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Il caso Lina e la brutta storia di Elsag Bailey
VENERDÌ 17 AGOSTO 2007 Stampato da SAN BIAGIO STAMPA SpA Via al Santuario N.S. della Guardia, 43P43Q tel. 010.7231711 Fax 010.7231740 Registrazione Tribunale di Genova N. 7424 del 17061924 Ac c e r t a me nt i Dif ampa - *membri del Comitato Esecutivo Editrice Proprietaria S.E.P. Sede Legale 16121 Genova Piazza Piccapietra, 21 Il responsabile del trattamento dei dati di uso re dazionale è il Direttore Responsabile (D. Lgs. 30/ 06/2003 n.196) Direzione Generale, Amministrazione, Tipografia 16121 Genova Piazza Piccapietra, 21 Tel: 010.53881 s i o ne JACQUES JOFFE GUGLIELMO MAISTO FREDERIK NICOLAI ATTILIO OLIVA LANFRANCO VACCARI fu AMMINISTRATORE DELEGATO FRANCO CAPPARELLI* CONSIGLIERI CESARE BRIVIO SFORZA ALBERICA BRIVIO SFORZA VITTORIO BO* MARCO FORMENTO St PRESIDENTE CARLO PERRONE* 21 Certificato N.6024 del 04122006 commenti&opinioni Pizza & mafia i tedeschi sapevano dalla prima pagina «Dove c´è la pizza c´è anche la mafia», scrive Die Welt, riportando un´intervista con l´ex mafioso Gior gio Basile, che parecchi anni fa era considerato il padrino della Ruhr, ormai in pensione dopo aver scon tato una lunga condanna. Ma i tede schi hanno imparato a distinguere: diversi lettori hanno giá risposto all´edizione online: gli italiani si comportano bene da noi, e se i ma fiosi si uccidono tra loro non ci pre occupa. Finora non hanno mai mi nacciato i tedeschi. Su oltre 600 mila emigrati italiani in Germania, si trovano in carcere in poco meno di mille, una percentuale inferiore alla media dei tedeschi. Bisogna risalire a oltre trent´anni fa per ritrovare il binomio pizzeria e mafia. Allora, i tedeschi, a volte a ra gione, consideravano i locali italiani come una succursale dell´onorata societá. Se non erano mafiosi i piz zaioli erano vittime della mafia che pretendeva il pizzo. Oggi, la mafia, in tutte le sue varianti, dalla ca morra alla ´ndgragheta, è passata a un livello superiore. È una mafia dai colletti bianchi che sa investire in borsa, commenta la Frankfurter Al lgemeine. Secondo il quotidiano di Franco forte, il giro di affari dell´organiz zazione cala brese am monterebbe nella Repub blica Fede rale a una decina di mi liardi di euro, e in Europa su pererebbe i 35, più del prodotto na zionale lordo di un Paese come la Lettonia. La ´ndragheta, secondo un rapporto della polizia federale, avrebbe investito di recente centi naia di milioni nell´acquisto di azioni della società Gazprom, colle gata al presidente russo Putin, e per cui lavora nel consiglio di sorve glianza anche l´ex cancelliere Ge rhard Schröder. A sua volta, la Gaz prom è sponsor dello Shalke, la squadra di Genslekirchen, sempre nella Ruhr a pochi chilometri da Duisburg. Ma, ovviamente, non c´è alcun collegamento con la strage di Ferragosto. Le varie organizzazioni criminali, italiane, russe, cinesi o vietnamite, attive in Germania, stanno bene attente a non entrare in conflitto tra loro dividendosi zone di influenza e settori in cui operare. Tutti i giornali non possono na scondere un certo stupore nel con statare che alcune regioni italiane sembrano fuori della legge, e che Roma abbia rinunciato a esercitare un controllo, o non sia in grado di imporlo.Maanchequestanonéuna sorpresa: la situazione di Napoli, o della Calabria, é nota da tempo. Onestamente, la Sueddeutsche Zei tung ammette che anche in Germa nia, sia pure a un altro livello, la cri minalità organizzata, non solo quella italiana, opera da tempo pressoché indisturbata. I controlli di polizia non sono ac curati e continui come in Francia o in Gran Bretagna. Uno straniero che stia attento nel guidare l´auto e non frequenti locali notturni diffi cilmente verrà fermato. Città come Kempten, in Renania, o Münster in Westfalia, vengono considerate come località sicure per padrini in pensione, o che vogliono prendersi unapausa,riconosconooggileauto rità. La Germania, si aggiunge, è uno Stato federale, la polizia é di compe tenza regionale, e tra i vari Länder la coordinazione non è affatto otti male. Esiste la Bka, la polizia fede rale, simile all´americana Fbi, ma é facile sottrarsi alle ricerche sempli cemente traslocando da Monaco ad Amburgo. Nel periodo successivo alla riuni ficazione,infine,ilPaeseavevabiso gna di investimenti stranieri e non ha controllato, o non ha voluto, i fi nanziamenti che giungevano dall´estero. Paradossalmente, la ca morra ha contribuito alla rinascita della Ger mania Est, e ci ha guada gnato su. Non è un caso che la prima ese cuzione ma fiosa sia av venuta già nel 1992, a Rostock, sul Baltico: un commando entrò in un ristorante e tra i clienti terrorizzati freddò un padrino siciliano. Di recente, sono avvenuti diversi delitti collegati alle organizzazioni criminali, nella co munità turca, o in quella russa. La strage di Duisburg non ha stabilito neppure un record: lo scorso feb braio sette persone di origine viet namita vennero massacrate in un ristiorante della Bassa Sassonia. I presunti colpevoli sono già in car cere. «Nonèchelamafiasiagiuntaoggi da noi», riconosce Wolfgang Speck, presidente del sindacato di polizia (DPolG), «i nostri inquirenti lo sanno benissimo, anzi la mafia ita liana non è diventata piú pericolosa negli ultimi tempi. Per la crimina lità organizzata non esistono fron tiere, si limita ad agire dove ha più convenienza e dove si sente al si curo. Tuttavia, non ci aspettavamo un massacro come quello di Dui sburg. Ma non c´è alcun motivo d´al larme. Si tratta quasi di sicuro di un´azione isolata, i cui motivi sono da cercare in Italia. Non siamo di fronte a una guerra tra bande in Germania». Come dire, sono fatti di voi italiani. La ’ndrangheta in Germania è fatta di colletti bianchi che investono in Borsa. Ma la stampa preferisce pensare che sia soltanto un problema fra italiani ROBERTO GIARDINA Alla scuola di mia figlia non chiedo nozioni ma strumenti per vivere bene VINCENZO TAGLIASCO ia figlia Giovanna il prossimo settembre transiterà dalla scuola media al liceo. In fami glia mi avevano chie sto, mesi addietro, di aiutare Giovanna a fare una scelta, a deli nearle alcuni scenari per il futuro. Invano ho cercato di convincere le tre donne di casa a privilegiare una preparazione tecnicoscientifica. Le mie recenti pre visioni sull’invasione di cinesi e indiani, bravissimi in matematica e in tecnologia, e parchi nelle richieste salariali, mi si sono ritorte contro. «Perché studiare materie difficili, poco attraenti per poi dover emi grare? Perché non avete fondato imprese e industrie ad alta tecnologia, invece di costruire ville, villette e osceni condomini di lusso che hanno deturpato coste e monti? Eppure tu eri all’Università e avresti dovuto pensarci! Questa sarebbe stata una bella rivolu zione!» Anche averla mandata a fare la scout per i monti della Liguria mi si ritorce contro. Mi sono arreso: Giovanna si è iscritta al liceo clas sico. È stato inutile farla parlare con autorevoli pro fessoridiBostonchelehannodimostratochelecapa cità logiche e l’amore per la cultura possono essere esercitate invece che con defatiganti studi di lingue morte attraverso lo studio di lingue altrettanto effi caci quali il cinese e l’arabo. Il mio consiglio era quello di scegliere una scuola poco impegnativa, senza obiettivi di primato, e poi studiare il cinese e l’arabo a latere. Niente da fare: Giovanna ha trovato alleati in credibili tra i miei amici, tra saggi imprenditori e sca M fati chirurghi. È stato inutile delineare contesti au tunnali tristi e piovosi ove, circondata da voluminosi dizionari di greco e grammatiche latine, sarà impe gnata in logoranti traduzioni che, a volte, fanno odiare opere letterarie che vengono lette in periodi della vita non adeguati. È stato inutile averle consi gliato di leggere il classico testo di futurologia di Gau din Thierry: 2100, récit du prochain siècle (2100, sce nario del prossimo secolo). Giovanna vuole solu zioni, non raffinate esposizioni di incerti futuri. D’altra parte come fare a raccontare a Giovanna l’amore per gli altri, per gli ideali di solidarietà, di li bertà e giustizia e, nello stesso tempo, i trucchi che dovrebbe conoscere per affermarsi, per riuscire a competereinunmondosemprepiùglobaleeprivodi pietàperiperdenti?«Faquellochevuoi;peròtiposso dare un consiglio: usa tutte le tue conoscenze per sa pere quali sono gli istituti in cui si studia di meno, in cui i professori non ti inondano di compiti a casa, dove non ti stanno con il fiato addosso; cerca di avere la lista di quegli istituti in cui non ti cercano di som mergere con nozioni, ma quelli che ti fanno amare la cultura, che non pretendono che tu sappia tutto di tutto, quelli soprattutto che ti lasciano tempo per l’ozio, per te stessa, per le tue attività collaterali». Giovanna,daunpuntodivistastatistico,correilri schio di vivere fino a cent’anni. Sottolineo la parola “rischio” perché se non ci si costruiscono, da giovani, sogni e passioni, se non si mettono a punto meccani smi di fruizione del bello, del piacere di stare con gli altri, c’è il rischio che con il naturale evolversi del corpo e della mente la vita possa perdere significato. Per questo motivo ho consigliato a mia figlia di im parare a ballare, a suonare almeno uno strumento musicale, a leggere uno spartito, a imparare gli sport chesipossonopraticareanchedaanzianiequelliche permettono di socializzare. Giovanna dovrebbe im parare a conoscere il proprio corpo, trattarlo con at tenzione e rispetto. Guai a non pensare in tempo a dareunastoriariccaearticolataauncorpodestinato a vivere a lungo; forse, troppo a lungo. Invece per quanto concerne la formazione cultu rale,lacostruzionedellemotivazioniedellamente,il ruolo dell’istruzione continua a essere centrale; e per questo sono preoccupato. Non vorrei che Gio vannafossetravoltadaundeliriodiinformazioniedi contenuti da cui non riuscirà a ricavare la bellezza e l’armonia del sapere. Non vorrei che si giocasse l’adolescenza e odiasse la scuola solo per acquisire in maniera coatta un sapere datato. Non vorrei che ve nisse travolta dai miti dei voti intesi come puro eser cizio di potere e dai riti legati allo svolgimento di massacranti compiti a casa che devi fare solo perché lo richiede la tradizione. Invece vorrei che la scuola desse alle giovani menti il senso del cives e della lega lità, la dimensione della persona civile e solidale che vuole conoscere le culture trasmesse dalle prece denti generazioni con levità e orgoglio. Credo che questo sia anche l’auspicio delle fami glie che si stanno muovendo in questi giorni di va canza. Al ritorno troveremo i problemi di sempre, anche se con le idee più chiare sulle caste, le corpora zioni, i nuovi schiavi, i privilegi, i guasti dell’evasione fiscale. Eppure le caste (non solo di politici) e le cor porazioni(nonsolodiprofessoriuniversitari)nonce le siamo trovate in casa a opera di un malvagio ti ranno o per una sorta di maledizione divina: noi ita liani le abbiamo create e coltivate con diligenza, rin novandole periodicamente con grande passione e ardore nel rispetto delle regole democratiche, spe rando preoccupati di difendere il nostro giardi netto più o meno grande di privilegi che fossero gli altri a cambiare per primi. Forse chiedere alla scuola di dare il senso del cives ai nostri figli, che vivranno cent’anni, è chiedere troppo a un’istituzione lasciata drammaticamente sola a combattere contro il deli rante sviluppo della tecnologia e di media sempre più aggressivi e contro le stesse famiglie che hanno costruito l’Italia così come si presenta attualmente. VINCENZO TAGLIASCO è sperimentatore e studioso della progetta zione di esseri artificiali. Il caso Lina e la brutta storia di Elsag Bailey ALBERTO GAGLIARDI a notizia che la commissione di controllo sulla Borsa americana (Sec), dopo anni di indagine, ac cusa l’examministratore di Finmeccanica Alberto Lina di il leciti profitti a seguito della ven dita di Elsag Bailey, avvenuta nel 1998, riapre un caso emblematico per capire le ragioni di fondo della crisi endemica che colpisce Genova, e i perché dell’inarrestabile declino industriale del Paese. C’era una volta una singolare impresa “globale” di proprietà Finmeccanica con 12mila dipendenti alta mente qualificati (di cui tremila in Italia), che opera vano in tutte le nazioni più industrializzate del pia neta e con il proprio quartier generale a Sestri Po nente. Elsag Bailey era il frutto di una felice intui zione di Fabiano Fabiani, il numero uno di Finmeccanica che aveva sostenuto alla fine degli anni ottanta il “gran capo” di Elsag, Enrico Albareto, nella disputa con giapponesi e tedeschi per l’acquisi zione di Bailey, società americana quotata a Wall Street, fra i leader mondiali nel campo dell’elettro nica e dell’automazione di processo. Fu una decisione rischiosa, ma rivolta al futuro, per scongiurare il pericolo per l’industria italiana di essere espulsa dai mercati internazionali dell’alta tecnologia. Una premonizione che purtroppo oggi è realtà.SempresottolamanosicuradiAlbareto,Elsag Bailey, con tremila miliardi di fatturato, era diven tato il secondo gruppo mondiale nel settore dell’au tomazione dei processi continui, una nicchia di ec cellenza che avrebbe potuto rappresentare un “am basciatore” straordinario di penetrazione dell’intera industria italiana nei mercati dei cinque continenti. L Sembra una favola, ma è soltanto il profilo di un’azienda, mosca bianca nelle partecipazioni sta tali,cheebbeiltortodiaversemprechiusoibilanciin utileequindidiesserefacilepredadi“boiardi”diogni risma. Avere poi sede nell’exSuperba indebolita e declassata non era certo un punto di forza. E, infatti, un brutto giorno l’incantesimo si ruppe. Nel1998unanuova“razzapadrona”capeggiatadal premierRomanoProdi,giàpresidentedell’Iri,decise di vendere a pezzi Elsag Bailey per contribuire a sod disfare le fameliche necessità di denaro del Governo e per “salvare” Finmeccanica in affanno per il forte indebitamento di alcune controllate. Una decisione sciagurata che si sarebbe rivelata anche inutile per ché Finmeccanica avrebbe poi risolto i suoi problemi finanziari con la redditizia operazione legata alla so cietà Sgf Thomson. Dilettanti allo sbaraglio commi sero un clamoroso errore tecnicofinanziario che procurò grave danno all’occupazione genovese e all’intera industria italiana. È sorprendente, ma non tanto, che tra i principali protagonisti del misfatto vi fossero, oltre a Prodi e all’amministratore di Finmeccanica Lina, anche il ministro del Tesoro Ciampi, che sarebbe diventato presidente della Repubblica, e il direttore generale del Tesoro Mario Draghi, il più testardo nel voler vendere, oggi governatore della Banca d’Italia. Poi ci si stupisce se i tecnocrati… L’incoerenza di comportamento del governo era plateale: mentre per il gruppo Ansaldo in crisi si cer cava un partner internazionale per favorirne la glo balizzazione,sismembravaElsagBaileyinsaluteche globalizzata era già. Ciò prova lo stato confusionale che caratterizzò un periodo triste per il nostro Paese segnato da “privatizzazioni” in favore di amici degli amici, di arditissime speculazioni finanziarie. Ma tutto sembra legarsi, visto che Prodi, che allora sacri ficò i gioielli industriali, oggi sarebbe propenso a pri vare l’Italia delle riserve auree. Nonostante le critiche, nell’ottobre 1998 Finmec canica vendette Elsag Bailey Process Automation al concorrente svizzerosvedese Abb, che pappatosi il knowhow ed il mercato in pochi mesi fece ovvia mente tabula rasa di ogni presenza genovese di Bai ley. Sotto la Lanterna, il ministro Burlando se ne lavò le mani, il sindaco Pericu protestò sempre più fievol mente, il presidente degli industriali Zara inneggiava come positiva per la città la razzia dei pezzi più pre giati dell’industria genovese ad opera di gruppi stra nieri. Il presidente della Provincia, Marta Vincenzi, sempre prodiga di parole al vento, dichiarò che l’ac quisizione di Bailey da parte di Abb sarebbe stata per Genova un’opportunità senza precedenti. In realtà era facile prevedere, come accadde, che l’operazione avrebbeprodottoperGenovazeroattivitàindustriali e zero occupazione, ma così va il mondo. Per Elsag mutilata e ormai “domestica” tutti si aspettavano il colpo definitivo della totale “privatiz zazione”, leggi svendita, secondo gli obiettivi del go verno di centrosinistra e, in particolare, di una deli berazione del consiglio di amministrazione di Finmeccanica del 2000 che prefigurava la dismis sione di tutto il comparto civile di Finmeccanica. Mapoiarrivòilgovernodicentrodestra.Esoprat tutto il sottosegretario Gianni Letta e il nuovo mana gement Finmeccanica guidato da Pierfrancesco Guarguaglini, i quali oltre a salvare dal fallimento Marconi operarono per mettere in sicurezza ciò che restava di Ansaldo e di Elsag, rilanciando quest’ul tima nel campo dell’elettronica per la difesa, nella si curezza logica e ambientale, nell’informatica per la logistica, nell’automazione. ALBERTO GAGLIARDI è vicepresidente del consiglio comunale di Ge nova. Fu sottosegretario agli Affari regionali del governo Berlusconi. 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