di strumentazioni informatiche
e telematiche offre alle persone disabili ampie possibilità di
svolgere un'attività lavorativa secondo il loro particolare ambiente
e le loro competenze, e può contribuire
ad arricchire
profondamente la loro qualità della vita.
• Web
• Normativa vigente
• Attività della Commissione Europea
PRINCIPALI
VANTAGGI DEL TELELAVORO
RISULTATI/TEMATICHE Esistono numerosi vantaggi per i disabili che decidono di diventare
MESSE IN LUCE
telelavoratori. Si tratta di benefici legati da una lato essenzialmente
allo svolgimento dell'attività lavorativa in quanto tale e dall'altro alla
possibilità di rivalutare l'immagine sociale di queste persone. In
particolare, il primo gruppo di vantaggi riguarda:
CAMPIONE E
METODOLOGIA/ FONTI
•
la facilità di accesso nel mercato del lavoro, nonché alla
conoscenza e alla formazione;
•
la familiarità con l'ambiente domestico e la possibilità di
controllare il proprio spazio in modo più efficace che sul posto
di lavoro;
•
l'organizzazione flessibile dell'orario e dell'attività;
•
l'utilizzo di apparecchiature adeguate;
•
maggiore mobilità professionale;
e il secondo gruppo di benefici comprende:
•
l'attenzione dei datori di lavoro/clienti focalizzata sul lavoro e
non sulla disabilità;
•
pari opportunità con le persone normodotate;
•
la possibilità di rompere l'isolamento sociale;
•
la possibilità di ritrovare un'identità sociale.
Il telelavoro permette di conciliare in modo più congeniale tempi e
ritmi di lavoro con le capacità e i bisogni dei lavoratori disabili, e
permette di svolgere la propria attività senza la pena di sostenere
spostamenti quotidiani da e verso il posto di lavoro.
OSTACOLI
Innanzitutto è ancora scarsa la conoscenza e l'identificazione da parte
di numerosi enti ed organizzazioni, sia pubblici sia privati, delle reali
45
opportunità che l'introduzione del telelavoro ma anche solo l'offerta e
la vendita di prodotti e servizi per disabili potrebbero offrire non solo
all'integrazione sociale di queste persone ma anche alla produttività
aziendale stessa. Tanto più che, considerato il costo contenuto ed in
continua diminuzione sia delle telecomunicazioni che della tecnologia
"a valle" (cioè per l'utente finale), sembrerebbe ora possibile mettere a
disposizione le reti di comunicazione per tutti i disabili che hanno
difficoltà
a
muoversi
da
casa.
Ciononostante sono molti i manager che pensano che i disabili siano
troppo poco produttivi, oppure dotati di livelli formativi insufficienti
o, ancora, che leggono la loro occupazione alla luce di pregiudizi
assistenziali. In realtà, lavorando su Internet delle persone si vedono
più le abilità che non le disabilità.
POLITICHE PUBBLICHE EUROPEE
Se storicamente la risposta delle istituzioni pubbliche al problema
della disabilità si è concretizzata principalmente tramite la
realizzazione di opere welfare e assistenziali, il nuovo approccio che
la Comunità Europea persegue richiede invece che tutti gli Stati
Membri assumano la necessità di superare le esclusioni e le
discriminazioni fondate sulla disabilità come uno dei temi centrali
delle proprie politiche, in modi e tempi differenti a seconda delle
specifiche situazioni nazionali. E' in questa prospettiva che la
Commissione Europea nel 1998 ha pubblicato un importante Working
Paper finalizzato alla definizione di una serie di linee guida e di alcune
"sfide comuni" sull'occupazione e la disabilità che ogni singolo Stato
Membro dovrà raggiungere nei prossimi anni.
Queste linee guida sono il risultato degli incontri avvenuti il 28
febbraio 1998 tra i rappresentanti ufficiali delle politiche per la
disabilità a livello nazionale (the High Level Group on Disability) e
del 5 Marzo 1998 della Commissione Employment and Labour
Market. Il documento si è ispirato ai principi delle "pari opportunità"
che furono già nel 1996 il principio ispiratore sui quali sono stati
realizzati la Comunicazione della Commissione del 30 luglio 1996, la
Risoluzione del Consiglio e l'incontro tra i rappresentanti dei Governi
degli Stati Membri sul tema: Equality of opportunity for people with
disabilities. Nel Paper, dunque, è sintetizzata la Strategia Europea per
l'occupazione, che si fonda essenzialmente sulla comprensione dei
reali bisogni dei disabili e sull'analisi dei trend occupazionali. Il
documento prevede che nei prossimi anni ogni Stato Membro
riesamini i diversi aspetti delle politiche occupazionali nazionali al
fine di chiarificare gli orientamenti, modificare la struttura legislativa
vigente, elaborare nuove procedure di intervento anche in una
prospettiva di continuo dialogo sociale con tuttI gli attori coinvolti:
pubblica
amministrazione,
imprese,
lavoratori,
sindacati,
organizzazioni non governative.
Gli obiettivi dovranno riguardare:
• costruire una nuova cultura del modo di lavorare su cui
sviluppare aziende e affari;
•
incoraggiare le imprese e i lavoratori a rispondere ai
46
cambiamenti del mercato in base a un nuovo equilibrio tra
flessibilità e sicurezza;
•
NOTE
realizzare un sistema di lavoro in cui tutti gli individui, in
particolare donne e disabili, possano lavorare con pari
opportunità.
L'innovazione che il telelavoro apporta allo svolgimento delle attività,
non riguarda i contenuti ma le modalità con cui esse vengono
espletate: questo significa che in linea teorica tutto ciò che in termini
lavorativi è suscettibile di essere trattato, archiviato, trasmesso tramite
l'utilizzo del computer e delle tecnologie telematiche può trasformarsi
in telelavoro.
Scheda A.12
DOCUMENTO
OBIETTIVI
PRESENTAZIONE DEL LIBRO BIANCO PER I DISABILI:
“Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi” è il titolo del
Libro Bianco frutto del lavoro della “Commissione interministeriale
sullo sviluppo e l’impiego delle tecnologie dell’informazione per le
categorie deboli”, costituita nel maggio 2002 dal ministro per
l’Innovazione e le Tecnologie di concerto con il ministro della Salute
ed il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. – articolo di Sabrina
Rosci
•
Avanza una serie di proposte concrete: un nuovo disegno di
legge e alcune azioni volte a promuovere l’inserimento dei disabili
nella società basata sull’informazione e la conoscenza.
•
L’obiettivo è favorire l’accesso dei disabili agli strumenti
informatici evitando che le nuove tecnologie determinino forme di
emarginazione forse ancora più pericolose di quelle tradizionali.
CAMPIONE E
METODOLOGIA/FONTI
•
“Tecnologie per la disabilità: una società senza esclusi”, Libro
Bianco per i disabili
•
Il Disegno di Legge del Ministro per l’innovazione e le
tecnologie, Lucio Stanca
•
L’intervento del ministro del Lavoro Maroni
•
Legge n. 68 del 1999, “Norme per il diritto al lavoro dei
disabili”
•
La proposta di legge Palmieri-Campa (legge 3486 sulle
47
“Norme per il diritto di accesso ai servizi e alle risorse telematiche
pubbliche e di pubblica utilità da parte dei cittadini diversamente
abili”)
•
Il messaggio del presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi
•
L’intervento del presidente della Camera Pierferdinando Casini
•
L’intervento del ministro per le Politiche Comunitarie Rocco
Buttiglione
•
L’intervento del sottosegretario al ministero della Salute
Antonio Guidi
PRINCIPALI
Il Libro Bianco si divide in cinque capitoli:
RISULTATI/TEMATICHE
•
il primo capitolo si riferisce alle opportunità che le nuove
MESSE IN LUCE
tecnologie possono dare ai disabili, solo laddove sono sviluppate
secondo quei criteri che permettono a tutti di utilizzarle;
•
il secondo capitolo riporta le statistiche relative alla disabilità
ed al rapporto disabili-lavoro che dimostrano come in Italia si
rilevino livelli di occupazione dei disabili ancora piuttosto bassi;
•
il terzo capitolo riporta il cammino legislativo percorso a
livello europeo;
•
il quarto riporta le audizioni ed i questionari on-line compilati
dagli enti locali per fare una ricognizione delle iniziative realizzate
a favore dei disabili;
•
il quinto capitolo comprende le ‘raccomandazioni’ del Libro
Bianco da adottare per la piena integrazione dei disabili; tra cui
l’avvio di uno studio sull’accesso ad Internet e sull’uso del
computer da parte dei disabili, l’accesso alle comunicazioni
elettroniche della pubblica amministrazione e un disegno di legge
ad hoc.
Tra le principali criticità segnalate dal Libro Bianco della
commissione per le Categorie Deboli, il ministro Stanca ha ricordato:
la mancanza di conoscenza e la sensibilità del pubblico, degli
operatori Ict e spesso anche delle stesse persone svantaggiate; un’alta
percentuale dei siti, anche istituzionali non accessibili ai disabili; la
difficoltà a trovare informazioni accurate, aggiornate ed utili per
48
selezionare gli strumenti tecnologici più adatti. Pertanto si propone di
eliminare queste criticità, lavorando su: cultura, intesa come
formazione ed informazione; norme, intese come standard e
riferimento per ben operare; esperienze concrete a sostegno della
possibilità di ottenere validi risultati”.
NOTE
In conclusione sono riportate due esperienze di inserimento
professionale e miglioramento della qualità della vita a fronte di una
rivalutazione delle proprie abilità di due persone disabili.
Scheda A. 13
DOCUMENTO
NORMATIVA EUROPEA: PARITA’ DI OPPORTUNITA’ PER I
PORTATORI DI HANDICAP
• Comunicazione della Commissione, del 30 luglio 1996, sulla
parità di opportunità per i portatori di handicap, nuova
strategia per la Comunità europea.
• Risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi
degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del 20 dicembre
1996, riguardante la parità delle opportunità per i disabili.
•
Favorire la parità delle opportunità dei portatori di handicap
integrando le questioni di handicap nelle politiche comunitarie
CAMPIONE E
Riferimenti:
METODOLOGIA/ FONTI
• Comunicazione della Commissione COM(96) 406 def.
Non pubblicato sulla Gazzetta ufficiale
• Risoluzione
Gazzetta ufficiale C 12, 13.01.1997
PRINCIPALI
Comunicazione
RISULTATI/TEMATICHE 1. Nella Comunità europea un cittadino su dieci è colpito da handicap
MESSE IN LUCE
di natura fisica, sensitiva, mentale o psichica.
2. Molteplici problemi sussistono in merito all'integrazione dei
portatori di handicap nella vita sociale:
• nel campo dell'istruzione, molti bambini portatori di handicap
sono esclusi dalle scuole normali e sono ricoverati in istituti
che non offrono alcuna possibilità di rapporti sociali normali;
• nel settore dell'occupazione, un grande numero di portatori di
handicap in età di lavorare è escluso dal mercato del lavoro, i
portatori di handicap registrano un tasso di disoccupazione da
due a tre volte superiore alla media e la durata della loro
OBIETTIVI
49
disoccupazione è più lunga di quella del resto della
popolazione;
• numerosi mezzi di trasporto e molti edifici pubblici restano
inaccessibili o difficilmente accessibili ai portatori di handicap;
• nel campo dell'immobiliare, gli edifici modificati o
mobificabili restano rari ed eccessivamente costosi;
• i regimi sociali in genere forniscono l'aiuto minimo richiesto
che non permette sufficientemente di garantire l'obiettivo di
promozione della partecipazione.
3. Cronologicamente, le risposte fornite all'handicap si sono
essenzialmente tradotte in un servizio sociale sotto forma di
benevolato e di messa a punto di servizi per cure specializzate avulsi
dalla vita sociale. Nonostante il loro carattere di indispensabilità e di
buone intenzioni, tali risposte hanno aggravato il problema
dell'esclusione e dell'insufficiente partecipazione.
4. Gli approcci tradizionali si sostituiscono moderatamente ad
un'azione orientata preferibilmente verso l'identificazione e
l'eliminazione dei vari ostacoli alla parità delle opportunità e la totale
partecipazione a tutti gli aspetti della vita.
5. Gli Stati membri sono responsabili in prima istanza
dell'eliminazione e dell'esclusione e della discriminazione derivanti
dall'handicap. L'attuazione di questo nuovo tipo di approccio è già in
corso in tutti gli Stati membri in forme e con ritmi diversi.
6. La Commissione è del parere che agendo a livello comunitario si
riesca ad ottenere un valore aggiunto considerabile agli impegni degli
Stati membri. Tale strategia verrà attuata secondo i seguenti
orientamenti:
• consolidamento della cooperazione con gli Stati membri e fra
gli stessi: istituzione di un gruppo ad alto livello di
rappresentanti degli Stati membri sul problema dell'handicap;
• messa a punto di un dialogo sociale riservato all'esame dei
problemi connessi con l'handicap;
• prosieguo dell'appoggio alle organizzazioni non governative
attive nel settore dei portatori di handicap al fine di favorire la
cooperazione europea;
• inserimento del problema dell'handicap nella formulazione
delle proposte di politiche comunitarie: un Gruppo
interservizio rafforzato sull'handicap è stato realizzato nella
Commissione;
• Rafforzamento delle misure a favore della prevenzione della
disoccupazione di lunga durata e dell'integrazione dei portatori
di handicap nella vita professionale nell'ambito della strategia
europea per l'occupazione;
• valutazione dell'importanza dell'impatto dell'azione dei fondi
strutturali relativi ai portatori di handicap, in particolare
nell'ambito della lotta contro l'esclusione sociale.
Risoluzione
7. Il Consiglio riafferma il suo impegno nel garantire la parità delle
opportunità per i disabili e l'attuazione del principio consistente
nell'evitare o eliminare qualunque forma di discriminazione negativa
basata unicamente su un handicap.
50
8. Il Consiglio invita gli Stati membri a verificare se le loro politiche
tengono conto della necessità di eliminare tutti gli ostacoli alla piena
partecipazione dei disabili alla vita sociale, insegnando all'opinione
pubblica a meglio comprendere le capacità di tale categoria di
persone. Gli Stati membri sono anche invitati a promuovere la
partecipazione dei disabili nella realizzazione e il seguito delle
politiche e azioni pertinenti.
9. Il Consiglio invita la Commissione a integrare la dimensione "parità
di opportunità dei disabili" in tutte le sue proposte in materia e
incoraggiare lo scambio di informazioni e di esperienze utili
riguardanti in particolare le politiche innovative e le corrette prassi. La
Commissione è d'altro canto invitata a presentare periodicamente
relazioni che facciano il punto sui progressi compiuti e sugli ostacoli
incontrati nell'attuazione della risoluzione sulla base delle
informazioni fornite dagli Stati membri.
NOTE
Scheda A.14
DOCUMENTO
OBIETTIVI
Sito “disabililavoro.it” di INAIL e ANMIL
Facilitare l'inserimento lavorativo degli infortunati sul lavoro, attraverso
percorsi finalizzati all'individuazione dell'orientamento professionale del
disabile ed a realizzare il più possibile l'incontro tra la domanda di lavoro e
l'offerta.
CAMPIONE E
METODOLOGIA/
FONTI
PRINCIPALI
RISULTATI/
TEMATICHE
MESSE IN LUCE
NOTE
Articolo su nuova occupazione e nuova i mprenditorialità
Attraverso una "banca dati" alla quale possono accedere tutti i soggetti
interessati, sarà possibile acquisire tutte le informazioni necessarie
all'individuazione sia dei lavoratori che delle aziende, nei diversi ambiti di
attività
Si tratta del finanziamento da parte di INAIL, ai sensi dell'articolo 24 del
decreto legislaticvo 23 febbraio 2000 n.38, di una serie di progetti che mirano a
facilitare l'inserimento lavorativo degli infortunati sul lavoro.
Scheda A.15
DOCUMENTO
OBIETTIVI
3 DICEMBRE: GIORNATA EUROPEA DEI DISABILI: dati sulla
situazione italiana e sulle iniziative europee per l’anno dedicato alla
disabilità – articolo di Francesca Romana Capone
•
Fornire dati sulla situazione italiana
•
Spiegare brevemente la genesi delle iniziative promosse a favore
51
dei disabili in ambito di Comunità Europea
CAMPIONE E
•
Discorso di Anna Diamantopoulou, commissario europeo per
METODOLOGIA/FONTI l’occupazione e gli affari sociali, dicembre 2002
•
’Una nuova strategia della Comunita’ Europea nei confronti
delle persone disabili’’, documento della Comunità Europea del 1996
•
Forum Europeo per la Disabilita’ (Edf), 1996
•
Indagine del Ministero del Welfare su dati Istat del ’99
PRINCIPALI
•
Persone disabili: circa 38 milioni in Europa (il 10% della
RISULTATI/
popolazione complessiva) e quasi 3 milioni solo nel nostro paese (5%
TEMATICHE MESSE IN circa)
LUCE
•
In Italia la percentuale di occupati fra i disabili e’ del 16,4%,
mentre e’ in cerca di un’occupazione il 25,2%. Il 40-50% degli iscritti
al collocamento obbligatorio e’ occupato, ma i livelli sono piu’ alti al
nord mentre decrescono al centro e al sud.
•
La percentuale di disabili impegnati in agricoltura e’ tripla dei
quella dei non disabili (38,5% contro 12,9%).
•
Differenziazioni riguardano anche il tipo di disabilita’: sono
maggiormente occupati i disabili sensoriali (24,5%), meno di tutti i
disabili nelle funzioni (10,1%)
•
Un dato positivo riguarda lo sviluppo di cooperative sociali,
passate dal ’96 al ’99 da 3.857 a 6.200 (con un incremento del 60,7%),
il 30% delle quali impiega persone svantaggiate.
•
Il 61% dei disabili occupati e’ molto o abbastanza soddisfatto
del lavoro mentre il 47,7% lo e’ poco o per nulla.
•
Piu’ soddisfazione esprimono i disabili rispetto ai non disabili
per la sicurezza sul posto di lavoro: il 96% dei disabili gravi e’ molto
soddisfatto, rispetto allo 0,4% dei non disabili
•
Forum Europeo per la Disabilita’ (Edf) – obiettivo: coordinare
le attivita’ degli stati membri. L’organismo e’ costituito dai quindici
Consigli nazionali per la disabilita’ e da rappresentanti di Islanda e
Norvegia. Con il Trattato di Amsterdam del ’99, la disabilita’ e’
entrata ufficialmente a far parte delle disposizioni dell’Unione,
sancendo, tra gli altri, anche i diritti al lavoro.
•
Durante l’anno europeo dei disabili saranno organizzati nei
paesi dell’Unione oltre 10mila eventi a livello nazionale, regionale e
locale, grazie anche allo stanziamento comunitario di 12 milioni di
euro, a cui si aggiungeranno le risorse dei singoli stati.
•
Una delle iniziative transnazionali piu’ interessanti e’ il progetto
‘’Get on board’’ lanciato dall’Edf: a gennaio partira’ da Atene un
pullman – completamente accessibile ai disabili – che girera’ l’Europa
per sensibilizzare le popolazioni e informare sugli eventi previsti,
fungendo da punto di raccordo fra tutte le iniziative locali.
•
Un collegamento virtuale delle iniziative sara’ invece assicurato
dal sito internet www.eypd2003.org. Completamente accessibile,
contiene informazioni e news in tutte le lingue dell’Unione e supporta
le associazioni che intendono lanciare iniziative e progetti legati
all’anno europeo
NOTE
52
B. IMMIGRATI
Scheda B.1
Documento
“Primo rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia”, a cura di Giovanna Zincone, Il
Mulino, 2000.
Sintesi del rapporto
Si tratta di una indagine sui livelli di integrazione degli immigrati in Italia, a cura della
Commissione per l’integrazione degli immigrati del Dipartimento per gli Affari Sociali.
Vengono analizzati i livelli di integrazione relativi a:
- Lavoro
- Istruzione
- Abitazione
- Vita sociale
Il rapporto realizza una rassegna critica degli studi e delle ricerche sull’immigrazione al fine di far
emergere i profili di un modello di integrazione.
Risultano tre grandi interpretazioni dei livelli di integrazione degli immigrati:
1. integrazione come uguaglianza
a. integrazione come uguaglianza di risorse e posizione sociale
secondo questo metro gli immigrati sono tanto più integrati quanto più pari ai nazionali è il
loro livello di reddito e di istruzione, il loro accesso al mercato della casa e del lavoro, la
loro rappresentanza negli organismi decisionali.
b. integrazione come uguaglianza giuridica
attraverso questo parametro si vuole rilevare il maggiore o minore distacco tra il trattamento
giuridico dello straniero e del cittadino in vari Paesi.
Analizzando la legislazione italiana che riguarda lo straniero in termini di uguaglianza, si
trovano situazioni di eccellenza per quanto concerne l’accesso ai diritti sociali.La legge
40/1998 definisce un ampio regime di diritti che in pratica equiparano italiani ed immigrati,
anche se provenienti da Paesi non UE, rispetto alla fruizione del welfare.
Si riscontra, invece, un largo divario tra italiani e stranieri sui diritti politici e in particolare
sul diritto di voto a livello locale.
2. integrazione come utilità
gli immigrati sono tanto più integrati quanto più costituiscono un ingranaggio necessario e
benefico della macchina sociale ed economica, in quanto svolgono o sono indotti a svolgere
funzioni socialmente utili senza danneggiare gli interessi dei cittadini.
I capitoli del rapporto che indagano aree specifiche (lavoro, casa, salute, giustizia) mettono
in evidenza che, al di là e contro le leggi, si sta praticando una utilizzazione funzionale degli
immigrati che si traduce in sfruttamento.
Nell’economia informale si riscontrano spesso condizioni di lavoro molto pesanti, con orari
lunghi e assenza dei requisiti di igiene e sicurezza.
I proprietari di case praticano affitti differenziati ed esosi per abitazioni fatiscenti e
sovraffollate.
Tali condizioni di lavoro e abitative corrodono il patrimonio di salute degli immigrati e delle
loro famiglie.
53
3. integrazione come somiglianza
gli immigrati sono tanto più integrati quanto più condividono i valori e i modi di vita dei
nazionali. Questa interpretazione contiene due rischi: pensare che lo straniero debba
condividere i valori del paese che lo ospita perché sono ovviamente migliori dei suoi,
oppure pensare che il processo di condivisione di stili e valori è lungo, difficile e, quindi,
impossibile.
Dopo questo lavoro di analisi di studi e ricerche la Commissione per l’integrazione degli immigrati
del Dipartimento per gli Affari Sociali ha individuato le modalità che un buon governo del
fenomeno dovrebbe favorire, per arrivare ad una reale integrazione, che viene sintetizzata in:
a)integrità della persona, buona vita
b)interazione positiva, pacifica convivenza.
Questi elementi dell’integrazione sono collegati: la pacifica convivenza richiede che nessun gruppo
percepisca l’altro come fonte di comportamenti e atteggiamenti nocivi per la propria integrità e
buona vita.
Principali risultati
Sono analizzati i dati (soprattutto qualitativi) rilevati da varie ricerche, in riferimento a :
- Integrazione nel mondo del lavoro
- Istruzione ed educazione
- Situazione abitativa
- Partecipazione sociale e politica
- Tutela della collettività e criminalità
- Discriminazioni
Per quanto riguarda l’area del lavoro (che è la parte della ricerca che ci interessa) i risultati delle
regolarizzazioni dimostrano che esiste la disponibilità ad assumere regolarmente.
Per l’occupazione legale immigrata c’è stato un incremento del 10.9% tra il 1996 e il 1997, mentre
gli avviamenti al lavoro sono aumentati del 16,15% nel 1996 e del 28,7% nel 1997.
In termini relativi l’occupazione immigrata è aumentata di più di quella dei nazionali ed è anche
diminuita la percentuale dei lavoratori in nero (si passa dal 56,7% del 1994 al 40%circa del 1998).
Le differenze salariali tra immigrati ed italiani sono irrilevanti e il turn over degli immigrati sta
diminuendo.
In alcuni settori e in alcune aree il lavoro immigrato ha rivitalizzato attività in estinsione: sempre di
più il lavoro immigrato si dimostra necessario nell’industria del Nord-Est e nei servizi.
Sono emersi alcuni elementi critici che denotano lo scostamento tra le politiche di integrazione
previste dal governo italiano e la loro attuazione:
a) all’ inserimento lavorativo non corrisponde un inserimento sociale e civile
b) molte imprese auspicano la qualificazione degli immigrati soprattutto se in seguito sono
disponibili a percorsi di autoimprenditorialità per infoltire la filiera delle subforniture,
garantendo la flessibilità (orari lunghi e lavoro nelle festività, utilizzo del lavoro minorile
tipico di alcune etnie,…) che imprese locali non offrono
c) scarsa capacità dei sistemi locali a individuare valori reciproci, per sviluppare un incontro
che superi il piano produttivo.
54
Scheda B.2
Documento
Obiettivi
Campioni e
metodologia
Principali
“ La risorsa inaspettata”, a cura di Francesco Carchedi, Ediesse, 1999
Il volume prende in esame le modalità di accesso degli immigrati alla formazione in
tre Paesi dell’UE (Italia, Portogallo e Spagna) e in Svizzera.
Alle principali questioni relative all’inserimento e alla collocazione lavorativa
corrisponde un’analisi della normativa esistente e delle modalità di accesso ai
diversi sistemi formativi, nei vari Paesi coinvolti nell’indagine.
Il coordinamento dell’intero lavoro è stato svolto dall’Istituto per il Mediterraneo
(IMED), in rapporto con la Fundacion 1° de Mayo di Madrid , il Centro studi
applicati di Scienze Sociali di Lisbona e la Fondazione Ecap di Zurigo.
L’obiettivo generale è comprendere il rapporto tra il fenomeno immigrazione e le
possibilità di fruizione dei servizi di formazione professionale.
Sono analizzate le modalità attraverso le quali le collettività immigrate, una volta
manifestate esigenze formative, attivano processi finalizzati all’accesso alla
formazione.
Si evidenzia la stretta interconnessione esistente tra le esigenze formative e il
progetto migratorio, e tra questo e le esigenze integrative e di sviluppo.
Le esigenze formative vanno, pertanto, collocate all’interno delle esigenze più
ampie che esprimono gli immigrati nel percorso finalizzato all’inserimento sociale
ed economico e nelle risposte che la società di accoglienza riesce a esprimere per
assolverle.
Il fenomeno è stato analizzato in tre Paesi di nuova immigrazione (Italia, Spagna e
Portogallo) e in un Paese di vecchia immigrazione (Svizzera) e contiene l’analisi di
casi a Brescia, Napoli, Roma, Madrid, Lisbona, Zurigo.
Si tratta di grandi città e quasi tutte rappresentano storicamente poli di attrazione e
mete privilegiate di flussi di lavoratori migranti.
Queste aree rappresentano una gamma significativa dell’immigrazione complessiva
presente nei diversi territori nazionali.
In queste grandi città coesistono collettivi di vecchio insediamento a fianco di
collettivi di recente arrivo, collettivi insediatisi stabilmente, con progetti migratori
ben determinati e strutturati, a fianco di collettivi di transito con progetti migratori
in fase di definizione e in continuo cambiamento.
Il volume affronta il tema dell’immigrazione straniera e della formazione
professionale in tre Paesi di nuova immigrazione (Italia, Spagna e Portogallo) e in
un Paese di vecchia immigrazione (Svizzera).
Contiene l’analisi di casi a Brescia, Napoli, Roma, Madrid, Lisbona, Zurigo.
Complessivamente sono stati intervistati 500 stranieri in formazione, che nella fase
di rilevazione (1996-98), rappresenta il 70-80% del totale degli stranieri in
formazione, nelle aree indagate.
Il campione presenta caratteristiche sostanzialmente simili nelle diverse aree:
si tratta di stranieri giovani, di età mediamente inferiore ai trenta anni,
prevalentemente maschi (75%).
Le nazionalità di provenienza variano a seconda delle aree:
- In prevalenza marocchini a Madrid
- Capoverdiani a Lisbona
- Africani a Brescia, Napoli e Roma (Marocco, Tunisia, Algeria,
Nigeria, Costa d’Avorio, Somalia)
- A Zurigo gli intervistati sono immigrati provenienti da altri paesi
europei (Italia, Spagna, Portogallo ed ex Jugoslavia)
Nell’insieme il volune offre un quadro articolato dei modelli mediterranei del
55
risultati
mercato del lavoro, la problematica delle competenze scolastico professionali
pregresse e acquisibili dagli immigrati, la normativa che regolamenta le presenze
immigrate e quella dei sistemi scolastico-formativi e professionali.
Otto capitoli riguardana la situazione italiana e gli altri tre sono una breve sintesi
dei rapporti di ricerca nazionali in Portogallo, Spagna e Svizzera.
Sintesi dei risultati maggiormente significativi ottenuti dalla ricerca:
- Gli immigrati trovano lavoro soprattutto in quei bacini occupazionali
dove l’offerta e la domanda di formazione sono deboli. Si tratta di
comparti di produzione di servizi o di produzione manifatturiera
strutturalmente operanti in regimi di economia sommersa e, a volte,
di semi illegalità
- Gli immigrati si distribuiscono (in Italia) sia nelle regioni ad alto
tasso di disoccupazione degli autoctoni, sia in quelle a basso tasso di
disoccupazione
- Nelle società occidentali l’inserimento di lavoratori immigrati è
strettamente correlato alle competenze possedute e alle richieste
provenienti dai mercati del lavoro locali
- E’ scarso l’impegno sulla formazione degli immigrati sia da parte
delle istanze sovranazionali, che di quelle nazionali. L’Italia destina
il 10% delle risorse formative alla popolazione immigrata,
all’interno di un 7% (sul totale complessivo) destinato alla
formazione di gruppi svantaggiati.
- Emergono elementi di forte sfiducia nelle collettività immigrate per
il fatto che la formazione non viene considerata dalle istituzioni
locali e nazionali legata al processo di integrazione generale
- Tra gli immigrati emerge un profilo di allievo di corsi di formazione
fortemente motivato a qualificarsi e a porsi in relazione alla società
di accoglienza con la strumentazione culturale e professionale
adeguata, anche se resta forte l’amarezza nel constatare che,
nonostante gli sforzi, la mobilità ascensionale appare pressochè
preclusa
- Nei tre casi specifici italiani di Brescia, Napoli e Roma emergono le
diverse collocazioni lavorative e sociali degli immigrati
relativamente ai diversi mercati e alle diverse culture di accoglienza,
le quali sono espressione della necessità di rispondere
adeguatamente all’offerta di lavoro locale e di trattenere la
manodopera migrante, senza la quale le economie locali potrebbero
risentire dell’assenza di forza lavoro
- In Spagna la condizione degli immigrati rispecchia una classica
situazione da paese di immigrazione, ossia con problemi di
riconoscimento della cittadinanza, di politiche di inserzione
scolastico-formativa, mentre in Portogallo le componenti immigrate
hanno -da un punto di vista giuridico – lo status di cittadini
portoghesi a tutti gli effetti, anche se appartenenti a minoranze
etniche. Questa diversa collocazione giuridica determina una diversa
prospettiva e una diversa strategia di inclusione: mentre in paesi
come la Spagna e l’Italia occorre sviluppare forme di
riconoscimento e legittimazione della presenza degli immigrati, in
Portogallo necessitano maggiori strumenti sociali che favoriscano la
partecipazione di minoranze riconosciute giuridicamente, ma
sostanzialmente marginali dal punto di vista socio-economico e
56
-
culturale.
La Svizzera è meta di flussi migratori consistenti ( in rapporto alla
popolazione autoctona) ed ha posto il problema della formazione
nella giusta dimensione sin dagli anni sessanta-settanta, anche
perché il modello di lavoro di fabbrica facilitava l’addestramento
della manodopera. Queste condizioni hanno subito profondi
mutamenti negli anni novanta con l’evoluzione dei modelli di
lavoro, con un maggiore orientamento verso la flessibilità, che rende
più problematico il rapporto formazione/processi di cambiamento.
Scheda B.3
Documento
Sintesi del
documento
“IMMIGRAZIONE – dossier statistico 2000”
Edizioni Anterem
E’ una pubblicazione promossa dalla Caritas di Roma, insieme alla Fondazione
Migrantes, al Centro Studi Emigrazione dei Padri Scalabriniani, con il patrocinio del
Ministero per la Solidarietà Sociale e di vari organismi internazionali (ACNUR,
ILO, OIM)
La ricerca si struttura in una carrellata che, partendo dagli aspetti più globali del
fenomeno migratorio a livello mondiale ed europeo, si sofferma ampiamente sulla
situazione migratori in Italia, per poi finire con capitoli dedicati ai contesti regionali.
La parte internazionale, anziché essere imperniata sulle statistiche dell’ONU, è stata
riorganizzata per poli migratori, ponendo in evidenza la specificità del polo
migratorio europeo e mediterraneo in particolare.
La parte dedicata all’Italia comprende capitoli specifici sull’inserimento socioculturale-religioso e all’inserimento lavorativo.
La parte dedicata ai contesti regionali, oltre ad una introduzione generale, contiene
quattro capitoli sull’immagrazione in Lombardia, Toscana, Lazio e Puglia, per
analizzare e porre in evidenza le implicazioni territoriali del fenomeno.
Nella parte dedicata all’inserimento lavorativo degli immigranti sono approfonditi i
seguenti aspetti:
- Le innovazioni della legge 40/1998
- La programmazione dei flussi
- Le iscrizioni al collocamento
- Gli avviamenti al lavoro
- Le autorizzazioni dall’estero
- Gli iscritti all’INPS
Per quanto riguarda i dati complessivi della presenza di immigrati regolari in Italia si
passa dal 1.256.000 del 1998 al 1.490.000 del 1999.
Nel “Dossier”, pur trattando diffusamente anche i flussi clandestini, viene data
importanza prevalente ai cosiddetti “nuovi cittadini”, quelli che, con le differenze di
cui sono portatori, hanno progettato di vivere stabilmente nella società italiana e con
i quali bisogna sviluppare adeguati progetti di convivenza interculturale.
57
Scheda B.4
Documento
Obiettivi
Principali
risultati
“La fatica di integrarsi”, di Maurizio Ambrosini
Il Mulino, 2001
E’ un’analisi sociologica dei fenomeni migratori in Italia, finalizzata a comprendere i
processi sociali e ad offrire delle chiavi interpretative.
L’analisi prende in considerazione soprattutto gli immigrati temporanei e gli
immigrati irregolari, che si inseriscono nel mondo del lavoro.
Il volume fornisce un resoconto del mercato del lavoro immigrato, mettendo in luce,
in particolare, il ruolo svolto dalle reti etniche nei processi di chiamata, insediamento
e inserimento al lavoro, per concludere con alcune proposte per una politica più
efficace nei confronti degli immigrati.
L’autore vuole verificare la “legittimità” della presenza di un numero crescente di
lavoratori stranieri in Italia, un paese gravato da una cospicua e persistente
disoccupazione interna. E analizzare se e in che modo gli immigrati servono al
sistema economico e sociale italiano e per quali vie si inseriscono.
L’arrivo e l’inserimento degli immigrati nella società italiana da un lato è
determinato dagli squilibri economici e sociali del mondo contemporaneo, dall’altro è
richiesto dai sistemi economici flessibili e aggressivi, che hanno bisogno di questo
lavoro duttile, sempre disponibile e poco esigente.
Per vari motivi:
- Perché si sono innalzate le aspettative rispetto al “buon lavoro”,
insieme ai titoli di studio degli italiani
- Perché la domanda di qualità della vita delle fasce sociali
professionalmente qualificate genera un fabbisogno di lavoro povero
nei servizi alle persone e alle famiglie
- Perché il welfare pubblico non è in grado di reggere all’impatto di un
numero crescente di anziani da assistere
Gli immigrati arrivano in Italia grazie soprattutto alle reti di relazioni interpersonali.
Le prime forme di integrazione nella società italiana sono agevolate da soggetti della
società civile, gruppi di volontariato, associazioni umanitarie, istituzioni
ecclesiastiche, organizzazioni sindacali e istituzioni pubbliche locali.
Garzie a questa mobilitazione dal basso molti trovano un lavoro e risolvono problemi
burocratici, materiali e psicologici.
I lavori trovati sono, però, quasi sempre umili e pesanti, spesso precari e più o meno
irregolari, a seconda dei settori e delle aree territoriali.
Si stanno progressivamente formando nicchie di del mercato del lavoro connotate in
senso etnico. Certi immigrati appaiono particolarmente adatti a svolgere determinati
lavori: filippini, capoverdiani e srilankesi nel lavoro domestico, peruviani ed
equadoregni nell’assistenza agli anziani, indiani sikh nelle stalle padane, senegalesi e
ghanesi nelle fabbriche lombarde, sloveni e croati in quelle venete e friulane.
I problemi più vistosi si addensano all’esterno dei luoghi di lavoro e la cittadinanza
economica acquisita con il lavoro stenta a tradursi in cittadinanza sociale.
L’immigrazione richiesta dall’economia, accettata in fabbrica, utilizzata dalle
famiglie, si trasforma in un’oscura minaccia quando chiede di insediarsi sul territorio
e di entrare nella società.
Le indicazioni contenute nella legge 40 del 1998 possono contribuire a promuovere
una convivenza più adeguata tra gente diversa.
Le conclusioni a cui l’autore arriva è che il fenomeno è ineluttabile, come altre
conseguenze dello sviluppo economico e sociale con cui abbiamo dovuto
58
confrontarci nella storia.
Possiamo cercare di progettare, gestire e governare il fenomeno, allo scopo di
valorizzarne gli aspetti benefici e di limitarne gli effetti perversi, attraverso:
programmazione degli ingressi, sponsorizzazioni, diritti per gli immigrati regolari,
contrasto del traffico di esseri umani.
Scheda B.5
RICERCA-AZIONE SU IMMIGRATI ALTAMENTE QUALIFICATI E INTEGRAZIONE
PROFESSIONALE
(Misura B.1., asse B, obiettivo 3, Programma operativo regionale/FSE 2000-2002)
Corso per l’integrazione professionale
in posizioni apicali di immigrati altamente qualificati
BANDO DISELEZIONE
(Pisa, 21 maggio 2002)
Art. 1
LABORATORIO DI SCIENZE DELLA CITTADINANZA organizza un Corso per
l’integrazione professionale in posizioni apicali di immigrati/e altamente qualificati/e, finanziato
dalla Regione Toscana con i fondi previsti dalla Misura B.1. (inserimento lavorativo e
reinserimento di gruppi svantaggiati) dell’Asse B, dell’Obiettivo 3 del Programma Operativo
Regionale del Fondo Sociale Europeo 2000-2002, che avrà inizio il 24 giugno 2002.
Il corso - che è parte integrante della “Ricerca-azione sugli immigrati qualificati e l'integrazione
professionale” - ha come finalità generale quella di valorizzare il patrimonio intellettuale, culturale
e tecnico rappresentato dagli immigrati dotati di alta qualifica professionale, favorendone
l’inserimento in realtà professionali di alto profilo, in funzione di una loro migliore integrazione in
Italia.
Il corso si propone altresì di offrire un arricchimento delle conoscenze organizzative di imprese,
enti pubblici e organizzazioni non profit italiani, attraverso la presenza nel top management di
immigrati qualificati, i quali potrebbero dare un fondamentale contributo a una visione più diretta
dei paesi lontani e potrebbero consentire alle organizzazioni di “ascoltare da vicino il mondo che
cambia”, entrando in sintonia con quelle trasformazioni in corso nel mondo contemporaneo di cui
gli immigrati qualificati sono al tempo stesso espressione e interpreti.
Art. 2
Il corso di formazione si rivolge ad immigrati residenti nella Regione Toscana, provenienti dai
paesi dell'Africa Sub-sahariana, in possesso di uno o più titoli di laurea, di età compresa tra i 25 e
40 anni, dotati di regolare permesso di soggiorno. L’accesso al corso non è consentito agli
immigrati in possesso della cittadinanza italiana.
Il corso - che prevede 432 ore di attività didattiche e 4 mesi di inserimento lavorativo - si
compone di una cerimonia inaugurale, un seminario introduttivo, tre cicli didattici, un periodo di
inserimento lavorativo sperimentale individuale (internship) all’interno di enti pubblici, privati e
non profit e un seminario conclusivo. Le attività didattiche saranno articolate in didattica
residenziale (lezioni con docenti, esperti e testimoni), didattica a distanza (studio individuale) e
didattica integrata (visite di studio in Italia e/o all’estero e interventi ad hoc volti a soddisfare
specifici fabbisogni dei partecipanti durante l’inserimento lavorativo sperimentale).
59
Art. 3
Nel quadro della ricerca-azione, il Corso coinvolgerà direttamente gli allievi in un itinerario di
progettazione e di realizzazione dei percorsi individuali di inserimento lavorativo sperimentale
(internship), che ha come obiettivo l’acquisizione, da parte dei beneficiari, delle conoscenze e delle
competenze necessarie a cogliere le opportunità di internship che verranno identificate.
Le principali aree di conoscenze trattate nel corso riguarderanno: le teorie del ciclo del progetto,
del capitale sociale e delle opportunità, del knowledge management, della comunicazione pubblica
e istituzionale, dell’internship; i settori lavorativi competitivi rispetto alle relazioni internazionali
(con riferimento ai rapporti tra Africa e Italia); le opportunità di integrazione lavorativa presso i
settori delle imprese e delle aziende, della Pubblica amministrazione e del non profit; i fattori di
facilitazione e di ostacolo per l’inserimento lavorativo in posizioni di alto profilo e i modelli di
carriera; le opportunità di “ritorno” rispetto ai paesi di provenienza; le società africane in relazione
ai processi di globalizzazione.
Art. 4
Gli inserimenti lavorativi sperimentali (internship), della durata di quattro mesi, saranno
effettuati all'interno di imprese private, organizzazioni pubbliche ed enti non profit presenti sul
territorio della Regione Toscana e in altre località italiane.
Tali percorsi di inserimento lavorativo sperimentale (internship) saranno supportati da attività di
assistenza continuativa e coordinati da servizi di consulenza e assistenza didattica, mediante
strutture metodologiche quali mentoring, tutoring e monitoraggio.
Art. 5
La partecipazione al corso e alla fase di internship è gratuita.
Art. 6
I partecipanti al corso dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti:
- permesso di soggiorno (con validità permanente per tutta la durata del corso o rinnovabile alla
scadenza) o riconoscimento dello status di rifugiato;
- residenza nella Regione Toscana;
- diploma universitario conseguito in Italia o all’estero;
- stato di disoccupazione, sottoccupazione o occupazione in attività di qualità inferiore rispetto alla
preparazione posseduta;
- buona conoscenza della lingua italiana;
- età compresa tra i 25 e i 40 anni.
Art. 7
La domanda di ammissione, redatta in carta semplice e corredata degli allegati indicati nel fac
simile qui di seguito riportato, dovrà pervenire entro e non oltre il giorno 12 giugno 2002 al
seguente indirizzo:
LABORATORIO DI SCIENZE DELLA CITTADINANZA- c/o Palazzo dei Congressi di Pisa –
Via Matteotti n° 1 – 56124 Pisa E-mail: [email protected]; Tel. 050-23773
segue dietro
Le domande potranno essere consegnate a mano, inviate a mezzo posta ordinaria (in questo caso
farà fede la data di arrivo), via fax o via posta elettronica (in questi due ultimi casi è necessario far
pervenire la richiesta in originale, corredata di allegati, entro il 14 giugno 2002).
La domanda di ammissione, datata e firmata dall’interessato, dovrà essere redatta secondo il
seguente fac simile:
Il/La sottoscritto/a ………………………………… nato/a a ………………………..il
giorno…………., in possesso della cittadinanza ……….……….…. residente a
………………….… in via ………………………….. n. ……, cap …….., domiciliato/a a
…………………., in via………..…………. n….., cap…….…, tel…………….. cel.
…………….fax………………, e-mail ……………………..………
CHIEDE
60
di essere ammesso/a alla selezione per la partecipazione al “Corso per l’integrazione
professionale di immigrati altamente qualificati in posizioni apicali” finanziato dalla Regione
Toscana con i fondi previsti dalla Misura B.1. (inserimento lavorativo e reinserimento di
gruppi svantaggiati) dell’Asse B, dell’Obiettivo 3 del Programma Operativo Regionale del
Fondo Sociale Europeo 2000-2002.
A tal fine dichiara di:
- essere residente nella Regione Toscana;
- essere in possesso del diploma di laurea (specificare laurea in……….., conseguita il
………….. presso l’Università di …………) e di specializzazione post-laurea (specificare
in……………, conseguita il ……………… presso l’Università di ……………);
- essere disoccupato o sottoccupato o occupato in attività di qualità inferiore rispetto alla
preparazione posseduta;
- essere in possesso del permesso di soggiorno per motivi di ……… con validità fino al
…….o del riconoscimento dello status di rifugiato dal ….;
- essere in possesso della cittadinanza ………..;
- avere una buona conoscenza della lingua italiana;
- avere un’età compresa tra i 25 e i 40 anni;
- non essere in possesso della cittadinanza italiana.
Alla presente si allega:
- Curriculum Vitae;
- certificato di residenza (o autocertificazione);
- fotocopia del titolo di studio o certificato di laurea;
- traduzione e equipollenza per i titoli ottenuti all’estero (o dimostrazione di aver avviato le
procedure di richiesta presso le autorità diplomatiche italiane nel paese d’origine);
- fotocopia del passaporto;
- fotocopia del permesso di soggiorno o del riconoscimento dello status di rifugiato;
- fotografia formato tessera;
- eventuale documentazione relativa a specializzazioni, pubblicazioni ed esperienze
professionali;
- eventuali altri titoli che il candidato ritenga utile presentare (attestazioni relative alla
conoscenza delle lingue straniere, ecc.);
- ………………….. (altro da specificare).
Data, ……………………….
FIRMA
Art. 8
La selezione per l’ammissione alle attività formative verrà effettuata per titoli ed esami. Gli
esami si articoleranno in una prova scritta ed una prova orale, volte a mettere in luce le competenze,
l’interesse, le attitudini e le motivazioni dei candidati.
I candidati riceveranno una comunicazione della data e della sede di svolgimento delle selezioni.
Art. 9
I candidati, al momento della loro presentazione alla prova di selezione, dovranno esibire un
documento di riconoscimento in corso di validità.
Art. 10
La selezione per l’ammissione al Corso sarà effettuata da una Commissione appositamente
costituita. Tale Commissione avrà il compito, fra gli altri, di redigere il regolamento relativo alle
modalità di svolgimento della selezione stessa e di stilare la graduatoria al termine delle prove.
Art. 11
Tra i candidati che avranno superato con successo le prove di selezione, i primi 25 in graduatoria
saranno ammessi a partecipare al Corso.
Art. 12
La frequenza alle attività didattiche e alla fase di internship è obbligatoria.
61
Per quanto riguarda il corso, la frequenza sarà articolata secondo modalità orarie che
alterneranno didattica residenziale, integrata o a distanza.
Per quanto riguarda gli inserimenti lavorativi sperimentali (internship), gli aspetti logistici e
organizzativi saranno messi a punto in seguito alla definizione degli accordi con gli enti interessati
ad ospitare la fase di internato e faranno pertanto riferimento a un apposito regolamento.
Art. 13
Al termine del percorso formativo è prevista una valutazione.
Ai partecipanti che avranno concluso le attività previste verrà rilasciato un attestato di
partecipazione.
Art. 14
Ai candidati ammessi che, senza giustificato motivo, non si presenteranno alla data di inizio del
corso, sarà revocato il diritto di partecipazione. In questo caso, Laboratorio di Scienze della
Cittadinanza avrà la facoltà di convocare i primi candidati non ammessi, secondo la graduatoria
espressa dalla Commissione di selezione.
Art. 15
Per tutto quello che non è espressamente previsto nel presente bando, si rimanda ai successivi
regolamenti del Corso e degli inserimenti lavorativi sperimentali (internship), che verranno
consegnati ai partecipanti e saranno da essi sottoscritti rispettivamente all'inizio delle attività
didattiche e all’inizio della fase di internship.
Per ulteriori informazioni contattare:
LABORATORIO DI SCIENZE DELLA CITTADINANZA- c/o Palazzo dei Congressi di Pisa
– Via Matteotti n° 1 – 56124 Pisa E-mail: [email protected]; Tel. 050-23773
62
C. TOSSICODIPENDENTI
Scheda C.1
Documento
Relazione finale del progetto “Prima della prima” a cura di Fabio Davolio
(responsabile valutazione) e Anna Giangrandi (coordinatrice), realizzato dal Ceis
di Reggio Emilia (2003)
Obiettivi
Analisi e valutazione delle esperienze di tirocini realizzate tramite il progetto
“Prima della prima”, finalizzati a inserimenti lavorativi per giovani portatori a
vario titolo di uno svantaggio socio-culturale e/o psicofisico, seguiti da Sert,
Simap e Ceis
Campioni e
metodologia
Campione
Sono state coinvolte 30 aziende.
I tirocinanti che hanno partecipato al progetto sono stati 42:
- 34 maschi e 8 femmine, con età tra i 19 e i 45 anni (2 oltre 46 anni)
- 3 con licenza elementare, 23 con licenza media, 9 con un corso di
formazione, 7 con diploma
- provenienti 25 dal Ceis, 13 dal Sert e 4 dal Simap
Metodologia
Ogni tirocinante ha svolto la seguente attività:
392 ore di tirocinio in azienda
Regolata dalla legge 196/97 (decreto di attuazione n. 142/98) il tirocinio formativo
e d'orientamento è un momento di alternanza fra formazione e lavoro per
agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del
lavoro.
Nel percorso formativo gli obiettivi del tirocinio sono:
1 - che il giovane acquisisca precise informazioni sull’ambiente di lavoro ai vari
livelli e possibilmente metta in pratica le proprie conoscenze professionali;
2 - che il giovane esamini le difficoltà che incontra sia a livello di
apprendimento che di relazione e di conseguenza, cerchi di superarle aiutato
dai due tutors preposti (ente e azienda).
Le attività svolte nel tirocinio hanno valore di crediti formativi e sono riportate
nel curriculum vitae dei tirocinanti al fine di agevolare l’incontro tra domanda ed
offerta di lavoro.
25 ore di tutoraggio
1 - con gli imprenditori, preparandoli all’accoglienza dei tirocinanti e affiancandoli
durante lo svolgersi del percorso formativo, attraverso telefonate e/o visite in
azienda;
2 – con i tirocinanti, verificandoli e sostenendoli nel loro sviluppo professionale e
nelle loro difficoltà quotidiane, attraverso colloqui e gruppi specifici di auto aiuto
Principali
15 ore d'orientamento
Attività di presentazione del percorso, individuando aspettative, interessi
professionali, attività pregresse e possibili contesti lavorativi in cui il tirocinante
poteva essere inserito
I risultati finali, riferiti ai 42 partecipanti sono i seguenti:
63
risultati
-
28 hanno completato il tirocinio
23 sono stati assunti dopo il tirocinio e 5 no
tra i 23 assunti: 15 part-time, 6 a tempo indeterminato, 1 con borsa
di studio, 1 part-time a tempo determinato
Scheda C.2
Documento
Obiettivi
Giraudo E., 1999, Inserimenti lavorativi di soggetti detenuti tossicodipendenti in
misura alternativa. Analisi e valutazione delle borse lavoro progettate dal Centro
di Servizio Sociale per Adulti di Cuneo nell’anno 1998/1999, Tesi di Laurea,
Università
degli
Studi
di
Torino,
Torino
sta
sul
sito
www.serviziosociale.com/tesi/giraudo/riconoscimenti.htm
L’obiettivo principale dell’indagine era quello di osservare se ad un’adeguata ed
attenta programmazione della borsa lavoro corrispondesse il successo
dell’esperienza di inserimento al lavoro.
Un secondo obiettivo del lavoro di ricerca era quello di essere una traccia per una
possibile analisi scientifica della realtà degli inserimenti lavorativi e come
possibile punto di riferimento per interventi successivi, nel futuro.
Campioni
e L’attività di ricerca oltre a basarsi sull’analisi di una ricca letteratura
Metodologia
sull’argomento finalizzata alla costruzione di alcuni capitoli teorici della tesi di
laurea si è basata su interviste in profondità a sette dei dieci soggetti detenuti in
misura alternativa inseriti con borsa lavoro in provincia di Cuneo.
Principali
La tesi di laurea prima di esporre i risultati dell’indagine empirica sul campo si
Risultati
sviluppa in tre capitoli teorici dove vengono approfonditi tre aspetti: a) il ruolo del
servizio sociale all’interno della giustizia penale; b) l’ostacolo della
tossicodipendenza; c) l’inserimento lavorativo all’interno del processo di aiuto.
Ma ecco alcuni dei principali risultati emersi dalle interviste in profondità: a)
Quasi tutti gli intervistati hanno detto di ritenere la borsa di studio un’opportunità
per apprendere un nuovo lavoro ed allo stesso tempo sperimentare un nuovo stile
di vita; b) i soggetti in borsa lavoro hanno visto nell’assistente sociale il referente
per quanto riguarda i problemi lavorativi; c) un ruolo molto importante è stato
attribuito al Sert tanto che i soggetti hanno descritto il loro rapporto con questo
servizio con parole quali armonia, comprensione e fiducia; d) spesso i soggetti ex
detenuti sentono l’esigenza di rendere l’operatore sociale partecipe dei propri
problemi personali; e) la maggioranza degli intervistati si è detta soddisfatta della
propria condizione lavorativa alla fine del periodo della borsa lavoro.
Scheda C.3
64
Documento
Obiettivi
Campioni e
metodologia
Principali
risultati
“LAVORO NON SOLO – lavoratori tossicodipendenti: modelli sperimentali di
intervento”.
A cura di Gerardo Caliman e Vittorio Pieroni
Franco Angeli, 2001
Si tratta del rapporto finale di un progetto “Integra” che ha coinvolto 18 comunità
terapeutiche della FICT (Federazione Italiana Comunità Terapeutiche).
L’obiettivo che il progetto si è proposto è quello di individuare e diffondere linee
guida per realizzare interventi a favore di lavoratori tossicodipendenti.
L’ottica da cui muove il progetto è il superamento del sistema assistenziale, per
sviluppare strategie fondate sulla partecipazione attiva degli utenti: è il soggetto
stesso a riscattare la propria situazione di svantaggio, all’interno di una Comunità,
dove ognuna delle parti sociali assolve al proprio compito, interagendo con tutte le
altre.
Questo permette di valorizzare le risorse delle comunità locali per prevenire e
recuperare fenomeni di emarginazione.
Sono state selezionate 18 Comunità terapeutiche operanti in Campania, Puglia,
Calabria e Sicilia, sulla base della loro esperienza in progetti che hanno coinvolto
lavoratori tossicodipendenti.
Sono stati intervistati:
- 400 utenti, scelti sulla base delle loro esperienze lavorative
pregresse e attuali:
- 100 ex utenti con esperienze lavorative e/o di reinserimento
- un gruppo di imprenditori (circa 50) che hanno avuto esperienze con
lavoratori tossicodipendenti.
Il progetto ha individuato alcuni punti di un “modello sistemico” d’intervento a
favore di lavoratori tossicodipendenti.
Vengono definite le principali caratteristiche e competenze che le comunità
terapeutiche e gli operatori dovrebbero possedere per garantire l’efficacia degli
interventi:
- avere competenze che consentono di lavorare in rete
- avere capacità di progettare interventi finalizzati al reinserimento
lavorativo
- avere la capacità di mediare le situazioni nei luoghi di lavoro
- essere in grado di ottimizzare le risorse
- essere in grado di monitorare e verificare costantemente le varie fasi
dell’intervento
L’ultima parte del volume è dedicata in specifico all’analisi descrittiva del modello
proposto.
Scheda C.4
DOCUMENTO
OBIETTIVI
SPA: Percorso di crescita personale e lavorativa di soggetti svantaggiati nel
settore della tutela ambientale e della frutticoltura in montagna.
Creazione di percorsi di reinserimento sociale e lavorativo di persone extossicodipendenti tramite lavori di salvaguardia ambientale e sul settore
65
agricolo e della frutticoltura finalizzata alla creazione di una cooperativa di
lavoro e alla creazione e gestione di un’azienda agrituristica.
CAMPIONE E
STRUTTURAZIONE DEL PROGETTO
METODOLOGIA Il progetto SPA prevede azioni integrate nei seguenti ambiti:
•
raccolta e analisi dei bisogni dei beneficiari finali e azioni di
disseminazione e di sensibilizzazione locale con la messa in rete dei risultati e
la diffusione delle "buone prassi" acquisite o migliorate tramite i nuovi mezzi
di comunicazione (Internet, cd-rom, ecc.)
•
percorsi formativi di riqualificazione professionale, in base ai bisogni
emersi, degli operatori (beneficiari intermedi) - con l’obiettivo di:
o far apprendere il processo di sviluppo di un’organizzazione,
o analizzare e rilevare i fabbisogni formativi degli utenti,
o realizzare percorsi formativi, riguardanti sia il recupero
scolastico che la formazione al lavoro,
o apprendimento delle conoscenze atte ad assistere, a valutare e a
motivare i beneficiari finali.
Il corso dovrebbe svilupparsi in 100 ore tramite attività seminariale e
metodologie multimediali, in quanto utilizzerà l’assistenza e la formazione a
distanza dell’Istituto Progetto Uomo della FICT.
Oltre alla formazione al reinserimento socio-lavorativo, si prevedono ulteriori
50 ore di attività seminariale sull’aggiornamento degli operatori ai nuovi
profili tossicomanici che l’evoluzione della società sta producendo, e ai nuovi
conseguenti approcci lavorativi.
Totale ore: 150
Numero operatori coinvolti: 5
•
percorsi formativi a favore dei beneficiari finali in merito all’autonomia
psico-fisica personale e all’apprendimento di arti e mestieri - prevede due
percorsi formativi così strutturati:
o salvaguardia e tutela dell’ambiente (manutentori del verde):
corso di 400 ore. I docenti saranno membri del Corpo Forestale
della Regione Veneto e del Parco Nazionale delle Dolomiti
Bellunesi, che mette a disposizione, oltre alle persone, il knowhow formativo e conoscitivo, l’accompagnamento sul territorio
per stage formativi e la supervisione per i primi lavori in
autonomia. L’obiettivo del corso è quello di far apprendere ai
beneficiari finali il valore economico-sociale e culturale
dell’ambiente circostante, l’identificazione dei bisogni
ambientali della provincia e l’apprendimento delle tecniche di
salvaguardia ambientale (ripristino ambientale, pulizia dei boschi
e dei sentieri) e di prevenzione ai disastri naturali e non ultima,
la valorizzazione culturale e turistica del territorio;
o frutticoltura in montagna e la gestione di una cooperativa in
campo agricolo: il corso si snoderà in circa 100 ore, divise in
teoria e pratica sul campo, realizzato in collaborazione con la
Cooperativa Sociale Mani Intrecciate (Co.So.M.I.) e alcune
associazioni di categoria. Il ruolo della Co.So.M.I. sarà quello di
fornire sia docenti che i tutor che, insieme agli operatori del Ceis
di Belluno, seguiranno i giovani beneficiari dell’azione
66
formativa. Inoltre metterà a disposizione il proprio frutteto a Faè
di Longarone come base per gli stages. Infine si occuperà
dell’accompagnamento e dell’avvio della nuova cooperativa.
Totale ore formative: 500
Beneficiari finali: 15 tossicodipendenti
•
PRINCIPALI
RISULTATI
NOTE
creazione di percorsi di lavoro protetti nel campo agro-ambientale e la
costituzione di una cooperativa di lavoro per il reinserimento lavorativo di
svantaggiatI - la funzione prioritaria sarà quella di realizzare dei luoghi e dei
lavori protetti ed assistiti per quei soggetti meno fortunati che a causa di
condizioni personali (quali i carcerati e i tossicodipendenti in affido ai servizi
sociali) o di condizioni psico-fisiche (sieropositivi, malati terminali ecc.) non
possono immettersi nel mercato aperto del lavoro e non potrebbero quindi
integrarsi nella società. Lo start-up della cooperativa sarà assistito e
accompagnato dal personale amministrativo e dirigente della Co.So.M.I.,
nonché usufruirà dell’assistenza tecnica e burocratica del Comune di
Longarone.
Il ruolo della Comunità Montana e del Corpo Forestale Regionale sarà quello
di accompagnare e fornire l’assistenza tecnica, burocratica ed amministrativa,
per i primi lavori che la cooperativa andrà ad eseguire, secondo i piani ed i
progetti già ideati dalle suddette istituzioni.
Per quanto riguarda la continuità della cooperativa al temine del progetto, le
relazioni allegate sia del Comune di Longarone che della Comunità Montana
Longaronese e della Val Zoldana, dimostra come vi sia un costante bisogno di
interventi di ripristino ambientale e di salvaguardia dell’ambiente, non solo nelle
aree coperte dalle su citate istituzioni, ma anche nel resto della provincia. Questi
interventi terrebbero occupati un minino di 4/5 persone tutto l’anno, con la
possibilità di usufruire di ulteriori 4/5 posti nel periodo stagionale. Nel campo
del ripristino ambientale, inoltre, vi è la possibilità di intervenire anche per
conto di imprese private in quei campi in cui vi è una modificazione e un
deterioramento del territorio (per esempio, in campo edilizio e industriale come
le cave eccetera).
Infine vi è la possibilità di intervenire a favore degli enti pubblici e/o privati per
la manutenzione e la creazione di parchi e di verde pubblico cittadino.
Per quanto riguarda il settore agricolo, in collaborazione con la Co.So.M.I., oltre
alla gestione congiunta del frutteto di cui sopra, che occupa 4 persone per tutto
l’anno, vi è l’intenzione di aprire un agriturismo. Questo tipo di attività, come
riportano le più recenti indagini a carattere nazionale, offre l’opportunità di
realizzare 3 posti di lavoro fisso per tutto l’anno con la possibilità di realizzare
altri 3/5 posti nei periodi stagionali.
Fonte: http://ceis.sunrise.it/progetti/integra/kiss/ceis_ki.htm
67
D. DETENUTI
Scheda D.1
DOCUMENTO
OBIETTIVI
Orientamento, Formazione ed Occupazione detenuti. FSE 2001/2002 Ob. 3
Dispositivo Multimisura Orientamento Consulenza ed Accompagnamento.
Progetto Integrato per l'offerta di servizi d'orientamento, consulenza ed
accompagnamento all'inserimento lavorativo intra ed extramurario per le
persone detenute (adulte e minori) nelle carceri della Provincia Milanese ed per
quelle in esecuzione penale esterna
Obiettivi
1. fornire servizi d'orientamento ed accompagnamento finalizzato al re
inserimento lavorativo di detenuti ed ex-detenuti, adulti e minori
2. supportare i soggetti ristretti nella libertà nella ricerca di opportunità
lavorative
3. informare le persone detenute sugli strumenti e la realtà del mondo del
lavoro
4. fornire servizi d'orientamento finalizzati ai percorsi di formazione
professionale
5. fornire servizi che riguardano l’accesso al lavoro
6. supportare la crescita d'autonomia e capacità progettuale con interventi
di gruppo e sulla singola persona
7. supportare i familiari dell'utenza nel percorso di regresso nella società
8. fornire aggiornamento professionale agli operatori del progetto
CAMPIONE E
Destinatari
METODOLOGIA le persone recluse negli Istituti di Milano San Vittore, Opera, Bollate e Monza
minori reclusi nell'IPM Beccaria
minori in corso di misure restrittive, segnalate dagli operatori competenti
ex-detenuti residenti in provincia di Milano;
detenuti presso il domicilio e detenuti in affidamento territoriale in provincia di
Milano;
detenuti che, già usufruendo di misura alternativa, si trovano in difficoltà di
mantenimento del posto di lavoro;
persone soggette a vincoli nella libertà residenti nella provincia di Milano;
individui ristretti nella libertà o ex-detenuti, che a seguito di un progetto di
inserimento lavorativo presso una cooperativa sociale aspirano al passaggio ad
68
un'altra occupazione nel settore privato.
Tempi di realizzo
Un anno, dal 15 ottobre 2002 al 30 settembre 2003
Attività
Azioni interne agli Istituti di pena:
Incontri d' informazione orientativa di gruppo
Colloqui di accoglienza ex legge 181
Formazione orientativa e percorsi d' integrazione individuale, Formazione d'
integrazione individuale e di gruppo
Bilancio attitudinale individuale e di gruppo, Couselling orientativo individuale
Accompagnamento all’inserimento lavorativo in cooperative sociali e nel
settore profit
Azioni esterne agli Istituti di pena:
Sportello d' informazione e inserimento lavorativo per ex-detenuti e detenuti in
esecuzione
penale esterna al carcere, individuazione delle opportunità lavorative
Formazione d' integrazione sociale individuale e di gruppo
Couselling orientativo individuale
Accompagnamento all'inserimento lavorativo in cooperative sociali e nel settore
profit
Azioni di supporto per il rafforzamento del sistema:
Incontri d'informazione orientativa ai familiari di detenuti Formazione per il
consolidamento delle competenze degli operatori Incentivi individuali per
inserimento di persone con particolari difficoltà economiche
PRINCIPALI
RISULTATI
NOTE
Parnership del Progetto in A.T.S.
Agenzia di Solidarietà per il Lavoro - AgeSol
Consorzio CS&L, Consorzio Nova Spes
Consorzio SIS
69
Enaip Lombardia
Provincia di Milano
Scheda D.2
DOCUMENTO
OBIETTIVI
Progetto di ricerca, formazione e intervento, per la creazione di servizi mirati
all'orientamento professionale e alla collocazione nel mercato del lavoro di
soggetti condannati ed ex detenuti.
Il progetto si è proposto di facilitare l'accesso al mercato del lavoro dei
soggetti condannati ed ex detenuti, orientandone in particolare la
collocazione verso quelle opportunità occupazionali che forniscano
maggiori garanzie di stabilità e continuità temporale, oltre il termine di
esecuzione della pena. Gli obiettivi operativi possono essere in sintesi così
declinati:
1. progettare e realizzare modelli e strumenti di indagine, a livello
nazionale e transnazionale, per l'analisi di fattori incidenti sulla stabilità
occupazionale dei detenuti in fase di reinserimento sociale e lavorativo.
2. sviluppare negli operatori professionali le specifiche competenze per la
gestione
integrata
delle
problematiche
connesse
all'inserimento
lavorativo dei detenuti.
3. promuovere, nei soggetti appartenenti al gruppo-bersaglio una capacità
di ricerca pro-attiva di opportunità lavorative.
4. progettare e realizzare modalità di intervento e raccordo tra i diversi
attori sociali, istituzionali e non, che si occupano dell'inserimento
lavorativo extra-murario di soggetti in regime detentivo.
CAMPIONE E
COLLABORAZIONI
METODOLOGIA La Facoltà di Psicologia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" ha
collaborato alla realizzazione delle attività di ricerca e di formazione del
progetto.
DESTINATARI
Polaris si è rivolto a 2500 soggetti tra condannati ed ex detenuti che, negli
istituti penitenziari e nei centri di servizio sociale delle 17 regioni d'intervento,
hanno costituito il campione di ricerca che ha beneficiato delle misure di
sostegno e di accompagnamento previste dal progetto.
70
PRINCIPALI
RISULTATI
NOTE
Polaris ha introdotto una nuova modalità di approccio al problema del
reinserimento lavorativo dei condannati detenuti ed in misura alternativa
puntando direttamente su due obiettivi strategici: la formazione degli operatori e
la realizzazione di servizi locali per l'orientamento e l'occupazione attraverso lo
strumento della progettazione e creazione degli osservatori regionali per
l'occupazione presso ogni Provveditorato Regionale dell'Amministrazione
Penitenziaria. Fondamentale è risultata la scelta operativa di costituire,
rafforzare e quindi migliorare la rete di collegamento tra Amministrazione
Penitenziaria, Enti locali e privato sociale. Il coinvolgimento di tutte le Regioni
nella realizzazione del progetto consente oggi all'Amministrazione di disporre di
una task force operativa su tutto il territorio nazionale potendo contare su una
rete di riferimento regionale presso i Provveditorati regionali composta da 49
valutatori di sistema e da 539 operatori in sede locale con competenze afferenti
alla consulenza e all'orientamento al lavoro.
Ammesso a cofinanziamento dall'UE nell'ambito dell'Iniziativa Comunitaria
"Occupazione e valorizzazione delle risorse umane"settore Integra, II fase. Il
progetto a carattere multiregionale, ha coinvolto complessivamente 17 regioni:
Centro Nord: Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Veneto,
Toscana, Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo. Obiettivo1 : Campania, Molise,
Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna.
Scheda D.3
DOCUMENTO
OBIETTIVI
Lo Sportello di orientamento e sostegno di Torino
offrire una prima accoglienza alloggiativa
offrire informazioni, orientamento, sviluppare abilità e facilitare il raccordo con
le agenzie sul territorio
offrire consulenza e sostegno nella ricerca del lavoro
offrire opportunità relazionali, counselling di ascolto per chi ha dipendenza da
sostanze
sviluppare capacità di autonomia, creatività di ognuno
La metodologia:
attività di consulenza ed informazione
attivazione delle risorse dell’utente
lavoro di rete
L’equipe di lavoro: due operatori del Gruppo Abele, un Operatore del
71
Consorzio Abele, con funzioni di orientamento e consulenza sui temi del
lavoro, un operatore
CAMPIONE E
Gli interventi:
METODOLOGIA consulenza per la regolarizzazione dei documenti
colloqui per la ricostruzione del proprio curriculum lavorativo
preparazione ad un colloquio di lavoro
consulenza sulle agenzie del territorio
consulenza ed informazioni sulle leggi
nei casi più delicati presa in carico con accompagnamento al lavoro mediante
Borsa lavoro
PRINCIPALI
RISULTATI
I dati relativi al periodo di apertura ottobre 1999/ settembre 2001:
Totale passaggi: 270, uomini 257 donne 13
N° di volte in cui la stessa persona è passata:
1 volta: 136
2 volte: 53
3 o più volte: 81
Richieste riportate:
Accoglienza abitativa: 112
Lavoro: 154
Informazioni legali: 61
Informazioni sanitarie: 6
Soldi: 50
La questione lavorativa: essendo lo sportello un servizio più specifico a
persone alcool e tossicodipendente, spesso senza dimora, con età media alta (38
anni) il sostegno rispetto la ricerca di un lavoro risulta avere una rilevante
complessità. Le richieste di lavoro vengono portate con una certa urgenza, per
non ritornare a delinquere, e questa è la prima motivazione con cui la
maggioranza ha richiesto aiuto rispetto al lavoro. Molte persone si sono rivolte
al servizio pensando che disponesse di risorse ed inserimenti lavorativi
immediati, motivo per cui alcuni non hanno accettato il percorso di
orientamento ed accompagnamento invece loro proposto.
Gli Esiti:
gli esiti sono da leggersi alla luce delle caratteristiche dei soggetti e sul fatto che
il lavoro è una delle tante questioni affrontate dal servizio, per procedere agli
inserimenti è spesso indispensabile utilizzare lo strumento della Borsa lavoro,
su 154 richieste portate:
19 persone, con alloggio, dopo il percorso di orientamento hanno trovato
un’occupazione
72
12 persone, con alloggio, hanno seguito un percorso di orientamento
11 persone inserite nell’alloggio a disposizione del servizio hanno seguito
l’orientamento ed hanno trovato lavoro
4 persone inserite in dormitorio hanno seguito l’orientamento ed hanno trovato
lavoro
nei restanti casi non è stato accettato l’orientamento o non si sono presentate
all’appuntamento.
NOTE
Sportello S.O.S. per ex detenuti: è parte integrante del progetto "Intervento per
persone dimesse dal carcere con problemi di alcool-tossicodipendenza"
realizzato dal Comune di Torino e finanziato dalla Regione Piemonte.
Partnership e gestori del progetto: Associazione Gruppo Abele, Consorzio
Sociale Abele Lavoro, SERT, ASL 3 e Associazione Solidarietà Giovanile.
Lo sportello è una prima accoglienza rivolta ai dimessi dal carcere e si pone
come ponte tra la detenzione, la scarcerazione e il riorientamento della persona
ex detenuta, con particolare attenzione ai soggetti alcool e tossicodipendenti e
affetti da HIV.
Il progetto offre anche una prima accoglienza in una casa alloggio gestita
dall’Associazione Solidarietà Giovanile.
Scheda D.4
Documento
L'inserimento lavorativo per detenuti ed ex detenuti:
osservazioni, strumenti, percorsi
di Licia Rita Roselli, Direttrice AgeSoL
Si tratta di un breve documento, elaborato nel 2002, che analizza le iniziative e le attività realizzate
in Lombardia sull’inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti.
Sintesi del documento
Il decentramento del mercato del lavoro
Vengono illustrate le modalità con cui la Regione Lombardia ha declinato, con propria legge
regionale i contenuti del Decreto 469, formulando la sua organizzazione al fine di definire le
modalità di funzionamento dei servizi per l’impiego (superando gli Uffici di collocamento) integrati
con le iniziative di politica attiva del lavoro e con quelle della formazione professionale.
Il ruolo dei servizi pubblici per l’impiego e gli altri soggetti coinvolti
Analisi delle caratteristiche e del ruolo del “privato” abilitato a svolgere attività di mediazione tra
domanda ed offerta di lavoro e del rapporto tra privato e pubblico, in riferimento all’articolo 10 del
decreto legislativo 469/97.
I percorsi per l’inserimento lavorativo
73
Vengono descritti i requisiti necessari ai detenuti per poter accedere ad un progetto di reinserimento
lavorativo.
Si analizzano poi le fasi della progettazione di un percorso verso il lavoro.
Vengono suggerite, infine, sulla base dell’esperienza "sul campo", alcune indicazioni di merito:
-
La sensibilizzazione delle imprese in circoli virtuosi emulativi, gli Enti Locali
possono fare da esempio assumendo detenuti o ex detenuti, anche piccoli numeri
nelle municipalizzate;
-
Allargare le reti di sostegno esistenti tra pubblico e privato, cercando di siglare
protocolli di collaborazione, a partire dalle buone prassi già avviate ma non
conosciute;
-
Ampliare l’utilizzo delle leggi esistenti, in primis la Legge Gozzini, che ha
percentuali di successo pari al 99% ma concessa con parsimonia;
-
Sveltire l’iter burocratico delle procedure e aumentare gli organici del personale
competente nel pubblico;
-
Attualizzare i parametri valutativi di una proposta di lavoro, pur senza mancare
alle norme di sicurezza
Strumenti che precedono e facilitano l’inserimento:
il tirocinio formativo, si tratta di uno stage di breve durata (1 o 2 mesi) un rapido percorso
formativo che consente di verificare "sul campo", cioè in un’impresa privata o in cooperativa, le
competenze lavorative della persona e le capacità di adattamento alle regole della vita "esterna".
Durante questo periodo non sono previsti corrispettivi economici di alcun tipo, solo le coperture
assicurative.
il tirocinio lavorativo, può essere una seconda tappa, più avanzata, di un percorso di inserimento:
consente di apprendere, in azienda o in cooperativa, competenze lavorative effettivamente
spendibili e di verificare la "tenuta" nei contesti esterni. La durata è variabile, da un minimo di 1
mese ad un massimo di 12 mesi, durante il quale il Tirocinante percepisce un contributo economico
(350/600 mila lire mensili) erogato dal Servizio, a carico del Fondo Regionale e dei Comuni.
la borsa lavoro, è finalizzata a costituire il rapporto di lavoro al termine del percorso di
apprendimento e di formazione in azienda. Può durare da 3 a 12 mesi a seconda della complessità
del profilo professionale e delle caratteristiche personali della persona detenuta. Il Borsista riceve
un contributo (500 / 800 mila lire mensili) sempre a carico della Regione e del Servizio, che in
molti casi sono anticipati dall’impresa.
Il documento si conclude con alcune considerazioni sulle Cooperative Sociali, sul lavoro all’interno
degli istituti, sui lavoratori tossicodipendenti, sui lavoratori stranieri e sulla formazione
professionale
Scheda D.5
Documento
Cremona: progetto "borse lavoro a detenuti per manutenzione del verde"
74
E’ una breve descrizione di un progetto realizzato nei primi mesi del 2003 dalla Casa
Circondariale di Cremona, insieme all’Associazione Zona Franca che prevede
un’attività di formazione e di avviamento al lavoro da svolgere all’interno delle
strutture della Casa Circondariale di Cremona con il supporto di un operatore
professionale della Cooperativa Fuxia e dei volontari dell’associazione Zona Franca.
L’attività consiste in un progetto di carattere lavorativo legato alla manutenzione e
cura del verde nel quale si prevede un sostegno educativo.
Il progetto si propone di formare i destinatari alla cultura del lavoro e di impegnare
le persone nell’esecuzione dei lavori; tale periodo riveste valore propedeutico
all’inserimento lavorativo. La finalità del progetto è l’acquisizione delle nozioni di
base e delle regole comportamentali ed operative del mondo del lavoro, nonché lo
sviluppo delle capacità relazionali, il recupero dell’autostima dei soggetti coinvolti e
la capacità di pensare in prospettiva di una risocializzazione.
Obiettivi
Riferimenti
legislativi
-
Consentire tramite la formazione al lavoro e la successiva attività lavorativa
l’avvio di un percorso di autorieducazione e di possibilità di un reale
inserimento socio economico per i cittadini che stanno scontando la loro
pena
- Favorire l’inserimento lavorativo dei detenuti tramite una reale preparazione
lavorativa e l’acquisizione di nuove esperienze lavorative nell’ambito della
struttura carceraria
- Sviluppare iniziative che consentono di percepire che il periodo della
detenzione non deve essere un "tempo vuoto" ma un’opportunità per
acquisire nuove professionalità utili al futuro
Il progetto viene avviato sulla base delle disposizioni legislative vigenti e tenendo
conto degli orientamenti del Ministero della Giustizia, Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria. In particolare si fa riferimento a:
- L’art. 27 della Costituzione
- Legge 22 giugno 2000, n. 193 "Norme per favorire l’attività lavorativa dei
detenuti"
- Decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000 n. 230
"Regolamento recante norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure
privative e limitative della libertà"
- La legge 354/75 e successive modifiche
- La legge quadro 8.11.2000 n. 328
75
E. SCHEDE CHE COINVOLGONO VARIE AREE TEMATICHE
Scheda E.1
DOCUMENTO
Reintegrazione ed Occupazione di Categorie Svantaggiate: Strumenti per la
realizzazione e la valutazione della qualità di percorsi per il reinserimento
lavorativo.
Progetto co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo nell’ambito dell’iniziativa
OCCUPAZIONE, per l’inserimento lavorativo di categorie svantaggiate: extossicodipendenti, ex-alcolisti, carcerati, disoccupati a lungo termine
OBIETTIVI
Il Corso si propone di fornire agli operatori sociali e ai volontari competenze
necessarie per favorire il reinserimento sociale e lavorativo di categorie
svantaggiate, ponendo particolare attenzione alle strategie di reintegrazione ed
occupazione e all’allineamento delle attività formative e lavorative dei percorsi
riabilitativi con il mondo di lavoro esterno. Inoltre si propone di fornire degli
strumenti per un sistema di valutazione della qualità negli interventi di
reinserimento lavorativo.
CAMPIONE E
DESTINATARI
METODOLOGIA Posso partecipare a questo corso Operatori Sociali, Volontari e Studenti univ. di
Scienze della Formazione e di Psicologia.
METODOLOGIA
Il corso prevede lezioni in aula con docenti esperti e lavori di gruppo;
autoformazione con materiali predisposti, facilmente accessibili via Internet e
schede di lavoro; un periodo di tirocinio che può essere svolto presso i
laboratori e lo Sportello Lavoro del Centro Solidarietà di Modena CEIS oppure
presso le proprie strutture di appartenenza.
DURATA
Gli incontri di formazione si terranno nella giornata di sabato (come da
programma) e avranno una durata di 7 ore ciascuno (dalle ore 10 alle ore 17); Si
prevedono inoltre 40 ore di autoformazione e 18 ore di tirocinio.
SEDE
Il Corso si svolgerà presso la sede del Centro Solidarietà di Modena in Via
Toniolo, 125 -41100 Modena.
ATTESTATO
Al termine del corso verrà rilasciato un Certificato di Frequenza
ISCRIZIONI
Il corso è gratuito e prevede un massimo di 28 iscritti. Le iscrizioni dovranno
pervenire entro il 15 marzo 2000 a:
Silvia Rattighieri
Centro Studi del Centro Solidarietà di Modena CEIS
Tel. 059315331
Fax. 059315353
Email: [email protected]
PRINCIPALI
RISULTATI
NOTE
Il Centro Solidarietà di Modena CEIS è titolare di un progetto, denominato
ACTIO, co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo nell’ambito dell’iniziativa
OCCUPAZIONE, per l’inserimento lavorativo di categorie svantaggiate: ex-
76
tossicodipendenti, ex-alcolisti, carcerati, disoccupati a lungo termine. Il progetto
ACTIO prevede molteplici azioni integrate con i percorsi terapeutici presso il
nostro centro e presso l’Associazione "La Ricerca" di Piacenza al fine di
garantire stabilità e continuità alla fase del reinserimento.
Come previsto dal progetto, il Centro Solidarietà di Modena CEIS ha ricercato
tra i paesi membri dell’Unione Europea i partner per costruire la rete
internazionale. Le associazioni che collaborano con noi risiedono in Spagna,
Irlanda, Regno Unito, Germania e Grecia.
Da aprile 1998, il progetto ACTIO ha visto la realizzazione di diverse azioni
rivolte sia agli utenti destinatari del progetto che agli operatori sociali che si
occupano del reinserimento. Sono stati attivati Corsi di Orientamento al lavoro
per aiutare gli allievi ad orientarsi nella fase di ricerca del lavoro, uno Sportello
Lavoro che fornisce informazioni, consulenza per la ricerca del lavoro e
organizza stage aziendali, uno Sportello Informativo a cura di un incaricato del
Centro Unitario Patronati Sindacali che fornisce informazioni relative a pratiche
per pensioni e assistenza, assegni familiari e invalidità, pratiche relative ad
infortuni e sussidi, Corsi di Informatica e di Inglese per fornire competenze
spendibili sul mercato del lavoro. E’ stato inoltre realizzato un corso di
formazione sulla costruzione del portfolio delle competenze, per fornire agli
operatori strumenti per accompagnare più consapevolmente i propri utenti alla
ricerca del lavoro.
Il Corso per Operatori sociali e Volontari su "Reintegrazione ed Occupazione di
Categorie Svantaggiate: Strumenti per la realizzazione e la valutazione della
qualità di percorsi per il reinserimento lavorativo" si inserisce in questo
panorama di azioni previste dal Progetto ACTIO con l’intento di trasmettere le
competenze apprese in questi anni di lavoro, arricchite anche dagli scambi
culturali e metodologici avuti con i partner della rete transnazionale.
Scheda E.2
DOCUMENTO
OBIETTIVI
CID, CENTRO PER IL LAVORO – struttura di orientamento di CGIL
Svolgere sia funzioni di servizio, che funzioni prettamente sindacali in
stretta correlazione con il Dipartimento Politiche Attive del Lavoro, per il
quale costituisce un punto di osservazione e contatto importante che
consente di evidenziare dinamiche presenti sul mercato del lavoro e di
costruire una relazione con chi nel mercato del lavoro si muove, spesso
senza consapevolezza dei propri diritti.
CAMPIONE E
www.cgil.it
METODOLOGIA/
FONTI
PRINCIPALI
• sono presenti in oltre 100 Camere del Lavoro con sportelli di prima
RISULTATI/
77
TEMATICHE
MESSE IN LUCE
accoglienza e di consulenza in grado di dialogare con i diversi soggetti
presenti
sul
mercato
del
lavoro,
con
funzioni
di
sostegno
all'orientamento scolastico e professionale, organizzazione di progetti
per soggetti a rischio di esclusione sociale, tutela dei diritti del cittadino
•
sono collegati tra loro da una rete telematica per l'aggiornamento delle
informazioni e delle banche dati rispetto alle varie opportunità
formative e lavorative, utili per la ricerca attiva del lavoro
•
offrono servizi di accoglienza, informazione in autoconsultazione e
consultazione guidata sui concorsi pubblici, corsi di formazione
professionale, contratti di formazione lavoro, annunci di lavoro
qualificato,
avviamenti
nella
Pubblica
Amministrazione,
lavori
socialmente utili e di pubblica utilità, lavoro e studio in Italia e
all'estero, borse di studio
•
offrono servi di informazione orientativa sulla legislazione di accesso al
lavoro, di gestione del mercato del lavoro, ammortizzatori sociali e
diritti
•
offrono servizi di consulenza orientativa sulle varie fasi nella gestione
della ricerca attiva del lavoro:
o definizione degli interessi e bilancio delle competenze e della
capacità del disoccupato
o definizione del contesto economico e sociale in cui si inserisce
la ricerca del lavoro
o struttura del curriculum
o impostazione della ricerca: come e dove trovare un lavoro
o i servizi per l'impiego pubblici e privati
o impostazione del colloquio di selezione
o utilizzo di leggi e strumenti a tutela dei diritti del disoccupato e
del lavoratore
•
offrono un servizio di informazione ed indirizzo verso le categorie e gli
altri centri della Cgil.
•
si rivolgono in particolare alle donne disoccupate, agli immigrati, ai
portatori di handicap, ai lavoratori in Cassa integrazione guadagni ed in
mobilità. Inoltre offrono consulenza ed informazioni sulle leggi che
finanziano l'imprenditoria giovanile e femminile, progettano moduli di
78
orientamento rivolti alle scuole e ai corsi di educazione permanente, in
alcune città offrono opportunità di collocamento e scambi nell'Unione
europea.
•
svolgono anche attività di prima informazione, consulenza e tutela a
favore dei lavoratori interinali, dei collaboratori coordinati e
continuativi, dei collaboratori occasionali e dei consulenti professionali
sulla base di una convenzione con NIDIL, che è la struttura della CGIL
di rappresentanza diretta dei questi lavoratori.
NOTE
Ruolo dei Centri per il Lavoro della Cgil nel contesto della costituzione
dei Centri per l'impiego pubblici previsti dalla nuova legislazione sul
decentramento delle politiche attive del lavoro (d.lg. 469/97).
In questi ultimi due anni la legislazione sul lavoro è profondamente
cambiata per adeguarsi ai mutamenti intervenuti nel mercato del lavoro.
Questo percorso legislativo, che è tuttora in corso, ha sancito, fra l'altro, il
superamento del monopolio pubblico del collocamento con la conseguente
possibilità per i privati di svolgere attività di intermediazione di mano
d'opera e la nascita dei nuovi Centri per l'impiego con funzioni
fondamentali di politica attiva per il lavoro e di incontro fra la domanda e
l'offerta.
Resta pienamente confermata la scelta della Cgil di non svolgere con i
Centri per il Lavoro nessun tipo di intermediazione di mano d'opera,
compito questo preminente per nuovi Centri per l'Impiego pubblici.
Scheda E.3
Documento
Obiettivi
Campioni e
metodologia
Principali
risultati
EU.RE.S: Rapporto 2002 Occupazione e mercato del lavoro nelle province del
Lazio
Analisi annuale dell’andamento dell’occupazione e del mercato del lavoro in Lazio.
28 interviste in profondità realizzate a testimoni significativi.
Il Rapporto su Occupazione e Mercato del Lavoro nelle Province del
Lazio rappresenta una tappa di un percorso istituzionale di studio attento alla lettura
delle dinamiche che caratterizzano il territorio delle province del Lazio.
Affrontare la complessità di un Rapporto sulle problematiche del lavoro
significa oggi soprattutto riflettere su uno dei temi-cardine della struttura
sociale, proprio perché ne determina, in larga misura, le condizioni materiali
e la organizzazione gerarchica e funzionale; significa inoltre
79
necessariamente confrontarsi con il complesso ed aspro dibattito sulla
opportunità e, soprattutto, sulla direzione di una sua riforma, considerando
le numerose implicazioni materiali, normative e di principio che ciascuna
modifica produce.
Gli obiettivi e le prospettive indicati per il presente Rapporto,
prefigurano un approccio prevalentemente orientato a riportare il dibattito
sul lavoro alla sua dimensione sociale, ai suoi aspetti funzionali per la
collettività, alle sue valenze inclusive e di generale avanzamento per le
organizzazioni sociali; la dimensione sociale del lavoro riguarda pertanto la
considerazione per le condizioni di vita che le opportunità occupazionali
consentono, ma anche la tutela dei diritti e della salute, le condizioni e la
qualità del lavoro.
In relazione allo sviluppo civile della organizzazione sociale ed al ruolo
riconosciuto a ciascun individuo in quanto partecipe di un processo di
sviluppo complessivo, la dimensione sociale del lavoro riguarda inoltre la
sua insostituibile funzione nel percorso di acquisizione di autonomia e di
piena cittadinanza per gli individui: ciò vale in particolar modo per le
categorie svantaggiate o a più alto rischio di esclusione, ma coinvolge
l’intera popolazione proprio considerando la valenza identitaria e di
posizionamento sociale riconosciuta alla attività lavorativa svolta, alla
capacità di produzione di reddito e, ancor prima, alla condizione o meno di
occupato.
Sulla base delle riflessioni introduttive, il Rapporto si snoda attraverso
quattro sezioni che rappresentano, sotto differenti prospettive, diverse
possibilità di leggere le trasformazioni in atto nei processi ma anche nei
soggetti e nella cultura, in relazione al tema del lavoro.
Ciascuna sezione è accompagnata dalle riflessioni e dalla analisi – in
forma di intervista – di autorevoli esponenti della realtà regionale, di esperti
e di figure istituzionali a carattere nazionale, che ne arricchiscono e ne
rendono più approfondita e più aggiornata la lettura.
La prima sezione affronta l’analisi delle dinamiche generali del mondo
del lavoro, esaminando le strategie locali, nazionali e comunitarie,
finalizzate a favorire una maggiore e più qualificata partecipazione della
forza lavoro al mercato. L’analisi si concentra sui principali indicatori
tradizionalmente e diffusamente utilizzati (tassi di attività, tassi di
occupazione, di disoccupazione, andamento del mercato del lavoro per i
giovani e per le donne, analisi dei settori occupazionali, etc.), ponendo
tuttavia particolare attenzione non soltanto al dato quantitativo, ma aprendo
una ampia linea di osservazione sui contratti di lavoro cosiddetti “atipici” e
sulla trasformazione che il loro crescente impiego sta producendo sulla
realtà occupazionale, soprattutto per coloro che incontrano per la prima
volta il mercato del lavoro. Sempre all’interno della prima sezione l’analisi
affronta il tema degli ammortizzatori sociali, attualmente al centro del
dibattito sulla più ampia riforma del mercato del lavoro e sul cambiamento
che le trasformazioni in atto hanno prodotto anche nel ricorso agli strumenti
di sostegno al reddito e nelle opportunità di reinserimento dei lavoratori
espulsi dal mercato del lavoro.
La seconda sezione del Rapporto è dedicata all’analisi dell’incontro tra
domanda e offerta. All’interno di questa sezione è stata realizzata una
80
indagine tra i Servizi per l’Impiego per verificarne lo stato di avanzamento e
le disponibilità strumentali e professionali in relazione ai nuovi e più
qualificati compiti loro assegnati dai disegni di riforma.
Una successiva sezione del Rapporto è stata dedicata ad analizzare i
temi della sicurezza e della tutela dei diritti dei lavoratori, in considerazione
della cronica difficoltà a ridurre significativamente il livello degli infortuni
sul lavoro e, in termini più generali, di tutelare in termini complessivi i
lavoratori nel rispetto della intera gamma dei diritti acquisiti negli ultimi
decenni. Ampio spazio è stato dato anche all’analisi del rapporto tra lavoratori e
associazioni di categoria.
L’ultima sezione del Rapporto è infine quella più propriamente
“sociale”, occupandosi di svantaggio e di differenza, quali categorie di
esclusione lavorativa e sociale: la disabilità, l’immigrazione, la
tossicodipendenza o la reclusione, condizioni infinitamente distanti tra loro,
costituiscono comunque forme espressive di un identico atteggiamento di
disponibilità e di adesione formale, alle quali corrispondono tuttavia risultati
operativi ancora insufficienti: mancano, o sono comunque non reperibili,
informazioni in forma organica e approfondita sui disabili entrati nel mondo
del lavoro nelle cinque province del Lazio e, soprattutto, in relazione alla
qualità, alla durata ed alla efficacia di tale inserimento; gli investimenti in
questo settore e l’impegno degli operatori e delle Istituzioni non sono quindi
ancora riusciti a rimuovere le molte zone d’ombra ancora presenti. Queste
sembrano infatti derivare dalla eccessiva attenzione alle variabili ed agli
aspetti finanziari nel dibattito sul lavoro dei disabili, con un conseguente
passo indietro, in direzione della gestione del “costo sociale del disabile” e
non, come sarebbe più giusto definirlo, del disabile come “risorsa”.
Ancora più netta è questa difficoltà di inserimento per coloro che vivono
o che hanno vissuto l’esperienza delle reclusione o della tossicodipendenza,
nonostante la normativa indichi anche per questi l’opportunità
dell’inserimento lavorativo come momento qualificante nel percorso di
recupero e di reinserimento sociale. L’esperienza reale presenta infatti un
processo ancora molto parziale e limitato a forme di solidarietà organizzata
da figure prossime o da gruppi del volontariato sociale: anche in questo caso
l’impegno spesso particolarmente consistente degli operatori (dei servizi
sociali, dei Sert, etc.) e quello delle Istituzioni si scontrano con una cultura
diffusa che ancora tende a colpevolizzare il tossicodipendente o il recluso,
piuttosto che riuscire a comprendere i complessivi benefici sociali del
reinserimento e del recupero, oltre che, naturalmente, il suo elevato valore
politico, civile e morale.
Un discorso ancora diverso riguarda il lavori degli immigrati, in
relazione al quale si assiste ad un costante arretramento culturale che ne ha
ridotto il dibattito alla sola funzione strumentale (servono/non servono?);
prevale dunque una prospettiva confusa in cui soltanto a fatica si riflette sul
fatto che gli stranieri ricoprono in misura quasi esclusiva le mansioni e le
attività lavorative più disagevoli e meno retribuite e che, per questo,
costituiscono una forza-lavoro integrativa rispetto a quella nazionale; molto
difficile, e forse ancora prematuro, risulta pertanto proporre opzioni più
avanzate di libera circolazione della forza lavoro in un mondo in cui la
libertà di movimento delle merci e dei capitali rappresenta un presupposto e
forse anche un vanto e un valore, per le economie delle democrazie liberali.
È proprio sul tema dell’immigrazione che, all’interno delle “dimensioni
81
della differenza” affrontate nel Rapporto, si registrano le contraddizioni più
forti: per i lavoratori stranieri, infatti, non valgono i principi della nostra
Costituzione ma neppure le regole del libero mercato. Il lavoro, per essi, non
rappresenta un diritto: eppure è proprio dal lavoro, per coloro che hanno
ottenuto una condizione regolare, che ancora una volta giunge il più forte e
chiaro segnale di democrazia: infatti soltanto all’interno delle unità
produttive, soprattutto in quelle di medio-grandi dimensioni, il lavoratore
straniero vede riconosciuti uguali diritti e uguali doveri e, come gli altri, nei
processi di delega e di democrazia interna, ha diritto attivo e passivo di voto.
Il Rapporto muove dunque dalla lettura delle dinamiche e dei
tradizionali indicatori del mercato del lavoro, per realizzare una prima
diagnosi e definire un contesto in cui inquadrare i successivi
approfondimenti; ne emerge un quadro tendenzialmente positivo, che vanta
una crescita degli occupati, una riduzione della disoccupazione e una
presenza più consistente dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro:
risultati che vanno dunque nella direzione auspicata da tutti i più recenti
documenti Nazionali e Comunitari in materia di indirizzi e di strategie
occupazionali.
L’aumento di 110 mila occupati negli ultimi cinque anni è sicuramente
un forte segnale in questa direzione, che tuttavia contiene due principali
contraddizioni che riguardano gli squilibri territoriali e le caratteristiche
della forza lavoro impiegata. Per quanto riguarda la prima, si assiste ad una
crescita occupazionale a Roma e nel Basso Lazio, cui corrispondono
andamenti negativi per Rieti e Viterbo. La seconda
contraddizione riguarda propriamente le componenti beneficiarie di tali
andamenti: si registrano infatti forti incrementi occupazionali per alcuni
gruppi e componenti specifiche che, pur realizzando un effetto-traino per gli
indicatori dell’occupazione regionale, non riescono tuttavia a recuperare
terreno rispetto ai valori nazionali. La forte crescita della occupazione
femminile, che aumenta di oltre un punto percentuale nell’ultimo anno,
rappresenta il principale segnale di questo particolare dinamismo regionale;
tendenze analoghe si registrano per quanto riguarda l’occupazione
giovanile che segna forti incrementi.
Molte delle ragioni alla base delle dinamiche osservate sono rinvenibili
negli andamenti dei diversi settori occupazionali, con un peso del terziario
che assorbe ormai nel Lazio più di tre quarti della occupazione complessiva,
una flessione quasi costante di posti di lavoro nell’industria ed una netta
ripresa del settore agricolo che, tuttavia, assorbe soltanto il 3,6% della
occupazione totale.
Il mercato della flessibilità, più forte nel terziario, apre dunque alle
componenti più flessibili della forza lavoro (giovani e donne), legando le
proprie potenzialità espansive a forme e opportunità di ingresso che
consentono alle imprese di ridurre notevolmente il costo retributivo di una
forza lavoro ancora parzialmente produttiva e con limitata autonomia ed
esperienza.
Allegato: pag 19 - 22 EU.RE.S: Rapporto 2002 Occupazione e mercato del lavoro
nelle province del Lazio - SEZIONE IV
SVANTAGGIO, DIFFERENZA E OPPORTUNITÀ DI LAVORO
82
Disabilità e opportunità di lavoro
Un nuovo concetto di handicap
Nel corso degli ultimi dieci anni la legislazione nazionale ed europea riguardante le
persone disabili è stata caratterizzata da una profonda e positiva spinta innovativa,
che ha portato a un cambiamento del concetto di handicap e al riconoscimento
della persona disabile come cittadino da promuovere e non più come utente da
assistere. Sono essenzialmente due i principi ispiratori delle attuali politiche sociali
rintracciabili nelle recenti normative: il
principio di integrazione e il diritto alla diversità.
Il lavoratore disabile, questo sconosciuto
A un anno dall’entrata in vigore della legge n. 68 i Servizi per l’Impiego del Lazio
riscontrano ancora numerose difficoltà nella gestione del collocamento obbligatorio
per i disabili.
Un primo segnale di queste difficoltà è individuabile nella possibilità di fornire
informazioni da parte dei Centri per l’Impiego sull’entità e sulle caratteristiche del
proprio bacino di utenza. Ad esempio, per quanto riguarda i nuovi iscritti al
collocamento obbligatorio, solo i servizi distribuiti sul territorio di Frosinone sono
stati in grado di fornire una risposta omogenea ed esauriente.
In particolare, proprio a Frosinone è stato registrato un aumento del 63% degli
utenti disabili, seguita dalla provincia di Roma (con una estensione pari al 41,8%
rispetto al 2000).
Presentano, infine un valore di molto inferiore le province di Latina e Viterbo
(rispettivamente con il 27,3 e il 16,9% di nuovi iscritti).
Per quanto riguarda gli avviamenti al lavoro dei soggetti disabili, è da precisare che
non tutti i Centri per l’Impiego distribuiti sul territorio laziale gestiscono questo
tipo di servizio. In particolare, soltanto i Servizi della provincia di Frosinone e in
parte quelli presenti nell’area di Latina svolgono una attività di avviamento al
lavoro autonoma e decentrata rispetto agli altri
Avviati al lavoro soltanto 4 disabili su 100
Per quanto riguarda il valore complessivo delle persone disabili avviate al lavoro
dai Centri per l’Impiego del Lazio, i dati (parziali) disponibili indicano 1.810
disabili avviati nel 2000 e 2.276 nel 2001. È possibile segnalare un aumento
significativo soltanto nelle province di Frosinone (da 113 a 201 avviati) e di Latina
(dati parziali: da 134 a 460); Rieti, al contrario, presenta un valore inferiore rispetto
all’anno precedente (16 persone avviate al lavoro rispetto ai 41 nell’anno 2000).
Invariato il valore di Roma, dove tuttavia si rileva il più alto numero degli
avviamenti (1.524 nel 2001, appena 2 in più dell’anno precedente).
Confrontando gli avviamenti realizzati nel corso dell’ultimo anno con il totale degli
iscritti al collocamento obbligatorio, un dato particolarmente significativo riguarda
i Centri per l’Impiego di Latina che con 94 inserimenti lavorativi ogni mille iscritti
presentano un indice decisamente superiore alla media regionale (39,2 inserimenti
lavorativi ogni mille iscritti), seguita da Roma (con 35,6 avviamenti per 1.000
disabili iscritti), Frosinone (28,3) e, in ultimo, Viterbo, con 23,4 avviamenti ogni
mille utenti disabili.
Immigrazione e opportunità di lavoro
83
L’immigrato imprenditore sostiene l’economia regionale
I titolari d’impresa nati al di fuori del nostro Paese costituiscono una delle più
significative novità nella lettura dei dati sul lavoro degli immigrati,
tradizionalmente ancorati al dibattito sul nostro fabbisogno e sulla nostra utilità.
Fin dalla prima lettura del dato emerge come, negli anni 2000-2002, nel Lazio, il
numero dei titolari di impresa stranieri sia notevolmente aumentato, passando dai
6.128 del 2000 ai 7.322 del 2001 ai 9.378 del 2002 (dato rilevato a marzo).
Le province in cui è più forte la presenza di titolari stranieri sono, dopo Roma (6.80
titolari, pari al 72,5%), Frosinone e Latina (entrambe con 1.027 imprese pari al
10,9%); nettamente distanziata la provincia di Viterbo (440 imprese, pari al 4,7%)
mentre è minima la presenza di imprenditori stranieri a Rieti (148 imprese pari
all’1,6%).
È la provincia di Roma che dal 2000 al 2002 registra il tasso di crescita più elevato
nel numero dei titolari stranieri presenti (65,7%), seguita da Viterbo (49,2%). Molto
più contenuti e molto vicini fra loro risultano invece i tassi di Rieti, Frosinone e
Latina, rispettivamente con il 26,5%, il 23,6% e il 22,6%. Mentre dal 2001 al 2002
il processo di crescita per Viterbo, Latina e Rieti subisce un rallentamento, nella
Capitale accelera.
Le dinamiche segnalate incidono profondamente anche in relazione alla incidenza
dei titolari d’impresa stranieri sul totale dei titolari d’impresa presenti, che
raggiungono nel Lazio il 3,7%. È ancora Roma nel periodo 2000-2002 a registrare
il valore più alto (4,4 titolari di impresa stranieri su 100 titolari d’impresa) seguita
da Frosinone (3,7%) e Latina (3,1%); più distanziate Rieti e Viterbo dove si registra
un indice di 1,5 titolari stranieri ogni 100 titolari d’impresa.
Relativamente alla provenienza, nel 2002 sono i Rumeni i titolari d’impresa
stranieri più numerosi a livello regionale (854 titolari), seguiti da cittadini del
Marocco (828), della Cina (721) e dell’Egitto (618). Molto forte per tutti questi casi
l’incremento rispetto ai dati del 2000 (compreso tra il 284% degli imprenditori
Rumeni ed il 42,7% degli Egiziani). È questo un dato prevedibile, considerato che
quella rumena è la seconda comunità più rappresentata nel Lazio. Non compaiono
invece fra i primi 15 gruppi di titolari stranieri i Filippini, pur essendo
in assoluto la comunità più numerosa.
Tossicodipendenza, reclusione e opportunità di lavoro
Il lavoro come strumento di inserimento sociale
L’obiettivo generale in materia di occupazione e mercato del lavoro della politica
nazionale è quello di ridurre l’esclusione sociale sostenendo interventi e processi di
integrazione. La premessa di questi interventi è legata alla consapevolezza del fatto
che l’opportunità di impiego risulta, sempre più, un requisito fondamentale per
l’inserimento sociale. L’integrazione sociale mediante il lavoro diviene quindi
ancora più significativa relativamente alle categorie svantaggiate cui appartengono
quei soggetti (disabili,tossicodipendenti, detenuti, etc.) che più degli altri si trovano
a rischio di esclusione sociale.
L’inserimento lavorativo dei detenuti
Nonostante la normativa certifichi l’esigenza del lavoro penitenziario quale
fondamento della reintegrazione sociale e della valorizzazione individuale dei
soggetti, dal rapporto tra detenuti presenti e lavoranti si evince come negli istituti
penitenziari delle province del Lazio la percentuale di questi ultimi sia
84
significativamente inferiore ad un terzo dei detenuti presenti, con 1.539 detenuti
lavoranti sui 5.288 presenti nel 2001. In termini relativi l’indice
più elevato di lavoranti riguarda Rieti con il 34,9% (dove, tuttavia, è presente una
sola struttura che registra appena 43 presenze nel 2001). Seguono Roma e
Frosinone, con il 30,7%, Viterbo con il 27,9% e, infine, Latina con il 20,2%.
Nel Lazio la quasi totalità dei detenuti lavoranti è alle dipendenze
dell’Amministrazione
Penitenziaria (1.418 detenuti, pari all’89% dei 1.593 lavoranti complessivi); l’unica
provincia in cui assume significatività anche il finanziamento di strutture esterne
all’Amministrazione Penitenziaria è Roma (166 lavoranti presso strutture esterne
sui 1.249 lavoranti), dove il 13,3% dei detenuti non è alle dipendenze dell’A.P.
Tale valore scende al 3,4% nel caso di Frosinone (6 su 179 lavoranti) e al 2,7% nel
caso di Viterbo (3 su 112), mentre è del tutto assente negli Istituti Penitenziari di
Latina e di Rieti.
L’inserimento lavorativo degli ex-tossicodipendenti: l’indagine dell’EU.R.E.S.
tra i Ser.t
La limitata disponibilità di informazioni e di dati quantitativi e qualitativi
sull’inserimento lavorativo degli ex-tossicodipendenti ha spinto l’EU.R.E.S. a
realizzare una rilevazione diretta con il fine di individuare le dimensioni e le
caratteristiche dell’inserimento lavorativo degli ex-tossicodipendenti nella Regione
Lazio, condotta tra i 46 Ser.t. della Regione.
Nella provincia romana sono presenti 30 strutture (il 65,2% del totale regionale);
sono 5 a Latina e Viterbo, 4 a Frosinone e 2 a Rieti.
Secondo i responsabili dei Ser.t. del Lazio l’aspetto relativo alle risorse umane
impegnate nelle singole strutture rappresenta molto spesso un problema, in quanto
l’organico è spesso insufficiente a soddisfare il fabbisogno operativo del servizio.
La maggior parte dei Ser.t. (82,6%) può contare nel complesso su meno di 20
operatori, ed è bene precisare che, frequentemente, alcune figure di rilievo quali gli
assistenti sociali non svolgono l’attività a tempo pieno all’interno di una singola
struttura, articolando la propria prestazione tra diversi Ser.t. della stessa provincia.
Processo di recupero e inserimento lavorativo
Il primo obiettivo nel processo di recupero e riabilitazione del soggetto è il
superamento della dipendenza fisica e la ricostruzione di un quadro psicologico
(97,8%); non vengono tuttavia tralasciati aspetti quali l’assistenza sanitaria (95,7%)
e la ricostruzione del quadro affettivo (93,5%) connessi alle attività di sostegno
finalizzate a ricostruire le precondizioni di un positivo reinserimento sociale. Un
ruolo particolarmente rilevante è costituito proprio dalle attività finalizzate a
rendere effettivo il processo di riabilitazione e di reinserimento sociale: a
tale proposito è importante sottolineare la centralità dell’inserimento e del
reinserimento lavorativo, che costituisce un aspetto seguito dall’89,1% delle
strutture intervistate.
Le difficoltà di inserimento lavorativo e il contesto di accoglienza
L’inserimento lavorativo di un ex-tossicodipendente presuppone un lavoro
importante sul “contesto di accoglienza”, finalizzato al superamento dei luoghi
comuni e delle legittime resistenze che spesso si incontrano nei luoghi di lavoro.
L’importanza attribuita dai Ser.t. al processo di inserimento non modifica tuttavia le
85
notevoli difficoltà incontrate: la quasi totalità dei Ser.t. (97,8%) reputa, infatti, tale
processo difficile (“molto” nel 47,8% dei casi e “abbastanza” nel 50%); soltanto un
Ser.t., tra i 46 intervistati ritiene di semplice risoluzione le difficoltà incontrate,
mentre nessuna struttura sostiene di non aver incontrato alcun problema.
Le citate difficoltà sono attribuibili a tutti i soggetti coinvolti nel processo: datore di
lavoro, colleghi e soggetto ex-tossicodipendente (il 65,2% degli intervistati
attribuisce le difficoltà dell’inserimento in eguale misura a tutti i soggetti). Le
resistenze all’inserimento possono trarre origine sia da eventuali “pregiudizi” legati
alla figura dell’ex-tossicodipendente sia da negative esperienze dirette o indirette:
per quanto riguarda il datore di lavoro, il problema principale è riconducibile
proprio all’esistenza di pregiudizi (69,6%), cui si accompagna molto spesso la
scarsa fiducia nel recupero e nell’effettiva uscita dallo stato di tossicodipendenza
(54,3%). Analoghe le problematiche riscontrate tra i colleghi di lavoro
(con valori, rispettivamente, del 65,2% e del 47,8%). Da queste motivazioni sembra
derivare la difficoltà di socializzare con il soggetto (32,6%), il che, spesso, produce
nuova esclusione.
Le difficoltà rilevate nel processo d’inserimento sembrano effettivamente
ostacolarne la riuscita; infatti, i dati relativi al numero di tossicodipendenti inseriti,
seppur significativi, presentano tuttavia valori contenuti. Non è tuttavia da
sottovalutare la tendenza positiva che vede passare il numero degli extossicodipendenti inseriti nel lavoro da 294 nel 1999 a 384 nel 2001, con una
crescita del 30,6% nel triennio considerato.
La solidarietà come auto-aiuto in un panorama di indifferenza
Nella ricerca di opportunità occupazionali per gli ex tossicodipendenti, al primo
posto tra i punti di riferimento dei Ser.t. vi sono le cooperative costituite da soggetti
già seguiti dal servizio (52,9%) seguite dalle piccole e medie aziende presenti sul
territorio (29,4%), alle quali si ricorre principalmente nella provincia di Roma
(33,3%); al terzo posto si posizionano le cooperative sociali (23,5%) e infine i
genitori degli ex-tossicodipendenti (20,6%), gli exdatori di lavoro (17,6%) e le
grandi aziende presenti sul territorio (2,9%).
Tali risultati pongono in evidenza come il processo di inserimento sia basato,
soprattutto nelle province più piccole, su principi di solidarietà che caratterizzano
chi ha avuto direttamente o indirettamente esperienze di tossicodipendenza, quali
gli ex-tossicodipendenti, i genitori e le cooperative sociali che dedicano comunque
la propria attività alla riabilitazione e al recupero.
Scheda E.4
DOCUMENTO
INIZIATIVA COMUNITARIA PIC
OCCUPAZIONE II FASE - INTEGRA 1997-1999
PROGETTO REGIONALE ISOLA
INSERIMENTO SOCIALE E LAVORATIVO DI SOGGETTI CON DISAGIO
Asse A Cod. it. 2659/E2/I/RA Cod. eur. I/1997/IT/708
Progetto Transnazionale Crescendo SIF
Asse B Cod. it. 2659/E2/I/RB Cod. eur. I/1997/IT/709 - Progetto
Transnazionale Crescendo SFI
86
OBIETTIVI
CONTESTO E OBIETTIVI
In Emilia Romagna la tendenza del mondo produttivo e del lavoro si
caratterizza attraverso la generale difficoltà delle imprese a soddisfare la
domanda di lavoro sia per i profili ad alta qualificazione sia a basso contenuto
professionale. In particolare il mercato del lavoro si connota con indici di
disoccupazione bassa (molto al di sotto dei limiti "fisiologici") caratterizzato da
un target ricorrente quali soggetti in condizione di svantaggio sociale e
extracomunitari. A questo si aggiunge che la disoccupazione di lunga durata si
manifesta particolarmente nelle aree svantaggiate creando un quadro
multifattoriale di concause che determinano la specificità della disoccupazione
regionale. Nel fronteggiare tale situazione si registra un'inadeguatezza
generalizzata di strutture o servizio e in particolar modo dei servizi per
l'impiego. Da questo quadro emerge quindi la necessità di integrare le risorse,
coordinare le politiche, riqualificare gli strumenti e le competenze. Nel processo
generale di adeguamento dei servizi particolare attenzione deve essere nei
riguardi della specificità dei soggetti portatori di un disagio o di una diversità.
In sintesi i problemi della occupazione di queste fasce si possono si possono
riferire a tre distinti ordini di fattori:
1. la scarsa connessione tra servizi offerti (sia pubblici che privati) e
efficacia degli interventi;
2. il miglioramento delle competenze e del sapere degli operatori anche nel
senso di interpretare e operare sulla pluralità dei fenomeni emergenti;
3. l'inadeguatezza della formazione e qualificazione professionale dei
soggetti disagiati rispetto la domanda espressa dal mondo del lavoro.
Sull'insieme di queste problematicità sussistono inoltre problemi più generali
concernenti gli ostacoli culturali che si oppongono all'integrazione dei soggetti
marginali. Ciò premesso gli obiettivi specifici del progetto si identificano come:
•
Attivazione di un sistema integrato di servizi per l'orientamento,
formazione e inserimento occupazionale dei diversi gruppi marginali;
•
Coordinamento dei servizi esistenti e attivazione di nuove strutture
specializzate;
•
Avvio di partnership tra soggetti pubblici Uffici del lavoro, Province,
Amm.Comunali, Organismi regionali di governo, ecc) e privato sociale
(cooperative sociali, associazionismo e volontariato, associazioni
imprenditoriali, ecc);
•
Sviluppo e diffusione capillare sul territorio regionale delle competenze
degli operatori del settore anche attraverso la formazione di nuove figure
professionali specializzate;
•
Creare le condizioni per l'effettiva e proficua realizzazione della riforma
degli Uffici del Lavoro (L59/97 "BASSANINI"; Convenzione RER e
MLPS per la realizzazione dei servizi integrati per l'impiego);
•
Definizione di strumenti e procedure per la raccolta dati attraverso un
sistema di aggiornamento e produzione continua da condividere con gli
87
operatori che nel settore svolgono attività di sportello;
•
Individuazione e messa a punto di un modello e di metodologie
operative e loro sperimentazione in casi paradigmatici;
•
Inserimento lavorativo di diverse categorie di gruppo bersaglio in settori
che rappresentano i futuri bacini occupazionali quali l'ambiente, la
telematica, i servizi sociali, la cultura e l'artigianato;
•
Attivazione di un approccio innovativo all'integrazione dei soggetti
marginali capace di valorizzare le effettive competenze e saperi e che ne
riconosca le aspettative individuali (progetti di rientro, di
autoimpreditorialità, avvio di imprese sociali, ecc).
CAMPIONE E
STRUTTURAZIONE DEL PROGETTO
METODOLOGIA La Regione si candida come soggetto attuatore, al fine di contribuire al
rafforzamento del sistema e al miglior utilizzo delle risorse, evitando interventi
ripetitivi e sovrapposizioni e garantendo coerenza e sinergia tra i progetti
cofinanziati nell'ambito dell'iniziativa INTEGRA.
Le attività previste sono state assegnate tramite un bando di gara di
assegnazione degli incarichi di attuazione e hanno la seguente struttura di
articolazione progettuale:
88
PRINCIPALI
RISULTATI
NOTE
Titolare iniziativa comunitaria
Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale
Ente Titolare
Regione Emilia Romagna, Assessorato Lavoro, Formazione, Scuola, Università
Servizio Programmazione Delle Politiche Formative
Enti Attuatori
Ente Acli Istruzione Professionale (En.A.I.P.) Emilia Romagna
Istituto Regionale Educazione Cooperativa (IRECOOP) Emilia Romagna
Centro Internazionale dell'Economia Sociale (C.I.D.E.S.)
IAL Emilia Romagna - Ente CISL per la Formazione Professionale
Ente Confederale Addestramento Professionale (E.C.A.P.) Emilia Romagna
Ente Nazionale Formazione e Addestramento Professionale (E.N.F.A.P.) Emilia
Romagna
MATRAIA SRL - Ricerche e Consulenze Economiche e Sociali
Cooperativa Sociale IL MAPPAMONDO
89
Ente di Formazione per l'Economia Sociale (EFESO)
Consorzio Provinciale per la Formazione Professionale (C.P.F.P.) Ravenna
ASTER-X - Associazione Servizi Terzo Settore
SINFORM - Sinergie per la Formazione
Regione Emilia Romagna
Amministrazione Provinciale di Modena
Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia
Consorzi Bonifiche Parmigiana Moglia-Secchia
Consorzi per la gestione dell'area di riequilibrio ecologico delle casse di
espansione del fiume Secchia e delle aree contigue
Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale (E.N.A.I.P.)
Partner transnazionali
AFPA-INOIP (Francia)
D.G.A.I.S.-Junta de Andalusia (Spagna)
I.M.F.E Granada (Spagna)
Fundacion Carmen Pardo Valcarce (Spagna)
C.P.E. Centre Populaire D'Education (Francia)
Fonte: http://www.odl.net/integraisola/
Scheda E.5
Progettazione di interventi mirati a favorire l'inserimento lavorativo di disoccupati
Servizio Politiche Attive del Lavoro
Il servizio opera per favorire l'inserimento lavorativo di disoccupati.
Realizza programmi destinati a migliorare il bagaglio professionale e di esperienza
delle singole persone.
Adotta iniziative per creare o sviluppare opportunità di occupazione presso
imprese, enti, cooperative.
Si rivolge ai cittadini torinesi che cercano un'occupazione con particolare riguardo
ai disoccupati di lunga durata ed ai soggetti deboli del mercato del lavoro.
Servizi
Servizio Politiche Attive del
Lavoro
Servizio Inserimento Lavorativi
•
Programmazione e attuazione di tirocini formativi e di orientamento
•
Inserimenti lavorativi presso imprese e cooperative che lavorano su appalti
pubblici
•
Gestione di programmi di Lavori Socialmente Utili e di Pubblica Utilità
•
Collaborazione in progetti di riqualificazione di aree urbane in crisi
•
Gestione di programmi nazionali di sostegno alle Piccole Medie Imprese
Dove rivolgersi
Città di Torino
Settore Lavoro, Sviluppo, Orientamento e F.P.
90
Servizio Politiche Attive del Lavoro
Corso Ferrucci 122 - Torino
Telefono 011/442.5973-5942 - Fax 011/442.5930
Servizio Cantieri di Lavoro
Servizio Formazione
Professionale e Progetti Europei
Servizio Inserimenti Lavorativi
Il servizio promuove l'inserimento al lavoro di persone svantaggiate, per superare
gli ostacoli di natura personale o sociale che ne impediscono l'occupazione in
condizioni di parità, superando la condizione assistita. Realizza programmi di
recupero e di sviluppo delle capacità professionali, di orientamento al lavoro, di
inserimento lavorativo. Il servizio si rivolge, in particolare, ai disabili intellettivi e
fisici gravi. Si rivolge, inoltre, ad altre persone svantaggiate collaborando con i
Servizi di Salute Mentale, con i Servizi Tossicodipendenze, con i Servizi Sociali
del Ministero di Grazia e Giustizia. Svolge attività di promozione e di consulenza
alle imprese nell'applicazione della Legge 68/99 e sulle facilitazioni finanziarie
all'assunzione di soggetti svantaggiati stabilite da leggi dello Stato e della Regione.
Servizi
InformaLavoro
Call Center del Servizio Politiche
Attive del Lavoro
•
Accoglienza per disabili intellettivi e fisici
•
Consulenza e predisposizione di programmi individuali per i soggetti
svantaggiati
•
Programmi individuali di orientamento e di inserimento in attività
formative
•
Programmi di inserimento in cantieri di lavoro ed altri interventi di politica
attiva del lavoro
•
Programmazione e attuazione di tirocini e stage
•
Inserimenti lavorativi presso imprese e cooperative che lavorano su appalti
pubblici
•
Consulenza alle imprese sulle agevolazioni previste per l'assunzione di
soggetti svantaggiati
Dove rivolgersi
Città di Torino
Settore Lavoro, Sviluppo, Orientamento e F.P.
Servizio Inserimenti Lavorativi
Corso Ferrucci 122 - Torino
Telefono 011/442.5952-5951 Fax 011/442.5990
Il Servizio riceve su appuntamento telefonico
Servizio cantieri di lavoro
Il Servizio fornisce occasioni di occupazione temporanea, nell'Amministrazione
della Città di Torino, a disoccupati di lunga durata in precarie condizioni
91
economiche. Risponde quindi ad una finalità sociale di sostegno al reddito in
cambio di prestazioni lavorative di utilità sociale: manutenzione del verde, servizi
di sorveglianza,etc..
Il servizio, inoltre, realizza, mediante affidamenti ad agenzie esterne, programmi
di orientamento ed accompagnamento al lavoro che aiutino, anche
individualmente, i cantieristi ad uscire dalla condizione assistita con
un'occupazione stabile.
Si rivolge a persone a cui mancano meno di cinque anni alla pensione o ad
appartenenti a famiglie a reddito zero.
Osservatorio Cittadino sul
Mercato del Lavoro avoro
Osservatorio Cittadino su
Formazione e Lavoro
Servizi
•
Programmazione e gestione di cantieri di lavoro per persone vicine all'età
della pensione
•
Programmazione e gestione di cantieri di lavoro per appartenenti a famiglie
a reddito zero
•
Servizi di orientamento, formazione, rimotivazione al lavoro
•
Servizi di accompagnamento (consulenza individuale, sostegno nella
ricerca del lavoro)
Dove rivolgersi
Città di Torino
Settore Lavoro, Sviluppo, Orientamento e F.P.
Servizio Cantieri di Lavoro
Corso Ferrucci 122 - Torino
Telefono 011/442.5819-5943 - Fax 011/442.5945
Servizio formazione professionale e progetti europei
Il Servizio opera per sviluppare e qualificare il sistema di formazione e
orientamento sul territorio della città di Torino e favorisce l'incontro tra domanda e
offerta di formazione.
Promuove e realizza progetti di formazione professionale e di inserimento
lavorativo con il concorso di Fondi Comunitari e di risorse nazionali dello Stato e
della Regione.
I progetti sono finalizzati alla creazione di opportunità lavorative per i disoccupati
ed al miglioramento delle prospettive di sviluppo professionale per i cittadini
torinesi giovani ed adulti. Particolare attenzione è rivolta alle pari opportunità tra
uomini e donne.
Servizi
•
Promozione di iniziative con Agenzie Formative per la qualificazione e lo
sviluppo di attività formative
•
Progettazione formativa, azioni di monitoraggio e valutazione della
formazione
•
Ricerche sui fabbisogni formativi del mercato del lavoro locale
92
•
Promozione delle pari opportunità
•
Promozione, gestione e monitoraggio di progetti europei di formazione e di
occupazione
•
Individuazione di reti locali e transnazionali, ricerca di partner
•
Rapporti con organismi nazionali e comunitari
Dove rivolgersi
Città di Torino
Settore Lavoro, Sviluppo, Orientamento e F.P.
Servizio Formazione Professionale e Progetti Europei
Corso Ferrucci 122 - Torino
Tel. 011/442.5980-5850-5844 - Fax 011/442.5914
Scheda E.6
DOCUMENTO
OBIETTIVI
PROGETTO CONCERTO – PERCORSI DI ORIENTAMENTO E
ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO PER FASCE DEBOLI E
SVANTAGGIATI
Progetto integrato che mira a permettere ed agevolare lo sviluppo
professionale e personale di persone in situazione di svantaggio.
CAMPIONE E
•
Il progetto nasce da SOL.CO. Brescia in collaborazione con i suoi
METODOLOGIA quattro consorzi locali (Comunia, Inrete.it, Tenda e Koinè), in associazione
temporanea d’impresa con Confcooperative, CGM Consorzio Nazionale della
Cooperazione Sociale, Cooperativa Laser, Comune di Brescia e Centro di
Solidarietà della Compagnia delle Opere
•
Progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo e dalla Regione
Lombardia
•
Il progetto si articola in:
o 5 incontri di informazione orientativa per le famiglie e gli
operatori, mirati ad illustrare i servizi già in essere nel territorio
o colloqui di accoglienza per una prima conoscenza dei bisogni e
delle potenzialità dei singoli, nonché per orientarli rispetto ai
servizi già presenti
o 2 percorsi formativi di 80 ore di aula e 80 ore di stage per
permettere ai soggetti coinvolti di apprendere le competenze di
base necessarie per inserirsi in un contesto di lavoro
o colloqui individuali e bilancio di competenze individuale per
conoscere le proprie abilità, saper autovalutarsi e poter costruire
percorsi adeguati e motivanti di crescita professionale
o interventi di counselling orientativo per persone occupate, al fine
di rimotivarle al lavoro
o accompagnamento e supporto nella ricerca del lavoro e
tutoraggio durante l’inserimento lavorativo
93
PRINCIPALI
RISULTATI
NOTE
•
Poter accompagnare le persone in situazione di svantaggio attraverso un
percorso personale che possa tenere conto delle loro effettive esigenze
•
Ottima ramificazione sul territorio dettata dal coinvolgimento e dal
coordinamento di tutti gli attori coinvolti
Fonte: http://www.solcobrescia.it/pdf/areacamuna.pdf
Scheda E.7
DOCUMENTO
OBIETTIVI
SETTORE INTEGRA
Il settore Integra, nato nel 1996 da Horizon-svantaggio, interviene sui
singoli fattori che costituiscono di fatto gli ostacoli all’inserimento
lavorativo e che sono strettamente correlati all’emarginazione sociale. Esso
mira a coniugare gli aspetti più prettamente economici con quelli sociali,
individuando percorsi alternativi mediante azioni specifiche di tipo
tradizionale quali l’orientamento, la formazione e la creazione d’impresa.
Integra si rivolge pertanto alle fasce più disagiate, quali immigrati, detenuti,
tossicodipendenti, nomadi, disagiati in aree urbane, ai giovani disoccupati,
ai disoccupati di lunga durata, a coloro che sono più a rischio di
emarginazione dalla società.
Integra finanzia progetti pilota che sviluppano le possibilità di combinare gli
obiettivi di politica del lavoro con misure di politica sociale rispondenti ai
bisogni specifici dei vari gruppi a livello locale. Pertanto gli obiettivi specifici
sono:
• il miglioramento delle possibilità di inserimento lavorativo dei gruppi più
vulnerabili sul piano economico e sociale;
• l’elaborazione di nuove strategie integrate per migliorare l’orientamento, la
formazione, l’istruzione e l’esperienza professionale. In particolare ci si
riferisce a misure in materia di alloggio, sanità, protezione sociale, accesso
alla giustizia ed altri servizi pubblici;
• il coinvolgimento e l’inserimento di gruppi più vulnerabili in partenariati
locali.
CAMPIONE E
Destinatari degli interventi
METODOLOGIA Integra agisce in Italia attraverso il finanziamento di progetti multiregionali
destinati a due tipologie di utenti.
Essi possono essere destinati alle seguenti categorie svantaggiate:
• immigrati extra-comunitari, rifugiati, minoranze etniche;
• nomadi;
• disoccupati di lungo periodo (superiore ad un anno);
• detenuti ed ex-detenuti
• svantaggiati in aree urbane;
• nuclei monoparentali;
94
• tossicodipendenti ed ex-tossicodipendenti;
• sieropositivi da HIV;
• giovani disoccupati 20-25 anni
Tanto i progetti sia regionali che multiregionali possono avere come destinatari
inoltre i seguenti soggetti che operano a favore dei gruppi vulnerabili:
• operatori e formatori del sociale;
• responsabili dello sviluppo locale;
• rappresentanti delle parti sociali;
• responsabili delle risorse umane;
• personale dei centri di formazione e di ricerca.
Misure/Azioni finanziate
Nel quadro degli obiettivi di Occupazione-Integra le azioni finanziabili sono
state raggruppate in quattro assi::
Asse A
Elaborazione di modelli, in particolare su base transnazionale, per migliorare
l’accessibilità e la qualità dell’erogazione dell’intera gamma dei servizi ai
gruppi vulnerabili, per sviluppare capacità di base e approcci locali finalizzati
alla promozione e al pieno inserimento di tali gruppi beneficiari.
Asse B
Formazione, tramite la cooperazione transnazionale, in materia di nuove
specializzazioni e qualifiche, anche preceduta e accompagnata da valutazione e
consulenza permanenti, di soggetti svantaggiati, nonché la formazione di
formatori, operatori, agenti di sviluppo locale.
Asse C
Creazione di posti di lavoro e sostegno, in particolare su base transnazionale,
all’avvio di imprese, cooperative e partnership pubblico-private.
Asse D
Azioni di diffusione delle informazioni e di sensibilizzazione, anche attraverso
la promozione di reti di solidarietà.
Priorità del settore
Le priorità del settore Integra possono essere così sintetizzate:
• promuovere progetti pilota innovativi che attraverso lo sviluppo di nuove
pratiche possano stimolare il cambiamento dei sistemi e delle strutture di
formazione, di orientamento e creazione d’impresa;
• sviluppare modelli per il miglioramento dell’accesso al lavoro e della qualità
di tutti i servizi pubblici offerti a tutti i gruppi vulnerabili;
• accrescere le capacità locali di inserimento sociale e lavorativo attraverso
l’assunzione di responsabilità e la partecipazione diretta dei soggetti
svantaggiati.
Vengono in questo modo a delinearsi alcune specificità proprie del settore
Integra quali:
95
•
•
•
una particolare importanza alle azioni locali senza le quali la promozione
dell’accesso al lavoro rischia di essere impossibile per i gruppi svantaggiati;
favorire le azioni integrate attraverso processi di collaborazioni tra
organismi, istituzioni, ma anche tra programmi ed interventi attivati nei
confronti degli stessi gruppi bersaglio e tra azioni formative ed azioni di
accompagnamento;
richiedere una fattiva partecipazione dei soggetti svantaggiati e dei loro
rappresentanti alle fasi di ideazione e di realizzazione dei progetti.
Risorse finanziarie disponibili
(in ECU)
Fondo Sociale Europeo
83.606.400
Cofinanziamento Pubblico Nazionale
57.644.500
Totale
141.250.900
PRINCIPALI
RISULTATI
Attraverso gli obiettivi e le indicazioni sopra citate, Integra intende giungere
alle seguenti finalità:
• fare dell’accesso al mercato del lavoro un obiettivo prioritario;
• lottare contro la discriminazione di immigrati, detenuti ed ex-detenuti,
tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti, profughi ed altre categorie
svantaggiate, nonché diminuire le tensioni sociali e promuovere il senso
civico;
• diversificare l’offerta di percorsi individuali integrati di inserimento
professionale;
•
facilitare il radicamento delle azioni in seno a strategie locali in materia
di lavoro.
Tab.1 Progetti approvati per area geografica
Progetti Regionali
Emilia Romagna
2
Friuli V. Giulia
Lazio
1
Liguria
96
1
Lombardia
3
Marche
Piemonte
2
Prov. Aut. Bolzano
Prov. Aut. Trento
Toscana
2
Umbria
1
Valle d’Aosta
1
Veneto
2
TOTALE CENTRO NORD
15
Abruzzo
1
Basilicata
3
Calabria
2
Campania
3
Molise
1
Puglia
3
Sardegna
97
2
Sicilia
5
TOTALE SUD
20
TOTALE POGETTI REGIONALI
35
TOTALE PROGETTI MULTIREGIONALI
6
TOTALE GENERALE
41
Fonte: Elaborazione Isfol su dati Consedin 1996
Tab.2 Target group dei progetti (val %)
Immigrati
67,4
Ex-tossicodipendenti
Svantaggiati in aree urbane
0,8
Detenuti ed ex-detenuti
4,7
Rifugiati
8,6
Sieropositivi
Nomadi
8,1
Nuclei monoparentali
0,4
Senzatetto
Minoranze etniche
98
Altro
8,1
TOTALE
100
Fonte: Elaborazione Isfol su dati Consedin,1996
NOTE
Scheda E.8
Documento
“ City net development ”
Progetto Leonardo da Vinci (Reti transnazionali, 2002-2004) promosso dal
Comune di Biella, con 17 partner di 13 Paesi diversi.
Obiettivi
Il progetto ha l’obiettivo di realizzare un momento di sintesi, confronto e sviluppo
tra le esperienze diffuse in Europa sulle azioni di formazione professionale per
fasce deboli di cittadini.
Prevede iniziative finalizzate a facilitare l’accesso alla formazione delle persone
più svantaggiate sul mercato del lavoro, in particolare:
1. aggiornamento professionale -tramite lo scambio di visite incrociate- dei
dirigenti delle Amministrazioni Locali e delle organizzazioni No Profit per
sviluppare le capacità di programmazione e gestione degli interventi
formativi rivolti a queste fasce di utenza
2. analisi del fabbisogno formativo di otto fasce di utenti svantaggiati,
finalizzata alla individuazione dei contenuti formativi e alla individuazione
delle azioni positive da predisporre per facilitare l’accesso alla formazione
(ogni fascia è analizzata insieme da due partner diversi)
3. elaborazione di una proposta metodologica sulle buone prassi di
progettazione e di valutazione degli impatti sociali degli interventi
formativi per le fasce di utenza prese in esame, per sviluppare le capacità
innovative dei sistemi locali di formazione professionale
Le analisi e i prodotti realizzati tramite questo progetto saranno utilizzati per la
programmazione di interventi formativi, rivolti alle aree sociali prese in esame.
Campioni e
metodologia
I partner del progetto sono i seguenti:
! n. 4 Amministrazioni Pubbliche:Biella (I), Mouscron (B), Eesti Linnade (EE)
Campobasso(I)
! n. 3 organizzazioni No Profit : BFI (A), Duha (CZ), Vitalis (D)
! n. 7 strutture pubbliche e/o private di formazione professionale : Cesre (I), Ial
99
(I), Kek (EL), Voca Train (PL),Leabank Management Services(UK), Mikkelin
ammattioppilaitos (FIN), IFAD (F)
! n. 1 scuola superiore : Stredna Skola (SL)
! n. 1 centro studi e ricerche ITD (E)
! n. 1 network europeo di No Profit e città (Iter)
Le fasce sociali prese in esame sono le seguenti:
1. disabili e portatori di handicap
2. capofamiglia disoccupati
3. tossicodipendenti ed ex
4. detenuti ed ex
5. residenti in zone ad alto rischio sociale
6. donne sole capofamiglia
7. giovani drop out
8. immigrati disoccupati
Ogni fascia sociale viene analizzata da due partner di Paesi diversi, con le seguenti
modalità:
! interviste a gruppi, esperti, testimoni, in ognuno dei due Paesi
! scambio di visite tra i due partner per confrontare contenuti e
metodologie delle iniziative locali
! organizzazione di un seminario specifico sulla fascia sociale presa in
esame, coinvolgendo tutte le organizzazioni e gli esperti che, nei
due Paesi partner, si occupano di progetti di inclusione sociale
rivolti a questa specifica utenza
Principali
risultati
•la formalizzazione di una rete transnazionale tra Amministrazioni Pubbliche
,organizzazioni No Profit e Centri di Formazione professionale, per sviluppare
esperienze innovative di formazione per fasce deboli di cittadini
•un sito internet che collega in rete tutti i partner del progetto e che rimarrà attivo
anche dopo la conclusione del progetto e sarà accessibile anche ad altri futuri
partner
•una banca europea dei progetti di formazione per individui con forte bisogno di
inclusione sociale , realizzati con la partecipazione diretta di Amministrazioni
locali, No Profit e Centri di formazione
•n.8 dispense (1 per ogni area tematica analizzata dai partner) sui criteri di
rilevazione del fabbisogno formativo delle varie fasce di utenza e sulle modalità
che possono favorire l'accesso alla formazione (azioni positive)
•un gruppo di lavoro permanente (un centro di competenze sui progetti formativi
per svantaggiati) che opererà tramite un collegamento in rete tra tutti i partner del
progetto e che rimarrà attivo anche dopo la conclusione del progetto
•un centro di consulenza a distanza, via internet (ogni membro dello steering
group sarà responsabile dell'attività di consulenza per l'area tematica approfondita),
che sarà svolta anche dopo la conclusione del progetto
•una analisi metodologica sulle buone prassi di progettazione e gestione di
interventi formativi rivolti a persone svantaggiate
•una guida che definisce i parametri per una corretta valutazione degli impatti
sociali degli interventi formativi
100
Scheda E.9
DOCUMENTO
OBIETTIVI
PROGETTO NEXUS, INIZIATIVA COMUNITARIA EQUAL, REGIONE
FRIULI VENEZIA GIULIA
Il Progetto Nexus si propone di rafforzare il sistema dell'economia sociale
adeguandolo alle nuove linee di indirizzo politico e programmatico, che
emergono da recenti provvedimenti e riforme di tipo legislativo attuate nel
Paese e in fase di ricezione a livello locale.
La Partnership si propone di consolidare e chiarire i legami nelle reti di
organizzazioni formali ed informali che concorrono alla creazione di un sistema
di diritti fruibili di cittadinanza e alla produzione dei sistemi di integrazione
sociale di categorie svantaggiate.
Lo scopo della partnership è la realizzione del Progetto Nexus, non ha finalità di
lucro ed opera in piena aderenza alle normative ed ai regolamenti inerenti la
realizzazione delle iniziative comunitarie Equal.
La partnership è costituita da Consorzi di Cooperative Sociali, Aziende per i
Servizi Sanitari, Comuni ed altri soggetti del privato sociale che operano nel
Friuli Venezia Giulia.
Gli organismi interni di indirizzo e di gestione del progetto interni alla
partnership sono:
• L'assemblea dei partner
• Il Comitato Guida
• Le Equipe di coordinamento di area (ECA)
• I Consigli degli Stakeholders
CAMPIONE E
Il rafforzamento dei legami di rete avviene attraverso la realizzazione di cinque
METODOLOGIA ambiti tematici di attività:
• la sperimentazione di nuove forme di servizio integrate pubblico - privato,
• la realizzazione di tavoli per la condivisione di sistemi integrati di
progettazione, produzione e valutazione partecipata di servizi,
• azioni formative di supporto ai processi descritti,
• lo svolgimento di una ricerca per definire i nuovi bisogni sociali emergenti,
• l’individuazione di forme di promozione dei servizi (marketing sociale).
Questi ambiti tematici si dettagliano in singole azioni che sono state individuate
nell’Azione 1, con il concorso di tutti i partner interessati.
La partnership si propone perciò la realizzazione di alcune attività in ambito
locale condotte secondo nuove metodologie di lavoro, che saranno
costantemente monitorate e valutate al fine di individuarne le caratteristiche e i
presupposti di riproducibilità e trasferibilità, con azioni di mainstreaming
orizzontale e verticale.
La forma della partnership consente un confronto trasversale tra aree territoriale
e ambiti tematici. Tiene perciò conto di un’articolazione e di una strategia che
va dal locale al regionale, e dal particolare al generale, individuando punti di
101
forza e di debolezza, nei processi di applicazione e trasferimento di indirizzi
normativi e delle prassi.
PRINCIPALI
RISULTATI
NOTE
I principali risultati attesi di Nexus sono:
• il consolidamento delle reti di organizzazioni locali
• il rafforzamenti della logica di partnership
• la maggiore aderenza di questi ultimi ai bisogni espressi dall`evoluzione
sociale dei territori e una maggiore flessibilità delle risposte
• la crescita dell’economia sociale quale ambito di produzione di
benessere e quale risorsa imprenditoriale ed occupazionale
• un accesso più personalizzato dei beneficiari finali al sistema dei servizi
e l’ingresso in circoli virtuosi di promozione sociale, attraverso
opportunità educative, riabilitative e occupazionali.
L'Iniziativa Comunitaria Equal è finalizzata alla promozione di nuovi
strumenti per combattere tutte le forme di discriminazione e di disuguaglianza
presenti nel mercato del lavoro attraverso la cooperazione transnazionale.
L'iniziativa viene finanziata dal Fondo Sociale Europeo (FSE), dal Fondo di
Rotazione L.183/87, dal Finanziamento delle Regioni e Provincie Autonome
(nel caso di Nexus la Regione Friuli Venezia Giulia) e dal finanziamento
privato, il contributo messo a disposizione a livello europeo, per tutti i paesi, è
di 2.847 milioni di euro per l'intero periodo della programmazione
(2000/2006).
A tale contributo gli stati membri devono aggiungere il contributo nazionale che
per l'Italia è di 789 milioni di euro.
Equal opera tramite il finanziamento di Partnership di Sviluppo (PS). tali PS
sono composte da una pluralità di organismi che sin dalla fase iniziale di
progettazione definiscono obiettivi, ruoli e responsabilità di ciascun soggetto.
Le PS possono essere geografiche se intervengono in un'area territoriale limitata
o settoriali se si concentrano su una determinata area tematica o su un settore
economico o sulle cause di discriminazione nei confronti di particolari gruppi,
senza riferimenti geografici precisi.
Fonte: http://www.progettonexus.it/Nexus/index.htm
Scheda E.10
Documento: “Il bilancio sociale di settore delle cooperative sociali di Reggio Emilia – biennio 2
2000-2001”
Sintesi del documento
Terza edizione del bilancio sociale delle cooperative sociali aderenti a Legacoop di Reggio Emilia.
Il documento contiene analisi e approfondimenti sui temi critici del settore:
- i tratti distintivi della cooperazione sociale
- la configurazione del mercato locale dei servizi sociali a Reggio Emilia
- le problematiche della comunità reggiana
- l’evoluzione della domanda sociale
102
-
il problema del turn over nel lavoro sociale
Gli elementi che interessano direttamente la nostra ricerca sono i dati relativi agli inserimenti
lavorativi nelle cooperative di tipo B.
Le 14 cooperative aderenti occupano 291 lavoratori, di cui 152 svantaggiati, così suddivisi:
- invalidi fisici
37
- invalidi psichici
73
- invalidi sensoriali
1
- ex degenti istituti psichiatrici
3
- soggetti in trattamento psichiatrico
4
- tossicodipendenti
21
- alcolisti
10
- minori in difficoltà
1
- condannati a pene alternative
1
- altri
1
Il documento propone due riflessioni sugli inserimenti lavorativi di persone svantaggiate, che
nell’ambiente del lavoro dovrebbero trovare una risposta terapeutica e una socializzazione benefica:
1. l’AUSL di Reggio Emilia fin dal 2001 ha avviato un confronto con tutte le
cooperative che inseriscono lavoratori al fine di studiare e formalizzare un processo
di co-progettazione
2. si esprime un giudizio negativo sulla legge 68/99 sul “Collocamento mirato” che, pur
prevedendo (all’art.12) un ruolo attivo delle cooperative di tipo B, in due anni di
esperienza non ha prodotto neppure un inserimento.
Per quanto riguarda le attività formative, nel biennio 2000 – 2001 sono stati realizzati 41 corsi di
formazione, con una presenza totale di 124 lavoratori e 33.500 € di costi.
Scheda E.11
SERVIZIO INSERIMENTI LAVORATIVI
•
Promuove progetti per favorire l'inserimento al lavoro di persone disabili (legge 68/99) e
svantaggiate.
•
Realizza programmi di recupero e di sviluppo delle capacità professionali, di orientamento
al lavoro, di inserimento lavorativo
in collaborazione con il Centro per l'Impiego, con i Servizi di Salute Mentale e per le
Tossicodipendenze, con i Servizi Sociali del Territorio e del Ministero di Grazia e Giustizia.
•
Lavora in rete con le Agenzie Formative, le Associazioni e gli Enti Gestori delle
problematiche socio-lavorative.
•
Cura gli inserimenti lavorativi di disabili in Cooperative Sociali di tipo b) e aziende
impegnate in lavori appaltati dal Comune.
103
•
Progetta interventi a finanziamento europeo, statale e regionale.
•
Realizza programmi per la consulenza e il sostegno alle aziende al fine di promuovere e
sostenere il mantenimento del lavoro per i soggetti svantaggiati.
Servizi
SID (Servizio Integrato Disabili) svolge l'attività di:
1. accoglienza,
2. orientamento alla formazione e al lavoro,
3. consulenza e predisposizione di programmi individuali finalizzati all'inserimento lavorativo,
Il SID è gestito dal Centro per l'Impiego, con l'apporto di personale comunale esperto
SIL, per soggetti svantaggiati, anche stranieri, realizza:
1. programmi di inserimento in cantieri di lavoro e altri interventi di politica attiva del lavoro
nell'ambito delle quote riservate,
2. programmazione e attuazione di tirocini e stage nell'ambito di progetti specifici,
3. inserimenti lavorativi presso imprese e cooperative che appaltano lavori per il Comune di Torino
(contratti di inserimento lavorativo).
Il Servizio Inserimenti Lavorativi:
•
mette in rete le opportunità già presenti sul territorio, per massimizzare le possibilità di
esito positivo dei progetti individuali;
•
applica modalità di lavoro progettuali, con l'intento di prevedere già in fase di avvio la
presenza di tutte le competenze e i supporti necessari sullo specifico target di riferimento
(valutazione, orientamento, formazione, tutoring).
Il SIL ha attuato numerosi e diversificati progetti utilizzando finanziamenti del bilancio comunale,
ma anche provinciali, regionali, statali, europei, concorrendo a diversi bandi pubblici (legge 104/92,
legge 45/99, L.R. 22/97, L.R. 45/95, ecc.).
Progetti realizzati nel corso degli ultimi anni
Progetti per DISABILI
Progetti finanziati da fondi comunitari/nazionali di cui
la Città è stata promotore:
- Occupazionec: Horizon Mosil (1998/2000)
Progetti finanziati da fondi comunitari/nazionali di cui
la Città è stata partner:
- Leonardo 2000 (Diversamente Abili, Gira-sole, Lear) per pazienti psichiatrici e per operatori.
Progetti finanziati da fondi comunali e regionali:
- legge 104/92: Pelagos (1997), Siltourist e Passoni (1999), Caleidoscopio (2000/2001).
Progetti finanziati da fondi comunali:
- Tirocini presso artigiani (1997)
104
- Percorso formativo nel concorso per assunzione n. 22 disabili intellettivi c/o il Comune di Torino
(1999).
- Progetto 2001- Concorso per assunzioni c/o il Comune di Torino di n. 10 disabili intellettivi e n.
33 disabili fisici / sensoriali ipovedenti.
- Coaching per disabili intellettivi / fisici (2000)
- Diversamente Abili 1,2 (2000/2001)
- Nautilus 1, 2 (2000/2001)
- Arca 1, 2, (2000/2001)
- Inserimento guidato degli invalidi nei progetti di tirocinio formativo e nei cantieri di lavoro,
realizzazione di percorsi di inserimento con borse lavoro (circa n. 100 annue dal 1996).
- Avviamento a corsi di formazione in media n. 80 persone disabili all'anno.
Formazione per operatori
- Corso per educatori - Modello sperimentale per l'inserimento lavorativo di disabili intellettivi
(1996/97)
Progetti per DETENUTI ED EX DETENUTI
Il Gruppo Operativo Locale (attivato sulla base del Protocollo di Intesa firmato tra
l'Amministrazione Penitenziaria e la Regione Piemonte) è coordinato dal SIL. Le risorse disponibili
vengono messe in rete, in modo da consentire ai beneficiari di seguire percorsi articolati, ma
coerenti e finalizzati al lavoro. Il GOL è formato da operatori che fanno riferimento ai diversi Enti
pubblici e privati operanti nel settore.
- Vengono annualmente riproposti al finanziamento regionale progetti per detenuti L.R.45/95.
- Il Comune di Torino finanzia ogni anno progetti di orientamento/abilità sociali, bilancio delle
competenze e tirocinio
Progetti per TOSSICODIPENDENTI
Progetti finanziati da fondi comunitari/nazionali di cui la Città è stata promotore: Integra New
Life Lavoro, formazione e tossicodipendenza.
Progetti finanziati da fondi comunali e regionali:
da numerosi anni sono utilizzati fondi per la lotta alla droga - DPR 309/90 e legge 45/99 per la
realizzazione di progetti di orientamento, formazione e inserimento al lavoro di tossicodipendenti in
carico ai Sert cittadini.
Progetti per IMMIGRATI
Sono stati utilizzati fondi comunali e regionali (direttiva F.P.) per un progetto di formazione e
tirocinio di donne straniere che ha portato all'assunzione presso Istituti Bancari.
Progetti attualmente in corso
DISABILI:
1. Servizio Integrato Disabili - SID (c/o Collocamento Obbligatorio)
2. Work 2003 (Concorso Comune per disabili fisici- sensoriali lievi)
3. Cantieri di lavoro (Intellettivi/Fisici/Psichiatrici)
4. Puzzle (Fisici/Traumatizzati)
5. Leonardo-Puzzle (Fisici/Traumatizzati)
6. Piani di occupabilità (Soggetti deboli e disabili)
7. Nautilus 2 (Intellettivi)
8. Tirocini (Intellettivi/Fisici/Psichiatrici)
105
9. Zafferano (Fisici/Psichiatrici)
10. Ricerca AIDS (Sieropositivi)
11. Labor (Psichiatrici)
12. Diversamente Abili 3 (fisici)
13. Azzurro Mela (Psichiatrici)
14. Coop.ve Sociali (Intellettivi/Fisici)
DETENUTI ED EX DETENUTI:
1. Cantieri di lavoro
2. L.R. 45/95 (detenuti)
3. Orientamento tirocinio
TOSSICODIPENDENTI:
1. Leggi 309/90 e L.R. 45/99 - Ag. Tossicodipendenze.
IMMIGRATI:
1. Domino (disabili extracomunitari)
2. Formazione - Rientro 2002 (Immigrati detenuti)
3. Marocco Ufficio - Pace (extracomunitari)
Formazione per operatori:
1. Clinica della Concertazione (2002/2003).
Progetti finanziati da fondi comunitari/nazionali di cui la Città è promotrice:
1. Equal: Abilita (disabili occupati) (2002/2005).
Progetti finanziati da fondi comunitari/nazionali di cui la Città è partner:
1.Equal:Car.te.sio(per detenuti)
2. Valorizzazione Occupabilità: CO.ME (immigrati stranieri)
3. Leonardo 2002 (Lear 2002, Bussola) per disabili psichiatrici e per operatori
106
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Portale per gli insegnanti di sostegno
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Sito INAIL e ANMIL
disabililavoro.it
Iniziative europee per l’anno dedicato alla disabilità
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Borse lavoro per detenuti tossicodipendenti - Cuneo
www.serviziosociale.com/tesi/giraudo/riconoscimenti.htm
Ceis Belluno (progetti di inserimento lavorativo per tossicodipendenti)
http://ceis.sunrise.it/progetti/integra/kiss/ceis_ki.htm
Centri per il lavoro CGIL
www.cgil.it
Progetto Integra “Isola”: inserimento sociale e lavorativo di soggetti con disagio – Regione Emilia
Romagna
http://www.odl.net/integraisola/
Progetto Concerto – percorsi di orientamento e accompagnamento al lavoro per fasce deboli e
svantaggiati - Brescia
www.solcobrescia.it/pdf/areacamuna.pdf
Progetto Leonardo “City net development” – Biella
www.iterwelfare.it
Progetto Nexus, iniziativa comunitaria Equal, regione Friuli Venezia Giulia
http://www.progettonexus.it/Nexus/index.htm
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ELENCO INTERVISTATI
Si ringraziano:
1. Marco Mietto, responsabile del Centro Studi del CEIS di Reggio Emilia
2. Paolo Berni, coordinatore area handicap, USL Guastalla
3. Francesca Benelli, responsabile servizi sociali della coop Il Bettolino, Reggiolo
4. Sabrina Bondavalli, funzionario dell’Ufficio collocamento mirato per disabili, Provincia
Reggio Emilia
5. Francesco Malpeli, direttore Consorzio 45
6. Mauro Davolio, presidente coop.”Anemos”, referente azione b progetto equal “A
lungo”,per il Consorzio Oscar Romero
7. Luisa Zanni, responsabile servizio sociale unificato USL Castelnovo Monti
8. Marzia Corini, assistente sociale (responsabile del caso) Comune Castelnovo Monti
9. Rosaria Ganassi, operatrice del servizio sociale associato dei comuni del distretto di
Scandiano, area disabili
10. Elena Davoli , responsabile servizio anziani e adulti comune di Reggio Emilia
11. Raffaele Leoni, Assessore Provinciale Sapere e Lavoro: Università, Scuola, Formazione
Professionale
12. Domenico Savastano, Dirigente area attività formative, sociali e servizi per il lavoro
13. Giuseppe Drei, Agenzia Emilia Romagna Lavoro
14. Lorena Ficarelli, Consorzio servizi sociali di Correggio
15. Adele Montanari, Consorzio servizi sociali di Correggio
16. Elisa Paterlini, Direttore dell’Istituzione per i Servizi Sociali Millefiori di Novellara
17. Genny Leoni, Coordinatrice corsi CFP Bassa Reggiana – Sede di Guastalla
18. Laura Balocchi, Assistente Sociale Asl di Reggio Emilia
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19. Luigi Mazza, Servizio Pianificazione e Sviluppo dei Servizi Sociali
20. Alessandro Storchi – Responsabile Commerciale Emilia Romagna Agenzia di Lavoro
Interinale
21. Rosa Torelli, Amministrativo Servizi Sociali comune di S. Polo
22. Mariella Galantini, Assistente Sociale Servizi Sociali comune di Cavriago
23. Chiara Tarana, Responsabile Settore Politiche Sociali comune di Gattatico
24. Milena Pervigli, servizio sociale adulti comune di Montecchio
25. Emiliano Zasa, Responsabile Servizi Sociali comune di Canossa
26. Annalisa Valdesalici Responsabile Servizio Sociale adulti e anziani comune di Sant’Ilario
27. Armando Violi, vice Presidente cooperativa sociale tipo B L’Olmo
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