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Indagare la realtà - Associazione Astrofili Paolo Maffei

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Indagare la realtà - Associazione Astrofili Paolo Maffei
Corso di astronomia, Lezione 4, 16/12/2011. Daniele Gasparri
Indagare la realtà
· Come cercare di scoprire la verità che ci circonda
· Alcuni misteri più o meno veri
· La scienza ed il metodo scientifico
Come cercare di scoprire la verità che ci circonda
Il metodo di indagine scientifico è prima di tutto fondato sulla logica, su ciò che può essere il risultato di un
ragionamento basato su fatti plausibili e supportato da prove evidenti. Per applicare questo modo di
procedere, che è particolarmente utile nel discernere tra ciò che è corretto e non, tra la verità e le bugie,
dilemmi costantemente sotto i nostri occhi vista la società globale attuale, non servono nozioni di matematica
o fisica, ma semplicemente utilizzare il ragionamento per capire se ciò che stiamo vedendo, o che ci viene
detto, è vero e quale, eventualmente, è la migliore spiegazione.
Le basi di un ragionamento logico
In ambito scientifico, astronomico e nella vita quotidiana, a causa dell’immensa mole di informazioni ed
esperienze di cui possiamo disporre, è sempre consigliato non essere condizionati a priori e non giungere mai
a conclusioni affrettate senza aver analizzato adeguatamente tutti i dati a nostra disposizione.
Osservate le immagini seguenti, che sembrano piuttosto curiose.
Quattro immagini peculiari, fuori dalla comune esperienza, possono essere interpretate in ogni modo, ma la spiegazione reale è solo
una e la si trova, se si vuole, con un pizzico di logica.
Cosa riprendono queste immagini?
1) Dettaglio superficiale di Marte, ripreso dalla sonda Viking 1 nel 1976 dalla forma simile ad un
gigantesco viso umano. Si tratta, infatti, della famosa faccia di Marte;
2) Un oggetto puntiforme e fermo in una lunga esposizione terrestre del cielo notturno. Le stelle si sono
spostate ed hanno lasciato la traccia che possiamo vedere, questo oggetto no;
3) Una curiosa formazione ripresa periodicamente dalla sonda Soho che monitora il Sole a qualche
milione di chilometri dalla Terra, soprannominata da qualcuno (di certo non scienziati!) colomba
spaziale;
1
4) Un’immagine ripresa da un osservatore norvegese nel novembre 2009 mostra questa impressionante
e luminosa spirale nel cielo notturno.
Queste immagini sono sicuramente curiose, alcune impressionanti, ma non sono assolutamente sufficienti
per fornire alcuna spiegazione plausibile dei fenomeni che le hanno prodotte.
Le fotografie catturano un momento istantaneo di quella che potrebbe essere la realtà, non di quella che
effettivamente è. Possiamo solamente dire che queste immagini ritraggono, in apparenza, fenomeni curiosi
ed insoliti che meritano di essere approfonditi attraverso un’attenta analisi logica e la raccolta di altre
informazioni, prima di proporre qualsiasi conclusione che a questo punto non avrebbe in alcun caso riscontri
univoci con la realtà.
Purtroppo qualche sedicente esperto (non uno scienziato vero), vi darà subito delle risposte in base alle sue
personali opinioni, eccole qui (sono tutte reali, sentite in trasmissioni televisive andate in onda sulle reti
nazionali!):
1) La faccia di Marte è la prova che sul pianeta rosso ci sono gli alieni, i marziani, che hanno costruito
questo grande manufatto;
2) Un’astronave che ha impressionato il sensore della fotocamera e che scruta la Terra;
3) Il pianeta Nibiru che periodicamente compare vicino al Sole, oppure un’astronave in viaggio nelle
regioni interne del sistema solare che controlla gli abitanti della Terra. La forma è perfetta, si vede anche
la scia energetica(!);
4) Un’astronave aliena, oppure un varco dimensionale che collega la nostra dimensione con un’altra,
oppure due parti molto distanti dell’Universo (ma che significa??).
Le conclusioni esposte dalla sola osservazione di queste 4 immagini non si basano su fatti reali, non
analizzano bene la realtà, ma interpretano, con pregiudizi, delle immagini curiose, adattandole alle idee già
preesistenti.
Quale dovrebbe essere l’approccio giusto?
Bisogna raccogliere dati, attraverso altre immagini, documentarsi analizzando fonti attendibili e con l’aiuto
del ragionamento e di alcune basi fisiche capire se:
1) Ciò che si vede nell’immagine è reale oppure dovuto a qualche effetto insito alla fotocamera o
all’atmosfera della Terra. Se la realtà dell’oggetto fosse confermata;
2) L’oggetto sembra a noi familiare perché il cervello lo assimila a qualcosa di conosciuto, oppure
presenta caratteristiche inspiegabili in modo oggettivo? Ad esempio, una nube a forma di una pecora è
sempre una nube, è il nostro cervello che ne interpreta la forma assimilandola a qualcosa che ben
conosciamo, ma se ragioniamo oggettivamente questa formazione non ha nulla di insolito, si tratta
sempre di una nube. Generalmente le somiglianze a qualcosa che ci sembra familiare sono delle mere
illusioni,
3) Quello che si vede si ripete ciclicamente, oppure si tratta di un fenomeno isolato che riguarda
solamente un frame di un video o una singola immagine?
4) Altri osservatori hanno ripreso questo dettaglio? Se esiste ed è reale, non dovremmo avere la
presunzione di essere stati gli unici ad averlo visto o ripreso! La realtà è qualcosa di oggettivo e alla
portata di ogni osservatore. La bravura di una persona è arrivarci per prima, non detenerne l’esclusiva;
5) Gli eventuali oggetti volanti hanno un moto, una direzione, o compaiono a caso nelle immagini? E
soprattutto, una eventuale ripresa che mostra una fotografia scattata ad un paesaggio, perché dovrebbe
essere diversa da ciò che i miei occhi hanno visto mentre scattavo la fotografia? Ovvero, perché una foto
che ritrae la realtà ha visto qualcosa che i miei occhi e nessun altro occhio è stato in grado di vedere,
sotto le stesse condizioni? Cosa renderebbe diversa una fotografia in luce visibile dalla visione dei miei
occhi?
6) Ci sono satelliti in transito eventualmente quella notte, se l’oggetto ripreso è un punto nel cielo?
7) C’è qualche teoria fisica-astronomica accreditata e confermata (la legge della gravitazione, le leggi
di Keplero, la legge del moto di Newton, i principi della teoria della relatività, sono teorie reali e
consolidate) che possa giustificare quello che è stato ripreso?
Queste sono solo alcune delle domande che dobbiamo porci se vogliamo analizzare in dettaglio e con
oggettività fenomeni in apparenza strani nell’Universo.
Le conclusioni reali
2
Secondo il semplice schema di ragionamento appena visto, ecco delle risposte con cognizione di causa di ciò
che le quattro immagini in realtà mostrano.
1) La faccia di Marte dovrebbe subito rendere scettici: se noi siamo umani che abitano la Terra, come è
possibile che esista un simile manufatto, grande oltre 3 km, su un pianeta mai visitato dagli umani? Se su
Marte ci fosse la vita, perché dovrebbe essere popolata da esseri in tutto e per tutto uguali a noi? E
soprattutto, la forma che vediamo la attribuiamo ad un volto umano perché il nostro cervello interpreta
quella forma, o è realmente in quel modo? Se ci fosse stata una struttura reale con un volto di un
marziano totalmente diverso dal nostro, avrebbe ricevuto tanta attenzione e curiosità? Come capite,
questa formazione è interessante perché il nostro cervello la rende tale; le possibilità che si tratti di una
mera illusione sono piuttosto reali. Infatti basta riprendere una seconda immagine a risoluzione più
elevata e con diversa illuminazione, per scoprire che quella formazione è del tutto simile alla forma
curiosa che ogni tanto le nubi assumono, ma che in realtà non raffigura un volto, ma una semplice
collina, i cui dati oggettivi (composizione chimica, riflettività, proprietà geologiche) non hanno nulla di
artificiale.
2) Il puntino fermo nell’immagine delle stelle strisciate è facile da riprodurre se scattiamo un’altra foto,
e la sua posizione nel fotogramma è sempre la stessa, a prescindere dal soggetto inquadrato. Se scattiamo
una foto uguale con un’altra fotocamera, ci accorgiamo che altri punti compaiono in posizioni diverse
rispetto al sensore e restano fissi sempre, aumentando di intensità quando il tempo di esposizione cresce.
Questo effetto è un artefatto insito nella natura dei sensori digitali e si manifesta quando le esposizioni
superano le decine di secondi. Si tratta di pixel più luminosi della media, impressionati dalla temperatura
del sensore digitale.
Non si tratta quindi di fenomeni reali: astronomi ed astrofili lo sanno bene perché devono combattere con
questi punti fastidiosi ogni volta che riprendono un’immagine.
3) Qui la cosa è complicata. Lasciamo perdere Nibiru del quale ci occuperemo brevemente nel
prossimo capitolo. A prescindere dalle interpretazioni, osserviamo attentamente la frequenza e la forma
del dettaglio.
La “colomba spaziale” è presente periodicamente, ma mai in due immagini successive e mai nella stessa
posizione. Se raccogliamo tutte le immagini che mostrano questo dettaglio, ci accorgiamo che esso
occupa posizioni del tutto casuali nel campo inquadrato e cambia forma ed intensità. Sicuramente non si
tratta di un corpo celeste, che altrimenti seguirebbe le consolidate leggi del moto di Newton.
Non si può trattare neanche di un’astronave aliena (!), visto che la presunta velocità dovrebbe essere di
molto superiore a quella della luce.
Se chiedete a degli astrofili o astronomi, vi risponderanno che si tratta di un raggio cosmico che ha
impressionato il sensore. Questi eventi, infatti, compaiono continuamente nelle immagini scattate con le
sensibili camere digitali con cui si catturano le immagini del cielo, anche quelle amatoriali.
Si tratta di alcune particelle molto energetiche che raggiungono il sensore e lo impressionano in modo
proporzionale alla loro energia. I raggi cosmici sono sempre presenti, tanto che nel tempo in cui
leggerete questa pagina il vostro corpo ne ha già intercettati una decina e si verificano sempre, perché la
Terra è continuamente raggiunta da queste particelle.
Non si tratta quindi di un corpo celeste appartenente allo spazio profondo, ma di minuscole particelle,
provenienti spesso dal Sole, che impressionano il sensore e tendono a rovinare l’immagine.
Quello che vediamo ripreso nell’immagine 3 è proprio la traccia di un raggio cosmico (forse un nucleo di
elio) piuttosto energetico che ha colpito ed impressionato il sensore, generando una quantità di
luminosità (carica elettrica) che il singolo pixel non è stato in grado di contenere e che si è riversata in
quelli adiacenti, conferendogli questa strana forma.
Abbiamo quindi scoperto una cosa importante ed utile dal punto di vista scientifico: i sensori digitali,
soprattutto i CCD per astronomia, posso essere usati anche come rilevatori di particelle provenienti dallo
spazio!
4) L’immagine numero 4 è molto intrigante.
Diversi osservatori, con diversa strumentazione, hanno ripreso lo stesso fenomeno, che quindi è reale e
non dovuto ai difetti dei sensori digitali. Tutti gli osservatori hanno mostrato un lento movimento di
questa spirale per qualche decina di minuti prima di spegnersi nel nulla.
Osservatori distanti qualche decina di km hanno rilevato un leggero spostamento rispetto alle stelle, utile
per capire, con qualche calcolo (triangolazione), che questa curiosa formazione è avvenuta nella nostra
atmosfera, ad una quota di qualche decina di km. Se controlliamo i database dei satelliti visibili (magari
3
ne è esploso uno) vediamo che in quella zona di cielo non ci sarebbe dovuto essere nulla: bene, non è un
satellite. Possiamo controllare le rotte degli aerei, magari è un velivolo in difficoltà: niente, ricerca vana.
Cosa può essere? Non dobbiamo scoraggiarci e lasciarci andare a teorie bizzarre: se non sappiamo di
cosa si tratta, non dobbiamo credere a qualsiasi alternativa, ma cercare di dare una spiegazione. Nel caso
in cui non ci riuscissimo, dobbiamo avere l’umiltà di accettare che quella cosa non sappiamo spiegarla
con gli indizi a disposizione!
In questo caso possiamo fare qualche ulteriore assunzione. Non è infatti difficile immaginare la
provenienza umana, vista l’esigua distanza e la persistenza nel cielo davvero insolita per un evento
naturale.
Se qualcuno ne ha esperienza (anche se difficile), può riconoscere nella foto (e nei video sulla rete) la
dinamica di un razzo fuori controllo.
In effetti, dopo tante ricerche si scopre che in quella notte i russi hanno testato un missile proprio nella
zona di cielo dove è apparso questo oggetto, e che il test è fallito, portando alla distruzione del razzo.
Ecco spiegato l’arcano! Possiamo anche vedere con maggiore attenzione la scia azzurra che parte da
terra, causata dal gas bruciato dal razzo prima di perdere il controllo e formare questa struttura
particolare.
Qualche ricerca in più ci conferma proprio che quell’oggetto così strano era il missile lanciato dai russi
che ha formato quella spirale a causa del carburante perso da uno dei serbatoi, che gli ha fornito un moto
di rotazione sul proprio asse prima di spegnersi e precipitare in mare.
Come possiamo vedere, se si cerca, la verità viene sempre a galla, e spesso ha delle spiegazioni davvero
molto semplici, che solo la voglia di non vederle le può nascondere ai nostri occhi.
Vi siete mai chiesti perché praticamente tutti gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati nel cielo sono
sempre opera di gente che non osserva abitualmente?
Se chiedete agli appassionati di astronomia e agli astronomi, che fanno dell’osservazione la loro ragione di
vita (per passione o professione), tutti vi diranno di non aver mai avvistato un oggetto non identificato, e che
se anche fosse, il fatto di non essere identificato con certezza dipende dalla mancanza di informazioni, non
certo dalla natura dell’oggetto!
Come è possibile che migliaia di persone in tutto il mondo che osservano il cielo ogni notte non assistano
mai a fenomeni insoliti, che si manifestano solamente a chi alza sporadicamente gli occhi al cielo?
Perché i fenomeni insoliti ed inspiegabili lo sono per coloro che non hanno abbastanza preparazione per
riconoscerli. Ma questo non è un male, anzi, uno stimolo per migliorare la propria conoscenza; il male è
creare o credere ciecamente a delle spiegazioni del tutto fantasiose.
Alcuni misteri più o meno veri
Esiste veramente il fantomatico pianeta Nibiru?
Parlando di opinioni ed idee preconcette che selezionano ed in qualche caso alterano la ricerca di prove a
supporto, vale la pena introdurre e smontare brevemente questo argomento, considerando anche l'attenzione
mediatica che ha ricevuto.
Se ne parlo brevemente è semplicemente perché non c'è davvero molto da dire, visto che tutto quello che si
dice in merito a questo fantomatico pianeta è del tutto fantasioso! Vi dirò di più, soprattutto a coloro che
pensano che il silenzio della comunità scientifica sia indice di un mega complotto mondiale per cercare di
nascondere la verità: non è così! La comunità scientifica, quella seria, non ne parla perché non prende
neanche in considerazione questa panzana nata e sviluppatasi soprattutto grazie ad internet, purtroppo spesso
voce di gente senza basi scientifiche o, a pensare male, senza scrupoli. Da astronomo che conosce un
pochino gli ambienti della ricerca, questo è un argomento che qualche volta si pronuncia solamente al bar,
nel momento di raccontare barzellette o stranezze della vita, alla stregua di quanti raccontano storie su asini
che volano o principesse che a mezzanotte tornano ad essere povere serve. Sfortunatamente i media, anche e
soprattutto quelli tradizionali, rilanciano, gonfiano e spacciano questa notizia per vera, ma vi assicuro che
non esiste alcun pianeta chiamato Nibiru, e men che meno in rotta di collisione o in avvicinamento alla Terra
(nel 2012?).
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Adesso vi spiego brevemente i motivi, così che anche tutti voi potrete farvi delle sane risate ogni volta
sentirete parlare di questo fantasioso oggetto.
Intanto cominciamo da considerazioni esterne al mondo astronomico, che riguardano principalmente la
cronaca.
Nibiru è un nome ricorrente nei racconti degli antichi Babilonesi. Dal ritrovamento di alcune tavolette si è
capito che questa popolazione identificava con Nibiru il pianeta Giove, ben visibile per 11 mesi l'anno, tutti
gli anni, come una "stella" molto brillante nel cielo.
Solamente negli anni recenti due scrittori, Zecharia Sitchin e Burak Eldem (non due scienziati, né
archeologi), hanno diffuso la notizia che gli scritti Sumeri in realtà identificano con Nibiru un pianeta
sconosciuto. Questa interpretazione è evidentemente servita agli scrittori per sviluppare romanzi e/o farsi
notare dal grande pubblico, ma non ha nulla di vero. Insomma, questa interpretazione è bella ed utile solo per
sviluppare un libro, un romanzo, un film o al limite un videogioco, ma è priva di alcun fondamento.
Sull'onda dell'entusiasmo, nel 1995 Nancy Lieder, un tipo che si definisce contattista (ed anche qui c'è da
ridere, cosa significa??) ha collegato la leggenda di Nibiru, introdotta da Sitchin e Eldem, al calendario
Maya, che nel nostro 2012 segna la fine di un'era. Come ogni bufala priva di senso, la notizia ha attirato la
curiosità e si è allargata a macchia d'olio grazie ad internet.
Il calendario Maya finisce nel 2012, chissà quale catastrofe dovrà accadere!
Bene, vi dico che la probabilità di una catastrofe è la stessa che si è avuta a cavallo tra il 1999 e il 2000 o
ogni volta in cui un secolo o un millennio stavano finendo.
La fine di un'epoca del calendario Maya è del tutto equivalente alla fine di un millennio del nostro calendario
Gregoriano, perché dunque proprio in questa data dovrebbe succedere chissà cosa?
Torniamo ora al "pianeta", che ha gabbato fior fiori di astronomi di tutto il mondo (ma perché ci pagano se
non riusciamo neanche a trovare un pianeta più grande della Terra!....già, in Italia non ci pagano, ora si
spiega tutto!....)
Secondo coloro che propongono la teoria di questo fantomatico pianeta, esso dovrebbe orbitare non molto
lontano dalla Terra, con la quale avrà un incontro devastante proprio nel dicembre 2012. E qui entriamo nelle
argomentazioni di natura fisico-astronomica.
Supponiamo, per assurdo, che i tizi citati fino ad ora non si siano inventati delle balle colossali spacciandole
per vere e andiamo ad esaminare se ciò da loro previsto potrebbe avere almeno una base fisica plausibile,
ovvero se potrebbe in linea di principio esistere davvero questo pianeta gigante con le proprietà profetizzate
da questi signori.
Bene, non c'è uno, dico un principio fisico che ammetta l'esistenza di questo pianeta. Ecco qua qualche
spunto:
1) I corpi maggiori del sistema solare si conoscono da centinaia di anni e sono perfettamente visibili ad
occhio nudo. Se questo fantomatico Nibiru, da alcuni definito un pianeta gigante, si dovesse trovare
entro due miliardi di chilometri dalla Terra, ergo almeno alla distanza di Saturno, sarebbe
perfettamente visibile ad occhio nudo, brillando almeno come Sirio, la stella più brillante del cielo.
Caspita, possibile che non riusciamo a vedere una cosa del genere in cielo? Ho capito che spesso
piove o ci sono le nuvole, ma l'ultima volta che ho visto le stelle non ho notato niente di strano.
Complichiamoci la vita, diciamo che il pianeta c'è, ma potrebbe essere molto, molto opaco e risultare
così molto debole (benché anche se fosse scuro come il carbone sarebbe ugualmente visibile ad
occhio nudo!).
Se pensiamo che ogni notte telescopi professionali e amatoriali scandagliano il cielo e riescono a
scoprire massi di pochi chilometri di diametro a distanze di miliardi di chilometri, come è possibile
non vedere un pianeta simile alla Terra?
Per chi mastica un po' più di astronomia: ogni notte il cielo viene scandagliato con una magnitudine
limite intorno alla 20, ed infatti tutti gli oggetti nuovi che vengono scoperti (comete, asteroidi) hanno
questa luminosità. Un oggetto di magnitudine 20 dalle dimensioni della Terra semplicemente non
esiste in tutto il sistema solare!
Insomma, di sicuro questo pianeta non esiste almeno fino a metà della distanza che ci separa dalla
stella
più
vicina,
Proxima
Centauri,
a
4,3
anni
luce.
Il primo colpo è assestato, ma chiaramente chi crede incondizionatamente ad una cosa e non vuole
vedere altro, fa di tutto per giustificarla. Allora ecco che taluni dicono che non possiamo vedere il
pianeta perché si trova sulla stessa orbita della Terra, ma esattamente dalla parte opposta, quindi
sempre nascosto dal Sole. Ipotesi irrealistica per qualche spicciolo motivo logico: in questi casi esso
5
sarebbe totalmente invisibile dalla Terra, ma di certo non dalle numerose sonde che si trovano su
altri pianeti e che orbitano attorno al Sole con un periodo diverso dall'anno terrestre.
Ammettiamo, per assurdo, che per qualche motivo queste sonde non riescano a vedere il pianeta.
Potrebbe quindi esistere nascosto dalla luce solare, sempre nella parte opposta rispetto alla Terra
(quindi, per la terza legge di Keplero, orbitante alla stessa distanza dal Sole rispetto al nostro pianeta)
e fatto di un materiale così scuro (che non esiste) tale da essere invisibile alle grandi distanze alle
quali si trovano le sonde spedite su Marte, Saturno e Plutone.
A questo punto il pianeta sarebbe invisibile: capperi, vuoi vedere che hanno ragione quelli che si
sono svegliati una mattina e non coloro che come me hanno pure dovuto farsi il mazzo all'università?
Tutto è possibile; chiediamoci allora se sotto queste condizioni potrebbe esistere il pianeta.
Potremmo non accorgerci della sua esistenza?
Bene, messa così la risposta è semplice, i miei sacrifici universitari sono salvi: NO! Non può
esistere! Per questo punto:
2) La dinamica del sistema solare è modellata dalla forza di gravità, la cui intensità è proporzionale alla
massa del corpo ed inversamente proporzionale alla distanza al quadrato.
Un oggetto di dimensioni simili alla Terra disturba notevolmente il moto dei corpi celesti posti nelle
vicinanze, e per vicinanze si intende milioni di chilometri. Se anche non fossimo in grado di vedere
questo Nibiru al telescopio per qualche motivo oscuro alle attuali leggi della fisica e del buon senso,
dovremmo essere in grado, sicuramente, di osservare il disturbo gravitazionale esercitato dalla sua
presenza su tutti i corpi del sistema solare, compreso il Sole!
In questo caso ci viene in aiuto la ricerca sui pianeti extrasolari, che ha sviluppato una tecnica di
studio delle perturbazioni gravitazionali molto potente ed efficiente che permette, inoltre, di scoprire
piccoli satelliti attorno a remoti asteroidi.
Bene, nessun disturbo gravitazionale è stato individuato associato a questo fantomatico pianeta!
Anche questo punto quindi confuta la teoria, che chiaramente si modifica di conseguenza ed afferma
che questo Nibiru si trova allora lontano dalla Terra, molto lontano, e benché sia enorme è
debolissimo. Neanche questa ipotesi regge, perché:
3) Il sistema solare è stato studiato attentamente per decine e decine di anni, con telescopi e sonde
automatiche che si dirigono verso gli altri pianeti. Non si è mai avuta l'evidenza di un pianeta nuovo
in queste regioni, né ottica né fisica, e non per mancanze tecnologiche, semplicemente perché non
c'è.
Abbiamo capito che questo Nibiru non esiste, ma avrebbe effettivamente potuto esserci?
NO, per questo motivo:
4) Tutti i modelli che considerano un pianeta aggiuntivo nelle regioni interne a Nettuno prevedono una
notevole instabilità: in altre parole, non può esistere fisicamente un pianeta aggiuntivo all'interno di
queste regioni senza che si creino sconvolgimenti anche pesanti dell'intera dinamica del sistema
solare.
L'unica cosa vagamente plausibile potrebbe essere che il pianeta si trovi molto oltre l'orbita di Nettuno, nella
regione chiamata nube di Oort e transiti nelle regioni interne per qualche motivo e per breve tempo.
Anche questa ipotesi, però, presenta dei problemi, perché:
1) Se nel 2012 avrà un incontro con la Terra, a meno che non viaggi a velocità superiori a quelle di
qualunque orbita stabile nel sistema solare, esso avrebbe dovuto trovarsi almeno nei pressi dell'orbita
di Saturno già nel 2010 e risultare perfettamente visibile, attraverso metodi diretti (immagini) o
indiretti (disturbo gravitazionale);
2) Nella nube di Oort e nella più interna fascia di Kuiper, sebbene esistano corpi celesti anche di
dimensioni cospicue (ad esempio Sedna), è molto difficile che esistano oggetti grandi come e più
della Terra, per ragioni collegate alla formazione primordiale del sistema solare e alla quantità di
materiale presente in quelle remote regioni celesti (insomma, non c'è abbastanza massa per creare un
pianeta così grande!).
Questi sono i punti salienti del perché non può esistere e mai esisterà un nuovo pianeta nel sistema solare con
le proprietà di Nibiru.
Tutti coloro che credono a questa favola, con le sue numerose varianti, sono semplicemente stati ingannati da
gente ignorante o che ci marcia di proposito.
6
La scienza, o meglio, la logica non mente e non è giusto spacciare una leggenda, una favola adatta a romanzi
e film di fantascienza, per vera e magari farci audience e denaro. Ogni riferimento a trasmissioni televisive è
puramente voluto!
Questo gioco si chiama truffa, come le previsioni dei tarocchi dei maghi o quei guaritori che curano le
malattie con il fluido delle mani.
Ma non è finita certo qui; prima di occuparmi di ricerca astronomica seria, voglio concludere il capitolo con
una breve carrellata, ed ovvia confutazione, di tutti i miti nati sul 2012.
Abbattiamo tutte le tesi sul 2012 in tre pagine
Nelle trasmissioni televisive si assiste spesso a sedicenti programmi scientifici che cercano di indagare la
realtà e presentare al telespettatore un mondo totalmente diverso, fatto di misteri, enigmi, complotti, eventi
apocalittici imminenti.
In questo capitolo voglio impegnarmi in quattro pagine a confutare, dati (oggettivi) alla mano, tutte le ipotesi
catastrofiche (ed inventate di sana pianta) che si sono sentite e su cui qualcuno si è arricchito sulle spalle dei
telespettatori senza il minimo ritegno.
Se proprio il mondo deve finire, che sia per qualcosa di più interessante e soprattutto verosimile!
Ecco alcune tesi ricorrenti sull’imminente (!) fine del mondo del 21 dicembre 2012:
•
Nel 2012 si verificherà un particolare allineamento galattico.
Devo ammettere che non ho ben capito che cosa si intenda con la parola allineamento (di chi? E rispetto a
cosa?). Aiuto gli autori della “teoria” dicendo che forse si sta parlando del fatto che il sistema solare possa
attraversare il piano galattico. In effetti il sistema solare ha una componente del moto perpendicolare al piano
galattico e ad intervalli regolari lo attraversa.
E' stato possibile capire che il sistema solare oscilla (leggermente) sopra e sotto il piano della galassia, con
un periodo di circa 70 milioni di anni.
Quando il Sole e i pianeti si trovano esattamente nel disco galattico, la densità del materiale interstellare
aumenta, aumentando il numero di raggi cosmici intergalattici ed il rischio dell'esplosione di una supernova
vicina. Niente di troppo preoccupante in generale (a meno di non avere la sfortuna di trovarci a 10 anni luce
da una supernova, in quel caso sarebbe la fine!) ma, soprattutto, stiamo parlando di tempi scala di decine di
milioni di anni.
Facendo qualche calcolo approssimato, la differenza di posizione tra il marzo 2011 (mese di stesura di questo
libro) ed il 2012, tenendo presente il moto perpendicolare al piano di 7 km/s, è di circa 10 milioni di
chilometri.
Aspettate un attimo. La distanza della stella più vicina è di circa 40 mila miliardi di chilometri, lo spessore
del disco circa 200 volte maggiore. Marte alla minima distanza dalla Terra si trova a 56 milioni di km, la
Terra orbita a 150 milioni di km dal Sole: 10 milioni di chilometri su scala cosmica sono pari a zero!
Non c'è alcuna differenza tra la posizione attuale e quella che si avrà il 21 dicembre 2012 in termini di
componente verticale del moto, tanto che non riusciremmo neanche a misurare questa variazione di
posizione del Sole rispetto al piano galattico.
Non possiamo neanche dire quando ci sarà il passaggio esatto nel piano galattico, semplicemente perché è un
qualcosa che avviene su un tempo di decine di migliaia di anni, non in un giorno. I tempi dell'astronomia
sono molto diversi rispetto ai nostri, non dobbiamo ragionare in modo antropocentrico.
•
La Terra si ferma.
Si, avete capito bene; tra l'elenco degli sconvolgimenti citati dai sedicenti esperti di turno c'è anche questa.
Per fermare il moto di rotazione (penso ci si riferisse a questo) della Terra serve un'energia spaventosamente
alta, pari a circa tutta l'energia prodotta dal genere umano, con l'attuale tasso di produzione, per decine di
miliardi di anni, oppure pari all'energia rilasciata da un impatto di un corpo celeste delle dimensioni di
Marte. State tranquilli; Marte non sta per collidere con la Terra, non succederà mai, e soprattutto non esiste
nulla con questa energia che sta per fermare il pianeta. Senza questa energia spaventosa il moto di rotazione
del nostro pianeta non si può arrestare.
•
Il massimo solare e le tempeste solari.
7
Questo ormai è uno degli scenari classici per l'imminente fine del mondo: una bella tempesta solare che
distrugge, annienta, ferma, fa esplodere il nucleo della Terra e scioglie tutti gli abitanti (viva la fantasia del
macabro)! Vi lascio scegliere di quale morte morire, io mi concentro sul fatto che è impossibile che una
tempesta solare possa far finire il mondo.
La nostra stella alterna dei periodi calmi ad alcuni più burrascosi, nei quali il forte campo magnetico produce
macchie solari, brillamenti, quindi un forte vento solare costituito da un flusso di particelle cariche che si
irradiano nello spazio.
Il ciclo solare ha un periodo di 11 anni, ma tra il 2011 ed il 2012 la nostra stella, contrariamente alle
previsioni, si trova in una fase piuttosto calma, un minimo di attività prolungato ed imprevisto, tanto che il
prossimo massimo solare non è più previsto più proprio per il 2012, ma per il 2015 o affatto. Supponiamo
quindi che chi parla di massimo solare abbia scambiato il 2012 per il 2015 e andiamo avanti.
In ogni caso, cosa succederebbe durante questo fantomatico massimo solare?
Niente di più di quello che succede ogni 11 anni da 4,5 miliardi di anni a questa parte.
L’ultimo massimo dell'attività solare si è verificato nel 2001-2002, eppure siamo tutti sopravvissuti. Anzi, vi
ricordate di qualche disastro causato dal Sole? No..eppure fu un massimo abbastanza importante.
Le famose tempeste solari sono costituite da un flusso elevato di particelle cariche che vengono deviate dal
campo magnetico terrestre.
Quando queste tempeste sono molto intense, si possono avere dei disturbi nelle comunicazioni, tipo una
scarica mentre si ascolta la radio.
Tempeste molto violente ci sono state ed hanno reso impossibili, per un periodo breve, alcune trasmissioni
satellitari (i satelliti non sono schermati dal campo magnetico terrestre come la superficie), oppure hanno
costretto a disattivare qualche strumento per prevenirne la rottura. Tutto qui, non c'è altro, tranne delle
bellissime aurore polari visibili anche alle medie latitudini: uno spettacolo unico!
In ogni caso è impossibile prevedere queste tempeste, quindi è impossibile dire se il 21 dicembre 2012 ce ne
sarà una (con i modesti effetti spiegati).
•
L'impatto con un asteroide.
Anche questa è una teoria molto di moda, ma che non sta in piedi. Fortunatamente riusciamo a monitorare ed
osservare tutti i corpi celesti potenzialmente pericolosi (quindi con diametri eccedenti qualche decina di
metri) e siamo in grado di prevedere con largo anticipo un eventuale disastroso impatto.
Un asteroide con la capacità di distruggere la specie umana dovrebbe essere di almeno 10 km di diametro,
quindi visibile con largo anticipo (anche 20-30 anni prima del presunto contatto). Nulla di tutto ciò è stato
mai osservato, non c'è alcun asteroide gigantesco che cadrà sulla Terra il 21 dicembre 2012.
Non tutti sanno che ogni anno sul nostro pianeta cadono tonnellate di materiale proveniente dallo spazio e
decine di piccoli asteroidi, dalle dimensioni variabili tra una biglia ed una piccola macchina. Questo è del
tutto normale e fisiologico, ma i danni sono sempre contenuti.
•
L'inversione dei poli magnetici della Terra.
Il nostro pianeta possiede un campo magnetico che ci protegge dalle particelle cariche provenienti dal Sole e
dagli ambienti interstellari, deviandole ed impedendo di raggiungere la superficie. Queste particelle cariche
(generalmente nuclei di elio, elettroni e protoni) sono dannose per tutti gli esseri viventi perché in grado di
distruggere ed alterare il DNA cellulare. Se il campo magnetico smettesse di proteggerci, saremmo esposti a
queste radiazioni ed in poco tempo verremmo attaccati da malattie genetiche e tumori che ridurrebbero
sensibilmente la nostra vita media.
Fortunatamente il campo magnetico della Terra non ha alcuna intenzione di andarsene, anzi, per farlo sparire
bisognerebbe fermare il nucleo terrestre. Anche in questo caso occorrerebbe concentrare nel nucleo e in un
tempo brevissimo un pochino di energia, ma giusto un poco, diciamo pari a quella prodotta dal genere umano
in qualche miliardo di anni.
L'inversione dei poli magnetici, invece, è un fenomeno naturale e fisiologico, avvenuto decine o centinaia di
volte nel corso della storia della Terra.
Per motivi che ancora non conosciamo, ogni circa 300 mila anni il campo magnetico della Terra cambia
polarità, ovvero il polo nord magnetico diventa il polo sud e viceversa (come se la calamita interna al nucleo
terrestre si girasse). E' bene chiarire che l'orientazione del nostro pianeta resta sempre la stessa, cambia solo
quella del campo magnetico. Bene, perché questa inversione dovrebbe portare alla fine del mondo? Tutte le
volte che si è verificata il mondo ha continuato a vivere. Inoltre l'inversione è un processo molto lento, che si
verifica in migliaia di anni; non ha senso parlare di una data precisa. In altre parole, la differenza tra il
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momento attuale ed il 21 dicembre 2012 è di nuovo ininfluente ai fini dell'orientazione del campo magnetico,
perché la Terra varia su tempi scala molto, molto più lunghi.
•
Dislocamento della crosta terrestre.
Il discorso è sempre lo stesso. Non può avvenire tutto in una notte, ma su tempi di migliaia di anni: dove si
trova tutta l'energia richiesta per spostare in poco tempo i continenti? Non basterebbe far esplodere l'arsenale
nucleare mondiale migliaia di volte...
•
Polvere interstellare che entrerà nel sistema solare e spegnerà il Sole, condannando la Terra al
buio perenne (!?).
L'attraversamento del piano galattico, proprio il 21 dicembre 2012 (!) farà entrare polvere interstellare che
porterà quindi alla fine del mondo.
Oggettivamente non so da dove cominciare per dire che questa è una tesi senza alcun fondamento.
Per prima cosa, come già detto, l'attraversamento del piano galattico è una situazione che si compie in
milioni di anni, non in un giorno.
Secondo: è vero, il piano galattico contiene il cosiddetto mezzo interstellare, una miscela di gas e polveri.
Il problema sapete qual è? Che la densità di questo mezzo interstellare è dalle 100 alle 1.000 (!) volte
inferiore a quella del mezzo interplanetario, al gas e alle polveri che si trovano già nel sistema solare, da
miliardi di anni!
In definitiva il processo dovrebbe essere esattamente contrario: siamo noi, il sistema solare, a riversare nel
mezzo interstellare polveri e gas, non viceversa.
Ma ammettiamo, per assurdo, che il Sole prima o poi attraverserà una bella nube densa, molto densa.
Tranquilli, quando si parla di densità elevate del mezzo interstellare ci si riferisce a densità tipiche di 1.00010.000 particelle ogni centimetro cubo, decine di volte inferiori al più spinto vuoto che siamo in grado di
raggiungere sulla Terra (per paragone, ricordate che nell'atmosfera al livello del mare ci sono circa 1019
molecole ogni centimetro cubo!).
Bisogna tenere presente anche che il 99% del mezzo interstellare è costituito da gas e solo l'1% da polveri,
generalmente silicati, carbonio, ferro, condensati in piccolissimi granelli (qualche micron di diametro).
Insomma, non esistono sacchi di carbone volanti che vanno a spegnere il Sole, non c'è mezzo interstellare
che possa disturbare l'attività del sistema solare, anche perché:
Terzo punto: il Sole già contiene al suo interno questa "polvere" che alle alte temperature si dissocia nelle
singole specie atomiche che la compongono. Guarda caso la composizione chimica della nostra stella è
uguale a quella del mezzo interstellare (certo, da questi ambienti è nato circa 4,6 miliardi di anni fa!).
Quindi, se anche dovessimo subire un massiccio attacco da parte di questo mezzo interstellare (impossibile),
la quantità di polveri non aumenterà, anzi, a causa del gas fagocitato (il 99% della massa del mezzo
interstellare) il Sole potrebbe (dico potrebbe) aumentare leggermente in dimensioni e luminosità (ma
nell'arco di miliardi di anni, ammesso che possa vivere, e non lo fa, così a lungo), di certo non oscurarsi.
Insomma, credo che le parole bastino. La lista sarebbe più lunga ma non ho più voglia di continuare e credo
che anche voi, a questo punto, abbiate tutti i mezzi per riconoscere una teoria plausibile da una totalmente
inventata.
Sei semplici spiegazioni per gli avvistamenti UFO
La mia passione per l’osservazione del cielo risale ormai a circa 18 anni fa.
In tutto questo tempo ho passato molte ore al telescopio sotto le stelle, ma non ho mai, e dico mai, visto un
oggetto di cui non riuscissi a capirne la natura.
I cosiddetti UFO (oggetti volanti non identificati), spesso accostati a fantasiose astronavi aliene, non hanno
mai visitato il mio cielo, ma non solo.
Tutti i miei colleghi astronomi ed astrofili, in anni di continue osservazioni, non si sono mai trovati di fronte
ad un oggetto non spiegabile, tantomeno ad un’astronave aliena.
Viene da chiedersi allora perché televisioni e giornali siano pieni di avvistamenti misteriosi, e come sia
possibile che tutti questi avvistamenti siano fatti da persone che osservano il cielo occasionalmente, mai da
astronomi professionisti.
Varrebbe anche la pena, ma qui esuliamo dall’argomento di questo libro, capire quali sono i meccanismi
psicologici che fanno pensare, in seguito di un avvistamento un po’ fuori dal normale, che quel punto sia in
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realtà un’astronave aliena venuta da chissà quale mondo, abbia percorso chissà quanti anni luce con una
tecnologia che probabilmente mai esisterà, per giungere sulla Terra e spaventare gli umani semplicemente
lampeggiando nel cielo per qualche secondo per poi tornarsene da dove è venuta.
Osservare qualcosa fuori dal comune è abbastanza frequente, soprattutto in cielo, ma non riesco a capire su
quale base il cervello associ a dei punti indistinti la cui interpretazione potrebbe seguire mille altre strade più
semplici e plausibili, con qualcosa, come un’astronave aliena, che a dire improbabile è voler essere davvero
ottimisti.
In questo capitolo analizziamo alcuni dei fenomeni, spesso di origine locale, responsabili della comparsa di
oggetti non identificati, aiutandoci semplicemente con un po’ di logica e di metodo. Vedremo che tutti gli
avvistamenti UFO possono essere classificati secondo poche categorie che nulla hanno a che vedere con gli
extraterrestri.
Ad oggi non esiste alcuna prova, neanche minima, dell’esistenza di extraterrestri, men che meno giunti
sul nostro pianeta. A dire la verità, di questa seconda ipotesi neanche si discute a livello scientifico,
semplicemente perché non è contemplata.
Ufo? No, satelliti artificiali
La parola UFO identifica un generico oggetto volante non identificato.
Se non si compie un processo di analisi approfondita, o semplicemente non si vuole conoscere, anche un
moscerino può, a rigor di logica, essere scambiato per un UFO, ovvero un oggetto volante (quando il
moscerino vola) non identificato.
Quando qualcuno che non conosce il cielo alza gli occhi ed osserva per almeno un’oretta, vede una miriade
di oggetti volanti che non riesce immediatamente ad identificare.
Il più delle volte si tratta di aerei (facili da riconoscere perché la loro luce è intermittente) e satelliti
artificiali, questi ultimi meno facili da individuare.
Un satellite artificiale appare come un punto dalla luminosità fissa come quella di un pianeta (tipicamente
della luminosità di Saturno) solcare il cielo con una velocità leggermente minore di quella di un aereo.
Quando gli astronomi e gli astrofili (gli appassionati di astronomia) avvistano un oggetto del genere durante
le osservazioni telescopiche, subito pensano: “oddio, speriamo tanto che non entri nel campo della fotografia
che sto scattando, altrimenti la devo buttare!”.
Quando un simile oggetto viene avvistato da un osservatore occasionale del cielo, il primo pensiero è:
“Oddio, cosa è quella luce che si muove?”
Fin qui non ci sarebbe niente di male, anzi, è una domanda più che legittima.
Il problema è che si è così condizionati dalle burle (voglio essere buono) dei mass media, che la prima
risposta (e spesso l’unica) resta: “ho visto un UFO, una navetta spaziale aliena. Allora esistono davvero!”
Questa è la distorsione della nostra società. L’iniziale curiosità dovrebbe essere seguita da indagini e
documentazioni serie, alla ricerca di una risposta.
Purtroppo questo lavoro di ricerca delle risposte non si fa più: ci sono gli altri che lo fanno per noi e ci
dicono già che si tratta di una navicella aliena. Peccato, così si blocca totalmente la verità e il motore
dell’essere umano: la voglia di scoprire.
Quei puntini luminosi che si muovono sono in effetti navicelle spaziali, ma non aliene, bensì lanciate
dall’uomo: si tratta sempre di satelliti artificiali che
spesso orbitano a quote comprese tra i 300 e i 500 km,
compiendo un giro della Terra ogni circa 90 minuti. La
luce che osserviamo è quella riflessa dal Sole quando il
satellite si trova nella particolare configurazione per la
quale a quell’altezza è giorno e sulla superficie è notte.
Non a caso quando il satellite entra nel cono d’ombra
della Terra scompare quasi istantaneamente,
semplicemente perché non è più illuminato dal Sole,
non perché ha acceso i motori a curvatura.
In una normale nottata di osservazione si possono
contare decine di satelliti sfrecciare nel cielo, alcuni dei
quali hanno comportamenti particolari.
C’è la classe dei satelliti Iridium (adibiti alle Un doppio flash prodotto dai satelliti artificiali Iridium.
Questi satelliti possono comparire da un momento all’altro
comunicazioni satellitari) che dispongono di e diventare estremamente luminosi.
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un’antenna estremamente riflettente. Quando questa è diretta verso la Terra la luminosità del satellite
aumenta di decine di volte, rendendolo anche più brillante di Giove o Venere per una decina di secondi, fino
a quando l’orientazione non è più favorevole o il satellite entra nel cono dell’ombra terrestre, diventando
quindi debolissimo o invisibile.
Alcuni satelliti militari orbitano a formazioni di due-tre e sembrano scambiarsi posizione nel loro moto nel
cielo. Questi triangoli sono i più suggestivi da osservare, ma di certo non si tratta di formazioni aliene in
assetto da guerra, al limite di qualche teleobiettivo potente che ci fotografa mentre facciamo la nostra vita
quotidiana.
Si tratta di satelliti militari i cui elementi orbitali, naturalmente, non sono stati rivelati, ma sono stati scoperti
facilmente con qualche osservazione da terra, al punto che si prevede con estrema precisione anche il loro
lento passaggio nel cielo notturno.
Il satellite più bello da osservare è la stazione spaziale internazionale (ISS), l’oggetto orbitante più grande
mai costruito, visibile periodicamente poco dopo il tramonto del Sole o poco prima dell’alba come una stella
molto luminosa in rapido movimento.
Se avete un telescopio ed una discreta abilità nel seguire il suo veloce spostamento nel cielo, potrete notare
anche la forma, visto che le sue dimensioni apparenti sono maggiori di quelle del pianeta Giove.
Osservando al telescopio in prossimità dell’equatore celeste e in meridiano (verso sud, dove puntano le
parabole per la tv) potrete imbattervi in puntini più deboli (magnitudine 10 circa) che sembrano muoversi in
senso contrario al moto delle stelle.
State osservando un satellite geostazionario, probabilmente lo stesso che vi permette di vedere la pay tv
comodamente seduti a casa vostra. Questi satelliti sono fermi nel cielo. Noi li vediamo in movimento perché
sono le stelle che si spostano a causa della rotazione terrestre: seguendo le stelle ci sembra che il satellite si
sposti.
Per prevedere il passaggio della ISS e di tutti gli altri satelliti (compresi i flash degli iridium) esistono dei siti
internet che vi forniranno tutte le informazioni del caso: www.heavens-above.com/ e www.calsky.com .
Immettendo le coordinate del vostro sito osservativo (latitudine e longitudine, li potete leggere da Google
Earth, Google Maps o da qualsiasi ricevitore GPS) questi siti web vi forniscono tutti i satelliti visibili dalla
vostra zona in un certo intervallo di tempo, compresi di nome, orbita, magnitudine massima e minima e
tempo di apparizione preciso al secondo.
Bene, adesso avete tutti gli strumenti per trasformare i puntini luminosi in movimento, che molti scambiano
per UFO, in oggetti ben conosciuti e farvi due risate quando qualcuno propone un filmato affermando che si
tratta di navette aliene.
Ufo? No, meteore
Dopo aver dimostrato che le luci che osserviamo di notte sono quasi sempre da attribuire ad aerei o satelliti,
e che per questi ultimi possiamo disporre di ottime previsioni per la loro osservazione, adesso mi occupo di
un’altra famiglia di “luci”, spesso conosciuta ma non sufficientemente a fondo: le meteore, dette anche stelle
cadenti.
Che cosa è una meteora?
Un piccolissimo corpo celeste che entra nell’atmosfera a velocità comprese tra 10 e 70 km/s e che brucia
(vaporizza) a contatto con gli strati alti dell’atmosfera, ad
altezze tipiche di 80 km, producendo l’immagine che
possiamo osservare dalla Terra.
Una meteora media è costituita da un oggetto grande circa
come un granello di sabbia, di solito composto di silicati e
ferro.
Le meteore sono spettacolari da osservare e si concentrano
in alcune date importanti, tra le quali vale la pena citare il
12-13 agosto (le Perseidi) e il 16-17-18 novembre
(Leonini). In questi periodi dell’anno la Terra si ritrova ad
attraversare una zona orbitale ricca di piccoli frammenti, di
solito lasciati dalla coda di alcune comete periodiche nel
loro passaggio ravvicinato (si fa per dire, decine di milioni Pioggia di stelle cadenti registrata in Giappone nel
di km) all’orbita del nostro pianeta.
1999. Alcuni grandi frammenti producono spettacolari
flash più luminosi della Luna piena.
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La coda delle comete è composta da gas e particelle solide e può estendersi per decine o centinaia di milioni
di km dal nucleo cometario, posizionandosi anche lungo il piano dell’orbita terrestre.
Quando il nostro pianeta attraversa queste regioni (con densità comunque bassissime) le particelle penetrano
nell’atmosfera e danno origine alle piogge di stelle cadenti.
Se siete degli assidui osservatori del cielo, e lo ammirate da luoghi scuri, allora già sapete che in una normale
notte è possibile avvistare almeno una decina di meteore in poche ore.
In effetti materiale interplanetario raggiunge continuamente la nostra atmosfera, si stima una quindicina di
tonnellate l’anno.
Riconoscere una meteora è abbastanza facile generalmente, ma non sempre.
Ci sono dei fenomeni piuttosto inusuali e spettacolari che spesso vengono scambiati per UFO.
Si tratta dei cosiddetti bolidi e superbolidi, meteore molto luminose prodotte dall’entrata in atmosfera di
corpi celesti di dimensioni superiori, detti meteoroidi.
I meteoroidi possono avere dimensioni variabili tra un centimetro e qualche metro e quando entrano
nell’atmosfera terrestre producono effetti spesso sorprendenti.
I corpi dalle dimensioni pari ad almeno un pallone da calcio producono una meteora più luminosa della luna
piena, accendendo improvvisamente il cielo e muovendosi velocemente, per poi sparire dopo una decina di
secondi.
Alcuni bolidi e superbolidi possono avere comportamenti bizzarri, in dipendenza della loro composizione
chimica, dell’angolo con cui entrano nell’atmosfera e sotto il quale sono visti dalla superficie.
Non è raro assistere a meteore luminose che possiedono un lento moto proprio, restando accese per una
decina di secondi o più, oppure che durante il loro tragitto si frammentano in due o più parti indipendenti.
Ricordo una volta di aver assistito ad una meteora piuttosto lenta, dalla luminosità simile a quella di Giove,
che ha aumentato bruscamente la sua luminosità due volte prima di frammentarsi in due e proseguire per altri
5 secondi prima di spegnersi.
I bolidi veloci, meteore di magnitudine negativa, luminosi almeno quanto Giove, spesso lasciano una scia
verdastra dopo il loro passaggio.
I superbolidi, quelli con luminosità superiore alla luna piena, possono essere accompagnati da una scia
durante e dopo il loro passaggio, persistente per qualche minuto. In qualche caso si possono udire anche dei
suoni, chiamati suoni elettrofonici quasi contemporanei al passaggio del bolide o, in casi molto rari, suoni
simili al passaggio di un aereo qualche minuto dopo la caduta del superbolide.
Le meteore più luminose della luna piena, i superbolidi, sono a tutti gli effetti piccoli meteoriti che possono
anche raggiungere il suolo: un evento raro ma non troppo.
Ogni anno sono almeno una decina i piccoli meteoriti che danno origine a superbolidi e raggiungono il suolo.
E’ chiaro che quando si assiste ad un fenomeno del genere e non se ne conosce l’origine, la prima reazione è
inquietudine e paura, ma l’importante è non perdere la testa e non credere ad ipotesi senza senso, quali un
bombardamento, la fine del mondo, l’arrivo di una navicella spaziale. No, non è nulla di tutto questo,
solamente un oggetto grande quanto un motorino si è schiantato contro la nostra atmosfera ad una velocità di
qualche decina di km/s e si è disintegrato ad una quota più bassa, compresa tra 40 e 5 km, liberando
un’energia simile a quella di una piccola bomba atomica, ma senza le radiazioni annesse. Forse parte del
masso disintegratosi è riuscito ad arrivare a terra, ma con una velocità molto minore di quella in entrata, per
questo motivo sarà improbabile che esso abbia generato un cratere.
Come vedete si tratta di un fenomeno naturale e a volte spettacolare, ma senza conseguenze (a meno che ciò
che resta di questi massi vi precipiti direttamente sulla testa!): da questo punto in poi non potrete più
scambiarlo per un UFO o una navetta spaziale atterrata sulla Terra.
Ufo? No, stelle
Tra gli avvistamenti più frequenti di presunti ufo si posiziona un effetto ottico che inganna molte persone
non esperte: la scintillazione dell’atmosfera terrestre.
Quando una stella particolarmente brillante si trova prossima all’orizzonte sembra pulsare, variando la sua
luminosità in brevissimi intervalli di tempo e cambiando spesso colore.
Non si tratta chiaramente di un oggetto non identificato dotato di un’intelligenza propria e non è neanche un
satellite artificiale, è semplicemente l’effetto dell’atmosfera terrestre sulla luce stellare.
Per capire questo strano e curioso meccanismo, che a volte è artefice di alcuni interessanti spettacoli
(soprattutto quando coinvolge Sirio, la stella più brillante del cielo), dobbiamo capire come si comporta la
nostra atmosfera e quali sono gli effetti che può causare.
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Per capire che non si tratta di nulla di strano, basterebbe osservare per una mezz’oretta, fare qualche
semplice ricerca, oppure porsi delle domande, invece di credere ciecamente agli scenari apocalittici che ogni
giorno certi mezzi di comunicazione ci propongono con insistenza.
Facciamo insieme una prova del genere.
A novembre, in prima serata, verso l’orizzonte sud-est possiamo ammirare un oggetto piuttosto particolare e
strano: un punto piuttosto luminoso che pulsa ed è scomposto nei colori dell’iride. Questo punto sembra
fermo e ci incuriosisce molto: cosa sarà?
Prima di trarre conclusioni affrettate dobbiamo raccogliere più informazioni, altrimenti potrebbe essere
anche una mosca cosparsa di benzina che sta prendendo fuoco in lontananza.
La prima cosa da fare è osservare e capire, ad esempio, se quel punto si muove; se si, in quale direzione e
con quale velocità. Poi possiamo capire se il fenomeno di pulsazione e cambiamento dei colori si mantiene
costante nel tempo o dipende da qualche variabile (ad esempio la posizione nel cielo). Sarebbe anche utile
capire se può trattarsi di un lampione difettoso o di qualcosa molto più distante. Per fare questo basta
confrontare la sua posizione con riferimenti vicini del nostro orizzonte ed eventualmente spostarci di qualche
metro per capire se l’oggetto cambia posizione (allora è vicino) oppure no (allora è lontano almeno qualche
centinaio di km).
Se sappiamo già che in quella zona non può esserci un lampione ma c’è solo il cielo, allora c’è l’ipotesi,
forte, che questo oggetto si possa trovare molto lontano.
Escludiamo che si tratti di una meteora lenta, un satellite o un aeroplano che ci viene incontro.
Per fare questo basta osservare per 4-5 minuti e capire se esso ha cambiato posizione. Se non è così, allora si
tratta probabilmente di un oggetto addirittura fuori dalla nostra atmosfera. Per averne la conferma possiamo
chiamare un amico distante almeno cento km e farci dire se lui lo vede e se si trova nella stessa identica
posizione.
Egli vi confermerà il comportamento e la posizione che state osservando.
A questo punto è evidente che questo oggetto deve essere lontano almeno qualche milione di km, altrimenti
si noterebbe uno spostamento tra le posizioni dei due osservatori.
Vista la luminosità, può essere solo un pianeta o una stella.
Bene, abbiamo escluso la natura terrestre, sebbene non abbiamo ancora dato spiegazione dello scintillio e dei
colori visibili.
Per avere la conferma che si tratti di una stella o un pianeta, aspettiamo una mezz’ora per vedere cosa
succede.
L’oggetto si è spostato, ora è più alto sull’orizzonte e scintilla un po’ meno. I colori, soprattutto, sembrano
molto meno accesi di prima.
Se abbiamo avuto l’accortezza di confrontare la sua posizione con quella di qualche stella, possiamo notare
come, benché si sia spostato, esso abbia mantenuto la stessa posizione rispetto alle stelle, le quali si sono
spostate per effetto della rotazione terrestre.
Bene, sicuramente questa è la pistola fumante: l’oggetto peculiare è una stella o un pianeta perché segue il
verso e l’intensità della rotazione della Terra.
A questo punto possiamo andare a consultare qualche mappa del cielo per capire se in quella posizione si
può trovare un pianeta o una stella, e intanto essere sicuri che anche dopo una pausa di un’ora esso si troverà
ancora nel cielo, sebbene in una posizione diversa e più alto sull’orizzonte.
Se lo osserviamo di nuovo dopo questo intervallo di tempo, notiamo che qualcosa è cambiato: le dimensioni
sembrano più piccole, la pulsazione si è drasticamente ridotta e non sono più visibili quei giochi di colore di
prima.
A cosa era dovuto allora quell’effetto? Perché ora che è più alto non si comporta più come prima?
Non siamo in grado di dare una spiegazione ancora. Per il momento cerchiamo di identificare l’oggetto su
una carta celeste, scoprendo che si tratta della stella Sirio. Rimandiamo al giorno dopo, alla stessa ora, la
conclusione sul perché Sirio inizialmente scintillava.
La sera dopo, alla stessa ora, si ripresenta lo stesso fenomeno: quando Sirio è bassa e sta sorgendo mostra
pulsazioni irregolari e i colori, che si attenuano mano a mano che sale sull’orizzonte.
Se facciamo un po’ di attenzione e ci aiutiamo con un binocolo o un piccolo telescopio, potremmo
riconoscere questo comportamento in ogni stella che si trova bassa sull’orizzonte, mentre quelle alte non
presentano questo fenomeno, almeno non su questa scala.
Lo stesso copione si ripete sera dopo sera, tutte le sere in cui c’è sereno, sebbene con alcune variazioni.
Quando il cielo è terso e spazzato da vento di tramontana l’effetto di scintillio è più marcato; viceversa,
quando l’atmosfera è calma e c’è anche un po’ di foschia, è meno evidente.
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Bene, abbiamo tutti i dati per tirare una conclusione oggettiva e veritiera.
Riepilogando:
1) L’oggetto che scintilla non si trova nella nostra atmosfera ma molto oltre. Da una carta celeste
abbiamo capito che si tratta di Sirio.
2) Il particolare comportamento di Sirio avviene tutte le sere e sempre e solo quando si trova bassa
sull’orizzonte. Mano a mano che si eleva il fenomeno tende ad attenuarsi.
3) Sirio non è l’unica stella che subisce questo curioso effetto. Le altre, sebbene meno brillanti, quindi
meno evidenti, si comportano allo stesso modo quando sono basse sull’orizzonte. Se le osservate al
binocolo o al telescopio potrete notare evidente lo stesso effetto di Sirio.
4) A parità di altezza sull’orizzonte la scintillazione è più evidente quando c’è vento forte o una
perturbazione in arrivo (o in partenza) e meno quando non c’è.
A questo punto, quali sono le vostre conclusioni?
L’unica conclusione è che il fenomeno, che riguarda tutte le stelle, è causato dalla nostra atmosfera, dall’aria
che noi stessi respiriamo.
In effetti la nostra atmosfera non è per niente calma. In essa si concentrano ingenti moti di masse d’aria, sia
in orizzontale che in verticale.
Le masse d’aria si muovono perché possiedono temperature e densità diverse, proprio come le bolle in una
pentola d’acqua in ebollizione.
Il moto di masse d’aria causa una distorsione delle immagini degli oggetti posti fuori dall’atmosfera terrestre,
in particolare delle stelle.
L’effetto è lo stesso che si può osservare guardando un panorama posto poco sopra un termosifone caldo,
oppure quando d’estate osserviamo lungo una strada rovente e notiamo le immagini in lontananza distorte.
Minore è l’altezza sull’orizzonte dell’oggetto, maggiore è lo strato atmosferico che la sua luce attraversa,
maggiori saranno le distorsioni della luce.
La scomposizione dei colori è da imputare a due effetti: da una parte l’entità della turbolenza dipende
criticamente dalla lunghezza d’onda della luce, quindi la parte blu dello spettro viene disturbata in modo
diverso dalla parte rossa. Dall’altra parte c’è da notare che la nostra atmosfera si comporta anche come un
prisma, scomponendo le immagini di ogni oggetto basso sull’orizzonte. Anche in questo caso l’entità della
dispersione è legata all’altezza dell’oggetto sull’orizzonte.
I più esperti di voi potranno accorgersi che la luce dei pianeti non subisce questo effetto così evidente. Il
motivo è da ricercare nel diverso diametro apparente delle sorgenti: i pianeti, benché piccoli, hanno diametri
apparenti di qualche decina di secondi d’arco, le stelle, invece, sono pressoché puntiformi e la loro immagine
viene disturbata molto di più dall’atmosfera terrestre.
Il principio è lo stesso per il quale un lampione vicino sembra non scintillare quanto uno identico posto a
decine di km di distanza dall’osservatore.
Abbiamo imparato una cosa nuova: le luci fisse che pulsano e appaiono colorate vicino all’orizzonte sono in
realtà stelle la cui immagine è distorta dalla nostra atmosfera; niente oggetti peculiari, niente ufo, solo un
effetto curioso e affascinante per le persone comuni, un dramma per astrofili e astronomi. La turbolenza
atmosferica, infatti, distrugge le osservazioni in alta risoluzione.
Ufo? No, limiti dei sensori digitali
Molti degli avvistamenti di fantomatici oggetti volanti non
identificati derivano dall’analisi di alcune fotografie
amatoriali, spesso scattate con mezzi di fortuna.
La prima domanda alla quale dobbiamo rispondere è
semplice. Una fotografia a colori mostra esattamente quello
che è in grado di percepire l’occhio umano: se nella foto
compare qualcosa di strano e se quel qualcosa è reale,
perché non è stato osservato anche ad occhio nudo? Perché
ci si accorge di qualcosa di insolito solamente analizzando a
posteriori una fotografia, quando non si è notato alcunché
Un Ufo in volo vicino all’uccello? No, semplicemente
durante lo scatto?
un granello di polvere sul sensore di ripresa.
Il metodo scientifico è impietoso: se un evento non è mai
confermato da altre osservazioni/osservatori, allora molto difficilmente può essere reale.
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Al di la del metodo scientifico, la semplice logica può essere sufficiente: è più probabile che un punto ripreso
in un’immagine, non osservato da nessun’altro, sia reale o che semplicemente la fotografia contiene quelli
che si chiamano artefatti, ovvero dettagli fittizi introdotti dal sensore, dall’obiettivo, dalle condizioni di
illuminazione, dall’elettronica della camera e chi più ne ha ne metta?
Molti sensori digitali quando sono diretti su uno sfondo
uniformemente luminoso (come il cielo diurno) lasciano
trasparire dei difetti che in altre situazioni sono nascosti dai
dettagli ripresi.
Un esempio tipico è causato dalla presenza di granelli di
polvere, che si manifestano come dei punti neri di piccolo
diametro. Questi punti spesso sono associati ad oggetti
volanti nel cielo, ma se questo fosse vero, possibile che il
fotografo non si sia accorto di niente e solo la fotocamera
abbia registrato questo evento?
Per verificare la presenza di polvere è sufficiente misurare
la posizione del punto sospetto: essa resta fissa a
prescindere dall’inquadratura. L’oggetto non identificato è
semplicemente un granello di polvere sul sensore!
Tutti i sensori digitali, soprattutto quando riprendono
Nel caso di sensori di scarsa qualità o quando si fanno in condizioni di scarsa luminosità soggetti uniformi,
esposizioni al cielo notturno, si introducono altri due difetti, mostrano uno o più “hot pixel”, elementi difettosi più
luminosi degli altri, ma che nulla hanno a che vedere
l’uno imputato al cielo, l’altro al sensore stesso.
Tutti i sensori digitali soffrono del cosiddetto rumore con la realtà dell’immagine ripresa.
termico: quando sono esposti a tempi lunghi e in scene scarsamente illuminate, manifestano decine di puntini
bianchi o colorati. Questi punti non sono reali ma semplice rumore. Potere fare una prova misurando la loro
posizione, che resta fissa nonostante cambiate inquadratura.
Questo rumore, detto elettronico, dipende dalla temperatura del sensore, quindi può essere più o meno
visibile a seconda delle condizioni ambientali.
Il secondo tipo di disturbo deriva direttamente dal cielo e si
chiama raggio cosmico.
Quando una di queste particelle impatta la superficie del
sensore, esso registra informazione come se fosse stato
compito dalla luce, producendo un punto bianco che in
alcuni casi può diventare una linea.
Se non credete alle spiegazioni che vi ho dato, cercate di
dare consistenza a teorie alternative dimostrando che il
fenomeno è reale e situato nello spazio.
Come fare?
Basta scattare due foto contemporaneamente con due Un Ufo di fronte ad una galassia? No, semplicemente
diverse fotocamere vicine tra di loro. Se eventuali punti un raggio cosmico, una particella carica, che ha colpito
sono lì fuori, essi si ripetono con la stessa intensità e ed impressionato il sensore.
luminosità in entrambe le immagini. Questa è la prova indipendente che il metodo scientifico, ma la semplice
ragione, dovrebbe richiedere per dare consistenza ad altre ipotesi, che restano altrimenti semplici fantasie.
Per rilevare i raggi cosmici potete usare un fotomoltiplicatore e accorgervi che circa 5 particelle ogni minuto
colpiscono il vostro corpo.
Ufo? No, l’incredibile caso degli “orbs”
Con il termine inglese orbs si identifica la comparsa di piccole sfere di luce in alcuni video ed immagini.
Nei video il fenomeno è ancora più curioso perché queste sferule sembrano muoversi in direzioni definite e
comparire e scomparire da un momento all’altro.
Se non fossimo condizionati da chi ci dice di credere a priori e senza ragione a spiegazioni a dir poco
fantasiose, per scoprire la verità su questo strano fenomeno basterebbero pochi ma semplici esperimenti e
magari un po’ di esperienza di fotografia o video.
Alcune persone (magari con tornaconti economici e di visibilità) pensano che queste sferule siano entità
soprannaturali, una specie di fantasmi, che permeano in particolare alcuni luoghi dove sono accaduti fatti ed
eventi misteriosi.
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Quali sono le prove a supporto? Nessuna.
Si vede un fenomeno che in apparenza non si riesce a
spiegare e invece di indagare usando la logica si asseconda
un preconcetto (una paura o un desiderio) già insito nella
mente e gli si conferisce forza asserendo che quella è la
prova della propria tesi.
Per dare forza a questa idea, di solito gli ideatori vengono
invitati in trasmissioni televisive: il disastro è fatto.
In una società perfetta, infatti, coloro che hanno il diritto di
parlare in televisione, soprattutto di eventi così delicati ed
importanti, sono considerati da molte persone dei
personaggi affidabili. Ed ecco quindi che il personaggio che
va in televisione a parlare di qualcosa viene creduto dalle
persone che lo ascoltano per imparare, proprio sulla Gli orbs sono sferule che compaiono quando si
riprende o fotografa una scena buia con il flash della
presunzione (condivisibile) che per stare in televisione ed fotocamera o con un illuminatore posto vicino
avere il diritto di parlare, debba essere una persona all’obiettivo.
affidabile ed autorevole.
Purtroppo in una televisione squisitamente commerciale, coloro che conquistano il diritto di parlare in
trasmissioni televisive ci riescono unicamente perché la loro idea è commercialmente valida e serve per
catturare il maggior numero possibile di telespettatori.
La realtà delle affermazioni cade in secondo (o terzo) piano, mentre si esaspera il lato misterioso ed
intrigante della vicenda. Poco importa se è tutta finzione; l’importante è che se ne parli.
Abbiamo imparato una lezione importante: credere indistintamente a tutto quello che passa attraverso il
vaglio di operatori commerciali è sbagliato.
Questo vale anche per quello che vi sto raccontando in queste pagine. Non voglio essere creduto a priori;
vorrei semplicemente comunicarvi un senso critico e qualche strumento di analisi per difendervi dall’assalto
mediatico dei giorni nostri.
Torniamo al discorso degli orbs.
Prima di proporre la mia tesi (anzi, prima di proporvi il ragionamento e le prove a sostegno della mia tesi, è
ben diverso!), vi faccio una domanda volutamente provocatoria: ma su quale base si asserisce che queste
sferule sono la prova dell’esistenza di entità soprannaturali? Ovvero, quale potrebbe essere il ragionamento
logico per asserire una cosa del genere? Sarà un mio limite, ma io non riesco a concepirlo.
Nelle pagine precedenti abbiamo ben visto quali sono le fasi da portare avanti per verificare la realtà o meno
di un fenomeno; non le ripeterò in questi casi, limitandomi allo stretto necessario.
Osservando attentamente un video o un’immagine, ci accorgiamo che questi orbs hanno tutti delle
dimensioni circolari e dei segni particolari al loro interno. Essi si spostano, quindi non sono effetti imputabili
a difetti del sensore o alla comparsa di raggi cosmici. Non sembra neanche trattarsi di riflessi, visto che il
loro numero cambia, pur rimanendo fissa la fonte di illuminazione.
A questo punto sembra effettivamente che si tratti di dettagli reali, appartenenti alla scena ripresa. Ma che
tipo di dettagli sono?
Se l’immagine ed il video sono stati ripresi nel visibile, perché queste sferule non sono visibili all’occhio
umano, che ha addirittura una sensibilità migliore di qualsiasi dispositivo di ripresa? Questo fatto ci
dovrebbe mettere qualche dubbio a riguardo, ma andiamo avanti.
Possiamo a questo punto fare una prova molto interessante per stabilire a quale distanza si trovano questi
oggetti.
Prendiamo due fotocamere distanziate di almeno una ventina di centimetri e scattiamo due foto
contemporaneamente, con la stessa inquadratura.
Questa semplice esperienza ci permette di fare quella che si chiama triangolazione: l’osservazione da due
punti di vista leggermente diversi ci fornisce informazioni sulla distanza degli oggetti rispetto ad uno sfondo
lontano. Il principio alla base si chiama parallasse e lo vedremo meglio nel capitolo 29.
Se questi oggetti sono molto vicini all’obiettivo della fotocamera, la loro posizione nelle due fotografie,
rispetto allo sfondo, cambierà sensibilmente.
Se sono molto lontani la posizione rimarrà quasi la stessa.
Non è finita qui, perché conoscendo la distanza e le dimensioni sul sensore possiamo scoprire anche le loro
dimensioni reali. A prescindere da quello che sono (ancora troppo presto per dirlo), potremmo ricavare molti
preziosi dati!
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Bene, mi dispiace dirvelo, ma se facciamo questa esperienza scopriamo che nessuna delle sferule che si
vedono in una ripresa è presente anche nell’altra!
Se ammettiamo che sono reali e non frutto di rumore/riflessi, dobbiamo concludere che sono così vicine
all’obiettivo che ognuno ne inquadra di diverse.
Le sferule presenti sono così tante che è impossibile riconoscere quelle eventualmente comuni alle due
immagini? Proviamo allora a fare dei video con due videocamere attaccate che inquadrano la stessa zona.
Dal movimento delle sferule (generalmente omogeneo) ora siamo in grado di riconoscere quali sono quelle
presenti in entrambe le immagini: di nuovo nessuna, anzi, si assiste all’impressione che un gruppo prima sia
visibile in una videocamera e poi, quando esce dal campo, compare nell’altra, nonostante le due videocamere
inquadrino la stessa zona!
Senza fare complicati calcoli, questa è la prova definitiva che i dettagli si trovano a pochissima distanza dalle
lenti degli obiettivi, non più di qualche centimetro.
Se sono a distanza così ridotta, ma sull’immagine appaiono ancora piccole rispetto al campo inquadrato,
devono avere dimensioni minuscole.
Il sensore delle fotocamere comuni ha un lato compreso tra 15 e 30 millimetri; se una sferula si trova a pochi
centimetri ed occupa meno del 10% dei pixel dell’immagine, significa che ha dimensioni sensibilmente
inferiori ad 1 millimetro.
Cosa potrebbe essere secondo voi?
E’ più possibile che siano entità paranormali o della semplice polvere illuminata dal flash della fotocamera o
dagli illuminatori a raggi infrarossi delle videocamere (con l’effetto simile al flash)?
Indaghiamo la loro forma adesso.
Tutte le sferule sono sferiche, con dei cerchi concentrici all’interno. I granelli di polvere non hanno mai
questa forma, a cosa è dovuta?
Avete mai osservato attraverso un telescopio o un binocolo? Oppure, un lampione incrociando gli occhi?
In tutti questi casi, come vi appaiono le sorgenti puntiformi? Della stessa forma e struttura degli orbs!
A questo punto non è difficile capire che queste sferule sono in realtà granelli di polvere minuscoli illuminati
dal flash o dal sensore a raggi infrarossi, che appaiono di forma sferica perché rispetto alla scena sono
semplicemente fuori fuoco!
Se così non fosse, allora tutte le stelle del cielo viste attraverso un telescopio non a fuoco sarebbero delle
entità paranormali!
Volete la prova del nove che vi convinca che si tratta di granelli di polvere?
Prendete una videocamera a led infrarossi e andate in una stanza completamente buia. Riprendete dei video e
fate controllare ad un vostro amico cosa vede sullo schermo del computer che riceve le immagini. Ad un
certo punto prendete un tappeto e cominciate a sbatterlo.
Le sferule aumenteranno di numero e cominceranno a viaggiare a grandi velocità: tutto normale, state
togliendo la polvere dal vostro tappeto!
Riponete il tappeto ed uscite dalla stanza; aspettate un po’ e vedrete, magicamente, che le sferule
diminuiranno di numero e saranno meno agitate.
A sinistra, un ingrandimento degli orbs ripresi da una normale fotocamera digitale. A destra, l’immagine sfocata di due
stelle riprese con diversi telescopi. Non è difficile capire che in entrambi i casi stiamo vedendo una sorgente puntiforme
fuori fuoco. Nessuna interpretazione paranormale, gli orbs sono semplici granelli di polvere che passano vicino
all’obiettivo della fotocamera e che appaiono sfocati. La vera utilità di queste “sferule” è che dallo studio della forma e
degli anelli interni si può risalire alla qualità dell’ottica utilizzata per scattare la foto! In astronomia si chiama star test.
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In conclusione, direi che questo è un buon metodo per mostrare quanta polvere si è depositata sui vostri
vestiti e nella vostra stanza, non di certo per provare l’esistenza dei fantasmi!
Ufo? No, semplici riflessi
Quando si riprendono immagini con mezzi economici o di fortuna (fotocamere compatte, cellulari) di oggetti
spesso molto luminosi, non di rado compaiono dettagli strani, invisibili ad occhio nudo, spesso dalla forma
di una linea o di un punto.
Il metodo per indagare questi “fantasmi” è sempre lo
stesso.
Prima si deve capire se è un dettaglio reale, vedendo
se compare in altre immagini successive o
semplicemente
cambiando
inquadratura
o
illuminazione.
Se non esiste una seconda immagine di conferma e
l’occhio non è riuscito a vederlo, non c’è motivo di
pensare che il dettaglio si sia mosso così velocemente
da essere sparito e risultare invisibile ad occhio nudo:
se l’occhio non riesce a vederlo, nessuna macchina
fotografica è in grado di immortalare questo
fantomatico oggetto, non c’è scampo.
Molti degli oggetti dalle forme più strane e bizzarre
sono in realtà dei semplici riflessi che si generano A volte i riflessi prodotti da oggetti brillanti possono assumere
all’interno dell’obiettivo del telescopio, dalle forme forme particolari. Basta cambiare leggermente l’inquadratura
ed intensità variabili a seconda dell’inquadratura e o l’orientazione dell’immagine, o scattare con una diversa
fotocamera, per capire che l’effetto è interno al sistema ottico
del tipo di ottica utilizzata. La prova la potete avere utilizzato.
cambiando macchina fotografica o inquadratura e
notare come l’oggetto ripreso abbia cambiato forma o sia addirittura scomparso. Non vi sono motivi per
pensare che si tratti di fenomeni inspiegabili ed altamente misteriosi: a volte la realtà è semplice ed è quella
che sembra, senza dover trovare spiegazioni supportate da nessuna prova.
La scienza ed il metodo scientifico
In ogni lavoro di ricerca o studio a carattere scientifico occorre seguire rigorosamente delle regole, riassunte
nel cosiddetto metodo scientifico.
L’analisi scientifica di ogni fenomeno naturale è spesso molto difficile e deve essere assolutamente
oggettiva.
Qualsiasi passo condotto dalla scienza deve procedere per delle tappe, che sono, in rigoroso ordine: raccolta
dei dati, estrapolazione delle informazioni, interpretazione dei dati, sviluppo di una teoria che possa
giustificarli e allo stesso tempo prevedere tutta una serie di eventi appartenenti alla stessa famiglia.
Un qualsiasi esperimento scientifico e i dati che se ne ricavano devono essere ripetibili da qualsiasi
osservatore; tanti esperimenti e dati non sono sufficienti a confermare rigorosamente una teoria, ma ne basta
uno per confutarla.
Questi sono a grandi linee i concetti espressi dal metodo scientifico.
Nelle applicazioni astronomiche questo può essere tradotto con:
quando si scopre un nuovo oggetto o si riescono a catturare dei dettagli mai visti prima, ogni osservatore,
opportunamente informato (corpo celeste, posizione, eventuale moto), deve poter riprodurre perfettamente i
risultati dello scopritore: in caso contrario i dati ricavati non possono essere accettati.
In astronomia, come in ogni branca della scienza, la bravura dello scienziato è nell’arrivare per primo ad una
scoperta o teoria, non averne l’esclusiva.
Ogni informazione, dato, teoria, deve essere reso pubblico in ogni minimo dettaglio; non è accettabile, ad
esempio, tenersi segrete le tecniche di elaborazione di un’immagine digitale che mostra un corpo o un
oggetto mai visti prima.
Qualsiasi lavoro intendiate fare, a qualsiasi livello, per avere credito le vostre scoperte devono essere
accompagnate da dati precisi e soprattutto essere già state confermate almeno da un’altra osservazione.
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La probabilità di prendere degli abbagli in astronomia è molto elevata e per questo gli stessi enti che
raccolgono le informazioni scientifiche degli astrofili (AAVSO per le stelle variabili, il Minor Planet Center
per gli asteroidi o il CBAT per comete, novae e fenomeni transienti) richiedono che la scoperta sia corredata
almeno da una verifica indipendente.
Nel caso avessimo scoperto un oggetto che sembra una nuova cometa, occorre che almeno un altro
osservatore, informato, ottenga lo stesso risultato o che l’astrofilo stesso nel corso di due nottate consecutive
riesca a riprendere e seguire il nuovo corpo celeste.
Lo stesso concetto, seppur meno rigorosamente, si dovrebbe applicare anche al puro imaging estetico. E’
vero, le immagini astronomiche non hanno pretese scientifiche elevate, ma si tratta comunque di
rappresentazioni della realtà e per questo dovrebbero rappresentarla veramente: ogni immagine vista nelle
pagine precedenti è potenzialmente ripetibile da qualsiasi persona. Non si tratta di un quadro o di un’opera
d’arte frutto del talento di chi la crea; si tratta di realtà e per questo non deve assolutamente cambiare da un
osservatore all’altro!
In altre parole, una scoperta, nella scienza, quindi in astronomia, si può definire tale quando è suffragata da
numerose osservazioni indipendenti, dalle quali sono state ricavati i primi dati, ed è ripetibile da tutti gli
osservatori equipaggiati con la strumentazione adatta.
Il metodo ed il rigore scientifico si rendono necessari quando si vuole analizzare la realtà oggettivamente e,
sebbene possa essere antipatico, è necessario applicarlo a qualsiasi livello, altrimenti l’astronomia, sia pur
amatoriale, sfocia nell’arte, o peggio, nella sfera delle opinioni, e questo non è proprio accettabile.
In una società regolata dal politically correct e dal pluralismo, potrebbe stonare un po’ il modo con cui
procede la scienza, ma è necessario mantenere separata la vita sociale dal metodo scientifico.
Quando parliamo di scienza, quando facciamo scienza, non siamo nel ramo delle opinioni, nel quale ognuno
ha (e deve avere) la stessa voce degli altri, a prescindere dal titolo di studio, dal grado sociale, da dove vive e
dal lavoro che svolge.
La scienza non è democratica. Uno studioso che ha passato gran parte della propria vita sui libri non può
avere lo stesso spazio e la stessa credibilità di colui che nella vita ha scelto una strada diversa.
Una teoria scientifica si basa su fatti oggettivi, non su opinioni, e sui fatti si sviluppa un apparato fisicomatematico in grado di supportarli. Possiamo discutere (se ne abbiamo i mezzi e le capacità) del modo con
cui si sono ottenute le prove e sull’interpretazione, non sempre univoca, da dare, ma non possiamo
pretendere di costruire una teoria scientifica su congetture ed opinioni; può essere un gioco divertente, ma la
scienza e la conoscenza della realtà non procede in questo modo.
Il voler portare nel mondo scientifico il concetto di democrazia e uguaglianza che si applica nella società
odierna è un errore da non fare, perché si corre il rischio di inquinare la scienza vera con una marea di
opinioni che non trovano riscontro alcuno con la realtà.
Purtroppo i mezzi di informazione di massa stanno cadendo (volutamente o no) in questo tranello, con la
nascita di “teorie” fantasiose che vedremo proprio nelle prime pagine di questa parte. La divulgazione
scientifica, quella seria fatta da persone competenti, dovrebbe fornire ai lettori gli strumenti per discernere tra
una teoria ed un’opinione, tra un fatto ed un’ipotesi non supportata da prove.
Spero, nel mio piccolo, di riuscire a trasmettervi una piccola parte di questo vero e proprio modo di essere e
di vedere il mondo.
La scienza non è faziosa. In Italia siamo abituati, dallo sport alla politica, ad avere dei preconcetti che ci
fanno preferire una parte piuttosto che un’altra e per dare forza alle nostre convinzioni selezioniamo
solamente degli eventi, che chiamiamo fatti, che confermano tutto.
Il meccanismo è in gran parte culturale ed in piccola parte insito nella natura umana, che ha per istinto dei
pregiudizi.
Un esempio concreto e banale riguarda la sfera personale. Quante volte, in una giornata no, perché magari è
successo qualcosa che vi ha fatto innervosire, siete portati a vedere l’atteggiamento altrui come irriverente e
fastidioso? Ed invece, cosa succede quando avete un umore migliore? Che magari una persona vi manda a
quel paese davvero e voi ci fate una risata.
Questa è la chiave: il contesto, l’umore, l’appartenenza ad un gruppo, gli eventi della vita, condizionano
irrimediabilmente la nostra percezione del mondo. Non si cercano più fatti oggettivi per capire da quale parte
stare, ma si selezionano solamente gli indizi che confermano il pregiudizio già insito nella nostra mente.
La scienza non può e non deve funzionare in questo modo.
Quando indaghiamo la realtà facendoci condizionare dal pregiudizio (anche debole) che già abbiamo,
rischiamo di commettere l’errore imperdonabile di non vedere la realtà per quella che è, ma per come la
vogliamo vedere.
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Secondo questo modo di agire sono nate alcune teorie fantasiose in merito a fantomatici alieni che visitano la
Terra. Se qualcuno è davvero convinto a priori di questa (fantasiosa) ipotesi e non agisce con metodo
oggettivo, vedrà alieni dappertutto: dai puntini luminosi in cielo (satelliti artificiali), alle particolari
formazioni su Marte e sulla Luna; dallo scintillio delle stelle basse sull’orizzonte causate dalla presenza
dell’atmosfera terrestre, ai raggi cosmici che colpiscono tutti i sensori digitali, scambiati per astronavi che si
muovono a velocità superiori alla luce (questo succede davvero purtroppo, tanto che nei prossimi capitoli ne
parleremo in modo più approfondito).
Nella scienza il giudizio è oggettivo, non è un’opinione, non è di parte e viene dopo un’attenta, oggettiva e
razionale analisi dei fatti, mai prima. Non sto dicendo che sia necessariamente unico, attenzione, ma che ogni
conclusione deve essere supportata da un apparato logico, fisico e matematico consistente. Saranno le
successive ricerche e verifiche che scarteranno quei modelli logicamente e matematicamente corretti, ma non
verificati fisicamente.
Cercare di non farsi condizionare dalla società che ci circonda, dal pensiero collettivo e, perché no, anche da
politica ed interessi, è probabilmente l’ostacolo più grande da superare persino per i professionisti, ma è
necessario per descrivere una realtà che sta qui fuori e se ne frega delle vicende contorte che subiamo noi
piccoli esseri umani.
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